“Il monito Conosci te stesso era scolpito sull’architrave del tempio di Delfi, a testimonianza di una verità basilare che deve essere assunta come regola minima da ogni uomo desideroso di distinguersi, in mezzo a tutto il creato, qualificandosi come uomo appunto in quanto conoscitore di se stesso” (Enciclica Fides et ratio,1998, Introduzione, 1) Come si può notare, nella Fides et ratio viene fornita una lettura del motto delfico che si spinge in tutt’altra direzione, rispetto a quella seguita dai filosofi ellenici: mentre questi ultimi privilegiavano il superamento dell’io e l’identificazione nell’anima cosmica, nel nous sovrapersonale e infine nel divino aformale, qui invece emerge una propensione individualistica, riconducibile al fatto che il “conoscitore di se stesso” vorrebbe distinguersi in quanto uomo da tutto il resto. Qualche riga prima, l’Enciclica afferma che “più l’uomo conosce la realtà e il mondo e più conosce se stesso nella sua unicità”, il che rafforza l’orientamento di fondo dell’Enciclica, incline all’individualismo umanocentrico: tutto questo può esser bene in linea con lo spirito della modernità, ma non con quanto sostenuto dagli antichi seguaci della tradizione delfica. Occorre anche ricordare che la Chiesa, in questi anni ha ripetutamente censurato le posizioni di tipo egocentrico, cosmocentrico, accusate di mettere tutti gli esseri sullo stesso piano, sacrificando così la specificità umana: la Chiesa, volendo salvaguardare questa specificità, ha preso le difese dell’antropocentrismo, ponendo al centro l’uomo, considerato come persona, cioè come “soggetto libero e intelligente”. In perfetta coerenza con questa impostazione, anche il Conosci te stesso viene letto all’insegna di un criterio che mette al centro la persona: in sovrappiù, si pretende che questa concezione faccia parte di “una sorta di patrimonio spirituale dell’umanità”. Prendendo a pretesto autori della tradizione occidentale, o se vogliamo mediterranea, quali Eraclito, Socrate, Porfirio, Giuliano, Proclo…abbiamo già mostrato che non è così, poiché l’Occidente tradizionale batteva ben altri sentieri, vicini a quelli del cosiddetto misticismo orientale. Resta da chiedersi se l’antropocentrismo dichiarato della Chiesa attuale, incompatibile con gli autori “pagani” che abbiamo citato, sia compatibile o meno con l’insegnamento di Gesù: a questo proposito, vi sono teologi cristiani che hanno scritto fior di pagine illuminanti, o almeno stimolanti, sia per i cristiani che per i non-cristiani. Il teologo Leonardo Boff, prendendo le distanze dai cedimenti filo-antropocentrici della Chiesa romana, osserva che “il cristianesimo è portato ad approfondire la dimensione cosmica che è sempre stata presente nella sua fede…L’incarnazione del Figlio implica l’assunzione della materia e l’inserirsi nel processo cosmico”. Di conseguenza, “ci rendiamo conto della necessità di superare l’antropocentrismo in favore di un cosmocentrismo e di coltivare un’intensa vita spirituale, quindi scopriamo la forza della natura dentro di noi e la presenza delle energie spirituali che sono in noi e che agiscono dall’inizio nella costituzione dell’universo”. Più recentemente Boff è tornato sull’argomento in un altro contesto, in cui si trattava di evidenziare l’importanza del “Cristo cosmico” ai fini del pluralismo culturale e del dialogo interreligioso, appoggiandosi ad altri eminenti teologi quali J. Moltmann e J. Dupuis. In tale occasione, il noto teologo della liberazione ha svolto una riflessione che tocca da vicino anche l’argomento di cui ci stiamo occupando. Dopo aver osservato che il “Cristo cosmico” non si esaurisce nel Gesù storico, poiché “il cristico può emergere in altre figure”, Boff aggiunge: “In verità [l’elemento cristico] emerge in ciascuna persona umana, in tutti gli organismi vivi, in ciascun essere dell’universo, nella materia, nel mondo subatomico, nelle energie primordiali. Il cristico si trova alla radice di tutto l’essere”. Dicendo così, Boff presenta ciò che lui chiama il “principio cristico” come l’essenza profonda dell’uomo e dell’universo: è facile intuire la corrispondenza con la dottrina tradizionale del “conosci te stesso”, così come esposta dai grandi filosofi greci. Il sacerdote cattolico Raimon Panikkar non è da meno, e mette bene in risalto l’attitudine cosmica di Gesù, il quale “andò nel deserto a starsene con le bestie (Mc 1, 13). Si recò nel deserto, non andò a parlare con nessuno, non vide nessuno. Se ne stava con gli animali. Ossia sembra che gli animali abbiano qualche cosa a vedere con i Vangeli, ma noi ora li abbiamo scartati e la sindrome di solo noi può essere fatale, per tutta la razza umana…Che cosa fece lo stesso Cristo una volta risuscitato? La prima cosa che fece fu di scendere agli inferi, di andare nel mondo sotterraneo…San Matteo ci dice che il Cristo è stato nel cuore della terra (12, 40). Dunque la terra ha un cuore…Tutto il Vangelo è pieno di questa concezione cosmica del significato del Cristo”. Ben diversamente da quanto affermano certe encicliche papali e molta letteratura compiacente, Panikkar ricava subito dopo questa conclusione: “Tutto ciò porta ad una concezione cristiana che non è centrata sull’uomo, come non lo è nemmeno nella storia”. L’autore rappresenta la portata cosmocentrica dell’insegnamento originario con queste parole: “Il patto di Jahvè con Noè è con tutta la terra, con tutti gli animali, con tutte le cose e non soltanto con gli uomini, Noè e la sua famiglia. L’arcobaleno ne è il simbolo. E’ tutto il cosmo che si divinizza, tutto il cosmo che partecipa a questa avventura, di cui noi siamo una parte però, certamente non i protagonisti. Un certo superamento dell’antropocentrismo non andrebbe male dalle nostre parti”. Gli argomenti di cui sopra sono così importanti, per la nostra epoca e non solo, da meritare una riflessione a parte, molto più estesa e articolata. I cenni qui proposti sono però sufficienti per intendere che vi sono autori cristiani, tra l’altro molto rappresentativi, il cui insegnamento è bene in sintonia con lo spirito ellenico del “conosci te stesso”; nello stesso tempo, tale insegnamento costituisce un contributo notevole al riapparire e al riaffermarsi di un cristianesimo cosmico, ben diverso da quello antropocentrico sostenuto dalla gerarchia romana e prevalente in Europa. Come ha osservato José Ramos Regidor, “finora non c’è stato un vero annuncio del vangelo, bensì l’imposizione autoritaria della versione europea del vangelo”.
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