La vera cultura nasce dalla natura, ed è semplice, umile, pura. (Masanobu Fukuoka) Mia nonna materna proveniva da una povera famiglia delle Marche che all’inizio del 1900 si trasferì a Roma. Aveva potuto studiare solo fino alla terza elementare, ma era ricca di buon senso naturale, quella dotazione, quel “pacchetto” che ci viene fornito alla nascita, salvo complicazioni, e che permette ad ogni nato di vivere, di affrontare qualsiasi prova incontri sul suo cammino. Mia nonna se la cavò benone. Dovremmo tutti riscoprire quella dotazione, tornare basic. A volte un surplus d’intelligenza fa innamorare della propria mente, in un narcisismo solipsistico. Perché la mente è affascinante, poliedrica, fa sentire onnipotenti, si autoalimenta, si illude e ci illude di essere creativa, poiché ignora che l’unica, vera creatività è nella non-mente. La mente colta, poi, è ancora più affascinante. Si srotola e si arrotola su se stessa con eleganza e maestria, compone spirali e frattali, non si ferma mai. Pura illusione. La mente colta ed intelligente, elaboratrice di infinite sottigliezze e labirintici meandri, è una trappola insidiosa peggiore di una mente semplice, spesso capace di creare infelicità dentro e tutto intorno a sé. E chi la detiene, spesso dimentica di collegarvi il proprio cuore, divenendo un disabile affettivo. Gli umani hanno strane convinzioni. Pensano di essere un corpo che ha un’anima, non sanno di essere un’anima che indossa un corpo. Pensano di avere una mente, non sanno che è la mente che tiene in pugno loro. Abituati al pensiero logico-manicheo e ad un sistema mentale binario, ritengono che la materia sia opposta allo spirito, mentre la materia è spirito, e lo spirito è materia. E si riempiono la testa di teorie, dogmi, filosofie, dottrine Zen, religioni, ideologie. Non c’è nulla di male, di per "né, in queste attività. Ogni cosa può essere sfiorata, appresa. Ma evitando d’identificarsi in qualcosa di fisso, statico, per poter fruire di tutto in ogni momento in maniera dinamica. Poiché la felicità è un processo di eliminazione, non di accumulo. E tenendo presente che la serenità può essere costante, ma la felicità è costituita da attimi, ed il suo domicilio è nel presente, mai nel futuro che non c’è o nel passato che non c’è più. Come l’amore, accade, non può essere ricercata, inseguita, perseguita. Un giorno il maestro zen Nan-In s trovò davanti un professore di filosofia che gli poneva una serie infinita di domande. Il maestro gli offrì del tè, e cominciò a versarlo. Quando la tazza fu piena, ed il maestro continuava a versare, l’uomo disse:”Ma è già piena, perché versi ancora?”. Ed il maestro:”Ecco, così fai con la tua mente. E’ già piena e tu continui a versarvi dentro. Come puoi comprendere lo Zen?”. Provate a togliere soprammobili dalla vostra casa, e qualche mobile. La vedrete immediatamente diventare più bella, più elegante. Ogni tanto lo faccio, tolgo un sacco di oggetti anche peculiari, come i cristalli, che pure sono importanti per la loro energia, ma so che posso anche farne a meno. Ed osservo l’elegante bellezza del vuoto che si è creato. L’essenziale è sufficiente. Essere creativi nella non-mente è pura gioia, profondo benessere rivitalizzante. Ognuno può essere creativo a suo modo. Qualcuno lo è nella danza, qualcuno dipinge, c’è chi pennella un cancello, altri che non hanno alcun talento artistico, possono impiegare grande creatività nel preparare un buon cibo nutriente, o fare della propria vita un’opera d’arte. Non importa “come”, l’importante è essere totali nel momento presente. Lasciar cadere ogni maschera, ogni personalità, ogni identificazione, ogni conoscenza, ogni condizionamento. Totali in ogni momento, qualsiasi cosa si stia facendo, anche mentre si avvita una vite con il cacciavite. Ed invece cuciniamo e pensiamo ad altro, guidiamo e pensiamo ad altro, facciamo l’amore e pensiamo ad altro. Solo allora, quando siamo totalmente in ciò che stiamo facendo, cade il velo che ci divide dalla realtà, il nostro Essere più profondo emerge, e ci fa percepire ciò che ci circonda a 360°,attraverso una profonda sensazione fisica dall’effetto prismatico, simile a quella di un multischermo angolare. Questo è solo un modo di descrivere la felicità. Ne esistono molti altri, e si accettano suggerimenti! E la mente? La si può utilizzare per lavorare, per far di calcolo, per creare un mondo con meno fabbriche inquinanti, meno cemento, con esseri umani felici che collaborino e si rispettino in una vera pace stabile e duratura, non quella pace=intervallo-fra-due-guerre con cui intossicano il mondo. Scenderebbe il PIL, ma salirebbe il FIL, il dato della Felicità Interna Lorda introdotto recentemente in Bhutan come indicatore. Questo mondo così violento e brutto è la matrix creata da millenni di pensieri, azioni, proiezioni, sentimenti ed emozioni di noi esseri umani. Anche noi ne siamo responsabili, anche se inconsapevolmente. E’ il nostro specchio. A noi compete dunque l’impegno del radicamento nella materia, nella Terza Dimensione, del mondo nuovo, attraverso l’esperienza diretta di momenti di gioia e di una vita diversa. Tutto è in trasformazione costante, sempre, nulla sta fermo. Allora diamo una direzione per noi favorevole a questo moto perenne, anziché lasciarcene travolgere. E senza prendersi mai dannatamente sul serio.
1. yumoto:Personalmente condivido tutto di quanto esposto. La domanda che resta senza risposta è : PERCHE’ E’ COSI ? Infatti da millenni si è alla ricerca della ” suprema, incontrovertibile, inconfutabile ” risposta. Forse c’è, forse qualcuno l’ ha trovata, ma il problema è che essendo una risposta proveniente da una esperienza strettamente, unicamente, personale, non è possibile condividerla con altri. Non è COME la scoperta da parte di qualcuno di un nuovo pianeta che la può far condividere in virtù del fatto che ogni altro può porre il proprio occhio al telescopio e ” gioirne ” per la visione. Non è la scoperta di una nuova formula chimica che grazie alla divulgazione dei componenti, dei dosaggi e quant’ altro può essere verificata da tanti altri. Non è nemmeno l’ apprendimento dell’ uso di uno strumento musicale per cui dopo anni di studi, esercizi e pratica quasi chiunque arriva alla più o meno padronanza dello stesso. No, purtroppo non è cosi ! Qualsiasi attività ci si propone di svolgere DEVE ( volenti o nolenti ) avvenire attraverso la mente e la consapevolezza di quello che si fa, si vede, si avverte, la loro percezione della realtà del ” QUI ed ORA ” avviene ” grazie ” alla mente. Questa Mente nutre costantemente la MEMORIA con la quale interreagisce e ( molto importante ) s o p r a v v i v e, e con essa tutto il corpo al quale è legata. Ed è sempre qui, in questa mente, che sensazioni, conoscenze, sentimenti, ( concezione dello spazio – tempo ) eccetera, risiedono. Anche l’ irrapresentabile, l’ incommensurabile, l’ indefinibile, lascia la sua traccia seppure in un modo che sfugge a qualsiasi tipo di ” quantizzazione ” per poter essere ” interpretata, catalogata ” compresa e quindi eventualmente trasmessa per poter essere condivisa. Perché sfugge ? Perché la Mente in questo caso, è come un bicchiere d’ acqua nel quale si vuol far entrare il mare e tutto quello che gli appartiene. Impossibile. E’ qualcosa di finito. Ma sebbene, questa mente, sia fortemente limitata tuttavia è sempre ” composta da qualcosa ” che proviene da un ” tutt’ uno ” e per ciò ne conserva, seppur parzialmente, limitatamente delle piccolissime similitudini. Ed allora ecco che di alcune particolari esperienze ciò che resta ne sono solo la scia che lasciano. Una ” scia ” che si sa da cosa sia generata, non si sa esattamente ( esattamente secondo i canoni di comprensione dello scibile umano ) cosa sia perché non è comprensibile o interpretabile dal normale, attuale, ” data base ” in forza al ” programma mentale ” in funzione. Ora, mi si consenta di lavorare di Fantasia. Supponiamo che un Essere intelligente, autonomo, senza forma, senza dimensioni ( dimensioni nel senso di quello che intendiamo noi, umani ) voglia o abbia bisogno di acquisire un’ esperienza diretta in ” qualcosa ” che invece è molto ” ristretto e limitato “, rispetto a dove egli GIA’ vive, e che per poterlo fare deve ricorrere a dei mezzi di adattamento. ( Apro una parentesi : Gli esseri umani che svolgono ricerche nello spazio o nei fondali marini – astronauti e palombari -dotano il proprio ” corpo ” di essere intelligente, di tute e scafandri per portarsi in specifiche condizioni che sarebbero altrimenti impossibili ) Egli sa che Questi ” Mezzi di adattamento ” purtroppo per ” come sono fatti “gli limiteranno delle funzioni se non addirittura gliele impediranno totalmente. E’ ovvio che porterebbe con se un certo bagaglio di informazioni, ” bagaglio ” proporzionale ad una sua personale conoscenza e quindi ( mi si consenta il termine, sono in fantasia ) EVOLUZIONE. Però qui deve fare attenzione perché dopo qualche esame approfondito risulta che QUESTE SUE conoscenze potrebbero essere ” incompatibili ” ad essere trasferite in questi ” mezzi di adattamento ” richiesti per realizzare la sua esperienza. Cosa può fare ? Vi sono 2 scelte. 1° – Rinunciare e chiedere ad altri che hanno vissuto quest’ esperienza di dividerla con egli medesimo. 2° – Limitare il proprio bagaglio informativo al fine di non mandare in crisi ” i mezzi di adattamento ” per non dover ne rinunciare totalmente ne compromettere l’ esperienza stessa. Un banale esempio : dovrà rinunciare ad avere con se ” i suoi strumenti dato che sono configurati in modo che il ” Tempo ” NON esiste e così pure ” Lo Spazio “. Mentre quelli dei ” mezzi di adattamento ” prevedono l’ esatto contrario e non sono modificabili pena il malfunzionamento o blocco totale di questi ” mezzi ”. Quindi ? La 1° ipotesi è da scartare perché gli verrebbe a mancare ” l’ essenza ” dell’ esperienza stessa che sarebbe SOLO SUA perché l’ avrebbe vissuta personalmente e quindi ne avrebbe tratto conclusioni proprie, SUE. Non gli resta altro che la 2° scelta. Sa bene che avrà ( mani e piedi legati ) ma sa anche che il tutto ” durerà ” ( per egli ) ” pochissimo “, quasi niente ! …….. al momento – causa forza maggiore e chiedo scusa – mi fermo in questo punto. Un caldo saluto a tutti. | |