Nell'antica India le persone molto sagge e felici, che avevano capito profonda-mente come funziona la vita, erano chiamate Buddha, termine Sanscrito che vuol dire "risvegliato". Quelle che erano veramente compassionevoli, poi, venivano chiamate bodhisattva, e cercavano di aiutare chiunque incontravano a fare come loro, a manifestare nella vita una qualità che si chiama ‘buddhità’, che potremmo in qualche modo paragonare a una grande saggezza, a un grande coraggio, a un grande amore per gli esseri umani, gli animali, le piante, e per tutto ciò che esiste. Questa è la storia del bodhisattva Mai Sprezzante, che continuò a congiungere le mani di fronte a tutte le persone in segno di rispetto. «Dentro di te c'è il Buddha. Se riuscirai a far emergere la buddhità che è in te, sicuramente diventerai felice». Il giovane bodhisattva portava avanti la sua pratica pronunciando queste parole e congiungendo le mani si inchinava di fronte a tutte le persone che incontrava. Egli rispettava tutti perché era consapevole che tutti fossero Buddha. Ma le persone di fronte a questo suo comportamento inarcavano le sopracciglia. «Come fai a dire che noi siamo dei Buddha??». All'epoca nel paese c'erano dei monaci di alto rango. Erano arroganti e convinti che le loro idee fossero giuste. «Solo coloro che fanno parte dei ceti elevati possono ottenere la buddhità. Non è vero che tutti possono ottenerla». Le persone dei livelli bassi della società, pensando che non avrebbero mai raggiunto la felicità, si erano rassegnate e il loro cuore si era inaridito. Ma il giovane bodhisattva continuava a viaggiare in lungo e in largo, per tutto il paese, e parlava con tutte le persone che incontrava: «Se perseveri nella tua pratica personale sicuramente diverrai un Buddha». Ma la gente, ormai abituata a essere disprezzata dai monaci, non riusciva proprio a pensare di poter diventare Buddha. «Da dove vieni? Sei tutto sporco!». «Non sei nemmeno un Buddha, non dire cose di cui non sai niente!». Nonostante queste parole sprezzanti il bodhisattva si volgeva verso le persone, congiungeva le mani e chinava la testa. La gente iniziò a perdere la pazienza e a lanciargli sassi. A volte lo rincorrevano e lo minacciavano con dei bastoni, ma appena riusciva ad allontanarsi abbastanza si girava verso di loro e gridava: «Vi rispetto tutti profondamente. Poiché tutti voi diverrete dei Buddha!». In qualsiasi luogo giungesse le persone non credevano alle sue parole, anzi erano violente con lui, lo prendevano in giro, lo deridevano o lo sgridavano. Nonostante ciò egli non si arrese, anzi la sua convinzione non ne venne minimamente scalfita. Il suo viaggio continuò anni e anni e di fronte a tutte le persone che incontrava continuò a congiungere le mani in segno di rispetto. Col passare del tempo il bodhisattva invecchiò. Arrivò a non avere più la forza di camminare e di parlare. «Io non mi sono mai tirato indietro. Ho continuato a manifestare il mio rispetto nei confronti di tutte le persone». E provando una immensa soddisfazione chiuse gli occhi e si accasciò. In quel momento le nuvole in cielo cominciarono a tingersi di tutti i colori dell'arcobaleno e tantissimi raggi di luce avvolsero il suo corpo. Dal cielo si sentì arrivare una voce che lodava il bodhisattva. La sua vita da allora non solo durò ancora a lungo, ma egli sviluppò una forza divina e una saggezza profonda riuscendo a trovare ogni volta parole capaci di attirare le persone. Coloro che lo avevano deriso fino a quel momento, vedendo il suo aspetto meraviglioso si pentirono pensando: «Mi sono sbagliato». Si avvicinarono a lui e ascoltando i suoi insegnamenti i loro cuori si trasformarono. E, insieme al bodhisattva Mai Sprezzante, essi intrapresero la pratica per ottenere la buddhità. | |