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Testimonianze

 L'Universo è un grande ologramma?
Tratto da: SchwartzReport Astroengine.com di IAN O'NEILL
traduzione a cura di Erica Dellago e Clea Nardi

 

Durante la caccia alle predette ondulazioni nello spazio-tempo - note come onde gravitazionali - i fisici si sono imbattuti in un fenomeno piuttosto sconcertante. L'anno scorso riportai le scoperte degli scienziati riguardo all'esperimento con il GEO600 in Germania. Anche se il dispositivo altamente tecnologico non aveva trovato le prove sulle onde gravitazionali che stava cercando, aveva però portato alla luce un sacco di "rumore". Per poter comprendere la natura di questo "rumore", è necessario capire gli strumenti progettati per osservare le ondulazioni nello spazio-tempo causate da collisioni tra buchi neri ed esplosioni di supernova.
I rilevatori di onde gravitazionali sono incredibilmente sensibili al più minuscolo cambiamento all'interno di una distanza. Ad esempio, il GEO600 è in grado di rilevare una fluttuazione di un raggio atomico su una distanza come dalla Terra al Sole. Questo risultato si ottiene proiettando un laser in un tubo lungo 600 metri dove viene diviso, riflesso e diretto in un interferometro. L'interferometro è in grado di rilevare minuscoli cambiamenti di fase nei due fasci di luce che si prevede dovrebbero manifestarsi nel caso un'onda gravitazionale dovesse passare attraverso il nostro volume locale di spazio. In teoria questa onda dovrebbe modificare lievemente la distanza tra gli oggetti fisici. Se il GEO600 dovesse rilevare un cambiamento di fase, ciò potrebbe essere indicativo di un leggero cambiamento nella distanza, e quindi del passaggio di un'onda gravitazionale.
Mentre vigilavano in cerca di un segnale di onde gravitazionali, gli scienziati del GEO600 notarono qualcosa di inconsueto. C'era qualcosa di inspiegabilmente stabile nei risultati raccolti. Dopo aver annullato tutte le sorgenti artificiali di rumore, chiesero aiuto al Fermilab di Craig Hogan, per vedere se la sua esperienza del mondo quantistico potesse aiutare a far luce su questo "rumore" anomalo. La sua risposta fu tanto sconcertante quanto allucinante. "E' come se il GEO600 fosse stato colpito dalle microscopiche convulsioni quantistiche dello spazio-tempo", ha detto Hogan.
Di nuovo? Il segnale rilevato dal GEO600 non è una fonte di rumore sfuggita agli scienziati, Hogan ritiene che il GEO600 stia registrando delle fluttuazioni quantistiche nel tessuto dello spazio-tempo stesso. E qui è dove le cose cominciano a farsi un po' “bizzarre”.
Secondo il punto di vista di Einstein sull'universo, lo spazio-tempo dovrebbe essere regolare e continuo. Questa visione tuttavia potrebbe aver bisogno di essere modificata in quanto, se la teoria di Hogan è corretta, lo spazio-tempo potrebbe essere composto da “punti” quantici. Al valore massimo della sua scala di misurazione, dovremmo essere in grado di esaminare la “lunghezza di Planck”, che misura 10-35 metri. Ma l'esperimento GEO600 ha rilevato rumore a lunghezze inferiori ai 10-15 metri.

Come si è visto, Hogan ritiene che il rumore a queste lunghezze sia provocato da una proiezione olografica dall'orizzonte del nostro universo. Una buona analogia potrebbe essere di pensare a come un'immagine, aumentando lo zoom su di essa, diventi sempre più sfocata o sgranata. La proiezione inizia alle lunghezze della Scala di Planck all'orizzonte degli eventi dell'Universo, ma la sua proiezione diventa sfocata nel nostro spazio-tempo locale. Questa teoria ha origine dalla ricerca sui buchi neri, dove l'informazione che passa attraverso un buco nero viene “codificata” nell'orizzonte degli eventi dello stesso. Perché l'universo olografico resti valido, l'informazione deve essere codificata agli estremi dell'Universo e venir proiettata nel nostro mondo tridimensionale. Ma com'è possibile convalidare questa ipotesi? Abbiamo bisogno di aumentare la risoluzione di un dispositivo di rilevazione di onde gravitazionali. Ecco quindi l' “Olometro”.
Attualmente in costruzione alla Fermilab, l'Olometro (che significa interferometro olografico) si addentrerà nelle profondità di questo regno quantico su scale minori di quelle dell'esperimento GEO600. Se l'idea di Hogan è corretta, l'Olometro dovrebbe rilevare questo rumore quantico nel tessuto dello spazio-tempo, facendo capovolgere la nostra intera percezione dell'Universo.
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Note in breve: LA CREAZIONE: DIO NON SERVE… -- La creazione dell'universo si può spiegare anche senza l'intervento di Dio, poiché le ultime scoperte scientifiche hanno dimostrato che esistono alternative all'idea che esso sia nato dalla mano divina. Lo sostiene lo scienziato britannico Stephen Hawking nel suo ultimo libro «The Grand Design» (Il progetto grandioso), di cui il Times pubblica oggi alcuni brani.
La creazione dell'universo, scrive Hawking, è stata semplicemente una conseguenza inevitabile delle leggi della fisica. «Poiché esistono leggi come quella della gravità - sostiene il matematico nel libro di cui è coautore il fisico americano Leonard Mlodinow - l'universo può essere stato creato dal nulla». Tra le conferme trovate dalla scienza a sostegno dell'origine scientifica dell'universo, Hawking ricorda la scoperta nel 1992 di un altro pianeta che orbita intorno a una stella, in condizioni simili a quelle della Terra che orbita intorno al Sole, rendendo quindi il caso terrestre non unico. Considerando che è altamente probabile che esistano non solo altri pianeti simili alla Terra ma addirittura altri universi, Hawking sostiene che se Dio avesse voluto creare l'universo allo scopo di creare l'uomo, non avrebbe avuto senso aggiungere tutto il resto. Nel suo nuovo libro Hawking sostiene anche che la scienza è vicina allo sviluppo di una teoria che tutti gli scienziati, da Einstein in poi, hanno cercato di mettere a punto. Teoria che potrebbe finalmente trovare il tanto agognato legame tra la teoria quantica e la gravità.