Centro Ch'an Nirvana
Testimonianze

 L’Intuizione della Spiritualità laica di Stephen William Hawking:
L’UNIVERSO è auto-generato…
http://www.circolovegetarianocalcata.it/2010/09/04/stephen-william-hawking-e-lintuizione-della-spiritualita-laica-“luniverso-e-spontaneamente-autocreato-”/
di Paolo D'Arpini
 

 

Proprio in corrispondenza della prossima visita del Papa Cattolico (Benedetto XVI) in Inghilterra, entro la prima metà di settembre di quest’anno (2010), viene presentato al pubblico di tutto il mondo il nuovo libro del fisico Britannico Stephen William Hawking, definito “il genio del presente millennio”. Le conclusioni a cui giunge il fisico quantistico vanno nella direzione di una sostanziale negazione del creazionismo.

 “In seguito al Big Bang ed alla forza di gravità ed alla natura intrinseca delle particelle quantiche la materia universale che noi conosciamo si é auto generata… dal vuoto, senza alcun bisogno di un intervento divino”. Come a dire che Dio non esiste, e che la vita e la materia sono la risultanza di un processo naturale. Queste ipotesi del Tutto che genera il Tutto, seguono la teoria di Albert Einstein della relatività dello Spazio – Tempo, che funge anch’essa da sostegno all’anti-creazionismo.

Le tesi del ricercatore britannico sono molto affini alle intuizioni della “spiritualità laica o atea”, ampiamente espresse dal sottoscritto in diverse occasioni. Quindi la corro-borazione scientifica, fornita da Hawking, sulla non esistenza di un Creatore (come solitamente viene inteso Dio) mi trova perfettamente in sintonia.

La verità é che la negazione della creazione, in quanto opera di un Dio personale, é ben più antica delle “scoperte scientifiche” del fisico inglese o delle “intuizioni spirituali laiche”. Addirittura essa risale a migliaia di anni prima della nostra era. Il concetto era già presente nella filosofia “Non-duale” dell’India e nel Taoismo Cinese, ed ebbe una sponda anche nella teoria buddhista del “Vuoto” (o Sunya).

E cosa dicono queste filosofie?

La manifestazione appare nell’Assoluto attraverso uno spontaneo “olomovimento”, o “Potere” (Shakti) in esso intrinseco. L’Assoluto non crea… egli semplicemente é. Non ha volontà né desiderio. Nell’Advaita (Non-dualismo), tutto l’esistente é una naturale espressione dell’energia propria dell’Essere, non c’é compimento deliberato o finalità nella manifestazione. Dal punto di vista “empirico” la spiegazione che viene data dell’evento “creativo” é quella del movimento energetico, un “gradiente” che viene a formarsi in seguito all’apparizione nello specchio riflettente della mente cosmica del concetto di spazio e di tempo.

Una sorta di condizionamento o capacità della mente di proiettarsi in quel “continuum” attraverso la formazione di una serie incessante di “fotogrammi”, definiti “momenti” e “luoghi”. Potremmo dire che tale “continuum” corrisponde, ab initium, al cosiddetto Big Bang, Ed in effetti sia lo spazio che il tempo sorgono contemporaneamente da quella ipotetica espansione primordiale. Ma anche affermare che la manifestazione é iniziata in un certo tempo e che si protrae nello spazio é una concessione all’esperienza vissuta dagli “esseri” che si muovono all’interno dello spazio/tempo. In verità tali “esseri” sono anch’essi concettuali e relativi tanto quanto l’esistenza del trascorrere del tempo e dell’espandersi nello spazio. Il Vuoto, o l’Assoluto, insomma prevale sempre, tutto contiene e tutto trascende.

Nel Taoismo quel che viene definito spazio é detto “Yin” e quel che é chiamato tempo viene detto “Yang”. L’incontro, o frizione, fra queste due forze insite nel Tao (Assoluto), produce tutti gli effetti visibili (ovvero la nascita delle cosiddette “diecimila creature”). Nel Tao non v’é intento, l’interezza del manifesto é il risultato di uno spontaneo alternarsi o rincorrersi delle energie Yin e Yang lungo una spirale infinita.

Nel buddhismo l’unica concessione che viene fatta all’esistenza di un “Dio” é nella forma di un potere di compensazione insito nella legge di causa-effetto. Egli viene perciò descritto come il dispensatore della retribuzione karmica. Ma mai assume una forma specifica come nelle religioni cristiane o musulmane o comunque adoranti un “Dio personale”.

Come sorge allora nelle fedi monoteiste o politeiste l’idea di un Dio “creatore e signore del cielo e della terra”? E’ evidente che tale pensiero viene strutturato nella mente individuale dell’uomo come un tentativo di dare una risposta ed un senso alla sua identificazione con la forma e con il suo ritenere “vero e reale” il manifestarsi degli avvenimenti osservati nello spazio tempo. Pertanto si suppone l’esistenza di un’entità superiore che “sovrintende” alle attività dell’universo. Questa credenza é sia una consolazione alla propria ipotetica inferiorità rispetto al nostro percepirci come presenti nel mondo sia un pensiero speculativo funzionale all’illusione separativa. In verità l’Universo é un tutto inscindibile e come in un ologramma ogni singola particella contiene quel Tutto in modo integrale. Questo é vero anche in senso logico poiché il Tutto non può essere mai scisso, pur manifestandosi nelle differenze apparenti.

Invero anche quando riteniamo di essere una parte e separati dal Tutto non possiamo fare a meno di affermarlo attraverso la coscienza che é la radice del nostro sentire e l’unica prova del nostro esistere. Tale coscienza é caratteristica comune di ogni forma vivente ed é connaturata nella natura stessa. In fieri, o in latenza, nella materia cosiddetta inorganica ed in evidenza nelle forme organiche, che della materia sono una trasformazione biochimica. Ed é appunto in questa “coscienza”- meglio sarà definirla “consapevolezza”- che la manifestazione prende forma e quindi diventa esperienza sensoriale. E tale Coscienza, in quanto naturale espressione dell’Assoluto, é unica ed indivisibile, essa rappresenta la vera realtà di ogni essere. Sia esso un ipotetico Dio od un’ameba od un germe od una pietra… e di questo la fisica quantistica può darne una dimostrazione.

Auguro perciò al ricercatore Stephen William Hawking un successo nello scardinare almeno l’ignoranza più grossolana sulla vera natura dell’Essere e dell’Esistere.


 

 

Altri articoli sulla Spiritualità Laica:

http://www.circolovegetarianocalcata.it/?s=spiritualità+laica

 

"Buddha e buddhismo, storia e finalità..."

http://paolodarpini.blogspot.com/2010/08/spiritualita-laica-buddha-e-buddhismo.html

di (Rita De Angelis)

Nel mondo attuale conviviamo ormai con molteplici religioni e dottrine di vita, una tra queste è il buddhismo ed il suo stile di vita, che accompagna nel cammino dell’esistenza tanto i monaci che i loro seguaci. Si narra che Buddha nacque introno al 465 a. C. da una famiglia ricca e nobile che proveniva dalla stirpe degli Shakya e che all’ epoca dominava l’India. Egli fu allevato e crebbe nel lusso principesco, si sposò ed ebbe anche un figlio. Ma perfino lui conobbe le miserie umane, quando vide un vecchio, un cadavere ed un mendicante.

Queste tristi realtà della vita lo impressionarono notevolmente, tanto che all’età di 30 anni abbandonò tutto e tutti per dedicarsi a conoscere le cause della miseria, vivendo da eremita, ed alla ricerca di una soluzione sull’enigma della vita. Capì che la salvezza poteva trovarla solo nella meditazione personale, e si narra che a 35 anni, dopo 49 giorni di riflessioni ai piedi di un albero di fico, in una notte di luna piena del mese di maggio, raggiunse l’illuminazione (bodhi): comprese le quattro nobili verità sul dolore, sull’origine del dolore, sulla soppressione del dolore, e sul Sentiero (la Via) che porta alla soppressione del dolore. Animato dalla pietà per gli esseri umani e dal desiderio di salvarli, seguito da cinque discepoli, percorse per circa quaranta anni il nord dell’India, insegnando la bellezza della sua dottrina, il messaggio di speranza e felicità che si raggiunge, con la conquista del proprio intelletto e della volontà.

Secondo la tradizione. il Budda mori all’età di circa 80 anni, seguito dal suo prediletto e fedele discepolo Ananda, al quale lasciò le sue conoscenze; ma prima di morire egli si rivolse ai suoi fedeli dicendo: “O fratelli! Ricordate queste mie parole: tutte le cose composte sono destinate a disintegrarsi! Attuate quindi con diligenza la vostra propria salvezza!”
I Monaci che intendono quindi praticare questa disciplina, per raggiungere la salvezza, devono attenersi alle seguenti norme morali, la retta parola, la retta azione, il retto comportamento. Queste azioni possono essere estese anche ai laici che intendono porre la tolleranza e l’amore come motivi fondamentali della loro vita. Ma dopo aver appreso le prime tre verità con costanza e devozione, al discepolo, la quarta verità indica la via da seguire per raggiungere la salvezza, il Nirvana (ovvero l’estinzione), inteso come liberazione dal dolore, e dalla catena dell’esistenza. Nell'apprendere i principi che regolano il buddhismo, questa affascinante dottrina, palesemente una cosa salta agli occhi: anche se si parla di Buddha, e non di Dio, sopra di noi c’è sempre un essere superiore che ci insegna ad amare il prossimo, nella semplicità e non nella ricchezza, preoccupandoci di donare amore, conforto e felicità senza pensare alle cose terrene, ma alla salvezza dell’anima e dello spirito.