Centro Ch'an Nirvana
Testimonianze

 

Amma Mata Amritanandamayi
la donna-Guru che abbraccia tutti
di Paolo D'Arpini

http://paolodarpini.blogspot.com/2010/10/amma-mata-amritanandamayi-che-abbraccia.html
 

 
Amrit é la bevanda degli dei che dona l’immortalità, con l’aggiunta del suffisso ananda, che significa beatitudine, diventa Amritananda, che è un nome religioso. I nomi religiosi solitamente vengono impartiti a coloro che si consacrano alla ricerca spirituale, insomma che si fanno monaci, da un Guru o da un capo di monastero autorizzato a dare “sannyas” ovvero a ordinare un monaco od una monaca che prende il voto di “rinuncia” ed indossa l’abito ocra del Sannyasi.

 Attualmente tra quelli conosciuti che rispondano a questo nome ci sono due persone particolarmente preminenti. Uno é il maestro tantrico Sri Amritananda Natha Saraswathi che comunque dovrebbe avere ricevuto una regolare ordinazione a svolgere le sue funzioni, infatti il termine Saraswathi denota uno specifico ordine monastico nella linea di Shankaracharia.

L’altro, anzi l’altra, é una signora quasi sessantenne denominata Mata Amritanandamayi, conosciuta però in tutto il mondo come “the hugging mother”, in italiano schietto “la madre abbracciona”. Questa signora é nata e viveva, o forse ancora vive quando non é impegnata nei suoi viaggi planetari, sulla costa del Kerala, in un piccolo villaggio di pescatori chiamato Parayakadavu, nel distretto di Kollam.

Su questa santona abbracciona sono state scritte parecchie storie controverse, cito una sola fonte quella di Bronte Baxter (brontebaxter.wordpress.com ) in cui si dicono parecchie brutte cose sul suo conto… ma non voglio fare il maldicente, soprattutto non voglio basarmi su un “sentito dire”.

Ma una cosa mi ha molto meravigliato stasera, mentre sorseggiavo il mio cappuccino bollente in un baretto di Treia, spaparanzato su un divano davanti alla finestra più bella del mondo, e con in mano il prestigioso Corriere della Sera.. ecco che ti leggo.. Su mezza pagina di giornale con tanto di foto a colori con lei che abbraccia l’ennesimo aspirante (e sottostante pubblicità commerciale poiché si vede che l’argomento tira..).

“Amma Amritanandamayi incontra diecimila devoti a Sesto San Giovanni”… E giù informazioni particolareggiate di come ella trasmetta la beatitudine attraverso il suo abbraccio amoroso.. di come i pretendenti alla beatitudine stiano buoni buoni in fila aspettando pazientemente il loro turno, di come abbia già abbracciato nel mondo almeno trenta milioni di persone…. (sorbole…!)

E qui non ho potuto fare a meno di mettermi sonoramente a ridere.. magari anche dando l’impressione agli avventori presenti di essere un po’ fuori di testa. “Ma come ci sono al mondo 30.000.000 di gonzi che credono alle favole…?”

Si vede che la gente non ha più nulla in cui credere o sperare nella vita se debbono ricorrere a questi mezzucci per sentirsi un po’ amati… il mondo é diventato troppo virtualizzato, non basta stare su Facebook e fare “amicizia” con migliaia di persone sconosciute.. uno alla fine desidera di avere un contatto fisico, di ricevere un gesto d’amore, magari finto, magari aspettando il turno come dal dentista, magari per 4 secondi.. ma almeno un “contatto fisico e reale”… e così 10.000 (diecimila) devoti italiani sono andati a Sesto San Giovanni a farsi abbracciare…. Quanto sia loro costato non si sa..

Ma quello che più mi ha meravigliato é che la notizia “inverosimile e fantasiosa” delle prodezze abbracciatorie di tale “amma” apparisse sulle pagine del serioso Corriere della Sera… non ci si può fidare nemmeno più del Corriere… ormai con i media siamo agli sgoccioli… siamo arrivati ad “Anno Zero…” E cosa ne pensano gli amici laici?

E va bene… qualcuno potrebbe anche dire.. “Cosa ne sa questo Paolo D’Arpini degli abbracci beatifici di Amritanandamayi?” Ed allora ecco che sono costretto a spiattellarvi uno stralcio del resoconto della mia visita all’abbracciona, avvenuta nel lontano 1985/6, quando era da poco iniziata la sua carriera..

Vado su Google e, Amritananda abita qui? “Forse cercavi Mata Amritanandamayi… ?” …

Stavolta le indicazioni che mi sono state date son chiare e dettagliate, con tanto di piantina, disegno della laguna, alberi e barche sul mare: “Ecco qui abita Amritananda, la santa madre che tutti ama e tutti abbraccia..”.  Così  disse mio fratello Alessandro, salutandomi mentre mi accingevo alla partenza per l’India.

E così partii con mio figlio, a cui facevo da padre e da madre, il mio ultimo nato Felix, che aveva appena  un anno e mezzo, e me lo stavo portando appresso a conoscere una “madre spirituale” (almeno questa era l’intenzione), forse quella Madre Amritananda del Kerala. Il Kerala è al sud dell’India sulla costa dell’Oceano Indiano.  Eravamo pronti a partire dal terminal dell’aeroporto di Fiumicino, Felix ed io, non sapendo chi  fosse il più emozionato e meravigliato di questo lungo viaggio  verso il mare… l’oceano dell’amore che speravamo di trovare in India…

Qualche genitore maschio che legge ha mai provato a viaggiare da solo con un bambino di  un anno e mezzo che ancora si  fa i bisogni addosso ed a malapena cammina? Questa era  la mia situazione, che mi  ero scelto per riscattare la mia funzione di padre e madre precedentemente alquanto trascurata, per ritrovare una dignità attraverso  la dedizione ed il sacrificio. Potrei scrivere un libro solo sui ricordi di quel lungo viaggio  e sulle vicissitudini e prove patite, lo farò un’altra volta… 

 Dopo un mese “natalizio” di permanenza riposante a Ganeshpuri, in Maharashtra, decisi di andare a cercare questa santa madre di cui avevo sentito  parlare e lasciai quel luogo ospitale per recarmi da questa Amritanandamayi in Kerala.

Per giungere nella sua dimora-ashram (a quel tempo ancora in costruzione) bisognava passare una palude  in barca  e raggiungere la costa, abitata da soli pescatori.

L’impressione ricevuta appena arrivato fu quella di essere entrato in una sorta di “teatrino”. Nell’ashram c’era una balconata sulla quale il pubblico era ammesso e dabbasso, su un palco, si esibiva Amritanandamayi  in canti e danze estatiche. Le persone residenti nella comunità erano transfughi di vari altri ashram,  ex Hare Krishna, ex cristiani, ex di qua e di là…. Non mi trovavo bene per nulla in questa congenie di abbandonatori monoteisti, però tenevo duro, aspettavo almeno il contatto diretto con l’Amrita (nettare) dell’Ananda (gioia).

Dopo alcuni giorni di penitenza in mezzo a quegli strani devoti, tutti occidentali (salvo i membri dello staff che governava) ed alquanto sciroccati, pensate che uno addirittura mi rimproverò perché disse che lo “facevo eccitare” distogliendolo dalla sua austerità poiché lasciavo girare per l’ashram l’unico bimbo residente, Felix,  seminudo…. (roba da chiodi in fronte….). Un’altra volta  mi persi sulla battigia dell’oceano e nessuno dei pescatori sapeva (o voleva) indicarmi il posto della comunità (e chissà cosa volevano significare con quella presunta ignoranza …?).

Infine avvenne l’incontro pubblico e ravvicinato con la madre, in una capanna allestita per l’occasione, tutti i devoti infervorati ed agitati, e la madre che faceva appropinquare uno alla volta i suoi ammiratori e li abbracciava singolarmente.

Sapete che sono della Scimmia, vero?! Malgrado la situazione alquanto complessa, e sotto controllo di un paio di guardie del corpo che stavano ai lati della madre, non potei trattenermi dal verificarne la “santità” e allorquando venne il mio turno dell’abbraccio, lasciai  che ella abbracciasse prima mio figlio Felix e poi a mia volta la abbracciai e la strinsi come si stringe una donna (avete capito bene!)….

Immediatamente percepii il suo disagio e sentii il suo corpo femminile tremare imbarazzato, immediatamente fui allontanato dai suoi custodi.. ma ero “soddisfatto” per la buona riuscita della prova, l’indomani stesso me ne partii senza rimpianti….

                                                                                                 Paolo D’Arpini


E sul tema di Amma Amritanandamayi scrive Maria Clotilde Balestrieri: “...caro Paolo, ho letto qualche giorno fa il tuo articolo su Amma ripetuto poi l'altro ieri. Io vado ad incontrare Amma dalle prime volte che è venuta qui in Umbria più di venti anni fa. Da quando poi si è spostata a Milano è più difficile arrivarci e non vado tutti gli anni. Non mi ritengo partecipe della categoria di ingenui o peggio come tu definisci quelli che la seguono; visto che nessuno ha risposto ho pensato che tutti i lettori la vedessero come te e che forse questo Giornaletto non mi rappresentasse e fosse meglio lasciar perdere, ma visto che continuo a leggerlo preferisco dire la mia. Mi sono stupita di ciò che hai scritto perché mi ricordo che una volta mi hai parlato di aver conosciuto un maestro indiano e di averlo apprezzato. Non credo che sia giusto giudicare così aspramente ciò che non si conosce a fondo, ci sono tante persone che tentano di svolgere un lavoro per il bene dell'umanità, in modi diversi e con differenti risultati, ma anche le persone sono diverse e hanno bisogno di differenti approcci. L'impegno che è fatto con amore e disinteresse anche se non tocca noi ma viene positivamente accolto da altri, va rispettato. E' molto facile e di 'moda' criticare tutto e tutti ma ci chiediamo mai cosa facciamo noi realmente? O pensiamo 'chi non fa non falla'? Io non sono una 'devota' di un guru o di un altro, ma ringrazio chi porta un po' d'amore e aiuta ogni tanto a ritrovare la strada. Poi è nostro impegno seguire nella vita la direzione che sentiamo giusta per noi, non è responsabilità del 'guru' quello che facciamo. E le persone che ci sembra seguano percorsi diversi, stanno comunque collaborando con noi nel farci fare esperienze forse necessarie, o semplicemente vivendo su questo pianeta nello stesso periodo in cui ci stiamo noi e completando così il quadro in cui noi ci muoviamo. Non si può rispettare qualcuno si e qualcun altro no, specie poi le persone che seguono un sentiero spirituale; ma trovo che sia giusto guardarsi intorno per capire meglio la realtà e i giochi che ci sono dietro, per aumentare comunque la nostra consapevolezza, per non lasciarci usare o manipolare, questo in tutti i campi della vita. Ma che ognuno apra gli occhi, si guardi intorno e trovi la sua strada, quella che in questa vita è più opportuna per lui. Non possiamo dire noi agli altri qual è il maestro giusto e quello sbagliato, la vita è maestra per tutti!”
Mia rispostina: “Cara Clotilde, rispetto la tua posizione e sentimento, hai fatto bene a scrivere prima di decidere di "tranciare".. Non volevo con il mio articolo influenzare nessuno ho solo raccontato la mia esperienza con questa amma mata Amritanandamayi, come altre volte e con diversi toni ho raccontato mie esperienze con altri yogi e santi... Evidentemente questa mata non é per me.. ma se é per te... tienila nel cuore, e continua a tenere nel cuore tutti i tuoi fratelli umani... Il mondo é bello perché vario!... Un "abbraccio" affettuoso” – Paolo D’Arpini


COMMENTO di Aliberth: Ovviamente, io non metto affatto bocca su una questione del genere, perché ognuno è padrone di dire come la pensa. Anche se nessuno può pensare che altri la vedano allo stesso modo, o peggio, che altri possano aderire alla sua stessa visione. Con questo si comprende che, personalmente, non sono molto in accordo con ciò che scrive Paolo, soprattutto perché, avendo io stesso conosciuto  tanti anni fa la suddetta Amma, pur non sentendo nulla di particolare che mi potesse spingere verso di essa come una maestra, tuttavia e forse per questo, non ne ho ricevuto una impressione così tanto negativa. Ho solo capito di non aver sentito alcun trasporto verso di essa ed il suo abbraccio non mi ha fatto né caldo, né freddo.