Testimonianze

 

LE EMOZIONI DISTRUTTIVE…

Questo brano è tratto da "Emozioni distruttive –Liberarsi dai tre veleni della mente: rabbia, desiderio e illusione". (Dalai Lama) di Daniel Goleman
 

 
 

<Matthieu Richard (un monaco di origine francese) nella sua relazione indica i momenti in cui è possibile intervenire sulle emozioni distruttive: DOPO, DURANTE O PRIMA del loro insorgere? <Il primo intervento, DOPO che si sono manifestate, è l'approccio del principiante, poiché di solito si riconoscono gli aspetti negativi o distruttivi di certe emozioni soltanto dopo averne fatta esperienza.

Si ricorre allora alla ragione per investigarne le conseguenze; si vede, ad esempio, che un forte attacco di odio, che porta a vedere in una persona una entità assolutamente malvagia, può causare agli altri grande sofferenza e di sicuro non ci rende felici.

Possiamo così distinguere le emozioni che ci rendono felici da quelle che provocano sofferenza. Diventerà allora chiaro che quando emozioni del genere stanno per manifestarsi nuovamente, è meglio non lasciarle andare a briglia sciolta.

Una volta ottenuta una qualche esperienza di questa pratica, la fase successiva consiste nell'affrontare le emozioni QUANDO insorgono. L'elemento cruciale è di liberare le emozioni nel momento stesso in cui insorgono, cosicché non scatenino una catena di pensieri che proliferano fino ad impossessarsi della mente, tanto che ci si sente costretti ad agire, ad esempio ferendo qualcuno. Per fare questo si osserva un pensiero appena formato, nel modo sopra descritto, chiedendosi se abbia una forma, un luogo, un colore e così via, fino a scoprire che la sua natura intrinseca è il vuoto.

Se si acquisisce una certa esperienza di questa procedura, pensieri ed emozioni vanno e vengono senza generare tutta una gamma di pensieri coercitivi, proprio come un uccello che attraversa il cielo senza lasciare traccia, o come un disegno tracciato sull'acqua che scompare immediatamente nel momento in cui viene tracciato.

Per fare questo naturalmente ci vuole una lunga pratica, ma con l'esercizio costante può sicuramente divenire una reazione del tutto naturale. La parola tibetana che si usa per indicare meditazione significa infatti "familiarizzazione". Grazie alla pratica si diventa familiari con questo modo di vedere i pensieri andare e venire. Ci si abitua.
Quando si è ormai sufficientemente esperti, ecco il passo finale: prima ancora che un'emozione possa insorgere si è già talmente pronti ad attenderla che non riuscirà a manifestarsi con la stessa forza di coercizione.

Questo passo è legato alla comprensione, uno stato di trasformazione ormai acquisita, all'interno del quale le emozioni distruttive non riescono ad insorgere con eguale forza....

Chi medita giunge a un punto con l'esperienza, in cui la mente è imbevuta di amore. Diventa una seconda pelle, al punto che l'odio è espulso dal flusso mentale e la possibilità di fare volontariamente del male a qualcuno scompare. L'odio non insorge più e non vi è più nulla da reprimere. Ciò costituisce una conferma della pratica spirituale>>
<< Grazie, ho anch’io un libro di Goleman, “L'intelligenza delle emozioni” e un'altro del Dalai Lama. È una persona molto saggia. Se una persona è ingiusta, se per es. dice ‘non sei normale’ o cose così come si fà a essere gentili?... per me è logico che dopo un po’ si reagisce e si dice cosa si pensa perché se uno tiene tutto dentro poi dopo stà ancora più male o l'aggressività si manifesta diversamente in forma di malattia... è naturale che un uomo ha queste emozioni, il desiderio se qualcuno si innamora non è così negativo dal mio punto di vista.

Anche l’aggressività è un'emozione presente nell'uomo; però è importante non sfogarsi sugli altri, ma fare molto sport, per es., che aiuta a scaricare questa energia negativa.. ..Si. Chi medita raggiunge l’equilibrio nella mente ed una persona equilibrata è una persona che vive meglio con se stessa e gli altri. Inoltre, se si ha intorno persone che ti incoraggiano e ti lodano, si riceve una grande forza, una energia positiva.