Come reagireste se un giorno arrivasse in azienda un amico che stimate e vi dicesse che qualsiasi cosa sia successa fino ad oggi nella vostra vita o nella ditta in cui lavorate è stato solo un sogno? Voi avete lottato, pianificato, costruito, organizzato, vi siete arrabbiati, in mensa avete persino tirato dei piatti in terra per evitare uno sciopero e avete avuto un infarto, ma ora qualcuno vi dice che tutto questo era solo un sogno della Mente Cosmica…
Voi avete studiato molti anni per laurearvi e diventare efficienti e dinamicamente responsabili, per riuscire ad avere il controllo delle situazioni, ma poi vi dicono che non siete voi ad agire, che l’unico libero arbitrio che avete è fittizio, e si limita soltanto a prendere delle decisioni, ma le conseguenze e i risultati non sono nelle vostre mani. Allora, come reagireste?
Prendere consapevolezza della transitorietà e della ineluttabilità della vita, e accettare di essere parte integrante dell’energia dinamica che permea l’universo, significa negare la propria esistenza come entità individuali. Questi concetti rappresentano la verità assoluta, ma siete pronti ad analizzare e accettare un’eventualità simile per poter vivere rilassati e costantemente in pace? Per molti il concetto di non essere gli autori delle proprie azioni rasenta la paranoia, mentre ad altri provoca un profondo senso di sollievo. Chi accetta l’ineluttabile natura mutevole degli eventi e di vivere come testimone non coinvolto, rilassa la mandibola e osserva divertito il via vai ansioso e frenetico di coloro che prendono la vita troppo seriamente, passando il tempo a pianificare inutilmente le proprie sicurezze. Chi accetta l’idea che esista solo la volontà di un disegno cosmico è un saggio, ma viene visto come un eccentrico, mentre il saggio non giudica stravaganti gli altri perché ne accetta la programmazione divina, senza interferire, nonostante noti le inevitabili tensioni, ansie e frustrazioni.
Un saggio rischia spesso di essere etichettato come ‘pazzo’ ma, contrariamente alla norma, il saggio è sempre rilassato, sereno e in pace. Il saggio non si preoccupa di quelle che potranno essere le sue perdite o i suoi guadagni, sia nell’ambito materiale che in quello spirituale, né si interessa dei giudizi degli altri, in quanto è andato oltre ogni vizio e virtù e prende la vita come uno spettacolo estremamente divertente. In ogni società i condizionamenti culturali impongono comportamenti determinati e prefissati, e chi si discosta dalla norma, condivisa dalla maggioranza, con le sue ‘non-azioni’, viene quasi sempre definito un eccentrico quando non addirittura un folle. Se noi tutti iniziassimo tuttavia a pensare come il personaggio principale di questo libro, risulterebbero pazzi e stravaganti tutti quelli che non sono allineati con la verità assoluta, mentre noi, accettando l’Energia Cosmica come nostra guida, vivremmo più rilassati e sereni.
È solo una questione di prospettive e di condizionamenti. Per esempio, in Europa e in particolar modo in Italia, abbiamo accettato il calcio come un gioco nazionale, ma che cosa può pensare un aborigeno australiano che arrivi in Italia per la prima volta e si ritrovi in uno stadio dove undici giovani ne rincorrono altri undici per mandare una palla dentro ad una porta con le reti tra le urla e l’incitamento della folla? L’aborigeno penserà che ventidue pazzi si divertono a rincorrere una palla mentre ventiquattromila folli stanno a guardare. Provate a spiegargli il senso del gioco e noterete il suo scetticismo. È impossibile trovare in astratto un significato a un gioco e altrettanto impossibile è trovare un significato alla vita in quanto anch’essa è solo un gioco, utile a intrattenerci per qualche anno e niente più.
In genere, se qualcuno vi dice che siete stravagante, folle o addirittura pazzo, voi vi risentite. In realtà, se non riuscite a essere leggermente eccentrici o pazzi nella vita, non potrete godervela completamente rilassati. La vita è un gioco e un gioco non ha alcun scopo, ma molti di noi, per sentirsi vivi, ritengono di doversi rendere utili come dei missionari, pronti perfino a morire d’infarto pur di essere efficienti manager. Piuttosto che morire d’infarto sarebbe più saggio lasciarsi fluire con la vita e far morire l’ego. Prendere la vita come un gioco significa vivere rilassati come un saggio e scomparire come entità individuali.
Abbiamo un costante bisogno di spiegare tutto ciò che accade, e non riusciamo ad accettare l’idea che ciò che governa il cosmo possa non avere una ragione o uno scopo prestabilito. Analizziamo ogni evento, persino i sogni che sono ancora più irreali della vita. A che scopo? Cosa importa se avete sognato di essere un gatto o di volare come un ufo? Perché volete trovare una ragione a tutto? Forse perché vi hanno detto che se capite tutto siete dei saggi, ma il vero saggio ha smesso in realtà di cercare di capire e la sua mente pensante è totalmente vuota. La sua pacata serenità è proprio dovuta all’assenza di pensieri, di proiezioni, di preferenze e di reazioni, al contrario della maggioranza di noi che viviamo bombardati da un’interminabile catena di pensieri legati a paure e ansie ed eternamente stressati.
Secondo voi è impensabile vivere rilassati senza pianificazione alcuna? In realtà con la parte della mente pensante totalmente silenziosa riusciremo a concentrare molto meglio la parte della mente lavorativa e concluderemo molto di più in minor tempo.
Gli input dell’Energia Divina sono piuttosto inusuali. L’autunno fa cadere le foglie, la primavera deve farle ricrescere. I giovani studiano per vent’anni, invecchiano e poi muoiono e, nonostante il sovrappopolamento del mondo, ogni giorno nascono nuovi esseri umani che devono ricominciare tutto da capo. Gli studi costano, ma Dio forse non deve essere un economista molto bravo. Ci manda l’input di costruire delle case e poi le distrugge con un ciclone o un terremoto, e voi tentate ancora di trovare una ragione a tutto questo? Se analizzate anche solo questi pochi fatti, arriverete alla conclusione che Dio è leggermente eccentrico, anzi il capo dei folli, ed è meglio quindi non cercare di capire.
Un grande saggio mi ha sconsigliato di condividere con altri la verità assoluta, ma non l’ho mai ascoltato. Continuava a ripetermi che quando si è compreso è meglio tacere e che con il silenzio si comunica molto meglio; ridendo ho insistito che si può tentare di far capire quello che nessuno vuole comprendere e che comunque tentare non nuoce. Ricordo il suo sguardo scettico e rassegnato di fronte alla mia determinazione, mentre insisteva che nel XXI secolo nessuno vuol sentire parlare della dissoluzione dell’ego.
La società odierna sembra fondarsi sul culto della personalità, dell’entità individuale, ognuno di noi sembra tenere più alla propria personalità che ai propri figli, proprio perché ci fa sentire importanti.
Ovviamente, anche se comprendo la saggezza del suo consiglio, non posso agire diversamente da come sono stata programmata e lo faccio con gioia, ma senza aspettative, nel tentativo di rendervi partecipi di come sia possibile vivere in pace.