Testimonianze

L’OSTACOLO STA NEL CREDERE
CHE ESISTA UN OSTACOLO

DAL PUNTO DI VISTA DI UNA TARTARUGA, UN GUFO e UN PORCOSPINO
Di Sandra Percy (Tratto dal libro VERSO DIO RIDENDO –Ed. Milesi)
 

 
 

La tartaruga che si trovava capovolta con il guscio a terra si accorse che il gufo la stava osservando incuriosito.
“Perché mi guardi? Non hai mai visto una tartaruga capovolta?”
“Si, ne ho viste tante, ma nessuna buffa come te! Perché ti agiti cosi tanto?”
“Sto cercando di ritornare com’ero prima”
“Ovunque sei, anche a sottosopra, tu non sei limitata a quel guscio. In te appare il mondo, il cosmo e lo spazio. Tornare come eri, non comporta alcuno sforzo da parte tua. Sei l’immobilità stessa, tutto “ciò che è”, ma continui ad agitarti. Rimani immobile e taci. Ritira la mente e i sensi dentro al guscio”.
“Ma cosa stai dicendo mai?”
“Mi sono confuso, ritira la testa e le gambe dentro al guscio” disse ridendo il gufo.
Appena rimasta immobile, un colpo di vento aiutò la tartaruga a rimettersi con le zampette in terra.
“Grazie, ti sono molto grata. Mi era preso un senso di sgomento e non sapevo più come tornare a quello che sono sempre stata”. Così dicendo la tartaruga iniziò a sgranocchiare una carota, poi ripensandoci chiese al gufo:
“Ma tu sei illuminato?”
“No. Io sono la sorgente della luce. Essendo già la luce perché dovrei cercare di apparire santo o illuminato?”.
Continuando a sgranocchiare la sua carotina fresca, si spianò le rughe del collo e socchiudendo un occhio, la tartaruga domandò perplessa:
“Sei la luce? Allora sei la sorgente dell’intelligenza e della chiarezza, ma vedo che hai un libro sul ramo. Continui a leggere pur essendo la conoscenza stessa? Fammi vedere se sei seduto a gambe incrociate?”
Con le ali Il gufo alzò le piume argentate che ricoprivano le zampe e fece vedere che era semplicemente appoggiato al ramo, poi socchiuse gli occhi per meditare su se stesso.
“Perché chiudi gli occhi?”
“Sono necessari solo dieci secondi per raggiungere la realizzazione. Chiudendo gli occhi non entrano più le immagini del mondo esterno. Nell’universo interiore non esisto che io all’ennesima potenza, il che mi ricarica di energia e fiducia in me stesso. Prova anche tu. Nei prossimi dieci secondi, prova a non permettere ad alcun pensiero di sorgere! Mi raccomando, non lasciare entrare nemmeno un pensiero”.
La tartaruga era già all’interno del suo guscio e fuori era rimasta solo la coda.
“Devi ritirare anche la coda!”
“Perché?’
“La coda serve da antenna e capta ogni forma pensiero che proviene dal cosmo. Tacere non basta”.
“Io non ci riesco”.
“Perché hai pensato ‘Io non ci riesco?’. Per almeno pochi secondi il pensiero dell' io non deve sorgere”.
“Ma non è possibile! Vedo i pensieri che si rincorrono come una lunga fila di formiche indaffarate. Ho visto un campo di carote e uno di lattughina fresca. Insomma sono ossessionata dai pensieri che si rincorrono con i desideri, accavallandosi uno sull’altro”.
“OK. Perfetto. Sii testimone dei pensieri e svaniranno. Se la tua massima aspirazione è quella di vivere in pace e senza pensieri, concentra la mente su un solo desiderio, affinché blocchi la possibilità ad altri desideri di insorgere”.
“Non devo sentirmi coinvolta neppure dai danni che hanno combinato i miei figli o come i vicini avvoltoi hanno ridotto la foresta?”
“Ritira in te l’antenna della televisione. È tutto irreale! È tutto un sogno dell’unica mente”.
Non abituata a un silenzio mentale così profondo, la tartaruga si addormentò. Nel sogno profondo nessun pensiero la riportava alla coscienza del suo corpo rugoso, ma al risveglio pensò subito: “Uh come ho dormito bene! Non ho pensato a niente, ma ora devo andare a cercarmi un’altra carota tenera tenera e spero di non fare tardi altrimenti i porcospini divoreranno tutta l’insalata!” Cosi iniziò a correre in totale confusione.
Il gufo che la stava ancora osservando, spiccò in volo e la raggiunse giusto in tempo salvandola da una palude in cui si stava per cacciare, l’afferrò con il becco per la coda e la mise sotto un cespuglio di fragole, ma nuovamente capovolta.
“Dove corri? Correndo fai come quel cervo muschiato che si era messo a cercare per mare e per terra il profumo che aveva avvertito intorno a lui e che lo mandava in estasi. Un giorno, sfinito dalla ricerca, il cervo si era accasciato al suolo e mentre inspirava l’ultimo respiro, appoggiò il muso sul suo ventre e finalmente si rese conto, un po’ troppo tardi, che quel profumo emanava da se stesso”.
La tartaruga incrociò gli occhi e dopo un breve riflessione disse:
“Sai cosa? In realtà io sto bene a ‘pancia all’aria’!”.
“Si? Perché?
“Perché mi sento uno con il creato e per paura di essere solo questo guscio e i miei pensieri, restando isolata dal mondo, mi immedesimo nel tutto. Osservo il cielo e le nuvole della vita che passano, cambiano forma e poi sono spazzate via dal vento. Il mio respiro mi collega all’infinito e provo una profonda gratitudine!”

INCONSAPEVOLMENTE CONSAPEVOLI
“Mi rimetti con le zampe a terra per cortesia? Anzi, sai dirmi da dove proviene l’energia necessaria per compiere qualsiasi azione?”
Il gufo sorrideva nascondendosi sotto l’ala. “Concentrandoti sull’origine dell’energia che ti permette di compiere ogni azione, resti immersa nel vuoto mentale, e agirai consapevolmente”
“Cosa vuol dire agire consapevolmente?” chiese attonita la tartaruga.
“Significa agire da incoscienti, o inconsapevolmente consapevoli”, commentò il gufo ridendo come un matto, “…volevo dire, non consapevoli di essere gli autori delle azioni. Sì, inconsapevoli dell’io ma consapevoli di Dio che sotto forma di energia ci dà la forza di agire”.
“Ah, allora ‘Non essere arrogante’ significa non dire più ‘L’ho fatto ‘io’”
“Eh già è vero. Essere il proprio Sé rappresenta la vera conoscenza”.
“E il vero peccato in cosa consiste?”, chiese la tartaruga rosicchiando una fragola che le era caduta in bocca.
“Il peccato consiste nel pensare di essere qualcosa di diverso da Dio”.
“Ma devo meditare per capire tutto questo?”
“L’Energia Divina stessa, a un certo punto della vita, ci porta a credere di aver deciso noi di purificare la mente grazie a una tecnica o un mantra, mentre invece è sempre l’Energia Divina a purificarla o a creare il vuoto mentale. Rivolgendo la mente all’interno, ritirandola nel liquido amniotico della Coscienza, possiamo renderci conto che è solo l’anima ad agire L’esperienza di vuoto mentale serve da zattera per attraversare l’oceano della sofferenza e potrai utilizzarla soltanto se rinunci a compiere sforzi. Finché ti sforzi non potrai riconoscere l’esperienza dell’illuminazione. In pratica devi soltanto riconoscere l’esperienza che è sempre presente, quindi non è così difficile!”.
“Sono realizzato”, anzi “Sono Dio”
Mentre la tartaruga se ne stava a osservare un’altra fragola come il testimone, arrivò il porcospino che vedendola in uno stato di alterata coscienza, rizzò subito gli aculei dell’invidia che avevano iniziato a produrre anche una bava acidognola in bocca.
“Non ti vergogni di startene lì a pancia all’aria mentre io vado al lavoro in città? Non lo vedi che sei rimasta nuda come un bruco ed esponi la parte più tenera del guscio? Vergognati!”.
“Vedi, la mia mente, fino ad oggi è stata un ricettacolo di desideri insoddisfatti. Ma il gufo mi ha detto che se da ora in poi, saprò concentrarmi su un unico desiderio, tutti gli altri si dilegueranno. Il desiderio di realizzazione supera ogni altro, ed è l’unico in grado di procurarci la vera soddisfazione”.
Il porcospino arricciò il naso e inspirando profondamente le disse: “Lo so da sempre che l’essenza della realizzazione è già presente, ed è possibile scoprirla istantaneamente anche mentre si beve un caffè. Non esistendo un ‘io’ separato, non ci resta che identificarsi con il Sé, affermando ripetutamente: “IO sono Dio”. La verità, equivale a riconoscere chi siamo. Siamo già quello che cerchiamo! La verità più sublime non è scritta nelle scritture perché è intimamente vicina. Se le Sacre Scritture ne parlassero apertamente, la caccia al tesoro nascosto dentro ognuno di noi sarebbe già finita insieme al divertimento della ricerca. Insomma, niente di nuovo sotto questo punto di vista!”
La tartaruga si era spazientita: “Dimmi piuttosto, credi d’essere Dio o un porcospino?”
Il porcospino si chiuse a riccio.