TESTIMONIANZE:

GUERRA PER IL TEMPIO buddhiSTA

(Tratto da “Repubblica-Metropoli” di Roma, 25/3/2007).
 

La Comunità Srilankese di Roma è scesa in piazza per difendere il proprio tempio, acquistato per mezzo di una colletta tra gli immigrati e un mutuo bancario. La ma­nifestazione è l'ultimo sviluppo di una battaglia legale tra la comunità ed il monaco Molli­goda Dheerananda. La storia inizia 7 anni fa, quando gli immigrati srilankesi della capita­le decisero di acquistare l'edificio di via Mandas 2, nel quartiere Casilino, per usarlo come luogo di culto per i fedeli buddhisti Theravada. Al momento di stipulare il mutuo, dovendolo intestare ad una persona fisica, si decise che quella persona fosse il monaco, affiancato per le garanzie da un comitato di dieci esponenti della comunità. La spesa per quello stabile era di 280 milioni: 130 furono raccolti attraverso una colletta, gli altri 150 venivano dal mutuo. Nel frattempo era stata fondata e registrata l'associazione Comunità buddhista Theravada in Italia e il monaco si era impegnato, una volta restituito l'intero mutuo, a intestare la proprietà e la gestione del tempio a quella associazione. Tre anni fa, però, accade un fatto che mette in allarme la comunità. Il monaco si fa promotore di una colletta per aiutare le famiglie srilankesi colpite dallo tsunami del dicembre 2004; gli immigrati contribuiscono, ma più tardi scoprono che quei loro risparmi in Patria non sono mai arrivati né come soldi né come aiuti umanitari: «Ci siamo informati in banca - racconta il si­gnor Piyasena, dell'associazione, e abbiamo scoperto che il monaco aveva saldato la differenza da restituire per il mutuo del tempio». A quel punto, si è chiesto aiuto all'ambasciata, che ha promosso un incon­tro, nel corso del quale Molligoda avrebbe do­vuto firmare per intestare il tempio alla Comunità buddhista Theravada. «Quel giorno – spiega Ananda Seneviratne, dell' Associazione "Sri Lanka in Italia" - il monaco non si è presentato e, con un fax all'ambasciata ha fatto sapere che si trovava in Sri Lanka. Allora, ci siamo rivolti all'avvocato Maurizio Romagnoli per tentare di far cambiare l'inte­statario del tempio, bloccarne un' eventuale vendita e accertare che fine avevano fatto i soldi destinati alle vittime dello tsunami». La polemica si è fatta sentire oltre Roma. «Abbiamo saputo della protesta da un canale satellitare srilankese – dice Athula Se­nanayake, che vive a Milano - È una lotta giusta, perché la comunità rischia di perdere il suo luogo di preghiera. Stiamo cercando di convincere il monaco ma, dopo tanti tentativi, l'unica risposta è il suo rifiuto di riconoscere il tempio come proprietà del Comitato. Un monaco non deve mai essere causa di dolore per nessun essere vivente: invece ora la nostra comunità di Roma sta risentendo del suo comportamento».
 

COMMENTO: Noi non vorremmo mai commentare fatti come questo, anche perché la verità della storia può essere un vero arcano. Resta solo da dire che, come tutte le cose di questo mondo, quando nel Dharma del Buddha cominciano ad entrarvi di mezzo fattori economici e interessi commerciali di parte, perfino esso ne viene inquinato… ed in maniera assai terribile. Perciò, auguriamo a tutti i veri praticanti di non lasciarsi tentare da desideri di istituzionalizzare e ingrandire il loro Centri, ma di far vivere l’autentico Dharma in piccole strutture, senza costi e senza guadagni. Un po’ come facciamo noi, ed ora il perché abbiamo scelto di fare così, risulterà meglio chiaro a tutti.