IL SENTIERO DEL BODHISATTVA,

di Subhana Barzaghi Sensei –  (Da "Gli Insegnamenti del Buddha Compassionevole", edito da Edwin A. Burtt, 1955, p. 194-204) 

[Questo testo mostra alcuni dei più fondamentali e delicati problemi religiosi e perciò dovrebbe essere letto, citato e analizzato con attenzione- Tradotto in Italiano da Aliberth – Centro Nirvana – Roma -Tutelato in base ai diritti d'autore, questo documento appartiene a Subhana Barzaghi Sensei, Kuan-Yin Zen Center, NSW, Australia – Ed. ‘Mind Moon Circle, Sydney Zen Centre, 251 Young St., Annandale, Sydney, NSW 2038, Australia]. ---------------------------------------------------------

 

La Realtà Ultima Trascende tutto ciò che può Essere espresso in Parole… 

L’ideale del Bodhisattva è specifico al Sentiero del Mahayana. Bodhi significa il risvegliato, sattva significa ‘un essere’. Insieme essi significano una persona risvegliata e che è deputata alla liberazione ed al benessere di ogni essere umano e di tutte le creature._ 

 

Il documento, qui impiegato in forma abbreviata, presenta l'insegnamento di Hsi-Yun, uno dei maestri Ch'an (o Zen) che visse circa verso l’840 d.C.- Il suo insegnamento è riportato da P'ei Hsiu, un erudito ufficiale che sotto Hsi-Yun divenne un suo discepolo. Esso ci mostra una più comprensiva rivelazione della filosofia Ch'an. 

All’inizio, esso difende la dottrina che ora ci è familiare, e cioè che solo la mente universale è reale. Questa conclusione è usata poi per spiegare il perché si deve abbandonare la ricerca sterile che non produce niente; la mente universale è realizzata con la cessazione di ogni ricerca e lasciandoci alle spalle le relative discriminazioni analitiche in cui confidiamo. Questo punto è raggiunto in un lampo di improvviso risveglio. 

Ma a questo punto l’argomento cambia. Si suppone che il lettore ora sia pronto per vedere egli stesso quella mente, e le categorie con cui egli è stato edotto sono auto-contraddittorie. La vera verità sta dietro ad ogni tipo di espressione verbale. La conclusione è spietatamente applicata anche alle così centrali idee buddhiste, come quella del Dharma. Il Buddha, ovviamente, fu ben consapevole della verità di questi argomenti, ma nella sua compassione lui comunicò le parziali intuizioni; il loro scopo era di condurre le persone ad uno stadio in cui esse potessero ottenere questa forte e piena comprensione. 

Di nuovo si cambia, e questa volta vi è la totalmente irrazionale tecnica di usare le parole, per non rispondere alla domanda dell’osservatore, ma di scoraggiarlo dal chiederle. Si spera che lui ora possa essere in grado di avere la consapevolezza che la vera difficoltà non sta tanto nel fatto che le sue domande siano incontestabili, quanto nel suo costante stato mentale che lo spinge a fare domande. Questo stato – confidando nella ragione analitica - è precisamente ciò che sta oltre da ciò che gli serve per risvegliarsi. 

Il procedimento di questo saggio costituisce una drammatica sfida ai presupposti della filosofia Occidentale come si può ben immaginare.  (Prefazione di Edwin A. Burtt)

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Il Maestro mi disse: "Tutti i Buddha e tutti gli esseri senzienti non sono nient’altro che la mente universale, oltre la quale nulla esiste. Questa mente, che è sempre esistita, è indistruttibile e non-nata. Non è verde né gialla, e non ha forma né aspetto. Non appartiene alle categorie delle cose che esistono o non esistono, né può essere considerata come se fosse nuova o vecchia. Non è lunga né corta, né grande né piccola, ma essa trascende tutti i limiti, le misure, i nomi, le parole, ed ogni metodo di trattarla in modo concreto. È la sostanza che vedete davanti a voi – però se cominciate a ragionare su di essa, cadrete subito in errore. È come l’illimitata vacuità che non può essere compresa né misurata. Solo questa mente universale è il Buddha e non c'è distinzione tra i Buddha e gli esseri senzienti, ma gli esseri senzienti sono legati alle particolarità delle forme e così essi cercano il Buddha fuori da se stessi. A furia di continuare a cercarlo, essi producono l’effetto contrario di smarrirlo, perché ciò è usare il Buddha per cercare il Buddha ed usare la mente per afferrare la mente. Anche se facessero del loro meglio per un intero kalpa, essi non saranno capaci di raggiungerlo. Essi non sanno come bloccare i loro pensieri e quindi dimenticare la loro ansia. Il Buddha è direttamente di fronte a loro, perché questa (universale) mente è il Buddha ed il Buddha è tutti gli esseri viventi. Ed esso non è meno valido quando è manifestato negli esseri ordinari, né è più grande quando è manifestato nel Buddha. 

"Quanto ai meriti, che sono innumerevoli come (i granelli di) le sabbie del Gange, che vengono dal compiere le sei paramita (perfetti doveri) e il vasto numero di pratiche simili, poiché siete fondamentalmente completi in ogni aspetto, voi non dovreste tentare di completare quella perfezione con pratiche insignificanti. Quando c'è l’occasione, cercate di compiere atti di carità, e, quando non c’è l'occasione, rimanete inerti. Se non siete pienamente convinti che questa [mente] è il Buddha, e siete attaccati alle forme, pratiche e adempimenti con cui ottenere il merito, il vostro modo di pensare non ha collegamento con la realtà ed è alquanto incompatibile con la Via.   

"La mente È il Buddha, e non c’é è alcun altro Buddha né alcuna altra mente. Essa è luminosa ed immacolata come il vuoto, non avendo nessuna qualsiasi forma o apparenza. Avvalersi della mente per pensare [nel senso ordinario della parola] è come lasciare la sostanza ed attaccarsi alle forme. Il Buddha che è sempre esistito non mostra nessun tipo di attaccamento alle forme. Praticare le sei paramita e le innumerevoli pratiche simili con l'intenzione di divenire un Buddha fa perciò andare avanti nei livelli, ma il Buddha che è sempre esistito non è il Buddha dei livelli.  Solo ci si svegli alla mente universale, e si comprenda che non c'è nient’altro che debba essere raggiunto. Questo è il vero Buddha. Il Buddha e tutti gli esseri senzienti sono soltanto la mente universale e null’altro.... 

"La mente universale non è la mente [nel senso ordinario del termine], ed è totalmente libera e distaccata dalla forma. Quindi è così sia nei Buddha che negli esseri senzienti. Se questi ultimi potessero soltanto liberarsi dal pensiero analitico (ruminazione mentale), essi potrebbero aver già realizzato tutto. 

"L’originale natura-di-Buddha, in tutta verità, non è niente che si possa imparare. Essa è vuota, onnisciente, silenziosa, pura; è pace gloriosa e misteriosa, e questo è tutto ciò che si può dire.  Voi dovete svegliarvi ad essa, andandovi in profondità. Ciò che è davanti a voi è là in tutta la sua interezza e non ha niente di cui sia privo. Perfino se, stadio per stadio, voi sarete in grado di superare tutti i livelli del progresso di un Bodhisattva verso la Buddhità, quando almeno con il solo bagliore del pensiero sarete arrivati alla piena realizzazione, voi avrete realizzato soltanto la vostra originale Buddha-natura e, con tutti i successivi stadi, non avrete aggiunto una sola cosa ad essa. Dopodiché considererete meramente tutti quei lunghi kalpa di lavoro e conseguimento nient’altro che azioni irreali compiute in un sogno..... 

"La mente pura, la fonte di tutto, risplende su tutto con lo splendore della sua stessa propria perfezione, ma le persone del mondo non si risvegliano ad essa, considerando come mente solo ciò che vede, sente, tocca e conosce. Poiché la loro comprensione è velata dalla loro propria vista, udito, sensazione, e conoscenza, esse non percepiscono lo splendore spirituale della pura sostanza originale. Se solamente potessero eliminare il loro pensare analitico (il ragionamento mentale) quella sostanza originale in un lampo si manifesterebbe come il sole che ascende nello spazio vuoto e che illumina l'intero universo senza ostacoli o limiti. Perciò, se gli studenti della Via solamente considerassero la vista, l’udito, la sensazione, il tatto e la coscienza, come loro [proprie] attività, venendo privati di queste percezioni, verrebbe tagliata la loro via verso [la comprensione del] la mente e loro non troverebbero alcun luogo tramite cui entrare. Voi non dovete far altro che riconoscere che la vera mente si esprime in queste percezioni, anche se da un lato non è dipendente da esse, né separata da esse dall'altro. Voi non dovreste cominciare a ragionare su tali percezioni, né permettere che il vostro pensiero scaturisca a causa loro, e però voi dovreste frenarvi dal cercare una mente universale separata da esse o abbandonarle nella vostra ricerca del Dharma. Non dovete mantenere nessuna presa su di esse, né abbandonarle, né indulgervi e né distaccarvene, ma esistere indipendentemente dall’analisi su tutto ciò che è sopra, sotto, o intorno a voi. Dato che non vi è nessun luogo in cui la Via non possa essere perseguita. 

"Quando le persone del mondo ascoltano le istruzioni per la Via, tutti i Buddha proclamano la dottrina della mente universale. Se si sostiene che c'è qualcosa che debba essere raggiunto separatamente dalla mente e, quindi, la mente viene usata per cercare questa cosa, ciò implica un errore di comprensione, poiché la mente e l'oggetto della sua ricerca sono una cosa sola.  La mente non può essere usata per cercare qualcosa dalla mente, perché neanche dopo milioni di kalpa arriverebbe mai il giorno del successo. Tale metodo non può essere messo a paragone con il fermare immediatamente del tutto il pensiero analitico (il ragionamento mentale), che è il dharma fondamentale. Immaginate un principe che non abbia capito di avere una perla sulla fronte (che lui pensava di aver perso), e che si mette a cercarla dappertutto; benché egli possa attraversare l'universo intero, lui non la troverebbe mai. Ma se un individuo intelligente gliela indicasse, lui immediatamente capirebbe che essa era sempre stata nel suo vecchio posto. Perciò, se gli studenti della Via si sbagliano sulla loro propria vera mente, non riconoscendola come il Buddha, essi la cercheranno di conseguenza altrove, indulgendo nelle varie pratiche e conseguimenti, e contando su tale progresso graduale per raggiungere la realizzazione. Ma dopo eoni ed eoni di diligente ricerca, essi ancora non saranno in grado di raggiungere la Via.  

 

"Tali metodi non possono essere paragonati al bloccare immediatamente ogni pensiero analitico (il ragionamento mentale), nella certezza che non c'è niente che abbia esistenza assoluta, nulla su cui fare presa, nulla su cui contare, nulla in cui indulgere, nulla di soggettivo od oggettivo. È non permettendo che si generi il pensiero sbagliato che si potrà realizzare l’Illuminazione-Bodhi  e, al momento della realizzazione, non avrete realizzato nient’altro che il Buddha che è sempre esistito nella vostra stessa mente. Ci si renderà conto così di aver sprecato interi kalpa di sforzi, molti sforzi, proprio come quando il principe della parabola trovò la perla ed egli scoprì che per tutto il tempo essa era stata sulla sua propria fronte, e che la sua scoperta non era dipesa dai suoi sforzi di trovarla altrove.... 

"Se gli studenti della Via desiderano diventare dei Buddha, essi non hanno alcun bisogno di studiare qualcosa del Dharma. Essi dovrebbero soltanto studiare come evitare di dover cercare e soprattutto non aggrapparsi a niente. Se non si cerca nulla, la mente rimarrà nel suo stato 'non-nato' e, se non ci si afferra a nulla, la mente non andrà verso il processo della distruzione.  Ciò che non è nato né distrutto, è il Buddha. Gli ottanta-quattromila metodi per contrattaccare le ottanta-quattromila forme dell’illusione sono soltanto modi di dire per attirare le persone verso la conversione. In realtà, nessuno di essi esiste. Solo l’abbandono [di tutto] è il Dharma e colui che capisce questo è un Buddha, ma la rinuncia a TUTTE le illusioni non lascia neppure un Dharma su cui fare presa. 

"Se lo studente della Via desidera capire il vero mistero, ha solamente bisogno di scacciar fuori dalla sua mente l’attaccamento verso qualunque cosa. Dire che il reale Dharmakaya (sostanza essenziale) del Buddha è come il vuoto, significa che esso è davvero vuoto e che in effetti la vacuità è il Dharmakaya.... Il vuoto ed il Dharmakaya non differiscono uno dall'altro, e neanche gli esseri senzienti ed i Buddha, il mondo fenomenico e il Nirvana, o l’illusione (maya) e lo stato illuminato (Bodhi). Quando tutte quelle forme sono lasciate alle spalle, questo è il Buddha.  Le persone ordinarie si guardano intorno, mentre i seguaci della Via guardano nelle loro proprie menti, ma il vero Dharma è dimenticare tanto l'esterno che l'interno. Il primo è abbastanza facile, ma il secondo molto più difficile. Gli umani hanno paura di dimenticare le loro proprie menti, temendo di cadere nel vuoto non avendo più nulla a cui aggrapparsi. Essi non sanno che il vuoto non è veramente il vuoto, ma il vero reame del Dharma. Questa natura spiritualmente illuminata è senza inizio o fine, antica come lo spazio, non è soggetta a nascita né a distruzione, che non occupa spazio, che non ha interno né esterno, né misura né forma, né suono né colore e né é esistente né non-esistente, né contaminata né pura, né rumorosa né silenziosa, e non è vecchia né giovane. Essa non può essere osservata né cercata, non può essere afferrata dalla saggezza né dalla conoscenza, né spiegata a parole, né toccata materialmente, e né può essere raggiunta per mezzo di conseguimento di meriti.... 

"Se un uomo, quando sta per morire, potesse considerare i cinque aggregati della sua coscienza solamente come vuoto, i quattro elementi che compongono il suo corpo come non costituenti un ego, la sua vera mente come senza forma ed immobile, la sua vera natura non come un qualcosa che ebbe origine con la sua nascita e che perirà alla sua morte, ma come se rimanesse improvvisamente immobile, la sua mente e gli oggetti della sua percezione come un’unità - se egli potesse solamente risvegliarsi a questo in un lampo e potesse rimanere liberato dagli ostacoli del Triplice Mondo (cioè, passato, presente e futuro), egli sarebbe veramente uno che potrà lasciare il mondo senza la più debole tendenza verso la rinascita. Se lui potesse avere la meravigliosa visione di tutti i Buddha che vengono a dargli il benvenuto, circondati da una sorta di splendore e però non dovesse sentire nessun desiderio di andare verso di loro; se lui dovesse vedere ogni sorta di forme malvagie intorno a lui e però non dovesse sentire affatto paura, ma rimanesse dimentico di se stesso ed uno con l'Assoluto, egli realizzerebbe davvero lo stato del senza-forma.... 

"Poiché la mente del Boddhisatva è come il vuoto, da essa tutto viene abbandonato. Quando il pensiero analitico (ruminazione mentale) riguardo al passato non ha luogo, ciò è l’abbandono del passato. Quando il pensiero analitico e ruminativo riguardo al presente non ha luogo, ciò è l’abbandono del presente. Quando il pensiero analitico e ruminativo riguardo al futuro non ha luogo, ciò è l’abbandono del futuro. Questo stato è chiamato l'abbandono completo del Triplice Mondo.   

"Fin dal tempo in cui il Tathagata iniziò Kasyapa al Dharma, fin ad ora, la trasmissione mistica è sempre stata da mente a mente, però queste menti erano identiche l'una con l'altra. Una vera trasmissione del vuoto non può essere fatta attraverso le parole, ed ogni trasmissione in termini concreti non può essere quella del Dharma. Quindi, la trasmissione mistica è stata fatta da mente a mente e quelle menti erano identiche l'una con l'altra. È difficile entrare in contatto con un’altro che sia capace di trasmettere, o con ciò che è trasmesso, ecco perché questa dottrina non è stata ricevuta da molti. In realtà, tuttavia, la mente non è realmente la mente ed il ricevimento della trasmissione non è realmente un ricevimento... 

"Quando il Tathagata era vivo, lui desiderava predicare il Veicolo della Verità, ma le persone non lo credevano e, facendosi beffe di lui, poi sarebbero state immerse nel mare del dolore.  D'altra parte, se non avesse detto niente, ciò sarebbe stato molto egoistico, e lui non sarebbe stato in grado di diffondere estesamente la conoscenza della misteriosa Via per il benessere di tutti gli esseri senzienti. Quindi lui adattò il conveniente 'Insegnamento dei Tre Veicoli’ (Sravaka, Pratyekabuddha e Buddha). Poiché, tuttavia, questi Veicoli includono sia i maggiori che i minori, inevitabilmente ve ne sono di più profondi e di meno profondi (nell'insieme dell'insegnamento). Nessuno di essi però rappresenta il vero Dharma. Quindi è detto che c'è solamente una Via per l’Unico-Veicolo, e ovunque vi sia una divisione in questo o quello, non c'è la verità. Tuttavia, non c'è alcun modo per esprimere la mente universale. Perciò il Tathagata chiamò Kasyapa al Seggio della Legge e gli ordinò di praticare questo ramo del Dharma in una maniera separata, dicendo che, quando è ottenuta una comprensione silenziosa di esso, lo stato di Buddha è così ottenuto." 

"Riguardo alla nostra Setta Dhyana (Ch'an o Zen), da quando all’inizio fu trasmessa la dottrina, non si è mai insegnato che le persone debbano cercare la conoscenza [empirica] o scoprire le spiegazioni sulle cose. Noi parliamo di 'studiare la Via' usando la frase soltanto come un termine per risvegliare l'interesse delle persone. In realtà, la Via non può essere studiata. Se le persone mantengono concetti basati su uno studio [che riguarda i fatti], essi daranno solamente luogo ad una Via che resterà totalmente fraintesa"..... 

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Domanda: "Poiché non c’è nulla su cui aggrapparsi, come si dovrebbe trasmettere il Dharma?" 

Risposta: "Esso viene trasmesso da mente a mente". 

Domanda: "Se per questo scopo è usata la mente, come si può dire che la mente non esiste?" 

Risposta: "Poiché non si ottiene assolutamente niente, ciò è chiamato ricevere la trasmissione da mente a mente". 

Domanda: "Se non c’è nessuna mente e nessun Dharma, cosa significa 'la trasmissione'?" 

Risposta: "Poiché le persone sentono parlare di trasmissione da mente a mente, esse credono che voglia significare che c'è qualcosa che si debba ottenere, come disse Bodhidharma: 

 

"Quando la natura della mente, è finalmente compresa, 

Nessuna parola o termine umano può afferrarla o delimitarla. 

La vera illuminazione non è qualcosa che si possa ottenere, 

E colui che la raggiunge non può dire di conoscerla...' 

"Se io riuscissi a chiarirvi questo, dubito che voi potreste fermarvi a tale conoscenza"..... 

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"Se voi, ora come in ogni momento, sia sedendo, stando in piedi, camminando, o giacendo, solamente vi concentrerete sull’eliminazione del pensiero analitico (la ruminazione mentale), col tempo alla fine voi scoprirete inevitabilmente la verità. Poiché la vostra forza è insufficiente, voi ora non siete in grado di andare oltre la sfera del fenomenico con un solo salto ma, dopo tre, cinque, o forse dieci anni, certamente avrete fatto un buon training e sarete in grado di andare avanti da soli. È proprio perché ora voi non siete capaci di questo [cioè, di eliminare il pensiero analitico ruminativo] che [sentite] la necessità di usare la mente per 'studiare il Chan e la Via'.  Come potrà aiutarvi il Dharma? Perciò è detto: 'Tutto ciò che è stato detto dal Tathagata, lo fu allo scopo di influenzare gli umani'. Fu come usare foglie gialle al posto dell’oro per far smettere di piangere un neonato, e non era decisamente la verità. Se voi lo prendete per qualcosa di reale, voi non siete della nostra "nétta, e inoltre, che relazione può avere ciò col vostro Sé reale?  Perciò il sutra dice: '[Il sapere che] in realtà non c'è la minima cosa che possa essere afferrata è chiamato la suprema e perfetta saggezza'. Se riuscite a capire questo significato, allora potrete vedere che la Via del Buddha e la Via del Demonio sono ugualmente errate. In realtà, tutto è puro e brillante, non c’è niente di quadrato o rotondo, grande o piccolo, lungo o breve; esso è oltre la passione e i fenomeni, l'ignoranza e l’illuminazione"..... 

         Avanzando nella sala pubblica, [la Sua Riverenza] disse ancora: 

"La conoscenza di moltissime cose non può neanche paragonarsi con l'eccellenza del rinunciare alla ricerca. Il saggio è uno che si pone aldilà del mondo dell’oggettività. Non ci sono tipi diversi di mente, e non c'è nessuna dottrina che possa essere insegnata." 

         Allorché non vi fu più niente da dire, tutti andarono via... 

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MU- (La Vacuità)

“Mu” è un termine che nello Zen è usato per descrivere il "vuoto" o la "non-esistenza". Questo è quello che un praticante di zen spera di raggiungere e comprendere. L'universo è in un flusso continuo di cambiamenti. Nulla mai vi resta immutato. Finché noi continueremo a desiderare noi staremo sempre soffrendo. Se si desidera di non soffrire, il desiderio deve essere eliminato dalla propria vita. A livello fisico, tutti gli esseri senzienti sono costretti a soffrire a causa di nascita, malattia, vecchiaia, e morte. L’intero complesso corpo-mente è in uno stato di continuo soffrire.  Qui sotto, il terzo segno saliente suggerisce che al centro di tutto c'è un vuoto. Se invero noi siamo composti dei cinque aggregati (skandha), si troverà che all’interno o dietro ad ognuno di questi elementi non si potrà trovare nessuna ego-entità. Il quarto segno suggerisce che noi tutti siamo ‘mu’. Siccome per esistere tutto dipende da altri fattori, tutti sono senza un centro o senza una realtà sostanziale. Il termine ‘mu’ dà un nome a questa spiegazione. 

 

1). Un individuo è composto di cinque skandha: 

              A. forma     

              B. sensazioni 

              C. percezioni 

              D. formazioni volizionali 

              E. coscienza 

        

        2). Il Buddha insegnò che tutti i fenomeni sono marcati con quattro segni salienti: 

               A. impermanenza, (anitya) 

               B. sofferenza, (duhkha) 

               C. assenza di sé (o ego), (anatma) 

               D. vacuità, (sunyata) 

“Mu” è come quando si vede un cerchio di luce in una stanza oscura. Con nostra sorpresa, noi alla fine scopriamo che il cerchio era una realtà provocata da un bambino che faceva girare un bastoncino di incenso ardente nella stanza scura. Il cerchio era soltanto una illusione generata nella mente, e tutti i fenomeni non sono altro che così. Ciò dipende da una certa serie di cause e condizioni che li fa esistere, o sembrare di esistere. Perfino noi, non siamo una eccezione a questo principio. "La forma è vuoto". Ciò che troviamo al cuore di tutte le cose è il vuoto. I nostri stessi componenti di base sono così. Ciò fa sì che io e voi si possa essere uguali, ma ciò che voi siete e quello che io sono, è composto di differenti condizioni. Ecco perché ciascuno di noi ancora una volta diviene responsabile delle nostre proprie azioni.  

‘Mu’ deve essere realizzato in ogni momento della nostra vita. L’intelletto arriverà a capire ‘mu’, ma bisogna sapere che ‘mu’ è la realtà. Il passo successivo per noi, dopo questa realizzazione è comprendere che le cose sono quelle che sono. Questo passo è chiamato la Via di Mezzo (Jap: Chudo). E’ una realizzazione complessa provocata tramite un processo di pensiero profondo. Nel capitolo, esso è descritto così: "in realtà non -esistente, ma misteriosamente esistente". La Via di Mezzo ci insegna ad evitare gli estremi ed a riportare la praticità nella vita del praticante. La Via di Mezzo riporta anche una certa armonia nella nostra vita. 

 

       "Prima che un uomo studi lo Zen, una montagna è una montagna; 

       dopo che egli ha trovato l’insight, una montagna non è una montagna. 

       Quando poi egli realmente comprende, una montagna è una montagna" 

 

Lo Zen insegna che la fonte di ogni sofferenza origina dai desideri. È interessante sapere che lo Zen predica perfino che la sofferenza può sorgere anche quando si desidera la non-esistenza. Il non-attaccamento a nessun tipo di desideri è l’assoluto. Essere attaccati alla non-esistenza può condurre uno al distacco. La saggezza deve includere la compassione, e l’azione deve essere senza sforzo; il Tao Te Ching lo dice chiaramente, "Il saggio non fa niente, ma non c'è niente che egli non faccia". _ 

 

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LA MEDITAZIONE ZEN-TAOISTA DEL 'NAIKAN' E DEL RESPIRO ENERGETICO

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Hakuin era una persona macilenta e malaticcia. Alla fine, la ricerca di una cura lo condusse da Hakuyu, un saggio Taoista che viveva in un remoto ed etereo ambiente montano. Commosso dalle persistenti suppliche di Hakuin, Hakuyu lo istruì nel naikan (letteralmente 'sguardo-interno'), un metodo di circolazione della energia vitale nel corpo; basato sull'alchimia Taoista. Ecco, qui di seguito, alcuni brani da queste istruzioni:

"… anche questo è Zen.. E' essenziale mantenere fresche le parti superiori del corpo e calde le parti basse. Devi sapere che, per nutrire il corpo, è obbligatorio che l'energia vitale venga prodotta per colmare le parti basse. Spesso l'a gente dice che il divino elisir è la distillazione dei cinque elementi, ma essa ignora che i cinque elementi (acqua, fuoco, legno, metallo e terra) sono associati con i cinque organi dei sensi (occhi, orecchie, naso, lingua e corpo). Come si possono unire questi cinque organi allo scopo di distillare il divino elisir? Per questo, abbiamo la legge dei cinque sensi che non escono fuori (cioè, quando gli occhi non guardano, le orecchie non odono, la lingua non gusta, il naso non odora, il corpo non prova emozioni) ed, infine, quando la coscienza non emette pensieri sconsiderati, allora l'originaria turgida energia si accumula nei vostri stessi organi di senso. Questa è la vasta 'energia-fisica' di cui parla Mencius. Se attiri quest’energia e la concentri nello spazio sotto l'ombelico, la distilli per anni, la proteggi al massimo e la nutri costantemente, allora prima ancora che tu lo riconosca come fonte di energia, l'universo stesso diventerà una massa circolante di questo enorme elisir. Dopo, potrai risvegliarti al fatto che tu stesso sei un saggio divino con una vera immortalità, uno che è 'non-nato' prima ancora che la terra ed il cielo fossero formati, e che non morirà nemmeno dopo che lo spazio vuoto sarà svanito."

"Se il praticante, durante la sua meditazione, si rende conto che i quattro grandi elementi (acqua, fuoco, terra, aria) sono in disarmonia, e mente e corpo sono stanchi, egli dovrebbe scuotersi e fare questo tipo di meditazione. Dovrebbe visualizzare la corona del suo capo, con sopra il celestiale unguento, grande come un uovo d'anatra, di aroma puro e di colore trasparente. (Ciò forse è già sufficiente per immaginare questo 'unguento' come la pura energia vitale). Egli dovrebbe sentirne l'essenza ed il suo sapore squisito mescolarsi e filtrare giù, attraverso la sua testa, con un flusso che permea verso il basso e che inondi le spalle ed i gomiti, il petto o le mammelle, fin all'interno del torace, dei polmoni, stomaco e fegato, e tutti gli organi interni, nonché i sei sensi rivoltati all'interno che seguono la mente verso il basso. Bisogna sentire come un suono di acqua sgocciolante. Filtrando e colando attraverso tutto il corpo, questo flusso scende dolcemente fino alle gambe, fermandosi alla punta delle dita dei piedi. Proprio come un esperto fitoterapista mette insieme erbe di rara fragranza e le mette a bollire in una pentola, così il praticante sente che dal profondo

dell'ombelico egli sta facendo bollire in sé questo elisir di pura energia mentale.

Quando questa meditazione è stata eseguita, vi saranno esperienze psicologiche di un’immediata e squisita sensazione di benessere in tutto il corpo, ed una indescrivibile sensazione di fragranza sulla punta del naso. Mente e corpo diventeranno armonizzati e miglioreranno la loro consueta condizione, verso il massimo del benessere e della gioventù... Gli organi saranno pacificati e la pelle impercettibilmente comincerà a risplendere. Se la pratica viene portata avanti senza interruzione, ogni malattia sarà guarita, ogni potere mentale sarà acquisito e sarà raggiunta la perfezione della Via. In più, gli "addestrati-Zen" si trovano su un piano perfino più elevato. Dato che essi puntano a trascendere la dualità e diventare una cosa sola con "tutto ciò che è", la terapia corporea Zen include una dimensione in più: Preparare il corpo alla sua inevitabile morte. Questo processo coinvolge la ricerca ed il raggiungimento, all'interno della persona, del subconscio e dell'inconscio per poter permettere la "liberazione" dai traumi repressi e repressivi, sia fisici che emozionali, che hanno generato a suo tempo le aberrazioni nel corpo e nella mente. Queste cicatrici fisiche ed emotive lasciate dai traumi passati, impediscono la transizione agevole dell'energia vitale, dal momento in cui sono apparse, in poi. La detergente purificazione psicofisica della terapia corporea Zen facilita il naturale rilascio dell'energia vitale, fino al momento della morte. Una persona può facilitare il rilascio dei blocchi intasati, per mezzo dell'uso delle visualizzazioni e della respirazione, onde generare e focalizzare l'energia necessaria a risolvere i blocchi del corpo. Il filosofo Cinese Chang Chung-yuan esprime queste idee sulla respirazione Taoista:

       “Si deve avere una genuina idea mentale riguardo al movimento del respiro. Inspirando, bisogna lasciar scendere questa idea, dalla regione del cuore giù fino alla regione dei reni, che sono l'oceano del respiro. Espirando, bisogna far risalire l'idea dall'estremità posteriore della colonna spinale fino alla regione del cuore. Poi si deve perfezionare la circolazione minore. Naturalmente il respiro non può passare realmente attraverso la spina dorsale e l'addome, ma l'invio della "idea" lungo il percorso della circolazione minore è assai somigliante al percorso del respiro, che si spinge in queste aree. Possiamo far riferimento a questo movimento come ad una corrente termica, che si propaga lungo la circolazione, spinta dalla nostra forza mentale. La stessa cosa accade per la circolazione maggiore; si guida la corrente della nostra ideazione, dalla punta inferiore (coccige) della spina dorsale, per tutto il tragitto, su verso la cima del capo e da lì, la si lascia ridiscendere attraverso il viso ed il torace, giù nell'addome. L'abilità a far muovere questa corrente ideale è acquisita con l'addestramento. Dopo un breve periodo di concentrazione, si può sentire che diventa più facile poter inviare la propria idea mentale verso qualsiasi punto prestabilito... Questa genuina idea può generarsi soltanto dallo stato di non-pensiero, o 'non-essere', che non è affatto ‘un-pensiero’, né tantomeno un'idea nel senso convenzionale. Al contrario, essa è una consapevolezza interiore della propria concentrazione sui centri di energia nel corpo e la si fa muovere con la volontà lungo i percorsi della circolazione…"

Quando una persona ha sviluppato l'abilità di generare e dirigere la corrente termica coscienziale, può concentrare questa energia per dissolvere i blocchi del corpo, dall'interno verso l'esterno, così come fece Hakuin nella sua pratica chiamata "naikan". Combinata con le semplici tecniche della Terapia corporea Zen, questa pratica forma un metodo estremamente efficace nel rilassare la mente e tonificare la naturale salute e la forma smagliante del corpo.­ (tratto da SEGRETI ZEN- Tradotto da Aliberth M.)