(Tratto da : http://www.nirvanasutra.org.uk/)
Spesso si dice che coloro che prendono seriamente le parole del Buddha, nei suoi sutra del Tathagatagarbha, e le tengono nel più alto rispetto – cioè, che il Buddha è il ‘Sé’ eterno e che la sua Essenza immutabile è identica in tutti noi - non siano in grado di vedere che queste dottrine sono soltanto manovre metaforiche per attirare verso il Dharma alcune persone terribili. Le dottrine non intenderebbero ciò che dicono (così ci viene ripetutamente detto), ma sono un meritevole esercizio per applicare le stesse sofisticate tecniche assunte da questo genere di critiche alle proprie credenze e richieste.
Nel Prasannapada, Chandrakirti (un famoso esponente del buddhismo Madhyamaka), commenta il fatto che i nichilisti non credono che le cose esistano in modo ultimo. Egli dice che alcuni disputano con questi nichilisti, perché per essi: “... le cose non esistono, gli stessi Madhyamika sono nichilisti. Ma noi rispondiamo che non è affatto così. Perché? Perché i Madhyamika sono sostenitori della derivazione dipendente. Avendo appreso le cause e condizioni, essi spiegano che il mondo presente e futuro è senza esistenza inerente, perché dipendentemente originato.”
Quando Chandrakirti dibatte che i Madhyamika (seguaci del buddhismo Madhyamaka) non sono come i nichilisti, questo non deve esser preso alla lettera. Queste parole sono soltanto un abile upaya [strumento tattico] per diminuire le paure di quelli che non possono affrontare la rigida verità che, in realtà, nulla ha una vera esistenza ultima – che è l'insegnamento dei nichilisti. Il lettore dovrebbe così tener presente che, in tutte le asserzioni di Chandrakirti, tutto ciò che egli dice, non è quello che sembra enunciare ad un superficiale livello letterale, - ma è soltanto un upaya [mezzo abile] per aiutare coloro che non sono ancora pronti per la cruda verità del nichilismo.
Similmente, Chandrakirti sostiene che i Madhyamika “apprendono” che le cause e le condizioni hanno bisogno di essere destrutturate. Cosa è “l'apprensione”? C’è un qualche effettivo evento o processo chiamato “apprensione” – che possa mai essere trovato? C’è un qualche significato in tutto ciò? E le “cause e condizioni”, esistono proprio dalla loro parte - o da qualche altra parte - separatamente da ciò che risuona nell’aria vuota? E cos’è ciò che è “sostenuto”? Non è forse solo uno strumento per qualcosa che non ha una effettiva esistenza? Ed ancor meno possono essere trovate e delineate con precisione quelle cose misteriose chiamate “cause e condizioni”! Queste sono solo etichette appiccicate su uno spalancato vuoto. Chandrakirti si aspetta che il suo intelligente lettore sia capace di capire questo. Così, quando Chandrakirti dice che il mondo (e cos’è “il mondo”- può mai esservi per esso un qualche senso semantico?) è “originato dipendentemente”, egli realmente vuol dire che non è né dipendente né originato - poiché nessun fenomeno come “dipendenza” o “derivazione” ha un qualche significato ultimo quale che sia, essendo privo di una realtà verificabile: queste sono solo fantasie, che sono proiettate su un non-esistente mondo di fantasia.
Perciò, Chandrakirti insegna - per coloro che non si impantanano nel livello letterale ed aperto del suo testo, ma che capiscono la “profonda struttura” metaforica della sua dissertazione – che il Madhyamaka è realmente la verità del nichilismo e che esso rifiuta perfino ‘cause e condizioni’ come un qualcosa di significativo o di reale. Non c'è nessuna “derivazione dipendente”; non c'è alcun “Chandrakirti” che la sostiene; e non c'è nessun “Madhyamaka” che la proclama.
C'è solamente ‘Vacuità’. Questa è la gloriosa visione a cui ci hanno portato i 2.500 anni della filosofia buddhista!
(E se, caro lettore, non hai notato la mia lingua fermamente sistemata da una parte della mia guancia, in tutto questo tempo – allora tu davvero meriti di non avere una filosofia migliore del Prasangika Madhyamaka che possa guidarti attraverso la vita!)
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