RISVEGLIARE I MEZZI ABILI

(Mastering Successfully Work)

di Tarthang Tulku –

Tradotto in Italiano da Aliberth (Aòlberto Mengoni)

per conto del CENTRO NIRVANA di ROMA

 

 

                                                   PREFAZIONE

 

 

   Sin dal mio arrivo in questo paese, venticinque anni fa, il lavoro è stato forse il maggiore insegnante che ho avuto. Il mio lavoro è stato sia una ispirazione che una sfida, facendo dello scorrere della mia vita una esperienza educativa colma di ricchezza. Esso mi ha recato così tanto beneficio da essere capace di condividere con gli altri tutto ciò che ho imparato in un siffatto modo.

   Benché fossi giunto in Occidente provvisto di una rigorosa educazione in filosofia e religione, scoprii ben presto che per realizzare i miei scopi, avrei dovuto padroneggiare le mie capacità in un’ampia scala di campi pratici dei quali non avevo esperienza. La stessa cosa era valida per coloro che avevano scelto di lavorare con me. Più volte abbiamo tutti quanti dovuto affrontare una tale mole di lavoro senza nessuna reale preparazione e con scarsissime risorse. Abbiamo dovuto ripetutamente scoprire che potevamo riuscirci malgrado quegli ostacoli.

   Gradualmente ho realizzato che il nostro successo in questa maniera di lavorare è strettamente connesso agli insegnamenti spirituali ed all’addestramento che ricevetti da giovane. Il risultato, nel mondo lavorativo, dipende da molti di quegli stessi fattori che ho imparato a valorizzare nei miei studi iniziali: consapevolezza, concentrazione, disciplina, chiarezza e responsabilità. Tutte queste qualità, se applicate pienamente, ripagano di gran lunga sia nell’esperienza spirituale che nella praticità delle cose.

   Per la nostra comunità, sviluppare attitudini di successo e proposte di lavoro ha avuto un duplice scopo. Primo, noi siamo un piccolo gruppo di individui con scopi assai ambiziosi. Soltanto imparando a dare il più alto valore ai nostri sforzi e coltivando al massimo le nostre capacità e risorse, potevamo sperare di concretizzare anche solo una minima parte di ciò che doveva essere fatto. Secondo, questa pratica di imparare a lavorare ci ha aiutato efficacemente a rendere vivo per i miei studenti lo studio della mente. Infatti, il lavoro come disciplina spirituale è diventato il punto centrale di tutta la nostra attività.

   Chi siede occasionalmente in meditazione, può essere capace di ingannare se stesso pensando di aver raggiunto chissà cosa, ma colui che deve fare i conti con limiti invalicabili e con la necessità di un salario, non può cavarsela con un bluff o con l’autoinganno. Sia per i miei studenti che per me stesso, il lavoro è diventato una preziosa opportunità per coltivare le nostre risorse e per sviluppare apprezzamento e intuizione. Il lavoro come disciplina, dimostra perfettamente l’antica ispirazione che è necessario essere onesti con se stessi se si vuole trasformare veramente in meglio ciò che siamo al momento

   Il successo nel lavoro ha dato prova di essere una pratica che si sostiene da sola; tanto più mettiamo nella pratica un discernimento che ha a che fare con la natura umana e le sue strutture mentali e più riuscita otterremo nel nostro lavoro. Più preparazione metteremo nell’aver successo nel mondo lavorativo e più arriveremo ad apprezzarne il suo valore. In questo modo, saremo capaci di combinare lo studio della natura umana con gli sforzi pratici per raggiungere i nostri scopi. Prendendo a prestito un termine tradizionale, ho voluto chiamare questa duplice pratica, “Mezzi Abili”.

   Nel suo significato originario, il termine “mezzi abili” si riferisce ai metodi usati per portare beneficio a tutti gli esseri, non importa in quali circostanze. Gli abili mezzi, così come li pratichiamo noi, hanno una identica qualità dato che i metodi di lavoro che abbiamo imparato possono avere la stessa valenza per tutti. Ed io, questo ho potuto vederlo più e più volte nel mio lavoro, in ciascuna delle nostre organizzazioni. Comunicando e coordinando i dettagli che hanno assicurato il successo, interagendo con la gente di ogni ceto sociale, sono stato capace di riconoscere i modelli e gli strumenti tecnici che possono essere applicati in qualsiasi disciplina ed in qualunque tipo di lavoro.

   Quindici anni fa, presentai alcune di queste intuizioni in un libro intitolato “Mezzi Abili”. Questo volumetto ha mantenuto nel tempo l’interesse delle persone ed attualmente è ancora uno dei titoli più venduti della Dharma Publishing. Numerose persone, in questa nostra società, sono dolorosamente consapevoli di essere di non troppa utilità senza il proprio lavoro e vi è una grande rabbia nel parlare di una simile situazione. In una certa misura, “Mezzi Abili” può essere stato di aiuto nel venire incontro a queste necessità.

   Negli anni che seguirono, la pubblicazione del modo di usare il lavoro, ha continuato ad occupare la mia attenzione. Più passavano gli anni e più sembrava di dover avere a che fare con le limitate risorse che la nostra piccola comunità si trovava ad avere. Nel contempo, eravamo stati capaci di renderla esistente sulla base della nostra precedente comprensione, esplorando tutti i più sottili aspetti dell’interazione tra lavoro, consapevolezza, compimento e realizzazione. Ora, per diversi anni ho avuto il pensiero di scrivere un altro libro su questo tema, che avesse potuto presentare alcune di queste precise intuizioni. Sono compiaciuto che questa intenzione abbia preso finalmente forma effettiva.

   Le linee-guida e le idee qui suggerite non sono necessariamente delle novità. Chiunque abbia goduto il successo nel proprio lavoro sarà a conoscenza di alcune di esse, mentre chi ha seriamente investigato il sentiero spirituale potrà venire a conoscenza delle altre. Vi è però la necessità di comprendere come questi due aspetti della vita – quello pratico e quello spirituale – possano venir integrati, cosicché ciascuno di essi possa essere utile agli scopi dell’altro. Sono convinto che prendersi cura del proprio lavoro può portare ad un sistema di vita pienamente significativo e la mia speranza, nello scrivere questo libro, è di comunicare questa convinzione ad un sempre più largo uditorio.

   Allo scopo di ricevere beneficio dalle idee qui presentate, non è necessario essere per forza interessati alla spiritualità. La prospettiva messa in evidenza e gli specifici suggerimenti dati hanno solo l’intenzione di aiutare le persone a vivere con gioia, lavorare con buoni risultati e trarre profitto dalla conoscenza, in ogni circostanza. Contemporaneamente, un approccio ai mezzi abili può offrire alle persone che godono già del successo, la possibilità di scoprire nel loro lavoro una qualità ed un senso nuovo nel significato di ciò che stanno facendo.

   Ho ancora un altro scopo nello scrivere questo libro. Nel corso degli anni che ho trascorso qui in Occidente, ho avuto la sorpresa di scoprire che molte persone sembrano disposte ad accettare un modo di vivere non propriamente soddisfacente. Fin dalla loro infanzia, esse crescono abituate ad operare al minimo anziché con la massima efficacia possibile. Cosicché, esse sprecano la loro energia anche senza utilizzarla a pieno, ottundono la loro intelligenza e indeboliscono i loro impulsi migliori.

   Vedere questo spreco d’energia è profondamente penoso. Vi è così tanto lavoro importante e significativo da fare in questo mondo e così tanta soddisfazione che si riceve, nel rispondere appieno alle situazioni incontrate nella nostra vita! Sapendo che ciò è possibile, come si può rifiutare una vita di azione? Negare quel che è possibile vedere vuol dire diventare complici di questo costume così diffuso, come pure rifiutare la responsabilità di come gli altri vivono la loro vita, significa relegare se stessi a questa abitudine. Per questo motivo, dunque, ho sentito questo gran desiderio di condividere alcune di queste intuizioni, che ho avuto la fortuna di scoprire in questi anni in cui ho vissuto e lavorato in questo grande paese.

   Le specifiche idee qui presentate, tracciano un periodo di circa dodici anni, da quando cominciai ad esplorare un sistematico approccio alla consapevolezza, concentrazione ed energia come fattori del risultato. Nel 1985 misi insieme una raccolta di saggi su questi argomenti, chiamata <Le Chiavi di Diamante>, destinata particolarmente ai lavoratori di Odiyan (Uddhiyana), centro del nostro paese, il Tibet. Quest’ultima estate, dopo aver fatto ritorno da un lungo viaggio all’estero, decisi di rimetter mano a questo materiale. Lavorando con Zara Wallace come redattrice principale, combinai questi vecchi saggi con un sostanziale e nuovo materiale, al fine di dar corpo al presente volume.

   L’approccio che ne è risultato trascende certe discipline, quali la capacità amministrativa e psicologica, gli studi di comunicazione e la spiritualità. Sono convinto che esso possa essere virtualmente di utilità a quasi tutte le discipline. Ho cercato di mantenere il materiale presentato, senza limiti precisi perché è mia ferma convinzione che ciascuno di noi abbia già l’esperienza e la conoscenza necessaria per poter avere successo. Anche se si avesse avuto una sola esperienza soltanto di vero successo nel proprio lavoro, ci si potrà riferire a questo caso; anche se si avesse poco più che una debole ammissione di un certo fallimento, noi possiamo imparare grazie ai nostri errori. Possiamo tutti condividere la nostra esperienza gli uni con gli altri e, insieme, possiamo scoprire innumerevoli tesori – approcci innovativi e idee creative che possono diventare i nostri migliori amici e consiglieri.

   Questo libro è, perciò, dedicato a tutti coloro che lavorano, o che lavoreranno, in special modo a color che si trovano sul sentiero spirituale, come i membri della comunità Nyingma, il cui instancabile lavoro nel comune interesse degli scopi che condividiamo mi è stato di ispirazione. Il nostro comune lavoro, mi ha fornito l’opportunità di riunire insieme questi importanti argomenti. Voglio sperare che queste idee generino abbondanti frutti per ciascuno di essi, favorendo il loro sviluppo e dotandoli della possibilità di un illimitato successo. Possa quest’opera arrecare sollievo al maggior numero di persone e possa aiutarle a migliorare le loro qualità di consapevolezza, energia e concentrazione, sotto ogni aspetto nel loro lavoro e nella loro vita.

 

                                                                                              TARTHANG TULKU - Dicembre 1993

 

NOTA PER I LETTORI

 

   Questo libro è stato scritto con l’intenzione di essere di beneficio per un pubblico numeroso e diversificato ma, probabilmente, non tutti vorranno leggerlo da cima a fondo. La Prima Parte introduce i temi-base e, almeno questa, dovrebbe essere letta da tutti. La Seconda Parte contiene materiale che dovrebbe venir usato dalla maggioranza dei lettori, include anche suggerimenti per le persone non esperte di affari e può essere letta in maniera selettiva dagli esperti. La Terza Parte approfondisce ed estende i temi principali del libro, mentre la Quarta Parte comprende esercizi supplementari più avanzati che potrebbero non interessare ad alcuni lettori. La Lista di Pratiche per i Buoni Affari, inserita alla fine del libro, dovrebbe essere utile maggiormente per coloro che stanno cominciando ad affrontare il mondo degli affari, oppure stanno per approntare organizzazioni e progetti.

 ESERCIZI E REGISTRO GIORNALIERO

   Una parte integrale di questo libro è rappresentata da esercizi pratici. La maggior parte di essi dovrà essere eseguita più volte e venir praticata regolarmente laddove sia possibile. Molti di questi esercizi appaiono nel testo e sono collegati al materiale che li accompagna. Una serie di esercizi fondamentali, chiamati Tavole per il Cambiamento, è riunita alla fine del libro: altri vengono già introdotti in particolari punti del testo e possono venir praticati in qualunque momento con buoni risultati. Una seconda serie di esercizi, pure alla fine del libro, è chiamata Tavole per i Periodi di Crisi; questi esercizi sono specialmente utili per superare le crisi e le difficoltà. Un elenco completo degli esercizi appare dopo l’indice.

   Si raccomanda ai lettori seriamente interessati nell’approfondire il loro approccio al lavoro per mezzo di un accurato studio di questo libro, di tenere un diario giornaliero. Trascrivere regolarmente annotazioni giornaliere è un modo di osservare le vostre scoperte e registrare il vostro progresso nell’avventura di addestrare la mente e mettere consapevolezza nel lavoro. Il rileggere ciò che avete fatto e che cosa avete imparato, potrà farvi muovere con più fiducia verso il futuro. La tenuta di un diario manifesta anche la vostra disponibilità, ad essere responsabili nei confronti del vostro stesso addestramento ed a valutare il vostro progresso con l’obiettivo di divenire migliori alla luce delle nuove intuizioni.

PER PROSEGUIRE L’ADDESTRAMENTO

   Ulteriori informazioni sui Programmi di Addestramento, per meglio approfondire il contenuto di questo libro, si possono avere scrivendo al Nyingma Institute, 1815 Highland Place, Berkeley, CA. 94709, U.S.A.

 

                                        UN MODO NUOVO DI LAVORARE

 

   La maggior parte delle persone lavora principalmente per il guadagno che ne può ricevere. Ovviamente, il lavoro soddisfa anche i bisogni aggiuntivi: lo stato di identità professionale, l’approvazione che si ottiene dagli altri, un senso di destrezza e maestria, l’interazione sociale e la semplice soddisfazione di farci essere occupati. Ciò che tutti questi risultati hanno in comune è che essi sono esterni al processo stesso del lavoro. Noi lavoriamo per raggiungere particolari mete, ma raramente troviamo un valore nella effettiva attività del lavorare.

   Quest’ultimo modo di lavorare è depauperante ad un profondo livello. Quando il lavoro come attività, non è valutato per il suo proprio scopo, noi raramente lavoriamo con vera gioia o con un senso di completo arricchimento. Soddisfare il momento del tempo che preme, benché questo passi abbastanza presto, fa rimanere soltanto una passeggera memoria del nostro benessere.

   Forse questo è il motivo per cui la gente che ha lavorato sodo e con successo, per molti anni, arriva talvolta ad un punto in cui si chiede quale sia la validità di ciò che ha compiuto. Gli sforzi eseguiti hanno, si, procurato un grado di sicurezza e conforto materiale, ma poi le persone sono state aiutate a svilupparsi come esseri umani? Hanno potuto approfondire il senso di uno scopo e di un significato? E’ stato loro permesso di avvicinarsi alla realizzazione delle loro aspirazioni nella vita? Queste sono domande difficili da affrontare.

   Quando lavoriamo senza una reale disponibilità, il lavoro non è in definitiva molto appagante. Dobbiamo sforzarci per fare ciò che facciamo e questo conflitto interno ci esaurisce lo spirito, come pure la mente, che intorbida i nostri sensi e ci priva del piacere insito in se stesso, per il resto della nostra vita. Lavorando controvoglia, siamo naturalmente meno efficienti ed il nostro lavoro tende ad indirizzarci verso la mediocrità ed il fallimento, anziché verso l’eccellenza ed il successo.

   Anche se lavoriamo per una causa in cui crediamo, persisterà il vecchio modello di riferimento. Benché si abbia voglia di lavorare con maggior impegno ed energia, rischiamo ancora di cadere nell’abitudine di lavorare al fine di ottenere i risultati. Rarissime volte arriviamo a considerare che il lavoro stesso potrebbe essere una possibilità di imparare qualcosa di fondamentale su noi stessi, oppure darci l’opportunità per manifestare la compassione ed essere un esempio per gli altri.

   La maggior parte di noi dà per scontato che si debba lavorare per il proprio beneficio, in realtà non sembriamo molto capaci nel saper soddisfare le nostre necessità e voglie. Ci siamo adattati ad uno stile di vita in cui gran parte del nostro tempo è dedicato ad una attività che troviamo solo parzialmente remunerativa. Cerchiamo vera soddisfazione al di fuori dell’attività lavorativa, mettendo in ballo la nostra vita durante il tempo dedicato al lavoro. Cercando la felicità ai margini della nostra vita, concludiamo sostenendo tali modelli negativi come tendenza e fuga dalla realtà. Il lavoro può darci temporanee forme di autogratificazione, ma vi è un’altra, più profonda, parte di noi che stiamo dimenticando di nutrire. Nessuna sorpresa quindi, se così tante persone sentono che nella loro vita, qualcosa è fuori squadra.

   La cultura da cui provengo, ha offerto una chiara alternativa a questi modi di lavorare. Benché le ordinarie occupazioni fossero rispettate, coloro che cercavano un più significativo modo di vita, potevano scegliere di ritirarsi completamente dagli interessi mondani, perseguendo un modo di vivere dedicato alla ricerca interiore ed alla pratica religiosa. Questi individui sembravano spesso trovare una speciale gioia ed ispirazione in questo fatto: un interiore senso di pace e benessere spirituale più significativo piuttosto che un successo materiale nel mondo pratico.

   In questa società, erano anche disponibili alcune alternative al mondo del lavoro. Anche se oggigiorno, poche persone si ritirano veramente dal mondo, ve ne sono sempre alcune che si dedicano ad un sentiero prettamente spirituale, collegato alla religione, alle arti ed al servizio altruistico, oppure alla ricerca della conoscenza. Rifiutando le occupazioni materiali ed il mondo pratico degli affari, esse cercano degli appagamenti che sono considerati più strettamente legati al significato fondamentale dell’esistenza umana.

   La separazione tra questi due modi di vivere è rimasta per lungo tempo indiscussa; ma nel mondo odierno, una tale divisione semplicemente non è più operabile. Le ristrette gerarchie e le parziali credenze che sostenevano in passato questa separazione, stanno scomparendo. Singoli individui e comunità spirituali non possono più permettersi di lasciare gli affari mondani ad altre persone, dato che non possono più contare molto sul sostegno di una società generosa ed aperta, come era ai tempi antichi. E neppure possono lavorare nel mondo traendo sostegno dagli sforzi di coloro che attendono ai soli interessi spirituali, poiché il senso di profonda connessione tra i reami mondano e spirituale sta via via scomparendo.

   Poiché la tendenza verso una frammentazione sociale aumenta e si allarga in ogni parte del mondo, le conseguenze di questa frattura tra lo spirituale ed il mondano sono sempre più severe. Da una parte, i valori spirituali diventano sempre più marginali e diventa sempre più difficile, per coloro che sono interessati alla spiritualità ed alla ricerca dell’Assoluto, trovare il sostegno materiale che permetta loro di proseguire in questo sentiero. Dall’altra parte, gli enormi risultati di questa cultura del regno materiale sembrano essersi svuotati, erosi da un crescente senso di assenza di significato, di insoddisfazione e di un certo sospetto che l’istituto sociale contemporaneo sia vicino allo sfascio.

   Sulla base dell’esperienza da me avuta sin da quando arrivai in Occidente, venticinque anni fa, sono convinto che questa frattura tra il mondo del lavoro e gli interessi dello spirito non sia irrecuperabile e nemmeno indispensabile. Lo stesso lavoro può avere profondi significati e valori interiori che lo rendono partecipe del sentiero spirituale. Chiunque esercita un qualsiasi tipo di lavoro può gustare il senso di profondo appagamento interiore che è sempre stato considerato il frutto di un modo spirituale di vivere, anche senza sentire alcun senso di vocazione religiosa. Non c’è bisogno di affliggersi col dolore e col senso di vuoto, che oggi tante persone sperimentano, mentre vi è una significativa maggiore alternatività ai nostri tentativi crescenti e disperati di riempire lo squarcio che c’è dentro i nostri cuori. 

   Per di più, imparare ad integrare i valori spirituali nel lavoro può essere un potente modo di assicurarci che il nostro stesso lavoro possa produrre successo nei suoi propri termini: un lavoro più completo esprime la bellezza di un’etica interiore, molto più efficace e produttiva.

   Questo prospetto di beneficio a tutti i livelli, è la visione che guida questo libro. Il lavoro non deve essere una dolorosa necessità o un argomento che crea ansia. Se usiamo il lavoro per sfidare i nostri limiti, per perfezionare la consapevolezza e la concentrazione profonda, allora il lavoro può schiuderci una conoscenza che ci rende più idonei al successo, nutrendoci inoltre al massimo livello. Lasciandoci guidare con l’attività lavorativa verso una più profonda conoscenza, potremo concludere ogni giornata con un senso di gioia e con la sensazione di aver compiuto qualcosa di veramente benefico. Possiamo realizzare i nostri scopi e stabilire un esempio che abbia il potenziale di trasformare la società.

 

IL LAVORO COME PRATICA INTERIORE

   L’organico collegamento tra il lavoro ed i valori spirituali, diventa più chiaro non appena ci chiediamo che cosa la gente vuole veramente dalla vita. A questo livello di base, vi è veramente poca differenza tra il mondo degli affari e quello spirituale. La gente vuole essere felice, realizzare qualcosa di valido nella propria vita e vivere in un modo sano ed equilibrato. Sebbene il linguaggio usato per descrivere gli scopi affaristici o spirituali e la visione di come ottenere questi scopi possano essere alquanto differenti, pure questa fondamentale connessione esiste.

   I mezzi per ottenere questi scopi sono altresì strettamente correlati: la felicità e l’abilità di realizzare qualcosa di valore, dipendono entrambe dalle capacità e dalle potenzialità della mente. Senza conoscere come educare, nutrire e disciplinare queste innate capacità, possiamo invero realizzare assai poco, sia nel campo spirituale e sia nel mondo del lavoro.

   Per esempio, il potere della preghiera dipende sull’abilità di focalizzare la mente. Per sviluppare questa abilità dobbiamo imparare a praticare la contemplazione, calandoci profondamente in una sensazione, un’immagine o un forte interesse, senza rapportarci alle parole o ai motivi. Questa stessa abilità, sotto diverso nome, è ugualmente vitale per avere successo negli affari.

   Una volta riconosciute queste somiglianze, vediamo che nulla impedisce al lavoro di essere un sentiero di conoscenza. Lo studio della mente è stato tradizionalmente il territorio di conquista di una decisamente piccola minoranza della società, ma nei democratici tempi di oggi la cosa può essere vista in un modo alquanto diverso. Noi siamo tutti esseri umani che puntiamo a mete simili; dalla stessa indicazione, possiamo tutti dirigere i nostri sforzi verso il raggiungimento della conoscenza, ciascuno con i propri metodi.

   Negli ultimi due decenni, lavorando con i miei studenti su un’ampia varietà di attività e progetti, io ho scoperto questo collegamento tra i valori spirituali ed il lavoro, che può essere sostenuto in ogni campo. Sulla base della nostra esperienza, posso dire con fiducia che quando ricongiungiamo il lavoro con la pratica spirituale, vi è un progresso in entrambe le direzioni. Questo non è un matrimonio di convenienza, ma una unione che può aiutarci a compiere il destino della nostra vita. Il successo in un’area si accompagna al successo nell’altra, poiché la conoscenza essenziale ad entrambe è una e la stessa. Percorrendo contemporaneamente entrambi i sentieri, possiamo fare in modo che la conoscenza stessa fiorisca e metta insieme il suo ricco nettare.

   Tutto ciò, mi sembra essere la maggiore scoperta, o forse una riscoperta, della conoscenza che, in questi nostri tempi, era andata perduta. Veramente, una perenne tradizione del pensiero Occidentale sostiene che il lavoro quotidiano può essere potenziato per mezzo dell’attribuirgli un significato spirituale. Tuttavia, questo modo di intendere, santifica il lavoro in termini di un suo ruolo di ordine divino, piuttosto che come un sentiero spirituale di suo proprio diritto. In ogni caso, oggi vi sono molte più persone alle quali questa forma di credo religioso non produce più tanta convinzione.

   L’approccio che qui è suggerito, è un po’ differente. Il lavoro può essere più direttamente congiunto con i nostri interessi ultimi, come un sentiero di esplorazione e scoperta, simile al sentiero della preghiera o della meditazione, nei modi in cui erano seguiti in altri tempi e luoghi. Lavorando in questo modo, possiamo sviluppare le tavole del successo, qualunque cosa si faccia.

   Quando ci rapportiamo al lavoro come pratica personale, otteniamo un diretto, immediato ritorno, che è rimarchevolmente utile su qualunque tipo di sentiero spirituale. La “inferiore” mentalità degli affari, col suo fulcro sulla azione e sui risultati, ci rende molto difficile l’autoimbroglio. In più, le incessanti sfide nel lavoro, ci costringono a sviluppare maggiori volontà di conoscenza. Per esempio, la necessità di essere efficaci nel trattare con gli altri, significa che dobbiamo necessariamente diventare studiosi della mente; il bisogno di superare i nostri errori, significa che dobbiamo essere onesti riguardo alle nostre forze e debolezze.

   Scegliere di non voler far uso del nostro lavoro, come terreno di prova, in una certa maniera non è una vera scelta. Quando le persone falliscono, nell’imparare le lezioni che il lavoro insegna, esse stanno piantando i semi per il loro fallimento e per l’insoddisfazione a livello pratico e perdono l’opportunità di scoprire il vero significato ed il profondo appagamento dello stato spirituale. Probabilmente, molti di noi vivono proprio in questo modo, ma non c’è ragione perché ciò debba continuare.

   Quando il lavoro diventa un sentiero per la realizzazione e per il completamento, le nostre azioni diventano significative di momento in momento. Noi eliminiamo la paralizzante sensazione che il tempo speso lavorando, sia un tempo tolto ai nostri veri interessi ed occupazioni e riprendiamo il controllo su metà della nostra vita. Ora possiamo veramente prenderci cura di noi stessi, anziché predisporci al disappunto ed alla frustrazione, possiamo renderci utili per il nostro massimo interesse verso tutto ciò che facciamo.

   Allo stesso tempo, gettiamo le basi per una naturale trasformazione nella natura del lavoro. Senza rinunciare alla chiave del successo, impariamo a lavorare in modi più umani, più riempitivi e più collaborativi. Impariamo ad agire in armonia con i nostri più profondi interessi, a rispettare l’ambiente che ci protegge e provvede a noi, nonché a prenderci cura dei bisogni degli altri.

   La lezione che impariamo dal lavoro, spesso ha a che fare con i nostri errori e mancanze; proprio questi possono essere le lezioni più importanti di tutte. Forse, ciò che noi vediamo, sono i modi in cui inganniamo noi stessi sul lavoro: le scuse e la pigrizia, la tensione e le preoccupazioni, i cedimenti e il rimandare. In tal caso, possiamo approfittare enormemente della nostra esperienza. Consapevoli di ciò che stiamo facendo, possiamo generare l’intenzione di cambiare e sviluppare una tendenza nel voler fare ciò. A quel punto, il lavoro diventa la nostra àncora di salvezza, verso la trasformazione – il mezzo con cui possiamo migliorare il nostro modo di pensare, le nostre attitudini, le nostre relazioni e le nostre azioni.

   Attraverso il lavoro, possiamo immediatamente verificare se questi cambiamenti sono efficaci. Possiamo vedere quali funzionano e quali no, e possiamo inserire nella pratica qualsiasi cosa che produca i migliori risultati. Nel contempo, apprendiamo il potere di una attitudine e di un controllo più positivi. In quale altro modo potremmo chiedere una educazione migliore?

   Il lavoro ha una valenza per ogni aspetto dell’essere umano. Per mezzo del nostro lavoro, possiamo richiamare un ricco e salutare modo di vivere, basato sull’abbondanza di consapevolezza, concentrazione ed energia. La ricchezza che deriva da questo modo di essere, scaccia per sempre la sensazione che le nostre vite siano depauperate. Quali che siano le circostanze esterne, saremo pronti ad andare sempre avanti, muovendoci stabilmente verso la realizzazione.

   Il sentiero di ricerca che il lavoro schiude, è disponibile anche se le nostre responsabilità quotidiane non sembrano offrire uno sbocco alla nostra naturale creatività. Forse la nostra attuale attività non è adatta a noi; forse non abbiamo neppure una occupazione. Tuttavia, possiamo degnamente imparare sia da ciò che abbiamo come pure da ciò che non abbiamo. Non abbiamo bisogno di cercare qualche situazione speciale o una occupazione ideale, ma possiamo proprio cominciare da come ci troviamo.

   Per esempio, abbiamo tutti familiarità con la paura e la tensione, l’ansietà ed il dubbio, che divorano il nostro benessere e minano la nostra capacità ad essere produttivi. Proprio ora possiamo fare i passi necessari per eliminare queste disperazioni e questi impotenti modi di vivere. Come un atleta che si prepara per la competizione, possiamo addestrarci nella consapevolezza, concentrazione ed energia, affinché si possa essere preparati quando le circostanze ci permetteranno di manifestare il potere della nostra ricerca, cioè l’intrinseca creatività e conoscenza. Forse questo libro può aiutarvi a vederle. Se portate dentro la vostra vita le idee, le pratiche ed i modi di lavorare che sono presentati qui, le tensioni, le preoccupazioni e tutti gli altri ostacoli al raggiungimento della vostra felicità, potranno perdere la loro presa sulla vostra coscienza. Se masticate e digerite bene questi suggerimenti, contemplando a pieno i significati, visualizzandone i diversi punti di ciascun processo e applicando le risultanti intuizioni nel vostro lavoro, allora la vostra vita quotidiana diventerà la conoscenza stessa, la più perfetta attività eseguita con i mezzi abili.

   Pertanto, la responsabilità finale è soltanto vostra. Se pensate che un cambiamento possa arrivare, facendo ciò che qualcun altro vi ha detto di fare; se cercate di eseguire un piano che può avervi imposto un’altra persona, non realizzerete mai il vostro destino. Statevene, invece, solo con la vostra comprensione; coltivando consapevolezza, concentrazione ed energia, arriverete a toccare l’integrità del vostro stesso essere e prenderete il controllo della vostra vita.

   Io sono convinto che ciò che sta scritto qui, potrà aiutarvi. Ma, alla fine, sta a voi scrivere il vostro proprio libro, delineare le vostre intenzioni, il vostro impegno e la vostra crescente comprensione. Allorché attiverete la vostra conoscenza, potrete plasmare questi elementi con l’azione ed il risultato.  Allora capirete che vi siete imbarcati per un viaggio eroico di dimensioni supernormali e, quindi, avrete tutto il coraggio e la decisionalità di portarlo a termine. E questo sarà il vostro trionfo.

 

 

 PARTE PRIMA:  RISVEGLIARE LA CONOSCENZA

 

IL DONO DELLA CONOSCENZA

 

   A ciascuno di noi, che sta vivendo in questo tempo, è stata data l’opportunità speciale di nascere in un periodo di grandi transizioni. Le culture di questo pianeta si stanno intrecciando sempre più tra di esse e, in questo mondo, ricchi tesori di conoscenza stanno intersecandosi da ogni direzione, trasportati a noi da ogni civiltà e provenienti da tutte le generazioni di ogni tempo della storia umana.

   Noi abbiamo la potenzialità di poter trarre beneficio dal meglio di questa conoscenza e di preservarla per il futuro. All’interno del nostro composto di mente e corpo, noi trasportiamo la completezza dell’intelligenza umana col suo potenziale illimitato per la comprensione. Abbiamo la capacità di attivare la conoscenza, incorporarla nella nostra vita e ritrasmetterla per il beneficio degli altri.

   Lo strumento che ci occorre per far ciò è già a nostra disposizione. Il lavoro che facciamo per provvedere al nostro sostentamento e per sviluppare le nostre potenzialità, può essere il “mezzo abile” per riversare la conoscenza nel mondo.

   Ciascuno di noi ha l’abilità di designare ed incarnare modelli dinamici di lavoro che esprimono la nostra intelligenza in azione. Coltivando le nostre risorse interiori nel lavoro, possiamo godere del successo in ciò che facciamo, accrescere la soddisfazione nelle nostre vite e generare un più luminoso e salutare modo di vivere. Trattando con l’intero campo di conoscenza che è la nostra eredità umana, possiamo dare un duraturo contributo alla nostra società ed al nostro mondo.

   Quando la profondità della nostra intelligenza e della nostra cura risplende attraverso il nostro lavoro, la vita diventa più ricca ed equilibrata. Guidate dalla conoscenza interiore e illuminate dall’intuizione, le nostre attitudini e le nostre azioni si dirigono naturalmente verso l’esecuzione ed il compimento. Anziché fare affidamento sulle opinioni ed i punti di vista, oppure cercare in una qualche direzione fuori di noi, possiamo basare le nostre vite su questa affidabile sorgente di intuizione e comprensione. Possiamo incarnare i valori che rendono la vita significativa e completa.

 

LE RADICI DELLA CONOSCENZA

   Il lavoro ci insegna a coltivare le radici della nostra conoscenza in una maniera organica, che nutre la continua crescita della comprensione e la porta a maturità. Quando conosciamo come usare il lavoro, in un tale modo, possiamo sostenerci e rallegrarci in ogni situazione, come un grande cuoco che crea piatti deliziosi utilizzando ogni tipo di cibi.

   Possiamo imparare dal passato anche in un altro modo, non solo studiando la storia per poter imparare lezioni da applicare nel futuro, ma anche prendendo la conoscenza acquisita dagli errori passati che sono ancora presenti in questo momento. Gli esseri umani, non hanno fatto sempre una positiva esperienza imparando dal passato ed i vantaggi derivanti dalla scoperta di come far fruttare al massimo questa risorsa trascurata sarebbero enormi, per la società e per noi stessi. Anziché ripetere gli errori del passato, potremmo trarre beneficio dalle opportunità perdute, impedire i comportamenti improduttivi e creare migliori modi di vivere e di lavorare nel presente e nel futuro.

   Per rendere in tal modo, il lavoro creativo e soddisfacente, dobbiamo essere disposti ad assumerci la responsabilità di come stiamo usando il lavoro nella nostra vita. Ciascuno di noi ha bisogno di riflettere sul perché debba lavorare e sul fatto se veramente voglia impegnare la propria energia per decidere del proprio lavoro. Se cogliamo seriamente l’opportunità che ci viene offerta, il lavoro può diventare una via per la conoscenza, ricca di soddisfazione e realizzazione. Se, al tempo stesso, coltiviamo una visione globale, mettendo la conoscenza nell’azione con compassione e sincera convinzione, possiamo unire il nostro lavoro con i più alti scopi spirituali.

 

RISTABILIRE LA DINAMICA DELLA CONOSCENZA

   Il tipo di conoscenza attivo di questi tempi, sembra farci muovere verso una società più limitata e più fredda, nello spirito e nella mente, di quella attuale; verso una società in cui le possibilità senza limiti della conoscenza, sarebbero ostruite ed anche dimenticate. Mentre la tendenza verso risultati tecnologici ci sta conducendo ad una più vasta espansione di un solo tipo specifico di conoscenza, essa sta anche producendo la rapida scomparsa delle differenze tra le culture. Da questa prospettiva, la portata della conoscenza umana appare in via di contrazione. In più, la conoscenza tecnologica crea imprevedibili effetti collaterali difficili da controllarsi. Dato che le culture del mondo cominciano a mescolarsi in una cultura globale e la conoscenza tecnologica si porta all’avanguardia di essa, queste limitazioni alla nostra conoscenza si manifesteranno con una velocità crescente ed i problemi avranno una proliferazione esponenziale.

   I limiti della conoscenza contemporanea sono evidenti non solo nella nostra situazione globale ma anche nella qualità delle nostre vite. Non importa come viene scelto di passare il tempo, resta il fatto che la maggioranza di noi sperimenta grandi tensioni nel corpo e nella mente. Come guerrieri in ansia, combattiamo all’interno di noi stessi, offendendo la nostra mente ed i sensi con pensieri angoscianti e giudizi negativi che ci impediscono di rispondere pienamente e integralmente all’esperienza. Oppressi ogni giorno dal tempo che passa, siamo capaci a malapena di goderci quel poco tempo libero che ci resta. Quando sorgono problemi che non siamo capaci di risolvere, non abbiamo che poche alternative allo scoraggiamento, allo stordimento, al cinismo o alla disperazione. Questo modo di vivere non è produttivo e tantomeno soddisfacente; veramente vogliamo abusare del breve tempo che abbiamo a disposizione su questa terra, in questo modo?

   Data la misura delle difficoltà che oggi affrontiamo, sia a livello personale che globale, si può essere tentati di ritrarsi dalle responsabilità attive oppure credere che nulla possa cambiare e che niente di significativo possa insediarsi. Ma queste risposte, dimostrando esse stesse i limiti della nostra conoscenza, sono profondamente pericolose perché ci condannano alla stagnazione ed alla in-azione. Perciò la più salutare risposta, nella applicazione del nostro sostentamento, è quella di risvegliare senza indugi la conoscenza.

   In un’era in cui le tradizionali forme di conoscenza stanno per essere abbandonate, l’attivazione di un sentiero effettivo di conoscenza è il modo più naturale di incarnare e promuovere la comprensione. Ciascuno di noi può attestare e raffinare la propria esperienza nel suo lavoro, cercando affidabili fonti di conoscenza che possiamo condividere gli uni con gli altri e passare poi ai nostri figli. Il nostro lavoro è il laboratorio per tali esperimenti, il banco di prova per i valori che professiamo e che cerchiamo di mettere in pratica. Se scegliamo un modo di lavorare, che è anche un modo di informarsi e di imparare, di rallegrarsi e di realizzarsi, noi stiamo mettendo in atto un impegno verso la conoscenza che, alla fine, può avere benefici universali.

   Nei decenni che verranno, allorché la tecnologia diventerà maggiormente sofisticata, il divario tra coloro il cui lavoro è per natura, creativo e stimolante e coloro che avranno rinunciato al significato di ciò che staranno facendo, sembra inevitabilmente allargarsi. Se possiamo dimostrare, per mezzo del nostro esempio, che il lavoro può essere un sentiero di conoscenza, noi possiamo restituire significato ad ogni tipo di lavoro. Possiamo mostrare che il lavoro non deve essere una routine insignificante per nessuna persona. Come un veicolo per mezzo del quale ogni individuo partecipa alla crescita della conoscenza, il lavoro può essere un modo, per ciascuno di noi, di manifestare la propria visione di ciò che ha significato e di portare un esemplare contributo alla società.

   Usare il lavoro in questo modo, promuove un approccio cooperativo verso lo sviluppo della conoscenza. Negli odierni luoghi di lavoro, la motivazione per scoprire nuova conoscenza è soprattutto competitiva. Ma questa motivazione è inerentemente limitata e la conoscenza cui si da accesso, opera all’interno di un campo ristretto. Nella comunità globale che si sta formando, la cooperazione per il beneficio di tutte le persone ha molta più probabilità di avere positivi risultati che potrebbero essere assai più durevoli. Infondendo il lavoro nella nostra vita, con uno spirito di cooperazione, possiamo impegnarci col nostro sostegno alla conoscenza, che sarà di supporto a tutte le persone del mondo.

   La cooperazione arriva in modo naturale, quando siamo impegnati a sviluppare la nostra conoscenza per mezzo del lavoro, in quanto l’accordo amichevole diventa poi la norma, anche senza la struttura della competitività. Se invece ci rivolgiamo al mantenimento della nostra propria posizione, cioè al rafforzamento della competitività anziché alla cooperazione, potremmo perdere l’opportunità di attivare nuovi modelli di comprensione nella nostra vita.

   In questo mondo che cambia, la conoscenza è il solo nostro affidabile rifugio e la sola reale fonte di successo. Essa è la chiave per attivare le nostre risorse interiori, per poter vivere in un modo più sano ed equilibrato. Avendo ereditato la conoscenza del passato, noi abbiamo la responsabilità di usare tale conoscenza per arricchire la nostra vita e di trasmettere ciò che impariamo agli altri. Se adattiamo il nostro lavoro con intelligenza ed agiamo con integrità e forza, possiamo lavorare in un mondo che migliori la qualità della conoscenza stessa. Poiché il tempo ci proietta verso il futuro, facciamo in modo di assicurarci che i benefici della conoscenza siano resi disponibili a tutti.

                            

 

                              RISVEGLIARSI AL TEMPO

 

   Ogni minuto ed ogni ora, tutti i giorni, il tempo scorre. Nel momento che il tempo ha occupato quel dato momento, esso è già sparito per sempre. Nel fondo della nostra mente, noi pensiamo che il tempo sia sempre disponibile e immaginiamo che il tempo perduto sia in qualche modo recuperabile – che possiamo ‘riguadagnarlo’ l’indomani o la settimana successiva. Ma non possiamo prendere a prestito il tempo dal futuro. Una volta che esso è andato, non potremo mai riaverlo indietro.

   Sebbene si abbiano unità apposite per misurare il tempo, noi non possiamo facilmente appigliarci alla sua energia dinamica. Cioè, dato che non siamo pronti a riconoscere che il tempo sta passando proprio adesso, la nostra stessa vita sta passando insieme con esso. Molto spesso, noi affrontiamo i nostri affari come se avessimo qualche minuto in più nella nostra tasca, da poter tirare fuori quando realmente sia necessario. Ma un’ora è composta di sessanta minuti e non di più; un giorno di ventiquattro ore e non di venticinque; un anno di dodici mesi, non di tredici. Il nostro tempo è limitato e ciascun momento è irrecuperabile. Quando finalmente osserviamo e ci rendiamo conto di ciò, stiamo cominciando a percorrere il sentiero della conoscenza che ci porterà verso la trasformazione ed il successo.

   Quando ragioniamo come professionisti o uomini di affari, sappiamo che ogni momento ha il suo valore, che “il tempo è denaro”. Ma la nostra coscienza ordinaria non ci restituisce la conoscenza profonda che il tempo è la nostra vita – cioè il nostro sangue, il cuore e i nostri sensi. Se vogliamo realizzare qualcosa di valido con la nostra vita, il punto di partenza è di aprire la nostra consapevolezza al tempo, nel suo più profondo significato. Quando sentiamo l’urgenza di agire “proprio adesso”, stiamo facendo l’uso migliore del tempo a nostra disposizione.

   Imparare ad incorporare il tempo nella nostra coscienza e portare questa consapevolezza nel nostro lavoro è un compito vitale nel mondo odierno, in cui la mancanza di tempo è un luogo comune e la pressione dell’implacabile velocità del tempo, ci opprime tutti quanti. Imparando a collegare il flusso del tempo e ad agire in accordo ad esso, possiamo trasformare questa pressione. Possiamo arrivare all’armonia con la illimitata energia del tempo e usarla per i nostri migliori propositi.

 

TEMPO PASSATO E TEMPO FUTURO

Come abbiamo usato il nostro tempo finora? Cosa abbiamo compiuto veramente nella nostra vita? Se cerchiamo di ricostruire gli ultimi anni trascorsi, quali sono i risultati che possiamo distinguere? Guardando indietro, vediamo che i nostri ricordi sono sempre più vaghi e indistinti. Intere settimane e mesi sembrano essere passati come dei sogni. Perfino interi decenni hanno soltanto lasciato una qualche scarna impressione. Mentre si stavano vivendo quei giorni e quelle ore, possiamo aver raccolto i nostri sforzi per collegare e godere certi tipi di esperienze o acquisizioni, ma ora che il tempo è passato, cosa abbiamo da far vedere o mostrare di queste esperienze? Riflettendo su come il tempo può facilmente svanire senza lasciarsi dietro nessuna conclusione duratura, possiamo scoprire che ora ci stiamo chiedendo: “ Era proprio questo che volevo vivere per il resto della mia vita?”

   In ogni momento noi abbiamo l’opportunità di agire sui nostri valori più alti. Nella nostra attuale situazione e con le nostre responsabilità del momento, possiamo rivolgere la nostra energia verso scopi che realmente ci interessano; possiamo sviluppare la nostra consapevolezza e coltivare la conoscenza che saranno di beneficio a tutti. Sappiamo per esperienza personale che usando il tempo in maniera significativa possiamo essere intimamente felici; sappiamo che il lavoro produttivo liberamente eseguito ci soddisfa e riempie il nostro cuore e lo spirito. Agire con questa conoscenza, ci rende impegnati a fare il miglior uso possibile del nostro tempo. Se non ci impegniamo in questo modo, è molto difficile vedere se saremo mai abili di realizzare qualcosa di valido.

 

QUANTO TEMPO ABBIAMO PERSO?

   Può sembrare che si abbia ancora davanti molti decenni per realizzare i nostri scopi, ma questo modo di intendere è ingannevole. Se facciamo dei calcoli giorno per giorno, quanto tempo sarà realmente disponibile per attività fruttuose?

   Tanto per cominciare, abbiamo il tempo passato per mangiare, dormire e fare attività di routine, come pure il tempo perso per disturbi vari, come incidenti o malattie, ecc. Nelle ventiquattr’ore del giorno, queste attività si portano via almeno metà del nostro tempo, lasciandoci un totale di circa dodici ore, che possiamo definire il nostro tempo produttivo. Ma cosa accade realmente durante queste dodici ore? Per prima cosa vengono le piccole faccende che rosicchiano la giornata: gli spostamenti, eseguire piccole riparazioni o andare per commissioni, incontrare qualcuno o aspettare qualcosa, le faccende domestiche, rifare cose che non sono state fatte nel modo giusto oppure completare lavori che non si è fatto in tempo a finire. Poi vi sono i momenti ricreativi o passatempi, che possono essere piacevoli in quel momento, ma che poi spariscono senza lasciare traccia. Sottratto il tempo di tutte queste attività, restano circa otto ore per il lavoro, che ci restituisce un ritorno reale per l’investimento della nostra energia.

   Però, se cinque minuti di ciascuna delle restanti ore vengono spesi in esitazioni o confusione, perdiamo ancora quasi un’ora. Se altri cinque minuti, più o meno, vengono spesi in vano chiacchierìo, perdiamo un’altra ora. Dieci minuti o più, investiti in sogni ad occhi aperti, momenti di risentimento o preoccupazioni si prendono un’altra bella fetta del tempo disponibile. Adesso abbiamo circa cinque o sei ore per compiere qualcosa di valido. Possiamo in sei ore scarse ottenere risultati abbastanza soddisfacenti per l’intera giornata?

   Perfino questo tempo residuo non è pienamente disponibile. L’emotività attraversa la nostra giornata, come le fibre attraversano il legno, creando sacche di resistenza ed infelicità che minano la nostra efficacia. Momenti di gioia, piacere ed ispirazione si alternano a pensieri e sensazioni negativi. Vi sono momenti in cui la nostra concentrazione è stabile e sentimenti di fiducia e saldezza prendono forma, ma in altri momenti siamo troppo presi da reazioni e giudizi per poterci focalizzare su ciò che deve essere fatto.

   Molti di noi non sono abituati a focalizzarsi su questo livello interiore di attività. Se diamo l’impressione di star lavorando, se il nostro corpo sta eseguendo i giusti movimenti e la nostra mente è correttamente rivolta verso i giusti interessi, allora noi consideriamo di aver ben speso il nostro tempo. Ma cosa dire allora dei pensieri e sentimenti negativi che limitano la nostra produttività e allontanano il nostro piacere? E che dire delle continue tendenze alle distrazioni interne? Non dovremmo veramente accettare come un dato di fatto, che la nostra consapevolezza è debole, la nostra concentrazione ostacolata e la nostra energia dirottata?

   Cercate di osservare dettagliatamente ciò che la vostra mente fa in un’ora di tempo, fermandovi ogni cinque minuti, o giù di lì. Potreste rimanere profondamente sorpresi, perfino scioccati, nel vedere quanti minuti se ne vanno nell’immaginarvi storie, registrare disturbi, ideare fantasie e dialoghi interni, rimirare immagini mentali e reagire ai drammatici sottintesi che le emozioni impongono ad ogni nuova esperienza. Quando rifacciamo i conti su questi livelli di attività, realizziamo che possiamo avere solo tre ore delle restanti sei che pensavamo fossero state disponibili. In effetti, persino questa stima può essere ancora troppo generosa.

   A questo punto, abbiamo a disposizione solo circa un quarto della giornata produttiva che ci rimane. Considerate ciò che questo significa. Se stessimo misurando l’abilità fisica, anziché il tempo, operando ad un quarto delle nostre capacità, si verrebbe considerati seriamente handicappati. Al contrario, se potessimo lavorare realmente con la piena capacità, allora non stiamo facendo altro che arrecare a noi stessi un grave disservizio. Qualsiasi incarico che ci prendesse quattro ore, sarebbe troppo lungo perché possa essere completato. Quattro persone sarebbero necessarie per fare ciò che una sola persona pienamente funzionante potrebbe eseguire da sola.

   Dovremmo anche osservare la cosa in quest’altro modo: se ci restano quaranta anni di attività produttiva, questa sarebbe realmente soltanto l’equivalente di dieci anni di effettiva e piena attività. Se ce ne restano dieci, in realtà ne avremmo per meno di tre anni. Potremmo mai contare sul raggiungimento dei nostri propositi in uno spazio di tempo così ridotto? Se veramente teniamo a cuore ciò che stiamo facendo, come potremmo accettare di operare a questo basso livello di efficienza?

   Infine, dobbiamo considerare che se potessimo lavorare con più consistenza e minori interruzioni, la nostra concentrazione sarebbe più approfondita e la nostra consapevolezza più estesa e noi potremmo dare più stabile energia a tutto ciò che ci sentiremmo di fare. Lavorando in questo modo, potremmo essere capaci di raddoppiare le nostre capacità produttive. Questo significa che, in realtà, noi abbiamo il potenziale di fare otto volte di più di ciò che stiamo facendo proprio adesso!

   Può darsi che questo suoni come se stessimo scrivendo una prescrizione per un esaurimento o una sfacchinata: solo lavoro e niente svago. Ma se facciamo una riflessione sulle nostre esperienze passate, realizziamo che le volte in cui abbiamo lavorato alla massima efficienza e con la piena concentrazione, sono state anche le volte che ci siamo sentiti più felici e soddisfatti. Più facciamo e più vogliamo fare e maggiore energia e risorse per la realizzazione scopriamo.

   Perché, dunque, stiamo lasciandoci sfuggire l’opportunità di vivere e agire in questo modo? Per una risposta preliminare, possiamo osservare la nostra scelta deliberata di ignorare il ruolo che il tempo gioca nella nostra vita. Anche se la resistenza nel voler riconoscere l’ineluttabile passaggio del tempo è profondamente radicata dentro le nostre coscienze, noi siamo anche liberi di modificarla. Possiamo accrescere la nostra consapevolezza del tempo fino a che realmente si possa sentire il tempo che scorre momento per momento.

   Con questa nuova consapevolezza del tempo, davanti a noi si aprono nuove possibilità. Consapevoli di non avere tempo da sprecare, possiamo risolvere di focalizzare i nostri sforzi e trovare migliori modi per usare la nostra energia. Anziché cercare scuse, andare in cerca di distrazioni o cedere alle emozioni negative, possiamo sviluppare fiducia nella nostra abilità e conoscenza. Allora sì che il cambiamento potrà avvenire velocemente.

 

ESERCIZIO n.1 = SCHEDA GIORNALIERA

 

   Il ritmo metodico di alzarsi, mangiare, lavorare e andare a dormire crea una struttura per una efficace azione che collega la nostra vita al tempo. All’interno di questa struttura, createvi una scheda giornaliera che tracci il tempo per il lavoro, per la riflessione, per le responsabilità familiari e per le altre attività che riterrete importanti. Una volta che avete preparato questa scheda e che l’avrete sperimentata per qualche giorno, decidete di adeguarvi strettamente ad essa per almeno due settimane. Quando vi succede di sgarrare sui tempi della scheda, riflettete attentamente su ciò che è accaduto per determinare questo fatto.

   Dopo un po’ di tempo, la scheda, che avevate stabilito come tracciato quotidiano, sarà divenuta una certa prassi. A quel punto, procurate di vedere come poterla rendere più completa o più impegnativa; chiedetevi quale livello di attenzione state mettendo in essa.

 

ESERCIZIO n. 2 = RIESAMINARE I RISULTATI

 

   Risvegliarsi al tempo, dipende dal dare a voi stessi una adeguata risposta su come state usando il vostro tempo. Ogni sera per due settimane, sedetevi per qualche minuto per rivedere ciò che avete compiuto durante il giorno. Cercate di individuare dei periodi in cui avete sprecato il tempo, ma anche le eventuali occasioni in cui avete avuto un senso di piena energia nel lavoro o nell’attività, in armonia col flusso del tempo. Includete nella vostra riesamina i sentimenti di soddisfazione, di frustrazione o di disappunto, senza però renderli il punto centrale. Lasciate che la risultante consapevolezza del tempo vi ispiri ad impegnarvi più pienamente nel vostro lavoro.

 

 

ESERCIZIO n. 3 = CONDENSARE IL TEMPO

 

      Provate ad immaginare che la durata media della vita umana fosse lunga soltanto un anno. Coltivate il senso della ricchezza di una intera vita – la crescita, la maturità e la comprensione – come se fosse condensata in soli dodici mesi. Riflettete sulla preziosità di questa breve vita e di come sia urgente fare buon uso del tempo rimasto a vostra disposizione.

   Adesso, condensate ancora di più questa qualità del sapere, immaginando che la prossima settimana sia l’ultimo vostro spazio di vita e portate questa sensazione di tempo condensato, nei ritmi e negli eventi reali della settimana. Mantenere questo punto focalizzato, potrà aiutarvi a sviluppare la consapevolezza necessaria per risvegliarvi al tempo, proprio qui ed ora.

 

 

            ACQUISIRE IL CONTROLLO DEL TEMPO

 

   Usare bene il tempo, permette di ottenere concentrazione ed energia nelle nostre azioni, si da poterci applicare al massimo delle nostre possibilità e ricevere il miglior ritorno per i nostri investimenti. Lavorare diventa salutare e produttivo e se ne riceverà successo senza dover fare troppi sforzi. Questa è la pratica dei mezzi abili: un sistema di lavorare che mette alla prova le nostre capacità, supera gli ostacoli, trasforma le resistenze e le negatività ed offre ispirazione a noi ed agli altri con un adempimento creativo.

   Tenendo a cuore il tempo, impariamo a collegare il lavoro unitamente al tempo, in un modo nuovo. Impieghiamo il lavoro come un esercizio ed una opportunità, usandolo per generare conoscenza innovativa e rifinire un comprensivo senso di responsabilità. Profittiamo dell’esperienza, educando noi stessi nella comprensione e nella visione che può darci una guida affidabile. Lavorare diventa un modo di vita esemplare che ci apre stabilmente nuove intuizioni.

 

DISTOGLIERSI DALLA DINAMICA DEL TEMPO

   I nostri abituali modi di lavorare sono inefficaci proprio perché sono privi di questo collegamento con il tempo. Sebbene si facciano enormi sforzi per organizzare fermamente tutti i minuti del nostro tempo, noi tendiamo a farci imporre questi sforzi dall’esterno, anziché imparare a lavorare con una dinamica interiore riguardo al tempo. Alla fine, tali strutture si disgregheranno.

   Senza avere la dinamica del tempo dalla nostra parte, noi siamo incapaci di mantenere consistente energia e sforzi stabili oltre la normale durata del tempo e non possiamo portare le nostre originarie intenzioni ai migliori risultati. Possiamo fare programmi validi e iniziarli nel modo migliore ma non riusciamo a portarli a termine, cosicché il nostro lavoro pian piano si deteriora. Oppure, possiamo cominciare a migliorare in modo graduale ma, poi, perdiamo tempo ed energia in successivi sforzi per rimediare agli errori che erano stati fatti all’inizio. Se non finiamo in tempo un lavoro, una nuova priorità ci può costringere a metterlo da parte. Tralasciata l’attività che non fu completata, è molto più difficile poi ricominciarla da capo, quando ci rimettiamo le mani dato che non possiamo ricordarci esattamente a che punto eravamo. Così il nostro interesse e la precisione si sono ormai dissipati oppure arriviamo a dimenticare le istruzioni ricevute precedentemente. Dobbiamo lottare per recuperare velocità e, appena avremo finito, saremo già alle prese col caso successivo.

   Un’altra chiara indicazione del fatto che non abbiamo mai tempo a sufficienza, è che la conoscenza diventa sregolata e non più facilmente accessibile. Le informazioni di cui abbiamo bisogno si perdono sotto pile di appunti, nascoste su un dischetto di computer o dimenticate in un taccuino che nessuno più legge. Se la pigrizia, la riluttanza o la competitività ci impediscono di organizzare nel migliore dei modi un’informazione affinché qualcun altro la comprenda, la conoscenza non inizierà mai ad entrare nel flusso del tempo. Una volta che scopriamo che stiamo correndo dietro al tempo, corriamo il rischio di distogliere deliberatamente la conoscenza dal ritmo stesso del tempo, tenendo in sospeso ciò che sappiamo, poiché non abbiamo fiducia di poter gestire le conseguenze dell’attivazione di nuovi lavori.

 

ESAURIMENTO DINAMICO

   Quando la consapevolezza è scollegata dal tempo, il lavoro va incontro ad ostacoli o blocchi incontrollabili. Se investighiamo su queste difficoltà, troviamo un tipo di guasto dietro l’altro. Può succedere che l’attrezzatura funzioni male oppure qualcuno si ammala; forse le istruzioni non erano esatte oppure il trasporto non è stato coordinato adeguatamente; forse il piano che abbiamo messo in moto non funziona bene oppure la meta stabilita non è chiara; forse non abbiamo compreso ciò che doveva essere fatto oppure non è stata affidata opportunamente la responsabilità.

   Apparentemente, questi problemi possono non sembrare collegati al tempo, ma in quasi tutti i casi, le difficoltà o il suo impatto avrebbero potuto essere prevenuti da una azione tempestiva. L’attrezzatura avrebbe potuto essere curata correttamente; la persona che si è ammalata avrebbe potuto avere solo responsabilità marginali; le istruzioni o i programmi avrebbero potuto essere provati in anticipo. Adesso, è ormai troppo tardi.

   Non appena il nostro lavoro si trova ad affrontare una serie continuata di emergenze, gli sforzi eseguiti per raggiungere i nostri maggiori propositi, danno inizio al controllo dei danni. Si dedica il tempo a misure di ripiego: spegnere i fuochi, tappare le falle e riempire le crepe. Non c’è possibilità di azione creativa, né di godersi il fluire della produttività, perché tutte le nostre risorse vengono esasperate nel coinvolgimento, nel riparare gli errori e nel riaggiustare i programmi. Il ciclo è autoperpetuante: non abbiamo tempo per fare un piano preciso dato che il nostro tempo viene utilizzato nel trattamento dei difetti del vecchio piano. Non possiamo schiarire la nostra comunicazione perché stiamo trattando le emozioni messe in circolo dalle precedenti comunicazioni.

Una volta che ci siamo messi in arretrato col tempo, non si può più trasformare lo slancio energetico. Quando saltiamo freneticamente da una attività all’altra, la nostra concentrazione si indebolisce e la consapevolezza si riduce. Poiché la nostra produttività resta scarsa, ci sentiamo insoddisfatti, risentiti, oppure inutili. Diventiamo imbronciati e impressionabili, pronti a criticare noi stessi e gli altri di essere inefficaci. Se la situazione è davvero pessima, ci sentiamo incapaci di ragionare, di concentrarci e di agire. Il nostro corpo si ribella: ci fa male la testa e ci dolgono il collo e le spalle, che sono tese, la schiena è vittima di spasmi e lo stomaco è scombussolato. Nei nostri interminabili dialoghi mentali interni si ripetono, ancora e ancora, frammenti di messaggi emotivamente molto carichi: “Mi sento male, sono stanco di tutto ciò”, “Non so più che cosa fare”; “E’ tutta colpa mia”, oppure “Come hanno potuto farmi questo!”.

   Lavorare in questo modo non produce nulla di valido ed offre solo frustrazione. Si opera soltanto ad un livello superficiale, incapaci di penetrare nel cuore creativo del nostro lavoro. Non possiamo restarcene a guardare la nostra mancanza di progressi, perciò, smettiamo di restare a guardare e mettiamoci completamente in contatto col tempo. Noi viviamo in uno spazio torpido ed ottuso. Siamo pressoché certi di mancare il bersaglio, solo perché non stiamo nemmeno tentando di colpirlo. Conoscenza, intelligenza, fiducia, gioia e coraggio, in questo momento ci mancano e sono, purtroppo, soltanto doti in possesso di qualcun altro.

 

RINNOVARE LA DINAMICA DEL TEMPO

   L’antidoto per questi modelli negativi è quello di portare direttamente la conoscenza dentro il flusso del tempo. Ciò significa iniziare conoscendo direttamente il tempo stesso, non come un’astrazione, ma come flusso dinamico del lavoro e dell’azione che tutti i giorni andiamo ad incontrare. Restando chiari e precisi, nella relazione tra il lavoro ed il tempo, e sfidando i modi con cui di solito ci rapportiamo al tempo, possiamo trainare la consapevolezza e portarla nella condizione di acutezza e rapidità, che ci permette di dominare la velocità del tempo.

   Non possiamo cogliere il dinamismo del tempo, allorché siamo indifferenti verso il nostro lavoro o ne abbiamo una vaga e destrutturata programmazione giornaliera. Se è così che lavoriamo, la nostra irregolarità apre la strada ad interruzioni ed ostacoli, quasi augurandoceli come scusanti. Al contrario, dovremmo aver bisogno di essere incentrati sul nostro scopo, cosicché la consapevolezza possa collegarsi direttamente al tempo e la nostra energia possa risvegliarsi alla sua dinamica.

   Tutti possiamo avere esperienza con questo modo di lavorare. Quando arriviamo ad un limite, correndo contro il tempo, lo sperimentiamo allora con una urgenza immediata. Il seguente esercizio usa questa “energia-del-limite” come àncora di salvezza nella dinamica del tempo.

 

ESECIZIO N. 4 – RECUPERO DEL TEMPO

 

   All’inizio della giornata, stabilitevi una serie di ‘delimitazioni’. Per esempio, potreste stabilire un proposito fermo con scadenza di ora in ora. Focalizzate questo proposito e richiamate urgentemente l’energia del limite, all’interno della consapevolezza. In questo modo, sarete capaci di usarne il potere in ciascun momento. Se stabilite una serie di limiti in base alle ore del giorno, potrete rigenerare questa dinamica, durante tutta la giornata. Ripromettetevi di verificare questi propositi, cosicché sarete capaci di riattivare ad ogni istante il senso di urgenza. Potete anche aspettarvi di fallire, ma potete stare sicuri che la consapevolezza e la concentrazione verranno in vostro aiuto, intensificando e rafforzando in modo naturale la vostra intenzione ed il vostro sforzo. Se “mancate” un limite, riproponetevelo oppure passate al successivo, ma non interrompete la continuità.

   Questo esercizio si pratica situando bersagli realistici e centrandoli, come base essenziale per sviluppare la consapevolezza e accrescere i livelli di concentrazione ed energia. Una volta acquisita fiducia in questo modo di lavorare, rivedete la vostra scheda settimanale e rifatela più precisa, collocandovi queste “demarcazioni”. La stessa cosa potete farla con la scheda mensile.

   Spesso quando la gente fa questo esercizio, riceve un enorme beneficio dall’ondata di energia che viene dal proporsi uno scopo e andandogli incontro. Non solo le persone sono più produttive, ma sentono anche un gran senso di benessere ed armonia. Tuttavia, malgrado questa esperienza, molti all’inizio hanno una difficoltà nel continuare l’esercizio per più di un giorno o due. Se questo è il vostro caso, chiedetevi come e perché vi sta accadendo, perché mai dovreste abbandonare questa pratica, se ha un impatto così positivo?

La sola ragione per cui la gente pensa di astenersi da un totale coinvolgimento col tempo, è che pensa che lavorando al massimo ritmo diminuirebbe la qualità dei risultati. Comunque, è più probabile che questa visione sia basata sull’annullamento della sensazione di slittamento, di un lavoro eseguito a forte velocità con scarsa concentrazione e opaca consapevolezza. Quando si lavora in modo dinamico, unendo celerità e chiara attenzione che aiutano la profonda concentrazione e sostengono l’energia, la qualità del vostro lavoro migliorerà, invece di deteriorarsi. Oltretutto, si scoprirà che eseguire il massimo dello sforzo, in realtà, farà aumentare ancor più la vostra energia.

   Proprio come l’oro grezzo che deve essere raffinato per diventare puro, così la consapevolezza, la concentrazione e l’energia che ci assicurano il successo, richiedono di essere, a loro volta, riscaldate e raffreddate, stirate e battute, forgiate e lucidate per giungere ad essere della più fine qualità. La dinamica del tempo va applicata a queste energie purificanti. Come le tremende pressioni che trasformano il carbone in diamanti, le linee-di-demarcazione possono istruirci ad essere maestri anziché vittime del tempo.

 

                                               

INVITARE IL TEMPO

   Se fossimo degli yogi residenti al di fuori della società umana, potremmo strutturare la nostra relazione col tempo senza far ricorso a programmi ed a schede. Ma questa è una storia differente che riguarda una situazione in un differente reame. In questi nostri impegnativi tempi, la sfida è di risvegliare la consapevolezza, la quale ci avvicinerà alla dinamica naturale del tempo. A quel punto, sapremo fare un abile uso della nostra energia, esercitando felicemente la nostra capacità e avendo realmente cura delle nostre realizzazioni. Una volta capaci di usare il tempo efficacemente, non avremo più bisogno di strutturarlo con la stessa intensità. Invitando il tempo ad entrare liberamente nel nostro essere, possiamo rilassarci in profondità all’interno della pressione stessa generata dal nostro lavoro, facendo così spazio all’energia del tempo. La consapevolezza potrà danzare lieve e sciolta col tempo, momento per momento, divenendo così sempre più luminosa e chiara. Nessuna tensione, paura o preoccupazione interromperà il dinamico flusso di energia spontanea.

   Rilassarsi nella dinamica del tempo ci permette di essere così pienamente gioiosi, da ottenere risultati senza particolari sforzi. Come un ballerino professionista che ama la danza, noi proveremo lo stesso piacere accettando la sfida del lavoro. Apprezzeremo il gusto di ogni gesto e movimento, ogni abitudine ed ogni necessità. Il lavoro diventerà un partner e tutti i nostri sensi, insieme col corpo, l’intelligenza e la consapevolezza parteciperanno in modo leggero e armonioso. Assaporando questo equilibrio e questa leggerezza, avremo più forza e fiducia ed impareremo ad esprimere maggior coraggio in ciò che facciamo.

 

ESERCIZIO N. 5 – SVILUPPARE LA STABILITA’

 

   Spesso, la pressione del tempo ci fa sentire così tesi e tirati che non abbiamo spazio per considerare altri modi di essere. Il seguente esercizio ci aiuterà a neutralizzare questa reazione. Potete farlo ogni volta che trovate qualche minuto di quiete durante il lavoro.

   Sedendo tranquillamente, rilassate la mente ed il corpo e sviluppate gradualmente la sensazione che gli organi del vostro corpo stiano fluttuando – come sospesi nell’oceano o nello spazio. Lasciate che la consapevolezza colga questa silenziosa spaziosità. Sentitela lungo tutto il vostro corpo e lasciatela sprofondare in un senso di piena stabilità. Lasciate dissolvere la tensione in questa completa e totale sensazione e, se volete prolungarla, potete ancora immaginare che l’interno del vostro corpo si mescoli con lo spazio o si riempia di luce.

 

ESERCIZIO N. 6 – PROGRAMMARE IL TEMPO

 

A)            Per circa un mese, prendete nota del lavoro che dovrete fare ora per ora. Ogni ora, fermatevi e prendete un breve appunto sul diario. Siate rigorosamente onesti su ciò che avete realmente effettuato. Riconsiderate i risultati per vedere come avete usato il tempo e come, eventualmente, vi siete allontanati dai vostri propositi. Imparate ad essere intimamente in confidenza con il modo in cui il tempo si manifesta nel vostro lavoro.

B)            Durante il mese che segue, continuate a descrivere il lavoro ora per ora, come prima, ma fate anche un breve piano orario all’inizio di ogni giornata, per ciò che intendete fare quel giorno. Alla fine della giornata, paragonate il vostro programma con quello che è effettivamente avvenuto e, se potrete usare un computer, renderete più agevole questo compito.

 

 

ESERCIZIO N. 7 – STABILIRE GLI OBIETTIVI

 

   Quando vi trovate ad avere più lavori da compiere in una giornata, o anche in una sola ora, eseguitene uno per volta, stabilite un ragionevole tempo-limite per esso e cercate poi di eseguirlo in un tempo specifico. Se non ci riuscite, può darsi che abbiate bisogno di sviluppare maggior consapevolezza ed energia. State sviluppando obiettivi ragionevoli? State utilizzando la massima energia per compiere ciascun impegno? Quand’è che salta fuori la resistenza e la voglia di abbandonare? A che punto della cosa vi sentite stanchi? Che altro succede, poi?

 

ESERCIZIO N. 8 – ALLORA FATELO!

 

   Talvolta è necessario un piano accurato per eseguire un lavoro, ma altre volte potete farlo sui due piedi, senza sprecare pensieri o parole. Vi è una regola nel disimpegno di un ufficio, che è quella di non dover mai rimettere mano ad un pezzo di carta già usato. Vedete se potete mantenere questa regola, più sarete rapidi e accurati nelle cose e più presto ne vedrete i risultati. Per il mese che segue, provate a vedere quanti lavori riuscite ad eseguire in breve tempo, man mano che essi saltano fuori. Siate accorti nell’essere equilibrati e nel non lasciare che tali compiti vi distraggano dai principali obiettivi che vi siete proposti. Annotate con cura il tutto. Per altri esercizi su come utilizzare il tempo, vedere le Tavole di Scambio, in coda al testo.

 

  

                    SVILUPPARE LA CONSAPEVOLEZZA

 

  Una volta che abbiamo preso l’impegno di portare la consapevolezza sul tempo, vi sono numerosi approcci e tecniche che possiamo usare per far questo. Tuttavia, prima di poterli usare con una certa efficacia, dobbiamo imparare a focalizzare maggiormente la nostra attenzione consapevole. Altrimenti i nostri sforzi saranno sporadici ed i risultati imprevedibili. Un giorno potremmo stabilire le linee operative ed attenerci ad esse con successo, ma il giorno seguente potremmo dimenticare completamente queste linee-guida. La nostra consapevolezza non è ancora così forte abbastanza da sostenere da sola i nostri sforzi.

   Focalizzare la consapevolezza è la chiave maestra per qualunque elevato livello di realizzazione. Essa ci dà il potere di selezionare l’esperienza ed agire su ciò che ha valore e, inoltre, ci permette di creare la disciplina e la struttura che sorreggono il risultato.

 

RISVEGLIARSI DAL SOGNO

   La vita ha una prevedibile e abituale qualità che è molto simile al sogno. Sembra che noi ci si sia stabiliti su modi di vivere ed agire dipendenti da una certa ottusità, su una scarsa chiarezza di ciò che sta avvenendo nella nostra vita. Poiché un giorno si fonde nel seguente, vengono perduti i dettagli dell’esperienza ed i risultati delle nostre azioni si dimostrano ardui da misurare o valutare. I modelli abitudinari tolgono potere ed efficacia alle nostre azioni. Vivendo in questo modo, non possiamo generare la conoscenza che potrebbe risvegliarci ad un maggior senso di risolutezza e possibilità.

   Quando riconosciamo la dinamica del tempo e decidiamo di usarla in maniera più efficace, stiamo facendo il primo passo per contrastare questa ottusità indistinta. Stiamo prendendo un impegno ad essere consapevoli e ad applicare il suo potere proprio qui e nel momento presente.

   L’umanità ha una speciale affinità per la consapevolezza e per la conoscenza che ne deriva: possiamo essere consapevoli del passato e del futuro, come pure del presente; consapevoli dei nostri intenti e scopi, nonché degli atteggiamenti e delle attitudini degli altri, consapevoli contemporaneamente di fattori operanti su molti piani diversi. La conoscenza di cui abbiamo bisogno per avere successo nel nostro lavoro dipende da come impariamo a coltivare questa consapevolezza.

   La consapevolezza attiva le qualità dinamiche dei sensi e della mente. Essa permette alla visione di prendere forma, ci consente di stabilire chiare mete ed invita la conoscenza a compiere questi propositi. Sapendo ciò che è importante e di valore, la consapevolezza se ne prende cura.

   Come una luce splendente nello spazio, la consapevolezza rivela le interconnessioni: mostra sia i dettagli che le prospettive più ampie, ci consente di prevedere, pianificare, analizzare, organizzare e focalizzare. Come conduttrice e direttrice dell’esperienza, la consapevolezza può guidare la poderosa energia della mente verso la realizzazione. Come uno scultore che estrae un’immagine dalla creta, essa può sagomare ciò che ci rende capaci di ottenere i risultati.

 

CONSAPEVOLEZZA DELLA CONSAPEVOLEZZA

   Quando si comincia dapprima a predisporre un compito, noi dirigiamo la consapevolezza verso quella imminente attività ma, in capo a pochi minuti, molta della nostra attenzione viene dirottata sui dialoghi mentali interni, immagini, concetti e memorie. Sconnesse teorie di pensieri partono ed attirano su di essi la consapevolezza. Immagini e memorie si presentano all’improvviso, fluttuano nello spazio mentale e poi spariscono, come bolle di sapone soffiate da un bimbo, portandosi appresso la nostra consapevolezza che ne viene attirata. Nel profondo della mente, un soffuso rumore distante ci distrae e spinge via l’attenzione. In tal modo, ci dimentichiamo presto di ciò che stavamo facendo e siamo presi da qualcosa di totalmente diverso e indistinto. Perfino se il ricordo della cosa che stavamo facendo ci riporta momentaneamente indietro, la nostra attenzione si è ormai spenta e risulta carente di acutezza e chiarezza che, altrimenti, sarebbero vive e vibranti, se fossimo pienamente presenti a noi stessi.

   Quando la mente perde la sua centralità, noi non realizziamo ciò di cui non siamo consapevoli; in quel momento, infatti, non sappiamo nemmeno cosa significhi la consapevolezza. Neanche consapevole di ciò che può essere sbagliato, la nostra mente va zigzagando su e giù, oppure oscilla da una parte all’altra come un ubriaco che tenta di camminare. All’esterno possiamo anche sembrare intenti a lavorare su qualche cosa, ma internamente la nostra mente è divisa e offuscata.

   Inconsapevoli della consapevolezza, noi siamo inconsapevoli di essere distratti, inconsapevoli delle conseguenze delle nostre azioni, inconsapevoli della nostra mancanza di propositi. Pensieri conflittuali e dialoghi senza fine ci sottraggono tempo ed energia, sfiancandoci sul piano sottile. Quando riotteniamo una tangibile evidenza di non aver realizzato granché, non possiamo nemmeno saperne il perché; dopotutto, siamo stati comunque occupati per tutto il tempo. Ma ciò che è accaduto, e non è un mistero, è che benché sembriamo svegli ed attivi, la parte più vitale di noi sta, in realtà, dormendo.

   Quando la consapevolezza non è sviluppata, come potremmo essere produttivi e di successo? La mente, pigra ed indisciplinata, inizia presto a fluttuare come una medusa e ad andare alla deriva, preda di risentimenti, rabbia, bramosia, gelosie ed altre emozioni negative. Da questa ristretta prospettiva, non può che esservi scarsa lucidità e distensione. Potremmo anche avere qualche valido pensiero, ma non siamo capaci di tradurlo in azione. Il corpo si sente contratto ed i sensi, insieme ai pensieri, diventano scuri e pesanti. Abituati a dar ascolto ai dialoghi interni ed attirati inesorabilmente dalle immagini mentali, perdiamo il senso diretto dell’esperienza ed il contatto con la nostra naturale intelligenza.

   Più ci adattiamo a ciò che si presenta sotto questa prospettiva, più ci creiamo alibi e ragioni per spiegarci perché la cosa debba essere così e più vera e reale sembra essere la nostra interpretazione. Presto stabiliamo limiti precisi su ciò che possiamo compiere ed eseguire e, come questa conclusione attraversa la coscienza, essa domina qualsiasi pensiero positivo e qualsiasi buona attitudine possa sorgere. Poiché gli altri condividono la nostra prospettiva, essi sono lesti nell’offrire la loro comprensione, il loro assenso e la loro simpatia, rinforzando così la nostra credenza nelle nostre limitate capacità e possibilità.

   Quando non siamo guidati dalla consapevolezza, non possiamo separarci da questi modelli di pensiero infinitamente ripetitivi. Non essendo consapevoli della nostra consapevolezza, non abbiamo accesso ad una realtà al di là dei contenuti di ciò che stiamo pensando. Non possiamo riconoscere o comunicare nient’altro che ciò che ci viene permesso dal mutevole flusso dei pensieri. Impossibilitati ad agire con una più profonda conoscenza interiore, diventiamo deboli ed isolati e la qualità controproducente del nostro isolamento stimola ancor maggiore isolamento.

   Questa situazione karmica circolare e senza fine, opprimente e disperata, è ciò che la tradizione buddhista chiama “samsara”. Vivere nel samsara è come quando si ha un prurito che non passa mai. Ci grattiamo, ma non serve a nulla; questo prurito ci prende dappertutto – nel corpo e nella mente, con pensieri e sensazioni. Sia che ci sentiamo irritabili o siamo sulla difensiva, ci affidiamo alla ricerca del piacere o ci ritiriamo nell’apatia, noi stiamo rispondendo ad una sensazione di disagio e di frustrazione. Forse le nostre speranze e aspettative aumentano momentaneamente di fronte ad un nuovo lavoro, una nuova relazione o un nuovo possesso materiale, ma le vecchie relazioni si ripresentano presto ed il nostro spirito sprofonda ancora una volta.

   Invece di condannare noi stessi a questi cicli negativi, possiamo imparare ad esercitare la consapevolezza. Possiamo guardare chiaramente ai nostri modelli negativi e usare la conoscenza di questi modelli per risvegliare il nostro potenziale positivo. Possiamo usare la consapevolezza, come una medicina per guarire dall’insoddisfazione e coltivare la gioia ed una più profonda conoscenza nella nostra vita e nel lavoro.

   Lo spirito umano ama esplorare con libertà e rendere complete le sue possibilità. Possiamo attingere a questa avventurosa forza dinamica e far in modo che ci dia il potere di prosperare e raggiungere le nostre mete. Il lavoro stesso potrà essere il veicolo per sviluppare la consapevolezza e questa, a sua volta, potrà guidarci verso il successo nel nostro lavoro.

 

CONCENTRARE LA CONSAPEVOLEZZA

   Noi tendiamo a pensare che l’essere consapevoli sia una cosa che viene in modo naturale, come imparare a camminare o a correre. Ma, proprio come la nostra abilità a muoverci può essere raffinata e migliorata per mezzo della danza o dello sport, così la nostra abilità ad essere consapevoli può essere rinforzata, esercitata e portata ai massimi livelli. Quando non educhiamo in questo modo la consapevolezza, stiamo sciupando una risorsa preziosa, come chi possiede un grande pianoforte nel soggiorno, ma lo usa solo ogni tanto per battere qualche tasto con un solo dito.

   Spesso associamo la consapevolezza ad uno sfondo di sensibilità, come quella che sperimentiamo quando guidiamo un’automobile; come una sorta di osservare in tutte le direzioni, che è come un alone tridimensionale della coscienza. Quando inizialmente cominciamo ad esercitare la consapevolezza, tuttavia, è molto più efficace badare all’aspetto della consapevolezza che “si concentra su”, oppure “presta attenzione a…”. Non appena la concentrazione si stabilizza e migliora, l’aspetto panoramico della consapevolezza aumenta spontaneamente.

   Addestrando la consapevolezza a concentrarsi, all’inizio dobbiamo essere così costantemente vigili come un pastore che controlla il suo gregge. Altrimenti i pensieri, le idee, le memorie, le immagini mentali ed i propri drammi emotivi vagheranno senza meta ed attireranno su di se stessi la consapevolezza. Quando saremo diventati più familiari con questa consapevolezza, non avremo più bisogno di esercitare lo stesso grado di vigilanza, perché la consapevolezza possiede una innata qualità automemorizzante che riporterà la mente sempre indietro sul suo oggetto. Come un’ape attirata dal polline di uno splendido fiore, la consapevolezza può volare via, ma si attiene sempre a ritornare indietro.

 

ESERCIZIO N. 9 – MANTENERE SEMPLICE LA CONSAPEVOLEZZA

 

   Per coltivare una luminosa e concentrata consapevolezza nel vostro lavoro, iniziate con un semplice e breve impegno e vedete se siete capaci di essere consapevoli di ciò che state facendo, dall’inizio alla fine – direttamente presenti nella vostra esperienza. Se l’attenzione inizia a scivolare via, riportatela indietro con gentilezza. Quando avete completato un impegno, eseguitene un altro dato che ogni giorno, ed ogni ora, vi è sempre l’opportunità per praticare in questo modo.

 

ESERCIZIO N. 10 – LAVORANDO E CAMMINANDO

 

   Un modo semplice di coltivare la consapevolezza è quello di concentrarsi sull’attività di camminare. Proprio come quando camminiamo da un luogo all’altro e non ci accorgiamo in che modo ci riusciamo, così noi lavoriamo per concludere qualcosa ma non ci mettiamo in contatto con l’esperienza del lavorare. Se sviluppiamo maggior consapevolezza nel camminare, essa pari pari si trasferirà nel lavoro.

   Perciò, praticate essendo consapevoli dell’attività del camminare. Durante il giorno, scoprirete che correre qua e là, tende a far diminuire la consapevolezza, perciò è meglio cominciare camminando lentamente. Non appena avrete la concentrazione, svilupperete un gentile senso di presenza che vi renderà gradevole il camminare.

Allorquando questo gradimento si sia attivato, potrete muovervi più velocemente e rimanere ancora consapevoli, aprendo i sensi a ciò che sta accadendo intorno a voi. Diventerete più sensitivi nei riguardi della tendenza, da parte delle proiezioni mentali, ad assumere il comando nei confronti della consapevolezza. Appena questa sensibilità si espande, vedete se siete capaci di esercitarla anche nel vostro lavoro.

 

ESERCIZIO N. 11 – SVILUPPARE LA PRESENZA

 

   Questo esercizio può essere fatto quando guidate un’automobile, oppure quando state facendo un lavoro con le vostre mani. Mentre state operando, sentitevi il vostro corpo, ad iniziare dalla cima del capo e, gradatamente, fate in modo che l’attenzione si muova attraverso tutto il corpo. Una volta che avrete maggior consapevolezza del corpo come un tutt’uno, vedete se siete capaci di mettere in equilibrio le varie sensazioni. Notate se, e in quale parte, vi siano dei blocchi o dove l’energia sembri essere più intensamente accentrata. Basati su questa equilibrata presenza, concentratevi in modo particolare sul movimento delle mani. Lasciate che questa sensazione si espanda in una consapevolezza più globale, cosicché la mente e tutto il corpo siano insieme totalmente presenti.

 

                         ESPANDERE LA CONSAPEVOLEZZA NELLA TOTALITA’

 

 

   Sviluppando la nostra abilità nel restare concentrati su ciò che stiamo facendo, la consapevolezza si mantiene naturalmente nella concentrazione e aiuta a stimolare l’energia. Insieme, queste tre risorse – consapevolezza, concentrazione ed energia – stabiliscono le basi per il successo. Quando impariamo a promuovere la loro interrelazione, mettiamo in moto una dinamica positiva che porta a soddisfare la realizzazione, momento dopo momento.

 

ADDESTRARSI NELLA CONCENTRAZIONE

   La concentrazione è la qualità di continuità o mantenimento del potere della consapevolezza, l’abilità che essa sfrutta per restare concentrata senza diventare distratta. Essa unisce la consapevolezza con l’energia proveniente dall’addome, incanalando pensiero ed azione verso lo scopo ed il risultato. Attraverso la concentrazione, acquistiamo la capacità di penetrare l’esperienza con intelligenza e chiarezza incisive.

   Tutti conoscono l’importanza della concentrazione e la maggior parte di noi può ritenere di fare il proprio lavoro con tutta l’attenzione e la concentrazione necessarie. Benché possiamo notare che la nostra concentrazione è spesso interrotta da pensieri divaganti o immagini mentali e preoccupazioni, tendiamo a pensare che ciò sia perfettamente naturale. Immaginate però quanto in più potremmo realizzare se fossimo concentrati senza interruzioni. Quante cose potremmo fare con questo surplus di produttività ed efficacia?

   Una mente che perde concentrazione è come un registratore a nastro, che esprime ogni cosa senza determinare ciò che è importante. Per un po’ la mente può focalizzarsi sulla faccenda in corso, ma quando giungono le distrazioni o le emozioni, esse ci distolgono altrove e la mente le segue. La mente risponde meccanicamente a qualunque cosa venga generata dai pensieri, dalle immagini, dalle nostre preoccupazioni di passaggio, dalle fantasie e dalle nostre opinioni personali, senza la possibilità di stabilizzare il proprio corso. La concentrazione è direzionata dalla consapevolezza; senza la guida della consapevolezza, la concentrazione è come una lucciola la cui luce tremolante brilla solo a tratti. Come trasmettitore della caratteristica qualità della conoscenza di “raccogliere insieme”, la consapevolezza dà forma e coerenza a ciò che stiamo facendo e guida la concentrazione a focalizzarsi fino a divampare con una intensità continuata.

 

ATTIRARE L’ENERGIA

   Onde completare la loro opera, la consapevolezza e la concentrazione hanno bisogno dell’energia, il potere dinamico che rende viva l’esperienza. Sgorgando come sensazione di vitalità e stato di vigilanza, l’energia alimenta le nostre azioni, dà potere ai nostri sensi, rende manifesti i nostri pensieri e vivida l’esperienza. La consapevolezza può bilanciare e dirigere l’energia disponibile, nutrendola con la concentrazione, anziché lasciarla disperdere nei pensieri e nelle emozioni prive di scopo. Quando questa interazione è stata attivata, la mente può funzionare ad un livello interamente nuovo e certamente superiore.

   Si può pensare alla consapevolezza come ad un pilota, la concentrazione come al veicolo e l’energia come il carburante che ci rende possibile andare dove vogliamo. Usando insieme queste tre risorse, possiamo chiaramente definire il nostro lavoro, dirigere l’attenzione dove è necessaria, stabilire precisi obiettivi e muoverci decisamente per andare incontro ai nostri scopi, dando forma alle nostre intenzioni ed alla nostra intelligenza per ottenere una adamantina intensità.

   Essendoci familiarizzati con l’interazione di consapevolezza, concentrazione ed energia, scopriremo che differenti combinazioni sono adatte a differenti tipi di lavoro. Osservando e sperimentando per vedere quali sono le migliori combinazioni per particolari impegni, possiamo cominciare ad imparare di più sulle loro interconnessioni ed eseguire sottili aggiustamenti che ci rendono maggiormente efficaci. Per esempio, mentre alcuni tipi di lavoro richiedono una focalità più ristretta, altri necessitano di una ampia prospettiva ed altri ancora una combinazione di entrambe.

   Scrivere in un ambiente silenzioso, ci può richiedere di focalizzarci solamente sulle idee e sulle parole da usare; mettere insieme storie diverse, richiede di sviluppare un tipo più esteso di concentrazione. Ancora, alcuni lavori richiedono una energia minima ed altri ne richiedono una intensa. Per controllare potenti macchinari, come un martello pneumatico, l’energia dovrà essere sia stabile che potente. Lavori mentali o disegni grafici richiedono pure energia stabile, ma con una intensità più morbida. Similmente, quando facciamo un piano iniziale per un progetto, tutto ciò di cui abbiamo bisogno per dar vita al processo creativo può essere soltanto un ottimo schema. Comunque, quando è il momento di rifinire il piano, abbiamo bisogno di una consapevolezza assai precisa e tagliente che delinei attentamente ciascun dettaglio in sequenza.

 

SVILUPPARE IL “FOCUS”

   Un forte e stabile “focus” integrerà la consapevolezza, la concentrazione e l’energia, in modo del tutto naturale. Ricordate che questa focalizzazione non deve essere un atto di forza: potete procedere gentilmente, sensibili al fatto che siete collegati, momento per momento, alla vostra esperienza ed al vostro lavoro. I risultati si manifesteranno velocemente nella qualità di ciò che fate e di ciò che ne deriva, dandovi un riscontro positivo che vi aiuterà a restare saldi.

   Inizialmente, la focalizzazione è una attività separata che mettiamo nel nostro lavoro ma, gradualmente, essa diventa inseparabile dal lavoro stesso. Noi siamo in contatto con gli strumenti che manovriamo, i materiali che usiamo e con i propositi cui tendiamo. Sensibili ai comportamenti ed ai bisogni di coloro con cui interagiamo, sviluppiamo un “tatto” per ciò che stiamo facendo. Scopriamo che ciascun tipo di lavoro ha un suo proprio ritmo ed una sua trama. Intonati a questa forma interiore del lavoro, arriviamo a conoscere ciò che stiamo facendo in un modo diretto ed immediato. La consapevolezza si apre, la concentrazione si mantiene stabilmente direzionata e l’energia fluisce uniformemente. Cominciamo a godere di uno scambio creativo con la nostra esperienza che rende stabile e profondo il nostro sforzo.

Se il vostro modo di lavorare sembra ben lontano dalla realtà di questa descrizione, osservate se per caso nella vostra attività possa esservi una scarsità di “focus”. Per spianare il livello superficiale in cui pensate di star lavorando attivamente, fate in modo di chiedervi se state ottenendo in cambio dei buoni risultati. Se la risposta è no, potrebbero sorgere migliaia di scuse e spiegazioni. Cercate di non farvi attirare in questo fiume di storie, che hanno lo scopo di togliere energia ed impedire che qualcosa possa cambiare. Al contrario, cercate di apprezzare la chiarezza che si manifesta allorché avete riconosciuto ciò che sta accadendo. Ora potete vedere gli elementi del vostro lavoro che non avevate rilevato prima: le attività non necessarie, gli eventuali duplicati, il modo in cui maneggiate carte e documenti senza realmente vederli ed il girare intorno a soggetti senza mai giungere al punto principale.

   Esplorare il giusto modo di concentrarvi, vi guiderà dritti al modo in cui opera la vostra mente. Una mente non focalizzata è interessata più a soddisfare i suoi bisogni e desideri che a trattare con ciò che è necessario fare. Essa può essere capace di concentrarsi per breve tempo, facendo affidamento sulla paura, sull’invidia o altre emozioni, ma questa concentrazione non si basa sull’energia che proviene dall’addome e non è neppure guidata dalla consapevolezza, cosicché scivola via presto.

   Quando scoprite di non essere concentrati, osservatevi distintamente: siete in grado di poter vedere in che modo la mente svicola e cambia posizione? Come si diverte a danzare e a saltellare? Come suggerisce le facilitazioni e cerca i compromessi? Cercate di ricordare il momento in cui sta svicolando e fate in modo che questo pensiero vi ispiri alla chiarezza.

   Esplorando i comportamenti della mente non concentrata – cioè diventando consapevoli della nostra mancanza di consapevolezza – noi automaticamente accresciamo la nostra consapevolezza e diventiamo più attentamente concentrati. Allorché riattiviamo ancora e ancora il nostro “focus”, scopriamo alla fine che la nostra concentrazione diventa particolarmente più rilassata, con un accrescimento dell’energia positiva che dà più forza alla stessa concentrazione e si alimenta con una più estesa consapevolezza. Quando immettiamo questa energia nel nostro lavoro, essa diventa incredibilmente assai più disponibile. Resteremo veramente sbalorditi di quanta potenzialità in più possiamo realizzare, in tutti i campi.

 

 

ESERCIZIO N. 12 – FOCALIZZARSI SUL <FOCUS>

 

   Per la settimana che segue, coltivate una chiara e stabile focalizzazione su tutto ciò che farete. Siate consapevoli di quando sarete concentrati e di quando non lo sarete. Annotate i tempi e le condizioni in cui la vostra concentrazione sarà stata particolarmente buona. Al termine di ogni giornata, annotate le vostre osservazioni. Rivedetele, poi, alla fine della settimana, valutandone gli elementi caratteristici.

 

ESERCIZIO N. 13 – TASTARE DIRETTAMENTE IL LAVORO

 

   Esplorate il vostro “senso del tatto” in due diversi tipi di lavoro che fate regolarmente. Sapete “toccare” con mano il materiale e gli strumenti del vostro lavoro? Ed il suo ritmo? La foggia e la forma?

 

CICLO POSITIVO DI REALIZZAZIONE

   La consapevolezza, la concentrazione e l’energia si sostengono l’un l’altra in un ciclo positivo di realizzazione. La consapevolezza conduce alla concentrazione e la concentrazione all’energia. L’attenzione mentale è la promotrice della consapevolezza; l’attività guidata dei sensi produce l’attenzione mentale; lo stato di presenza attiva e guida i sensi; la pienezza dell’essere viene prolungata nello stato di presenza. Non appena la consapevolezza e la concentrazione mentale aumentano e l’energia viene stimolata, possiamo vedere il valore dell’essere pienamente presenti a se stessi ed al momento temporale. Possiamo anche vedere il valore dell’integrare l’energia della mente con il flusso stabile di esperienza che arriva per mezzo dei sensi. La consapevolezza ci porta la conoscenza, la concentrazione garantisce che le opportunità non vadano perdute e l’energia fa da carburante al nostro progresso. Amici spirituali, guide e protettori, queste tre risorse ci permettono di risvegliarci alla nostra creatività e intelligenza.

   Il lavoro, come un campo di pratica per questa interazione, può trasformare la nostra comprensione teorica di queste dinamiche in una diretta intuizione personale che possiamo efficacemente mettere in pratica, non importa dove ci troviamo o che cosa stiamo facendo. Non abbiamo bisogno di nessun addestramento speciale né di una guida per poter usare il lavoro per questi scopi. Nessuna dispendiosa tecnologia, né metodi complicati o sofisticate teorie, circa l’organizzazione e l’amministrazione. Possiamo dimostrare a noi stessi che la consapevolezza, la concentrazione e l’energia ci permetteranno di farci carico del nostro lavoro e di dirigerci verso il successo.

   Consapevolezza, concentrazione ed energia vengono perfezionate e rafforzate per mezzo di un preciso processo di coltivazione, sviluppo, espansione ed accrescimento: più le usiamo e più diventano efficaci. Così impariamo ad addestrare la mente, a far funzionare i sensi ed a far buon uso del pensiero per dirigere i nostri sforzi ed organizzare le nostre intenzioni. Diventeremo più stabili, forti e responsabili, più fiduciosi ed aperti.

   Pieni di un delizioso senso di benessere, possiamo mirare ai nostri raggiungimenti e vedere da noi stessi la qualità della nostra esperienza. Coordinando la nostra creatività e la nostra immaginazione con la bellezza acquisita dai sensi e l’attiva dinamica del corpo, possiamo ambire alla piena ricchezza della nostra eredità umana. In questo magico modo di essere, non vi sarà limite a ciò che potremo raggiungere.

 

ESERCIZIO N. 14 – PREPARAZIONE AL LAVORO

 

   Sedete quietamente e riflettete sulle vostre capacità così come esse vengono espresse nel vostro lavoro quotidiano. Quali sono le vostre forze? E quali le vostre debolezze? Considerate i mezzi pratici e la conoscenza tecnica nonché le attitudini, la comprensione, l’energia e la stabilità emotiva. Ora chiedetevi quali particolari opportunità vi sono concesse dal vostro lavoro per sviluppare una maggiore conoscenza e per migliorare la perizia in ciascuna di queste aree. Come poter ottenere un vostro pieno vantaggio da queste opportunità?

   Dopo un periodo di quieta riflessione, aprite una parentesi nel vostro diario, sui medesimi temi. Ritornate a queste domande di tanto in tanto, mentre vi state applicando alla lettura di questo libro e, occasionalmente, tornate a rivedere queste vostre annotazioni. A quel punto, riuscite a vedervi delle variazioni?

 

ESERCIZIO N. 15 – SCOPRIRE CHIAREZZA E SOLLIEVO

 

   Cominciate ad esplorare l’Esercizio A, alla fine del testo. Praticatelo quotidianamente per almeno una settimana. Se trovate utile questa pratica, continuate per un mese o più.

 

 

                                 PIRAMIDE DI CONOSCENZA

 

 

   Per aiutarci a identificare consapevolezza, concentrazione ed energia nell’azione, possiamo classificare tre differenti livelli della loro operatività. Familiarizzarci con questi livelli rinforza la nostra abilità ad osservare ciò che stiamo facendo allorché stiamo lavorando. Essa è anche sostenuta dalla concentrazione che ci aiuta ad accrescere l’efficacia e l’efficienza della nostra energia.

 

PRIMO LIVELLO

   Al primo livello, tutte e tre le risorse (consapevolezza, concentrazione ed energia) sono ancora piuttosto scarse. Non siamo molto consapevoli di ciò che stiamo facendo e siamo portati a fare errori. L’abilità nell’attenzione è debole, la qualità e la quantità del lavoro che produciamo sono relativamente scadenti. I nostri sforzi per concentrarci sono soltanto sporadicamente diretti verso il successo e ciò è considerato naturale. Molta della nostra energia è assorbita dalle emozioni e dalle giustificazioni, lasciando poco combustibile per una realizzazione positiva. Bloccata entro costrizioni emotive e dialoghi mentali, l’energia stessa stenta a svilupparsi. Squilibri di energia nel corpo e nella mente portano a stanchezza, pigrizia, scarsa e maldirezionata attenzione, ed anche ad eventuali malattie. Siamo facilmente scoraggiati; il lavoro è spesso stressante. Noi percepiamo che il tempo passa, ma non sappiamo proprio dove esso vada.

   A questo livello, non riconosciamo che la consapevolezza, la concentrazione e l’energia possano essere in azione. Tuttavia, siamo consapevoli di non aver quel successo che vorremmo avere, oppure notiamo di avere difficoltà nella concentrazione, o anche che la nostra energia si mantiene ad un livello piuttosto basso.

   Se decidiamo di controbattere questo modo di essere, possiamo sviluppare una maggior sensibilità verso la consapevolezza, concentrazione ed energia. La chiave è quella di iniziare con la consapevolezza. Dopodiché possiamo individuare e differenziare a turno ciascuna risorsa, collocarla nella nostra esperienza, vedere le sue specifiche funzioni ed i suoi indirizzi precisi e, infine, riconoscere in che modo ognuna di esse sostiene le altre. A questo livello, dobbiamo rafforzare la focalizzazione sull’aumento della nostra produttività e sull’esperienza che ne consegue. Appena la nostra abilità cresce, saremo già capaci di aiutare più efficacemente noi stessi e gli altri. Inoltre, poiché la nostra disciplina non è ancora abbastanza forte da produrre cambiamenti fondamentali, anche se facessimo degli sforzi speciali, la nostra mancanza di consapevolezza ci convincerebbe che essi non potrebbero riceverne vantaggi.

   Le tre tavole che seguono, indicano come scarsi livelli di consapevolezza, concentrazione ed energia conformino la qualità della nostra vita e l’importanza della nostra attività.

 

 

(1) Debole Consapevolezza                     

============================================================

Qualità:   

Mancanza di FOCUS, Nessuna comprensione globale e Mancanza di comprensione specifica.

-----------------------------

Strutture:

Conoscenza interiore repressa, Insensibile autostima, Creatività e Visione limitate

Principio organizzante: Confusione

-----------------------------

Modelli:

Mancanza di convinzione e direzionalità, Dubbiosità ed esitazioni

-----------------------------

Manifestazioni esteriori:

Accettazione di consuetudini abituali, Uso di condotta unidimensionale, Cieca fiducia in ragione e teorie, Pieno spazio a giustificazioni e scuse, Pensiero di breve durata.

Risultati:

Autorisposte di tipo superficiale, Problematiche senza soluzione, Impossibilità di opportunità più estese, Scarsità di intuizioni spontanee.

 

 

 

(2) Debole Concentrazione

=======================================================

Qualità:

Mancanza di FOCUS, Mancanza di connessione

-----------------------------

Strutture:

Repressione del contatto diretto con l’esperienza, Impossibilità di approfondire gli interessi, Mancanza di continuità

Principio organizzante: Attaccamento

------------------------------

Modelli:

Sottomissione a esperienze attenuate, Incapacità di penetrare e sciogliere la confusione

-------------------------------

Manifestazioni esteriori:

Sforzo sporadico, preoccupazioni ossessive, facilità di stati confusi, facilità di stati agitati

Risultati:

Modo di lavorare inesauriente, Tendenza a non completare gli impegni, Risultati inconsistenti e dispersivi, Disinteresse per le opportunità e scarsa valutazione del tempo

 

 

 

(3) Debole Energia

============================================================

Qualità:

Mancanza di impegno e motivazione, Mancanza di determinazione

-------------------------------

Strutture:

Mancanza di cura e sentimenti, Indisponibilità dell’energia addominale

Principio organizzante: Avversione

-------------------------------

Modelli:

Errori causati dal rifiuto e passività nei confronti della felicità, Sbiadite esperienze sensoriali, Mancanza di ispirazione e Risposte offuscate

--------------------------------

Manifestazioni esteriori:

Pigrizia e pesantezza, Noiosità, Rifiuto di possibilità nuove e di impegno verso i risultati, Considerazione di sopraffazione degli impegni troppo opprimenti

Risultati:

Non-raggiungibilità degli scopi, Opportunità perse, Tempo sprecato, Mancanza di felicità reale e di profonda soddisfazione, inattività ed ozio

 

 

SECONDO LIVELLO

   Al secondo livello, vi è la ferma determinazione di sviluppare una maggiore consapevolezza, concentrazione ed energia. Quando impariamo a focalizzare la consapevolezza, la qualità del lavoro migliora, il nostro rendimento si accresce e noi acquistiamo maggior motivazione ed energia. Diventiamo più consapevoli di ciò che stiamo facendo, percependo e pensando, e impariamo ad essere maggiormente presenti nel nostro operato. Anziché dare spazio a giustificazioni e scusanti, sogni ad occhi aperti e pensieri svagati, cominciamo a incoraggiare e ad imparare a trattare la consapevolezza dello stato presente, “all’interno” della concentrazione. Noi <diventiamo> la consapevolezza che si accentra e l’energia che sostiene la concentrazione. La concentrazione, a sua volta, sosterrà la mente unificata e unidiretta che lavora col suo oggetto. Qualsiasi cosa si possa udire e vedere, immaginare o fantasticare, non potrà interferire con questo potente “fuoco”.

   Una volta che questa concentrazione abbia preso piede, la consapevolezza la guiderà assicurando così la sua continuità. Simultaneamente, la consapevolezza controllerà che l’energia, diretta da essa all’interno della concentrazione, mantenga questa stessa concentrazione dinamica e viva. Il lavoro verrà trasformato in una impresa dinamica che esprimerà i nostri valori – un modo di mettere in pratica ciò che noi siamo e ciò che abbiamo scelto di essere. Questo modo di lavorare si dirige verso un futuro nel quale noi potremo ricevere grandi benefici per noi stessi e per gli altri, lasciando altresì un mandato ereditario per coloro che seguiranno.

   Sebbene si possa aver fatto significativi progressi, a questo livello la concentrazione resta ancora un po’ inconsistente. Possiamo essere capaci di concentrarci bene durante il giorno, ma molto meno di sera o durante la notte; potremmo venir facilmente infastiditi dalle preoccupazioni o da piccoli contrattempi. Cosicché la qualità della concentrazione risulta essere ancora qualcosa di allentato e con poca intensità. Pensieri, memorie e preoccupazioni circa il futuro sgorgano spontanei e disturbano la continuità della concentrazione.

   Allo stesso modo, l’energia fluisce solo in maniera intermittente. Entusiasmo e allegria non durano a lungo ed il flusso di energia si blocca in vari punti del corpo, sfociando in azioni impulsive o sprofondando nell’ottusità e nell’intorbidamento. Poiché l’energia si manifesta in un modo così grossolano e pesante, la qualità di poter “sentire” l’esperienza non risulta rinfrescante né dinamica.

   Il modo per superare questo livello è quello di migliorare la qualità dell’energia. Rendendo chiara la consapevolezza ed equilibrando le emozioni si fa in modo che l’energia si muova più liberamente attraverso i centri nervosi del corpo, così che la sua qualità diventi chiara, pulita e vitale. Insalubri condizioni fisiche e mentali possono venir purificate; lo stress, la confusione e le sensazioni di offuscamento vengono attenuati e mitigati, e noi non ci sentiremo più impotenti e bisognosi di qualcosa. Come diretto risultato, la consapevolezza diventa più acuta e la qualità della concentrazione, più intensa e rinfrescante. La concentrazione focalizzata sosterrà l’energia stabilizzata che, a sua volta, alimenterà la concentrazione e permetterà che essa si purifichi ancor più. Il “focus” diventa perfetto in una totale concentrazione; le distrazioni diminuiscono e noi impariamo quel che significa “controllare il tempo”. Sensazioni positive si espandono in un illimitato apprezzamento della bellezza e dell’abbondanza della vita e noi ci muoviamo verso una maggiore capacità e competenza.

   L’aumento delle possibilità di successo che cominciamo ad ottenere a questo livello apporta alla nostra energia una ulteriore qualità positiva e ispirativa, libera da qualsiasi restrizione. Entusiasmati dal nostro essere impegnati felicemente nel lavoro e perfezionando le nostre potenzialità, raffiniamo la nostra abilità e scopriamo nuove sfide. Possiamo apprendere più facilmente nuove e più interessanti discipline.

 

TERZO LIVELLO

   Al terzo livello, le tre risorse di consapevolezza, concentrazione ed energia sono ormai pienamente integrate. La consapevolezza è totalmente assorbita nel lavoro e la concentrazione sostiene naturalmente ogni decisione, cosicché l’energia può fluire senza interruzioni. A questo stadio, la concentrazione trascende realmente la mente ordinaria per posizionarsi nella totale contemplazione. Il segno di questa contemplazione in piena azione è garantito dal fatto che non vi sono più errori.

   A questo livello, ogni attività rivela la sua perfezione: la bellezza nell’arte, la soddisfazione del gioco e il piacere del servizio. Ogni nostro sogno o immaginazione viene completamente applicato nel nostro lavoro e diventa un mezzo per rifinire i nostri più alti propositi. Con questo modo di lavorare noi possiamo stabilire la nostra più alta esperienza che, a sua volta, produce il raggiungimento delle mete più elevate.

   La contemplazione, proseguendo ininterrotta, diventa meditazione continua. La sua aperta intensità offre e concede energia pura e visione profonda, rivelando nuova conoscenza e fresca consapevolezza. Quest’ultima si approfondisce nella completa e perfetta intuizione, di modo che possono prendere forma ampie visioni di conoscenza che, se abilmente sviluppate, si manifesteranno in una azione piena di successo.

 

PIRAMIDE DI CONOSCENZA

   Allorché consapevolezza, concentrazione ed energia si sviluppano per mezzo di questi tre stadi o livelli, aumentando di acutezza e di abilità per mezzo della loro applicazione, la loro stessa interazione attiva produce una Piramide di Conoscenza. Nel vertice, in cui il potere della consapevolezza si unisce col potere della concentrazione e col potere dell’energia in un unico punto, si ha il Risveglio Totale della Conoscenza. Questo è il profondo significato interiore dei Mezzi Abili: risvegliarsi al Corpo di Conoscenza, cosicché si possano incarnare nel nostro lavoro i ricchissimi tesori scaturiti dal matrimonio tra la saggezza e l’azione.

 

*********************************************************************************************

 

PARTE SECONDA: STRUTTURE PER LA  REALIZZAZIONE

 

 

                                    PRESTARE ATTENZIONE

 

   I metodi per aumentare la produttività e l’efficacia, a cui noi oggi generalmente ci affidiamo, dipendono principalmente da tecniche e tecnologie specifiche. Le teorie di amministrazione e produzione prendono corpo da visioni sottostanti che vedono l’organizzazione di meccanismi o organismi in cui ogni persona ha il suo specifico ruolo. Queste teorie cercano di massimizzare le risorse umane dell’organizzazione stabilendo regole e politiche che disciplinano le relazioni tra le parti verso l’unità.

   Sebbene questi metodi siano efficaci ad un certo livello, essi tendono a trattare le persone come risorse note e prefissate. Malgrado i programmi di insegnamento impieghino sempre nuove metodologie, nuovi sistemi di apprendimento e nuove attitudini, non vi è molto senso nel fatto che ciascun individuo all’interno dell’organizzazione possa sviluppare le proprie risorse e la propria creatività.

   L’approccio dei Mezzi Abili è alquanto differente. Esso è basato sull’attivazione del potere della conoscenza che ognuno di noi possiede. Poiché lavorare con questi mezzi abili fa sviluppare le qualità intrinseche della mente, la stessa cosa ci permette di migliorare il nostro lavoro ad un livello che va più in profondità delle tecniche specifiche. Noi possiamo essere fiduciosi nella nostra capacità di controllare la tecnologia, non importa quanto sofisticata possa essere e di usare il lavoro per il nostro beneficio e per quello degli altri.

 

CONSAPEVOLEZZA IN AZIONE

   La chiave per questo sviluppo interiore è di attivare la consapevolezza proprio mentre stiamo operando – imparando a prestare attenzione. Coltivando l’attenzione mentale e mantenendo il “fuoco” per mezzo della consapevolezza, possiamo aumentare la nostra energia e motivazione, espandere la nostra conoscenza, ottimizzare l’uso del nostro tempo e godere ogni giorno dei profitti derivanti dai nostri sforzi.

   Essere consapevoli possiede una qualità spontanea e leggera. La consapevolezza vede e fa tutto senza preoccupazione ed apprensione, senza affanni o sensi di colpa. Ogni volta che realizziamo che la consapevolezza viene catturata da pensieri ed immagini mentali, possiamo gentilmente riorientare il nostro “fuoco” sul nostro lavoro. Quando lasciamo incompleta qualche cosa, oppure tralasciamo una opportunità o falliamo nell’ottenimento di uno scopo, possiamo e dobbiamo chiederci con cura e sensibilità che cosa ci sta accadendo.

   Guardando in avanti e prendendoci puntualmente cura delle cose, la consapevolezza ci proteggerà da sorprese ed emergenze. Sempre all’erta per più efficaci modi di agire, la consapevolezza ci conduce nella giusta direzione, mostrandoci come bilanciare le priorità, mettere l’accento su ciò che è importante, prendere le migliori decisioni e realizzare ciò che è valido.

   Il lavoro è lo specchio della consapevolezza e la qualità della nostra consapevolezza stabilisce la tonalità del nostro modo di lavorare. Quando la consapevolezza diventa più affilata e brillante, noi sviluppiamo una migliore comprensione dello scopo del nostro lavoro. Acquistiamo chiarezza su ciò in cui crediamo e rappresentiamo, sul perché stiamo lavorando e sul significato che il nostro lavoro possiede. Basandoci su questa comprensione, possiamo efficacemente programmare e stabilire le nostre mete. La consapevolezza ci rende capaci di pensare in modo indipendente, di stabilire priorità, di selezionarle ed essere sicuri di realizzarle.

   Quando la consapevolezza opera a questo livello globale, l’attenzione ai dettagli del lavoro viene in modo naturale, perché questo è il modo in cui noi esprimiamo la nostra motivazione e ci assicura ottimi risultati. Un aiuto semplice ma concreto per attivare la consapevolezza è di fare attentamente una lista delle priorità e programmare il nostro tempo di conseguenza. Per esempio, se decidiamo che oggi non lavoreremo sul progetto A, ma completeremo metà del progetto B più un passo chiave del progetto C, nonché piccoli aspetti dei progetti D, E e F, potremo prendere nel modo suddetto il controllo sul nostro lavoro.

   Tutto questo arreca notevoli vantaggi e risultati positivi; non dimenticheremo materie importanti e né ci lasceremo sfuggire gli impegni minori, così potremo guardarci dal sentirci soverchiati e svuotati da rammarichi e sensi di colpa, da preoccupazioni e resistenze. Lavoreremo con una qualità colma di leggerezza e piacevolezza che ci genererà fiducia.

   Poiché la consapevolezza affina le nostre facoltà, essa facilità il miglioramento del lavoro nelle relazioni, migliora sensibilmente il giudizio sugli affari e ci aiuta a rendere chiari i problemi legali e finanziari, come pure i piani programmatici. Possiamo stare sicuri che i processi decisionali e le comunicazioni si attivano tempestivamente; che le precauzioni di sicurezza, le schedature legali e la manutenzione dei macchinari sono programmate ed attuate in maniera efficace ed opportuna. Tale tempestività aiuta a creare un ambiente chiaro, ordinato e salutare in cui la consapevolezza può essere ulteriormente perfezionata.

   Allorché ci focalizziamo dapprima sulla consapevolezza nel nostro lavoro, la associamo al cervello: programmazione, osservazione dei dettagli e così via. Successivamente, tuttavia, scopriamo che la consapevolezza è intimamente connessa ai sensi, a tutto il corpo ed alla speciale conoscenza contenuta nel cuore. Quando gli occhi sono consapevoli, riusciamo a vedere anche i minimi spostamenti o cambiamenti; quando è il naso ad essere consapevole, possiamo fiutare i luoghi fastidiosi ed astenerci dal permanerci; quando la voce si fa consapevole, percepiamo l’impatto che stiamo avendo sugli altri. Pienamente consapevoli con tutti i nostri sensi, non possiamo permetterci nessuna giustificazione per non ottenere la vera conoscenza.

 

RIFINIRE I PARTICOLARI

   Prestare attenzione induce un maggior livello di diligenza, allorché espandiamo la nostra consapevolezza a tutti gli aspetti del nostro lavoro. La preziosa consapevolezza che fa gradire la fragranza di un fiore o lo sfavillio del sole tra gli alberi, è la stessa qualità di mente che si accorge di tutti i particolari dell’attività quotidiana.

    Quando siamo presi nelle pressioni lavorative, la tensione che proviamo può ingannarci facendoci pensare che l’apprezzamento dei piccoli dettagli sia un lusso che non possiamo permetterci, ma non è così. Restando pienamente presenti del momento, aperti e responsabili e consapevoli di esserlo, facciamo in modo di dar vita ad una protezione delle nostre risorse interiori ed alla qualità del nostro lavoro. Quando siamo consapevoli ad ogni livello, ci rendiamo conto da soli di ciò che deve essere fatto. Allora possiamo agire nei confronti di ciò che vediamo, portandolo a termine per garantirci i risultati. Se cerchiamo di controllare forzatamente la nostra situazione, riducendo la concentrazione e ignorando ciò che accade intorno a noi, stiamo piantando i semi per le prossime difficoltà e stiamo indebolendo le nostre capacità di sostegno.

   Un modo per raffinare la consapevolezza dei particolari è quello di praticare una veloce retrospezione. Di solito, dare un messaggio o ricevere un’informazione viene trattato in una maniera molto veloce. Rivolgersi immantinente alle piccole cose e rispondere alle altre persone prima ancora di venir interrogati o sollecitati, alimenta l’energia reciproca ed aiuta ad evitare problemi o ritardi. Perfino l’impazienza, in questo contesto, può essere un’efficace risorsa: la frustrazione che sorge quando si affrontano i numerosi piccoli imprevisti della nostra attività può essere trasformata in una qualità strumentale che possiamo usare per fare “proprio quella cosa”. Scrivere “proprio” quella lettera, eseguire “proprio” quell’ordine, fare “proprio” quella telefonata, chiudere “proprio” quella finestra. Prendersi cura “proprio” di qualunque piccola cosa in maniera rapida, ci garantisce che essa resterà “piccola”, senza diventare poi un problema più grande.

   Prendersi cura di ogni aspetto del nostro lavoro, ci permette anche di allargare il “focus” di consapevolezza, cosicché la nostra visione si espande oltre i nostri interessi immediati e locali. Se combiniamo questo “focus” ampliato con una forte concentrazione, saremo in grado di organizzare il tempo e lo spazio con disciplina e precisione in modo che ogni impegno, piccolo o grande, troverà il suo posto e la sua occasione.

   Prendersi realmente cura dei dettagli, ci aiuta ad incanalare la nostra energia in un lavoro creativo, anziché nell’emotività o nelle distrazioni. Questo cambiamento non solo sosterrà la crescita della consapevolezza, ma aprirà anche enormi riserve di vitalità che ci renderanno capaci di esprimere forte perseveranza di fronte agli ostacoli. Potremmo ricordare a noi stessi ed agli altri ciò che va fatto e come deve essere fatto, in maniera luminosa e radiante, e riceverne ottimi risultati.

 

CONTROLLARE GLI SPRECHI

   Un esemplare sistema di praticare l’attenzione consapevole è quello di ridurre gli sprechi. Per esempio, chiunque sia responsabile dell’acquisto di materiali o di beni potrà eseguire un’accurata stima, concedendosi soltanto un minimo margine di errore e aiutandosi nel regolare il lavoro, per poter restare entro quei limiti. Questo tipo di approccio, sviluppa una cura ed una disciplina che influisce su tutti gli aspetti del lavoro. Se consideriamo le conseguenze dello spreco anche di un solo grammo di acciaio, di un centimetro di filo di rame o di una dozzina di fogli di carta, possiamo arrivare a prevenire l’accumulo di piccole quantità di scarti che si moltiplicano più volte, in progetti a larga scala. In questo caso la vigilanza potrà acuire la nostra sensibilità ai modelli attraverso i quali noi stiamo sprecando il nostro tempo e la nostra energia.

   A causa del fatto, che da sempre abbiamo considerato il nostro come il paese dell’abbondanza, solo recentemente stiamo diventando sensibili al problema degli scarti. E’ utile ricordare che, in questa società e con questa cultura, i materiali che noi scartiamo, altrove potrebbero essere considerati come valide risorse. In altri paesi meno privilegiati, ciascun frammento di carta fine o buona stoffa o pezzi di metallo, perfino chiodi arrugginiti, verrebbero raccolti e rimessi in uso.

   Per stimolare una maggiore sensibilità sul problema della produzione di scarti, possiamo riflettere che, quando sprechiamo materiali, stiamo sprecando la conoscenza e gli sforzi di coloro che ce li fornirono. Proprio come il cibo che si trova sulla tavola grazie ad una numerosa serie di operazioni, così i materiali grezzi dipendono dalle forze naturali che li hanno prodotti, dai macchinari usati per estrarli o raffinarli e dalla complessa rete di trasporti, comunicazioni, vendita e mercato, che permettono all’economia di funzionare.

   Il miglior modo di focalizzarci sul problema degli scarti è forse quello di considerare attentamente il vero scopo del nostro lavoro. Ogni dollaro che impieghiamo male non solo è sprecato, ma è sottratto dalla somma disponibile per realizzare i nostri scopi. Per esempio, se acquistiamo soltanto poco più di quello che ci serve, per stabilire un progetto di area confortevole per noi stessi, finiamo con l’avere uno scarto anziché del denaro. Potremmo trovare un qualche uso per lo scarto, ma contemporaneamente i soldi che potevano contribuire a realizzare il nostro scopo sono andati persi. E se quello scarto resta inutilizzato, alla fine diventa spazzatura per la quale dovremo ancora pagare per disfarcene, sia in termini di denaro che in tempo ed energia.

   Prestare attenzione allo spreco può espandersi in più efficaci ed economici modi di lavorare. Quando scopriamo un cantuccio, in cui i materiali sono abitualmente abbandonati o lasciati in disuso, possiamo avere l’opportunità di accrescere la nostra disciplina e la nostra attenzione focalizzata. Possiamo, per esempio, tracciare dei confini precisi tra le varie aree lavorative; possiamo proteggere questi confini con attenti calcoli e registrazioni, che prevedono l’eventuale afflusso di materiali tra un progetto e l’altro. Essendo consapevoli di ogni aspetto del processo, sull’osservazione di possibili difetti e con l’impegno di fare le giuste migliorie, possiamo perfezionare la nostra capacità ad utilizzare meglio le nostre risorse.

 

CONTROBATTERE LA CONFUSIONE E LA NEGLIGENZA

   Prestare attenzione, produce un approccio agli affari senza “nonsensi”, che offre molto di più di un risparmio sui costi. Vedere i segreti costi in ciascun aspetto del nostro lavoro – di materiali, tempo e risorse interne – ci aiuta a mostrare ciò che possiamo recuperare con i nostri sforzi personali e ci mette più in contatto con la realtà del nostro lavoro. Diventiamo più disponibili ad essere presenti alla nostra esperienza, ad esercitare la consapevolezza ed a rilassarci nella concentrazione. Questa disciplina rafforza la nostra abilità nel tenere a mente ciò che è importante e ad agire sulla base di questa conoscenza vitale.

   L’abilità di saper usare il lavoro in questo modo, ha oggi una particolare importanza perché la nostra naturale capacità a prestare attenzione è indebolita dalle circostanze della vita moderna. Fin dalla primissima infanzia, la nostra mente è stata stimolata da immagini, visioni e suoni. Costantemente bombardata da sovraccarichi sensoriali e mentali, la consapevolezza è diventata appannata. Abbiamo perso l’abilità di poter vedere chiaramente nel presente o di proiettarci adeguatamente nel futuro.

   Quando nella nostra mente non possiamo selezionare e andar oltre lo sbarramento dei pensieri e delle immagini, noi ostacoliamo l’energia addominale e apriamo la porta alla emozionabilità. Cadiamo ineluttabilmente in una spirale negativa: non possiamo vedere ciò che c’è nella nostra mente, non possiamo capire e dunque non possiamo fare. Più scegliamo di ignorare ciò che sta accadendo, più facilmente dimentichiamo ciò che realmente ci interessa e più diminuisce il nostro apprezzamento per l’esperienza. Così le opportunità scivolano via senza che ce ne rendiamo conto e cominciamo a venir presi da un senso di paura o di ansietà che rispecchia la sensazione di sopraffazione. Queste reazioni sono spesso descritte in termini psicologici come confusione, nevrosi, dipendenza, disordini emotivi, ma l’incapacità di dare vera chiarezza alla nostra consapevolezza è una causa ben più basilare.

   La volontà di avere successo e realizzare qualcosa di valido può essere un potente antidoto per questi comportamenti. La nostra forte motivazione ci aiuta a riconoscere l’importanza del prestare attenzione nel lavoro e così noi cominciamo a nutrire attenzione e vigilanza, le quali ci restituiscono la nostra naturale intelligenza ed energia. Non appena vediamo da soli il potere che ci viene dal focalizzare realmente la mente, noi stabiliamo di trattare la nostra consapevolezza con la cura che essa merita.

 

ESERCIZIO N. 16 – MANTENERSI SU CIO’ CHE CONTA

 

   Al mattino, memorizzate le tre, cinque o sette cose più importanti che avete programmato per la giornata. fate in modo di scorrere mentalmente la lista con dolcezza di tanto in tanto – più come un modo di vedere la giornata che non come una struttura rigida. Questa pratica aiuta a mantenere la consapevolezza acuta e solerte.

 

ESERCIZIO N. 17 – AUMENTARE LA CONSAPEVOLEZZA

 

   Alla fine di ogni ora, scrivete con brevi note ciò che avete compiuto. Non lasciate spazio a scuse e spiegazioni; prendetevi qualche secondo per fare il vostro rapporto e poi andate avanti.

 

ESERCIZIO N. 18 – ANNOTAZIONI MENTALI

 

   Mentre siete in attività nel vostro ufficio o luogo di lavoro, praticate amplificando i vostri sensi e osservando tutto ciò che succede. Una volta al giorno, provate ad immaginare di fare un itinerario speciale muovendovi mentalmente attraverso il vostro corpo. Osservate i potenziali punti di tensione, prendendo nota di qualsiasi piccola cosa che attiri la vostra attenzione eche non può essere risolta immediatamente. Ad intervalli appropriati, radunate le note che avete scritto e sviluppate un programma per riparare, organizzare, fissare o ripulire qualunque cosa necessiti di attenzione.

 

ESERCIZIO N. 19 – APPROFONDIRE L’APPREZZAMENTO

 

   Cercate di espandere la vostra consapevolezza per abbracciare l’origine, la storia e lo sfondo del vostro progetto o impresa, nonché gli sforzi di coloro che vi hanno preceduto. Cercate pure i risultati positivi ottenuti quando il vostro lavoro è stato coronato da successo, tratteggiando per quanto possibile, chi ne ha tratto beneficio ed in che modo. Annotate la differenza tra l’apprezzamento di questi benefici ed il senso di autostima tipico che deriva dalle vostre immaginazioni circa il successo.

   Espandere la consapevolezza in questo modo, apre il cuore ad un più profondo senso di accuratezza e vi aiuta a vedere nuovi modi per mantenere e curare il vostro lavoro. Questo esercizio è utile allorché vi sentite scoraggiati o frustrati.

 

ESERCIZIO N. 20 – SLANCIO VERSO LA CONSAPEVOLEZZA

 

   L’impegno a sviluppare consapevolezza nel nostro lavoro dipende dal riconoscimento del valore di ciò che vogliamo realizzare. Per un periodo di una settimana, stabilite ogni giorno un po’ di tempo per contemplare ciò che per voi è importante nel vostro lavoro. Cercate gli scopi personali e quelli del vostro lavoro o anche le vostre specifiche responsabilità. Trascrivete tutto sul vostro diario, stabilite le priorità e cominciate a stilare un programma per completarle. L’impegno che deriva dallo sviluppo di una tale visione eleva naturalmente la consapevolezza ed agevola il suo sostentamento.

 

                       STRUTTURE PER LA REALIZZAZIONE

 

   All’inizio di ogni progetto o attività, noi ne abbiamo una visione, un indirizzo ed uno scopo; ed inoltre l’impegno occorrente per eseguire l’impresa. A metà dell’opera vi è l’esecuzione del nostro impegno per mezzo dell’azione. Alla fine, vi è una riflessione consuntiva di ciò che è stato fatto ed un compiacimento per il risultato.

   Per esempio, guardando alla nostra vita in un modo complessivo, noi la cominciamo dalla crescita, completando la nostra educazione e continuando con lo sviluppare i mezzi per la nostra sussistenza. Durante questi anni, articoliamo la nostra visione, determiniamo i nostri propositi e cominciamo a manifestarli nell’azione. Negli anni intermedi, l’enfasi è indirizzata al lavoro, all’azione ed al raggiungimento degli scopi – mettendo in campo il nostro valore. Negli anni successivi, noi portiamo a compimento i nostri sforzi, manifestando apprezzamento per ciò che abbiamo fatto e rallegrandoci con profonda soddisfazione per i risultati raggiunti.

   Possiamo fare in modo che questi ritmi (iniziale, intermedio e finale) riprendano costantemente forma in ogni giornata lavorativa. Al mattino, ci prepariamo per la giornata e ci rechiamo al lavoro. Durante il giorno, facciamo subito le cose importanti, preparando la strada ai successivi risultati, interessandoci con decisione di superare gli ostacoli affinché non interrompano il flusso del lavoro. Alla fine della giornata, cerchiamo la migliore conclusione possibile, avendo molta cura per un risultato positivo così da mantenere viva la fiducia e riprometterci ancora migliori realizzazioni. Anche se la quantità del nostro lavoro è di giorno in giorno sempre la stessa, o se stiamo lavorando con problemi difficili da risolvere, possiamo completare il tutto, ogni giorno, con soddisfazione e ripartire da capo, ogni mattina, con nuove e fresche percezioni.

   Attraverso queste semplici strutture, possiamo apprezzare maggiormente le opportunità che il lavoro ci presenta. Ogni totale di ventiquattr’ore diventa un insieme, un’unica concreta realizzazione, ricca di significato e di valore.

 

QUATTRO STADI DI REALIZZAZIONE

   Quasi tutte le imprese di successo che intraprendiamo, sono composte di quattro stadi: preparazione della base, avvio dell’azione, sviluppo della forza per la ricerca del risultato e, infine, godimento del frutto. Consapevolezza, concentrazione ed energia sono necessarie per contribuire a sostenere tutti gli stadi al fine di arrivare al successo finale.

 

(1) PREPARAZIONE DELLA BASE

   Sia che ci si focalizzi su propositi di vasta o di minima portata – cioè ciò che pensiamo di compiere nella nostra vita o ciò che ci aspettiamo di fare in un giorno, o in un mese – abbiamo tutti bisogno di creare una base. Il primo passo è di chiarire le nostre intenzioni, perché altrimenti le nostre aspirazioni resteranno vaghe e indistinte.

   E’ anche importante valutare la nostra motivazione. Siamo veramente sinceri nello stabilire il nostro scopo? Oppure siamo semplicemente afferrati da un’eccitazione superficiale? All’inizio di un’impresa è facile rimanere affascinati e caricati, ma questo entusiasmo presto può essere seguito dalla confusione e dallo scoraggiamento e lo scopo prefissato se ne scivola lontano. Se la nostra motivazione non è più che solida, sarà meglio adeguare di conseguenza i nostri obiettivi.

   Una volta che abbiamo rese chiare a noi stessi le nostre intenzioni, abbiamo bisogno di prepararci per l’azione in maniera che sia efficace. Per esempio, se vogliamo affrontare un campo in cui abbiamo poca o nessuna esperienza precedente, dovremmo istruirci individuando gli ingredienti-chiave per il successo e ricercare, analizzandoli, i relativi dati informativi. Dobbiamo scoprire il modo in cui gli altri avviano progetti simili, i problemi che essi incontrano ed il modo in cui essi superano gli ostacoli. Possiamo riflettere sulla nostra esperienza in un altro lavoro e le lezioni che ne abbiamo appreso. Laddove la nostra conoscenza di base fosse incompleta, possiamo cercare informazioni aggiuntive e consultarci con dei professionisti.

   In seguito, dovremmo considerare quanto tempo la cosa ci prenderà e quali possano essere le risorse per raggiungere il nostro scopo. Attivando la conoscenza e la consapevolezza per creare un programma o un piano realizzabile, stabiliamo i punti chiave affinché lo scopo cominci ad essere chiaro come possibilità reale. Passando in rassegna le nostre risorse – persone, denaro, attrezzature, preparazione e, specialmente, conoscenza – possiamo individuare specifici bersagli a cui mirare in specifici tempi.

   Poiché il processo di dirigersi verso la meta genererà esso stesso nuova conoscenza, noi non abbiamo necessariamente bisogno di fare un piano completo prima di metterci in moto. Quando sappiamo quali passi dovranno prima essere fatti, siamo pronti per entrare in azione.

 

(2) AVVIO DELL’AZIONE

   Fatti i piani e la preparazione, possiamo mettere alla prova la nostra visione e gli scopi, esercitando la nostra intelligenza ed esperienza nell’azione. A questo punto spesso emergono gli ostacoli. Paure e dubbi possono bloccare la nostra energia o farci perdere tempo in sopravvalutazioni o in sogni chimerici di illusori successi. Se perdiamo di vista i benefici della nostra originaria visione, l’entusiasmo e l’impegno possono venir meno. Flussi di pensieri negativi possono arrestare la nostra motivazione sopraffacendo la progressiva energia di restare desti ed attivi, in maniera da distoglierci da ciò che dovremmo fare. Questo indugio ci fa deviare dalla nostra visione e dallo scopo e relega la nostra energia ad interessarsi delle ansie e delle giustificazioni. Presto questa energia viene a mancare e restiamo scoraggiati e frustrati, incerti del fatto se la nostra energia addominale possa manifestarsi liberamente.

   La risposta decisiva a questa negatività giunge semplicemente proprio quando noi ci alziamo e facciamo qualcosa. L’azione che richiede tempi lunghi per ottenere dei risultati, non è opportuna; abbiamo bisogno di fare una sia pur minima cosa – qualsiasi cosa di appropriato – che ci restituirà subito entusiasmo e ci aiuterà a risvegliare una fresca e salutare energia.

   Avendo fatto il primo passo, possiamo dunque farne un altro. Metterci in azione alimenta la nostra disponibilità ad agire e ci incoraggia a fare di più. Presto supereremo gli ostacoli, ricordandoci delle risorse interne ed esterne a noi accessibili, e risveglieremo le nostre opportunità. Quindi, l’opportunità stessa potrà condurre la consapevolezza e la concentrazione verso l’impegno.

   Appena avremo ottenuto i primi risultati, vedremo nuove connessioni che ci renderanno più facile dirigerci verso la successiva serie di propositi. Questo modello si ripeterà da solo: l’esperienza acquisita in ogni passo ci darà maggior conoscenza per organizzare ulteriori passi in maniera più efficace. Appena la nostra visione diventa più consona alla realtà, essa si estenderà ancor di più nel futuro, rendendo più facile stabilire le priorità e prendere migliori decisioni. Il sentiero apparirà più chiaro e la visione crescerà più luminosa ad ogni passo e noi potremo fare progressi reali in direzione di ciò che avremo scelto.

   Ciascun nuovo impegno di cui ci occuperemo, offrirà molte più opportunità per una sfida ai nostri limiti e ci permetterà di applicare nuova conoscenza. Potremo salvaguardare la nostra energia, i nostri scopi e le risorse facendo buoni programmi, preparando schemi e stabilendo termini precisi. Potremo coltivare una energia leggera e positiva che ci rinfrescherà la mente ed i sensi e ci proteggerà dall’esaurimento quando il nostro ritmo sarà agitato e troppo impegnato. Quando la nostra motivazione si affievolirà, potremo rigenerare la nostra fiducia con l’apprezzamento dei nostri successi e con il vedere i nostri errori come opportunità di crescita.

 

(3) SVILUPPO DELLA FORZA PER LA RICERCA DEL RISULTATO

   Senza risultati, perfino le migliori intenzioni non hanno molta validità. Ma allorché siamo in movimento e produciamo realmente qualcosa, ogni passo ci incoraggia a fare di più. Ogni volta che realizziamo uno scopo, acquistiamo fiducia ed anche conoscenza, che migliorano le nostre capacità ed abilità.

   La dinamica interiore del successo è basata sul fondere consapevolezza ed energia per mezzo della realizzazione che si dimostra nel tempo. Questa interazione fa sorgere una speciale intimità che ci permette di continuare ad occuparci di ciò che stiamo facendo. A sua volta, la nostra cura produce l’intuizione di consapevolezza alla disponibilità della nostra energia addominale. Armonizzati al flusso del tempo ed esprimendo lo stesso concetto nelle nostre azioni, noi sperimentiamo la medesima ricca soddisfazione che ispira gli artisti o gli imprenditori di successo.

   Questo equilibrio naturale tra realizzazione pratica e ispirazione di base è la chiave per i benefici che il lavoro ci offre. Il legame diretto tra l’ottenimento dei risultati ed i valori spirituali ci permette di portare ad un vero completamento la vita di tutti i giorni.

   Una focalizzazione sull’ottenimento del risultato può sembrare alquanto remota dal nostro abituale senso di sviluppo personale o gratificazione, in quanto questi sono fortemente legati ad interessi psicologici e desideri personali. Ma ciò è realmente un fatto di attitudine. Quando i risultati vengono dalla eliminazione degli ostacoli personali e dei modelli negativi, la crescita spirituale, la soddisfazione personale e la realizzazione pratica sono fuse insieme.

   Il tipo di ostacoli che spezzano la nostra energia e ci costringono a posporre una attività all’inizio di un progetto, può ripresentarsi a stadi successivi, sotto forma di nuove frustrazioni e impedimenti che bloccano il nostro cammino. Tali reazioni possono essere particolarmente forti proprio prima che un progetto arrivi a compimento, quasi come se avessimo paura del successo o fossimo esitanti a volgerci verso l’ulteriore sfida. La maggior parte di noi, potrebbe adattarsi ad un certo livello di difficoltà, ma alla fine si raggiungerebbe un punto critico di svolta – l’ultima goccia che fa traboccare il vaso – e si arriverebbe all’attivazione di un metodo più protettivo. I nostri dubbi e le nostre preoccupazioni verrebbero congelati entro muri di resistenza, confermandoci di non poter ulteriormente proseguire. Noi ci riempiremmo di ragioni, giustificazioni e scuse emotive ed attiveremmo vari meccanismi miranti a renderci ottusi nei confronti di ciò che sta accadendo, fino a che non sarebbe troppo tardi per rimediare.

   Il migliore e più diretto modo di affrontare questa sfida è semplicemente quello di ottenere dei risultati. Quando stiamo avanzando con i nostri progetti, non c’è tempo per indulgere in scusanti o cadere preda della confusione e neppure vi è una qualche necessità per farlo. Siamo troppo occupati nell’interessarci al presente per farci coinvolgere da rimpianti del passato o preoccupazioni per il futuro. Stiamo ricevendo un fermo ritorno per il nostro investimento di energia, rallegrandoci dei risultati ottenuti e reinvestendoli nello scopo finale.

   A questo livello, il lavoro è estremamente interessante. Esso sostiene la consapevolezza unificando tutte le componenti della nostra esperienza; sorregge la concentrazione collegando dinamicamente i nostri sforzi ai risultati e alimenta l’energia permettendo alla consapevolezza di manifestare la sua attenzione al tempo. Questo modo di lavorare non sempre può portare al successo immediato, ma alla fine esso è destinato ad arrivare senza incontrare più ostacoli. La dinamica della conoscenza che lo spinge in azione è più potente di ogni limite che può venir imposto dalla mente ordinaria.

 

(4) GODIMENTO DEL FRUTTO

   Allorché i nostri scopi cominciano a materializzarsi, il frutto di ogni momento precedente ci arriva come diretto piacere. Possiamo coltivare questo godimento, apprezzandolo ed alimentandolo col nostro successivo lavoro, come ricompensa per noi stessi ed ulteriore stimolo per la nostra motivazione a fare ancora di più nel futuro. Questo ciclo positivo diventa la base per un maggiore entusiasmo e più prolifica creatività verso qualsiasi altra cosa che intraprenderemo in seguito.

   Il successo ai nostri sforzi ci permette di vedere chiaramente il beneficio di lavorare con i Mezzi Abili. Se facciamo in modo che questa comprensione penetri in profondità, essa entrerà in ogni momento nella nostra esperienza, rendendoci attenti alle nuove opportunità e approfondendo il nostro apprezzamento. Possiamo così scoprire il nucleo della concentrazione al centro di ogni pensiero e l’inesauribile flusso di energia che dà vita ad ogni azione. Non dobbiamo, al contrario, coltivare quel tipo di fiducia che gonfia l’Ego e che proviene dalla nostra identificazione col successo. Possiamo, invece, affidarci alla chiara e impavida conoscenza che proviene dal vedere le dinamiche che sostengono la realizzazione.

   Godere i frutti della nostra realizzazione ci mette in condizioni di lavorare perfino con una maggiore intelligenza ed entusiasmo per il futuro. Se siamo pronti ad acquisire una visione più espansiva, essa ci mostrerà che ciò che noi abbiamo realizzato è similmente possibile per tutti gli altri; inoltre essa ci invita a dedicare il nostro lavoro ed il successo ottenuto per aiutare gli altri ad avere essi stessi successo ed a godere di ciò che essi possono realizzare a loro volta. In questo modo, i mezzi abili da noi usati si espandono ad un mondo ancora più esteso e vasto, contribuendo a risvegliare tutta l’umanità.

 

ESERCIZIO N. 21 – ESERCITARSI AL MATTINO ED ALLA SERA

 

   Ogni mattina ed ogni sera, per almeno due settimane, praticate gli esercizi D e E che si trovano alla fine del libro, nelle Tavole per il Cambiamento. Non appena ne vedete i progressi, fate in modo che essi continuino ad alimentare la vostra energia e la motivazione.

 

ESERCIZIO N. 22 – SFIDARE LE FANTASTICHERIE

 

   Se passiamo il tempo a pensare “Un giorno sarò ricco”, ma non abbiamo un chiaro piano per far diventare realtà questo desiderio, ci stiamo bellamente prendendo in giro. Anche se spendiamo lo stesso tempo tracciando piani senza però mai metterli in azione, stiamo sciupando e indebolendo la nostra conoscenza e le nostre intenzioni. Questo tipo di pensiero di desiderio ardente comporta una qualità di fantasticheria che ci impedisce di attivare l’azione per realizzare le nostre aspirazioni. La sola alternativa è agire. Quale piccolo primo passo potrete fare oggi per avvicinare uno scopo che sia importante per la realizzazione?

 

ESERCIZIO N. 23 – ANNOTARE I PROPOSITI

 

   Cercate di annotare i propositi specifici da raggiungere entro una certa data: tre mesi, un anno o due anni. All’interno di ciascuno di questi segmenti di tempo definite specifici propositi intermedi a corto-raggio che vi guideranno, passo dopo passo, a scopi più ampi. Questo processo vi farà avanzare gradualmente, edificando la vostra visione entro un sentiero per una solida realizzazione.

 

 

               PERFEZIONARE UN PIANO PER L’AZIONE

 

   Per essere efficace, un piano deve contenere dettagliate strategie per realizzare gli scopi prestabiliti. Nel perfezionare a questo livello il nostro piano, abbiamo bisogno di una raffigurazione più precisa possibile. Un piano ben scritto è essenziale per sostenere la forza, la vitalità e l’applicabilità della nostra visione. Senza di esso, ogni impresa è probabile che rimanga nel regno della mente delirante.

   Facendo un piano, chiarite subito le linee dei vostri scopi dall’inizio alla fine, tenendo in considerazione i rischi e ciò che potrebbe andare storto. Vi sono molti buoni libri sulla programmazione degli affari, che possono esservi d’aiuto. Con ferma determinazione potete visualizzare ogni stadio del lavoro e capire le complesse interazioni che di certo sorgeranno non appena convertite il vostro piano in lavoro effettivo. Allorché i tempi di ciascuna fase diventano evidenti, possono essere stabiliti propositi ad un mese, una settimana, oppure giorno per giorno.

 

PASSI PER UN PROGRAMMA CHIARO

   Se non avete molta esperienza o addestramento in questo campo, i seguenti suggerimenti possono aiutarvi a fare un programma più preciso. Essi entrano in gioco non appena avete completato i due passi iniziali: definire gli scopi e passare in rassegna le vostre risorse. Essi si applicano più direttamente ad una piccola attività, però possono rimanere utili anche in una più ampia varietà di progetti.

 

CALCOLARE I RITMI

   Calcolare i ritmi per i diversi impegni vi permette di vedere più chiaramente ciò che può essere compiuto in un dato periodo di tempo. Trovando una misura per il dinamismo, una realizzazione ad alto livello vi darà una chiara risposta su come state lavorando, così potrete valutare i vostri risultati e vedere ciò che va migliorato. Alcuni tipi di lavoro sono difficili da misurare, ma se osservate i particolari, di solito potrete trovare qualche elemento che potrà essere quantificato in termini di tempo. Potrete condividere i vostri modi di misurare l’adempimento con altre persone coinvolte nel medesimo lavoro, cosicché ciascuno abbia un chiaro disegno di ciò che è un accettabile riferimento e sia motivato nel ricercare migliori tecniche. Una tale chiarezza produce anche concentrazione ed energia stabili.

   Coloro che sono addestrati professionalmente o interessati in lavori creativi, potrebbero opporsi ad un simile approccio, che di solito è associato al lavoro intensivo in fabbrica. Ma una misurazione specifica si addentra in vaghe idee o teorie sul perché il lavoro va a rilento e vi aiuta a vedere chiaramente come e dove state perdendo il tempo. L’idea che la creatività non possa essere forzata o che gli elementi-chiave che influiscono sul tempo siano fuori dal vostro controllo possono diventare facilmente giustificazioni per deviare un progetto in un confortevole rifugio e perdere le tracce dello scopo principale delle vostre azioni.

 

COORDINARE IL LAVORO NEL TEMPO E NELLO SPAZIO

   Dopo aver esaminato ciascun singolo impegno, immaginate che il lavoro fluisca tutto insieme, visualizzando che cosa sarà necessario, e quando. Carteggi e diagrammi possono essere utili per mostrare come ciascun aspetto del lavoro si collega agli altri aspetti e per sviluppare un sistema per poter tracciare ogni singola parte.

   Coordinare un progetto per persone diverse implica il coordinare i suoi vari elementi nel tempo e nello spazio, cosicché una sola persona o gruppo di lavoro non termini il lavoro mentre l’altro gruppo sia in ritardo col programma. Programmare in anticipo per ciascun giorno, settimana o mese, permette lo sviluppo della consapevolezza di come si incroceranno denaro, materiali, personale, macchinari, strumenti e veicoli. Procurarsi piani e preventivi vi permetterà di individuare i tempi giusti per acquistare beni differenti secondo i bisogni del progetto. Programmare spazi differenti chiarisce specifici bisogni, inclusi materiali, forniture ed inventari. Al tempo stesso, ciò sviluppa la chiarezza e la portata della consapevolezza, stimolando risultati migliori in ogni campo.

   Lo scopo è di evitare un raddoppiamento di sforzi, spreco di materiali, rifacimento di lavori oppure di creare sospensioni o interruzioni. Più chiaramente potete visualizzare il flusso di lavoro e la conoscenza, le risorse e le capacità necessarie per ciascun progetto nel tempo, migliori saranno i preparativi che potrete avviare.

Un resoconto scritto di tutti i dettagli vi aiuterà ad aguzzare l’attenzione ed a chiarificare tutte le interazioni:

 

                       Cinque Punti per Un Piano Quotidiano

 

1)      Stabilire i Propositi =  2) Passare in rassegna le Risorse = 3) Calcolare i Ritmi =

4)        Coordinare il lavoro nel tempo e nello spazio, 5) Mantenere aperta e scorrevole la Comunicazione.

……………………………………………………………………………………………………………………………….

 

                                       Regole per la Realizzazione

 

          1) PERSEGUIMENTO.   2) OSTINAZIONE.  3) RAMMEMORAZIONE.  4) ADEMPIMENTO FINALE.

 

   Questo tipo di coordinamento esige la distinzione tra lavori di maggior importanza e lavoretti minori, anche se necessari. Gli impegni maggiori richiedono energia e potere più stabili, laddove gli impegni minori possono essere adattati a margine. Questo “adattamento” richiede una esperta programmazione, una rimarcata rappresentazione di ciò che deve accadere e, soprattutto, una forte motivazione per mantenere fluido il lavoro senza disturbare il “focus” principale. Il ritorno che ne deriva, da questo procedimento, rafforza la concentrazione e promuove un agevole flusso di energia, privo di impedimenti e blocchi.

 

MANTENERE SCORREVOLE LA COMUNICAZIONE

   Un buon progetto di comunicazione abbraccia tre distinte zone: tempestività, buona conoscenza e flusso di energia. Tempestività di comunicazione riguarda elementi come orari di lavoro, distribuzione e rese. Buona conoscenza di comunicazione ha a che fare con programmi, capacità tecniche, eventuali punti critici, sicurezza e il generale welfare complessivo. Il livello di energia nella comunicazione è qualcosa di meno diretto: riguarda l’assicurarsi che ogni persona sia consapevole di come sta progredendo il lavoro, quale sia il livello dell’energia impegnata e quali gli impedimenti ad essa, e che cosa può essere migliorato. Domandarsi ad esempio, in quale settore si è bloccata l’energia e dove, invece, sta regolarmente circolando? Coloro che collaborano all’impresa, stanno lavorando al massimo delle loro capacità? Oppure, è consigliabile questo lavoro di gruppo?

   La risposta, e la reazione nei giorni che seguono, aiutano a sostenere il “focus” ed a proteggere i programmi di lavoro, generando una energia sostenitiva genuina. Quando state coordinando un progetto, cercate di notare ciò che accade allorché riceverete una nuova informazione che va ad interessare lo specifico programma giornaliero. A chi serve sapere questa informazione? Che cosa è necessario cambiare? Siate particolarmente consapevoli degli impegni e delle attitudini che potrebbero impedire la comunicazione. Per esempio, state considerando che le altre persone potrebbero già possedere quella informazione, così che voi non dobbiate aver bisogno di comunicargliela? Siete disponibili a fare lo sforzo di rendervene conto? Siete disponibili ad essere nella posizione di ricordarlo a qualcun altro? Ricordatevi di queste regole per la realizzazione: Perseguimento, Ostinazione, Rammemorazione e Adempimento finale.

   Talvolta le persone pensano che la comunicazione richieda parecchi incontri e numerose discussioni, però discutere può facilmente far esaurire tempo ed energia. Per prevenire tutto ciò, può essere utile prima di un incontro far circolare un promemoria che chiarisca lo scopo dell’incontro stesso e stabilisca un ordine del giorno, con gli articoli che necessitano di una decisione, dopo aver fatto una schedulazione preliminare. Prima dell’incontro, fatevi anche queste tre domande: “Ho un’idea valida ed una chiara informazione da partecipare? Saprò esprimere bene le mie visioni? Saprò comunicarle in maniera concisa?”

 

VALUTARE I PROGRESSI

   Fare una pausa per esaminare i propri progressi, vi aiuterà a vedere quello che avete realizzato e ciò che può servire a migliorarlo, sia a breve che a lunga scadenza. Questo processo di valutazione è essenziale al successo di ogni impresa, sia essa un’operazione commerciale, lo scopo della vita oppure l’addestramento della vostra mente.

   Il vostro stesso giudizio è il metro con cui dover misurare i passi successivi. Quando fate un programma per un anno, cercate di vedere come la cosa sta andando dopo due o tre mesi. Nei programmi a lunga scadenza, giudicate i risultati da voi ottenuti in ciascun anno e gli sviluppi che si sono presentati in tre anni. Date ad ogni progetto il tempo di svilupparsi e, dopo, osservate come sta procedendo, facendo i necessari aggiustamenti. Nel contempo, è bene valutare il progresso su base giornaliera. Aiutarsi eseguendo l’Esercizio E, in fondo al testo.

   Attivando le vostre valutazioni – in particolare, per quanto riguarda le decisioni economico-finanziarie – è importante bilanciare le due fisionomie dell’attività. Una è costantemente progressiva e necessita di nuove attrezzature, prodotti e personale, mentre l’altra è frenante e protegge le risorse dell’organizzazione. Prima di prendere una decisione, cercate di avere una visione d’assieme, mediando tra i due aspetti. Così operando, si eviterà che il punto di vista di una singola persona possa dominare ed impedirvi di equilibrare il vostro stesso pensiero. Inoltre, l’organizzazione ne verrà protetta dai danni, in special modo in tempi di rapida espansione, ancorché salvaguardata nei periodi di ristagno.

   Se la vostra valutazione suggerisse che i risultati dichiarati siano superiori alla capacità del personale o dei materiali disponibili, siate attenti alla questione in una maniera accurata e penetrante, chiamando a raccolta tutta la consapevolezza e la concentrazione di cui siete capaci. Le seguenti domande dovrebbero essere ampiamente indagate: “Com’è possibile che si possa aumentare la produttività con le attuali risorse? Vi sono per caso risorse che non vengono usate? Come si può migliorare l’uso del tempo e dello spazio? Come si possono cambiare le strutture esistenti e rivitalizzarle per aprirsi ad una maggiore conoscenza?”

   Il processo di valutazione deve essere eseguito non soltanto in periodi specifici. Voi potete pensare in modo creativo ogni giorno, come poter migliorare la vostra particolare attività o progettazione. Per esempio, quali risorse professionali di governo della comunità sono disponibili? Che cosa raccomandano gli esperti e come potete renderli più interessati? Cercate dunque di coltivare persone esperte nei diversi aspetti dell’attività, come il marketing, la pubblicità e le public-relations. Incoraggiate chiunque potrebbe esservi di aiuto, individuando i loro interessi e le loro capacità. Esaminate a fondo radicalmente le iniziative e le comunicazioni, creando uno slancio positivo che riesca ad attrarre persone, energie e conoscenza.

   Per ciascun progetto, potete sviluppare un programma per il miglioramento: Come potete avere un prodotto migliore? Come potete perfezionare vendite, comunicazione, amministrazione, finanziamenti o aumenti di capitale? Quali nuovi strumenti di previsione saprete produrre? Riuscirete ad essere più efficienti con persone, energia, denaro, scelta dei tempi, controllo-qualità, management, coordinazione, ecc.? Mai smettere di farsi queste domande fondamentali o di suscitare risposte-tipo; mai allontanarsi dall’esigenza di aumentare la nostra conoscenza.

 

RISOLVERE I PROBLEMI

   Poiché perfino il migliore piano può non prevedere tutte le possibili difficoltà che possono sorgere, la soluzione dei problemi è parte integrale di ogni progetto di successo. Ciascun problema risolto si aggiunge al deposito della nostra conoscenza e, per di più, la stessa efficace soluzione dei problemi, può essere una sfida intensamente soddisfacente.

   La mente che risolve i problemi è come la mente gioiosa e aperta che reagisce con prontezza alle situazioni del momento presente. Il lavoro quotidiano offre numerose opportunità per la soluzione dei problemi e, se lavoriamo con disponibilità verso queste sfide, possiamo diventare maestri nel trattare con gli imprevisti, divertendoci con ogni nuova soluzione. Anche quando un problema appare essere insolubile all’inizio, possiamo essere fiduciosi che, se lo affrontiamo apertamente, saremo in grado di lavorare su di esso.

 

AVERE UN QUADRO D’ASSIEME

   Il primo passo nella soluzione dei problemi è di averne un quadro chiaro, di essere al corrente di ciò che sta accadendo. La consapevolezza necessita di conoscere sia l’aspetto totale che i dettagli. Possiamo aver bisogno di focalizzarci sulle difficoltà per parecchie ore o perfino per parecchi giorni, mantenendole fermamente nella nostra mente per localizzare che cos’è che sta causando questa difficoltà. Dov’è che si presenta prima la difficoltà nel processo lavorativo? Com’è che succede? Potrebbe essere necessario approfondire i settori che si sovrappongono al nostro progetto specifico, come il “budget”, gli acquisti o i trasporti. Trattasi di carenza di capacità o di ritmi scadenti? Vi è una scarsa comunicazione o un difetto di programmazione?

   Quando sorgono le difficoltà, vi è una forte tendenza a far sviluppare velocemente le nostre idee, dare colpe all’intorno e difenderci per sostenere la nostra posizione. Se, invece, riuscissimo a rilassare l’energia della nostra frustrazione, potremmo concedere maggior spazio per nuove idee. Se ascoltassimo in maniera più sensibile ciò che la situazione ci sta indicando e avessimo più tempo per condividere la conoscenza di queste nuove idee, saremmo più adattabili per penetrare alle radici del problema e trovare una soluzione migliore.

 

SCEGLIERE UNA NUOVA DIREZIONE

   Il secondo passo è quello di chiederci quali aggiustamenti debbano essere fatti. La consapevolezza ha bisogno di rapportarsi alle idee dirigendosi verso un reame di praticità, rivedendo la situazione da un’angolazione diversa. Concentrandosi su una sola possibilità per volta, la consapevolezza percorre tutte le nuove possibilità al fine di vedere ciò che potrebbe o non potrebbe essere utile. Che cos’è che non va nel processo lavorativo o nel programma? Quali elementi devono cambiare e quali possono restare invariati?

 

ERIGERE UNO SBARRAMENTO

   Il terzo punto richiede di decidere per una certa soluzione e agire decisamente per trovarla ed eseguirla. Le migliori soluzioni abbracciano tre fattori: 1) devono essere connesse direttamente al problema, 2) devono rispecchiare la volontà a cambiare direzione e 3) devono dimostrare efficienza ed efficacia ai massimi livelli. Una buona soluzione è come uno sbarramento che ci incanala via dalla zona di pericolo. Quando la situazione raggiunge un punto di svolta, lo sbarramento ci impedisce di cadere in certe pericolose vie di fuga e ci guida su una nuova strada verso la nostra giusta destinazione.

--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

 

                 QUATTRO PUNTI PER LA SOLUZIONE DEI PROBLEMI

 

   Vi sono quattro punti che possono essere usati per risolvere i problemi in quasi tutte le situazioni, essi sono:

1)      Avere un Quadro d’assieme. 2) Scegliere una nuova direzione. 3) Erigere uno Sbarramento( o Deviazione) e 4) Stabilire un Consenso o Unanimità di opinioni.

 

STABILIRE UN CONSENSO GENERALE

   Perciò il quarto passo è quello di avere una intesa tra tutti gli interessati: a questo punto ogni incomprensione può essere chiarita e la base delle decisioni comunicata chiaramente. Un reale consenso stabilirà una base nel gruppo per lavorare insieme armoniosamente allo scopo di trovare la soluzione più efficace. Ogni persona sarà responsabile per aiutare a indirizzarsi nella nuova direzione, rammentando alle altre ciò che è in gioco e offrendo un ritorno per gli aggiustamenti aggiuntivi che possono essere eseguiti secondo necessità. Questo passo può creare una irresistibile dinamica che modifica completamente la direzione, per allontanarci dal pericolo e dirigersi verso risultati positivi.

 

ESERCIZIO N. 24 – TRACCIARE LA TRASFORMAZIONE

 

   Riflettete in tempo quando una situazione potenzialmente pericolosa in cui state per essere coinvolti, può venir trasformata in qualcosa di positivo per mezzo di un deciso cambio di direzione. Scrivete un resoconto dettagliato di ciò che sta avvenendo. Siete in grado di scoprire, in siffatta situazione, i quattro punti per la soluzione dei problemi sopra descritti? Sulla base delle vostre osservazioni, possono esservi altri punti da dover essere aggiunti?

 

ESERCIZIO N. 25 – INTERESSARSI ALLE DIFFICOLTA’

   Addestrarsi nella consapevolezza può agevolare a distinguere i nostri problemi prima ancora che essi ci sovrastino. Se le difficoltà stanno per tramutarsi in emergenze, tuttavia, vi sono delle pratiche che ci aiutano a mantenere la chiarezza, facendoci essere focalizzati su ciò che deve essere fatto, bilanciando in tal modo la nostra energia. Così possiamo rendere disponibili le nostre migliori risorse per aiutarci a mettere sul problema tutta l’attenzione che esso merita. Per alcuni esercizi utili, vedi le Tavole per i Periodi di Crisi, in fondo al testo.

^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^

 

 

                     DARE SPAZIO ALLA RESPONSABILITA’

 

 

   Quale che sia la natura del nostro lavoro, possiamo ampliare il suo scopo ed incrementare il valore della sua sfida, usandolo come un veicolo per sviluppare un più profondo livello di responsabilità. Il nostro successo (o il nostro fallimento) – ed il successo o fallimento dell’Impresa o dell’Organizzazione per cui lavoriamo – dipenderanno alla fine dalla nostra disponibilità individuale a voler essere responsabili. Assumersi la propria responsabilità aumenta in modo naturale il nostro livello di comprensione e affidabilità, il nostro grado di partecipazione ed il nostro impegno nel proteggere i risultati derivanti dai nostri sforzi e dagli sforzi altrui.

   Vi sono molte persone che sono disposte ad assumersi una responsabilità, per ottenere un successo, ma poche sono disposte ad assumersela per un fallimento. Quando le cose vanno male, vi è una forte tendenza a tirarsi fuori e a puntare il dito sugli altri. Il principale dà la colpa ai dirigenti; i dirigenti danno la colpa agli operai; gli operai incolpano i dirigenti o si incolpano tra di loro; tutti quanti danno la colpa all’economia. Ma la vera responsabilità non dipende da queste distinzioni. Se ci siamo prefissi una meta e siamo disponibili a fare ciò che è necessario per raggiungerla, dobbiamo assumerci la responsabilità per qualunque cosa accada, usufruendo dei nostri errori o fallimenti come pietre miliari per la crescita.

 

DIFETTI NELLA STRUTTURA DI LAVORO

   Quando siamo carenti di responsabilità personale, i risultati s manifestano come difetti nella struttura del nostro lavoro. Questa impressione viene confermata dalla distanza con cui facciamo qualcosa che può sembrare solida, come pure dal modo in cui noi, a malapena, prestiamo attenzione ad un ruolo o ad un impegno. Però, da una prospettiva più ampia, l’integrità dei nostri sforzi viene indebolita dal rifiuto di ricercare un benessere completo. Vi sono piccoli lavori che ciascuno immagina che dovrebbero essere fatti da qualcun altro, i dettagli di cui nessuno vuole prendersi cura, i compiti quotidiani che vengono messi da parte. Queste piccole imperfezioni diventano sempre più grandi, finché alla fine la struttura si sgretola. Il fatto che nessuno si interessi delle forniture, crea ritardi che minano l’intero progetto, ed il fatto che nessuno risponda alle lettere blocca la comunicazione. Pian piano la fiducia tra gli individui viene a cessare, si perde il rispetto e lavorare insieme diventa sempre più difficile.

   Come possono essere fronteggiati e corretti questi processi negativi? Come possiamo tenere accesa la nostra motivazione e agire con maggior consistenza ed integrità per rafforzare la nostra determinazione? La risposta sta nel prendersi le proprie responsabilità e lavorare ad un livello più approfondito.

   Prendetevi un po’ di tempo per riflettere sulla validità del lavoro che state facendo. State curando abbastanza la produzione per l’effetto di buoni risultati? Vi state interessando di imparare a sviluppare le vostre capacità migliori? Se è così, sarete spontaneamente interessati a partecipare in maniera più completa al vostro lavoro, accorti nel salvaguardare il frutto dei vostri sforzi. Sarete in grado di muovervi naturalmente in direzione di una maggior assunzione di responsabilità.

   Se avremo la cura necessaria per il lavoro, anche le azioni che eseguiamo giornalmente esprimeranno questa cura. Tutto ciò fa parte della miglior coscienza: compassionevole, virtuosa, generosa in termini di tempo e d’energia e desiderosa di affrontare la realtà e fare ciò che serve per ottenere risultati. Quando siamo responsabili in questo modo, teniamo in debito conto tutto il nostro tempo, avvantaggiandoci sempre di più delle ore e dei giorni.

 

ISPIRAZIONE E MOTIVAZIONE

   Il primo passo da fare, nel volersi assumere una maggiore responsabilità, è di motivarci a rispondere alle sfide in modo totalmente positivo. Possiamo cercare modelli ispiranti nella storia, o all’interno del nostro ambiente, e investigare i loro metodi e le loro conquiste. Possiamo studiare i successi dei nostri amici e collaboratori. Possiamo tirarci su e farci coraggio apprezzando i nostri stessi sforzi ed i nostri risultati. Sviluppando chiarezza su quali tipi di attività siano veramente apprezzabili e produttivi e, di conseguenza, concentrandovi sopra tutta la nostra energia, possiamo dar corpo ai nostri maggiori sforzi.

   Mentre progettiamo il lavoro, possiamo ispirarci col pensiero di raggiungere i nostri propositi, immaginandone i benefici per noi stessi e gli altri. Possiamo apprezzare il valore di ogni passo fatto lungo il cammino ben preparandoci, così da poter confidare nell’ottenimento dei buoni risultati. Possiamo anticipare le dinamiche e le esigenze di qualunque attività che si presenti, prevedendo gli ostacoli e preparandoci al loro arrivo.

   La fiducia che ci viene da questo modo di lavorare, ci permette di prevedere sia i punti deboli che quelli stabili del nostro operato. Quando commettiamo degli errori, possiamo imporci di voler imparare da essi; quando centriamo i successi, veniamo incoraggiati ad ottenerne di più. Apprezzando ogni avanzamento che facciamo, si rinforzerà la nostra cura ed il nostro impegno, che si sommeranno alla nostra aumentata riserva di energia. Impareremo presto a rimpiazzare le vane chiacchiere ed il mero desiderio con la messa in atto di azioni efficaci.

   Ogni giorno, ogni ora, possiamo praticare la solerzia, prevedendo i problemi ed osservando le precauzioni che preservano dalle difficoltà. Possiamo farci sostenitori ed imparare a migliorare la nostra comunicativa con chiunque. Possiamo imparare a rilassare la mente e far spazio alla creatività e possiamo praticare più profondamente la nostra conoscenza (la conoscenza di se stessi) per mezzo della concentrazione.

   Appena impariamo a corrispondere profondamente e pienamente a tutto ciò che ci succede nel lavoro, la nostra conoscenza si espande. Ci addestriamo così a collaudare nuovi progetti e ad accettare nuove responsabilità, anche se sono oltre la portata della nostra attuale esperienza. Potremmo voler intraprendere diversi tipi di lavoro, sfidare noi stessi come uno scalatore che si inerpica su vette sconosciute. Comprendendo come generare e sostenere le nostre risorse, potremo aver successo in qualunque cosa si faccia.

 

  DA RICORDARE:

  ===========================================================

 

PER FAR PROGREDIRE LA MOTIVAZIONE:

 

+  Sii ispirato e incoraggia frequentemente te stesso - Studia modelli ispiranti

+  Studia i successi tuoi e dei tuoi collaboratori –

 

PER OTTENERE RISULTATI:

 

+  Esegui programmi validi – Fai il massimo sforzo ogni volta che serve – Concentrati

+  su risultati durevoli nel tempo -

                                                                                                                                

+ PER APPREZZARE I RISULTATI:

                                                                                                                                            

+  Considera gli errori come una opportunità – Infine, goditi i tuoi successi!

 

============================================================

 

ADDENTRARSI NEGLI OSTACOLI ALLA RESPONSABILITA’

   La nostra naturale intelligenza è pronta a rispondere alle sfide che si presentano nel lavoro e soltanto abitudini stabilite da lungo tempo, ce ne distolgono. Per esempio, possiamo sentirci sopraffatti al pensiero di doverci assumere maggior responsabilità, oppure perdiamo la fiducia nella nostra abilità quando dobbiamo fare qualcosa di nuovo. Forse ci risentiamo quando ci viene chiesto di produrre di più, oppure temiamo di dover impegnare la nostra energia per opporci. Potremmo aspettarci di essere rimproverati oppure tormentati per aver deluso gli altri se il nostro lavoro non ottiene successo o se i nostri sforzi sembrano essere discordanti. O ancora potremmo non voler abbandonare la ricerca dei piaceri voluttuari con cui eravamo abituati a riempire le nostre giornate.

   Ogni volta che cominciamo a prenderci la responsabilità, il vedere questi modelli di comportamento in noi stessi ci può dare l’ispirazione a voler cambiare. Senza più la paura di preoccuparci, sperimentiamo nel nostro cuore il prezzo dello spreco o della cattiva gestione della nostra intelligenza e del nostro talento. Possiamo vedere come ci estromettiamo dalle nuove opportunità, scegliendo sistemi comodi e più consueti. Cominciamo ad apprezzare la possibilità di risvegliarci e sviluppare consapevolezza, concentrazione ed energia. Col tempo diventeremo compassionevoli sostenitori del nostro crescente senso di responsabilità. Ciascun impegno diventa un esperimento di mezzi abili, un modo di trasformare gli ostacoli ed un test per perfezionare nuova conoscenza.

   Vero è che dovremmo lavorare assiduamente per far accadere qualcosa o per preservare ciò che è importante, anche dovendo affrontare problemi e difficili sfide. Ma, alla fine, otterremo i risultati e ci guadagneremo fantastiche soddisfazioni. Finalmente potremo godere la speciale gioia di condividere la nostra conoscenza con gli altri.

 

AVANZARE NELLA RESPONSABILITA’

   Una volta addentrati nella responsabilità, cominceremo ad assorbirci in maniera più completa nel nostro lavoro. Dato che il nostro intento è di ottenere risultati, ci prenderemo cura di programmare, organizzare, garantire e proteggere il progetto, oppure di dare il nostro pieno sostegno a coloro che già stanno facendo questo.

   Poiché ci viene spontaneo considerare “nostro” il lavoro, la nostra energia si trasferirà velocemente al livello del cuore e delle viscere. Apriremo gli occhi su ciò che sta accadendo e ci spingeremo con più forza nella direzione di prendere le migliori decisioni possibili. Per poterci prendere la responsabilità per l’intero campo d’azione di un progetto o di un proposito, abbiamo bisogno di essere consapevoli della disponibilità di tutte le risorse fisiche come persone, denaro, territorio, costruzioni, attrezzature, inventari e così via. Possiamo pensare a queste risorse come l’ossatura di base del nostro progetto, solide fondamenta su cui possiamo edificare tutto.

   All’interno della stessa organizzazione, c’è bisogno che noi si abbia una visione completa della struttura delle responsabilità, inclusi sistemi-chiave come l’amministrazione, le finanze, la produzione e le vendite. Se stiamo mettendo in moto una organizzazione, esponendo chiaramente questi sistemi e definendo le responsabilità ed i doveri faremo un passo avanti decisivo. Abbiamo bisogno di stabilire delle priorità, determinare posizioni per il lavoro e definire le unità operative. Capiamo perciò come differenti sistemi interagiscono, come ogni sistema sia sotto controllo e chi sia responsabile di che cosa? Soltanto quando queste strutture ci saranno chiare, noi saremo pronti a delegare la responsabilità ad altri.

   Allorquando sia stata costruita con cura la base, ed essa sia ben sorretta, potremo concentrarci sul cuore del nostro progetto. Applicando consapevolezza, concentrazione ed energia possiamo accingerci a trasformare risorse quali il tempo, l’energia, il denaro ed i materiali, in benefici e cose belle anche per gli altri.

   Per agevolare un’ampia comprensione dello scopo e la direzione dell’organizzazione, nonché per sviluppare i mezzi e le capacità individuali, può essere assai utile per chiunque imparare più di un aspetto del lavoro. Per esempio, una persona con responsabilità primarie in uno degli incarichi maggiori, può anche venir reso responsabile nel portare a termine diversi altri progetti e nel prendere in mano vari compiti di routine come se fossero extra ordinari.

   Una maggior conoscenza di come funziona l’organizzazione stimola apertura e ricettività, e incoraggia le persone ad imparare più rapidamente, a cooperare gli uni con gli altri e ad assumersi maggior responsabilità. Le persone si interessano ad apprendere di più ed esercitano più pienamente la loro creatività. Questo approccio incoraggia inoltre ciascuna persona ad essere vigile sulle situazioni che cadono al di fuori della portata dei propri abituali doveri, nonché a proteggere gli scopi di tutta l’organizzazione.

   Quando abbiamo profondamente cura per il successo dei progetti li accogliamo e li supportiamo con integrale responsabilità e determinazione, spontaneamente sviluppando concentrazione e forza addominale per poter lavorare con ogni ostacolo. Invece di nascondere le difficoltà o accampare un sacco di scuse, noi usiamo la nostra conoscenza per portare alla luce tutto ciò che era stato ignorato o era nascosto e poco chiaro. La buona volontà porta con sé la responsabilità, la responsabilità si apre alla consapevolezza e la consapevolezza apporta tutto ciò che è giusto e buono.

 

ALLARGARE LA RESPONSABILITA’

   La consapevolezza ci apporta la conoscenza che ci serve per accettare la sfida di ogni nuovo compito. Sebbene non si possa conoscere esattamente in che modo procedere, noi vediamo il nostro non-sapere, come un campo aperto di possibilità da approntare. Noi avanziamo volentieri nel non-conosciuto, desiderosi di stimolare la nostra creatività. Di solito, noi abbiamo già almeno una qualche idea di dove partire e, una volta che lasciamo attivare la nostra intelligenza senza paura e senza tirarsi indietro, possiamo comportarci da eroi, fiduciosi nella nostra capacità, pronti all’innovazione per esplorare e sperimentare, fino a scoprire il miglior modo di procedere.

   Per prevenire la possibile caduta in uno stato di inconsapevolezza, è importante risvegliare la consapevolezza ogni giorno incoraggiandoci, prendendo direttamente di petto ciascun impegno ed accettando la piena responsabilità per ciò che ci approntiamo a fare. Questa responsabilità non è un peso, ma un’espressione della nostra lealtà nei riguardi di ciò che apprezziamo. Come la nostra famiglia, essa è una parte naturale della nostra sensibilità, comprensione e cura, così ben sviluppata che non abbiamo bisogno di ricordarcela per sentirne la responsabilità. La devozione al nostro lavoro apporta alla nostra vita un’integrità che è inseparabile dalla conoscenza più profonda.

   L’apprezzamento in questo modo di vita sorge spontaneamente dal lavoro quotidiano. Il modo in cui lavoriamo, esprime il nostro impegno verso la responsabilità ed essa indica il modo in cui lavoriamo, guidandoci verso la conoscenza. Consapevoli che il futuro dipende dal presente, colleghiamo il futuro al presente come un architetto che crea un modello di un grandioso palazzo. La cura esprime la nostra integrità e l’impegno e si manifesta naturalmente nella piena azione responsabile.

 

CONOSCENZA ESSENZIALE

   La motivazione ad essere responsabili, garantisce che la nostra conoscenza di come raffinare consapevolezza, concentrazione ed energia continuerà a svilupparsi. Più fondamentale della competenza tecnica, della pratica manageriale, della psicologia o della filosofia, questa conoscenza diventa la chiave per unificare il piacere positivo con la realizzazione. Essa crea una valente autostrada verso il successo, manifestantesi in precisi e rilassati comportamenti e in chiara e aperta comunicazione. Quando ci basiamo su questa conoscenza, irradiamo gioia e fiducia, il nostro cuore sorride e le nostre mani sono volonterose di aiutare.

 

ESERCIZIO N. 26 – INDAGARE LE RAGIONI

 

A)            Quali sono le ragioni che abitualmente portate per non essere totalmente coinvolti nel vostro lavoro? Scrivete le prime cinque ragioni che vi vengono in mente. Quale inclinazione è alla base di ciascuna di esse?

B)            La prossima volta che rifiutate un lavoro o una nuova responsabilità, quale ragione porterete? In che modo collegarla alla lista che avevate fatto precedentemente?

 

ESERCIZIO N. 27 – UNA LISTA DI CONTROLLO DELLE QUALITA’

 

   Preparate una lista delle qualità richieste per il vostro attuale lavoro. Quali di queste potreste migliorare? Sceglietene una o due e individuate almeno due argomenti che potreste fin da ora provare a cambiare. Guardate all’indietro nella settimana: cosa avete fatto? Ogni volta che assumete una nuova responsabilità, fate una lista delle qualità necessarie e usatela per stimolare l’apprendimento allo stesso modo.

 

ESERCIZIO N. 28 – PRENDERE L’INIZIATIVA

 

A)            Pensate ad un problema frustrante che affligge un certo aspetto del vostro lavoro. Se siete la sola persona responsabile della soluzione, quale piano avreste? Rispondendo a questa domanda, prendetevi il tempo per fare un piano realistico, anche se può sembrare abbastanza remoto dalla realtà della situazione.

B)            Ora considerate la stessa situazione riguardo alle persone realmente coinvolte. Che motivo avreste di farle partecipare alla soluzione del problema? Fate un piano per ottenere questo risultato e mettetelo in atto. Non scoraggiatevi se incontrate degli ostacoli, ma incorporateli dentro il piano stesso. Stabilite una linea critica per revisionare il vostro progresso in due o tre settimane.

 

ESERCIZIO N. 29 – ASSUMERSI LA RESPONSABILITA’

 

   Sedete quietamente e stabilite un rilassato stato nel vostro corpo e mente. Indi pensate ad un aspetto del lavoro in cui desiderate assumere maggior responsabilità. Potrebbe essere un compito o un’area in cui siete negligenti o un nuovo campo in cui vorreste espandervi. Accertatevi che sia qualcosa che possa sfidare la vostra abilità. Immaginatela in dettaglio e raffiguratevi impegnato a combattervi. Continuate finché non avrete un chiaro senso dell’esigenza di lavoro e ogni nuovo metodo che vi serve per svilupparlo.

   Dopodiché trascrivete una breve descrizione di ciò che volete ottenere assumendovi questa nuova responsabilità e stabilite un iniziale tempo limite per la realizzazione. Siete intenzionati ad impegnarvi veramente nelle azioni che avete delineato? Se è così, iniziatele subito. Dopo tre mesi, controllate il vostro progresso e fate un proposito di applicare ogni cosa che avete imparato da quando avete cominciato. Alla fine di altri tre mesi, rivedete ancora i vostri progressi, riflettete sugli errori e fate un proposito di cominciare a condividere con gli altri queste nuove comprensioni.

 

ESERCIZIO N. 30 – DIVENTARE UN PROPRIETARIO

 

   Sedete quietamente e rilassate ogni tensione nel corpo e nella mente. Immaginate il vostro luogo di lavoro – sia l’interno dell’edificio come pure l’esterno – e le persone con cui lavorate. Raffigurate voi stessi come uno dei proprietari di questa Compagnia o Organizzazione. Immaginate che ogni soldo speso venga fuori dalle vostre tasche; che ciascun successo rispecchi il valore della vostra personale visione e della vostra abilità nel condurre questa visione nella vita reale. Promuovendo e coltivando questa inclinazione, quali sentimenti vengono evocati?

   Annotate ogni reazione negativa che sorga dal mantenere questo punto di vista, in particolare gelosie o risentimenti verso il “vero” proprietario o dirigente e guardate attentamente ai giudizi che delineano queste attitudini. Siete capaci di mettere da parte queste reazioni negative e usare questo punto di vista per sviluppare una comprensione che possa liberarvi da queste reazioni limitanti? Anche se non ricevete benefici finanziari e prestigio dalla dirigenza, dovete essere in grado di capire che c’è qualcosa dell’attitudine di essere proprietari o dirigenti, che merita rispetto ad un livello molto profondo.

   Per le successive due settimane, trattenete in voi questa attitudine allorché iniziate il vostro lavoro e durante tutta la giornata. In che modo, tutto ciò, potrà cambiare la vostra prospettiva sul lavoro? E come potrà aver effetto sul vostro senso di responsabilità? E come il vostro modo di pensare avrà effetto sulle vostre azioni?

 

 

                  RAFFINARE LA PRESA DI DECISIONI

 

 

   La miglior salvaguardia per una buona presa di decisioni è quella di sviluppare al massimo livello la nostra conoscenza. E questo possiamo farlo lavorando continuamente per risvegliare la consapevolezza: coltivando la sensibilità alle nostre situazioni, proiettandoci avanti nel tempo e preparandoci all’imprevisto.

   Più il progetto è complesso e sofisticato, più esso richiede un pensiero autosufficiente e un interrogarsi penetrante che sfida le vecchie ipotesi. Benché si possano consultare esperti, abbiamo bisogno di contrapporre un esperto con un altro e cercare diverse alternative prima di prendere una decisione. Consultandoci con gli altri, possiamo cercare metodi per misurare il livello della consapevolezza e dell’intelligenza creativa che essi stanno portando sui risultati a portata di mano. Ma essi sanno come concentrare ed applicare la loro miglior comprensione? Sono in grado di trasmettere chiaramente la conoscenza che è stata passata a loro? Altrimenti, ciò che essi hanno da dire probabilmente non potrà essere molto attendibile.

   Scegliendo un nuovo corso di azione, disporre di pratici test o modelli, può essere un importante sistema di identificare ed appianare potenziali difficoltà. Se non realizziamo che potrebbe sorgere un particolare ostacolo, il contraccolpo col quale esso si manifesta improvvisamente farà moltiplicare gli effetti negativi anche dopo parecchio tempo. Per lo stesso motivo, è importante consultarsi con altri che hanno già esperienza, che potremo usare a nostro vantaggio.

   La vera chiave per una efficace presa di decisioni è di guardare avanti nel tempo. Se vediamo che stanno per arrivare problemi, possiamo agire decisamente per evitarli. Se vediamo un’opportunità, possiamo addestrarci ad avvantaggiarcene; guardando in avanti ai probabili risultati delle nostre azioni, ragionando attentamente su tutti gli aspetti della nostra situazione e coltivando nuove fonti di conoscenza, possiamo aspirare alle nostre mete e raggiungimenti, adattarci meglio con le sorprese della vita e proteggerci contro errori dannosi.

   Il guardare in avanti ci permette di preparare piani con migliore intelligenza, raccogliendo le necessarie informazioni e avendo cura che ciascun punto importante sia stato tenuto in considerazione. Una pratica utile è quella di visualizzare gli effetti di un piano o di una propositiva decisione fattibile nel futuro. Un'altra è quella di rilassare la mente e lasciare che le sequenze dei complessivi dettagli fluiscano naturalmente attraverso di essa come l’acqua di un fiume che fluisce attraverso un canyon. Osservando senza diventare ansiosi o coinvolti emotivamente, possiamo vedere inaspettati avanzamenti venire avanti da soli.

 

PENSARE A TUTTO CAMPO

   Ciascuna decisione che progettiamo avrà effetti sia a breve che a lungo termine. È naturale focalizzare i risultati a breve termine, particolarmente se sentiamo che saremo valutati in base alle conseguenze immediate. Però, generalmente un più responsabile decorso è di focalizzare gli effetti a lungo termine, specialmente riguardo agli attesi effetti benefici delle nostre azioni. Dovremmo imparare a far domande che gettino queste aspettative in un rilievo preciso, e non adagiarsi in vaghe risposte presunte da noi o da altri. Che ne sarà dei nostri salutari affari? Quali saranno le tendenze nei maggiori mercati? Quali effetti subiranno le azioni, che ora stiamo considerando, fra venti anni? O fra un secolo? Che impatto avranno sugli altri progetti e scopi che stiamo perseguendo o valutando?

   La mancanza di impegno verso questi pensieri a lungo termine ha provocato molte serie difficoltà nella nostra società e più noi diventiamo tecnologicamente avanzati, più questo sarà vero. Iniziando vasti cambiamenti e aspettandoci radicali soluzioni senza averne la conoscenza che può penetrare alle radici dei nostri problemi e presagendo le conseguenze di queste azioni, abbiamo imparato con esperienze dolorose cosa significhi operare senza reale consapevolezza. È pressoché inevitabile che decisioni prese su queste basi non ci aiuteranno ad ottenere i nostri scopi.

   Un buon esempio dei risultati di tale presa di decisioni, uno da cui possiamo tracciare molte lezioni valide, è l’inquinamento dell’ambiente che è stato lasciato andare in maniera molto indisciplinata per gran parte di quest’ultimo secolo. Oggi abbiamo coscienza che non possiamo continuare a contaminare la terra, gli oceani, il cielo e lo spazio con rifiuti e scarti pericolosi. Ora comprendiamo con molta chiarezza che ciò che succede in un dato luogo e tempo, avrà conseguenze tali che si estenderanno e si amplieranno maggiormente nel futuro. Purtroppo questa conoscenza è arrivata troppo tardi per prevenire reali danni, e rendere reversibili le conseguenze di ciò che abbiamo fatto impone una lotta di enormi proporzioni. È difficile cogliere in profondità come queste tendenze avrebbero potuto essere identificate e cambiate in tempi precedenti, ma un punto è chiaro: la nostra migliore protezione contro queste politiche è una consapevolezza che sia insieme precisa ed accurata – pronta a stabilire le conseguenze delle nostre azioni nel futuro e guidare un decorso di esse in una direzione giovevole.

 

TRATTARE CON L’INCERTEZZA

   Spesso non possiamo essere certi di dove ci condurranno le nostre azioni, ma questo non deve impedirci dal metterle in atto. Possiamo cominciare con piccoli passi, osservandone i risultati e prendendo fiducia. Questa fiducia ci aiuta a concentrarci e a prendere contatto con l’energia addominale. Poi la consapevolezza può espandersi, aprendosi a nuove possibilità e dandoci una positiva e fiduciosa reazione. Talvolta si tratta solo di un breve esperimento, prima che conosciamo abbastanza per impegnarci totalmente a cuore aperto.

   Vi sono volte in cui dobbiamo prendere una decisione, pur sapendo che ci manca una vasta esperienza e profonda visione che ci mostrerebbe il miglio modo di procedere. Oltre a condurre una meditata analisi, dovremmo avere cura in certi periodi a rilassare la nostra energia e calmare la mente, così da poter sviluppare maggiore sensibilità ai nostri stati d’animo ed alle circostanze intorno a noi. Ciò può anche essere usato per discutere le nostre opzioni con una persona esperta e qualificata che può aiutarci a chiarire la posta in palio e probabilmente provvedere nuove prospettive e informazioni specifiche che avevamo trascurato.

   Sebbene si possa avere una notevole esperienza nel tentare di valutare l’impatto dei fattori esterni sulle nostre decisioni, un approccio più sottile e raffinato pone eguale o maggior enfasi sulla consapevolezza dei nostri pensieri ed emozioni nonché di quelli altrui. La decisione di sviluppare questa conoscenza sofisticata è un punto di svolta nella nostra vita, poiché una tale comprensione ci fa mettere in conto le conseguenze di ogni singola parola, gesto o azione. Essa rivela la dimensione nascosta delle nostre azioni e interscambi: una fascia di intenzionalità e reattività avente un profondo impatto sulla possibilità che le nostre scelte abbiano successo o fallimento.

   Senza sapere come operare a questo livello, noi siamo come una persona molto miope che cerca di guidare una veloce automobile su una trafficatissima autostrada. I rischi sono enormi. Viceversa, essendo sensibili a questa dimensione interiore, possiamo prendere decisioni con molta maggiore fiducia. Nell’odierna comunità globale, in cui le conseguenze delle nostre azioni hanno effetti a largo raggio, è estremamente urgente che si sviluppino queste qualità di chiarezza.

 

AFFRONTARE I LIMITI NELLA NOSTRA CONOSCENZA

   A dispetto delle nostre migliori intenzioni, sorgeranno ancora situazioni così impreviste e delicate da trovarci incapaci di prepararci in anticipo e di non poter avere modelli sui quali riferirci per prendere le nostre decisioni. In questi tempi, è particolarmente importante consultarsi con i colleghi e costruire consensi. Riflettendo e progettando insieme, possiamo valutare ed aiutarci gli uni con gli altri sui punti in cui le reazioni emotive stanno oscurando la chiarezza. Possiamo prendere impegni comuni per elevare la consapevolezza al massimo livello possibile e decidere di conseguenza.

   Di fronte all’incertezza, la migliore risposta di solito è quella di procedere con cautela. Se agiamo troppo in fretta, possiamo trovarci ad intraprendere azioni che non possiamo permetterci o che comportano soltanto limitati frutti oppure promuovano effetti indesiderabili. Come qualcuno che tenta di operare su un’attrezzatura sconosciuta, dovremmo aver chiare le conseguenze prima di agire impulsivamente. Selezionando attentamente le cose e approntandole in una maniera razionale, non metteremo a rischio i nostri risultati.

   Infine, è importante consapevolizzare che quando abbiamo la responsabilità di prendere delle decisioni, potremo anche fare errori. Azioni che sembravano inizialmente giuste, spesso rivelano avere inaspettate conseguenze negative. Tuttavia, questo non significa che debbano necessariamente essere abbandonate. Forse, le difficoltà che la nostra decisione comporta sono a breve termine; forse nel lungo periodo i benefici che ci aspettavamo si manifesteranno. Appena i risultati della nostra azione cominciano a farsi sentire, dobbiamo continuare ad usare pienamente la consapevolezza per verificare ogni nuovo sviluppo. La consapevolezza sostenuta dalla concentrazione focalizzata e da un’equilibrata energia sarà sempre la nostra miglior guida nel decidere come reagire.

   Anche se una decisione ci svela di aver compiuto un errore, possiamo trarne beneficio dal comprendere chiaramente come e che cosa è andato storto. Possiamo imparare come reagire a situazioni simili nel futuro e possiamo anche imparare qualcosa di valido circa i limiti del nostro modo di prendere decisioni. Qualunque cosa accada, dovremmo riflettere sui risultati alla luce degli scopi a largo raggio. Un fallimento lungo la strada della realizzazione, potrebbe anche essere una valida esperienza che sostiene il nostro progresso verso le nostre aspirazioni ultime.

 

ESERCIZIO N. 31 – INDAGARE IL PASSATO

 

A)      Riflettete attentamente su una decisione presa nel passato che ha avuto conseguenze negative. Spendete qualche minuto ricordando la sequenza degli eventi e cercate di rivivere la situazione, visualizzando i particolari, cercando fattori di cui non eravate al corrente a quei tempi. Dopodiché scrivete le risposte alle seguenti domande: Come fu presa la decisione? Chi ne era coinvolto? Con quale livello di attenzione la decisione fu preparata e ricercata? Quali segnali di pericolo indicarono le prime preoccupazioni? Quali attitudini, stati d’animo o emozioni influenzarono la decisione? Che cosa fu ignorato? Con l’esperienza di adesso, reagireste in modo diverso? Che cosa vi fa pensare che questa risposta sarebbe più efficace? Se da questo esercizio vi arriva nuova conoscenza, sfruttate a fondo queste sensazioni.

B)      Allo stesso modo, riflettete attentamente su una decisione che invece ebbe conseguenze positive. Trovate che sia diverso proporvi quest’altra indagine?

C)      Riflettete su una azione sorprendente o scioccante di un vostro amico o collaboratore. Sedetevi quietamente e utilizzate qualche minuto richiamando alla memoria l’azione stessa e le significative parole, stati d’animo, azioni e comportamenti che guidarono questa azione. La persona stava forse tentando di comunicare qualcosa che voi o gli altri non volevate sentire o sapere? Che cosa non riuscì a comunicare? Che cosa fu ignorata? Con l’esperienza di adesso, avreste agito o parlato diversamente?

D)      Imparando da queste ed altre esperienze passate, potete seguire questa serie di punti:

1)                  Richiamate totalmente alla memoria l’evento.

2)                  Chiedetevi: “Cosa ignoravo?”.

3)                  Portate tutto ciò che ignoravate dentro la vostra piena consapevolezza di adesso, con più vitalità e ‘presenza’ possibile.

4)                  Visualizzate la nuova conoscenza che si è attivata nella situazione grazie alla vostra aumentata comprensione.

   Potete ripetere questa sequenza, tre o quattro volte o fino a che le vostre sensazioni non hanno più nulla di nascosto. L’unica indicazione per sapere che è accaduto ciò, può essere che l’esito della vostra visualizzazione diventi armonioso e bilanciato; tuttavia, siate attenti di non forzare prematuramente questo esito.

 

ESERCIZIO N. 32 – ENTRARE IN CONTATTO CON LA LUCE

 

   Per i lettori che hanno già esperienza coi metodi di rilassamento dei sensi e della mente, questo esercizio può attivare una più sottile consapevolezza e portare innovativa conoscenza nel prendere le decisioni.

1)      Cominciate con l’immaginare uno spazio senza luce, buio e silenzioso. Gradualmente una luce diffusa diventa visibile e si allarga attraverso l’intero spazio. Questa luce non ha un punto di origine e non può essere catturata, però illumina le forme e le figure e può essere vista e percepita soltanto dalla consapevolezza interiore. Lasciate che questa consapevolezza si apra alla contemplazione. La contemplazione si espande nella luce e si mette in contatto con essa con una sensazione intensa che è essa stessa luce, con un senso di realtà quasi fisica.

2)      Lasciate che la contemplazione della luce persista luminosamente, senza nessuna proprietà o influenza psicologica, né dimensioni o peso, finché la luce stessa ne sia illuminata, diventando translucida. Senza alcuna forzata focalizzazione e senza gravità, polarità o giustapposizione fissa basata sulla relazione soggetto-oggetto, questa contemplazione deve diventare il corpo stesso della luce, un canale totalmente aperto e libero da un qualche soggetto, da una idea di cosa o da qualsiasi altra forma sostanziale.

3)      Questa contemplazione iniziale possiede una qualità non ben definita. Essa accoglie la consapevolezza senza che la stessa sia forzatamente collegata all’energia. Essa ha inoltre, tre aspetti: contemplazione di consapevolezza, contemplazione di relazione e contemplazione di attenzione focalizzata – per di più, è totalmente luminosa in ognuno di questi suoi aspetti. Libera dall’obbligo di essere consapevole “di qualcosa”, senza dover prestare attenzione, senza categorizzare o fissarsi per far in modo che qualcosa diventi libera o per adattare l’interpretazione, questa contemplazione-luce si fonde nella luce e nello spazio, finché la luce stessa si espande allo spazio. Totalmente e unicamente onnipervasive, non separate da entità e qualità, la contemplazione ed il rilassamento si uniscono nel profondo della mente e si fondono in un unico corpo integrale, aperto alla conoscenza.

 

 

                                   RISVEGLIARSI PER MEZZO DELLA DISCIPLINA

 

 

   Le sfide del lavoro quotidiano sono come un invito al risveglio per la consapevolezza, un memorandum per usare il nostro tempo e l’energia nel migliore dei modi. La consapevolezza a sua volta incoraggia la concentrazione. Nonappena la concentrazione si espande e si approfondisce, essa instaura la disciplina e questa crea le basi per una focalizzazione stabilizzata che sostiene la concentrazione stessa.

   Spesso la disciplina viene immaginata in termini negativi, come una severa restrizione imposta a noi da una autorità esterna. Ma la vera disciplina possiede un’accurata qualità che emerge dalla conoscenza interiore. Essa prende forma quando noi comprendiamo il valore del tempo, dell’energia e degli scopi che ci siamo prefissi di ottenere. Anziché farci sentire obbligati contro il nostro volere, essa abbraccia il potere stesso della nostra volontà.

L’auto-disciplina ci permette di guidare le nostre azioni lungo la strada dei princìpi che ci stanno più a cuore. Essa favorisce le positive qualità di prontezza, ordine, azione efficace ed efficiente nonché armonia e sviluppa il potere di spingere all’azione la nostra visione ed i nostri scopi. Quando siamo autodisciplinati, mettiamo in linea la nostra immagine col nostro stesso essere, promuovendo integrità e massima onestà.

   Per mezzo della disciplina, possiamo prepararci sia per il noto che per l’ignoto. Come un esperto generale, possiamo approntare un piano per le contingenze mentre teniamo sotto controllo la situazione attuale. Se arriva un imprevisto, siamo pronti ad ingranare la marcia e cambiare direzione. Acquisendo maggior esperienza, pochi avvenimenti potrebbero sorprenderci veramente: l’inaspettato diventa prevedibile e viene inglobato nei nostri piani.

 

PORTARE AL MASSIMO LE NOSTRE RISORSE

   L’autodisciplina ci permette di esprimere al massimo le nostre risorse interiori. Essa apporta una concentrazione focalizzata sull’azione del momento che non ci permette nessuna distrazione o interruzione. Protetta da questi disturbi grazie alla concentrazione, la consapevolezza diventa più acuta e più energica. Allorché i pensieri ribollono e si gonfiano all’interno della mente come soffi di vento sulla superficie di un lago, la consapevolezza sa come combatterli al fine di non far disperdere né diminuire sia la concentrazione che l’energia.

   Questa consapevolezza corroborante rimuove ogni senso di titubanza che stia limitando o restringendo la disciplina. Noi possiamo realizzare che l’opposto della disciplina – la mente indisciplinata – non produce vera libertà e non comporta felicità durevole. Vediamo con chiarezza quanto tempo ed energia abbiamo sprecato seguendo questo o quell’impulso, inconsapevoli di come stavamo usando la nostra coscienza momento per momento. Osservando come una mente svagata distrugge rapidamente le nostre intenzioni, discipliniamo spontaneamente noi stessi a restare attenti ed a mettere questa nostra attenzione focalizzata nonché l’energia in condizioni di lavorare in modo produttivo.

   La consapevolezza ben disciplinata sostiene accuratamente la progettazione e l’organizzazione. Possiamo articolare i nostri scopi e sviluppare strategie alternative per realizzare ognuno di essi. Appena si sviluppa l’evento, sappiamo in quale direzione andare, avendo la flessibilità e la chiarezza per organizzarlo nel tempo, nello spazio e in accordo con la nostra conoscenza.

   La concentrazione ben disciplinata ci agevola la conclusione del programma che avevamo stabilito, restando ben stabilizzata su ogni compito finché non è completato. Questa focalità ci dà un maggior controllo sulla nostra energia e supporta la naturale memorizzazione del lavoro. Tempo ed energia non saranno più a lungo dispersi nel buco creato tra l’impegno ed il lavoro effettivo, che così non sarà continuamente interrotto. Con la disciplina non verrà interrotto il flusso di ciò che stiamo facendo e la consapevolezza, la concentrazione e l’energia si rafforzano spontaneamente. Totalmente compenetrati, sperimentiamo una gioia profonda così da poter reagire all’istante ai nuovi sviluppi, facendo i giusti ritocchi man mano che procediamo.

   L’energia ben disciplinata sostiene il compimento, facendoci portare a termine i nostri impegni. Forte e stabile, essa bilancia corpo e mente, contrapponendosi alle azioni impulsive e sconsiderate nonché all’attività caotica. La sua stabile solidità ci agevola l’agire sui nostri obiettivi e compie ciò che deve essere fatto.

 

ESERCIZIO N. 33 – ACUIRE LA FOCALITA’

 

   Al fine di cogliere le aree che necessitano di maggior disciplina, indagate sulla efficacia, efficienza e qualità del vostro lavoro. Per esempio, quante volte al giorno vi succede di andare alla ricerca di qualcosa? E quanto spesso vi dimenticate di dove eravate diretti? Avete mai cambiato programma a metà giornata? Quanto affidabile è la qualità del vostro lavoro? Quante volte le emergenze interrompono il vostro progresso? Praticate col farvi queste domande in uno stato di neutralità. Il punto non è quello di attribuirvi una qualche colpa, ma di puntualizzare le zone di difficoltà in cui vi è bisogno di maggior attenzione.

   Grazie alla pazienza che proviene dall’autodisciplina, possiamo aumentare di molto la nostra concentrazione. Possiamo usare la conoscenza scaturita dall’attenzione sostenuta per prendere decisioni più sagge, per far diventare sistematici programmi ed analisi un aspetto naturale del nostro pensiero. La consapevolezza del progresso porta con sé la conoscenza di come eseguire successivi miglioramenti. Sviluppiamo un’intelligenza sveglia e rilassata che può prontamente riunire le risorse e l’informazione, disegnare migliorie ed applicarle subito al lavoro e, infine, portare a termine il risultato.

   Una volta che manteniamo volontariamente la disciplina, scopriamo che vi è una più gioiosa luminosità in ciò che facciamo. Anche un solo piccolo aumento di disciplina produce un chiaro senso di ordine ed una fresca qualità di alleggerire la giornata. Assaporare questa freschezza accresce il nostro piacere verso la disciplina e stabilisce le fondamenta per il successo.

 

ESERCIZIO N. 34 – CONCENTRAZIONE CORROBORANTE

 

   Siate informati di come i piccoli fatti vi fanno perdere tempo nel lavoro: le continue voglie di un caffè, i minuti spesi per stare alla finestra, ecc. Queste piccole interruzioni alla concentrazione possono sembrare occasionali, ma alla fine esse minano la qualità del vostro lavoro e il suo risultato. Disciplinatevi in modo da non togliere alla consapevolezza questi “vuoti”. Come reagirete?

 

 

PUNTI DI RIFERIMENTO PER IL SUCCESSO

   Un modo per sostenere il lavoro in maniera disciplinata – e una specifica disciplina in se stessa – è la pratica di usare consapevolezza, concentrazione ed energia come un metro per misurare il lavoro e accertare se stiamo dirigendoci verso il successo o il fallimento. I pesi e le misure che applichiamo nel nostro lavoro, applichiamole altrettanto bene nella nostra vita, così che possano essere usati per accertare il successo o il fallimento dell’organizzazione e dei sistemi educativi, nonché come fattori politici nazionali e internazionali.

   Le brevi descrizioni che seguono possono essere usate come riferimento per monitorare le qualità di consapevolezza, concentrazione ed energia nella vostra esperienza personale. Se dovessero presentarsi elementi negativi, questo è un indizio che dovete dirigere i vostri sforzi proprio su di essi.

 

CONSAPEVOLEZZA

   Quando non vi è consapevolezza, il tempo scivola via e non possiamo concludere il lavoro. Ci manca l’intelligenza per accertare quali lavori fare e quali non fare, cosicché non sappiamo come esercitare e addestrare la mente. Realizziamo che non è utilizzabile quella certa conoscenza essenziale, ma ci sentiamo troppo insicuri di noi stessi per intraprendere qualsiasi azione. Rimandiamo ciò che dobbiamo fare o anche lo dimentichiamo, mettendoci a fantasticare fino a che alla fine andiamo avanti abituati a vivere la nostra vita senza attenzione.

 

                                       ------------- CONSAPEVOLEZZA -------------

   Queste sono le qualità correlate alla consapevolezza:

 Qualità positive (quando la consapevolezza è presente), Attenzione, presenza mentale, considerazione, vigilanza, rispettosità, diligenza, cura, interesse, entusiasmo, utilità, minuziosità, precisione, rigorosità, sottigliezza, sensibilità, luminosità, affilatezza, acutezza, cautela, maestria, intelligenza, apprezzamento, ricettività, delicatezza.

 

Qualità negative (quando la consapevolezza è assente), Sbadatezza, sconsideratezza, noia, smemoratezza, indifferenza, mancanza di cura, stupidità, ottusità, frivolezza, disattenzione, dimenticanza, distrazione, negligenza, ignoranza, confusione, sognare ad occhi aperti, trascuratezza, insensibilità.

 

CONCENTRAZIONE

   Quando siamo incapaci di concentrarci, non possiamo focalizzarci su ciò che necessita specificatamente di essere fatto nei particolari, e alla fine diventiamo confusi circa i nostri scopi e gli obiettivi delle nostre azioni. Una volta che ci siamo abituati ad essere inefficaci, diciamo a noi stessi che non siamo più capaci a far niente, oppure dedichiamo la nostra energia a giustificarci ed a enumerare gli ostacoli che ci impediscono di avere successo. In un modo o nell’altro ci scoraggiamo e non eseguiamo più azioni decisive.

 

                                  ----------------- CONCENTRAZIONE -----------------

   Queste qualità sono correlate alla concentrazione:

Qualità positive (con la concentrazione attivata), Lealtà, attenzione, studio e analisi, impegno, contemplazione, puntiglio, focalità, intento, decisione, onestà, risolutezza, persistenza.

 

Qualità negative (senza la concentrazione attivata), vaneggiamento, inquietitudine, disattenzione, stordimento, confusione e sconcerto, smarrimento, nevrosi caotica, indecisione, instabilità, provvisorietà.

 

 

ENERGIA

   Senza energia, i nostri sforzi sono rallentati, sporadici e inconsistenti; inoltre siamo puntualmente limitati nell’ottenere ciò che vogliamo. In questa società, l’importanza dell’energia nel risultato, è stata molto ridimensionata dal ruolo della tecnologia, che rende utilizzabile energia di un diverso tipo. Ma l’illusione che la tecnologia possa sostituirci all’infinito è destinata a finire, infatti adesso vediamo che l’energia che non è unita all’intelligenza ed alla consapevolezza sta producendo danni e conseguenze inattese. Una delle più grandi sfide che dovremo affrontare nei prossimi decenni, sarà quella di vedere se potremo imparare a coltivare la risorsa di energia umana e dirigerla verso fini positivi.

 

                                                  ----------- ENERGIA -----------

   Queste sono le qualità correlate all’energia:

Qualità positive (in presenza dell’energia), Prontezza nell’azione, coraggio, vigore, diligenza, intraprendenza, dinamismo, potenza, efficacia, intensità, entusiasmo, vivacità, spirito di incoraggiamento, ispirazione, freschezza, ardore.

 

Qualità negative (in assenza dell’energia), oziosità, ottusità, pigrizia, indolenza, stanchezza, noia, debolezza, impotenza, futilità, inefficacia, scoraggiamento, fiacchezza, inettitudine, improduttività, sentirsi indifesi, sentirsi intimoriti.

 

INVESTIGARE L’INTERRELAZIONE

   Ad un più profondo livello, la consapevolezza, concentrazione ed energia sono inseparabili. Per esempio, benché la concentrazione è maggiormente collegata al mentale e l’energia al fisico, corpo e mente entrambi possiedono la loro propria forma di consapevolezza, concentrazione ed energia. A volte l’azione reciproca, tra queste tre risorse, può diventare squilibrata in certe particolari situazioni. Se la consapevolezza non sceglie uno scopo verso cui l’energia può essere diretta, l’energia stessa diventa inconsistente, caotica e confusa e alla fine si trasforma in depressione. L’energia senza la concentrazione è dispersiva ed irrequieta. Anziché essere produttiva, essa si nutre di insoddisfazione e tende verso l’estremo dell’emotività ed alla fine collassa. Senza energia, la consapevolezza e la concentrazione sono velocemente svuotate: seppure continuassero ad operare, noi cadremmo in stati estatici e sognatori, piacevoli ma essenzialmente con immagini senza alcun significato.

   Quando ci familiarizziamo con questo tipo di interrelazione, possiamo scoprire ogni singolo fattore che opera all’interno degli altri. Per esempio, quando siamo fortemente concentrati senza una vera consapevolezza, alla fine scopriamo all’interno di questa concentrazione una consapevolezza di non essere consapevoli. Per restaurare un equilibrio, abbiamo diversi metodi per attivare la consapevolezza: operazioni mentali, azioni con le loro conseguenze, sensazioni fisiche, e così via. Coltivando questa equanimità di consapevolezze, noi stimoliamo l’energia che risveglierà la concentrazione.

   È possibile identificare gli squilibri nell’interrelazione tra consapevolezza, concentrazione ed energia negli individui, che opera in ogni singolo progetto e nel sorgere e fallire delle associazioni. Vale a dire che possiamo altresì vedere tali squilibri in opera nelle fortune di intere nazioni e culture. Più osserviamo la cosa in questo modo e più realizziamo che l’azione reciproca e bilanciata di queste tre risorse è di aiuto al formarsi dei nostri destini umani.

 

ESERCIZIO N. 35 – IL CERCHIO DEI SENSI

 

A)      – Ecco un esercizio per bilanciare la consapevolezza. Sedendo in un modo rilassato, lasciate che la consapevolezza si posi a turno su ognuno dei sensi. Sviluppate in sequenza un ritmo in cui la consapevolezza circoli attraverso i sensi, facendolo diventare sempre più veloce. Nel corso di qualche minuto, ponete l’osservazione sulla velocità di questa circolazione proprio come il punto del disagio. Vedete se riuscite a rilassarvi pur mantenendo la consapevolezza di questo disagio ed a turno apritevi maggiormente a ciascun senso, lasciando che l’energia di questa dinamica strutturi una maggiore consapevolezza.

B)      –Per allargare l’esercizio precedente, portate la stessa consapevolezza sul respiro e poi sulla sensazione fisica davanti e dentro gli occhi ed aggiungete questi due elementi al circolo dei sensi. Siate consapevoli del movimento circolatorio come un separato elemento dello stesso ciclo.

C)      – Andate in cerca di questa stessa dinamica in altre aree dell’esperienza; per esempio, durante una spontanea risata, o mentre avete un pensiero creativo, oppure mentre state immaginando nuove possibilità per guadagnare. Coltivate la vostra sensibilità e permettetele di energizzare qualsiasi parte della vostra esperienza.

 

APPROFONDIRE CONSAPEVOLEZZA, CONCENTRAZIONE ED ENERGIA   

   L’interrelazione reciproca di consapevolezza, concentrazione ed energia può essere anche investigata ad un livello più sottile. Per esempio, è possibile scoprire all’interno dell’energia una più profonda qualità contemplativa, come una sorta di quiete al centro del movimento. Questa qualità possiede un effetto calmante e meditativo che rende stabile la consapevolezza, incoraggia la conoscenza innovatrice e rende utilizzabile tutta la luminosità dei sensi. In più, essa contribuisce all’aspetto panoramico della consapevolezza, dando all’attività della mente un tipo di iridescenza sottostante, una non specifica e totale “visionatura” (natura-visiva) che ha la qualità di acutezza nel primo-piano e di vigile intelligenza nello sfondo. In termini fisici, questa energia “onnivedente” si manifesta come una consapevolezza-luce che interagisce col corpo e coi sensi, penetrando fin dentro le cellule.

  E’ possibile stimolare l’energia in un modo tale da stabilizzarci nella sua quiete, aprirci al livello di consapevolezza del corpo e lasciare che la consapevolezza ci spinga nella concentrazione. All’interno di questa concentrazione, vi è una tale sensazione da rendere possibile aprire le cellule del corpo alla conoscenza ed ai più alti gradi della consapevolezza.

 

ESERCIZIO N. 36 – OSSERVARE C.C.E.

 

   Una valida pratica iniziale per scorgere C.C.E. (Consapevolezza, Concentrazione ed Energia) in funzione è quella di prendere nota ogni giorno del modo in cui questi fattori si presentano nella vostra esperienza. Notate mentalmente l’effetto del clima, le vostre condizioni lavorative, le specifiche richieste del lavoro che fate normalmente, la vostra condizione mentale e fisica, la vostra dieta, le vostre emozioni, ciò che sperimentate e sentite, la vostra situazione a casa ed in famiglia, e così via.

   Osservate pure coloro che vi circondano, cercandone i modelli. Per esempio, i giovani manifestano più prontamente l’energia, le persone mature preferiscono essere più attente e concentrate, mentre coloro che sono più anziani hanno maggior facilità di risvegliare la consapevolezza.

   Un altro fattore da valutare è come il tipo di lavoro che si sta facendo attira e ha effetto sulla consapevolezza, concentrazione ed energia. In alcuni tipi di lavoro, il guaio di sviluppare certi tipi di concentrazione può realmente essere pericoloso; in altri, una qualità diversa di concentrazione, più affine alla consapevolezza, opererà se dovranno esservi certi risultati da dover raggiungere. Artisti e musicisti necessitano di una consapevolezza unita alla sensibilità, mentre un agente finanziario di successo necessita di un tipo di consapevolezza che focalizza i dettagli e similmente le tendenze a vasto raggio, bilanciando favorevolmente entrambi. Potrebbe anche essere possibile scoprirne differenti modelli all’interno di differenti gruppi etnici e culturali.

 

ESERCIZIO N. 37 – TABELLA PER L’AUTOSCOPERTA

 

   Questa pratica fa uso di consapevolezza, concentrazione ed energia, come unità di misura per accertare come state lavorando e come potreste mettere alla prova la vostra disciplina. L’esercizio di base è di tracciarvi il salire e scendere di ciascun fattore di C.C.E., durante la giornata.

   La tabella che segue può essere usata per registrare le vostre misurazioni. Fatene trenta copie di grande formato ed usatele per tracciarvi le fasi di C.C.E. (Consapevolezza, Concentrazione ed Energia) di tutto il mese, assegnando a ciascun fattore un valore tra UNO (il più basso) e DIECI (il più alto). Seguendovi regolarmente, comincerete a vedere più chiaramente che le variazioni sono connesse insieme alla natura del lavoro ed al livello di soddisfazione e di riuscita dello stesso. Si raccomanda di fare tre registrazioni al giorno: al primo mattino, a metà giornata ed alla fine del pomeriggio. Se volete, potete aggiungere un quarto controllo nella tarda serata. Ad ogni verifica, siate attenti ai sensi  di colpa e giudizi negativi che potrebbero ulteriormente scoraggiare gli sforzi. Coltivate un vivido e piacevole coinvolgimento che sostenga l’interesse nel processo misurativo. In questo modo proteggerete la vostra attenzione focalizzata sul lavoro, incoraggiando la consapevolezza ad impegnarsi pienamente nel flusso di concentrazione.

   Oltre a registrare separatamente ciascun fattore, annotate la loro reciproca interrelazione. Una regola per distinguere gli squilibri è che il fattore operante al più basso livello ha bisogno di funzionare efficacemente almeno alla metà del fattore più alto. Per esempio, se la concentrazione risulta essere ad OTTO, l’energia e la consape-volezza non devono essere meno di QUATTRO; altrimenti sorgeranno alterazioni ed il fattore operante al massimo livello comincerà a deteriorarsi.

   In questa interrelazione, la concentrazione dovrebbe essere considerata il fattore centrale. Perciò, la media dei tre fattori dovrebbe essere soppesata verso la concentrazione. Cercate di partire con una proporzione di 2 :1:1 e controllate se questa si conforma alla vostra esperienza. Adesso eccovi un’altra regola: una valida media tra 5 e 7 dovrebbe produrre buoni risultati. Una media di 9 e 10 dovrebbe concludersi con quella condizione che nella tradizione buddhista è chiamata Samadhi.

   Assegnando valori numerici alle qualità di C.C.E. mentre sono in funzione, dovrete sviluppare vostri personali standards per la misurazione, poiché al momento siamo privi di condivisa esperienza che potrebbe permetterci di sviluppare un approccio più obiettivo. In ogni caso, ciò che conta è la vostra propria esperienza ed il vostro modello personale. Conducendo questo tipo di indagine dettagliata, svilupperete dati e conoscenza concernenti le vostre capacità, imparerete a migliorare di più le vostre risorse e preparerete voi stessi ad intraprendere maggiori sfide ed opportunità.

   Oltre i livelli sopradescritti, la consapevolezza, concentrazione ed energia potrebbero ciascuna dirsi che operano ad un tale livello che normalmente possiamo toccare nel nostro lavoro. Sebbene possa essere fondamentale per altri momenti, la focalizzazione che è stata raccomandata qui è un’ottima preparazione per ulteriori indagini.

 

 

                                                                    COMUNICAZIONE

 

   Lavorare bene con gli altri dipende da una buona comunicazione. Prima di poter comunicare chiaramente con gli altri, tuttavia, abbiamo bisogno di essere capaci di comunicare bene con noi stessi. La comunicazione è qualcosa di più di un semplice trasferire informazioni da una persona all’altra attraverso messaggi parlati o scritti; è anche una questione di emozioni, attitudini e intenzioni, comunicate grazie al nostro tono di voce, gesti, azioni e decisioni. Se ignoriamo tale più vasto contesto, i nostri sforzi per comunicare sono destinati all’insuccesso.

   Dietro ad una buona comunicazione vi è una qualità accurata basata sull’onestà e la sensibilità. Senza questa accortezza, i nostri tentativi di comunicare sono ostacolati spesso da sottili emozioni negative che disgregano la nostra sensibilità e l’adeguata consapevolezza. Nella stretta di queste emozioni, ci accade di trovare difficile ascoltare con precisione gli altri e di essere similmente ascoltati a nostra volta. Per esempio, mentre pensiamo di star comunicando qualcosa di importante e quindi di positivo, potremmo in realtà star trasmettendo la nostra impazienza, rabbia, ansietà, dispiacere o desiderio. Se le nostre emozioni sono molto forti, potremmo finire con l’incolpare l’altra parte per la risultante rottura della comunicazione.

   Una consapevolezza panoramica delle nostre condizioni mentali ci porta maggior chiarezza di cui necessitiamo per migliorare la nostra comunicazione. Possiamo imparare a prestare attenzione in una maniera neutrale, osservando quale delle nostre azioni e comportamenti intralcia i nostri tentativi di comunicare, così da agire in modo da evitare che ciò accada. Raffinando la consapevolezza e sviluppando la sensibilità e la considerazione, possiamo imparare a rispondere percettivamente ai sottili ritmi interni che governano le nostre emozioni ed i processi pensativi, come pure sintonizzarci più facilmente con gli altri.

   La chiarezza è la porta alla buona comunicazione, e la pazienza è la chiave per aprire quella porta. Con la pazienza abbiamo più facoltà di saper ascoltare in profondità, comprendendo il significato della comunicazione, anziché soltanto le nude parole. Possiamo vedere con più completezza, senza ignorare o trascurare. Possiamo controllare se gli altri capiscono realmente ciò che noi vogliamo comunicare; possiamo trovare svariati modi per dire una certa cosa ed usare immagini per facilitare la comprensione. Possiamo chiedere agli altri di ripetere ciò che abbiamo detto per avere conferma che la comunicazione sia stata chiara. Allorché impariamo a relazionarci a ciascun individuo con un efficace, positivo e veritiero metodo, la comunicazione diventa un procedimento per aprirsi e condividere la conoscenza.

   Quando la comunicazione mira alla compiutezza piuttosto che all’autoprotezione, la nostra capacità di comunicare in modo efficace, aumenta a dismisura. Le risposte ci arrivano facilmente e velocemente e sono sintetiche, chiare e precise. Siamo in grado di ridimensionare verbosità eccessive e di arrivare subito al cuore del problema. I nostri lati ruvidi diventano più morbidi, la nostra pazienza e buona volontà si rafforzano. Qualunque sia il contenuto di ciò che dobbiamo dire, siamo capaci di esprimerlo con una ispirata e motivata qualità che aiuta ognuno a dirigere l’energia verso ciò che deve essere compiuto. Riusciamo a parlare in un modo che invita la partecipazione ed incoraggia ciascun individuo a creare in sé forti e positive qualità. Impariamo come adattarci ai modi di ciascuna persona di avvicinarsi al lavoro, aiutandola ad eseguirlo in modo veramente apprezzabile per gli altri. Grazie alla nostra valida influenza, stabiliamo una mutua confidenza ed una partecipativa comprensione.

 

COMUNICARE I PROBLEMI

   Non appena aumentano i nostri mezzi, possiamo anche imparare a comunicare i problemi in maniera più aperta. Molti di noi hanno imparato dall’esperienza dolorosa la difficoltà di comunicare qualcosa di negativo. Ogni ragione sottostante che noi portiamo per non parlarne porta con sé la paura: vogliamo evitare confronti o emotività, impedire agli altri di mettere il dito sui nostri difetti, o tenere nascoste le numerose cose che vorremmo non vedere.

   Rifiutare di confrontarci con un problema esistente può sembrare una risposta alquanto realistica. Forse non è affatto un ‘nostro’ problema e, se non vediamo la soluzione, perché esprimerlo? Ma questa è una visione miope, perché se tratteniamo e ignoriamo il problema, ciò potrebbe danneggiare gli altri, noi stessi stiamo causando un problema e noi stessi potremmo soffrirvi.

   Ignorando un problema, stiamo consentendo una congiura silenziosa. Rifiutare di lottare contro questo reame di volontaria ignoranza, comporta non conoscere il potere che minaccia la nostra creatività ed i nostri scopi. Ciò defrauda ognuno della conoscenza e causa enormi danni alla comunità all’interno della quale noi lavoriamo.

   Anziché evitare il confronto nelle situazioni difficili, possiamo imparare a superare la nostra paura del confronto ed essere più onesti uno con l’altro. Anche se all’inizio non c’è una soluzione da offrire, ascoltando e interrogando si possono svelare nuove prospettive e possibilità. Riconoscere il lato negativo di una situazione e vedere gli errori e gli sbagli che sono stati fatti è un passo necessario, anche se il lato negativo non deve essere ogni volta esternato. Possiamo utilizzare un approccio positivo, incoraggiando noi stessi e gli altri ad imparare dagli errori e cercando il potenziale positivo per il successo.

   Portando allo scoperto le difficoltà prima che esse diventino un serio problema, accresciamo la probabilità di poter trovare soluzioni in un modo tempestivo. Trattando anticipatamente i problemi, può salvaguardarci da molto dolore e sofferenza, risparmiando tempo ed energia. Una volta che sviluppiamo una maggiore onestà, possiamo scoprire di poterci fidare gli uni degli altri e che l’aperta comunicativa dà migliori risultati che non tenere tutto nascosto.

   Quando collaboriamo insieme con un modo di lavorare basato su cura e responsabilità, possiamo funzionare insieme positivamente e dinamicamente. Questo stile di lavorare crea individui forti volenterosi di dedicare se stessi al lavoro significativo. Esso va oltre il superficiale cameratismo che si sostituisce da una reale precisione e quindi impedisce il compimento. Quando comunichiamo con le parole e le azioni che siamo leali verso i valori e gli scopi prefissi, esercitiamo una consistente e positiva influenza sugli altri e ci dirigiamo naturalmente verso l’ottenimento dei nostri scopi.

 

ESERCIZIO N. 38 – APRIRE LA COMUNICAZIONE

 

   Tutti noi conosciamo qualcuno con cui si ha difficoltà a comunicare. La prossima volta che vi trovate ad interagire con una tale persona, praticate la consapevolezza. Parlate con attenzione ed ascoltate bene, non prendendo le cose come personali. Mettete da parte rancore, discordia, dispiaceri e reazioni emotive e siate diplomatici, evitando confronti. Poi, prendetevi il tempo per registrare sul diario le vostre osservazioni.

 

ESERCIZIO N. 39 – DISCUSSIONE DI GRUPPO

 

   Di quali problemi all’interno del vostro gruppo di lavoro siete consapevoli di non poter portare allo scoperto? Parlatene un po’ coi vostri colleghi, per vedere se loro sentono la stessa necessità di scambi e discussioni. Sapete costruire una situazione per incontrarvi e discuterne gli esiti? Ricordatevi che i problemi è meglio discuterli prima piuttosto che dopo.

 

ESERCIZIO N. 40 – RAPPORTI E RELAZIONI

 

   Scegliete qualcuno con cui avete un buon rapporto di lavoro e decidete di fare tutto quanto possa sostenere questa persona – condividere i problemi, suggerire ipotesi e mantenere una comunicazione aperta e chiara. Un modo per rafforzare la vostra comprensione partecipativa è quello di praticare una comunicazione non dipendente esclusivamente sulle parole.

 

ESERCIZIO N. 41 – VISUALIZZARE LA COMUNICAZIONE

 

A)      Quando qualcosa al lavoro non sta andando bene, immaginate il problema e tutti coloro che ne sono coinvolti. Poi immaginatevi che state esprimendo loro la vostra opinione sulla situazione in un modo totale e completo. Non esitate a mettere in campo il vostro senso di ‘humour’ e la vostra sensazione del significato e della pienezza di vita. Lasciate che la scena continui fino al punto in cui sorge la comprensione ed i problemi si dissolvono.

B)      All’inizio di una giornata di lavoro, immaginate che le altre persone con cui state lavorando siano vostri amici con cui dividete gli stessi scopi e intenti e che voi volete lavorarci insieme con facilità e con gioia, scambiandovi l’un l’altro sostegno e buona comunicativa. Appena cominciate a lavorare, mantenete fermamente questa immagine ed i pensieri collegati. Rinnovate la pratica più volte durante la giornata.

Fate questo esercizio giornalmente per due settimane. Questo approccio amichevole e confidenziale attira il sostegno delle persone che riconoscono la vostra offerta di positività e sono più che ben disposti a lavorare con voi. Qualunque sia la sua origine, l’opposizione tende a sciogliersi.

 

ESERCIZIO N. 42 – L’ENERGIA DELLA GOLA

 

   La dinamica energia della gola combina il potere della voce col potere delle parole. Allorché vi trovaste a parlare durante il lavoro, siate in contatto con l’energia della gola. Iniziate col rilassare la gola e lo stomaco e praticate ascoltando il suono della vostra voce e le qualità che state comunicando a livello dei contenuti sottostanti. Potete raffinare la vostra abilità nel far questo, unendo la consapevolezza del suono con quella del respiro. Quando l’energia della gola si è bilanciata col calmo fluire (del respiro), sarete capaci di esprimere meglio voi stessi, con grande effetto sugli altri.

   Coltivate un diverso e più piacevole modo di parlare, senza farvi distrarre dalle reazioni emotive. Con la pratica, troverete che il suono delle parole apporta una vivida reazione che vi permette di adattare il flusso di energia nella gola. Per ulteriori suggerimenti sul come aprire e rilassare l’energia della gola, vedi il successivo Esercizio n. 46 nonché l’Esercizio C, nelle Tavole in fondo al Testo.

 

 

                                                             CONDIVIDERE LA CONOSCENZA

 

 

   Il rispetto per le persone con cui lavoriamo e l’onestà nel trattare con gli altri trovano la loro naturale espressione in un senso di lavoro d’équipe. Partendo dal desiderio di aiutare gli altri a compiere i loro scopi e da una condivisione di ciò che possiamo fare insieme, noi capiamo in modo naturale le attitudini possessive e competitive che causano così tante frustrazioni nel lavoro. Ci muoviamo verso un modo di lavorare in cui sentiamo di voler condividere con gli altri ciò che noi sappiamo, consapevoli che in tal modo rendiamo più efficace la nostra conoscenza, preparandoci ad un più alto livello di raggiungimento.

   La civilizzazione umana è basata sulla condivisione della conoscenza, però nei nostri rapporti di lavoro tendiamo ad accumulare la speciale conoscenza che abbiamo. Spesso siamo portati a pensare che questa unica conoscenza riservata sia la chiave del nostro successo: il solo fattore che ci distingue da chiunque altro. Da questo punto di vista, sarebbe da stupidi condividere la nostra conoscenza. Rischieremmo di perdere il nostro speciale ‘status’ ed anche di mettere a repentaglio la nostra stessa sopravvivenza.

   Ciononostante, questo egocentrico modo di lavorare e di pensare è costretto a minare i nostri sforzi di far uso del lavoro come mezzo per sviluppare le nostre risorse interiori. Per di più, se possiamo contare su uno spirito di squadra all’interno della nostra organizzazione o su un gruppo di lavoro, lo sforzo cooperativo sarà sicuramente più efficace nell’ottenere gli scopi comuni del gruppo.

   Una volta che la base per la fiducia e la comunicazione è stata attivata, riconosciamo che la nostra volontà di condividere la conoscenza è ciò che ci fa membri veramente validi del gruppo e dell’organizzazione in cui lavoriamo. Il condividere la conoscenza ci permette di contribuire al benessere dell’insieme e interrompe il gretto pensiero a corto raggio che affligge i nostri sforzi per la realizzazione.

   Se abbiamo accumulato una conoscenza speciale, i nostri scopi più vasti dovrebbero essere condivisi così totalmente al punto che i nostri collaboratori non avrebbero più necessità di correlarsi con noi. Così ciascuno sarà libero di avanzare e noi stessi potremmo esplorare continuamente nuovi campi di inchieste e di conseguimento. Quando i membri di un gruppo di lavoro o di una compagnia condividono questa attitudine, faranno automaticamente del loro meglio per assicurare il successo dell’intera operazione.

   Quando ogni persona è impegnata a condividere ciò che conosce, la consapevolezza, concentrazione ed energia fluiscono attraverso l’organizzazione nello stesso modo in cui il sangue circola attraverso il corpo. Allorché i membri del gruppo o dell’organizzazione imparano che i diversi aspetti del lavoro li rendono insieme idonei, il gruppo intero può fare miglior uso del proprio tempo ed energia. Una stabile base per il conseguimento si sviluppa ed i problemi che prima sembravano essere irrisolvibili diventano prontamente trattabili.

   Come individui, ciascuno di noi che condivide ciò che conosce aiuta tutti gli altri a sviluppare una visione più profonda, una maggior stima per la conoscenza dovunque essa si manifesti. Possiamo vedere più chiaramente che il nostro lavoro si interconnette con quello degli altri. Con la nostra visione ampliata, impareremo a prenderci cura gli uni con gli altri ed a diventare responsabili senza dipendere dai titoli, dai progetti lavorativi o da storie passate. Questo non significa interferire con le altrui volontà o coinvolgerci dove non c’è bisogno di farlo. Significa soltanto tenersi pronti ad aiutare e contribuire.

   Partecipare in questo modo trascende il bene ed il male, l’amicizia di comodo o egocentrica, nonché la parzialità che domina così tanto i nostri rapporti, nel lavoro come nel resto della vita. La focalizzazione sul conseguimento può essere un potente catalizzatore per dissolvere questi approcci disfattisti. Confidando nel fatto che stiamo tutti lavorando per fini comuni, impariamo a rispettarci l’un l’altro dato che realizziamo che ogni persona contribuisce all’insieme totale. Vedendo gli sforzi e le debolezze di ciascuno dei nostri colleghi, diventiamo più imparziali e neutrali, capaci di agire nel miglior interesse di tutti gli interessati. Pregiudizi ed opinioni personali impediscono la tolleranza ed il sostegno, al punto che noi riconosciamo che ogni persona ha diritto al suo spazio, autorità, conoscenza, valutazione e giudizio ed anche lì ove non siamo d’accordo vi è spazio per la cooperazione. Espandendosi da questo mutuo rispetto, l’intenzionalità di condivisione di ciò che conosciamo si sviluppa dirigendosi verso una moralità onnicompassionevole.

 

MODI DI CONDIVISIONE

   Una volta che abbiamo deciso di mettere da parte l’arrivismo e la distruttiva competitività, possiamo condividere la conoscenza in una maniera amichevole, sensibili al fatto sia che ciò che realmente conosciamo deve essere comunicato e sia che esso troverà un ascolto recettivo. Ciò che abbiamo da offrire possono essere tecniche specifiche, esperienze precedenti, intuizioni o conoscenze relative al lavoro stesso. In ogni caso, possiamo presentare ciò che sappiamo in un a maniera ispirata e luminosa. Esempi semplici e talvolta gioviali possono spesso aiutare a portare chiarezza e maggiore gioia a tutti quanti.

   Ogni qualvolta scopriamo il pieno uso della conoscenza, possiamo cercare modi e tempi appropriati per trasmetterla; ogni volta che sviluppiamo nuovi metodi degni di condivisione, possiamo permettere agli altri di conoscere. Insieme, possiamo compiacerci nell’aiutarci l’un l’altro ad estrarre la nostra conoscenza collettiva e nello sviluppo delle nostre risorse interiori. Questo tipo di condivisione è il marchio di una vera amicizia. In un modo o nell’altro, possiamo estenderlo a chiunque lavori con noi.

   Un elemento importante nel condividere la conoscenza è quello di offrire un genuino apprezzamento per il contributo dato dagli altri. Così dimostriamo di aver cura del lavoro che stiamo facendo e delle persone con cui lavoriamo. La nostra cura e la stima rallegrano lo spirito di tutti e stabiliscono un rapporto basato sul forte impegno reciproco.

   Correlandoci gli uni agli altri a condividere la comune conoscenza, possiamo tutti lavorare insieme con efficienza, senza raddoppiare gli sforzi o sprecare tempo. Possiamo organizzare un buon piano, conseguendo ed approfittando, controllando insieme per vedere se ognuno si è preso la propria responsabilità specifica. Possiamo dimostrare a ciascun altro come rilassarsi e rinfrescare i suoi sensi e come apprezzare i dettagli del lavoro. Se vi sono difficoltà, possiamo rifiutare di incolpare la conoscenza che ci renderà interessati più efficacemente con la situazione, sostenendoci fermamente l’un l’altro per una migliore garanzia di risultato.

 

   È estremamente importante compartecipare queste attitudini e specifici metodi di lavoro con gli ultimi arrivati. Da un lato, ogni novizio nell’organizzazione ha bisogno di imparare metodi che noi già conosciamo; dall’altro, il nuovo lavorante sta cercando il modo di correlarsi con il lavoro degli altri e con le opportunità che lo stesso lavoro può offrire. Se gli trasferiamo il nostro valido modo di rendere piacevole il tempo e di essere produttivo, possiamo aiutare ogni nuovo collaboratore e contemporaneamente sostenere l’organizzazione. Possiamo altresì imparare da ogni nuova persona, avvicinando la loro esperienza ed integrandola nella comprensione dell’intero gruppo.

   Oltre ai metodi ed informazioni specifiche, la più valida conoscenza che possiamo condividere è la conoscenza di come usare le nostre risorse interiori – consapevolezza, concentrazione ed energia – per poter sviluppare conoscenza, disciplina e responsabilità. Trasferendo questa comprensione, diamo agli altri l’opportunità e la capacità di imparare da loro stessi. Trasmettendo qualsiasi cosa che abbiamo imparato sui modi di sfidare i nostri limiti ed ampliare le nostre capacità, per mezzo di parole o esempi, noi portiamo questa conoscenza a fruire ed aiutare a creare il sentiero del successo per gli altri come pure per noi stessi.

 

ESERCIZIO N. 43 – RESPONSABILITA’ PER LA CONOSCENZA

 

A)      Osservate quanto stia lavorando bene qualcuno vicino a voi e riflettete quanto potreste contribuire al lavoro di questa persona. Forse proprio una parola di incoraggiamento o di stima potrebbe fare la differenza. Mettete in atto questa decisione e osservatene i risultati.

B)       Progettate ogni giorno di imparare qualcosa di nuovo in qualche aspetto del vostro lavoro. Non esitate a chiedere a qualcuno di condividere la sua conoscenza, ma siate cauti nel non disturbare il tempo e l’energia lavorativa di questa persona.

C)      C’è qualcosa che sapete ma non avete utilizzato, nel lavoro? In che modo state accumulando conoscenza? Siete in grado di attivare maggior conoscenza oggi?

 

ESERCIZIO N. 44 – CONDIVIDERE UNA CONOSCENZA PIU’ PROFONDA

 

   A partire da oggi, trovate un modo di condividere con qualcuno uno dei punti-chiave che avete imparato sullo sviluppo di C.C.E.. Questo può essere d’esempio più ancora che le parole, o anche più del tipo di lavoro che avete assegnato a quella persona o del tipo di reattività avuta. Qual è la più apprezzabile conoscenza che avete scoperto? E come potete renderla utilizzabile da qualcun altro, in un modo efficace?

 

 

 

 

 

 

 

 

============================================================-

 

 

 

 

 

                                                                

PARTE TERZA: TRASFORMARE IL LAVORO

 

 

                                               ILLUMINARE L’ENERGIA

 

 

   Consapevolezza, concentrazione ed energia sono un metro per misurare il nostro progresso ed uno specchio per aiutarci a vedere in che modo stiamo lavorando. Se ci incoraggiamo ad essere attenti e consapevoli nell’occuparci dei dettagli giornalieri, annoteremo presto significativi progressi nella produttività, nella qualità della nostra esperienza lavorativa e nel nostro senso di benessere. Allorché concludiamo di più, la consapevolezza aumenta, attivando la conoscenza che ci usa per trasformare la confusione, l’emotività e le risposte abitudinarie che tagliano la nostra energia e minano la qualità delle nostre esperienze.

   La mente risponde immediatamente alle impressioni sensoriali ricevute dal corpo, interpretando ed etichettando le sensazioni fisiche. Quando questa interrelazione tra corpo e mente non è ben equilibrata, le energie fisiche e mentali non possono fluire in modo scorrevole ed uniforme, cosicché sorgono le tensioni. Come risultato, l’energia è deviata verso dialoghi interni, giustificazioni e scuse, nonché reazioni emotive quali paura, sensi di colpa, ostilità, sfiducia e posizioni difensive.

   La consapevolezza ha il potere di liberare l’energia temporaneamente bloccata all’interno di queste strutture negative. Essa ci mostra come la mente ed il corpo siano interconnessi ed interdipendenti e ci dà l’opportunità di mettere in azione il cambiamento. Applicando in questo modo la consapevolezza, si fa spazio ad un nuovo livello di realizzazione e benessere. Non è soltanto una questione di usare le nostre risorse con la massima efficacia, ma di trasformare la loro operatività. A questo livello, il successo dona al lavoro una totale nuova dimensione di significato.

   Per risvegliare la consapevolezza abbiamo bisogno di causare e determinare questo cambiamento; possiamo fare la pratica di bilanciare il flusso dell’energia nel corpo e attraverso i sensi. L’energia bilanciata arricchisce l’esperienza sensoriale e rende la consapevolezza più luminosa e più chiara. Possiamo quindi portare in uso queste luminosità e chiarezza nell’osservazione della nostra esperienza, generando la conoscenza che potrà dirigere le nostre energie verso aspetti più fruttuosi.

  

SCONNESSIONI

   Fin dall’infanzia, il flusso scorrevole e l’integrazione armonica delle nostre energie sono state minate da una fondamentale sensazione di isolamento e confusione così basilare che si può rivelarne le tracce fin da prima della nascita. Intrappolata in questo isolamento, la mente opera in un suo proprio spazio, circondata da una rete fittissima di pensieri ed idee, immagini e memorie. I sensi e le sensazioni funzionano in un altro spazio scollegato.

   Queste sconnessioni hanno conseguenze di enorme portata. Incapace di comunicare con la testa, il cuore si ritrae e precipita nel silenzio; quando prova a parlare, la testa non da segni di sentire ciò che gli viene detto. Pian piano smettiamo di appurare ciò che ci sta accadendo. L’energia vitale dello stomaco viene interrotta sia dal cuore che dalla testa e, perciò, non può fluire forza dinamica nelle nostre azioni e nei nostri pensieri.

   Durante la nostra infanzia e nella vita da adulti, viviamo cercando esperienze che restaurino sensazioni di un più integro modo di vivere. Ma poiché non comprendiamo ciò che sta realmente accadendo, otteniamo questo senso di integrità assai raramente. Senza un radicato potere che sta dietro la consapevolezza, la nostra energia è maldirezionata e tende a divenire catturata da memorie ed immagini, tendenze abitudinarie, istanze corporee e stati emozionali. Impariamo a riciclare l’energia nell’emotività, rafforzando e stimolando continuamente agitazione ed irritazione, ottusità e depressione. Fintanto che la concentrazione non ha un carburante affidabile, i pensieri si frantumano e si riformano incoerentemente. L’entusiasmo e la motivazione si spengono, così noi perdiamo fiducia in noi stessi e cominciamo una spirale discendente che ha come logica conclusione il fallimento ed il rimpianto. Il nostro naturale senso di stabilità ed il benessere di una integrità e responsabilità si dissolvono inesorabilmente.

 

COLLEGARE ED INTEGRARE

   Sebbene queste strutture mentali sono in un certo qual senso, fermamente stabilizzate, possiamo imparare ad annullarne gli effetti. Grazie alla consapevolezza dei sensi, possiamo aumentare il flusso dell’energia attraverso i centri del corpo ed arricchire la qualità dell’esperienza sensoriale. Possiamo collegare l’energia del cuore insieme con quella del ventre e della testa, così da guarire dall’isolamento e desiderare ciò che sentiamo. Nonappena queste nuove connessioni sono state riattivate, il potere che si trova a livello dell’intestino potrà circolare attraverso il cuore, rinforzandolo e sostenendolo. I pensieri fluiranno più dolcemente e con più efficacia, creando più affidabilità e chiarezza, in modo da far emergere una visione più consona alla realtà che guiderà la nostra vita. Noi non siamo certo preparati ad essere sopraffatti, allorché le esperienze diventano confuse e non dovremmo cadere così facilmente nelle reazioni emotive. Quando il cuore è forte e la volontà si stabilizza fermamente nella sua forza, non ci lasciamo prendere dal panico, sferrando colpi verso gli altri oppure ritirandoci di fronte agli ostacoli.

   Appena il corpo e la mente diventano più integrati e coordinati, il nostro ‘normale’ livello di energia si accresce. Così possiamo facilmente trasferire maggior energia al nostro lavoro senza opprimerci o forzarci. Il nostro modo di operare diventa più dinamico e creativo, approntando risultati positivi e genuina soddisfazione che ci incoraggia ad aumentare consapevolezza, concentrazione ed energia ancora di più.

 

CONSAPEVOLEZZA ILLUMINANTE

   Allorquando l’energia fluisce liberamente attraverso i centri corporei, essa aumenta notevolmente arricchendo la qualità dell’esperienza sensoriale e la consapevolezza diventa illuminante. Più l’energia del centro della testa si illumina e si apre il torace, e più la consapevolezza diventa luminosa. Questa energia luminosa della mente diventa un catalizzatore per l’azione, illuminando le strutture negative e attivando nuova conoscenza. Essa determina una cordiale e positiva qualità che ci permette di manifestare lo spirito, il carisma ed il carattere che portano al successo.

   Noi possiamo scoprire questa panoramica luce della consapevolezza che abbraccia ciascun pensiero, come un diffuso alone di luce che circonda la fiamma della candela. Aprendosi e dischiudendosi gentilmente, essa illumina il funzionamento dei sensi, il movimento della percezione, tutti gli aspetti del pensiero, nonché le funzioni psicologiche del corpo. Possiamo vedere con più chiarezza come le risposte emotive blocchino l’apertura ed il flusso dell’energia e possiamo richiamare la consapevolezza per illuminare l’effetto di tali risposte nel corpo e nella mente.

   Appena l’energia fluisce più liberamente attraverso ogni parte del corpo, possiamo sollecitare più ricche sensazioni nell’esperienza sensoriale ed espanderle in intime soddisfazioni e più complete sensibilizzazioni. Questa qualità salutare e accarezzante raffina la translucente energia che circonda i pensieri, aumentando la luce della consapevolezza e dell’esperienza che non sono mai state così ricche e profonde. In questo modo siamo pieni di vitalità e una naturale intelligenza si apre liberamente.

   La lucente energia della consapevolezza mette in risalto la pressione dei pensieri e dei timori, emozioni, scuse e dialoghi interni. La consapevolezza accoglie ciascun pensiero con totale responsabilità, illuminando quelli più gravosi e sciogliendo quelli congelati. Aprendoci alla sua luce, riusciamo a vedere le cose con gli occhi di un maestro, rallegrandoci con lo spettacolo luminoso dei pensieri e sperimentandoli come giocose immagini su uno schermo.

 

ESERCIZIO N. 45 – INVERTIRE LA STRUTTURAZIONE

 

   Uno dei modi più efficaci per generare un più libero flusso di energia è quello di praticare il rilassamento. L’Esercizio B in fondo al testo prescrive una semplice introduzione al rilassamento; l’Esercizio P approfondisce ulteriormente tale pratica ed altri esercizi vengono dati più avanti. Molte altre pratiche che focalizzano il rilassamento per mezzo del respiro, il movimento armonico e l’automassaggio si possono trovare nel mio testo “Rilassamento KUM-NYE”, parte I e II (Ubaldini Editore, Roma).

 

ESERCIZIO N. 46 – APRIRSI ALL’APERTURA

 

   Questo esercizio è per le persone che si trovano meglio applicando un approccio più contemplativo alla consapevolezza ed all’energia. Lo scopo è quello di illuminare ed aprire i centri dell’energia del corpo concentrandosi a turno su ciascuno di essi.

   Cominciate col centro della gola. Sedetevi quietamente per una mezzora ogni giorno, mattina o sera, e concentratevi lucidamente sulla gola. Respirate gentilmente attraverso sia il naso che la bocca, con quest’ultima leggermente socchiusa e con la punta della lingua che tocca dolcemente il palato superiore appena dietro l’attaccatura dei denti. Respirare in questo modo può essere all’inizio un po’ scomodo, ma con un po’ di pratica comincerete a sentire i suoi benefici effetti che derivano dall’equilibrare l’energia della gola, distribuendola ancor più verso la testa e verso il cuore. Rilassatevi grazie a questo modo di respirare dolcemente, senza preoccuparvi se non fosse fatto in maniera corretta; la qualità del respiro diventerà presto più spontanea, aperta e naturale.

   Lasciate che questo gentile modo di respirare renda calma e stabile la gola. Lasciate libero il campo della consapevolezza di mescolarsi lucidamente col respiro. Una volta che sarete consapevoli del sentimento di relax che ha invaso il vostro corpo, scrutate più a fondo e compiacetevi di unificare il respiro e la consapevolezza con esso. Da dopo il secondo giorno, illuminate la qualità della vostra concentrazione in modo che l’energia del corpo possa fluire ancor più liberamente.

   Dopo che vi siete concentrati sul centro della gola per tre giorni, spostate l’attenzione alla testa, concentrandovi sul punto che si trova in mezzo agli occhi. Poi dirigete l’attenzione al centro del cuore ed infine a quello della pancia. Familiarizzatevi con le diverse qualità di questi centri di energia: l’energia stessa che verrà rilasciata renderà più stabile una concentrazione ed una consapevolezza molto più vivida.

 

ESERCIZIO N. 47 – CENTRI DI LUCE

 

   Sedendo quietamente, visualizzate la luce nel centro di energia del punto tra gli occhi. Poi spostatevi a turno sulla gola, sul cuore e sul ventre, prendendovi alcuni minuti per ciascun centro. Fate in modo che la luce diventi molto intensa, come quella del sole quando si riflette sulla neve.

 

ESERCIZIO N. 48 – “SENTIRE” LO SPAZIO

 

   Immaginate una qualità di spazio che si attiva attraverso l’intero corpo: portate questa spaziosità a turno in ciascuno dei centri corporei, cominciando da quello sulla testa. Questa spaziosità luminosa si espande e si scioglie nello spazio di ciascun centro energetico e gentilmente comincia a rilasciare tutte le energie bloccate. Quando si sente sorgere una sensazione di fluidità, unite sensibilmente ad essa consapevolezza e concentrazione. Potete così sperimentare una fresca sensazione di intelligenza, stabilità e vitalità, che riflette questa integrazione di consapevolezza, concentrazione ed energia.

 

ESERCIZIO N. 49 – RILASSARE I SENSI

 

   Spesso l’energia viene costretta nella testa a causa del fatto che noi vi focalizziamo intensamente le nostre sensazioni. Di solito i nostri occhi guardano diritti in avanti, come cavalli muniti di paraocchi. Allo stesso modo, noi ascoltiamo in maniera circoscritta, focalizzandoci sui suoni “dentro la nostra testa”. Le sottoindicate pratiche verificano questa ristrettezza e possono essere eseguite in ogni momento, anche mentre lavoriamo.    

A)      Più volte durante la giornata, rilassate i vostri occhi e muoveteli leggermente da un lato all’altro ed in su e giù; la testa deve rimanere ferma. Appena fatto questo, rallentate lo sforzo di focalizzazione degli occhi in maniera tale che il movimento diventi più morbido, più ampio e più rapido. Questo movimento stimola la consapevolezza interna e amplifica una maggiore flessibilità ed una visione più ampia.

B)      Durante il lavoro, cercate di ascoltare i suoni come se stessero accadendo lontano chilometri. Verificate quindi l’effetto sulla vostra consapevolezza e sulla vostra concentrazione.

 

 

                                        CAPIRE E SUPERARE RAGIONI E SCUSE

 

   Allorquando saremo riusciti a stimolare nuova energia e ad attivare una luminosa consapevolezza, possiamo usare queste risorse per interrogarci sulle nostre autoimposte limitazioni ed allargare più vasti spazi di realizzazione. Il lavoro è il nostro terreno di verifica, l’arena in cui possiamo vedere più chiaramente il risultato dell’applicazione della nostra conoscenza. Qui abbiamo l’opportunità di vedere in azione i modelli abituali che abbiamo eretto dall’azione creativa. Per esempio, come reagiamo quando siamo realmente impegnati nella sfida del lavoro? Come rispondiamo alle piccole richieste che interrompono la nostra abituale tendenza?

 

UN FIUME DI SCUSE

   Anche se siamo fortemente motivati nel far bene il nostro lavoro, certi tipi di scontri sono la causa immediata di quasi automatiche risposte: ragioni e scuse per non rispondere. Trasportati dal nostro stesso impeto, veniamo spinti da una corrente di presumibili scuse che scorrono nella coscienza come un fiume sotterraneo. Questo si snoda all’interno di immagini e pensieri e difficilmente possiamo renderci conto del suo mormorio così consueto. Manifestandosi in parole, esso recapita messaggi e racconta storie così credibili ed accettabili che non ci permette assolutamente di prestargli una particolare attenzione: “Non ho proprio potuto farlo!”, “Non ne sono sicuro!”, “Non ne so niente!”, “Non volevo!”, “Lo farò in seguito!”, “Ci proverò!”, ecc. Permettiamo che questi messaggi vadano avanti e indietro, quasi senza pensarci più, finché essi diventano poi incontestabili.

   Convincendoci di tralasciare le cose, di ignorare le sfide, di evitare rischi, questa corrente di scuse culla la consapevolezza fino a farla addormentare del tutto. Dovevamo scrivere una lettera? Fare una telefonata o preparare uno schedario o una commissione? Intessendo una fitta rete di sogni, ragioni e spiegazioni e coprendoci con essa, la mente ci dice che facciamo bene a non interessarci dei nostri impegni e ci fa posporre le nostre attività. Possiamo prenderci cura di essi più tardi – o addirittura se li rifiutiamo, potrebbero anche sparire totalmente. Volta per volta, la mente può dare corpo ad una interminabile sfilza di preoccupazioni e sensi di colpa – giustificazioni a vari livelli che ci tengono così occupati da non farci concentrare sui semplici aspetti del lavoro.

   Il consueto ritmo e l’impeto delle scuse ci proteggono da qualsiasi situazione inconsueta. Quando c’è da sforzarsi per dover prendere una decisione, difficilmente possiamo rendercene conto. Completamente assorbiti nel dare ascolto a questo noto motivo, possiamo scivolare così velocemente dal punto decisionale in questo fiume di scusanti, che a mala pena siamo consapevoli che il rifiuto dell’azione ha soppiantato la nostra presa di decisione.

   Ad un certo livello, siamo consci che il tempo è stato sprecato e che abbiamo perso le opportunità. Il corpo è un testimonio più sincero dei nostri pensieri, cosicché possiamo talvolta sperimentare una spiacevole sensazione nell’intestino o un senso di esaurimento nel petto. Possiamo anche sentire mal di testa o un senso di annebbiamento negli occhi o un improvviso senso di stanchezza e sonnolenza. Ma queste sensazioni sono così ovvie e abituali che noi le sopportiamo senza farci domande.

   Altre volte, questo modo di pensare e di agire corrode il nostro iniziale impegno ed entusiasmo. Col passare degli anni, possiamo chiederci perché la nostra energia e fiducia sembrano essere diminuite e i nostri sforzi non producono che scarsi risultati, molto meno di ciò che speravamo. È proprio solo perché stiamo invecchiando?

 

AUTO- GIUSTIFICAZIONI

   Qualunque sia il contenuto delle scuse che ci diamo, il senso di ciò che ci diciamo è così ragionevole che l’accettiamo naturalmente come un dato di fatto ineccepibile. Molto spesso, nemmeno ci accorgiamo che stiamo creando delle scuse. Non è colpa nostra, noi ci sentiamo male, mai potremmo essere d’accordo, è qualcosa di urgente che ci arriva. Le nostre sensazioni ed emozioni, perfino lo stesso linguaggio del corpo, si sottomettono a questa situazione.

   Molte persone imparano assai presto a crearsi un mare di scuse ragionevoli e le persone più scaltre sono le più pronte e qualificate in questo. Diciamo: “Mi dispiace”, sperando che le nostre manchevolezze siano perdonate ed aspettandoci che lo saranno. Per ora, ciascuna scusa riuscita segnala un’opportunità mancata. Adesso, che ogni cosa è “tutto bene”, non vi è più slancio per contrastare i modelli che mettono il fallimento al primo posto né per imparare dai nostri errori.

   Noi tendiamo ad usare le scuse per “creare più spazio” nella nostra vita. Ma questo è un modo di vedere alquanto superficiale. Sebbene ci sembri di guadagnare tempo, il creare scuse non è un tempo “in più” che acquistiamo, anzi il tempo speso per creare scuse e convincere noi stessi a credervi, è stato tolto alla positiva realizzabilità. E non è tutto. Ogni volta che creiamo una scusa, rafforziamo il nostro senso dei limiti. Se raschiamo la parte di mente che sostiene le nostre limitazioni, scopriamo presto che stiamo danneggiando la nostra abilità, cosippure scoraggiamo gli altri. Anche i nostri occasionali convenevoli: “In gamba, e non lavorare troppo!”, sono in realtà una sottile forma di insidia.

   Le giustificazioni dimostrano in maniera convincente che non vi è più niente da fare. Esse ci lasciano incapaci di aprire la porta alle positive sorgenti di ispirazione. Perdiamo le opportunità per risvegliare la consapevolezza, in quanto non stiamo neppure osservandole. Esse volano via senza darci la possibilità di sviluppare il coraggio, la disciplina e la fiducia. Semplici messaggi positivi, come: “Dovrei farlo!” ci sfuggono poiché la nostra energia è bloccata da una visione negativa. Rifiutando di riconoscere la differenza che ci sarebbe se rispondessimo positivamente alle sfide ed alle opportunità, nascondiamo le nostre migliori qualità dietro uno schermo di parole ed emozioni. Effettivamente presentiamo i nostri limiti come un limitato modo di essere.

 

RIFIUTO AD ESSERE RESPONSABILI

   Talvolta, quando constatiamo che altre persone accampano scuse, questa cosa non ci piace. Ma anche noi continuiamo ancora ad agire nel medesimo modo. Accade che spesso usiamo a nostra giustificazione la loro debolezza. Nessun altro si sta prendendo la responsabilità o corre dei rischi – perciò perché dovrebbe essere diverso? Ironicamente, usiamo la nostra intelligenza per sostenere la debolezza, trattiamo la nostra debolezza come se fosse la nostra più grande forza.

   Nel profondo della nostra mente, ci sentiamo terribilmente delusi dall’errore di esercitare così la nostra capacità. Ancora, salvo ad impegnarci fortemente con la consapevolezza, continueremo a nascondere la verità di ciò che ci succede a causa delle nostre reazioni emotive, che generano un’altra ondata di scuse. Ci sentiamo troppo imbarazzati o troppo amareggiati, troppo colpevolizzati o troppo pieni di vergogna per riconoscere il nostro personale auto-inganno. Ambigui ed infelici, sapendo che non stiamo facendo il miglior uso del nostro tempo e della nostra vita, sacrifichiamo così la nostra ispirazione e la nostra prospettiva.

   La mente perpetua incautamente ragioni ed emozioni, aggiungendovi una rete di scusanti. Dato che, ad un certo livello, sappiamo ciò che stiamo facendo, la nostra immaginazione può diventare infuocata dalla preoccupazione per il disordine creato e impaurita al pensiero di dover rimettere ordine. Reazioni anche fisiche scoppiano e si moltiplicano. Problemi – inclusi incidenti e malattie – esplodono in ogni direzione, come manifestazione della nostra volontà di non risvegliarci, di non voler essere responsabili.

   Se avessimo la volontà di esprimere maggior consapevolezza al processo di creazione delle scuse, vedremmo subito che queste scuse rafforzano un senso di disperazione, carenza e limitatezza. Sostenendo i nostri più alti valori, la consapevolezza ci risveglierebbe immediatamente ad un più elevato e equilibrato modo di usare il prezioso tempo a nostra disposizione.

 

ESERCIZIO N. 50 – COMPENETRARE LE RAGIONI

 

A)      Annotate le ragioni che portate allorché non mantenete un accordo o una promessa. Prestate ascolto a frasi del tipo: “Non trovo nessuno che mi aiuta…”, “Non ho mai detto che…”, “Non ho tempo”. Oppure osservate spiegazioni dirette su fattori sotto vostro controllo: “Egli era assente”, “Il computer si è rotto”, “Non avevo la tabella giusta”, ecc. Ricordate che le ragioni da voi poste, suonano totalmente convincenti a voi stessi e, forse, anche agli altri. Che tipo di verifica è necessario, prima che possiate vederle come vere e proprie scuse?

B)      Appena avete cominciato a riconoscere le scuse in quelle che prima sembravano ottime ragioni, iniziate una “master-list” (un elenco formale) di queste scuse. Cercate ripetizioni e varianti.

 

ESERCIZIO N. 51 – INTERROMPERE LE SCUSE

 

A)      Allorché proponete una ragione per non fare qualche tipo di lavoro, chiedetevi: “Questa è forse una scusa?”. Se scoprite che state creando una scusa, cercate di fermarla, anche se questo comporta una vostra interruzione nel bel mezzo della frase. Che cosa state cercando di proteggere, creando quella scusa? Se smettete di creare scuse, in che modo ciò si ripercuote sulle persone che lavorano con voi? Preparatevi al loro eventuale disagio.

B)       Eccovi una più radicale versione dello stesso esercizio. Per un giorno intero, quando qualcuno al lavoro vi chiede di fare qualcosa, ditegli di sì e fatelo!

 

                                                RICONOSCERE I MODELLI NEGATIVI

 

   Quando all’inizio cominciamo un’opera od un progetto nuovi, davanti a noi si dischiude un senso di possibilità. Partendo con l’interesse giusto, ci sentiamo responsabili e pieni di energia, con una piena consapevolezza unita al nostro impegno. Purtroppo, pian piano l’entusiasmo diminuisce e, dopo sei mesi, il nostro lavoro è dato per scontato. La consapevolezza si offusca, la concentrazione si indebolisce e l’energia viene assorbita negli abituali modelli emotivi. La nostra abilità di compiere qualcosa di valido scade drammaticamente. Anche se gli altri possono essere soddisfatti del lavoro che stiamo facendo, a paragone del nostro pieno potenziale noi siamo quasi ad un punto morto. Anziché da un ampio campo di possibilità, siamo scivolati nell’abituale mondo dei limiti.

   Quando la nostra consapevolezza è scarsa, non riconosciamo come sia potuto accadere questo cambiamento. Insensibili circa i dialoghi interni e i modelli emotivi che minano le nostre capacità, lasciamo che la mente ci manovri verso scelte che vanno contro il nostro stesso interesse. Finiamo con lo sprecare il nostro tempo giocando negativi ruoli che ci scoraggiano e ci limitano.

   Proprio sapendo che stiamo cadendo in questi meccanismi negativi, possiamo scacciarli via investigandoli; se invece ci mettiamo a lottare con essi, corriamo il rischio di difenderli. Il sentiero della consapevolezza ci invita ad un approccio differente: Esso ci mostra che riconoscere la nostra debolezza è un passo essenziale per condurre le nostre risorse verso un successo trionfale.

 

CONTEMPLARE I MECCANISMI NEGATIVI

   Nel profondo della mente possiamo percepire una forte opposizione a guardare questi ruoli negativi. Questa opposizione può far emergere impazienza o irritazione, torpore o disinteresse, ma sotto queste reazioni c’è la paura che l’esperienza ci faccia soffrire. Quando proteggiamo il campo della resistenza, stiamo semplicemente prolungando la paura del dolore, dimentichi che il dolore arriva proprio per mezzo della stessa paura.

   La pratica della concentrazione ci offre un’alternativa. Concentrarci serenamente su un ruolo da noi tenuto, ci permette di disinnescare le emozioni ed i pensieri che si sono radunati al nostro interno. Se riusciamo a concentrarci totalmente su un ruolo negativo anche solo per qualche minuto, la mente può afferrare la mente. Avendo una memoria panoramica del momento presente, la mente può vedere la sua natura. La spada affilata delle memorie dolorose perde il suo lato tagliente, il ruolo che stiamo sostenendo perde la sua forza e può perfino sparire. Dopo possiamo convergere il curativo potere della consapevolezza e della concentrazione per coltivare più salutari risposte.

 

INDICATORI DELLA NEGATIVITA’

   Un metodo per riconoscere i negativi ruoli e meccanismi che funzionano in noi, è quello di osservarli quando si mettono in azione nei confronti degli altri. Ecco alcuni esempi per trovarli:

La Competitività. Il petto è gonfio e proteso e la bocca è piegata all’ingiù, come se la persona fosse pronta a sostenere una lotta. Vi è un particolare dialogo interno: “Io già mi impegno così tanto e non mi viene riconosciuto – perché dovrei continuare a sforzarmi?”. Quando noi ci comportiamo con questa attitudine, ci precludiamo qualsiasi sentimento di felicità e finiamo col sentirci insoddisfatti. Il lavoro procede stentatamente e la consapevolezza va in letargo, sprecando il tempo o cercando scuse per non mantenersi sempre concentrata.

La Suscettibilità. La testa è leggermente rovesciata all’indietro, le labbra sono storte e gli occhi sono socchiusi. Il particolare dialogo interno è: “ Mi sono già preso cura di questo: Non devi ricordarmelo, ho cose più importanti da fare”. Quando manteniamo questo atteggiamento, sbrighiamo il nostro lavoro in un modo inopportuno e spesso frettoloso. Non lo vediamo come una nostra personale responsabilità.

L’Incapacità. Il petto è incavato in dentro e la testa se ne sta china in basso. Il tipico dialogo interno è: “ Ho già tanto da fare; Non posso proprio prendermi un altro incarico”. Quando ci troviamo in questa condizione, ci sentiamo sovraccaricati e non riusciamo a tenere il giusto passo nel lavoro, ci sembra di star già lavorando duramente, però la nostra comunicazione è scadente, la nostra energia è dispersiva e la nostra consapevolezza confusa.

La Continua Lamentela. La mimica corrispondente è quella di sollevare le spalle e scuotere il capo. Il dialogo interiore tipico è: “ Non posso credere che queste persone siano così disorganizzate e non professionali. Questo progetto è destinato al fallimento!”. Quando ci succede di avere questo ruolo non possiamo immaginare di essere responsabili di ciò che fanno gli altri; abbiamo difficoltà a lavorare bene in gruppo e usiamo la lamentela come un modo di essere coerenti e di sentirci importanti.

Il Sogno ad Occhi Aperti. La testa è rovesciata all’indietro e gli occhi sono perduti fissando lo spazio tra un sospiro e l’altro. Il dialogo interno: “ Se soltanto le cose fossero diverse, potrei riuscire ad avere successo”. Quando ci comportiamo così, non ci prendiamo nessuna responsabilità per noi stessi ed il nostro lavoro. Anzi, sentiamo che le nostre capacità sono sottovalutate e non ci prendiamo la responsabilità di svilupparle.

   Allorché riconosciamo che un certo ruolo è recitato da qualcun altro e realizziamo una chiara comprensione delle sue conseguenze, possiamo cercare di vedere se anche noi stiamo recitando quel ruolo. Dobbiamo essere capaci di riconoscere che recitare questi ruoli ci rende pronti per il fallimento e la delusione che scattano in questi altri modelli:

 

L’Indecisione per Incompetenza. Quando sembra che non stiamo mettendo nessuna volontà in ciò che facciamo, riempiamo il cuore e la mente di fantasie negative. Diciamo a noi stessi che ci mancano la conoscenza o la pratica o le risorse che ci servono; ci facciamo prendere e buttare giù da sentimenti di incompetenza. Questi messaggi negativi ci spingono ancor più profondamente nell’emotività, depressione e inerzia. Non passa molto prima di convincerci che non abbiamo scelta, se non quella di ammollare tutto. Dovremmo sentire che vi sono alternative, ma ci sentiamo troppo indecisi e indegni per stimolare le nostre energie verso una direzione positiva. Corpo, mente e sensi, tutto si chiude in noi, in modo che se anche sorgessero pensieri, sentimenti ed energie positivi, non potrebbero fluire liberamente. La nostra creatività è bloccata, la nostra intelligenza si oscura e noi non siamo capaci di vedere una via d’uscita. Non osando prestabilire mete ne riuscendo a raggiungerle, dobbiamo rinunciare alle nostre migliori speranze e ideali e, con essi, alla nostra autostima.

La Simulazione. Di fronte al fallimento, potremmo dirci che siamo destinati al successo, distorcendo la nostra percezione o riempiendo la nostra mente con sogni ingannatori. “Domani andrà meglio”, diciamo. “Più avanti realizzerò qualcosa; per adesso sto solo imparando” “Non capisco perché sono così arrabbiati con me – tutto sommato, mi sto comportando abbastanza bene”. Anziché affrontare le nostre difficoltà e compiere un coraggioso sforzo per mandare avanti i nostri scopi, investiamo la nostra energia cercando di convincere noi stessi e gli altri di star facendo il nostro meglio contro le schiaccianti difficoltà. Nascondendo la nostra malavoglia di base nel prenderci la responsabilità con un ottimismo senza fondamento, creiamo ‘idee brillanti’ e ‘energia positiva’ senza mai realmente penetrare alla vera radice del problema. Desiderando essere apprezzati per poter fare un qualche sforzo, diamo più importanza all’approvazione che non all’ottenimento dello scopo, cui abbiamo rinunciato segretamente già da parecchio tempo. Però, i nostri sforzi superficiali causano solo maggior indugi, guasti e delusioni. Presto la nostra ‘energia positiva’ viene dissipata, dopo una scarsa dimostrazione di essa.

La Cieca Fiducia. Quando i problemi sembrano sopraffarci, possiamo sempre sperare in un miracolo. E allora diciamo a noi stessi: “Se ho fede, tutto andrà bene. Devo solo arrendermi a ciò che accade”. Questa ‘fede cieca’ ci fa smettere di pensare ai nostri problemi e giustifica la nostra mancanza di responsabilità. “In qualche modo le cose si aggiusteranno. Qualcuno troverà il modo di accomodare tutto”.

L’Agnosticismo. Vi sono varie versioni di questo tipo di approccio, che vanno dal realismo pragmatico al fatalismo spirituale. Possiamo dire a noi stessi: “Ogni traguardo è illusorio”, oppure “Non c’è niente che abbia un significato”, o anche “Vi è solo la volontà di Dio”. Qualunque sia il sapore della nostra noncuranza, diventa la giustificazione per il nostro fallimento nell’assumerci la responsabilità.

 

MODELLI CHE NEGANO LA VITA

   Questi stili di comportamento sono così familiari e comuni che è difficile vederli distruttivi, come invece sono. Ciascuno di essi rinuncia al cuore dell’eredità umana: libertà, conoscenza, compassione, creatività, amore e diligenza. Qualunque siano le diverse colorazioni e i disegni, la produzione che vi sta sotto è la stessa: “ La vita è in fondo senza scopo; non c’è valore da dover ottenere né alcunché di degno da dover realizzare. E’ una cosa senza speranza e in ogni modo, non la farò”.

   Quando ci rifugiamo in tali pensieri, stiamo permettendo alla mente di raggirarci con i suoi distruttivi trabocchetti. Mistificandosi ed ingannandosi essa stessa, la mente ci propina ragioni e scuse, ci presenta reclami ed esprime promesse da marinaio al nostro potenziale, tutto per sminuire le nostre capacità. Essa ci dice che siamo a corto di tempo, energia, materiali o conoscenza; scoraggia la nostra crescita e rende esauste le nostre attitudini positive. Che scelta ci resta? Solo di lamentarci, sognare e sentirci delusi? Questa auto-condanna è peggiore di qualunque cosa che qualcuno potrebbe fare a noi.

   Nelle strette di questi falsi rifugi, ci lasciamo andare a fantasie, trovando distrazioni piacevoli e ammantandoci di indolenza. Non osiamo esplorare tutto il nostro potenziale o riconoscere l’ottenimento di successo degli altri. Non è difficile prevedere come andrà a finire: ancor più insuccesso, che ci spinge a sempre meno interessi e coinvolgimenti, che ci spingono a maggior rifiuto ed a maggior isolamento, che ci spingono a sempre maggior insuccesso.

   Allorché queste situazioni che ostacolano la vita trafugano la nostra energia, riducono fiducia e buone intenzioni a confusioni e dubbi esistenziali, e dirigono le nostre risorse ed il nostro tempo sempre più lontani dal successo. Alla fine diventiamo convinti che la limitazione, il conflitto ed infine il fallimento sono inevitabili.

 

POTERE DI REALIZZAZIONE

   La consapevolezza ha il potere di stroncare la negatività mostrandoci il nostro pensiero e il modo come dobbiamo agire. La prima indicazione è una scossa nel riconoscimento: noi vediamo questi ruoli in opera nelle nostre attitudini e durante le nostre azioni. All’improvviso sentiamo un senso di inutilità, come se si intravedesse quanto tempo e opportunità abbiamo sprecato.

   Onde ricevere il pieno beneficio da questa realizzazione, dobbiamo imparare a restare con questa conoscenza. E’ qualcosa di simile all’imparare a cavalcare un cavallo: la cavalcata può essere sregolata e, se non siamo sicuri di ciò che stiamo facendo, rischiamo di venir scaraventati sul duro terreno della negatività e del rifiuto. Ma, una volta che abbiamo imparato a stare in sella e ad applicare la nostra intelligenza, siamo liberi di scoprire uno speciale senso di gioia e benessere.

   All’inizio, quando vediamo quanto ci sono costate la negatività e le scusanti, possiamo sentirci scioccati o in colpa. Preoccupazioni ed ansietà possono forzatamente esplodere; abbastanza coscientemente possiamo anche dirci di non poterci permettere il lusso di affrontare questa verità. Proprio come quando restiamo stesi sul letto per qualche minuto dopo esserci svegliati al mattino, possiamo decidere che non c’è bisogno di mettersi subito in azione. Calandoci in questa situazione di rinvio impressa nella nostra coscienza, possiamo per ora rimandare il cambiamento: “ Non è il momento giusto per fare tutto ciò”.

   Forse questa decisione ci fa sentire di essere fuori fase, come se avessimo in qualche modo tempo per rimediare. Ma non c’è modo di prendere il meglio dal tempo. Il tempo prescrive in sé sia la causa che l’effetto; il tempo è il giudice di ciò che è realmente effettivo. Possiamo pensare di misurare il tempo ma, in realtà, è il tempo che prende le misure a noi.

   Di fronte alla verità, sensi di colpa e preoccupazioni sono semplicemente risposte emotive che ci invitano a stroncare lo shock di ciò che stiamo vedendo. Se possiamo far tacere queste risposte e rimanere con questa nuova consapevolezza, possiamo aprire il nostro cuore e rallegrarci del potere della comprensione che abbiamo ottenuto. Questa gioia può essere totalmente positiva, sincera e rincuorante – una festa che circonda anche i nostri peggiori errori. Il senso di sconfitta è realmente doloroso, ma il dolore che sentiamo è inseparabile da quella realizzazione. Ora sappiamo ciò che deve essere fatto e la nostra conoscenza ci protegge. Non ricadremo più in questa negatività.

   Riconoscere come ci siamo comportati nel passato, mette le basi per la responsabilità e la trasformazione. Gli errori precedenti e le opportunità perse diventano i testimoni del tempo, risvegliandoci e spingendoci a gettarci in un nuovo dinamismo. Rafforzando la consapevolezza, sviluppando una più forte concentrazione ed esercitando un miglior controllo sulla nostra energia, possiamo imparare a scovare le nostre negatività. Possiamo udirle nella voce, sentirle nel corpo ed osservarle nei nostri pensieri.

   Allorché la consapevolezza approfondisce la nostra conoscenza, diventiamo convinti oltre ogni dubbio che questi modelli negativi non hanno nulla di buono da offrirci. Cosicché, noi possiamo abbandonarli ed aprirci più pienamente all’esperienza presente. Le nostre orecchie possono udire la musica di questo particolare momento, i nostri occhi possono vederne la sua bellezza e la nostra conoscenza può scoprire il suo significato emergente. Con questa nuova comprensione, possiamo tornare ad essere fiduciosi nella nostra abilità di far un uso produttivo del tempo che ci resta.

 

RIFARSI ALL’ESPERIENZA

   Grazie al potere della consapevolezza, possiamo venir istruiti da ogni esperienza, non importa che sia positiva o negativa. Osservando attentamente, possiamo mettere alla prova la nostra comprensione e risolvere in modo che la conoscenza ne venga rinforzata ad ogni passo. Indagando nel vedere come rispondiamo ad ogni situazione, possiamo trasformare le vecchie attitudini ed esplorare diversi modi di usare le nostre risorse umane.

   Allorché comprendiamo come combattere e trasformare i vecchi modelli, tutto ciò che accade diventa parte del processo di apprendimento e di crescita. Perfino le difficoltà emotive nelle nostre relazioni quotidiane e di lavoro possono diventare un modo di vedere noi stessi in azione e riesaminare il nostro progresso. Quando l’energia è bloccata, possiamo abbracciare questo impedimento e l’energia stessa costituisce un’utile fonte di comprensione. Possiamo concentrarci sul malessere fisico o sulla sofferenza mentale, essendo gentilmente in sintonia coi suoi componenti e liberando la loro vitale energia per un lavoro produttivo. Possiamo deliberatamente sfidare le diverse rappresentazioni dell'esperienza: quando ci sentiamo stanchi o depressi, o non abbiamo successo in qualcosa, o non riusciamo a finire un lavoro, o siamo impazienti o scontenti degli altri, noi possiamo esplorare vari modi di trasformare ciò che sta accadendo in una fonte di maggior comprensione.

   Come uno scienziato che combina gli elementi chimici per creare una formula o un artista che mescola i colori sulla tavolozza, possiamo esplorare diverse combinazioni di eventi mentali per sviluppare la nostra consapevolezza cosciente in maniera fruttifera e interessante. Appena identifichiamo una nostra debolezza, possiamo usare una miscela di consapevolezza, concentrazione ed energia come catalizzatori per convertirla in forza e potenza. Anche rotture nelle nostre abitudini possono far parte della nostra esplorazione; perfino trovarci nei guai può far parte di questo disegno. Qualunque cosa accada, possiamo continuare ad impegnarci creativamente con le nostre risposte, azioni, sentimenti e pensieri, arricchendo la qualità della nostra vita e facendo di essa un arazzo di meravigliosi disegni e strutture.

   Con lo sviluppo della concentrazione, l’aumento della forza interiore e la comprova del nostro progresso, possiamo muoverci da un livello al successivo, fino a scoprire come far diventare piacevole tutto ciò che facciamo e come guidare ogni azione verso il successo. La nostra incarnazione ha lo scopo di esprimere compiacimento come nostra realtà e fondamentale ragione. Sfidando l’esperienza con mezzi sempre crescenti, facciamo continui progressi arrivando a celebrare il nostro successo lungo la via. Allorché dovesse apparire una sfida inconsueta, accogliamola senza paura, felicitandoci per la novità del fatto non conosciuto, mai più distogliendoci dal proposito per mezzo di scuse, esitazioni, indolenza o procrastinazioni.

   Spesso diciamo che la vita è un viaggio e la conoscenza è come un libro. Forse potremmo unire queste due immagini, dicendo che la vita è un viaggio nel nostro intimo libro della conoscenza. Se facciamo in modo di leggerlo con intelligenza, allora non ha importanza come la trama si svolge: ciascun capitolo racchiude in sé la più grande comprensione ed apprezzamento. In questo libro della conoscenza, che è la nostra vita, possiamo imparare a leggere con enorme diletto e grande gioia la storia dei nostri successi.

 

ESERCIZIO N. 52 – TRASFORMARE LA NEGATIVITA’

 

   Scegliete casuali momenti durante la giornata per controllare la vostra posizione fisica. Prendete nota come le posizioni ed i gesti che voi adottate riflettano l’abituale energia di modelli ed emozioni. Per esempio, state spesso con le mani orgogliosamente sui fianchi? Incrociate le vostre braccia sulla difensiva intorno al petto? Vene state corrucciati con la testa ed il mento tra le mani, fissando lo spazio vuoto? Stringete le spalle con un senso di timore?

   Appena riscontrate una di queste particolari posizioni, osservate l’attitudine che si manifesta. Quali gesti ed espressioni facciali sono caratteristiche delle vostre attitudini? E come queste attitudini si esprimono, in un dialogo interno? E come spunta il tema del dialogo interno nella forma camuffata di una ordinaria conversazione? Quanto è comune questa attitudine tra quelli che lavorano con voi?

   Per la prossima settimana, sedetevi da qualche parte per cinque o dieci minuti al giorno per contemplare questa attitudine. Vedete se riuscite a concentrarvi su di essa, gentilmente ma decisamente, sì da arrivare a penetrarne il cuore. Ripetete l’esercizio fino a che sentite di avere un crescente senso di scioglimento o dissolvimento di essa. Ricordate che combattere un’attitudine negativa o un deprimente ruolo è un significativo risultato che può aiutare tanto voi stessi che gli altri. Stabilite una tangibile evidenza di questo cambiamento nel vostro modo di lavorare e nei risultati che avrete ottenuto.

 

ESERCIZIO N. 53 – IMMAGINI ALLO SPECCHIO

 

   Quando vi trovate in una situazione difficile o dolorosa e non vedete via d’uscita, un ruolo negativo vi sta stringendo nelle sue spire, cosicché questa situazione vi sembra completamente reale. Se sospettate che sia così, cercate di raccontarvi la storia delle vostre difficoltà a voce alta davanti ad uno specchio. Fate ciò per cinque minuti ogni sera. Guardate attentamente l’immagine nello specchio – gesti, espressioni e tono di voce – e siate particolarmente sensibili ai differenti strati della sensazione che sta dietro ai gesti. La consapevolezza di questi strati apporta una maggiore flessibilità, permettendovi di cambiare coscientemente la vostra raffigurazione. Questa pratica rifinisce la sensibilità delle vostre motivazioni e delle autoimmagini più profonde, e vi aiuterà a comunicare onestamente e chiaramente tanto con gli altri che con voi stessi.

 

ESERCIZIO N. 54 – OPPOSIZIONE AL LATO OSCURO DELLA MENTE

 

   Se sentite nel profondo della vostra mente una forte resistenza a guardare un particolare ruolo negativo, o a tutti in generale, sedetevi quietamente per quindici o venti minuti e contemplate questa opposizione più fortemente che vi è possibile. Quali sensazioni e sentimenti sorgono nel corpo? Quali memorie o immagini sono stimolate? La consapevolezza riesce a toccare direttamente queste sensazioni ed immagini? Questo esercizio può essere ripetuto tante volte quante sono necessarie. Potete desiderare di registrare queste osservazioni sul vostro diario.

 

ESERCIZIO N. 55 – METTERE IN CHIARO GLI ERRORI

 

   Ognuno accetta l’idea che “Tutti facciamo degli errori”. Però questo significa accettare che la nostra consapevolezza sia così troppo limitata o offuscata per stare in contatto con ogni momento della nostra attività.

   Cercate di ricordare alcuni piccoli errori che avete fatto nella scorsa settimana. Per ciascuno di essi, richiamate il più chiaramente possibile il vostro stato mentale in quel momento. Quale fu il vostro stato d’animo? Quali emozioni e bugie stavano frullando nella vostra testa? Che tipo di effetto esse ebbero sulla vostra consapevolezza? Verificate attentamente se una maggior consapevolezza avrebbe prevenuto gli errori e sovrapponete questa immaginata consapevolezza su ciò che avete provato in quel momento, facendo attenzione ad ogni tensione e permettendo ad essa di dissolverle. Tenete in conto che il punto non è quello di criticare voi stessi per i vostri errori, ma di mettere in chiaro il modo in cui accaddero.

 

ESERCIZIO N. 56 – VERIFICARE LA SODDISFAZIONE

 

   Durante la giornata, verificate il livello di soddisfazione mentre state lavorando. State lavorando con buona lena e gioiosa energia? Con una consapevole concentrazione? Con una motivazione fiduciosa e dinamica? Siete liberi da grovigli emotivi? Siete pronti a combatterli e sconfiggerli momento per momento? Lavorare bene comporta una intima e intrinseca soddisfazione e se avete il coraggio di essere onesti con voi stessi, vedrete che ogni negatività nella vostra attitudine indica che state sprecando il vostro tempo o non lo state adoperando così bene come potreste.

   

                                                        COMBATTERE LA NEGATIVITA’

 

   La totale concentrazione su un ruolo o un’attitudine negativi approfondisce la nostra comprensione di come operano la mente ed i sensi. Vediamo come la mente legge i suoi contenuti e stabilisce i dialoghi interni. Osserviamo come l’autoproiezione trasmette informazioni, immagini e percezioni che sono istantaneamente attribuite alla struttura del soggetto ed oggetto, sostenute da discriminazione e separatività. Viene aumentata una sensibilità a come le immagini ci portano sensazioni che sono distribuite attraverso il corpo; come interpretazioni e commenti creano una certa frizione nella mente; come la mente crea strutture di confusione e resistenza che intrappolano la nostra energia ed intelligenza. Cominciamo ad accorgerci che le esperienze di fallimento spesso hanno queste figure in comune.

   Concentrarsi pienamente su un solo ruolo negativo può mostrarci un’indistinta sfumatura dei caratteri che si presentano anche negli altri ruoli che esprimiamo. C’è ‘quello che ci informa’, ‘quello che ci tiene avvinti’, ‘quello che interpreta’, ‘quello disonesto che è duro da inchiodare’ ed altri di questo tipo. Allorché la mente osservante afferra ciascun tipo di carattere, può esaminarli ognuno attentamente, guardandoli bene da ogni lato e da sopra a sotto, chiedendosi contemporaneamente: “CHI sono io? Da dove provengo? Che sto facendo qui? Chi sei tu che stai recitando questo ruolo? Come fai a sapere che è così?”

   Se ci facciamo onestamente e apertamente queste domande, inizieremo a vedere i caratteri che dimorano nella nostra mente al pari di creazioni fantasmagoriche, intrecciate con immagini, pensieri e sensazioni. Il dramma teatrale che questi caratteri mettono in scena comincia a perdere la sua solidità. Veramente vogliamo passare il nostro tempo mantenendo e rispondendo a questi fantasmi che abbaiano e guaiscono, intrappolati soltanto perché noi non comprendiamo come è fatta la trappola? Cosa ci fa aderire così strettamente a questo modo di essere? Riusciremo a cambiare?

 

IL POTERE DI SCEGLIERE

   Se li lasciamo così, i drammi emozionali occuperanno la nostra mente dal momento che ci svegliamo al mattino fino all’ultimo guizzante pensiero notturno, derubandoci della nostra creatività e energia. Totalmente presi nelle illusioni, continuiamo a recitare il nostro ruolo. Releghiamo il nostro destino alla recita, onorando i termini del nostro impegno, il quale insiste nel farci recitare ancora e ancora questi ruoli. Ma i benefici che ne riceviamo sono assai limitati. A volte possiamo sentirci vivi e importanti, in siffatta scena; altre volte il dramma delle emozioni sembra creare interesse ed eccitazione nella nostra vita. In maniera molto più fondamentale, possiamo essere sollevati dal non dover tenere un più attivo ruolo nel trattare con le difficoltà che affrontiamo, perché i drammi emozionali pongono la responsabilità del risolvere i problemi al di fuori di noi stessi. Ma il prezzo da pagare per esentarsi dalla responsabilità è alto: si deve rinunciare al potere di determinare se avremo successo oppure falliremo negli scopi da noi stabiliti.

   Se potessimo vedere questi drammi per quello che sono, acquisteremmo un nuovo livello di libertà. Quando la voce interna si insinua: “Io non farò questa cosa”, possiamo replicare: “Chi dice questo?”. E quando ci ritorna la risposta: “Lo dico Io!, Io lo so!”, noi possiamo ancora replicare: “Chi sei tu che mi dici ciò che posso o non posso fare?”. Quali che siano le scuse, bugie o drammi, non c’è nessunissima intrinseca ragione per credere ad essi o accettarli come veri.

   Come artefici dei nostri stessi drammi, potremmo scrivere i ruoli in modo differente; potremmo anche far calare il sipario. Probabilmente noi non siamo ancora pronti a vedere completamente attraverso le vecchie strutture, però possiamo certamente chiedere a noi stessi se dobbiamo accettare queste fandonie di fughe e limitazioni e impotenza. Vi è un solo modo di pensare, a questo proposito: se dobbiamo per forza manipolarci, perché non ci manipoliamo con qualcosa di più salutare e positivo?

 

SCEGLIERE IL POSITIVO

   È arrivata l’ora di rivolgerci verso il positivo: cominciare ad interessarsi a sufficienza del cambiamento. Una volta che abbiamo visto come siano state minacciate le nostre capacità di lavorare per il successo, abbiamo la responsabilità verso noi stessi e gli altri di non cadere più in queste vecchie strutture mentali. Dobbiamo trovare nuovi diversi modi di agire.

   Sappiamo per esperienza che scegliere l’azione positiva ispira ed eleva lo spirito, espande la visione, rafforza l’energia e la fiducia e guida verso una realizzazione duratura. La nostra stabilità, determinazione e gioia attira gli altri e li sostiene nelle loro attività, in quanto uno slancio creativo condiviso costruisce la via per il successo. Questo è il miglior modo di lavorare e vivere; ora è tempo di fare la giusta scelta e mettere in pratica questo giusto modo.

   Ogni volta che scegliamo la via positiva, rinforziamo la nostra consapevolezza del fatto che certe cose hanno bisogno di essere cambiate. Agendo con questa consapevolezza, approfondiremo la comprensione della nostra esperienza. Appena l’energia positiva comincia ad accumularsi, la nostra conoscenza diventa realizzazione incarnata che si sviluppa nell’azione.

   Noi già sappiamo come attivare il ‘focus’ e come mettere più energia nel nostro lavoro. Possiamo agire partendo da questa conoscenza per rafforzare strutture positive ed accrescere la nostra comprensione, passo dopo passo. Per continuare a coltivare la miglior conoscenza, possiamo vedere più profondamente crescere un reale cambiamento che si manifesta. Possiamo collegarci a questa conoscenza disponibile con totale fiducia ed usarla per coltivare il successo.

   Allorché ci rivolgiamo verso il positivo, dobbiamo imparare a salvaguardare la nostra decisione, dato che i vecchi modi di agire possiedono l’aggiuntivo potere di comportamenti già stabiliti. Ancora e ancora essi menano la danza dentro i nostri sensi, sicché al mattino, la sera e durante il giorno dobbiamo generare l’energia ed un’attenzione disciplinata per sostenere la trasformazione. Dobbiamo imparare ad educare il corpo ed i sensi, incoraggiandoli ad aprirsi ed a rilassarsi, cosicché le energie positive possano sostenere un più equilibrato modo di essere.

 

GENERARE ATTITUDINI POSITIVE

   Probabilmente l’idea di scegliere semplicemente il sistema positivo può sembrare superficiale – non adeguata ai reali problemi ed ostacoli con cui ci confrontiamo nella nostra attività. Ma questa risposta è basata sul prendere sul serio i drammi che mettiamo in funzione. Se riusciamo a sviluppare una concentrazione focalizzata ed un’attenta consapevolezza, che ci permettono di indagare su questi drammi, i problemi che incontriamo nel lavoro diventano meno complicati e coinvolgenti; la maggioranza di essi può addirittura sparire completamente. Se metterci faccia a faccia con la nostra esperienza può trasformare il negativo in positivo, perché non mantenere il nostro impegno di intensità con tale esperienza? Se la lasciamo andare, cosa accadrà dopo ai nostri problemi?

   Ogni volta che rifiutiamo di indulgere in scuse, rinvii, emozioni e fantasie, noi abbiamo maggior energia, concentrazione e consapevolezza da offrire al nostro lavoro. Ogni volta che impariamo a fermare una perdita della nostra energia, rafforziamo la nostra concentrazione. Il lavoro diventa più sciolto e più facile e noi ci stabiliamo naturalmente in ritmi soddisfacenti di produttività e compiacimento.

   Con un po’ di disciplina, un piccolo incoraggiamento per il nostro sforzo, possiamo assumerci maggior responsabilità per essere genuinamente positivi. Se la vita è simile ad un dramma, noi possiamo essere come un attore che cerca nuovi ruoli. Possiamo attivare i pensieri migliori che si possano immaginare, prenderci la miglior cura per noi stessi e trasformare uno per uno, tutti i nostri modelli negativi.

   Scegliere il positivo, vuol dire rivolgersi verso la conoscenza e la responsabilità. Una volta fatto questo movimento, possiamo generosamente impegnare ogni situazione, aprendo la porta all’introspezione ed all’innovazione, dato che non abbiamo più nulla da proteggere o da nascondere. L’energia dell’apprendimento che noi evochiamo è attiva e creativa e ci dona il potere di comunicare chiaramente con gli altri. La dinamica dello sviluppo ci apre un vasto angolo di opportunità. Questo modo di lavorare sconfigge la pigrizia, rinvigorisce la mente indolente e scaccia la confusione e tutte le forme di meschinità.

   Poiché il lavoro è il banco di prova e l’occasione per sviluppare questo momento positivo, scegliere il positivo significa avere devozione per il nostro lavoro. Però, anche se questo può voler dire fare sforzi intensi entro precisi periodi di tempo, una tale devozione non ha niente a che fare col nevrotico attaccamento di un maniaco del lavoro. Mentre la necessità di essere sempre occupati rispecchia la pena di un’insoddisfazione, un approccio positivo trasforma le pressioni negative grazie all’esecuzione dell’azione. Esso si riscopre nell’attività dinamica e produttiva della via all’apprezzamento ed alla cordialità gioiosa.

   Immaginate come potrebbero diventare creative e soddisfacenti le nostre vite se usassimo consapevolezza ed energia per coltivare pensieri e memorie positive, sentimenti apprezzabili ed una calma e stabile concentrazione.  Semplicemente avendo buoni pensieri sugli altri e su noi stessi, offrendo cura, sensibilità ed amicizia, e creando un buon impegno per i nostri scopi e valori, possiamo ispirare ed attivare energia e risultati positivi. Alimentando deliberatamente positività nella mente e nel corpo, noi possiamo stimolare e sostenere il successo finale.

   Cerchiamo di usare il cambiamento di mente a nostro proprio vantaggio. Se sentiamo che ci piace creare un dramma, almeno cerchiamo di creare un dramma positivo! In ogni momento, possiamo restaurare la scintilla nel nostro sguardo e l’allegria nei nostri modi di fare. Noi siamo liberi di provare ogni cosa, di pensare in ogni modo e di essere ogni cosa. Sapendo che è così, cerchiamo di impregnare la nostra vita di consapevolezza, concentrazione ed energia, preparando la strada per la fede, impegno e lealtà.

 

ESERCIZIO N. 57 – COSTRUIRE LA POSITIVITA’

 

   Scegliete ogni giorno, un periodo per preparare la seguente semplice cerimonia: in qualsiasi maniera desiderate, fate una promessa formale a voi stessi di non sottomettervi alla negatività, ma di rivolgervi sempre al positivo. Forse è meglio farla al mattino, cosicché la vostra intenzione abbracci l’intera giornata. Oppure, se preferite aspettare fino a sera, quando avete più materiale negativo per lavorare. Una volta scelto il momento, fate questa cerimonia giornalmente per almeno due settimane, augurandovi che tale piccolo rituale faccia diventare il vostro impegno veramente vivo e reale.

   Al momento di rinnovare questa vostra promessa, osservate i negativi messaggi interni come: “Mi dispiace”, “Sono stanco”, “Sono preoccupato”, “Non sono in grado di…”, “Sono incompetente”, “E’ colpa mia…”. Notate come essi frenino l’energia e riducano la consapevolezza. La sfida è quella di vedere chiaramente la negatività senza venir sottomessi al dramma emozionale che la sostiene e di modificarla ogni volta in chiara consapevolezza, profonda concentrazione e ricostituente energia.

 

ESERCIZIO N. 58 – ALIMENTARE LE IMMAGINI

 

   Sedetevi da qualche parte per pochi minuti ogni ora, al fine di sostenere voi stessi con immagini che amate, pensieri che vi elevino e sentimenti di apprezzamento per un aspetto piacevole e dignitoso del vostro lavoro. Fate un ulteriore sforzo per fare dello spazio lavorativo un ambiente pulito e invitante. Lasciando che la consapevolezza tocchi la bellezza dello spazio intorno a voi durante il giorno, potete attivare un sentimento di chiarezza e spaziosità che alimenta profondamente il cuore.

 

ESERCIZIO N. 59 – SALVAGUARDARSI CONTRO LA NEGATIVITA’

 

   Il sorgere della negatività e della resistenza è un prossimo allarme che deve metterci in guardia per proteggere il nostro impegno e la chiarezza.

 

A)      All’inizio. Il momento più importante per controllare il sorgere di un sottile modello negativo è proprio all’inizio di una difficile sfida. A questo punto, chiedetevi: “Sto forse rinunciando alla mia consapevolezza cosicché non posso riflettere sugli ostacoli che incontro? Sto forse sprecando o bloccando la mia energia cosicché l’esperienza non potrà essere molto vivida ed anzi sarà sopraffatta e confusa? Sto forse lasciando che la concentrazione non sia focalizzata, così da non poter garantire che la mia responsabilità sia vaga e confusa?

 

B)      Dispiacere. Addestratevi nell’afferrare le attitudini di dispiacere verso il lavoro o gli affari, verso il mantenimento della disciplina o verso l’autorità più prossima, prima che esse diano inizio alle giustificazioni per volontà di pigrizia o rinvio.

 

C)      Scivoloni. Allorché vi succeda di non voler lavorare o siete tentati di lasciar scivolare un impegno, accendete un allarme interno. Cosa sta realmente accadendo? Reagite con sospetto quando vi sembra di non preoccuparvi per qualcosa o quando sopravvengono ragioni per non fare del vostro meglio o per accettare mediocri risultati.

 

D)      Resistenza. Se vi trovate in una posizione di comando, state attenti quando sentite resistenza nel fare ciò che sapete che deve essere fatto. Chiarite e combattete i ruoli giocati nei dialoghi interni che scorrono nella vostra mente. Cercate di vedere se vi state nascondendo e state in guardia per le scuse che coprono il nascosto e vi impediscono di svegliarvi.

 

ESERCIZIO N. 60 – RINFORZARE IL POSITIVO

 

A)                  Solo il 5%. Questa settimana, decidete di mettere solo il 5% in più di energia sul vostro lavoro. Annotate qualunque differenza nel risultato e registrate in che modo ciò sia successo. La settimana successiva aggiungete un altro 5%. Probabilmente in un mese dovreste aver aumentato 15% più di prima. Considerate la differenza che ciò potrebbe fare in soli pochi mesi.

B)                  Rafforzare il Focus. Da oggi e per tutto il resto del mese, decidete di focalizzare meglio di ora in ora. Trovate un modo di ricordarvi di questa decisione, di tanto in tanto, mentre siete al lavoro.

C)                  Atmosfera Positiva. Durante il lavoro, coltivate un piacevole modo di fare, una voce suadente ed un caloroso humour che agevola la creazione di una atmosfera positiva. Impiegando parole e gesti gentili e prestando attenzione al modo ed al tono dell’esperienza interiore, potete migliorare la qualità di ogni giorno per voi stessi e per coloro con cui lavorate. Fate ciò per due settimane o un mese, finché tutto questo non vi diventa naturale.

D)                  Valutate i Risultati. Per il prossimo mese, ogni settimana, trovate il tempo alla fine della settimana per valutare i risultati che avete ottenuto nel vostro lavoro. Quali contributi positivi avete dato? Osservatelo in termini di piani, schedari, schietta comunicazione ed incoraggiamento a voi stessi ed agli altri, come pure gli scopi che avete affrontato e la qualità del vostro lavoro.

 

ESERCIZIO N. 61 – APPRONTARE UNA LISTA DELLE ATTITUDINI

 

   La tabella che segue serve per registrare le attitudini identificate con l’alto livello di consapevolezza, concentrazione ed energia (colonna di sinistra) come pure i loro opposti (colonna di destra). Fotocopiate più copie di questa lista per utilizzarle per due settimane.

   Considerate ogni attitudine come se fosse riferita a voi stessi, ai vostri collaboratori, al vostro lavoro, gli strumenti, i materiali, i clienti, i concorrenti e la vostra organizzazione. Ogni due giorni, per la prossima settimana, controllate e vedete quali attitudini sono predominanti. Usate pennarelli colorati per distinguere i controlli fatti nelle due volte. Praticate questo esercizio per due settimane, annotando i risultati, in modo neutro, alla fine di ogni settimana.

 

 

 

      

 

 

 

 

 

  TABELLA PER EVIDENZIARE LE ATTITUDINI

 

                                                 STRUTTURE SPECIFICHE

 

Data……………………….     Periodo……………………  Periodo…………………….

 

POSITIVE                                                                                NEGATIVE

 

Soddisfazione                                                               Lamentela

Assumersi Responsabilità                                         Creare scuse

Presenza                                                                        Fantasticare

Volontà                                                                      Risentimento 

Spazio silenzioso                                                       Raccontarsi favole

Non ignorare                                                              Nascondere

Annunciare                                                                Trattenere

Stroncare                                                                  Raffigurazioni logiche

Muoversi in Azione                                                    Dubbi ed Esitazioni

Lavoro organizzato                                                   Vaneggiare

Usare Intelligenza                                                     Cieca Accettazione

Gentilezza e Cortesia                                                Asprezza e Critica

Incoraggiamento                                                       Distruttività

Sostegno Positivo                                                     Scortesia

Cordialità                                                                   Isolamento

Gioia                                                                           Depressione

Creatività                                                                  Disperazione

Visione del Futuro                                                      Guai nel presente

Chiarezza nella Causa ed Effetto                              Guai nel passato

Riconoscere la Fantasia                                            Guai nel futuro

Intonazione di tutti i sensi                                        Guai nella testa

Indipendenza                                                             Caduta nelle emozioni

Ascoltare il Significato                                              Caduta nelle parole

Visione Profonda                                                       Caduta nelle Immagini

 

 

ESERCIZIO N. 62 – ESERCITARSI CON NUOVE STRUTTURE

 

   Per la prossima settimana, cercate di cambiare uno o più dei fondamentali vostri modi di agire, cosicché essi possano esprimere una migliore prospettiva. Per esempio, il modo in cui parlate o quello di come camminate, il modo di mangiare o di vestirvi, i luoghi in cui andate, ciò che fate nel tempo libero, il tono della voce o la postura del vostro corpo. Sperimentateli con leggerezza, senza voler essere troppo seriosi. Annotate gli eventuali risultati positivi alla fine della settimana e fate in modo che possano ispirarvi a mantenere la sperimentazione.

 

 

                                                        RISVEGLIARSI ALLA BENEVOLENZA

 

   Vi sono molti modi di stimolare l’apprezzamento per i positivi sapori di un’esperienza diretta. Quando il sole splende ed il mondo è illuminato da una meravigliosa luce, sentiamo i nostri cuori riempirsi di gioia. Gli altri che stanno vivendo, o morendo, oggi possono non avere la stessa opportunità di sperimentare la bellezza della luce e della vita. Perché non vi è piacere né buona sorte in chi avrebbe questa possibilità?

   Qualche opportunità per l’apprezzamento nel nostro ambiente lavorativo potrebbe aprire il nostro cuore e ridestare i nostri sensi: un bel fiore, un quadro, uno spazio pulito ed ordinato. Quando ci si compiace della bellezza che ci sta intorno, possiamo espandere i sentimenti positivi che sorgono, distribuendoli nel nostro corpo e nello spazio circostante.

   Allo stesso modo, possiamo trattare i nostri pensieri. Quando le idee e le immagini positive accendono le sensazioni nel corpo, possiamo lasciare che questi sentimenti ci riscaldino il cuore e schiariscano la nostra testa. I pensieri positivi collegati a ciò che ha reale valore, non ci inganneranno né ci imbroglieranno, non ci travieranno né ci spingeranno nella confusione. Essi offrono un potere dinamico ed un incoraggiamento che ci portano diretti alla conoscenza interiore.

   Se diamo a noi stessi una chance per sviluppare toni e sentimenti positivi nel corpo e nella mente, scopriamo che i sensi sono una illimitata sorgente di benessere interiore. Non c’è nessun bisogno di rivolgersi alle droghe o cercare esasperatamente il sesso, storie amorose o altri divertimenti per cambiare la nostra coscienza fuori dalle sue abitudini. Coltivare i sapori positivi nell’esperienza ordinaria è realmente molto più remunerante, poiché questi sentimenti e sensazioni aprono la porta del cuore.

   Rafforzando le attitudini positive, noi rafforziamo contemporaneamente la nostra abilità nel respingere i modelli improduttivi del nostro comportamento. Per esempio, quando ci concediamo il tempo per apprezzare la nostra esperienza ed i risultati, noi non lo sprecheremo più per fare sogni pindarici. Quando impariamo a sperimentare reale gratitudine per i nostri ottenimenti, noi spontaneamente ci chiediamo come poter ulteriormente contribuire. Anziché perseguire i nostri privati godimenti, noi coltiviamo una gioia per essere una parte naturale del nostro lavoro.

 

ESTENDERE I PERIODI POSITIVI

   Le esperienze positive hanno una grande bellezza, ma spesso sembrano durare soltanto brevi attimi. Con l’esercitare pienamente consapevolezza e concentrazione, noi possiamo contrastare questi limiti, imparando ad estendere la durata dell’esperienza positiva.

    Allorché sorgono sensazioni positive, possiamo usare il potere della concentrazione per prolungare quella ricca sensazione e rallegrarci di esse con più intensità. Quando cominciano a sparire, focalizzare la consapevolezza può aiutarci a ricatturarle e rallegrarci ancora di esse. Possiamo far tesoro dei preziosi momenti in cui il nostro spirito è luminoso e la nostra mente è aperta, lasciando che essi elevino i nostri cuori alla gioia del sorriso o ad una speciale intimità di uno sguardo amorevole. Possiamo invitare la ricchezza di questo stato piacevole a dimorare come ospite onorato nel luogo più intimo e recondito del nostro cuore.

   Quando pensiamo a tutte le frustrazioni e gli ostacoli che incontriamo nel nostro lavoro, coltivare ed estendere ciò che è positivo può sembrare irrealistico. Ma questo è solo perché non realizziamo che le esperienze di routine del lavoro quotidiano possono essere una fonte di profondo e permanente piacere. Questo approccio non è un imbroglio e neppure soltanto un esercizio da provare per pochi minuti. Imparare ad estendere i periodi positivi è un doveroso e valido passo per addestrare la mente che può trasformare le nostre capacità e abilità a raggiungere ciò che riteniamo di valore. Perché non mettiamo da parte ogni ragione per rigettare questa strategia e vedere cosa accade quando ci proviamo?

   Iniziate col semplice immaginare che voi realmente potete estendere l’esperienza positiva in siffatto modo: immaginando una positiva energia, approntate un posto per essa. Appena l'immagine si è nettamente formata, potete sentire effettive sensazioni nel corpo, forse di caldo o comunque calorose. Pensieri e sensazioni negative potrebbero sorgere per impedirvi di continuare ma, anziché accettare questi giudizi o sensazioni disturbanti come veri, lasciate che la luminosità ed il calore gentilmente li tocchino e vi liberino della tensione raccogliendoli entro di essi. Presto imparerete come far ritornare a casa il positivo dentro il vostro cuore.

   Una maggiore consapevolezza ed il potere dell’immaginazione possono anche aiutarvi a ridurre le esperienze negative. Per esempio, se vi sentite disperatamente inguaiati nell’attuale situazione, potete ricordare a voi stessi che il tempo è sempre in movimento ed in mutamento. Potete immaginare di essere in un tempo e luogo diversi, in cui la conoscenza che vi serve per trasformare quella situazione è liberamente accessibile. Potete costruirvi una fiducia e sviluppare un coraggio per agire, ricordando periodi di difficoltà passati che alla fine mutarono e cambiarono. Infine, potete ricorrere alla conoscenza acquisita nelle passate esperienze per interpretare e capire ciò che sta accadendo ora.

 

GODERE IL TEMPO

   Quando godiamo dei nostri pensieri e sensazioni positivi, la luce della consapevolezza illumina e rischiara, la concentrazione diventa più focalizzata e stabile ed il ritmo dell’energia si stabilisce ad un nuovo, più alto livello. Le nostre energie corporee e mentali diventano più equilibrate e il nostro modo di pensare (diventa) più ricco, ed anche la nostra creatività esprime se stessa in nuove strutture di azione e nuove iniziative. Il nostro compiacimento e l’aumentata sensibilità si apre al tempo, permettendoci di rilassarci ­­all’interno del tempo e accorpandolo alla nostra vita. Le ricche energie e le sensazioni che il tempo rende disponibili permette alla chiave adamantina della consapevolezza di aprire la porta al rilassamento. Il tempo e l’energia si uniscono in una unione che approfondisce l’apprezzamento per i pensieri e sensazioni positivi, rivelando maggiori e più profonde dimensioni di soddisfazione.

   La qualità di questa soddisfazione può essere un forte sostegno, specialmente durante periodi di stress quando sentimenti e pensieri negativi cominciano a bombardare i sensi. Senza nessuna qualità forzata e senza bisogno di essere richiesta, la consapevolezza invita i sensi ad essere più sensibili ed è a sua volta invitata ad entrare nei sensi. Confortevole ed aperta, la consapevolezza è semplicemente consapevole, senza prendere una posizione prestabilita. Non c’è bisogno di cercarla, di rapportarla o di richiamarla con uno sforzo. Applicata al lavoro, questa consapevolezza aperta si manifesta in un modo di lavorare quasi come un “far niente”. Essa assicura che il lavoro ci condurrà più in profondità all’interno del nostro stesso essere. Luminosi e liberi, pieni di apprezzamento, fiduciosi e creativi, noi possiamo scoprire infinite opportunità per lavorare efficacemente per ciò che ha valore. L'appagamento diventa insuperabile ed il successo in ciò che facciamo è assicurato.

 

ABBONDANZA DI CONOSCENZA POSITIVA

   Anche quando la nostra attenzione è diretta verso il successo nel lavoro, la nostra prima responsabilità è di prenderci cura di noi stessi. Questo significa imparare a relazionarci alla conoscenza interiore, una forma di gentile e più attendibile guida di qualunque altro amico o consigliere. La conoscenza interiore ci insegna a rafforzare le attitudini positive, a coltivare la gioia ed a proteggere la nostra consapevolezza cosicché la mente non minaccerà se stessa con pensieri ed emozioni negative.

   Quando usiamo il lavoro come veicolo per raffinare consapevolezza, concentrazione ed energia, noi sviluppiamo in modo naturale una simile conoscenza interiore e scopriamo subito il suo duraturo valore per noi stessi e gli altri. Se facciamo dell’aumento di questa conoscenza il nostro scopo, questo proposito elevato brilla tra gli altri specifici scopi che informano il nostro lavoro, sia che ne siamo consapevoli o no.

   La conoscenza interiore di come sviluppare le risorse umane è innegabilmente positiva; possiamo trasferirla agli altri senza nulla togliere a noi stessi. Quando ci prendiamo cura di noi stessi, noi possiamo servire, aiutare, guidare e consigliare anche gli altri. Vita e lavoro diventano una dinamica unità che ha un potere intrinseco ed è inerentemente remunerante.

   Quando il lavoro diventa la porta per la conoscenza, qualunque cosa facciamo è creativa e piena di significato. Ogni giornata è un invito alla realizzazione, un fertile giardino primaverile colmo di nuovi semi che possono germinare in meravigliosi fiori. Badare a questo giardino è una continua delizia e rispondere a ciascuna nuova sfida fa solo approfondire il nostro piacere. Creando magistralmente la bellezza e portando a frutto il nostro investimento di tempo ed energia, possiamo arricchire la nostra vita e condividere il frutto dei nostri risultati con gli altri.

 

RISVEGLIARSI ALLA BONTA’

   Oggigiorno, molte persone stanno cercando di spingere la società umana verso un miglior equilibrio nell’ambiente. Per quanto validi possano essere questi sforzi, la meta a cui esse puntano accenna appena ai tesori che ci aspettano. Oltre alla bellezza della natura, oltre alla bellezza di arte, musica e scienze, vi è la bellezza della bontà. La visione della bontà può essere una potente forza motivante per cambiare noi stessi per mezzo del lavoro.

   Di questi tempi, la nozione di bontà non gode di molti favori. Vi sono pochissimi esempi viventi di persone che esprimono la bontà di base in ogni loro azione e non molte persone comprendono come usare il loro lavoro ed i loro guadagni come forze positive nel mondo. Ancora i fondamenti di un cuore generoso e le basi di forza e stabilità umana non hanno perso il loro potere. Nel nuovo ordine mondiale che si sta presentando attualmente, dove le vecchie culture mantengono scarso potere, ognuno di noi può contribuire alla bontà sviluppando le proprie risorse interiori e mettendo in atto un positivo modo di essere.

   L’impegno all’auto-ricerca, auto-riflessione ed auto-sviluppo ci offre tutti gli strumenti che ci servono per dare un reale contributo. Se scegliamo di agire con questa opportunità, ne saremo all’altezza. Noi siamo i testimoni di come usiamo il tempo, la consapevolezza e la conoscenza; nessun altro sta controllando o investigando. Quando ricorriamo a ciò che sappiamo essere migliore e dedichiamo noi stessi allo scopo più alto, le nostre buone intenzioni portano calore e sincerità al nostro cuore ed ai livelli più profondi della nostra coscienza, sostenendo i nostri sforzi giorno per giorno per tutta la durata della nostra vita. La nostra presenza diventa un esempio vivente, la nostra volontà e responsabilità, una meditazione attiva sul benessere di tutta l’umanità.

   Ogni mattina, possiamo decidere di offrire qualsiasi cosa abbiamo e farlo per il beneficio degli altri. Al lavoro, possiamo esprimere la nostra decisione prendendo la conoscenza, la determinazione e l’energia dal livello addominale. Quando interagiamo con gli altri, possiamo essere sensibili ai loro bisogni ed incoraggiare la loro crescita positiva. Alla fine della giornata, possiamo portare questo senso di totale compiutezza ad una soddisfacente conclusione.

   Vi sono domande che possiamo chiederci per raffigurare i risultati che vogliamo ottenere e per gustare il loro significato interiore. Esse sono: “Come posso essere d’aiuto?”, “Quali sono i miei propositi più profondi?”, “Cosa devo fare per collaborare con il mondo?”. Contemplando queste domande, mantenendole vive nel nostro cuore, possiamo rinnovare la nostra visione e la nostra ispirazione. Apprezzando in profondità questa nostra visione, cominciamo spontaneamente ad immaginare il futuro che si dispiega ora nel presente, con gli scopi e le azioni specifiche che prendono vita nella nostra mente. Dopodiché possiamo migliorare il nostro lavoro, fiduciosi che ce ne ritornerà una dolce soddisfazione, che ci spingerà a dare ancora di più. La nostra generosità confluirà in un circolo che genererà ancor più soddisfazione, maggior apprezzamento e un aumento delle dediche.

 

ESERCIZIO N. 63 – STIMOLARE NUOVE VISIONI

 

   Tutti gli esercizi che bilanciano il respiro, illuminano i pensieri ed aprono il nostro cuore, sono di estremo aiuto per aprire la nostra mente a nuove visioni, portandole in una reale incorporazione, al di là di fantasie e immaginazioni. Vedi gli esercizi inerenti, contenuti in questo libro.

 

ESERCIZIO N. 64 – REGISTRARE L’INTENZIONE

 

   Trovate il tempo per visitare un posto tranquillo nella natura, dove potete condividere i vostri buoni sentimenti col tempo e lo spazio, con le rocce e gli alberi. Riflettendo sul lavoro che state facendo, riconoscete e compiacetevi per i risultati che avete già ottenuto, e serenamente dedicate la vostra conoscenza e le energie positive ai vostri amici, nonché alle buone cause ed intenzioni, con l’impegno di rafforzarle per aumentare il vostro contributo. Appena c’è un momento adatto, parlate dal profondo del cuore, registrando a voce alta la vostra intenzionalità nel voler fare il miglior sforzo, da questo momento in poi.   

 

ESERCIZIO N. 65 – AMPLIARE I PERIODI POSITIVI    

 

   Ogni giorno, per pochi minuti, rilassate gentilmente la tensione nel vostro corpo e cercate di nutrire sentimenti positivi. Espandete questi sentimenti, lasciando che essi si propaghino profondamente all’interno del corpo. Distribuite sentimenti di luminosa gioia ad ogni parte del corpo, lasciando che essi risolvano e curino tutti i dubbi, le esitazioni e le tensioni che si dovessero presentare.

°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°

 

PARTE QUARTA: IL RISVEGLIO DEL MONDO

 

 

                                 APRIRSI AL TEMPO PER MEZZO DELLA CONSAPEVOLEZZA

 

 

   Noi tutti abbiamo la capacità di incarnare visioni di conoscenza e modellare la realtà in modi differenti. Il lavoro può essere un veicolo per rifinire questa capacità ed imparare ad usare bene il nostro lavoro, può aiutarci a restare in contatto con la nostra decisione di essere vivi e consapevoli.

   C’è un meraviglioso compiacimento in questo modo di lavorare – come innamorarsi per la prima volta. È il rallegramento del cuore straripante di una luminosa, risvegliata qualità che ci accompagna dovunque andiamo e qualunque cosa facciamo.

   Il modo di attivare questo rallegramento passa attraverso lo sviluppo di una mente risvegliata, usandola per scavare i profondi recessi della coscienza umana e per reclamare i suoi molteplici tesori. Consapevolezza, concentrazione ed energia, le nostre più preziose risorse, sono i significativi mezzi per ottenere quei tesori. Una volta che abbiamo realizzato la loro reale validità, non possiamo più fare a meno di portarle in esecuzione.

   Il sapere come usare consapevolezza, concentrazione ed energia può essere applicato ad un qualunque utile scopo. I risultati che ne otteniamo testimonieranno l’accuratezza ed il potere della nostra comprensione ed il nostro esempio ispirerà gli altri che stanno cercando il miglior modo di portare al successo la loro vita.

   Nelle prime tre parti di questo libro, siamo stati informati dei vari modi in cui consapevolezza, concentrazione ed energia contribuiscono al nostro lavoro e possono essere attivate in ogni situazione operativa. Ora investigheremo un modo di lavorare che va più in profondità, spalancando la vasta creatività di conoscenza e rendendoci capaci di un nuovo livello di realizzazione. Se avete già eseguito gli esercizi e gli approcci presentati nelle precedenti parti del libro e siete motivati nel proseguire avanti, potete trovare assai valido questo materiale più avanzato.

 

AFFINARE LA CONOSCENZA DEL TEMPO

   Come sempre, il naturale punto di partenza per affinare consapevolezza, concentrazione ed energia è il tempo. La vita umana è così strettamente collegata al tempo che quando troviamo nuovi modi di unire la consapevolezza col flusso temporale, ci spostiamo naturalmente verso un nuovo livello di realizzazione e responsabilità.

   Sebbene lo studio del tempo sia un argomento complesso e scendere più in profondità dentro di esso richiederebbe una assai più accurata investigazione, vi è un primo livello di affinamento nella nostra relazione col tempo che noi possiamo intraprendere e padroneggiare proprio adesso. Affilando la consapevolezza, rafforzando la concentrazione e stabilizzando l’energia, possiamo imparare a toccare e ad estendere il tempo, eliminando gli ostacoli che ci impediscono di risvegliarci ulteriormente.

Possiamo iniziare sviluppando la nostra abilità ad estrarre i risultati più positivi possibili dal tempo e lavoro in nostro possesso. Tale pratica, potrà diventare la porta ad un secondo livello di maestria, in cui vengono trascese le tecniche specifiche. A questo livello, la conoscenza emerge spontaneamente e lo stesso tempo provvede all’energia che alimenta affinamento ed espansione.

   Gli iniziali passi verso il padroneggiamento del tempo sono già stati introdotti. Possiamo scegliere di essere al di sopra del tempo, registrando su apposite schede le nostre attività, rinforzando la nostra disciplina e apprezzando il valore di ciascun momento. Possiamo portare la consapevolezza al tempo, scendendo profondamente nell’esperienza in modi che aprano illimitatamente nuove possibilità.

   Toccato dalla consapevolezza, il tempo si espande, permettendoci di fare due cose in una volta sola. Simultaneamente creando e focalizzandoci su ciò che stiamo sperimentando, possiamo rilassarci dentro ciascun evento, come un pittore che si compiace dell’atto di dipingere od un musicista che ascolta nella sua mente il suono dello spartito che sta leggendo.

   Più si apre la consapevolezza e più si apre il tempo, rivelando nuove dimensioni di consapevolezza. La mente ed i sensi interagiscono. Dipingendo arte meravigliosa sulla tela del tempo. La creatività continua senza nessun modello a creare nuovi ed eleganti modelli. La conoscenza innovativa arricchisce il corpo e la mente. Compenetrati direttamente nel lavoro, esso ci offre opportunità e sfide che ci aiutano a far miglior uso delle nostre capacità.

   La creativa interrelazione di tempo e consapevolezza ci dà benedizioni in abbondanza. Col potere del tempo al nostro fianco, possiamo condividere energia e amore con gli altri, creando mutua gioia e fiducia. Ognuno di noi può essere un eroe, dando ispirazione a se stesso ed agli altri. Trascendendo ogni senso di povertà o di essere intrappolati dai limiti, possiamo lavorare felicemente verso gli scopi a cui teniamo di più, fiduciosi nella nostra abilità di realizzare le nostre aspirazioni.

 

RALLENTARE LA PRESSIONE DEL TEMPO

   Quando consapevolezza e concentrazione sono incapaci di entrare in contatto col tempo, la sua pressione si manifesta nel nostro lavoro in un modo davvero particolare. Ogni momento è delimitato da margini taglienti ed ogni margine si aggancia al successivo, generando un impeto sempre più crescente. La forza di questo slancio trasforma i momenti temporali in minuscoli puntini, ognuno dei quali investe la coscienza come una ventata.

   La nostra reazione a questa circostanza è prevedibile. Noi diventiamo ansiosi e impulsivi, incapaci di vedere chiaramente quali azioni sono opportune o quali saranno le loro conseguenze. Le nostre conclusioni ci portano a commettere errori ed il lavoro non scorre agevolmente. Bombardati da stormi di pensieri, memorie ed immagini, i sensi stramazzano. I nostri poteri razionali diventano inutilizzabili; la nostra intuizione perde il contatto con la situazione e con la psicologia delle altre persone. Incapaci di portare le nostre risorse interiori a sostenere l’impetuoso flusso del tempo, abbiamo solo poche possibilità: affrettarci a concludere, tirarci indietro o rivolgere la propria attenzione in qualche altra direzione. Le emozioni prendono facilmente fuoco ed alla minima difficoltà vanno velocemente fuori controllo.

   Se fossimo capaci di concentrarci più pienamente in queste situazioni, il tempo ci fornirebbe la conoscenza occorrente per prendere decisioni migliori. Ma la concentrazione dipende dalla consapevolezza per potersi dirigere e la consapevolezza può guidare la concentrazione soltanto se prima può entrare in contatto col tempo e adattarsi ad esso con l’espandersi momento per momento.

   Esercitando la consapevolezza in anticipo, facendo programmi e previsioni e valutando le conseguenze delle nostre azioni, possiamo garantirci una certa protezione dal venire a trovarci fuori equilibrio quando il tempo comincia ad accelerare e si creano le pressioni. Da questa base, possiamo sviluppare la consapevolezza come una risorsa che sostiene la concentrazione, anche quando la pressione del tempo diventa più intensa.

   Una consapevolezza focalizzata può toccare ed espandere il tempo mettendoci in relazione con il suo movimento stabile onde contrastare l’impetuoso potere della normale dinamica temporale. Leggera, quasi irreale, la consapevolezza può trasformare ogni momento del tempo in una occasione che permette allo spazio concentrativo di operare. Se immaginiamo ciascun punto del tempo come l’apice di un triangolo, questo cambiamento in consapevolezza sarebbe come se si aprisse il triangolo, tanto come un fiore che si apre sbocciando.

   Invece di saltare qua e là, come qualcuno che sfoglia velocemente le pagine di un album fotografico senza registrarne il contenuto, la consapevolezza focalizzata può cogliere in pieno gli eventi, registrando le loro caratteristiche e la relazione con gli altri eventi. Lasciando tracce del suo passaggio da un momento al successivo, la consapevolezza può totalmente registrare la conoscenza che è contenuta dentro ogni istante, conservandosela per il futuro.

   Vigile e sciolta, una leggera e focalizzata consapevolezza può penetrare oltre la superficie degli eventi che il tempo presenta, ampiamente consapevole delle impressioni sensoriali e delle circostanze concomitanti. Simile ad un radar nella sua sensibilità, essa può mantenere una prospettiva distanziata ed allo stesso tempo essere pienamente compenetrata. La sua qualità illuminante ondeggia ai lati di ciascun pensiero o immaginazione, irradiando una luce che non è accentrata né catturata dal pensiero stesso. Quando i pensieri e le emozioni balenano come lampi di fuoco, la consapevolezza può avvolgerli, controllandone la loro precipitosa velocità. Allorché impariamo a bilanciare abilmente questa consapevolezza, agevolando le sue qualità interiori a diventare più luminose, scopriamo di avere l’abilità di manifestare una totale concentrazione che è, a sua volta, luminosa ed aperta. Guidata dalla consapevolezza, tale concentrazione ci permette di penetrare la pressione del tempo ed utilizzare la sua energia.

 

ESERCIZIO N. 66 – CONSAPEVOLEZZA OLTRE IL PENSIERO

 

    Ordinariamente, noi immaginiamo che la consapevolezza sorga all’interno dei pensieri e percezioni, però la consapevolezza può operare anche senza essere rinchiusa in questi confini. Proprio come una luce può irradiarsi attraverso lo spazio senza dover essere collegata ad una specifica sorgente, così la consapevolezza può operare ben aldilà di limiti fissati da ciò che pensiamo o percepiamo. Quando coltiviamo questa dinamica più estesa, la consapevolezza illimitata, ci lasciamo alle spalle le vecchie strutture temporali. Il seguente esercizio può aiutare a familiarizzarvi con questo meccanismo.

   Scegliete un momento in cui siete rilassati e prendete nota di ogni pensiero nel momento che sorge. Cogliete un alone di consapevolezza tutto intorno al pensiero, associato con esso ma non coinvolto nel contenuto del pensiero. Ciò significa trovare un punto di equidistanza dal pensiero, qualcosa come il punto in un campo magnetico dove l’influenza del campo può essere diminuita e la sua forza non attrae irresistibilmente i suoi oggetti.

   Una volta che avete scoperto questo alone di consapevolezza, potete invitare la sua presenza senza riferirvi al pensiero o all’attività del pensare, facendo di questa ricerca un leggero e delicato sfioramento. Nonappena vi siete detti di essere consapevoli, imponetevi un limite nella naturale radianza della consapevolezza; nonappena cogliete la consapevolezza come un oggetto, rinnovate la giustapposizione fissa della percezione; nonappena vi state descrivendo o spiegando la comparsa della consapevolezza, rivolgete la sua luce verso l’informe e vuota spaziosità che circonda la vostra attenzione.

   L’alternativa a questi sistemi auto-contraddittori è quella di lasciare la qualità luminosa della consapevolezza diventare una porta d’accesso alla stessa consapevolezza. Potete procedere gentilmente, bilanciando le polarità soggetto-oggetto del pensiero, sfiorando gradualmente e molto sottilmente questa qualità luminosa. Essa si manifesterà come una qualità rilassata e rilassante, una sorta di risveglio che non può essere descritto, che si mantiene vivo al centro della mente e che riesce ad aprire il centro del cuore.

 

PORTARE LA CONOSCENZA AL TEMPO

   E’ quando si accende la luce, che la consapevolezza è capace di aprire i punti aguzzi del tempo e restaurare all’esperienza l’equilibrio che sostiene una totale concentrazione. Dentro questa concentrazione, la luce rivela la ricca qualità della consapevolezza inseparabile dalla profonda conoscenza. L’effetto è tale da liberare istantaneamente la mente dai rigidi limiti dei pensieri e percezioni.

   La liberatoria qualità di questa contemplazione cambia la qualità del nostro volere, sciogliendo gli obbligati e negativi aspetti delle posizioni fisse. Tensioni psicologiche e modi di comportamento, come pure orientamenti alla vita ed al tempo ed al nostro senso-di-sé, tutto viene illuminato. Un’abbondanza di conoscenza ci libera dalla confusione e dall’insoddisfazione.

   Appena impariamo a distribuire la qualità luminosa della consapevolezza nella concentrazione, possiamo scoprire all’interno di ogni momento, un modo di lavorare ed agire che ci permette estese opportunità per l’introspezione, l’apprezzamento e l’intelligenza. Grazie all’apertura al tempo, le tensioni derivanti dall’impeto del tempo si illuminano ed i sensi tornano e si fermano sul contatto con l’esperienza. Allorché la consapevolezza continua ad approfondirsi, noi udiamo i suoni in modo differente e vediamo le cose con occhi nuovi; scopriamo un sottile e gustoso nuovo cibo che può nutrire il corpo e la mente.

   Il terreno di questa nuova esperienza è la nuova disponibilità della conoscenza del tempo, resa possibile dalla luce della consapevolezza. Quando ciascun momento non scorre soffocante a rotta di collo, la concentrazione può sostenere l’esperienza aperta per far entrare la conoscenza. In definitiva, noi possiamo scoprire nuovi vasti spazi all’interno di ciò che una volta era soltanto un singolo momento del tempo. Ora vi è uno sconfinato corpo di conoscenza che è presente ed attivo. Senza alcuna guida, senza nessun maestro, noi possiamo studiare questa conoscenza e diventare tutt’uno con essa.

   Grazie a questa trasformazione, il lavoro ci apporta con naturalezza una qualità spirituale totalmente sconosciuta oggi nel campo degli affari. Invitate dal tempo, consapevolezza e concentrazione interagiscono con la conoscenza, che si insedia fermamente e stabilmente.  Il senso di impegno si rafforza e la sensazione di frustrazione scompare. Senza dover cambiare forzatamente il modo in cui operiamo o gli standard che guidano la nostra condotta, noi agiamo in un modo che è più produttivo ed anche più equilibrato.

 

ESERCIZIO N. 67 – ESTENDERE L’INVITO

 

   Paragonata ai nostri consueti modi di percepire e conoscere, la luce della consapevolezza è alquanto sottile e si può non essere capaci di entrare in contatto con essa durante l’esperienza quotidiana ordinaria, finché non si ha maggiore esperienza col rilassamento autoindotto. Tuttavia, potete cominciare proprio ora ad esplorare la speciale qualità dell’invito che apre alla luce le profondità della consapevolezza.

   Per sperimentare la maniera di portare questa qualità in qualunque cosa stiate facendo, focalizzatevi illuminando qualunque cosa sia forzata, enfatica e decisamente stabilita. Fatelo in maniera allegra e gioiosa. Per esempio, potreste muovervi in modo diverso; potreste parlare o anche respirare in modo diverso; potreste prendere decisioni in un nuovo modo. Potreste invitare gli altri a partecipare in un modo inaspettato, potreste aprire la porta a nuove sensazioni.

   Una volta avuta una qualche esperienza con questa giocosa luminosità, invitate la consapevolezza a contattare direttamente il tempo, anche se non sapete realmente come ciò potrebbe avvenire. Invitate maggior concentrazione nella consapevolezza o maggior energia nella concentrazione. Esplorate tutto in qualsiasi modo volete, invitando nuovi modi di invitare.

   Fate questo esercizio per una settimana e poi valutate la riuscita. Riflettete sulla vostra esperienza e decidete se dover fare qualche modifica. Continuate quindi per almeno un’altra settimana. Quando vi sentite pronti, cogliete un’occasione in cui vi sentite pressati nel lavoro. Pur continuando a lavorare, estendete un aperto invito alla luce per far entrare la consapevolezza, libera dalle forme di pensiero e percezione. Poi invitate questa luminosa consapevolezza dentro il tempo e dentro la situazione stessa come un insieme. Qual è l’impatto sulla vostra capacità di concentrarvi? E sulla vostra abilità nel trovare creative soluzioni alle vostre difficoltà?

 

 

                                                      BENVENUTA REALIZZAZIONE

 

 

   Una volta che ci troviamo in una diversa relazione col tempo, possiamo rallegraci del lavoro ad un livello nuovo. Il passo successivo nel rifinire la nostra relazione al tempo è quello di coltivare questa qualità di compiacimento. Ciò possiamo farlo sviluppando un nuovo livello di rilassamento, permettendo alla consapevolezza di espandersi dentro la pienezza del tempo, dove risiede un piacere profondo.

   Appena ci avviciniamo a questo secondo livello di rilassamento, le istruzioni di prestare attenzione al corpo, alla mente ed ai sensi sono messe da parte essendo basate su un tipo di sottile fissazione e su una manipolazione dell’esperienza. La consapevolezza che si apre grazie a questo tipo di rilassamento non è basata su un’attenzione o intenzione. Essa è più luminosa e più invitante della consapevolezza ordinaria, più ricettiva alla luce e più accogliente ed adattante. Gentile e calma, mentre accetta e riconosce, essa apre e dissolve le intenzionalità. Gradualmente le contrapposizioni fissate, che sono i consueti agenti della mente-istruttore, si rilassano. Non c’è più un parlare o un venir parlati, non un essere pensati, né un fissarsi fermamente sulle percezioni. Senza perdere la forza, la motivazione diventa più libera e serena, accettando maggiormente la pienezza integrale dell’esperienza.

   A questo livello, la consapevolezza è fermamente e stabilmente presente, ma non è più nostra o in nostro possesso. Assolutamente senza sforzo, proprio come uno specchio o una lastra di vetro, la consapevolezza riflette tranquillamente la posizione del soggetto come portatore della consapevolezza e la posizione della consapevolezza come proprietaria del soggetto. La consapevolezza dà il benvenuto accogliendo apertamente questo duplice riflesso del soggetto e dell’oggetto ed il riflesso, a sua volta, dona ulteriore rilassamento, alimentandolo con la consapevolezza.

 

IL TESORO DEI SENSI

   Questa consapevolezza più sciolta e rilassata, diventa una via d’entrata per i sensi. Adesso si stabilisce una svolta dei sensi verso il rilassamento, che espandono calore all’interno delle sensazioni corporee. Lo sviluppo di questo calore esprime nuovi solleciti che continuano ad estendersi sempre di più. Una delicata sensazione, morbida e calda, apre il centro del cuore; in alcune persone questa sensazione si sposta con facilità alla gola ed ai centri della testa o sulla calotta cranica al vertice del capo.

   Appena ciascun centro si apre, il sollecito successivo è amplificato. I sensi rispondono, arricchendo il gusto dell’esperienza. La mente ed il corpo diventano immobili, facendo sì che la fiamma dei sensi possa bruciare ancor più ardentemente e l’esperienza sensoriale diventi profonda e totalmente soddisfacente, nutriente e benefica. Il godimento aumenta la consapevolezza; la consapevolezza permette ai sensi di aprirsi ancora di più, fino a che anche le cellule del corpo si spalancano. Sensazioni profondamente piacevoli si presentano: l’invito è stato accettato e l’ospite arriva. Queste abbondanti sensazioni possono essere ulteriormente sviluppate ed estese, aumentando la gioia e la felicità per tutto il tempo che vogliamo.

   Grazie alla pratica quotidiana, la mente può imparare a adattare la volontà e la disponibilità prodotte da questi ricchi tesori che sono i sensi. Tanto più possiamo ascoltare, vedere, toccare ed essere, tanto più stimoliamo la nostra vita ad essere più ricca e completa.

Questo processo addestrativo diventa un modello di autopadronanza, che ci da il potere di trarre profitto dalle nostre stesse fonti di conoscenza. Complimentandosi con noi stessi e condividendo con gli altri ciò che ci rallegra, noi scopriamo benefici che riempiono i vuoti della nostra vita. La bellezza unica di questa pienezza si può manifestare in azioni creative che rivelano i misteri della vita quotidiana. Con un ulteriore addestramento, possiamo imparare ad estendere queste sensazioni e lasciarle fluire attraverso l’intera coscienza, rendendo così disponibile il pieno Corpo di Conoscenza.

   Per risvegliare questo speciale rilassamento, praticatelo gentilmente ed accuratamente, ma non troppo accuratamente. Noi siamo abituati ad essere istruiti e guidati ed il nostro intelletto - chiuso all’intimo del cuore – non sa come toccare direttamente il nostro spirito. Ma c’è un sistema: pronunciare parole senza suono, toccare senza muoversi, vedere senza guardare. Quando saprete come fare questo, l’essere può operare pienamente e dinamicamente – molto meglio che prima. Questa non è una vacua promessa: i risultati sono pronti per testimoniarlo ed incoraggiano una conoscenza che porta gli esseri umani alla realizzazione e sostiene i più elevati valori. La sorgente sta nelle vostre mani, nel tesoro dei sensi e delle sensazioni umane.

 

 

                                               SVILUPPARE  LA CONCENTRAZIONE

 

 

   Nonappena il corpo e la mente si sono pienamente rilassati, l’energia liberata dalle strutture emozionali e dal potere vincolante dei dialoghi interni, diventa disponibile a sostenere la concentrazione e si allinea con la conoscenza. Bilanciata e resa più aperta grazie al rilassamento, la consapevolezza può dirigere sia la concentrazione che l’energia in modi nuovi. Rammentando, incoraggiando, permettendo, suggerendo e avvisando, la consapevolezza sostiene l’approfondimento della concentrazione entro la pienezza della contemplazione.

   Il “sentire”, cioè il potere energetico della piena concentrazione, scioglie il “vedere” dentro il prezioso liquido che dissolve le ostruzioni al naturale potere di percezione della mente. Questa energia contemplativa può essere usata per estrarre ulteriormente i tesori della coscienza. La conoscenza a cui essa dà accesso, è stata usata attraverso i tempi per spalancare la visione e rivelare abilmente soluzioni alternative alle difficoltà umane.

 

PIENA DISPONIBILITA’

   Grazie alla piena concentrazione, l’energia della mente è liberata dal dover rotolare avanti e indietro in ripetitive strutture. Rinfrescata, salvaguardata ed accresciuta, l’abbondante energia autogenerata della mente sfrutta il tempo. Protetta e diretta dalla consapevolezza e disponibile per mezzo della concentrazione, l’energia si unisce al tempo, generando l’azione ed il risultato. La mente è libera di continuare a funzionare con piena efficienza, perché sia l’energia che il tempo sono più che sufficienti. La conoscenza e la creatività sono abbondanti e possono anche venir esercitate e manifestate nella realizzazione. Benché inevitabilmente limitata se si tenta di descriverla con parole ed immagini, questa attività creativa è in effetti totalmente pervadente.

   Applicata al campo del lavoro, la contemplazione conduce la mente nell’armonia per mezzo dei contenuti di un lavoro ben fatto. L’energia e l’azione sono così strettamente unite che non vi è possibilità di conflitto tra esse. Ogni momento dell’esperienza è intriso di ispirazione. Non vi è il sentirsi stanco, né il provare antipatia per il lavoro. Noi sperimentiamo il lavoro come una manifestazione dell’energia che è la nostra vera natura.

   Per mezzo di un approfondimento della concentrazione nel lavoro, noi possiamo sviluppare le sottili qualità interiori della mente con la sua sempre crescente destrezza. Allorché la consapevolezza si dirige in profondità nella mente, la vastità di mente e corpo si risveglia e diventa maggiormente consapevole. L’acutezza della consapevolezza si illumina, contribuendo alla nostra capacità di allargare il tempo e permettendoci di sviluppare un modo di vedere che è sia sensibile che accurato. Una consapevolezza più luminosa a sua volta illumina la ribollente attività mentale. Fresca, vivida e sensibile la mente alimenta di conseguenza la consapevolezza sottile e profonde interessanti proiezioni. Appena la consapevolezza delicatamente esplora queste sofisticate manifestazioni mentali, avvengono numerose trasformazioni: l’energia diventa tempo, il tempo diventa consapevolezza e la consapevolezza apre la concentrazione dentro la pienezza della contemplazione.

   All’interno della contemplazione, consapevolezza e concentrazione unitamente trasportano questo vedere ed essere consapevoli, continuando l’opera di ciò che è già schiettamente uniforme. Allorché l’esperienza di “essere” è estesa nel tempo, possiamo scavare nelle condizioni della mente per estrarre le segrete ricchezze di consapevolezza, concentrazione ed energia.

   Appena la sottile e raffinata componente della consapevolezza diventa piena, completa e aperta, la contemplazione si apre per farsi più largo. La permissiva illimitatezza dello spazio dona ulteriore estensione al tempo, equilibrando, infondendo più energia ed arricchendo l’esperienza e la qualità dei sensi. La luce interiore della consapevolezza trasforma i sensitivi ritmi della mente ed il movimento dei momenti di tempo, bilanciando completamente attitudini come ansietà e avventatezza.

   La mente che si impegna nel lavoro a questi livelli, coinvolge se stessa col tempo in un modo giocoso e veramente gioioso. Vi è pure una qualità di focalizzarsi sul lavoro – e sarebbero utili validi promemoria per rinforzare la focalizzazione – ma la stessa presenza diventa dinamica, aprendo la mente a qualunque dimensione che possa far aumentare consapevolezza, concentrazione ed energia.

   Solo le iniziali esperienze di questa contemplazione possono portare a vivere questa descrizione e renderla disponibile allo stato di presenza nella mente. Le parole fin qui usate, come “mente” e “luce” sono solo strumenti, essendo la loro utilità costretta dalla necessità di indicare e appuntarsi “da” qualcosa “a” qualche altra cosa. Ad un più profondo livello di sperimentazione, quando non vi è più bisogno di una qualche spiegazione, possono emergere vocaboli ben più espressivi.

 

COME SVILUPPARE LA CONTEMPLAZIONE

   La mente può agevolare la contemplazione in ogni momento, facendola diventare una componente della vita e del lavoro giornaliero. Una volta che un pensiero è stato esteso grazie alla completa concentrazione, gli altri pensieri o percezioni sensoriali possono a loro volta essere ampliati. Allorché perfezioniamo la nostra comprensione di come esercitare consapevolezza, concentrazione ed energia, la contemplazione avviene in modo naturale.

   Per sviluppare la contemplazione durante il lavoro, possiamo portare la consapevolezza sul tempo, o portarla sull’energia, oppure sulla stessa consapevolezza. Possiamo altresì indirizzare l’energia verso se stessa, indirizzarla verso il tempo, oppure verso la concentrazione. Infine possiamo concentrarci sulla consapevolezza, concentrarci sul tempo o concentrarci sulla stessa concentrazione. Ogni giorno possiamo scegliere qualunque aspetto che troviamo più adatto o che consideriamo scarso e quindi bisognoso di attenzione. Qualunque cosa si stia facendo, in ciascun momento noi possiamo insistere con questo attivo affinamento.

   Allorché sviluppiamo sensibili modi di praticare, la consapevolezza li memorizza, riservando per la mente la conoscenza che essi incarnano. Nonappena abbiamo perfezionato le nostre qualità interiori, esse parimenti pervengono insieme nella mente e vengono preservate nella risvegliata consapevolezza. La consapevolezza diventa così aperta e sensibile da registrare direttamente il riconoscimento dell’esperienza. Manifestandosi spontaneamente, la consapevolezza registra, supporta e diventa più perfezionata, rendendo la conoscenza disponibile senza alcun sforzo speciale per doverla richiamare o rammentare.

   Nonappena la contemplazione estende la sua influenza e la consapevolezza sviluppa maggior capacità, abbiamo meno dimenticanze e facciamo meno errori. La consapevolezza, una volta aperta, rende disponibile l’energia della mente e l’aura di consapevolezza che circonda la volontà, ovverosia la forza della mente, sorgente-chiave per il suo potere dinamico, è automaticamente generata. La consapevolezza registra con una precisione quasi fotografica e la consapevolezza della consapevolezza viene condensata nella concentrazione, così da esserne raffinata ancor di più.

   Nella totale concentrazione della contemplazione, nulla è oppressivo o circoscritto. La concentrazione è ampia, onnipervasiva e luminosa. Vi è un senso di freschezza, come dare aria ad una stanza chiusa, una sensazione di rischiarare e rinnovare tutto. Si sviluppa un solido equilibrio, non solo fisico, ma tuttavia completamente stabilizzato. Possiamo cominciare a dire: “ Ecco il terreno di base; questo è l’Essere!”.

   Questa qualità di una base purificata da ogni ostruzione ed ogni ostacolo è il vertice della contemplazione. Nel suo interno non possono esservi distrazioni, perché la consapevolezza ‘vede’ pervasivamente tutto ciò che si presenta, proprio come noi vediamo un aereo che si avvicina sull’orizzonte.

   La contemplazione è come una iniziazione purificante per la chiusa mente delle emozionalità. Rischiarando la mente ottusa e depressa, essa la risveglia dalla confusione e dalle sue cause. Estraendo il tesoro di questa mente risvegliata, noi non potremo più perdere o sprecare tempo ed energia, perché le nostre azioni ci condurranno spontaneamente ad un creativo risultato. Acuti e chiari, non più distratti ma equilibrati, noi possiamo dirigere la nostra attenzione sia all’interno che all’esterno ed i sensi ci restituiscono un’abbondante gioia, mentre la mente sviluppa le piene capacità necessarie per il comando.

 

ESERCIZIO N. 68 – ENERGIA DELLA CONTEMPLAZIONE

 

   Sedete quietamente e mantenete l’energia nell’addome, resistendo alla tentazione di liberarla attraverso le emozioni o gli incessanti pensieri irrequieti. Potrete notare che i pensieri diventano più acuti ed i sensi più vibranti. Portate queste qualità a sostegno delle difficoltà scaturite e connesse col lavoro. Appena la percezione divampa e i giudizi aumentano, potete stroncare la confusione e giungere a migliori decisioni. Potete usare questo esercizio per penetrare la resistenza e realizzare di più.

   Per impegnarsi in questa ricca energia di contemplazione durante il giorno, scegliete un momento tranquillo per sedervi quietamente e generare l’energia nell’addome trattenendola con una leggera tensione. Contemplate mentalmente l’addome fino a che si sentirà un senso di calore; poi, senza rilasciare la tensione, trattenendola in modo leggero, continuate con la vostra attività.      

 

ESERCIZIO N. 69 – COMPRENDERE L’AZIONE RECIPROCA

 

   Allorché avrete sviluppato la pratica della contemplazione, utilizzatela per esplorare l’attiva interrelazione di consapevolezza, concentrazione ed energia. Per esempio, considerate queste possibili connessioni:

      La consapevolezza della consapevolezza porta alla Visione Interiore.

      La concentrazione sulla consapevolezza porta all’Illuminazione.

      L’energia applicata alla consapevolezza porta alla Chiarezza.

Siete in grado di confermare queste interazioni nella vostra propria esperienza? Quali sono i risultati quando C.C.E. sono ciascuno applicati alla concentrazione? E quali, se applicati all’energia? Cosa succede quando C.C.E. sono totalmente integrati e l’effetto è applicato a turno su ciascun fattore? In che modo C.C.E. si aprono al tempo? Qual è la loro relazione con le strutture interiori della conoscenza?

   Mantenete nella vostra mente queste domande ed applicate il potere della contemplazione per poterle investigare. Può occorrere un certo tempo ed una considerevole esperienza, per arrivare in tale modo alla comprensione più approfondita. Però, se siete pazienti, la vostra fiducia nell’indagine si accrescerà. Se, dopo un certo tempo, non sentite di aver fatto progressi, abbandonate le domande e ritornateci sopra più avanti, in un periodo successivo.

 

                                                       LA LUCE DELLA CONOSCENZA

 

 

   Sostenuta da concentrazione ed energia che si approfondiscono nell’essere pienamente incarnate, la consapevolezza si risveglia al tempo. Appena essa tocca direttamente il tempo ed il tempo si apre per riceverla, avviene una fondamentale trasformazione. Come una cascata che sprizza fuori da un crepaccio di una ripida montagna rocciosa, la conoscenza diffonde la sua abbondanza, alludendo ai grandi tesori ben oltre la nostra attuale immaginazione.

   Facendo appello a questa conoscenza, la consapevolezza può portare alla luce ulteriori quantità di tempo, trovando nel profondo interno del tempo potenti energie che permettono all’esperienza di manifestarsi in modelli completamente nuovi. Nonappena cominciamo a punzecchiare questa conoscenza, impariamo a muoverci in armonia col tempo, deliziandoci nei suoi ritmi e strutture. Pian piano impariamo a prendere il comando del suo potenziale.

 

CONOSCENZA INNOVATIVA

   La conoscenza è la sorgente della conoscenza. Allorché le nostre indagini ci insegnano a preparare la mente e ad approfondire la consapevolezza, noi attiviamo questo potere dinamico della conoscenza, che racchiude sia la teoria che l’applicazione pratica. Per niente limitata da una qualche competenza preventiva, noi possiamo sperimentarla creativamente, scoprendo il Corpo di Conoscenza e attingendo ai ricchi reami della soddisfazione profonda.

   Una volta che ci siamo risvegliati alla conoscenza, essa diventa la nostra compagna intima, il nostro partner – custode e latore dei tesori che liberamente vengono offerti alla nostra investigazione. Verificando e raffinando la comprensione, noi sperimentiamo direttamente su noi stessi il modo come opera la conoscenza. Col tempo scopriamo la conoscenza nelle nostre mani e nella nostra voce; la conosciamo così da vicino che non c’è bisogno di andare a cercarla e neppure di darle un nome. Appena lo scopo del nostro lavoro diventa tutt’uno con noi, il Corpo di Conoscenza diventa il nostro sentiero. La nostra pratica di consapevolezza e attenzione nel lavoro genera una comprensione innovativa. Nuove mete e nuove visioni diventano spontaneamente disponibili, spalancando nuove possibilità per tutta l’umanità.

 

TRASFORMARE LA DANZA DELLA CONOSCENZA

   Coltivando la conoscenza, perfezionando ciò che è imperfetto, sviluppando la nostra intelligenza e capacità, noi esseri umani abbiamo fatto un lungo cammino, passando attraverso ogni tipo di errore. Ma c’è ancora molto lavoro da fare. Adesso è tempo per noi, di sfidare i limiti della mente e dell’energia, cercando fermamente modi migliori per attivare la concentrazione e l’energia ed aumentare la nostra produttività. Vi sono innumerevoli nuovi modi di stimolare l’energia corporea e l’immaginazione positiva, incrementare la consapevolezza ed attivare una salutare, rinfrescante ed integrale qualità della vita.

   Poiché si basa sulla nostra esperienza, la comprensione di ciò che è positivo e valido è chiara e attendibile e arreca scopo alla nostra vita. Questo sapere non ci ingannerà né ci confonderà nell’ignoranza. Esso è la verità su cui possiamo prendere una posizione stabile.

   Applicando questa conoscenza a ciascun aspetto della nostra vita, noi possiamo illuminare e trasformare il nostro corpo, le nostre emozioni, la nostra voce, le nostre intenzioni ed i nostri pensieri; possiamo esprimere questa trasformazione in ogni cosa che facciamo. Fiduciosi di avere qualcosa di gran valore e bellezza da offrire, possiamo incominciare una giocosa e creativa danza con C.C.E.

   Vedendo le nostre azioni positive e percependo i nostri pensieri e sentimenti positivi, gli altri saranno inevitabilmente attirati dal medesimo sentiero. Noi possiamo rispondere con intelligenza e cura, perché sappiamo come risolvere i nostri problemi e come trattare con le nostre difficoltà. Possiamo prontamente prenderci a cuore i problemi degli altri con la responsabilità di promuovere la conoscenza per la loro salvezza.

 

CREARE ENERGIA POSITIVA

   Una volta che abbiamo stabilito una fondamentale connessione alla conoscenza, il buio, l’ignoranza e gli errori, non saranno più a lungo ostacoli al processo di trasformazione. Vedendo l’origine dei nostri errori del passato, capiremo come la conoscenza può trasformare quei limiti ora e nel futuro. Ci risvegliamo alla visione della radiosa luce della conoscenza, che illumina il nostro cuore ed incoraggia gli altri a sperimentare la bellezza dello spazio-tempo sempre- manifesto.

   L’incarico che ci compete, finalmente, è di essere responsabili di impregnare i nostri pensieri, le immagini e le sensazioni con una energia positiva. Noi possiamo attivare apprezzamento, pieni di gratitudine per i pensieri e le sensazioni positive, per l’incoraggiamento, per le nostre risorse interiori, per la vitalità dei nostri sensi e per lo stesso apprezzamento. Possiamo dire grazie per questa splendida vita, questo magico corpo, questa bellissima anche se intricata mente.

   L’apprezzamento si fa più intenso nell’intimità con la vita stessa, in un abbraccio più profondo di qualsiasi gesto fisico. Così profondo è questo intimo apprezzamento per il dono della vita che i sentimenti che esso genera sono pressoché visibili. Noi amiamo il nostro esistere, deliziandoci e compiacendoci con una vibrante energia che danza. Non abbiamo più tanto bisogno di mantenerci stretta la speranzosa visione che vede il tempo, l’energia e la conoscenza come una provvista che si consuma. Lo spazio è vasto abbastanza da fare posto alle scarsità; il tempo è pieno abbastanza da aprirsi alle infinite possibilità della conoscenza.

   Tutti noi possiamo unirci insieme nella danza e nella celebrazione di questa brillante opportunità. Non importa ciò che è successo finora, le nostre possibilità non sono andate perdute. Insieme possiamo creare un punto di vista positivo; insieme possiamo coltivare l’abbondanza della conoscenza.

   Una volta che diamo la conoscenza al campo d’azione in cui operiamo e pratichiamo, la conoscenza raffina se stessa spontaneamente. Allorché la nostra prospettiva si approfondisce grazie all’esercizio del comando, noi possiamo stabilizzare la nostra realizzazione del fatto che la conoscenza sostiene la compassione, la vera responsabilità e la disciplina. Sostenuta e nutrita dalla compassione, la conoscenza cresce e fiorisce, germina e alimenta un abbondante frutto: la perfezione di tutte le qualità positive e il compimento di tutte le azioni benefiche. Possiamo essere fiduciosi del fatto che il nostro impegno di risanare il disordine della nostra mente ed il dolore del nostro cuore sortirà un risultato positivo. Sapendo che c’è quest’opportunità e vedendo quanto è preziosa la vita, noi agiremo spontaneamente per contribuire alla conoscenza di tutto l’universo.

 

AGIRE PER L’UMANITA’

   Adesso, i nostri tentativi verranno fuori da una dimensione diversa. Desiderando di essere di beneficio, noi apriamo il cuore e la mente all’umanità intera. Benché la pratica di compassione e amorevole gentilezza verso chiunque può essere troppo esaltata per renderla nostra, la nostra decisione di apportare più luce nel mondo, rivela gradevoli opportunità per tutti gli esseri. Come ospiti del mondo, noi possiamo risolvere di farlo essere un luogo migliore. La scelta è nostra, perché noi abbiamo gli strumenti validi che servono.

   Perciò, svegliamoci adesso, aprendo la porta all’abbondanza, apprezzando nel nostro cuore i tesori che andiamo scoprendo. Tutti siamo capaci di questo raggiungimento, di entrare in contatto con la totale interezza che ci è stata messa vicino.

   La luce della conoscenza illumina già i nostri cuori e le nostre menti. Consapevoli della sua presenza, possiamo fare in modo che la conoscenza si espanda in tutta la nostra vita. I risultati possono apparire quasi subito. Grazie al magico potere della mente, possiamo far uso di consapevolezza e concentrazione per aprire lo spirito della mente: abbiamo il potere di imparare dalla mente e per la mente e riportare alla mente ciò che abbiamo imparato. Esercitando attivamente la conoscenza, creiamo ancora più conoscenza, spartendo liberamente quest’abbondanza. Appena abbiamo imparato ad aprire la porta agli altri, oltre che a noi stessi, il lavoro che facciamo potrà avere una durevole influenza.

 

ESERCIZIO N. 70 – LUCE DI CONOSCENZA

 

   Immaginate che un bel giorno, voi e poche altre persone vi risvegliaste al potenziale della conoscenza. Forse sarete otto, forse dieci, oppure venticinque. All’improvviso, tutti gli ostacoli alla conoscenza si dissolvono e voi potete conoscere direttamente come operare consapevolezza, concentrazione ed energia così da generare soddisfazione e felicità per tutto ciò che state facendo. Liberi di creare meravigliosa bellezza e gioia per mezzo del lavoro efficace, apritevi anche alle gioie della contemplazione. Allorché manifestate questa preziosa conoscenza, le vostre azioni rifulgeranno luminosamente nel mondo. Offrite dunque questa luce per recare armonia alla vostra stessa vita e al mondo intero, così come potreste offrire una candela in una cerimonia di trasformazione.

   Supponete che la luce di ogni candela offerta in questo modo ispiri altre dieci persone a risvegliarsi e ciascuna di loro a loro volta ne ispiri altre dieci. In breve tempo migliaia e migliaia di candele starebbero bruciando luminosamente, ciascuna riflettendo la luce di tutte le altre candele. Un intero universo di luci s’illuminerebbe di colpo, in questa offerta di rischiarare il buio che offusca i cuori umani.

   Proprio come un rituale di celebrazione per questo potenziale, voi potete desiderare di mettere in atto questa visione di conoscenza che illumina l’essere in ogni dove. Ogni notte, per una settimana o un mese, potreste accendere una candela per onorare la luce della conoscenza all’interno della vostra mente-cuore e per illuminare la via che dovrà essere utile agli altri. Immaginate la vostra candela, arricchita dalla più alta conoscenza, che trasmette la sua luce a dieci altre candele e, ciascuna di queste dieci, che ne accende altre dieci. Continuate così fino a che potrete vedere che il buio della notte sarà illuminato da una bellissima luce.

 

 

                                                      LAVORARE PER IL MONDO

 

 

   Nella storia del mondo, siamo arrivati ad un punto in cui ci si chiede un cambiamento effettivo. Le correnti trasformazioni nella società globale minacciano le tradizioni di conoscenza sulle quali i popoli si sono rapportate per millenni ed il tipo di conoscenza offerto al loro posto è limitato nella portata e nell’applicazione. Finora questi stessi cambiamenti presentano altresì una speciale opportunità: portare la luce della conoscenza all’interno del cuore vero del mondo ordinario grazie all’attività lavorativa quotidiana ed alla preoccupazione per il nostro livello di vita. Affrontare questa sfida è il lavoro che dobbiamo decidere di fare.

   Le alterazioni che oggi attraversano il mondo stanno avendo il loro devastante impatto sul modo in cui noi lavoriamo, così come in qualunque altro aspetto dello sforzo umano. Dato che la tecnologia è diventata sempre più sofisticata, la maggioranza della popolazione è stata direzionata verso un tipo di lavoro che non possiede in sé né fatica né ricompensa. Coloro che sono al vertice della struttura sociale, affrontano una sfida diversa: spinti a concentrare le loro energie creative sempre più attentamente sui progressi e soluzioni tecnologici, stanno imparando ad accordare il loro pensiero alla logica delle macchine e stanno quindi dimenticando il significato intrinseco del lavoro. A qualunque livello della società, l’etica del lavoro che fu utile alle generazioni precedenti, sta perdendo il suo potere e la sua convinzione di base.

   Questi sviluppi mettono a repentaglio l’intero nostro sistema di vita moderno. L’ideale democratico insiste nel dire che ciascun individuo deve prendersi la responsabilità per la sua propria vita, come pure per il benessere della società. Se la società industriale continua a minare le possibilità per un lavoro significativo, questo ideale alla fine fallirà e la gente di ogni luogo diventerà sempre più disorientata e instabile. Preda di fantasticherie, incapace di disciplinarsi, la gente esprimerà la sua frustrazione con la violenza e con la ricerca di soddisfazioni superficiali. La società raccoglierà il frutto di un raccolto fatto di malattie, disordine e declino.

   Benché si possano vedere già queste tendenze in opera, ciò che sta accadendo oggi nella società può offrire solo un piccolo anticipo di ciò che potrebbe portare il futuro. Se il lavoro, nel senso tradizionale, verrà dimenticato, le conseguenze potrebbero andare oltre le nostre peggiori immaginazioni. Al giorno d’oggi, noi ci battiamo per pareggiare i bilanci e ricostituire l’ordine nell’ambiente, ma queste enormi problematiche si dimostrano insignificanti se paragonate alla possibilità che l'intera base per dare un valore alle nostre vite potrebbe quanto prima collassare.

   Nel rivolgerci al lavoro come fonte di conoscenza, noi ci opponiamo a questa tendenza distruttiva. Il lavoro, insegna il valore di prenderci cura di ciò che facciamo nei confronti del tempo ed il significato di doverci prendere la responsabilità per le nostre azioni. Esso ci offre la chiarezza della consapevolezza, il nutrimento della concentrazione e la felicità dell’energia. Sapendo come valorizzare la qualità del lavoro, come usarlo per essere più concentrati, energetizzati e disciplinati, come sviluppare idee innovative e creative per metterle in pratica, questa è la chiave per una vita piena di significato e per dare un contributo valido al mondo. La conoscenza che affiniamo e perfezioniamo in questo modo, può generare la sensibilità e la visione che restaura equilibrio e sanità al mondo stesso.

   Avendo visto il suo valore, noi abbiamo la responsabilità di mettere in atto questo modo di lavorare e trasmetterlo agli altri. Se non lo facciamo, se ci priviamo della disciplina interiore e della convinzione di dover coltivare le nostre capacità ed energie positive, rischiamo un danno che si estenderà ben al di là di ciò che accade nella nostra vita e nei nostri affari. Le carenze che noi perpetuiamo oggi contribuiranno al disastro economico e sociale nel domani. Allorché il futuro rivelerà le conseguenze delle nostre attuali azioni e decisioni, sarà troppo tardi per decidere di andare in direzione diversa. Il tempo per scegliere e utilizzare la conoscenza e la consapevolezza è proprio adesso.  

 

BENEFATTORI NELLA VITA

    Il lavoro è sempre stato collegato all’idea della produzione: contribuire e produrre qualcosa di valido nel mondo. Oggi, che la concettualizzazione assume un maggior livello di significato. In questo critico frangente, in cui così tanto è in gioco, abbiamo la necessità di essere procacciatori, non capomastri produttori di lavoro e vita, piuttosto che prodotti di tendenze prevalenti.

   Ciascuno di noi può essere un pioniere che guida gli altri verso il miglior modo di lavorare e di vivere. Il nostro lavoro, qualunque forma esso abbia, può essere uno splendido gesto di creatività. Per mezzo del prendere l’impegno lavorativo come un sentiero di conoscenza e trasformazione, possiamo agevolare l’assicurazione che la conoscenza continui ad essere disponibile grazie ai ribaltamenti degli imprevedibili tempi che verranno. Molto tempo dopo che i prodotti specifici da noi messi in atto saranno scomparsi, i modi di lavorare e vivere che avremo preservato per l’umanità potranno aiutarci a fare del mondo un pregevole luogo da vivere.

   Quando la nostra visione di agire ed operare abbraccia le carenze e gli ostacoli di qualsiasi tipo come sfide per essere trasformati, noi diventiamo benefattori nella vita. Allorché impariamo come operare la conoscenza in maniera più fruttifera, i benefici degli abili mezzi si manifesteranno con sempre maggior potere e chiarezza e noi saremo inondati con sempre più numerose benedizioni. Dopo di noi potremo trasferire questi benefici agli altri, creando uno slancio positivo che è estremamente necessario in questi tempi tormentati. Possiamo mantenere viva la gioia che ci viene dal vivere con una degna visione e motivazione.

   Nell’adempiere la nostra responsabilità verso la società noi l’adempiamo anche verso noi stessi. Quando siamo benedetti da una irremovibile motivazione e da una fiducia nata dalla saggezza, siamo capaci di rispondere ad ogni nuova situazione rapidamente e con energia. Pieni di apprezzamento per tutto ciò che la vita ha da offrire, troviamo che il nostro interesse fluisce con naturalezza verso le attività che danno beneficio e sollievo agli altri. L’impeto che i nostri atti generano scacciano tutte le insoddisfazioni; esso evoca tutta una nuova personalità. Come minimo possiamo mettere in atto una visione che ha per molto tempo sostenuto le nostre segrete aspirazioni.

   Allorché la saggezza e la realizzazione giungono ad equilibrarsi grazie al nostro lavoro, la nostra vita accoglie i ritmi del compimento. Vediamo gli effetti nella nostra esperienza, nel corpo e nella mente, nella protezione dell’ambiente ed in un vasto cerchio che si allarga per abbracciare l’intera società. Consapevoli dei nostri pensieri, i nostri sensi, le azioni e le loro conseguenze, consapevoli di essere consapevoli, scopriamo che il lavoro diventa una porta aperta alla realizzazione.

   Il domani è più vicino al futuro che non l’oggi: perciò è importante agire ora, per far buon uso della comprensione che abbiamo in questo momento, piuttosto che lasciare che essa appassisca. Il lavoro può essere il corpo della nostra realizzazione, con la consapevolezza come sua spina dorsale e la concentrazione come le sue due forti gambe. In più, con l’energia della mente che scorre attraverso il nostro essere, noi ci risvegliamo alla saggezza e scopriamo di avere il potere di dare un importante contributo al mondo.

 

°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°

 

 

                                                     RIFLESSIONI PER I MIEI STUDENTI

  

 

   Lavorare per il Dharma ci dà l’opportunità di offrire all’Occidente nuove forme di conoscenza che beneficiano tanto gli altri quanto noi stessi. Venticinque anni fa, la conoscenza degli elementi tradizionali del Dharma – i simboli, l’eredità artistica, i testi – erano scarsamente disponibili in Occidente. Quasi nessuno conosceva come erigere uno stupa e poche persone si erano addestrate nell’arte buddhista o avevano imparato dettagli del Canone buddhista Tibetano. Oggi ne sappiamo molto di più su questi argomenti e stiamo stabilmente imparando come trapiantare i sistemi di comprensione Orientali dentro la nostra società. Allo stesso tempo siamo stati capaci di sviluppare validi e nuovi strumenti per stimolare la nostra creatività su base quotidiana.

   Portare gli elementi tradizionali del Dharma qui in Occidente è stato solo uno degli aspetti della Trasmissione del Dharma, però gli insegnamenti del Buddha vanno ben oltre queste forme esteriori alla comprensione interiore, che trasforma il cuore e la mente. Imparare ad incarnare questa comprensione e manifestarla nel modo che possa adattarsi al mondo moderno è l’aspetto più profondo della nostra indicativa visione.

   Il metodo scelto per portare gli insegnamenti ad essere compresi è quello di applicarli attraverso il modo di lavorare. Facendo del nostro lavoro un addestramento per C.C.E., noi verifichiamo la nostra comprensione, il nostro impegno e la nostra volontà di assumerci responsabilità. Queste qualità sono sempre state necessarie per lo sviluppo spirituale; ciò che dobbiamo fare è di posizionarlo al centro della nostra pratica in un modo nuovo. Questo è il livello a cui puntiamo per praticare i mezzi abili.

   Molte organizzazioni spirituali che negli anni sessanta iniziarono con un senso di innocenza e idealismo, hanno avuto difficoltà per maturare e sopravvivere allorché cambiarono i tempi, ma la nostra attenzione sugli abili mezzi ci ha permesso di adattarci volta per volta ad ogni nuova transizione. Dato che noi valorizziamo il lavoro che facciamo e non lo separiamo dalla nostra pratica e dai nostri ideali, abbiamo avuto pieno successo nell’adattamento ai bisogni pratici. Rendendo una pratica l’attenzione mirata al lavoro, siamo stati capaci di rendere noi stessi autosufficienti come comunità, massimizzando ciò che è stato possibile ottenere con le nostre limitate risorse e creando un certo modesto contributo di cui, sono sicuro, ne avremo duraturi benefici. Da questo punto di vista, i mezzi abili hanno un sentimento comune: è l’approccio che abbiamo avuto per realizzare i nostri scopi.

   Ma l’approccio coi mezzi abili è qualcosa di più: è un esperimento di come esprimere e comunicare il Dharma. Il mondo moderno apprezza i risultati ed i mezzi abili è una maniera per lavorare. Lavorando con questi mezzi abili, noi dimostriamo la verità degli insegnamenti in azione. Il nostro lavoro diventa un gesto di buona volontà verso la società, perché se possiamo avere successo nell’incarnare il Dharma nel nostro lavoro, noi possiamo trasmettere questa vitale comprensione.

 

PRATICARE ATTRAVERSO IL LAVORO

   Non è facile spiegare agli altri cosa esattamente si deve fare e perché. Coloro che seguono un approccio più tradizionalmente spirituale, spesso si meravigliano perché noi spendiamo così tanto tempo nel lavoro e chiedono anche quale possa essere la differenza tra lavorare nella nostra comunità e lavorare in un normale ufficio o in fabbrica. Altri che sono impegnati nel successo materiale, possono apprezzare i nostri risultati, ma non ne comprendono i significati di base. Essi possono meravigliarsi del fatto che non dirigiamo i nostri sforzi verso qualcosa che abbia immediati benefici pratici per la società.

   La nostra risposta ad entrambe queste domande deve arrivare attraverso il nostro lavoro. Se noi realmente possiamo portare nella pratica il nostro lavoro, quelli interessati alla crescita spirituale alla fine vedranno che questo modo di praticare il Dharma avrà un buon effetto. Se il nostro lavoro avrà benefici a lungo termine per noi stessi e per gli altri, allora anche quelli che giudicano le cose dai risultati vedranno che i nostri sforzi saranno ben valorizzati. Altre persone hanno scelto approcci differenti, ma il mio personale punto di vista è che per noi questo modo di comunicare gli insegnamenti è più efficace che aspirare a cerimonie e discorsi.

   Io sono oltremodo soddisfatto del mio lavoro a livello pratico, perché siamo stati capaci di dare un piccolo ma significativo contributo a preservare e trasmettere gli insegnamenti di Dharma. I nostri sforzi per aiutare i rifugiati Tibetani, sostenere la Cerimonia di Pace nel Mondo, preservare e distribuire arte e testi Tibetani e stabilire una casa per il Dharma in Occidente hanno tutti generato dei frutti. Il Volume Quarto degli Annali del Lignaggio Nyingma in America, che è stato pubblicato contemporaneamente a questo libro, serve a buona memoria di ciò che siamo stati capaci di compiere.

 

COMPASSIONE E PURA ATTENZIONE

   Eppure, la questione rimane: siamo stati veramente capaci di portare il Dharma nella pratica attraverso il nostro modo di lavorare? Siamo stati capaci di sviluppare consapevolezza, concentrazione ed energia ed applicarle nella nostra vita? Ed anche se la risposta è “si”, significa questo che noi stiamo realmente incarnando gli insegnamenti del Buddha?

   Nel buddhismo Mahayana, c’è una forte enfasi sull’unione di saggezza e compassione. Forse la relazione tra consapevolezza e saggezza appare abbastanza chiara, ma in che modo la consapevolezza si relaziona con la compassione? Questo può essere il punto cruciale.

   La connessione che stiamo cercando ci giunge grazie all’attenzione pura. Per vedere chiaramente ciò che accade nella nostra vita, dobbiamo aver voglia di guardare. Spesso, tuttavia, noi rifiutiamo di guardare, poiché siamo spaventati di quello che potremmo scoprire. Se vediamo qualcosa di difficile o doloroso, dovremmo agire su questo, e se agiamo, possiamo sbagliare o possiamo provocare reazioni non volute.

   Per evitare questa conseguenza, dobbiamo semplicemente scegliere di non guardare nel primo posto che ci capita, oppure decidere di non agire su ciò che vediamo. Ma il solo modo per sostenere questo deliberato ignorare è di non permettere a noi stessi di occuparcene. Senza attenzione e cura, noi non possiamo sviluppare la compassione: non nei riguardi della sofferenza altrui, e neanche nei riguardi della nostra stessa sofferenza. Al contrario, dobbiamo impegnarci per sostenere questa situazione di fatto. Non importa quali teorie manteniamo, le nostre azioni dichiarano che le cose nel samsara sono tutte giuste.

   L’approccio dei mezzi abili contraddice questo modello di ignorare e dimenticare. Esso comincia con il riconoscimento che nessuno di questi dovrebbe accadere se abbiamo fiducia nella nostra abilità di agire. È per il fatto che siamo deboli di stomaco che il nostro cuore è chiuso, ed è per il fatto che il nostro cuore è chiuso, che la nostra gola si stringe e non ci permette di percepire ciò che realmente sta accadendo.

   Se mettiamo l’attenzione sul lavoro e impegniamo noi stessi a cercare il successo in ciò che facciamo, questa attenta concentrazione rinforza lo stomaco e libera la nostra energia per farla muovere attraverso il corpo. Sapendo che possiamo ottenere ottimi risultati, riusciamo far in modo che il nostro cuore si apra. Non avremo bisogno più a lungo di essere spaventati dallo sperimentare le nostre preoccupazioni.

   Stabiliti nell’accorta attenzione, possiamo impegnarci ad essere onesti nei riguardi di ciò che stiamo facendo con la nostra vita e compiendo col nostro tempo a disposizione. La nostra sincerità promuove la consapevolezza e la consapevolezza stimola il potere della nostra intelligenza e dei nostri cinque sensi. Nuovamente accesi all’esperienza, la gola si apre, in modo che la comprensione fluisce dentro il cuore, completando così il cerchio.

   Con le forze unite della testa, del cuore e dello stomaco, possiamo realizzare qualcosa di grande significato per noi stessi e di beneficio per gli altri ed essere felici con un solido flusso di comprensione ed intuizione. Questo è un metodo “mezzi-abili” di unificare saggezza e compassione: ovverosia il Dharma in azione nel mondo moderno.

 

UN SENTIERO UNIVERSALE

   Lavorando con i mezzi abili, possiamo seguire un sentiero spirituale, non importa quale sia il nostro ruolo nella società o quale particolare attività si svolga. Possiamo praticare gli insegnamenti del Buddha senza svincolarci dalle nostre ordinarie responsabilità e possiamo stabilire un sentiero che può essere seguito anche dagli altri.

   Quando mandiamo pienamente la nostra energia verso questo scopo, stiamo facilitando che la bellezza ispiri il nostro cuore. Guardando onestamente alla nostra vita ed alle necessità degli altri, ci assumiamo la piena responsabilità. Quasi senza cercarlo appositamente, diventiamo ben stabilizzati sul sentiero spirituale.

   Questo stesso approccio è egualmente disponibile alle altre persone. Oggi molta gente sa che sta sprecando il tempo nel proprio lavoro ed ha anche imparato a considerare questo un fatto normale. Lavorando soltanto per il guadagno, la gente è costretta ad avere una limitata visione di quali siano le sue capacità. L’energia e la creatività si perdono nel pensiero bramoso e nel perseguimento del piacere.  Sarebbe meraviglioso se grazie alle nostre azioni potessimo dimostrare un sistema migliore!

   Il lavoro può essere difficile, ma la vera difficoltà si presenta quando la gente non vede che il lavoro può essere anche una ricca fonte di soddisfazioni e felicità. Nella nostra comunità, noi abbiamo dovuto lottare con questa interpretazione, poiché la gente che tende ad essere attratta dal buddhismo in questa società, non ha necessariamente una forte disposizione per il lavoro. Ma, poco alla volta, abbiamo fatto dei progressi. Abbiamo imparato a cooperare malgrado le nostre differenze e a tener fede ai nostri impegni; abbiamo imparato che la reale verifica della compassione è ciò che si fa per gli altri senza un eccessivo interesse per i nostri impulsi o desideri. Poiché le persone hanno avuto buona volontà e giusta coscienza, ne è potuto venire qualcosa di buono.

   Io penso che negli ultimi venticinque anni passati, abbiamo ottenuto il successo, dimostrando che le persone sul sentiero spirituale debbano fare qualcosa circa il lavoro. Senza nessun addestramento speciale, abbiamo imparato ad avere successo nel campo delle costruzioni, nel lavoro dei metalli, nella scrittura e nell’editoria, nella produzione e nella stampa di libri, nella vendita, nell’insegnamento, nei progetti artistici, nel giardinaggio e nella disposizione paesaggistica, nella meditazione e molte altre cose ancora. Nel futuro, potremo aprire i nostri orizzonti alla filosofia, ai servizi sociali e professionali di diverso tipo; potremo praticare preghiere e cerimonie buddhiste e coltivare visualizzazioni tradizionali, recitare sacri testi ed in più meditazione formale.

   Anche se abbiamo ancora molto da imparare, io penso che abbiamo già qualche cosa di valido da condividere con gli altri. Più sfidiamo noi stessi nel lavoro, più ne saremo felici e più avremo da offrire.

   Grazie alla nostra profonda comprensione, possiamo generare il potere e la motivazione per trasmettere una vera e positiva influenza sugli altri. Ma, per far sì che accada questo, dobbiamo prima imparare a manifestare questi insegnamenti nella nostra vita. Questo è il vero sentiero della compassione, ed anche un’opportunità di partecipare i benefici che abbiamo ottenuto con la pratica del Dharma.

   Per praticare gli abili mezzi, dal punto di vista del Dharma, gli strumenti necessari sono Consapevolezza, Concentrazione ed Energia (C.C.E.). Per questo motivo nessuno di noi è diverso da chiunque altro. Se ci aspettiamo di compiere qualcosa più degli altri, la base dovrà essere un solido impegno, una genuina cura ed una ferma pratica. Se la rendiamo il nostro scopo ideale, per far sì che l’esperienza e le azioni manifestino tutta la nostra migliore comprensione, il risultato sarà senz’altro di totale validità.

 

SENTIERO DI CONDIVISIONE

   Applicato con un’attitudine di gioia e sacralità, il nostro lavoro è una perseverante occasione per la crescita, una continua sfida, una costante meditazione che in definitiva è inseparabile dal samadhi. Una volta compreso questo, possiamo sfidare l’esperienza con gioia e condividere la nostra conoscenza con collaboratori e amici. La mia raccomandazione è quella di comportarci così. Più la condividiamo e più abbiamo la possibilità di imparare. Compartecipando con gli altri, possiamo solo ottenere e riversare benefici.

   Rispondendo alle richieste del nostro lavoro, possiamo affinare ciò che abbiamo imparato e trasferirlo grazie al nostro esempio. Potremo prendere decisioni migliori, delegare con più chiarezza, incoraggiare la responsabilità e sostenere l’attitudine al comando negli altri. Potremo approfittarne in un modo leale, essere noi stessi affidabili e chiedere agli altri di essere anche loro affidabili. Potranno essere creati sentimenti positivi, pensieri e comportamenti che elevano ed ispirano la qualità del lavoro. Potremo fare la nostra parte per mantenere bello e pulito l’ambiente in cui lavoriamo.

   Oltre a ciò, possiamo incoraggiare e sostenere gli altri, grazie ad una luminosa e allegra attitudine che esprime attenzione ed affetto e che scalda il cuore delle persone. Possiamo offrire suggerimenti per aiutare gli altri ad essere più consapevoli, più concentrati e più energici. Possiamo condividere le intuizioni che hanno aiutato noi stessi a prendere coscienza; i piccoli passi che hanno fatto l’essenziale differenza nella nostra vita. Possiamo fare progetti e diagrammi per mostrare come noi ci siamo collegati a queste intuizioni e questi passi di sviluppo, organizzando questa conoscenza cosicché sia facile per gli altri imparare a comprendere. Possiamo incoraggiare i collaboratori a cercare nuove vie e sviluppare nuovi metodi e possiamo cercare di incoraggiare il meglio in chiunque. Possiamo coltivare il desiderio che gli altri possano imparare più velocemente di quanto non abbiamo imparato noi e fare qualsiasi cosa che possiamo per far sì che questo desiderio diventi realtà.

   Appena avremo imparato a valorizzare come indicare la visione del Dharma e come i suoi risvolti si manifestino in ogni progetto che intraprendiamo, potremo congratularci con qualunque dei nostri colleghi che stia contribuendo al successo dei nostri sforzi. Potremo rispettare gli sforzi dei nostri collaboratori e desiderare sinceramente il loro bene nel tentativo di trasformare la loro debolezza in forza. Potremo decidere di avvantaggiarci di questa opportunità di lavorare, di apprendere e di condividere la nostra comprensione con gli altri, coltivando onestà, integrità e disciplina per trasferire questa decisione nella pratica. Infine, potremo essere felici di questa interrelazione di conoscenza e tempo con consapevolezza, concentrazione ed energia.

 

GESTO DEL DONARE

   All’interno della nostra comunità, noi abbiamo l’opportunità per esprimere gentilezza, per cooperare gli uni con gli altri e per generare rispetto. Questa pratica porta una maggiore comprensione, aiutandoci a creare buoni amici e un modo equilibrato di vivere insieme con chi può a sua volta svilupparsi e crescere. Sebbene possano esservi più alti livelli di realizzazione, il successo a questo livello può comportare un’esperienza molto soddisfacente e piacevole ed aprire, anch’esso, la via alla realizzazione ed al completamento.

   Ogni società possiede il suo proprio modo di espressione e le sue personali sfumature di comunicazione sottile. Specialmente io ho avuto modo di apprezzare l’amichevole e accomodante cortesia che è insegnata in questa società, perché mentre la mia comprensione è abbastanza valida, non sempre io ho avuto successo nel comunicare bene a questo livello. Chiunque, dai diplomatici ai commessi di negozio, sa che il parlar gentile da uno all’altro ha un effetto positivo, anche se non si è del tutto sinceri. Al livello della nostra coscienza ordinaria, le parole gentili ed i piccoli atti di riconoscimento stabiliscono ondate di energia positiva che ci ispira e ci rende più felici.

   Coltivando la gentilezza, amicizia, generosità e utili comportamenti, giorno per giorno, possiamo creare una positiva alternativa alle distruttive attitudini che arrecano così tanta sofferenza agli individui nonché a tutte le culture. Allorché ci immettiamo in posizioni da cui si possa influenzare gli altri o esercitare potere e controllo, dovremmo imparare a non relazionarci con la forza e la negatività per ottenere i nostri scopi, bensì mettere in pratica i nostri ideali – non solo per oggi e domani, ma da ora in avanti per sempre.

   Trovandoci nel lignaggio di una grande tradizione spirituale, noi abbiamo molto da tramandare, poiché molti grandi maestri ci hanno donato il rimarchevole dono della conoscenza. La loro compassionevole generosità li ha spinti a dare il più grande e prezioso dono fra tutti: la conoscenza di come far sviluppare la coscienza umana. Ricordate sempre che questo dono ha l’obbligo di dover essere condiviso. Se tratteniamo con noi la conoscenza che abbiamo scoperto in questo spazio di vita finché moriamo, la nostra vita non ha molto valore.

   Condividere ciò che abbiamo imparato è il nostro gesto di donare. Il nostro contributo non sarà enorme, ma se abbiamo intravisto una conoscenza più elevata, possiamo trovare il modo di trasmetterla, elevando la qualità di vita per la salvezza delle future generazioni. Portando con noi le responsabilità della vita di tutti i giorni, possiamo manifestare pazienza, tolleranza e compassione. Se tutti noi donassimo ciò che possiamo, vi sarebbero enormi risultati e una continuità di benefici.

 

     

******************************************************************


  

APPENDICE: TAVOLE PER LA TRASFORMAZIONE

 

 

 

                                                TAVOLE PER IL CAMBIAMENTO

 

 

 

ESERCIZIO A – SILENZIO, CHIAREZZA E TRANQUILLITA’

 

   Questo esercizio dona rilassamento al corpo e rinfresca il flusso dell’attività mentale, essendo d’aiuto specialmente quando vi sentite confusi o pigri. Esso crea un soffice strato di consapevolezza, concentrazione ed energia rinnovatrici, che aguzza il “focus” concentrativo e rende stabili i vostri sforzi, sostenendovi in tutto ciò che dovete fare.

   L’esercizio può essere praticato quando volete, ed è composto di tre aspetti, collegati al respiro, al corpo ed alla mente. Per rendervelo consueto, praticate l’esercizio tre volte al giorno, concentrandovi sul corpo al mattino ed alla sera e sul respiro, durante il pomeriggio. Non appena l’esercizio vi sarà divenuto familiare, il passaggio sull’attività mentale si svilupperà naturalmente. Più avanti potrete praticare maggiormente l’aspetto correlato soltanto alla mente, due o più volte al giorno.

   In questo esercizio la postura è molto importante. Sedetevi su un cuscino o su una sedia, in maniera che la spina dorsale sia dritta ma non rigida. Posate le mani sulle ginocchia e piegate leggermente il mento in avanti in modo, però, che il collo resti ben dritto. Rilassate gentilmente le spalle, né troppo spinte in basso e né mantenute rigide, in maniera che il collo e le spalle formino una curvatura naturale come una stampella per abiti. Lasciate la bocca leggermente socchiusa con i denti non contratti. Rilasciate i muscoli della mascella superiore come se stessero cominciando a sorridere. Socchiudete gli occhi verificando che non vi siano tensioni e cercate di mantenerli rilassati senza attivare la visione di nessuna cosa in particolare.

 

RESPIRO

   Prestate una lieve attenzione al respiro, facendo in modo che esso scivoli con calma attraverso il naso e/o la bocca. Questo modo di respirare non è usuale e potrebbe essere all’inizio non molto naturale, ma poiché esso ha un effetto salutare, assai presto vi apparirà più agevole e piacevole da mantenere.

   Una volta che avete trovato più confortevole questo modo di respirare, sperimentate il flusso del respiro seguendolo giù lungo il corpo e durante il suo ritorno in superficie. Potete immaginarlo come lo scorrere lento di un fiume che fluisce orizzontalmente lungo una pianura e poi immaginatelo che ritorna indietro verso la sorgente. Alternativamente, il flusso del respiro che esce sembra formare una dolce curva che diventa un moto circolare completo rientrando attraverso l’inspirazione. In entrambi i movimenti, seguite gentilmente il respiro per l’intera lunghezza del suo itinerario. Consapevolizzando il vostro respiro, potete cogliere che il suo percorso ha una lunghezza prefissata dal naso fino a tre dita sotto l’ombelico. Non sforzatevi ma siate solo sensibili al processo dall’inizio alla fine di ogni singolo respiro.

   All’inizio potrebbe esservi una leggera tensione nel seguire su e giù il respiro. Ma, continuando a respirare, la tensione diminuirà e il movimento diverrà semplice e fluido spontaneamente, per cui non vi sarà più bisogno di dirigerlo. Non appena il corpo si abitua e si distende, il respiro comincia a diventare naturalmente più calmo e leggero.

 

CORPO

   Quando sentirete che il respiro fluisce tranquillamente su e giù per il corpo, diventerete gradualmente consapevoli di una tenue sensazione di calore nella gola e nel collo. Compiacetevi per questo morbido calore, immergendovi consapevolmente in esso e lasciando che diventi più intenso e profondo. Gradatamente, lasciate che il calore si espanda alle spalle, al centro del cuore e su per la testa. Da qui, prendete coscienza della sua espansione in tutto il corpo, fin nel più intimo strato dei tessuti, dei muscoli e degli organi, come pure dentro ogni cellula.

   Questo stesso dolce calore può allargarsi nello spazio immediatamente circostante al vostro corpo. Immaginate che questo spazio diventi esso stesso soffice, tiepido, mite, calmo e tranquillo. La qualità dello spazio è pacificante e piacevole e induce il corpo a sentirsi protetto e in totale relax.

   Sperimentando questo quieto silenzio con consapevolezza, potete sentire la sua calda morbidezza espandersi diversi centimetri oltre la vostra pelle. Siate sensibilmente vigili mentre constatate questa calda sensazione, che è tutta intorno a voi. Essa può espandersi ancora di più, fino ad allargarsi ben oltre il vostro corpo, creando un alone di protezione e sicurezza. All’interno, il corpo è tranquillo e quieto; all’esterno tutto è sereno e calmo. I sensi riescono felicemente ad apprezzare queste sensazioni, immergendosi totalmente, dentro e fuori, in questo spazio silenzioso e pacificante.

   Più completo è questo silenzio percepito dalla mente e più profondo è il rilassamento. Non appena cesseranno queste istruzioni, il corpo diventerà più stabile e si unirà con lo spazio tutto intorno, assorbendo energia positiva che fluisce liberamente sia all’interno che in superficie. Questa interazione tra l’interno e l’esterno si stabilisce allo stesso modo come se si stesse nuotando gioiosamente, in una sera d’estate, dentro un limpido e quieto laghetto magico e meraviglioso. Tutti i nostri organi, a partire dalla gola, la testa, la pancia ed il cuore sono liberi e rilassati; il silenzio ci circonda e ci distende come il sonno di un bambino.

 

MENTE

   Seppure qualche tensione rimane, essa è dovuta all’attività mentale. Comunque, adesso la tranquillità ed il silenzio del respiro e del corpo rallentano e rilassano tutti i nostri sensi, compresa la mente. Immagini vivide, memorie e proiezioni possono apparire velocemente nella mente, ma voi lasciatele andare. Non dovete trattenere nulla, perfino queste istruzioni, che diventeranno sempre più sottili e sciolte, man mano che vi abbandonerete alla sensazione di essere come cera fusa che cola da una candela. Anche le parole “lasciare andare” e “non trattenere” devono essere abbandonate e non trattenute. A questo punto non c’è più bisogno di nessuna istruzione né di alcun altro aiuto. Siate completamente immersi nella pace e nel silenzio.

   Sommersa da questo silenzio, la coscienza mentale si abbandona e si arrende al relax; essa coglie direttamente i pensieri, ma non crea più immagini. La concatenazione dei pensieri, uno dietro l’altro, diventa meno densa e la velocità dei pensieri che generano altri pensieri rallenta. Gradualmente cessano movimenti e impulsi interni, aprendo la mente verso il completo silenzio della contemplazione. Non vi sono più riferimenti per costruire immagini, l’unica immagine esistente è lo stesso silenzio.

   Non c’è più passato, presente o futuro, nessuna induzione al pensiero – solo completa sensazione di silenzio e isolamento. E più aumenta questo senso di quiete, più ci sentiamo quasi di toccare e percepire questo silenzio. Totalmente immersi in questo silenzio, siamo tuttavia completamente consapevoli.

 

°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°

 

TRASFORMAZIONE INTERIORE

   Praticando questo esercizio, potete facilmente scoprire ovunque siete, in qualsiasi luogo vi troviate e qualsiasi cosa stiate facendo. Nel mezzo del suono scoprirete che esiste il silenzio; al centro dell’impulso, l’energia è quieta e silenziosa.

   Questo silenzio induce un essenziale rilassamento che ringiovanisce sia l’energia che la consapevolezza. L’energia può utilizzare il tempo per ricaricarsi, restaurando un libero flusso che dissolve i blocchi emotivi e rivitalizza i pensieri. Un senso di piena apertura produce la disponibilità di uno spirito nuovo e ci fa diventare persone diverse.

   Questo esercizio viene facilitato in presenza di qualcuno che sia già esperto. La semplice rammemorazione dell’esperienza avuta con questo esercizio vi aiuterà a rilassarvi mentre state lavorando. Quando questa esperienza sarà più familiarizzata, anche solo il richiamarla alla memoria potrà riattivare facilmente quella sensazione.

   Nonostante vi siano livelli più elevati di meditazione e contemplazione, questo primo livello di rilassamento è tutto ciò che vi serve per avere proficui vantaggi nella vostra vita lavorativa. Ulteriori istruzioni correlate ad una pratica successiva potranno variare in base al tipo di lavoro che state facendo, agli scopi cui vorrete dirigere la vostra consapevolezza, la concentrazione e l’energia, nonché al singolo temperamento individuale.  

 

ESERCIZIO B – RILASSAMENTO IN FUNZIONE

 

   Vi è la possibilità di sviluppare il rilassamento durante il lavoro, cominciando ad acquisire consapevolezza alle sensazioni del corpo e coltivando una qualità di leggera concentrazione. Siate lucidamente consapevoli di ciascuna sensazione o sentimento. Può darsi che abbiate la gola secca, una pressione alla testa o una contrazione nello stomaco. La consapevolezza permette a questi piccoli malesseri di dissolversi. Appena imparate a rilassarvi e ad aprire la vostra sensibilità, il corpo e la mente si equilibrano e si integrano, facendo in modo che l’esperienza si faccia più consistente, più salutare e più piacevole.

 

ESERCIZIO C – FAR SCORRERE L’ENERGIA DELLA GOLA

 

   Rilasciate le tensioni del corpo e attendete che esso diventi del tutto calmo. Lasciate andare tutte le preoccupazioni e le visioni negative e fate in modo che la mente se ne resti silenziosa il più possibile. Ora dedicatevi al respiro lasciandolo dolcemente scorrere attraverso la gola. Sentite che la sua morbidezza ed il suo calore si espande per tutto il collo, all’interno della testa e intorno agli occhi. Gradatamente, lasciate che questa calda energia vada circolarmente su e giù dalla testa alla gola, così da sciogliere tutti i blocchi. Immaginate che state dirigendo il calore, come un massaggio interno dalla punta del capo fino alla gola, come se aveste la sensazione che tutta la parte superiore del vostro corpo stia fluttuando nello spazio. Quando sentite che sia il corpo che la mente sono uniti in un insieme consapevole, fate scorrere il flusso della sensazione di calore giù fino al cuore.

   Ripetete questa pratica mattina e sera, ed anche durante il giorno se sentite che stanno sorgendo problemi o emozioni negative. Vi accorgerete che i pensieri miglioreranno, diventeranno più limpidi e attiveranno una migliore comunicazione. Le tensioni nervose si allenteranno e lasceranno il posto ad una presenza più acuta e calma che è piacevole e molto carica di energia.

 

ESERCIZIO D – VISUALIZZARE L’ENERGIA POSITIVA

 

   Al mattino, appena svegliati, fate qualche semplice stiramento per sciogliere il corpo. Poi mettetevi quietamente seduti con la schiena dritta e inspirate ed espirate tre volte esalando il respiro profondamente attraverso il naso e la bocca, lasciando che il corpo e la mente se ne stiano completamente silenziosi. Questo silenzio sarà più profondo e totale se non vi saranno pensieri.

   Da questo silenzio, esprimete un’energia positiva per mezzo di pensieri benevoli e positivi. Passate in rassegna mentalmente le cose da fare nella giornata vedendole sotto una luce positiva ed immaginate sensazioni positive che si irradiano per l’intera giornata e che si estendono poi a tutta la vostra vita. Ricordate a voi stessi che vi state preparando non solo per quella giornata ma per tutto il vostro futuro. Auguratevi dal profondo del cuore una vita felice e alimentate in voi buoni pensieri e sensazioni positive. Fate tutto questo per cinque o dieci minuti.

 

ESERCIZIO E – APPREZZARE LE BUONE QUALITA’

 

   La sera, prima di andare a letto, fate qualche piccolo stiramento, poi sedetevi con la schiena dritta e respirando profondamente ripetete per tre volte le inspirazioni ed espirazioni attraverso naso e bocca. Andando con la mente a ciò che avete fatto durante il giorno, cercate di apprezzare e provare gioia per ogni cosa da voi fatta bene, ogni buon pensiero ed ogni azione positiva. Se pensate che avreste potuto fare meglio e di più, impegnatevi a farlo in futuro. Circondate ogni vostra azione di energia positiva e fate in modo che questa energia resti con voi mentre vi coricate.

 

ESERCIZIO F – GESTI DI SENSIBILITA’

 

A)            POSIZIONE POSITIVA. Allorché vi sentite oppressi dalle emozioni, applicate una posizione di espansività: fate un ampio sorriso e spalancate gli occhi, rilassando la gola e tirate il petto in fuori abbassando le spalle. Questa posizione, indirizzando la vostra consapevolezza sul corpo, promuove un flusso energico e stimola una fresca e vivificante energia.

B)            DURANTE IL GIORNO. Applicate questa pratica ogni volta che ve ne ricordate. Durante il giorno siate specialmente sensibili al flusso energetico nella testa; al pomeriggio siate sensibili nei confronti della gola e del cuore e, in serata, siate sensibili soprattutto al cuore.

C)            EQUILIBRIO NELLA GOLA. Per sviluppare un equilibrio tra i centri energetici, controllate il centro della gola durante il giorno, mantenendola rilassata e aperta. L’energia dovrebbe essere né troppo debole né troppo densa o violenta. Ogni tanto verificate anche gli altri centri energetici: avete la testa libera, il cuore aperto e stabile l’intestino? Controllatevi spesso.

 

ESERCIZIO G – UN PICCOLO PASSO

 

   Questo è un breve compito che potete eseguire in qualunque momento. Dite a voi stessi: “Oggi non voglio pronunciare cattive parole, né contro di me né contro nessun’altra persona”. Se riuscite a farlo, congratulatevi con voi stessi. Ricordatevi che vi sono tantissime persone che vorrebbero essere capaci di fare questa piccola cosa, perciò dedicate il vostro successo al loro benessere.

 

ESERCIZIO H – PRATICARE LA COMPASSIONE

 

   Cercate di sviluppare una mente che sia piena di volontà di apertura, di collaborazione, di aiuto reciproco e di comprensione. Comportatevi con gli altri allo stesso modo in cui vorreste che essi si comportino con voi. Badate attentamente a quei punti che sembrano insuperabili; per esempio, quando siete in competizione con qualcuno. Possibile che dobbiate essere proprio in conflitto?

 

ESERCIZIO I – COGLIERE I PUNTI DOLENTI

 

   Riflettete su ciascun aspetto del vostro lavoro e delle vostre responsabilità. State affrontandoli nel modo giusto? Quali sono i punti per voi personalmente irrisolvibili? Prendersi cura dei dettagli, imparare nuove applicazioni, fare lavori di schedulazione, interessarsi dei materiali, oppure sviluppare programmi di lavoro? Accorgendovi che non volete osservare queste problematiche è un preciso indicatore che dovreste investigare su quel particolare argomento.

 

ESERCIZIO J – ADATTARSI AI TEMPI

 

A)      Allorché dovete creare strutture adeguate al tempo, è importante che verifichiate se riuscite a stare nei tempi previsti. Per una settimana, impegnatevi a ripartire i vostri tempi al fine di rientrare nelle mete prefissate, osservandovi attentamente e in modo preciso. Siete capaci di mantenere il vostro impegno? Riuscite a determinare la vostra abilità nel rispettare l’obiettivo? Mantenere questo impegno vi rende stressati? Se è così, siete capaci di tracciare mentalmente il percorso che vi produce queste reazioni?

B)      Preparate un calendario settimanale e assegnate differenti compiti e progetti a specifici periodi di tempo. Raggruppate gli impegni in modo da preservare appropriati ritmi a ciascun tipo di lavoro. Osservatevi attentamente per diverse settimane. Per quanto tempo riuscite a mantenere con successo questo tipo di programmazione? Cercate di non restare coinvolti dai vostri sbagli, però rinfrancatevi per i vostri risultati positivi incoraggiando successivi tentativi.

 

ESERCIZIO K – RIUNIRE GLI IMPEGNI

 

   Cercate di riunire insieme differenti piccoli compiti in un unico spazio di tempo, in modo da poterli eseguire uno dietro l’altro. Imparate a pensare in termini di risultati multipli: è possibile usare un rapporto, uno strumento o un viaggio per due diversi scopi, risparmiando così tempo ed energia?

 

ESERCIZIO L – PORTARE A TERMINE I COMPITI

 

   Siate disciplinati nel non lasciare parti o pezzi di lavori incompleti dietro di voi, in modo che la mente resti non ingombrata, pronta per pensieri ed azioni molto precise.

A.      “Allora, fatelo!”.  Vedi Esercizio n. 8, pag. 22.

B.       Cercate di sedervi in disparte una mezzoretta al giorno per risolvere i piccoli impegni, cercando di farli possibilmente in quel dato tempo. Assicuratevi di finirli in quella stessa mezza ora. Quali risultati avete osservato?

C.      Se un compito resta incompiuto, fate in modo di lasciarlo in uno stato adeguato, così che sia facile poterci ritornare.

 

ESERCIZIO M – LASCIAR ANDARE

 

   Alcune persone hanno degli scrupoli nell’abbandonare impegni o progetti: esse vi ritornano costantemente, cercando di verificare se il prodotto è veramente finito. Se questo è un problema anche per voi, potete stabilire una pratica di interrompere questa tendenza. Per esempio, quando avete finito qualcosa, lasciatela andare in quanto è finita. Avete osservato quali risultati comporta questa decisione?

 

^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^

 

 

                                  TAVOLE PER I MOMENTI  DI PREOCCUPAZIONE

                                               ( E PER I PERIODI DI CRISI)

 

 

   In ogni tipo di lavoro o affari, possiamo incontrare intensamente periodi frustranti in cui tutte le nostre risorse sembrano essere in riserva: il nostro gruppo è troppo piccolo, i componenti dello staff sono emotivi e insoddisfatti ed il loro livello di energia è scarso, gl’investimenti sono esauriti, il progetto è in ritardo, siamo privi di materiali idonei o di strumenti, sorgono emergenze inaspettate.

   In questi periodi possiamo sperimentare grande agitazione. Appena il conflitto si espande nel corpo e nella mente, siamo presi dal panico, diventiamo ossessionati dal problema di commettere errori oppure abbiamo esplosioni di ira, rimproverando noi stessi e gli altri per le nostre difficoltà. Incapaci di essere aperti con gli altri, possiamo farci dei nemici senza sapere come ciò accade. La nostra intelligenza sembra abbassarsi: la nostra visione si comprime dentro l’autocommiserazione, la paranoia o la rabbia e ci sentiamo incompetenti e nevrotici oppure presi da vittimismo senza speranza. Depressi in pensieri ed immagini negative, sembra quasi che incoraggiamo la negatività. La nostra energia diventa tesa e ristretta, subentrano le emozioni e così perdiamo il controllo della nostra vita. Intere giornate rischiano di passare in uno stato offuscato.

   Questi sono i momenti di raddoppiare i nostri sforzi per liberarci dall’emotività ed essere più pienamente consapevoli. Gli esercizi che seguono possono aiutarci in questi sforzi. Essi focalizzano prima di tutto il generare l’energia a livello dell’addome per togliere la negatività, aprire il cuore e stimolare il flusso d’energia attraverso tutti i centri del corpo. L’Esercizio P, tra l’altro, toglie l’emotività e promuove una luminosa consapevolezza.

 

ESERCIZIO N – COSTRUIRE L’ENERGIA ADDOMINALE SALUTARE

 

A)      Sedete quietamente e rilasciate tutte le tensioni nel corpo. Concentrandovi sulla pancia, esalate pienamente il respiro, rilassando l’addome. Quindi inalate e trattenete il fiato nell’intestino, trattenendo anche un po’ l’addome. Ancora trattenete il respiro, dando energia alla pancia e creando calore nell’addome. Gonfiate un po’ la pancia, rilassandovi in quella sensazione che è sorta. Sentite l’energia, lasciate che il corpo sia sensibile e rilassato, morbido e leggero come latte mescolato con l’acqua. Trattenete il momento di disagio ancora per un po’, poi molto lentamente rilasciate e restate quietamente seduti per qualche minuto, prima di ripetere di nuovo l’esercizio. Fate questo esercizio da tre a nove volte. Dopo ciascuna ripetizione, mentre state sedendo quietamente, lasciate che il calore interno si espanda dalla pancia e rilassi tutto il campo della contemplazione. Distribuite dappertutto questa sensazione attraverso il corpo: cellule, tessuti, organi e muscoli; nei tessuti della faccia e del collo, schiena, petto e braccia, le mani e le dita, le gambe ed i piedi. Perfino i pensieri e le immagini mentali possono venir impregnati di tiepida, gentile, calma e rilassante sensazione. Fate in modo che questo massaggio interno di sensazione circolante attraverso il corpo, sia sensibile al fluido movimento del calore e dell’energia. Durante la giornata, rammentate il calore di questa sensazione ed il piacere che l’accompagna.

 

B)      Onde ampliare ulteriormente questo esercizio, concentratevi lievemente sul cuore e lasciate che la sensazione di calore interno generata nell’addome si rilassi e riscaldi il cuore con amore e gioia. Abbandonate ogni senso di colpa o frustrazione. Incoraggiate la consapevolezza e date spazio alla piena energia incarnata che vi fa apprezzare il positivo. Apprezzate la vostra spontanea intelligenza e capacità di concentrazione, i vostri sforzi e l’abilità nonché il valore del lavoro che state facendo.

 

C)      Se necessario, ripetete le parti A e B di questo esercizio ogni mattina e sera per venti minuti o più. Dopo tre settimane, se siete ancora in crisi di negatività, iniziate ogni sessione con qualche minuto di rotazione del capo, stiramento delle gambe, massaggi circolari sulla pancia (vedi esercizio n. 26 del mio Rilassamento Kum Nye, Parte I°) e stiramenti locali (vedi Esercizio n. 21, Rilassamento Kum Nye, Parte I°); poi sedete quietamente per circa cinque minuti, godendovi sensazioni e sentimenti prima di eseguire la pratica presentata qui.

 

 

ESERCIZIO O – LIBERARE L’ENERGIA DELL’ADDOME

 

   Allorché riscontrate fantasticherie, giustificazioni e rinvii di decisioni che arrivano dalla vostra situazione di lavoro, dirigete la vostra attenzione dalle parole ed immagini che vi frullano nella testa all’energia dell’addome. Se avete difficoltà di eseguire questa operazione, ricordatevi degli scopi per i quali state lavorando e lasciate che queste “ragioni” si disperdano nelle sensazioni del vostro cuore. Rilassate la pancia e collegatela mentalmente con le sensazioni del cuore.

 

ESERCIZIO P – ALONE DI CALORE LUMINOSO

 

   Durante la giornata, potete far sorgere pensieri ed immagini positive lasciando che una luminosa qualità contorni la vostra testa. Appena ne avete la possibilità, sedete quieti con gli occhi chiusi e visualizzate una luce che circonda la sommità del capo e che si piega intorno a destra e a sinistra, davanti e dietro, formando un alone che circoscrive l’intero vostro corpo. Immaginate di fluttuare all’interno di questo luminoso e caldo campo d’energia.

   Questo campo di calore e luce è come uno spazio che circonda il corpo. Esso può anche essere espanso all’interno del corpo, occupando ogni cellula. Il tono che si percepisce è quello di essere liberi da ogni tensione, completamente rilassati da qualsiasi impaccio. La qualità del vivere appare leggera, facilitata, aperta e con un gustoso senso di conforto e accettazione. Portate questa qualità entro la vostra attività quotidiana. Per espandere ed approfondire questa pratica, andate direttamente a dormire la notte all’interno di questo alone di luce.

 

ESERCIZIO Q – COLLEGARE TESTA E PANCIA

 

   Quando le difficoltà sorgono durante il giorno, la consapevolezza della testa necessita del supporto di una forte e concentrata energia addominale. Per unire questi due centri, aprite lo spazio della gola, rilassate la parte posteriore del collo e lasciate che il respiro fluisca lievemente e gentilmente. Rilassate la pancia e respirate lievemente ma profondamente all’interno della gola. Continuate per un minuto o più, prima di rimettervi al lavoro.

 

 

                                                       PRATICHE PER BUONI AFFARI

 

 

   I suggerimenti dati con questo libro, possono essere utili alle persone che non hanno molta dimestichezza con gli affari ed alle neonate organizzazioni Non-profit con staff di volontari. Abbiamo imparato la loro validità grazie all’esperienza che ce n’è venuta e vogliamo sperare che essi possano aiutare tutti gli altri ad evitare costosi errori o perdite di tempo e di energia.

REGISTRAZIONI E MANUALI- Un’attitudine chiara e disciplinata è espressa col mantenimento di buone registrazioni e schedari, specialmente resoconti finanziari, ed in chiare descrizioni scritte delle procedure e dei lavori associati ad ogni reparto o funzione nei nostri affari o progetti. Liste e manuali su come preparare vari compiti, operare e custodire macchinari, sostengono la compartecipazione e aiutano a mantenere alta la qualità del lavoro. Se tali compiti vengono fatti scivolare, le persone responsabili possono venir richiamate senza colpevolizzazioni ma anche senza scusanti.

 

SAPERE L’ESATTO GUADAGNO – Come ogni persona affarista sa bene, il conoscere già l’esatto margine di guadagno di un progetto o impresa dà un quadro preciso di ciò che ci aspetta. Se la linea di fondo è debole, è tempo di riflettere sui motivi. Per esempio, considerare la competitività che i nostri affari offrono: com’è la qualità, il servizio, la velocità o la tecnologia? Come si può incrementare i profitti?

 

PROTEGGERE LE RISORSE- Salvaguardando le risorse e puntellando gli imprevisti, proteggete la vostra capacità di raggiungere i vostri scopi. Buone decisioni d’affari non spingeranno a eccessivi rischi nessuna delle risorse dell’organizzazione – soldi, veicoli, strumenti o materiali. Il denaro speso senza un preventivo piano per motivi eccezionali dovrebbe essere responsabilmente riportato senza ritardi.

 

ESPLORARE LE ALTERNATIVE – Indagare sulle possibili alternative può tagliare i costi, aumentare le opzioni ed aprire nuove totali possibilità. Le alternative possono includere: avvicendare i venditori, nuove stime, materiali diversificati, differenti schedulazioni e diversi modi di organizzare il lavoro. Prendetevi il tempo per creare differenti proiezioni per ciascuna attività; al tempo stesso assicuratevi che questo tipo di ricerca non diventi una scusa per l’inazione.

 

TRATTARE COL DENARO – Piccole spese, diciamo sotto i 20 dollari, spesso non vengono valutate o prese in considerazione, ma col tempo esse possono assommare a migliaia di dollari. Se il vostro progetto spreca solo 5 dollari al giorno, questo equivale a più di 1000 dollari l’anno. Per coltivare l’apprezzamento per il denaro come una risorsa, cercate di prestare una speciale attenzione alle vostre spese personali. Quando fate un piccolo acquisto, osservate attentamente pensieri come: “Questo non importa”, “Oh, perché no?”, “Non si noterà la differenza”. Cosa avverrà se porterete maggior riguardosa considerazione anche per le più piccole spese?

 

INTRECCI LEGALI – Imparare a trattare le esigenze legali in anticipo, aiuta ad evitare costosi sbagli. Le persone tendono a sentirsi sconsolate quando incappano in questioni legali e questo fatto fà dei problemi legali la prima causa di incomprensione, incomunicabilità, scarsa cautela e insufficiente attenzione ai dettagli. Una chiara e tempestiva comunicazione su potenziali argomenti legali per l’apposita persona dell’organizzazione o per il consulente legale si dimostra vitale per proteggere l’organizzazione da un possibile danno.

 

CONTROLLARE SICUREZZA E QUALITA’ – Speciali gruppi di lavoro o incaricati chiamati a supervisionare il controllo di qualità, sicurezza, produttività e strutture organizzative possono eliminare quelle strutture che tendono a diventare rigide anzitempo. Un chiaro metodo di azione e decisione permetterà ai responsabili di sapere come agire.

 

CREARE RISERVE FINANZIARIE – Ogni tipo di affari necessità di un margine di sicurezza per cautelarsi contro difficoltà, errori, perdite di tempo, sforzi vani, cattivi investimenti o altre circostanze impreviste. Questo è un punto fermo: un affare che va avanti da un anno dovrebbe avere una riserva di denaro per almeno un altro mese senza alcuna entrata; se vecchio di due anni dovrebbe avere due mesi di riserve, e così via.

 

CONDIVIDERE LA CONOSCENZA – I managers possono collaborare con questi gruppi responsabili per determinare quali informazioni dovrebbero essere liberamente disponibili. Per esempio, lasciare che ogni persona del progetto sappia i costi dello stesso, stimola un più alto livello di responsabilità in ciascuno. Quali sono i costi di ciascun progetto in corso, energia, potenziale umano, denaro ed inventario? Quanto costa esattamente aprire ogni giorno l’attività, incluse le spese operative? Ad ogni ora che passa, quanto denaro in più si spende? Quali sono i costi di materiali specifici? Quali sono i debiti sommersi e le responsabilità con cui gli affari devono fare i conti?

   Se non avete voi stessi questo tipo di informazioni, potreste chiederle. Preparatevi a dimostrare il perché questo tipo di informazioni è bene che sia condiviso. Quanto è stato speso ogni giorno per il lavoro che fate? Quanto denaro è stato sprecato a causa di errori? Per differenti progetti, possono essere calcolate interessanti proporzioni che danno a ciascuna persona un vivido senso del valore dei materiali e dei servizi usati.

   Anche un’ampia condivisione di conoscenza degli schedari sostiene un valido gruppo di lavoro. Ciascun coordinatore dei progetti può creare e condividere schedari mensili, settimanali e giornalieri con tutti gli altri membri del team. Se non avete questi schedari, chiedeteli come mezzo di sviluppo di un più ampio senso di responsabilità.

 

CONOSCERE LE QUALITA’ NECESSARIE – Allorché si forma un’organizzazione, chi ne è al comando esige di sapere le qualità necessarie a ciascuna posizione e le manovre individuali che servono a quella posizione per conoscere ciò con cui ognuno deve confrontarsi. Per ciascuna attività possono essere fatte descrizioni delle qualità necessarie. Prendete nota che l’enfasi deve essere messa sulle qualità quali devono essere sviluppate attraverso il lavoro.

   Per esempio, un assistente amministrativo o un segretario esecutivo ha bisogno di qualità davvero particolari: chiarezza ed acume, l’abilità di tenere a mente le cose e di non dimenticarne i dettagli; l’abilità di ricordarle a se stesso ed agli altri in un modo tempestivo; una sensibilità che possa giudicare accuratamente le persone; una comunicativa capace di controllare la propria voce; la destrezza di ottenere informazioni precise, acuta consapevolezza dell’intera situazione, lealtà verso l’organizzazione; e infine, la capacità di mantenere i segreti.

   Un ufficiale finanziario ha bisogno di sapere quando spendere e quando non spendere; deve essere capace di domandare le decisioni scelte da altri e controllare ogni singolo punto di vista contrario a qualche altro: operare con un budget ristretto nei confronti di domande costanti per sempre crescenti richieste di denaro; essere attento di non rischiare soldi senza che vi sia una forte probabilità di successo e senza che vi sia un valido rientro dell’investimento; comprendere numeri e psicologie e loro interrelazioni; e infine, comprendere la tempistica, come i tempi di turn-over, il momento degli acquisti e le relazioni di inventario al flusso di denaro.

 

 

 

DIECI DOMANDE PER RIFLETTERE:

1) Cos’è una “buona causa”?

2) Qual’è il profitto?

3) Qual è il reale guadagno?

4) A quanto ammonta l’investimento?

5) Qual è il valore?

6) Che cosa è valido?

7) Che cosa è a lungo termine?

8) Che cosa sono gli affari?

9) Qual è la virtù negli affari?

10) Come possono essere dedicati i benefici?

 

 

                        SOMMARIO DEI CAPITOLI E DEGLI ARGOMENTI

 

Prefazione                                                                                                   Pag.         2

Nota per i Lettori                                                                                             “           4

Un Modo Nuovo di Lavorare                                                                             “           5

 

PARTE PRIMA - Risvegliare la Conoscenza

 

Il Dono della Conoscenza                                                                                “           11

Risvegliarsi al Tempo     (Esercizi 1,2,3)                                                           “              14

Acquisire il Controllo del Tempo  (Es.4,5,6,7,8)                                                 “ 18

Sviluppare la Consapevolezza  (Es. 9,10,11)                                                    “             23

Espandere la Consapevolezza nella Totalità (Es.12,13,14,15)                            “           27

Piramide di Conoscenza                                                                                   “           31

                                  

PARTE SECONDA – Strutture per la Realizzazione

                                                                                                         

Prestare Attenzione (Eserc. 16,17,18,19,20)                                                      “            36

Strutture per la Realizzazione (Es. 21,22,23)                                                                “ 41

Perfezionare un Piano per l’Azione (Es. 24,25)                                                        “      45

Dare Spazio alla Responsabilità (Es. 26,27,28,29,30)                                            “         51

Raffinare la Presa di Decisioni ( Es. 31,32)                                                                “    57

Risvegliarsi per mezzo della Disciplina ( Es. 33,34,35,36,37)                                  “           61

Comunicazione              (Eserc. 38,39,40,41,42)                                                 “           69

Condividere la Conoscenza ( Es. 43,44)                                                              “           72

 

PARTE TERZA – Trasformare il Lavoro   

 

Illuminare l’Energia  (Eserc. 45,46,47,48,49)                                                      “           76

Capire e Superare Ragioni e Scuse (Es. 50,51)                                                   “           80

Riconoscere i Modelli Negativi ( Es. 52,53,54,55,56)                                            “           83

Combattere la Negatività  ( Es. 57,58,59,60,61,62)                                              “           89

Risvegliarsi alla Benevolenza ( Es. 63,64,65)                                                       “           95

 

PARTE QUARTA – Il Risveglio del Mondo

 

Aprirsi al Tempo con Consapevolezza ( Es. 66.67)                                              “           100

Benvenuta Realizzazione                                                                                   “           105

Sviluppare la Concentrazione  ( Es. 68,69)                                                         “           107

La Luce della Conoscenza  (Esercizio n. 70)                                                        “           110

Lavorare per il Mondo                                                                                      “           113

Riflessioni per i miei Studenti                                                                            “           115

 

APPENDICE

 

TAVOLE PER LA TRASFORMAZIONE                                                                   Pag.      A

Tavole per il Cambiamento

(Esercizi A,B,C,D,E,F,G,H,I,J,K,L,M,)                                                                      “        B

 

Tavole per i Periodi di Crisi

(Esercizi N,O,P,Q)                                                                                               “        H

 

Pratiche per Buoni Affari                                                                          “        J

 

Dieci Domande per Riflettere                                                                               “         L

           

SOMMARIO                                                                                                        “        M

 

Per un totale di pagine…………………………………………………………………………..                                                                                                         

Tradotto da Alberto Mengoni (Aliberth Meng) per gli studenti del CENTRO NIRVANA di ROMA.

Finito di tradurre nel mese di OTTOBRE 2001……………………………….       OM TAT SAT

 

           

                                                            Cosa Significa il Successo nel Lavoro?

 

IL SUCCESSO NEL LAVORO PERMETTE DI ATTIVARE IL NOSTRO TALENTO E LA NOSTRA INTELLIGENZA. ESSO RENDE UNITA LA SAGGEZZA ALL’IMPEGNO CHE NASCE DALL’ENERGIA ADDOMINALE E CI RENDE CAPACI DI TUFFARCI, CORPO E SPIRITO, IN CIO’ CHE DOBBIAMO FARE.

 

QUESTO LIBRO MOSTRA COME FARE DEL LAVORO UN SENTIERO SPIRITUALE DI REALIZZAZIONE E TRASFORMAZIONE – UNA FORMA DI ARTE CHE METTE IN ARMONIA I RISULTATI PRATICI, UNA PROFONDA SODDISFAZIONE ED UNA GIOIA INTERIORE. ESSO PRESENTA PASSO-PER-PASSO UN APPROCCIO PER ELIMINARE GLI OSTACOLI E RISCHIARARE LE CONSEGUENZE NEGATIVE DELLE AZIONI PASSATE. IMMENSAMENTE PRATICO, INCLUDE PURE OLTRE OTTANTA ESERCIZI, GRAN PARTE DEI QUALI POSSONO ESSERE FATTI DIRETTAMENTE SUL LUOGO DI LAVORO.

 

TUTTA LA NOSTRA ATTIVITA’ LAVORATIVA PUO’ ESSERE CONSIDERATA COME UN GIOIELLO DI LUCE, CHE ILLUMINA LA NOSTRA VITA ED ESPRIME I NOSTRI PIU’ ALTI VALORI. IN QUESTI CRITICI TEMPI MODERNI, NON PUO’ ESSERVI DONO PIU’ GRANDE PER TUTTI NOI, PER LA SOCIETA’, E PER IL MONDO INTERO CHE QUESTO METODO DI METTERE IN PRATICA IL NOSTRO LAVORO DI TUTTI I GIORNI.

 

QUANDO ERA UN FANCIULLO E VIVEVA IN TIBET, TARTHANG TULKU RICEVETTE UN INTENSIVO ADDESTRAMENTO NELLA FILOSOFIA E PRATICA buddhiSTA. DAL 1962 AL 1968, EGLI INSEGNO’ FILOSOFIA ALL’UNIVERSITA’ SANSCRITA DI BENARES IN INDIA. PER I SUCCESSIVI VENTICINQUE ANNI, VISSE E LAVORO’ NEGLI STATI UNITI, DOVE SI SPECIALIZZO’ IN DIVERSE DISCIPLINE. EGLI FU AUTORE DI DIVERSI LIBRI E FONDATORE DEL “DHARMA PUBLISHING”, DEL “ISTITUTO NYINGMA” NELL’ODIYAN COUNTRY CENTER E DEL “WORLD PEACE CEREMONY”, COME UNO DEI PROMOTORI DELLO SVILUPPO DEL DHARMA IN OCCIDENTE.

 

Libri di Tarthang Tulku, editi in Italia da Ubaldini- Astrolabio:

 

-          RIFLESSI NELLA MENTE  - 

-          GESTO DI EQUILIBRIO  -

-          MEZZI ABILI  -

-            TEMPO, SPAZIO E CONOSCENZA –

-            IL RILASSAMENTO KUM NYE –

-            L’APERTURA  DELLA MENTE –

 


 

Nastro 3:              F I N E

torna indietro  E