Il RISVEGLIO della FEDE

nel MAHAYANA 
(Mahayana-Sraddhotpada Shastra)
Attribuito ad Asvaghosha  


(Copyright 1967 Stampa Columbia Università)  

(Tradotto in Inglese da Yoshito S. Hakedas)

(Tradotto in Italiano da Aliberth) 

 

 

Il RISVEGLIO della FEDE nel MAHAYANA 
(Mahayana-Sraddhotpada Shastra) di Asvaghosha (*) 
 

(*) ASVAGOSHA, fu un poeta e filosofo Indiano del II° Sec. d.C., autore di alcune opere fondamentali del Buddhismo Mahayana (tra cui, il Bhuddacharita, il Shariputraprakarana, ed il poema epico Saudaranandakavya, oltre a quello che presentiamo qui)

 

 “Io prendo rifugio nel Buddha, il grande Compassionevole, il Redentore del mondo, onnipotente, onnipresente, onnisciente, che compie i più eccellenti atti in tutte le dieci direzioni; Prendo rifugio nel Dharma, la manifestazione della sua Essenza, la Realtà, l’oceano della Talità, il deposito illimitato di eccellenze; Prendo rifugio nel Sangha i cui membri si dedicano veramente alla pratica. Possano tutti gli esseri senzienti eliminare i loro dubbi, i loro nefasti attacca-menti e generare la corretta fede nel Mahayana, affinché il lignaggio dei Buddha non venga interrotto”.  

 

I Contenuti del Discorso  

C'è un insegnamento (dharma) che può risvegliare in noi la radice della fede nel Mahayana, e perciò esso dovrebbe essere spiegato. La spiegazione è divisa in cinque parti. Esse sono (1) le Ragioni per Scrivere; (2) il Contorno; (3) l'Inter-pretazione; (4) La Fede e la Pratica; (5) l'Incoraggiamento alla Pratica ed i suoi Benefici.  

 

Parte I°. Le Ragioni per Scrivere  

Qualcuno potrebbe domandarsi quali siano state le ragioni per cui io fui portato a scrivere questo trattato. Io rispondo: ci sono otto ragioni.  

La prima e principale ragione è di far sì che gli esseri si liberino da tutte le sofferenze e ottengano la beatitudine finale; io non desidero la fama mondana, né profitto materiale, o rispetto ed onori.  

La seconda ragione è che io desidero interpretare il significato fondamentale degli insegnamenti del Tathagata così che gli uomini possano capirli correttamente e non debbano sbagliarsi riguardo essi.  

La terza ragione è rendere abilitati coloro la cui capacità per la bontà ha raggiunto la maturità per mantenere una ferma fede negli insegnamenti di Mahayana e che non possa retrocedere.  

La quarta ragione è incoraggiare quelli la cui capacità per la bontà è ancora debole, a coltivare una mente fiduciosa.  

La quinta ragione è mostrar loro espedienti idonei (upaya) così che essi possano sbarazzarsi degli ostacoli del karma negativo, proteggere bene le loro menti, liberarsi da stupidità ed arroganza e infine, possano sfuggire dalla rete di eresie.  

La sesta ragione è di rivelare ad essi la pratica dei due metodi di meditazione, la cessazione delle illusioni e la chiara osservazione (samatha e vipasyana), così che le persone ordinarie ed i seguaci dell’Hinayana possano guarire le loro menti libe-randole dagli errori.  

La settima ragione è spiegare a loro i mezzi abili della meditazione uni-direzionata (smriti) così che possano rinascere in presenza del Buddha e mantenere le loro menti riparate in una fede insormontabile.  

L'ottava ragione è di indicar loro i vantaggi che si ottengono studiando questo trattato e di incoraggiarli a fare uno sforzo per raggiungere l’illuminazione. Queste sono le ragioni per le quali io scrivo questo trattato.  

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Domanda: Che bisogno c’è di ripetere la spiegazione dell'insegnamento dato che esso è presente in dettaglio nei sutra? 

Risposta: Sebbene questo insegnamento sia presente nei sutra, la capacità e gli atti degli uomini di oggi non sono più gli stessi, né lo sono le condizioni della loro accettazione e comprensione. Cioè, al tempo in cui il Tathagata era nel mondo, le persone erano di elevata attitudine ed il Predicatore predicava con la sua voce perfetta, ugualmente diversi tipi di persone comprendevano in pieno; quindi, non c'era bisogno di questo tipo di dissertazioni. Ma dopo il trapasso del Tathagata, vi furono certi che erano capaci con il loro proprio potere di ascoltare altri in modo estensivo e giungere alla comprensione; c'erano alcuni che col loro proprio potere potevano ascoltare solo un pò e però comprendevano molto; c'erano alcuni che, senza alcun loro proprio potere mentale, dipendevano dagli estesi commenti di altri per ottenere la comprensione; e c'erano naturalmente alcuni che reputavano la verbosità dei discorsi estesi come fastidiosi, e che dopo cercavano ciò che era comprensibile, forbito, purché contenesse ancora un buon significato, e alla fine erano capaci di capirlo. Così, questo discorso serve per abbracciare, in un modo generale, l’illimitato significato del vasto e profondo insegnamento del Tathagata. Perciò, questo discorso è utile che venga presentato.  

 

Parte II° - il Contorno  

Le ragioni per scrivere sono state spiegate. Ora sarà data ampia spiegazione del contorno. Generalmente parlando, il Mahayana viene esposto da due punti di vista. Uno è il principio e l'altro è il significato. Il principio è "la Mente dell'essere senziente". Questa Mente include in se stessa tutti gli stati di essere del mondo fenomenico e del mondo trascendente. Sulla base di questa Mente, i significati del Mahayana possono essere spiegati.  

Perché? Perché l'aspetto assoluto di questa Mente rappresenta l'essenza (svabhava) del Mahayana; e l'aspetto fenomenico di questa Mente indica l'essenza, gli attributi (lakshana), e le influenze (kriya) del Mahayana stesso. Vi sono tre aspetti del significato dell’aggettivo maha (grande) nel composto Maha-yana: (1) la "grandezza" dell'essenza, perché tutti i fenomeni (dharma), sono identici alla Talità e non aumentano né diminuiscono; (2) la "grandezza" degli attributi, perché il Tathagata-garbha è dotato di eccellenti ed innumerevoli qualità; (3) e la "grandezza" delle influenze, perché le influenze della Talità generano buone cause ed effetti, similmente in questo mondo e nell'altro. Il significato del termine yana (veicolo) nel composto Maha-yana viene presentato perché tutti gli Illuminati (Buddha) hanno viaggiato su questo veicolo, e tutti Coloro che si Illumineranno (Bodhisattva), essendo guidati da questo principio, arriveranno allo stadio di Tathagata.  

 
Parte III°- L'Interpretazione  

La parte sul contorno è stata data; ora sarà data la parte sull’interpretazione del principio del Mahayana. Essa consiste di tre capitoli: (1) La rivelazione del Vero Significato; (2) La correzione degli Attaccamenti Nefasti; (3) l'analisi dei Tipi di Aspirazione per l’Illuminazione.  

 

Capitolo Uno- Rivelazione del Vero Significato  

1) La Mente Unica ed i Suoi Due Aspetti  

La rivelazione del vero significato del principio del Mahayana può essere realizzata spiegando la dottrina che il principio della Mente Unica ha due aspetti. Uno è l'aspetto della Mente in termini di Assoluto (Tathata; Talità), e l'altro è l'aspetto della Mente in termini dei fenomeni (samsara; nascita e morte). Ognuno di questi due aspetti abbraccia tutti gli stati di esistenza. Perché? Perché questi due aspetti sono mutualmente inclusivi.  

A. La Mente in Termini di Assoluto  

La Mente in termini di Assoluto è quel Mondo della Realtà (dharmadhatu) che è l'essenza di tutte le fasi di esistenza nella loro totalità. Ciò che è chiamato "la natura essenziale della Mente" è non-nato ed è imperituro (non può morire). È solo a causa dell’illusione che tutte le cose vengono ad essere differenziate. Se uno si è liberato dall’illusione, allora per lui non ci saranno apparenze (lakshana) di oggetti considerati come esistenze assolutamente indipendenti; perciò tutte le cose trascendono fin dall'inizio ogni forma di verbalizzazione, descrizione, e con-cettualizzazione e sono, in ultima analisi, indifferenziate, libere da modificazioni, ed indistruttibili. Esse sono soltanto dell’Unica Mente; da quì il nome Talità.  

Tutti i chiarimenti fatti con parole sono provvisori e senza validità, perché essi si usano soltanto in concordanza con le illusioni e sono incapaci di denotare la Talità. Similmente, il termine ‘Talità’ non ha alcun attributo che possa essere specificato verbalmente. Il termine Talità è, per così dire, il limite della verbalizzazione in cui una parola è usata per porre fine alle parole. Ma all'essenza della Talità stessa non può essere data una fine, perché tutte le cose nel loro aspetto Assoluto sono reali; non c’è niente che abbia bisogno di essere indicato come reale, perché tutte le cose sono ugualmente nello stato di Talità. Si dovrebbe capire che è impossibile che tutte le cose siano verbalmente spiegate o concettualizzate; da qui il nome Talità.  

Domanda: Se tale è il significato del principio del Mahayana, com’è possibile che le persone si adattino ad esso ed entrino in esso? 

Risposta: Riguardo a tutte le cose, se le persone capissero che benché ne parlino non c'è nessuno che parla, né niente di cui si possa parlare, e benché esse le pensino, non c'è nessuno che pensa, né niente di cui si possa pensare, allora si dice che esse si siano adattate ad esso. E quando esse si sono liberate dai loro pensieri, si dice che esse siano entrate in esso. Quindi, la Talità ha due aspetti, se è affermata con le parole. Uno è che essa è realmente vuota (sunya), perché tale aspetto, nel senso ultimo, rivela ciò che è reale. L'altro è che è realmente non-vuota (a-sunya), perché la sua stessa essenza è dotata di qualità eccellenti ed incorrotte.  

1. Realmente Vuota  

 La Talità è vuota perché fin dall'inizio non è stata mai riferita a qualsiasi stato contaminato di esistenza, essa è libera da tutti i segni di distinzione individuale delle cose, e non ha niente a che fare con i pensieri concepiti da una mente illusa. Si dovrebbe capire che la natura essenziale della Talità né è con segni né è senza segni; e neppure non con segni né non senza segni; né essa è sia con segni che senza segni simultaneamente; né è con un segno singolo né con segni diversi; e neppure non con un segno singolo né non con segni diversi; né essa è sia con un segno singolo e con segni diversi simultaneamente. In breve, fin da ché tutti gli uomini non illuminati discriminano con le loro menti ingannate, momento per momento, essi sono alienati dalla Talità; da qui, la definizione di "vuoto"; ma una volta che essi si sono liberati dalle loro menti ingannate, troveranno che non c'è niente che deve essere realmente negato.  

2. Realmente Non-Vuota  

Poiché è stato reso in modo chiaro che l'essenza di tutte le cose è vuota, cioè priva di illusioni, la vera Mente è eterna, permanente, immutabile, pura, ed auto-sufficiente; perciò, è stata chiamata "non-vuota". E anche in essa non c'è nessuna traccia di particolari segni che si possano notare, poiché è la sfera che trascende i pensieri ed è in armonia con la sola illuminazione.  

B. La Mente in Termini dei Fenomeni  

1. la Coscienza-Deposito   

La Mente come fenomeni (samsara) è basata sul Tathagata-garbha. Quella che è chiamata ‘Coscienza-Deposito’ (Alaya) è ciò in cui “né nascita né morte (nirvana)" si fonde armoniosamente con "nascita e morte (samsara)", seppure entrambi non siano né identici né diversi. Questa Coscienza ha due aspetti che abbracciano, e quindi creano, tutti gli stati di esistenza. Essi sono: (a) l'aspetto di illuminazione, e (b) l'aspetto di non-illuminazione.  

a. L'Aspetto di Illuminazione  

(1) Illuminazione Originale   

L'essenza della Mente è libera dai pensieri. La caratteristica di ciò che è libero dai pensieri è analoga a quello della sfera di spazio vuoto che è onnipervadente. L’Uno senza alcun secondo, cioè l'aspetto assoluto del Mondo della Realtà (dharmadhatu) non è nient’altro che l'indifferenziato Dharmakaya, il "Corpo-di-Essenza" del Tathagata. Poiché l'essenza della Mente è radicata nel Dharmakaya, è stata chiamata Illuminazione Originale. Perché? Perché "Illuminazione Originale" indica (a priori) l'essenza della Mente distinta antiteticamente dall'essenza della Mente nel processo di attualizzazione dell’illuminazione; il processo di  attualizza-zione dell’illuminazione non è nient’altro che il processo di integrare l'identità con l’Illuminazione Originale.  

(2) il Processo di  attualizzazione dell’Illuminazione  

Lo stato di non-illuminazione è basato sull’Illuminazione Originale. Ed a causa della non-illuminazione, si può parlare di processo di attualizzazione dell’Illumina-zione. Ora, l’essere pienamente illuminati alla sorgente della Mente, è stato chiamato l’Illuminazione Finale; il non essere illuminati alla sorgente della Mente, illuminazione non-finale. Quale è il significato di ciò? Un uomo ordinario diviene consapevole che i suoi precedenti pensieri erano sbagliati; in seguito egli è capace di fermare tali pensieri dal sorgere di nuovo (nirodha). Anche se ciò talvolta si può anche chiamare illuminazione, propriamente non è del tutto illuminazione perché non è una illuminazione che arriva alla sorgente della Mente. I seguaci della Via dell’Hinayana che hanno una certa intuizione e quei Bodhisattva che sono stati appena iniziati diventano consapevoli dello stato di cambiamento (anyathatva) dei pensieri e sono liberi da quei pensieri che sono soggetti al cambiamento [come l'esistenza di un sé permanente (atman), ecc.]. Poiché essi hanno abbandonato gli attaccamenti grossolani derivati da una speculazione non garantita (vikalpa), la loro esperienza è chiamata apparente-illuminazione.  

I Bodhisattva che sono giunti alla realizzazione del Dharmakaya diventano consa-pevoli dello stato dimorante temporaneo (sthiti) dei pensieri e non sono bloccati da essi. Poiché essi sono liberi dai loro pensieri falsi e grossolani derivati dalla speculazione illusa che i componenti del mondo sono veri, la loro esperienza è stata chiamata prossima-illuminazione. Quei Bodhisattva che hanno completato i dieci livelli del Bodhisattva e che hanno compiuto i mezzi abili necessari a produrre l’Illuminazione Originale alla massima estensione, sperimenteranno in un istante l'unicità con la Talità; essi diverranno consapevoli di come sorgono gli inizi dei pensieri illusi della mente (jati), e saranno liberi dallo sviluppo di ogni pensiero illusorio. Poiché essi si sbarazzano anche dai sottili pensieri illusori, essi saranno capaci di avere la visione della natura originaria della Mente. La realizzazione che la Mente è eterna, è chiamata Illuminazione finale. Perciò in un sutra è detto che se un uomo è capace di percepire ciò che è oltre i pensieri, egli sta avanzando verso la saggezza del Buddha. Sebbene si dica che vi sia un inizio nel sorgere dei pensieri illusori nella mente, non c'è alcun inizio che possa essere conosciuto come essere indipendente dall'essenza stessa della Mente. E però dire che l'inizio del sorgere dei pensieri ingannevoli è conosciuto significa che esso è noto come esistente sulla base di ciò che è oltre i pensieri [vale a dire, l'essenza della Mente]. Di conseguenza, si dice che tutte le persone ordinarie non siano illuminate, perché esse hanno avuto un continuo flusso di pensieri ingannevoli e non sono mai stati liberi dai loro pensieri; perciò, si dice che essi siano in uno stato di ignoranza senza inizio. Se un uomo ottiene la visione di ciò che è libero da pensieri, allora egli sa in che modo sorgono, permangono, cambiano, e cessano di essere, quei pensieri che caratterizzano la mente [vale a dire, i pensieri ingannevoli], perché egli è identico a ciò che è libero dai pensieri. Ma, in realtà, nessuna differenza esiste nel processo di attualizzazione dell’illuminazione, perché i quattro stati [di sorgere, permanere, ecc.] esistono simultaneamente e ciascuno di essi non è auto-esistente; essi sono originariamente di un'unica e stessa illuminazione [dato che essi stanno avendo luogo sulla base della Illuminazione Originale, come suoi aspetti fenomenici]. E, ancora, l’Illuminazione Originale, quando è analizzata in relazione allo stato contaminato [nell'ordine fenomenico], si presenta come se avesse due attributi. Uno è la "Purezza della Saggezza" e l'altro sono le "Funzioni Ultrarazionali".  

(a) Purezza della Saggezza.  

In virtù della permeazione (vasana, impregno) dell'influenza del dharma [vale a dire, l'essenza della Mente o Illuminazione Originale], un uomo arriva veramente a disciplinarsi e adempie a tutti gli adeguati mezzi per rivelare l’illuminazione; di conseguenza, irrompe nella coscienza composta [cioè, la Coscienza-Deposito che contiene sia l’illuminazione che la non-illuminazione,], elimina la manifestazione del flusso mentale ingannevole, e manifesta il Dharmakaya [cioè, l'essenza della Mente], perché la sua saggezza (prajna) diviene genuina e pura. E quale è il significato di tutto ciò? Tutte le modalità (lakshana) di mente e coscienza nello stato di non-illuminazione sono i prodotti dell'ignoranza. L'ignoranza non esiste separatamente dall’illuminazione; perciò, non può essere distrutta [perché uno non può distruggere qualcosa che non esiste realmente], e però non può non essere distrutta [per quanto ne resta]. E’ come la relazione che esiste tra l'acqua dell'oceano [cioè, l’illuminazione] e le sue onde [cioè, le modalità della mente] agitate dal vento [cioè, l'ignoranza]. Acqua e vento sono inseparabili; ma l’acqua non è mobile per natura, e se il vento si ferma il movimento cessa. Ma la sua natura umida rimane indistruttibile. Similmente, la Mente dell’uomo, pura nella sua propria natura, è agitata dal vento dell'ignoranza. La Mente e l'ignoranza non hanno forme particolari loro proprie e sono inseparabili. Inoltre la Mente non è mobile per natura, e se l'ignoranza cessa, cessa anche la continuità delle attività ingannevoli. Ma la natura essenziale della saggezza [cioè, l'essenza della Mente, come la natura umida dell'acqua] rimane indistruttibile.  

(b) Funzioni Ultrarazionali  

Colui che ha scoperto pienamente l’Illuminazione Originale è capace di creare ogni sorta di eccellenti condizioni perché la sua saggezza è pura. La manifestazione delle sue innumerevoli qualità eccellenti è incessante; adeguandosi alla capacità degli altri uomini egli risponde spontaneamente, si rivela in modi molteplici, e ne trae profitto.  

(3) le Caratteristiche dell'Essenza di Illuminazione  

Le caratteristiche dell'essenza di illuminazione hanno quattro grandi significati, che sono identici a quelli dello spazio vuoto o sono analoghi a quelli di uno specchio lucido. Primo, l'essenza di illuminazione è come un specchio veramente vuoto di immagini. Essa è libera da tutti i marchi oggettivi della mente e non ha nulla da rivelare in se stessa, perché non riflette alcuna immagine. Secondo, essa è come un specchio che influenza (vasana) tutte le persone, spingendole ad avanzare verso l’illuminazione. Essa, non è realmente vuota, perché vi appaiono tutti gli oggetti del mondo, che né escono fuori né entrano dentro; e che non sono persi né distrutti. Essa è una eterna Mente Unica permanente. Tutte le cose appaiono in essa perché tutte le cose sono reali. E nessuna delle cose contaminate è capace di contaminarla, perché l'essenza della saggezza [cioè, l’Illuminazione Originale] non è soggetta ad influssi contaminanti, essendo fornita di una qualità immacolata che influenza tutti gli uomini nell’avanzare verso l’illuminazione. Terzo, essa è come uno specchio che è libero dagli oggetti contaminati riflessi in esso. Ciò si può dire perché lo stato non-vuoto [di Illuminazione Originale] è genuino, puro, e brillante, essendo libero da ostacoli affettivi ed intellettivi, e trascendendo le caratteristiche di ciò che è composto [cioè, la Coscienza-Deposito]. Quarto, essa è come uno specchio, che influenza un uomo a coltivare la sua capacità per la bontà, servendo come causa cooperante nell’incoraggiarlo verso l’adempimento dei suoi sforzi. Poiché l'essenza dell’illuminazione è libera dagli oggetti contaminati, essa illumina universalmente la mente dell’uomo e lo incita a coltivare la sua capacità per la bontà, presentandosi in accordo ai suoi desideri [come uno specchio manifesta le sue apparenze].  

 

b. L'Aspetto di Non-illuminazione  

 

Se non si realizza realmente l'unicità con la Talità, emerge una mente non illuminata, e di conseguenza, i suoi pensieri. Questi pensieri non hanno alcuna necessità di essere provati; perciò, essi non sono indipendenti dall’Illuminazione Originale. È come il caso di un uomo che ha perso la sua strada: egli è confuso a causa del suo errato senso di direzione. Se egli viene totalmente liberato dalla nozione di direzione, allora non ci sarà più il rischio di andar fuori strada. La stessa cosa avviene per le persone: a causa della nozione di illuminazione, esse sono confuse. Ma se vengono liberate dalla nozione fissa di una illuminazione, non ci sarà allora neppure una non-illuminazione. Dato che vi sono uomini con una mente non illuminata e illusa, per loro noi parliamo di vera illuminazione, sapendo bene ciò che vale questo termine relativo. Indipendentemente dalla mente non illuminata, non ci sono marchi indipendenti di vera illuminazione stessa di cui si possa discutere. A causa del suo stato non-illuminato, la mente illusa produce tre aspetti che sono legati alla non-illuminazione e sono inseparabili da essa. Il primo è l'attività dell'ignoranza. E’ l’agitazione mentale, che a causa del suo stato non-illuminato, è stata chiamata l'attività. Quando è illuminata, non c’è agitazione. Quando è agitata, ne consegue l'ansia (dukkha), perché il risultato [l'ansia] non è indipendente dalla causa [l'agitazione conseguente all'ignoranza]. Il secondo è il soggetto che percepisce. A causa dell'agitazione, che interrompe l'unità originale con la Talità, ivi appare il soggetto che percepisce. Quando non è agitata, la mente è esente dal percepire. Il terzo è il mondo oggettivo. A causa del soggetto percipiente, appare erroneamente il mondo degli oggetti. Separatamente dal percipiente, non ci sarebbe nessun mondo oggettivo. Condizionata dal mondo degli oggetti, erroneamente concepito, la mente ingannata produce sei aspetti. Il primo è l'aspetto dell'intelletto discriminante. Dipendendo dal mondo oggettivo erroneamente concepito, la mente sviluppa la discriminazione tra attrazione e rifiuto. Il secondo è l'aspetto della continuità. In virtù della funzione discriminante dell'intelletto, la mente produce una consapevolezza di piacere e dispiacere, con riguardo alle cose del mondo oggettivo. La mente, sviluppando pensieri illusi ed essendo attaccata ad essi, continuerà ininterrottamente a produrre quegli effetti. Il terzo è l'aspetto dell'attaccamento. A causa della continuità di pensieri illusi, la mente, sovrapponendo i suoi pensieri ingannevoli al mondo oggettivo e tenendosi stretta alle discriminazioni di piacere e dispiacere, sviluppa gli attaccamenti a ciò che gli piace. Il quarto è l'aspetto della speculazione (vikalpa) su nomi e parole [cioè, concetti]. Sulla base degli attaccamenti erronei, la mente illusa analizza le parole, che sono provvisorie, e perciò prive di una qualche realtà. Il quinto è l'aspetto di generare il cattivo karma. Basandosi su nomi e concetti che non hanno validità, la mente illusa investiga nomi e parole e si attacca ad essi, e crea tipi molteplici di karma negativo. Il sesto è l'aspetto dell'ansietà legato agli effetti del karma negativo. A causa della legge del karma, la mente illusa soffre degli effetti e non sarà libera. Si dovrebbe capire che l'ignoranza è capace di produrre tutti i tipi di stati contaminati; tutti questi stati sono gli aspetti della non-illuminazione.  

 

c. Le Relazioni tra Illuminazione e Non-illuminazione  

Vi sono due relazioni tra gli stati illuminati e non-illuminati della Mente. Essi sono "identità" e "non-identità".  

(1) Identità  

Proprio come pezzi di vari tipi di arte ceramica sono della stessa natura, nel loro essere composti di creta, così le varie manifestazioni quasi-magiche (maya) sia della Illuminazione (anasrava: il non-contaminato) che della non-illuminazione (avidya: l'ignoranza), sono aspetti della stessa essenza, la Talità. Per questa ragione, in un sutra è detto che "tutti gli esseri senzienti intrinsecamente dimo-rano nell’eternità e sono entrati nel nirvana. Lo stato di illuminazione non è un qualcosa che sarà creato o acquisito dalla pratica. In finale, esso non è ottenibile [perché c’è già fin dall'inizio]". E neanche esso ha un qualche aspetto corporale che così possa essere percepito. Ogni aspetto corporeo che sia visibile [come i segni del Buddha] è altrettanto magico, come i prodotti della Talità manifestati in accordo con la mentalità contaminata degli uomini. Comunque, non è che questi aspetti corporei, che sono il risultato del funzionamento ultrarazionale della saggezza, siano della natura di non-vacuità [cioè, sostanziali]; perché la saggezza non ha alcun aspetto che possa essere percepito.  

(2) Non-Identità  

Proprio come i vari pezzi di arte ceramica differiscono l’uno dall'altro, così esistono le differenze tra lo stato di illuminazione e quello di non-illuminazione, e tra le manifestazioni quasi-magiche della Talità, manifestate in accordo con la mentalità contaminata degli uomini, e quelle degli uomini ignoranti che sono essi stessi contaminati [cioè, ottenebrati] riguardo alla natura essenziale della Talità.  

2. Le Cause e le Condizioni dell’Essere Uomini nel Samsara  

Che un uomo sia nel samsara (ciclo di nascita e morte) risulta dal fatto che la sua mente (manas) e coscienza (vijnana) si sviluppano sulla base della Coscienza-Deposito (citta). Ciò significa che a causa dell'aspetto di non-illuminazione della Coscienza-Deposito, si dice che egli sia posseduto dall'ignoranza, [e quindi egli è imprigionato a rimanere nel samsara].  

a. La Mente   

La mentalità che emerge nello stato di non-illuminazione, in cui si percepisce e si riproduce erroneamente il mondo degli oggetti e, concependo che il riprodotto mondo oggettivo è reale, si continua a sviluppare pensieri ingannevoli, è ciò che noi definiamo come ‘mente’. La mente ha cinque nomi diversi. Il primo è chiamato la "mente-attivante", perché, senza essere consapevole di se stessa, rompe l'equilibrio della mente con la forza dell'ignoranza. Il secondo è chiamato "mente-evolvente", perché alla fine essa emerge aldisopra della mente agitata come il soggetto che percepisce erroneamente. Il terzo è chiamato "mente-riproducente", perché riproduce l’intero mondo oggettivo come un brillante specchio riproduce tutte le immagini materiali. Quando è di fronte agli oggetti dei cinque sensi, essa subito li riproduce. Essa sorge sempre in modo spontaneo ed esiste per sempre riproducendo il mondo degli oggetti che è di fronte al soggetto. Il quarto è chiamato "mente analitica", perché differenzia ciò che è contaminato da ciò che è incorrotto. Il quinto è chiamato la "mente che continua", perché si unisce con i pensieri ingannevoli e li perpetua ininterrottamente. Essa contiene tutto il karma, buono e cattivo, accumulato nelle innumerevoli vite precedenti, e non permette che si disperda. È anche capace di portare i risultati del dolore, piacere, ecc. del presente e del futuro, fino alla maturazione; e nel far così, non commette errori. Può far improvvisamente ricordare le cose del presente e del passato, e far avere improvvise ed inaspettate fantasie sulle cose future. Il triplice mondo, è perciò irreale ed è solamente mentale. Separatamente da essa, non ci sono oggetti né dei cinque sensi e né della mente stessa. Cosa significa questo? Poiché tutte le cose, senza eccezione, si sono sviluppate nella mente e prodotte sotto il condi-zionamento di pensieri ingannevoli, tutte le differenziazioni non sono altro che le differenziazioni della propria mente stessa. Inoltre, la mente non può percepire la mente stessa; la mente non ha suoi propri marchi che possano essere accertati come un'entità sostanziale. Occorre capire che la concezione dell’intero mondo degli oggetti può essere sostenuta solamente sulla base dell'ignoranza della mente di un uomo illuso. Tutte le cose, perciò, sono solo come immagini in uno specchio, che è privo di qualunque oggettività che uno può pensare di trovare; esse sono solo prodotti della mente e sono irreali. Quando la mente illusa viene ad essere, allora le varie concezioni (dharma) vengono ad essere; e quando la mente illusa cessa di essere, allora queste varie concezioni cessano di essere.  

b. La Coscienza  

Ciò che è chiamato "coscienza" (vijnana) è la "mente che continua"(o ‘continuum’ mentale). A causa del loro costante attaccamento, gli uomini ordinari immaginano che “l’Io ed il Mio” siano reali e nelle loro illusioni si aggrappano ad essi. Appena gli oggetti si presentano, questa coscienza rimane fissa su loro e discrimina tra gli oggetti dei cinque sensi e quelli della mente. Ciò è chiamato "vijnana" [cioè, la coscienza che differenzia] ovvero la coscienza della separazione. L'inclinazione per la discriminazione di questa coscienza, viene intensificata sia dalla contaminazione intellettuale di fissarsi su visioni perverse e sia dalla contaminazione affettiva dell'indulgere nelle passioni. Il fatto che la mente illusa e la coscienza sorgono dalla permeazione dell'ignoranza è qualcosa che uomini ordinari non possono capire. I seguaci dell’Hinayana, con la loro saggezza, similmente non riescono a realizzare questo. Quei Bodhisattva che, essendo avanzati dalla prima tappa della corretta fede, dirigono la mente verso l’illuminazione tramite la pratica della con-templazione, realizzando il Dharmakaya, possono comprenderlo parzialmente. Ancora, perfino quelli che sono arrivati alla tappa finale dello Stato di Bodhisattva non possono comprendere pienamente questo; solamente gli Illuminati ne hanno una completa comprensione. Perché? Perché la Mente, benché pura fin dall'inizio nella sua auto-natura, è accompagnata dall’ignoranza. Essendo contaminato dalla ignoranza, uno stato contaminato di Mente viene ad essere. Tuttavia, benché contaminata, la stessa Mente è eterna ed immutabile. Solo gli Illuminati sono capaci di capire ciò che questo significa. Ciò che è chiamato la natura essenziale della Mente è sempre aldilà dei pensieri. Perciò, è definita come "immutabile". Quando si deve ancora realizzare l’unico Mondo della Realtà, la Mente è mutevole e non è in perfetta unità con la Talità. Improvvisamente, un pensiero ingannevole sorge; questo stato è chiamato “Ignoranza”.  

c. Stati Contaminati di Mente  

Sei tipi di stati contaminati della mente, condizionati da ignoranza, possono essere identificati. Il primo è la contaminazione unita con l’attaccamento al “sé” (atman) da cui sono liberi quelli che hanno raggiunto la liberazione Hinayana e quei Bodhi-sattva al livello di "stabilizzazione della fede". Il secondo è la contaminazione unita con il "continuum-mentale", dalla quale possono gradualmente liberarsi quelli che sono al livello di "stabilizzazione della fede" e che stanno praticando i mezzi abili per raggiungere l’illuminazione, e liberarsi completamente al livello di "coraggio- puro". Il terzo è la contaminazione unita con la "mente analitica" e discriminante, dalla quale quelli al livello di "osservare i precetti" cominciano ad essere liberati e alla fine, sono completamente liberati quando arrivano al livello dei "mezzi abili senza traccia". Il quarto è la sottile contaminazione che è disgiunta dal mondo rappresentato dagli oggetti, da cui possono essere liberati coloro che sono al livello di "libertà dal mondo di oggetti". Il quinto è la più sottile contaminazione disgiunta dalla "evolvente mente che percepisce" [cioè, la contaminazione che esiste prima dell'atto di percepire], da cui sono liberati quelli al livello della "libertà dalla mente evolvente". Il sesto e più sottile tipo è la contaminazione disgiunta dalla "mente attivante" di base, dalla quale sono liberati quei Bodhisattva che hanno superato la tappa finale e sono arrivati al livello del "Tathagata".  

d. Commenti sui Termini Usati nella Discussione Precedente  

Circa l'espressione "l’unico Mondo della Realtà deve ancora essere realizzato": Da questo stato, quei Bodhisattva che sono avanzati dal livello della "stabilizzazione della fede" al livello del "puro-coraggio", dopo avere completato e troncato i loro pensieri ingannevoli, saranno liberati man mano che essi avanzano, e quando essi arrivano allo stadio del "Tathagata", saranno completamente liberati.

Riguardo al termine "unita": Con la parola "unita", che appare nelle prime tre contaminazioni si intende che sebbene esista la differenza [ovvero, la dualità] tra la mente (soggetto) ed il dato della mente (l'oggetto), pure vi è una relazione simultanea tra essi poiché quando il soggetto è contaminato, anche l'oggetto è contaminato, e quando il soggetto è purificato anche l'oggetto è purificato.

Riguardo a "disgiunta": Con la parola "disgiunta" si intende che le altre tre sottili e fondamentali contaminazioni sono gli aspetti di non-illuminazione da parte della mente, che esistono prima della differenziazione nella relazione tra il soggetto e l’oggetto; perciò, una relazione simultanea tra il soggetto e l’oggetto non è ancora stabilita. Con l'espressione "stato contaminato di mente": si intende "l'ostacolo che ha origine dalle contaminazioni", perché esso ostruisce ogni fondamentale possibilità di intuizione della Talità.

Riguardo ad "ignoranza": l'Ignoranza è chiamata "l’ostacolo che ha origine dal fraintendere gli oggetti", perché esso ostruisce la saggezza che spontaneamente funzionerebbe nel mondo. A causa dello stato contaminato di mente, ivi emerge il soggetto che percepisce erroneamente; [cioè, la mente evolvente] e quella che riproduce [la mente riproducente] e così si afferma erroneamente il mondo degli oggetti e si causa la deviazione dallo stato indifferenziato della Talità. Sebbene tutte le cose siano sempre in quiescenza e prive di qualunque obbligo di sorgere, a causa della non-illuminazione dovuta all'ignoranza, ognuno devia erroneamente dal dharma [ovvero, la Talità]; così si perde l’occasione di ottenere la saggezza che funziona spontaneamente, adattandosi a tutte le circostanze del mondo.  

3. le Caratteristiche degli Esseri nel Samsara  

Nell'analizzare le caratteristiche degli Esseri che sono nel samsara, due categorie possono essere distinte. Una è "grezza", perché quelli che appartengono a questa categoria sono uniti con le attività grossolane della mente contaminata; l'altra è "sottile", perché quelli che appartengono a questa categoria sono disgiunti dalle attività sottili della mente contaminata. Inoltre, ogni categoria a sua volta può essere suddivisa in più grossolana e più sottile. La più grossolana delle grezze appartiene alla serie dell'attività mentale degli uomini ordinari; la più sottile delle grezze e la più grossolana delle sottili appartengono a quella dei Bodhisattva; mentre la più sottile delle sottili appartiene a quella dei Buddha. Queste due categorie di esseri nell'ordine fenomenico avvengono a causa della permeazione dell'ignoranza; cioè, esse avvengono per via della causa primaria e delle cause concomitanti. La "non-illuminazione" è la causa primaria; e dalle cause conco-mitanti, sorge "il mondo erroneamente rappresentato dagli oggetti". Quando la causa primaria cessa di essere, allora le cause concomitanti cesseranno di essere. Grazie alla cessazione della causa primaria, la mente disgiunta dal mondo rappresentato dagli oggetti, ecc., cesserà di essere; e per via della cessazione delle cause concomitanti, la mente unita all'attaccamento all’atman, ecc., cesserà di essere.

Domanda: Se la mente cessa di essere, che diverrà della sua continuità? Se c'è continuità di mente, come si può spiegare la sua cessazione finale?

Risposta: Ciò di cui noi parliamo come "cessazione" è solamente la cessazione dei marchi della mente illusa e non la cessazione della sua essenza. È come nel caso del vento che, seguendo la superficie dell'acqua, lascia i segni del suo movimento. Se l'acqua dovesse cessare di essere, allora i segni del vento sarebbero annullati ed il vento non avrebbe alcun appoggio su cui visualizzare il suo movimento. Ma siccome l'acqua non cessa di essere, i segni del vento possono continuare. Poiché solamente se il vento cessa, i segni del suo movimento cessano di conseguenza. E questa non è la cessazione dell’acqua. Quindi, è la stessa cosa con l’ignoranza; sulla base dell'essenza della Mente c’è movimento (agitazione). Se l'essenza della Mente potesse cessare, allora le persone sarebbero annullate e non avrebbero appoggio. Ma siccome l'essenza non cessa di essere, la mente può continuare. Poiché soltanto la stupidità cessa di essere, i marchi (o segni) della stupidità della mente cessano di conseguenza. Non è che cessa la saggezza [cioè, l'essenza] della Mente. A causa dei quattro tipi di permeazione, gli stati contaminati e lo stato puro, emergono e continuano ininterrotti. Essi sono (1) lo stato puro, che è chiamato la Talità; (2) la causa di tutte le contaminazioni, che è chiamata l'Ignoranza; (3) la mente illusa, che è chiamata "mente-attivante"; (4) il mondo esterno erroneamente concepito, che è chiamato "gli oggetti della mente e dei cinque sensi".

Il significato della permeazione: Nel mondo, gli abiti certamente non hanno alcun odore in se stessi, ma se un uomo li impregna con profumi, allora essi avranno un odore profumato. È lo stesso, nel caso di cui stiamo parlando. Lo stato puro della Talità di sicuro non ha una contaminazione, ma se è permeato di ignoranza, allora su di esso appaiono i marchi della contaminazione. Invece, lo stato contaminato dell’ignoranza è privo di ogni forza purificatrice, ma se è permeato dalla Talità, allora verrà ad avere un'influenza purificatrice.  

a. Permeazione dell'Ignoranza  

In che modo la permeazione dell'ignoranza, generando lo stato contaminato, continua ininterrottamente? Si può dire che, sulla base della Talità [vale a dire, l’Illuminazione Originale], appare l'ignoranza [vale a dire, la non-illuminazione]. L'ignoranza, che è la causa primaria dello stato contaminato, impregna (permea) la Talità. A causa di questa permeazione ne risulta una mente illusa. A causa della mente illusa, pensieri illusi si generano, permeati di ignoranza. Mentre il principio della Talità deve ancora essere realizzato, la mente illusa, sviluppando pensieri in uno stato di non-illuminazione, afferma erroneamente concepiti oggetti dei sensi e della mente. Questi oggetti erroneamente concepiti dei sensi e della mente, che sono le cause coordinatrici che provocano lo stato contaminato, permeano la mente illusa e fanno sì che la mente ingannata si attacchi ai suoi pensieri, creando il vario karma negativo e subendo ogni tipo di sofferenze fisiche e mentali. La permeazione dell’erroneo concepimento degli oggetti dei sensi e della mente è di due tipi. La prima è la permeazione di base dalla "mente-attivante", che fa sì che gli Arhats, i Pratyeka-buddha, e tutti i Bodhisattva, subiscano la sofferenza del samsara; la seconda è la permeazione che accelera le attività della "coscienza-che-discrimina-l’oggetto" e fa sì che gli uomini ordinari patiscano la schiavitù del loro karma negativo. Anche le permeazioni dell'ignoranza sono di due tipi. La prima è la permeazione di base, poiché può mettere in atto la "mente-attivante", e l'altra è la permeazione che sviluppa visioni perverse e attaccamenti, poiché può mettere in atto la "coscienza-che discrimina-l’oggetto".  

b. Permeazione della Talità  

E in che modo la permeazione della Talità genera lo stato puro e può continuare ininterrottamente? Si può dire che esiste il principio della Talità, e che esso può permeare l'ignoranza. Attraverso la forza di questa permeazione, la Talità fa sì che la mente illusa provi avversione per la sofferenza del samsara ed aspiri al nirvana. Poiché questa mente, sebbene ancora illusa, ora è posseduta dall’avversione e dall’aspirazione, si permea di Talità, e con ciò incita la Talità a manifestarsi. Così un uomo arriva a credere nella sua natura essenziale, ed a sapere che quello che esiste è l'attività erronea della mente, e che il mondo degli oggetti di fronte a lui è non-esistente, ed a praticare le istruzioni per liberarsi dal mondo erroneamente concepito degli oggetti. Egli finalmente sa che è veramente così - che non c'è nessun mondo di oggetti di fronte a lui - e perciò con vari strumenti egli pratica corsi di insegnamenti per conformarsi alla Talità. Egli non si legherà più a qualsiasi cosa, né darà più origine a pensieri ingannevoli. Attraverso la forza di questa permeazione della Talità, dopo un periodo di tempo abbastanza lungo, la sua ignoranza cesserà. Grazie alla cessazione dell'ignoranza, non vi sarà più nessun altro sorgere di attività mentali ingannevoli. A causa del non-sorgere delle attività mentali ingannevoli, il mondo degli oggetti com’era prima concepito cesserà di essere; a causa della cessazione sia della causa primaria (ignoranza) che delle cause coordinatrici (la visione oggettiva), tutti i marchi della mente contaminata saranno annullati. Ciò è chiamato "ottenere il nirvana e compiere atti spontanei". La permeazione della Talità nella mente illusa è di due tipi. Il primo tipo è la permeazione della "coscienza-che-discrimina-l’oggetto". Grazie a questa permea-zione, i seguaci dell’Hinayana e gli uomini ordinari creano avversione per le soffe-renze del samsara, e quindi ognuno, secondo le proprie capacità, gradualmente avanza verso la Suprema Illuminazione. Il secondo è la permeazione mentale. A causa di questa permeazione, i Bodhisattva arrivano rapidamente verso il nirvana grazie all’aspirazione e coraggio morale. Nell'ignoranza si possono identificare due tipi di permeazione della Talità. La prima è la "permeazione attraverso la manifestazione dell'essenza della Talità", la seconda è la "permeazione attraverso le influenze esterne".  

(1) Permeazione attraverso la Manifestazione dell'Essenza della Talità  

L'essenza della Talità è, da tempi-senza-inizio, dotata di un "perfetto stato di purezza". Essa è provvista di funzioni ultrarazionali e della natura di manifestarsi (letteralmente, la natura di creare il mondo oggettivo). Grazie a questi due motivi, essa si impregna perpetuamente di ignoranza. Essa, attraverso la forza di questa permeazione, spinge l’uomo ad aborrire la sofferenza del samsara e a cercare la beatitudine del nirvana e, dando a lui la fiducia che all'interno di se stesso vi è il principio della Talità, fa decidere la sua mente ad applicarvisi.

Domanda: Se è così, allora tutti gli esseri senzienti sono dotati del principio della Talità e ne sono ugualmente permeati. Perché dunque vi sono infinite varietà di credenti e non-credenti, e vi sono alcuni che credono più presto ed altri più tardi? Tutti dovrebbero, sapendo di essere dotati del principio della Talità, fare subito lo sforzo di utilizzare i mezzi abili così da ottenere tutti ugualmente il nirvana.

Risposta: Sebbene la Talità sia originalmente una, ci sono ancora infinite ombre incommensurabili di ignoranza. A causa della sua natura, dall’inizio dei tempi, l’ignoranza è caratterizzata dalla diversità, ed il suo grado di intensità non è uniforme. Le contaminazioni, più numerose dei granelli di sabbia del Gange, vengono ad essere a causa delle differenze di intensità dell'ignoranza, ed esistono in modi molteplici; le contaminazioni, come la credenza nell'esistenza di un sé per-sonale (atman) e l'indulgenza nelle passioni, si sviluppano a causa dell'ignoranza ed esistono in modi diversi. Tutte queste contaminazioni sono provocate dalla ignoranza, in una maniera molto diversificata nel tempo. Soltanto i Tathagata conoscono bene tutto questo. Nel buddhismo vi è un insegnamento riguardo alla causa primaria e le cause concorrenti. Quando la causa primaria è provvista sufficientemente di cause concorrenti, il risultato sarà perfetto. È come nel caso del legno: sebbene esso possieda una natura latente di fuoco, che è la causa primaria del suo bruciare, non può essere fatto bruciare da solo, a meno che gli uomini capiscano la situazione e ricorrano a metodi di attivare il fuoco esterni al legno, facendolo accendere. Allo stesso modo un uomo, benché sia in possesso della corretta causa primaria, la Talità con la permeante forza, non può da sé solo porre fine alle sue contaminazioni, ed entrare nel nirvana, a meno che egli non sia provvisto di cause concorrenti, vale a dire, l’incontro con i Buddha, Bodhisattva, o con buoni amici spirituali. Tuttavia, anche se egli fosse provvisto sufficientemente di cause concorrenti esteriori, se il puro principio interiore [cioè, la Talità] fosse carente di forza permeante, allora un uomo non potrebbe in definitiva aborrire le sofferenze del samsara e cercare la beatitudine del nirvana. In ogni modo, se vi è una sufficiente provvista di cause sia primaria che concorrenti, allora grazie al suo possesso interiore della forza permeante, la Talità, e la compassionevole protezio-ne dei Buddha e Bodhisattva dall’esterno, egli sarà in grado di sviluppare una avversione per le sofferenze, e di credere che il nirvana è reale, e coltivare la sua capacità per la bontà. E quando la sua coltivazione della capacità per la bontà sarà matura, come risultato egli incontrerà i Buddha e i Bodhisattva, verrà istruito con gli insegnamenti, traendone profitto e gioia, e alla fine egli sarà capace di avanzare sul Sentiero verso il nirvana.  

(2) Permeazione attraverso le Influenze  

Questa è la forza proveniente dall’esterno che tocca l’uomo procurandogli le cause concorrenti. Tali cause concorrenti esterne hanno un numero infinito di significati. In breve, esse possono essere spiegate sotto due categorie: cioè, le cause con-correnti specifiche e quelle generali.  

(a) Le Cause Concorrenti Specifiche

Un uomo, dal momento in cui comincia ad avere l’aspirazione verso la ricerca dell’illuminazione e fino a quando egli diventa un Illuminato, vede e medita sui Buddha e Bodhisattva, nel modo in cui essi si manifestano a lui; talvolta essi appaiono come membri della sua famiglia, genitori, o parenti, talvolta come domestici, talvolta come amici intimi, o talvolta anche come nemici. Attraverso ogni tipo di azione e innumerevoli imprese, come la pratica dei quattro atti di bontà, ecc., essi esercitano la forza di permeazione creata dalla loro grande compassione, e sono così in grado di causare che gli esseri senzienti fortifichino la loro capacità per il bene e sono capaci di beneficiarli secondo ciò che vedono o sentono essere le loro necessità. Questa specifica causa concorrente è di due tipi. Una è immediata ed abilita un uomo ad ottenere rapidamente la liberazione; e l'altra è remota ed abilita un uomo ad ottenere la liberazione dopo un più lungo periodo. Le cause immediate e remote sono ancora di due tipi: le cause che fortificano un uomo nelle sue pratiche di mezzi abili per aiutare gli altri, e quelle che lo abilitano per ottenere l’illuminazione.  

(b) Le Cause Concorrenti Generali

Tutti i Buddha e Bodhisattva desiderano liberare tutti gli uomini, permeandoli spontaneamente con le loro influenze spirituali e non abbandonandoli mai. Attraverso il potere della saggezza che è una con la Talità, essi manifestano le attività in risposta alle necessità degli uomini come li vedono e li sentono. A causa di questa causa indiscriminatamente permeante, tutti gli uomini sono ugualmente capaci, per mezzo della concentrazione (samadhi), di vedere il Buddha. Questa permeazione tramite l'influenza della saggezza, la cui essenza è una con la Talità, è anche divisa in due categorie secondo i tipi di destinatari. La prima dovrà ancora essere unita con la Talità. Gli uomini ordinari, i seguaci dell’Hinayana, e quei Bodhisattva che sono stati appena iniziati, si dedicano a pratiche religiose in base alla forza della loro fede, essendo permeati dalla Talità attraverso la loro mente e coscienza. Tuttavia, non avendo ancora ottenuto la mente non-discriminante, essi dovranno essere uniti all'essenza della Talità, e non avendo ottenuto la perfezione della disciplina di agire liberamente, essi dovranno ancora essere uniti con l'influenza della Talità. L'altra categoria, è già unita con la Talità: Bodhisattva che realizzano il Dharmakaya hanno ottenuto la mente non-discriminante e sono uniti con l'essenza del Buddha; essi, avendo ottenuto di agire liberamente, sono uniti con l'influenza della saggezza del Buddha. Essi singolarmente si dedicano con spontaneità alle loro discipline religiose, in base alla forza interiore della Talità; permeandosi di Talità, così che la stessa Talità li reclamerà, essi distruggono l'ignoranza. Inoltre, da tempi-senza-inizio, il principio contaminato samsarico (dharma) continua perpetuamente a permearsi finché perisce nel conseguimento del supremo Stato di Buddha. Ma la permeazione del puro principio non ha nessuna interruzione e nessuna fine. La ragione è che il principio della Talità si sta sempre permeando; perciò, quando la mente illusa cessa di essere, sarà manife-tato il Dharmakaya [cioè, la Talità, o Illuminazione Originale] che genererà la permeazione dell'influenza della Talità, e così non ci sarà nessuna fine per essa.  

 

Cap.II. L'Essenza Stessa e gli Attributi della Talità,

ovvero I Significati di Maha  

A. La Grandezza dell'Essenza della Talità  

L'essenza della Talità non conosce aumento o diminuzione nell’uomo ordinario, nei seguaci Hinayana, Bodhisattva o Buddha. Non è stata portata in esistenza all'inizio e né potrà cessare di essere alla fine dei tempi; essa è costantemente eterna.  

B. La Grandezza degli Attributi della Talità  

Fin dall'inizio la Talità, nella sua natura, è pienamente fornita di tutte le qualità eccellenti; vale a dire che è dotata della luce della grande saggezza, delle qualità di illuminare l'intero universo, della vera conoscenza e di pura mente; nella sua auto-natura (il Sé) vi è eternità, beatitudine, purezza, freschezza, immutabilità, e libertà. È dotata di queste eccellenti qualità, che sono più numerose dei granelli di sabbia del Gange, che non sono indipendenti, né separate e né diverse dalla 'essenza della Talità’, e che sono attributi ultrarazionali dello Stato di Buddha. Poiché essa è totalmente dotata di tutto ciò, e non è mancante di nulla, quando è latente è stata chiamata ‘Tathagata-garbha’, o anche Dharmakaya del Tathagata. Domanda: Prima fu spiegato che l'essenza della Talità è indifferenziata e priva di ogni caratteristica. Allora, perché dopo hai descritto la sua essenza come avente queste varie eccellenti qualità?

Risposta: Sebbene, in realtà, essa abbia tutte queste qualità eccellenti, pure non ha alcuna caratteristica di differenziazione; essa mantiene la sua identità ed ha un unico sapore; la Talità è solamente una.

Domanda: Che significa questo?

Risposta: Poiche essa è priva di individualità, è libera dalle caratteristiche di individuazione; così è l’Uno senza alcun secondo.

Domanda: Allora, come si può parlare di differenziazione [cioè, la molteplicità delle caratteristiche della Talità]?

Risposta: In contrasto con le caratteristiche dei fenomeni della "mente-attivante", le caratteristiche della Talità possono essere inferite.

Domanda: Come possono essere inferite?

Risposta: Tutte le cose in origine sono della Mente Unica; infatti essa trascende i pensieri. Ciononostante, la mente illusa, nello stato di non-illuminazione, genera pensieri non-rilevanti e conferma il mondo oggettivo. Essendo questo il caso, noi definiamo questa mentalità come "lo stato di essere privo di saggezza (avidya: ignoranza)". La natura essenziale della Mente è immutabile dato che essa non dà origine ad alcun pensiero ingannevole, e perciò, è il vero opposto dell'ignoranza; quindi, si dice che essa abbia la caratteristica della "luce della grande saggezza". Quando c'è una particolare azione percettiva della mente, oltre agli oggetti che sono percepiti, altri oggetti rimarranno non-percepiti. Però, la natura essenziale della Mente è libera da un percepire parziale; quindi, si dice che la Talità possiede la caratteristica di "illuminare l'intero universo". Quando la mente è in movimento [agitata dall’ignoranza], essa è caratterizzata da illusioni e contaminazioni, più numerose dei granelli di sabbia del Gange, come la mancanza di vera conoscenza, assenza di auto-natura, impermanenza, assenza di beatitudine, impurità, ansia febbrile, deterioramento, mutazione, e mancanza di libertà. Diversamente da questo, la natura essenziale della Mente è comunque immobile [non disturbata da ignoranza]; e perciò, si può inferire che debba avere le varie qualità eccellenti e pure, che superano in numero le sabbie del Gange. Ma se la mente genera pensieri irrilevanti e inoltre aderisce al mondo di oggetti, continuerà ad essere priva di queste qualità. Tutte queste innumerevoli qualità eccellenti del principio puro non sono nient’altro che quelle della Mente Unica, e non c'è niente da dover ancora ricercare con il pensiero. Quindi, ciò che è pienamente dotato di esse, è chiamato ‘Dharmakaya’ quando è manifestato e ‘Tathagata-garbha’ quando è virtuale e latente.  

C. La Grandezza delle Influenze della Talità  

I Tathagata-Buddha, mentre erano negli stadi del Sentiero del Bodhisattva, eserci-tarono grande compassione, praticarono le paramita, accettando e trasformando gli esseri senzienti. Essi fecero grandi voti, desiderando di liberare tutti gli esseri senzienti, attraverso innumerevoli eoni fino alla fine dei tempi a venire, perché essi si curavano di tutti gli esseri senzienti come si curavano di se stessi. Eppure essi non considerarono mai gli esseri senzienti come separati. Perché? Perché essi sapevano veramente che tutti gli esseri senzienti e loro stessi erano identici nella Talità e che non poteva esservi una distinzione tra loro. Poiché essi possedevano una così grande saggezza, da poter essere applicata con gli abili mezzi alla ricerca dell’illuminazione, essi estìnsero la loro ignoranza e percepirono il Dharmakaya originale. Compiendo spontaneamente attività incomprensibili, ed esercitando molteplici influenze, essi sono ovunque onnipervadenti con la loro identità alla Talità. Ciononostante, essi non rivelano i segni di tali loro influenze che possono essere così tracciate. Perché? Perché i Tathagata-Buddha non sono altri che la vera incarnazione della saggezza, il Dharmakaya stesso. Essi sono parte del reame della verità assoluta (paramartha), la quale trascende il mondo in cui opera la verità relativa. Essi sono liberi da tutte le attività convenzionali. Eppure, a causa del fatto che gli esseri senzienti ricevono benefici vedendoli o sentendo le loro parole, la loro influenza [cioè, della Talità] si può considerare in termini relativi.

Le influenze della Talità sono di due tipi. Il primo tipo è ciò che è concepito dalla mente di uomini ordinari e dai seguaci dell’Hinayana [vale a dire, l'influenza della Talità come riflesso] nella "coscienza che discrimina l’oggetto". Esso è chiamato l'influenza della Talità nella forma del "Corpo-di-Trasformazione" (Nirmanakaya). Poiché non sanno che è proiettato dalla "mente-evolvente", essi lo considerano come se venisse dall’interno; presumono che esso abbia un limite fisico-corporeo dato che la loro comprensione è limitata. Il secondo tipo è ciò che è concepito dalla mente dei Bodhisattva, dal primo stadio dell'aspirazione al livello più alto, [cioè, l'influenza della Talità come riflesso] nella mentalità che valuta gli oggetti esterni come non-reali. Esso è chiamato l'influenza della Talità nella forma del "Corpo-di-Beatitudine" (Sambhogakaya), ed ha un numero infinito di forme corpo-ree. Ogni forma ha un numero infinito di segni notevoli, ed ogni notevole segno ha un numero infinito di segni sottili. Il luogo dove esso ha la sua dimora ha innumerevoli ornamenti e vi si manifesta senza alcun limite; le sue manifestazioni sono inesauribili e libere da ogni limitazione. Esso si manifesta in accordo con le necessità degli esseri senzienti; eppure rimane sempre stabile senza distruggersi o perdersi. Queste qualità eccellenti furono perfezionate con la pura permeazione acquisita dalla pratica delle paramita e con la permeazione ultrarazionale della Talità. Poiché questa influenza è dotata di infiniti attributi di beatitudine, essa è detta "Corpo-di-Beatitudine". Ciò che è visto dagli uomini ordinari sono soltanto le comuni forme corporee della manifestazione della Talità. In dipendenza di dove ci si trova, nei sei stati trasmigratori, la propria visione di esso differirà. Le visioni di esso, concepite dagli esseri non illuminati, non sono in una forma di Beatitudine; questo è il motivo per cui esso è stato chiamato "Corpo-di-Trasformazione" [cioè, il corpo che appare nelle sembianze del concepitore]. I Bodhisattva, già dal primo stadio di aspirazione, e tutti gli altri, grazie alla loro profonda fede nella Talità, hanno una parziale visione della natura dell'influenza della Talità. Essi sanno che le cose del Corpo-di-Beatitudine, come le sue forme corporee, i notevoli marchi, gli ornamenti, ecc., non vengono dall’interno né se ne vanno via, che sono liberi da limitazioni, e che sono concepiti solo dalla mente e non sono indipendenti dalla  Talità. Tuttavia, questi Bodhisattva non sono liberi dal pensiero dualistico, poiché devono ancora entrare nello stadio in cui ottengono la completa realizzazione del Dharmakaya. Quando essi arrivano al livello di "puro-coraggio", le forme da loro viste saranno più sottili e le influenze della Talità saranno più eccellenti che mai. Quando poi usciranno di scena, essi perfezioneranno la loro visione della Talità. Infine, quando diventeranno liberi dalla "mente-attivante", essi saranno liberi dalla percezione della dualità. Il Dharmakaya del Buddha non conosce nessuna cosa che sia distinta una dall’altra.

Domanda: Se il Dharmakaya del Buddha è libera dalla manifestazione di forma corporea, allora come può apparire nella forma fisica-corporale?

Risposta: Poiché il Dharmakaya è l'essenza della forma fisica-corporale, esso è in grado di apparire nella forma corporea. Ecco perché è detto che all'inizio la forma corporea e la Mente erano non-duali. Poiché la natura essenziale della forma corporea è identica alla saggezza, l'essenza della forma fisica-corporale che pure dovrà essere divisa in forme tangibili è chiamata "Corpo-di-saggezza". Poiché la natura essenziale della saggezza è identica alla forma corporea, l'essenza della forma fisica-corporale che pure dovrà essere divisa in forme tangibili è chiamata ‘Dharmakaya onni-pervadente’. La manifestazione delle sue forme corporee non ha limiti. Si può manifestare liberamente in un infinito numero di Bodhisattva, nei Buddha dal corpo-di-Beatitudine, e in tutti gli ornamenti nelle dieci direzioni dell'universo. Ognuna di esse non ha né limitazioni né interferenze. Tutte sono inconcepibili al pensiero dualistico della mente-coscienza illusa, perché loro sono il risultato della libera influenza della Talità.  

D. Dal Samsara al Nirvana  

Infine, ora sarà rivelato come entrare dal reame del samsara nel reame della Talità. Esaminando i cinque componenti, troviamo che loro possono essere ridotti a materia (oggetto) e mente (soggetto). Gli oggetti dei cinque sensi e della mente sono, in ultima analisi, ben oltre ciò che si pensa in cui essi siano. E la mente stessa è priva di ogni forma o marchio ed è, perciò, non raggiungibile come tale, non importa dove si possa cercarla. Proprio come un uomo che, avendo perso la sua strada anche se non ha cambiato l’effettiva direzione, confonde erroneamente l'est per l'ovest, così le persone presumono, a causa della loro ignoranza, che la Mente (La Talità) sia quello che loro pensano che sia, sebbene la Mente in effetti non sia soggetta ad influssi anche quando è falsamente affermata. Se un uomo è capace di osservare e capire che la Mente è oltre ciò che si pensa che sia, allora egli sarà in grado di conformarvisi ed entrerà nel reame della Talità.  

 

Cap. III° - La Correzione degli Attaccamenti Nefasti  

Tutti i Nefasti Attaccamenti hanno origine dalle visioni devianti; se un uomo è libero dalle deviazioni, sarà libero dagli Attaccamenti Nefasti. Ci sono due generi di visioni devianti: una è la visione deviante mantenuta da quelli che non sono liberi dalla credenza nell’atman [cioè, gli uomini ordinari]; l'altra è la visione deviante mantenuta da quelli che credono che i componenti del mondo siano veri [cioè, i seguaci dell’Hinayana].  

I. Le Visioni Devianti Sostenute dagli Uomini Ordinari  

Ci sono cinque tipi di visioni devianti sostenute dagli uomini ordinari che possono essere qui discussi. Com’è spiegato nel sutra, nel sentire che, in ultima analisi, il Dharmakaya del Tathagata è inerte come lo spazio vuoto, gli uomini ordinari pensano che la natura del Tathagata sia, realmente, uguale allo spazio vuoto, per cui essi non sanno che lo scopo del sutra è proprio di sradicare la loro adesione. Domanda: Come può essere corretto questo?

Risposta: Il modo di correggere questo errore è di capire chiaramente che lo "spazio vuoto" è un concetto ingannevole, la cui sostanza è inesistente ed irreale. Ciò lo si afferma soltanto in relazione ai suoi correlativi oggetti corporei. Se viene preso come un qualcosa chiamato ‘non-essere’, un essere negativo, allora esso dovrebbe essere rifiutato, perché fa sì la mente permanga nel samsara. Infatti, non ci sono oggetti corporei esterni, perché tutti gli oggetti sono originalmente della mente. E finché non ci sono affatto oggetti corporei, non può essere sostenuto lo "spazio vuoto". Tutti gli oggetti sono solo della mente; ma quando le illusioni sorgono, appaiono oggetti che sono considerati come veri. Quando la mente è libera dalle sue attività ingannevoli, allora tutti gli oggetti immaginati come veri svaniscono da soli. Ciò che è reale, l’unica e vera Mente, pervade ogni cosa dappertutto. Questo è il significato ultimo della grande e onnicomprensiva saggezza del Tathagata. Il Dharmakaya è, per davvero, diverso dallo "spazio vuoto". Sentendo che nel sutra è spiegato che tutte le cose nel mondo, in ultima analisi, nella loro sostanza sono vuote, e che il nirvana o il principio della Talità è pure fin dall'inizio assolutamente vuoto e privo di qualunque caratteristica, essi, non sapendo che lo scopo del sutra è di sradicare la loro adesione, pensano che la natura essenziale della Talità, o nirvana, sia semplicemente vuota.

Domanda: Come può essere corretto questo?

Risposta: Il modo di correggere questo errore è di chiarire che la Talità, ovvero il Dharmakaya, non è meramente vuota, ma è dotata di innumerevoli ed eccellenti qualità. Sentendo che nel sutra è spiegato che non c'è aumento o diminuzione nel Tathagata-garbha, e che esso nella sua essenza è provvisto con tutte le qualità eccellenti, essi, non essendo capaci di capire questo, pensano che nel Tathagata-garbha vi sia molteplicità di mente e di materia.

Domanda: Come può essere corretto questo?

Risposta: Essi dovrebbero istruirsi sul fatto che l'asserzione del sutra, "che non c'è aumento o diminuzione nel Tathagata-garbha" è fatta solamente in accordo con l'aspetto assoluto della Talità, e l'asserzione che esso "è fornito di tutte le qualità eccellenti" è fatta in accordo con la pluralistica visione sostenuta dalle menti di quelli che sono contaminati nel samsara. Sentendo che nel sutra è spiegato che tutti gli stati contaminati del samsara che sono nel mondo esistono sulla base del Tathagata-garbha e che perciò essi non sono indipendenti dalla Talità, proprio non comprendendo questo, essi pensano che il Tathagata-garbha letteralmente contenga in se stesso tutti gli stati contaminati del samsara che sono nel mondo. Domanda: Come può essere corretto questo?

Risposta: Per correggere questo errore si dovrebbe capire che il Tathagatagarbha, fin dall'inizio contiene qualità eccellenti solamente pure che, innumerevoli più delle sabbie del Gange, non sono indipendenti, né separate, e né diverse dalla Talità; che gli stati negativi della contaminazione, che sono più numerosi delle sabbie del Gange, non sono indipendenti, né separati, e né diversi dalla Talità; che gli stati negativi della contaminazione, che sono più numerosi delle sabbie del Gange, esistono soltanto nella illusione (maya); che sono, fin dall'inizio, inesistenti; e che dall’inizio dei tempi non sono mai stati uniti col Tathagata-garbha. Non è accaduto mai che il Tathagata-garbha contenesse nella sua essenza gli stati ingannati e che esso inducesse se stesso a realizzare la Talità al fine di estinguere per sempre i suoi stati ingannati. Sentendo che nel sutra è spiegato che sulla base del Tathagata-garbha vi è il samsara così come il conseguimento del nirvana, essi, senza comprendere questo, pensano che vi sia un inizio per l’esistenza degli esseri senzienti. Poiché essi immaginano un inizio, loro suppongono anche che il nirvana ottenuto dal Tathagata abbia una fine e che a sua volta egli diventerà un essere senziente.

Domanda: Come può essere corretto questo?

Risposta: Il modo di correggere questo errore è spiegare che il Tathagata-garbha non ha inizio, e che perciò l'ignoranza non ha inizio. Chiunque asserisca che gli esseri senzienti entrarono nell’esistenza aldifuori di questo triplice mondo, costui sostiene la visione data dalle scritture degli eretici. Inoltre, il Tathagata-garbha non ha una fine; e similmente non ha fine il nirvana raggiunto dai Buddha, i quali sono uno con esso.  

II. Le Visioni Devianti Sostenute dai Seguaci dell’Hinayana  

Il Tathagata predicò ai seguaci dell’Hinayana, a causa della loro inferiore capacità, solamente la dottrina dell'inesistenza dell’atman e non predicò le sue dottrine nella loro interezza; di conseguenza, i seguaci Hinayana sono arrivati a credere che i cinque componenti o aggregati, i costituenti dell’esistenza samsarica, siano realii; essendo terrorizzati al pensiero di essere soggetti a nascita e morte, essi si attccano erroneamente al nirvana.

Domanda: Come può essere corretto questo?

Risposta: Il modo di correggere questo errore è spiegare in modo chiaro che i cinque componenti (gli aggregati) nella loro natura essenziale sono non-nati e, perciò, imperituri - che ciò che è composto dai cinque componenti è, fin dall'inizio, nel nirvana. Infine, per essere completamente liberi dagli erronei attaccamenti, uno dovrebbe sapere che gli stati contaminati e puri, sono relativi, e non hanno nessun particolare marchio del loro proprio auto-essere, di cui si possa discutere. Così, tutte le cose fin dall'inizio non sono né materia né mente, né saggezza né coscienza, né essere né non-essere; infine, esse sono inesplicabili e inconcepibili. Eppure di esse si può ancora parlare. Si dovrebbe comprendere che i Tathagata, applicando i loro mezzi abili, si avvalgono dei discorsi convenzionali, in una maniera provvisoria, per guidare le persone, così che possano essere libere dai loro pensieri ingannevoli e possano ritornare alla Talità; perché se tutti pensano alle cose come se fossero reali ed assolute per loro proprio diritto, faranno in modo che la loro mente resti intrappolata nel samsara e di conseguenza essi non potranno entrare nello stato caratterizzato da vera intuizione [cioè, illuminazione].  

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Cap.IV°-  Analisi dei Tipi di Aspirazione per l’Illuminazione, ovvero

I Significati di Yana.  

Tutti i Bodhisattva aspirano all’Illuminazione (sanscr. bodhi; cin. Tao) realizzata da tutti i Buddha, disciplinando se stessi a questo scopo, ed avanzando verso di essa. In breve, possono essere distinti tre tipi di aspirazione per l’illuminazione. La prima è l'aspirazione per l’illuminazione attraverso la perfezione della fede. La seconda è l'aspirazione per l’illuminazione attraverso la comprensione e le azioni. La terza è l'aspirazione per l’illuminazione attraverso l'intuizione spirituale.  

I°. L'Aspirazione per l’Illuminazione attraverso la Perfezione della Fede

Domanda: Da chi, e attraverso che tipo di disciplina può essere perfezionata la fede, così che si possa sviluppare l'aspirazione per l’illuminazione?

Risposta: Fra quelli che appartengono al gruppo degli indecisi, ve ne sono alcuni che, in virtù della loro eccellente capacità per la bontà sviluppata attraverso la permeazione, credono nella legge della retribuzione karmica ed osservano i dieci precetti. Essi aborriscono la sofferenza del samsara e desiderano la ricerca della illuminazione suprema. Essendo stati in grado di incontrare i Buddha, costoro li servono, li onorano, e praticano la fede. La loro fede sarà perfezionata dopo dieci-mila eoni. La loro aspirazione per l’illuminazione sarà sviluppata o attraverso l'istruzione dei Buddha e Bodhisattva, o a causa della loro grande compassione verso la sofferenza degli esseri loro simili, o dal loro desiderio di preservare il buon insegnamento dall'estinguersi. Quelli che sono così capaci di sviluppare la loro aspirazione attraverso la perfezione della fede entreranno nel gruppo dei decisi e non regrediranno mai più. Essi sono chiamati coloro che sono uniti con la causa corretta per l’illuminazione e che dimorano fra quelli che appartengono alla famiglia dei Tathagata. Vi sono, comunque, fra quelli che appartengono al gruppo di indecisi, persone la cui capacità per la bontà è debole e le cui contaminazioni, avendole accumulate dal più lontano passato, sono solide. Benché possano anche incontrare e onorare i Buddha, esse svilupperanno soltanto la potenzialità di poter nascere come esseri umani, come abitanti del cielo, o come seguaci dell’Hinayana. Anche se dovessero incontrare il Mahayana, esse talvolta avanzeranno ed altre volte regrediranno, a causa della incoerente natura delle loro capacità. E ve ne sono anche alcuni che onorano i Buddha e che, dopo che sono passati diecimila lunghi eoni, svilupperanno un'aspirazione grazie alle circostanze favorevoli. Queste circostanze possono essere la vista di forme corporee dei Buddha, la capacità di onorare i monaci, il ricevimento di istruzioni da parte dei seguaci dell’Hinayana, o l'imitazione dell'aspirazione altrui. Ma questi tipi di aspirazione sono del tutto incostanti, perché se le persone che le possiedono incontrano delle circostanze sfavorevoli, avranno una ricaduta e precipiteranno di nuovo al livello di consegui-mento dei seguaci dell’Hinayana (il che significa che, pur avendo motivazioni per la spiritualità, non avranno una mente idonea a comprendere i profondi misteri e verità della natura originaria della mente e della Talità- n.d.T.).

Nello sviluppare l'aspirazione per l’illuminazione attraverso la perfezione della fede, allora che tipo di mente sarà ora coltivato? In breve, si può parlare di tre tipi. La prima è la mente caratterizzata da retta correttezza, in quanto essa medita correttamente sul principio della Talità. La seconda è la mente di profondità, per cui non vi è nessun limite alla sua accumulazione gioiosa di tutti i tipi di bontà. La terza è la mente colma di grande compassione, perché essa desidera sradicare le sofferenze di tutti gli esseri senzienti.

Domanda: In precedenza, è stato spiegato che il Mondo della Realtà è uno, e che l'essenza dei Buddha non ha dualità. Allora perché le persone non meditano da sole di loro propria intenzione sulla Talità, ma devono imparare a praticare le buone azioni?

Risposta: Proprio come una gemma preziosa nella sua essenza è brillante e pura, ma viene danneggiata dalle impurità, così accade agli esseri umani. Anche se uno medita sulla sua natura preziosa, a meno che non la mantenga pulita nei vari modi con mezzi abili, non sarà mai capace di purificarla. Il principio della Talità negli uomini è assolutamente puro nella sua natura essenziale, ma è riempito con l’impurità incommensurabile delle contaminazioni. Anche se uno medita sulla Talità, a meno che non faccia un grande sforzo per essere permeato da essa nei vari modi applicando i mezzi abili, non potrà divenire certamente puro. Poiché lo stato di impurità è senza-limiti, in quanto pervade completamente tutti gli stati dell’essere, è necessario contrattaccare e purificarlo per mezzo della pratica di tutti i tipi di buone azioni. Se un uomo fa così, allora ritornerà naturalmente al principio della Talità. Quanto ai mezzi abili, brevemente, ve ne sono di quattro tipi: Il primo è lo strumento fondamentale che deve essere praticato. Cioè, si deve meditare sul fatto che tutte le cose nella loro natura essenziale sono non-nate, distaccandosi dalle visioni ingannevoli così da non più dimorare nel samsara. Allo stesso tempo, si deve meditare sul fatto che tutte le cose sono prodotte dalla unione di cause primarie e concorrenti, e che l'effetto del karma non andrà mai perduto. Di conseguenza, si deve coltivare la grande compassione, praticare atti meritori, ed accettare di trasformare ugualmente gli esseri senzienti senza voler dimorare nel nirvana, perché bisogna adattarsi alle funzioni della essenziale natura della Realtà (dharmata) che non conosce fissazione. Il secondo è il mezzo di fermare il male. La pratica di sviluppare un senso di vergogna e di pentimento può fermare tutte le malvagità e può impedir loro di aumentare, perché ci si confermerà all'irreprensibilità della natura essenziale della Realtà. Il terzo è il mezzo di aumentare la capacità per la bontà che è stata sviluppata finora.  Cioè, un uomo dovrebbe diligentemente onorare e rendere ossequio ai Tre Tesori, e poi dovrebbe lodare, implorare e allietarsi nel Buddha. Grazie alla sincerità del suo amore e rispetto per i Tre Tesori, la sua fede sarà fortificata ed egli sarà capace di cercare l’insuperabile Illuminazione. Inoltre, essendo protetto dal Buddha, dal Dharma, e dal Sangha, egli sarà in grado di spazzar via gli ostacoli del cattivo karma. La sua capacità per la bontà non regredirà, perché egli si sarà conformato alla natura essenziale della Realtà, che è libera da ostacoli prodotti dalla stupidità. Il quarto è il mezzo del grande voto di salvezza universale. Ciò significa fare un voto di voler liberare tutti gli esseri senzienti, fino all'ultimo, non importa quanto tempo ciò possa prendere, e di portarli a raggiungere il nirvana perfetto, perché ci si conformerà alla natura essenziale della Realtà, che è caratterizzata dall'assenza di discontinuità. La natura essenziale della Realtà è onnipervadente, e abbraccia tutti gli esseri senzienti; è ovunque e sempre la stessa e l’Uno senza la dualità; non discrimina questo da quello perché, in ultima analisi, si trova nello stato di quiescenza. Quando un Bodhisattva sviluppa questa aspirazione per l’illuminazione tramite la fede, ad un certo punto, sarà in grado di realizzare il Dharmakaya. A causa di questa realizzazione del Dharmakaya, essendo egli guidato dalla forza del voto che ha fatto di voler liberare tutti gli esseri senzienti, egli sarà capace di presentare otto diverse manifestazioni per il beneficio di tutti gli esseri senzienti. Queste sono: la discesa dal cielo di Tushita; l'entrata in un utero umano; la permanenza nell'utero; la nascita; la rinuncia; il conseguimento dell’illuminazione; il girare la ruota del Dharma (cioè, insegnare la dottrina); e l'ingresso nel nirvana. Comunque, non si può dire che un tale Bodhisattva abbia perfettamente realizzato il Dharmakaya, perché egli non ha ancora distrutto completamente il flusso del karma negativo che è stato accumulato nelle sue innumerevoli esistenze passate. Infatti, egli dovrà ancora soffrire diversi leggeri disagi derivanti dalla condizione di essere nato. Tuttavia, questo non è dovuto al suo essere incatenato al karma, ma alla sua libera decisione di eseguire il grande voto della salvezza universale al fine di comprendere la sofferenza degli altri. In un sutra è detto che ci sono dei Bodhisattva che possono regredire e precipitare in cattivi stati di esistenza, ma questo non significa una vera regressione. Si dice questo soltanto per spaventare e stigmatizzare l'eroismo del nuovo Bodhisattva di recente iniziato, che non si è ancora unito al gruppo dei decisi, e che può essere ancora un po’ indolente. Inoltre, appena questa aspirazione è stata risvegliata nel Bodhisattva, egli lascia dietro di sé la codardia e non ha neanche più paura di cadere al livello dei seguaci dell’Hinayana. Anche se egli sente che dovrà soffrire per innumerevoli eoni di una estrema fatica prima di poter raggiungere il nirvana, egli non prova paura, perché crede e sà che fin dall’inizio tutte le cose sono esse stesse nel nirvana.  

II. L'Aspirazione per l’Illuminazione attraverso Comprensione ed Azioni  

Si dovrebbe capire che questo tipo di aspirazione è anche più eccellente della precedente. Poiché i Bodhisattva che curano questa aspirazione sono quelli che stanno quasi per finire il primo round degli incalcolabili eoni fin dal tempo in cui avevano una corretta fede, essi finalmente hanno una comprensione profonda del principio della Talità e non intrattengono l’attaccamento ai loro conseguimenti ottenuti attraverso la disciplina. Sapendo che la natura essenziale della Realtà è libera dalla bramosia, in conformità a ciò, essi si dedicano alla perfezione della generosità. Sapendo anche che la natura essenziale della Realtà è libera dalle contaminazioni che originano dai desideri dei cinque sensi, in conformità a ciò, essi si dedicano alla perfezione dei precetti. Sapendo che la natura essenziale della Realtà è senza sofferenza e libera da rabbia ed ansietà, in conformità a ciò, essi si dedicano alla perfezione della sopportazione. Sapendo che la natura essenziale della Realtà non ha alcuna distinzione tra corpo e mente, ed è libera da indolenza, in conformità a ciò, essi si dedicano alla perfezione dello zelo. Sapendo che la natura essenziale della Realtà è sempre calma, e libera da confusione nella sua essenza, in conformità a ciò essi si dedicano alla perfezione della meditazione. Sapendo che la natura essenziale della Realtà è libera dall'ignoranza ed è sempre caratterizzata dalla conoscenza, in conformità a ciò essi si dedicano alla perfezione della saggezza.  

III. L'Aspirazione per l’Illuminazione attraverso l'Intuizione Spirituale  

Che tipo di oggetto realizzano i Bodhisattva di questo gruppo, che vanno dal livello del "puro-coraggio" fino all’ultimo stadio dello "Stato di Bodhisattva"? Essi realizzano la Talità. Noi parliamo di essa come un oggetto a causa della "mente-evolvente", ma in effetti non c'è alcun oggetto in questa realizzazione, che può essere affermata in termini di relazione soggetto-oggetto. Vi è soltanto l'Intuizione Spirituale della Talità che trascende sia il vedente che ciò che è visto; questa è ciò che si chiama l'esperienza del Dharmakaya. Il Bodhisattva di questo gruppo può, in un istante di pensiero, andare su tutti i mondi dell'universo, onorare i Buddha, e chieder loro di girare la ruota del Dharma. Per guidare e beneficiare tutti gli uomini essi non fanno affidamento sulle parole. Per aiutare esseri di poca volontà, essi talvolta mostrano come raggiungere rapidamente la perfetta illuminazione saltando tutti gli stadi del Bodhisattva. E nell'interesse di uomini indolenti, essi talvolta dicono che gli uomini possono raggiungere l’illuminazione alla fine di eoni innumerevoli. Così possono mostrare numerosi mezzi abili e fatti ultrarazionali. Ma in realtà tutti questi Bodhisattva sono in tutto identici nel loro lignaggio, nella loro capacità, aspirazione, e realizzazione della Talità; Quindi, non esiste che si saltino gli stadi, perché ogni Bodhisattva deve superare tre giri di innumerevoli eoni, prima di poter raggiungere pienamente l’illuminazione. Tuttavia, poiché gli esseri sono differenti tra di essi, vi sono anche modi diversi di insegnar loro cosa si deve praticare. Le caratteristiche dell'aspirazione per l’illuminazione, intrattenute da un Bodhisattva che appartiene a questo gruppo possono essere identificate in termini di tre sottili modalità di mente. La prima è la vera mente, perché è libera dalla falsa discriminazione intellettuale. La seconda è la mente capace di applicare gli abili mezzi, perché pervade spontaneamente tutto e beneficia gli esseri senzienti. La terza è la mente soggetta all'influenza del karma che opera nel subcosciente, perché essa appare e scompare nei modi più sottili. Inoltre, un Bodhisattva di questo gruppo, quando porta a perfezione le sue qualità eccellenti, si manifesta nel paradiso di Akanishta (il paradiso più alto nel mondo della forma, secondo la cosmologia del buddhismo Indiano) come l’essere fisico più elevato che vi sia al mondo. Attraverso la saggezza unita con l’Illuminazione Originale della Talità, egli all’improvviso in un istante di pensiero estingue l'ignoranza. Dopodiché è chiamato colui che ha ottenuto la conoscenza onnipervadente. Compiendo spontaneamente azioni ultrarazionali, egli può manifestarsi dappertutto nell'universo e può essere di beneficio a tutti gli esseri senzienti.

Domanda: Poiché lo spazio è infinito, i mondi sono infiniti. Poiché i mondi sono infiniti, gli esseri sono infiniti. Poiché gli esseri sono infiniti, anche la varietà delle loro mentalità deve essere infinita. Gli oggetti dei sensi e la mente devono essere perciò illimitati, ed è difficile conoscerli e comprenderli tutti. Se l'ignoranza è distrutta, non ci saranno pensieri nella mente. Come può allora una comprensione che non ha contenuti essere chiamata "conoscenza onnipervadente"?

Risposta: Tutti gli oggetti sono originalmente della Mente Unica e sono aldilà della determinazione del pensiero. Poiché le persone non-illuminate nella loro illusione percepiscono gli oggetti, esse impongono dei limiti alla loro mente. Dato che esse sviluppano erroneamente questi pensieri-determinazioni che non corrispondono alla Realtà (dharmata), non sono in grado di giungere a nessuna comprensione inclusiva. I Tathagata-Buddha, invece, sono liberi da tutte queste visioni perverse e dai pensieri che rendono impraticabile la corretta visione; non ci sono perciò lati oscuri nei quali la loro comprensione non penetri. La loro Mente è vera e reale; e, quindi, non è altro che la natura essenziale di tutte le cose. I Buddha, grazie alla loro vera natura, possono riversare la luce su tutti gli oggetti concepiti in maniera illusoria. Essi sono dotati di un'influenza di grande saggezza che funziona essendo applicata agli innumerevoli mezzi abili. Conformandosi alla capacità di compren-sione dei vari esseri senzienti, essi possono rivelare a loro i molteplici significati della dottrina. Questa è la ragione per cui possono essere chiamati Coloro che hanno la "conoscenza onnipervadente".

Domanda: Se i Buddha sono capaci di compiere azioni spontanee, manifestarsi dappertutto e beneficiare tutti gli esseri senzienti, allora tutti gli esseri senzienti, vedendo le loro forme fisiche, testimoniando i loro miracoli o sentendo i loro discorsi, dovrebbero essere capaci di ottenere beneficio. Allora perché la maggior parte delle persone di questo mondo non è stata in grado di vedere i Buddha?

Risposta: Il Dharmakaya di tutti il Buddha, essendo dappertutto uno e lo stesso, è onnipresente. Poiché i Buddha sono liberi da ogni fissazione di pensiero, si dice che le loro azioni siano "spontanee". Essi si rivelano in accordo con le mentalità di tutti i vari esseri senzienti. La mente degli esseri senzienti è come uno specchio. Allo stesso modo come uno specchio non può riflettere le immagini se è ricoperto da sporcizia, così il Dharmakaya non può apparire nella mente dell'essere senziente se è ricoperto da contaminazioni immonde.  

 

Parte IV° - Sulla Fede e la Pratica  

Avendo già discusso l’interpretazione, noi ora presenteremo una discussione sulla fede e la pratica. Questa discussione è intesa per quelli che non si sono ancora aggiunti al gruppo di esseri determinati a raggiungere l’Illuminazione.  

Le Quattro Fedi  

Domanda: Che tipo di fede dovrebbe avere una persona, e come si dovrebbe praticarla?

Risposta: In breve, vi sono quattro tipi di fede. La prima è la fede nella Sorgente Ultima. Grazie a questa fede un uomo giunge a meditare con gioia sul principio della Talità. La seconda è la fede nelle innumerevoli qualità eccellenti dei Buddha. Grazie a questa fede un uomo giunge a meditare sempre su di essi, a star loro vicino in amicizia, ad onorarli e rispettarli, sviluppando la sua capacità per la bontà e ricercando la conoscenza che tutto-pervade. La terza è la fede nei grandi benefici del Dharma (l’Insegnamento). Grazie a questa fede un uomo arriva a ricordare e praticare costantemente le varie discipline che conducono alla illuminazione. La quarta è la fede nel Sangha (la Comunità buddhista) i cui membri sono capaci di dedicarsi alla pratica per beneficiare gli altri. Grazie a questa fede un uomo arriva ad avvicinarsi sempre e con gioia all’Assemblea dei Bodhisattva ed a cercare da essi l’istruzione nella pratica corretta.  

Le Cinque Pratiche  

Ci sono cinque modi di pratica che rendono un uomo abilitato per perfezionare la sua fede. Esse sono le pratiche della carità, osservanza di precetti, pazienza, zelo, e chiara osservazione per la cessazione delle illusioni.

Domanda: Come dovrebbe praticare la carità un uomo?

Risposta: Se egli vede qualcuno che viene da lui implorando, dovrebbe dargli la ricchezza e le altre cose in suo possesso, per quanto ne sia capace; così, mentre si libera dall'avidità e dall’avarizia, egli rende felice il mendicante. Oppure, se lui vede che uno è affaticato, impaurito o in grave pericolo, egli deve, secondo la sua abilità e comprensione, spiegargli l'uso dei mezzi abili. Tuttavia, così facendo, egli non dovrebbe aspettarsi alcuna fama, né guadagno materiale o rispetto, ma solo dovrebbe pensare a beneficiare se stesso e gli altri suoi simili e estendere il merito da lui guadagnato nella pratica della carità per il conseguimento dell’illuminazione. Domanda: Come dovrebbe egli praticare l'osservanza di precetti?

Risposta: Egli non deve uccidere, né rubare, né commettere adulterio, né essere mendace, né calunniare, mentire o fare discorsi esagerati. Egli dovrebbe essere libero da avidità, gelosia, frode, falsità, adulazione, disonestà, rabbia, odio, e dalle visioni perverse. Se egli è un monaco, o monaca, che ha rinunciato alla vita di famiglia, egli deve anche tagliare e sopprimere le contaminazioni, si tenga lontano dal via-vai del mondo e, risiedendo sempre in solitudine, dovrebbe imparare ad essere contento e senza desideri, e praticare vigorose discipline ascetiche. Egli dovrebbe essere spaventato e pieno di timore per ogni minima colpa e sentirne la vergogna e pentirsi. Egli non dovrebbe prendere alla leggera alcuni dei precetti del Tathagata. Dovrebbe guardarsi dalle calunnie e dal mostrare antipatia, così come non dovrebbe far risvegliare l’illusione nelle persone per far loro commettere offese o peccati.

Domanda: Come dovrebbe egli praticare la pazienza?

Risposta: Egli dovrebbe essere paziente verso le azioni fastidiose degli altri e non dovrebbe albergare pensieri di vendetta, e dovrebbe anche essere paziente nelle questioni di guadagno o perdita, onore o disonore, encomio o biasimo, sofferenza o gioia, ecc.

Domanda: Come dovrebbe egli praticare lo zelo?

Risposta: Egli non dovrebbe essere indolente nel fare il bene, dovrebbe essere fermo nelle sue decisioni, e dovrebbe purificarsi dalla codardia. Egli dovrebbe ricordare che dal lontano passato egli fu invano tormentato da tutte le maggiori sofferenze di corpo e di mente. A causa di ciò egli dovrebbe praticare vari atti meritori in maniera diligente, beneficiando se stesso e gli altri, e liberandosi rapidamente dalla sofferenza. Anche se un uomo pratica la fede, poiché egli viene impedito fortemente dal karma negativo derivato dai suoi peccati gravi delle vite precedenti, egli potrebbe essere disturbato dal cattivo Tentatore (Mara) e dai suoi demoni, o impegolato in tutti i generi di affari mondani, o afflitto dalla sofferenza delle malattie. Ci sono molti ostacoli di vario genere. Egli deve, perciò, essere coraggioso e zelante, e di giorno e di notte, ogni quattro ore, dovrebbe rendere omaggio ai Buddha, implorare la loro guida, pentirsi con cuore sincero, allietarsi della felicità altrui, e dirigere così tutti i meriti acquisiti al conseguimento della illuminazione. Se non abbandonerà mai queste pratiche, lui sarà capace di evitare i vari ostacoli e la sua capacità per il bene aumenterà.

Domanda: Come dovrebbe egli praticare l’osservazione chiara e la cessazione?

Risposta: Con il termine "cessazione", si intende fermare tutte le caratteristiche (lakshana) del mondo degli oggetti dei sensi e della mente, poiché esso significa seguire il metodo di meditazione sulla tranquillità (samatha). Invece, con "chiara osservazione" si intende il percepire distintamente le caratteristiche causali dei fenomeni condizionati (samsara), perché essa significa seguire il metodo di meditazione del discernere in profondità (vipasyana).

Domanda: Come dovrebbe un uomo seguire questi metodi?

Risposta: Egli dovrebbe passo dopo passo praticare questi due aspetti e non separarli uno dall'altro, perché solo allora entrambi saranno perfezionati.  

La Pratica della Cessazione  

Un uomo che desideri praticare la "cessazione" dovrebbe stare in un luogo quieto e sedere eretto con un temperamento uniforme. La sua attenzione non dovrebbe essere concentrata né sul respiro né su alcuna forma o colore, né sullo spazio vuoto, terra, acqua fuoco, aria, e neanche su ciò che è stato visto, sentito, ricordato, o concepito. Ogni pensiero, subito come esso è evocato, dovrà essere tralasciato, ed anche il pensiero di tralasciarli sarà tralasciato, perché tutte le cose sono essenzialmente nello stato di trascendere il pensiero, e non devono essere create momento per momento, né essere estinte momento per momento; così uno deve conformarsi alla natura essenziale della Realtà (dharmata) attraverso questa pratica della cessazione. E non è che si dovrebbe prima meditare sugli oggetti dei sensi nel mondo esterno e poi negarli con la sua mente, la mente che ha meditato su di essi. Se la mente va vagando via, dovrebbe essere riportata indietro e fissata nel "corretto pensiero". Si dovrebbe comprendere che questo "pensiero corretto" è il pensiero che qualunque cosa è solamente ‘mente’, e che non c'è nessun mondo esterno degli oggetti, come sembra essere concepito; ed anche che questa mente è priva di alcun suo proprio segno che indicherebbe una sua sostanzialità e perciò ogni momento non sarebbe sostanzialmente concepibile come tale. Anche se si alzasse dalla sua posizione seduta e prendesse parte ad altre attività, come andare, venire, avanzare, o anche stare immobile, dovrebbe egli sempre essere attento all’applicazione degli abili mezzi di perfezionamento di questa "cessazione", conformarsi al principio immobile della natura essenziale della Realtà, ed osservare ed esaminare le risultanti esperienze. Quando questa disciplina è ben-dominata dopo un lungo periodo di pratica, le ideazioni della sua mente saranno arrestate. A causa di ciò, il suo potere di eseguire la "cessazione" sarà gradualmente intensificato, e diventerà estremamente efficace, così che egli vi si adatterà, e sarà in grado di essere assorbito nella "concentrazione (samadhi) della Talità". Dopodiché le sue contaminazioni, benché possano essere profonde, saranno soppresse e la sua fede fortificata; egli raggiungerà rapidamente lo stato in cui non ci sarà regressione. Ma coloro che sono scettici e non hanno fede, che parlano male dell'insegnamento del Buddha, che hanno commesso peccati gravi, che sono ostacolati dal loro cattivo karma, o che sono arroganti o indolenti, ne saranno esclusi; queste persone sono incapaci di essere assorbite nel Samadhi della Talità. In seguito, come risultato di questo samadhi, si realizzerà l'unicità del Mondo della Realtà (dharmadhatu), cioè l'identità e la nondualità del Dharmakaya di tutti i Buddha ovunque con i corpi degli esseri senzienti. Questo è chiamato il "samadhi dell’unico movimento". Si dovrebbe capire che il samadhi della Talità è la base per ogni altro samadhi. Se si continua a praticarlo, allora gradualmente si sarà capaci di sviluppare gli altri innumerevoli tipi di samadhi. Se un uomo è privo della capacità per la bontà, sarà confuso dal cattivo Tentatore (Mara), da eretici e dai demoni. Talvolta questi esseri appariranno in forme terribili, mentre egli sta sedendo in meditazione, ed altre volte si manifesteranno nelle forme di uomini e donne di bell’aspetto. In tal caso egli dovrebbe meditare sul principio della "Mente Unica", e allora questi oggetti svaniranno e non lo disturberanno più a lungo. Qualche volta essi possono sembrare immagini di esseri paradisiaci o Bodhisattva, ed anche assumere la figura del Tathagata, provvisto di tutti i segni maggiori e minori; oppure possono esporre incantesimi, o predicare la carità, i precetti, pazienza, zelo, meditazione, e saggezza; o possono dichiarare che il vero nirvana è lo stato universale di vuoto, di non-esistenza di caratteristiche, di voti, di odio, di attaccamenti, di cause ed effetti; o di assoluta inesistenza. Questi esseri prodotti dalla mente possono anche farvi avere la conoscenza dei vostri propri stati passati e futuri di esistenza, il metodo di leggere nelle menti di altri uomini, e il dominio perfetto di discorrere, causandovi di essere bramosi ed attaccati alla fama mondana ed al profitto; oppure essi possono causarvi di essere frequentemente mossi a gioia o rabbia, e avere così instabilità di carattere, essendo a volte di buon cuore, a volte assonnati, malati, o pigri; o altre volte farvi diventare improvvisamente zelanti, cadendo subito dopo nella negligenza; o sviluppando una mancanza di fede, con dubbi e molta ansia; o farvi abbandonare le vostre eccellenti pratiche fondamentali verso la perfezione religiosa, e dedicandovi ad atti religiosi misti, o facendovi attaccare ad affari mondani che vi coinvolgono in molti modi; o talora essi possono causarvi di sperimentare una certa sembianza di vari tipi di samadhi, che sono conseguimenti eretici e non veri samadhi; o qualche altra volta possono causarvi di rimanere in samadhi per una, due, tre o più ore, o giorni, confortati sensibilmente nel corpo e felici nella mente, non avendo fame né sete, partecipando delle naturali, fragranti, e deliziose bibite e cibi celestiali che vi incitano ad aumentare il vostro attaccamento ad essi; o altre volte potrebbero provocarvi di aver fame e mangiare senza alcun limite, ora una grande quantità, ora solamente un pò, così che il colore della vostra faccia cambia di conseguenza. Per queste ragioni, colui che pratica la "cessazione", dovrebbe essere discreto ed attento, affinché non vi sia una caduta della mente nella rete di una mala-dottrina negativa. Egli dovrebbe essere diligente nel dimorare nel "pensiero corretto", non aggrappandosi né legandosi a nessuna cosa; se egli è capace di far così, sarà in grado di tenersi lontano dall'ostacolo di queste cattive influenze. Si dovrebbe sapere che il ‘samadhi degli eretici’ non è privo di visioni perverse, desideri ed arroganza, perché gli eretici sono bramosamente attaccati alla fama, al profitto, ed al rispetto del mondo. Il samadhi della Talità è il samadhi in cui non si viene fermati dal vedere un soggetto, né dallo sperimentare oggetti di vario tipo nel mezzo della meditazione; anche dopo la concentrazione, uno non sarà indolente né arrogante, e le sue contaminazioni gradualmente diminuiranno. Non c’è mai stato un caso in cui un uomo ordinario, che dopo aver praticato questo samadhi, non fosse ancora in grado di unirsi al gruppo che ha titolo di divenire Tathagata. Coloro che praticano i vari tipi di meditazione (dhyana) e samadhi che sono noti nel mondo, svilupperanno molto attaccamento ai loro sapori, e saranno legati al triplice mondo a causa della loro visione perversa che il ‘sé’ (atman) è reale. Perciò essi sono come eretici, perché dato che si allontanano dalla protezione dei loro buoni amici spirituali, essi si rivolgono verso visioni eretiche. Invece, coloro che praticano diligentemente ed a cuore aperto questo samadhi otterranno dieci tipi di vantaggi in questa vita. Primo, essi saranno sempre protetti dai Buddha e dai Bodhisattva delle dieci direzioni. Secondo, non saranno mai spaventati dal Tentatore e dai suoi cattivi demoni. Terzo, non saranno mai ingannati o confusi dalle novantacinque forme eretiche e dai cattivi spiriti. Quarto, essi si terranno lontani dai calunniatori dell'insegnamento profondo del Buddha, e gradualmente diminuiranno gli ostacoli derivati dai peccati gravi. Quinto, distruggeranno tutti i dubbi e le cattive visioni sulla illuminazione. Sesto, la loro fede nel Reame del Tathagata crescerà. Settimo, essi saranno liberi dal dolore e rimorso, e nel mezzo del samsara, saranno intrepidi e pieni di vigore. Ottavo, avendo un cuore gentile non saranno più irritati da e verso gli altri e l’arroganza li abbandonerà. Nono, anche se essi non hanno ancora sperimentato il samadhi, saranno in grado di diminuire le loro contaminazioni sempre e ovunque, e smetteranno di cercare i piaceri del mondo. Decimo, quando poi sperimenteranno il samadhi, essi non saranno spaventati da alcun suono proveniente dall’interno.

Ora, se si pratica solo la "cessazione", allora la mente si sprofonderà nell’auto-compiacimento e si diventerà accidiosi; non ci si diletterà nel compiere buone azioni, ma ci si terrà lontani dall'esercizio della grande compassione. Ecco perché è necessario praticare anche la  "chiara osservazione".  

La Pratica della Chiara Osservazione

Colui che pratica la "chiara osservazione" dovrebbe osservare che tutti i fenomeni condizionati nel mondo sono instabili e sono soggetti a istantanea trasformazione e distruzione; che tutte le attività della mente sorgono e sono estinte di momento in momento; e che, perciò, tutto ciò genera la sofferenza. Egli dovrebbe osservare che tutto ciò che era stato concepito in passato si è offuscato come un sogno, che tutto ciò che si sta concependo al presente è come il bagliore di un lampo, e che tutto ciò che si concepirà in futuro sarà come nubi che sorgono all’improvviso. Egli dovrebbe anche osservare che l’esistenza fisica di tutti gli esseri viventi nel mondo è impura e che fra queste varie cose grossolane non ce n’è nemmeno una che possa essere considerata con una gioia costante. Egli dovrebbe riflettere nel modo seguente: tutti gli esseri viventi, dall’inizio dei tempi, poiché essi sono permeati da ignoranza, non hanno impedito alla loro mente di rimanere nel samsara; essi già hanno sofferto di tutti i più grandi disagi di corpo e mente, e attualmente sono sotto incalcolabile pressione e costrizione, e le loro sofferenze in futuro saranno similmente senza limiti. Queste sofferenze sono difficili da abbandonare, difficili da eliminare, eppure questi esseri non sanno di essere in un tale stato; per questo, bisogna davvero compatirli. Dopo avere così riflettuto, egli dovrebbe far leva sul suo coraggio e fare un grande voto con questo scopo: che la mia mente possa essere libera dalle discriminazioni, così che io possa praticare sempre ed ovunque tutti i vari atti meritori nelle dieci direzioni; possa io, fino alla fine dei tempi, applicando illimitati mezzi abili, aiutare ogni essere senziente che soffre, così che tutti possano ottenere l'ultima mèta: la beatitudine del nirvana. Avendo fatto tale voto, egli dovrà, senza esitare e in accordo con la sua capacità, praticare sempre e ovunque ogni tipo di bene e non essere accidioso nella sua mente. Fuorché quando siede in concentrazione nella pratica della "cessazione", egli dovrà sempre riflettere su ciò che dovrebbe essere fatto e ciò che non dovrebbe essere fatto. Sia camminando, stando in piedi, sedendo, giacendo, o alzandosi, egli dovrebbe praticare la "cessazione" e la "chiara osservazione", passo per passo. Cioè, egli dovrebbe meditare sul fatto che le cose sono non-nate nella loro essenziale natura; ma allo stesso tempo, egli dovrebbe meditare sul fatto che il karma, sia buono che cattivo, prodotto dalla combinazione della causa primaria con le cause concorrenti e con la retribuzione karmica in termini di piacere, dolore, ecc., non va perso né distrutto. Benche egli debba meditare sulla retribuzione karmica buona e cattiva, prodotta dalle cause primaria e concorrenti [cioè, egli deve praticare la "chiara osservazione"], dovrà meditare anche sul fatto che la natura essenziale delle cose non è raggiungibile da analisi intellettuale. La pratica della "cessazione" renderà gli uomini ordinari in grado di guarirsi dai loro attaccamenti al mondo, ed abiliterà i seguaci dell’Hinayana ad abbandonare le loro visioni che derivano da mancanza di coraggio. La pratica della "chiara osservazione" guarirà i seguaci del Hinayana dalla colpa di avere ristrette menti inferiori che non producono la grande compassione, e libererà gli uomini ordinari dalla loro incapacità a coltivare il bene. Per queste ragioni, la "cessazione" e la "chiara osservazione", sono complementari ed inseparabili. Se i due non sono praticati insieme, allora non si potrà entrare nel sentiero dell’illuminazione.

Dopodiché, supponiamo che vi sia un uomo che impari per la prima volta questo insegnamento e desideri trovare la corretta fede ma non ne abbia il coraggio e la forza. Poiché vive in questo mondo di sofferenze, egli teme di non essere in grado di incontrare i Buddha e di onorarli sempre personalmente, e pensa che è difficile perfezionare la fede, e che egli è incline a precipitare ancora. Dovrebbe sapere però che i Tathagata hanno eccellenti mezzi abili per poter proteggere la sua fede: ovvero, tramite la forza della meditazione a tutto cuore sul Buddha egli, nel compimento dei suoi desideri, sarà capace di rinascere in una Terra del Buddha, così da vedere sempre il Buddha ed essere per sempre separato dai cattivi stati di esistenza. È come dice il sutra: "Se un uomo medita continuamente sul Buddha Amitabha, che è nel mondo del Paradiso Occidentale, e desidera rinascere in quel mondo, dirigendo tutta la bontà che lui ha coltivato verso quella mèta, allora egli rinascerà là". Poiché egli vedrà sempre il Buddha, non precipiterà mai più indietro. Se medita sul Dharmakaya, che è la Talità del Buddha, e con diligenza continuerà a praticare la meditazione, egli alla fine sarà capace di rinascere là, poiché egli sta dimorando nel corretto samadhi.  

 
Parte V°- Incoraggiamento alla Pratica ed i Suoi Benefici  

Come è già stato spiegato nelle sezioni precedenti, il Mahayana è il tesoro segreto dei Buddha. Un uomo dovrebbe augurarsi di ottenere la fede corretta nel Reame profondo del Tathagata, ed ivi entrare nel Sentiero del Mahayana, lasciando via lontano da sé chiunque calunni l'insegnamento del Buddha; egli dovrebbe tener conto di questo trattato, deliberare su di esso, e praticarlo; alla fine egli sarà capace di giungere all’insuperabile Illuminazione. Se un uomo, dopo avere sentito questo insegnamento, non sente alcuna paura o debolezza, allora egli è certo di poter continuare il lignaggio del Buddha, e riceverà la predizione del Buddha che egli stesso otterrà l’illuminazione. Anche se un uomo fosse capace di formare tutti gli esseri viventi in tutti i mondi dell'universo ed incitarli a praticare i dieci precetti, egli ancora non sarebbe superiore ad un uomo che rifletta correttamente su questo insegnamento, anche solo per il tempo speso per un pasto, dato che per le qualità eccellenti che il secondo è capace di ottenere, egli sarà indicibilmente superiore a ciò che potrà ottenere il primo. Se un uomo tiene conto di questo trattato e vi riflette su, e pratica gli insegnamenti dati in esso anche solo per un giorno ed una notte, le qualità eccellenti che lui guadagnerà saranno illimitate ed indescrivibili. Anche se tutti i Buddha delle dieci direzioni lodassero queste qualità eccellenti per periodi lunghissimi di tempo, loro non potrebbero mai giungere alla fine del loro encomio, perché le qualità eccellenti della Realtà (dharmata) sono infinite e le qualità eccellenti guadagnate da quest’uomo saranno di conseguenza illimitate. Tuttavia, se c'è un uomo che calunnia e non crede in questo trattato, egli subirà per un numero incalcolabile di eoni una immensa sofferenza per la sua colpa. Perciò tutte le persone dovrebbero credere riverentemente in esso e non calunniarlo mai, perché la calunnia e la mancanza di fede ferirà seriamente esse stesse e tutti gli altri come loro, e condurrà alla distruzione del lignaggio dei Tre Tesori. Con questo insegnamento tutti i Tathagata hanno ottenuto il Nirvana, e con la pratica di esso tutti i Bodhisattva hanno ottenuto la Saggezza-di-Buddha. Si dovrebbe sapere che è stato per mezzo di questo insegnamento che i Bodhisattva del passato furono capaci di perfezionare la loro pura fede; che è per mezzo di questo insegnamento che i Bodhisattva del presente stanno perfezionando la loro pura fede; e che è per mezzo di questo insegnamento che i Bodhisattva del futuro perfezioneranno anch’essi la loro pura fede. Perciò tutti gli uomini dovrebbero diligentemente studiarlo e praticarlo.  

Profondi e tuttavia comprensibili sono i grandi principi del Buddha, che io ora ho compendiato il più fedelmente possibile. Possano tutte le eccellenti Qualità che io ho guadagnato con questo sforzo, in accordo con la Realtà, essere estese per il beneficio ed il benessere di tutti gli esseri senzienti.   OM SHANTI!