Tiger Team - Zen Buddhism - Oakland, CA. USA - Gary Ray & Jeffrey Macko - Norman Fischer Institute of Buddhist Studies, Berkeley, CA. USA -510-658-0607 -
Tratto da http://www.buddhanet.net/ftp11.htm
PRATICARE L’OTTUPLICE SENTIERO:Un Approccio Zen –
(19 marzo 1992)di Gary L. Ray
L’Ottuplice Sentiero è la dottrina centrale del buddhismo. Il Buddha, simile ad un dottore, prescrisse l’Ottuplice Sentiero come cura per ogni sofferenza e per l’impermanenza (dukkha). Shakyamuni Buddha proclamò: "Quale è il modo che conduce alla cessazione del soffrire? Il modo è il Nobile Ottuplice Sentiero stesso... "
L'ultima delle Quattro Nobili Verità dichiara che c'è una Via che conduce alla fine di Dukkha. Questa Via è nota come l' Ottuplice Sentiero degli Arya, o il Sentiero di Mezzo, perché si trova tra i due estremi di severo ascetismo e i piaceri sensuali. Il Buddha dichiarò: C'è un Sentiero intermedio scoperto dal Tathagata - un Sentiero che conduce alla pace, all'intuizione, alla più alta saggezza, al Nirvana".
L’Ottuplice Sentiero consiste di otto categorie:
(a) 1. Corretta Comprensione, 2. Corretto Pensiero;
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(b) 3. Corretto Parlare, 4. Corretta Azione, 5. Corretto Sostentamento;
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(c) 6. Corretto Sforzo, 7. Corretta Consapevolezza, 8. Corretta Concentrazione.
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Queste categorie possono essere raggruppate in tre scopi dell’addestramento buddhista: a) la Saggezza, b) Condotta Etica, e c) Disciplina Mentale.
La saggezza consiste di Corretta Comprensione e Corretto Pensiero. La condotta etica consiste di Corretto Parlare, Corretta Azione e Corretto Sostentamento. L'ultima categoria, la disciplina mentale, consiste di Corretto Sforzo, Corretta Consapevolezza e Corretta Concentrazione.
Anche se spesso sono chiamate passaggi, ogni categoria è un anello della catena. "…Essi, (ogni categoria) si svilupperanno più o meno simultaneamente, il più avanti possibile secondo la capacità di ciascun individuo". Il Buddha è talvolta riferito come "il grande dottore", con le Quattro Nobili Verità che sono sintomi, diagnosi, prognosi e prescrizione per guarire da Duhkha. La quarta Verità, l’Ottuplice Sentiero, è la prescrizione. Prendere una parte della medicina, ovvero praticando solamente alcune delle parti, non guarirà tutto il corpo: "La pratica Zen è come il corpo umano. Se avete malata una parte del corpo, allora pure l'intero è malato".
Nonostante l'esistenza dell’Ottuplice Sentiero, lo studente Zen contemporaneo sente spesso una mancanza di direzione. Questo Sentiero è spesso ignorato dagli studenti perché porta un piccolo avanzamento nella loro pratica spirituale. Il Maestro Zen Stephen Echard descrive così la cosa: "Molti studenti sembra che inciampino lungo il Sentiero, non facendo molti progressi nella loro pratica, e chiedendosi il perché. Essi invariabilmente si aggrappano alla meditazione come una panacea spirituale, erroneamente prendendo la pratica meditativa come la pratica stessa del Dharma".
Il Buddha insegnò che attraverso l’Ottuplice Sentiero, si sarebbe realizzato un equilibrio tra saggezza e compassione. Nel buddhismo, "…la compassione rappresenta l’amore, la carità, la gentilezza... o qualità del cuore, e simili qualità nobili sul piano emotivo, mentre la saggezza sta per il lato intellettuale, o le qualità della mente". Un'analogia Zen talvolta paragona la saggezza e la compassione alle due ali di un uccello. Se un'ala è debole o rotta, l'uccello non può volare, lo stesso succede con la pratica spirituale. Senza equilibrio, lo studente non può fare progressi. Uno squilibrio ne risulta quando un individuo diventa una combinazione di due estremi, cioè sia uno sciocco compassionevole che un freddo intellettuale. Lo scopo del buddhismo nella vita è la perfetta miscela di compassione e saggezza all'interno dell'individuo. In termini più semplici, i maestri Zen esprimono la mèta del buddhismo come la perfezione del carattere.
Per discutere come seguire l’Ottuplice Sentiero, bisogna osservare ogni passo singolarmente all'interno delle tre categorie: la prima categoria, la Saggezza, include Corretta Comprensione e
Corretto Pensiero.
Corretta Comprensione è il realizzare le Quattro Nobili Verità, cioè, che la vita è duhkha, e la causa di duhkha è il desiderio. ‘Duhkha’ è spesso tradotto come ‘sofferenza’, ma una definizione migliore sarebbe ‘disagio nei riguardi della realtà’, o come preferisce il Maestro Zen Robert Aitken, ‘l'angoscia-esistenziale’. Questa angoscia è una profonda sofferenza per la nostra stessa mortalità. Accettando le Quattro Nobili Verità, ne consegue anche che l’Ottuplice Sentiero, vale a dire la "prescrizione", sarà considerato come vero. Accettando la realtà come essa è, proprio nel momento in cui sta accadendo, uno è in grado di godere meglio la vita. "Corretta Visione" è l’aver realizzato un senso di equanimità, di fiducia, che ciò è corretto e che ciò che si crede è vero perché lo si gode senza richieste. Vivendo la vita al massimo nel momento presente, non indulgendo nel passato né sognando il futuro, l’individuo è capace di utilizzare il 100% di sforzo e concentrazione in ogni attività.
Un esempio di come ciò funziona è l’esempio usato dal Maestro Zen Echard. Prendete due persone, una che è uno studente Zen ed una che non ha nessuna pratica spirituale, e mettetele davanti a situazioni identiche. Entrambi andando sugli sci si rompono le gambe in un incidente, ma ciascuno ha una comprensione totalmente diversa dell'evento: il primo sciatore ferito può accettare questo incidente con una certa pazienza, abbastanza maturo per comprendere che quando si decide di andare a sciare, quel potenziale danno fa parte del rischio. L'altro individuo meno maturo potrebbe ben sentire una frenesia di rabbiosità, come una sorta di ‘ingiustizia’ per
il suo incidente. Questa persona soffrirà un inferno psicologico per il suo proprio agire.
L'accettazione della realtà del primo sciatore gli produce probabilmente che gli effetti negativi dell'incidente saranno minimizzati, permettendogli così di ottenere il meglio dalla situazione, e possibilmente passando il resto del suo tempo a bere una cioccolata calda e a dare consigli alle persone sulla sua caduta. Per il secondo sciatore, oltraggiato dalla stessa realtà, non solo c’è la sua sofferenza ampliata dall'evento iniziale, ma gli arriveranno situazioni supplementari (karma) che aggraveranno il problema: per lo sciatore adirato la parte peggiore di questo scenario è che egli forse dovrà soffrire di più nel futuro a causa della sua incapacità a trattare con la propria situazione. Egli riporterà tutto questo sul suo stesso ‘sé’ risvegliando il disprezzo e la rabbia dei suoi compagni a causa del suo comportamento infantile, pieno di auto-rancore, e più portato a probabili ripetizioni dei suoi errori in futuro.
Il Corretto Pensiero è l’essere in grado di mettere in pratica ciò che si è capito esattamente. Comprendendo che il mondo è proprio così come è, si deve capire che la realtà è già perfetta. Il Corretto Pensiero è "risolvere di lasciar venire ciò che viene, inclusi i desideri, e i desideri di voler cambiare le cose...". Ciò significa la buona volontà di accettare il mondo come è, perché il desiderare di cambiarlo significa fargli violenza. E tale violenza comincia sempre da un desiderio capriccioso che esso sia soltanto un pò migliore, fino all'insistenza di cambiarlo completamente, come succede per esempio quando si uccide.
Il Maestro Zen Robert Aitken usa l'esempio di quando diciamo "ammazzare il tempo", come il commettere un atto violento contro la realtà. Accettare che il mondo sia così come è, dovrebbe essere la mèta del Corretto Pensiero. Per usare ancora l'esempio degli sciatori, nel desiderio che le cose siano diverse, che non ci si fosse rotta la gamba, è un atto di violenza contro il mondo. Questi esempi possono sembrare banali, ma il danno psicologico è ormai fatto, e sofferenza e danno che comporta il dolore della gamba rotta sembrano insignificanti. Inoltre, poiché la realtà è interdipendente, come nell'esempio, le sofferenze interiori si espandono al resto del mondo, causando che altri soffrano, e creando altro karma negativo, arrecando probabilmente dell’altro dolore supplementare nel futuro.
Il Comportamento Etico è la seconda categoria. Questa classificazione, basata su compassione ed amore, include il Corretto Parlare, la Corretta Azione ed il Corretto Sostentamento.
Il Corretto Parlare, com’è comunemente interpretato, include la ovvia astensione dal dire bugie, dal calunniare, dall’essere maleducati o aspri, dal parlare a vanvera, dal pettegolezzo e dal fare discorsi inutili. Un aspetto più sottile del Corretto Parlare, atto che è il risultato del pensiero non corretto, è la mente falsa che rifiuta di accettare la realtà così com’è, come era, o come sarà. Lo studioso buddhista Archie Bahm scrive: "...qualunque asserzione, o volontà di asserire, che le cose sono, o dovrebbero essere, diverse da come esse sono, o che saranno diverse da ciò che esse sono, è una bugia". Il non voler accettare le cose così come sono è la base del mentire, ed ogni espressione di quella intransigenza è non-corretto parlare..."
Il diretto risultato del Corretto Parlare è una significativa comunicazione che è naturalmente amichevole ed amorevole verso gli altri. "Se non si può dire qualcosa di utile, si dovrebbe mantenere un 'nobile silenzio'…". Un esempio di "nobile silenzio" è quella storia che riguarda un Roshi (maestro-zen) ed il suo discepolo che si godevano una bella mattinata. Lo studente disse: "Che bella giornata!". Il Roshi rispose: "Sì, ma che peccato dirlo così!"
La Corretta Azione sembra essere la più fondamentale di tutto il Comportamento Etico, però, come sarà discusso in seguito, si è frammista l’interpretazione più dotta del suo significato. Il significato comune di Corretta Azione è meglio riassunta dai Cinque Precetti. Secondo Robert Aitken, l'interpretazione moderna dei precetti include:
1) non uccidere
2) non rubare
3) non usare male il sesso
4) non mentire (o usare linguaggio scorretto)
5) non dare o prendere droghe o intossicanti
Per gli studenti laici, questi cinque precetti sono il giusto punto di partenza. Infatti, quando una persona decide di prendere il "Tokudo", cioè una cerimonia di iniziazione buddhista, si deve far voto di mantenere questi cinque precetti. In seguito, quando lo studente avanza, o sta per entrare in un periodo di pratica monastica, verrebbero aggiunti precetti supplementari con una diversa interpretazione dei precetti. Per esempio, lo studente laico segue il precetto di "non usare male il sesso", ma se lo stesso studente stesse per entrare in monastero per un periodo di tempo, allora quel precetto cambierebbe in "non fare sesso". Non ci sono implicazioni morali nell'essere celibi, ma soltanto un modo logico di evitare complicazioni.
Il maestro Zen Philip Kapleau usa l'analogia di una strada molto trafficata per descrivere il seguire i precetti: "Vivere con i precetti è come viaggiare nella Grande Via dell’unità e dell’ armonia, in cui la strada è liscia, gli ostacoli sono pochi, e il panorama particolarmente bello. Trasgredire i precetti è come prendere una strada laterale che appare interessante, ma che presto diventa irregolare e monotona, e che alla fine porta alla morte, a causa di rammarico e apprensione".
Rompere i precetti non solo dà luogo ad infiniti ostacoli sul Sentiero, ma crea anche una quantità karma; futuri eventi che risultano da azioni passate. Come dice Alan Watt, "Il non voler osservare i precetti produce "cattivo karma", non perché il karma sia una legge o un castigo morale, ma perché tutte le azioni da noi decise e messe in atto,... sono karma. Ovviamente, per tutti vi saranno periodi in cui i precetti vengono rotti, e quando ciò accade, lo studente agisce in modo fermo ma compassionevole per correggere il problema. Stephen Echard Roshi include un voto, per i nuovi studenti alla fine della cerimonia ‘Tokudo’, che mostra come auto-correggere i problemi mantenendo un comportamento compassionevole: "Comprendo che essendo io un Bodhisattva agli inizi, ed essendo la forza del Karma assai forte, di quando in quando potrei non riuscire a mantenere i miei voti. Così, io faccio il voto di esaminarmi periodicamente e di fare ammenda se necessario. Che io tratterò me stesso con lo stesso genere di amorosa gentilezza e austera disciplina come se io fossi il mio stesso figlio, e che terrò questo atteggiamento diretto verso tutti gli esseri senzienti".
L'ultimo precetto del Comportamento Etico è il Corretto Sostentamento, che si riferisce ad essere interessati a sostenere la vita piuttosto che a distruggere la virta. Attività di non-corretto sostentamento sono: essere ladri, fabbricanti e rivenditori di armi, usurai e giocatori d'azzardo. Anche se in quest’elenco talvolta appaiono professioni legali o militari, alcuni insegnanti di certe scuole non sono completamente d'accordo. Alcuni insegnanti di Zen pensano che tali professioni siano necessarie, ma quelle professioni non possono essere adatte per il praticante Zen. Regola generale è: Se una professione distrae uno dalla Via, allora essa è una forma di sostentamento sbagliato.
La terza classificazione, la Disciplina Mentale, include: Corretto Sforzo, Corretta Attenzione o Consapevolezza e Corretta Concentrazione.
Il Corretto Sforzo è un serio tentativo di perfezionare la mente. Esso si attiva liberandosi dei pre-esistenti stati negativi della mente, prevenendo i futuri stati negativi, creando stati positivi, allevando e sviluppando gli stati positivi della mente. Una buona metafora per questa attività è come quando si fa pulizia in un attico. Se si trova qualcosan di utile e positivo, lo si tiene. Tutto il ciarpame che si trova in mezzo e che non può essere riutilizzato in modo positivo si dovrebbe gettare via.
Come con gli altri aspetti dell’ Ottuplice Sentiero, il Corretto Sforzo è coinvolto come un fine, e non come un mezzo: "Il Corretto Sforzo è lo sforzo a mantenere la visione dello scopo, non di uno scopo futuro e distante, ma l’attuale scopo presente. Non consiste nel cercare la rinascita e una maggior ricompensa futura, ma nell'esercitare il costante apprezzamento in questa stessa vita di quello che è l’aspetto finale". Il Maestro Zen Do-gen descrive così come questo avviene: "Per ottenere un certo obiettivo dovete prima diventare un certo tipo di uomo; ma una volta che siete divenuti tali uomini, il raggiungere quell’obiettivo non sarà più un problema per voi".
A questo punto, le connessioni tra ciascuno di questi "collegamenti" sono ovvie. Un pensiero erroneo porta ad azioni sbagliate, le quali poi portano a pensieri ancor più erronei, ricreando il ciclo di una perpetua sofferenza. Tuttavia, quando è messa energia nella pratica Zen, il ciclo diviene positivo, anziché continuare ad essere un ciclo negativo.
La settima pratica dell’ Ottuplice Sentiero è la Corretta Attenzione, o Consapevolezza. La Consapevolezza è l’essere attenti ai propri stati interiori. Questo include le attività della mente e del corpo, le emozioni, i pensieri e le idee concettuali. Praticare la Corretta Attenzione significa essere molto più consapevoli di ciascuna di queste cose, e conoscere e comprendere se stessi analizzando causa ed origine. Lo studioso buddhista Archie Bahm descrive così lo studente che pratica la Corretta Attenzione: "Non importa quante cose, come il corpo, le sensazioni, il cuore, le idee, risveglino il suo interesse, egli accetta volentieri ogni cosa per ciò che è, mantenendo sempre a mente il suo senso di equanimità relativo ad esse".
A livello pratico, questo significa essere consapevoli in e di ogni momento. Sia quando si mangia o si cammina, studiando, guidando, o anche quando si usa il bagno. Il Maestro Zen Thich Nhat Hanh insegna che la motivazione è la chiave per la Corretta Attenzione. Se facendo un’azione come pure un'attività, noi siamo troppo contenti, allora noi perdiamo quel momento. Le azioni dovrebbero essere compiute soltanto nell'interesse dell'azione stessa. Egli poi usa l'esempio di lavare i piatti: "Ci sono due modi di lavare i piatti. Il primo è lavare i piatti per avere i piatti puliti ed il secondo è lavare i piatti per... lavare i piatti. Se lavando i piatti, noi pensiamo solo alla tazza di tè che ci aspetta, affrettando così l’impegno di finire i piatti come se fossero un fastidio, allora noi non stiamo lavando i piatti per… lavare i piatti". Se non sentiamo di voler lavare i piatti, può essere che non saremo nemmeno capaci di bere il nostro tè. Non essendo attenti, né riuscendo a vivere nel momento presente, noi cessiamo di essere vivi; divenendo continuamente vittime del futuro e del passato.
L'ottava pratica dell’Ottuplice Sentiero, l'ultima componente della Disciplina Mentale, è la Corretta Concentrazione. La pratica Zen della Corretta Concentrazione è la meditazione Zen, chiamata Zazen. Lo Zazen sembra essere ingannevolmente semplice quando viene spiegato. Lo
studente siede con la schiena dritta in una posizione a gambe incrociate. La mano sinistra è messa sulla destra, con i pollici che si toccano lievemente, formando un ovale. Le mani sono poste in grembo, vicino all'addome. Il Maestro Zen del 13 secolo, Do-gen Zenji, spiega alcuni dei più eccelsi punti nel suo libro, Fukan Zazen-gi (Raccomandazioni Generali per lo Zazen):
"Ora regolate la vostra postura così che possiate adeguatamente star seduti,
non inclinandovi né a sinistra né a destra, e neppure avanti o indietro.
[Viste da un lato] le vostre orecchie e le spalle dovrebbero stare in linea retta,
e sul davanti, il vostro naso sarà in linea retta con il vostro ombelico.
Mettete la lingua poggiata contro il palato, e tenete denti e labbra chiusi.
Gli occhi dovrebbero essere socchiusi, e il vostro respiro dovrebbe essere lieve".
La mente è il successivo punto focale dello Zazen. Do-gen Zenji consiglia la pratica dello Shinkantaza, o "solo sedere". In questa pratica, la mente è concentrata sul non pensare. Egli scrive ancora: "Pensare al non-pensabile. Come si può fare questo? Non pensando". Una pratica utile per il principiante, e a volte anche per l'esperto, è il meditare sul respiro. Quando si inspira e si espira, si contano i cicli del respiro da uno a dieci, e poi ricominciando ancora da uno. Se (quando) la mente divaga, la concentrazione è riportata indietro al conteggio, ricominciando da uno. Il buddhismo Zen considera lo Zazen il centro della pratica spirituale. Insieme al resto dell’ Ottuplice Sentiero seguito in modo appropriato, attraverso la Corretta Concentrazione, la mente può essere focalizzata per vedere la realtà come essa veramente è. La Corretta Concentrazione dovrebbe portare la Corretta Comprensione, completando la catena e unificando tutto il sistema di pratica. In ogni modo, come altri passi lungo il Sentiero, la pratica della meditazione non è un mezzo per arrivare ad uno scopo. La stessa Corretta Concentrazione è lo scopo. Do-gen scrive: "Ciò che noi chiamiamo Zazen non è un modo per sviluppare la concentrazione. Semplicemente, esso è il modo più comodo. E’ la pratica che misura al massimo il vostro Satori (l’Illuminazione), ed è infatti il satori stesso".
Con l’intera pratica in ordine, realizzare la mèta è solamente una questione di tempo, una mèta per la quale non ci fu sforzo. Soltanto il Sentiero da seguire, un Sentiero in cui però non c'è nessun luogo dove andare. Come quando si lavano i piatti, il Sentiero si dovrebbe percorrere solo per… percorrere il Sentiero. Nel 1228, il monaco Wu-men Hui-k'ai scrisse: "Più si avanza, e più il Sentiero diventa confuso; più si indietreggia, e meno chiaramente il Sentiero è percepito. Se non si avanza e non si indietreggia, si è come morti. Ora ditemi, come vivrete lo Zen ideale?"
APPENDICE: Il Karma, ed il Bene & il Male
Cautele concernenti la generazione di cattivo karma sembrano mostrare che lo studente di Zen dovrebbe sforzarsi per avere un buon karma, però questo potrebbe anche essere una trappola. Se un individuo ha preoccupazioni riguardo al suo futuro, cercando continuamente di produrre il
buon karma, correggendo i suoi errori, e lottando contro il male, egli sarà solamente frustrato ed infelice. Peggio ancora, egli avrà costantemente passato la sua vita al di fuori del momento presente, tentando di rendere effettivo il suo ideale. "Ci si dovrebbe astenere dal trafugare lo scopo della vita e darle il suo significato... Richiedendo al momento presente più giustizia o più amore da o per gli altri, più di quanto uno abbia, è rubare – rubare l'insostituibile piacere del momento presente". Questo non significa che si dovrebbe sedersi giù e accettare le cose in una passiva maniera di non "far niente". L'accettazione secondo il buddhismo è un concetto diverso: "L'accettazione è una forma di consapevole coscienza della realtà della propria situazione e non implica una mancanza di energia. L'accettazione è una base per l’azione, poiché ha a che fare in un modo realistico con l’effettiva realtà. L'attaccamento al desiderio è un tipo di frenetica non-azione in cui essa ignora la realtà attuale in favore di una snaturata possibilità ".
Con tutto questo discorso sul buon karma ed il cattivo karma, il lettore può chiedersi dove si adattano i concetti di bene e male. Trattare il problema del Bene e del Male è necessario per poter brevemente discutere i concetti di Nirvana (Vacuità) e Samsara (la forma). I concetti di bene e male appartengono al mondo del Samsara, il mondo del quotidiano. La gente sembra nascere, vivere, invecchiare e morire. Questo è il mondo nel quale noi tutti viviamo, dove i concetti sembrano avere un significato e la realtà può essere piacevole o sgradevole.
Il Nirvana è il mondo illuminato, un modo di essere in cui concetti come ‘bene e male’ sono vuoti, senza sostanza, dove non ci sono né nascita e né morte, e dove tutto è totalmente inter-dipendente e senza una forma costante. Eppure anche questo è il mondo in cui viviamo. Questo mondo del Nirvana è realizzato proprio nel mondo del Samsara. Entrambi questi mondi sono la stessa cosa. Il Samsara è Nirvana e il Nirvana è Samsara. O meglio ancora, la forma è vuoto e il vuoto è forma. Nondimeno, questo può provocare problemi, come far compiere alla mente delle ginnastiche mentali che possono dar luogo ad una sorta di attaccamento alle idee di forma e di vuoto. Il Maestro Zen Shunryu Suzuki ha scritto: "... se non siete accurati, il sutra (cioè il Prajna Paramita Sutra) vi darà un'idea di guadagno. Esso dice, 'la forma è vuoto e il vuoto è forma'. Ma se vi attaccate a quell'asserzione, sarete responsabili di essere coinvolti in idee dualistiche: qui siete la forma, e lì siete il vuoto, che voi state cercando di comprendere tramite la vostra forma".
Dal punto di vista del Nirvana, non c’è né il bene e né il male, nessun buono né cattivo. I due concetti di bene e male, così come tutte le cose nel mondo, non hanno alcuna sostanza che possa dar loro una loro propria realtà indipendente. Nell'universo, un'azione è solo un'azione. È una cosa neutra. In realtà, anzi, è oltre la neutralità. Mettere un'etichetta di buono o cattivo su una persona, una cosa o un'azione, è illusorio e non serve minimamente allo scopo. Tuttavia, riferendosi ancora al mondo Samsarico, quei concetti di bene e male (sarebbe meglio chiamarli positivo e negativo) hanno un certo valore nel descrivere la realtà così come noi la vediamo. Nel nostro mondo di tutti i giorni, le parole sono necessarie per descrivere le azioni positive di una persona come Madre Teresa o le azioni negative di qualcuno come Adolph Hitler. In ogni modo, etichettare qualcosa o qualcuno come buono o cattivo, perfino Madre Teresa o Hitler, implica che quegli individui siano solamente capaci di fare il bene o fare il male. Se si guarda a questo tipo di situazioni, allora Madre Teresa non avrebbe mai potuto fare il male e Adolph Hitler non avrebbe mai potuto fare il bene. Non sembra molto difficile trovare esempi di entrambe le azioni in individui come questi.
Dando un esempio più concreto, l’autobus non ha una vera sostanza; è vuoto di una forma che sia costante. È solamente un'espressione di tempo e spazio e non esiste indipendentemente dal resto del mondo. Quello è l'aspetto Nirvanico dell'autobus. Ciononostante, mettere il freno di fronte a questo "esempio di irrealtà" sarebbe disastroso. Che è l'aspetto Samsarico dell'autobus. L'autobus ha una duplice natura concettuale. Nirvana e Samsara sono gli stessi mondi con un diverso livello di realizzazione. Proprio così come la forma è vuoto ed il vuoto è forma, la forma è forma e il vuoto è vuoto.
Tornando ai nostri esempi di bene e male, c’è un detto nello Zen che è un ideale germoglio di questo concetto di vuoto e forma: Non c’è né bene e né male, ma ciò che è bene è buono e ciò che è male è cattivo". Chiunque abbia realizzato l’illuminazione vive pienamente in entrambi i mondi (Samsara e Nirvana).
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Opere citate (In lingua originale, ma alcuni sono stati tradotti in Italiano)
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