( INCONTRO tenuto il 31/3/2000 al Centro Nirvana)
Stasera voglio iniziare con alcuni passi del Testo di John Blofeld: “L’Insegnamento Zen di HUI-HAI”, cui seguiranno commenti che ci chiariranno la posizione di questo esimio Seguace del Ch’an, discepolo di MA-TSU e chiamato “La Grande Perla”, per la sua preziosa acutezza nel trasmettere l’autentico messaggio del Ch’an. Egli dice: “Una volta, un uomo che praticava il Ch’an chiese al Maestro: - E’ detto che la mente è identica al Buddha, ma quale dei due è VERAMENTE il Buddha? -. Il Maestro rispose: - Quello che tu presumi, NON è il Buddha. Se credi di conoscerlo, fammelo dunque vedere! –. Non essendovi reazione, il Maestro continuò: - Se comprendi la mente, il Buddha è onnipresente; ma se non ti risvegli ad essa, resterai per sempre fuori strada lontano da LUI! –”.
In un altro passo, il Testo riporta: “Perciò il Buddha impiega i mezzi abili, adatti alle varie mentalità individuali, per guidare le persone alla Verità Universale. Dobbiamo riconoscere che la Natura di Buddha, in tutti gli Esseri, è pura come il Sole seppur ricoperto dalle nubi. Se semplicemente preserviamo la vera Mente Fondamentale con perfetta chiarezza, le nuvole dei pensieri errabondi si dissolveranno ed il sole della Comprensione si manifesterà..."
Ordunque, vi è in noi, in questo nostro errato modo di proporci, qualcosa che ostacola il sole della Comprensione. Allora qualcuno potrebbe chiedersi: “Che cosa devo fare? Devo forse farmi monaco o rinchiudermi in una grotta? O devo recitare preghiere e ‘mantra’ dalla mattina alla sera?”. Beh, quelli sono strumenti estremi e soluzioni drastiche, invero eclatanti ed eccessivi, che alcuni ritengono di dover utilizzare per fare di se stessi recipienti idonei alla rivelazione della propria Natura di Buddha. Nel Ch’an, al contrario, si ritiene ragionevolmente che non occorre arrivare a questi mezzi estremi o a queste soluzioni di emergenza. Perché? Perché queste persone, nel loro tentativo di sviscerare la Natura Ultima dell’Uomo, non potranno assolutamente modificare nulla di CIO’ che sono state da sempre. La Natura di Buddha non si trova da qualche altra parte, per essere conquistata con chissà quali espedienti sovrannaturali! Perciò il Testo ci consiglia SOLTANTO di dissolvere le nubi che la ricoprono e, per questo, non servono pratiche martirizzanti o drastiche sanzioni. Queste cose lasciamole a coloro che sfortunatamente non comprendono la verità, lasciamole a coloro che non hanno incontrato il Ch’an.
Che bisogno c’è, di tanti studi esteriori, per conoscere CIO’ che la vita ci sta insegnando fin dal primo giorno della nostra venuta qui?. Le sofferenze della nascita, malattia, vecchiaia e morte non sono forse davanti ai nostri occhi in ogni giorno della nostra vita? Solo togliendo la polvere dell’ignoranza che si è depositata sulla nostra mente-specchio, la lucentezza e la chiarezza tornano ad essere le prerogative della Mente Reale. Perciò tutto ciò che viene conosciuto, con l’attuale mente ordinaria e non illuminata, pur essendo privo di valore dal punto di vista della Verità Assoluta, è autenticamente vero e incontestabile.
Se si riesce a mantenere una chiara ed accurata consapevolezza, ciò che verrà appreso con la mente non artefatta sarà vero apprendimento. Tuttavia, benché lo si definisca “vero apprendimento”, in realtà nulla viene veramente appreso. Perché? Perché tanto l’IO che l’Assoluto sono entrambi vuoti, proprio perché entrambi sono la Natura Ultima e Fondamentale dell’esistenza umana, che è Pura Vacuità. In questa Natura Ultima non vi è DUE ma neppure UNO e perciò non può esservi nulla che venga realmente appreso.
Ma, benché i fenomeni siano tutti essenzialmente vuoti, è necessario “preser-vare la vera Mente Fondamentale” con perfetta chiarezza, affinché i pensieri illusori non sorgano e l’egoismo e la possessività scompaiano!. Il Mahapari-nirvanasutra (Il Sutra del Grande Nirvana) dice: “Coloro che ‘sanno’ che in realtà, il Buddha, non predica e non insegna nulla, sono chiamati i perfetti Conoscitori della Verità!”. Allora, cos’è realmente la Mente Fondamentale? Cos’è questa Natura Ultima dell’Uomo?
Essa è la prova vivente della nostra esistenza, poiché se riuscissimo a “percepire” direttamente il nostro “ESSERE VIVI”, senza l’intermediazione del petulante ‘Io’ che spadroneggia e che intende riportare ogni esperienza a se stesso, noi potremmo CAPTARE l’ESSENZA stessa della Vita. Noi sapremmo di essere soltanto Pura Esistenza e la mente che capta questa Esistenza senza appropriazione, senza volerla far diventare NOSTRA, sarebbe la vera Mente Fondamentale, la Natura Ultima dell’Uomo!.
Nella fase di meditazione formale (zazen) possiamo cominciare a conoscere e sperimentare questo stato di Coscienza senza interpreti, senza soggetto personale. In questa fase, chiamata ‘Meditazione Impersonale, o di Vacuità’, cominciamo a fare i conti con la presenza solo “sentita” della nostra Natura Ultima, la Mente Fondamentale o il Buddha. Vieppiù familiarizzandoci con questo stato di Coscienza, ci sentiamo sempre meno dominati dall’Ego e stabiliamo una diversa identificazione impersonale con lo stato di Essere Assoluto che potrà essere espanso anche nella vita ordinaria.
Impariamo, dunque, a riconoscere che l’Io non è più soltanto ‘Io’, anzi lo è sem-pre meno, ma è soprattutto quella “sensazione di essere”, non individuabile in un preciso punto. Perdiamo l’idea del nostro nome e della nostra forma, del nostro aspetto, del ruolo, dell’identità, perdiamo tutto ciò che è riferibile ai canoni della mente umana ordinaria. Meditare vuol dire, in fin dei conti, riuscire finalmente a conoscere la nostra vera Identità, che è senza identità.
Chiaro è che nella vita ordinaria non possiamo dimenticarci della nostra identità relativa, cioè il nome, la forma, il ruolo, ecc. Si tratta dunque di stabilire una sorta di convivenza tra l’Identità Assoluta e l’identità presunta, fittizia e temporanea, che rivestiamo nel breve spazio di tempo chiamato ‘vita umana’. Così saremo in grado di adattare i due livelli di Coscienza (Citta e Manas) a convivere serenamente in modo interdipendente. Riusciremo a creare quella naturale imperturbabilità dei Saggi, vivendo questa sorta di gioco gioioso e impersonando sia il personaggio a cui eravamo identificati e sia la consapevole Coscienza che ora sappiamo di essere realmente.
Ecco perché la pratica del Ch’an non può assolutamente essere considerata un ‘passatempo spirituale’: essa è una cosa seria per persone motivate, che stra-volge completamente l’ottica della considerazione di questo nostro essere nel mondo. Abbiamo visto come i Testi del Ch’an ci raccomandano di abbandonare i pensieri errabondi, altrimenti la fusione della Coscienza con la Natura Fondamen-tale non è possibile. Perciò ogni idea che sorge nella mente, anche se con lo scopo di indirizzarci verso il Bene, appartiene alla categoria dei pensieri vaganti ed errabondi. Essi, sorgendo senza che noi se ne abbia coscienza, portano la nostra mente a divagare ed a perdersi nei meandri della concatenazione ideologica.
Possiamo rendercene conto immediatamente allorché, con la consapevolezza attivata, vediamo i nostri pensieri tentare di seguire contorti percorsi, partendo da una idea, un punto di aggancio e giungendo a moltiplicarsi in mille rivoli. Questo è il vero dramma della mente umanizzata, la dispersione dell’energia mentale di cui gli esseri umani sono inconsapevolmente vittime come in un tremendo massacro coscienziale. La centralità della Coscienza si frantuma e si divide in mille idee, in mille progetti, in mille aspettative e in mille successive delusioni e amarezze.
Questa è la spiegazione della causa e dell’origine degli effetti negativi del karma umano e, che ci crediate o no, questa è la causa di tutte le sofferenze del genere umano. Ecco perché si dice che la Meditazione è un metodo eccellente anche di guarigione psicofisica in quanto, lavorando sulle cause, permette una efficace liberazione dai problemi generati da una mente ignorante e selvaggia. Però è necessario essere idonei, precisi e perseveranti, cominciando col seguire i consigli di una buona Guida spirituale, averne fiducia ed essere capaci di aspettare serenamente gli effetti positivi della conseguente trasformazione mentale.
Abbiate quindi fiducia nel metodo Ch’an, imparando puntigliosamente ad osservare VOI STESSI. Questo è l’unico Comandamento che viene imposto, anche se è terribilmente difficile da eseguire, perché non ci siamo abituati e, prima d’ora, nessuno ci ha mai insegnato a farlo. Tuttavia, una volta imparato e praticato, è anche stupendamente facile perché questo procedimento si autosostiene da solo e non ci serve nessun altro supporto coadiuvante. Possediamo già in noi tutto il materiale per il lavoro, lo abbiamo sempre avuto e siamo proprio solo NOI STESSI, non ci serve altro!.
Ora, perciò, non ci resta che imparare a conoscerci intimamente, continuare ad osservarci e sviscerare il funzionamento della nostra mente, di modo che si riduca di conseguenza l’interesse per gli oggetti esterni, che mettevano in moto quei funzionamenti. Dobbiamo invertire la corrente di energia, anziché dal centro alla periferia com’era abituata, dobbiamo ricondurla al centro anche quando si espande verso l’esterno. Dunque, quando vediamo un oggetto o una persona, cerchiamo di ‘vedere NOI che vediamo l’oggetto o la persona’. Quando sentiamo un suono o un rumore, cerchiamo di ‘captare in noi cos’è che ci fa sentire il suono o il rumore’.
Questo tipo di procedura operativa (Cos’è in NOI che ha il potere di funzionare in questo modo), finora sfortunatamente inefficiente a causa della nostra igno-ranza in materia, è la chiave per invertire e riaccentrare la nostra energia. Questa è la famosa auto-consapevolezza, che è la facoltà ampliata della comune coscienza umana e che potrà continuare a sperimentare anche le cose esterne nel vecchio modo. Non è che una soppianta l’altra, ma soltanto una alimenta l’altra, espandendo il suo potere e ampliandolo in modo esponenziale. La nostra facoltà di conoscere si raddoppia, prima conosceva solo all’esterno, ora dà molta più importanza all’interno, cioè a se stessa ed alla sorgente del suo stesso potere.
Abbiate fede nel metodo Ch’an e, senza impelagarvi in inutili pensieri retrogradi, applicate solo il metodo dell’osservare. Siate solamente silenziosi testimoni dell’Auto-conoscenza ed il risultato vi giungerà immancabilmente quando meno ve l’aspettate, in maniera definitiva e irreversibile. Se invece, state cercando soltanto un palliativo momentaneo ai vostri problemi esistenziali o un passatempo spiri-tuale che non vi sconvolga la mente né il modo di pensare, allora abbandonate ogni altro tentativo. Quelli li avete già trovati non appena la vostra mente pensante, la vostra fabbrica di opinioni personali, si è messa in moto, proprio quando avete giudicato il Ch’an complicato o inattuabile. E allora, qualunque altra cosa facciate, a qualunque altro interesse di questo mondo voi vi dedichiate, tutto sarà soltanto un inutile quanto temporaneo rimedio momentaneo.
Il Ch’an ha un solo difetto, se tale può essere: non è per menti frenate, incerte, dubbiose o retrive: il Ch’an è per menti fulgide, rapide nell’intuire e nel decidere, per persone che abbiano capito che la vita umana è come una casa in fiamme. Quando si è in una casa che sta andando a fuoco, non ci si mette a tergiversare né a chiedersi le cause dell’incendio, si cerca immediatamente una via di fuga dalla parte ove non ci sono fiamme, e basta! Perciò quando l’Io di una persona ha capito questo, si fa da parte in modo spontaneo e, ciò che resta è l’Illuminazione.
L’Io è solo uno strumento di relazione con il mondo fenomenico ed è proprio esso l’elemento che copre il sole della Consapevolezza. L’Io è la nuvola che oscura momentaneamente la Coscienza Assoluta, la Natura Ultima dell’Uomo, la quale è il sole perenne ed eterno. Le nuvole vanno e vengono mentre il sole è eterna-mente presente, anche quando le stupide nuvole si illudono di averlo soffocato. Poiché non appena esse spariranno, come tutti gli Ego di questo mondo, e questo è un fatto indubbiamente garantito ed accertato, il Sole della Pura Coscienza Assoluta si rimanifesterà splendente e luminoso nella sua naturale Illuminazione.
Come i bambini a Carnevale che usano una maschera per nascondere la loro identità, così la Pura Coscienza-Citta usa l’Io-Manas per ricoprire e velare la sua vera Natura. Il guaio è che l’Io si impossessa del ruolo, crede solo in se stesso, si dimentica della sua Vacuità e finisce per autostabilirsi come realmente esistente. In siffatto modo, egli crea tutta una quantità di danni e di drammi che ne sono la diretta conseguenza. Ecco perché bisogna credere alle istruzioni del Ch’an, perché così facendo, si istruisce l’Io sulla sua pseudo-realtà temporanea e si generano le cause per la sua uscita di scena, o almeno per il suo farsi da parte.
Chi potrà mai rifugiarsi ancora dietro la fantasmagorica maschera dell’Io, una volta conosciuta la propria Vera Identità, la propria Natura Ultima reale e immutabile? Al massimo, e questo può essere concesso, potrà continuare ad indossarla per quello spazio di tempo che gli è destinato dal karma, come durata di vita. Sicuramente però, colui che ha assaporato la verità, non potrà più essere schiavo del personaggio, prigioniero della falsa identità. In ogni istante saprà consapevolmente qual è la sua vera Natura e ricondurrà al ruolo di semplice ‘comparsata’, ogni pulsione ed ogni volontà di protagonismo del personaggio egoico. Ma, proprio come un attore che recita la sua parte, la Coscienza Reale non potrebbe mai più identificarsi realmente col personaggio della commedia. Dentro di noi, nel profondo della Coscienza, anche nei momenti più drammatici e più coinvolgenti dell’esistenza umana, sarà presente la fortissima luce della Consapevolezza.
Essa ci impedirà di cadere ancora una volta nell’equivoco e non ci farà più essere schiavi dell’illusione samsarica. Allora benediremo quel nostro essere Consape-volezza perché, essendone divenuti ormai più che convinti, questa Identificazione con Essa significherà la nostra Illuminazione. Letteralmente ‘Illuminazione’ significa “accendere la Luce”. Cosicché il poter vedere l’Io sotto la lente di ingrandimento, ha il valore di una Luce che illumina costantemente il nostro Essere, disperdendo l’ignoranza proprio come un faro che rischiara l’oscurità notturna. La ripetizione continua di queste ingiunzioni e di queste istruzioni, che probabilmente annoieranno mortalmente gli increduli e gli scettici, casualmente quanto inopinata-mente giunti fin qui, servono invece a rafforzare lo stimolo degli intrepidi e predestinati adepti del Ch’an. Perciò, già questa discriminante eventualità, tra chi resta avvinto dagli insegnamenti e chi proprio non li accetta, è prova spiritualmente inoppugnabile del grado di meriti karmici che ognuno di noi si trascina dietro.
Ritorniamo allora al discorso della Natura Ultima e della Mente Fondamentale. Quale può essere, in un adepto predestinato, la vera “Visione” della Reale Natura di se stesso e di tutti gli altri Esseri? Si dice che un essere ordinario veda gli altri esseri in tre modi. Con attaccamento e desiderio (ad esempio le persone a lui care o quelle che stimolano la sua brama e la sua lussuria); con odio e repulsione (come i nemici e le persone antipatiche, o quelle con cui egli non vorrebbe mai avere interscambi o rapporti sessuali) e, infine con una decisa indifferenza (nei riguardi di persone che non si conoscono o non si ritengono interessanti, per cui non c’è volontà di conoscerle).
Questi tre modi di approcciare le relazioni umane, alla fin fine, possono essere sintetizzati in due soli particolari modi di vedere l’esistenza: ciò che è esistente e ciò che non lo è. I primi due dei sopracitati tre modi di relazione fanno parte del nostro senso di percepire l’esistenza direttamente. Il terzo modo appartiene al campo del non-esistente, del non-più esistente o del non-ancora esistente. Inoltre i primi due modi stimolano, di conseguenza, una “reazione” nella mente umana, mentre il terzo tipo la lascia praticamente del tutto indifferente o disinteressata.
Invece, la caratteristica ‘Visione’, nel cogliere queste due conclusive forme, cioè l’esistenza e la non-esistenza dei fenomeni (persone e/o oggetti) da parte della Mente Fondamentale, ha un aspetto totalmente diverso. La Mente Fondamentale “vede” tutti i fenomeni come se fossero esistenti e contemporaneamente come se non lo fossero, in uno stesso identico modo, cioè non cade vittima del dualismo ma ingloba e compenetra entrambe le possibilità in una sola. Questo straordinario e inconsueto ‘modo di vedere’, annulla i difetti degli altri due e di tutte le infinite varianti che diramano da quei due.
La nuova facoltà annulla anche i difetti mentali, che sorgono di conseguenza nella mente e che sono poi la causa delle nostre continue contrapposizioni e insoddisfazioni samsariche. Per il fatto che la nostra mente è costretta a vedere la Realtà in così tanti diversi modi, si crea poi una dipendenza ed un disadattamento continuo e obbligato rispetto ai desideri ed alle repulsioni alternativamente generate. Infatti, a Chi o a Che Cosa potremmo mai attaccarci (o desiderare o rifiutare) se non vedessimo più come ‘realmente’ esistente la persona o l’oggetto del nostro attaccamento o del nostro rifiuto? E, se avessimo una nuova esperienza intuitiva, di esistenza di esseri ed elementi che per la mente umana ‘non esistono’, non pensate che sarebbe veramente strabiliante e rasserenante tutto ciò? Vedete che ampliamento di nuovi aspetti e nuove possibilità di conoscenza, si presentano con il riconoscersi ed identificarsi, non più alla mente umana ed ai suoi obbligati meccanismi, bensì alla assolutezza della Mente Fondamentale?
Per la Mente Fondamentale, che si è liberata dalla succu-banza dell’Io, l’esistenza è vista come ‘apparenza momentanea’, mentre la non-esistenza è considerata come ‘spazio-vuoto’ pronto ad essere riempito dall’esistenza. In realtà, TUTTO è visto veramente come uno SPAZIO VUOTO o “Vacuità”, in cui danzano forme eteree e incorporee, visibili e non visibili. La mente umana quando vede queste forme le ritiene ‘realmente esistenti’, mentre invece quando le ignora o non le vede, le considera inesistenti. Perciò soltanto la Mente Fondamentale vede la Natura Ultima di tutte le cose, dato che è in sintonia con il vero e unico aspetto della Realtà.
Quando la pratica meditativa continuata avrà avuto totalmente effetto sulla nostra mente, anche noi vedremo la Realtà in questo suo unico aspetto, attraverso la capacità di percepire contemporaneamente l’esistenza e la non-esistenza, in un’unica dimensione di manifestazione. È una forma di Consa-pevolezza Trascendente che va oltre l’aspetto formale e fenomenico delle cose e che somiglia abbastanza, anche se con le dovute cautele del caso, alla nostra visione onirica del mondo dei sogni. Ho precisato –con le dovute cautele- perché non bisogna pensare che nella vita ordinaria, oggettiva, si debbano affrontare le situazioni senza una certa prudenza circa la valutazione della loro presunta realtà. Infatti, nel mondo fenomenico, le cose e le persone POSSIEDONO una loro concretezza sostanziale, collegata al senso di realtà del Mondo della Forma, che va rispettata. Non possiamo attraversare la strada presumendo che le automobili, volutamente ritenute illusorie, non ci investano, con l’effetto di mandarci all’altro mondo prematuramente. Perciò, una certa differenza con i sogni certamente c’è.
Il punto chiave è che dobbiamo partire dal presupposto che questo mondo, così come ci appare e così come i nostri sensi ce lo fanno vivere, pur essendo uno SCENARIO in continuo cambiamento, HA un suo modo di essere REALE a cui dobbiamo fisicamente attenerci. Il nostro corpo materiale NON può sfuggire alle leggi della Materia e, qualunque trasgressione a questa legge, ce ne farà pagare lo scotto con una anticipata uscita da questo mondo. Il quale, pur non essendo reale dal punto di vista della Natura Ultima della Coscienza Spirituale, è pur-tuttavia reale e concreto per la nostra mente umana scaraventata karmicamente in questo mondo materiale, e questa è una verità di cui dobbiamo tenerne ben conto. In ogni caso, il problema è che anche se fossimo consapevoli ordina-riamente di questa verità mondana e di questa continua mutevolezza delle cose, delle persone e dei sentimenti, ciò non ci impedisce di mantenere vivi e vegeti questi deleteri attaccamenti. Sembra quasi che si voglia a tutti i costi ‘eternalizzare’ queste cose mutevoli e illusorie, per poterle trattenere e potercisi attaccare. Ma ciò non è davvero possibile e, a dispetto della nostra mente umana, impigrita e indolente, non ci resta che aprire la nostra Coscienza alla Realtà reale. Allora, il nostro rapporto con le cose, con le persone e con noi stessi, dovrà essere diverso, con una diversa applicazione della coscienza mentale. Si dovrà forzatamente arrivare al ‘modo di vedere’ la Realtà secondo l’ottica della Mente Fondamentale, alla VISIONE di contemporanea esistenza e non-esistenza delle cose. Quando avremo fatto il grande passo verso la Verità di CIO’ che realmente è, saremo arrivati a quella che il Buddhismo chiama la “VIA DI MEZZO”, cioè l’unica obbligata alternativa alle molteplici forme di visioni e sensazioni, formali e fenomeniche, che costringono la mente alle apparenti posizioni del Dualismo. Il consiglio finale che posso darvi, con un criterio più adeguato per riscoprire la Natura Ultima dell’Uomo, attraverso la Via di Mezzo, è ancora e soltanto quello di lavorare costantemente su di Voi. Applicate l’Autoconsapevolezza genuina, che è soltanto interessata alla conoscenza del vostro Essere, abbandonando tutte le concettualità e le posizioni, comprese quelle che avete sentito, o letto, finora. In questo modo saprete riconoscere silenziosamente e tacitamente l’Unica Realtà, che si posizionerà senza sforzo, al centro delle posizioni finora assunte dalla vostra mente. Né di qua né di là, AL CENTRO, cioè nella posizione giusta per “vedere” l’esistenza e la non-esistenza contemporanea di tutti i fenomeni.
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