L'Illuminazione Improvvisa e Graduale (II° PARTE)
La Polarità di Improvviso/Graduale:
Un Ricorrente Tema nel Pensiero Cinese;
di Peter N. Gregory - Journal Of Chinese Philosophy Vol.9 1982 pp. 471-486- ©1982 By Dialogue Publishing Company, Honolulu, Hawaii, U.S.A..
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Durante il fine-settimana del 22-24 maggio 1981, l'Istituto di Studi Transculturali patrocinò una conferenza su "La Polarità di Improvviso/Graduale: Un Tema Ricorrente nel Pensiero Cinese". Per la conferenza, furono offerti fondi da una concessione del Consiglio Americano delle Società Erudite. Lo scopo della conferenza era di esplorare le varie tematiche storiche e filosofiche intorno alla polarità ‘Improvviso/Graduale’, nello sforzo di riscriverne il significato in un contesto intellettuale il più vasto possibile. Sono state focalizzate, tuttavia, le manifestazioni di questa polarità all'interno del buddhismo Cinese. Benché la controversia intorno alla polarità ‘Improvviso/Graduale’ non era senza precedenti nelle altre tradizioni buddhiste, essa assunse il suo maggior significato nella tradizione buddhista Cinese in cui la sua articolazione mostrò una serie di caratteristiche propriamente Cinesi che la collegarono a modalità non-buddhiste di pensiero. Il fatto che questa polarità assunse particolare importanza nella tradizione buddhista Cinese suggerisce che essa diede forma ad una polarità simile già pre-esistente all'interno del pensiero cinese. Uno degli obiettivi principali della conferenza era perciò di esplorare come questa polarità divenne parte di un più grande discorso nella storia intellettuale Cinese.
La conferenza cercò così di avviare un approccio diverso, da quello di discussioni precedenti, del significato della controversia sulla polarità Improvviso/Graduale nel buddhismo Cinese. Quindi, anziché cercare di localizzare la fonte del dibattito all'interno dell'eredità del buddhismo Indiano, la conferenza tentò di fornire una prospettiva nuova sul processo della sistemazione del buddhismo in alcuni dei temi dominanti della storia intellettuale Cinese, così come l'effetto del buddhismo su quella tradizione. Esplorando i fondamentali problemi religiosi e morali dietro alla controversia di Improvviso/Graduale così come fu condotta all'interno della tradizione buddhista Cinese, la conferenza investigò anche in che modo poteva essere riformulato un paradigma da cui chiarire alcune delle tensioni inerenti nelle altre tradizioni della coltivazione morale e spirituale.
Per realizzare un approccio interdisciplinare il più ampio possibile, la conferenza riunì tredici studiosi da una varietà di campi, inclusi buddhismo Indiano, buddhismo Cinese, Studi Religiosi, Storia Cinese, Studi Neo-confuciani, Letteratura Cinese, e Storia dell’Arte Cinese. Di seguito vi è un breve sommario dei dodici articoli presentati alla conferenza.
1. Luis Gomez, Università del Michigan, "Purificare l’Oro: La Metafora dello Sforzo e Intuizione nel Pensiero buddhista"
Questo articolo ha fornito una comprensiva panoramica storica e filosofica della controversa polarità su Improvviso/Graduale nel buddhismo. Come ipotesi di lavoro, l’articolo inizia con il caratterizzare la fondamentale frattura filosofica in pericolo nella controversia che risiede fra (1) la comprensione della Illuminazione come un improvviso salto in uno stato, o reame di esperienza che è innato, integrativo, ed ineffabile, e (2) la comprensione dell’Illuminazione come un processo graduale di accumulazione (o riduzione), che è descrivibile come se avesse gradazioni ed essendo suscettibile alla coltivazione progressiva. Come corollario a ciò, la prima posizione considera lo stato di schiavitù come il risultato di un errore di percezione (o concezione), comparando così l’Illuminazione all'esperienza di aprire gli occhi, mentre la seconda posizione considera lo stato di schiavitù come il risultato dell'attaccamento (o condizionamento karmico), comparando così l’Illuminazione al processo di superare una cattiva abitudine. Mentre la prima posizione rappresenta la situazione vista dalla prospettiva di Illuminazione, la seconda posizione rappresenta il punto di vista di quelli che cercano l’Illuminazione. Nel contesto del buddhismo Indiano, la struttura filosofica per la controversia di Improvviso/Graduale risiedeva così nella dottrina delle due verità.
La prima principale sezione dell’articolo analizza i due più famosi esempi storici della controversia di Improvviso/Graduale. Il primo avvenne in Cina verso la metà del ottavo secolo con l'attacco di Shen-hui agli insegnamenti "gradualistici" del Lignaggio Settentrionale del Ch'an, contro cui egli promosse l’ "insegnamento improvviso" della Scuola Meridionale. Il secondo ebbe luogo in Tibet verso la fine dell'ottavo secolo nel dibattito tra il ‘subitista’ cinese Mo-ho-yen (Ha-shang Mahayana) e il gradualista indiano Kamalasila. Un esame del contenuto di questi dibattiti rivela che il putativo problema polare della controversia Improvviso/Graduale - incluso un intero complesso di problemi che possono essere raggruppati nelle varie forme di polarità (intuizione contro concentrazione, attività contro quiete, Buddhità innata contro quella sviluppata, la natura obbligata dell’etica morale contro il suo naturale dispiegamento, ecc.). Quando nei dibattiti si comparano le posizioni delle varie caratteristiche, esse si allineano in modo differente riguardo ai vari problemi dottrinali coinvolti, il subitista in un contesto, che sostiene alcune delle posizioni dottrinali del gradualista in un altro contesto. La controversia tra Improvviso/Graduale quindi non si divide lungo una sola polarità. Né sembra esserci nei dibattiti un qualunque modo di predire le specifiche posizioni dottrinali di un proponente di un lato o dell'altro. Ciononostante, c’è una considerevole sovrapposizione nel modo di raggrupparsi insieme di un gruppo di posizioni nei dibattiti attuali. Improvviso e graduale, perciò, non formano una semplice e statica polarità, ma rappresentano più due modalità opposte di pensiero che possono essere meglio tradotte nella fondamentale, e assai generale, dicotomia di "intuizione e sforzo".
La seconda sezione dell’articolo esplora due delle polarità in questione nella controversia - quelle di intuizione contro concentrazione e di attività contro quiete, riesaminando la prima da una prospettiva strettamente buddhista e la seconda da una prospettiva comparata. Il problema di ‘intuizione contro concentrazione’ illustra come le posizioni di ‘improvviso-graduale’ si attorciglino. La stessa posizione di Kamalasila sulla necessaria cooperazione di intuizione e concentrazione, per esempio, è in essenza la stessa come quella difesa da Shen-hui. Il malinteso di Kamalasila sulla posizione di Mo-ho-yen, suggerisce che probabilmente lui stava rispondendo più a problemi attinenti al suo proprio contesto polemico che alla reale posizione del suo oppositore. La seconda polarità discussa in questa sezione - quella di attività contro quiete - genera la questione del quietismo, nei cui termini spesso è stata discussa la controversia. Nonostante l'uso frequente di questo termine, non è chiaro a che punto nel dibattito dovrebbe essere applicato. I problemi sollevati dai dibattiti buddhisti possono richiamare alla mente la controversia sul quietismo nella tradizione cristiana, e così un esame dei particolari contesti storici e teologici in cui i dibattiti furono condotti in ciascuna tradizione religiosa può mostrare che essi erano così diversi da rendere l'uso del termine "quietismo" insignificante, quando si riferisce al buddhismo.
La terza sezione finale dell’articolo indica il pericolo inerente che c’è nel presumere che una metafora comune a tradizioni religiose diverse stia ad indicare un certo grado di relazione nella profonda struttura di quelle religioni. Lo specchio, per esempio, serve come una delle più frequenti metafore per l’Illuminazione improvvisa nel buddhismo (benché essa sia anche usata per illustrare la posizione opposta). La stessa metafora è trovata nella tradizione Cristiana nel pensiero di Gregorio da Nyssa, in cui ha molti punti in comune con alcune delle posizioni dottrinali di solito associate alla posizione ‘subitista’ del Ch'an Meridionale. Ciononostante, presa all'interno dell’intero contesto del suo pensiero, la metafora dello specchio risulta essere basata su una complessità totalmente diversa di assunti teologici ed esprime una visione ‘gradualistica’ del progresso dell'anima. Dobbiamo perciò essere cauti nel comparare metafore religiose culturalmente incrociate e possiamo soltanto rimanere così significativamente sensibili al particolare contesto dottrinale e storico in cui essi sono articolati.
2. John McRae, Università di Yale, "Sul Primitivo Insegnamento di Shen-hui"
Quest’articolo discute lo sfondo storico e l’ambiente dottrinale del primitivo insegnamento di Shen-hui. Shen-hui stava ottenendo notorietà per il suo attacco alla Scuola Ch'an Settentrionale a causa dei suoi insegnamenti presumibilmente "gradualistici" ed il suo concomitante campionario di dottrine sull'insegnamento della "Illuminazione improvvisa" che, in una serie di sermoni pubblici dati nel 830, 831, e 832, disse che rappresentavano l’autentica trasmissione Ch'an tramandata al suo insegnante, Hui-neng. L’articolo dibatte che, nonostante l'immagine di Shen-hui come veemente polemista anti-settentrionale, i suoi primitivi insegnamenti furono sviluppati all'interno della generale struttura dottrinale del Ch'an Settentrionale. Poi, prosegue ad esaminare tre testi di Tun-huang associati con la Scuola Settentrionale, che dimostrano la stretta affinità, se non la reciproca influenza, tra i primitivi insegnamenti di Shen-hui e quelli del Ch'an Settentrionale. L’articolo conclude con una discussione di due metafore - quella del sole che sta dietro le nuvole e quella dello specchio - che possono essere prese per definire la matrice concettuale del primitivo Ch'an.
3. Robert Zeuschner, Università della California Meridionale, "Improvviso e Graduale, nella Divisione tra i Lignaggi Settentrionali e Meridionali del Ch'an".
Questo articolo comincia con l’analizzare l’accusa da parte del Ch'an Meridionale, principalmente fatta da Shen-hui, che gli insegnamenti Settentrionali erano "gradualistici", perché neanche ammettevano la possibilità della Illuminazione improvvisa. Prosegue poi ad esaminare alcuni passaggi attinenti nei testi del Ch'an Settentrionale al fine di accertare la validità delle dichiarazioni di Shen-hui. Mentre la letteratura del Ch'an Settentrionale volta per volta difende, non sempre esplicitamente, una forma di pratica che gradualmente conduce all’Illuminazione, nondimeno essa si presta a tale interpretazione. Un ulteriore esame delle scritture del Ch'an Settentrionale rivela tuttavia che la Scuola Settentrionale non rifiutò - come l'autore pretende che Shen-hui abbia accusato - la possibilità della Illuminazione improvvisa. Il Kuan-hsin lun, per esempio, dichiara apertamente che 'l’Illuminazione ha luogo in un momento". L’articolo suggerisce che, mentre la posizione Meridionale può essere caratterizzata come "Illuminazione improvvisa seguita da coltivazione graduale", la posizione Settentrionale può essere caratterizzata come "coltivazione graduale seguita da Illuminazione improvvisa". L’articolo dibatte poi che parte della confusione che normalmente ha alimentato discussioni sulla controversa polarità di Improvviso/Graduale, che riguarda la divisione tra queste due linee del Ch'an, ha a che fare col fatto che termini-chiave come "Illuminazione" siano realmente usati in ciascuna tradizione in modi diversi. Per chiarire il dibattito l’articolo propone un quadruplice schema dei vari stadi di Illuminazione e pratica: (1) uno stadio prepatorio che comporta la progressiva abilità in pratiche morali e meditative, (2) un'iniziale e trasformante esperienza di intuitivo ‘insight’, (3) un processo di coltivazione ulteriore dove la vita di uno è gradualmente portata in accordo con la sua intuizione, e (4) la perfezione ultima dello Stato-di-Buddha, che non lascia spazio per ulteriore miglioramento o conseguimento. Quando le posizioni Settentrionali e Meridionali sono analizzate nei termini di questo schema, la posizione Ch’an Settentrionale sarà vista in modo di mettere grande enfasi sul primo stadio, virtualmente nessuno nel secondo, e qualcuno sul terzo; la posizione Ch’an Meridionale, per contrasto, minimizza l'importanza del primo stadio, mette una maggior enfasi nel secondo, e dà solamente una qualche considerazione al terzo. Entrambe le linee prendono tacitamente il quarto stadio finale come un dato di fatto.
4. Jeffrey Broughton, Università Statale della California, Long Beach, "Lo Ston-mun Tibetano: Esame del Contenuto e Visioni Improvvise."
Questo articolo discute, ed include una traduzione di un’ampia parte, del testo posteriore del Ch'an Settentrionale ‘Tun-wu chen-tsung yao-chueh’ ("Determinare l'Essenza del Vero Insegnamento della Illuminazione Improvvisa") che esiste in una serie di parziali manoscritti Cinesi di Tun-huang, come pure in una traduzione Tibetana completa. Questo testo è di particolare interesse perché rivela la fusione di argomenti Settentrionali e Meridionali, che sembrano essere stati caratteristica di scritture posteriori del Ch'an Settentrionale. Il testo pare anche essere circolato ampiamente fra i proponenti dell’Illuminazione improvvisa (Ston-mun) in Tibet, nella parte finale dell'ottavo secolo, ed è quindi di ulteriore interesse nel rivelare il generale sfondo dottrinale di Mo-ho-yen, il principale portavoce della posizione ‘subitista’ emersa nel dibattito Tibetano. Il testo focalizza la pratica di "esaminare la mente" (k'an-hsin), un importante argomento che attraversa i testi di meditazione del Ch'an Settentrionale. Il testo è privo dei toni polemici delle asserzioni attribuite a Mo-ho-yen nelle registrazioni dei dibattiti Tibetani e sembra essere stato scritto per i seguaci all'interno della tradizione. Una comparazione di questo testo alla posizione di Mo-ho-yen, com’è stata definita nel corso dei dibattiti, suggerisce che il contesto polemico dei dibattiti avrebbe costretto Mo-ho-yen a prendere una posizione più integrale di quella che generalmente si trovava nella tradizione di insegnamento in cui lui stava.
5. Peter Gregory, Stanford University, "Illuminazione Improvvisa Seguita da Coltivazione Graduale: l'Analisi della Mente, di Tsung-mi".
Questo articolo esamina il significato della Illuminazione improvvisa, così come fu inteso da Kuei-feng Tsung-mi (780-841), considerato tradizionalmente come il quinto patriarca nel lignaggio ‘Ho-tse’ del Ch'an Meridionale fondato da Shen-hui. Esso inizia con il discutere l'analisi di Tsung-mi dei vari significati di "improvviso" e "graduale", come venivano usati ai suoi tempi dai buddhisti nelle diverse tradizioni. Tsung-mi prima diversifica tra l'uso di questi termini come si applicano alle classificazioni degli insegnamenti del Buddha e le descrizioni del corso di pratica buddhista. Riguardo a quest’ultimo, lui prosegue ad enumerare cinque modi diversi in cui i termini sono usati, in riferimento alla pratica e all’Illuminazione: (1) coltivazione graduale seguita da Illuminazione improvvisa (una posizione che lui identifica come quella del Ch'an Settentrionale), (2) coltivazione improvvisa seguita da Illuminazione graduale, (3) coltivazione graduale e Illuminazione graduale, (4) Illuminazione improvvisa seguita da coltivazione graduale, e (5) Illuminazione improvvisa e coltivazione improvvisa. Il resto dell’articolo è dedicato a discutere la quarta posizione, quella dell’Illuminazione improvvisa seguita da coltivazione graduale, che Tsung-mi attribuì a Shen-hui. Tsung-mi sosteneva che sebbene l'esperienza della Illuminazione comportasse un’intuizione improvvisa nella propria vera natura, essa però era soltanto la prima tappa in un processo di dieci stadi che termina nella realizzazione completa della Buddhità. Tsung-mi quindi sosteneneva che l’Illuminazione improvvisa non risolveva la necessità di un processo graduale di ulteriore coltivazione spirituale; anzi, formò l’indispensabile base su cui l’autentica pratica buddhista doveva essere eseguita. L’articolo prosegue ad esaminare ‘l'analisi della Mente’ di Tsung-mi, che deriva dal ‘Risveglio della Fede’, come ciò che provvede alla base razionale per la sua teoria della Illuminazione improvvisa seguita da coltivazione graduale, sottolineando così l'importanza nel fornire un chiarimento della base ontologica per l’Illuminazione, della dottrina del ‘Tathagatagarbha’.
6. Neal Donner, Institute for Transcultural Studies, "Il Perfetto e l'Improvviso: La Luce ‘Tien-t'ai’ nel Sutra della Piattaforma".
Quest’articolo consiste di tre parti maggiori. La prima discute la ‘comprensione di Chih-i’ dei termini "improvviso" e "graduale" nel contesto del suo pensiero sull’insegnamento e pratica. Il pensiero di Chih-i è estremamente complesso e dinamico - per esempio egli usa varie classificazioni nei differenti discorsi dell’insegnamento del Buddha, - e sfida il tipo di formulazione drastica (procustean) in cui interpreti successivi tentarono di adattarla (come "I Cinque Periodi e gli Otto Insegnamenti" di Chan-jan). Il termine "Improvviso" che Chih-i usa nel suo Fu-hua hsuan-i ("Il Profondo Significato del Sutra del Loto"), il suo primo lavoro sulla dottrina, si riferisce all'Avatamsaka, perché in quel sutra il Buddha espose direttamente il contesto della sua Illuminazione senza fare nessuna concessione alla limitata capacità di comprensione del suo pubblico. "Graduale" invece, si riferisce ad ogni altro sutra esposto dal Buddha che, consapevole dei limiti dei suoi discepoli, usò una varietà di espedienti per poter comunicare il suo messaggio. In termini di meditazione, "improvviso" (o "improvviso-perfetto" com’è più spesso riferito in questo contesto) designa quel tipo di pratica delineato nel Mo-ho chih-kuan ("La Grande Calma e Contemplazione"), opera-magna di Chih-i sulla pratica buddhista, in cui fin dall’inizio la Realtà Ultima è presa come oggetto di meditazione. "Graduale" designa quel tipo di pratica in cui ci si è avvicinati alla Realtà Ultima attraverso una serie di ‘approssimativi’ oggetti di meditazione.
La seconda parte di questo articolo discute l'attitudine verso la meditazione, che si trova nel ‘Sutra della Piattaforma’, che rende il controverso argomento che il suo insegnamento della Illuminazione improvvisa, ed il suo concomitante ripudio della necessità di una pratica di meditazione, dovrebbero essere visti come riflesso del suo sforzo proselitistico di rendere accessibile l’Illuminazione alla massa di buddhisti laici. La terza parte dell’articolo discute di una serie di impressionanti somiglianze tra le pratiche, le idee, e i termini trovati nel Sutra della Piattaforma e quelli trovati nell’opera di Chih-i, suggerendo la probabilità dell'influenza del T'ien-t'ai, se non direttamente sul sutra stesso, almeno allora sulla tradizione formativa da cui si sviluppò.
7. Robert Gimello: Arizona University, 'L'Improvviso ed il Graduale nel Primitivo Hua-Yen: Uno Studio nella comparsa di un Discorso Religioso T'ang".
L’articolo presentato alla conferenza era solamente il prologo di un più vasto studio che avrebbe poi discusso lo stabilirsi del ‘distinguo’ di p'an-chiao, nel primitivo pensiero Hua-Yen, tra "l'insegnamento improvviso" e "l'insegnamento graduale", e tratta la relazione tra esso ed altre precedenti nozioni del Hua-Yen riguardo alla durata del percorso per l’Illuminazione, contro lo sfondo, per esempio, degli stili dominanti di discorso religioso secolare che prende forma nel primitivo T'ang. Questo sforzo non comporterebbe solo il rinnovare la distinzione di Improvviso/Graduale e le sue similari dottrine nella primitiva storia del buddhismo Cinese, ma anche esplicitamente di tracciare collegamenti sincronizzati o "laterali" tra questi concetti religiosi e certe idee o modalità di dissertazione del pensiero non-buddhista viste nella letteratura contemporanea, e nella cultura politica. L’attuale Studio di conferenza, espone una serie di riflessioni filosofiche che cercarono di sviluppare una struttura teoretica per applicare metodi strutturali di analisi a tale discussione. L’articolo prosegue nel discutere la primitiva manifestazione della controversia di Improvviso/Graduale in Cina, documentata nel Pien-tsung lun di Hsieh Ling-yun, rivelante la Problematica particolarmente Cinese i cui termini erano di entrare nella generale valutazione nel mondo buddhista Cinese. Esso discute poi la comparsa della distinzione di Improvviso/Graduale nei vari schemi di classificazione dottrinali impiegati da Chih-yen, responsabile figura per la formulazione sistematica della primitiva dottrina Hua-Yen.
8. Miriam Levering, Oberlin College, "La Polarità Improvviso/Graduale come Riflessa nel Discorso Intellettuale Sung: Il Caso di Ta-hui Tsung-kao (1089-1163)".
Questo articolo discute il ruolo critico del dubbio che ha avuto nelle scritture della dinastia Sung il Maestro Ch'an Ta-hui, e la innovativa rivalutazione che egli vi ha dato nei suoi metodi pratici di istruzione Ch'an. Nelle registrazioni dei detti delle primitive figure del Ch'an, come Lin-chi, il dubbio fu considerato principalmente un ostacolo alla realizzazione della propria inerente natura illuminata. Anche Ta-hui considerò il dubbio un ostacolo all’Illuminazione, mettendolo come la vera espressione della mente non illuminata. Di conseguenza, l’Illuminazione consiste nell'eliminazione della base del dubbio. L'originalità di Ta-hui stette nel suo uso del dubbio come strumento per la realizzazione dell’ Illuminazione enfatizzando l'importanza del ‘hua-t'ou’ come metodo per focalizzare tutti i propri dubbi in un solo Grande Dubbio. Il proprio dubbio più intenso, la eventuale Illuminazione più profonda. Poi, l’articolo prosegue prospettando che l'enfasi di Ta-hui sul ruolo del dubbio come mezzo per cadere in un'esperienza di Illuminazione potrebbe essere dipinto come una mossa dei subitisti per contraddire qualche forma più "gradualistica" della pratica Ch'an - come la "illuminazione silenziosa del Ch'an" - prevalente ai suoi giorni. Come suggerisce il titolo, l’articolo presentato alla conferenza non è che un abbozzo preliminare di un più grande progetto che discuterà il pensiero di Ta-hui nel contesto del discorso intellettuale Sung.
9. Rodney Taylor, 'University of Colorado, Boulder, "Improvviso/Graduale: Un Persistente Paradigma all'interno dell’Auto-coltivazione Neo-confuciana. "
Questo articolo esamina il ruolo del ‘quieto-sedere’ (ching-tso) all'interno del regime dell’auto-coltiva-zione Neo-confuciana. La terminologia buddhista è spesso usata per caratterizzare le diverse attitudini verso l’auto-coltivazione nelle tradizioni Ch'eng-Chu e Lu-Wang: mentre la primitiva enfasi sullo sforzo può essere comparata alla coltivazione graduale, la seconda enfasi sull’intuizione può essere comparata all’Illuminazione improvvisa. Inoltre, poiché la pratica del quieto-sedere è frequentemente citata come un primario esempio dell'influenza buddhista sul Neo-Confucianesimo, una discussione dei diversi atteggiamenti verso questa pratica all'interno della tradizione Neo-confuciana fa naturalmente sorgere domande della natura e del grado dell'influenza buddhista sul Neo-confucianesimo. L’articolo esplora tali domande esaminando lo sviluppo della pratica del quieto-sedere. Esso ha inizio con una discussione delle due figure della dinastia Sung primariamente responsabili della sua incorporazione nel Neo-confucianesimo, Lo Tsung-yen e Li T'ung. Poi prosegue col discutere la reazione di Wang Yang-ming contro la pratica nel suo sforzo di ridefinire l'investigazione delle cose (ko-wu). L’articolo poi discute i due discepoli di Tung-lin, Ku Hsien-ch'eng e Kao P'an-lung che, in risposta agli eccessi di alcuni dei seguaci più integrali di Wang Yang-ming, ristrutturarono la pratica come il componente più importante dell’auto-coltivazione Neo-confuciana. Poiché gli scritti di Kao P'an-lung sul quieto-sedere offrono una delle più estese ed articolate discussioni disponibili della pratica, essi sono quindi discussi in dettaglio. In conclusione, l’articolo riporta alcune delle questioni sollevate all'inizio, discutendo la relativa applicabilità di una serie di modelli teoretici per caratterizzare l'influenza del buddhismo sul Neo-confucianesimo (interrelazione storica, eclettismo, sincretismo, e sintesi).
10. James Cahill, University of California, Berkeley, Tung Ch'i-ch'ang "Le Scuole Meridionali e Setten-trionali nella Storia e Teoria della Pittura: Una Riconsiderazione".
La teoria di Tung Ch'i-ch'ang delle Scuole Meridionali e Settentrionali di pittura, era una delle più influenti formulazioni nella critica dell’arte tradizionale Cinese. L’articolo qui la discute in relazione alla polarità di Improvviso/Graduale, disputando che la divisione settaria del Ch'an in due lignaggi, quello meridionale e quello settentrionale, offrì a Tung un modello analogico, piuttosto che sostanziale, di classificare i pittori in ampi raggruppamenti stilistici. Tung identificò i pittori di panorami colorati con la Scuola Settentrionale e i pittori di inchiostro monocromatico che usavano graduali lavaggi con la Scuola Meridionale. Lo schema di Tung generalmente seguiva le prime formulazioni nel contrapporre lavori professionali della dinastia Sung in stili particolareggiati, decorativi, accademici, con amatoriali opere della dinastia Yuan in stili liberi e spontanei. Tuttavia, poiché la sua adozione di "Meridionale" e "Settentrionale" come categorie per classificare i pittori non era legato ad alcun rigido ed oggettivo criterio (come Sung contro Yuan, o come professionale contro amatoriale), ma era basata su una valutazione completamente soggettiva di stile, egli evitò ogni genere di obiezioni che inevitabilmente potevano essere sollevate contro i precedenti schemi, la cui la classificazione di pittori era sempre alquanto arbitraria e forzata. Poiché ragioni razionali non potevano essere usate per giustificare preferenze stilistiche, un appello al lignaggio o all'ortodossia offrì a Tung l'unica forma disponibile di giustificazione per la sua teoria. La formulazione di Tung, poi, non implicava un Ch'an estetico, o che vi fosse un Ch'an contenuto in un panorama dipinto. Piuttosto, funzionava nello stesso modo come l’uso di Yen Yu dell'analogia Ch'an nella sua teoria dei poeti. Infine, il contesto intellettuale per capire la teoria di Tung ha più a che fare con le idee NeoConfuciane che con il Ch'an.
11. Richard Lynn, University of British Columbia, "L'Improvviso ed il Graduale come Concetti nella Critica della Poesia Cinese: Un Esame dell’Analogia poetica del Ch'an."
Questo articolo esamina l'uso dell'analogia della poesia Ch'an dato prima come definitiva espressione nella dinastia Sung da Yen Yu nel suo Tsang-lang shih-hua. L’articolo disputa che l'uso di termini come "improvviso" e "graduale", come categorie critiche nella poetica Cinese, è compreso meglio in maniera analogica - ovvero, lo studente di poesia in qualche modo acquisisce genio poetico "proprio come" lo studente Ch'an realizza l’Illuminazione. L’articolo esplora la natura di questa analogia, traccia le sue origini, e segue le sue varie ramificazioni in testi critici delle dinastie Sung e post-Sung. Esso mostra che alcuni critici erano assai influenzati da interessi Neo-confuciani nell’auto-coltivazione come da elementi presi in prestito dal Ch'an. In alcuni casi è possibile discernere una triplice analogia tra Ch'an, Neo-confucianesimo, e poesia. La situazione divenne più complicata a metà della dinastia Ming con la comparsa della Scuola della Mente di Wang Yang-ming ed il suo impegno per le forme individualistiche di ricerca dell’autorealizzazione, perché da allora in poi i teorici della poesia spesso si allearono con un approccio "gradualista" al genio analogo ai metodi ortodossi di autorealizzazione di Ch'eng-Chu, o con un approccio "improvviso" analogo ai metodi eterodossi (e perfino iconoclastici) difesi da Wang Yang-ming e la sua successiva scuola.
12. Francis Cook, University of California, Riverside, "L’Illuminazione Improvvisa nello Zen di Dogen".
Questo articolo confuta il comune malinteso che il modo di insegnare Zen di Dogen sia gradualistico. Esso, invece, afferma che Dogen, fedele alla tradizione del Ch'an Cinese del quale lui era erede, sosteneva che l'esperienza dell’Illuminazione era improvvisa. Il suo insegnamento riguardo a natura e conseguimento dell’Illuminazione è basato sulla sua comprensione della Buddha-natura ed è data la sua più esplicita formulazione del principio dell'unicità di pratica e Illuminazione (shusho itto). Mentre la posizione di Dogen ebbe i suoi antecedenti nel Sutra della Piattaforma e le altre fonti cinesi, essa mostrò anche caratteristiche nuove ed uniche. Le sue comprensioni dell’Illuminazione derivarono così dalla sua propria esperienza religiosa così come dalla tradizione Zen in cui egli si riconosceva. Inoltre, uno dei principali problemi nelle varie manifestazioni storiche della controversia tra ‘Improvviso-e-Graduale’ aveva a che fare con la necessità di una preparazione morale ed intellettuale per lo stesso conseguimento dell’Illuminazione. L’insegnamento di Dogen che pratica e Illuminazione sono identici e che la coltivazione morale è il dispiegamento organico di pratica-e-Illuminazione, può essere visto perciò come rappresentante una continuazione e radicalizzazione delle idee continentali (cioè Cinesi) della Illuminazione improvvisa.
Nei suoi ultimi commenti, il Prof. Wei-ming Tu, attualmente all'Università di Harvard, discusse una serie di problemi sollevati alla conferenza. Fra questi, lui indicò che la discussione sulla polarità di Improvviso/Graduale fa sorgere il problema di come l’Illuminazione dovrebbe essere compresa dagli studiosi delle varie tradizioni religiose Cinesi. Benché analisi storiche e culturali siano utili e necessarie a tale comprensione, il problema non può essere risolto riducendolo ad un interesse di parrocchia di una particolare cultura, ad un particolare punto nella storia. Egli rilevò che, a meno che non sia fatto un tentativo per capire il problema maggiore, e ben più difficile, del significato di Illuminazione come un'esperienza religiosa, sarà impossibile poter capire i problemi religiosi in gioco nella controversia tra Improvviso/Graduale. Il Professor Tu suggerì che gli studiosi hanno bisogno di prendere seriamente le pretese di verità delle tradizioni religiose e dovrebbero adottare ciò che gli antropologi chiamano approccio "sanguigno". Nondimeno, mentre gli studiosi dovrebbero essere ‘empatetici’ verso queste tradizioni, allo stesso tempo, essi devono anche avvicinarcisi con un’autocoscienza critica.
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Questi articolo presentati alla conferenza, e la discussione che hanno stimolato, rivela la complessità della problematica ‘Improvviso/Graduale’. Come fu ben manifestato nel buddhismo, la polarità di Improvviso/Graduale fu ritenuta contenere una serie di problemi epistemologici, ontologici ed etici, come la natura dell’illusione (è fondamentalmente un errore nella percezione, o è ben radicata nella struttura dell’intera personalità?), la natura dell’Illuminazione (ammette le gradazioni o è indivisibile? Può essere approcciata tramite una serie di progressive approssimazioni o è data tutt’insieme nella sua interezza?), la natura dell’azione etica e religiosa (È qualcosa che deve essere consapevolmente coltivata come un necessario requisito indispensabile per Illuminazione, o piuttosto è lo spontaneo e naturale fluire-fuori dell'esperienza di Illuminazione stessa e perciò qualcosa che non ha affatto alcun bisogno di attenzione speciale che le sia diretto?), la natura del linguaggio religioso (E così, la Realtà Ultima è ineffabile, o qualcosa di significativo può infatti esser detto riguardo ad essa?).
Una conclusione particolarmente interessante e significativa raggiunta nella conferenza - e dimostrata più notevolmente dall’articolo di Luis Gomez - fu che, negli specifici esempi storici della controversia di Improvviso/Graduale, non vi fu alcun modo necessario o anche prevedibile in cui le posizioni prese dai partecipanti attuali poteva essere correlato col complesso di problemi contenuto all'interno della rubrica di Improvviso/Graduale. In effetti, si è visto che in certe occasioni il subitista poteva ben sostenere molte posizioni dottrinali che il gradualista sosteneva in altre. La complessità dei problemi dottrinali coinvolti suggeriva che "improvviso" e "graduale" non rappresentava posizioni dottrinali così chiaramente definite quanto essi ne facevano una posizione generale verso la coltivazione religiosa, che potevano essere meglio caratterizzati in termini della relativa enfasi data a sforzo ed intuizione.
Nonostante il vago senso della polarità, molti tentativi furono fatti per definirlo più precisamente. Si era generalmente d'accordo che, all'interno del contesto buddhista, la struttura filosofica di base per la polarità di Improvviso/Graduale era offerta dalla dottrina delle due verità. La posizione dei subitisti, di conseguenza, poteva essere generalmente caratterizzata come quella in cui l’Illuminazione veniva considerata dalla prospettiva assoluta della mèta, vale a dire parlando del problema dal punto di vista della verità ultima, mentre la posizione dei gradualisti poteva essere caratterizzata come quella in cui l’Illuminazione era considerata generalmente dalla prospettiva relativa dei mezzi con cui la mèta era raggiunta, cioè, parlando del problema dal punto di vista della verità convenzionale. Come corollario a questa caratterizzazione, la posizione subitista tendeva ad enfatizzare l’apofasi; e quella gradualista la katafasi.
Un altro tentativo molto suggestivo è stato fatto da Robert Gimello, che definì il problema nei termini seguenti: "La Realtà Ultima, è proprio così distante dal mondano, e però così continua, da poter far avere solamente un accesso così mediato e graduale con essa? O essa è così immediata, eppure così autonoma e così totalmente diversa dalle nostre illusioni e aspettative su di essa, che si può soltanto raggiungerla tutto-in-una volta e solamente senza una qualsiasi mediazione?" Poiché questa era una delle più interessanti e vitali definizioni della polarità presentata alla conferenza, essa servì anche a sottolineare la complessità del problema. Ovvero, la posizione dei subitisti è spesso identificata con una integrale asserzione di nondualismo. Però, se definiamo le due posizioni in termini di continuità e saltuarietà, allora la posizione dei subitisti si presuppone che abbia una fondamentale dualità almeno a livello empirico, come un qualche salto improvviso nell’Illuminazione, che può essere possibile solamente se c'è una radicale spaccatura tra lo stato non-illuminato e quello illuminato.
La conferenza ha fatto molto anche per chiarire la discussione di Illuminazione improvvisa e graduale con l’analizzare come furono usati i termini in contesti diversi. Un punto negli articoli in cui molto è stato fatto è che i termini "improvviso" e "graduale" contenevano un largo spettro di significati e, infatti, sono stati usati in modi piuttosto diversi. Questo significa che i vari partecipanti nei dibattiti hanno assunto spesso gli stessi termini per disputare su cose diverse. All'interno del contesto del buddhismo Cinese, i termini avevano una specifica serie di significati, così come furono usati dalla tradizione scolastica per classificare tipi di dottrine insegnati in diversi testi buddhisti. Essi avevano anche un altra serie di significati, anche se parzialmente sovrapposti, così come venivano usati dalle scuole di Ch'an per caratterizzare approcci diversi alla pratica buddhista. Per rendere le questioni ancor più confuse, il termine "Illuminazione" fu usato anche per ricoprire una varietà di significati diversi. Potrebbe riferirsi alla base ontologica fondamentale che ha reso possibile la pratica religiosa, una esperienza iniziale di 'insight', o il culmine della pratica religiosa. Quindi, sia che l’Illuminazione fosse improvvisa o graduale, nei dibattiti spesso i partecipanti stavano parlando con scopi obliqui.
Anche se non esplicitamente indirizzato, il generale lavoro di assunzione intorno a cui la conferenza fu organizzata, provò di aver offerto un approccio fruttifero a ciò che è stato spesso trattato come un problema puramente di Buddhologia. Gli articoli e la discussione sostennero l'idea che l'importanza della controversia di Improvviso/Graduale nel buddhismo Cinese poteva essere compresa, in parte vedendola come l’elaborazione di una tensione già presente nel pensiero Cinese (come tra quelle che Richard Mather, in un articolo sul mondo intellettuale Cinese nel terzo secolo, ha caratterizzato come naturalezza e conformismo). Poiché a questa tensione fu data una delle sue più articolate espressioni nei dibattiti buddhisti dell'ottavo secolo, noi siamo giustificati ad usare i termini buddhisti "improvviso" e "graduale" per caratterizzare questa polarità, senza con ciò implicare che esso fosse un paradigma specificamente buddhista, o che il suo uso in successivi contesti non-buddhisti avesse necessariamente riflesso un'influenza buddhista. Infatti, sembra che sia dovuto alla loro stessa vaghezza e generalità che i termini potrebbero essere stati adottati da Yen Yu e Tung Ch'i-ch'ang come categorie nelle loro teorie di poesia e pittura Cinesi, come Richard Lynn e James Cahill competentemente dimostrarono, senza necessariamente suggerire esplicitamente un qualche contenuto buddhista.
Quando è considerata in termini della più vasta polarità di intuizione contro sforzo, la stessa rubrica di Improvviso/Graduale ha un'ampia applicabilità che può essere considerata operante a diversi livelli di generalità in tutto il corso della storia intellettuale Cinese. A livello più generale, la polarità può essere vista come un riflesso nella tensione tra le antiche tradizioni Confuciana e Taoista. All'interno della stessa tradizione Confuciana, inoltre, può essere vista come un riflesso nei differenti punti di enfasi tra Mencius e Hsun-tzu, o tra le scuole del Neo-confucianesimo di Ch'eng-Chu e di Lu-wang. Ed anche all'interno di quest’ultime, può essere ulteriormente vista come operativa nelle diverse interpretazioni dell’Insegnamento delle Quattro Sentenze di Wang Yang-ming dato dai suoi discepoli Ch'ien Te-hung e Wang Chi.
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Come originariamente inteso, gli articoli presentati alla conferenza sono stati revisionati per essere pubblicati in un volume, redatto da Robert Gimello e Peter Gregory, direttori della conferenza. Questo volume costituirà il secondo di una serie sul buddhismo dell’Est-asiatico, che sarà congiuntamente pubblicato dall' Institute for Transcultural Studies and the University Press of Hawaii. Il primo volume della serie, Studies in Ch'an and Hua-yen Buddhism, anch’esso redatto da Gimello e Gregory, scaturì da una conferenza tenuta all'Institute for Transcultural Studies, nel maggio del 1980, ed è stato poi pubblicato nell'autunno del 1982. Un altro volume, che tratta del significato del Maestro giapponese di Zen Dogen, e redatto da William LaFleur dell'Università di California, Los Angeles, è progettato per essere il terzo della serie. (http://www.thezensite.com/zenessays.html)
(Traduzione di Aliberth Meng - Centro Nirvana - Gennaio 2008)