I DISCORSI DI HUANG-PO
(MAESTRO CH'AN CINESE DEL IX° SECOLO)
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(Tratto dall'originale Cinese di P'ei-Hsiu)
Tradotto in Francese da Patrick Carrè -
e in Italiano da Cristina Martire e Alberto Mengoni
Roma, Agosto 1994 - Riveduto e corretto nel mese di Giugno 2003
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INTRODUZIONE
Un commissario dell'imperatore Cinese, di nome P'ei-Hsiu, adepto del Buddhismo Ch'an (Zen), incontrò un giorno dell'anno 842 il grande maestro di meditazione Si-yun del monte Huang-po. Il maestro era grande, forte e la sua fronte era ornata al centro da un sublime segno. Contro gli ardenti raggi del sole, egli non opponeva che un piccolo cappello di paglia ove, come egli stesso confessava a Nan-ciuàn, era contenuto un intero universo. P'ei-Hsiu, oltre ad essere un seguace del Ch'an, era un erudito ed un un alto funzionario. Anziano ministro di Stato molto vicino all'imperatore, era commissario imperiale incaricato della sorveglianza della provincia di Hong-ciu, al tempo in cui incontrò il maestro.
Hong-ciu nel Kiang-si, era il centro di una nuova e singolare forma del buddhismo Ch'an, così come il Patriarca Ma-tsu l'aveva codificato ben un secolo prima. Questo metodo consisteva nell'indirizzarsi verso il Risveglio attraverso il suo aspetto di puro dinamismo espressivo, cercando la pace essenziale della Realtà in tutte le sue manifestazioni piuttosto che in una serenità ottenuta ad ogni costo. ''Ciò che ora può parlare ed agire, desiderare e rifiutare, benvolere e pazientare, fare il bene ed il male, percepire il dolore ed il piacere non è altro che la nostra buddhità. Tutto questo è eternamente il Buddha. Non c'è alcun altro Buddha in nessuna parte". Così scrive Tsong-mi.
Huang-po, discendente spirituale di Ma-tsu, aveva ottenuto il Risveglio ed insegnava il
"metodo dell'unica mente'' quando, precisamente nell'842, cominciò la grande diaspora del Buddhismo, che culminò nel 845 allorché trecento monaci e monache, tra gli altri, ogni giorno rifiutarono i voti e tornarono allo stato laico. Ora, il "Ch'an di Hong-Ciu" se ne infischiava di tutto ciò e, monaco o laico, esso vedeva in ciascun essere vivente "l'eterna sorgente della nostra purezza primordiale'' ed in tutte le situazioni della vita, in guerra come in pace, l'occasione, se così si può dire, di una ''silenziosa coincidenza'', come Huang-po chiamava le ''realizzazioni'' spirituali non-dualiste (in giapponese: satori). Così, il commissario P'ei-hsiu, fedele servitore di sua maestà l'imperatore Wu-tsong della dinastia T'ang, colui che aveva bandito il Buddhismo, incontrò segretamente Huang-po nella città di cui era governatore e lo pregò di trasmettergli il ''sigillo spirituale'' al di là qualsiasi aspetto religioso, qualsiasi forma rituale e qualsiasi distinzione culturale. Egli annotò le parole del maestro sui suoi quaderni e le pubblicò in due rotoli, dopo la sua morte: essi sono: 1) L'essenza del metodo di trasmissione della Mente (Ciuan-sin fa-yao) e 2) La Raccolta di Wan-ling (wan-ling lu).
Nel primo rotolo, vi è trattata l'essenziale questione cella ''mente-unica'' come Realtà Assoluta, della ''non-mente'' come Sentiero e della ''silenziosa coincidenza'' come Ingresso nel Sentiero. Il secondo rotolo si divide in due parti, di cui la prima è dello stesso P'ei-hsiu mentre la seconda, più composita, presenta Huang-po nei suoi rapporti con altri celebri maestri del Ch'an di Hong-ciu e delle risposte date a domande inerenti punti di pratica ben precisi. Questi due rotoli sono scritti in un linguaggio particolare in cui si alternano tre diversi stili. Alla pura lingua letteraria, ritmata, sobria e decisiva, si mischiano i dogmi dei sutra buddhisti che, con grande enfasi, svelano l'inconcepibile ed, infine, la lingua volgare dei T'ang, come una sberla, un sorriso e la vita così come viene.
Malgrado l'apparente chiarezza, l'aspetto diluito di questo testo nella nostra lingua, malgrado la relativa semplicità del vocabolario e della fraseologia dell'originale Cinese ed aldilà di tutti tentativi errati o riusciti nell'approccio filologico del testo stesso, vi sono alcune difficoltà da segnalare al lettore, prima di questo viaggio nel paese del Ch'an. In primo luogo, 'I Discorsi di Huang-po' sono diretti a tutti coloro che non credono che la ricerca spirituale sia una cosa assurda. Indi, sarebbe utile conoscere la storia e le particularità del Buddhismo in generale e di quello Ch'an in particolare. Vi sono eccellenti opere introduttive a disposizione, come quelle di Silburn, Conze, Suzuki e Watts, alle quali è possibile accostarsi. In questo modo, preparati ''intellettualmente'', e dedicandoci almeno un pò alla meditazione, ci si renderà conto che, a dispetto di un certo aspetto metafisico di qualche passaggio dei Discorsi, Huang-po parla per lo più del vissuto e, per lui, l'unico vissuto che ne valga la pena, è il Risveglio, l'approdo alla ''mente-unica'', l'accesso al dominio assoluto della Realtà.
Huang-po, come tutti i maestri spirituali, parla la lingua di chi pone le domande e lo ascolta. Qui, P'ei-hsiu, politico ed intellettuale secondo la sua condizione, incita Huang-po ad usare un linguaggio perlomeno ''mâdhyamika'', cioè destreggiarsi con una ''dialettica apofatica", così che tutto possa riassumersi nella superessenziale vacuità.
Il tratto più saliente, la problematica stessa di questo testo, è il suo discorso su ciò che è detto l'Inesprimibile. Dicendo l'indicibile, egli dispiega il filo di una comunicazione dal significato senza fine. Il maestro afferma, il maestro confuta... Ma non vorrei anticipare il piacere del lettore in procinto di scoprire l'ironia stessa della misteriosa afasia del dire e non dire che caratterizza questi insegnamenti. Ecco, in breve, alcuni ''concetti'' particolari di Huang-po, che P'ei-hsiu ha creduto bene di annotare, sui quali occorre tuttavia evitare malintesi o fraintendimenti. Questi concetti hanno qualcosa di rimarchevole che, dacché esiste il metodo d'illuminazione gnoseologico conosciuto come ''Conoscenza Trascendente'' (Prajnaparamita), possono definirsi sia nel loro senso corrente, secondo la ''verità relativa", sia nel ''senso risvegliato'', nella dimensione della ''verità assoluta".
1) ''Mente'', nel senso relativo, designa l'anima, il pensiero, il cuore, ogni evento psicologico, ecc. Nel senso assoluto, designa la Realtà ''spirituale'', dal punto di vista della sua estrema sottigliezza. L'originalità del Ch'an di Hong-ciu risiede nella sua insistenza, che lo Zen giapponese ha dogmatizzato, sulla onnipresenza della Realtà, e specialmente del suo funzionamento nella mente umana, la nostra mente. Più spesso, si aggiunge al termine ''mente'' un qualificativo del tipo ''fondamentale'' ''pura'' ''originaria'', ecc. per indicare che si tratta della Realtà assoluta.
2) la ''Non-mente'', sinonimo della Via, è un eccellente modo per rammentare che la mente-unica è la Realtà, e non uno stato particolare di mente, pensiero preciso o vaga sensazione. Credo che il discorso di Huang-po sia essenzialmente centrato su questo problema: Colui che scopre il senso della parola ''mente'' non ha più bisogno di cercare il Buddha.
3) Il Buddha relativo è un "risvegliato", per contrasto ad un ''non-risvegliato'' che, essendosi confuso, erra e reca il nome tecnico di "essere vivente". Per Huang-po, la ricerca di questo tipo di Buddha è un ostacolo. poiché il Buddha assoluto è la Realtà, la chiara unione di tutti i contrari.
4) La ''realizzazione", sinonimo di ''silenziosa coincidenza", (in giapponese satori) non è altro che l'attualizzazione del Reale, ''compreso intellettualmente", nel vissuto. Durante una realizzazione, il vago diventa evidenza perfetta e nell'unità del soggetto e dell'oggetto, gli "esseri raziocinanti" reintegrano ''l'entità',' secondo la terminologia cartesiana...
5) Per tradurre i termini filosofici cinesi t'i sing e siang, ho scelto i termini scolastici e spinoziani di "sostanza" e "attributi" che, mi sembra, si prestino meglio alla descrizione della Reltà. La "sostanza'' (Cinese: t'ì, Sanscrito: dhàtu) designa l'insieme ''essenza-attributi". Per Spinoza, come per il Buddhismo del Grande Veicolo (Mahayana), la sostanza della mente-Realtà è una ed infinita: tale è la mente-unica di Huang-po. "L'essenza'' (cin. sing, sans. svabhàva) è la parte immutabile di ogni cosa ed il suo essere fondamentale. In termini contemplativi, la si chiama ''vera-natura'', "stato-naturale" e poco importa di chi o che cosa questa essenza sia la "natura intrinseca'', poché è giocoforza constatare, in vivo, che ogni "visione dell'essenza" è una immensità infinita e tranquilla, chiamata ''vacuità". Gli ''attributi'' (cin. siang, Sans. lakshana) sono l'espressione dell'essenza, espressione senza la quale la sostanza non potrebbe essere.
Huang-po, insieme ai seguaci della purezza primordiale, sostiene e constata che l'essenza e gli attributi sono uno-con-la-Realtà ed anche che tutto ciò che noi percepiamo, e viviamo, è un attributo della mente-Realtà; un attributo e non la Realtà stessa. L'insegnamento di Huang-po si estende, da questo fatto, sul metodo di ricognitione de ''la cosa nella sua espressione". Lo scopo del maestro è di farci scoprire
la pace infinita dell'essenza nel seno stesso della molteplicità, ed è così che il suo vocabolario si esprime, quasi con garbo. Essenza e sostanza conservano il proprio significato, ma gli attributi vengono qui riferiti al livello onni-comprensivo della verità assoluta. Dissociati dalla vuota essenza, essi prendono il nome di "caratteri particolari", "segni", ''caratteristiche", ''concetti''. Noi diremmo che non si tratta più di attributi, ma di ''modalità".
Dunque, Huang-po spinge l'adepto a "staccarsi dalle caratteristiche particolari", a non confonderle più con l'essenza, lo costringe a ritrovare i veri attributi della Réaltà, quelli che l'Atiyoga chiama i suoi ''ornamenti'' o le sue ''qualità'', ed infine lo forza a reintegrare, con una ''silenziosa coincidenza", la sostanza eternamente perfetta di questa Realtà. Il Risveglio di Huang-po, monaco buddhista del Grande Veicolo, è quello del Buddha come Tathagata, cioè personificazione della "talità", "nulla di particolare", però non certo il nulla in quanto tale. Il Sutra del Diamante e L'Insegnamento di Vimalakirti sono, in questo senso, i suoi riferimenti preferiti. Insieme ad essi, egli dice tutta la parte 'dicibile' di questa meraviglia estremamente sottile, sempre alle soglie dell'assurdo, ai limiti del nichilismo; eppure non vi è che pura comupassione, in ciò, spontanea espressione senza riferimenti, della Realtà realizzata.
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I DISCORSI DI HUANG-PO sono la traduzione del Shuan-sin fa-yao,
edito nel 1976 a Taiwan dalla Società di Edizioni Buddhiste (Fo-kiao sh'u pan-cho).
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PREFAZIONE
Vi era un grande maestro di Ch'an, chiamato col nome religioso di Si-yun, che viveva ai piedi del Picco degli Avvoltoi sul monte Huang-po, nei pressi di Kao-an nella prefettura di Hong (1). Discendente in linea diretta del Sesto Patriarca di Tsao-si, figlio spirituale di Pai-chang e ''nipote'' di Si-tang, egli era il solo detentore, aldilà di ogni testo canonico, del sigillo del veicolo supremo.(2)
La mente-unica era la sua sola trasmissione ed egli non aveva altro metodo spirituale. Questa mente altresi è di vuota sostanza e tutte le situationi in cui può trovarsi sono di per sé pacificate. Come il gran disco solare che si leva alto nel cielo, essa sprizza di luce propria e la sua purezza rimane sanza macchie. Colui che l'attesta non vi vede né antico né nuovo, né profondità né superficialità. Chi la spiega non lo fa teoricamente, né si dichiara fondatore di una qualche scuola spirituale, non apre nessun negozio. Vi si accede direttamente, ma al minimo rifletterci, vi si recede, ed è solo successivamente che si può ritrovare la propria fondamentale buddhità.
Perciò, le sue parole erano semplici, i suoi ragionamenti diretti, la sua via ripida e la sua pratica solitaria. Dai quattro angoli dell'impero i discepoli affluivano al monte (Huang-po), i quali al solo vedere il maestro si risvegliavano. Un migliaio di persone formavano questo auditorio.
Nel secondo anno dell'era Hui-chang (842),(3) io venni chiamato a Chong-ling, dove invitai il maestro. Egli lasciò la sua montagna e venne a soggiornare al monastero di Long-sing. Fu lì che, da mattina a sera, lo interrogai sul Sentiero.
Nel secondo anno dell'era Ta-chong (848), fui chiamato a Wan-ling. Di nuovo, andai dal maestro per rendergli omaggio e pregarlo di onorare con la sua presenza la sede della mia amministrazione. Egli mi raggiunse al monastero K'ai-yuan ove, per tutta la giornata, mi trasmise il suo metodo spirituale. Quando fu ripartito, consegnai gli scritti dei suoi insegnamenti presso una dozzina di posti, ma non osai mostrare a tutti il sigillo spirituale che egli mi aveva confidato.
Oggigiorno, tuttavia, temendo di dimenticare quello che ho compreso, ho ripreso le mie note e le ho fatte giungere ai discepoli T'ai-sheu e Fa-tsien perché essi le portino al monastero Kuang-t'ang sulla nostra vecchia montagna e chiedano agli anziani se il loro senso corrisponde a quello che essi avevano più volte udito in passato.
Scritto l'ottavo giorno della decima luna dell'undicesimo anno dell'era Ta-tshong (857) dei grandi T'ang.-
NOTE alla PREFAZIONE ====================
1) Un maestro di Ch'an è in origine uno specialista della concentrazione meditativa (Cin.Ch'an, Sans.dhyàna), in raffronto ai maestri dei metodi (fa-che) o a quelli della disciplina (liu-che). ln seguito, questa espressione verrà a designare i maestri realizzati della scuola Ch'an.- Il Picco degli Avvoltoi (Cin.kieu-fong, Sans.grdhrakuta) è, prima ancora, la montagna situata in India, nei pressi di Rajagrha o Magadha, ove il Buddha insegnò la Prajnâpâramita.- Il monte Huang-po si ergeva ad ovest dell'attuale Fu-tsing o Fu-kien. Quando Huang-po si insediò nel Kiang-si, ribattezzò con questo nome la montagna in cui si trovava il suo monastero Kuang-t'ang.- La prefettura di Hong (Hong-ciù), chiamata anche Chong-ling, corrisponde all'attuale città di Nan-chang nel Kiang-si. - Kao-an à una piccola borgata situata a sud-ovest di Nan-chang, sulla riva nord del fiume Tsin-kiang.
2) Il Sesto Patriarca di Ts'ao-si non è altri che Hui-Neng (638-713).
- Hui-hai di Pai-chang (720-814), maestro spirituale di Huang-po, era il discepolo di Tao-yi detto Ma-tsu (709-788), egli stesso discepolo di Hui-jang di Nan-yue (677-744), discepolo immediato di Hui-neng. - Quanto a Che-chang di Si-t'ang (735-814), era un discepolo di Ma-tsu e condiscepolo di Pai-chang.
3) E' importante ricordare che l'era Hui-ch'ang fu quella della proscrizione del Buddhismo ordinata dall'imperatore Wu-tsong.
PARTE A=
L'ESSENZA DEL METODO DI TRASMISSIONE DELLA MENTE
(Tch'uan-sin fa-yao)
1)
Il maestro disse a P'ei-hsiu: "Tutti i Buddha e tutti gli esseri viventi non sono altro che un'unica mente: non vi è alcun altro metodo spirituale(1). Questa mente, mai nata, da tempi senza inizio, non è mai cessata di esistere; né blù né gialla (2), senza forma né aspetto, non dipende né dall'essere né dal non-essere, né dal vecchio né dal nuovo; non è né lunga né corta, né grande né piccola, aldilà di ogni delimitazione o denominazione, aldilà di ogni possibilità di essere percepita o considerata come un oggetto; eccola, essa è la Realtà in sé! (3) Ma alla prima considerazione pensativa, ci si perde... Illimitata e insormontabile, la si direbbe spazio vuoto!."
"Così, questa mente-unica è il Buddha e, tra il Buddha e gli esseri viventi non vi è differenza. Tuttavia, gli esseri viventi cercano sempre da qualche altra parte, attaccandosi ai fenomeni e, così facendo perdono tutto, in quanto andando alla ricerca del Buddha con la loro idea del Buddha e ricercando la mente con la loro mente erronea, anche sforzandosi per interi kalpa, non potrebbero approdare a niente. Essi ignorano che il Buddha appare spontaneamente a colui che cessa di evocarlo liberandosi dal processo del pensiero".
"Questa mente, dunque, è il Buddha ed il Buddha è la totalità degli esseori viventi. Quando egli è un "essere vivente", la mente non ne viene affatto diminuita e quando essa è il Buddha, per niente aumentata, benché le sei trascendenze (paramita) e l'infinità delle pratiche, come pure meriti tanto numerosi quanto i granelli di sabbia del Gange, si trovino fondamentalmente riuniti al completo senza intervento di un qualche processo temporaneo. Quando l'occasione si presenta, questi si esprimono, altrimenti
restano in attesa.(4)"
"Se voi non credete fermamente che questa mente è il Buddha e se voi volete praticare attaccandovi ai caratteri particolari (fenomeni) per ottenere i meriti, siete in preda ad un totale malinteso e così devierete dal Sentiero. Questa mente è il Buddha. Non vi è altro Buddha e neppure altra mente. Questa mente chiara e pura somiglia allo spazio vuoto, perché in nessun punto avrà mai una forma particolare. Quando si suscita uno stato di mente particolare a causa dell'intromissione dei pensieri, ciò vuol dire deviare dalla sostanza delle cose ed attaccarsi ai caratteri particolari. Ora, non si è mai visto, da tempi senza inizio, un Buddha attaccato alle "particolarità" (cioè ai fenomeni). Esercitarsi con le sei paramita e con infinite pratiche, per diventare Buddha, significa seguire una via graduale e, da sempre, non si è mai visto uno diventato "Buddha per gradi". E' sufficiente risvegliarsi a questa mente-unica per "non aver più da trovare la minima realtà"; questa è la vera Buddhità. (5)"
"Il Buddha e gli esseri viventi sono indifferenziati nella mente-unica che, come lo spazio vuoto, non è mai confusa e mai si deteriora. Infatti, guardate il sole che illumina il mondo intero. Al suo levare, la luce si spande sulla terra, ma lo spazio in se stesso non è che divenga più luminoso. E quando il sole sparisce e le tenebre ricoprono la terra, lo spazio non si oscura affatto. La luce e l'oscurità si scacciano l'un l'altra, ma lo spazio resta vuoto ed immutato per sua natura. La stessa cosa accade per questa mente del Buddha e degli esseri viventi."
"Vi sono alcuni che considerano il Buddha come possedente segni particolari della sua qualità di essere puro, libero e luminoso, mentre al contrario, gli esseri viventi portatori di segni particolari della loro qualità di esseri impuri, offuscati ed incatenati al Samsara. Tuttavia, coloro che affermano questo, non otterranno mai il Risveglio, neanche dopo innumerevoli kalpa, dato che essi si attaccano ai caratteri particolari (fenomeni)."
"In questa mente-unica, quindi, non c'è nient'altro da cercare, dato che la mente stessa è il Buddha. Oggigiorno, i praticanti che non si sono risvegliati a questa mente, in sostanza non fanno che produrre pensieri su pensieri, cercando il Buddha all'esterno, e continuano a praticare attaccandosi ai caratteri particolari. Questo è un cattivo metodo e non la Via del Risveglio."
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NOTE =
1) Da un punto di vista puramente metodico, la mente-unica è da considerare sotto due aspetti. La mente-unica 'fenomenica' o 'relativa' designa l'assenza di ogni pensiero inadeguato e la presenza della 'calma mentale' (shamatha); mentre la mente-unica 'assoluta' designa l'accesso al Reale, alla 'Visione Suprema' (vipashyana). L'aggettivo 'Unica' corrisponde all'essenza vuota (shunyata), e 'mente' agli attributi luminosi (cioè lakshana e prabhasvara). "Non vi è differenza tra la Mente, il Buddha e gli esseri viventi", afferma il Sutra dell'Ornamento Fiorito, mentre Il Filo di Brahma precisa: "I Buddha e gli esseri viventi sono identici nella forma e nell'essenza e formano un unico corpo senza nessuna differenza. Tutti gli esseri viventi sono il Buddha ed il Buddha è tutti gli esseri viventi". Infine, Pao-che scrisse nel suo Canto in Quattordici Punti (Che-se k'o song): "Il Buddha e gli esseri sono identici; tutti gli esseri viventi non son altro che il Bhagavan!".
2) Il blù ed il giallo rappresentano colori particolari che si trovano in tutti i trattati Ch'an dell'epoca della Dinastia T'ang (618-907).
3) L'espressione tang-t'i significa letteralmente "la cosa nella sua realtà intrinseca"; la 'cosa-in-sé' Kantiana, o più precisamente 'questo' nel momento preciso in cui lo si percepisce e prima di qualsiasi sviluppo di questa percezione.
4) Questa asserzione rivela il 'Puro Ch'an di Hong-ciù'. La funzione della mente, autentica nella sua sostanza, è duplice: intrinseca ed estrinseca. Intrinseca quando esprime la sua essenza nei suoi attributi, estrinseca quando questi attributi si adeguano per rispondere alle differenti circostanze giudicate "ben oltre lo Stato del Risveglio".
5) "O Subhuti, nel perfetto e supremo Stato del Risveglio, io sono arrivato là dove non vi è la più minima realtà da trovare, ed è questo che io chiamo il Risveglio Supremo e Perfetto"- (Sutra del Diamante- cap.22)-
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2)
''E' meglio onorare un singolo adepto della non-mente che tutti i Buddha dello spazio.(1) Perché? Perché la non-mente è l'assenza di qualsiasi stato di mente particolare. La sostanza della 'talità' nel suo duplice aspetto, interiormente è immobile (2) come una pietra o un tronco d'albero, ed esteriormente, niente gli è di ostacolo, come il vuoto spazio. Non vi si trova né soggetto né oggetto, né orientamento né luogo, né aspetto né forma, né guadagno né perdita. Quelli che hanno fretta non osano interessarsi a questo metodo. Essi hanno paura di cadere nel vuoto (3) senza avere più niente a cui aggrapparsi. Allora, avendo scrutato l'abisso, essi retrocedono e, tutti allo stesso modo, ripartono alla ricerca di concetti ed opinioni. E' perciò che quelli che cercano i concetti e le opinioni sono numerosi come le piume, ma quelli che si risvegliano alla Via, sono rari come un corno. (4)"
''Manjusri corrisponde al principio ultimo e Samantabhadra, alla pratica. Il principio ultimo è il principio della vacuità che niente può ostruire, e la pratica, l'inesauribile pratica, consiste nel distaccarsi dai caratteri particolari. Avalokiteswara rappresenta la grande compassione e Mahasthamaprapta, la grande conoscenza. Quanto a Vimalakirti, cioè ''Pura Fama", 'pura' designa l'essenza (della mente) e 'fama', i suoi attributi. Siccome essenza ed attributi non sono affatto distinti, si parla di 'Pura Fama'. Così, ciascun uomo possiede ciò che esprimono i grandi Bodhisattva (5): Nient'altro che la mente-unica alla quale bisogna risvegliarsi. Gli attuali adepti non si risvegliano affatto rivolgendosi alla loro propria mente ma, attaccandosi ai caratteri particolari, essi riempiono la loro mente con oggetti esterni. Cosicché finiscono per rigirare le spalle alla Via."
''Il Buddha disse che le sabbie del Gange, calpestate dai Buddha, dai Bodhisattva, da Indra, Brahma e tutte le altre divinità, non provano la benché minima gioia, al pari che, calpestate dai piedi dei bufali, capre, formiche ed altri animali, non gli provoca assolutamente alcun fastidio. Quelle sabbie non desiderano preziosi tesori né incensi profumati ma nemmeno ripudiano escrementi ed altre porcherie. Allo stesso modo, questa mente è una mente senza mente. Aldilà di ogni carattere particolare, gli esseri viventi ed i Buddha non subiscono distinzioni ed è sufficiente arrivare a conoscere questa non-mente per ottenere lo stato ultimo. Senza accedere direttamente alla non-mente, gli adepti potrebbero anche impegnarsi per interi eoni, ma di certo non arriverebbero mai al termine della Via. Prigionieri delle buone azioni, proprie dei tre veicoli, essi non potrebbero ottenere la Liberazione. Tuttavia, per attestare questa mente, occorre più o meno un certo tempo. Alcuni pervengono alla non-mente ascoltando l'insegnamento anche solo per un istante. Altri vi pervengono al termine dei Dieci Aspetti della Fede, delle Dieci Attività, dei Dieci Stadi e delle Dieci Dediche. Altri ancora dopo aver ottenuto il Decimo Bhumi o Decima Terra del Bodhisattva.(6) Cercate di rimanere più che potete in questa non-mente, o puro stato di essere, cosicché non avrete più niente da coltivare, più niente da attestare."
''In realtà, non vi è niente da trovare, ma la realtà non è affatto il Nulla. Colui che vi perviene in un istante e colui che vi perviene giungendo alla Decima Terra hanno esattamente lo stesso identico risultato, senza che il primo lo ottenga in modo superficiale ed il secondo in modo profondo, poiché chi non perviene alla non-mente non fa che penare per interi kalpa per questa sua disgrazia."
''Fare del bene e fare del male, significa rimanere attaccati ai caratteri particolari. Quindi, produrre del male con convinzione, comporta patire e subire il samsara, non ottenendo nulla di buono. Ma anche fare del bene credendo che sia quel che è da fare, comporta di ricevere in cambio null'altro che altro samsara. E non sarà sufficiente riconoscere se stesso come proprio metodo spirituale, solo prestando ascolto a ciò che dico. Questo metodo, è la Mente, dato che al di fuori della Mente, non vi è alcun altro metodo. Questa mente è il metodo, dato che al di fuori del metodo, non vi è mente! Benché in verità questa mente sia 'non-mente', la non-mente non ha alcuna esistenza in quanto tale. Condurre la mente alla non-mente, vuole ancora dire concedere esistenza alla mente. Una silenziosa coincidenza è sufficiente per far arrestare la discorsività interiore. E' perciò che viene detto:
''Quando la ruota delle parole viene interrotta/ tutte le attività mentali si arrestano"(7)
''Questa mente è la nostra primordiale pura Buddhità, detenuta da tutti gli umani. Tutto ciò che brulica, vive ed ha un'anima forma con i Buddha e i Bodhisattva una sola e identica sostanza. E' solo perché noi fraintendiamo e creiamo le differenze che si generano azioni di ogni sorta con susseguenti reazioni di ogni tipo."
NOTE
1) Huang-po, qui sembra ispirarsi al Sutra in Quarantadue Versi (Sse-cheul chang ching) ''E' meglio offrire da mangiare ad un solo adepto del non-pensiero, della non- fissazione, della non-pratica e della non-attestazione, che a centinaia di migliaia di Buddha dei tre templi".- Quanto alla non-mente (wu-sin), altro nome pratico dell'Assoluto, non bisogna intenderlo come un ché non-mentale, come negazione, soppressione, sradicamento di pensieri o altri stati d'animo. Il 'Wu-sin-luen' (Trattato sulla Non-Mente, di Tuen-Huang) dice che la non-mente non è altro che la nostra coscienza psico-sensoriale ordinaria, e Pen-tsing ne fa il Sentiero, il metodo corretto. La non-mente è, insomma, la migliore esposizione della mente nel linguaggio delta Prajnaparamita, e Huang-po non abbonda di dettagli a questo riguardo.
2) Un pò di metafisica sperimentale traduce il laconico 'ju-ju che-t'ì', e cioè ''La sostanza della talità nel suo duplice aspetto". T'ì, 'sostanza', designa l'insieme, il 'corpo' della situazione presente e l'esperienza vivente che viene fatta qui ed ora, la sostanza della non-mente. 'Talità' è la traduzione del sanscrito tathatà, vale a dire 'qualità dell'essere tale'; nel suo duplice aspetto, tende a tradurre il Cinese ju-ju, letteralmente 'tale come tale'. Si spiega la prima 'talità' come scoperta dell'essenza di tutto: uguaglianza non-duale; la seconda come testimonianza di questa scoperta in ogni cosa particolare.
3) Ciò che è definito come nichilismo. La non-mente non è una mera negazione. La
Vacuità non è il Nulla. Il non-essere non è il contrario dell'essere, ma la somma illimitata delle possibilità offerte dall'assenza di essere questo o quello, e dal non-obbligo di essere un ente determinato.
4) La metafora delle piume e del corno si riferisce alla possibilità numerica. Essa è
assai celebre nel Mahayana, per designare l'irrealtà universale.
5) Manjusri, Samantabhadra, Avalokitesvara e Mahasthamaprapta sono quattro grandi Bodhisattva che incarnano tutte le qualità del santo compassionevole e risvegliato alla vacuità. Vimalakirti rappresenta il perfetto ''Devoto Laico", il Bodhisattva all'opera nella vita quotidiana. Egli è il personaggio principale del famoso ''Vimalakirtinirdesasutra" (Il Sutra insegnato da Vimalakirti), in cui sono esposte tutte le peculiarità del Madhyamika.
6) Durante un grande kalpa, il Bodhisattva si esercita alle pratiche dei Dieci Aspetti della Fede, alle Dieci Attività, alle Dieci Dediche ed ai Dieci Stadi; durante un altro grande kalpa, egli evolve dalla Prima alla Settima Terra; e durante un terzo e ultimo kalpa, procede dalla Ottava alla Decima Terra, in cui ottiene la perfetta Buddhità.
7) Questa citazione, cara al Ch'an, proviene dalla "Collana delle perle", nel capitolo che tratta 'la causalità'.
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3)
"Nella nostra fondamentale Buddhità, non vi è niente se non uno spazio vuoto aperto e quietamente pacifico, una chiarezza meravigliosa e piena di felicità, in cui piomba direttamente la realizzazione profonda e spontanea. In esso, tutto è già perfettamente completo e senza alcun difetto. Anche praticando coraggiosamente per tre kalpa incalcolabili, passando per tutti i livelli del sentiero Bodhisattvico (1), nel brevissimo istante della realizzazione non vi sarebbe testimonianza di nessun'altra cosa se non la propria buddhità originale e spontanea, senza nessuna aggiunta. Piuttosto bisogna considerare i meriti accumulati in quel kalpa come delle attività ingannevoli che si hanno quando si sogna. E' in questo senso che il Tathagata dichiara: ''Nel supremo Risveglio, io non ho trovato la benché minima cosa, perché se avessi trovato qualcosa, il Buddha Dipankara non avrebbe mai predetto la mia venuta''(2). E ancora: ''Questa realtà, il Risveglio, è uno stato di uguaglianza che non è né altolocato né infimo"...(3)
"Ecco, quindi, la nostra pura mente primordiale: non vi sono differenze tra gli esseri viventi ed i Buddha, le montagne ed i fiumi del mondo, ciò che ha forma e ciò che non ne ha; la totalità dei mondi di tutto lo spazio cosmico vi forma una perfetta identità e uguaglianza, senza i caratteri particolari di 'se stesso' ed 'altro'. Questa mente, primordialmente pura è sempre nella pienezza e la sua luminosità illumina tutte le cose. Non avendola realizzata, le persone ordinarie confondono questa mente con la loro coscienza ordinaria e personale. Quest'ultima, anzi, le rende offuscate e così esse non possono percepire la sottile chiarezza del loro essere fondamentale... Infatti, quando si salta direttamente nella non-mente, l'essere fondamentale si manifesta da se stesso, come la grande ruota del sole che si alza nello spazio vuoto ed illumina tutto l'orizzonte senza incontrare il minimo ostacolo. Così, l'adepto che non riconosce che la sua coscienza ordinaria respinge questa coscienza pura per ''passare all'azione''(4), si chiude immediatamente, in questo modo, la via d'accesso alla mente, tanto da non poterla più sperimentare. Cercate perciò di riconoscere la vostra mente fondamentale unicamente nella vostra coscienza ordinaria, perché se la vostra mente fondamentale non fosse possesso della vostra coscienza ordinaria, non potrebbe comunque mai esserne separata. E' sufficiente non teorizzare sulla vostra coscienza ordinaria, di non mettersi a pensare a tal riguardo, di non tentare di separarvene per cercare la mente e di non rifiutarla per imparare questo metodo. Niente di mediato o non-mediato, niente che risieda o che s'aggrappi, in ogni senso nient'altro che il libero modo di essere ed in ogni luogo soltanto la stessa Via."
''Quando le persone ordinarie sentono parlare del metodo di trasmissione della mente di tutti i Buddha, ipotizzano che oltre questa mente vi sia un metodo che possa attestarla e afferrarla. Esse allora con la loro stessa mente partono alla ricerca di questo metodo, ignorando che proprio questa mente è il metodo ed il metodo è la mente stessa. Potranno provare per milioni di kalpa ma in definitiva non troveranno mai un bel niente. Molto meglio arrivare al più presto alla non-mente, poiché questo è il metodo fondamentale. E' come quell'eroe che aveva dimenticato di avere la perla sulla sua fronte. Egli la cercava dappertutto, in tutte le direzioni, senza mai riuscire a trovarla. Finché, un giorno, un saggio gliela mostrò ancora sulla sua fronte ed immediatamente l'eroe vede da se stesso che la sua perla è lì, tra le sue sopracciglia, ove era sempre stata.(5) Gli adepti, quindi, hanno perduto la loro mente fondamentale e non vi ci riconoscono il Buddha, che cercano altrove, dedicandosi a pratiche meritorie e, seguendo la via graduale, essi proseguono per dei kalpa della loro ricerca accanita e non pervengono mai al termine della Via. Farebbero meglio ad accedere direttamente alla non-mente!"
"Quando si conosce con certezza che, in fondo, niente ha esistenza, che non c'è nulla da trovare e quindi niente su cui appoggiarsi, fissarsi, che non vi è soggetto né oggetto, più nessun pensiero erroneo si formerà e si prenderà semplicemente atto del Risveglio. Quando giunge il momento di dare testimonianza alla Via, è solamente della propria mente-Buddha fondamentale che si può dare testimonianza. Interi kalpa di meriti non sono altro che vane pratiche. Quando l'eroe ritrova la sua perla, quello che trova non è altro che la perla che aveva già in fronte e non il frutto di una ardente ricerca prodotta verso l'esterno. Per questo motivo, il Buddha disse: "Nel supremo Risveglio, in effetti non ho trovato niente''.(6) Ma, temendo che si possa non aver fede in lui, egli fu costretto a parlare di ciò che vedono i cinque occhi e di ciò che dicono i cinque discorsi (7): la realtà non è un semplice vuoto. Tale è la Verità Assoluta."
N O T E
1) Il sentiero del Bodhisattva prevede cinquantadue livelli. I cinque volte Dieci, come abbiamo visto nel capitolo precedente, ai quali si aggiungono il risveglio di uguaglianza ed il risveglio meraviglioso.
2) Sutra del Diamante, cap. 17 -
3) Ibidem, cap. 23 -
4) Egli cerca una pratica spirituale totalmente differente dalla Via e dalla coscienza ordinarie.
5)La parabola della perla che adorna la fronte dell'eroe appare nel capitolo 'dell'Essenza del Tathagata' del Mahaparinirvanasutra. Questa perla adamantina rappresenta la nostra Buddhità fondamentale che, in ragione delle nostre lotte, è penetrata più in profondità nella pelle della nostra fronte, così che noi non abbiamo più voluto credere alla sua esistenza, fino a che un saggio non venga a metterci uno specchio davanti, in cui poterla rivedere.
6) Ancora Sutra del Diamante, cap.l7- vedi nota 2.-
7) I cinque occhi, o sguardi, sono riferiti nel Sutra del Diamante, cap.18. Essi sono: l'occhio fisico, l'occhio divino, l'occhio di saggezza, l'occhio spirituale e l'occhio di Buddha. - I cinque discorsi vengono dal medesimo Sutra del Diamante, cap.l4.- vedi in Appendice.
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4) ''Che i discepoli non abbiano alcun dubbio:
''I loro corpi sono composti dai quattro elementi (1) nei quale non sussiste alcun ''lo'' e questo 'io' non ha un maestro. Essi sappiano così che questo corpo non ha né 'lo' né maestro. La loro mente è composta dai cinque aggregati (2), i quali, anch'essi, non hanno né 'lo' né maestro. E così, sappiano essi, che la loro mente individuale non ha né 'lo' né maestro. I sei organi sensoriali, i sei oggetti dei sensi e le sei coscienze nascono e si spengono col passare e col finire della loro associazione e sono come tutto ciò che li precede (3). Poiché queste diciotto sfere sensoriali sono vuote, tutto è vuoto ed esiste solamente la nostra mente fondamentale la cui purezza brilla per sempre.
<Vi sono due modi di nutrirsi: uno si rapporta alla coscienza ordinaria e l'altro, alla saggezza. I morsi della fame sono normali bisogni del corpo composto dai quattro elementi, ai quali si pone rimedio in modo adeguato, senza attaccamento né desiderio. Tale è il modo di nutrirsi proprio della saggezza. Le preferenze date ai gusti basati sui capricci, la discriminazione erronea, la ricerca esclusiva del piacere senza mai la minima soddisfazione od il minimo appagamento, questa è quella che si chiama una alimentazione propria di una coscienza ordinaria. (4)>
''Gli Uditori pervengono alla realizzazione grazie al suono della voce, ed è perciò che li si chiama 'Uditori'. Tuttavia, essi non comprendono la loro propria mente e teorizzano sulla dottrina per via delle espressioni vocali. Sia come sia, grazie a dei poteri magici, a dei segni propizi, a parole o movimenti, essi apprendono che esiste un Risveglio, un Nirvana, e per tre incalcolabili kalpa essi si impegnano sulla via del compimento della Buddhità. Ma tutto questo dipende dalla via degli Uditori e produce quel che si chiama un 'Buddha al livello degli Uditori' (Sravakayana. ..). Eppure basterebbe comprendere direttamente ed istantaneamente che la propria mente è sempre stata il Buddha per non dover più trovare la minima realtà né impegnarsi nella minima pratica, ciò che finalmente sarebbe la Via, senza superiore (anuttara), che conduce al Buddha della vera Talità."
"La sola cosa che il discepolo deve temere, è che basta un solo pensiero per deviare immediatamente dalla via. Nel momento che non vi siano caratteri particolari nonché l'assenza continuata di attività intenzionale, ecco precisamente il Buddha. Che gli adepti desiderosi di diventare dei buddha, evitino di studiare il metodo spirituale del Buddha! Non-ricerca e non-attaccamento sono sufficienti! La non-ricerca è la non-emergenza della mente, ed il non-attaccamento è la sua non-sparizione. Ora, ciò che non emerge e non sparisce mai, è il Buddha, precisamente! Gli ottantaquattromila metodi che corrispondono alle ottantaquattromila passioni, non sono che modi di convertire ed accogliere (5). Non vi è mai stato alcun metodo spirituale. Il distacco è il metodo e colui che conosce il distacco è il Buddha (6). Una volta che ci si è distaccati da tutte le passioni, non vi è più alcuna realtà da trovare."
NOTE
1) "La malattia è il risultato del concorso di malintesi radicalmente falsi. Dato che essa è prodotta da false immaginazioni e da passioni, non vi è, in verità assoluta, alcun essere reale di cui si possa dire che sia malato. Come mai, questo? Dato che il corpo proviene dai quattro elementi, e in questi elementi non sussiste né maestro e né creatore, nel corpo non vi è alcun 'Io'. Se si supera l'adesione all'Io, qui in assoluta verità, non vi è nulla che possa essere chiamata malattia''. (Vimalakirtinirdesasutra, cap. 4 -traduz. Lamotte, pag.228)
I quattro elementi, terra, acqua, fuoco ed aria, sono dei principi energetici materiali la cui analisi sistematica rivela la vacuità. L'Io (atman) corrisponde allo stato 'in-sé' di una entità totalmente indipendente. Ogni singolo ente si attribuisce l'assoluto dell'Essere, confondendo così gli attributi con la sostanza, i quali attributi non fanno che esprimere l'essenza, pur non essendo affatto questa essenza.
2) I cinque aggregati costituiscono la sostanza dell'io-illusorio: forma-materia, sensazioni, rappresentazioni e associazioni mentali nonché coscienza. L'analisi dei cinque aggregati porta ugualmente alla loro totale vacuità.
3) Cioè vuoti. I sei organi sensoriali sono: gli occhi, le orecchie, il naso, la lingua, il tatto ed il sistema nervoso centrale. I sei oggetti dei sensi sono: le forme-colori, i suoni, gli odori, i sapori, il tangibile e gli elementi del reale. Le sei coscienze sgorgano dall'interazione dei sensi con i loro oggetti. Esse sono: la coscienza visiva, quella auditiva, l'olfattiva, la gustativa, la tattile ed infine la coscienza mentale.
4) Iriya Yoshitaka, a pag.29 della sua traduzione in giapponese di questo testo (Zenshin hoyo) si domanda se il passaggio sul modo di alimentarsi non sia una aggiunta posteriore, una immagine illustrata del passo precedente.
5) kiao-hwa tsie-yin,: ''convertire'' ha il significato di condurre verso la spiritualità e ''accogliere'' quello di dare al neofita, ed a titolo esclusivamente provvisorio, dei precisi punti di riferimento.
6) Sutra del Diamante, cap. 14. Vedi Appendice.
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5)'' Agli adepti, che vogliono conoscere una formula segreta essenziale, è sufficiente di non appiccicare nulla alla loro mente. Quando si parla del vero corpo assoluto del Buddha (1), lo si paragona al cielo, cioè allo spazio vuoto (2). Quindi, è metaforico dire che il corpo assoluto ''è'' il cielo e che il cielo è il corpo assoluto. Le persone ordinarie dicono che il corpo assoluto occupa lo spazio celeste, che questo spazio è il contenitore del corpo assoluto. Essi non comprendono che il cielo è il corpo assolutp, che il corpo assoluto è il cielo. Quando si afferma l'esistenza del cielo come cielo, allora esso non è più il corpo assoluto. E così quando si afferma l'esistenza del corpo assoluto, questo corpo non è più il cielo. Basterebbe non concettualizzare il cielo perché questo sia il corpo assoluto e non concettualizzare il corpo assoluto perché esso sia il cielo. Non vi è differenza tra il cielo ed il corpo assoluto, nessuna differenza tra il Buddha e gli esseri viventi, nessuna differenza tra il samsara ed il nirvana, nessuna differenza tra le passioni ed il Risveglio.- "Colui che si è distaccato da tutti i caratteri particolari è un Buddha''(3).
''Le persone comuni hanno preferenza verso gli oggetti esterni, mentre i mistici, verso la propria mente. Il vero metodo consiste nel dimenticare sia gli oggetti che la mente. Ora, se è abbastanza facile dimenticare gli oggetti, è ben più difficile dimenticare la propria mente. Gli individui non osano dimenticarsi della mente, essi hanno paura di sprofondare nel vuoto senza avere un qualche sostegno, perché essi ignorano che la vacuità non è affatto un vuoto, bensi il dominio assoluto, unico e veritiero. La nostra soprannaturale natura del Risveglio(4) ha, da tempi senza inizio, la stessa anzianità del cielo. Non è mai nata e mai la si è perduta, non è mai esistita né mai è stata un nulla, essa non si è mai macchiata né purificata, non è mai stata rumorosa né silenziosa, né giovane né vecchia, non ha un luogo né una direzione, non sta davanti né di dietro, non ha numeri né quantità, né forma né aspetto, né colore né profilo, né suono né voce; non la si può cercare, né aspirarvi, e nemmeno conoscerla per mezzo della saggezza, né definirla con le parole, né trovarla negli oggetti e neanche ottenerla per mezzo dei meriti... I Buddha ed i Bodhisattva condividono questa natura del nirvana totale con tutto ciò che vibra e possiede un'anima. Questa natura è la Mente, la mente è il Buddha ed il Buddha non è altro che il metodo. Perdere l'autenticità anche solo per un attimo comporta avere dei concetti erronei per sempre. E' impossibile cercare la mente con la mente, impossibile cercare il Buddha con il Buddha, impossibile cercare il metodo con il metodo. Di conseguenza, gli adepti possono accedere alla "non-mente" soltanto in modo diretto. Per questo c'è bisogno di una silenziosa coincidenza, visto che anche la più piccola intenzionalità ci porta l'inganno. Trasmettere la mente attraverso la mente, è la visione corretta."
"Fate attenzione a non inseguire gli oggetti esterni, poiché prendendo gli oggetti come vostra mente, ''riconoscerete i vostri figli in coloro che vi derubano''( 5). E' a causa dell'esistenza del desiderio, dell'odio e dell'ignoranza che immediatamente sono stati instaurati la disciplina, il raccoglimento e la conoscenza (6). Se non vi fossero mai state le passioni, in che modo potrebbe esistere il Risveglio? E' in ragione di ciò che il Patriarca(7) dichiara: "Il Buddha ha insegnato tutti i metodi che ci permettono di sbarazzarci di ogni nostro pensiero. Ora, se io non ho alcun pensiero, a che mi servirebbero questi metodi?'' Quindi, non aggiungete niente alla vostra primordiale pura Buddhità. Essa è come il cielo: come si può adornarlo con innumerevoli pietre preziose se non c'è possibilità di collocarle? La Buddhità è simile al cielo: sebbene essa si agghindi di innumerevoli meriti e forme di saggezza, niente di tutto ciò può restarvi fissato. Ma è sufficiente smarrirsi da un momento all'altro, al riguardo della propria natura fondamentale, per non poterla più vedere."
"In quello che è chiamato ''metodo del campo della mente"(8), tutto si basa su questa mente. Essa viene ad esistere quando un oggetto la sollecita e cessa di esistere in assenza di oggetti. Ma non può essere possibile spiegare l'oggetto aggiungendolo alla nostra pura natura. Quando è detto che -"il raccoglimento e la conoscenza funzionano come uno specchio chiaro"(9), o quando si parla di ''coscienza ordinaria vivace benché tranquilla''(10), si fà riferimento alla mente facendone un oggetto, e questo fatto può momentaneamente rischiarare le persone con facoltà medie ed inferiori. Se volete farne voi stessi l'esperienza, non dovete più decifrare le cose in questo modo, altrimenti ciò vi incatenerà totalmente all'oggetto. La realtà è soffocata dall'essere e, dunque, il non credere all'essere o al non-essere è sufficiente per poter vedere la realtà!"
NOTE
1) ''Corpo'' è l'insieme di tutte le cose, e ''assoluto'', la loro realtà ultima. Il corpo assoluto è quindi l'attualizzazione del nostro potentiale buddhico chiamato ''embrione del Tathagata''. Questa attualizzazione -corpo assoluto- è essenzialmente vuota e questa assenza di determinazione si vive in una sorta di appercezione trascendentale chiamata ''conoscenza''(Prajna)- ovvero"corpo formale". La purezza- vacuità di questa conoscenza è detta ''corpo di godimento'' mentre la sua compassione o utilità-funzionale è detta ''corpo di apparizione'' (rispett.in Sanscrito: Dharmakaya, Samhhogakaya e Nirmanakaya)- D.T.Suzuki, 'La non-mente nel pensiero Zen', cap. 7
2) ''Il corpo assoluto è come il cielo/ Per rispondere agli esseri / Si manifesta nelle forme / E' simile ai riflessi della luna sull'acqua'' - 'Sutra della Luce-d'oro (Kin-kuang-ming king) cap.lo 'dei quattro re divini' - vedi Iriya, testo citato.
3) Sutra del Diamante, cap. 14, in appendice.
4) Il nostro potenziale buddhico. Huang-po ne descrive l'esperienza, quella della mente-unica, del corpo assoluto.
5) Questa immagine viene dal cap.1 del Surangamasutra (Sutra della Marcia Eroica-Leng-yen-king)
6) I Tre Antidoti sono il rimedio per i Tre Veleni: la disciplina riduce il desiderio-attaccamento; il raccoglimento risolve la collera-aggressività e la conoscenza distrugge l'ignoranza-ottundimento.
7) Si tratta di Hui-Neng, il Sesto Patriarca del Ch'an Cinese.
8)"La mente è il maestro in seno al triplo mondo"dice il Sutra della Contemplazione del Campo della Mente'(Ta-cheng pen-cheng sin-ti-kuan king) cap.8- ''Chi sa contemplare la mente ottiene la Liberazione. Chi non sa farlo, affonda più profondamente". La mente degli esseri viventi è come la terra che produce i cinque cereali ed i cinque frutti. E' la legge della mente che genera le cose mondane e sopramondane, il bene ed il male, i cinque destini, le vie con e senza trasmissione, il Risveglio solitario, lo stato di Bodhisattva e quello di Buddha. Così, il triplo mondo, proveniente da cause e condizioni, non è altro che la mente, e questa mente si chiama 'il campo'. Si dice ancora che Bodhidharma, il Primo Patriarca in Cina, trasmise a Huei-k'o "il metodo del campo della mente del Tathagata'' tramandandogli il Lankavatarasutra. Ecco la quartina di Ma-tsu sul campo della mente: "Ogni cosa è una cosa della mente/ ed ogni nome, un nome della mente/ Ogni cosa proviene dalla mente/ E tutto ha come origine la mente".
9) Il raccoglimento è l'esperienza dell'essenza vuota e la conoscenza, la semplice coscienza di questa esperienza. Dice Shen-Hui: "Se si parla di radianza (della conoscenza nello specchio della Mente 'non-mente') è che lo specchio deve alla sua sola chiarità questa natura di radianza". (in ''Discorsi del maestro Ch'an Shen-Hui di Ho-tso'' di J. Gernet, pag.32). Gli specchi d'Oriente, anche se non riflettono molto, sono comunque sempre luminosi, come l'occhio, che emette tanta luce quanta ne riceve.
10) Vivace indica la conoscenza, e tranquilla, il raccoglimento meditativo.
11) Huang-po concorda ancora con Shen-hui: ''...Se si conserva Risveglio e radianza (della conoscenza), è perché non si ha ancora la visione totale. Di più, dal punto di vista della sostanza della purezza, per cosa vi sarebbe il Risveglio, su cosa la radianza?'' Gernet, ibidem, pag.70-7l.
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6) Il primo giorno della nona luna(1), il maestro s'indirizzò a P'ei-hsiu:
''Arrivato in Cina, il grande maestro Bodhidharma non predicò che la mente-unica e non trasmise che un solo metodo. Egli trasmise il Buddha con il Buddha e non predicò altro Buddha. Egli trasmise il metodo con il metodo e non predicò altro metodo. Il metodo è un metodo impredicabile ed il Buddha è un Buddha inafferrabile. L'uno e l'altro sono la nostra pura mente primordiale. ''Ecco la sola cosa che sia vera. Nessun'altra potrebbe esserla'' (2).
''Prajna è la conoscenza, e questa conoscenza, la nostra mente senza caratteri particolari. Le persone comuni non imboccano la Via ma si lasciano andare alle sei passioni ed errano attraverso i sei stati di esistenza. L'adepto che per un solo istante esprime un giudizio sul samsara cade immediatamente in un sentiero diabolico. Se, per un solo istante, si concede opinioni su ciò che è o non è reale, cade immediatamente nell'eterodossia. Credere che vi sia nascita e che si procede verso l'estinzione, vuol dire cadere della via degli Uditori. Non credere alla nascita, ma solamente all'estinzione, significa cadere sul campo della via dei Buddha-solitari. Niente, in verità nasce e, allora niente può estinguersi. Senza queste credenze dualiste, non si prova più disgusto né attrazione per qualsivoglia cosa. Ogni cosa non è che la mente-unica. Solamente allora comincia il veicolo del Buddha."
''Le persone comuni entrano in ogni specie di stati mentali a causa degli oggetti, in stati mentali che sono, a seconda dei casi, di attrazione o di disgusto. Ma se si vuole che non vi siano più oggetti, bisogna dimenticarsi della propria mente, poiché quando la mente è scordata, gli oggetti sono vuoti e quando gli oggetti sono vuoti, la mente si spegne. Se, anziché dimenticarsi della mente, si cerca solo di escludere gli oggetti, l'oggetto si rivela insuperabile e la sola cosa che si ottiene, è la confusione. Così, tutto ritorna alla mente, ma questa mente è anch'essa introvabile. Allora, che cosa si cerca?
''L'adepto della 'Prajna' non crede affatto che vi sia qualche realtà da dover trovare. Egli smette di cercare i tre veicoli, poiché l'unica realtà non è qualcosa che si raggiunge in una realizzazione. Quelli che si presuppongono capaci di una tale realizzazione o di un tale raggiungimento non fanno che 'vantarsi esageratamente' come dei vanitosi. Così, quelli che alla Riunione del Loto della Legge se ne andarono(4) scuotendo le loro maniche erano tutti di questa razza. Fu per essi che il Buddha dichiarò che non aveva trovato nulla nel Risveglio. La sola cosa che conta è la silenziosa coincidenza."
''Quando un uomo comune arriva alla sua ultima ora, gli è sufficiente contemplare la totale vacuità dei suoi cinque aggregati(5), l'assenza di essere-in-sé dei quattro elementi e la sua mente vera e senza caratteristiche, la quale mai è partita e mai è arrivata, la cui essenza non si avvicina con la nascita né si allontana con la morte; questa mente, quindi, in tutta la sua purezza e la sua pace perfetta, nella talità non è più nient'altro che una cosa sola con i suoi oggetti."
''Essere soltanto capaci di accedere direttamente alla comprensione istantanea, vuol dire disfare i legami dei tre tempi, diventare 'l'uomo che trascende il tempo'. E' indispensabile non sentirsi attratti da niente. Così, quando vedrete venirvi incontro dei Buddha coi loro segni di perfezione (6), o quando avrete ogni sorta di visioni gradevoli, dovrete fare in modo che ciò non vi trascini in nessuno stato di mente particolare. E quando, al contrario, avrete ogni sorta di visioni orribili e ripugnanti, non vi farete assolutamente prendere dal disgusto e dal terrore. Voi non avrete che da dimenticare la vostra mente ed i suoi stati emozionali, coincidendo con lo stato assoluto per ottenere la liberatione. Questo è ciò che è essenziale."
NOTE
1) La prefazione di P'ei-Hsiu ci permette solo di situare questa data tra il secondo anno dell'era Hui-chang (842) ed il primo dell'era Ta-chong (847).
2) Questa espressione, cara ai maestri Ch'an, proviene dal Sutra del Loto, al capitolo "degli expedienti".
3) Prajna è una conoscenza che oltrepassa l'intelletto, nel senso che non viene confinata nell'analisi e nel giudizio. Essa non è altro che la ''luminosità", ''Ciò'' che è
cosciente della vacuità del vissuto.
4) Nel capitolo ''degli espedienti'' del, è detto che allorché il Tataghata si mise a predicare sull'impensabile, vi furono monaci e monache, in tutto circa cinquemila, che abbandonarono l'assemblea ''scuotendo le loro maniche", cioé con una suprema incomprensione verso l'insegnamento, semplicemente perché essi pensavano di ''aver trovato ciò che, invece, non avevano trovato; e realizzato ciò che non avevano ancora realizzato''.
5) Come è insegnato dal Sutra del Cuore (Sin-king, Hridayasutra).
6) Questo è quello che sperano i fedeli di Amitabha, il Buddha del paradiso occidentale di Sukhavati.-
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7) L'ottavo giorno della decima luna, il maestro si rivolse a P'ei-Hsiu:
''Ciò che viene chiamato una città fantasma(1), sono i due veicoli, le dieci terre, il risveglio di uguaglianza; in breve, tutti quegli insegnamenti circostanziati riferiti al momento dell'entrata, non sono che città fantasma. Quando si parla di "stanza del tesoro", si tratta del tesoro della mente reale, la nostra Buddhità fondamentale, la nostra propria reale natura. Questo tesoro non appartiene alla sfera degli affetti, non può essere accumulato, né vi si trovano Buddha o esseri viventi, niente oggetti né soggetto... Allora, dove sarebbe questa città? Bene, essa è una città fantasma, ma dove si trova la stanza del tesoro? Non è possibile indicarla. Se potessi mostrarvela, ciò significherebbe che essa è localizzata nello spazio e non si tratterebbe più della vera stanza del tesoro. Posso dire semplicemente che questa stanza è molta vicina... Non si può darne l'esatta misurazione con le parole. Per trovarla, basta la perfetta coincidenza con la realtà in-sé."
"… I cosiddetti 'icchantika' sono coloro la cui fede è imperfetta.(2) Si chiamano ''icchantika senza buona causa'' tutti gli esseri delle sei forme di esistenza, finanche quelli che hanno imboccato i due veicoli e che non credono ai frutti della Buddhità. In compenso, i Bodhisattva hanno una profonda fede nei frutti della Buddhità, ma non credendo tanto alla divisione tra il piccolo ed il grande veicolo vedono i Buddha e gli esseri viventi come una sola ed unica realtà. Per questo fatto li si chiama "icchantika con buona causa."
"Coloro che si risvegliano attraverso l'ascolto degli insegnamenti, e sono la maggior parte, si chiamano "Uditori"(sravaka). Quelli che si risvegliano a causa della contemplazione di cause e circostanze interdependenti vengono chiamati "Risvegliati circostanziali"(pratieka-buddha). Poiché non è rivolgendosi verso la propria mente che si risvegliano, benché possano divenire Buddha, non saranno mai altro che Buddha al livello degli Uditori (cioè Buddha eruditi)."
"Moltissimi adepti si risvegliano grazie al metodo ma non alla mente. Però, anche dopo interi kalpa di sforzi, non trovano mai la loro Buddhità fondamentale. Quando non ci si risveglia alla mente, ci si sveglia col metodo e questo induce a riverire il metodo a spese della mente, accontentandosi degli avanzi, dato che si snobba la propria mente, che è la fonte principale. Facendo coincidere se stessi con la propria mente fondamentale, non si ha più bisogno di cercare il metodo, poiché questa mente è il vero metodo."
''Presso le persone comuni, succede frequentemente che gli oggetti blocchino la mente, che il fenomenico intralci l'assoluto(3). Queste persone trascorrono il loro tempo, allora, a sfuggire gli oggetti per calmare la loro mente, a nascondere il fenomenico per mantenersi l'assoluto. Essi non sanno che è la loro mente a bloccare gli oggetti, il loro assoluto che rende opaco il fenomenico. Basta vuotare la mente(4) perché gli oggetti si svuotino da se stessi. Far tacere la propria idea di assoluto basta a far tacere il fenomenico. Non fraintendete il senso degli esercizi spirituali. Purtroppo, la maggior parte delle persone comuni non osano svuotare la loro mente. Hanno paura di cadere nel vuoto, poiché non sanno che, in fondo, la loro mente è già vuota. Gli imbecilli scacciano le situationi, anziché i loro stati mentali, mentre i saggi scacciano la loro mente, senza sfuggire le situationi."
''La mente del Bodhisattva somiglia allo spazio vuoto da dove tutto è assolutamente escluso. Egli non si attacca ai meriti che compie ed in questa ''rinuncia'' si possono distinguere tre livelli: - La grande rinuncia consiste nel rigettare totalmente le nozioni di interno ed esterno, di corpo e di mente, sino a diventare come lo spazio vuoto in cui non vi è nessuna cosa da potersi attaccare per appropriazione. Allora, quando esistono solo risposte ad oggetti precisi in un dato momento, l'oblìo totale del soggetto e dell'oggetto, questa è la grande rinuncia.- La rinuncia media consiste da una parte a seguire la Via diffondendo le proprie buone azioni e dall'altra a rinunciare agli effetti di queste buone azioni senza il minimo desiderio di tornaconto, man mano che le si compie.- Quanto alla piccola rinuncia, consiste nell'esercitarsi in ogni sorta di atti benefici, a contenere le speranze ed a riconoscere la vacuità studiando i tests, fino ad arrivare a non provare più attaccamento per gli atti meritori."
''La grande rinuncia è come avere una torcia davanti a sé per non smarrirsi mai. Con la rinuncia media, questa torcia si trova a lato e talvolta si è consci della luce ed altre delle tenebre. Infine, con la piccola rinuncia si è rischiarati nella parte posteriore ed i dossi ed i crepacci non si possono vedere. Quindi, la mente del Bodhisattva somiglia allo spazio vuoto in cui tutto è escluso. Il fatto che non si possano trovare i pensieri del passato sta a significare la rinuncia al passato, il fatto che i pensieri del presente siano introvabili, è la rinuncia al presente; ed il fatto che anche i pensieri futuri non possano essere trovati, è la rinuncia al futuro. Tale è la rinuncia ai tre tempi.(5)"
''Dal momento in cui il Buddha confidò il suo metodo spirituale a Mahakashyapa (6), alla mente fu apposto il sigillo della Mente, senza differenza da una mente all'altra. Che questo sigillo si imprima nel vuoto, cioè che esso non abbia niente a che fare con i testi, poiché se si imprimesse in qualche cosa di concreto, esso non avrebbe più a che vedere con il metodo spirituale. E perciò, che quando la mente sigilla la mente, la mente che sigilla e la mente che ha ricevuto il sigillo non sono affatto separate né distinte. Ma siccome il soggetto che sigilla e l'oggetto impresso da quel sigillo si incontrano con notevole difficoltà, la loro coincidenza è rarissima. Tuttavia, poiché la mente è non-mente, trovarla equivale a non trovarla."
"Il Buddha ha tre corpi: il corpo assoluto predica il metodo della vacuità e della libertà dalla nostra essenza; il corpo di godimento insegna il metodo della purezza universale; ed il corpo di manifestazione propugna le sei trascendenze e l'infinità di altre pratiche. Non è possibile cercare il metodo predicato dal corpo assoluto nel linguaggio, nei suoni, nelle forme e nei testi, poiché non vi è nulla di predicato e nulla di attestato. La nostra essenza è aperta totalmente, come lo spazio. E' tutto quì. E' per questo che viene detto: ''Nel fatto che nessun metodo può essere predicato si trova il vero predicare. I corpi di godimento e di manifestazione si manifestano e si fanno sentire secondo le circostanze. Il metodo che essi propongono risponde alle occasioni della situazione. Essi le impiegano per attirare e convertire, anche se questo non è il metodo reale. D'altronde si può leggere che: "I corpi di godimento e di manifestazione non sono il Buddha reale ed essi non predicano il vero metodo (7).''
''Tutto ciò può riassumersi in una sola chiarezza sottile(8) ripartita in sei specie di rapporti armoniosi. Questa sottile chiarezza non è altro che la mente-unica e i sei rapporti sono le sei facoltà dei sensi. Queste sei facoltà si uniscono ciascuna al proprio oggetto: l'occhio alla forma, l'orecchio al suono, il naso agli odori, la lingua ai sapori, le particelle tattili alle cose tangibili e l'intelletto all'intelligibile. Tra questi due gruppi sorgono le sei coscienze ed in tutto fanno diciotto sfere. Comprendendo che queste diciotto sfere non hanno una esistenza indipendente, si concentrano i sei rapporti in una sola sottile chiarezza e questa chiarezza non è altro che la mente. Tutti i praticanti conoscono questo fatto ma essi non possono impedirsi di spiegare concettualmente quest'unica sottile chiarezza ed i sei rapporti, benché si trovino legati al metodo senza più coincidere con la loro propria mente."
"Se il Tathagata fosse venuto al mondo per spiegare soltanto il vero metodo del veicolo unico, gli esseri viventi non l'avrebbero creduto e, con la maldicenza in cuore, si sarebbero immersi ancor più profondamente nell'oceano della sofferenza. Se non avesse predicato affatto, il Buddha sarebbe caduto in un ostinato attaccamento e non si sarebbe illuminato, rinunciando alla Via meravigliosa per tutti gli esseri viventi. Quindi, inventando abili stratagemmi, Egli predicò l'esistenza di tre veicoli. Tuttavia, il piccolo ed il grande veicolo, l'uno superficiale e l'altro profondo, non sono affatto il metodo fondamentale. Perciò viene detto: ''Non vi è che un solo veicolo per una sola Via, qualsiasi altro veicolo e qualsiasi altra via, non sono autentici (9).''
''In fin dei conti, il Buddha non poté svelare il metodo della mente-unica. Egli invitò quindi Mahakashyapa a condividere il trono della spiritualità e, in segreto, gli confidò il metodo della mente-unica che non può essere insegnata a parole(10). Ora, ai giorni nostri, questa linea di trasmissione funziona in parte, ma chi può risvegliarsi per mezzo della totale coincidenza ottiene la Terra del Buddha."
NOTE
1)La città fantasma si riferisce ad una delle sette parabole del Sutra del Loto. In sostanza, il capitolo che reca questo nome compara la Buddhità ultima ad una stanza del tesoro situata in un paese lontano e che non è possibile raggiungere se non a prezzo di un pericoloso viaggio. Così, il ricercatore spirituale dalle facoltà medie o inferiori può riposarsi, durante la sua ricerca, nella "città fantasma" del piccolo nirvana. Avendo eliminato tutte le sue passioni, i veli della sua cognizione perdono il loro spessore e, una volta dissolta la città fantasma, egli può infine concepire la stanza del tesoro propriamente detta.
2) Gli 'icchantika', letteralmente ''ossessionati dal desiderio'' sono, nel principio, quegli esseri che non credono nella spiritualità del Risveglio e non hanno alcuna intenzione di condurre una ricerca. A loro mancano, perciò, tutte le condizioni richieste per "poter diventare Buddha". Tuttavia, Huang-po fa uso di questo termine in un sense più ampio, ed in questo segue il cap.1 del 'Lankavatarasutra'.
3) Nella scuola Avatamsaka (Hwa-yen) l'essenza dell'insegnamento conduce alla totale interpenetrazione del fenomenico e dell'assoluto (che e li).
4) Mai, in nessun caso, questo vuol dire "non pensare a niente". ''Vuoto'' qualifica l'essenza delle cose nell'atemporale momento in cui la si vive, sebbene in quanto tale non si sia più lì come soggetto di questa esperienza.
5) E' ciò che dichiara il Tathagata alla fine del cap.18 del Sutra del Diamante, e che descrive, per colui che ne cerca l'esperienza, la vera non-mente.
6) Mahakashyapa fu il primo successore del Buddha Shakyamuni, ufficialmente, poiché il Tathagata gli offri di dividere il trono con lui: ''Tu sia il benvenuto, Kasyapa, é da moltissimo tempo che ci vediamo! Tu dovrai sederti su questa metà del trono del Tathagata!'' Il Buddha si fece un po’ più in là ed il trichiliocosmo ne fu scosso in sei diverse manifestazioni vibranti.'' (Ting-fu pao, Hwa-cheu king, pag.1228); e segretamente: "A quel tempo, il Bhagavan si trovava al Picco degli Avvoltoi, quando prese un divino fiore tra le sue dita e lo mostrò all'assemblea. Delle decine di migliaia di dèi e uomini che erano lì, nessuno capì la sua intenzione, se non il solo Kasyapa, che sorrise. Il Bhagavan gli disse: ''Io ti trasmetto il mio tesoro dell'occhio del metodo autentico, la mia mente trascendente del nirvana!'' (ibidem). Vedere anche il Vimalakirtinirdesasutra, di Lamotte, cap. 3 e cap. 18.
7) Questa citazione proviene dal 'Trattato della Conoscenza Adamantina' (Tsin-kang pan-jo luen) tradotto da Bodhiruci. La si trova anche alla fine del 'Riposo della Mente che accede all'Assoluto' di Tao-sin, il 4° Patriarca.
8) Questa ''sottile chiarezza'' del nostro essere fondamentale non è strettamente ontologica. E' ancora un metodo (ossia un dharma) che non è senza analogia con il 'terzo genere di conoscenza', la 'scienza intuitiva' di Spinoza. V. Etica.
9) Questa è la tesi del Sutra del Loto. Questa citazione è nel cap. ''degli espedienti''.
10) Cfr. più sopra, nota 6.
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8) Un giorno, così interrogai il maestro:
P'ei-Hsiu: - Che cos'è la Via? Come la si coltiva?(1) -
Egli mi rispose: - Quale sarebbe una via che vorresti coltivare? -
P.H.- In ogni paese, i maestri della nostra scuola imparano a coltivare la Via ''attra-verso la preparazione Ch'an (2)''. Che ne è di questa? -
H.P.- Non ci si può fidare di queste storie fatte per far avvicinare quelli con facoltà piuttosto ottuse. -
P.H.- Se quì si tratta di storie fatte per accogliere quelli le cui facoltà sono ottuse, non comprendo quale metodo si predichi per accogliere quelli le cui facoltà sono superiori. -
H.P.- In ciò che concerne quelli le cui facoltà sono superiori, a chi potrebbero indirizzarsi per trovare ''qualche altra cosa"? Essi non possono nemmeno trovare loro stessi, come potrebbero trovare ''altrove'' un qualche oggetto chiamato metodo? Conoscete bene il quesito delle Scritture: ''A chi assomiglia il metodo in quanto tale?".-
P.H.- Se è così, non bisogna cercare assolutamente niente? -
H.P.- In questo modo si risparmiano molti sforzi. -
P.H.- Non si rischia di arrivere a niente, troncando tutto in questo modo? -
H.P.- Chi parla di niente? Qual è quella cosa che ti proponi di cercare? -
P.H.- Se non bisogna cercare niente, perché dici che non bisogna troncare niente?- H.P.- Quando non si cerca niente, si riposa. Chi ti ha chiesto di tagliare qualche cosa? Come potresti troncare il cielo che hai davanti agli occhi? -
P.H.- Se io potessi trovare questa realtà, sarebbe come il cielo? -
H.P.- Passo il mio tempo a dirvi che essa sarebbe come il cielo pur essendo differente dal cielo. E' unicamente a titolo provvisorio che uso questo linguaggio, ma tutti voi vi servite delle mie parole per escogitare le vostre teorie. -
P.H.- Questo vuol dire che non ci si deve mettere a teorizzare con gli altri? -
H.P.- Non vorrei essere io ad impedirlo. In ogni caso, le teorie dipendono dalle vostre situazioni affettive e quando sorgono le passioni la saggezza ne è ostruita.
P.H. - Non vi è dunque posto, quì, per le passioni? -
H.P.- Quando non vi sono affetti, né passioni, chi è che ne parla? -
N O T E
1) Se la Via è l'ordine delle cose, il coltivarla, diventa il conformarsi a questo ordine. Ma quale ordine, e quali cose? Come conformarsi a ciò che l'intelletto non può cogliere?
2) Questa preparazione (o consultazione) (ts'an) è la folgorante relazione del 'ospitato ed ospitante' (il discepolo ed il maestro) in cui l'uno e l'altro lasciano, più o meno a proposito, esprimersi l'uomo reale senza situationi. Esempi stessi di questa preparazione (o consultazione), sono i dialoghi riportati dalle cronache del Ch'an, come ''La Trasmissione della Lampada'' (Ching-to chuan-teng-lu) compilata da Tao-yuan e pubblicata nell'anno 1004. Crf. Lin-chi, "I Discorsi"- di Demieville.
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9) P'ei-Hsiu domandò ancora al maestro:
P.H. - Perché hai qualificato ciò che io ho detto, come uno ''sfogo verbale''?(1) -
H.P. -Se tu non sai parlare, come potresti mai sfogarti con le parole? -
N O T E
1) Il "hwa-t'ou" è, parlando propriamente, una piccola illuminazione che si ha quando si raccontano le peripezie della propria ricerca e si cade bruscamente su una soluzione di primaria importanza, un magnifico eureka. Ma Huang-po si affretta a stroncare il nostro entusiasmo puerile: la vita non è un divano da psicanalista.
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10) Continua il dialogo tra P'ei-hsiu ed il maestro:
P.H.- Hai lungamente parlato finora, solo col tono della contraddizione(1), ma non hai mai esposto il vero metodo spirituale. -
H.P.- Non c'è contraddizione nel vero metodo spirituale, ma la contraddizione erompe da se stessa proprio nelle tue domande. Quale vero metodo stai cercando? -
P.H.- Se la contraddizione sta solamente nelle mie domande, che ne è delle vostre risposte, o Venerabile? -
H.P.- Beh, vai piuttosto a metterti davanti ad uno specchio e osserva il tuo viso, senza occuparti degli altri! Tu somigli ad un cane idiota che abbaia su tutto ciò che si muove. Sei come un ramo che si agita nel vento! -.
Poi, il maestro riprese: "La nostra scuola Ch'an, fin dalle origini della sua Trasmissione, non ha mai stimolato la ricerca puramente teorica, e quando parlo di ''coltivare la Via", è piuttosto come modo di accoglimento, poiché infatti, la Via non è proprio qualcosa che si possa coltivare. Lo studio teorico preserva gli interessi affettivi (le passioni) e sfocia sempre nello smarrimento. La Via non c'è e non va in nessuna parte, solo per convenienza la si chiama ''Mente del Grande Veicolo". Questa mente non si trova né davanti né didietro, e nemmeno in mezzo (2)''. Essa veramente non è e non va in nessun posto. Bisogna innanzi tutto non affrontarla in modo teorico o come se si trattasse dell'oggetto di una delle vostre affettività. Quando non vi sono più affetti e passioni, la mente non viene e non va in nessuna parte."
''Questa Via è così naturale che essa non ha un vero nome(3). Ora, dal semplice fatto che le persone mondane non la conoscono, esse si smarriscono dentro le loro passioni affettive, cosicché dovettero apparire i Buddha per metter fine a questo stato di cose, con i loro insegnamenti. Avendo tema che gli umani non possano comprendere, essi la chiamano ''Via'' a titolo provvisorio, senza che si debbano imbastire teorie su questo nome. E' in questo senso che si intende l'espressione: ''Dimenticare la rete quando il pesce è stato preso!".
''Colui che, nello stato naturale del suo corpo e della sua mente, percorre la Via riconoscendo la propria mente, raggiunge la sorgente originale e può essere chiamato ''rinunciatario''(4). Il rinunciatario ottiene il suo scopo quando i suoi pensieri si placano, e non studiando vanamente. Voi che cercate la mente con la vostra mente, contando sugli altri, non fate che prendere ed apprendere. Non arriverete mai a niente! Gli antichi erano ben svegli. Poiché a loro bastava comprendere una sola parola per smettere di studiare, di loro si dice che fossero oziosi adepti, che ''non facevano niente, dato che non studiavano più!"(5). Oggigiorno, si ha solamente voglia di conoscere e di capire un mucchio di cose. Si intraprendono vaste ricerche sui testi, qualificando ciò come pratica, ma si ignora che delle conoscenze teoriche troppo estese si trasformano sempre in soffocanti coperchi. Si dovrebbe sapere bene, quando si dà troppo latte ad un neonato, se egli sarà in grado di digerirlo o no. Eppure succede che non se ne sa niente. Ed i praticanti dei Tre Veicoli sono tutti di questa fatta. Secondo me, soffrono di indigestione. Una indigestione di conoscenze teoriche non è nient'altro che un avvelenamento, una intossicazione che si manifesta in seno a ciò che a nato per dover sparire. Nella Talità non accade niente di tutto ciò. Ma anzi, è detto: ''Io non ho affatto questo genere di arma tagliente, nel mio tesoro regale''(6).
''Bisogna <pulire nel vuoto> tutte queste vecchie teorie. Quando non c'è più discriminazione, si cade dentro il vuoto dell'embrione del Tathagata(7). L'embrione del Tathagata, che non viene intaccato nemmeno dal più minuscolo granello di polvere, è la manifestazione nel mondo del ''Re della spiritualità che invalida l'essere''(8). Quando il Buddha disse che in Dipankara (il Buddha primordiale) ''non aveva trovato nessuna realtà"(9), non ebbe altra intenzione che farvi sbarazzare dai vostri affetti, passioni e attaccamenti e dalle vostre teorie intellettuali. L'uomo ''senza faccende'' è colui che lascia funzionare la superficie ed il profondo finché i suoi affetti si depositino nella totale assenza di punti d'appoggio."
''Il filone degli insegnamenti elargiti dai Tre Veicoli è intessuto di trattamenti specifici e di opportunità curative. Questi insegnamenti sono spiegati dal vivo e mai nella stessa maniera. Comprendendoli esattamente, non potrete mai ingannarvi. Dapprima dovreste non ambire più dei testi sui quali imbastire le vostre teorie, poiché questi testi contengono insegnamenti propriamente circostanziati, per il semplice fatto che non vi è alcun metodo preciso che possa esser stato predicato dal Tathagata. La nostra scuola non ha nessuna tesi a questo riguardo. Noi ci contentiamo di sapere che la quiete è la calma della mente(10) e che non c'è più bisogno, allora, di produrre pensieri che siano imprigionanti.-"
NOTE
1) Ti-ti-yu: prendere sistematicamente in contropiede ciò che viene affermato, per non lasciare spazio ad alcuna visione estatica o verbale, ed annientare il tempo di potersi fissare nel campo di consultazione della coscienza. E' un processo di stampo 'pyrrhoniano' apprezzato da Hui-neng, l'applicazione oratoria della dialettica sulla Conoscenza Trascendente, nel modo in cui la si può gustare nel Sutra del Diamante.
2)''Venerabile Upali, il pensiero (cioè, la mente) non esiste né all'interno, né all'esterno, né tra i due. Questo vale per il pensiero come per il peccato e per tutti i dharma (fenomeni): essi non si allontanano mai dall'unico modo di essere (cioè, la Talità)'' - Vimalakirtinirdesasutra, cap. 3 § 34.(Lamotte, pag. 175).
3)''La via ha la semplicità del senza-nome''. Lao-tze, Tao-Te-king, trad. Duyvendak, Parigi, 1981. (cap.32- pag.77)
4) 'cha-men', sramana, ''monaco mendicante''.
5) ''Smetti di studiare e sarai senza preoccupazioni'' Lao-tze, Duyvendak, pag.45 -
''Colui che persegue lo studio si ingrandisce ogni giorno / mentre colui che pratica la Via ogni giorno diminuisce /e diminuendo di volta in volta si arriva alla non-azione/ Non più agendo, non c'è nient'altro da fare"- Lao-tze, Duyvendak, cap. 48, pag.ll5.-
6) Il ''tesoro regale'' è il dominio della Realtà Assoluta e la ''preziosa arma-tagliente'' è il desiderio umano di gratificare il Principe, una realtà fenomenica (fa), 'qualche-cosa' di trovato, che sarebbe il frutto, cioè la mente. ''Niente mente, niente Buddha'' direbbe Chao-ciù..La citazione viene dal Mahaparinirvanasutra, cap. 'La natura del Tathagata'.-
7) 'L'embrione del Tathagata' è il nostro Risveglio allo stato potenziale. Il corpo assoluto lo è in atto. Princìpio essenziale di ogni ènte, esso contiene tutti gli attributi della Realtà. Ora, tutti questi ènti, privati dall'essere in-sé, dipendono in quanto partecipanti del Reale, dall'essenza stessa della Realtà, che è una pacifica ed immacolata immensity... E' così che i Sutra incentrati su questo ''embrione'', come quello delle domande di Srimaladevi (cheng-man-king), ne spiegano la ''duplice vuota saggezza''. -
8) L'espressione viene dal cap. ''delle erbe medicinali'' del Sutra del Loto. L'essere designa qui, l'esistenza nel modo in cui è causata dal karma e dalle passioni.
9) vedi 'Sutra del Diamante'.
10) Le conoscenze intellettuali sono forzatamente emozionali, affettive.Le scuole del Buddhismo Cinese dipendono più dal tale o tal'altro sutra che da tale o tal'altra teoria. Da queste dipendenze nascono le teorie. ''Smettere di studiare'' non può che ''calmare la mente". Da ciò, la propria essenza risulta evidente e le qualità che la esprimono non ne sono più distinte. In questo senso Fa-jong di Niu-tu scriveva: ''Non dovete distruggere i vostri affetti volgari/ fate piuttosto in modo di calmare la vostra mente"(in Hermes, La Via Mistica, Parigi,l98l). Quanto detto è ancora il metodo più semplice, poiché chi vuole ''studiare il dharma'' viene immediatamente sommerso da una catena letteraria infinita, per l'appunto imperniata principalmente sulla distruzione degli "affetti volgari" (vale a dire le passioni umane).-
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11) L'interrogante riprende le sue domande al maestro Huang-po:
Interrog.:- Si dice sempre che la mente è il Buddha. Non ho capito di quale mente si tratti...
H.P.- Perché, quarte menti hai? -
Int.- Esprimendomi in un altro modo, è la mente ordinaria o la mente extra-ordinaria ad essere il Buddha? -
H.P.- Dove dunque pensi di avere una mente ordinaria ed una straordinaria? -
Int.- I Tre Veicoli hanno sempre parlato dell'ordinario e dell'extra-ordinario. Allora, Venerabile, perché dici che non vi è niente di tale? -
H.P.-I Tre Veicoli dicono, a tutti voi, e in modo chiaro, che è falso distinguere tra mente ordinaria e mente straordinaria(1). Non comprendendo ciò che questo significa, voi partite nel senso opposto attaccandovi all'esistenza della mente, facendo del vuoto una cosa concreta. Questo è un grosso malinteso che vi dirotta dalla vera mente. Solo quando avrete scacciato i vostri ordinari ''sentimenti dell'extra-ordinario", non vi sarà altro Buddha che la vostra mente. Il Primo Patriarca (Bodhidharma)è venuto dall'Occi- dente(2) per mostrare direttamente all'uomo la Buddhità di tutto il suo essere. Ma voi non vi rendete conto, vi attaccate ai concetti di ordinario e straordinario, galoppate in ogni dove, sempre al di fuori di voi stessi e, naturalmente, vi sviate sempre più dalla mente. E' per questo che vi si dice che la mente è il Buddha(3). Che, nel momento in cui una sola emozione sorge, immediatamente voi cadete in un altro destino (4). Oggi, come da tempi senza inizio, non vi è altro metodo spirituale. Ecco perché si parla di Risveglio totale, uguale ed autentico(5).
Int.- Qual è la ragione per cui dici che la mente è il Buddha, o Venerabile? -
H.P.- Quali ragioni vai cercando? Non appena ne troveresti una, ti sarai staccato dalla mente. -
Int.- Hai detto che è sempre stato così, oggi come da tempi senza inizio. Allora, dimmi, in virtù di quale princlpio? -
H.P.- Nulla che cercandolo te ne distingua. Senza ricerca, dov'è la distinzione? -
Int.- Se non c'è distinzione, perché hai fatto ricorso alla congiunzione verbale 'essere'?-
H.P.- Se smettessi di discriminare tra l'ordinario e lo straordinario, quando mai a voi parlerei di questa congiunzione verbale? Se ''essere'' equivale a ''non-essere'', la mente non è più mente. Quando avrete completamente dimenticato tutto quel che concerne la mente, dove contate ancora di cercarla? "-.
NOTE
1) La mente ordinaria è quella dell'uomo che non ha ancora ottenuto la prima terra (cioè il primo livello del Bodhisattva), mentre la mente extra-ordinaria è quella del Bodhisattva dal quarto livello in sù. Più precisamente, si gradua la mente in procinto di risvegliarsi, in tre livelli ordinari, tre intermedi e quattro straordinari, ma ciò è valido solo da un punto di vista relativo. Perché, in essenza, tutti questi livelli si equivalgono in una totale indifferenziazione. Seng-tciao scrisse nel suo 'Trattato della Stanza del Tesoro' (Pao-tsang-luen): ''Ordinario e straordinario sono in realtà indistinguibili. Tutto è già perfetto!'' I Tantristi affermano: "Gli esseri viventi dei sei destini (stati-di-esistenza) sono consustanziali a Mahavairocana (l'Essere-Supremo), in un modo totalmente non-duale".
2) Su Bodhidharma si sa tutto e niente. Originario del Sud dell'India, sarebbe arrivato in Cina verso l'anno 500 d.C. per propagare gli insegnamenti buddhisti del Lankavatarasutra. Considerato dagli adepti del Ch'an come il Primo Patriarca del lignaggio Cinese, egli è, innanzitutto, il simbolo umano del ''metodo della mente" -.
3) Cercando la mente, si trova il Buddha; cercando il Buddha, si trova la mente. P'ei-Hsiu vuole aver fede nella mente, la mente è il suo metodo di Risveglio; risvegliandosi alla mente, si risveglia il Buddha.
4) Una esperienza fatta con la mente ed una senza la mente, sono perfettamente uguali e simili alla mente stessa. Quando un solo aspetto della mente predomina e con la dualità nasce l'emozione dell'Io, quest'ultimo, seguendo la sua colorazione, percepisce uno dei sei aspetti del modo di esistenza: divino, semidivino, umano, animale, preta(spirito infelice) ed infernale.
5) In Sanscrito : samyaksambhodhi.
6) P'ei-hsiu vorrebbe una 'predica esplicativa', ma il metodo è 'la-mente-stessa' ed il maestro è non-dualista.
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12) Continuano le domande al maestro:
Int.- L'errore ha il potere di velare la mia mente ed io non ho ancora compreso come poterlo scacciare. -
H.P.- Intrattenere l'errore o volerlo scacciare, è sempre ancora un errore. L'errore, in fondo, non ha radici ed è solo a causa della discriminazione che esso esiste. Quando non avrete più sensazioni a riguardo dell'ordinario e dello straordinario, l'errore da se stesso sparirà. Come si potrebbe procedere altrlmenti? Quando non si ha più neanche una particella a cui agganciarsi, si dice che si aspira alla Buddhità "sacrificandole le proprie braccia".-
Int.- Poiché non vi è niente a cui aggrapparsi, quale cosa che sia percepibile potresti comunicarmi?-
H.P.- La mente si trasmette con la mente.
Int.- Se la mente si trasmette, perché dici che la mente ''non è"? -
H.P.- Non trovare niente che si trasmette, è ciò che si chiama "trasmettere la mente". Se si comprende ciò che questa mente <è>, non vi sarà né mente né metodo(1).-
Int.- Se non vi è né mente né metodo, che cosa intendi per ''trasmettere''? -
H.P.- Io vi parlo di trasmissione della Yente e voi credete che esista qualcosa di tale. E' per questo che il Patriarca ha detto:
''Quando ho riconosciuto la Datura delta mia monte,
"Questo fu, a dir il vero, una cosa inimmaginabile,
"Una realizzazione che realizzò l'irrealizzabile,
"Di cui non potrei dire se abbia mai avuto luogo.''(2)
Ma se io vi insegnassi questo, voi che cosa potreste mai farne? -"
NOTE
1) "Né metodo né mente, né mente né metodo/ quando si insegna il metodo della mente/ Questo metodo non è affatto il metodo della mente". Sanakavasa, Terzo Patriarca Indiano. Vedi anche la stanza di Dhirtaka, Quinto Patriarca: ''La mente proviene dalla mente originaria/ per la quale non vi è nessun metodo./ Se vi fosse un metodo originario per la mente,/ non sarebbe né il metodo originario né la mente.'' Vedi al cap.1, pag.207; del Sutra dela Trasmissione della Lampada, di Tao-yuan.
2) Questa quartina è di Haklenayasa, 23° Patriarca Indiano. ibidem, cap.2, pag.214b.
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13) Int.- Se pure è possibile che il vuoto che ho davanti agli occhi non sia un oggetto, mostrare questo ''oggetto'', non è forse 'far vedere la mente'? -
H.P.- Qual è questa mente che ti chiede di essere vista negli oggetti? Supponendo che tu possa vederla, non sarebbe che una mente proiettata come oggetto. Quando ci si rimira in uno specchio, non vi è alcun dubbio che vi si veda chiaramente i propri occhi, le sopracciglia, il naso, ma ess! non saranno che dei riflessi. Che rapporto ci può essere col problema? -
Int.- Se non fosse una ''proiezione", potrebbe mai esservi una ''visione''? -
H.P.- Addentrandosi nelle cause, si fa necessariamente ricorso a cose artificiose e non si riuscirà mai a comprendere niente. Non vedi che ti è stato detto che non c'è niente da lasciar cadere, niente da dover mostrare, anche se lo si sostiene in tutti i modi ed in tutte le situazioni? -
Int.- Una volta riconosciuta la mente, non vi è più niente di ''proiettato"?(1) -
H.P.- Se non vi è niente, a che prò pensare ad una ''proiezione''? Cerca di non fare il sonnambulo ad occhi aperti! "-
NOTA
1) ''Proiettato'' è uno dei significati di 'tchao' che, quando poi significa ''irradiazione'', designa la coscienza di vacuità della mente, la quale indica il nome di 'pace', di 'silenzio' (tsi). L'unione della pace e dell'irradiamento è la sostanza stessa del vissuto presente, la saggezza del Risveglio.
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14) Il maestro arrivò nella Sala e disse:
''Un ricco arsenale di conoscenze teoriche non varrà mai come l'assenza di ogni ricerca (1). Questa assenza di ricerca è tutto ciò che si può fare di meglio! L'adepto deve essere un uomo 'senza faccende'(2) che, a dire il vero, non dovrebbe avere nemmeno molti stati d'animo, e ancor meno princlpi da predicare. Andate, e sparpagliatevi, dunque, restando senza faccende..."-
NOTE
1) ''Di conseguenza, o Sariputra, se tu cerchi il metodo, esso è quello di non cercare alcun metodo''. Così concluse Vimalakirti dopo avergli spiegato che il metodo spirituale è solo "calma e pacificazione''. Lamotte, VMKNS, pagg. 242/247, n.1.-
2) La 'non-azione', tema puramente cinese, è l'attitudine di colui che agisce, si muove e fa ciò gli piace, senza il minimo squilibrio mentale concomitante. Il Ch'an di Hong-ciu, così come lo conosciamo attraverso Ma-tsu, Huang-po e Lin-chi, è ''attivo" pur senza fare niente di speciale.-
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15) Int.- Che cos'è la verità relativa? (1) -
H.P.- Ancora una complicazione!(2) Perché dover ricorrere al linguaggio e discutere circa la purezza primordiale? Solamente l'assenza di ogni pensiero porta il nome di ''saggezza senza smaltimento"(3). Perciò è sufficiente che durante la vostra vita quotidiana, allorché vi muovete o quando restate in piedi, seduti o sdraiati, e mentre vi trovate a parlare, non vi attacchiate a ciò-che-è-composto(4). In questo momento in cui vi sto parlando, non c'è niente che si smaltisce…"
''Ai giorni nostri e secondo la tendenza dell'ultimo periodo di spiritualità del Buddha (5), numerosi sono gli adepti del Ch'an che si attaccano ai suoni ed alle forme senza mai ricollegarli alla loro propria mente. Quando la mente non è più che un cielo vuoto e si rassomiglia ad una pietra o ad un pezzo di legno morto, alla fredda cenere o al fuoco spento, si può tentare di ''coincidere-silenziosamente''. Altrimenti si finisce per cadere nelle mani dei guardiani del vecchio Yama(7)."
''Distaccatevi soprattutto da qualsiasi cosa cada sotto l'influenza dell'essere e del non-essere; e la vostra mente, simile alla ruota del sole nello spazio, spontaneamente sarà per sempre raggiante di luce, irradierà senza irradiamento, senza alcun bisogno di doversi risparmiare(8). Finalmente giunti a questo stato, non vi sari più un'area di recupero o di riposo(9), ma solo la messa in opera delle attività risvegliate(10) o, in altre parole, ''avere pensieri senza che mai si fissino''(11), o ancora, vedere il vostro puro corpo assoluto chiamato 'Supremo Risveglio'. Se non riuscite a comprendere ciò che voglio intendere, perderete il vostro tempo ad acquisire ammassi di conoscenza ed a praticare asceticamente, vestendovi di foglie e paglia e nutrendovi di bacche selvatiche... Tante di quelle cose che io qualifico come ''perverse pratiche'' e che, sicuramente, vi faranno rinascere tra i dèmoni. Allora, che interesse possono avere tali pratiche? Pao-che dichiara: ''In fondo, il Buddha è un certezza della mia mente;
"Cosa avrò mai da cercare nelle parole e nei testi?''(12)
''Anche se aveste la possibilità di studiare le tre saggezze ed i quattro frutti(13), anche se aveste la mente ripiena delle dieci terre(14), sareste ancora nella condizione di riferirvi all'ordinario ed allo straordinario. Non vedendo la Via, l'impermanenza di ogni pratica, resterete sempre prigionieri di ciò che nasce e muore. Alla fine del lancio, la freccia ricade. Il fatto di attirarsi le frustrazioni per la vita successiva si può forse paragonare alle tecniche della realtà non-composta, alla immersione diretta, in un sol balzo, nella pura Terra del Tathagata?(15). Non essendo questo tipo di persone, vi sentite in obbligo di studiare in dettaglio le teorie elaborate dagli antichi, unicamente per ottenere una conversione. Pao-che dice ancora: ''Chi non ha incontrato un maestro illuminato che si è liberato dal mondo, trangugerà invano le pozioni spirituali del Grande Veicolo!''(16)."
''Oggigiorno, dunque, ed in ciascun momento, quando vi muovete o state fermi, seduti o coricati allenatevi unicamente alia non-mente. A lungo andare, ciò porterà i suoi frutti. E' la vostra debolezza che vi impedisce di fare questo salto in un attimo. Che vi servano tre, cinque o dieci anni, bisogna proprio averlo questo lampo di esperienza! La comprensione seguirà naturalmente. La vostra incapacità in materia costringerà la vostra mente a seguire la Via del Ch'an, a coinvolgervi nella spiritualità del Buddha. E' scritto che la predicazione del Tathagata ha come scopo la conversione. Essa non fa che mostrare foglie gialle a dei bambini facendo loro credere che si tratti di oro, per impedire che essi piangano. In ciò non vi è alcuna realtà!(17). Se voi avete interesse a trovare effettivamente qualcosa, allora voi non potete essere considerati discepoli della nostra scuola. Che cosa avrebbero, questi principi, da spartire con il vostro profondo essere? Il Sutra afferma: ''Non vi è, in effetti, nessuna realtà da trovare, pertanto questo è il vero Risveglio supremo''(18). Quando si comprende questo fatto, si conosce che la via del Buddha e la via del demonio sono false entrambe."
''La purezza primordiale è una candida terra, né rotonda né quadrata, né grande né piccola, né lunga né corta; non la si può caratterizzare, non c'è niente che la riguardi, niente che la componga; non la si può non trovare ed in essa è impossibile non potersi risvegliare... "La si comprende in un lampo e si vede che non vi è nulla, né persone, né Buddha; vi si vedono gli universi del chiliocosmo nelle dimensioni di un granello di sabbia, di una bolla d'aria nel mare; ed i saggi ed i santi, sono come spazzati via dal fulmine...''(20). Non c'è niente che valga la realtà della mente!"
"Dai tempi più remoti fino ai nostri giorni, il corpo assoluto è sempre stato simile ai Buddha ed ai Patriarchi, senza un atomo di differenza. Quando mi avrete compreso, saprete quanto coraggio vi occorrerà per tutta la vostra vita. Non è assolutamente garantito che dopo aver espirato il respiro, possiate inspirare di nuovo! (21)"-.
NOTE
1) La verità relativa è agganciata alla verità assoluta. L'una descrive la Realtà seguendo le differenti facoltà di coloro che la cercano, mentre l'altra non è che la ''purezza primordiale''.
2) ''Complicazione'' rende il Cinese 'ko-t'eng', ''legami, attaccamenti, ecc.'': cioè, perdersi nel labirinto dei testi e delle teorie astruse.
3) La saggezza senza smaltimento (deflusso), è quella dell'uomo risvegliato. Lo smaltimento (o deflusso) designa le passioni i cui flussi inondano il mondo da cui deriva l'uomo. Nella pace radiosa della primordiale purezza, i pensieri sgorgano (s'irradiano) senza turbare la serena libertà di questo stato di pace - tale è l'assenza di ogni pensiero.
4) "Ciò che è composto'' è detto in rapporto al ''non-composto'', qualità della talità, la quale trascende tutto ciò che esiste necessitando della coincidenza appropriata di numerose cause, circostanze, elementi costitutivi, ecc.
5) Al tempo del parinirvana del Buddha, il metodo era corretto e perfetto; poi, il metodo perse la sua freschezza e la sua autenticità per rifugiarsi nel simbolismo; infine, anche il metodo simbolico sparì per cedere il posto al metodo ''finale'', prerogativa del Kaliyuga. I sutra non specificano la durata ''oggettiva'' di questi tre periodi.
6) Queste comparazioni, fortemente taoiste, sono assai frequentemente usate per evocare l'immobilità contemplativa. Huang-po dice molto chiaramente, in questa occasione, che senza pace meditativa non può esservi coincidenza possibile. Nel suo 'Trattato dei due Accessi e delle Quattro Pratiche' (Jul-ju sse-sing luen), Bodhidharma disse anche che la mente ''somiglia al legno ed alla pietra'', ma ciò non ne descrive che un solo aspetto. ''Quando la sapienza adamantina ''colpisce'' questo pensiero, si raggiunge lo stato incosciente delle piante, dalle quali non si differisce di molto. Questo è ciò che si definisce onniscienza, il metodo bodhisattvico dell'unità''. Tao-sin, in 'Le vie della Mistica', Hermes. Parigi, 1981.
7) Gli angeli della morte.
8) ''Irradiare senza irradiamento", è la non-azione, il 'non-agire' del santo taoista, come detto da Lao-tze nel cap.48. 'Pace e radianza' sono i mattoni dell'ultimo muro concettuale da abbattere.
9) "L'illuminazione suprema (cioè il Supremo Risveglio)", dichiara Vimalakirti, "non si appoggia su alcuna base. Di conseguenza, nell'assenza di qualsiasi base, chi arriverà alla suprema e perfetta illuminazione?'' dal VMKNS, Lamotte, pag.283.
10) ''Non dedicarsi a nessuna attività, è ciò che si chiama attività risvegliata"; si parla anche di attività corretta o santa.- 'L'Essenza del Risveglio Improvviso' (Tuen- wu yao-men) citato da Iriya, pag. 82.-
11) Sutra del Diamante, cap.14. Cfr. Appendice. Gernet a pag.44 traduce 'wu-chu' con ''non-dimora''. Shen-hui così commenta: ''Si devono avere pensieri senza che si fissino mai". Questo designa la sostanza della nostra pace fondamentale, dopo che vi è stato il funzionamento della nostra saggezza fondamentale.
12) Pao-che era un monaco che viveva all'epoca della dinastia Liang (502-559), del quale si conoscono diversi scritti, tra cui 'L'Elogio del Grande Veicolo' (Ta-cheng-ts'an), 'Il Canto delle Dodici Ore' (Che-yul che-song), 'Il Canto in Quattordici Strofe' (Che-sse k'o-song)... ma i versi attribuiti qui a lui non appaiono in nessuna di queste tre opere.
13) Le ''Tre saggezze'' designano l'aspetto interiore della mente del Bodhisattva cosiddetto ordinario. Sono i Dieci Stadi (o Livelli), le dieci attività e le dieci Dediche. Cfr il passo n.2.- I ''quattro frutti'' sono quelli del Piccolo Veicolo: a) entrare della corrente del dharma (srotapanna), b) avere un solo ritorno (sakrdagamin), c) non avere alcun ritorno (anagamin) e d) distruzione totale delle passioni (arhat).
14) Vedi il passo n. 2(A) nota 6.
15) Questa citatione viene dal 'Canto che testimonia la Via', pag.396.
16) Fonte sconosciuta, vedi nota 12, sopra.
17) Questa immagine tratta dal Mahaparinirvanasutra, fa chiaramente comprendere ciò che è il metodo del Ch'an di Hong-tciu in rapporto al Risveglio. Lin-chi l'adopera così: ''E' chiaro che i Corpi, che sono l'essenza di cose, e le Terre, che altrettanto sono essenza di cose, non esistono né come Corpi e Terre né come cose costituite: Terre che dipendono da supersapienza, ''foglie gialle senza valore per illudere i fanciulli'', aculei di trappole, spine di castagne acquatiche. Quale linfa andate cercando in queste ossa disseccate? Non vi è niente aldifuori della mente e nient'altro da trovare nella stessa mente. Cosa state cercando dunque?''- Demieville, ''Discorsi di Lin-chi'', pag.91.
18) Sutra del Diamante, cap.14, in appendice.
19) Mille mondi col monte Sumeru, quattro continenti, otto sub-continenti, ecc.-
20) ''Canto che testimonia la Via" -
21) Questa immagine dell'impermanenza tratta dai sutra è riccamente esplicitata nell'opera di Nagarjuna ''Suhrllekha'' (Lettere ad un amico) Ed. Nirvana e Chiara Luce.
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16)- Continuano le domande di P'ei-Hsiu al maestro:
P.H.- Il sesto Patriarca(1) non sapeva nemmeno leggere i sutra. Com'è successo che ricevette la tonaca patriarcale?(2). Il decano Sieu era il superiore di cinquecento monaci e, come istruttore, riusciva a spiegare i trentadue sutra ed i trattati. Perché non ricevette lui quella tonaca?
H.P.- Shen-sieu aveva dei concetti(3). Egli trovava corretto esercitarsi con un metodo complesso fino alla realizzazione. Allora, Hung-jen affidò il lignaggio a Hui-neng(4). All''epoca, il Patriarca era nello stadio della 'silenziosa coincidenza', ma siccome egli aveva scoperto il segreto e percepito il senso profondissimo del Tathagata, il nostro metodo spirituale fu affidato proprio a lui. Forse saprete che:
''Il fondamento del metodo, è la sua assenza;
"questo metodo senza metodo è ancora un metodo.
"Ecco ciò che mi confida l'assenza del metodo:
"Tra tutti i metodi, qual è il vero metodo?''(5)
"Quando si comprende il senso di questa quartina, si diventa ''religiosi''(6) e si può praticare correttamente. Se non mi credete, perché il decano Ming sarebbe partito alla ricerca del Sesto Patriarca sul monte Ta-yu?(7) Il Patriarca gli domandò che cosa fosse venuto a cercare, se la tonaca o il metodo. Appena Ming gli rispose che non era lì per la tonaca, ma per il metodo, il Patriarca gli disse: ''Cerca di riunire per un momento la tua mente e non pensare più al bene o al male!"- Ming parve riflettere, ed il Patriarca riprese: "Non pensare più al bene né al male, ma dimmi subito se sai qual era il tuo volto prima che i tuoi genitori ti concepissero!"- A tali parole, Ming improvvisamente conobbe la silenziosa coincidenza ed ebbe la realizzazione. Dopodiché, si inchinò e disse: "Colui che beve l'acqua si rende conto di persona se essa è calda o fredda. C'era un tizio che si era sforzato invano per trent'anni nella comunità del Quinto Patriarca e c'è stato bisogno di attendere questo giorno perché egli potesse sbarazzarsi della sua vecchia incomprensione!". Il Patriarca rispose: "Certo, ma una volta giunto là, egli ha potuto comprendere che Bodhidharma è venuto dall'Occidente per mostrarci direttamente la nostra mente e per farci vedere che scoprendo la sua essenza si diventa Buddha, eliminando totalmente il bisogno di testi e teorie…"
"Sapete benissimo che Ananda(8) domandò a Kashyapa che cosa gli avesse trasmesso il Buddha oltre al manto d'oro(9). Kashyapa chiamò Ananda per nome. Ananda rispose:
''Si!'' Allora Kashyapa gli disse: ''Bene. Ora vai a distendere il palo che sta davanti alla porta!''(10). (Ecco che così Ananda lodò il Patriarca!)(11).
P.H.- Come mai Ananda incorse nei rimproveri del Buddha, che pure aveva servito per circa trent'anni; forse perché egli non aveva fatto altro che accumulare conoscenze intellettuali?-
H.P.- Ha più valore camminare un solo giorno sulla Via che studiare per mille anni. Quando non si intraprende la Via, si ha difficoltà ad inghiottire perfino una sola goccia dell'acqua della verità!"-
NOTE
1) Hui-Neng (638-713) era originario di Canton. Un giorno, egli sentì un cliente, a cui stava vendendo del legname, recitare il Sutra del Diamante e si narra che la frase, "Bisogna che i pensieri non si fissino'' illuminasse la sua mente. Allora si recò a Hu-pei, nel monastero Huang-mei (Prugna-Gialla) dove Hung-jen (601-674), il 5° Patriarca del buddhismo Cinese, predicava il metodo della mente secondo la Prajnaparamita-. Si racconta che essendo Hui-Neng illetterato, gli venissero letti i sutra, che però lui comprendeva intuitivamente e agevolmente commentava. Cfr. Chan Wing-tsit, "The Platform Scripture" - St. John's University Press, New York,1963; cap.3-9.
2) ''…Il 5° Patriarca attese che fosse mezzanotte per farmi venire nella Sala degli Insegnamenti, dove mi spiegò il Sutra del Diamante. Dopo averlo inteso, io compresi. In quella stessa notte, egli mi confidò il metodo all'insaputa di tutti, trasmettendomi così il metodo del Risveglio Improvviso e la tonaca, dicendomi: -Adesso sei tu il 6° Patriarca. Questa veste è la testimonianza di una trasmissione antica. Quanto al metodo, esso si trasmette da mente a mente. Che tutti gli individui possano ottenere il Risveglio per mezzo dei loro propri sforzi -''. Chan, ibidem, cap.9.
3) In effetti, il cap. 6 del testo citato nelle note precedenti, racconta che il decano ed istruttore Shen-sieu (605?-706) ''…rifletté a lungo senza uscire dal suo problema''...ln seguito, lui stesso scrisse questa stanza sulla sua realizzazione spirituale: '' Se il corpo è l'albero del Risveglio/ la mente è come un chiaro specchio appeso/ Spolverate con vigore questo specchio tutti i giorni/ affinché non vi resti il minimo granello di polvere!''
4) Ed ecco come Hui-neng ribatte alla stanza di Shen-sieu per esprimere la sua propria realizzazione: ''Il Risveglio non ha bisogno dell'albero/ né del sostegno dello specchio chiaro/ La Buddhità è sempre pura e vuota/ dove potrebbe mai poggiarsi la polvere?''.- Chan, ibidem, cap.8.
5) Questa quartina è, tradizionalmente, quella che attribuisce al Buddha Sakyamuni il suo conferimento della Trasmissione a Mahakashyapa.
6 ) 'ch'u-kia-yul', letteralmente : 'colui che rinuncia alla vita di famiglia'.
7) Dice Hui-neng: ''Mi servirono due mesi per arrivare al monte Ta-yu. Non mi ero affatto reso conto di essere seguito da centinaia di persone che avevano l'intenzione di derubarmi sia della veste che del metodo. Ma, a metà strada, fecero tutti dietro-front, ad eccezione di un monaco del clan Chen, di nome Huei-chuen (divenuto in seguito il maestro Ch'an, Tao-ming). Egli era stato generale di terzo rango e, per natura, era rude e cattivo. Egli s'arrampicò velocemente fine alla cima, si precipitò su di me e mi afferrò. Io gli detti subito la veste spirituale, ma egli non la volle. ''Ho percorso questa lunga strada col solo intento di cercare il metodo e non la tonaca'', mi disse. Allora, gli trasmisi il metodo proprio su questa montagna. Alle mie parole, la sua mente si aprì...''-Chan, ibidem, cap.11. Vedi anche Shibata Masumi, 'La Porta senza Porta' (Wu-men-kuan), pag.91-96.
8 ) Ananda era il cugino del Buddha. Suo assistente per trentacinque anni, lo assistette durante tutte le sue prediche e ne raccolse le ultime parole. Poiché aveva la memoria infallibile, fu incaricato, fin dal primo concilio di riportare ciò che aveva ascoltato, affinché le istruzioni fossero stese per iscritto. Ma il suo orgoglio intellettuale era pari alla sua scienza e gli impedì, fino a quel momento, di mettere in pratica ciò che aveva ''compreso''.
9) Sulla trasmissione a Kashyapa, v\edi nota n.5, qui sopra, ed il passaggio 7, nota n.6.
10) Si usava drizzare un palo, uno stendardo, all'entrata del tempio per indicare che vi si stava dando insegnamenti. Al termine, si poggiava il palo per terra. Cfr Shibata, ibidem, pag.89.
11) Questa frase sembra essere una aggiunta. Cfr Iriya, ibidem, pag. 89.
12) Quando non si mette in pratica quel che si è compreso intellettualmente, non si approda a nulla. Cfr passaggio n.10, sull'argomento dell'indigestione.-
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PARTE B = LA RACCOLTA DI WAN-LING ( I°) (Wa n - L i n g L u )
1) Sua Eccellenza P'ei interrogò il maestro:
P.H.- Tra le cinquecento persone che vivono su questa montagna(1), quante ve ne sono che hanno compreso il vostro metodo, Venerabile?
H.P.- E' impossible indovinarne il numero... E perché? Perché la Via, che consiste nella Realizzazione spirituale, non ha niente a che vedere con il linguaggio. Il linguaggio può servire solamente a convertire gli esseri ignoranti e puerili.
NOTA
1) Si tratta del Monte Huang-po...(come si sa, molti maestri del Ch'an presero il nome proprio del luogo ove insegnavano).
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2) Continuano le domande…
P.H.- Chi o che cosa è il Buddha?
H.P.- La mente è il Buddha, ed anche la non-mente, la Via(1). Pertanto, basta non entrare in uno stato di mente agitata da pensieri sull'essere ed il non-essere, qualità e difetti, propri ed altrui, sul soggetto e gli oggetti,… poiché la profondità della mente è il Buddha e la profondità del Buddha, E' LA MENTE! La mente è come il cielo(2). E' detto che ''Il vero corpo assoluto del Buddha è come il cielo(3)", e non serve a niente cercarlo altrove, "poiché ogni ricerca si rivela inutile o dolorosa(4)". Raggiungere il risveglio di un Buddha dedicandosi, per esempio, alle sei transcendenze ed alle infinite pratiche, per tanti kalpa così numerosi come i granelli di sabbia del Gange, non è sempre il risultato ultimo, perché tutto ciò rivela ancora la fabbricazione seriale di cause. Quando le cause primarie e secondarie non esisteranno più come tali, le cose ritorneranno all'impermanenza ed è in questo senso, che si dice: ''I corpi di godimento e di manifestazione (samhhogakaya e nirmanakaya) non sono il Buddha Reale ed essi non possono insegnare il vero metodo(5)''. Quindi, è sufficiente riconoscere la propria mente per far in modo che le nozioni di ''Io'' e ''gli altri'' si riassorbano entro il Buddha originario"-.
NOTE
1) Il maestro Pen-tsing del monte Sse-kong, discepolo diretto di Hui-neng, disse: ''Se volete cercare il Buddha, la mente è il Buddha. Se volete comprendere la Via, la non-mente è la Via". Qualcuno gli domandò: ''Che vuol dire -la mente è il Buddha-?'' Egli così rispose: ''Ci si risveglia al Buddha per merito della mente, ma è il Buddha che vela la mente. Quando si è realizzata la non-mente, non vi è più neanche il Buddhal'' - ''E che significa -La non-mente è la Via-?'' - ''La Via si basa sulla non-mente, la quale prende il nome di 'Via'. Comprendere la non-mente, è la Via!". 'La Trasmissione della Lampada', cap. 5, pag.247bc.
2) Il cielo è la metafora più apprezzata per definire la mente, essa stessa 'metafora' della ''vera esistenza''. Ecco la stanza del passaggio di Vasumitra, 7° Patriarca indiano della Scuola Dhyana: ''La mente somiglia allo spazio celeste/ e al cielo si ricorre per poterla indicare / dato che quando si comprende cos'è il cielo/ più niente è vero e più niente è falso"- ibidem, 'Trasm.Lampada', cap.1, pag.208b.- Bodhidharma, nel suo ''Trattato essenziale del Risveglio'' (wu-sing-luen; in Iriya, pag.95n) ci lascia scritto che: ''Conoscere che la mente è il cielo, è ciò che si chiama 'vedere il Buddha'-". Possono essere menzionate anche le tecniche ''celestiali'' della 'Sezione dello Spazio' ('long-de') nei Tantra dell'Atiyoga ('Dzog-chen') trasmessi dalla scuola Nyingmapa del Buddhismo Tibetano.
3) Cfr nota 2 del passaggio 5 della parte A.
4) Troviamo nel ''Trattato dei Due Accessi e delle Quattro Pratiche'' questa distinzione proveniente dai sutra: ''La felicità consiste nel non cercare nulla, poiché ogni ricerca si rivela dolorosa ''. In ''Lo Specchio della Scuola'' (Tsong-king-lu) al cap.45 si trova: ''Con la mente, tutto è dolore. La felicità sta nella non-mente! ''.
5) Cfr nota 7 del passaggio 7 della parte A.
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3) Continua il dialogo…
Interrog.- Se la non-mente di un Santo è il Buddha, la non-mente dell'uomo ordinario non è forse costretta ad una discesa nel silenzio del vuoto?(1).
H.P.- La Realtà ignora la distinzione tra santi ed esseri ordinari; essa ignora anche la discesa nel silenzio. La Realtà, in fondo, non esiste; tuttavia ciò non è nichilismo poiché, più in fondo ancora, vi è la Realtà che non si interessa neppure dell'esistenza. L'esistenza e l'inesistenza non sono che opinioni dettate dall'attaccamento affettivo. Esse sono come illusioni magiche, come corpuscoli nell'occhio:
''Ciò che si vede e si sente è come una magìa, un'albugine nell'occhio;
''Ciò che si conosce e di cui si mantiene il ricordo produce l'essere vivente...''(2) -
Nelle tecniche dei Patriarchi e dei maestri, si parla unicamente di pacificare i moventi (le proprie tendenze) e di scordarsi giudizi ed opinioni. Di consequenza,
''La pacificazione dei moventi è la giusta prosperità della Via del Buddha,
''La differenziazione apre la strada alle fantasmagoriche armate dei demoni''(3)-
NOTE
1) Cfr nota 1 passaggio 11 parte A.
2) Cfr ''Sutra della Marcia Eroica'' (Surangamasutra), cap.6.
3) Nell'ultima sezione dello stesso sutra, si legge: ''L'obllo dei moventi e delle opinioni è la Via del Buddha/ La differenziazione è il campo del diavolo".- Iriya, op.citata, pag.97. I moventi sono tutte le nostre buone ragioni per non risvegliarci.
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4)
Int.- Poiché la mente è Buddha da sempre, esercitarsi nelle <Sei Trascendenze> ed alle infinità delle pratiche, serve o no?-
H.P.- E' nella mente che la realizzazione ha luogo. Non ha nulla a che vedere con le sei trascendenze e l'infinità di pratiche! Trascendenze e pratiche sono unicamente tecniche di conversione, fatti di secondaria importanza messi in atto per salvaguardare le menti di coloro che vivono. Nello stesso modo, la vera Talità del risveglio, il corpo assoluto della Libertà nella pienezza del Reale, i livelli straordinari delle Dieci Terre e dei Quattro Frutti, tutti questi, non sono altro che tecniche salvifiche senza alcun rapporto con la mente-Buddha (1). Poiché la mente è Buddha, la mente-Buddha è la più eminente delle tecniche di salvezza. Ma, quando per fortuna non si ha una mente preoccupata a causa del samsara e delle passioni, non si ha bisogno di metodi di Risveglio.
''Il Buddha ha insegnato ogni metodo che ci permette di
"sbarazzarci di tutti i nostri pensieri. Ora, se io non ho
"alcun pensiero, a che mi serviranno questi metodi?''(2).
Dal Buddha ai Patriarchi, non vi è mai stata questione di altra cosa che la mente-unica, chiamata anche ''veicolo unico''(3). Frugate meticolosamente in ogni spazio, in verità non troverete nessun altro veicolo.
'' Questo bosco ceduo non ha né rami né foglie,
'' però, esso è soltanto traboccante di Realtà!...'' (4)
Ma ecco qualcuno che rende la cosa ancora più incredibile! Quando Bodhidharma arrivò nel nostro paese, egli percorse gli Imperi di Liang e di Wei, ma non incontrò che il grande maestro Hui-k'o ad avere segretamente fede nella sua propria mente e che comprese al volo che ''La mente è il Buddha"(5). Ora, tantopiù, non vi è né il corpo né la mente: ecco la Via suprema. Da sempre la Via suprema è la stessa, e colui che ha una fede profonda nel fatto che "gli esseri viventi hanno tutti una sola e stessa vera natura"(6), costui possiede una mente non-distinta da questa natura(7), questa natura è la sua mente, la sua mente non differisce in niente da questa natura; perciò lo si chiama "Patriarca'' ed egli può veramente dire: (8)
''Quando ho riconosciuto la natura della mia mente,
''Questo fatto fu, a dir il vero, inimmaginabile!.'' (9)-
NOTE
1) ''Che cosa s'intende con l'espressione 'mente-Buddha'?'' - ''Quando nella mente non vi è alcun aspetto particolare, il suo nome è 'Vera Talità'; quello che nella mente non si modifica mai è la 'Natura delle cose' (Essenza o Essere); la mente senza la minima costrizione, viene designata ''Liberazione"; 'Risveglio' è la sua insuperabile libertà e 'Nirvana', la sua pace assoluta''- 'Trattato dei Due Accessi e delle Quattro Pratiche', in Iriya, testo citato, pag.99.
2) Queste parole di Hui-neng sono citate nella ''Prefazione generale'' della Raccolta dei Commentari sull'origine del Ch'an (Ch'an-yuan chu-k'iuan ki teu-siu) di Tsong-mi.
3) Il ''Veicolo Unico'' è il metodo del Sutra del Loto, così come esposto nel cap."degli espedienti":-'' Che cos'è il veicolo-unico?- domanda il laico Hui-kuang al maestro Ta-chao -La mente! - risponde il maestro. -E cosa si deve fare, dunque?-; -Vedere che la mente è vuota! E che niente vi sussiste, questo è il veicolo-unico!-; -Colui che vede che la mente è vuota, che niente vi esiste e si trova nel veicolo-unico, è forse un santo illuminato?-; - Si!- " T.2835, vol.85, pag.l279c, (Trattato sull'apertura della mente) (Ta-sheng k'ai-sin sien-sing tuen-wu chen-tsong luen).-
4) Questo distico viene dallo stesso cap.''degli espedienti'' del Sutra del Loto.
5) Cfr nota 1 del passo 27 della parte C, più avanti.
6) Citazione quasi letterale che spiega ''l'accesso razionale'' (li-ju) al princìpio assoluto, che si trova in ''Storia di Bodhidharma'', in 'Memorie dei Maestri del Lankavatara'. T.2837,v01.85,pag.1295a; 11-12.
7) Il Ch'an consiste nel mostrare direttamente la mente umana, nel vedere la propria natura per divenire Buddha, da cui l'equivalenza della mente e della natura essenziale di tutto l'esistente. Se la mente è la cosa-stessa dell'impermanenza, la natura (essenza) è proprio il contrario. Come può, allora, esservi equivalenza? ''Vedere la mente'' è "fondersi" nella propria sostanza tramite le sue espressioni manifeste (la manifestazione o funzione-della-Talità) fino ad arrivare alla propria essenza silenziosa e tranquilla, la Buddhità!.-
8) Il Patriarca incarna l'integrazione dell'esperienza assoluta nell'ordine temporale. Egli è un'Iniziato, uno Hierofante, un ''Maestro spirituale'': ''La mente, la mente, la mente! Com'è difficile da trovare! Espansa, colma l'intero universo; contratta, è più piccola della punta di un ago. Il male non le ispira disgusto ed il bene non la cattura; vicino ai pazzi rimane savia e, abbandonando l'errore, si risveglia. Avendo percorso la Grande-Via oltre ogni misura, essa penetra la mente-buddhica aldilà di ogni livello. Non viene più di tanto attratta dagli umili né dai santi e, a causa della sua trascendenza, viene chiamata ''Patriarca".- T.2009,vol.85,pag.370c- ''Metodo di pacificazione della mente'' (An-sin fa-men) in: 'I sei metodi della piccola caverna' (Siao-she lieu-men)(S. d. Loto).
9) Cfr nota 2, passo 12, parte A.
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5)
Int.- E' vero che il Buddha salva gli esseri viventi? -
H.P.- ''In realtà, non ci sono affatto esseri viventi che il Buddha possa salvare!"(1) "Non è possibile trovare un 'Io', come si può, quindi, trovare un 'non-Io'?(2)" Non si puo trovare niente che sia Buddha o gli esseri viventi.-
Int.- Il Buddha apparve con i trentadue segni maggiori(3) e si dice che salvi gli esseri viventi. Perché tu dici il contrario? -
H.P.- Tutto ciò che possiede segni è vuoto e falso. "Quando si percepisce che tutti i segni non sono affatto dei segni, si vede il Tathagata(4)". Il Buddha e gli esseri viventi non sono nient'altro che il prodotto delle vostre opinioni erronee. E' semplicemente perché non voi riconoscete la vostra mente fondamentale che vi succede di profanarla teorizzando con queste convinzioni. Non appena vi sorge l'opinione che esista un Buddha, ecco che questo Buddha vi è di ostacolo. Non appena vi sorge l'opinione che esistano gli esseri viventi, ecco che questi stessi esseri diventano ostacoli. Voi avete ogni sorta di opinioni, sull'ordinario e lo straordinario, il puro e l'impuro, che sono altrettanti ostacoli. Tutti questi ostacoli si combinano nella vostra mente per formare un ingranaggio di circoli viziosi in cui ognuno è, molto presto, come una scimmia che getta via un frutto per poterne cogliere un altro, senza che tutto ciò abbia mai fine. Così, benché occorra sempre studiare, in realtà non c'è assolutamente bisogno di studiare niente. Non vi è niente di ordinario né di straordinario, nulla di puro né di impuro, nulla di grande né di piccolo, nessuna corrente di pensiero né elaborazione:
''In questa autentica condizione di mente-unica,
''gli espedienti si applicano come ornamento(5)".
"Voi, che studiate i Tre Veicoli e la duodecuplice dottrina(6), rinunciate, dunque, a tutte le vostre spiegazioni teoriche. Così, ''Quando tutto è stato scacciato, si guarderà il letto in cui si va a dormire, allo stesso modo di come lo vede un malato(7)''. Bisogna incominciare a non aver più opinioni, né scopi da ottenere, né blocchi di tipo metodico, per liberarsi dal campo di percezione rappresentato dal triplice mondo con i suoi esseri ordinari ed i santi, e finalmente poter rivestire il nome di ''Buddha ultramondano''
"Per questo è stato detto:-Rendo omaggio a Colui che, come lo spazio, non si appoggia su nulla e trascende tutte le vie esteriori!(8)". Senza differenze nella mente, nessuna differenza nella Realtà; senza elaborazioni nella mente, nessuna elaborazione nella Realtà, dato che tutte le sfaccettature della Realtà sono delle metamorfosi comandate dalla mente. Quindi, ''essendo la mia mente vuota, tutto è vuoto e vuote sono tutte le categorie!(9)''. Lo spazio vuoto che si estende in tutte le direzioni divide la sostanza della mente-unica. Non vi è molta più differenziazione nella Realtà che nel fondo della mente ed è unicamente sulle divergenze delle vostre teorie che è basata la discriminazione. Quando, per esempio, gli dèi mangiano nei loro preziosi piatti, l'aspetto formale del loro cibo dipende dai loro meriti individuali(10). Quanto ai Buddha di tutte le direzioni dello spazio, il fatto che essi non abbiano riscontrato la minima realtà delle cose è ciò che viene chiamato Risveglio supremo(11). Nella mente-unica, non vi è veramente nessuna differenziazione, nessuna luce cangiante, né con riflessi di vittoria e né di remissività. Senza vittoria, non c'è nessun Buddha e senza remissività, niente esseri viventi!"-
Int.- Se la mente non ha caratteristiche proprie, come avviene che attraverso i trentadue segni maggiori essa non possa convertire e salvare in nessun caso gli esseri viventi?
H.P.- I trentadue segni maggiori rivelano delle caratteristiche particolari ma, ''Tutto ciò che ha dei segni, è vuoto e falso!". Quanto agli ottanta segni minori, essi rivelano la forma ordinaria; ma:
'' Coloro che mi vedono nella forma, imboccano la via malvagia,
'' E invero non potranno mai vedere il reale Tathagata! (12)''
NOTE
1)''Che pensi, Subhuti, di ciò che io raccomando a tutti voi, di non dire che il Tathagata pensa di dover salvare gli esseri viventi? Non aver mai una simile idea, Subhuti, perché non vi sono, in realtà, esseri viventi che il Tathagata possa salvare. Se vi fossero degli esseri viventi che il Tathagata potesse salvage, il Tathagata avrebbe dei concetti di 'Io', di altri, di esseri viventi e di longevità. Ora, Subhuti, il Tathagata insegna che l'esistenza dell'Io, in verità non è esistenza dell'io, benché le persone comuni credano nell'esistenza dell'Io. E delle persone comuni, Subhuti, il Tathagata dice che esse non sono persone comuni, benché le si chiami persone comuni.'' - 'Sutra del Diamante', cap.25.
2) ''Io e non-lo, sono due. La natura propria dell'Io non può essere trovata e allora, come si potrebbe trovare un non-Io?'' VMKNS, cap.8, §15, Lamotte, pag.308.
3) I trentadue segni dell'essere perfetto (Buddha, Sovrano universale, ecc.) sono: piante dei piedi perfettamente piatte e segnate ciascuna da una ruota (chakradharma) della spiritualità; dita di mani e piedi oblunghi; collegati tra essi da una membrana; i piedi larghi, senza scafoide; ecc. Per maggiori dettagli, cfr: ASANGA, 'La Natura senza Cambiamento' (dal Mahayanottaratantrasastra) cap.6B,pag.60-6l.- ''Dimmi cosa pensi, Subhuti, è possibile contemplare il Tathagata attraverso i 32 segni maggiori?''. Subhuti rispose: ''Certamente, è attraverso i 32 segni maggiori che si contempla il Tathagata". Il Buddha riprese: ''Subhuti, contemplando il Tathagata attraverso i 32 segni maggiori si può fare di un Sovrano universale (chakravartin) un Tathagata!'' Subhuti disse allora al Buddha: ''Bhagavan, se ho ben capito ciò che hai voluto dire, non bisogna contemplare il Tathagata attraverso i 32 segni maggiori!'' Per risposta, il Buddha cantò questa stanza: -Chi mi vede nella forma/ e mi cerca nella voce/ imbocca la via malvagia/ e non potrà vedere il Tathagata!-'' (Sutra-Diamante, cap. 26). E ancora: ''Dimmi, Subhuti, è possibile contemplare il Tathagata attraverso i 32 segni maggiori?" -- "No, Bhagavan, non è possibile contemplare il Tathagata attraverso i 32 segni maggiori, perché il Tathagata dice che i segni maggiori non sono dei segni, ma si chiamano segni.''- (Sutra-Diamante, cap. 13).
4) Citazione ancora dal Sutra del Diamante.
5) Questo dittico viene da 'La Rete di Brahma', in Iriya, pag.105.
6) I dodici tipi di testi sacri del Buddhismo, sono: Sutra, canti, stanze, circostanze, storie personali, vite del Buddha, meraviglie, allegorie, istruzioni speciali, discorsi senza richiesta, testi dettagliati e profezie.
7) Dal 'Vimalakirtinirdesasutra' (VMKS) di Lamotte, leggiamo: ''In quel momento, il nobile Vimalakirti ebbe questa riflessione:-Poiché Manjusri, principe ereditario, viene da me con un numeroso seguito per informarsi della mia malattia, ora, con un miracolo, svuoterò questa casa. Farò sparire tutti i mobili, le sedie, i letti, i domestici ed il guardiano; non lascerò che un solo letto in cui mi coricherò, facendo il malato...'' pag.222.
8) Iriya, nel suo testo citato, a pag.106 segnala che questa frase proviene dal 'Sutra di Vimalakirti' (VMKNS), ma non è stata rintracciata dal Carré.
9) Fonte sconosciuta.
10) In essenza, la mente-unica è vuota, ma la neutra energia della sua creatività segue dei modelli generati dalla ripetizione dei nostri atti e delle nostre esperienze, finendo con l'esprimersi nelle diciotto sfere sensoriali e psichiche.
11) "Subhuti si avvicinò al Buddha e gli chiese:- Bhagavan, ottenendo il perfetto Risveglio Supremo, il Buddha non ha ottenuto niente di particolare, non è vero?- Rispose il Buddha :- Certo, Subhuti, certo. Quando ho ottenuto il perfetto Risveglio Supremo, io non vi ho trovato la minima realtà, ed è per questo fatto che io lo chiamo il perfetto Risveglio Supremo!-'' ('Sutra-Diamante', cap.22).
12) Cfr. nota 3 di questo stesso passo.-
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6)
Int.- La natura-di-Buddha è simile alla natura degli esseri viventi o ne è diversa?(1) -
H.P.- Le rispettive nature non sono né simili né differenti. Nella dottrina dei Tre Veicoli, si parla di ''natura del Buddha" e "natura degli esseri viventi'', seguendo la causalità propria ai Tre Veicoli del Buddha in cui esistono differenze e somiglianze. Tuttavia, nel veicolo del Buddha e nella tradizione del maestro-Patriarca, non vi è affermato niente di simile. Vi si mostra soltanto la mente-unica che non assomiglia a niente e da niente ne differisce, che non è una causa né un effetto e che permette di dire:
'' Questo veicolo unico, senza secondo né terzo, ha valore /
" Nell'insegnamento del Buddha/ ma solo come espediente!"
NOTE
1) Nel suo 'Canto in Quattordici Strofe', Pao-che vi ha infilato una sezione intitolata ''non-dualità del Buddha e degli esseri viventi'' e cioè: ''Gli esseri viventi sono indistinti dal Buddha/ la cui grande saggezza non è altro che la stupidità di essi/ non vi è nessun altro tesoro da cercare altrove/ se non la perla luminosa nel cuore di questo stesso corpo!".
2) Questa citazione proviene da una stanza del cap. ''degli espedienti'' del 'Sutra-Loto'.-
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7)
Int.- Perché il Bodhisattva ''Corpo-lnfinito'' non vide la protuberanza sull'apice della testa del Tatha|gata?(1).-
H.P. - Perché non vi era, in realtà, niente da vedere. E come mai? Il Bodhisattva 'Corpo Infinito', non essendo altro che il Tathagata egli-stesso, non aveva nient'altro da 'dover vedere'. Io non vi chiedo che una sola cosa:- Non abbiate alcuna opinione sul Buddha ed il Buddha non vi diventerà un limite; non abbiate opinioni sugli esseri viventi e gli esseri viventi per voi non saranno un limite; senza opinioni sull'essere, l'essere non vi limiterà; senza opinioni sul non-essere, nemmeno il non-essere vi limiterà; nessuna opinione sull'ordinario ed esso non vi limiterà; nessuna opinione sullo straordinario e perfino questo non vi limiterà più, poiché quando non avrete più la minima opinione su qualunque cosa, voi sarete il Bodhisattva Corpo-lnfinito. Io chiamo ''vie esteriori'' tutte le opinioni che possono essere fatte. ''Quelli che seguono le vie esteriori prendono la loro soddisfazione dalla varietà delle opinioni, mentre il Bodhisattva, nel mezzo stesso di tutte le opinioni, resta comunque imperturbabile!(2)"-"Il Tathagata personifica la talità di tutte le cose(3)", perciò è stato detto: ''La Talità di tutti i santi illuminati, è la stessa tua talità, o Maitreya!(4)". La Talità è assenza di nascita e assenza di estinzione, assenza di opinioni e assenza di informazioni. La protuberanza apicale del Tathagata è una opinione perfetta, e siccome non esistono neppure opinioni perfette, la perfezione non è un limite. Sicché, ''il corpo del Buddha non è composto e non ricade in nessuna categoria(5)" ed è a solo titolo provvisorio e convenzionale che lo si paragona al cielo dicendo che è ''perfetto come-il cielo dove niente è mancante e niente è di troppo(6)''. Cercate piuttosto di non far caso a niente, non abbiate nessun affare e non sforzatevi a prendere decisioni su qualsiasi oggetto, poiché ogni decisione presa in merito si attacca al proprio oggetto e diventa coscienza 'discriminante', come detto in questi due versi:
''La perfezione sprofonda nell'oceano della coscienza…
"ove viene sballottata come una piccola lenticchia."(7).
''Quando vi dite che siete arrivati alla conoscenza, che l'avete studiata, che vi ci siete uniti con l'illuminazione, che voi siete liberati, che vi sentite nella ragione, questi vostri punti di forza vi soddisfano, ma le vostre debolezze continuano a dispiacervi... In breve, tutte queste opinioni, in cosa possono esservi utili? Ve lo ripeto, rimanete tranquilli senza far niente e senza preoccupationi, ma non profanate mai gli esercizi spirituali."
'' Non servono grandi sforzi per cercare la verità,
'' basta non coltivare qualsiasi opinione in proposito.(8)'' …( e perciò…)
'' Le opinioni interne ed esterne sono tutte false ed illusorie;
'' la Via del Buddha e la via demoniaca sono entrambe perniciose!(9)''
"Così, lo stesso Manjushri fu imprigionato tra due montagne circolari di metallo, perché aveva intrattenuto, per un solo istante, una opinione dualista(10). Ora, Manjushri personifica la saggezza assoluta e Samantabhadra, la saggezza convenzionale(11). Il conventionale o provvisorio e l'assoluto o reale esistono relativamente l'uno nell'altro, mentre in modo ultimo non vi è né provvisorio-convenzionale né assoluto-reale, ma solamente la mente-unica. La mente non è nemmeno il Buddha, né gli esseri viventi e nessun'altra opinione è dunque possibile, poiché come si ha una opinione sul Buddha, si ha pure un'opinione sugli esseri viventi, sul loro essere o non-essere, la loro eternità o la loro nientezza. La due montagne circolari di ferro rappresentano la velatura creata dalle opinioni. Il maestro-Patriarca, quindi, mostra direttamente agli esseri viventi che la sostanza stessa del loro corps e della loro mente era da sempre già stata il Buddha. Ora, il Buddha non ha certo bisogno di pratiche per esistere, esso non dipende da un qualche progresso e non è né luminoso né oscuro. Poiché non è luminoso, esso è ignoranza; e poiché non è oscuro, Egli è saggezza o assenza di tenebra, benché, in realtà, ''non vi è né ignoranza né cessazione di ignoranza"(12).
"Per far parte della nostra scuola, bisogna assolutamente ricordarsi di ciò che è stato detto finora. Quando si è davvero abili in 'questa opinione', si può parlare di "vedere la Realtà", e si può chiamare Buddha quel ''Colui" che vede la Realtà. Quando non vi è più né Buddha né metodo che porta alla Realtà, si parla di ''Sangha" (cioè, Comunità Spirituale), composta da monaci non-attivi(13), o ancora, di ''Tre Gioielli-in- uno". Che colui che cerca la Realtà non si attacchi mai alla ricerca del Buddha, o alla ricerca di un metodo, né alla ricerca di una comunità. Egli, piuttosto, non dovrebbe proprio cercare niente. E siccome egli cerca senza attaccarsi al Buddha, non vi è Buddha; siccome cerca senza attaccarsi al metodo, non vi è metodo, e siccome cerca senza attaccarsi alla comunità, non vi è nemmeno più la comunità!.-
NOTE
1) "Il Bodhisattva 'Corpo-lnfinito' ha la misura dello spazio vuoto... E' questo corpo infinito che viene chiamato nirvana... Il grande parinirvana ha come essenza, la immensità'' (Mahaparinirvanasutra, citato da Tao-sin, in Hermes, n.4, pag.49). Pure, nel capitolo introduttivo dello stesso sutra è scritto che solo il bodhisattva Corpo-lnfinito, tra i bodhisattva che si appressavano ai piedi del trono del Buddha, non vide l'apice sulla testa del Buddha. Ora, questo ''apice'' è il punto più elevato della protuberanza cranica (usnisha) del Buddha. ''La protuberanza cranica del Buddha emette milioni di raggi luminosi ed ognuno di essi si moltiplica in altri raggi di luce, all'infinito, ma gli dèi, gli uomini ed i Bodhisattva delle Dieci Terre, non possono vederli.'' dal 'Sutra della contemplazione del Buddha',(kuan-fo-ching) cap.3. L'invisibile apice, non è altro che questa luminosità, uno degli 80 segni minori del Mahasattva, (il Grande-Essere), mentre la protuberanza, visibile, è una dei 32 segni maggiori.
2) Citazione dal cap. "della consolazione del malate'' nel VMKNS.
3) Citazione dal Sutra del Diamante, cap. 17. Cfr nota 2 passo 2 parte A.
4) ''La Talità di tutti gli esseri, di tutte le cose, di tutti i santi illuminati, è la stessa tua talità, o Maitreya!'' VMKNS, cap.3, §51, Lamotte, pag.193.
6) Letterale dal ''Credere nella mente"('Hsin-hsin-ming'), di Seng-san, il 3° Patriarca.
5) "Il corpo del Tathagata è un corpo incondizionato (non-composto) lungi da tutti i composti. Esso sfugge da ogni enumerazione categorica; in esso ogni elencazione e catalogazione è per sempre ed eternamente acquietata''. VMKNS, Lamotte, cap.3,§45, pag.l87.
7) Questo dittico viene dal 'Canto sul Sutra del Diamante' di Fu-si di Liang. T.2732, vol.85, pag. 2c.
8) Altro dittico da ''Credere nella mente'- ('Hsin-hsin-ming') di Seng-san.-
9) Verso da '' L'elogio del Mahayana'' di Pao-che, cfr nota 12, passo 15, parte A.
10) E' nel 'Sutra dell'essenza degli insegnamenti del Buddha' (Chu-fo yao-tsi ching) che appare quest'aneddoto:- Sakyamuni era andato a dare insegnamenti presso il Buddha Devaraja. Egli aveva ordinato ad Ananda, suo servitore, di rispondere ad ogni visitatore, che egli si trovava al Picco degli Avvoltoi, ma Ananda non era riuscito ad impedirsi di dire a Manjushri dove il Buddha si trovasse effettivamente. Arrivato presso il Buddha Devaraja, Manjushrl apprese che Sakyamuni era là, in un mondo riservato soltanto ai Buddha completi e, quindi, non accessibile ai Bodhisattva come lui. Respinto fuori della sala di meditazione, Manjushri rifletté: ''Se volevo sentirmi un Buddha, potevo esserlo direttamente quì ma, per il bene degli esseri viventi, mi manterrò al livello di Bodhisattva. Perché ho tentato di introdurmi in una sfera riservata ai soli Buddha?'' Appena questo pensiero dualista sorse nella sua mente, il Buddha Devaraja proiettò Manjushri entro due delle sette montagne circolari metalliche che contornavano il Monte Meru ed i continenti, là dove il sole e la luna non brillano mai.-
11) Variazione sul tema dei due Bodhisattva ''causali'' del 'Sutra dell'ornamento fiorito' (Avatamsaka- Hwa-yen-ching) così come sono presentati nel 'La totale fusione dei Tre Gloriosi' (San-cheng yuan-jong kuan-men), una contemplazione scritta da Sheng-kuan, T.1882, vol.45, pag.671a.
12) Come è detto nel 'Sutra del Cuore'.
13) La loro in-operosità non è altho che il tranquillo silenzio dell'essenza di tutte le cose.-
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8)
P.H.- Nel tuo insegnamento di stamane, Venerabile, hai affermato che non vi è né metodo e neanche comunità. Com'è possibile ciò?-
H.P.- Se tu credi che esista un metodo che possa essere insegnato, ''è come cercarmi nel suono di una voce(1)". Se credi che l'Io esista, stai creando il luogo ove possa esistere!(2). Non vi è affatto un metodo per il metodo, poiché il metodo, è la mente, come è detto dal maestro-Patriarca:
"Quando ti confido questo metodo della mente,
''Qual è invero mai stato il metodo del metodo?
''Dato che non vi è più né metodo né mente fondamentale/
'' Si comprende il metodo della mente con la mente!"(3).
''In realtà, non vi è niente da dover trovare(4), e questo è ciò che io chiamo ''restare saldamente seduti nel luogo stesso della Via''(5). Il luogo della Via è semplicemente l'assenza di opinioni ed il risveglio al vuoto fondamentale della Realtà, che richiama l'espressione ''vuoto embrione del Tathagata''(6)"."Nulla è mai esistito: dove potrà posarsi mai la polvere?''(7). ''Se comprendete il senso che qui è insito, è impossibile poter descrivere la vostra libertà!"-
NOTE
1) Sutra del Diamante, cap.26. Cfr nota 3 passo 5 di questa parte B.
2) L'esistenza degli oggetti non ha un valore, se non quello affermato da un 'Io', e quest'Io, sostenuto da se stesso, permette, una volta annullato dalla non-mente, di annullare anche l'esistenza degli oggetti.
3)Il primo dittico di questa quartina proviene dalla stanza del passaggio di Sakyamuni a Kashyapa. Cfr parte A passo 16. Il terzo verso, dalla stanza del 4° Patriarca Indiano Shanavasa, ed il quarto verso, da Hui-neng.-
4) Ripetizione dal Sutra del Diamante.
5) Vimalakirti disse: ''Ovunque, è il luogo della Via, per chi sa che tutto è vuoto'' VMKNS, cap.3, §59, Lamotte, pag.202.
6) Cfr nota 6, passo 10, parte A.
7) In questo dittico, la parte ''Nulla è mai esistito'', è una variante della celebre frase di Hui-neng, esattamente il terzo verso della sua stanza. Cfr nota 4, passo 16, parte A, ove è esposta la versione con la frase: "La Buddhità è sempre pura e vuota".-
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9)
P.H.- Dato che -''Nulla è mai esistito'', di che Nulla si tratta?(1)-
H.P.- NO! Non un ''nulla''! Niente di simile. Nessuna teoria sul Nulla... nel Risveglio! -
NOTE
1) Cfr nota 7, passo precedente.
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10)
P.H.- Che cos'è il Buddha?
H.P.- La tua mente, la 'vostra' mente è il Buddha! Il Buddha è la mente. La mente ed il Buddha non sono affatto differenti. ''La mente è il Buddha'' e ''Aldifuori della mente non vi è Buddha!"(1)-.
P.H.- Se la mia mente è Buddha, che cosa è venuto a trasmetterci dall'Occidente il maestro-Patriarca (Bodhidharma)?-.
H.P.- Il maestro-Patriarca è venuto dall'Occidente unicamente per trasmettere la 'mente-Buddha' e mostrare direttamente che la vostra mente è sempre stata il Buddha. Si dice ''Patriarca'', quando non vi è nessuna differenza tra le menti(2). Comprendendo immediatamente ciò che quello significa, fate un salto a pié pari al di sopra di tutti i livelli dei Tre Veicoli. Il Buddha è lì da sempre, senza doverlo realizzare con esercizi temporali.
P.H.- Se le cose stanno così, qual è il metodo che predicano tutti i Buddha che si manifestano in ogni luogo?
H.P.- I Buddha che si manifestano in ogni luogo predicano tutti unicamente il metodo della mente-unica, che il Buddha trasmise in segreto al grande Mahakashyapa. La sostanza di questo metodo della mente-unica è il cielo stesso, che come essa riempie lo spazio assoluto e viene chiamata ''tutti i Buddha di ogni luogo". Ma come poter provare un tale metodo con l'aiuto delle parole? Voi non potrete mai vederla in un mobile o in un oggetto, poiché essa non è nient'altro che una ''silenziosa coincidenza'' e la comprensione stessa di questo preciso metodo porta il nome di "realtà non-composta". Per farne voi stessi l'esperienza, vi basti conoscere la non-mente e allora potrete pervenirvi con una ''illuminazione improvvisa''. Ma se vi dedicate solamente agli esercizi spirituali ed allo studio, col solo scopo di impadronirvi della realizzazione, da un momento all'altro ve ne allontanerete sempre di più. Dopo che vi sarete liberati dalla ''mente biforcuta'' e dalla ''mente che non fa che acquisire o rifiutare'', la vostra stessa mente somiglierà ad una pietra o ad un pezzo di legno e quindi sarete entrati nella condizione dell'adepto.-
P.H.- E' chiaramente manifesto che io ho ogni sorta di pensieri erronei, ed allora, come mai, tu dici il contrario?-
H.P.- In fondo, l'errore non ha una sostanza ed è la vostra stessa mente che lo genera. Riconoscendo il Buddha nella nostra mente, ogni errore svanisce e non si potranno più intrattenere dei pensieri cosiddetti erronei. Non entrando in alcun stato mentale in cui si agitino pensieri, voi siete già naturalmente aldilà dell'errore. E' in questo senso che è stato scritto:
''Quando nasce il pensiero, mille cose nascono insieme,/
''E quando la mente si spegne, tutt'e mille si spengono! (3)''-.
P.H.- Il Buddha si trova nei miei pensieri corretti o in quelli erronei?-
H.P.- Quando stai avendo una falsa percezione ed essa poi si rettifica, ecco che entra in funzione il Buddha. Se ognuno potesse non avere pensieri erronei, allora non vi sarebbe nemmeno il Buddha. Perché, dunque? Perché se si producono pensieri, del tipo di quelli che sono altrettante opinioni sul Buddha, voi crederete che esista un Buddha da dover diventare. Se avrete opinioni sugli esseri viventi, voi crederete che esistano degli esseri viventi da dover salvare. Producendo questi pensieri che agitano, ecco che la mente è la sede delle vostre opinioni. Se voi non aveste nessuna opinione, dove mai potrebbe essere il Buddha?(4). Dopo che Manjushri ebbe una opinione sul Buddha, egli fu relegato tra le due montagne circolari di ferro(5). -
P.H.- Quando si perviene ad una realizzazione corretta, dov'è il Buddha?-
H.P.- Da dove viene questa tua domanda?(6). Da dove sorge la tua percezione? La parola ed il silenzio, il movimento e l'immobilità, i suoni e le forme, ecco altrettante faccende del Buddha(7); allora, dove cercare il Buddha? Non è certo possibile mettersi una testa al di sopra di quella che già abbiamo, o incollarsi un'altra bocca sulla propria bocca!(8) La sola cosa da fare, è di non avere nessuna opinione. Le montagne sono le montagne ed i fiumi sono i fiumi, i monaci sono i monaci ed i laici sono i laici. La terra coperta di monti e fiumi, il sole, la luna e le stella non sono altro che la vostra mente! Tutti gli universi del trichiliocosmo non sono altri che voi-stessi(9)... Ove vi sarebbe una tale varietà, se non nella mente? Queste montagne azzurrine che riempiono il nostro sguardo e gli universi sperduti nell'immenso spazio formano un solo candido terreno(10), dove non c'è un solo atomo di realtà sul quale sia possibile teorizzare. Così, i suoni e le forme, sono tutti l'occhio della conoscenza del Buddha(11). Le cose non nascono da se stesse, ma soltanto appoggiandosi su un altro oggetto ed è a causa delle cose che vi è così tanta saggezza. Potrei continuare a parlarne per tutto il giorno, ma poi, per dire che cosa? E voi potreste ascoltarmi per tutto il giorno, ma poi che cosa comprendereste?(12). Allo stesso modo, il Buddha predicò per quarantanove anni senza dire una sola parola(13).-
P.H.- In questo caso, dov'è il Risveglio? -
H.P.- "Il Risveglio non è localizzabile"(14). Il Buddha non ha ottenuto il Risveglio più di quanto gli esseri viventi non l'abbiano perduto. ''Non lo si può ottenere con il corpo né cercarlo con la mente''(15). Tutti gli esseri viventi sono attributi del Risveglio.-
P.H.- Come si produce la mente del Risveglio?(16) -
H.P.- Il Risveglio non è qualcosa che si può trovare. Quindi, basta produrre una mente composta di ciò che è introvabile e quando non troverete più assolutamente niente, quella sarà la mente del Risveglio. "Il Risveglio non è fissato su nessuna parte(17)" e, per questa ragione, nessuno potrà mai trovarlo. E' detto: "Siccome non ho trovato alcuna realtà nemmeno nel Buddha Dipamkara, esso soltanto può profetizzare il mio Risveglio''(18). Quando si sa chiaramente che ''tutti gli esseri viventi sono sempre stati risvegliati(19)", non si ha più alcun Risveglio da dover cercare. Fate di questa mente del Risveglio, di cui stiamo parlando, uno stato di mente ideale che permetta di acquisire la Buddhità, anche se questa non è che una sorta di contraffazione. Quand'anche vi esercitaste per tre incalcolabili lunghi periodi di tempo, non fareste che pervenire alla Buddhità nei soli corpi di godimento o di manifestazione. Che rapporto ci sarebbe con il Buddha della nostra vera natura primordiale? In questo senso è detto:
''Cercare altrove un Buddha con attributi visibili,/
''Ciò non porterebbe molta somiglianza con voi!(20)''-
NOTE
1) Noi adesso abbiamo familiarità con questa espressione di identità della mente e del Buddha. Ne 'La mente Reale' (hsin-wang-ming), Fu-si scrive: ''Oltre questa mente-reale non vi è altro Buddha.- Se cercate il Buddha,- fate in modo che nulla la insudici!'' 2) Tra la mente del maestro e la mente del discepolo. Per ''Patriarca'' cfr note 7 e 8 passo 4, di questa parte B.
3) Questo dittico che, tra gli altri, appare sia nel Lankavatara, che nel Surangama, come pure ne 'Il Sorgere della Fede', era assai caro ai maestri Ch'an.
4) ''Quando si dice che l'essenza è pura, si vuole dire che essa è introvabile''; e per 'introvabile' si intende 'non-localizzabile', per 'non-localizzabile' - 'realizzata', e per 'realizzata' si intende, infine, il cielo...''Sutra della Chiara Sapienza come Ornamento del Tathagata", (Ju-lè chuang-yen che-huei kuang-ming ching) citato da Iriya, pag.124.
5) Cfr nota 10, passo 7, di questa parte B.
6) Si trova una interrogazione analoga nei 'Discorsi di Chao-Chou': "Com'è questo, quando ci si rivolge alla sorgente, per scoprirne il senso?- -Si direbbe la peggiore delle confusioni!- -Io non ci capisco niente!- -Da dove viene questo 'Io non ci capisco niente'?-'' citato da lriya, pag.124.
7) "Dal Bodhisattva preso nella vita, Il luogo di ogni desiderio sensuale, di ogni cosa, e di tutto il karma cattivo, è considerato come ''affari o faccende del Buddha", come sfera nirvanica, come Verità suprema (...) Il Bodhisattva vede chiaramente tutto come un luogo di pratica e, senza la minima discriminazione, vi ritrova sempre la 'faccenda buddhica'...'' -Da 'I Due Accessi e le Quattro Pratiche', citato da Iriya, pag.125.
8) Questo si riferisce all'apologo di Yajnadatta, dal cap.4 del 'Sutra della Marcia Eroica'(Surangama)(T.945,pag.121b), citato da Demieville in 'Discorsi di Lin-ci', pag.66-67: ''Yajnadatta, un bell'uomo della città di Sravasti, si compiaceva di rimirare il suo viso in uno specchio. All'improvviso, non lo vide più e, preso da follia, comiciò a correre in cerca della sua testa, credendo che la scomparsa della testa dallo specchio fosse opera di un demonio. Il sutra spiega che l'immaqine senza testa era il prodotto della sua falsa immaginazione, alla quale egli ebbe il torto di attaccarsi; la vera testa è il ''meraviglioso Risveglio", il nostro vero volto, benché invisibile, che era stato ignorato da Yajnadatta…"-.
9) ''Volete conoscere il Triplice-Mondo?''- domanda Lin-ci- Esso non è altro che il terreno delta vostra propria mentl, di voi stessi che siete qui ora ad ascoltare la Legge. Un vostro solo pensiero di concupiscenza ed, ecco, il Mondo del Desiderio; un vostro solo pensiero di collera ed ecco il Mondo della Forma (o Materia); un vostro solo pensiero irrazionale ed ecco il Mondo Senza-forma (o Immateriale). Questi sono i mobili della vostra propria casa (la mente!). IlTriplice-Mondo, da se stesso non saprebbe dire: "Io sono il Triplice-mondo!"-. Siete voi, o adepti, che molto vividamente illuminate tutte le cose, che pensate e misurate il mondo, siete vol che mettete un nome al Triplice-Mondo!'' - cfr Demieville, pag.121.
10) Cfr passo 15 parte A: ''La purezza primordiale è una candida terra...''
11) Iriya, pag.125, precisa che nella versione del 'Ku-shuen-su yu-lu' non si parla di 'occhio', ma soltanto di 'conoscenza'.
12) ''Venerabile Maugalyayana- dice Vimalaklrti- quale predica potrebbe esserci su tale legge(=realtà)? Il termine 'predicatore' è un'affermazione gratuita; e 'ascoltatore', anch'esso, è un'affermazione gratuita. E là dove non esiste nessuna affermazione gratuita, non vi è persona che predichi, nessuno che ascolti o che comprenda''. Lamotte, pag.148.
13) "Mahamati si rivolse al Buddha:- Signore, Tu hai detto che in una certa notte, hai ottenuto la più alta realizzazione e, in un'altra notte, sei entrato nel nirvana. E che, durante il tempo passato tra queste due notti, non hai mai detto una parola. Non solo non hai detto niente, ma non avevi neanche niente da dire. Ora, non aver niente da dire è, giustamente, la vera predica del Tathagata…'' dal Lankavatara, cap.3 in Iriya, pag.126.
14) dal 'VMKNS' (Vimalakirtinirdesasutra), cap.6,§16, Lamotte, pag.283: "Venerabile Sariputra, ciò è ugualmente impossibile e non può accadere che io ottenga mai la suprema e perfetta Illuminazione (Risveglio). Perché? Perché la suprema illuminazione poggia su una non-base (assenza-di-base). Di conseguenza, in assenza di ogni base, chi è che arriverà alla suprema illuminazione?". Nei Discorsi di Lin-cì a pag.123, Demieville traduce dal Cinese (T.475, II, pag.548) lo stesso passaggio: "Il Risveglio è non-localizzato e perciò non potrebbe mai accadere che possa essere ottenuto''. Cfr anche 'Credere nella mente' di Seng-san.
15) ''La Bodhi (=Illuminazione, Risveglio) non è attestata né dal corpo né dal pensiero (cioè dalla mente)". VMKNS, cap.3, §52, Lamotte, pag.194.
16) La ''Produzione della mente del Risveglio'' (fa-sin, bodhicittotpada) è la pratica essenziale del Bodhisattva. Il Sutra del Diamante l'espone sotto il punto di vista della Prajnaparamita. Huang-po ha un piglio alla Vimalakirti. Si tende a definire questa mente come ''Vacuità, il cui cuore è la Compassione" e a qualificarla di ''benevolenza e mansuetudine".-
17) ''La Bodhi, che non è né in qualche parte né in nessuna parte, non si trova né qui né lì". VMKNS, cap.3, §52, Lamotte, pag.196. Cfr anche nota 14,quì sopra.-
18) 'Sutra del Diamante', cap.17.
19) ''Venerabile Maitreya, - continua Vimalakirti,- nel momento in cui tu arriverai alla suprema e perfetta illuminazione, in quel momento tutti gli esseri, anch'essi, arriveranno alla medesima illuminazione. Perché? Perché questa illuminazione è già in possesso di tutti gli esseri.''- VMKNS, cap.3, §51, Lamotte, pag.193.
20) Questi due versi provengono dalla stanza del passaggio di Buddhanandi, Ottavo Patriarca Indiano, che si conclude così: ''Se vuoi dunque riconoscere la tua mente/ Non hai nulla da aggiungere e nulla da separare.'' - Sutra della Lampada, cap.1, pag.208c.
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11)
Int.- Poiché, in fondo, noi siamo già dei Buddha, com'è che accade che vi siano quattro modi di nascita e sei destini (o stati di esistenza), da cui sorgono le varietà dei corpi e delle forme?
H.P.- I Buddha sono una sostanza perfetta che non si accresce né diminuisce in nulla. Immersa nelle sei condizioni di esistenza, essa resta dovunque e comunque intera ed interna a ciascuna specie, vale a dire che ogni individuo è Buddha. Prendiamo l'esempio del mercurio. Quando lo si spande, cola dappertutto sotto forma di piccole e perfette sfere. Prima di venire diviso, esso forma un solo corpo omogeneo, in cui l'unità è il tutto, un tutto che non è che l'uno(1). Si può paragonare la varietà dei corpi e delle forme a differenti luoghi di abitazione. Si lascia la scuderia per andare in una casa umana, si abbandona il proprio corpo umano per un corpo divino, poi si va ad abitare nelle dimore degli Uditori, dei Pratieka (buddha-individualisti), dei Bodhisattva e dei Buddha completi. Tante cose prima desiderate vengono poi rifiutate, creando così delle differenze. Ora, come potrebbero esservi differenze nella nostra natura primordiale? -
NOTA
1) Sull'UNO ed il TUTTO, la scuola Avatamsaka presenta la tesi di una completa e totale intercompenetrazione. Ciascuna perla del filo della collana di Indra riflette tutte le altre ed è anche riflessa in esse. Cfr anche "Fede nella mente"(ovvero Credere nella mente), con il discorso Hwa-yen attribuito a Seng-san, ne 'Le Memorie dei Maestri del Lanka' - T.2837, vol.85, pag.1286c.
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12)
Int.-Come praticano, i Buddha, la Grande Compassione(1) e come insegnano il metodo per gli esseri viventi?
H.P.- La compassione del Buddha è senza-alcuna-relazione, perciò la si chiama ''grande compassione". La benevolenza consiste nel non credere nel fatto che si possa divenire un Buddha e la mansuetudine consiste nel non credere che esistano esseri viventi da dover salvare. Quando i Buddha predicano il metodo, ess! non insegnano né espongono nulla, e quelli che ascoltano la loro predica non intendono né trovano alcunché. ''Si direbbero uomini magici che predicano ad altri ascoltatori magici(2)". Pretendendo che all'ascolto di una parola del vostro maestro spirituale, voi possiate fare l'esperienza di questo metodo e realizzarlo, facendo del vostro studio sulla compassione un caos di pensieri e di stati d'animo, resterete incastrati nelle esplicazioni teoriche e nelle opinioni personali, senza realizzare da voi-stessi la vostra mente fondamentale, cosa che, in fin dei conti, risulta inutile.
N O T E
1) La ''Grande Compassione'' (Mahakaruna, ta-ts'e-pei) rappresenta metafisicamente l'unità dinamica e ri-centrante dell'essenza vuota e degli attributi luminosi. Essa non è solamente ''benevolenza''(maitri, ts'e) e ''mansuetudine''(daya, pei), ma la pratica di entrambe queste virtù nella vacuità.-
2) Cfr nota 12 passo 10 di questa parte B. Leggiamo ancora, in Lamotte, pag.149 del VMKNS,: ''E' come se un uomo magico insegnasse la Legge ad altri uomini magici...''
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13)
P.H.- Che cos'è il coraggio?
H.P.- E' chiamato ''coraggio del vigore primordiale''(1), il fatto che né corpo né mente si trovino ad essere agitati. Non appena sorge e si esteriorizza un pensiero, si parla di "passione per la caccia, del re Kaliraja"(2). Il dissolvimento del pensiero, affinché esso non divaghi all'esterno, equivale all'essere Kshantyrsi. L'assenza sia del corpo che della mente, è la Via del Buddha.-
N O T E
1) ''Il giovane deva (dio) chiamato 'Colui-che-non-fa-mezzo-giro' prese la parola: -Non attaccarsi a niente, non contrastare niente, nulla aggiungere né togliere; non credere che vi sia nessuna sporcizia da dover purificare, astraendosi totalmente dall'oggetto, ecco ciò che è chiamato il 'coraggio primordiale del Bodhisattva'. In altri termini, questo coraggio consiste nella totale immobilità di corpo e mente-. Allora, il Signore Buddha si felicitò con il giovane dio e disse: -La totale immobilità del corpo e della mente, di cui tu parli, è chiamato 'coraggio del vigore primordiale'-. dal 'Sutra Richiesto da Brahma' (Sse-yi fan-t'ien suo-wen ching) cap.4, in Iriya, pag.131.
2) Cfr Sutra-Diamante, cap.14,in appendice:- Molto tempo fa, in una delle sue vite passate, Shakyamuni era un Rishi (saggio), maestro in fatto di pazienza (kshanti), che si chiamava Kshantyrshi. Un giorno, il re Kaliraja, seguito dalle damigelle di palazzo, andò a fare una passeggiata nella foresta e si addormentò sotto un albero. Quando si risvegliò, si accorse della scomparsa delle damigelle. Infatti, esse stavano tutte intorno a Kshantyrshi, il quale stava insegnando loro la spiritualità. Offeso, il re s'incollerì terribilmente e, gettandosi sul Saggio, gli tagliò progressivamente le due orecchie, il naso, le mani ed i piedi; ma il Rishi rimase senza né odio né collera e sopportò la tortura senza alcuna manifestazione di lamento...-
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14)
P.H.- E' possibile o no, seguire la Via della non-mente? (con la non-mente)…
H.P.- La non-mente è essa-stessa il percorso della Via. Che cosa andate cercando, con il chiedere se "E' possibile o no''! Avendo un pensiero in un decimo di secondo, avrete inevitabillmente un oggetto. Quando non si ha nemmeno un solo pensiero, gli oggetti ricadono nell'oblio, la mente si spegne da se stessa e non vi I più niente da perseguire.
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15)
Interrog.- Che vuol dire ''uscire dal triplice mondo''?
H.P.- ''Non pensare né al bene né al ma1e''(1), e immediatamente uscirai dal 'Triplice Mondo'! Il Tathagata si manifesta nel mondo per invalidare i tre stati di esistenza(2). Quando la mente si trova in uno stato in cui non esiste alcunché di particolare, nemmeno il triplice mondo esiste più. Prendete una particella e dividetela in cento parti. Se verificate la scomparsa di novantanove parti contro una sola veramente esistente, questa è ancora una sconfitta per il Mahayana(3). Con il cento per cento di non- essere, allora sì, che la vittoria c'è stata!(4).
N O T E
1) Frase di Hui-neng detta a Tao-ming. Cfr nota 7 passo 16 parte A; Shibata, pp.91-96.
2) Cioè il 'Triplice-Mondo' sotto l'aspetto metafisico dell'essere confusi con l'Ente, dell'essenza assimilata all'esistenza.
3) 'Mahayana', nome Sanscrito del Grande Veicolo. Qui è sinonimo di mente-unica o non-mente.
4) Cioè: Non-essere, poi il non-essere del non-essere... ad infinitum?
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16)
Il maestro salì nella Sala delle Conferenza e prese la parola: ''La mente è il Buddha. Dai Buddha superiori lassù fino agli esseri animati che brulicano sotto terra, tutti hanno una natura-di-Buddha e formano insieme la sostanza della mente-unica. Per questo Bodhidharma lasciò l'Occidente per trasmettere il metodo della mente-unica e per mostrare direttamente a tutti gli esseri che essi sono da sempre il Buddha, senza che vi sia bisogno per questo, neppure temporaneamente, di qualsivoglia pratica. Riconoscete da subito la vostra propria mente e ne saprete abbastanza per vedere la vostra natura originale senza avere più nient'altro da cercare."
"Ma che cos'è questo ''riconoscere la propria mente''? ''Colui che parla in questo preciso momento è esattamente la vostra mente''(1), poiché se non parlasse, la mente non sarebbe in funzione(2). La sostanza della mente è come il cielo (cioè come lo spazio). Essa non ha aspetto né forma, né luogo né direzione. Non essendo comunque neanche un "niente-assoluto", essa possiede l'essere, ma in una maniera impercettibile. Come disse il maestro-Patriarca:
''L'essenza della Realtà, tesoro del terreno della mente,
"non ha capo né coda; rispondente alle circostanze, essa converte
"gli esseri per mezzo di espedienti qualificati di saggezza." (3) -
"Non si può dire se essa esista o no quando non la si fa rispondere alle circostanze, ma nell'istante precisoe della risposta, essa non lascia alcuna traccia di sé-stessa(4). Ora che sapete questo, andate pure a riposarvi nel non-essere e, ciò facendo, seguirete il sentiero di tutti i Buddha. ''Bisogna che si abbiano pensieri senza che essi si fissino'', come dice il Sutra(5). Tutti gli esseri viventi presi nel circolo delle morti e delle rinascite deformano la mente a furia di colpi di testa. Questa mente, allora, va e viene nei sei stati di esistenza in cui prova tutta una gamma di sofferenze. "La mente dei duri da convertire- dice Vimalakirti - è simile ad una scimmia. Con l'aiuto di diversi metodi, si può controllarla fino ad ottenerne una completa padronanza"(6). Quindi,
''Quando nasce la mente(il pensiero) mille cose anche nascono,
''E quando esse si spegne, mille cose, lo stesso, si spengono"(7).
"Questo vi dà la possibilità di sapere che tutto è fabbricato dalla mente, ivi compresi i mondi umani, divini ed infernali; in breve, tutti i sei destini, inclusi quelli degli antidèi (asura) e degli spiriti (preta); tutto quanto è fabbricato dalla mente. Esercitatevi unicamente alla non-mente, e le circostanze, tutt'ad un tratto, si acquieteranno. Non coltivate la discriminazione che non è che un concetto erroneo, dato che non vi è ne 'Io' ne altri, né bene né male, né cupidigia né disgusto, no odio né amore, né vittoria né sconfitta. E' sufficiente scacciare tutti i concetti errati, per quanto numerosi essi siano, per far si che, dalla vostra pura essenza primordiale, emerga la possibilità di mettere in pratica il Risveglio ed appaia il Buddha nel suo corpo assoluto. Se non comprendete ciò che questo significa, qualunque sia la vostra cultura e a dispetto delle vostre pratiche ascetiche - che consistono sovente nel nutrirsi di bacche selvatiche e nel vestirsi di paglia o stracci - voi non riconoscerete mai la vostra propria mente. Io chianmo "attività perverse'' tutte quelle pratiche ascetiche buone solo per gli infedeli (eretici) che temono gli dèi, i dèmoni e gli spiriti del sole e delle acque. Che tipo di profitto potreste ottenerne? Il signore Pao-che scrisse:
''La mia propria sostanza è nel fatto della mia mente;
''Come potrei cercarla nelle parole e nei testi?(8)''.
"Riconoscete dunque la vostra mente fin da adesso! Ciò basterà a calmare tutti i vostri pensieri ed i vostri concetti erronei fino a che tutte le miserie di questo infimo mondo, in modo totalmente naturale, non esistano più. Vimalakirti dice: ''Se solo installiamo un letto, potremo distendervici simulando la malattia''(9), senza alcun particolare stato di mente. Cosi quando vi ci coricherete da malati, le diverse circostanze si placheranno, i vostri concetti erronei si arresteranno e si spegneranno, ed allora sarà il Risveglio. Guardando la vostra mente nel suo stato attuale, cioè sprovvisto del minimo raccoglimento, potrete anche studiare i Tre Veicoli ed i Quattro Frutti e superare pure ciascuna delle Dieci Terre ed ognuno degli stadi della carriera del Bodhisattva, ma non farete alla fine nient'altro se non installarvi nel cuore stesso della distinzione tra l'ordinario e lo straordinario(10). Ogni attività è soggetta all'impermanenza ed ogni forma si esaurisce. La freccia scoccata in aria, alla fine della corsa si rigira e cade in giù. Ecco chi è che torna ancora e sempre a girare in tondo da morte a rinascita! Praticare in questo modo, significa non comprendere l'intenzione del Buddha, è darsi molta pena invano, è commettere un grave errore, come scrive il maestro Pao-che:
''Chi non ha incontrato un maestro illuminato, sganciato dal mondo,
'' Invano ingurgiterà le pozioni spirituali del Grande Veicolo''(11) -.
"Ormai non avete che una sola cosa da fare: In ogni momento, che siate in procinto di spostarvi o che restiate in piedi, seduti o distesi, studiate la non-mente senza mai discriminare, senza aggrapparvi a niente, senza fissarvi su nessuna parte, rimanendo tutto il giorno come un idiota che si lasci trasportare dallo scorrere delle cose. Nessuno al mondo saprà chi siete; ma quale bisogno avete che vi si conosca o vi si ignori? Voi avrete la mente come una roccia molto dura, senza la minima spaccatura, eppure ogni cosa potrà attraversarla senza mai mettervi radice, perché voi sembrerete troppo stupidi per essere agganciati da qualcuno o qualcosa."
"E' soltanto in questo modo che potrete assaporare un pò di "silenziosa coincidenza''. Colui che può trascendere gli oggetti del 'triplice mondo'(12) viene chiamato ''Buddha ultramondano'', e la sua mente ''saggezza senza deflusso"(13), da cui niente fluisce. Allorché non si fanno elaborazioni sul Karma divino, umano o infernale e allorché non si genera un particolare stato di mente, non si manifesterà nessuna circostanza causale e in questo stesso corpo e con questa stessa mente, si sarà individui liberati. Per ogni uomo, non è sistematicamente impossibile essere libero, ma la libertà di ognuno dipende unicamente dalla sua stessa volontà. Ecco cosa intende il Sutra, con queste parole(14):
"Il Bodhisattva rientra volontariamente nel mondo e prende un nuovo corpo…"
"Se uscite fuori dalla comprensione vivente della vostra non-mente, vi ritroverete ad agire attaccandovi ai caratteri particolari e questo fatto mette in luce attività diaboliche. D'altronde, non vi è niente, finanche nelle 'Terre-Pure' ed in altre 'cose buddhiche', che una volta giratosi in karma, non diventi un ostacolo, anche se chiamato 'Buddha'. Voi avete la mente bloccata da questo genere di ostacoli e, incatenati alla causalità, non avrete la libertà di andare o di restare là dove vi sembra meglio. E' perciò che il tipo di realtà, come il Risveglio, non è mai appartenuto al campo dell'esistenza. L'insegnamento del Tathagata non ha altro scopo che la conversione degli esseri, allo stesso modo di quando si danno foglie gialle ad un bambino piccolo facendogii credere che siano di oro soltanto per farlo smettere di piangere. Così, non esiste veramente una realtà chiamata 'Risveglio Supremo'. Quando avrete compreso, non avrete più bisogno di entrare in dettagli insignificanti. Bruciate il vostro vecchio karma seguendo le circostanze senza fabbricarvi nuove disgrazie, guardate soltanto la mente perfettamente chiara! Rinunciate quindi a tutte le vostre vecchie teorie. "Gettate tutto" -dice ancora Vimalakirti, ed anche nel Sutra del Loto si legge: "Mi è stato ordinato per più di vent'anni di sbarazzarmi dei miei escrementi"(15), cioè "delle teorie così care alla mia mente". E' detto ancora: "Evacuate gli escrementi formati dai giochi di parole!" (16). In breve, l'embrione del Tathagata, in fondo e di per "né stesso, è vuoto e tranquillo e niente vi ristagna all'interno!"(17)… Un sutra (18) dice: "I reami e le terre del Buddha sono anch'essi tutti vuoti!"- Se voi credete di ottenere la Via del Buddha per mezzo delle pratiche, le vostre convinzioni teoriche non hanno rapporti con questa Via. Può capitare che un movente, una occasione, sia sufficiente, come per esempio il vedere delle sopracciglia che s'inarcano, degli occhi che roteano, qualunque cosa che risalti all'attenzione del ricercatore. Allora io dico che chi ha compreso la cosa, proprio vivendola, ne è il testimone, risvegliandosi così alla completa verità del Ch'an. Ma, quando mi imbatto in qualcuno che persiste a non comprendere, mi sento obbligato a dirgli che veramente non sa e non capisce niente… Che gioia imbattersi nella verità da una prospettiva adeguata! E che disperazione sentirsi spinto più di quanto si possa e si fosse voluto! Ma, ditemi, si può veramente studiare il Ch'an con un tale stato mentale? Voi potete certamente avere la vostra piccola idea della verità, ma questa non sarà che un altro evento mentale(19) e non la Via del Ch'an. Infatti, Bodhidharma non aveva assolutamente intenzione di suscitare delle opinioni nella gente, quando se ne restò seduto faccia al muro(20):
''La scomparsa dei moventi è la Via del Buddha;
''La discriminazione è una tentazione del diavolo''(21).
"Quando siete nell'errore, non perdete comunque la vostra essenza e, al momento del Risveglio, non è che ne guadagnate un pò di più. Non si è mai avuto né un errore e né un Risveglio nella nostra natura innata. Gli universi che riempiono lo spazio in tutte le direzioni, sono in origine, la sostanza della mia mente-unica(22). Dunque, muovetevi, state fermi, fate tutto quello che volete, ma non lascerete mai il cielo (cioè lo spazio) che ci contiene tutti. Il cielo, non è né grande né piccolo, non se ne può perdere neanche un po’, è non-composto e, non tenendo in conto l'errore, non si cura neppure del Risveglio. Osservatelo in tutta chiarezza: non vi è nulla, né persone, né Buddha, assolutamente niente che abbia la minima misura o direzione. Questo rivolo di acqua pura che non si appoggia su niente e che mai si raggruma, non è altro che la convinzione del fatto che nella vostra essenza non nasce nulla(23). Qual è allora la tua proposta? Il vero Buddha non ha occhi né bocca e perciò non spiega e non insegna alcun metodo spirituale a chicchessia. Il vero ascolto, d'altronde, non ha bisogno di orecchie. Allora, chi è che ascolta e intende? Salute a voi tutti!"-
N O T E
1) Questa dichiarazione è di Ma-tsu: "Tu vuoi riconoscere la mente, ebbene, proprio colui che parla in questo momento è la tua mente, e questa mente la si chiama Buddha nell'assoluto corpo di realtà, oppure anche, la Via''.Tsong-ching-lu, T.2016, vol.48, pag.
492a, 10-12.- Questa idea, particolare al Ch'an di Hong-ciù, la si trova già ne 'L'elogio al Grande Veicolo' di Pao-che, che viveva al tempo della dinastia Liang. La si ritrova ne 'Il Trattato delle Nadi' (Siue-mai-luen) di Bodhidharma. come anche nei principali dialoghi Ch'an, per bocca di Si-ts'ien do Che-t'iu, di Sing-sse di Ki-sheu,ecc.
2) E' su questo punto che Tsong-mi (780-841), adepto ed erudito del Ch'an e del Hwa- yen, e contemporaneo di Huang-po, lancia una critica al Ch'an di Hong-ciù, nel senso che vi è un rischio a 'far pensare in questo modo', dimenticando l'univocità degli attributi in rapporto all'essenza della mente. "La sostanza della mente esprime la sua essenza nei suoi attributi; ma gli attributi non sono questa sostanza; essi sono la funzione, l'operato, l'utilità e l'utilizzazione, sempre seguendo ciò che è il nostro 'modo d'intendere' la mente". Ciò è spiegato nella postfazione di Yanagida Seizan all'opera di Iriya, pagg.151-184.-
3) Stanza dal passaggio di Puryamitra, 26° Patriarca dell'lndia, a Prajnadhara, maestro di Bodhidharma. Cfr 'Trasmissione della Lampada', cap.3, pag.216a, 13-14. -
4) Notare il richiamo che si trova nel pass.1 della parte A: ''Quando l'occasione si presenta, i meriti si esprimono, altrimenti restano tranquilli in attesa''.
5) 'Sutra del Diamante', cap.14, in appendice. Cfr nota 11 passo 15 parte A.
6) ''Così, per mezzo delle molteplici esposizioni della legge, Shakyamuni rettifica la mente (il pensiero) di quegli esseri che sono simili a cavalli restii (nella traduzione di Kien-she si legge:scimmie). E così come i cavalli e gli elefanti restìi vengono domati per mezzo di uncini che li perforano profondamente fino all'osso, così gli esseri dell'universo Sahà, restìi e difficili da convertire, vengono convertiti per mezzo di discorsi che denunciano tutte le loro sofferenze.'' VMKNS,cap.9, §15, Lamotte, pag.331 e nota.
7) Cfr nota 3 passo 10 parte B.
8) Cfr nota 12 passo 15 parte A.
9) Cfr nota 7 passo 5 parte B.
10) La stessa idea si trova nel passo 15 parte A.
11) Cfr nota 16 passo 15 parte A.
12) La stessa idea si trova nel passo 5 della parte A.
13) Cfr nota 3 passo 15 parte A.
14) Come nel cap.3 del Lankàvatarasútra ("Srimaladevi").
15) e 16) dal Sutra del Loto, cap. "fede e comprensione". Cfr nota 10 passo 28 della terza parte (C).
17) Cfr nota 6 passo 10 parte A.
18) Dal Vimalakirtinirdesasutra (VMKNS) al cap.4,§8, nella traduzione di Lamotte, pag.225 si legge:- Manjusri: "O maestro della casa, come mai essa (la casa) è vuota?"- Vimalakirtì: "O Manjusrì, anche tutti i campi del Buddha sono vuoti..." e la nota: "Dopo aver distrutto, per mezzo della visione della vacuità, la credenza nella permanenza (eternalismo) e la credenza nell'annientamento (nichilismo), Vimalakirti rigetta e spedisce la vacuità stessa tra le sessantadue specie di punti di vista falsi ed erronei."
19) La fenomenologia buddhista (abhidharma) riconosce 50, 51, o 52 "eventi mentali" (sin-suo, chaitta), che sono altrettanti stati predicativi di ciò che, per essenza, non tollera alcun predicato - e nessuna predicazione.
20) In senso figurato ma anche in senso proprio, come nello zazen. Questa tecnica della "faccia al muro" infatti, non è che un metodo di concentrazione, di "pacifì= cazione della mente" al quale Bodhidharma si dedicò in maniera esemplare al monastero Shao-lin sul monte Song. Cfr; 'Trasm.Lampada', cap.3,pag.319b 4-9.
21) Cfr nota 3 passo 3 parte B.
22) Cfr passo 5 parte B: "Lo spazio vuoto che si estende in tutte le direzioni divide la sostanza della mente-unica".
23) Anutpattikadharmakshanti, wu-cheng-fa-jen: letteralmente, "pazienza riguardo al fatto che tutto è senza nascita propria" Lamotte, pag.123, traduce con: "certezza che i dharma(fenomeni) non nascono". La "pazienza" è quì la conoscenza stessa, la pra]na, la sola capace di sopportare senza far sprofondare nella follia, la verità spirituale della non-nascita assoluta di tutte le cose. "Convinzione" è più vicina alla "pazienza" che alla "certezza". Vedi Lamotte, pag.411 e seg. "Questa convinzione si riallaccia alla terza categoria della "pazienza trascendente". Il Bodhisattva la raggiunge "effettivamente" all'ottava terra (l'Acalà), chiamata anche "da dove non si regredisce più": la sua fede è diventata ormai la convinzione del senza-nascita universale. Sul "senza-nascita", vedi ancora Lamotte, pag.399 sg. Cfr nota 1 pas. 15 parte C.
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LA RACCOLTA DI W A N-LING (II) ( W a n- Li ng Lu )
( v a r i e )
1/a
Il maestro era originario del Min-shong(1). Ancor giovane, egli entrò nella religione sul monte Huang-po che era sito nella sua prefettura natale(2). Egli aveva in mezzo alla fronte una protuberanza simile ad una perla(3). La sua voce era calorosa, il suo timbro chiaro ed il suo umore vivo e al tempo stesso sereno.
N O T E
1) Il Min-shong, sorta di comanderìa creata sotto la dinastia Ts'in (221-207 a.C.), occupava l'attuale regione del Fu-kien. Secondo Yanagida e Iriya, il luogo di nascita di Huang-po corrisponderebbe più precisamente alla città di Min-hiu.
2) il termine 'huang-po' designa il Phellodendron amurensis, arbusto montano dalle bacche medicinali. Questo arbusto dà il suo nome alla montagna situata ad ovest della sotto-prefettura di Fu-ts'ing nel Fu-kien. La storia vuole che il maestro Si-yun amasse talmente il tempio posto su quel monte, in cui entrò nell'ordine, che ne adottò il nome (Huang-po) per sé-stesso e per il monastero da lui fondato nel Kiang-si vicino Kao-an.
3) Questa protuberanza frontale ha una sicura analogia con il segno dell'usnisha che adorna la fronte dei grandi Esseri. Cfr.Asanga, Mahàyanottaratantrasàstra.
1/b
All'epoca del suo noviziato, il maestro Huang-po visitò le 'Terrazze del Cielo'(1), e là incontrò un monaco che gli dette l'impressione di essere una persona conosciuta da sempre. Camminando insieme, essi arrivarono in riva ad un torrente turbinoso e gorgogliante. Siccome il maestro rimaneva immobile, appoggiato al suo bastone, il monaco lo invitò all'attraversamento, insieme con lui. Huang-po gli rispose: "Che il mio fratello passi per primo". Il monaco fece del suo cappello di paglia una zattera che appoggiò sui flutti e con essa attraversò il torrente. "Se avessi saputo subito, fece allora il maestro - che mi ero messo in combutta con un simile miserabile, lo avrei accoppato con un colpo del mio bastone..."(2).
N 0 T E
1) Le 'Terrazze del Cielo"(Tien-t'ai) sono delle celebri montagne mistiche del Shò-kiang, dove era usanza, sia per i buddhisti che per i taoisti, fare delle passeggiate iniziatiche o di ritirarvisi in eremitaggio. Importante luogo del Ch'an e del Tien-t'ai, era la regione prediletta del poeta Han-shan. Cfr CH'AN E ZEN, di Luk'uan yu, parte Terza e Quarta, Ed. Mediterranee-Roma.
2) Nella Trasmissione della Lampada, cap.9, si racconta questa stessa storia in uno stile più fiorito: -Il monaco che incontrò Huang-po aveva degli occhi "che gettavano dei lampi quasi a voler trapassare le persone..." Egli traversò il torrente ed il maestro esclamò: "Siano colpiti dalla peste quegli individui che hanno compreso tutto! Se l'avessi smascherato subito, gli avrei tagliato la testa!"(pag.266). E' necessario comprendere questo aneddoto come una critica agli effetti secondari "prodigiosi" della concentrazione meditativa (dhyana=ch'an), che il Ch'an, oltre ad altre scuole, considera come ostacoli, ovvero "situazioni diaboliche" (in giapponese: makyo) nei riguardi della pura comprensione disinteressata. Sempre secondo la Lampada, il monaco conclude: "Voi siete veramente predestinato al grande veicolo. Io, invece, non vi perverrò tanto facilmente...".
2)
Un monaco prese congedo dal maestro Kuei-tsong(1).
Quest'ultimo disse: "Dov'è che te ne vai?" -
-"Vado ovunque si possa studiare il Ch'an dai cinque sapori(2),"-
-"Di Ch'an dai cinque sapori, non se ne trova ovunque; ma qui, io, non mi interesso che del Ch'an dal sapore unico(3)."-
-"Che cos'è, dunque, questo Ch'an dal sapore unico?"-
Tsong colpì il monaco, che gridò: "Ho capito, ho capito!"
-"Parla, parla!"- fece Tsong.
Il monaco stava per aprir bocca quando 'rsong lo colpì nuovamente(4)...
Un pò più tardi, questo monaco arrivò presso Huang-po che gli domandò: -"Da dove vieni?"- -"Vengo da monastero del maestro Kuei-tsong."
-"E che cosa ti ha detto?"
Il monaco raccontò ciò che gli era accaduto. Quando il maestro salì in sala rammentò questa storia e disse:- "Il grande maestro Ma(tsu) preparò ottantaquattro amici spirituali(5) che gli posero ciascuno una infinità di domande simili a evacuazioní fecali che si depositano mollemente sul terreno. Solamente Kuei-tsong fu un pò più chiaro..."
N 0 T E
1) Il maestro Ch'an She-sh'ang, del monastero Kuei-tsong sul monte Lù, detto "Kuei-tsong dagli occhi rossi" (poiché si sfregava continuamente con ogni sorta di unguenti i suoi occhi dalle doppie pupille...) era, anch'egli, un adepto della espressione senza limiti, come tutti i discendenti di Ma-tsu e di Huei-jang. Fu lui che ebbe l'incredibile audacia, in mezzo ad altre persone, di tagliare in due con la sua zappa un serpente che passava di là. -"E' già una storia vecchia,- disse un certo anziano che lo consultava, -quando si racconta che Kuei-tsong è sempre stato un grande personaggio..."- -"Che questo monaco anziano -concluse Tsong - ritorni nella sala del thè a bere la sua tazza di thè!"- Lampada, cap.8, pagg.255c-256b.
2) Wu-wei-ch'an. Questa espressione designa i cinque modi di approccio al Ch'an at= raverso la contemplazione. Viene chiamato:"Ch'an degli infedeli", il semplice esercizio della concentrazione mentale; "Ch'an delle persone comuni", la contemplazione motivata dalla causalità morale e praticata al solo fine di elevarsi nella scala delle rinascite; "Ch'an del piccolo veicolo", la contemplazione della vacuità dell'io individuale, detta pure "verità parziale"; "Ch'an del grande veicolo", la contemplazione della vacuità dell'io individuale e di tutte le altre cose, detta pure "verità completa"; quanto al "Ch'an del veicolo supremo" esso consiste, secondo Tsong-mi, nel "risvegliarsi in un solo colpo alla purezza primordiale della propria mente, all'assenza primitiva di passioni nella pura mente, alla sua natura di saggezza-senza-smaltimento, alla sua naturale completezza, alla sua identità con il Buddha(...). Una siffatta contemplazione porta anche il nome di "Puro Ch'an del Tathàgata"," assorbimento unificante"(cfr Tao-sin), "assorbimento nella talità" (cfr il primo dei tre raccoglimenti propri della "fase di creazione" della sàdhanà tantrica: tathatàsamàdhi, in tibetano: de-zhin-nyid-kyi ting-nge'dzin)..." Vedi la Prefazione 1,1 in Fo-siue ta-ts'e-tien (Grande dizionario del Buddhismo) redatto nella Cina Popolare nel 1984.
3) I cinque tipi di contemplazione nati dalla concentrazione meditativa rivelano il "Ch'an secondo il Tathàgata", cioè le differenti concentrazioni (dhyana) così come descritte dalle àgama e dall'Abhidharma. Kuei-tsong, discendente spirituale di Bodhidharma, si occupa, da parte sua, del "Ch'an secondo il maestro-Patriarca", cioè della mente non-mente del Sutra del Lanka.
4) Definizione del "Ch'an dal sapore unico": un colpo di bastone. Spiegazione così chiara che il monaco deve per forza capire!. Appena lascia la sua illuminazione per "parlare" ecco che un altro colpo lo riporta "là": "Ch'an del metodo di "Hong-tciu"...
5) Chan-che-she, kalyanamitra, (amico spirituale): questi."amici" sono di fatto dei maestri spirituali. I cap.6 e 7 della Lampada censiscono solo ottantadue discepoli di Ma-tsu (pagg.245b e 251b), ma il numero 84 sta a significare sopratutto "molti". Su Tao-yi detto Ma-tsu (709-788) vedi l'opera "I discorsi di Ma-tsu" Ed. Les deux Oceans, Parigi,1980. di C. Despeux.
3)
Il maestro si trovava un giorno a Yen-kuan(1) per una cerimonia, insieme con un imperatore della dinastia dei T'ang, Siuan-tsong dell'era Ta-chong, che a quel tempo era un novizio. Il maestro salì al tempio e si prostrò davanti alle statue del Buddha. Il novizio disse: "Distaccato dalla ricerca del Buddha, distaccato dalla ricerca del suo metodo spirituale e distaccato dalla comunità; invece ecco voi, Venerabile, in procinto di prostrarvi: che cercate, dunque?" Il maestro rispose: "Benché distaccato dalla ricerca del Buddha, del suo metodo e dalla comunità, io mi prostro ugualmente, come potete vedere"- Il novizio replicò: "A che cosa possono servire questi atti rituali?"- Il maestro gli dette un sonoro ceffone. "Questo è assai grossolano!" fece il novizio. "Che cosa vi credete di essere per parlare di grossolanità?" replicò il maestro dandogli un secondo sonoro ceffone. Il novizio se ne scappò via.
N 0 T E
1) Letteralmente "Ufficio del Dazio", antico nome della città attualmente chiamata Hai-ning, nei pressi di Hang-tciù nel Ciò-kiang.
2) L'imperatore Siuan-tsong dei T'ang, regnò nell'era Ta-tciong (847-859). C'è una interessante variante su questo episodio:- All'epoca della proscrizione del Buddhismo, nell'era Huei-tch'ang (841-846), il maestro si trovava a Ufficio-del-Dazio, nei pressi di Hang-tciù per dirigere una cerimonia. Il (futuro) imperatore Siuan-tsong, che allora era il Principe Kuang, si era fatto novizio (sramana) per pura convinzìone e, perseguito dall'attuale imperatore Wu-tsong che lo voleva morto, incontrò in quel posto il maestro. Ora, mentre questi era in procinto di prostrarsi davanti ai Buddha, il Principe gli domandò: "A che prò eseguire atti rituali quando ci si è distaccati dalla ricerca del Risveglio?" Il maestro gli rispose con un ceffone. Il Principe riprese: "E' così che ci si comporta quando non si è attaccati alla ricerca del Risveglio?". Il maestro lo schiaffeggiò nuovamente. "Ecco uno che è fin troppo grossolano!" fece il Principe. Allora il maestro gli rifilò un terzo ceffone, dicendoglì: "E questo, lo trovate grossolano o raffinato?"-. Fo-tsu t'ong-tsi, cap.42, T. 2035, vol.49,pag.387b.
4/a
Durante le sue peregrinazioni, il maestro si recò presso Nan-ciuan(1). Poiché quel giorno era quello previsto per il digiuno, prese la sua scodella per le elemosine con tutte e due le mani e andò a sedersi al posto che spettava a Nan-ciuan. Quando questi si rese conto del fatto, domandò a Huang-po da quanti anni egli seguisse la Via. -"Da molto tempo prima di Bhismaraja!"(2)- fu la risposta. Nan-ciuan riprese: "Toh! Si direbbe che qui c'è un nipotino del vecchio maestro Wang!"(3). Huang-po allora gli restituì il posto.
N O T E
1) P'u-yuan di Nan-ciuan (748-834) era un discepolo di Ma-tsu. Esempio-tipo del "grande personaggio", egli osò rispondere al suo maestro che gli aveva domandato che cosa vi fosse dentro un pentolone di riso bollito : "Questo vecchio spilorcio farebbe meglio a chiudere la sua bocca..." Ciò non impedì a Ma-tsu di dire di lui: "Solamente P'u-yuan è aldilà delle cose esteriori". Cfr Despeux, pag.52.
2) Wei-yin-wang-fo, Bhismagarjitaghosasvaràja, è il nome di parecchi milioni di Buddha che vennero al mondo durante il "kalpa-senza-debolezza"... Gli adepti del Ch'an dicono "prima di Bhìsmaràja" per significare "da tempi senza inizio". Vedere la
storia del Bodhisattva Sadàparibhùta (Sadàprarudita) nel Sutra del Loto.
3) Nan-ciuan apparteneva alla famiglia Wang e esso stesso amava chiamarsi "vecchio maestro Wang" (Wang-lao-che).
4/b
Il maestro si apprestava ad uscire quando Ciuan disse: "Un uomo di una simile statura, costretto a dover portare un così piccolo cappello..." - "Eppure contiene milioni di universi"- rispose Huang-po. "Anche il vecchio maestro Wang?" si informò Ciuan. Huang-po mise il suo cappello in testa e se ne andò.
5
Un giorno, mentre il maestro era seduto nella sala da thè, arrivò Ciuan e gli domandò: "Che ne è del principio secondo il quale lo studio combinato col raccoglimento meditativo e con la conoscenza trascendente conduce alla chiara visione della buddhità?" Il maestro rispose: "Consiste a non appoggiarsi a niente, ventiquattro ore su ventiquattro".- "Non è che questa è una opinione personale, Venerabile?" rimarcò Ciuan. "Non oserei mai" fece il maestro. Ciuan riprese:"Io pagherei bene e per contanti una buona zuppa di riso, ma chi darebbe denaro per dei sandaletti che potrebbe confezionarsi da solo?". Il maestro allora rimase in silenzio.
Più tardi, Kuei-shan(1) ricordò questa storia e chiese a Yang-shan(2): "Si direbbe che Huang-po non sia riuscito ad avere l'ultima parola con Nan-ciuan, no?". " No!"- disse Yang-shan, "Huang-po è un tipo che sa prendere in giro anche una tigre!" "Hai perfettamente ragione, figlio mio" concluse Kuei-shan.
N 0 T E
1) Ling-yeu di Kuei-shan (771-853) era un condiscepolo di Huang-po presso Hui-hai di Pai-chang (720-814). Cfr Demieville, pag.175.
2) Huei-tsi di Yang-shan (807-853), (secondo altre fonti 814-890), discepolo e successore di Kuei-shan. Fu chiamato "il piccolo Sàkya"., Idem,pag.176.
6)
Un giorno di requisizione generale(1), Ciuan chiese a Huang-po dove avesse intenzione di andare. "A tagliare i legumi", fu la risposta del maestro.
"E come li taglierai?" riprese Ciuan. Il maestro brandì la sua piccola ròncola.
"Conosci bene l'arte del visitatore"- fece Ciuan,- "ma non quella dell'ospite"(2). Il maestro fece tre inchini e se ne andò.(3).
N 0 T E
1) P'u-ts'ing, (karmayoga) letteralmente: richiesta generale, fatta a tutti i monaci di una comunità per cooperare ad un lavoro pratico di interesse comune, lavori nei campi o altri.... Vedi Demieville,pag.216.
2) L'ospite (chu) ed il visitatore (jin) stanno anche a significare il soggetto e l'oggetto, il maestro ed il discepolo, ecc. Cfr Demieville, I discorsi di Lin-cì, §23-25, sull'amico spirituale e l'apprendista, pag.126-129.
3) Solitamente si facevano tre inchini per dimostrare silenziosamente che si era stati colti in fallo. Quando invece si rimaneva in silenzio o si giravano le spalle andandosene, il significato era di dimostrare la assenza di concetti in materia e di chiudere il discorso in modo distaccato. Cfr passi 4/b e 5 sopra.
7)
Un giorno, cinque nuovi venuti resero insieme visita al maestro. Uno di essi restò in piedi senza prostrarsi e con un gesto della mano tracciò un cerchio nell'aria.
"Sei anche un buon cane da caccia?" gli domandò il maestro.
"Seguirei un camoscio dall'odore" disse quello.
"E se non avesse odore, come lo seguiresti?"
"Seguirei le impronte dei suoi zoccoli".
"E se non lasciasse nemmeno impronte di zoccoli?"
"Ne seguirei le tracce". "E se non ci fossero tracce?"
"Allora si tratterebbe di un camoscio morto", concluse il tizio.
Il maestro non disse altro, ma l'indomani, salendo sul trono dell'insegnamento, chiese al monaco cacciatore di farsi avanti. Il monaco avanzò ed il maestro gli domandò: "Come mai ieri non hai avuto più nient'altro da dire?". Siccome il monaco se ne restava silenzioso, il maestro concluse:" Tu non sei un autentico monaco, non sei altro che un novizio che puzza di scuola!"(1)
N O T A
1) La storia va interpretata secondo il valore del Ch'an. Nel linguaggio corrente, il camoscio sta a significare la Mente-unica che, pertanto, non può avere "caratteri particolari", come zoccoli, tracce, ecc. Il presuntuoso monaco, non avendo capito che Huang-po lo stava mettendo alla prova, inalberò il suo ego tronfio e fu, quindi, smascherato.
8)
Dopo aver sciolto la comunità, il maestro abitava al monastero K'e-yuan di Hong-tciù. Un giorno, il ministro di Stato P'ei-hsiu, ammirando gli affreschi della sala grande del monastero chiese all'abate quali personaggi rappresentassero.
"Sono ritratti di eminenti monaci", rispose l'abate. Il ministro riprese:
"Vedo, la loro forma è quì, ma essi, i monaci, dove sono?". L'abate restò senza risposta. "Vi è un monaco contemplativo, qui?" domandò di nuovo il ministro. "Ce n'è uno!" rispose l'abate. Il ministro allora sollecitò un incontro con il maestro, e quando fu ricevuto gli raccontò la sua storia e la domanda fatta precedentemente all'abate. Per tutta risposta il maestro lo chiamò: "P'ei-hsiu!" "Si!", disse il ministro.- "Dove siete, VOI?"-. A queste parole, il ministro si rese conto di qualcosa e invitò quindi il maestro a riprendere i suoi insegnamenti(1).
N O T A
1) P'éi-hsiu, l'autore-trascrittore del Ch'uan-sin fa-yao e del Wan-ling-lu, malgrado i suoi titoli, era un grande praticante di Buddhismo. Nel Sutra della lampada (cap.12,pag.293) è raccontato che il suo amico Tsong-mi, a cui fece le prefazioni in diverse opere, gli fece conoscere il Ch'an "detto di Hong-tciù". Nella prefazione, P'ei-hsiù ha gia accennato che nel secondo anno dell'era Huei-ch'ang (842), fu nominato a Chong-ling, ove invitò il maestro. Nel presente aneddoto, precisa che Huang-po aveva "sciolto la sua comunità". In effetti, nel 842 cominciò la grande proscrizione del Buddhismo voluta dall'imperatore Wu-tsong per fini principalmente economici. Chong-ling era un altro nome di Hong-ciù, città in cui erano morti Ma-tsu e Pai-chang, precisamente al monastero K'e-yuan. Si può dunque supporre che nell'842, P'ei-hsiu incontrasse Huang-po per la prima volta, invitandolo a dargli degli insegnamenti privati che più tardi trascrisse sotto il nome di 'L'Essenza del Metodo di Trasmissione della Mente'. Nel Fo-tsu li-tai t'ong-tse, cap.16,n.26,Vol.49, T.2036,pagg.638c-639a, è scritto: "Huang-po tornò alla vita laica, facendo perdere le sue tracce tra la folla. A Hong-ciù incontrò il coimiissario imperiale P'ei-hsiu. Poiché essi avevano uno stretto legame spirituale, Huang-po lasciò nuovamente la vita secolare per insegnargli il suo metodo..."
9)
Il maestro salì nella sala e disse:
"Voi tutti vi abbuffate soltanto di sedimenti! Voi prendete in giro tutto il mondo con le vostre peregrìnazioni(1). Ogni cosa vi sembra facile, eppure dove potrete ritrovare questa giornata che è l'oggi? Sapete bene che in Cina non vi sono maestri di Ch'an..."
Un monaco lo interruppe: "Come puoi dire che non vi sono maestri di Ch'an se dappertutto si vedono dei 'samnyàsin'(rinunciatari) che hanno una moltitudine di discepoli?". Il maestro replicò: "Io non dico che non vi sia il Ch'an, ma solamente che non vi sono maestri".
Più tardi Kuei-shan menzionando questa storia domandò a Yang-shan cosa ne pensasse. Costui rispose: "Il cigno reale sa scegliere il latte, le anatre non ne sono capaci!"(2).
N O T E
1) Sing-kiao : peregrinazioni che conducono il ricercatore da maestro in maestro fino al giorno del consulto finale. Ancora una volta, Huang-po rammenta l'obbligo della ricerca all'interno di se stessi, abbandonando la facile, quanto vana credenza che vi sia un qualche maestro che possa sostituirsi alla presa d'atto del Ch'an. Vedi anche il Lanka.
2) Il cigno reale (o-wang, hamsaraja) è il solo capace di succhiare il latte mischiato a dell'acqua, lasciando infine tutta l'acqua senza più latte: "L'ignoranza è una passione intimamente mescolata alla nostra sostanza, come il latte nell'acqua. Solo i Bodhisattva, così come i cigni reali, una volta padroneggiati i dieci stadi, possono risucchiare il latte dell'ignoranza restituendo purezza all'acqua della natura primordiale delle cose". 'Significato segreto',cap.5,1, del grande maestro T'ien-t'ai, Che-yi, citato da Ting, pag.1414c.
10/a
Un giorno, il ministro P'ei, recando con sé una statua del Buddha, si accovacciò ai piedi del maestro e lo pregò di dargli un nome. Il maestro chiamò il ministro: " P'ei-hsiù!". Costui rispose: "Si!".-"Ecco!"- fece il maestro- "ti ho dato il nome che ti occorreva." Allora il ministro effettuò una devota prostrazione.
10/b
Un giorno, il ministro offrì una poesia al maestro. Il maestro la prese e la pose sul suo scanno e domandò a P'ei-hsiù se egli avesse compreso. Poiché questi rispose di no, il maestro disse: "Non aver compreso, come tu hai ammesso, significa già vederci un pò più chiaramente. Questi segni che l'inchiostro ha tracciato sulla carta, cos'hanno a che vedere con la nostra scuola?".
Ma ecco la poesia di P'ei-hsiù:
"Da quando hai ricevuto il sigillo della mente dal Grande Essere"(1)
"La tua fronte è ornata da una perfetta perla, tu che sei sette piedi alto"(2,3)
"Sulle rive del fiume Chu, la campana è appesa da dieci anni" (4)
"Ed hai infine attraversato il Chang sulla tua ciotola galleggiante"(5)
'"Mille discepoli- come elefanti e dragoni- camminano dietro i tuoi passi"(6)
"Ed il terreno si copre di fiorì profumati, che sono eccellenti cause"(7)
"Per coloro che desiderano servirti in qualità di buoni seguaci"
"Ma purtroppo non sanno a chi confiderai il tuo metodo!" (8).
Huang-po rispose in questo modo:
"La mente è infinita come un immenso oceano"
"Io sputo loti rossi per poter curare i corpi"
"Certo, le mie mani di solito si riposano"
"Ma di sicuro non saluteranno mai un insensibile!"(9)
N O T E
1) Huang-po era l'erede spirituale del maestro Pai-chang.
2) La perla (tìlaka) sta a significare l'ùrnà o usnisha,(la protuberanza dei grandi esseri): in questo caso, la mente-unica.
3) Oltre alla possente statura di Huang-po, qui si insiste sulla grandezza del Ch'an di Hong-ciù, per contrasto con la tinta intellettuale del Ch'an di Ho-tsó rappresentato dai discendenti di Shen-hui.
4) La campana appesa simboleggia il monaco che ha finito di peregrinare. Perciò, Huang-po, 'dieci anni' prima di quest'incontro con P'ei-hsiù si insediò sulle rive del Chu. Questo fiume che scorreva dai monti Han nella sotto-prefettura di Tsien-cheng, comanderìa di Yu-chang, l'attuale Kiang-si, designa metaforicamente il monastero fondato da Huang-po a Kao-an.
5) La ciotola galleggiante esprime il forte carisma del maestro. Attraversare il fiume Chang, equivale a dire "essere a Hong-ciù", in quanto da Kao-an a Hong-ciù, sempre nell'attuale Kiang-si, vi era soltanto da attraversare quel fiume.
6) Qualificazione consacrata dei bravi discepoli, in quanto il loro impulso è pari alla forza degli animali citati.
7) Si allude all'espansione della rinomanza del maestro.
8) Qui, P'ei-hsiù sembra aspirare al titolo di erede spirituale di Huang-po.
9) I loti rossi, stanno ad indicare le parole, la lingua in movimento. Huang-po, pertanto, spiega che la mente è illimitata, ma anche il suo funzionamento, il quale, per ora è di mostrare alle persone come soffrir meno. L'inazione delle mani serve ad evocare il non-composto che, dietro sollecitazione spirituale di un individuo non-insensibile, può rivestire qualunque aspetto, per esempio un saluto, che è come un riconoscimento.
11)
Gli adepti dovrebbero rifiutare fin da subito ogni occasione suscettibile di disturbare la loro pratica, in seguito non cercare più niente e infine non attaccarsi più a nessuna cosa. Così, quando essi ascoltano un insegnamento di estrema profondità, gli sem-brerà di udire nient'altro che brezza pura. In un batter d'occhio, ogni cosa sparirà ed essi non avranno più altro da inseguire. La profondità estrema consiste ad entrare nel Ch'an del Tathàgata, aldilà di ogni idea che si possa avere sullo stesso Ch'an.(1) Non è mai stato trovato, dacché il maestro-Patriarca ci ha(2) trasmesso la mente-unica, nessun altro metodo per dimostrare che la mente è il Buddha. Quando, per un improvviso superamento delle apparenze chiamate "risveglio di uguaglianza" e "risveglio meraviglioso"(3), non si ricade più nel successivo pensiero, può sembrare che si sia finalmente entrati nella nostra scuola. Ma, banda di sventati, come sperate di studiare un simile metodo? Vi dico che allorché voi riflettete su qualcosa, siete prigionieri del dèmone della riflessione. E quando invece non state riflettendo, siete prigionieri, questa volta, del dèmone dell'assenza di riflessione. Infine, quando non sarete sottoposti nemmeno all'assenza di riflessione, è il demone dell'assenza di assenza di riflessione che vi tiene prigionieri. Tutti questi dèmoni non vengono dal di fuori della vostra stessa mente. In fin dei conti, solo il Bodhisattva-Senza-Poteri-Magici può permetterci un punto di riferimento ed è ìn quella direzione che si deve andare.(4). Se considerate che in ogni momento la mente è eterna siete eretici eternalisti, ma se al contrario vedete il vuoto in tutte le cose e ne fate il vostro punto di vista, allora siete eretici nichilisti. Di conseguenza, quando si dice che "il triplice mondo non è che la mente"(5) o che "tutto è coscienza"(6), ci si rivolge direttamente a quegli infedeli che hanno opinioni false e quando si insegna che il 'corpo-assoluto' è il frutto supremo, lo si fa in relazione ai tre saggi e ai dieci santi.
Così, il Buddha nega due specie di sciocchezze: una è la sciocchezza di credere che sussista una conoscenza sottile e l'altra che sussista una conoscenza ancora più sottile (7). Quale sarebbe stato allora il motivo per cui il Buddha ha rivelato il 'risveglio di uguaglianza' ed il 'risveglio meraviglioso'? Si dice che il Buddha sia Risvegliato e gli esseri viventi siano nell'errore, poiché tutti aspirano alla luminosità e non alle tenebre e poiché tutti anche aspirano alla realizzazione la quale elimina l'ignoranza e fa cessare le passioni. Ma il credere definitivamente ciò, non impedisce di continuare a rinascere ancora e ancora nei sei stati di esistenza in cui si continua a girare da milioni di vite e da centinaia di kalpa. E perché? Perché questo fatto svilisce la natura originaria di tutti i Buddha. Vi è stato detto chiaramente che il Buddha non è affatto luminoso né gli esseri oscuri, in quanto la Realtà non è né luminosa né oscura. Né ìl Buddha è forte e gli esseri deboli, in quanto la Realtà ignora forza e debolezza. Il Buddha, ancora, non è saggio né gli esseri ignoranti, poiché non vi è né saggezza né stupidità nella Realtà.
Ma voi, che volete teorizzare sul Ch'an come se ne andasse della vostra vita, non appena aprite la bocca fate zampillare un'enormità di controsensi. Non parlate della radice ma dei rami; non dell'errore ma del risveglio; non della sostanza ma della sua funzione; in breve, di niente di ciò di cui potreste effettivamente parlare. Ora, niente di tutto questo è mai veramente esistito, eppure, in questo preciso istante, niente di ciò è inesistente. Ciò che sorge secondo le circostanze non ha esistenza e ciò che scompare secondo le circostanze non è inesistente. Non vi è nemmeno un principio originale, dato che un principio non saprebbe essere il principio. Nemmeno la mente è la mente, poiché la mente è una non-mente. I suoi attributi non sono neppure essi dei caratteri particolari, poiché nessun attributo saprebbe caratterizzarli. In effetti, di questo si dice che:
"Non appena non si ha più né metodo né mente fondamentale,
"Si comprende il metodo della mente con la mente."(8).
Ora, questo metodo non è un metodo, poiché il metodo è un non-metodo aldilà dei metodi e della loro negazione. Nel metodo da mente a mente, viene riconosciuto con chiarezza come una fantasmagoria, una trasformazione magica, ogni pensiero che sorge bruscamente e questo fatto fà di nuovo scivolare in un Buddha del passato. Ma il Buddha del passato non ha esistenza, tanto quanto un Buddha del futuro non può essere inesistente e a niente serve citarlo come un "Buddha da venire". Né tantomeno và chiamato "Buddha presente" il fatto che non vi siano pensieri che si fissano su ciò che succede al presente. Quando sorge il Buddha, non è detto che sia uno stato di risveglio o di errore, buono o cattivo, ed impossibile trattenerlo o sbarazzarcene. Allorché, nel tempo di un battito d'occhi, spunta un pensiero, nemmeno mille catenacci saprebbero bloccarlo, né diecimila metri di corda potrebbero mantenerlo immobile. Allora, poiché le cose stanno così, come fate a pensare ancora di distruggerlo o di arrestarlo? Vi è stata spiegata chiaramente la natura di questa coscienza: è del tutto simile ad un miraggio. Come poter stroncare un miraggio? Potreste dire che questo miraggio è vicino e tangibile, eppure è impossibile trovare un pur minimo universo in qualsiasi parte dello spazio. Se, invece, dite che è lontano, vi faccio notare che lo avete giusto sotto gli occhi. Inseguitelo e si allontanerà. Scacciatelo e vi si incolla ai talloni. Voi non potete né afferrarlo né rifiutarlo. Finirete piano piano per rendervi conto che tutto è essenzialmente di questa natura. Non serve a niente lamentarsene o soffrirne!
Quando si dice che "Il primo momento di pensiero è ordinario e i momenti successivi, straordinari, come il palmo ed il dorso della mano", si è già al vertice della dottrina dei tre veicoli(9). ma, secondo la nostra scuola Ch'an, il primo momento del pensiero non ha niente di ordinario ed i momenti successivi, niente di straordinario. Ugualmente il primo momento non è il Buddha e i momenti successivi, non sono gli esseri viventi. Tutte le forme sono la forma del Buddha, tutti i suoni sono la voce del Buddha. Trovata una verità, da essa fluiscono tutte le altre verità. Vedere una sola cosa equivale a vedere tutte le cose. Conoscere una mente equivale a conoscerle tutte. Seguire una sola Via, è seguirle tutte, poiché non c'è un solo posto che non sia la Via. Vedere un solo granello di polvere equivale a vedere tutti i mondi dell'universo con le loro terre coperte di montagne e fiumi. Vedere una goccia d'acqua equivale a vedere tutto ciò che ha la natura dell'acqua negli universi dì tutto lo spazio. Di più, vedendo tutti i fenomeni e le cose, si vedono tutti gli stati della mente, in quanto la mente non è inesistente malgrado l'originale vacuità di tutte le cose.
Questa non-inesistenza della mente designa l'esistenza meravigliosa(10), di cui lo stesso "essere" non ne rivela l'esistenza, in quanto è l'essere come vero vuoto che, con altre parole, è chiamato 'esistenza meravigliosa'. Perciò, gli universi di tutto lo spazio non sono per niente punti esterni alla nostra propria mente-unica e tutti i reami buddhici fatti di particelle non sono esterni al nostro proprio pensiero-unico. A che vale parlare ancora di relazione tra il dentro e il fuori? Se il miele è dolce per natura, tutti i mieli lo saranno. Non si può dire che un miele sia dolce e che gli altri siano amari. Avete mai sentito una simile cosa? Per questa ragione è detto che: "Il cielo (lo spazio) non ha né dentro né fuori e la natura delle cose è simile". Non c'è nemmeno dello spazio intermedio tra l'assenza del dentro e l'assenza del fuori ed è nello stesso modo che viene descritta la natura delle cose.
Quindi, gli esseri viventi sono il Buddha ed il Buddha è gli esseri viventi. Gli esseri viventi ed il Buddha costituiscono fondamentalmente una sola e stessa sostanza. Il samsara ed il nirvana, il composto e il non-composto costituiscono fondamentalmente una sola e stessa sostanza. Il mondano e l'ultramondano, così come i sei stati di esistenza, i quattro modi di nascita, la terra coperta di montagne e fiumi, il naturale e l'artificiale, tutto quanto questo costituisce una sola e stessa sostanza. Ma "una sola e stessa" è ancora una mera designazione. L'esistente è vuoto, l'inesistente è vuoto, gli universi numerosi come i granelli di sabbia del Gange sono tutti un solo e stesso vuoto. Dove sarebbero dei Buddha che salvano gli esseri viventi e degli esseri viventi salvati dai Buddha? Questo significa che l'essenza di tutto è vuota. E tuttavia credere alla spontaneità delle cose, vuol dire cadere nella tesi eretica della spontaneità(11), e credere che non vi sia né l'io né il prodotto dell'io, vuol dire regredire ai livelli dei tre saggi e dei dieci santi.
Eccovi una norma per poter prendere le misure. .. D'altra parte vi si è pur spiegato che le cose non interferiscono, del fatto della loro pace naturale e del come esse restino fisse e vere in esse stesse. Essendo il corpo vuoto, si parla del vuoto delle cose. Essendo la mente vuota, si parla del vuoto della loro essenza. Essendo corpo e mente vuoti entrambi, si parla del vuoto della natura delle cose. E' nello stesso modo che tutti questi insegnamenti, ciascuno seguendo la loro propria strada, non sono in alcun caso distinti dalla vosta mente fondamentale. Risveglio, nirvana, talità, buddhità, doppio veicolo, Bodhisattva, tutte queste parole non sono che foglie gialle impugnate a guisa di oro(12) secondo il metodo del pugno aperto o chiuso. E poiché quando è aperto, gli uomini e gli dèi in assemblea non vi scorgono nulla, è stato detto: " NIENTE E' MAI ESISTITO; DOVE POTREBBE ESSERVI DELLA POLVERE?"(13). Dato che "niente è mai esistito", nemmeno i tre aspetti del tempo esistono e l'adepto, vedendo infine il senso di questa frase, può "entrare di punto in bianco nel vivo del soggetto".
Allorché il grande maestro Bodhidharma lasciò le terre occidentali per venire da noi, egli attraversò parecchi paesi, ma non incontrò che un solo uomo, il grande maestro Hui-K'o, al quale trasmettere segretamente il sigillo della mente(14). Egli suggellò la vostra mente fondamentale e, da questa mente che sigilla il metodo, con questo metodo suggellò la mente. La mente è identica al metodo, ai vertici del reale e delle altre "nature originarie" giacché, chi è colui che è profeta nella natura delle cose, chi è colui che diventa Buddha e chi è che comprende il metodo?(15).
Il Risveglio non è una cosa che si può sperimentare fisicamente, vi è stato spiegato, perché il corpo non ha caratteri particolari. Esso non può neppure essere sperimentato mentalmente, perché neanche la mente possiede caratteri particolari. E né tantopiù può essere trovato spontaneamente, perché una simile spontaneità non sarebbe altro che la nostra buddhità originale, intrinseca ed innata. Non è possibile nemmeno pervenirvi per mezzo dell'aiuto del Buddha, ne a causa dell'assenza di caratteristiche specifiche si può ottenere ciò che non possiede caratteri particolari, né con la vacuità trovare la vacuità, né su una Via trovare la Via... Poiché, in fondo, il Risveglio non è una cosa che si possa trovare e questa "introvabilità" è essa-stessa ugualmente introvabile. E' per questo che è detto che non è possibile trovarvi la minima realtà(16).
Ecco la mia sola richiesta: comprendete la natura della vostra mente fondamentale! Al momento stesso di questa chiara comprensione, voi non troverete niente di diverso da una caratteristica chiamata "comprensione" ed è impossibile trovare qualcosa che non sia né comprensione né incomprensione. Comprendere questo metodo è una comprensione che non è unicamente una auto-percezione(17). Non comprenderlo, non vuol dire essere limitati da un'altra forma di auto-percezione(18). Fin dai tempi più remoti, vi sono state alcune persone che sono state capaci di comprendere questo metodo e hanno detto che vi sono altri, in questo basso mondo, che "si sono dimenticati di se stessi". Ma coloro che, ai giorni nostri, "comprendono" per il semplice fatto che i loro sei sensi si trovano di fronte ad un motivo, ad una situazione oggettiva come un testo sacro, un insegnamento, o una frase, un nome, un momento, una parola, in che cosa differiscono da degli automi? Che si faccia avanti un uomo che non teorizzi su un nome, su una particolarità, ebbene, io dico di tale uomo che egli è amalgamato con tutto l'universo. Ma un tale uomo è introvabile poiché non può esistere un altro uomo (come lui) per poterlo trovare. I successori dei Patriarchi sono ancora chiamati "discendenti dei Shàkya"(19), poiché essi, tutti insieme, formano una unità pura e senza confusione. In questo senso viene detto:
"Quando il Re diventa Buddha,/ Il principe si fà monaco con lui."(20).
ma questa è una cosa molto difficile da comprendere.
Vi chiedo solo di non cercare mai niente, dato che ciò che si cerca lo si perde cercandolo... C'era una volta un imbecille che gridava dall'alto di una montagna. Siccome l'eco delle sue grida risaliva sù dalla vallata, egli si precipitò giù dalla montagna alla ricerca dell'autore di quel grido, ma non trovò nessuno. Allora, lanciò un altro grido e questa volta l'eco gli rispose dalla vetta e l'imbecille risalì su per il pendio... Questo dura da mille vite, da diecimila kalpa! Egli cerca una voce e corre appresso ad un eco, sventurato destinato a morire e a rinascere assurdamente! Quando non avrete più voce, non vi sarà più eco. Il nirvana non può essere capito né conosciuto, poiché non ha voce e trascende ogni traccia ed ogni riferimento, sia esso vago o preciso. Comprendete dunque questo fatto e vi avvicinerete subito al maestro-Patriarca!
N O T E
1) E' chiamato Ch'an del Tathàgata, l'entrata nella terra del Tathàgata, l'auto-risveglio alla saggezza straordinaria, la stabilizzazione dei tre tipi di felicità (divina, meditativa e nirvanica) e lo svolgimento di inconcepibili attività in conformità a ciascun essere vivente. Si tratta della perfetta buddhità e non di uno sforzo di concentrazione. Cfr Suzuki, Studi sul Lankavatarasutra, Southern Materials Center Inc., Taipei, ristampa del 1977,pag.367.
2) Bodhidharma.
3) Questi due tipi di risveglio, sono il 51° e 52° grado della carriera del Bodhisattva, ma Huang-po vi vede ancora delle apparenze, un insieme di attributi esterni all'essenza. Cfr nota 2 passo 8, parte A. "Entrare nella nostra scuola", qui sta per "Ritornare alla sorgente...".
4) I poteri magici (siddhi) sono gli effetti secondari della concentrazione e delle realizzazioni spirituali. Nella Via del Ch'an, così come in altre scuole della Tradizione, vengono considerati come degli ostacoli sulla Via dell'Assoluto.
5) "Il triplice mondo non è altro che la mente-unica/ Poiché non vi è realtà che sia differente dalla mente/ La mente, il Buddha e gli esseri viventi/ Sono tre cose inseparabili e non-distinte". Questa quartina appartiene alla tradizione dell'Ornamento Fiorito (Avatamsaka) e si ispira, con altri passaggi, al capitolo "delle dieci terre" del relativo Sutra, in cui è anche detto:- "Tutto ciò che esiste nel triplice mondo non è altro che la mente-unica"-. Citato da Ting, pag.159a.
6) Tesi della scuola Fa-siang ispirata al Samadhinirmocanasútra, al Yogacarabhumi= sàstra ed alla Vijnaptimatratàsiddhi, testi tradotti (in francese) da Lamotte e da La-Vallée-Poussin. La mente qui viene limitata dalle differenti modalità della coscienza.
7) Queste "sciocchezze" sono riferite alle 'conoscenze parziali'. Le 'conoscenze sottili e ancora più sottili' corrispondono, apparentemente ma dal punto di vista della mente-unica, a quel 51° e 52° grado, già citati, che, per il fatto che vengono considerati come oggetti di conoscenza, in questo contesto risultano essere delle "sciocchezze". La libertà della mente, secondo Huang-po, non si limita dunque ad una 'cognizione', fosse pure "onnisciente".
8) Cfr nota 3, passo 8, parte B.
9) Il "primo momento di pensiero" è la causa ed i "momenti seguenti", l'effetto. La causa è accumulazione di meriti e saggezza; e l'effetto, la buddhità nei due corpi, come è spiegato da Nàgàrjuna.
10) Si parla di "esistenza meravigliosa" in relazione all'Essere non limitato all'ente, come un "vero vuoto" come opposizione al niente.
11) Shen-hui disse:-"Se i monaci buddhisti stabiliscono la causalità senza stabilire la spontaneità, questo è un fatto di ignoranza che gli è propria. Se i monaci taoisti non stabiliscono che la spontaneità senza stabilire la causalità, è ugualmente un fatto di ignoranza a loro propria (...) la spontaneità dei buddhisti, è l'innata natura degli esseri". Ancora, il sutra dice: "Gli esseri possiedono una conoscenza spontanea, una conoscenza senza maestro". Ecco, la spontaneità dei buddhisti. Quanto alla causalità dei taoisti, eccola: "Il Tao è capace di generare l'uno, l'uno il due, il due il tre e dal tre nascono tutti gli esseri particolari. Se non vi fosse il Tao, gli esseri particolari non avrebbero nascita. Ma, poiché la cosa riguarda gli esseri particolari, (un tale discorso) rivela ugualmente la causalità".Vedi Gernet Jacques, I Discorsi del Maestro Shen-hui di Ho-tsò (668-760),Ed.EFEO-Maisonneuve, Parigi,1977- Vol.XXXI,pag.72.
12) Cfr nota 17, passo 15, parte A.
13) Cfr nota 4,passo 16, parte A e nota 7, passo 8, parte B.
14) Cfr nota 1, passo 27, parte C, più avanti.
15) Giunto all'8° stadio (o terra), il Bodhisattva riceve dai Buddha la profezia del proprio Risveglio. Cfr Sutra-Diamante,cap.14, in appendice.
16) Dal Sutra del Diamante, cap.14, in appendice.
17) Tse-kiue-che, letteralmente: "conoscenza generata da una intima percezione", la coscienza discriminante (she, vijnana), in contrasto alla saggezza (che, jnana).
18) Stessa cosa, ma quì, il significato è che l'incomprensione, sebbene percepita e vissuta come tale, non proviene da una eventuale imperfezione della saggezza.
19) Da Gotama, il Buddha Shakyamuni, della casta dei Shakya.
20) Fonte non conosciuta.
12)
Int.:- Il sutra dice: "Una tale lama non esiste nel nostro tesoro reale" (1). Vi prego umilmente di spiegarmi il senso di questa dichiarazione.-
H.P.- Il "tesoro reale" designa l'essenza del cielo e dello spazio vuoto, che può concentrare in sé-stessa i luoghi ed i mondi di tutto l'universo. Ora, questi non sono affatto esterni alla vostra mente, chiamata anche "Bodhisattva-Essenza-del-Cielo"(2). Quando dite che qualcosa esiste o non esiste, che è reale o illusoria, voi state fabbricando delle corna di camoscio(3), si, proprio delle corna di camoscio. E' proprio esattamente questo, che tutti voi andate cercando!.-
N 0 T E
1) Cfr nota 1, passo 7 e nota 5,passo 10, della parte A.
2) In sanscrito: 'Akàsagarbha.
3) Yang-kiao; yang significa normalmente 'montone', ma quì designa il camoscio, come nel passo 7 di questa parte C. Le sue corna simbolizzano le passioni (klesha). La buddhità è paragonata al diamante (vajra), il materiale più duro, ma la tradizione vuole che il camoscio abbia la capacità di romperlo con le sue corna, quasi a voler significare che le nostre passioni ostacolano il gioco della nostra natura. Questa spiegazione viene dal Sutra del Diamante del 6° Patriarca, in Ting, pag. 485d.
13)
Int.- Ma c'è una vera sciabola, nel tesoro reale(1)?
H.P.- Ecco ancora delle corna di camoscio!
Int.- Se non c'è veramente nessuna lama nel tesoro reale, perché è detto che il Principe si impadronirà di questa spada per affrontare lo straniero? Perché soltanto Voi sostenete il contrario?
H.P.- Quelli che affrontano lo straniero con la spada ìn pugno non sono altro, in modo allegorico, che i "delegati del Tathàgata"(2). Ma dicendo che, con la spada del tesoro in pugno, il Principe affronta il nemico straniero, non bisogna pensare che egli abbia portato via qualcosa: il Principe parte dal tesoro con le mani vuote. La vuota essenza originale non è qualcosa che si possa portar via. Che stupidaggine! Se credete a questo genere di cose, davvero vi fate spingere da delle corna di camoscio!-.
N O T E
1) Cfr passo precedente con realtive note.
2) Ju-lè-she, tathàgatadhuta, krtyakara: Coloro che, dopo la morte del Buddha Shàkyamuni, hanno propagato e preservato la sua dottrina.
14)
Int.- Mahàkàsyapa ricevette il sigillo spirituale dal Buddha(1). Ma, in seguito, egli lo trasmise con le parole?
H.P.- Si.
Int.- Allora, se poi lo trasmise con le parole, non portava forse, anch'egli, le corna di camoscio?
H.P.- Kàsyapa comprese la propria mente da se stesso. Non fu quindi un portatore di corna. Coloro che comprendono la mente del Tathàgata conoscono le sue intenzioni e sanno che tutti ì suoi attributi di forma sono altrettanti "delegati" di lui-medesimo, abilitati a trasmettere la mente per mezzo di parole. Così Ananda, che servì il Buddha per venti anni, restando bloccato alla percezione dei suoi soli attributi formali, fu redarguito dal Buddha in questo modo: "Colui che si preoccupa solo di salvare il mondo è impossibilitato a disfarsi delle sue corna di camoscio!"(2)
N O T E
1) Cfr nota 6, passo 7, parte A.
2) Sulla compassione, cfr passo 12, parte B e nota 1; su Ananda, cfr nota 8, passo 16, parte A.
15)
Int.- Cosa accadde quando Manjushri alzò la sua spada su Gotama?(1)
H.P.- Cinquecento Bodhisattva erano giunti allo stato di conoscenza delle loro vite passate, ma questa visione mise in luce i loro ostacoli karmici... "Cinquecento" sta a designare il vostro corpo dai cinque aggregati in cui, vedendo gli ostacoli dovuti alle vostre vite anteriori, continuate a cercare il Buddha, i Bodhisattva ed il nirvana. Allora, Manjushrî impugnò la spada della saggezza e della comprensione allo scopo di distruggere l'idea di un Buddha permanente e Gotama gli chiese, a tal riguardo, proprio di ucciderlo.
Int.- Che tipo di spada, era questa?
H.P.- La spada della "comprensione della mente".(2)
Int.- Se questa comprensione era la sua spada, stroncare l'idea di un Buddha permanente significa dire che è possibile distruggere gli stati mentali basati su una opinione. E' così? E come avviene la cosa?
H.P.- Usando la propria saggezza non-discriminante per farla finita con questo stato di mente discriminante basata sull'eternalismo!(3)
Int.- Essendo in uno stato di mente eternalista e indagatrice, la si distrugge con la spada della saggezza non-discriminante; ma come poter trovare una simile spada?
H.P.- La saggezza non-discriminante invalida le opinioni sull'essere ed il non-essere, ma questa non-discriminante saggezza non è nemmeno qualcosa che possa esser trovata. Int.- Non si può distruggere la saggezza con la saggezza, né tagliare una spada con la spada stessa!
H.P.- La spada si abbatte su se stessa, la spada annulla la spada e non c'è più alcuna spada da dover trovare. La saggezza si abbatte su se stessa, la saggezza annulla la saggezza e non vi è più alcun tipo di saggezza da dover trovare! Questo è il senso dell'espressione: "Madre e figlio, morti entrambi".(4)
N O T E
1) Nel rotolo 105 del Ta-pao-tsi-king (Ratnakuta) si può leggere che vi erano 500 Bodhisattva i quali, giunti alla conoscenza delle loro vite passate, presero coscienza dei gravi comportamenti scorretti da loro perpetrati per parecchi kalpa. Lo scoraggiamento ed i rimorsi gli impedivano di avere la "convinzione del non-nato", quando allora Manjushri, che conosceva i loro pensieri, uscì fuori dall'assemblea, sì scoprì la spalla destra, impugnò la sua spada e si gettò sul Bhagavan facendo il gesto di volerlo uccidere. Il Buddha gli disse: "Cerca dì non farmi del male, ma se sei costretto a farlo, perlomeno fallo bene! Perché? Perché tutto è un'illusione magica. Non c'è <né io né altri>, allora, chi è che uccide e chi è ucciso?". A queste parole, tutti ì Bodhisattva compresero che le loro cattive azioni del passato non erano altro che illusioni magiche e arrivarono, quindi, alla convinzione del "non-nato".
2) Kiè-sin: E' il comprendere il significato del concetto operativo di "mente". Questa interpretazione del simbolismo di Mànjushri, come "comprensione", era tipico nell'Ornamento Fiorito. Cfr San-sheng yuan-jong kuan-men di Ch'eng-kuan, T.1882, vol.54, pag.671b "Samantabhadra simbolizza tutte le attività proprie dell'eterna perfezione, infatti egli è rappresentato, secondo il sutra, sempre in termini di attività. Manjushri rappresenta la comprensione che permette l'attuazione di queste attività, per il fatto che è dalla comprensione esauriente del princìpio ultimo e dei relativi fenomeni che sorge l'abilità negli espedienti. Il Benevolente (Maitreya) dice che bisogna cominciare col percepire gli aspetti positivi dell'intelletto, apprendere successivamente le attività dei Bodhisattva ed infine giungere alla liberazione. Tutto ciò avviene per merito della potenza e della maestà di Manjushri, perché <Manjushri è il maestro spirituale di tutti ì Buddha>, oltre ad essere in toto - la forza della presenza mentale sempre in atto-".
3) Saggezza non-discriminante, nirvikalpajnana, wu-fen-pie-che.
4) Saggezza causale e saggezza risultante sono entrambe trascese dopo il Risveglio.
16)
Int.- Cosa vuol dire "vedere l'essenza"?(1)
H.P.- L'essenza è visione e la visione è essenza. Non occorre fare assegnamento su una essenza per "vedere l'essenza". Capire è essenza, ma non occorre fare assegnamento su una essenza per "capire l'essenza". Soltanto se voi credete ad una essenza la potrete vedere o capire attraverso la co-emergenza di un'altra realtà. Vi è stato chiaramente spiegato che l'oggetto visto non può a sua volta vedere. Allora, perché sovrappore una testa su un'altra testa?(2). E'stato anche detto che il fatto è come un vassoio su cui fate rotolare delle perle di misura diversa. Ciascuna perla ignora le altre, giammai esse interferiscono e nessuna perla dirà mai, nel momento in cui sta nascendo: "Guardate, sto apparendo". come nessuna dirà, appena comincia ad estinguersi :"Mi sto spegnendo". Succede esattamente la stessa cosa per le quattro forme di nascita ed i sei stati di esistenza. Gli esseri viventi non vedono i Buddha ed il Buddha non vede gli esseri viventi. I quattro frutti ignorano le quattro direzioni e le quattro direzioni non vedono i quattro frutti(3). I tre saggi ed i dieci santi non percepiscono il risveglio di uguaglianza ed il risveglio meraviglioso(4) e, a loro volta, il risveglio di uguaglianza ed il risveglio meraviglioso non si curano affatto dei tre saggi e dei dieci santi. Allo stesso modo, l'acqua non vede il fuoco ed il fuoco non vede l'acqua. La terra non vede il cielo ed il cielo ignora la terra. Così, gli esseri non entrano nel DHARMADHATU (L'Assoluto) e né il Buddha ne esce. La Natura delle cose dimora senza un va-e-vieni e non è né il soggetto né l'oggetto di una qualsivoglia visione. E quindi, perché vi ostinate a dire: "lo vedo", "io sento", "io ho trovato la realizzazione per mezzo di un certo amico spirituale", "il mio maestro mi ha insegnato il suo metodo", oppure " I Buddha scendono tra noi per istruirci col loro insegnamento"...?
Kàtyàyana trasmetteva il metodo della realtà secondo la verità della nascita seguita dall'estinzione degli stati mentali, sicché Vimalakirti(5) dovette rimproverarlo aspramente. Nulla vi è mai stato di prigioniero, perciò a chi può servire una liberazione? Non vi è mai stato alcun sudiciume, allora, perché una purificazione? A tal riguardo è detto: " La Realtà è così com'è e quindi inesprimibile". Oggigiorno non si fa altro che studiare teorie sulle conoscenze parziali mischiando pensieri corretti con altri sbagliati, purezza con spazzatura e, girovagando per ogni contrada, si finisce per capitare su qualcuno di cui si crede che abbia uno sguardo spirituale, un'altro che è violento o, ancora, qualcun altro estremamente gentile... Ma questo vuol dire allontanarsi dalla verità tanto quanto il cielo dalla terra e non si può, quindi, più parlare di "vedere l'essenza'.
N O T E
1) Kien-sing = essenza, reale natura: espressione tecnica del Ch'an. Vedere l'assoluta Buddhità della propria mente.-"Vedere l'essenza" (giapp.kenshó), è la Buddhità, la realtà di tutte le cose, la natura della Mente di tutti gli esseri viventi", dice E. Dógen. Vedere, è la realtà, non una realtà 'vista', ma un solo campo dinamico che può modificare la propria energia in diversi aspetti: soggettivo, oggettivo, non-duale. ..
Cfr Izutsu,"La struttura del Sé nel Buddhismo Zen", pagg.49 118, Ed. Fayard, Parigi.
2) Come nel racconto su Yajnadatta. Cfr nota 8, passo 10, parte B.
3) sse-kuo, catuhphala: quattro effetti propri del piccolo-veicolo; sse-siang, le quattro direzioni, tendenze, che degninano il processo recante rispettivamente a questi quattro effetti o risultati, e cioè: srotàpanna, sakrdàgarin, anàgamin, arhat.
4) Sul risveglio di uguaglianza e quello meraviglioso, come pure per i tre saggi e i dieci santi, cfr nota 1, passo 3, parte A e nota 3, passo 11, parte C.
5) L'arhat Katyàyana nacque in una famiglia di brahmani di Udjayini, capitale dello stato di Ayanti. Il Buddha gli diede l'insegnamento nella sua città natale... Egli diceva:" Tutte le formazioni sono impermanenti, tutte le formazioni sono dolorose, tutti i dharma sono vuoti, tutti i dharma sono impersonali, solo il nirvana è calmo..."(vedi Lamotte,pag.165). A questo che andava dicendo, Vimalakirti gli ribatté: "Non parlare di dharma dotati di attività, muniti di produzione (:nascita) e muniti di scomparsa (:estinzione). Perché? Perché, Venerabile Mahakatyayana, assolutamente niente è stato prodotto, viene prodotto né sarà prodotto; assolutamente niente è mai scomparso, sta scomparendo o scomparirà. Tale il senso del termine "impermanente". Comprendere che i cinque aggregati sono assolutamente vuoti di natura propria e, conseguentemente, senza nascita: tale è il senso della parola "doloroso". Tutti i dharma sono assolutamente non-esistenti: tale è il senso della parola "vuoto". Sapere che l'io ed il non-io non costituiscono per niente una coppia di opposti (una dualità): tale è il senso della parola "impersonale". Quello che è senza natura-propria e senza natura-esterna non prenderà mai fuoco e ciò che non prende fuoco non è soggetto a doversi spegnere; ciò che non comporta alcuna estinzione è già assolutamente estinto; e tale è il senso della parola "calmo". .. (Lamotte, pag.163 e seg.)
17)
Int.- Quando dici che l'essenza (la natura delle cose) non è altro che la visione di questa essenza e che questa visione è già l'essenza in sé-stessa, questo sta a significare che questa essenza è in sé del tutto libera, senza mescolanza né limiti. Allora, perché ciò da cui noi siamo separati per qualche motivo ci è invisibile? E ancora, perché posso vedere ciò che mi sta vicino mentre non posso vedere ciò che mi sta lontano?
H.P.- Ecco un'opinione eterodossa nata dal tuo equivoco. Dicendo che gli oggetti separati sono non-visibili e che nulla di ciò che è lontano è visibile, si afferma che l'essenza è un'entità divisa e bloccata, cosa che non ha il minimo senso. L'essenza non ha sicuramente niente a che vedere con una visione o una assenza di visione. Come pure, il metodo spirituale non consiste nella visione o assenza di visione. Colui che vede l'essenza non trova niente che non sia la sua propria essenza. I sei stati di esistenza e le quattro forme di nascita, la terra coperta di montagne e fiumi, tutto ciò non è nient'altro che la nostra sostanza essenzialmente pura e luminosa. Perciò è stato detto:
" Vedere le forme, è vedere la mente,
" poiché forma e mente sono indistinte"(1).
Dal semplice fatto di mantenere la propria coscienza "ordinaria" nella condizione di appropriarsi dei caratteri particolari (le proprie idee in proposito) e di trascurare ciò che si ha sotto gli occhi, immaginando che vi sia un "vedente", comporta il finire di corsa tra i sostenitori dei due veicoli, i quali si adagiano su una comprensione teorica orientata. -"E' visibile nello spazio ciò che è vicino ed invisibile cio che è lontano"- questa è una proposizione ben cara agli eretici. E' abbastanza chiaro che non si ha da parlare di qualcosa di interno o di esterno, di vicino o di lontano. Ciò che, benché vicino è invisibile comunque, questa è l'essenza di tutte le cose. Vicina e malgrado tutto invisibile. Ed invece, frettolosamente si sentenzia: "invisibile, quindi lontana". Sta tutta quì l'assurdità!-
N O T A
1) La forma indica il visibile, il tangibile, ecc., la mente, l'invisibile, il non-tangibile. Questo doppio aspetto si accorda a tutti gli esistenti; "forma" è chiamata "corpo" nei riguardi degli esseri viventi.
- Non si è potuto riscontrare la fonte di questa strofa, che potrebbe provenire dal commentario esoterico del Sutra del Loto, elaborato da Tsing-si, sotto il titolo Le dieci non-dualità, di cui la prima è, giustamente, quella di forma e mente.
18)
Int.- Venerabile, cosa proponi per lo studente che non comprende?
H.P.- Io non ho, e non ho mai dato niente a nessuno, dato che da sempre vi sono state indicate cose che voi cercate di comprendere, sottoponendo così sia il discepolo che il maestro al castigo sovrano! Sappiate solamente questo: rimanete insensibili un solo istante e conoscerete la naturale insensibilità del corpo; rimanete un solo istante senza rappresentazioni mentali e avrete un corpo libero da rappresentazioni mentali; non lasciatevi andare mai ad elaborazioni mentali su qualcosa e ne otterrete un corpo senza costruzioni mentali e quando non cogiterete più, non pronosticherete più niente e non discriminerete più su alcunché, il vostro corpo sarà finalmente libero dalle coscienze discriminanti.(1)
Un solo movimento del pensiero (in pratica, un solo pensiero) ed eccovi sprofondati nella catena delle dodici causalità interdipendenti(2), in cui l'ignoranza condiziona le formazioni mentali per mezzo del rapporto di causa ed effetto, imprigionati, senza scampo, nella spirale che conduce alla vecchiaia e alla morte. Così, quando il giovane Sudhana (3) si recò in centodieci diversi luoghi alla ricerca di un amico spirituale (un maestro), non stava facendo altro che cercare all'interno stesso delle dodici cause interdipendenti. Alla fine, incontrò Maitreya (4), il quale lo indirizzò da Manjushri; sapete bene che Manjushri non è altri che la vostra ignoranza originaria(5). Per colui che, con una mente discriminante, cerca un maestro spirituale al di fuori di sé-stesso, ciò che momentaneamente appare si estingue immediatamente e ciò che è soggetto alla sparizione tutt'ad un tratto riappare. Così, o monaci, "nascere, invecchiare, essere malati e morire" (6), è il pagamento dovuto dalle cause agli effetti; di conseguenza, i cinque aggregati possono nascere e svanire. Ora, i cinque aggregati sono anche detti i "cinque tenebrosi"(7), ma se essi non evocano in voi ìl minimo pensiero, le diciotto sfere (8) risultano vuote. I fiori ed i frutti di questo corpo sono, nella mente, una "saggezza magica", chiamata con altre parole "magico terrazzo"(9). Dal momento che vi attaccate a qualsiasi cosa, il vostro corpo non è che un cadavere o, come sovente si dice, un "demonio che custodisce ìl cadavere"(1O).
N O T E
1) Qui, il corpo è l'aggregato della forma, a cui seguono i quattro aggregati della mente e cioè: sensazioni, percezioni, formazioni mentali e coscienza.
2) I1 sorgere apparente ed illusorio dei fenomeni, essendo vuoto in essenza, è condizionato da nodi causali. Maggiormente per gli esseri viventi, dotati di coscienza, questi nodi causali seguono tutti il medesimo duodecuplice incatenamento: l'ignoranza condiziona le formazioni mentali, che condizionano le coscienze discriminanti, i nomi e le forme, i sei organi dei sensi, il contatto, le sensazioni, il desiderio, attaccamento, l'esistenza o divenire, nascita e rinascita, ed infine, la vecchiaia e la morte.
3) Shan-ts'e-t'ong-tsu. Nel Sutra dell'Ornamento Fiorito (Avatamsaka), al capitolo 'entrata nello stato assoluto', il giovane principe Sudhana rappresenta il Bodhisattva che segue la sua carriera. Gli occorrerano cinquantatre "amici" o maestri spirituali (mentre Huang-po ne enumera centodieci, più del doppio) per entrare effettivamente nello "stato assoluto".
4) Maitreya: Mi-lè, il Buddha futuro, il quinto dei mille Buddha del Kalpa-fortunato (il nostro). Qui simbolizza il 52° grado della carriera del Bodhisattva, ovverosia il "risveglio meraviglioso"(o trascendente);. .."il giovane Sudhana giunse alla sua 52° tappa, al palazzo di Vairocana. Lì consultò il Bodhisattva Maitreya. Attese per qualche istante sulla soglia prima di entrare poi, dopo essersi prostrato ai piedi del Bodhisattva, entrò nelle sfere trascendenti della contemplazione"... da: Wen-shu che-nan t'u-tsan ('L'orientamento di Manjushri')T.1891,vol.45,pag.804c.
5) Manjushri fu il primo maestro di Sudhana e qui viene simbolízzato come il primo contatto con la mente del Risveglio (ch'u-hsin). Sudhana, dopo il raggiungimento del suo scopo, cioè l'incontro con Maitreya, scopre che senza l'ignoranza originale non può esservi Risveglio originale e che Manjusri è l'unione trascendente dell'ignoranza e della saggezza. Vedi Ch'eng-kuan, op.cit. e Shibata, pagg.149-152.
6) Le quattro principali fonti di sofferenza dell'essere umano.
7) Huang-po impiega la parola 'tseu' per skandha, tradotto convenzionalmente con "aggregato". La parola solitamente usata sarebbe 'yun', spesso confusa, talvolta in maniera voluta, con 'yin', il principio tenebroso di oscurità in opposizione a 'yang', principio luminoso e solare.
8) She-pa-kiè, le "diciotto sfere psicosensoriali". Esse sono i sei organi: occhi, orecchie, naso, lingua, particelle tattili e sistema nervoso centrale (manas?); i sei oggetti della percezione: forme-colori, suoni, odori, sapori, oggetti tangibili ed elementi o "entità del pensiero"; e infine le sei coscienze discriminative che uniscono gli organi con i loro oggetti: coscienza visiva, auditiva, olfattiva, gustativa, tattile e mentale.
9) L'espressione viene da Chuang-tsu (cap.19 e 23) e designa il cuore-mente.
10) Dal Wu-teng hui-yuan (cap.8) si viene a conoscenza che il maestro di Ch'an Huang-long bollò con l'epiteto di "demonio-che-custodisce-i-cadaveri" il grande immortale taoista Liù-tong-pin, quando questi gli domandò cosa pensasse delle droghe che producevano l'immortalità. Cfr anche Il mangiatore dì nebbie, pag.247
19)
Int.- Quando Vimalakirti mantenne il silenzio, Manjushri gli dette il suo assenso(1) dicendo: "Ecco il metodo del vero accesso alla non-dualità!" Dicci qualcosa su questo!
H.P.- Il metodo della non-dualità non è altro che la vostra propria mente. Dire e non dire, significa far apparire e poi scomparire. Quando non si dice niente, non si mostra niente. Da qui l'elogio di Manjushri.
Int.- Il silenzio di Vimalakirti serve a rammentare la 'cessazione' del suono?
H.P.- La parola è il silenzio ed il silenzio, la parola. La parola ed il silenzio non sono affatto due entità distinte. A tal riguardo, è detto: "La vera natura del suono, neppure essa, si potrà mai abolire". Ciò che sentì Manjushri non fu certo una abolizione, una soppressione. Per questo il Tathàgata ha sempre detto che non aveva nulla da dire. Ciò che disse il Tathàgata, è la Realtà, e questa Realtà ha la forma del suo insegnamento. Allo stesso modo, i corpi di godimento e di manifestazione, i Bodhisattva, gli Uditori, la terra coperta di montagne e fiumi, questi uccelli che ascoltate, questi alberi che vedete, tutto questo, è la stessa Realtà che Egli insegna. Così, Egli insegna tanto parlando, che rispettando il silenzio; insegna per interi giorni senza predicare alcunché e siccome le cose stanno proprio così, tutto è fondato soltanto su questo silenzio.-
N O T A
1) Dice il Vimalakirtinirdesasútra: "Allora, Manjusri, il principe ereditario, disse al laico 'Licchavi' Vimalakirti:- Figlio di buona famiglia, ora che ciascuno di noi ha detto la sua parola (sull'entrata nella non-dualità), esponeteci, a vostra volta, ciò che è la dottrina della non-dualità.- Il Licchavi Vimalakirti rimase in silenzio. - Manjusri dette il suo assenso al Licchavi Vimalakirti, dicendogli:- Bene, bene, o figlio di buona famiglia, questa è l'entrata del Bodhisattva nella non-dualità. Su questo argomento, i fonemi, le parole, i suoni e le idee non hanno bisogno di impiego". VMKNS, cap. 8, §33, Lamotte, pag.317.
20)
Int.- Gli Uditori (sravaka) cercano di sfuggire dal Triplice Mondo dell'esistenza ma, così facendo, non è che sfuggono anche dal Risveglio? Se sì, perché?
H.P.- I corpi che essi tentano di sfuggire non sono che materia. Gli Uditori si preoccupano unicamente di abolire la loro credenza del Triplice Mondo. Liberatisi dalle passioni dolorose, essi non possono agire di nascosto dal Risveglio. Allora, è lo stesso Yama (2) che li riacciuffa per costringerli al Risveglio(3). Si ritrovano, così, seduti all'interno di una foresta a rimuginare su una mente del Risveglio intaccata da opinioni sottilì(4). Quando il Bodhisattva prende una forma umana, non rifiuta il Triplice Mondo né ricerca il Risveglio in particolare. Non rifiutando niente, egli nemmeno cerca niente aldifuori dei sette grandi princìpi elementari(5); non adottando niente, infine, i dèmoni esterni non trovano in lui, alcuna esistenza particolare. Chi si attacca alla minima idea di realtà, avrà fatto seccare la cera prima ancora che si sciolga! Quando il sigillo si imprime all'esistenza, appare il marchio delle quattro forme di nascita e dei sei stati di esistenza, ma quando esso si imprime sulla vacuità, ciò che appare è l'impronta di "qualcosa" senza nessuna particolarità. Dovete solamente sapere una cosa: Non imprimete questo sigillo a niente! Infatti, questo sigillo è lo spazio-cielo (vuoto), né uno né due, il cui principio è la vacuità del non-vuoto, cosicché il sigillo viene riassorbito nella non-esistenza. L'apparizione dei Buddha nell'universo intero è simile ad un lampo: vi si vede tutto ciò che striscia e vive, come un riflesso e gli stessi innumerevoli universi di tutti gli spazi, come una goccia d'acqua nell'infinito mare; tutti i metodi, anche i più profondi, vi sono ascoltati e capiti come in una fantasmagoria, la non-differenziazione delle menti, la non-differenziazione delle realtà, così come le migliaia e migliaia di sutra e trattati! Tutto ciò dipende dalla vostra sola mente, quando essa è nella condizione di non appropriarsi di nessuno dei suoi attributi(6). Per questo è stato detto che: "Nello stato di mente-unica, tutti gli espedienti non sono altro che semplici ornamenti!"(7).
N O T E
1) Gli Uditori sono coloro che, avendo ricevuto gli insegnamenti sulle quattro nobili verità, si sforzano inutilmente nella concentrazione, nel raccoglimento e nella elimina-zione di tutte le loro passioni. Spaventati dalla sofferenza esistente nel Triplice Mondo, essi se ne astraggono rifugiandosi negli stati estatici. Ora, siccome "le passioni sono la bodhi", cioè il Risveglio, non possono, quindi, nemmeno rifugiarsi nel Risveglio.
2) Yama, il re degli inferi, ossia la morte.
3) Cioè rinascono in un ambiente mahàyànista.
4) La "mente del Risveglio" (bodhicìtta) designa la vacuità, che ha come nucleo vitale la compassione. Questa "mente" si coltiva in modo relativo con la meditazione dei "quattro-incommensurabili" (benevolenza, compassione, amore simpatetico ed equanimità), del "cambiare sé-stessi con gli altri", ecc., con le sei virtù trascendenti (Paramità); e in modo assoluto, attraverso la conoscenza trascendente (Prajna), la quale riconosce la vacuità del soggetto, dell'oggetto e del loro rapporto.
5) Ts'i-ta, è la totalità delle cose, il campo assoluto: terra, acqua, fuoco, aria, spazio, i sensi e la coscienza. Questa tesi si trova nel Surangamasutra.
6) Quando invece ci si afferra agli attributi particolari, si viene portati a scambiare l'insieme delle apparenze con la loro essenza, cioè si vede il serpente al posto della corda.
7) Cfr nota 5, passo 5, parte B.
21)
Int.- Cosa sarebbe accaduto se, in altri tempi, io fossi stato smembrato dal re Kaliraja?(1)
H.P.- Il saggio che fu smembrato equivale alla vostra mente e Kaliràja, il vostro amore per la ricerca. E, come Kaliraja che non onorò affatto la sua condizione regale, anche voi verrete chiamati "àvidi di guadagno". Che differenza c'è tra Kaliraja e il ricercatore odierno che vuole accaparrare la conoscenza dì ciò che percepisce, senza nessuna accumulazione di meriti? Vedere una forma, equivale a strappare gli occhi del saggio. Udire un suono, equivale a strappargli le orecchie. Sentire e conoscere sono delle torture analoghe ed è questo, ciò che significa l'espressione "essere smembrati".
Int.- Però il saggio sopportò quelle sevizie così serenamente come se, si potrebbe dire, non ne avesse quasi percezione, nel mentre veniva smembrato. Egli non aveva, quindi, la necessità di essere una volta paziente ed un'altra, impaziente...
H.P.- Ecco, come al solito sorge la concettualità del "credere al non-nato". La parola "pazienza" significa capacità-di-sopportare, e non 'ricerca', dato che ogni ansiosa ricerca è una vera ferita!
Int.- Ma il saggio sentiva il dolore, nel venire smembrato? Oppure, se non vi era nessuno che sentisse checchessìa, chi, quindi, avrebbe sofferto?
H.P.- Se non vi fosse nessuno a soffrire, dietro a cosa, correreste voi come dei folli?
N O T A
1) Cfr nota 2, passo 13, parte B ed il cap.14 del Sutra del Diamante, in appendice.
22)
Int.- La profezia del Buddha Dipamkara si compì in più o meno di cinquecento anni?(1) H.P.- Non si compì affatto in cinquecento anni. "Profezia" vuol dire che nel fondo di voi-stessi, non dimenticate né perdete assolutamente niente di ciò che si è formato, senza tuttavia appropriarvi di un qualunque risveglio. Bisogna comprendere chiaramente che il tempo non è un tempo fatto in maniera che questa profezia si avveri in meno di cinquecento anni, potendo comunque avverarsi in ben più di cinquecento anni.
Int.- Questo vuol dire realizzare che nessun aspetto del tempo può essere trovato?(2) H.P.- "Non vi è la minima realtà da trovare!"(3)
Int.- Perché dici che occorre molto tempo affinché trascorrano cinquecento anni?
H.P.- Questa durata (di cinquecento anni) è quella stessa della vita del saggio (4) ma, c'è da tener presente, che quando Dipamkara fece la sua profezia, "non vi era veramente in ciò, la minima realtà".(5).
N O T E
1) Il Buddha Sakyamuni stava completando il secondo kalpa della sua carriera bodhi= sattvica quando incontrò il Buddha Dipamkara. Facendogli l'offerta di cinquecento fiori di loto, distese sul fango la sua lunga chioma pregando quel Buddha di camminare sopra di essa affinché non si infangasse i suoi piedi. Fu allora che il Buddha Dipamkara gli fece la profezia del suo Risveglio in cinquecento anni (tanti quanti erano i fiori).(Cfr il cap. 17 del Sutra del Diamante)."Cinquecento anni" indicano una lunga durata nella scala umana del tempo. Esistono molte specie di profezie (sheu-ky, vyàkarana), di cui la principale consiste nell'annuncio fatto ad un Bodhisattva del suo risveglio finale.
2) Quando la coscienza è conscia del suo scorrere e della sua apparente continuità, questo è percepito come il tempo: "Il Tathàgata insegna che tutti i pensieri sono dei non-pensieri, per questo si chiamano pensieri (o mente), in realtà, o Subhuti, i pensieri passati sono introvabili, i pensieri presenti sono introvabili, i pensieri futuri sono introvabili." Sutra- Diamante, cap.18.
3) Sutra-Diamante, cap. 22, cfr nota 11, passo 5, parte B.
4) Cfr il passo precedente (n.21)
5) Vedi sopra, nota 3.
23)
Int.- Nei sutra si legge che "Dissolvendo i concetti errati, accumulati durante dieci milioni di kalpa, ho mantenuto il corpo assoluto (Dharmakaya) senza che sia necessario far trascorrere altri innumerevoli kalpa!"(1). Cosa significa ciò?
H.P.- Per ottenere la realizzazione, durante lo scorrere dei tre kalpa incalcolabili, non si avrebbe ancora abbastanza tempo con tanti kalpa quanti sono i granelli di sabbia del Gange. Mentre se si resta un solo istante nello stato del corpo assoluto e si vede direttamente l'essenza (la natura reale) in tutta chiarezza, questo ci riporta ai discorsi più sublimi dei tre veicoli (2). Perché? Perché si tratta ancora di un convincimento, una opinione su uno stato di corpo assoluto che è suscettibile di dover essere mantenuto e, perciò, questo ci riconduce alla non-comprensione di ciò che significano veramente gli insegnamenti ufficiali.-
N O T E
1) Questa citazione viene dal Sutra del Loto, al cap. 'Devadatta'. Essa espone il metodo del Risveglio istantaneo (o Illuminazione improvvisa) dimostrato dalla figlia di Sàgara, re dei draghi marini. "Mantenere il corpo assoluto" vuol dire restare nello stato naturale della mente, preservare l'esperienza della semplice coscienza (tib.: ngo-bo skyong-pa).
2) Questi discorsi più sublimi sono quelli che si basano su degli scopi ben definiti, mentre Huang-po non cessa dì ripetere, ed il Sutra-Diamante lo attesta, che ottenendo il Risveglio, non si ottiene nulla di qualificabile, di descrivibile; quindi nulla di particolare o di ben definito.
24)
Int.- Colui che, vedendo chiaramente la Realtà dei fenomeni, ottiene la realizzazione improvvisa, sta comprendendo l'intenzione del maestro-Patriarca(1)?
H.P.- La mente del maestro-Patriarca oltrepassa il cielo (il vuoto).
Int.- E questa è limitata e divisa, come i fenomeni?
H.P.- I limiti e le divisioni sono concetti relativi, come disse lo stesso maestro-Patriarca: "Nulla di limitato, nulla di illimitato, nulla di limitato e di illimitato...(2)", perché si tratta dell'assoluto. Voi che state studiando in questa epoca, non siete ancora riusciti ad estraniarvi dagli insegnamenti dei tre veicoli ed osate proclamarvi maestri di Ch'an! Eppure siete al corrente che per studiare il Ch'an non si deve lasciarsi andare a concezioni erronee su opinioni eterodosse. Chi beve l'acqua sà da sé-stesso se essa è calda o fredda. Nel più breve istante, il tempo di una singola azione o di un arresto della stessa, qualora non vi sia la minima differenza tra due momenti successivi di coscienza, questo soltanto è ciò che vi serve per sfuggire dal cerchio infausto delle trasmigrazioni!(3).
N O T E
1) Si riferisce a Bodhidharma, il primo Patriarca Ch'an della Cina, che venne dall'Occidente con l'intenzione di trasmettere il metodo spirituale da mente a mente.
2) Non si conosce la fonte di questa citazione.
3) Cioè dal samsara.
25)
Int.- Non essendo, il corpo del Buddha, composto da aggregati, non appartiene a nessuna categoria. Come spieghi allora che in seguito ci fu una "guerra delle reliquie" (1) ?
H.P.- Le vostre opinioni vi fanno vedere solo le reliquie temporali, ma non le vere reliquie del Buddha.
Int.- Allora le sue vere reliquie fanno parte del suo essere fondamentale, o invece rappresentano le sue gesta (2)?
H.P.- No. Esse non appartengono al suo essere fondamentale né rivelano le sue gesta. Int.- Se esse non si riferiscono né al suo essere fondamentale né alle sue gesta, perché esse sono dette "...unicamente delle quintessenze, ossa d'oro fino e persistente"(3)?
Il maestro allora sgridò il suo interlocutore:
"Come pretendi di studiare il Ch'an se intrattieni simili opinioni? Dove hai visto mai delle ossa nello spazio vuoto! La mente dei Buddha è come il cielo, come lo spazio vuoto, cosa vai a cercarvici delle ossa?!
Int.- Ma io sto vedendone proprio ora qui davanti a me, di reliquie! Che cosa sono, in realtà?(4)
H.P.- Sono le tue concezioni errate che ti fanno vedere delle reliquie!
Int.- Ma, Venerabile, le stai portando su di te, queste reliquie, non è così? Vorresti, per favore, mostrarcele?
H.P.- E' molto difficile poter vedere le vere reliquie del Buddha. Se solamente voi poteste ridurre in polvere la Montagna Trascendente(5) semplicemente con la punta delle vostre dita, allora sì che vedreste le vere reliquie del Tathagata!-
N O T E
1) Alcuni Re dell'India (Amlakapas, Bulayas, Ramagramas, Kaulyas, Shàkyas di Kapilavastu, Licchavis di Vaisali, Vristhadipas e Magadhas) si precipitarono a Kusinagara avendo sentito che il Buddha si stava spegnendo, per cercare la loro parte di reliquie del Tathàgata. Vedendo che tra Ajatasatru, re di Magadha ed il Ràja di Kusinagara, si stava presto venendo alle armi, il brahmàno Drona s'incaricò di dividere le reliquie in otto parti, disponendole in otto urne per gli otto Re... L'espressione "guerra di reliquie" è una traduzione approssimativa, in quanto il testo cinese dice: "gli otto kin e i quattro teu di reliquie"; kin e teu sono unità di misura. -(La Trasmissione della Lampada, al cap.l, pag.205c, dice:-"...allora, il feretro dorato lasciò il suo basamento e si alzò ad una altezza di sette palmi. Fece una piroetta nello spazio e prese fuoco. In un batter d'occhio, non fu che cenere, dalla quale si raccolsero otto kin e quattro teu di reliquie...")
2) Kung-siun, letteralmente : i meriti (punya).
3) Citazione da fonte sconosciuta.
4) Gli adepti del Mahàyàna spesso portano intorno al collo un piccolo contenitore con le reliquie di un maestro o di un grande santo. Così, Huang-po, non solo si prostrava davanti alle statue ma, quasi dèsse valore alle particolarità, portava con sé anche delle reliquie.
5) Si tratta del monte Meru (Miao-kao-fong, Sumeru), l'asse del mondo.
26)
H.P.- Ora, quindi, per studiare la Via e consultare un maestro del Ch'an, bisogna, in ogni situazione, evitare di generare un qualsiasi stato di mente particolare. A tal riguardo, la sola cosa da dire è la seguente:
"La dimenticanza dei moventi è la prosperità della Via del Buddha;
"Il discriminare apre la porta al rigoglio delle armate del diavolo!(1)
Nel significato ultimo, in questa frase, non essendo ciò che la punta di un capello, non vi è assolutamente "la minima realtà che sia possibile trovare"(2).
N O T E
1) Cfr nota 3, passo 3, parte B.
2) Citazione dal Sutra del Diamante, cap.22, spesso ripetuta nei passi precedenti.
27)
lnt.- Il maestro-Patriarca, trasmettendo il suo metodo, a chi lo confidò?
H.P.- Egli non aveva niente da poter trasmettere.
Int.- Allora perché il Secondo Patriarca (Hui-k'o) gli chiese di "calmargli la mente"?
H.P.- Se sostieni che egli avesse un metodo da comunicare, si dovrà concludere che il Secondo Patriarca cercasse la mente e che perciò poi la trovò. Ora, è impossibile, cercandola, di trovare la mente. E' in questo senso che è stato ben detto a tutti voi che quando, finalmente, la vostra mente è calma, se voi doveste discriminare e quindi, scoprire in essa qualsiasi cosa, qualechesia, soccombereste nuovamente ai cicli di ciò che nasce per poi successivamente estinguersi.
N O T A
1) A quel tempo, Bodhidharma, il maestro-Patriarca, soggiornava al monastero di Shao-lin sul monte Song. Egli restava silenzioso per tutta la giornata, seduto con la faccia verso il muro e, siccome nessuno capiva il suo comportamento, lo si chiamò "Brahmàno-contempla-muro".
Shen-kuang, un giovane monaco erudito di Lo-yang, venne da lui per richiedergli il suo metodo spirituale, ma Bodhidharma rimaneva ignobile e silenzioso. Si era in ottobre e nevicò tutta la notte, ma Shen-kuang restava in piedi senza muoversi dalla porta del Patriarca. All'alba, egli aveva la neve fin sopra i ginocchi... "Che cos'è che cerchi, piantato lì in mezzo alla neve?" gli chiese, preso da pietà, il maestro. -"Io imploro la vostra compassione, Venerabile,"- fece Shen-kuang piangendo."Aprite il rubinetto del vostro serbatoio d'ambrosia, affinché i suoi fiotti possano guarire la moltitudine degli esseri!".- Al che, il maestro-Patriarca, ribatté deciso: "I Buddha si sono sforzati per milioni di kalpa allo scopo di ottenere la Via suprema e meravigliosa, praticando l'impraticabile e sopportando l'insopportabile. Come potrebbero degli esseri dotati di scarsa virtù e di poca saggezza aspirare al veicolo della verità senza una superflua sofferenza?"
A queste parole, Shen Kuang sentì accrescere il proprio ardore e, impossessatosi di un coltello tagliente, si tagliò netto il braccio sinistro poggiandolo ai piedi del maestro. Questi allora riconobbe in lui un degno discepolo.-"All'inizio della loro ricerca spirituale - disse - tutti i Buddha dimenticano il loro corpo a favore della spiritualità. Tu hai tagliato il tuo braccio davanti a me e perciò riconosco che la tua aspirazione è fondata. D'ora in avanti ti chiamerai "Hui-k'o"(Insediato nella conoscenza trascendente)".- Tra Hui-k'o e Bodhidharma cominciò quindi questo dialogo: "E' possibile intuire il sigillo spirituale di tutti i Buddha?" - "No, nessun uomo ordinario può farlo" - " La mia mente non conosce la pace. Vi supplico di pacificarla". - "Portami qui la tua mente ed io la pacificherò!" - "Io la cerco, ma non posso trovarla..." - "Ecco, ora la tua mente conosce la pace..."-
Cfr La Trasmissione della Lampada, cap.3, pag.219b, 4-23.
28)
Int.- Il Buddha riuscì a sconfiggere l'ignoranza primordiale?
H.P.- L'ignoranza è l'ambiente stesso nel quale tutti i Buddha si sono manifestati ed hanno raggiunto la Via e, proprio per tale fatto, la stessa causalità interdipendente è il luogo della Via(1). La più piccola particella di polvere, la forma più minuscola che si può vedere è totalmente in accordo con la natura della sostanza illímitata(2). Sollevate i piedi, poggiateli di nuovo a terra, non lascerete mai il luogo stesso della Via. Questo "luogo della Via" non è qualcosa che possa essere trovato ed io vi dico che il solo fatto che niente possa essere trovato, si chiama "essere insediati nel luogo stesso della Via" (bodhimandala)(3).
Int.- L'ignoranza è chiara o oscura?(4)
H.P.- Essa non è né chiara né oscura, poiché il chiaro e l'oscuro dipendono da leggi cicliche. L'ignoranza non è certamente luminosa, ma non si può definire nemmeno oscura in quanto la sua non-luminosità non è altro che la "chiarezza fondamentale"(5). Questa dichiarazione stessa è causa di confusione per la mente.. . Io preferisco, quindi, esprimermi con un linguaggio provvisorio per soddisfare le persone. Tutti tentano di imitare Sariputra sforzandosi di trovare un mezzo di salvazione generale, senza essere capaci di sondare la saggezza del Buddha, la cui conoscenza perfettamente libera oltrepassa lo spazio vuoto del cielo...Ma questo, credo che non sia un soggetto di conversazione adatto per voi!
Shàkyamuni raggiunse una misurazione di un "trichiliomegachiliocosmo" allorché uno sconosciuto Bodhisattva, con un solo passo, lo saltò da una parte all'altra. Questi superò con un solo balzo tutti gli universi del trichiliomegachiliocosmo, senza tuttavia staccarsi da un solo poro della pelle di Samantabhadra. Dunque, quale dei vostri particolari talenti metterete a profitto per spiegare questo fatto?(6)-
Int.- Dato che è impossibile sia spiegarlo che studiarlo, perché viene detto che:
"Il ritorno all'origine e la reale essenza sono non-duali,
"Benché gli espedienti siano abbondanti di tecniche"(7)?
H.P.- La non-dualità del ritorno all'origine e della reale essenza è la vera natura dell'ignoranza, vale a dire l'essenza naturale di tutti i Buddha. L'abbondanza degli espedienti sotto forma dì tecniche designa, per gli Uditori, la visione della nascita dell'ignoranza e la visione dell'estinzione dell'ignoranza; presso i Buddha-solo-per-sé (Pratyekabuddha), essa stessa designa la visione dell'estinzione dell'ignoranza e la scomparsa della visione della sua nascita: ogni istante consecutivo di coscienza è testimonianza dell'estinzione nella pace. Quanto ai Buddha, essi vedono che gli esseri viventi nascono continuamente ogni giorno, ma senza veramente nascere, ed ogni giorno si estinguono (muoiono), senza veramente estinguersi, poiché ciò che non dipende né passa attraverso la nascita e l'estinzione è precisamente il frutto del Grande Veicolo. Di conseguenza è detto:
" Quando il frutto è maturo, il Risveglio è perfetto;
"Quando il fiore si schiude, emerge l'Universo!" (8)
Sollevare un piede, è il Buddha; riabbassarlo, gli esseri senzienti. I Buddha sono chiamati "Signori dei bìpedi"(9) perché sono loro sufficienti due gambe: se una simboleggia l'assoluto, l'altra è il fenomenico! Quì si incontrano gli esseri viventi, il ciclo delle morti e delle rinascite, senza nessuna distinzione e questa completezza è causa dell'assenza di ogni ricerca.
Eccovi qui, ora, a studiare il Buddha, pensiero dopo pensiero, ma questo equivale a detestare gli esseri viventi e chi detesta gli esseri viventi offende i Buddha di ogni spazio e di ogni tempo. Pertanto, il Buddha è venuto in questo infimo mondo per svuotare le tazze dei cessi, per "evacuare gli escrementi dei giochi-di-parole"(10) o, più semplicemente, per farvi rinunciare a quello che avete studiato sulla mente ed a quello che vi avete scorto. Dopo esservi completamente sbarazzati di tutto ciò, non potrete più cadere nei giochi di parole. Questa "evacuazione degli escrementi" che ho menzionato, serve soltanto per esortarvi a non produrre pensieri, dato che quando non si producono pensieri, si perviene, in modo del tutto naturale, alla grande saggezza, la quale non discrimina assolutamente tra il Buddha e gli esseri viventi, in quanto essa non impone nessuna discriminazione. Solamente allora si sarà entrati nella nostra scuola di Ts'ao-si. Un santo di altri tempi soleva dire: "Poche persone praticano il mio metodo spirituale, benché proprio l'assenza di pratica sia il mio metodo spirituale"(11), nient'altro che la mente-unica in cui gli uomini, tutti quanti sono, non osano penetrare, o piuttosto, non proprio tutti, ma soltanto un esiguo numero di essi, lo può. Ora, chi lo può, è Buddha. Salute a tutti voi!(12)"-
N O T E
1) Il "luogo della Via" è la sede della produzione 'interdipendente', poiché va dalla distruzione dell'ignoranza alla distruzione di vecchiaia e morte" (una sorta di pratitya-samutpàda parallela). VMKNS, cap.3,§58, Lamotte,pag.202.
2) T'i-sing, letteralmente: "essenza di sostanza", la realtà ultima di tutte le cose e, ciò che vi è di immutabile in essa, è chiamata "essenza", benché sostanza ed essenza si equivalgano. Coloro che accedono alla Realtà attraverso la porta del "princìpio"('lì') riconoscono la consustanzialità e l'inseparabilità essenziali del Tathàgata e degli esseri viventi.
3) "L'Introvabile" è il metodo della Conoscenza Trascendente (prajna), così come è esposto nel Sutra-Diamante, cfr Appendice.
4) In cinese "ignoranza" si dice wu-ming (senza-chiarezza), da cui la domanda.
5) La "chiarezza fondamentale" o "originaria" (pen-ming o yan-ming) descrive il Risveglio fondamentale (pen-kiue), lo stato naturale della mente, come una assoluta purezza (vuoto) che illumina la grande conoscenza (coscienza).
6) Il mistero del campo dell'assoluto (simbolizzato dal Bodhisattva Samantabhadra) è spiegato dal Sutra dell'Ornamento Fiorito (Avatamsakasútra) in questo modo: "Gli inconcepibili campi del Buddha appaiono anche soltanto in uno dei suoi pori, per esporre il metodo di liberazione detto 'della non-ostruzione',".
Vedi nel VMKNS, cap.9, la rapidità con la quale il "Bodhisattva illusorio", creato da Vimalakirti, salta oltre gli "universi" così numerosi quanto i granelli di sabbia dei quarantadue Gange...- Lamotte, pag.324 seg.
7) Citazione di cui non si conosce la fonte.
8) Idem.
9) Liang-tsu-tsuen, dvipadapati, il principe degli uomini e degli dèi ("bipedi"). Quello che è rappresentato da una gamba, trova nell'altra il suo complementare. In cinese tsu, piede, gamba, significa anche "soddisfacente", "sufficiente"; da quì il gioco di parole pressoché intraducibile che Huang-po si concede.
10) Si-luen, prapancha. Si possono distinguere due specie di giochi dì parole: quelli stimolati da desiderio-attaccamento e quelli attivati dalla presunzione di sostenere una opinione filosofica. Beninteso questi "giochi di parole" non sono necessariamente sonori, vocali o verbali. Essi designano soprattutto l'endofasìa (discorsività interiore), il perdersi in sottigliezze e tutti quegli stati mentali segnati da complicazioni. La citazione proviene dal Sutra del Loto, cap."fede e comprensione".
11) Citazione di cui non si conosce la fonte.
12) chen-chung, letteralmente "statevi bene!".
29)
Int.- Come si arriva ad un livello in cui non si cade più indietro?(1)
H.P.- Quando arriva il giorno in cui, anche mangiando a sazietà, non avrete masticato un solo grano di riso, oppure quando, camminando per tutto il giorno, non avrete percorso neanche un solo metro; quando non si ha più percezione di un "io" né di un "altro", né di qualunque altra coppia di opposti, quando non si sfugge più niente di ciò che la vita ci presenta, senza però essere sedotti dagli oggetti,- solo allora ci si può ritenere un "uomo libero". Di momento in momento, senza opinione su nessun carattere particolare, quale che sia, non vengono più trovati limiti tra passato, presente e futuro. Il passato non si allontana, il presente non è per niente fisso ed il futuro non si sta affatto approssimando. Seduti con la schiena dritta, con la mente pacificata, ci si abbandona senza nessuna tensione: allora sì, è la "liberazione"! Coraggio, fatevi forza! Tra mille o diecimila che tentano, solamente quattro o cinque raggiungeranno questa condizione. Se non vi ci mettete con una vera intenzione, un giorno sarete vittime della sciagura, per questo è stato scritto:
" E' in questa vita che bisogna sforzarsi di comprendere tutto,
"Come è possibile dover subire ulteriori disgrazie per ancora tanti kalpa?"(2)
N O T E
1) La domanda va letta così: "Come progredire senza dover retrocedere ancora ai vari livelli della carriera del Bodhisattva?"
2) Citazione di cui non si conosce la fonte.
30)
Durante l'era Ta-chung della dinastia Tang(1), il maestro si spense sulla sua montagna (2). Hsuan-sung gli conferì il titolo postumo di "Maestro-Ch'an Che Tronca i Limiti"(3). Il suo Stupa (4) porta il nome di "Ampia attività".
N O T E
1) L'era Ta-chung va dal 847 al 859. Per convenzione, la morte del maestro, è stabi= lita nel 850 d.C.
2) Si tratta del monte (e del monastero) Huang-po a Ko-an, nei pressi di Hong-ciù, nel Kíang-hsi.
3) L'Imperatore Hsuan-sung aveva soprannorinato Huang-po "Maestro-Ch'an dal Rozzo Comportamento" (tsu-sing), ma la storia vuole che P'ei-hsiu stesso intercedesse presso il sovrano affinché il nome del maestro fosse meno rude. Da qui, l'eufemismo.
4) Stupa, monumento funerario contenente le reliquie di un santo.
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COLOPHON
Lo scrupoloso Ta-hsuen di Kin-líng(1) avendo impresso con devozione questa Raccolta in due rotoli, ne fece umile offerta ai suoi genitori e parenti. Che queste sante cause, lungamente e profondamente seminate, permettano a tutti di accedere alla felicità suprema! -
La quarta Luna estiva del decimo anno dell'era Kuang-hsiu.(1884).
Nota:1) La regione di Kin-ling, corrisponde alle attuali città di Nanchino e Kian-ning.
SARVAMANGALAM
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APPENDICE (I)
IL CAPIT0LO14 DEL 'SUTRA DEL DIAMANTE'
"Dell'Estinzione nella pace, per merito del distacco dai concetti caratteriali"
Ordunque, mentre ascoltava l'esposizione di questo sutra, Subhùti ne comprese il senso molto profondo e si mise a piangere a calde lacrime. Indi si avvicinò al Signore Buddha:
"Eminentissimo Signore, con l'occhio interiore della conoscenza che ho acquisito nel passato, non ho mai ascoltato un testo così profondo come questo che state ora insegnando. Signore, l'uomo che, udendo questo testo, sarà preso da purissima fede conoscerà la Realtà e, è anche bene sapere, che quest'uomo avrà in tal modo compiuto il più essenziale ed il più raro di tutti i meriti. Signore, questa Realtà non può essere caratterizzata ed è per questa ragione che il Tathàgata la chiama "Realtà".
"Signore, io ho infinita fede in questo sutra che sto ascoltando, ne comprendo il senso, ho ricevuto il suo messaggio, ne detengo il significato e non ho alcuna obiezione da farvi. Se nell'arco di cinquecento anni, tra gli esseri che ascolteranno questo Sutra, ve ne saranno di quelli che avranno fede in esso, ne comprenderanno il senso, lo accetteranno e lo tratterrano dentro di loro, costoro saranno i primi e più rari tra gli uomini. Infatti, questi uomini non avranno più concetti sull'io, sugli altri, sugli esseri viventi e sul desiderio di vivere a lungo, dato che il concetto di un' io non è un concetto vero-e-proprio, ed i concetti di 'altri', il concetto di 'esseri viventi' ed il concetto di 'longevità' non sono assolutamente concetti caratteristici (veri-e-propri) della Realtà, dato che vengono designati come Buddha solo coloro che si sono distaccati da tutti i concetti (tendenti a caratterizzare la Realtà)."
Il Buddha così rispose a Subhùti:
"Bene. Certamente è bene così. Rarissimi sono coloro che vengono in contatto con questo Sutra senza tremare di spavento, poiché il Tathàgata ci insegna, o Subhúti, che la prima trascendenza (Paràmità)(1) non è nient'altro che la prima trascendenza, ed è solo in questo senso che è chiamata trascendenza. Molte vite fà, o Subhùti, mi accadde di essere smembrato dal re Kàliràja, ma io rimasi senza alcun concetto di 'io', di 'altri', di esseri viventi e di longevità, perché se, quando ognuna delle mie articolazioni corporee veniva smembrata, avessi avuto i concetti di io, di altri, di esseri e di longevità, necessariamente sarei stato preso da collera indicibile. Ora, Subhùti, mi ricordo che appunto cinquecento vite fà, ero il saggio (rishi) della pazienza chiamato Kshàntyrîshi, e non avevo affatto i concetti di io, altri, ecc. Perciò, o Subhùti, il Bodhisattva deve distaccarsi dai concetti caratterizzati quando coltiva la mente del supremo e perfétto Risveglio. La sua mente non deve assolutamente fissarsi sulle forme. Né deve fissarsi sui suoni, gli odori, i sapori, gli oggetti tangibili o le entità intelligibili. Quello che è necessario che faccia, è avere dei pensieri che scorrano senza mai fissarsi su alcunché. Poiché se la sua mente si fissa in un qualsivoglia punto, essa non sarà mai veramente fissata (2). Di conseguenza, il Buddha insegna che il Bodhisattva deve praticare la generosità senza fissare la sua mente sulle forme. E' solo così, Subhùti, che per aiutare tutti gli esseri viventi, dovrà il Bodhisattva praticare la generosità. Ancora, il Tathàgata insegna che tutti i concetti non sono affatto concetti, che gli esseri viventi non sono degli esseri viventi. Ora, Subhùti, il Tathàgata è colui il cui insegnamento è vero, reale, autentico, senza inganno e senza stravaganza e, Subhùti, la Realtà che il Tathàgata ha individuato non è molto più reale di quanto non sia contemporaneamente irreale. Subhùti, il Bodhisattva che pratica la generosità, fissando la sua mente su una qualsiasi cosa è come un uomo che, in una stanza oscura, non vede nulla. Invece, il Bodhisattva che pratica la generosità, non fissando la sua mente su alcuna cosa è come un uomo che ci vede, un uomo che distingue, alla luce del sole, tutte le varietà di forme e di colori. Subhùti, vi sono figli e figlie di buona famiglia(3) che, nelle epoche future, riceveranno, leggeranno, comprenderanno e renderanno onore a questo Sutra. Grazie alla saggezza del Buddha, il Tathàgata li potrà vedere e conoscere tutti e tutti costoro realizzeranno dei meriti incalcolabili ed infiniti."
N O T E
1) Le sei trascendenze, o PARAMITA, sono i frutti della comprensione trascendente (mahaprajna) e non mezzi artificiali, per ottenere il Risveglio. Il Bodhisattva manifesta spontaneamente queste virtù o qualità, mentre l'adepto non illuminato opera, sforzandosi e forzando la sua indole ancora ignorante, in funzione di un ottenimento che non potrà essere veramente una trascendenza.
2) Cioè "ferma". Il doppio uso del termine "fissare" serve per comprendere che se ci si fissa (stabilirsi, interessarsi, ostinarsi) sulle entità fenomeniche, la mente stessa non può "fissarsi"(fermarsi, concentrarsi) in sé-stessa.
3) I termini "figli e figlie di buona famiglia", largamente usati nei sutra buddhisti, designano i praticanti abili e "karmicamente" destinati al "Sangha" (La famiglia dei praticanti spirituali qualificati per il Risveglio). Il Sangha è il terzo dei "Tre Gioielli", che caratterizzano l'adesione al Dharma. Gli altri sono: il Buddha ed il Dharma stesso.
§-Tradotto in Francese da Patrick Carré dalla versione cinese di Kumarajiva.
Traduzione Italiana iniziata da Cristina Martire nel Gennaio 1995, e completata da Alberto Mengoni nel mese di Dicembre 1995. Revisione effettuata nel Luglio 2003, - per conto del CENTRO NIRVANA -
con caratteri Tahoma e Shruti su Windows XP- Redatto in proprio- Non costituisce pubblicazione- Non commerciabile- Offerto solo per gli Esseri che hanno intenzione di metytersi in Cammino.
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE FRANCESE ED ITALIANA.
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DEMIEVILLE P. | -Entretiens de Lìn-Tsi - Fayard, | Paris, | 1972 | |
DESPEUX Cath. | -Les Entretiens de MA-ZU, - Les Deux Oceans, | Paris, | 1980 | |
DUYVENDAK J.J.L.-Le livre de la Voie e de la Vertù-. Maisonneuve. | Paris, | 1981 | ||
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LAMOTTE Etienne,-L'Enseignament de Vimalakirti-Public.Universit. Louvain,1962
LU K'UAN YU(Charles Luk) - ---La Trasmissione della Mente - Ubaldini Editore Roma, 1975
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WONG-MU~LAM -Il Sutra di Hui-Neng - Ubaldini Editore, Roma, 1977
SASAKI F. Ruth - La Raccolta di LIN-CHI - Ubaldini Editore, Roma, 1985
SEKIDA Katsukì - La pratica dello ZEN, - Ubaldini Editore, Roma, 1976
KEIZAN-T.Cleary - Lo ZEN nell'arte dell'Illuminazione. - Ubaldini Editore, Roma, 1994
SHIBATA Masumi,- Passe sans porte(WU-MEN-KUAN) -Ed.Traditionelles, Paris,1979
SUZUKI D.T. | -Le Non-mental selon le pensée Zen- Le C. du Livre, Paris, | 1970 |
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" " | -Manuale di Buddhismo ZEN - Ubaldini Editore, Roma, | 1976 |
" " | -La Dottrina ZEN del vuoto mentale- Ubaldini Editore, Roma, | 1968 |
XU-YUN | -Nuvola Vuota(Autobiogr.di un maestro Ch'an) Ubaldini Edit. Roma, | 1990 |
WATTS Alan, | - La Via dello ZEN, -Feltrínelli Edit . Mìlano,1971 |
. ......Ed ancora,
TING FU-PAO - Grande Dizionario del Buddhismo- Edito nella Cina Popolare 1984
NORBU Namkhai- DZOG-CHEN e ZEN -Shang-Shung Ediz. Arcidosso 1984 | ||
LU K'UAN YU- - BUDDHISMO PRATICO -Ed. Mediterranee, Roma, | 1971 | |
CONZE Edward,- I Libri Buddhisti della Sapienza- Ubaldini Editore, Roma | 1981 | |
LU TUNG-PIN - Il segreto del Fiore d'Oro - Ubaldini Editore, Roma, | 1993 | |
PI YEN-LU(Cleary)-La Raccolta della Roccia Blu- Ubaldini | Editore, Roma, | 1978 |
CLEARY Thomas,- Coltivare la Mente - Ubaldini | Editore, Roma, | 1995 |
HUMPHREYS CHRISTMAS - Lo ZEN Ubaldini | Editore, Roma, | 1963 |
SHENG-YEN - Credere nella Mente(Fede nella Mente)Ubaldini Ed. Roma, | 1991 |
In più tutti i TESTI che abbiamo messo sul nostro Sito....)
GLOSSARIO
ADEPTO - "Colui che studia la VIA".
AGGREGATO- skandha, i fattori che compongono l'idea di sé(ahamkara).
BASE - mula, la prima situazione percettiva noètica. Cfr il tibet. gzhi, "base o stato
fondamentale della mente" nell'Atiyoga (o Dzog-Chen.),
BUDDHA; "Risvegliato"-
(Buddha-per-sé, o Buddha circostanziale: Pratyeka, cioe l'adepto del piccolo
Veicolo (Hinayàna).
BUDDHITA'- buddhatà, lo stato e la natura di Buddha.
BODHISATTVA-"L'essere con l'essenza del Risveglio-". Adepto del Grande Veicolo
(Mahayàna).
CARATTERI PARTICOLARI= laksana, nimitta., caratteristiche o definizioni della
manifestazione.
CAUSA hetu, la "causa primordiale", il karma. pratyaya, le circostanze, "la causa
secondaria", le passioni.
CAUSALITA'- hetuphala, cfr.Karma.
CAMPO ASSOLUTO- dharmadhàtu, I) L'insíeme del reale come oggetto della mente
organica; 2) La dimensione assoluta, il vuoto, il sistema della perfetta libertà.
COINCIDENZA SILENZIOSA- la realizzazione, il satori.
CUORE- hrid :l'organo; hrdaya: la quintessenza; citta: la coscienza o mente-cuore.
hrdayasutra, il Sutra del Cuore, quintessenza della Prajnapàramità.
COLLANA DI PERLE- Nome di un sutra disciplinare del Grande Veicolo.
COMPOSTO- samskrta, cfr nota 5 passo 15, parte A.
CONOSCENZA TRASCENDENTE- prajna, cfr nota 1, passo 5, parte A.
CONOSCENZE E OPINIONI- ]nana-drsti, i differenti pregiudizi teorici.
CORPO- kaya, il corpo fisico; dharmakàya, il corpo assoluto; sambhogakàya, il
Corpo di godimento; nirmanakàya, il corpo di manifestazione o di apparizione. CORAGGIO- vîrya, "sforzo entusiastico", una delle sei Paramità o trascendenze. COSCIENZA- vijnana, "coscienza discriminante"; vijnapti, "informazione, il
conoscere."
DEMONIO, DIAVOLo- màra, incarnazione del male in generale e le forze offuscanti del
mondo del desiderio.
DIAMANTE- Titolo abbreviato del Sutra del Diamante(della Conoscenza Trascendente)
Vajracchedikàprajnaparamitasutra.
DISCRIMINAZIONE- vikalpa, "divisione della mente".
EQUANIMITA'- shamatà, vedere tutto allo stesso modo, senza preferenze.
ELEMENTI- caturmahàbhùta, i quattro elementi della materia: terra, acqua, fuoco ed
aria. dharma, gli elementi del reale, i fenomeni composti.
ERETICO- tìrthika, cioè gli eternalisti ed i nichilisti.
ESSERE- bhàva, l'essente, l'esistente e l'esistenza. àtman, l'essere in-sé, l'io, l'ego.
ESPEDIENTE- upàya, "mezzi abili".
ETERNALISMO- Sàsvata-drsti, opinione filosofica eretica che accorda al Risveglio una
esistenza concreta ed eterna, in opposizione al "nichilismo".
FILO DI BRAHMA- un sutra Mahàyana: Brahmajàla-sútra.(anche RETE di BRAHMA).
FEDE- sraddhà, "Fede nella Mente" poema Ch'an attribuito a Seng-ts'an, di cui
esistono numerose traduzioni.(anche 'Credere nella Mente').
GIOIELLI - ratna; 'I Tre Gioielli'; triratna, il Rifugio buddhista. Il Buddha è il Risveglio;
il Dharma, il suo metodo, come Realtà del Risveglio; il Sangha, l'insieme armonioso degli adepti del Risveglio di Buddha, che detengono e praticano il suo metodo.
IGNORANZA- avidyà, la nescienza primordiale e la non-conoscenza della Verità. INTROVABILITA'- anupalabdha, l'impossibilità di cogliere la Realtà come oggetto dei
sensi che è intelligibile solamente trascendendo tutte le categorie.
KALIRAJA- Un re invidioso che smembrò il saggio Ksantyrshi.
KALPA- Un lunghissimo periodo cosmico. mahàkalpa, e asamkhyeyakalpa, sono
misure iperboliche per definire lunghissimi periodi ciclici. Tre periodi di un grande
kalpa rappresentano l'evoluzione del Bodhisattva nella sua carriera fino alla
perfetta buddhità: i dieci aspetti della fede, i dieci stati o dimore, le dieci attività
e le dieci dediche nel primo kalpa; dalla prima alla settima terra(bhumi) nel
secondo, e dall'ottava alla decima terra, nel terzo ed ultimo kalpa.
KARMA- l'energia delle nostre azioni che si ripercuote negli effetti successivi. KSANTYRSHI- nome da Bodhisattva del Buddha Shakyarnuni, in una delle sue vite
precedenti, durante l'episodio con il Re malvagio Kàliràja.
LAMPADA- Titolo abbreviato del Sutra della Trasmissione della Lampada.
LANKA- Abbreviazione del Lankàvatàrasútra (La discesa a Lanka).
LEGNO E PIETRA- "Essere insensibili ed incoscienti come gli oggetti ìnanimati, cioè
legno e pietra". Questa espressione viene da Mencius, ma il Ch'an la intende nel
senso di non-mente.
LOTO- Si riferisce al Sutra del Loto(della vera Legge), Saddharmapundarikasutra.
LUOGO DELLA VIA- Bodhimandala, seggio o ambiente in cui è presente la Quintes-
senza della Bodhi. vedi Abhisamayàlamkaralokà, citato da Lamotte nel
VMKNS (Vimalakirtinirdesasutra), pag.198, n.105.
MARCIA EROICA- Surangama, 1) nome di una meditazione; 2) nome di un Sutra.
MENTE- citta, "cuore, animo, pensiero, sentimento" ecc. L'accentrazione di coscienza
dell'essere vivente (o senziente).
MENTE-UNICA- ekà, cioè la unica-Realtà indivisa oppure la mente unificata.
MERITI- punya, atti benefici e l'energia positiva che ne risulta.
METODO- dharma. "legge" "sistema". La mente, come Realtà ultima è l'unico metodo
spirituale di Huang-po. Significa fondersi alla legge delle cose così pure la nostra
realizzazione di ciò.
MONDO- Il triplice mondo: trailokyadhàtu, cioè il mondo del desiderio (kamaloka),
il mondo delle forme (rupaloka) ed il mondo senza forma (àraupyaloka): tutto
ciò che esiste.
MOVENTE- o MOTIVAZIONE- Sono le occasioni, le circostanze, i motivi che mettono in
movimento l'attività benefica del santo o del maestro, la sua opera... ed in
particolare le disposizioni e le tendenze dei discepoli e degli ascoltatori a ricevere
gli insegnamenti, come una molla che sblocca un meccanismo; i discepoli
"motivano" il maestro che si adatta alla loro disposizione. Vedi Demieville, La
Raccolta di Lin-chi, pag.45n.
NASCITA, NASCERE- jati, venire all'esistenza. I quattro modi di nascita: caturyoní:
da un utero, da un uovo, a causa dell'umidità o per magia miracolosa.
NATURA- prakriti, la forza dell'essere stesso; svabhàva, l'essenza, la sostanza;
dharmatà, la natura delle cose, la Realtà.
NICHILISMO- ucchedadrsti, l'altra opinione filosofica eretica, che nega assolutamente
l'essere del Risveglio, in opposizione all'eternalismo.
NIRVANA- Lo stato assoluto, ed anche titolo abbreviato del Mahàparinirvànasútra. NON-ESSERE- abhàva, il non-ente, l'inesistenza; oppure l'aldilà di essere e non-
essere.
NON-MENTE- acitta, lo stato primordiale della coscientizzazione, lo stato silenzioso
della mente non-cogitante. Il metodo di Risveglio secondo il Ch'an.
NON-COMPOSTO- asamskrta, il cielo, lo spazio vuoto, il nirvana, la "talità". OGGETTO- gocara, visaya,"Ogni cosa su cui la mente si ferma, divaga o s'interessa è
un oggetto". "Tutto ciò che l'essere pensante percepisce, come cosa in atto
distinta dalla sensazione della sua esistenza individuale"
OPINIONE- drsti, pregiudizio teorico, non la vera "Visione"(darsana).
ORNAMENTO- vyuha, l'insieme estetico degli attributi della sostanza assoluta, in altre
parole, il gioco della coscienza o della saggezza: l'universo, gli addobbi
ornamentali, i segni maggiori e minori di un Buddha, ecc. Abbreviazione del Sutra
dell'Ornamento Fiorito (Avatamsakasútra.)
PASSIONI- klesha, "emozioni negative". Le sei Passioni: orgoglio, gelosia, desiderio,
ignoranza, avarizia e odio, stati mentali che creano i Sei Stati di esistenza. PRODUZIONE INTERDIPENDENTE-(o condizionata)- pratityasamutpàda, Il circolo
senza fine della ruota delle rinascite causate dal Karma e, in primis,
dall'ignoranza
REALTA'- Dharmatà o Bhutatà, la Realtà delle cose in sé-stesse, così come sono. RISHI- rshi, "veggente, immortale" un appellativo del Buddha.
RISVEGLIO- bodhi, anuttarasamiaksambodhi, il Risveglio supremo e perfetto. Lo
Stato in cui si manifesta la naturale Buddhità dell'essere.
RISVEGLIARSI- in giappon. satori, ottenere una "realizzazione".
SAGGEZZA- Jnana, la condizione della mente idonea al Risveglio.
SANTO, NOBILE- àrya, o Arhat, un essere "straordinario", molto avanti sulla "Via".
SHAKYAMUNI- Siddharta Gautama, Il Saggio dei Shakya, Il Buddha storico. SAMANTABHADRA- "Eterna Perfezione": Il Bodhisattva che incarna lo stato Assoluto. SAMSARA- "Ciclo delle Rinascite", circolo vizioso di nascite e morti continue.
SARIPUTRA- "Principale discepolo dì Sakyamuni e primo dei Grandi Saggi... La sua alta
reputazione di saggezza gli valse, più tardi, di essere considerato un maestro
dell'Abhidharma e di intervenire come interlocutore principale del Buddha nei
Sutra del Mahayàna" - LAMOTTE, VMKNS, pp. 141-142n.
SEI STATI DI ESISTENZA- (o Sei Destini)- Sono quelli degli Dèi (deva), degli Antidèi o
(Asura), degli uomini (manu), degli animali, degli spiriti àvidi (preta) e, infine,
degli abitatori degli inferni.
SFERE PSICOSENSORIALI- dhàtu, sono diciotto: I sei organi di senso, i loro oggetti e
le sei relative coscienze.
SIGILLO- múdrà, "impronta spirituale"; cittamúdra, trascendente unità del maestro e
del discepolo nella mente-unica. Cfr DEMIEVILLE "Lin-chi", pag.44n.
SPAZIO, akasha, principio sottile spesso associato alla "vacuità" ed alla "mente-vuota
(o Spazio-cielo)". Le dieci direzioni spaziali: i 4 punti cardinali (Nord, Sud, Ovest, Est), i 4 punti intermedi più lo zenit e il nàdir.
SOSTANZA- dharmadhàtu, il Tutto formante un insieme, un corpo organizzato e
sostanziato, " l'onnicomprensivo campo dinamico".
TALITA'- tathatà, "sicceità o quiddità", "auto-identità dell'essere con sé-stesso". Il
"fatto di essere proprio così".
TATHAGATA- il Buddha come personificazione della Talità.
TATHAGATAGARBHA- "Embrione del Tathàgata", il nostro potenziale buddhico.
TERRA- bhùmi,: le Dieci Terre del Bodhisattva: la carriera da percorrere per arrivare
alla perfetta e irreversibile Buddhità.
TRASCENDENZA- pàramità, sono sei: generosità (dàna), disciplina (shila), pazienza
(kshantì), coraggio o sforzo (viryà), concentrazione o meditazione (dhyàna) e
conoscenza o saggezza trascendente (prajna).
TRASMISSIONE DELLA LAMPADA- Sutra di Tao-yuan (1004), Ching-'te-ch'uan-teng lu; T.2076, vol.51.
TRE TEMPI - trìkàla, il passato, il presente ed il futuro.
TRICHILIOMEGACHILIOCOSMO- trisahasramahàsahasralokadhàtu, il luogo o
"campo" di conversione di un solo Buddha, composto da un miliardo (1000/3) di
mondi, ognuno con un Monte Meru, quattro continenti, otto subcontinenti, sole,
luna, ecc...
TSAO-SI- o TSO'-HSI- Scuola del Ch'an del Sud, detta della "Illuminazione Improvvisa" o anche "subitista". Luogo di predicazione di Hui-Neng.
UDITORE- sravaka, adepto del Piccolo Veicolo (Hinayana).
VACUITA'- sùnyatà, la Realtà assoluta, la non-esistenza indipendente dei fenomeni. VEICOLO- yàna, "tipo di approccio spirituale". triyàna, i tre veicoli: il piccolo
(hinayàna), il grande (mahàyàna), il veicolo unico (ekayàna) o Buddhayàna.
VERITA' ASSOLUTA- paramàrthasatya; La Realtà indimostrabile, ma unica.
VERITA' RELATIVA- samvrittisatya. La realtà apparente, e multiforme.
VIMALAKIRTI- Nome che significa 'Pura Rinomanza', il Bodhisattva del Sutra omonimo.
VMKNS - Abbreviazione del Vimalakirtinirdesasutra, insegnato da Vimalakirti stesso,
è uno dei Sutra più importanti del Ch'an cinese e, in genere, dello Zen.
VIA- màrga, Tao, Il Sentiero che conduce allo Stato Assoluto. Anche la condizione
stessa che si svela con la realizzazione.
VISIONE- drsh, darshana,- Il vedere la Realtà stessa, il trascendere la dualità del
vedente, del visto e dell'atto stesso del vedere.
VUOTO- shunya, la non-essenza, l'origine di tutte le cose, la non-differenziazione
originaria.
YAMA- "Il Signore della Morte", la morte personificata.
YAMARAJA= " Il Re Yama". Il re dei dèva Infernali-