LA MENTE E L’AMBIENTE DI "YANG-SHAN".


di JOHN TARRANT, ROSHI.
Questo testo riguarda alcuni dei più fondamentali e delicati problemi spirituali. Perciò, dovrebbe essere letto, citato e analizzato in un modo attento e sacrale.


Questo è un koan tratto dal Libro dell'Equanimità. Yang-shan chiede ad un studente, "Quale è il tuo luogo natio?"- E lo studente dice, "Io vengo dalla Provincia di Yu". Yang-shan replica, "Hai considerato il tuo interno?" - E lo studente risponde, "Lo faccio sempre". Yang-shan: "Ciò che pensa è la coscienza, ciò che è pensato è l'ambiente circostante. All'interno di esso ci sono montagne, fiumi e la grande terra, torri, palazzi, persone, animali e le altre cose. Ma rifletti sulla mente che pensa. Vi sono molte cose là?"
Lo studente: "Io non ci vedo niente di niente". Yang-shan: "Esatto. Finché il grado di compren-sione è al livello di un essere umano, esso non è sufficiente…". Lo studente:"Sua Riverenza, Lei ha un qualche consiglio speciale?" Yang-shan: "Non è abbastanza bene finché dici che in particolare non c'è nulla. D’ora in avanti, medita sul sedersi e sul vestirsi". C'è un poema al riguardo per questo caso.
Abbracciando tutto senza nessun esterno,
Penetrando tutto senza essere ostruito,
Cancelli e muri come rupi, porte e serrature.
Quando il vino è sempre dolce, mette fuori gli ospiti.
Benché stia completando il pasto, rovina i coltivatori.
Spuntando all’improvviso fuori dal cielo chiaro,
L’uccello garuda allarga le sue ali al vento,
E scende in picchiata verso il mare blu.
Ed un fragoroso tuono segue il dragone volante.

La mia esperienza, durante il mio stesso addestramento, fu che intorno alla metà della sesshin, io cominciavo ad avere qualche sprazzo di comprensione degli antichi koan, che dopo la sesshin mi lasciava sempre. E su quella base, mi piaceva osservare questo koan in dettaglio per darvi il senso di dove noi entriamo nel Dharma, ed anche della forte serietà con cui gli antichi maestri consideravano la ricerca all’interno della realtà.

Yang-shan si trovava col suo insegnante Keui-shan, il co-fondatore della Scuola Zen Kuei-yang, (Giapp: Igyo), la Scuola degli Eguali. Egli visse nel nono secolo durante il fiorire della Dinastia Tang. Egli aveva un forte carattere e c'erano molte leggende su di lui.
Un giorno, un mago venne dall'India a trovarlo. Il Mago disse "Ciao"- E Yang-shan disse, "Da dove sei venuto?" Il Mago disse: "Dall’India". Yang-shan: "Bene, quando andasti via?". Il Mago:
"Oh, questa mattina". Yang-shan: "Perché ci hai messo tanto?" Il Mago: "Oh, io andai in giro per strada facendo il turista, passai per il Tibet, e cose così". Yang-shan: "Tu sarai un grande mago ma non hai nessun senso del Dharma. Tu non sai nemmeno chi sei". Ed il mago volò di nuovo verso l'India e disse ai suoi seguaci. "Io andai in Cina per cercare Manjusri ma invece ho incontrato un Piccolo Shakyamuni". Quello era il suo nomignolo, perché lui non aveva nessun altro modo di insegnare alle persone, diversamente da alcuni degli altri antichi insegnanti. Un antico maestro, per esempio, ogni volta che gli si faceva una domanda, si girava e si sedeva con la faccia verso il muro. Non importa cosa gli si chiedesse, "Qual è la sottile essenza del buddhismo?" egli si girava e si sedeva di fronte al muro. "Cosa c’è per pranzo?" Lui si girava e sedeva di fronte al muro - una tecnica molto semplice e potente. Ma Yang-shan si adattava sempre alla situazione.
C'è una quantità di storie su di lui coinvolto con poteri occulti, anche se lui dava loro molto poco valore. Un giorno venne un uomo, ed essi ebbero un lungo dialogo di Dharma. Yang-shan era il capo di un lignaggio che ora è morto, in cui c'erano novantasette simboli che venivano usati per
diversi domini di Zen, domini diversi di realizzazione. Per esempio, fu usato un cerchio, che era una forma di dialogo danzato, un tipo potente e drammatico di danza, e noi abbiamo solo un pò di questi simboli che restano in alcuni antichi koans. Così, questo pellegrino della Via venne ed ebbe un’intera danza con Yang-shan. Egli entrò nella sala di meditazione e gli chiese, "Sai come leggere e scrivere?"- E Yang-shan disse, "Così come la mia professione richiede". Lo studente disegnò poi un cerchio nell'aria e disse, "Che carattere è questo?"- Yang-shan disegnò una croce sulla terra, ed il dialogo proseguì. Lo studente fece il cerchio, vi corse intorno e disse, "Bene, che carattere è questo?"- Yang-shan vi girò intorno, aggiunse una cornice sulla croce e la trasformò nel simbolo buddhista di buona sorte. Lo studente sostenne la luna con le sue mani, come una divinità guardiana, e disse, "Che carattere è questo?" - Allora Yang-shan disegnò un cerchio intorno al suo simbolo e lo studente si atteggiò come una divinità col suo pugno ed un fiero cipiglio e Yang-shan disse solo, "Bene, osservalo". E poi, così dice la storia, lo studente uscì dalla porta del tempio, avanzò nell'aria e scomparve. E poi venne uno dei discepoli di Yang-shan che gli disse, "Sai, quella persona si alzò davvero su nell'aria. Io ho confidenza con gli stati di meditazione ma io non so fare questo!"- Yang-shan disse, "Allora ti spiegherò il significato. Essa è l’ottuplice concentrazione, in cui l'oceano della consapevolezza si versa nell'oceano dei significati. L'essenza è la stessa, ma nei significati ci sono causa, effetto, simultaneità e una differenza nel tempo, totalità e distinzione. Questo non è null’altro che il nascondiglio del corpo di concentrazione". Cioè, si deve contemplare il sedersi giù e il proprio vestirsi".

Perciò, Yang-shan fu una persona straordinaria. In questo particolare caso, lo studente arriva e lui gli chiede: "Bene, da dove vieni?", che è un'apertura standard. E lo studente replica, "Dalla Provincia di Yu", Yang-shan immediatamente e rapidamente si muove verso lo studente e dice, " Cosa pensi che vi sia all'interno? ". All’improvviso il dialogo si fa più duro. È come se cammini e stai parlando con un gatto, e all’improvviso scopri che è un gatto molto molto grande, con le strisce. Ma lo studente è abbastanza rapido e replica dicendo, "Lo faccio sempre". Qui, subentra il commento di uno degli antichi maestri, "Un luogo familiare è difficile da dimenticare". Ma poi Yang-shan si lancia in un'offerta meravigliosa, un puro regalo per lo studente. Egli in realtà vede che lo studente non può avvicinarglisi totalmente, ma lui lo manipola con la grazia e con il potere dell’eloquenza. "All’interno di esso vi sono le montagne, i fiumi e la grande terra, torri, palazzi, persone, animali e tutte le altre cose". In altre parole, il grande scenario che è sempre in vista, il grande evento delle nostre esistenze, va e viene sempre, dentro e fuori. Quindi Yang-shan dice, "Quello è l'ambiente, sì. Ma rifletti sulla mente che pensa, sulla coscienza che è consapevole. Non vi sono molte cose là?"
Ecco perché quando il secondo Grande Antenato, Hui-Ke, va da Bodhidharma e gli dice, "La mia mente non è in pace, io ti imploro, per favore, mettila in pace". E Bodhidharma dice, "Portami qui la tua mente ed io te la metterò in pace". E così Hui-Ke se ne va via per alcuni anni e poi quando ritorna lui dice, "Io ho cercato la mia mente, ma non sono riuscito a trovarla". Ed allora Bodhidharma gli dice, "Ecco, vedi! te l'ho messa in pace". E Hui-Ke fu illuminato.
Quindi lo studente di Yang-shan dice, "No, là non ci sono molte cose. Io non posso vederle. Io non vedo niente là - nulla, nulla, nulla". In meditazione, questa è una visione assai comune. Quando realmente si guarda molto in profondità è duro trovare qualche cosa.
Le persone dicono molte cose di questo stato. Hakuin lo descrisse come una lastra di ghiaccio che si stende per mille miglia, o come rupi di ferro e montagne d’argento, qualcosa di molto puro, forte ed informe. Dopo la sua esperienza di illuminazione, Hakuin la descrisse in un modo assai accurato nella sua bella calligrafia, consegnandola all'insegnante che era una persona difficile, a cui non piaceva molto vedere realmente i discepoli, ma poi da un certo studente fu persuaso ad incontrare Hakuin. Così Hakuin gli dette il suo scritto, dicendo,"Bene, ecco la mia esperienza di illuminazione!"- L'insegnante spiegazzò il foglio, lo gettò via e disse, "Perché non parli?"- Hakuin disse, "Non c'è niente da far presa". Così, Hakuin ebbe lo stesso punto di vista che aveva lo studente di Yang-shan. "Quando io guardo, non c'è nulla là".
Nel caso di Hakuin, il suo insegnante l'affrontò in modo un pò diverso da Yang-shan, perché egli prese il naso di Hakuin e disse, "Io trovo facile presa di esso", e torcendoglielo lo gettò giù dalle scale. Hakuin ne fu assai offeso e se ne andò via sdegnato, ma più tardi lui tornò a riverire quel maestro, dopo che alla fine capì ciò che l'insegnante voleva dire.
Hakuin riporta, "Lui realmente non disse molto, ma solo sorrise un pò. Ma smise di chiamarmi il demone che dimora in un buco". Un insegnante duro che fece assai bene.

E così... "Io là non vedo niente ", disse lo studente a Yang-shan, il quale rispose, "Ciò è corretto finché si riferisce al grado di comprensione". Ciò ti porterà dove ti prenderanno le scritture ma quella non è l'esperienza dell’essere umano, la vera esperienza profonda dell’umanità. Yang-shan vuol dire che il grado di comprensione è tutto nei sutra e riguardo ad esso si può leggerlo, si può comprenderlo e si può anche averne una profonda esperienza piuttosto bella ma non è sufficiente a poterlo rivelare al mondo. Questo è ciò che voleva dire l'insegnante di Hakuin, nel chiamarlo "un demone che dimora in un buco". Talvolta viene chiamato un cadavere che vive in una bara. Oppure il vampiro Zen. Noi dobbiamo andare oltre questo senso di vuoto delle cose.
Non è la stessa cosa come quando si assaggia il tè da se stessi. Come potresti spiegare un bacio a qualcuno che non ha mai baciato o mai sia stato baciato? Questa esperienza di "Io non vedo nulla di nulla" è l'ingresso nel grande mondo, ma se ci fermiamo là, è come stabilirsi in un campo nell’atrio o sul portico, fuori della grande casa, e per tutto il tempo pensare che noi si stia vivendo nel palazzo. Non è affatto una buona cosa valutare abbastanza solo la vacuità e la transitorietà e l'ombrosa insostanziale qualità eterna delle cose. Non è sufficiente. Yang-shan evidentemente vede il livello di essere umano come una cosa più alta, che è molto interessante. Lui dice, in effetti, può qualcuno essere un santo se prima non è un essere umano? Potrebbe mai qualcuno dimorare nell’eternità, se prima non deve venire qui e vivere con tutti noi per poter veramente divenire qualcuno che eleva la Via?.
Vi sono molti koans come questo. Un vecchio eremita battè il suo bastone prima dell’assemblea e disse, "Quando gli antichi arrivarono in questo luogo, perché non vi rimasero?" Egli aveva uno di quei bastoni con i campanelli e perciò esso tintinnava. Nessuno poté rispondere. Quindi lui stesso rispose. "Non c’è nessun potere per la Via". Quando si è nella grande pace meditativa, la grande pace non è affatto sufficiente. Anche la consapevolezza dell'eternità della meditazione dall'inizio del tempo è un tipo di grande pensiero. Se voi siete fermi là, ciò è stato paragonato al sedere in cima ad un palo assai alto da cui dovete buttarvi giù. In questo dialogo, lo studente poi dice qualcosa che io penso essere buono. Egli fu bloccato e si fermò. Gli capitò lo shock del Dharma, in cui le idee con cui noi siamo stati familiarizzati non sono più così reali, ma nient’altro ha riempito il loro posto e così c'è quel senso di essere rivoltati all’interno. Io ho conosciuto persone che a questo punto vomitavano; un’amica mia passò invero cinque giorni dimenandosi fuori della sala di meditazione, rigettando e vomitando, e tutti dovettero prendersi cura di lei. Lei stava in un dormitorio, in una stanza con altre cinque donne, e da quel dato giorno lei perse totalmente la cognizione del tempo e le persone dovevano portarla per mano su nella sala di meditazione, mostrarle il cuscino, lei si sedeva, poi si dimenava e cadeva all’indietro e le amiche dovevano riportarla indietro e metterla a letto, alimentarla e tutto il resto. E dopo circa cinque giorni lei uscì da questo stato ed io le chiesi, "Beh, allora che è successo?" E lei mi disse, "Io ero seduta nella fila del dokusan ed io notai che il muro incontrava precisamente il pavimento. E mi sentìi subito felice". Poi lei poté rispondere a tutte le domande koan e si mise a ridere per il resto della sesshin. Tutto fu messo a soqquadro.

Lo studente di Yang-shan, in questo stato di shock, chiese, "Lei ha un consiglio speciale per me?" E Yang-shan rispose, "Non si può dire che non vi sia nulla di speciale. E non è sufficiente dire che non c'è niente di speciale. Non è esatto. D’ora in avanti, medita sul sedere in zazen e sul portare i vestiti". Così, Yang-shan ci chiede di guardare nella nostra propria vita, e trovarvi la verità qui, nel sedersi giù e portare i vestiti. Questa non è la magia di persone che avanzano nell'aria e scompaiono. Questa è una magia ben più grande...
Yang-shan ed il suo insegnante avevano una insolita relazione, essi erano molto simili e c'era un tipo speciale di caloroso sentimento nella loro connessione. Molti insegnanti spingevano in modo assai brusco i loro studenti, ma Keui-shan e Yang-shan crearono per gli studenti un fosso in cui farli cadere, io credo. E ci sono molte situazioni che finiscono con loro che sono d'accordo l'un con l'altro, mentre Lin-chi perfino sul suo letto di morte, nominò suo grande successore un asino cieco. "Chi crederebbe mai che il mio vero Dharma verrà ereditato da quest’asino cieco?" lui disse, montandovi su barcollando e colpendolo per l'ultima volta. E quello fu il modo in cui un suo studente trovò la successione, che era il suo encomio, incoraggiandolo a restare vivo, ed a continuare a muoversi.
Un giorno, Keui-shan e Yang-shan erano seduti a prendere il tè e Keui-shan disse, "Supponi che qualcuno ti chieda, "Se uno dice che tutti gli esseri senzienti hanno una disordinata coscienza karmica e non hanno nessuna base su cui affidarsi - tu cosa diresti?". Yang-shan rispose, "Beh, se appare qualcuno, io lo chiamerei, e quando lui gira la testa, immediatamente io gli direi: ‘che c’è?’ – e mentre lui esita, io aspetterei e poi gli direi, ‘C’è non solo la disordinata coscienza karmica, ma non c'è nessuna base su cui contare!". E Keui-shan disse, "Oh, bene". Entrambi erano molto dotti e acuti e rapidi nella mente, ma c'era anche quest’attenta amichevole qualità della relazione tra loro due, in cui l'insegnante approva solo e dice, "Oh, bene". C'era un senso di giocosità. Io penso che sia bene ricordare che anche i più grandi si preoccupassero circa il più piccolo dettaglio nel trasmettere la Via, fin da lungo tempo.
Io penso che il tipo di compagnia nel Sentiero sia parte della profonda matrice dello Zen. È una cosa preziosa sedere l'uno con l'altro, ed un grande aiuto nel Tao. Molte volte, veniamo istruiti dai nostri pari e l'un l'altro ci sosteniamo nel nostro zazen. Quando noi si sta sedendo con una devota attenzione, non facciamo solo il nostro zazen, ma in un certo senso conteniamo l'intera sala di meditazione e anche tutti coloro che ci stanno intorno ne vengono un pò cambiati. Nella vita umana vi è un grande campo di effetti, io penso, e quando facciamo zazen noi diventiamo un pò più consapevoli di essi. Ogni qualvolta noi siediamo, noi sediamo con tutti quelli che si sono sempre seduti. E benché noi siamo seduti di fronte ad un muro, ciò non vuol dire che non si sia socievoli. Quanto più è profondo il nostro zazen, più intimo e socievole diviene il nostro collegamento con gli altri. Questo genere di collegamento che noi abbiamo nella vita ordinaria, a volte estremo quando è comune, è in grado di sentire e toccare la mente. Attraverso lo zazen noi possiamo comprendere come questo profondo collegamento l’uno con l'altro sia naturale, e non è solo una questione di trovare la nostra attenzione in condizioni estreme, ma ogni giorno qualcosa, solo sedendosi e portando vestiti, con cui noi siamo sempre in comunione. Quindi io penso che una delle basi profonde dello Zen sia questo tipo di amore, sia per la Via che l’un per l’altro tra coloro che fanno la Via, tutti sforzandosi e facendo del nostro meglio, e anche facendo qualche volta del nostro peggio, ed ancora essa è una questione di amore per la Via.
Un'immagine mi viene in mente, forse è una scultura in legno di Hokusai, di tutti quei ciechi che barcollano insieme attraverso un ponte, tenendosi per mano, e chi sta davanti li sta guidando con un bastone – il maestro evidentemente - e tutti gli altri si sostengono a lui. Ed è assai bello, molto puro. Là vi è la grande vita, proprio là, e finché noi manteniamo il tenere le mani, noi di sicuro arriveremo là.
Dopo aver seduto per molto tempo da solo, quando andai la prima volta ad un centro di pratica e addestramento e divenni parte di un gruppo, io avevo delle riserve riguardo ad esso. Non mi era mai accaduto di credere che fosse una buona cosa da fare, o che avesse potuto aiutarmi. Ma quando scoprii che mi aiutava a divenire parte di un gruppo e sedere con altri, allora io fui accolto da uno studente anziano che non pretendeva di saperne molto più di me, anche se però davvero ne sapeva di più, ma lui mi incoraggiò, mi diede un senso della realtà della Via e che di quello che io stavo facendo ne valeva la pena. E ciò, in qualche modo approfondì il mio zazen, il fatto che lui prendesse così seriamente il suo proprio zazen ed incoraggiava me per farlo, come lui diceva sempre: "Anche se non lo fai in questa vita, va bene se lo farai nella prossima vita". Noi sedevamo intere notti insieme in sesshin. Io ricordo la prima volta che lui fu Jikijitsu, egli venne e si scusò per non sedere con me perché lo sforzo di essere stato Jiki gli aveva fatto così tanto male alle ginocchia che lui doveva andare a letto. Ma lui sperava che io potessi in ogni modo restar su a sedere. Noi siamo ancora molto amici.
Questo tipo di relazione è molto importante, il vero insegnamento in cui noi ci sosteniamo l'un l'altro in zazen. Noi non stiamo facendolo solo per noi, noi lo stiamo facendo per tutti gli esseri, ed io penso che questo sia consolante, che questo sincero sforzo non è mai sprecato. Questo davvero non è un sentiero solitario, anche se ognuno di noi si prende la sua propria individuale responsabilità.
Gli effetti del vostro riportarvi allo zazen, di scoprire che lo zazen sorge automaticamente, sono sentiti da ognuno. Ed il paradosso è che più profondamente voi fate il vostro zazen, e meno vi è preoccupazione per lo zazen delle altre persone, più profondamente vi prendete cura delle altre persone e miglior cura per le altre persone voi avrete e più naturali sarete. La vera compassione è questo movimento naturale che non è diverso dal zazen e non vi porta fuori dal vostro zazen. Hsueh-feng, (Seppo) un altro forte carattere dello Zen, fu illuminato da uno studente amico più giovane di lui, chiamato Yen-tou (Ganto). In una famosa storia, essi furono colti insieme dalla neve in un villaggio chiamato Monte Testuggine. Hsueh-feng era seduto in modo molto duro, meditando, tentando di ottenere l’illuminazione. Ed il suo amico Yen-tou ebbe compassione per lui vedendo ciò, ma ciononostante si mise a dormire per alcuni giorni, finché il tempo fu bello. Poi lui aprì gli occhi e sfidò il suo amico. Io penso che questo punto sia molto importante. Egli non fece nulla nell’immediato. Lui appena si sedette e aspettò. E, sapete, qualche volta è buono aspettare. Qualche volta non è possibile insegnare a qualcuno ed il tempo deve essere giusto, ed è realmente importante avere il senso che aspettare possa essere una cosa molto buona, un
cosa molto fertile.
Noi aspettiamo che le stagioni cambino. Stiamo sempre aspettando che venga il nostro tempo, o che nel Tao appaia quell'apertura in cui poter passarvi attraverso, e toccare qualcuno. Mentre se ci fossimo mossi prima, tutto sarebbe stato errato - nessun punto, nessun effetto. Talvolta la cosa più giusta da fare è aspettare. Nell’'I-Ching, l’esagramma che riguarda l’attesa, dice che ci si dovrebbe contentare di aspettare, si dovrebbe mangiare e bere ed essere di buon umore. Non dobbiamo essere troppo severi riguardo all’aspettare, perché noi siamo in sintonia con le stagioni. È il giusto tempo per aspettare.
Quindi Yen-tou passò alcuni giorni dormendo ed aspettando e poi si svegliò e disse, "Cosa stai facendo, seduto là come un Buddha di legno, ai lati della strada?", e il suo amico disse, "Il mio cuore non è in pace, ecco perché sono qui seduto in modo così duro". E Yen-tou allora sentì che lui era pronto, e si chinò’ su di lui, interrogandolo sulle sue esperienze. Hsueh-feng, che era già abbastanza avanti nel Dharma e sedeva ormai da ben trent’anni, disse: "Bene, tu sai che io ho avuto varie esperienze, una volta quando io incontrai Tung-shan fu come lasciar cadere il fondo di un secchio, e poi più tardi, quando incontrai Te-shan...". E Yen-tou lo interruppe, gridando a squarciagola, "Non sai che il tesoro di famiglia non entra attraverso la porta, ma esce proprio dal tuo petto e copre cielo e terra!". E Hsueh-feng fu subito illuminato. E così egli saltò su e giù dicendo, "In questo momento, il villaggio del Monte della Testuggine è diventato illuminato". In questo momento, l'intera Strada di Gorricks e tutta la vallata giù fino al Traghetto di Wisemans sono state illuminate. Così, egli conobbe tutta la sua connessione, l’intero collegamento, l'intero mondo, compresa l’Australia, ed esso fu totalmente illuminato nel tempo, indietro fino alla terra di Gwandana, ed avanti, molto avanti, fino a quando la terra cadrà nel sole. L’illuminazione si estende in tutte le direzioni di spazio e di tempo.

C'era un samurai-monaco che aveva una predilezione per sedere tra le montagne. Lui amava la solitudine e l’introversione e veramente voleva stare nel silenzio, ma egli dovette venire in giù per essere un samurai nella confusione della città. Lui disse, "Io invero, desideravo essere un eremita su in mezzo alle montagne, una solitaria persona della Via, e se lo avessi fatto, io sarei stato quello che viene chiamato un buon uomo della Via. Ma così io non avrei mai capito quanti difetti avevo. Ora io sono una persona ordinaria del mondo, ma io sono molto consapevole dei miei difetti!" Questo è il livello di un vero essere umano. È meraviglioso poter scoprire le nostre colpe e i nostri difetti - sì! ciò è qualcosa con cui possiamo lavorare. Il problema per i nostri amici sono i nostri difetti che noi non conosciamo. Penso che quando avremo scoperto i nostri difetti ed avremo in qualche modo accettato di averli e non cercheremo più di nasconderli, ma saremo disposti a lavorare su di essi e tirarli fuori da sotto il letto, le altre persone troveranno più facile farlo anche loro. È solo quando noi ci vergognamo di essi, ed essi escono fuori in una forma meschina, che è duro aver a che fare conn essi.
Quindi, ecco perché noi stiamo sedendo qui insieme con gli uccelli e gli alberi ed tutto il resto.
Noi dobbiamo scoprire il Modo in cui siamo uguali agli uccelli ed agli alberi e allora poi rideremo con Yang-shan riguardo al sedersi e al portare i vestiti. Quando tutto è profondo ed in pace, è più facile diventare sereni e trovare la serenità come un tipo di mite ed amabile prigionia.
Ma quando si risveglia l'amore della Via, si risveglia quell'amicizia della Via, noi camminiamo insieme e non facciamo affidamento solo sul samadhi, perché quando il samadhi finisce, anche la pace e l'equanimità finiscono. E così, all’interno, la pace trova quell’unità con il koan, con tutti gli antichi maestri, trova l’equanimità anche quando finisce lo zazen, con ciò trova l'equanimità. E poi, in profondità, l'equanimità sarà sempre qui, con la pioggia o col bel tempo.
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Liberamente tradotto in Italiano da Alberto Mengoni (Aliberth) – per conto del Centro Nirvana- Ad uso esclusivo dei soli meditanti e dei lettori del sito. -----------------------------------------
Tutelato in base ai diritti d'autore. Questo documento appartiene a John Tarrant, Sangha del Diamante, Santa Rosa, California, Stati Uniti d’America. [Questo documento può essere acquisito via file nella sottodirectory FTP COOMBSQUEST sul nodo COOMBS.ANU.EDU.AU. Il nome del file ftp del documento e l’elenco del percorso sono dati in coombspapers top level Index-file][versione: 23 novembre 1993]
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Il Libro dell'Equanimità, Caso 48
 


LA NON-DUALITA’ di VIMALAKIRTI.


(Prefazione all’Assemblea del Maestro Wong Song-)

“Anche se una sottile funzione è universale, vi è un punto in cui uno non può neanche cominciare ad agire. Anche se uno ha una grande eloquenza, vi è un momento in cui egli non può aprire la propria bocca. Longya era come un pugile senza mani. Jiashan fu capace di far parlare un uomo senza lingua. Chi è che sà districarsi a metà strada?”

Il Caso Principale
Vimalakirti chiese a Manjushri, “Qual’è il metodo del bodhisattva di entrare nella Non-dualità?”.
Manjushri disse, “In tutte le cose, accordarsi alla mente, nessun discorso, nessun chiarimento, nessuna direzione, nessuna rappresentazione, lasciarsi dietro tutte le domande e le risposte, questo è il metodo di entrare nella Non-dualità”. Poi Manjushri chiese a Vimalakirti, “Abbiamo entrambi parlato, ora dovresti rispondere tu. Buon uomo, qual è il metodo del bodhisattva per entrare nella Non-dualità?” Vimalakirti rimase in silenzio.

(Versi del maestro Hongzhi)
<Manjushri chiede della malattia del vecchio Vaisaliano (abitante di Vaisali);
La porta della Non-dualità si apre – osserva l'adepto.
Dura all’esterno, pura all'interno – chi è che l'apprezza?
Dimentica il ‘prima’ e lascia perdere il ‘dopo’, non sospirare.
Lottando per presentare la gemma - l'uomo coi suoi piedi tagliati nel giardino di Chu:
Ripagandolo con un gioiello, lucido e brillante - il serpente tagliato di Sui.
Smetti di controllare – e non ci sono più difetti!>;

La scorsa settimana ci siamo dati alle faccende di casa ed io menzionai al gruppo che era qui riunito che anche se nella tradizione Mahayana c'è un forte supporto di pratica laica e invero vi sono praticanti laici o vestiti di bianco (anagarika) nella storia del buddhismo Mahayana, il fatto è che fino al giorno d’oggi realmente non c’è stata nessuna pratica detta ‘laica’. Tecnicamente, si può dire che ‘il Laico Pang’, e la ‘Laica Pang’, e la figlia della famiglia Pang, tre praticanti laici molto illuminati della Dinastia Tang, fossero praticanti laici, ma in realtà, quando si guarda al modo in cui essi vissero le loro vite si dovrebbe dire che realmente loro stessero seguendo un modo di vivere monastico. Il Laico Pang aveva guadagnato molti soldi come mercante ma lui raggiunse un certo punto nella sua pratica quando prese i suoi beni mondani e li gettò tutti in fondo ad un grande lago. Egli, sua moglie e sua figlia divennero in un senso mendicanti erranti.
Essi non imploravano il cibo, ma vendevano sandali di paglia sulla strada per comprarsi il cibo. Vivevano nei boschi, e avevano fondamentalmente rinunciato agli affari mondani.
Vimalakirti che, in questo koan è uno dei più famosi dei praticanti laici, si dice che abbia vissuto al tempo del Buddha. Lui era un mercante e, benché fosse molto coinvolto in affari mondani, era illuminato come il Buddha, equivalente al Buddha ed usato come l’esempio di pratica laica. Ma noi non conosciamo nulla riguardo a come lui visse la sua vita. Noi conosciamo i nomi di sua moglie e dei suoi figli e figlie. Noi sappiamo come faceva i suoi affari, ma non sappiamo quello che lui faceva giorno per giorno. Come fosse solito condurre tutte le sue società ed al tempo stesso come poté arrivare alla sua profonda realizzazione, equivalente a quella del Buddha. Per esempio, in questo sutra, il Vimalakirti sutra, noi troviamo il suo insegnamento, l'insegnamento del dharma non-duale, ma nessun dettaglio di esso.
Qui più che altro sembra esservi la storia di una pratica laica, che noi sappiamo essere esistita in vari periodi in Cina ed il Giappone e così via. E sembra che probabilmente una delle ragioni è che le istituzioni come i monasteri fosseroi i luoghi che mantenevano lignaggi e ricordi storici. Ma per quel che sappiamo finora, nessun continuativo lignaggio laico fu mantenuto attraverso i secoli in questo luogo e in quel tempo. Cosa accadde dunque al Laico Pang, ebbe egli discepoli? E Vimalakirti ebbe discepoli? La moglie del Laico Pang ebbe qualche discepolo? Leng Chow, la loro figlia, ebbe discepoli? Noi non lo sappiamo. Noi sappiamo che essi studiarono nei monasteri del tempo e che più tardi divennero vagabondi. Conosciamo quale fosse il loro insegnamento e che esso fu un insegnamento assai eccellente, indubbiamente. Quindi, in un certo senso, qui noi abbiamo scritto nell’ultima parte del ventesimo secolo in Occidente, una storia di pratica laica. Abbiamo dei capitoli che non sono mai stati messi, e abbiamo scritto anche alcuni altri capitoli.
Il buddhismo Mahayana ha sempre parlato dell'uguaglianza tra uomini e donne, però le storiche registrazioni non mostrano molto di questa uguaglianza. Vi sono dei casi isolati, ma in definitiva nessuno equivalente al modo in cui gli insegnamenti del Mahayana parlano dell'uguaglianza tra uomini e donne. In tutte le scuole la discriminazione contro le donne esiste in un modo o nell’ altro. Insegnanti individuali sono eccezioni piuttosto che la regola. Così per la prima volta nella storia del buddhismo, esso si trova ancora in un paese dove c’è quella discriminazione illegale. E così l'opportunità per gli insegnamenti del Mahayana sull'uguaglianza di uomini e donne ha ora l'opportunità di poter essere fruita. Ed ora per la prima volta nella tradizione Mahayana, la metà dei praticanti sono donne, in alcuni luoghi anche più della metà. Donne insegnanti che stanno emergendo. Ed è la stessa cosa per l’azione sociale, ed anche se il buddhismo Mahayana parla di compassione e bodhisattva, nella storia del buddhismo esistè un po’ di opportunità per l’azione compassionevole. In Cina i monasteri erano molto isolati. Gli Imperatori erano molto permalosi su ciò che si doveva dire o come interferire nelle funzioni dello stato. Se la religione provava ad essere un tipo di qualsiasi minaccia per la nazione o per lo stato, i monasteri erano bruciati ed i monaci venivano decapitati, più semplice di così!. E, il buddhismo Mahayana per la prima volta si trova nelle nazioni dell'Occidente, in cui la libertà religiosa è una garanzia essenziale dello Stato. La separazione tra Chiesa e Stato è uno dei principi primari in queste società. Così, l’azione sociale diviene possibile senza la paura di far finire la religione.
Ed è senza precedenti in tutta la storia antica del buddhismo lo straordinario stabilirsi, proprio qui ed ora, e l’avere una sala riempita con praticanti laici che ascoltano un discorso nel contesto di una pratica monastica. C'erano sempre stati discorsi pubblici, ma ora ciò è diverso. I praticanti laici stanno partecipando pienamente in ogni aspetto dell'addestramento. Meditazioni, pratica di lavoro, servizio, tutto quello che fanno i monaci, ora anche i praticanti laici hanno l’l'opportunità di farlo. C’è da chiedersi perché ci sia voluto così tanto tempo.
Se vi metteste nella reale situazione di molti secoli fa, com’era al tempo del Buddha o nella Cina o Giappone medievali, in cui non vi era molto tempo libero disponibile, e le persone lottavano per vivere...Se foste stati un coltivatore, e voi e tutta la vostra famiglia dovevate continuamente coltivare i campi, e monasteri e maestri fossero stati lontani centinaia e migliaia di miglia, nei profondi recessi delle montagne. Sarebbe stato ben duro arrivarvi; ora, non è più così difficile, nel 20° secolo, con i trasporti e comunicazioni che vi sono. Il tempo libero era qualcosa che avevano solamente imperatori e membri delle corti, e loro erano i praticanti laici. Pressocché tutti i praticanti laici nella storia dello Zen erano sia alti ufficiali statali che imperatori, essi erano gli unici che avevano il tempo libero per farlo, ma oggi il tempo libero è disponibile a quasi tutte le persone. Noi abbiamo tutti i fine-settimana, abbiamo anche un paio di settimane di vacanza almeno ogni anno. E persone che sono abbastanza fortunate per essere insegnanti di scuola hanno due mesi all’anno. Tutto ciò è senza precedenti. Quindi per la prima volta questo offre l'opportunità di fare una pratica seria e non di guadagnare meriti solo con la ‘dana’, cioè dando, ma piuttosto con la propria pratica. Ed è per questa ragione che noi mettiamo così tanta enfasi sulla pratica qui al Monastero Zen di Montagna. Io sono convinto che un forte gruppo, centro o monastero, con un insegnante che rappresenti un lignaggio autentico, può provvedere a creare un potente nucleo per un grande gruppo di praticanti laici nel mondo.
La prossima domanda è, come sostenerli? Ovviamente, il principale mezzo di sostegno rimane la comunicazione. Comunicazione degli insegnamenti, del Dharma, del Buddha, del Sangha. E perciò abbiamo creato il ‘Mountain-Record’, ed abbiamo approfittato dei moderni ‘media’ e dei più rivoluzionari mezzi di comunicazione, con l’uso di video ed audio. Abbiamo approntato dei sistemi che provvedono al contatto umano, addestrando consulenti che coordinano le attività dentro e fuori del Monastero. Abbiamo creato ovunque centri di pratica per laici, in luoghi in cui vi sia un gruppo di studenti grande abbastanza per mantenerli. Ed abbiamo creato una forma di insegnamento che possa aver successo su base individuale, cioè ‘Le Otto Porte della Pratica’. L'unica cosa nelle Otto Porte che non abbiamo rappresentato per poter arrivare a voi attraverso le Comunicazioni di Dharma è il ‘dokusan’, cioè l'intimità nella relazione tra maestro e discepolo. Ma forse in un futuro non lontano saremo in grado di presentarlo nel vostro salotto, allorché voi vorrete il dokusan. Noi non abbiamo quel tipo di insegnamento che hanno alcune tradizioni, in cui il guru è sempre presente. In qualunque momento, appena si chiama in causa il guru, ed il guru è presente. Noi non abbiamo guru, a meno che non lo diventiate voi!. Ogni persona è il suo proprio guru. L'insegnante può solamente indicare. L'insegnante può soltanto creare delle complicazioni. L'insegnante alla fine non ha niente da dare, e in finale voi non avete niente da ricevere. Ma c'è un processo, il processo di andare in profondità all’interno di sé per trovare le basi di quello che in realtà è questo incredibile dharma. E perciò io ancora e ancora dico che noi dovremmo tenere a mente il modo in cui pratichiamo questa incredibile Via, poiché ciò che noi stiamo facendo non solo sta rendendo più chiara la nostra stessa vita ma sta anche creando un precedente, noi stiamo scrivendo un capitolo nella storia di questo incredibile Dharma.
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Nella Prefazione all’Assemblea, Wong Song dice, “Anche se la sottile funzione è universale, c’è un punto in cui uno non può neanche cominciare ad agire”. Ciò che egli intende, quando dice ‘la sottile funzione è universale’, è la totalità dell'esperienza umana, la totalità dell’essere, la totalità dell'universo. In altre parole, egli sta parlando della base assoluta della realtà. Quindi, anche se uno ha compreso la base assoluta della realtà, c’è un punto in cui uno non può cominciare ad agire. Avendo compreso ciò, vi è qualcosa che è ultimamente non-funzionale. La seconda riga dice, “Perfino se uno ha una grande eloquenza, vi è un momento in cui non può nemmeno aprire bocca”. Non importa quanto tu sia eloquente, ci sono cose che non possono essere dette, che non possono essere espresse. Il Tao che può essere espresso in parole non è il vero Tao. Poi passa ad un esempio da altri koan e domanda, “Chi può districarsi a metà strada?” Come ci si districa da questo stato? Ricorda che il Vimalakirti Sutra, la motivazione spinta del Vimalakirti Sutra è l'insegnamento della relazione tra assoluto e relativo. L’insegnamento della Non-dualità di assoluto e relativo. E quando si parla del dharma nonduale, si sta dicendo che tutto è non-duale. Quindi tutto ciò che si applica alla forma ed al vuoto, si applica anche a qualunque altra dualità. Uomo e donna, cielo e terra, buono e cattivo, il monastero ed il mondo, la pratica da monaco e la pratica da laico, il sacro ed il mondano profano. E sempre gli insegnanti hanno usato l’uno per illuminare l'altro. Perciò, quando indica l'assoluto, il maestro indicherà il relativo. Quando indica il relativo, l'insegnante indicherà l'assoluto. Comprendete che la verità di questo incredibile dharma è basata sulla vacuità.
Qui in questo koan, Vimalakirti chiede a Manjushri, “Qual è il metodo del bodhisattva di entrare nella Non-dualità?” Manjushri è stato l’insegnante dei sette Buddha passati, ed uno straordinario bodhisattva. E nella casa di Vimalakirti vi era un’intera assemblea di bodhisattva. Quelli di voi che hanno letto il sutra lo conoscono bene. Vimalakirti era malato, ed il Buddha chiamò tutti i suoi bodhisattva, insieme a tutti gli arhats ed i discepoli. Molti di questi discepoli erano monaci della vecchia scuola, la scuola Hinayana. Questo sutra è un sutra Mahayana e in qualche modo mostra quali siano i difetti della pratica Hinayana. Vi si vede che accadono ogni sorta di cose, come le dee che gettano fiori giù sull’assemblea e tutti i fiori si conficcano sulle tuniche dei praticanti Hinayana ed essi sono agitati perché a loro non è permesso di adornarsi e perciò essi cominciano a cercare di strappare i fiori per toglierli. Mentre sui bodhisattva, i fiori gli cadono in testa senza conficcarglisi sulle vesti. Quindi tra di loro vi è una gran discorrere su tutto ciò. In un'altra situazione appare una dea e poiché negli insegnamenti Hinayana le donne non possono
essere illuminate, esse devono rinascere come uomini per poter essere illuminati. Quindi, qui c’è questa dea illuminata che si impegna in uno scontro di dharma con uno dei monaci Hinayana, che non può capire perché lei è illuminata così da provare a combattere tramite questo dharma meraviglioso, “Perché non lasci il tuo corpo di donna, e non diventi un uomo?” E lei fa un certo numero su di lui proprio riguardo a quello.
Quindi c’è un buon insegnamento in questo sutra, di quelle cose di cui io ho già parlato, e cioè di compassione, dell'uguaglianza tra uomini e donne nel dharma della pratica laica, nel mondo, nel monastero, nella montagna. Essendo realtà inter-dipendenti, mutuamente inter-penetranti, che sorgono mutualmente, io spero che esso sia il metodo della nostra pratica qui al Monastero Zen di Montagna che possa continuare a svilupparsi tra i praticanti laici ed i praticanti monaci. Vi sarà sempre un dinamico e sostenitivo rapporto di relazione tra entrambe le parti, perché essi collaborino l’un l’altro. Tutti e due sono essenziali perché il dharma resti saldo, forte, vitale, e tocchi le nostre vite e tutto quello che noi facciamo.
Così Vimalakirti era a casa malato. Ammalato a causa della malattia di tutti gli esseri senzienti. Egli se ne stava a letto e il Buddha chiamò Subhuti e gli disse, “Perché non prendi un gruppo di monaci e vai a far visita a Vimalakirti?”. E Subhuti rispose “Essi non ci vogliono andare perché ogni volta che ci vanno, Vimalakirti li impiglia tutti in un combattimento di dharma, in cui essi finiscono sempre per perdere. Mi ricordo di certi dialoghi con Platone ed Aristotele, tipo di come il maestro ne usciva sempre vincente. Ma, alla fine, il Buddha disse, “Vai!”, ed essi andarono. Centinaia e migliaia di arhats e bodhisattva, dee e dèi, riempirono quella piccola stanza in cui egli stava, e chiaramente vi fu spazio sufficiente per stare tutti comodi. C’è molto di magico in questo sutra. Se non avete mai sentito Robert Thurman parlare di esso, è bene ascoltarlo.
Egli rende tutti eccitati riguardo ad esso. Lui comincia a chiamare uno dopo l'altro, tutti questi tipi diversi di esseri che sono presenti, e tutta la magia. E come dice nel suo libro, l’intenzione di tutta questa magia è di attirare l'immaginazione, non di mettere limiti alle possibilità. Da un punto di vista Zen, tutte queste cose magiche e straordinarie che hanno luogo, bisogna che siano capite, e molte di esse sono veri e propri koans. Quindi tutto ci porta là ed ogni capitolo tratta con un diverso aspetto dell’insegnamento di Vimalakirti. Questo in particolare tratta con la Non-dualità.
Vimalakirti chiede ad ognuno dei bodhisattva di mostrare la propria comprensione. Quindi, ciò di cui fondamentalmente l’intero capitolo tratta, è che ogni bodhisattva risvegliato dica quale sia il suo metodo di bodhisattva di entrare nella Non-dualità. Ovviamente ognuno di essi disse la sua. Vi fu chi spiegò tutta la cosa, incluso il grande maestro Manjushri, insegnante del Buddha. Alla fine del capitolo Vimalakirti va proprio da Manjushri e gli chiede, “Qual è la Via del bodhisattva per entrare nella Non-dualità?” E Manjushri dice,“In accordo con la mia mente, in tutte le cose, puoi realmente afferrare questa riga parola dopo parola. In accordo alla mia mente, in tutte le cose senza parole poi c’è il silenzio, nessun discorso, nessuna spiegazione, smetti di parlare, non c’è nessuna direzione, smetti di indicare, non c’è nessuna presentazione, lasciandosi dietro ogni domanda e risposta, questo è il metodo di entrare nella Non-dualità”.
Poi Manjushri chiese a Vimalakirti, “Ognuno di noi ha parlato, ora tocca a te. Buon uomo, qual’è il metodo del bodhisattva di entrare nella Non-dualità?”- Vimalakirti rimase in silenzio.
Vi erano molti modi di considerare quel silenzio. Lo stesso koan appare nella ‘Raccolta della Roccia Blù’. Qui, Setcho include la stessa espressione alla domanda di Manjushri, “Diteci qual è il metodo del bodhisattva di entrare nella Non-dualità”. Egli non dice che Vimalakirti se ne restò in silenzio. Lui dice, “Cosa disse Vimalakirti?” E poi anche lui dice, “Ho capito”. Infatti fu ciò che disse Vimalakirti. Nel discorso di oggi, cosa disse Lu Tzu Faccia al Muro? Il Buddha insegna le cose esteriori, il Buddha rimase seduto, cosa disse il Buddha?
Nelle note in calce a questo koan, ciò che lui dice, è così citato, “Manjushri, ora dovresti dire tu, o buon uomo, qual’è il metodo del bodhisattva di entrare nella Non-dualità?” La nota in calce a ciò dice, “Allora egli si circondò e si spogliò di tutto”. Tieni a mente tutto questo dialogo dei trentadue bodhisattva, ognuno che presenta un'entrata del dharma nonduale. Quindi egli si circondò e si spogliò di tutto, essi hanno menzionato tutto. Così una volta che egli si circondò e si spogliò di tutto, essi non fecero conto su un scoppio violento. Il silenzio di Vimalakirti fu un violento scoppio? Il tuono riempì l'intero universo, ondate d’acqua lavarono i cieli.
Il termine ‘Vimalakirti’ significa nome incorrotto o nome puro. Il nome di sua moglie era Donna Dorata. Il nome di suo figlio era Buon Pensiero, il nome di sua figlia era Bellezza di Luna Piena.

Un monaco chiese una volta ad un vecchio maestro, “Vimalakirti era un Buddha di oro granito”,
(Questo era uno dei modi in cui essi si riferivano a lui. Poiché lui ascoltava gli insegnamenti delle assembleee di Shakyamuni Buddha). “Perché anche lui provò fastidio nell’ascoltare questi bodhisattva che mostravano la loro comprensione?” Ed il maestro rispose, “Egli non ne fece una disputa tra se e gli altri. Egli non mise se stesso sopra gli altri, non si disgiunse da loro. Egli si rese parte di quel gruppo. E durante tutto il dialogo lui rimase seduto e ascoltò. E poi quando loro gli chiesero la sua dimostrazione, rimase silenzioso, lui continuò a rimanere in silenzio”. Un altro maestro disse, “Manjushri così applaudendo, sta ancora girando un mestolo divinatorio. Ascoltando il suono vuoto, Vimalakirti rimase silenzioso. Altre persone si mettono a perforare gusci di tartarughe o a lucidare mattonelle”. In altre parole, non si danno alla magia per cercare di capire questo. Prima dell'I-Ching, essi usavano un guscio di testuggine per predire il Libro dei Cambiamenti. Essi lo scaldavano e lo perforavano, e poi studiavano le fessure e vi ponevano i gambi del millefoglie. Ora si usano i computer”. Un altro maestro disse, “Vimalakirti non rimase in silenzio, non tacque. L’argomento che lui se ne restò seduto risultò essere errato”. Tutte le cose che sono state dette sono risultate non essere vere. Uno dei problemi su questo silenzio, è che esso divenne un emblema, e agli studenti Zen come a chiunque altro piacciono molto gli emblemi. Così, inevitabilmente, gli studenti mostreranno il silenzio, ed inevitabilmente il maestro li scaccerà fuori. Proprio come la dea che non volle accettare il silenzio da Shariputra. Quando lei lo spronò sul punto dell'assoluto, lui rimase silenzioso. Lei disse, “Non darmi quello!” Quindi perché il silenzio di Shariputra fu inaccettabile e tutti pensano che quello di Vimalakirti è stato meraviglioso? Qual è la differenza?
Wong Song ha una piccola cosa da dire qui. Lui dice, “Perfino ora, in vari luoghi quando si vede tirar fuori questa questione, ancora si dice che egli parlò restandosene in silenzio (e così via)”. E poi lui dice, “Un monaco una volta chiese ad un insegnante, ‘Nelle registrazioni spesso si dice ‘liang-jiù, che è il termine per ‘silenzioso’. Liang jiu per un bel po’ di tempo’, chi è Liang jiu?”. Il maestro disse, “E’ il fratello più giovane di Liang Ba”. Questo viene detto come uno scherzo. Wong Song continua, “Le ultime due righe sono le più importanti”. E poi si finisce per scoprire i riferimenti che sono accaduti. Quando li si ritiene come uno scherzo, qualcosa risulta sbagliato. Cleary ci dà questa spiegazione. Gli studiosi non sono molto portati agli scherzi, particolarmente quando si deve tradurli dal Cinese antico nell'Inglese moderno. Si trovano varie manipolazioni, ma questo è ciò che fondamentalmente è quel Liang jiu; jiu è anche il termine per indicare il ‘nove’, suona precisamente come la parola che significa nove, il numero nove. E Ba è il suono per il numero ‘otto’. Quindi quando qualcuno chiede all'insegnante, “Cos’è liang jiu?” intendendo dire ‘cos’è il silenzio?’. L'insegnante lo prende come ‘cos’è liang nove?’, e lui risponde ‘il fratello più vecchio di liang otto!’. Ed io mi domando come questo possa essere comprensibile per voi. E la parola ‘silenzio’. Che cos’è il silenzio?, chiese lo studente all'insegnante. L'insegnante rispose, “Si-lenzio è il fratello muto di Jo-lenzio”. Ho pensato che fosse grande. Dopo una settimana di sesshin, questa era un'insurrezione. Grazie, grazie.
In un verso su un altro koan nel Libro dell'Equanimità, quello di Ma-zu, quando Mazu disse, “La testa di Fratello Yakujo è bianca, e la testa degli altri fratelli è nera”. Nel verso su quel koan, Hongzhi dice, “Sedendo con maestà, tagliando la strada alla lingua, che risata fece la vecchia lama di Vaisali”. E questi era chiaramente Vimalakirti. Ed il verso questa volta, dice,
<Manjushri chiede notizie sulla malattia del vecchio Vaisaliano;
La porta della Non-dualità si apre – osserva l'adepto.
Dura all’esterno, pura all'interno – chi è che l'apprezza?
Dimentica il ‘prima’ e lascia perdere il ‘dopo’, non sospirare.
Lottando per presentare la gemma - l'uomo coi suoi piedi tagliati nel giardino di Chu:
Ripagandolo con un gioiello, lucido e brillante - il serpente tagliato di Sui.
Smetti di controllare – e non ci sono più difetti!>;

Per me, una delle cose straordinarie del Dharma è che, l’antica cultura Cinese e l’attuale cultura Americana del ventesimo secolo sono su due lati opposti dei poli. Ci sono modi di esprimere cose, la loro poesia, le loro storie, ciò che essi pensarono era divertente, ciò che essi pensarono era grande, ciò che essi pensarono era eroico, usare guerrieri e generali come esempi e così via, sono molto diversi da quelli che sono soliti nel ventesimo secolo al praticante Americano, o al praticante Occidentale. Eppure il dharma, l’insegnamento che vi è nascosto, se si va oltre la superficie, va oltre le metafore, arriva al cuore di esso, dato che il dharma è assai applicabile a tutto ciò che facciamo. Ci vorranno almeno cento anni prima che cominci a manifestarsi in una vera forma Occidentale. Quindi una delle cose che io anche vi ho trovato, è che se voi state lavorando col Libro dell'Equanimità, il verso scritto da Hongzhi, e Hongzhi fu colui che registrò il Caso Principale, e che era molte generazioni prima di Wong Song, il quale mise tutto insieme e vi aggiunse commentari. Se volete trovare ciò di cui stava parlando Hongzhi, controllate il verso prima, esso è l'unica asserzione che lui fa sul koan. E Hongzhi è la stessa persona che ha scritto ‘Coltivare il Campo Vuoto’. Egli fu considerato uno dei più eccellenti poeti della Dinastia Sung ed un grande maestro di Zen. In questo verso lui dice,
<Manjushri chiede notizie sulla malattia del vecchio Vaisaliano (che è Vimalakirti),
La porta della Non-dualità si apre – osserva l'adepto.
(E ovviamente egli sta di nuovo celebrando le virtù di Vimalakirti).
Dura all’esterno, pura all'interno – chi è che l'apprezza?>
Egli usa l’esempio di questo silenzio di Vimalakirti, come equivalente a quello nel sutra, e dice, “Shakyamuni chiuse la sua stanza, Vimalakirti si chiuse la bocca. Subhuti celebrò quel mutismo come per rivelare la Via. Indra e Brahma sentendolo, versarono fiori. Questo è perché la verità è padroneggiata dalla conoscenza spirituale, quindi la bocca è silenziosa. Come potete dire che essi nono avevano nessuna eloquenza?” E’ che l’eloquenza non può parlarne. Che è ciò di cui io ho parlato molto ieri. Che sperimentandolo c’è un immediata e diretta visione, che è ciò che è. E che è ciò che è chiamata conoscenza spirituale, che è proprio questa pratica. Che è ciò che si ottiene con il vostro zazen. E allora si sta parlando di esso.
Ora, parlare di esso può essere utile. Il Buddha ne parlava, centinaia di maestri ne parlarono. E oggi in questa sala noi ne parliamo. Ma queste, nondimeno, sono ancora solo parole e idee che descrivono la realtà. Ed è proprio questa stessa realtà che deve essere realizzata. Noi usiamo ogni sorta di abili tecniche, tutto quello che facciamo sono abili mezzi, incluso lo zazen. Ed il punto finale di quegli abili mezzi è la propria realizzazione diretta della verità. Può succedere in qualunque momento, in qualunque luogo. Qualcosa accade, ed apre quella porta per voi. E’ una cosa diversa per le differenti persone. Ma lo zazen è sempre in qualche modo alla sua radice.
Egli parla di una gemma, una pietra semipreziosa, ed all’interno di quella pietra, c’è una storia in una di queste antiche cose Cinesi, in cui vi è una pietra semipreziosa che non appare essere molto importante. Quando la tagliate per aprirla, la vera gemma è al suo interno. E questo sta per essere fatto nell’equivalente di Vimalakirti, che sembra muto all’esterno ed il suo mutismo lo fa sembrare così, cioè che lui non dice nulla. Ma è puro e genuino all’interno. La pietra grezza nasconde il gioiello.

< Dura all’esterno, pura all'interno – chi è che l'apprezza?
Dimentica il ‘prima’ e lascia perdere il ‘dopo’, non sospirare>.
Questa è un'altra cosa dalle raccolte sulla meditazione in cui il maestro dice, “Ora, quando io parlo di conoscenza, tu non hai bisogno di conoscere la conoscenza, tu stai proprio conoscendo tutto ciò che è. Quindi, prima di te non continua l'estinzione, dopo di te non esiste produzione. Spezzata la continuità di prima e dopo, in mezzo è isolato e solitario”

Nel sutra del terzo patriarca, egli ancora e ancora parla di questo, di come la verità deve essere trovata aldifuori delle parole e delle idee che la descrivono. E alla fine lui dice, “Che la via delle parole e dei discorsi alla fine deve cessare”, perché la vera Via è oltre queste cose. Non è nel passato, non è nel futuro, non è nel presente.

<Lottando per presentare la gemma - l'uomo coi suoi piedi tagliati nel giardino di Chu>:
Questo è un esempio terribile. Questa è la storia di un ragazzo che arriva dall'imperatore con una gemma, e l'imperatore guarda la gemma e dice, “Questa non è una gemma, questa è una comune pietra”. Essa è la pietra che ha la gemma al suo interno. “Questa è una pietra comune, tagliategli via un piede”. Così gli tagliarono uno dei suoi piedi. Poi quell’ imperatore finisce il suo regno e viene un imperatore nuovo ed il ragazzo di nuovo corre dall’imperatore con la pietra. L'imperatore guarda la pietra e dice, “Questa è una pietra non una gemma, tagliategli via l’altro suo piede”. Così questo ragazzo rimase senza i due piedi, ed alla fine arrivò il terzo imperatore.
Il terzo imperatore lo chiamò e gli chiese di lui, e lui disse, “Non mi risento per l'amputazione dei miei piedi, ma io mi risento per il fatto che il vero gioiello è considerato una pietra ordinaria. Che un atto di lealtà venga considerato una frode”. Il re spaccò la pietra e scoprì che dentro era un vero gioiello. Il re si addolorò e disse, “Com’è straziante che i due re precedenti trovarono più facile tagliare un piede umano e ritennero più duro dividere una pietra. Ora davvero essa risulta essere una gemma ed un tesoro per la nazione”. Potrebbero forse esservi modi migliori di presentare la gemma che era Vimalakirti, dato che lui esteriormente era molto ordinario, ma internamente lui era l'incarnazione della Non-dualità degli insegnamenti.

E’ la stessa cosa con il ripagare con un gioiello che splende brillante, il serpente tagliato di Sui. Il serpente tagliato di Sui non è così male. E’ la storia di un ragazzo che sta camminando e che vede un serpente, con una parte tagliata. Allora egli prende il serpente e gli mette sopra un po’ d’acqua e cerca di guarirlo. Poi alcune settimane più tardi, mentre sta nella sua casa, vi è un grande bagliore di lampo, e vede il serpente che ha una gemma in bocca. E’ una ricompensa. Queste sono tutte delicate storie della Dinastia Sung, che sono elaborate in questi koans ed usate nei versi. Ovviamente se voi steste vivendo a quel tempo, tutto questo per voi avrebbe un più immediato senso e voi lo trovereste subito. Ma per noi di oggi, sembra un pò fuori moda ed ha bisogno di chiarimenti.

<Smetti di controllare – e non ci sono più difetti!>;
Non so se qui c’è bisogno di qualche interpretazione. Non ci sono assolutamente difetti. Smetti di controllare, perché esso è inerentemente completo di se stesso. Ognuno è inerentemente completo di se stesso. Non c’è assolutamente nessun difetto. Wong Song dice, “Vai avanti, e indicalo!”. Nessun difetto significa che c'è un continuum. Niente squarci, e né interruzioni. Alla nascita, nulla è aggiunto. Alla morte, nulla è perso. Quando l'universo è distrutto, esso non è distrutto. Che cos’è allora? La base assoluta della realtà? La vacuità? Beh, la forma è vuota, e il vuoto è forma. La forma è precisamente il vuoto, e il vuoto è precisamente la forma. Questo è quello che il Sutra del Cuore ci dice. Questo è quello che l'Identità di Assoluto e Relativo ci dice, già il titolo ce lo dice. Questo è quello che il buddhismo Mahayana ci dice. Questo è quello che ci ha detto Vimalakirti. Questo è quello che ci hanno detto decine di migliaia di koans e maestri. Quindi cosa è quello che non si distrugge quando l'universo è distrutto? Cosa è, quello che non è nato né è estinto? Questo è quello che qui Vimalakirti sta tentando di mostrare. Non solo in questa sola cosa ma in tutto l’intero sutra. Il messaggio di Vimalakirti è la relazione fra la forma ed il vuoto. La non-dualità è l'interpenetrazione dei fenomeni duali. Le reciproche causalità delle dualità, l’inter-dipendenza delle dualità. Questo è proprio ciò che è la nostra pratica, sia che tu sia un monaco o un praticante laico. Ognuno di noi dipende dall'altro. Che tu sia un uomo o una donna, ognuno di noi dipende dall'altro. Che tu sia nel mondo o sulle montagne, ognuno di noi dipende dall’altro. E dove tutto è casa, si è su quel cuscino. Ed il processo che ci riporta a casa è lo zazen. ------------------------------------------------------------------------------- FINE