(Ricostruito idealmente da ZENMAR…)
Studente: È bene studiare i Sutra? Tu, come Maestro della Scuola Lankavatara, puoi dirmi se è di beneficio?
Hui-k'o: Se uno è abituato ad una comprensione letteraria dei Sutra, allora non serve a niente. Sfortunatamente, oggi, molti studenti non sono riusciti a giungere ad una vera comprensione delle parole dei loro predecessori. Essi si aggrappano alla lettera e dimenticano l'intuizione. Proprio nella trasmissione da me ricevuta dal Maestro Bodhidharma, il Lankavatara Sutra è inteso come un aiuto al fine di trascendere le parole e le raffigurazioni mentali che esse creano. In questo modo, i Sutra non sono un ostruzione.
Stud.: Devo confessare che io sono confuso leggendo le scritture. C'è così tanto da imparare e ci sono così tante parole importanti che io non capisco.
Hui-k'o: Si è vero! Questo mi ricorda dei miei vecchi giorni da studente quando Bodhidharma mi sistemò. Dopo che vidi per la prima volta l'inconcepibile aspetto della mia vera Mente, io mi resi conto di come può essere pericoloso aggrapparsi alle parole se uno non ha una concreta realizzazione.
Stud.: Ciò è interessante. Io però non sono al tuo livello. Studiare il significato delle parole per me è come contare i granelli di sabbia in fondo all'oceano. Ci sono molte idee difficili da imparare - non potrò mai capirle tutte. Mi sento come se stessi affogando in un mare di lettere!
Hui-k'o: Questo è perché tu ancora non comprendi l’unico principio che unifica i diversi aspetti dell'insegnamento rendendolo coerente. Io so che fare questo è molto difficile. Era difficile anche per me. Io dovevo ricordarmi ciò che diceva il Lankavatara Sutra: "Non essere attaccato alla lettera ed alla convenzionale visione della realtà".
Stud.: Cosa dovrei fare prima, oltre che studiare le scritture, diventare come un pappagallo?
Hui-k'o: Prima, è importante realizzare la nostra vera essenza- o lignaggio, che è chiamato il gotra. Questa è una grande realizzazione di sé-stessi!
Stud.: Che cos’è precisamente il gotra?
Hui-k'o: Esso è come un gioiello prezioso che giace nella mente, e che è coperto totalmente dall'immondizia delle abituali rappresentazioni mentali e delle sensa-zioni corporee. Dopo che ebbi la mia visione iniziale del gotra, fu poi facile per me accantonare quegli stati che non si adeguavano alla sua primordiale natura. Se sei fortunato, anche tu un giorno avrai la visione di essa.
Stud.: Spero che sia così! Puoi dirmi qualcosa di più su essa?
Hui-k'o: Certamente. Dopo aver avuto un flash intuitivo di questo gotra, della misura di un pisello, noi dobbiamo dirigere il nostro intero essere verso di esso. In quel momento, noi stiamo diventando membri del lignaggio del Buddha. A questo stadio, esso è solamente un piccolissimo embrione spirituale! Allorché esso cresce, noi diventiamo più saggi, andando oltre le condizioni corporali, e così alla fine non dimoreremo più in questo corpo, anche se esso sarà ancora capace di far lavorare le sue dita! Questo fu ciò che Maestro Bodhidharma realmente mi insegnò. Io non avevo idea di cosa fosse la vera natura della Mente, quando la incontrai. Ma invece, quando lui mi chiese di mostrargliela ed io non potevo né sapevo, allora vidi il gotra, si potrebbe dire. In un attimo, io andai oltre il pallore del mio corpo mondano ed il suo mondo interno di sensazioni e rappresentazioni mentali. Poi dopo di questo, come aiuto lui mi diede il Lankavatara Sutra; poi mi disse di approfondire e coltivare la mia visione interiore.
Stud.: Così non c'è niente più che solo questo insight?
Hui-k'o: Oh, sì. Molto di più. Non ci si ferma a questa visione interiore. Vedere un aspetto della nostra Mente-Buddha - il gotra - è come un seme che deve rivelare ancora il suo contenuto spirituale - il grande albero-Bodhi, l’Illuminazione! Non appena noi progressivamente lo coltiviamo, arriviamo a trascendere noi ed i nostri precedenti vecchi modi di percepire la realtà.
Stud.: È questa l'implicazione che sta dietro ai Due Ingressi di Bodhidharma?
Hui-k'o: Sì. Noi prima entriamo vedendo l'immagine pura dell'assoluto che forma la base di ogni esistenza. Questo è il gotra, o il ‘Sé’, l'embrione del Tathagata. In uno schiocco di dita noi vediamo qualcosa che è libero dalle nubi oscuranti della maya illusoria.
Stud.: Ciò è molto interessante. Quindi è così che il 'pi-kuan' (guardare il muro) si rappresenta in questo schema? Ho sentito che il Grande Maestro Bodhidharma si sedette, faccia a faccia ad un muro, per molti anni.
Hui-k'o: Finché è interessato il 'pi', esso è l’ 'immobilità' che è come un muro, opposto alla onnimutevole qualità dei fenomeni. Qui, uno mette da parte il mondo mutevole del proprio corpo materiale, incluse le proprie percezioni ed emozioni. Quando Bodhidharma si sedette di fronte al muro, egli realmente affrontò ciò che è’immobile’, diventando il più di esso.
Stud.: Ah! ora capisco. Sì, letteralmente pi-kuan è vedere nell'immobilità.
Hui-k'o: Sì. Con 'pi', si intende il principio di inamovibilità. 'Kuan' significa 'vedere dentro'. In questo caso, è una visione profonda direttamente nell'inamovibile. Ricordi anche che ‘kuan’ è la meditazione buddhista 'vipashyanâ'. Pi-kuan è la nostra versione di essa.
Stud.: Ah! Capisco. E’ come praticare l’esercizio della meditazione del ‘samadhi della mente unidirezionata'?
Hui-k'o: Sì. Si potrebbe dire così. Uno vede mentalmente un punto molto piccolo nel quale il contenuto di esso e la sua assenza concettuale diviene precisamente lo stesso. In questa pratica, si può dire che uno penetra attraverso un velo. È come un piccolo buco in un foglio di carta di riso, che lascia passare la luce del sole. Un altro modo di pensare a questo soggetto, è comprendere che i nostri organi sensoriali hanno dei limiti. L'orecchio non può sentire tutti i suoni; né l'occhio può vedere tutte le forme. In questa pratica noi andiamo oltre la struttura sensoriale. Noi andiamo via dal sistema delle porte dei sensi e camminiamo fuori. Nel far questo, per quanto possa suonare strano, noi c'esercitiamo con un piccolo buco nella stoffa della realtà e teniamo il nostro sguardo fisso su questo piccolo buco per molto tempo! [ridendo].
Stud.: Ciò sembra interessante. Cosa accade a te in un ‘samadhi unidirezionato’?
Hui-k'o: Prima di tutto, samadhi significa che una luce spirituale ci avvolge. Poiché io siedo qui di fronte a te, io sono in samadhi. Come faccio a saperlo? Io sento la luce dinamica del Buddha che mi stimola continuamente. Perché? Perché io sono in armonia con esso. Durante il corso degli anni, io ho scelto di essere di più questa luce misteriosa e meno questo vecchio corpo mortale. Ora, se io penso sempre ad ‘un punto preciso', sarò totalmente avvolto in una luce sovrannaturale.
Stud.: Questo mi affascina. Quindi, qual è poi il secondo ingresso?
Hui-k'o: Il secondo ingresso è in risposta al primo. In noce, significa coltivare ed espandere il primo ingresso. Tuttavia, devo avvertirti, entrambi sono coordinati. Tu non puoi realmente disgiungerli.
Stud.: Penso di capire ciò che vuoi dire. Il primo ingresso è come un seme. Il secondo ingresso è come essere un coltivatore che coltiva quel seme.
Hui-k'o: Sì. Anche se possediamo un piccolo indizio di come sia l'assoluto, noi siamo ben lontani dalla sua sponda benedetta. Noi dobbiamo ancora attualizzare pienamente il primo l'ingresso - farlo fiorire, per così dire.
Stud.: In altre parole, noi abbiamo ancora molti problemi da superare. È ciò che stai dicendo?
Hui-k'o: Sì. Le nostre abitudini sono profondamente radicate. Ciò che facevamo in passato è ancora con noi. Nel medio periodo, dobbiamo sopportare i nostri errori passati allorché ci muoviamo verso la nostra vera natura. Qui è dove entrano in ballo Le Quattro Azioni, comprese nel secondo ingresso.
Stud.: Qual è la prima azione?
Hui-k'o: La prima azione è imparare a sopportare la nostra sofferenza perché, in passato, noi non riuscivamo ad avere una visione dell'assoluto. Quindi, dobbiamo pagarne il prezzo. La seconda azione è di accettare la conseguenza del karma che, in passato, abbiamo scioccamente permesso a noi stessi di essere sedotti e condizionati da cause e condizioni fenomeniche.
Stud.: Sembra che la base per queste due azioni sia il nostro mancato vedere e coltivare la nostra vera natura - il nostro gotra, come hai detto prima. Noi invece crediamo che la nostra vera natura si trovi nel vivere una vita mondana, attaccati ai possedimenti ed agli averi.
Hui-k'o: Sì, questa è una buona comprensione. Quanto ai possedimenti, questo concerne la terza azione. Noi dobbiamo rinunciare all'abitudine di cercare di possedere le cose. Dobbiamo vedere che tutte le cose sono vuote! - esse non sono sacre. Non c'è niente di valore che si possa possedere. Questo mondo non è nient’altro che una casa in fiamme. Quindi, perché stare in una casa che brucia, impegnati ad appendere dei pezzi di arredamento?
Stud.: Che significato ha la casa da un punto di vista spirituale?
Hui-k'o: Essa significa il nostro corpo materiale in cui noi dimoriamo e giochiamo come sciocchi bambini spirituali, inconsapevoli che la casa è condannata. Nel buddhismo, la 'casa' è un simbolo per il corpo. Attaccarsi ad una casa, perciò, vuol dire attaccarsi ad un corpo, così come il possederlo, ed approfondire il proprio coinvolgimento in esso.
Stud.: Come si fa a fermare tutto questo?
Hui-k'o: Questa è la quarta azione. Ciò deve essere in accordo col primo Ingresso che è la nostra vera natura gotrica. Alcuni chiamano questa natura il Tathagata-garbha, intendendo l'embrione del Buddha. È come un feto Spirituale che è del tutto immacolato; che sta maturando col tempo. Alla fine, esso matura. Noi otteniamo un corpo spirituale che non ha più i trenta-due marchi contaminati. Questa è l’emancipazione.
Stud.: È questo ciò che il Grande Maestro Bodhidharma ti insegnò?
Hui-k'o: Sì. Lui chiamava questa pratica 'chirurgia-ostetrica-spirituale'. Egli disse che la storia della nascita del Buddha era davvero un mistero che nascondeva un Metodo Segreto per partorire un Buddha all'interno di se stessi.
Stud.: E’ affascinante. Questo spiegherebbe parole come "Tathagata-garbha" ed altre simili. Quali altre cose egli ti insegnò sulla ‘chirurgia-ostetrica-spirituale’?
Hui-k'o: Molte cose che a quel tempo io non capii. Primo, disse che noi dobbiamo tentare di sviluppare una corpo di Buddha - che è essenzialmente vera auto-luce. Devo dire che io fui stupito dalle sue parole. Dopo il mio insight, pensavo di aver ottenuto realmente qualcosa di grande. Ma dopo i suoi discorsi, tutt’ad un tratto io mi sentii umile. Seppi che in sua presenza ero solo un bambino.
Stud.: Era un persona potente?
Hui-k'o: Sì. Già solo ad essere in sua presenza si sentiva una potente energia. Io non so descriverlo. Ma si poteva sentire qualcosa di molto intenso ed allo stesso tempo ero felice. Era meraviglioso essere presso questa sua energia. Tutte le mie preoccupazioni scomparvero. Fu una gioia stare con Lui. Era come stare vicino ad un caldo fuoco in un freddo inverno.
Stud.: Hai mai chiesto a lui di questa energia che sentivi?
Hui-k'o: Sì, chiaramente lo facevo. A volte era così forte che io potevo a malapena camminare. Chiunque lo chiederebbe in quelle circostanze. Fondamentalmente, egli diceva che questo è ciò che viene dalla coltivazione. Mi disse che anche il suo Maestro aveva la stessa energia. E, cosa interessante, mi disse che senza di essa, non si è molto più di un maestro senza spiritualità [ridendo].
Stud.: E’ vero! Che meravigliosa intuizione. Un maestro spirituale senza spirito è come un commerciante senza prodotti da vendere!
Hui-k'o: Questo è quanto. Nel mio caso, io fui contento solo di praticare ciò che desiderava il mio Maestro. Io non avevo nessun bene da vendere! [ridendo].
Stud.: Beh, io non lo so! [ridendo] Come era meditare con Bodhidharma?
Hui-k'o: Come esperienza, fu felice oltre ogni parola. Noi sedevamo e poggiavamo le nostre schiene contro le assi di meditazione nella caverna e dimoravamo in una esaltante estasi. Spesso lui mi guidava in questo stato, spiegando i vari argomenti buddhisti. Anche quando io leggevo vari Sutra con lui, le parole mi gettavano in un'estasi oltre misura. Per molti giorni dopo di ciò, io ero in una sorta di estasi.
Stud.: Eri curioso di come egli faceva questo?
Hui-k'o: Devo confessare che io mi dedicavo ad immaginarmi in che modo egli irradiasse energia così pura. Io camminavo per giorni sulle colline, seguendo i ruscelli di montagna, cercando nella mia propria mente il segreto. Ricordo che lui disse che era un buon segno il fatto che volevo sapere riguardo a lui, nonostante la beatitudine che sentivo. Disse pure che un giorno sarei diventato un Buddha. Presumo che ciò sia attinente, ma Bodhidharma menzionò anche che questa energia è chiamata il Bodhisattva e che senza di essa, uno non poteva realizzare lo stato di Buddha. Devo dire che fui sorpreso dalle sue parole.
Stud.: E perché?
Hui-k'o: Io presumevo, come molti monaci, che essere un Bodhisattva significasse che ci si doveva comportare come uno di essi. Invece sbagliavo.
Stud.: Cioè, che significa?
Hui-k'o: In primis, è ridicolo immaginare che un Bodhisattva abbia due gambe! [ridendo]. Mi ricordo un giorno che sedevo con Bodhidharma. Lui mi stava guardando in modo strano, come concentrandosi su qualcosa. Poi all’improvviso io mi sentii il cuore aprirsi come un fiore! Un attimo dopo sentii un’intensa energia sommergermi. Sciolse tutte le mie ambizioni umane. Poi sentii come una sorta di creta calda e umida. Ero completamente senza parole. Quindi, guardai appena verso Bodhidharma e sorrisi! Allora lui fece un ghigno e mi disse, "Ecco, questo è il Bodhisattva in te!".
Stud.: Non capisco. Io pensavo che un Bodhisattva fosse solo una persona che cerca di salvare tutti gli esseri senzienti. Vuoi dire che ciò non è corretto?
Hui-k'o: Questa tua visione è buddhismo per neofiti. [ridendo] Quando qualcuno li informa di essere un Bodhisattva, essi ritornano di corsa a casa a nascondere il loro oro!
Stud.: Sono confuso. Che significa?
Hui-k'o: Hai letto la storia della nascita del Buddha quando era un Bodhisattva?
Stud.: Sì.
Hui-k'o: Bene, leggila di nuovo e presta attenzione ad alcuni dettagli. Il primo è che il Bodhisattva nasce come corpo spirituale chiamato il mano-maya-kaya. Questo per dire che il Buddha-che-si-genera è fatto di una sostanza spirituale. Poi, considera la nascita del Buddha come una sorta di mistero che, usando immagini poetiche, ci dice che noi dobbiamo superare ogni tipo di trasformazione spirituale. Questo è ciò a cui io ti sto guidando.
Stud.: Allora se il Bodhisattva non ha due gambe, che si può dire del Buddha?
Hui-k'o: Nei Sutra vi sono molti indizi su ciò che il Buddha, altrimenti detto Colui che Illumina, realmente significa. Bodhidharma mi insegnò anche che "Buddha" significa "creatore-di-luce". In altre parole, il Buddha è un cambio di rotta, uno spontaneo potere da cui nasce l’energia spirituale, si potrebbe dire. Quando in un Maestro come Bodhidharma fluisce il Buddha, l'area che lo circonda è allagata con beatitudine oltre ogni più sfrenata immaginazione. È come una forza salvifica piena di compassione. Tutti coloro che la sentono sono riscattati e viene mostrato loro un nuovo futuro di emancipazione. Questo è tutto ciò che posso dire.
Stud.: Allora, in che cosa il Buddha differisce da un dio?
Hui-k'o: Tutti gli dèi sono solo esseri. Essi sono diversi da noi soltanto nel loro modo di vivere in stati elevati di Essere. Dopo che il loro karma è stato consumato essi precipitano giù dalle loro dimore paradisiache. Il Buddha non è un essere come questi, e neanche un non-essere. Eppure, il Buddha è reale. I Bodhisattva sanno che il Buddha è reale perché loro non potrebbero essere Bodhisattva senza essere sostenuti da un lignaggio di Buddha primordiali.
Stud.: Stai dicendo allora che i Buddha sono poteri spirituali sempre-presenti?
Hui-k'o: Sì. Essi ci sostengono con un potere che noi non possiamo immaginare. Bodhidharma dice che un vero saggio proprio si rende disponibile a questo potere e così viene a sapere come è stato generato.
Stud.: Vi sono delle tecniche per fare ciò?
Hui-k'o: Quando uno è in armonia con l’insegnamento del Buddha, questa è la tecnica migliore. Ma allorché si studiano gli insegnamenti, è pure importante saper distinguere tra concetti mentali, veri principi, e contemplazione diretta. Molti oggi sono fissati nella famiglia dell’interpretazione delle scritture – essi però non hanno alcuna idea della famiglia della contemplazione diretta. Sono profondamente legati a vari concetti, come 'qualità', 'negazione', e 'relazione'. Beh, quest’atteggiamento non è molto efficace per l’intuitiva comprensione dei profondi principi del Buddha. Stud.: Allora, è meglio non seguire il sentiero delle parole?
Hui-k'o: E’ meglio usarle come mezzi per realizzare la propria vera natura. Qual’ è lo scopo delle parole spirituali se uno non può manifestare lo spirito, con cui ci si libera dalla sofferenza? Le persone che non lasceranno andare le parole non sono migliori di pigri poeti che recitano poemi; che possono soltanto sognare gli stati sublimi.
*Questa è una conversazione virtuale ideata da Zenmar per correttamente insegnare il Buddha-Dharma.-
(Tratto da INTERNET- www.darkzen.com - Tradotto dall’Inglese da Aliberth)