DOPO LA MORTE di SRI SWAMI SIVANANDA
Pubblicato da: THE DIVINE LIFE SOCIETY - P.O. SHIVANANDANAGAR Distt. Tehri-Garhwal, U.P., Himalayas, India, 1979 ^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^
Titolo Originale: WHAT BECOMES of THE SOUL AFTER DEATH
di: SRI SWAMI SIVANANDA
TRADOTTO da ALIBERTH (Alberto Mengoni) – ROMA – 2004
Nota dell’’EDITORE
Il problema della vita oltre la morte è sempre stato il più affascinante da tempi immemorabili. L’uomo è sempre stato intrigato dalla domanda, ‘Che cosa succede all'Anima dopo la Morte?’ Il presente testo, come il titolo suggerisce, tratta in dettaglio questo soggetto e cerca di dare una risposta all’eterna domanda.
Vivere nell'Atman Eterno, assaggiare la beatitudine dell'Anima,
Adorare il Signore per tutto il tempo, questa è la Vera Vita.
Recitare il Mantra del Nome di Dio, cantare continuamente la Sua gloria,
Ricordarlo sempre in ogni momento, questa è la Vera Vita.
Fare la Pratica di Yama e Niyama, servire i poveri e gli ammalati,
Ascoltare l’Insegnamento della Sruti, questa è la Vera Vita.
Riflettere e meditare costantemente, pronti a servire il Maestro,
Ed a seguire le sue istruzioni, questa è la Vera Vita.
Comprendere il proprio Sé, vedere quello Stesso Sé dappertutto,
Raggiungere il Brahma-Jnana, questa è la Vera Vita.
Vivere per servire l’umanità, praticare l’auto-controllo su di sé,
Controllare la mente ed i sensi, questa è la Vera Vita.
Praticare inoltre il Pranayama, agire in virtù del Brahma-Vichara,
Decidersi a trovare le soluzioni, questa è la Vera Vita.
Vivere nella posizione di Om, salmodiare e bisbigliare sempre l’Om,
Meditare in continuità sull’ Om, questa è la Vera Vita.
Ignorare i nomi e forme, prendere l'essenza nascosta in essi,
Assorbire il nettare dell’lmmortalità, Questa è la Vera Vita!.
QUAL’ È LA VERA MORTE?
Non studiare quotidianamente la Gita e le Upanishad,
Non ricordare sempre Dio e non servire Sadhu e Guru, è la Vera Morte.
Non avere una visione equanime, non avere una mente stabile,
Non avere Atma-Drishti, questa è la Vera Morte.
Non avere Brahma-Jnana, non avere un grande cuore,
Non fare atti caritatevoli, questa è la Vera Morte.
Identificare sé-stessi con il corpo, dimenticare la propria natura divina,
Vivere senza nessun scopo, questa è la Vera Morte.
Mangiare, bere, dormire e folleggiare, sprecare inutilmente il tempo,
Perdere il proprio onore,e la fama, questa è la Vera Morte.
Giocare d'azzardo, fare partite a carte, leggere romanzi, bere e fumare,
Spettegolare, cavillare e scandalizzare, questa è la Vera Morte.
Sparlare di qualcuno, ingiuriare, raccontar frottole, parlare male di altri,
Ingannare, falsificare ed imbrogliare, questa è la Vera Morte.
Guadagnare illecitamente soldi, oltraggiare le altrui donne,
Uccidere e ferire gli altri, questa è la Vera Morte.
Condurre una vita sensuale, sprecare la propria energia vitale,
Avere un concupiscente modo di guardare, Questa è la Vera Morte.
Nascita e morte sono due scene illusorie nel dramma di questo mondo:
Realmente nessuno è nato, nessuno muore, nessuno viene e nessuno va:
È il trucco di Maya, è la recita della mente; solo il Brahman esiste.
C'è la nascita solo per il corpo, cinque elementi si combinano a formare il corpo;
L'Atman è immortale e senza nascita alcuna; la morte getta via il fodero fisico.
È come il sonno profondo; la nascita è come svegliarsi dal sonno;
Non avere paura della morte, o Ram! La vita continuerà.
Il fiore può appassire, ma la fragranza rimane; Il corpo si può disintegrare,
Ma la fragranza immortale dello spirito rimarrà per sempre.
Impara dunque a discriminare il Reale dall’irreale; Pensa sempre all’Infinito,
Che è senza nascita ed immortale. Trascendi la Maya e la Moha,
Vai oltre i tre Guna, rinuncia all’attaccamento per il corpo.
Liberati da nascita e morte, e immergiti nell'Essenza Immortale.
RINASCITA
La Rinascita è causata dalla mente e dalle sue tendenze.
Tu pensi: ed un'impressione si forma nella mente,
Questa impressione è il seme di un pensiero,
Le impressioni si riuniscono insieme e generano le tendenze.
Non appena tu emetti un pensiero, appunto così tu diventi.
Tu crei la nascita e la morte a causa dei tuoi pensieri.
Il Sattva va verso l'alto, il Rajas sta nel mezzo, il Tamas va in giù
Avviluppato nelle qualità malvagie, e la causa è la Mente.
La mente è la causa della schiavitù e della liberazione dell’uomo;
Una mente impura imprigiona, una mente pura ti libera.
Quando realizzerai la Verità, quando conoscerai il tuo proprio Sé,
La causa per le nascite future è rimossa, e i pensieri sono uccisi;
Le tendenze negative (Samskara) saranno bruciate.
Tu sarai liberato dalla rinascita e raggiungerai la Perfezione,
Finalmente potrai godere della Pace Suprema,
E diventerai Immortale - questa è la vera Verità.
Se c'è anche solo una nascita, se chi fa il male è gettato nel fuoco eterno,
Non c'è scopo per il suo miglioramento;e ciò non può essere accettato.
Tutto ciò non è ragionevole, il Vedanta abbraccia anche il peggior peccatore:
Com’è sublime questa filosofia! Essa proclama e dichiara a lui:
Amico! Tu sei puro Spirito, e il peccato non ti può toccare,
Riguadagna la Tua divinità perduta, il peccato non esiste!
Il peccato è solamente un errore; Stai tranquillo, stai allegro!
Tu puoi distruggere tutti i peccati in un batter d’occhio.
Alzati, svegliati, riconosciti: ‘Uttishthata, Jagrata’!.
Dice il Gita: "Anche il peccatore peggiore può divenire retto,
E può trasportare via i peccati su una zattera della saggezza."
Come vedi, non c’è da preoccuparsi veramente, amico!
C'è l’esistenza di giovani geni ancora in aspetto di ragazzi,
Come un bambino capace di suonare il pianoforte,
Un bambino che è in grado di rilasciare conferenze,
Ed un ragazzo che sa risolvere grandi problemi matematici.
Inoltre, c’è un bambino che narra delle sue vite precedenti,
Un altro che diventa uno Yoghi pienamente maturato.
Il Buddha ottenne le sue esperienze in diverse nascite.
Egli divenne Buddha soltanto nella sua ultima nascita.
Questo prova inevitabilmente che la rinascita c'è;
Colui che ha una tendenza al piacere per la musica,
Ottiene queste esperienze in numerose e diverse nascite,
Così da diventare un maestro di musica in una nascita.
Costui intaglia delle tracce per la musica in ciascuna nascita,
Lentamente poi sviluppa sia la tendenza che l’attitudine,
E alla fine in una nascita diviene un musicista competente;
Quindi, questo è quanto accade con ogni tipo di Arte.
Il bambino succhia il latte, le giovani anatre nuotano,
Chi insegnò loro tutto questo? Sono stati i Samskara,
Ovverosia le innate tendenze delle nascite precedenti.
In una sola nascita, tutte queste virtù non possono essere sviluppate.
Solo con una evoluzione graduale, uno può essere coltivato.
I Santi possiedono eccellenza in tutte le loro virtù,
L'esistenza ripetuta di santi e di praticanti esperti
Sta ad indicare che sicuramente c'è la rinascita.
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Capitolo Uno – Cos’è la Morte.
COSA SUCCEDE ALL'ANIMA DOPO LA MORTE ?
RINASCITA ED EVOLUZIONE DELL’UOMO
La questione della rinascita, della vita dopo morte, è rimasta un enigma attraverso le epoche. La conoscenza umana non è proprio capace di rispondere a tutti i problemi che la vita prefigura, e come direbbe Gautama Buddha, "In questo mondo di forme ed illusioni creato dai nostri sensi secondo le nostre illusioni, un uomo è e non è, è sia vivo che morto, ma nel vero mondo senza-forma non è così, perché tutto è altrimenti secondo la nostra conoscenza, e se voi chiedete se un uomo vive oltre morte, io rispondo 'No', non in un qualche senso comprensibile alla mente dell’uomo che sta morendo; e se voi chiedete se un uomo muore completamente, io ancora rispondo 'No', perché ciò che muore è ciò che appartie-ne a questo mondo di forma ed illusione."
Eppure, la mente umana non permetterebbe a se stessa di essere confusa da una risposta mistica, senza una conclusione definita, e l'epoca delle credenze implicite in ciò che i saggi avevano detto una volta è passata da lungo tempo. Oggi noi abbiamo una perpetua domanda per una concreta evidenza di massa, e non di solitari prodigi. Ma se tale è l'atteggiamento nei riguardi di un profondo mistero come la trasmigrazione dell'anima, l’ovvia risposta deve essere, "Meglio aspettare finché si muore, e poi si potrà conclusivamente sapere". Quì sorge, perciò, la necessità di una fredda, razionale, spassionata ed impersonale considerazione.
La dottrina di causa ed effetto e la conseguente inevitabilità della reincarnazione è stata la vera roccaforte della filosofia Indù. Ma noi non possiamo ignorare il fatto ovvio che su circa 3 miliardi della popolazione della terra, più di 800 milioni non hanno nessuna tradizione religiosa per credere nella rinascita, mentre circa 600 milioni sono piuttosto agnostici sulla sua possibilità (agli inizi del ventesimo secolo - n.d.T.).
Naturalmente, poi, sarà una pura e semplice spacconata del pensiero Indù il fatto che essi fossero i più saggi tra gli uomini, come se il resto fosse un enorme gruppo di persone ignoranti, per i quali l'ignoranza era beatitudine. Allora poi sorgerebbe la domanda, se si debba credere che la propria vita attuale sia la risultante delle azioni fatte in precedenti nascite, e che cosa avesse provocato quella nascita precedente? Bene, un'altra nascita precedente. Ma, di nuovo, quale era la causa di quell’altra nascita?
Per rispondere a questo, noi ora dobbiamo ricadere nella legge dell'evoluzione e dire che nel remoto passato una volta noi eravamo stati animali e che da quegli strati di vita noi siamo poi divenuti esseri umani. Ma la questione di nuovo sarebbe che per giustificare la teoria della causa ed effetto avrebbe ben dovuto esservi una causa, come l’essere nati come esseri umani, e poiché gli animali non hanno nessun intelletto per giudicare tra la virtù e il vizio, come potremmo essere ritenuti responsabili per la nostra nascita nella famiglia umana? Non c’è problema; permetteteci di accettare provvisoriamente questa ipotesi illogica come vera, e si ritorni di nuovo nella famiglia dei vermi, e poi nei regni vegetale e minerale, e finalmente si arriva alla conclusione che Dio deve essere la causa originale responsabile. Ma, credendo nella teoria di causa ed effetto, per tutte le ragioni del mondo, com’è possibile che Dio potesse essere davvero così ingiusto, tanto da divenire innegabilmente la causa originale per tutta la sofferenza, i conflitti e l'infelicità che noi dobbiamo subire, dato che siamo nati come esseri umani?
Non c'è risposta per la causa originale. Il miglior percorso è: Siate buoni e fate il bene, credete in una buona coscienza e rispettate la dignità dell'individuo e l'etica della vita, e lasciate il resto a Dio. Ci sono molte cose oltre l'orbita della mente umana, e la conoscenza del Sé, comunque la si voglia chiamare, è l'unica risposta ad esse. Nondimeno, il concetto di rinascita non può essere così facilmente messo da parte, poiché vi sono logiche e sostanziali deduzioni che producono una forte influenza sulla ragione di sostenerne la fede.
Nelle primitive fasi della letteratura Vedica non c’è praticamente riferimento alla rinascita e nessuna stigmatizzazione per i peccati, nessun anatema del fuoco infernale e nessuna attrazione paradisiaca per i mortali. Ma con l'inizio del periodo Aranyaka, nonappena la mente Vedica progredì da un concetto politeistico della divinità degli elementi della natura verso un ideale monistico dell’unica, assoluta Realtà, la dottrina di causa ed effetto e della trasmigrazione dell’anima fu evoluta come una logica necessità per salvaguardare l'esistenza immacolata di Dio nel pensiero umano.
Ora, è piuttosto noto che tre delle religioni principali del mondo, sebbene molto più giovani dell'Induismo originale, trovino necessario presentare una prospettiva terribile di un’eterna diabolica esistenza nell'inferno così che gli uomini possano desistere dal volare da una gola all'altra e rispettare l’armonia sociale, il valore della cultura e l'utilità della pace. Al tempo stesso fu offerta una ricca e colorata attrazione di un'immortalità gioiosa in paradiso, diretta solamente a servire per lo stesso scopo. Ma ecco subito screditato il principio dell'evoluzione e l’uomo fu improvvisamente sia condannato ad un inferno senza la minima opportunità di redenzione, oppure più che graziosamente sospeso nel cielo per l'eternità, con un'esistenza individualizzata. Né vi era alcuna risposta sul come e perché un uomo dovesse essere felice e contento nonostante fosse cattivo ed un altro dovesse essere sfiancato da una vita di stenti, pieno di ingiustizie, nonostante fosse virtuoso.
I saggi Indiani, al contrario, offrirono una soluzione migliore e resero responsabile la reincarnazione per l'evoluzione dell’uomo, il quale egli solo era il padrone del suo destino. Essi ammisero francamente la loro totale incapacità di rispondere al perché il mondo sarebbe stato creato, e da quella base asserirono che Dio non era responsabile per il bene ed il male, la felicità e la sofferenza, ma era l’uomo stesso che era responsabile nel decretare il suo fato, capace allo stesso tempo del suo miglioramento attraverso il suo proprio auto-sforzo. Quindi, Dio non poteva essere accusato per tutte le ineguaglianze frustranti e le ingiustizie della vita, e la Sua posizione nel pensiero umano fu mantenuta illesa. Perciò la teoria della reincarnazione è una dottrina assai più convincente di qualunque altra credenza che giustifichi un’arbitraria impossibilità di redenzione dopo la morte.
Inoltre, abbiamo molti esempi di come un bambino diviene facilmente un esperto artista o un musicista dotato d'ingegno con poco addestramento, mentre in alcune famiglie aristocratiche troviamo che nonostante sforzi tremendi di estremamente qualificati insegnanti ed ardue fatiche da parte dei loro giovincelli, costoro fanno solo assai piccoli progressi nell'imparare. Ci sono pure esempi di bambini-prodigio che non hanno bisogno di essere addestrati. Prendiamo un altro caso. Ci sono due bambini nati dagli stessi genitori e allevati negli stessi ambienti: uno di loro risulta essere uno studioso brillante con eccellenti maniere, mentre l'altro diventa un discolo ottuso e capoccione - per nessuna apparente ragione. È probabile che la teoria della rinascita sia la sola responsabile per la differenza.
La Rinascita è la forza che sostiene la vita, perfino dal punto di vista mondano. Ecco perché molti sogni e così tante ambizioni vissute con impazienza rimangono incompiute; la gioventù gradualmente cede il posto alla vecchiaia ed all’infermità, e la brace della elusiva speranza diventa più scura e più debole; ma la sua fiamma è mantenuta su scintillante da una remota aspettativa che forse in un'altra nascita quei sogni potranno essere adempiuti. Quindi, la rinascita è davvero anche da questo punto di vista, una gentile consolazione ed un conforto alla vita.
C'è un'altra scuola di pensiero che crede che la scure della morte ponga fine alla vita, essendo il corpo e l'anima trapassati nei cinque elementi in un ultimo oblio. Questa comoda credenza veramente si sta appellando a dei filosofi intellettuali. Ma, se le cose stessero così, allora chi è che dà conto delle apparizioni e delle innegabili esperienze nelle sedute spiritiche? Perciò, come può essere testimoniata la vita dopo la morte? Ora, permettetemi di prendere in esame come dovrebbe essere l'attitudine di un aspirante spirituale.
L’uomo ha una tremenda potenzialità al suo interno. Egli non è lo schiavo del fato. Una volta il Buddha chiese a Sariputta, uno dei suoi discepoli più brillanti, con chi il mondo avesse questo immenso debito per l’instaurazione del buddhismo, "Allora, o monaco, se la vita ti pesa, non ti piacerebbe abbandonarti alla morte? Oppure, il vivere ti affascina, perché c'è una nobile missione da adempiere?". Sariputta rispose, "Venerabile Maestro, io non desidero la vita. Ma pure non desidero la morte. Io aspetto tranquillamente finché verrà la mia ora, come un servitore che aspetta il suo salario."
Proprio così dovrebbe essere l'atteggiamento di un aspirante, che non ha niente da compiere di sua propria volontà, poiché la sua vita è un compimento della volontà di Dio. Anche il desiderio di nascere nuovamente per effettuare una degna missione spirituale non dovrebbe trovare spazio in lui. Forse che Dio non sa far di meglio che spedirlo come Suo messaggero in questo mondo? E non è forse il più alto ideale dell’uomo allietarsi per la dissoluzione del suo corpo e mente e della sua individualità nella grande unicità cosmica dell'Assoluto? E così una volta per tutte cessare di essere una coscienza individualizzata, esistente astralmente oppure imprigionata fisicamente.
Più di sicuro, ogni aspirante si riserva il diritto di rinunciare alla propria rinascita, perché la liberazione è la sua nascita di diritto, e egli è il padrone del suo destino. Nessuna ossessione è mai buona, sia essa spirituale o temporale. È meglio purificare la propria mente da ogni insano complesso di paura che essere assillati da una qualunque ossessione al momento della morte. Avendo conosciuto la natura evanescente dei valori materiali della vita, bisogna negare la prospettiva di essere di nuovo crocifissi all’interno della propria casa-prigione di carne e sangue, e reclamare il proprio legittimo debito con tutto il vigore e l'intensità di volontà e pensiero che si possa comandare.
Il pensiero decide l’azione e l’azione decide il destino. C'è un enorme serbatoio di potere all'interno di ogni individuo ed uno può certamente polverizzare qualunque possibilità di una vita futura con la pura e semplice forza della sua volontà, insieme con la inevitabile grazia di Dio, e così modellare la sua vita presente, come pure può non lasciare nessuna traccia dell'ambizione terrena e nessuna memoria di un indelebile marchio di stigmatiche azioni. Perciò Dattatreya, il saggio dalla rinuncia e saggezza ineguagliata, lasciò detto: "Per gli iniziati non c’è alcuna rinascita!".
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IL FENOMENO DELLA MORTE
La morte è la separazione dell'anima dal corpo fisico. La morte diviene il punto iniziale di una nuova e migliore vita. La morte non fa finire la vostra personalità e la vostra auto-coscienza. Apre soltanto la porta ad una forma più evoluta di vita. La morte è soltanto l'ingresso ad una vita più completa.
Nascita e morte sono trucchi di Maya. Colui che è nato comincia a morire. Colui che muore comincia a vivere. La vita è morte e la morte è vita. Nascita e morte sono soltanto porte di entrata e di uscita dal palcoscenico di questo mondo. In realtà nessuno viene, nessuno va. Solo il Brahman o l'Eterno esiste.
Proprio come quando vi muovete da una casa ad un'altra, così l'anima passa da un corpo ad un altro per ottenere esperienze. Proprio come un uomo che getta via indumenti consunti e ne prende di nuovi, così colui che abita in questo corpo, gettando via i corpi consunti, entra in altri che sono nuovi.
La morte non è la fine della vita. La vita è un perenne processo continuo. La morte è solamente un necessario fenomeno passeggero che ogni anima deve attraversare per ottenere esperienza per la sua ulteriore evoluzione.
La dissoluzione del corpo non è niente più del sonno. Proprio come un uomo dorme e poi si sveglia, così è la morte e la nascita. La morte è come il sonno. La nascita è come quando ci si sveglia. La morte porta la promozione ad una nuova e migliore vita; Un uomo di discriminazione e saggezza non ha paura della morte. Egli sa che la morte è la porta di ingresso alla vita. Per lui la morte non è più uno scheletro che impugna una spada per tagliare il filo della vita, ma piuttosto un angelo che ha una chiave dorata per aprirgli la porta verso un’esistenza più ampia, più piena e più felice.
Ogni anima è un cerchio. La circonferenza di questo cerchio non è in nessun luogo ma il suo centro è nel corpo. La morte significa il cambio di questo centro da un corpo ad un altro corpo. Perché, allora, si dovrebbe aver paura di morire?
L'Anima Suprema o Paramatman è immortale, indeperibile, senza tempo, senza causa ed infinito. Essa è la fonte e substrato per questo corpo, la mente e per l’intero mondo. La morte c’è solamente per il corpo fisico che è un composto dei cinque elementi. Come può esservi morte per l'Anima Eterna che è oltre il tempo, lo spazio e la causalità?
Se desiderate liberarvi dalla nascita e morte, dovete diventare senza corpo. Il corpo è il risultato del Karma, ovvero le vostre azioni. Non dovete fare azioni con l’aspettativa dei frutti. Se vi liberate da Raga-Dvesha, ovvero il provare piaceri e antipatie, sarete liberi dal Karma. Se soltanto voi uccidete l'egoismo, potete liberarvi da Raga e Dvesha. Se annichilite l'ignoranza attraverso la conoscenza di Ciò che è Imperituro, potrete annichilire l'egoismo. La causa-radice di questo corpo è perciò l'ignoranza.
Colui che realizza lo Spirito Eterno, che è oltre ogni suono, ogni vista, ogni gusto, ogni contatto, che è amorfo e senza attributi, che è oltre la Natura, che è oltre i tre corpi e i cinque contenitori, che è infinito ed immutabile, totalmente auto-luminoso, libera se stesso dalle dure mascelle della morte.
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LA MORTE NON E’ LA FINE DELLA VITA
Le anime individuali o Jiva, si costruiscono i vari corpi per manifestare le loro attività e ottenere esperienza da questo mondo. Essi entrano nei corpi e li lasciano quando questi diventano inadatti per viverci. Essi di nuovo costruiscono nuovi corpi e di nuovo li lasciano nella stessa maniera. Tutto ciò è noto come trasmigrazione delle anime. L'ingresso di un'anima in un corpo è stato chiamato nascita. La dipartenza dell'anima dal corpo è stata chiamata morte. Un corpo è morto se l'anima è assente.
Il cencepimento di un bambino umano nell'utero della madre è la fusione dello sperma maschile in un uovo femminile. Spermatozoo ed uovo sono cellule viventi e microscopiche che non possono essere viste ad occhio nudo. Questa fusione è nota generalmente come la concezione e, tecnicamente, come la fertilizzazione dell'uovo. Nell'utero della madre, lo sperma (Sukla) e l’uovo (Sonita) si fondono in una sola cellula. Quest’unica cellula, dopo la fertilizzazione, si sviluppa in un em-brione e, nell’ulteriore corso di circa dieci mesi, in un bambino umano completo.
L'uomo ha sempre tentato di svelare e conoscere il corso di eventi susseguenti alla morte di un individuo. Varie teorie sono state avanzate, ma non si può dire che egli sia riuscito a togliere il velo oltre il quale il mistero della vita è nascosto.
La scienza sta lottando per districare questo mistero, ma finora non è stato fornito nessun dato con il quale poter formare la base di una teoria. Ciononostante, esperimenti in questa direzione hanno prodotto un fatto molto interessante.
La morte naturale, è detto, è ignota ad un organismo unicellulare. Quando la vita sulla terra consisteva di queste creature, la morte era sconosciuta. Il fenomeno apparve solamente quando gli organismi evolsero da unicellulari a multicellulari. Esperimenti condotti in laboratori hanno mostrato che interi organi come le ghiandole tiroidee, l'ovaia, la ghiandola surrenale, la milza, il cuore ed i reni isolati dal corpo di un gatto o di un uccello, possono essere tenuti vivi in vitro per dimo-strare una crescita nella forma e nel peso, dovuti all'apparire di nuove cellule o tessuti.
È anche noto che dopo la cessazione di un'individualità, parte dell'organismo può continuare a funzionare. I globuli bianchi del sangue, se curati, possono vivere per mesi dopo che il corpo, dal quale furono prelevati, è stato cremato. Ma la vita, è vero, è la vita di quei corpuscoli sanguigni; non è la vita di quell’individuo.
La morte non è la fine della vita. È soltanto la cessazione di un’individualità, sia pur importante. La vita fluisce per realizzare la sua conquista dell'universale; la vita fluisce fino a riunirsi nell'Eterno.
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IL PROCESSO DELLA MORTE
Vasishtha dice nello Yoga-Vasishtha: "Quando a causa delle malattie, il corpo perde il suo vigore nelle Nadi che così divengono incapaci di espandersi e contrarsi per esalare o inalare l’aria, il corpo perde la sua armonia e diventa senza pace. Allora l'aria inalata non esce in maniera adeguata, né l'aria esalata rientra in modo appropriato dentro il corpo. Quindi si ferma il respiro. Fermandosi il respiro, la creatura diventa inanimata ed è morta. Tutti i desideri e le idee dell'individuo allora si ritirano e resistono nel suo interno. L'individuo con tutte le sue Vasana (desideri o impressioni precedenti) al suo interno, è perciò chiamato Jiva (unità di coscienza). Quando il corpo è morto, il Prana dell'individuo col Jiva all’interno, esce dal corpo e vaga errando nell'aria. L'aria atmosferica è piena di una quantità tale di Prana che ha dentro di sé i Jiva; questi stessi Jiva, che hanno le loro rispettive esperienze-del-mondo, esistono potenzialmente al loro interno - io posso vederli. Al tempo stesso, l'individuo con tutte le sue Vasana dentro di sé è chiamato Preta (andato all'altro mondo). "Nello stesso luogo dove uno muore, uno esperimenta un altro mondo dopo che l'insensibilità della morte è finita."
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I SEGNI DELLA MORTE
È molto difficile scoprire i veri segni della morte. L’arresto del battito del cuore, l’arresto della pulsazione o del respiro non sono effettivi segni di morte. L’arresto del battito cardiaco, dei polsi e del respiro, la rigidità cadaverica delle membra, il sudore viscido e l'assenza di calore del corpo, sono popolari segni di morte. Il dottore tenta di scoprire se c'è un riflesso corneale nell'occhio. Egli tenta di piegare una gamba. Questi segni non sono i veri segni di morte, perché ci sono stati molti casi dove pur essendoci stata cessazione del respiro e del battito cardiaco, le persone furono ancora rianimate dopo un po' di tempo.
Alcuni cultori di Hatha Yoga furono messi in un bara e seppelliti sotto terra per quaranta giorni. Dopo furono ripresi ed essi si rianimarono. Il respiro può fermarsi per molto tempo. In casi di animazione sospesa, il respiro si ferma per due giorni. Molti casi sono stati registrati. I battiti cardiaci possono fermarsi per molte ore, anche per giorni, e poi essere recuperati. Quindi è estremamente difficile dire quale sarebbe il vero segno finale di morte. La decomposizione e putrefazione del corpo può essere l'unico ed effettivo segno finale di morte.
Nessuno dovrebbe essere immediatamente seppellito dopo la morte prima che insorga la decomposizione. Si può pensare che un uomo sia morto, mentre costui potrebbe essere in un stato di trance, catalessi, estasi o Samadhi. Trance, Samadhi, catalessi ed estasi sono stati che assomigliano alla morte. I segni esterni sono simili.
Le persone che muoiono a causa di un arresto cardiaco non dovrebbero essere seppellite immediatamente, poiché ancora una volta il respiro potrebbe dopo un certo tempo ricominciare. La sepoltura dovrebbe avere luogo solamente dopo che il corpo cominci a decomporsi ed a putrefare.
Uno Yoghi può fermare a suo piacimento il battito del suo cuore. Si afferma che egli possa rimanere in un stato di Samadhi, o supercoscienza, per ore o giorni. Non c’è né battito cardiaco né respirazione durante lo stato di Samadhi. Questa è una perfetta consapevolezza, come un sonno insonne. Quando egli ritorna nella coscienza fisica, allora c'è il ritorno del battito cardiaco e del respiro. La scienza non può spiegare questo, e i dottori sono frastornati quando gli si testimoniano questi fenomeni.
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LA DISSOLUZIONE DEGLI ELEMENTI NELLA MORTE
Questo corpo fisico è composto di cinque grandi elementi o Mahabhuta, cioè terra, acqua, fuoco, aria ed etere. I Deva o dèi, sono dotati di un corpo divino o luminoso. Il Tattva del fuoco è predominante in loro. Nell’uomo è preponderante il Tattva della terra. Nel caso di animali acquatici predomina l'elemento acqua. Nel caso degli uccelli predomina l'elemento aria.
La solidità del corpo è dovuta alla porzione di terra; la fluidità è dovuta alla parte di acqua; il calore che si sente nel corpo è dovuto al fuoco; il movimento e le altre attività di questo tipo sono dovute all’aria; lo spazio che ci circonda è dovuto all’etere o Akasha. Il Jivatma, o l'anima individuale, è diversa dai cinque elementi.
Dopo la morte questi elementi si dissolvono. Essi ritornano alle loro fonti primordiali nel magazzino inesauribile della natura. L'elemento terra si riunisce nel suo deposito di Prithvi Tattva. Anche gli altri elementi ritornano alle loro fonti.
Il corpo morto viene bagnato e rivestito ed è portato al luogo di cremazione dove è posato sulla pira funebre. I Mantra che ora sono salmodiati sono indirizzati allo spirito. Lo spirito è invocato al fine di far uscire dal corpo i suoi cinque Prana, o aspetti vitali, così che essi possano mescolarsi con le loro controparti nell'aria esterna. Il corpo è poi forzato a dissolversi coi suoi cinque componenti materiali di terra, acqua, fuoco, aria ed etere da dove sorse originalmente. Il corpo è offerto poi al fuoco. Lo spirito, che è così guidato fuori dal corpo in conseguenza della dissoluzione, comincia la sua marcia in avanti verso l’Aldilà.
Le rispettive funzioni degli organi sono mescolate coi dèi che le presiedono. La vista va al Sole da dove aveva preso il suo potere di visione; la parola va al fuoco, il respiro-vitale ritorna all'aria, l'udito ai quattro punti cardinali, il corpo ed il tatto nella terra, i peli del corpo nelle in erbe stagionali, i capelli della testa negli alberi, e il sangue e lo sperma nelle acque.
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FUNZIONE DI UDANA VAYU
Vayu è il vento o l’aria. Vayu è il Prana o forza vitale. Il Prana trasporta i sensi o Indriya. Il Prana genera i pensieri. Il Prana fa muovere il corpo ed è la causa della locomozione. Il Prana digerisce il cibo, fa circolare il sangue, espelle l’orina e le feci. Il Prana provoca il respiro. È per mezzo del Prana che noi vediamo, udiamo, sentiamo, parliamo, gustiamo e pensiamo. La somma totale di tutti i Prana è Hiranyagarbha o il Dio Brahma; il Prana è la manifestazione di Prakriti. Il Prana grossolano è la respirazione. Il Prana sottile è l’energia o forza vitale.
Proprio come all'interno di un pallone si trova una sottile vescica, cosìppure il Sukshma Deha o corpo sottile si trova all'interno di questo corpo grossolano. Udana Vayu sfodera il corpo sottile dal corpo grossolano al momento della morte. È questo corpo sottile che va in cielo e opera nello stato di sogno. Udana Vayu è il veicolo di trasporto per tutti i Prana. Aiuta la deglutizione per ingerire il cibo e ci conduce al Brahman durante il sonno profondo. La sua dimora è la gola.
Questa Anima immortale o Atman, che è la fonte e sostegno di ogni Prana, mente, intelletto, i sensi ed il corpo, dimora all’interno del cuore. Questo Atman si trova nel centro del cuore, dove ci sono centouno arterie. Ognuna di esse ha settanta due mila rami. Vyana, l’energia che produce la circolazione del sangue, si muove in queste arterie.
Udana che sale da una di queste, ci porta nei mondi più alti grazie alle nostre azioni meritorie, nei mondi infernali a causa dei nostri atti malvagi, ed infine nel mondo umano per mezzo di una mescolanza di entrambi.
Nel caso dei Jivanmukta, o saggi liberati che non hanno più niente a che fare con le nascite né col vivere in questi mondi, i loro Prana e le loro menti sono totalmente assorbiti in Brahman. Perciò l’anima individuale si unisce all'Anima Suprema o Para-Brahman.
Nei Jivanmukta non c’è alcuna avanguardia come l'Udana Vayu. I saggi liberati con le loro menti purificate dalla rinuncia e con la conoscenza dell'Atman imperituro sono completamente assorbiti al momento della morte. Non c'è ritorno in questo mondo per loro.
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COS’ È L’ANIMA?
Ci sono due generi di Anima o Spirito, vale a dire, l'anima individuale o umana cioè il Jivatman, e l'Anima Suprema o Paramatman. L'anima individuale è un riflesso o immagine dell'Anima Suprema. Proprio come il Sole viene riflesso in parti diverse di acqua, così anche l'Anima Suprema è riflessa nelle diverse menti di persone diverse.
L’Anima è spirito. È immateriale. È intelligenza o coscienza. È Chaitanya. L’anima individuale è Chaitanya riflessa. È questa anima individuale che parte dal corpo dopo la sua morte e va in paradiso, coi sensi, la mente, il Prana, le impressioni, i desideri e le tendenze. Essa è dotata di un corpo astrale e sottile con il quale esce dal corpo fisico quando procede verso il cielo.
Quando l'acqua nel lago è evaporata, il riflesso del Sole nell'acqua si riunisce e si assorbe nel Sole stesso. Cosippure, quando la mente è annichilita attraverso la meditazione, l'anima individuale si unisce all'Anima Suprema o Paramatman. Questo è lo scopo della vita.
L'anima individuale è divenuta impura a causa di bramosie, desideri, egoismo, orgoglio, avidità, concupiscenza, e per il suo provare piaceri ed antipatie. Perciò essa è limitata (Paricchinna), dotata di scarsa conoscenza (Alpajna) e di limitato potere (Alpa-Shaktiman). Invece, L'Anima Suprema è Infinita, Onnisciente ed Onnipotente. È un'incarnazione di conoscenza e beatitudine.
L'anima individuale è sotto schiavitù a causa dell'ignoranza e degli aggregati limitanti quali la mente, il corpo ed i sensi. È mera apparenza. È illusoria. Allorché essa ottiene la conoscenza dell'Imperituro, è liberata dagli aggregati limitanti e dalla schiavitù. Proprio come una bolla d’acqua diviene una con l'oceano, così anche il Jiva diviene uno con l'Anima Suprema quando l'ignoranza è distrutta.
Un corpo morto non può parlare, non può camminare, non può vedere. Esso rimane come un ciocco di legno dopo che lo spirito se n’è partito. È lo spirito che anima, galvanizza, muove e dirige il corpo, la mente ed i sensi.
L'Anima Suprema è autoconsapevolezza, autocoscienza, autodelizia, autocono-scenza e autoesistenza. Essa conosce se stessa e conosce ciò che è altro. È auto-luminosa ed illumina tutto. Perciò è Chaitanya. La materia invece non conosce se stessa e nemmeno l’altro da sé. Perciò è Jada o insenziente.
L'Anima Suprema è senza-forma, senza attributi, onnipervasiva, indivisibile, indeperibile, senza tempo e senza limiti. Nel Sole stesso non c’è il tempo, né il giorno né la notte, anche se esso crea il giorno e la notte. Perciò è l'Anima Suprema. Lo Spirito è Infinito, Eterno, Immortale.
Solo il Supremo esiste. Questo mondo di nomi e forme è illusorio. È sovrapposto all'Anima Suprema, proprio come il serpente è sovrapposto alla corda. Se si fa luce e si guarda meglio, il serpente svanisce subito. Raggiungete l'illuminazione o la conoscenza dell'Anima Suprema. Questo mondo svanirà in toto.
Ognuno sente 'Io esisto', 'Io sono', 'Aham Asmi’. Nessuno può dire 'Io non esisto'. Questo prova l'esistenza di un’Anima Immortale ovvero il Sé Supremo. Nel sonno profondo noi rimaniamo nell'Anima Suprema. Non c'è mondo per noi. Noi godiamo una beatitudine inalterata. Ciò prova che l'Anima Suprema esiste e la sua natura essenziale è pura beatitudine.
Purificate la Vostra mente. Rendetela stabile. Fissate la mente sullo Sé Supremo. Meditate e realizzate la Sua natura divina ed essenziale. Sarete liberati dalla ruota di nascite e morti. Raggiungerete la beatitudine eterna e l'immortalità.
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LA FILOSOFIA DELLA CARNE
I Charvaka sono atei che negano l'esistenza dell'Anima dopo la morte del corpo. Anche i materialisti che adorano il corpo più dell'anima e che negano l'esistenza di un'anima indipendente e separata dal corpo, sono atei. I Charvaka, i Lokayatika ed i materialisti credono che il corpo sia l'anima e che l'anima non esista fuori del corpo. Essi credono anche che l'anima muoia quando il corpo muore.
Costoro dicono che l'anima è formata dalla combinazione dei cinque elementi, proprio come il colore rosso è formato dalla combinazione di foglie di betel, di noci e tiglio; o proprio come un liquore inebriante è formato dalla combinazione di alcuni ingredienti. Non è una bella filosofia, questa? È la filosofia della carne. È la filosofia di Vajrochana e dei suoi seguaci.
Essi non credono in nulla che non possa essere conosciuto dai sensi. Costoro non ammetteranno mai l'esistenza di qualunque cosa che si trovi oltre la portata dei loro sensi. Vogliono una prova oculare per tutto. Essi vogliono vedere l'anima a occhio nudo. Solo allora crederanno nell'esistenza di un'anima. Essi non sanno che lo spirito può essere realizzato intuitivamente e che non affatto è un oggetto di percezione. La loro filosofia è "Mangiare, bere e stare allegri. Avere godimenti sensuali al massimo grado. Non pensare al futuro. Se non hai soldi, chiedili o prendili in prestito, e poi mangia e bevi. Poi di nuovo bevici sopra, perché quando il corpo è diventato cenere nessuno dovrà rendere conto delle sue azioni". Codesti filosofi abbondano in ogni paese. Il loro numero aumenta di giorno in giorno. Sono molti coloro che non credono affatto nell'esistenza di un'anima.
I Charvaka ed i materialisti non si preoccupano di reincarnazione o trasmigrazione dell’anima, e a domande filosofiche del tipo "Chi sono Io? Da dove vengo e dove vado? Cosa rimane dopo la morte? Cos’è la vita? Cos’è la morte? Cosa c’è all'altro mondo? L’uomo, quando il corpo muore, in che condizioni e in quale mondo egli si troverà?" - Essi pensano che coloro che si fanno tali domande siano persone ignoranti e che essi sono le uniche vere persone intelligenti e sagge. Nessun argomento può convincerli o può cambiare le loro visioni. Essi hanno scritto volumi su volumi contro l'esistenza dell'anima. Davvero persone splendide con intelletti pervertiti!
La maggior parte dei moderni studenti universitari dell'India, i figli degli antichi Rishi e Veggenti dell'India, sono diventati seguaci della suddette filosofie a causa di un’istruzione fuorviante e di un’associazione sbagliata. Sono caduti in preda al demonio e sono nelle grinfie delle mode e delle passioni. Si sono allontanati dalla preghiera, hanno abbandonato Sandhya, Gayatri Japa, Satsanga, lo studio del Gita e di Upanishad, Ramayana e Bhagavata. Sono diventati adoratori del corpo. Essi praticano una vile imitazione nel vestire e regolarmente visitano bar, ristoranti, alberghi, club e cinema, giocano a carte e leggono entusiasticamente romanzi. Non hanno nessuna idea delle difficoltà finanziarie dei loro genitori e spendono centinaia di dollari ogni mese. Dopo la laurea non possono guadagnarne neanche cinquanta. I genitori ignoranti scioccamente immaginano che i loro figli diverranno grandi giudici, grandi ingegneri, avvocati e borghesi, e li educano perfino pren-dendo in prestito i soldi e vendendo le loro terre. Poi alla fine se li ritrovano nel ruolo di disoccupati. La natura certamente castiga i cattivi studenti.
I Charvaka ed i materialisti sostengono che la combinazione della materia o corpo produce il pensiero, l'intelligenza, la coscienza, la mente e l’anima, e che quella coscienza, ecc. duri tanto a lungo quanto dura il corpo. Essi credono che i pensieri o l'intelligenza o coscienza, siano una funzione o una secrezione del cervello, proprio come la bile è una secrezione del fegato. Assai strano davvero! Una combinazione di atomi e molecole non può mai generare il pensiero, l'intelligenza o la coscienza. Il moto non può produrre la sensazione, le idee ed i pensieri. La coscienza o l'intelligenza non è certo un atto del moto. Nessun scienziato può provare che la materia o l’energia abbia mai prodotto coscienza o intelligenza. I Charvaka ed i materialisti vengono ingannati da vari argomenti falsi. Essi hanno perso il loro potere di discriminazione a causa dell'indulgenza sensuale. Essi non hanno più l'intelletto puro e sottile per discernere le cose nella loro corretta luce. La coscienza, l'intelligenza e la beatitudine sono gli attributi dell'Anima Universale. Questo corpo è in continuo cambiamento. Questo corpo fisico, che è una combinazione dei cinque elementi, sarà distrutto. Ma l'Anima eterna che è la base, il substrato e la fonte per materia, energia e mente, rimarrà per sempre. Il senso di 'lo' continuerà ad esistere anche dopo che questo corpo è perito. Non potrete mai pensare o immaginare di non esistere dopo che il corpo è distrutto. C'è un innato sentimento che ci fa sentire di esistere anche dopo che il corpo è andato. Questo prova che c'è un'anima immortale indipendente dal corpo. L'anima non può essere mai dimostrata, ma la sua esistenza può essere inferita dai certi fatti empirici.
Le innate domande: "Cosa rimane dopo la morte? Cosa accade dell'anima dopo la morte del corpo? Dove è andata? Esiste ancora?" sorgono spontaneamente in tutte le menti. Sono gravi domande che toccano profondamente i cuori di tutti. La stessa domanda sorge oggi in tutte le persone di tutti i paesi, così come avveniva migliaia di anni fa. Nessuno può fermarla. La stessa domanda è discussa oggi e sarà discussa anche in futuro. Fin dai tempi antichi, filosofi, pensatori, metafisici, saggi, santi, Yogi, Swami e profeti, hanno fatto del loro meglio per tentare di risolvere questo grande problema.
Quando si conduce una vita di lusso, quando ci si sta rotolando nella ricchezza, allora lo si dimentica. Ma nel momento in cui si vede che uno dei nostri prediletti genitori è portato via dalla crudele mano della morte, allora veniamo colpiti da timore reverenziale e cominciamo a riflettere all'interno di noi stessi. "Dov’è mai andato il nostro caro? Esiste ancora? C’è un'anima indipendente dal corpo? Egli non può essere totalmente annichilito. Le sue impressioni di pensieri ed azioni non possono morire."
I Veggenti delle Upanishad arditamente dichiararono con enfasi grazie alla loro intuitiva realizzazione che c'è un’Unica Anima lmmortale, Onnipervadente, Auto-luminosa, Piena di Beatitudine, Senza-nascita e Senza-fine, Immortale, Senza tempo, Infinita e Priva di Pensiero, e che l'anima individuale è identica a questa Anima Suprema, quando i suoi aggregati limitanti come il corpo e la mente sono dissolti e quando è liberata dall'ignoranza tramite la conoscenza dell'Eterna Anima Imperitura. Quest’Anima, o Spirito Supremo, è il Regolatore Interno e il Direttore della mente, del Prana e dei sensi. La mente prende in prestito la sua luce e dà a noi il fuoco della ragione.
Quest’Anima è oltre il reame della scienza fisica ed è oltre la portata della scienza materiale. L’uomo è un'anima che indossa un corpo fisico. Quest’Anima è estremamente sottile. È più sottile dell'etere, della mente e dell’energia. La Coscienza e l’intelligenza sono dell'anima e non del corpo. La coscienza è evidenza dell'esistenza dell'anima. La personalità dell’uomo è una breve, parziale manifesta-zione dell'Immortale, Onnipervadente e Indivisibile Anima, o Atman o Brahman. L’Anima è la parte immortale nell’uomo.
O uomini ignoranti, che siete stati portati fuori strada dallo studio di quei libri che negano l'esistenza di un’Anima Immortale, risvegliatevi dal sonno dell'ignoranza. Aprite i vostri occhi. Vi siete già riservati un posto all’inferno ed avete ottenuto un passaporto diretto per questa oscura regione, a causa della lettura di questi libri indegni che vi bloccano il paradiso. Bruciate subito questi libri, e studiate il Gita e le Upanishad. Fate regolarmente Japa, Kirtan e meditazione, ispezionando le vostre tendenze sbagliate (Samskara). Soltanto allora sarete poi salvati dalla distruzione.
Non identificatevi con questo corpo. voi non siete questo corpo deteriorabile. Voi siete lo Spirito Immortale. Identificatevi con questo Spirito. "Tat Tvam Asi – Tu sei Quello". ‘Sentite’ questo in profondità. Realizzate questo e sarete liberi.
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COMA, SONNO, MORTE
Non si può dire che un uomo che giace in deliquio o coma, sia sveglio, poiché non percepisce gli oggetti esterni per mezzo dei suoi sensi. L’uomo che ritorna alla coscienza da un coma, dice: "Io ero immerso nel silenzio ed in una cieca oscurità; Non ero consapevole di nulla". Un uomo sveglio mantiene diritto il suo corpo, mentre il corpo di una persona in coma pende in giù. Egli non sta sognando, perché è comunque inconscio. E neppure egli è morto poiché ha vita e calore. Infatti egli continua a respirare. Quando un uomo è divenuto insensibile e le persone sono incerte se sia vivo o morto, gli toccano la regione del cuore per scoprire se nel suo corpo c'è calore o no, e mettono le loro mani sulle sue narici per scoprire se sta respirando o no. Se esse scoprono che non c’è né calore né respiro, allora giungono alla conclusione che costui è morto. Se percepiscono calore e respiro, allora decidono che non è morto e cominciano a spruzzare acqua fredda sulla sua faccia, così che egli possa recuperare la coscienza. Chi è in coma non è morto, perché poi torna di nuovo alla vita consapevole.
Un uomo in coma può talvolta non respirare per parecchio tempo. Il suo corpo trema; la sua faccia è terribile. I suoi occhi spalancati stanno fissando il vuoto. Ma un uomo che dorme appare calmo e felice. Egli esala il suo respiro ad intervalli regolari. I suoi occhi sono chiusi. Il suo corpo non trema. Un uomo che dorme può essere svegliato gentilmente con la mano, ma una persona che giace in coma non può essere svegliata neanche da un colpo di bastone. Il coma è dovuto a cause esterne. È causato da un colpo sulla testa, con un corpo contundente o simili; mentre il sonno è dovuto alla stanchezza. Il deliquio è un mezzo sonno. Ciò non significa che chi è in coma goda metà Brahman. Significa che parzialmente assomiglia al sonno. L'uomo che giace in coma dimora, per una metà, a quel lato del sonno profondo, mentre l'altra metà si trova dal lato della morte. Infatti il coma è la porta per la morte. Se c'è ancora un residuo di Karma, allora egli ritorna alla coscienza. Altrimenti, muore. Lo stato di coma è riconosciuto dagli Ayurveda e dai dottori Allopatici ed è riconosciuto dall'esperienza ordinaria.
Il testimone silenzioso degli stati di risveglio, di sogno, di sonno profondo e di coma è il Brahman, l’Immortale Atman, il "né intimo o il Regolatore Interno. Perciò, identificatevi col Brahman, trascendete tutti gli stati e siate sempre gioiosi e felici.
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Capitolo Due – IL VIAGGIO DELL’ANIMA DOPO LA MORTE
Il Jiva, o anima individuale, insieme ai Prana, la mente e i sensi, lascia il suo corpo precedente e cerca un nuovo corpo. Egli porta con sé l’Avidya (Ignoranza), virtù e azioni viziose, nonché le impressioni o tendenze latenti (samskara) lasciate dalle sue nascite precedenti.
Così come un caterpillar riesce a tener sollevato un oggetto prima di depositarne un altro, cosi pure l’anima ha la visione del corpo che verrà, prima di abbandonare il suo corpo attuale. Da qui i vari punti di vista, quello del Shankya, che afferma che il sé e tutti gli organi siano onnipervasi e che soltanto quando ottengono un nuovo corpo comincino a funzionare in esso grazie al Karma; la visione dei Buddhisti, che solo lo spirito senza gli organi comincia a funzionare in un nuovo corpo, essendo i nuovi sensi formati alla stregua del nuovo corpo; la visione dei Vaishesika, che solo la mente va nel nuovo corpo, e la visione dei Digambara-Jaina che soltanto l’anima vola via dal vecchio corpo e entra nel nuovo, proprio come un pappagallo che vola via da un ramo ad un altro, non sembrano corretti e risultano essere in opposizione con i Veda. Lo spirito va via dal corpo in compa-gnia della mente, del Prana, dei sensi e dei cinque elementi (Sukshmabhuta).
L'anima prende con sé le parti sottili degli elementi che sono i semi del nuovo corpo. Tutti gli elementi accompagnano lo spirito. Allorché questo se ne diparte dal corpo, parte anche il Prana principale e dopo di lui tutti gli altri Prana partono. Essi non possono stare senza la base o sostrato, cioè il sostegno degli elementi. Gli elementi sottili (tanmatra) formano la base per il moto dei Prana.
Può esservi felicità solo quando il Prana entra in un altro corpo. L’essenza degli element5i è il veicolo del Prana. Dove sono gli elementi, là vi sono gli organi ed il Prana. Essi non sono mai separati. Lo spirito non potrebbe entrare nel nuovo corpo senza il Prana.
I Prana ed i sensi, al momento della morte, restano alquanto inoperosi, perché devono accompagnare lo spirito che se ne sta andando. Sostanze come latte, caglio, ecc., che sono offerte come oblazioni nei sacrifici, assumono una forma sottile chiamata Apurva e si legano all’officiante. I Jiva allora si immergono nell’acqua che poi è adoperata per le sostanze che sono offerte nei rituali sacri.
L’acqua che compone le oblazioni assume la sottile forma di Apurva, avvolge le anime e le conduce in Cielo perché ricevano la loro ricompensa.
Coloro che effettuano i sacrifici rallegrano gli dèi in Cielo e gioiscono con loro. Essi diventano servizievoli assistenti degli dèi, contribuendo alla loro felicità, con la loro presenza ed il servizio nel mondo. Essi godranno nel Chandraloka e ritorneranno sulla terra alla fine della loro riserva di meriti.
Le anime che discendono dal Cielo hanno un residuo karmico che determina la loro nascita. Le anime ritornano sulla terra per il potere di qualche residuo di Karma non goduto. Quando la somma delle opere che aveva aiutato le anime ad andare nel Chandraloka per godere i frutti delle buone azioni è esaurita, allora il corpo formato dall’acqua, che si è generato lì per poter provare il godimento è dissolto nel fuoco del dolore che sgorga dal pensiero che il godimento è finito, proprio come i chicchi di grandine si sciolgono al contatto con i raggi del sole e proprio come il burro si scioglie al contatto con il fuoco. Allora le anime ritornano col ricordo di ciò che hanno appena perso.
Abbiamo letto nella ‘Chhandogya Upanishad’’ (V.107): "Coloro la cui condotta durante la vita precedente è stata buona, otterranno al presente una buona nascita, come la nascita di un Brahmino, uno Kshatriya, o un Vaisya; coloro la cui condotta è stata malvagia, otterranno al presente una qualche cattiva nascita, come quella di un cane o di un maiale.”
La Smriti (‘La Memoria’) dice: “I membri delle diverse caste e dei differenti ordini di vita che sono impegnati nei lavori a loro prescritti, dopo aver lasciato questo mondo e goduto i frutti delle loro opere in un altro mondo, vengono nuovamente a rinascere, a causa della porzione non goduta dei loro meriti karmici, in distinte caste e famiglie, con speciali qualità come bellezza, longevità, conoscenza, comportamento, ricchezza, agi ed intelligenza”. Perciò, l’anima deve rinascere a causa del Karma residuo.
Alcuni peccati capitali, come l’uccisione di un Brahmino o di un Maestro, coinvolge più nascite. L'anima ridiscende dalla strada da cui è venuta, fino ad un certo stadio e poi prende una strada diversa. I peccatori non vanno nel Chandraloka. Essi vanno nel Yamaloka, cioè il mondo della punizione, e dopo aver sperimentato i risultati delle loro azioni malvage, ritornano sulla terra.
Gli Inferni sono luoghi di tortura per coloro che commisero i peccati. Le dimore temporanee sono Raurava, Maharaurava, Vahni, Vaitarani e Kumbhika. I due inferni eterni sono Tamishra (L’Oscurità) e Andhatamishra (L’Oscurità che acceca). Questi sette inferni sono governati da Chitragupta ed altri demoni, di cui Yama è il capo. Chitragupta e gli altri sono solo sovrintendenti e luogotenenti di Yama, e sono tutti sotto il comando e la sovranità di Yama, che li dirige e li governa.
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IL TERZO LUOGO
La Shruti (‘Rivelazione’) dice che coloro che non vanno nel Brahmaloka, grazie alla Vidyà (‘conoscenza’), lungo il Sentiero del Devayana, oppure che non vanno nel Chandraloka, grazie al Karma, lungo il Sentiero del Pitriyana, sono spesso portati a nascere in corpi inferiori così da morire subito. I peccatori vanno in un terzo luogo, chiamato ‘Tritiyam-sthanam’. Il passaggio della Shruti dice: “Ora, coloro che non vanno in nessuna di queste due vie, diventano quelle piccole creature, come mosche, zanzare, vermi, ecc., che vanno e vengono contiinuamente, e di cui si può dire che ‘vivono e muoiono subito’. Questo è il ‘Terzo Luogo’. I peccatori sono chiamati ‘piccole creature’ perché esse assumono corpi di insetti, moscerini, ecc. Quel luogo è chiamato ‘Terzo-luogo’ perché non è né il Brahmaloka, né il Chandraloka. Le anime ritornano all’etere, la via da cui sono giunte, e dall’etere all’aria. Dopo che l’immolato è diventato aria, diventa fumo; essendo diventato fumo, egli poi diventa nebbia; essendo diventato nebbia, poi diventa nuvola; essendo diventato nuvola, poi diventa pioggia e cade giù. Queste anime non hanno un’identità con l’etere, l’aria, ecc. Esse diventano proprio come etere, aria, ecc. Esse assumono una forma sottile, come l’etere, e cadono sotto l’influenza o il potere dell’aria e vengono mescolate o fuse con il vapore, ecc. Lo spirito passa attraverso di esse assai velocemente. Essendo diventate nuvole, diventano pioggia e cadono giù. Allora nascono come riso, grano, erbe, alberi, sesamo e legumi. È assai difficile sfuggire da esse, perché chiunque possa essere la persona che mangia quel cibo e genera la prole, d’ora in avanti diventerà simile a loro”. (Chhandogya Upanishad. 10.5).
Il viaggio dell’anima attraverso gli stadi di etere, aria, vapore o fumo, nebbia, nuvola e pioggia occupa molto meno tempo che non il passare attraverso gli stadi di grano, seme, feto, che richiede molto più tempo di duro soffrire.
Il ‘Naradiya Purana’ dice: “Chi ha cominciato a scendere giù, entrerà nell’utero della madre prima che passi un anno dalla sua partenza, sebbene debba attra-versare diversi luoghi”.
Lo spirito è semplicemente connesso col riso e le piante che sono già animate da altri spiriti e non godono dei loro meriti di gioie e dolori. Le anime diventano unite con queste piante e le utilizzano per fermarcisi senza identificarcisi. Esse non perdono la loro propria identità.
La Chhandogya Upanishad dichiara: “Chiunque mangi il cibo e compia l'atto di procreare, diventa di nuovo quello spirito” (V. 10.6). Lo spirito diventa unito con colui che compie l’atto procreativo. Lo spirito discendente diventa allora quel cibo e quello sperma. Lo spirito rimane in colui che copula solamente fino a quando può entrare dentro l’utero della madre in cui il seme viene iniettato. Egli ha un contatto con il fluido seminale, creato dal cibo, come i cereali, ed alla fine ottiene un corpo dentro all’utero.
Egli ottiene un corpo umano pienamente sviluppato nell’utero materno, che è predisposto per sperimentare i frutti delle rimanenze dei meriti. La famiglia in cui egli nasce è regolata dalla natura del residuo, così come menzionato nella Ch. Up. (10.7), che dice: “Di questi, coloro la cui condotta qui è stata buona, otterranno velocemente una buona nascita, la nascita come Brahmino, o Kshatriya, o Vaisya. Ma coloro, la cui condotta qui è stata malvagia, otterranno velocemente una nascita cattiva, come cane, o maiale, o un Chandala (demone)”.
L'intero oggetto dell’insegnare questa legge dell’incarnazione è che voi dovreste realizzare che solo l’Atman, o Assoluto, è la più alta beatitudine. Solo l’Atman deve essere il vostro unico oggetto di ricerca. Voi dovreste provare disgusto verso questo mondo di dolore e sofferenza, e sviluppare equanimità, discriminazione e cercare seriamente di ottenere la beatitudine eterna dell’Assoluto.
O uomini ignoranti e folli! O uomini miserabili ed illusi! Svegliatevi da vostro sonno di ignoranza! Aprite i vostri occhi. Cercate di sviluppare i quattro metodi di salvezza e raggiungere alfine la mèta della vita, il ‘summum-bonum’, proprio ora, in questa stessa nascita!
Uscite da questa gabbia di carne. Siete stati fin troppo imprigionati in questo corpo-prigione, da tempi immemorabili. Siete entrati ed usciti dall’utero milioni di volte! Tagliate il nodo dell’ignoranza Avidya ed elevatevi in alto nei reami dell’eterna Beatitudine.
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KARMA E REINCARNAZIONE (1)
La morte è la separazione dello spirito dal corpo. Tutte le sofferenze e i dolori dell’uomo provengono dal corpo. Il saggio non ha nessuna paura di morire, perché egli si identifica con l’Onnipervadente Anima Immortale.
Karma e Rinascita sono i due grandi pilastri dell'Induismo ed anche del buddhismo. Colui che non crede in questi due grandi verità non può afferrare l'essenza di queste due religioni.
Si può superare ogni dolore e sofferenza, se si conosce il significato del dolore, della sofferenza e della morte. Il fenomeno della morte porta la mente umana a riflettere profondamente. Tutte le filosofie sono state generate dal fenomeno della morte. La filosofia è in realtà lo studio della morte. La più alta filosofia in India inizia con l’argomento della morte. Studiate il ‘Bhagavad-Gita', il ‘Kathopanishad’ ed il Chhandogya Upanishad, che trattano di questo. La morte è un richiamo per riflettere e cercare la mèta della Verità, l'Eterno Brahman.
La morte non è null’altro che il cambio di un corpo. Lo spirito lo getta via come un indumento usato. La vita umana è fatta per purificarsi e perfezionarsi allo scopo di raggiungere la beatitudine finale. E ciò ha luogo attraverso miriadi di nascite.
Secondo l'Induismo, la vita è un continuo e perenne processo. Ogni cambiamento è soltanto un cambio di ambiente e di incarnazione. Lo spirito è Immortale. Esso prende una forma dopo l’altra a causa delle sue proprie azioni. l'Induismo è basato su due dottrine fondamentali, cioè la Legge del Karma e la legge della trasmigrazione. La morte è solo un fenomeno passeggero e necessario. Proprio come voi vi muovete da una casa ad un altra, lo spirito passa da un corpo ad un altro per ottenere esperienze.
Lo spirito che trapassa dopo la morte del corpo è chiamato 'Preta', il quale è legato alla sua stessa avanzata verso l’Aldilà. Lo spirito, in questa sua forma disincarnata, si libra intorno ai suoi luoghi familiari e di origine per dieci giorni. Durante questi dieci giorni egli è in forma di un fantasma. Il corpo astrale prende forma di giorno in giorno con la formazione di testa, di occhi, ed altre membra del Linga Sharira, alimentato e nutrito da sesamo ed acqua versati in libagione sopra le pietre tombali che rappresentano gli antenati.
L'anima è pienamente ricomposta nell'undicesimo giorno. Essa comincia il suo viaggio verso il luogo del giudizio del Signore Yama, il Dio della morte. Essa, dal momento della morte, impiega un intero anno per raggiungere il luogo del Signore Yama. Il percorso è ostacolato da angoscie, afflizioni e difficoltà. L'uomo che ha compiuto più azioni malvage soffrirà di più. Ma le difficoltà possono essere rimosse ed il viaggio potrà essere reso facile e comodo grazie ad oblazioni ed offerte fatte dai figli del defunto durante questo primo anno del viaggio dello spirito e da offerte di cibo fatte ai puri monaci ed ai saggi Brahmini. Il figlio dovrebbe offrire al padre palline di riso, senza piangere. La morte è sicura per chiunque sia nato, e la nascita è sicura per chiunque muore. Ciò è inevitabile. Quindi, non dovreste affliggervi più di tanto. I riti dei ‘dieci-giorni’ non dovrebbero essere tralasciati. Il figlio dovrebbe compiere la cerimonia ‘Sapinda’ nel dodicesimo giorno e le sedici offerte mensili. Lo spirito è sostenuto nella sua avanzata verso il luogo del giudizio dalle libagioni a lui offerte da parte del figlio.
L'anima in viaggio è arsa da un intenso calore, ma il dono di un ombrello da parte di suo figlio nell’undicesimo giorno offre una piacevole ombra al di sopra della sua testa. Il percorso è pieno di enormi spine, ma il dono di un paio di sandali lo aiuta a correre. I disagi del freddo, del caldo e del vento sono terribili qui, ma egli può camminare allegramente lungo la strada dal potere dei vestiti regalati. Vi è un gran caldo e non c'è acqua, ma egli può bere acqua quando ha sete, grazie al dono di una bottiglia d’acqua offerta dal figlio. Il figlio dovrebbe pure offrire una mucca.
Chitragupta, l'archivista del fato, l'Attendente Generale nel Regno del Signore Yama, informerà lo spirito delle sue buone e cattive azioni compiute nella sua esistenza terrena, dopo che è passato un anno. Lo spirito lascia il suo corpo di Preta (Pretatva) o l'abbigliamento da viaggio, in questo giorno. Egli è elevato allo status di un Antenato o Pitri.
La venerazione degli antenati, è una delle dottrine fondamentali dell'Induismo. Vi sono tre stadi nella vita ancestrale, cioè, padre, nonno e bisnonno e madre, nonna e bisnonna. Questi sono gli antenati, di cui alcuni vivono qui. Colui che ha fatto azioni meritorie in questa vita terrena sarà unito coi suoi antenati nel Pitri-loka e vivrà con essi.
Coloro che hanno rinunciato alle celebrazioni di Sraaddha, Tarpana e altri riti religiosi a causa di cattive influenze, ignoranza ed egoismo, avranno fatto un gran danno ai loro antenati ed a se stessi. Ora essi dovrebbero svegliarsi. Dovrebbero cominciare a fare queste cerimonie fin da ora. Non è mai troppo tardi.
Possiate ottenere tutti le benedizioni dei vostri antenati grazie alle cerimonie di anniversario ed altri riti, e con una regolare venerazione-degli-antenati.
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COME LO SPIRITO TRAPASSA DOPO LA MORTE
Al momento della morte, quando la respirazione diventa difficile, il sé individuale (Jiva) che é nel corpo, fuoriesce facendo dei rumori. Proprio come un carro cari-cato pesantemente continua a cigolare, così fa il Jiva, che cigola mentre il Prana diparte.
Il Jiva o sé individuale, ha un corpo sottile come i suoi aggregati limitanti. Esso si muove tra questo e l’altro mondo come tra gli stati di sogno e di veglia. Esso si muove dalla nascita alla morte. Mentre nella nascita esso associa se stesso con il corpo fisico e gli organi, nella morte si dissocia da essi. La dipartita dello spirito è immediatamente seguita dalla partenza dell’energia vitale. Tutto ciò è presieduto dal supremo e auto-luminoso Atman. È attraverso la luce del sé che l’uomo sta, si muove e compie i suoi doveri quotidiani.
Il corpo sottile ha l’energia vitale, o Prana, come suo costituente principale. Esso è rivelato dall’auto-luminoso Atman. Quando il corpo sottile si erge, anche l’Atman sembra andare con lui. Altrimenti come può il sé, essendo unificato con il Sé Supremo, andarsene facendo rumori come un carro? Se ne va facendo rumori perché esso è afflitto da dolore dato che le parti vitali stanno venendo stroncate.
La perdita di memoria è causata come risultato di questo tormentoso dolore vitale. Esso è poi messo in uno stato disagiato di mente a causa dei tormenti provati. Perciò, è incapace ad adottare gli adeguati mezzi per il suo benessere, di fronte a quella crisi incipiente. Esso deve esser ben attento a praticare metodi contribuenti a quello scopo, poiché non è in grado di pensare a Dio.
Nella vecchiaia, il corpo diventa fragile ed emaciato a causa di febbre e altre malattie. Quando il corpo è estremamente emaciato da febbre e altre cause, la dispnea che si insedia in questo stadio costringe l'uomo a fare rumori come un carro sovraccarico.
Le cause della morte sono molte ed indefinite. L’uomo è sempre nella morsa della morte. La morte lo raggiunge all’improvviso quando egli è più impreparato. Egli pensa sempre di sfuggire alla morte, oppure crede che benché la morte sia sicura egli se l'aspetta sempre in un tempo molto distante. Proprio come il mango, il fico o il frutto dell'albero di Pepul è staccato dal suo gambo, così questo essere infinito si distacca completamente dalle parti del corpo, e se ne va ancora nello stesso modo in cui è venuto nei corpi particolari, per la distensione della sua forza vitale. Il sé che è identificato col corpo sottile, si distacca completamente dalle parti del corpo, come l'occhio, ecc. Esso non è in grado di preservare il corpo per mezzo della forza vitale al momento della sua partenza. Appena si distacca dal corpo e dagli organi, ed entra nel sonno profondo, proprio così, esso si libera da questo corpo durante la morte e si attacca ad un altro. Tanto spesso l’uomo si muove dallo stato di sogno a quello di veglia, dalla veglia al sogno e quindi poi allo stato di sonno profondo, così frequentemente egli trasmigra da un corpo ad un altro. Egli è trasmigrato da così tanti corpi in passato e continuerà a farlo pure in futuro.
Egli crea le sue nascite future secondo la sua attività passata, la sua conoscenza e così via. Egli trasmigra da un corpo ad un altro, solo per l’abbattimento della sua forza vitale. È con questa forza vitale che egli appaga il suo oggetto, cioè il godimento dei frutti della sua attività. La forza vitale è solo ausiliaria al godimento dei frutti delle sue opere e da qui la specificazione: "A causa dell’abbattimento della sua forza vitale”.
Il Jiva ha adottato l'intero universo come suo strumento di realizzazione dei frutti della sua attività ed è andato da un corpo all’altro per compiere questo scopo. Perciò l’intero universo implicato dalla sua attività l'aspetta con gli strumenti adatti affinché la realizzazione dei frutti della sua attività sia pronta. Dice il Satapatha Brahmana, "Un uomo è nato nel corpo che è stato creato per lui" (VI-ii. 2.27). Ciò è analogo al caso di un uomo che ritorna dal sogno allo stato di veglia.
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L’ ANIMA TRAPASSATA PARAGONATA AD UN RE
Quando il re di una contrada compie una visita in qualche posto del suo regno, i capi di un particolare villaggio, anticipando l’arrivo del re, lo aspettano con varietà di cibi, bevande e belle case per farlo stare, ecc. Essi dicono, "Ora egli arriva qui”. Allo stesso modo, anche gli elementi e le divinità del luogo, Indra e tutti gli altri che aiutano gli organi a funzionare, aspettano la dipartita dello spirito con l’intento di fargli godere i frutti della sua attività. Essi gli assicurano un corpo adatto per poter godere i frutti delle sue azioni.
Quando il re desidera ripartire, i capi particolari dei villaggi gli si avvicinano in modo spontaneo semplicemente per sapere ciò che egli desidera fare, così pure tutti gli organi dell’uomo, che sperimenta i frutti della sua attività, lo avvicinano al momento della sua morte. Gli organi si apprestano a lui quando il respiro diventa difficoltoso per sapere se egli intende andarsene. Essi non sono agli ordini del sé dipartente, ma vogliono solo sapere quali sono i desideri del loro comandante.
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IL PROCESSO DEL DISTACCO
Si è già detto che al momento della morte il sé si distacca completamente dal corpo e dagli organi. Quando il sé diventa debole ed insensibile gli organi gli si accostano. Non è il sé che diventa debole; è il corpo. Ma figurativamente si dice che la debolezza sia del sé. Essendo il sé senza forma, non può mai diventare debole. Come pure non può diventare insensibile. Lo stato di disagio che si prova al momento della morte, che è causato dal ritirarsi degli organi, dalle persone comuni è attribuito al sé. Perciò esse dicono, "Oh, egli è diventato insensibile!".
Quando 'l'uomo sta per morire, i vari organi si ritirano nelle loro sorgenti originali e non agevolano più la loro funzione. Nella morte vi è un completo ritiro degli organi all’interno del cuore, ossia nel loto-cuore, o Akasha. Ma nello stato di sogno gli organi non sono affatto ritirati. Questa è la differenza tra il sonno e la morte.
Nel caso dell'organo della vista, l’essere che è associato agli occhi, che è una parte del Sole, viene in aiuto alla funzione dell’occhio, finché si vive. Quando si muore, esso cessa di aiutare l'occhio e si immerge nel suo proprio essere, il sole. Allo stesso modo, tutti gli organi si immergono nelle loro rispettive divinità che li presiedono, vale a dire, la parola nel Fuoco, l’energia vitale nel Vento (Vayu), ecc. Tutti gli organi con le loro rispettive divinità presiedenti occupano le loro rispettive sedi, allorquando l’uomo prende un altro corpo. Questa immersione e riapparizio-ne ha luogo durante il sonno e ogni volta che ci si addormenta. Quando le divinità che presiedono agli occhi riprendono posto nelle loro sedi, l’uomo morente perde la percezione del colore. Al tempo stesso il sé ritira completamente le particelle di luce, come nello stato di sogno.
Tutti gli organi si riuniscono al corpo sottile del morente. E’ allora che le persone al suo fianco dicono, “Ora, egli non vede più”. Perciò, quando ad una ad una tutte le divinità presiedenti degli organi si ritirano e si immergono nella causa, l’organo rispettivo smette di funzionare. Quindi il morente non ode più, non vede più, non ha più olfatto, non può più parlare e diventa insensibile. Egli perde per sempre la sua coscienza. Non potrà più ricordare di esser stato il Sig. Tal-dei-tali e che apparteneva a tale o tal’altra casta sociale, ecc. Egli perde la sua capacità di comprensione, la memoria e la coscienza di veglia. Il mondo esterno per lui si svuota. Allora gli organi sono riuniti tutti nel cuore.
Nel corpo sottile, tuttavia, l’intelligenza auto-rifulgente dell’Atman è sempre mani-festa. E’ a causa degli aggregati limitanti che il sé viene a coinvolgersi nell’esisten-za relativa, con tutte le nascite e morti, e tutto il suo venire ed andare.
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IN CHE MODO IL SE’ SE NE VA
Il trapasso del Sé dal corpo varia a seconda del numero di buone azioni fatte dal Jiva e dalla sua conoscenza ottenuta. Se ha una buona riserva di azioni virtuose e una relativa conoscenza che potrebbe portarlo verso la Luce, il sé lascia il corpo attraverso gli occhi. Egli lo lascia attraverso la nuca se è diretto verso il mondo di Hiranyagarbha, e attraverso gli altri passaggi in accordo alle sue attività passate e conoscenza.
Quando il sé individuale parte per il mondo dell’aldilà, anche la forza vitale o Prana se ne va. Quando il Prana se ne va, anche tutti gli altri organi se ne vanno. Il sé ha una particolare coscienza, come nei sogni, in conseguenza delle sue attività passate. Esso non ha una coscienza indipendente. Se avesse una qualche coscienza indipendente, ognuno raggiungerebbe la fine della sua esistenza. Un uomo può raggiungere qualsiasi cosa egli pensa, al momento della morte, se è sempre stato imbevuto di quell'idea. Ognuno ha al momento una coscienza che consiste di impressioni in forma di particolari modificazioni della mente. E si dirige verso il corpo che è correlato con quella coscienza. Perciò, per poter avere libertà di azione al momento della morte, gli aspiranti che desiderano l’emancipazione, dovrebbero essere molto vigili nella pratica Yoga della giusta conoscenza e nell’acquisizione di meriti durante la loro vita.
Il sé che viaggia verso il mondo successivo è seguito da ogni tipo di conoscenza. Esso ha la piena conoscenza sia delle attività permesse che di quelle proibite e porta con sé le impressioni delle esperienze riguardo ad ogni azione che egli ha compiuto nelle incarnazioni passate. Queste impressioni giocano un ruolo attivo nel modellare il carattere del Jiva nella successiva nascita. Le sue prime azioni nella successiva rinascita sono motivate dalle impressioni lasciate dalle azioni della vita passata. I sensi ottengono un’abilità nel compiere certe funzioni anche senza aver fatto tanta pratica in questa vita. Generalmente, si è osservato che alcuni sono molto abili nel dipingere. Essi possono superare i più bravi pittori anche senza alcuna pratica. Vi sono altri che non possono fare la stessa cosa perfino dopo moltissima pratica. Tutto ciò è dovuto ai ricordi, o non-ricordi, delle passate impressioni.
La conoscenza, l’attività e le esperienze passate sono i tre fattori che decidono il futuro di un individuo. Perciò si dovrebbe coltivare le virtù, compiere buone azioni, sì da poter ottenere un piacevole e gradevole corpo per un godimento desidera-bile dello stesso.
Gli organi sono onni-pervasivi e onni-comprensivi. La loro limitazione nella sfera del corpo e degli elementi è perciò dovuta all’attività, conoscenza ed esperienze passate del singolo uomo, Tuttavia, benché gli organi siano naturalmente senza-limiti e onni-pervasivi, poiché il nuovo corpo è fatto in accordo alle attività, alla conoscenza ed alle impressioni passate della persona, anche le funzioni degli organi si contraggono o si espandono di conseguenza.
Proprio come una sanguisuga sostenuta con una pagliuzza cammina fino in fondo ad essa, si attacca ad un altro sostegno e si contrae, così il sé getta via il suo corpo, lo rende insensibile, si attacca ad un altro supporto e si contrae. Proprio come un orafo mette via una piccola quantità d’oro e ne foggia dell’altro, in una nuova e migliore forma, così il sé lascia da parte il suo vecchio corpo, rendendolo insensibile, e ne crea un altro, di nuova e migliore forma, idoneo per il godimento nel mondo dei Mani, degli Dèi Celesti, di Hiranyagarbha.
Il desiderio è la causa-radice della trasmigrazione. Essendo attaccato ai desideri lo spirito individuale ottiene quel risultato a cui il suo corpo sottile, ossia la mente, è attaccato. Esaurendo i risultati di qualunque attività che egli ha fatto in questa lite, egli ritorna da quel mondo a questo per una nuova attività. Così, fa l'uomo che desidera trasmigrare. Ma l'uomo che non ha mai desideri, non trasmigra. A colui che è libero dai desideri, i cui oggetti del desiderio sono stati ottenuti, e per cui qualunque oggetto del desiderio non è altro che il Sé- gli organi non se ne vanno: essendo solo il Brahman, costui è immerso nel Brahman. Al conoscitore del Brahman, che ha snidato i suoi desideri, l’attività non produrrà mai un risultato malefico; perciò la Sruti dice: "Per uno che abbia ottenuto completamente il suo oggetto del desiderio e realizzato il Sé, tutti i desideri si dissolvono in questa stessa vita" (Mundaka Upanishad).
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IL VIAGGIO DELL’ANIMA DOPO LA MORTE
Lo spirito, accompagnato dalla principale aria vitale (Mukhya-Prana), dagli organi sensoriali e dalla mente, e portando con sé la sua ignoranza Avidya, le azioni buone e cattive, nonché le impressioni lasciate dalle sue esistenze precedenti, alla fine abbandona il vecchio corpo e ne ottiene uno nuovo.
Quando lo spirito passa da un corpo ad un altro, viene avvolto dalle parti sottili degli elementi che sono i semi del nuovo corpo. Esso si manifesta sulla strada che conduce attraverso il fumo e così via, fino alla sfera della luna. Dopo aver goduto i frutti delle sue buone azioni, egli ritorna ancora sulla terra con un residuo dell’attività, per la via con cui è venuto e anche in modi diversi.
Quando il Karma che spinse lo spirito a nascere come un dio in cielo, si è esaurito, il Karma residuo, buono o cattivo, lo riporta in terra. Altrimenti è difficile spiegare la fortuna o le disgrazie di un nuovo bambino appena-nato.
Non è possibile che in una sola vita l’intero Karma delle vite precedenti venga esaurito. Dato che un uomo può aver fatto sia azioni buone che cattive, col risultato di essere rinato o come dio, o come animale. L’esaurimento simultaneo di entrambi i tipi di karma non è possibile in una sola nascita. Quindi, sebbene il risultato delle azioni virtuose si è esaurito col godimento del paradiso, vi sono gli altri Karma in deposito secondo i quali un uomo nasce ancora in ambienti buoni o meno buoni.
Lo spirito ha una visione del corpo che verrà. Proprio come un verme o un bruco si sostiene su un oggetto prima di lasciare la sua presa da un altro oggetto, lo spirito visiona il corpo futuro, prima di lasciare il corpo attuale.
La visione che dopo la morte l’intera riserva dei Karma che generano frutti si esaurisca e che quindi, quelli che tornano dal Chandraloka lo fanno senza alcun residuo di attività, è sbagliata. Supponendo che alcuni di questi Karma possano essere goduti solo in un certo tipo di nascita ed altri in un'altra, come potrebbero combinarsi in una sola nascita? Non possiamo dire che una sola porzione cessi di generare frutti. Una tale cessazione non esiste se non nell’espiazione Prayaschitta. Se tutto il Karma genera frutti, non ci sarà nessuna causa per rinascere dopo una vita in paradiso o in un inferno o in corpi di animali, poiché in essi non ci sono metodi di Dharma o di Adharma. Inoltre, alcuni peccati come l’uccisione di un Brahmino comportano molte nascite. 'Sri Madhvacharya scrive nel suo commento (Bhashya) al Brahma Sutra che dal quattordicesimo anno di età il Jiva compie attività necessarie, ciascuna delle quali sarebbe causa di almeno dieci nascite. Allora, come potrebbe la totalità del Karma condurre ad una sola nascita?
I DUE SENTIERI – DEVAYANA E PITRIYANA
Il Sentiero della Luce (Devayana).
L'Uttara-Marga o Sentiero Devayana, o Sentiero della Luce, è il sentiero tramite il quale gli Yogi arrivano al Brahman. Questo sentiero conduce alla salvezza. Questo sentiero porta il devoto al Brahmaloka. Avendo raggiunto il sentiero degli dèi egli arriva al mondo di Agni, al mondo di Vayu, al mondo di Varuna, al mondo di Indra, al mondo di Prajapati, al mondo di Brahman.
Questi portano alla luce, dalla luce al giorno, dal giorno alla bianca mezzaluna, dalla mezzaluna al semestre in cui il Sole sta al Nord, dal semestre all’intero anno, dall’anno all’Aditya. Quando la persona lascia questo mondo arriva a Vayu. Poi Vayu le fa aria come quando si buca una ruota e tramite ciò la persona sale più in alto fino ad arrivare ad Aditya. Ma dalla luna allo splendore di Aditya è una persona, non un uomo (Amanava Purusha), che lo conduce al Brahman.
Il Sentiero Luminoso è il sentiero del devoto verso i Deva, il Devayana; il sentiero di luce è spalancato ai devoti.
Il Sentiero Oscuro (Pitriyana)
Il Sentiero Pitriyana o Sentiero Oscuro, o sentiero degli antenati, conduce alla rinascita. Coloro che fanno sacrifici agli dèi ed altre opere caritatevoli con l’aspet-tativa di un frutto vanno al Chandraloka tramite questo sentiero e ritornano in questo mondo quando i frutti del loro Karma si sono esauriti.
Durante il percorso vi sono fumo e oggetti scuri. Non c’è luce, quando si percorre questo sentiero, che si ottiene tramite l’ignoranza Avidyà. Perciò esso è stato chiamato il Sentiero Oscuro o del fumo. Il sentiero oscuro-Pitriyana che porta ai Pitris o antenati- è quello del Karmin che fa sacrifici o azioni caritatevoli con l’aspettativa dei frutti.
Questi due sentieri non sono aperti al mondo intero. Il Sentiero di Luce è aperto ai devoti e il Sentiero Oscuro ai Karmin (coloro che eseguono azioni). Poiché il Samsara è eterno, così anche i sentieri sono eterni.
I Prana dei Jivanmukta che hanno ottenuto la conoscenza del Sé non si perdono. Essi si assorbono nel Brahman. I Jivanmukta che ottengono Kaivalya-Moksha, ovvero la salvezza immediata, non deve andare in, né tornare da, nessun luogo. Essi diventano Uno con l’Onni-pervadente Brahman.
Conoscendo la natura dei due sentieri e le conseguenze alle quali loro conducono, lo Yogi non abbandona mai la sua discriminazione. Lo Yogi che sa che il sentiero Devayana o Sentiero della Luce, conduce alla liberazione Moksha (Krama Mukti) e il Sentiero Oscuro al Samsara, o mondo di nascite e morti, non è più ingannato. La Conoscenza di questi due sentieri serve come una bussola o la luce di un faro, in maniera da guidare i passi dello Yogi, in ciascun momento della sua esistenza.
La Resurrezione è il risorgere dalla morte. La Resurrezione, il giudizio di Dio, la ricompensa o la punizione, sono i tre principali dogmi per i Maomettani, i Cristiani e gli Zoroastriani. I Giudei, che prestarono questa dottrina ai Cristiani ed ai Maomettani, essi stessi la presero in prestito dai Parsi.
Secondo alcuni scrittori, la Resurrezione è soltanto spirituale. Tuttavia, l'opinione generale è che sia il corpo che lo spirito, risorgano dalla tomba. Ci si può chiedere come può il corpo che si è decomposto, ricomporsi di nuovo? Ma Maometto ha avuto cura di preservare una parte del corpo per servire come base per la futura struttura, o piuttosto un lievito per la massa che dovrà ricongiungersi a lui. Egli ha insegnato che il corpo dell’uomo sarà interamente consumato dalla terra, fuorché un osso soltanto chiamato Al Ajib, ovvero il coccige o l’osso sacro. Esso è stato il primo a formarsi nel corpo umano e anche resterà incorrotto fino all’ultimo, come un seme dal quale sarà rinnovato l'intero corpo.
Maometto disse che ciò sarebbe avvenuto per effetto di una pioggia di quaranta giorni mandata da Dio, e che avrebbe ricoperto la terra per un’altezza di dodici cubiti e provocato che i corpi germogliassero come piante.
Anche gli Ebrei dicono la stessa cosa dell'osso chiamato Luz, ma loro dicono che il corpo germoglierebbe da una rugiada che impregna la polvere della terra.
Nel 31° capitolo del Bundehesh, viene posta la domanda "Come potrà essere ricreato il corpo che il vento ha disintegrato e le onde hanno inghiottito, come potrà aver luogo la resurrezione dalla morte?" A ciò replica Ormuzd: "Quando il grano che è situato nella terra tramite me cresce nuovamente e ritorna alla vita, quando ho dato agli alberi le vene per la linfa, quando ho dato un figlio ad una madre, quando ho creato le nuvole che portano l’acqua alla terra e la rimandano giù come pioggia laddove io voglio, quando ho creato ognuna di queste cose, sarebbe forse troppo difficile per me essere causa di resurrezione? Ricorda, tutto ciò una volta è stato fatto ed io l’ho creato, e potrei mai non ricreare ciò che già è stato perso?"
La similitudine del seme di grano che è messo nel grembo di madre terra e che dopo germoglia in innumerevoli spighe è spesso citata come prova evidente della resurrezione. "Quando il nudo seme di grano sepolto nella terra sprizza su nelle diverse forme di spighe, quanto più risorgeranno i virtuosi, che sono stati interrati nei loro vestiti?”. Tre chiavi sono affidate nelle mani di Dio e non hanno deleghe. Esse sono: (1) la chiave della pioggia, (2) quella delle nascite, e (3) quella della Resurrezione.
I Segni della Resurrezione- L’avvicinarsi del giorno della resurrezione si conoscerà da certi segni che la precederanno. Essi sono: (1) il sorgere del Sole da Ovest, (2) L’apparizione di Dajal, un mostro dall’aspetto assai curioso che predicherà la verità dell’Islam in lingua araba, e (3) Lo squillo della tromba chiamata Sur, che sarà suonata per tre volte.
Più o meno queste sono le idee Ebraiche. Dopo la resurrezione, e prima del Giudizio, le anime resuscitate dovranno aspettare per molto tempo nel caldo sotto un Sole cocente, che scenderà in basso a poca distanza delle loro teste.
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IL GIORNO DEL GIUDIZIO
Gli spiriti trapassati aspetteranno per qualche tempo. Alla fine Dio apparirà per giudicarli. Maometto si incaricherà di intercedere. Poi tutti saranno esaminati riguardo alle loro azioni in vita. Tutti gli arti e le parti del corpo saranno costretti a confessare i peccati commessi da ciascuno. Ad ogni persona sarà dato un libro in cui registrare tutte le proprie azioni. Questo corrisponde al libro degli indù in cui Chitragupta, il Sovrintendente del Dio Yama, registra tutte le azioni degli esseri umani.
L’Arcangelo Gabriele terrà in mano una bilancia ed il libro sarà pesato su di essa. Coloro le cui azioni virtuose saranno più pesanti di quelle malvagie, saranno inviati in paradiso. Quelli, le cui azioni cattive saranno più pesanti di quelle buone, andranno all’inferno.
Questa credenza dei Mussulmani è stata ripresa dagli Ebrei. Gli antichi scrittori Ebraici hanno parlato dei libri detti dell’Ultimo Giorno, i quali contengono la registrazione delle azioni degli uomini e della bilancia su cui essi saranno pesati.
A loro volta, gli Ebrei presero in prestito questa idea dagli Zoroastriani. Questi ultimi sostenevano che due angeli, chiamati Mehr e Sarush, staranno in piedi sul ponte nel giorno del giudizio per esaminare ogni persona che passerà di lì. Mehr rappresenta la misericordia divina, e tiene in mano la bilancia per pesare le azioni degli uomini. Dio pronuncierà la sentenza secondo il rapporto di Mehr. Se sono preponderanti le buone azioni, se esse superano il livello anche solo di un capello, allora essi saranno mandati in cielo. Ma coloro, i quali avranno meno peso nelle buone azioni, saranno gettati dal ponte giù negli inferni dall’altro angelo, Sarush, che rappresenta la Giustizia di Dio.
C'è un ponte chiamato Al Sirat dai Mussulmani, che si trova sulla strada per il paradiso. Questo ponte è gettato sopra gli abissi infernali, ed è sottile quanto un capello ed esile quanto il filo di una spada. Quei Mussulmani che hanno compiuto buone azioni potranno facilmente superare questo ponte. I malfattori perderanno il passo e cadranno direttamente a capofitto giù nell’inferno, il quale è totalmente aperto sotto di loro.
Gli Ebrei dicono che questo ponte sull’inferno non sia più largo di un filo d’erba. Gli Induisti lo chiamano Vaitarani. I Zoroastriani insegnano che tutti gli uomini dovranno passare sopra quersto ponte chiamato Pul Chinavat, nel loro ultimo giorno.
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L’ANIMA DOPO LA MORTE (Secondo gli Zoroastriani)
Dopo la morte, lo spirito va nel mondo intermedio (Hamistake) che corrisponde al Purgatorio del Cristianesimo. Lo spirito dei giusti incontrerà una meravigliosa fanciulla, l'incarnazione dei loro pensieri puri, pure parole e pure azioni. Costoro attraverserànno in salvo il ponte del Giudice (il ponte Chinavat) che è il luogo del giudizio e raggiungeranno il cielo. Il ponte offre un facile passaggio per i giusti, il cui spirito arriva ad 'Amesh-spentas', il trono dorato di Ahuramazda.
Lo spirito dei malvagi incontra un’orrenda megera, l’incarnazione dei loro pensieri cattivi, parole ed azioni perfide. Essi non riusciranno ad attraversare il ponte e cadranno nel fuoco dell’Inferno. Il ponte si restringerà fino ad essere il filo di una spada, per i malvagi.
Lo spirito del morto si libra, girando in tondo nella casa sopra al suo letto, per tre giorni. Prende posto vicino alla testa e canta l'Ushtavaiti Gatha "Felice è colui a cui Ahuramazda darà la salvezza". Varie cerimonie sono compiute per quattro giorni sul posto. Lo spirito deve apparire sul ponte Chinavat al mattino del quarto giorno. Nel caso del giusto, non appena egli si avvicina al luogo, là vi è un’aria fragrante e subito appare una meravigliosa giovane fanciulla. Lo spirito è alquanto attonito e chiede: "O bella fanciulla! chi sei tu?" Ed essa risponde: "Io sono la coscienza del tuo proprio Sé. Io sono l'incarnazione dei tuoi propri pensieri puri, parole pure ed azioni pure."
Nel caso dello spirito malvagio, quando si avvicina al ponte, vi è un vento di odore fetido e ivi appare una brutta e vecchia megera. Lo spirito chiede: "Chi sei, tu, o vecchia signora?". Lei risponde: "Io sono la coscienza del tuo proprio Sé. Io sono l'incarnazione dei tuoi cattivi pensieri, delle tue parole ed azioni malvage!".
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COSA DICE IL GITA SULLA VITA DOPO LA MORTE
Il Signore Benedetto disse: "Molte nascite sono state lasciate indietro da me e da te, O Arjuna. Io le conosco tutte, ma tu non conoscesti le tue, O Parantapa”.
“Questo eterno Jiva individuale, nel mondo dei Jiva, è un mio raggio, una mia proiezione, ed al momento di lasciare il corpo, egli dispone in circolo sopra di sé i vari sensi, cioé, il senso dell’udito, il senso della vista, il senso del tatto, il senso dell’odorato e il senso del gusto, con la mente come il sesto senso, tutti aventi la loro dimora in Prakriti, vale a dire il mondo della materia, per distinguerlo dal Purusha che è il Paramatman. Quando acquisisce un corpo, e quando anche se ne diparte da esso, l'Isvara prende questi sensi e se ne va, proprio come il vento che è carico della fragranza raccolta dai fiori e da altre fonti. Veramente, i perversi e gli illusi non percepiscono Colui che lascia il corpo, o Colui che risiede e gode del corpo in unione con i sensi; ma i Saggi, dotati dell’occhio della Saggezza, invero Lo percepiscono”.
“Vi sono due classi di esseri nel mondo, ciò che muore e l’Immortale. Ciò che muore (i mortali) è comprensivo dell’intera Creazione, insieme con l’Universo delle mutevoli forme, mentre l’Immortale è eterno e immutabile. Perfino differente da questi due, c’è ancora il più elevato spirito noto come il Paramatman o il Supremo Sé, l'immutabile, che compenetra e nutre i tre mondi. In quanto io trascendo il mortale e l’Immortale e poiché io sono superiore a loro, io mi sono realizzato come il Purushottama, ovvero la più alta divinità nel mondo dei Veggenti e delle Sacre Scritture”.
"Quel tempo in cui non ci sarà più emanazione degli Yogi, ed anche quello in cui essi ritorneranno a manifestarsi, quel tempo io ti dedico, o Principe dei Bharata.
"Fuoco, luce del giorno, il chiarore notturno, i sei mesi del sentiero Settentrionale – allora manifestandosi, gli uomini che conoscono l'Eterno vanno all'Eterno.
"Fumo, notte-tempo, l’oscurità notturna, inoltre i sei mesi del sentiero meridionale – allora gli Yogi, raggiungendo il chiarore lunare, ritorneranno.
"Luce ed oscurità, questi sono ritenuti essere i due sempiterni sentieri del mondo; colui che andrà per il primo, non ritornerà; colui che andrà per l’altro, ritornerà di nuovo!".
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LA MORTE E IL DOPO-MORTE (Secondo lo YOGA Vasishta)
Lila disse: "Brevemente dimmi, o Dea Sarasvati, qualcosa di più riguardo alla morte, ad esempio se nel morire si è felici o si soffre, e che cosa si diventa dopo che si è morti e andati via da qui."
La Dea rispose: “I moribondi sono di tre tipi e hanno risultati diversi alla loro morte. Essi sono, quelli che sono ignoranti, quelli versati nello Yoga, e quelli che sono sobri e religiosi. Quelli che praticano lo Yoga-Dharana, dopo aver lasciato i loro corpi, possono andare ovunque a loro piaccia, e quindi lo Yogi consapevole ha la libertà di andare dovunque. (Che consiste in meditazione mentale, pazienza fisica e perseveranza.)”
"Coloro che non hanno praticato lo Yoga-Dharana, né si sono applicati all'acquisi-zione della conoscenza, né hanno alcun serbatoio di virtù per il futuro, questi sono chiamati totalmente ignoranti e incontreranno dolori e grossa sofferenza durante la morte. Coloro la cui mente è incontrollata, piena di desideri, di preoccupazioni e di ansie mondane, diventano angosciati come un loto lacerato piegato sul suo stelo; (infatti, è il superamento delle passioni smoderate e la distruzione di ansie e desideri sfrenati che assicurano la nostra vera felicità). La mente che non è ben guidata dalle ingiunzioni dei Sutra e Sastra, né purificata dalla santità, ma diretta verso una società malvagia, sarà soggetta, al momento della morte, ad un’ardente sensazione di fuoco che brucia al suo interno”.
"Al momento in cui l'ultimo rigurgito della gola strozza il respiro, la vista è oscurata e la continenza si affievolisce, allora anche il Jivatman diventa offuscato nel suo intelletto. Una profonda oscurità pervade la vista rabbuiata, che poi comincia a luccicare come prima dell’alba. Il cielo appare come oscurato da nubi, e si presenta con un fosco aspetto. Un acuto dolore attraversa l’intera struttura e c’è la danzante visione di una fata-morgana; la terra si rivolta per aria e l’abitazione della persona morente sembra essere sospesa a mezz’aria. Il cielo sembra rivoltarsi su di lui e le onde del mare sembrano voler portarselo via. Ora egli è sollevato per aria, ed ora lanciato in giù come in un stato di sogno”.
"Ora egli crede di star precipitando in un oscuro abisso, e poi come se si trovasse steso in una valle di collina; egli vorrebbe gridare ad alta voce le sue sofferenze, ma la sua voce non esce e la parola lo abbandona. Ora, egli sente come se stesse precipitando giù dal cielo, ed ora è risucchiato in aria dal vento. Ora egli sta viaggiando velocemente come in un carro, ed ora sente se stesso sciogliersi come neve. Egli vorrebbe informare i suoi amici dei tormenti della vita e di questo mondo; ma da questi è trascinato via così rapidamente come una saetta”.
"Egli si trova a girare come su una macchina rotante o una trottola ed è trascinato via come una bestia dal morso. Poi si sente trasportare come in un gorgo ed è fatto rotolare come il motore di una macchina. Indi, è trascinato su in aria come una paglia, ed è trasportato come una nube dai venti. Egli vola sù come vapore, e poi precipita in giù come una nube acquosa e pesante che cade nel mare”.
“Egli attraversa lo spazio infinito e prende a girarvi, come per trovare se vi sia un luogo libero dai cambiamenti a cui la terra e l’oceano sono soggetti (cioè un luogo di riposo e di pace). Quindi lo spirito, che cade e si rialza senza interruzione, delira e respirando a fatica sente il proprio intero corpo pieno di dolore e di agonia.”
“Gradatamente, l'oggetto dei suoi sensi diventa sempre più fievole, come i suoi stessi organi, come la vista di un panorama che si dissolve al calar del sole. Egli perde la memoria del passato e del presente, non riesce a capire il tempo, dopo che il crepuscolo serale se n’è andato. A causa della debolezza, la mente perde il suo potere di pensare; ed egli è perso in uno stato di nescienza, dimentico di tutti i suoi pensieri e sensibilità”.
"In questo stato di estrema debolezza, il respiro vitale cessa di circolare attraverso il corpo; ed all’estremo limite della circolazione, ne consegue un collasso molto simile al coma. Quando questo stato di apoplessìa, unito al delirio, è giunto al suo apice, il corpo diventa rigido come una pietra per la legge dell’inerzia, obbligato così fin dall'inizio, per gli esseri viventi."
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LA VISIONE DI SCHOPENHAUER SULLO STATO del 'DOPO-MORTE'
(Un breve stralcio dalle memorie del Filosofo…)
Studente: - Mi può dire, in breve, che cosa io sarò dopo la mia morte? E vi raccomando di essere chiaro e preciso.
Il Filosofo: - Tutto e nulla.
Stud. - Penso che sia così; ma io vi ho dato un problema e voi l’avete risolto con una contraddizione. Questo è un vecchio trucco.
Filos. – Si, ma tu hai sollevato delle questioni trascendentali e ti aspetti che io risponda in un linguaggio fatto solo di conoscenza immanente. C’è da chiedersi quale contraddizione ne consegua.
Stud.- Cosa intendete dire con questioni trascendentali e conoscenza immanente? Io ho già sentito prima queste espressioni, ovviamente; esse non sono nuove per me. Al mio professore capitava di usarle, ma solo come predicati del Divino, ed egli non parlò mai di qualcos’altro, che non fosse abbastanza chiaro e appropriato. Egli perciò argomentò: Se il Divino è nel mondo stesso, egli è immanente; se è in qualche modo al di fuori, allora è trascendente; niente potrebeb essere più chiaro e più ovvio. Voi sapevate dove vi trovate. Ma questa cantilena Kantiana non si può più fare: è antiquata e non più applicabile alle idee moderne. In quanto, abbiamo un intera serie di uomini eminenti che insegnano nelle metropoli Tedesche.
Filos. – (tra se e se)…impostori tedeschi, vuoi dire…
Stud. – Per esempio, l’ottimo Schleiermacher, e quell’intelletto gigante, Hegel; e ai nostri tempi abbiamo abbandonato questi ‘non-sense’. Piuttosto, vorrei dire che siamo così lontani da queste cose, che non possiamo più sopportarle. Qual è poi il loro uso? Che cosa significano?
Filos. – La conoscenza trascendentale è una conoscenza che oltrepassa i limiti della possibile esperienza, e si sforza di determinare la natura delle cose così come sono veramente. La conoscenza immanente, d’altro canto, è una conoscenza che essa stessa rimane totalmente all’interno di questi limiti, cosicché non può essere applicata a nient’altro che ai fenomeni. Finché tu sei un individuo, la morte significherà la tua fine. Ma la tua individualità non è il tuo vero e intimo essere; è solo la manifestiazione interiore di esso e non è la cosa in sé, ma solo il fenomeno presente temporaneamente nella forma, e perciò con un principio ed una fine. Ma il tuo essere reale non conosce né il tempo né l’inizio né la fine e neppure i limiti di un dato individuo. Esso è sempre presente in ogni individuo e nessun individuo può esistere separato da lui. Così, quando arriva la morte, da una parte tu sarai annientato come individuo; ma dall’altra, tu sei e rimani il tutto. Questo è ciò che intendevo quando ho detto che dopo la morte tu sarai tutto e niente. È difficile trovare una risposta più precisa alla tua domanda, e che al tempo stesso sia concisa. La risposta è contraddittoria, lo ammetto, ma è purtuttavia semplice poiché la tua vita è nel tempo, mentre la parte Immortale di te è nell’Eternità. Puoi mettere la cosa così: La tua parte Immortale è qualcosa che non ha durata nel tempo eppure è indistruttibile; ma qui c’è un’altra contraddizione. Vedi che si sta cercando di portare il trascendente entro i limiti dell’immanente. E’ in qualche modo come fare violenza a quest’ultimo, facendone un cattivo uso per scopi che esso non avrebbe mai inteso servire.
Stud.- Guardi un po’ qui, io non darei due centesimi per la vostra immortalità, anche dovendo restare un individuo.
Filos. – Bene, forse su questo punto sono in grado di soddisfarti. Supponi che io ti garantisca che dopo la morte tu resterai un individuo ma solo a condizione che tu prima passi tre mesi di completa incoscienza.
Stud. – Non avrei alcuna obiezione a ciò.
Filos. – Si, ma ricorda, se le persone sono completamente inconscie, non tengono conto del tempo. Quindi, quando sei morto, è la stessa cosa che se tu passi tre mesi in un mondo di incoscienza, oppure diecimila anni. In entrambi i casi, è solo un fatto di credere a ciò che ti ho detto, quando sarai di nuovo cosciente. Per ora, perciò, tu puoi permetterti di essere indifferente se debbano passare tre mesi o diecimila anni prima di riprovare la tua individualità.
Stud. – Si, se succede così, suppongo che voi abbiate ragione.
Filos. – E se per caso, dopo questi diecimila anni passati, nessuno mai penserà a ridarti la consapevolezza, immagino che sarebbe una grande sfortuna. Tu saresti quasi diventato abituato a non-esistere dopo un così lungo intervallo – facendo seguire a ciò solo pochi anni di vita. Ad ogni modo puoi essere sicuro che saresti del tutto perfettamente ignorante dell’intera faccenda. Inoltre, se tu sapessi che il misterioso potere che ti mantiene nell’attuale condizione di vita, in questi diecimila anni non ha mai cessato una sola volta di emanare fuori altri fenomeni simili a te e di dotarli di vita, ciò ti consolerebbe in modo totale.
Stud. – Davvero! Così voi pensate di essere in grado serenamente di farmi fuori dalla mia individualità con queste belle parole! Ma io sto attento ai vostri trucchi! Vi dico che non vorrei affatto esistere senza la mia individualità, non sto cercando di sbarazzarmi del ‘misterioso-potere’ e ciò che voi chiamate ‘fenomeni’, io non posso stare senza la mia individualità e non voglio rinunciarci.
Filos. – Suppongo che tu voglia dire che la tua individualità è una cosa deliziosa – così splendida, così perfetta e senza paragoni – e che non puoi immaginare niente di meglio. Tu non sei pronto a cambiare il tuo stato attuale per uno che, se si può giudicare da ciò che ci è stato detto, dovrebbe essere possibilmente superiore e più durevole.
Stud. – Non credete che la mia individualità, sia quel che sia, è il mio vero sé? Per me, è la cosa più importante del mondo. “Perché Dio è Dio, ed Io sono Io”. ‘Io’ voglio esistere, ‘Io’. Questa è la cosa principale. Non mi interessa un’esistenza che debba essere da me provata prima che io possa crederci.
Filos. – Pensa pure ciò che vuoi. Quando dici ‘Io’, ‘Io’, Io voglio esistere, sei forse solo tu che dici questo? Tutti lo dicono, assolutamente tutto ciò che ha la minima traccia di coscienza. Allora ne consegue che questo tuo desiderio è proprio la parte di te che non è individuale – la parte che è comune a tutte le cose senza distinzione. Non è il lamento dell’individuo, ma dell’esistenza stessa. È l’elemento intrinseco in tutto ciò che esiste, o meglio, la causa stessa di ogni cosa esistente. Questo desiderio è una brama ardente e quindi è soddisfatto solo con l’esistenza in generale – e non con una singola e definita esistenza individuale. No, non è questo il suo scopo. Sembra essere così, soltanto perché questo desiderio otterrà coscienza solo nella sfera individuale e quindi sembra come se fosse interessato nient’altro che all’individualità. Qui sta l’illusione, una vera illusione, a cui si tiene stretto l’individuo, ma se riflette, egli può rompere le catene e liberarsi alfine. È solo indirettamente, che l’individuo ha questo violento desiderio per l’esistenza. È la voglia di vivere che è reale e diretta, che aspira all’esistenza ed è identica in tutte le cose. Siccome poi l’esistenza è libera attività, anzi, il mero riflesso della volontà; dove c’è l’esistenza, lì c’è anche la volontà; e per il momento, la volontà trova la sua soddisfazione nell’esistenza stessa, dato ché, credo, ciò che non si ferma mai, ma preme eternamente verso l’esterno, non può mai trovare una vera soddisfazione. La volontà è disinteressata all’individualità, l’individuo non è un suo affare: sebbene io abbia detto che possa sembrare così, perché l’individuo non ha una diretta coscienza della volontà se non in se stesso. L’effetto di ciò, costringe l’individuo a mantenersi attento alla sua propria esistenza; e se non fosse così, non ci sarebbe sicurezza per la preservazione delle varie specie. Da tutto questo, è chiaro che l’individualità non è affatto una forma di perfezione, ma piuttosto una limitazione; e così, liberarsi da essa non è una perdita, ma un guadagno. E tu, non affliggerti ulteriormente circa quest’argomento. Una volta che riconoscerai totalmente ciò che sei, ciò che la tua esistenza è realmente, cioè l’universale volontà di vivere, allora l’intera questione ti sembrerà infantile e assai risibile.
Stud. – Voi siete infantile e molto ridicolo, come tutti i filosofi; e che un uomo della mia epoca possa stare un’ora ed un quarto a parlare di tali scempiaggini, è solo perché in fondo mi ha divertito e mi ha fatto passare il tempo. Ma io ho cose molto più importanti d afare, perciò…arrivederci!
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L’ULTIMO PENSIERO FORMA
L'ultimo pensiero di un uomo governa il suo destino futuro. L’ultimo pensiero di un uomo determina la sua nascita successiva. Il Signore Krishna nel Bhagavad-Gita dice: “Chiunque alla fine abbandoni il corpo, pensando di essere un qualcosa, solo a quell’essere egli si dirige, o Kaunteya, sempre conformato a quella natura” (Cap. VIII, 6).
Ajamila lasciata la sua pia condotta, andò verso un’esistenza detestabile. Egli precipitò nella profonda malvagità di comportamenti peccaminosi, ricorrendo a furti e ruberie. Divenne schiavo di una prostituta e padre di dieci figli, l’ultimo dei quali fu chiamato Narayana. Quando stava per morire, egli fu preso dal pensiero del suo ultiumo figlio. Tre spaventosi messaggeri di morte gli vennero incontro. Ajamila cominciò a piangere per l’angoscia, e ad urlare il nome dell'ultimo figlio 'Narayana'.
Alla semplice menzione del nome 'Narayana', rapidamente vennero gli attendenti del Signore Hari, che impedirono l’arrivo dei messaggeri della morte e portarono Ajamila a Vaikuntha nel mondo del Dio Vishnù.
Lo spirito di Sisupala entrò nel Signore Supremo con una effulgente scintilla di ineffabile gloria e magnificenza. In vita, costui era stato una persona volgare ed aveva passato il suo tempo a oltraggiare il Signore Krishna, dopodiché il Signore entrò in lui. Il bruco in un muro quando è punto da una vespa si trasforma in quest’ultima. Similmente l’uomo che focalizza il suo odio sul Signore Krishna verrà mondato dei suoi peccati e raggiunge il Signore con una regolare devozione. La stessa cosa avvenne per merito delle Gopi (le fanciulle del Signore) con Kama (tramite la passione), Kamsa (con la paura), Sisupala (tramite l’odio) e Narada (grazie all’amore).
Il Signore Krishna disse nel Gita: “Chiunque pensa a me sempre, con intensità e con mente unificata, a tale risoluto Yogi, Io sono facilmente raggiungibile; avendo quindi egli raggiunto Me ed essendosi immerso in Me, costui non è nato invano e non nascerà più nel fluttuante mondo di miserie e sventure, o Arjuna! Mentre tutti i mondi, creati da Brahma, sono limitati nel tempo e dovranno prima o poi dissolversi, raggiungendo Me, non vi è rinascita; perciò, meditando ogni momento su di Me, il Supremo Vasudeva, con la mente e l’intelletto fissi su di Me, senza alcun dubbio, voi raggiungerete Me!” (Cap. VIII -14,15,16).
Questa costante pratica di fissare la mente sul Signore, anche se si è impegnati in faccende mondane, ci renderà idonei a pensare automaticamente e intuitivamente al Signore Supremo, soprattutto al momento della nostra morte. Il Signore dice ancora: “Perciò, con la mente impegnata nello Yoga della pratica costante, non distratta da nessun altro ostacolo, si ottiene il Supremo Purusha di gloria risplendente”. Ed ancora: “Al momento della morte, chiunque pensi al Mio Essere Reale come Supremo Signore Sri Krishna Narayana, lascia il corpo e veramente raggiunge il mio Essere. Che non ci siano dubbi, su questo! In qualunque modo e forma un uomo pensi a Me, al momento della morte, egli otterrà quella stessa forma, che sarà proprio il risultato di aver avuto quel pensiero in quel particolare modo e con la costante meditazione dello stesso”. Ed inoltre: “Chi stabilisce la sua mente in Me, soprattutto al momendo di andarsene, e chi è in quello stato Divino di rinunciare a tutto e di dimorare nel Brahman o, stato assoluto, sarà liberato dalla illusione”. (B.G., Cap. II –72).
Chi nella sua vita ha una forte abitudine a fiutare tabacco, imiterà l’atto di pigliare il tabacco con le sue dita anche quando è in uno stato di incoscienza, come prima della sua morte. Così forte è in quell’uomo l’abitudine di sniffare. L’ultimo pensiero di un uomo lussurioso sarà il desiderio per le donne. L’ultimo pensiero di un incallito bevitore sarà quello di un goccetto di liquore. L’ultimo pensiero di un esoso strozzino sarà quello per il suo denaro. L’ultimo pensiero di un guerriero sarà quello di uccidere il suo nemico. L’ultimo pensiero di una madre attaccata intensamente al suo unico figlio sarà per suo figlio.
Raja Bharata allevò un cervo, non per misericordia, e si attaccò ad esso. Il suo ultimo pensiero fu per quel cervo. Quindi, egli dovette prendere nascita come cervo, ma poiché ebbe il ricordo della sua precedente esistenza, fu uno spirito avanzato.
L’ultimo pensiero sarà il pensiero di Dio solo per quell’uomo che ha disciplinato la sua mente durante tutta la sua vita e che ha cercato di fissare la sua mente sul Supremo, attraverso una pratica costante. Ciò non può accadere con una pratica sporadica di qualche giorno o qualche mese. Deve essere un comportamento ed uno sforzo che duri una intera vita.
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PERSONALlTA’ E INDIVIDUALITA’
C'è una differenza tra personalità e individualità. Molti non hanno una chiara comprensione di questi due termini; li interscambiano e perciò si confondono. Alcuni pensano che la personalità sia l’individualità e l’individualità sia la personalità. Ciò che distingue una persona da una cosa, o una persona da un’altra è la personalità. La personalità, nel parlare comune, si riferisce al corpo. Quando un uomo è alto, ha un bel colorito e una bella figura, quando il suo volto è regolare, noi diciamo che egli ha una personalità affascinante. Quando uno è abile nell’influenzare gli altri, le persone dicono che il tale individuo ha una forte personalità. Quando uno è timido e schivo, allora si dice che quel tale ha una personalità debole e che dovrebbe svilupparla. La personalità nella società conta molto per il successo nella vita.
Il termine ‘personalità’ deriva dal Latino ‘persona’, cioè maschera. La personalità è quella particolare coscienza che concerne la propria forma fisica. Il sig.r Pinco Pallino, la Sig.ra Tal dei Tali, o la Sig.na Così e Così, sono personalità. La fame, la sete, la bellezza fisica, il colore rosso o nero, l’altezza e la statura, la rabbia e tutti i limiti del corpo fanno riferimento alla personalità. “Egli è un Brahmino”, “Egli è un Sannyasi”, “Costui è un mercante”, “Questi è un dottore”. Tutti questi riguardano la personalità. Questa è la maschera che ora l’uomo si sta mettendo addosso.
La morte distrugge la personalità ma non può annullare l’individualità. L’individua-lità è separata ed ha un’esistenza distinta. E’ qualcosa che è oltre il corpo e non ha affatto relazione con la vostra personalità. L’individualità è il senso dell’Io, ed è come una corrente continua. E’ la continuità del proprio pensiero, il pensiero stesso di un ‘Io’. Tutti gli altri pensieri sono centrati intorno a questo ‘Io’. “Io sono un maschio”, “Io sono un dottore”, “Io odio, io amo, io bevo, io parlo, io medito” “Io sono andato in America, in Francia, in Italia, in Inghilterra”. Lo stesso ‘Io’ è ciò che ha fatto queste esperienze. L’Io è ciò che risiede in questo corpo. L’Io è sempre lo stesso, nell’infanzia, in gioventù e nella vecchiaia.
La personalità cambia ma la vostra individualità, il senso di ‘Io’, non può mai cambiare, perché il senso dell’Io continuerà ad esistere con voi. Dopo che si è lasciato questo corpo fisico, il senso di ‘Io’ continuerà ad esistere. Dopo la morte porterete il vostro senso di ‘Io’ con voi. Perfino all’interno del sogno c’è il senso dell’Io. Perfino nel sonno profondo, tutti hanno questo senso dell’Io. Se non ci fosse il senso dell’Io durante il sonno profondo, nessuno ricorderebbe di aver dormito bene o male.
Si perde questa individualità solo diventando Uno con il Sé Supremo, o Para-Brahman, tramite la meditazione o il Nirvikalpa Samadhi. Proprio come l’acqua in una bottiglia diventa una con l’oceano, una volta che la bottiglia si rompe, così anche l’individualità diventa Uno con l’Infinito Assoluto, quando l’ignoranza viene distrutta, quando l’idea di separatività è annientata tramite la conoscenza dell’Imperituro, o Brahma-Jnana. Vedete chiaramente, ora, la differenza tra la personalità e l’individualità?
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LA CREDENZA DEGLI EGIZIANI ANTICHI
Gli Egiziani credevano in un ‘doppio’, che era come un’ombra del corpo. Questo ‘doppio’ durava finché aveva vita il corpo. Lo spirito era semplicemente il doppio. Non aveva una sua individualità. Non era in grado di svincolarsi dalla connessione con il corpo. Se il corpo restava ferito, anche il doppio, o lo spirito, in una qualche parte era leso. Perciò essi preservavano i corpi per mantenere intatto lo spirito. Essi facevano ricorso alla mummificazione dei corpi dei morti, perché volevano preservarli per un tempo molto lungo, così da rendere pressoché immortale lo spirito trapassato.
Il doppio rimane esistente solo tanto tempo quanto resiste il corpo. Se il cadavere è distrutto, anche lo spirito trapassato deve perire. Dopo la morte, l’anima vaga liberamente in tutto il mondo, però torna sempre sul luogo in cui è stato lasciato il corpo, con sete e fame intense.
Anche i Caldei credevano in un doppio che sarebbe stato distrutto allorché venisse distrutto il corpo. Essi si aspettavano una resurrezione del cadavere, per vivere ancora. Essi non concepivano un’esistenza senza il loro corpo fisico.
Sia gli antichi Egiziani che i Caldei non potevano mai accettare l’idea di uno spirito dissociato dal cadavere del trapassato o dal luogo della sepoltura. Anche i primi Cristiani si apettavano una resurrezione del cadavere, perciò essi imbalsamavano il morto prima di seppellirlo. Essi non cremavano il corpo del defunto, come invece fanno gli Hindù. Essi ancor oggi credono che il corpo potrà risorgere dopo la morte.
Gli Induisti non si augurano che gli spiriti trapassati debbano librarsi sopra il corpo neanche per un minuto. Lo spirito trapassato è sempre estremamente desideroso di godere ancora la vita. Esso desidera entrare in un nuovo corpo fisico per esaudire il suoi desideri. Gli Induisti non vogliono che gli spiriti siano legati alla materia terrena. Essi desiderano che gli spiriti dovrebbero rapidamente dirigersi verso la loro dimora di felicità. Questa è la ragione per cui essi cremano subito i corpi dei defunti.
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Capitolo Cinque - LA DOTTRINA DELLA REINCARNAZIONE
Emerson, Platone, Pitagora, e molti altri credevano totalmente nella dottrina della reincarnazione. La dottrina della reincarnazione è la base dell'Induismo e del buddhismo. Anche gli antichi Egiziani credevano in essa. I filosofi Greci ne fecero la pietra miliare della loro filosofia.
L’uomo si aggrappa a questa vita terrena. Questo aggrapparsi alla vita prova che c’è un’esperienza ed un’esistenza passata. E prova anche che c'è una vita futura. L’uomo brama immensamente questa vita e desidera fortemente anche una vita futura.
Alcuni sono nati e se ne vanno in poche settimane, pochi mesi, o pochi anni. Alcuni bimbi muoiono già nell'utero. Altre persone diventano centenarie. Perché questo? Perché alcune persone vengono e vivono per un breve tempo ed altre vivono più a lungo? E’ una casualità? Possibile che gli esseri umani vengano qui e se ne vadano senza alcun scopo definito? C’è una qualche legge che governa la vita e la morte? Si, infatti c'è una legge che governa la vita e la morte. Quella legge è la legge di causa e di effetto.
La legge di causa e di effetto governa tutto. La legge di causa e di effetto è inesorabile e onnipotente. Questo intero mondo è sottoposto a questa suprema legge e perfino tutte le altre leggi cadono sotto questa legge. La legge del Karma è la legge di causa e di effetto. Non è Dio che castiga qualcuno. L’uomo matura i frutti del suo Karma e la legge di causa ed effetto opera su di lui. Egli matura una messe di piaceri per le sue buone azioni, mentre dovrà soffrire e sperimentare dolore, malattie e perdite di beni per le sue azioni malvagie.
L’istinto è il risultato dell'esperienza passata. Uno dei più importanti argomenti per credere nella reincarnazione è stato costruito su ciò, dagli Induisti. Le precedenti esperienze di morte rimangono nella mente subconscia, o Chitta, in uno stato latente o inattivo, in forma di Samskara o impressioni. Esse lavorano sotto il piano della mente obiettiva e consapevole. L’uomo è terribilmente impaurito dalla morte, poiché le esperienze passate piene di dolore risiedono nella mente subconscia.
L’amore a prima vista è la dimostrazione di un certo sentimento vissuto insieme in una vita precedente: questi esseri si erano già amati. Essi lo ricordano e sentono veramente di essersi già incontrati in precdenza. Questi amori non sono affatto motivati dal sesso e raramente si interrompono. Il Signore Buddha raccontò a sua moglie della gentilezza di lei nei suoi confronti in una precedente nascita e più volte dette dei dettagli delle vite precedenti di altre persone.
Ogni effetto deve avere una causa. Una cosa non può venire dal nulla. L’esistenza non può venire dalla non-esistenza. Questo è il principio fondamentale della scienza moderna. Questo è il principio fondamentale anche della filosofia. Voi non potete esser usciti fuori dal nulla. C’è una causa per la vostra esistenza qui. Uno nasce cieco, un altro è un genio, un altro ancora è ottuso. Uno è ricco. Uno è povero. Uno è sano. Uno è malato. C'è una precisa causa per tutte queste cose.
La causa è la condizione immanifesta dell'effetto. L'effetto è lo stato manifestato della causa. L’albero è una causa ed il seme è l’effetto. Il vapore è una causa e la pioggia è un effetto. L'intero albero nella sua forma potenziale rimane nel seme. L’intera forma umana si trova in una goccia di sperma in uno stato potenziale invisibile. Il seme di un albero banyan può produrre soltanto un albero banyan ma non un albero di mango. La goccia di sperma umano può produrre solamente un essere umano ma non un cavallo. Da una piccolissima goccia di sperma prende forma un grande essere umano coi vari arti ed organi. Che grande meraviglia! Da un piccolo seme esce un gigantesco albero banyan! Che grande prodigio! Ora chiudete i vostri occhi e riflettete su questo mistero. Sarete presi da reverenziale rispetto e ammirazione!
All'interno del corpo fisico grossolano vi è un altro corpo sottile, o Linga Sharira, o Sukshma Deha. Questo corpo sottile viene fuori con tutte le sue impressioni e tendenze al momento della morte del corpo fisico grossolano. È come un vapore. Esso non può essere visto ad occhio nudo. È il corpo sottile che sale in cielo. Esso si manifesta ancora in una forma grossolana. Questa rimanifestazione della forma sottile nella forma fisica grossolana è chiamata legge della reincarnazione. Potete pure negarla, ma questa legge c’è. Essa è inesorabile ed implacabile. Se la negate, ciò mostra chiaramente che siete del tutto ignoranti, ma essa sicuramente opererà comunque, sia che l’ammettiate o no. La luce del sole esiste, anche se la nottola non l’accetta.
Voi acquisirete la vostra conoscenza attraverso l’esperienza. Un uomo suona un pianoforte. Egli pone ogni suo dito su ciascun tasto consciamente, e ripete questo atto ancora ed ancora. Dopo qualche tempo, il movimento delle dita diventa automatico ed egli suona senza più guardare particolari tasti. Cosippure, le vostre tendenze sono il risultato delle vostre azioni conscie del passato.
Shri Shankara e Shri Jnana-Deva conobbero i Veda e gli altri Sastra nella loro infanzia. Un bambino può suonare il piano in una maniera magistrale. Un altro bambino tiene conferenze sul Gita. Goethe, l’eminente poeta tedesco, era padrone di diciassette lingue. Questi geni non acquisirono queste cose in questa vita. Essi devono averle avute nelle vite passate.
Ogni bambino è nato con certe tendenze o predilezioni generate da consapevoli azioni passate. Nessuno è nato con una mente vuota o con una tabula rasa, una mente pulita come una pagina bianca. Noi abbiamo avuto le vite passate. Questa è l’enfatica dichiarazione dei grandi saggi, dei Rishi e degli Yogi antichi e moderni. Perfino Gesù Cristo vi credette. Egli dice nella Bibbia: "Prima che fosse Abramo, io sono". La reincarnazione era già apparsa nell’antica Chiesa Cristiana. Elìa era rinato come Giovanni Battista.
L'ereditarietà non può spiegare tutte queste ineguaglianze e diversità, o i casi dei geni. Genitori, fratelli e sorelle di questi individui-prodigi sono persone del tutto comuni. Le tendenze sono il risultato delle azioni passate. Esse non provengono dall'ereditarietà. I geni ottennero i loro talenti nelle loro vite precedenti.
Se i vostri desideri non sono gratificati in questa vita nelle attuali condizioni, voi dovrete tornare ancora su questo piano terreno per esaudirli. Se avete un forte desiderio di diventare un Maestro di musica in questa nascita, ma non riuscite a farlo e però tenete a cuore questa forte voglia, essa vi costringerà a tornare su questo mondo terreno e vi metterà in una più favorevole condizione per esaudire il vostro desiderio. Ricomincerete da capo dall’infanzia fino a diventare, da adulti, un Maestro di musica.
Vi è un'obiezione contro la dottrina della reincarnazione. L'obiezione è: “Perché noi non ricordiamo il nostro passato?"- Ma voi ricordate ciò che facevate nella vostra infanzia? Direte quindi che non esistevate, dato che non potete ricordare? Certamente no. Se la vostra esistenza dipende dalla vostra memoria, allora questo argomento prova che voi da bambini non esistevate, perché non ricordate le cose della vostra infanzia. I dettagli sono stati dimenticati dalla vostra memoria, ma la conoscenza che voi avete acquisito tramite la vostra esperienza è parte integrale del vostro essere. Quelle esperienze sono però nel subconscio della vostra mente Chitta come impressioni.
Se ricordate il vostro passato, potreste fare un cattivo uso del presente. Il vostro nemico inveterato della vita precedente potrebbe essere nato come vostro figlio in questa vita. Se voi ricordaste il passato potreste averr voglia di ucciderlo. Sentimenti di inimicizia potrebbero sorgere all’istante nel vostro cuore. Quando entrate all’università, vi portate dietro tutta la conoscenza acquisita al liceo. Negli studi più avanzati, voi incrementate e sviluppate quel tipo di conoscenza. Voi non ricordate totalmente tutto ciò che avete fatto nelle classi inferiori, però quando arrivate all’università portate con voi tutta l’esperienza. Allo stesso modo, le esperienze passate influenzano la vostra vita attuale.
Madre Natura ha cancellato da voi le memorie passate. Non è sempre desiderabile ricordare il passato. Immaginate per un momento di conoscere il vostro passato –sapete di aver commesso un’azione peccaminosa nella vostra vita passata e perciò vi troverete a soffrire. Stareste sempre a pensare a questo. Vi preoccupereste in continuazione. Non mangereste più e non riuscireste nemmeno a prendere sonno. Questa è la ragione per cui i saggi vi dicono: "Non pensate al passato. Non fate progetti per il futuro. Restate nel presente. Vivete nel solido presente. Mantenete buoni pensieri e fate azioni virtuose". Solo così renderete migliore il vostro futuro.
Uno Yogi può ricordare le sue vite passate, con la concentrazione sui Samskara. Egli può dirvi tutto sulle vostre vite passate, tramite la sua concentrazione sulle impressioni o tendenze (Samskara) che sono alloggiate nel subconscio della vostra mente.
La vostra nascita attuale è il risultato delle vostre azioni passate. Tutte le azioni che voi fate ora, determineranno la vostra futura rinascita. Avete messo in moto la legge della causalità e sarete presi in questa ruota di nascite e morti. Questa è la legge della reincarnazione. Questa legge imprigiona tutti gli esseri. Quando voi otterrete la perfetta conoscenza dell'Imperituro, la ruota sarà spezzata e potrete raggiungere libertà e perfezione.
Le vostre esperienze non possono proprio essere distrutte. Le vostre azioni sono dotate di un potere invisibile chiamato Adrishta o Apurva, il quale produce i frutti. Le azioni si manifestano di nuovo come tendenze. Se fate molti atti misericordiosi svilupperete una tendenza molto forte a fare atti di misericordia. Coloro che sono misericordiosi in questa nascita, hanno fatto grandi atti di misericordia nelle loro nascite precedenti. La reincarnazione dipende dal Karma. Se un uomo fa azioni di natura bestiale riprenderà nascita come animale.
La dottrina della reincarnazione è antica quanto i Veda o l’Himalaya. Essa può risolvere moltissimi problemi della vita. Ogni parola, pensiero o azione prepara il terreno peril vostro raccolto. Siate buoni e fate il bene. Intrattenete buoni pensieri. Fate azioni virtuose. Purificate il vostro cuore. Meditate regolarmente sull’Immortale Atman, vostro universale Sé. Vi libererete così dalla ruota delle nascite e morti ed otterrete l’Eterna Beatitudine e l’Immortalità in questa vita.
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KARMA E REINCARNAZIONE (2)
La dottrina della reincarnazione oggi è accettata dalla maggioranza dell’umanità. Essa è stata sostenuta come vera dalle più potenti nazioni Orientali. L’antica civiltà dell’Egitto era basata su questa dottrina, che fu asserita anche da Pitagora, Platone, Virgilio ed Ovidio, i quali la diffusero in Grecia ed in Italia. Essa è la nota-chiave della filosofia di Platone, allorché egli dice che ogni conoscenza è una reminiscenza. Essa fu interamente adottata dai Neo-Platonici come Plotino e Procla. Centinaia di milioni di Induisti, Buddhisti e Jainisti hanno fatto di questa dottrina la base della loro filosofia, religione, sistema di governo e istituzioni sociali. Essa fu un punto cardinale nella religione dell’Unagi Persiano. La dottrina della reincarnazione, o Metempsicosi, era un principio essenziale dei Druidi e della loro fede e fu trasferita ai Celti, ai Galli ed ai Bretoni. Fra i filosofi Arabi essa era un'idea preminente. I riti e le cerimonie dei Romani, dei Druidi e degli Ebrei esprimevano con forza questa verità. Gli Ebrei l'adottarono dopo la prigionia in Babilonia. Giovanni Battista fu per essi un secondo Elìa. Gesù fu ritenuto una sua riapparizione o di uno degli antichi profeti. Il Purgatorio Cattolico Romano sembra essere un ripiego, una forzatura per prendere il suo posto. Filosofi come Kant, Schelling e Schopenhauer hanno sostenuto questa dottrina. Teologi come Julius Muller, Dorner ed Edward Beecher la sostennero. Ed al giorno d’oggi essa regna in Birmania, Siam, Cina, Giappone, Corea, Mongolia, Tibet, India Centro-Orientale, e Sri-Lanka, che comprendono almeno 1.000 milioni di individui, vale a dire quasi due terzi della razza umana (a quel tempo- n.d.T.). Non è sorprendente poi che questa grandissima istruzione filosofica che gli Induisti, Buddhisti e Jainisti donarono al mondo secoli e secoli prima dell'Era cristiana, potrebbe venire cancellata dal mondo Occidentale ed Europeo a causa di un decadimento spirituale e di assurdi dogmatismi nelle oscure epoche a venire? Fin dalla prima persecuzione di uomini saggi e dalla distruzione di innumerevoli opere nella biblioteca di Costantinopoli, la gerarchia della Chiesa Cattolica operò per sprofon-dare l’intera Europa in un oscurantismo mentale, che ha dato al mondo il record negativo dell'inquisizione e la perdita di milioni di vite umane con le guerre di religione e le persecuzioni.
Ecco una sfida per i non-credenti della teoria Indiana della trasmigrazione. A Delhi recentemente, una bambina, la piccola Shanti Devi, diede una vivida descrizione della sua vita precedente. Vi fu una grande sensazione a Delhi, ed a Muttra, anzi, in tutte le Provincie Unite. Vi fu una grande assemblea di persone che vennero a sentire le sue dichiarazioni. Lei riconobbe il marito ed il figlio della sua precedente nascita, che vivevano a Muttra. Essa indicò il luogo in cui era nascosto il loro gruzzolo ed un vecchio pozzo della casa che ora era coperto. Ogni sua asserzione fu debitamente verificata e corroborata da una rispettabile testimonianza oculare. Molti casi come questo sono accaduti in Rangoon, in Sitapur e in altri vari luoghi. Essi sono piuttosto comuni, ai giorni nostri. In tali casi, il Jiva prende una rinascita immediata col vecchio corpo astrale, o Linga Sharira. Questo è il motivo per cui porta con sé i ricordi della nascita precedente. Esso non resta troppo tempo nel mondo mentale, così da ricostruire una nuova mente ed un corpo astrale secondo le sue varie esperienze del mondo.
La trasmigrazione apparve pure nelle prime fasi del Cristianesimo. Elia era rinato come S. Giovanni Battista. I credenti della retribuzione riportata chiedono: "Se uno nasce cieco, è colpa dei suoi genitori, o dei suoi peccati?". C'è un periodo di ansietà immediatamente dopo la morte, quando gli angeli contendono ai demoni il possesso dell'anima trapassata nel suo cammino verso il purgatorio.
Pitagora ed altri hanno avuto la loro credenza nella metempsicosi solamente grazie all'India. Anche Pitagora, che visse nel 6° secolo, insegnò la dottrina della trasmigrazione; e, abbastanza curiosamente, prescriveva l’astinenza dal mangiare la carne.
Il succhiare latte di un neonato e l'atto di nuotare di un anatroccolo - questi atti istintivi sono prove di una memoria che deve essere il risultato di corrispondenti e inseparabili loro impressioni lasciate da identici atti in un'incarnazione precedente, non si sa quando e dove. Ogni atto rilascia impressioni e tendenze (samskara) nel Chitta (coscienza), il che provoca una memoria. La memoria a sua volta porta a nuove azioni e nuove impressioni. Questo ciclo (chakrika) va avanti in eterno e continua all’infinito come l’analogia del seme e dell’albero.
Tutto ciò è senza un inizio, essendo il desiderio di vivere eterno, per tutte le cose, ad esempio, per i desideri stessi. I desideri non hanno alcun inizio né fine; ogni essere è attaccato a questa vita fisica (Abhinivesa). Questa "voglia di vivere" è eterna. Anche le esperienze sono senza un inizio. Nessuno può pensare ad un momento preciso in cui questa sensazione di un ‘Io’ ('Aham') non sia mai esistito. Questo 'lo' esiste continuamente senza nessuna interruzione. Da ciò possiamo assai facilmente inferire che per noi ci sono sempre state precedenti nascite.
Ora, come potrebbe mai esservi una paura per evitare il dolore della morte, in un essere che fosse solamente nato, se non avesse alcuna esperienza della tendenza a morire, avendo capito che il desiderio di evitare qualcosa è causato solamente da un ricordo sofferto in conseguenza di ciò. Nulla che sia inerente in qualsiasi cosa ha bisogno di una causa. Come potrebbe essere che un bambino, che non ha mai sperimentato questa propensione a morire nella vita attuale, nel caso in cui possa stare per cadere dal grembo della madre, debba cominciare a tremare e tenersi stretto con le mani alla collana che pende dal suo seno? Come potrebbe tale bambino avere sperimentato la paura di morire? La sua avversione alla morte può essere causata solamente dalla memoria del dolore conseguente, il cui ricordo si inferisce dal tremito del bambino.
Noi abbiamo pure dei piccoli geni. Un bambino di cinque anni diventa esperto in pianoforte o violino. Shri Jnanadeva scrisse il suo commentario 'Jnaneshvari' sul Gita quando aveva quattordici anni. Ci sono stati anche giovani-matematici. C'era in Madras un ragazzo di nome Bhagavatar che guidava la Katha già dall’età di otto anni. Come si potrebbe spiegare questo strano fenomeno? Esso non era un capriccio della natura. Solamente la teoria della trasmigrazione potrebbe spiegare tutte queste cose. Se un uomo in questa vita imprime profonde tracce nella sua mente imparando musica o matematica, porterà con sé queste impressioni alla prossima nascita e diventerà un prodigio in queste scienze, perfino quando è ancora un ragazzo.
Secondo la fede Cristiana, il destino ultimo dell’uomo giusto è la vita eterna; e quello del cattivo, il fuoco eterno o l’eterna dannazione. Come potrebbe essere così? Nessuna opportunità è accordata al peccatore per potersi purificare in più nascite successive. La dottrina della reincarnazione è comune all'Induismo, Buddhismo e Jainismo. Cos’è la reincarnazione? La reincarnazione è la dottrina affermante che le anime entrano in questa vita non come una novella creazione, ma con un lungo percorso di esistenze precedenti che deve essere attraversato prima di giungere alla destinazione finale.
Quale possibile movimento nel cervello causa l'idea di 'Io sono Io'? Questo riconoscimento di una reale unità non muta dalla culla alla tomba. Dall'infanzia alla vecchiaia, durante l’intero corso del totale cambiamento delle molecole del cervello, l’Io-sono-Io rimane imperturbato. Questo "lo-sono-Io” è lo spirito, o anima. È questo spirito eterno che rende possibile la memoria. Ha la sua propria coscienza e non la coscienza di qualcun altro. Perciò è un’unità esistente di per sé. La legge della conservazione dell’energia è vera nel mondo fisico come pure nello spirituale. Perciò come nessun atomo può essere creato o distrutto, così anche nessuna entità-spirito può essere creata o distrutta. Cosa accade allora allo spirito dopo ciò che noi chiamiamo morte? Nessun potere nell'universo può annientarlo.
La reincarnazione è l'unica dottrina che dà una soluzione completa alla questione assai discussa del peccato originale. Non può esservi una più grande ingiustizia nel mondo del fatto che io stia soffrendo a causa della trasgressione di un mio antenato. La responsabilità di Adamo per il nostro peccato è solo una forzatura dei teologi. Nessuno, se non l’individuo stesso, può essere biasimato per i suoi atti sbagliati. Non sono forse le Corti di legge degli Stati Uniti fondate sulle idee della Giustizia? Un qualunque giudice che sieda sullo scranno della giustizia potrà mai essere giustificato nell'accettare la morte – il suicidio volontario di Mr. B - come il giusto castigo per il delitto commesso da: Mr. A? E se lo facesse, non dovrebbe lo stesso giudice essere accusato di fronte ad una superiore Corte, per aver di proposito causato il suicidio di B? Eppure a noi si chiede di credere che la colpa di un uomo possa venir lavata con la sofferenza di un altro.
Ma la dottrina della reincarnazione ci assiste maggiormente quando guardiamo all'iniquità, all'ingiustizia ed alla mavagità del mondo, e ne cerchiamo la soluzione. Perché un uomo è nato ricco e l'altro povero? Perché un uomo è nato in Africa Centrale fra i cannibali, ed altri in una pacifica parte dell'India? Perché Re George nacque per governare su territori in cui non cala mai il sole, mentre un operaio è in Assam per lavorare come uno schiavo nel giardino del tè di un ricco Inglese? Quale è la causa di questa apparente ingiustizia? Anche quelli che credono in un Creatore personale dell'universo dovranno credere in questa dottrina della rein-carnazione per esonerare Dio da questo carico di malvagità.
Anche nel Nuovo Testamento c’è una certa evidenza per la reincarnazione. Nel Vangelo di S. Giovanni (IX-2), a Gesù viene fatta una domanda dai suoi discepoli –“Chi è che ha peccato, quando uno nasce cieco, quest’uomo o i suoi genitori?” Ciò fa riferimento a due popolari teorie di quel tempo - una, quella di Mosé che affermò che i peccati dei padri ricadrebbero sui figli fino alla terza e quarta generazione, e l'altra, quella della dottrina della reincarnazione. Gesù disse solo che né il peccato di quell'uomo, né il peccato di suo padre, era la causa della sua cecità; Egli non negò la pre-esistenza di quell’uomo: Il Signore Gesù volle anche dire che Giovanni Battista era la reincarnazione del Profeta Elìa.
Ma qualcuno potrà dire - se questa dottrina è vera, com’è che non ci si ricorda della propria reincarnazione passata? Vorrei chiedere a tali persone, in che modo noi esercitiamo la facoltà di memoria? Certamente, fintanto che stiamo vivendo in un corpo, noi l'esercitiamo attraverso il cervello. Nel passare da una incarnazione all'altra, lo spirito non si porta il vecchio cervello nel nuovo corpo. Perfino durante il corso di un'unica vita, siamo sicuri di ricordare sempre le nostre azioni del passato? Può qualcuno ricordare tutto di quell’epoca meravigliosa, che è stata l’infanzia?
Se si avesse una conoscenza delle tecniche del Raja Yoga, in cui si è capaci di percepire direttamente le impressioni tramite i Samyama Yogici (Dharana, Dhyana e Samadhi) si potrebbero ricordare le proprie vite passate. Nella filosofia del Raja Yoga di Patanjali Maharshi, si potrà trovare questa frase: “Samskara-Sakshat-Karanat Purvajati-Jnanam”. ("Percependo le impressioni, si arriva alla conoscenza delle vite passate"- Ch.III-18). Tutte le esperienze che avete avuto nelle varie nascite restano nella forma di impressioni o potenzialità residue in Chitta o mente subconscia. Esse rimangono in una forma molto, molto sottile, proprio come il suono resta in uno stato sottile nel disco di un grammofono. Queste impressioni assumono la forma di onde e così voi avete memoria delle esperienze passate. Perciò se lo Yogi, sa fare un Samyama su queste esperienze passate, indagando in Chitta, egli potrà ricordare tutti i dettagli di tutte le sue vite passate.
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LA REINCARNAZIONE È DELTUTTO VERA (I)
Difficilmente gli uomini possono ottenere la perfezione nella loro vita. Essi devono sviluppare il proprio cuore, intelletto e bravura. Essi debbono anche plasmare il proprio carattere in una maniera perfetta e sviluppare le varie qualità virtuose, come amore, misericordia, tolleranza, perdono, equanimità, coraggio, ecc. Essi devono imparare molte lezioni ed esperienze in questa grande scuola del mondo. Perciò dovranno avere molte vite. La reincarnazione è dunque vera. Questa sola piccola vita è una parte della lunga serie che si stende dietro e davanti a voi. Essa è piuttosto insignificante. Ci si ottiene solo una piccola esperienza. L’uomo evolve davvero assai poco.
Nel corso di una sola vita, l’uomo compie molte cattive azioni. Invero di azioni buone ne fa assai poche. Pochissimi muoiono come santi. I Cristiani credono che una vita determini e stabilisca tutto. Come potrebbe essere così? Come si può creare un futuro eterno per l’uomo, se esso deve dipendere da quest’unica e sola vita insignificante? Se in questa vita egli crede in Cristo, otterrà una pace eterna in paradiso; e se in questa vita non ha la possibilità di credervi, egli troverà una dannazione eterna, sarà gettato per sempre in un lago di fuoco, o in un orribile inferno. Questa non è forse una dottrina del tutto irrazionale?. Forse che l’uomo non dovrebbe avere le sue opportunità per correggersi e migliorarsi? La dottrina della reincarnazione è del tutto razionale. Essa dà ampie possibilità all’uomo per potersi correggere e rettificarsi, crescere ed avere una graduale evoluzione.
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LA TRASMIGRAZIONE DELLE ANIME
La parola 'trasmigrazione' significa ‘passare da una vita ad un'altra’. Il più grande e fondamentale dogma della maggioranza delle scuole di Filosofia Indiana, con l’eccezione dei Charvaka, o materialisti, è la credenza nell’immortalità dell’anima o spirito. Lo spirito passa attraverso un gran numero di vite al fine di raggiungere la perfezione. Questa è ciò che tecnicamente si chiama 'Trasmigrazione delle anime’.
Il credere nella Metempsicosi, o trasmigrazione dell’anima, data da tempi primor-diali. È tanto antica quanto l’uomo primitivo. L’unica soluzione del mistero della morte ed un pensiero consolatore riguardo alla stessa morte, è l’indistruttibilità dello spirito, e dopo la morte la sua esistenza in altre forme. In India gli antichi Ariani trovarono in essa la soluzione dell’annoso problema della sofferenza umana e la svilupparono in una dottrina religiosa assai distinta.
Lo scopo della trasmigrazione non è una ricompensa o una punizione, bensì la possibilità di miglioramento e perfezione. Essa ha lo scopo di preparare l'essere umano per la realizzazione ultima o dell’Assoluto, la quale lo libera dal ciclo delle nascite e delle morti. Non è possibile realizzare la perfezione e la libertà assoluta senza una molteplicità di vite. L’uomo sviluppa tendenze ed attitudini in molte rinascite e diventa poi un genio in una sola nascita. Il Buddha ottenne esperienze in molte nascite. Egli poi divenne un Buddha solamente nella sua ultima nascita. In una sola vita tutte le virtù non possono essere sviluppate. Bisogna coltivare le virtù con una evoluzione graduale. Il bambino succhia, la giovane anatra nuota. Chi glielo insegnò? Sono state le Samskara, o tendenze, delle nascite precedenti.
Vi sono stati molti esempi di bambini, come Shanti Devi, ecc., che hanno narrato tutto sulle loro vite precedenti. E tutti sono stati ampiamente dimostrati. I bambini hanno effettivamente indicato le loro case in cui vissero nella loro vita precedente. Sia lo spirito, la retribuzione, la trasmigrazione e la divinità, furono tutti accettati da Platone. Anche Pitagora insegnò la dottrina della trasmigrazione. Lo stesso Buddha insegnò la dottrina della trasmigrazione. Gli antichi Egizi imbalsamavano i loro morti e li seppellivano nelle migliori tombe che essi potevano permettersi. Il defunto aveva una sorta di spirito duplice, una cui metà rimaneva nella tomba fintanto ché il corpo continuava a deteriorarsi, mentre l’altra metà procedeva a trapassare verso gli dei immortali. Il requisito per questo era dato da un Giudice divino, la cui opinione sulla destinazione era finale. Nondimeno, la trasmigrazione in una qualche oscura forma era comunque sostenuta dai sacerdoti Egizi.
Il corpo umano è soltanto un rivestimento ed un luogo momentaneo di dimora per l’anima immortale. Lo spirito può certamente abitare in un altro luogo di dimora e mettersi un altro rivestimento per sviluppare e realizzare meglio di prima il piano Divino ed il suo scopo. Il Creatore ha progettato così. Allo spirito di un essere umano depravato e corrotto viene dato un altro addestramento in un altro corpo. L'evoluzione di tutti gli esseri è per una migliore condizione. Generalmente, è l'evoluzione verso l’alto e non la degenerazione verso il basso, il principio e la legge di Natura. Ma purtroppo c’è sempre l’eccezione alla regola generale.
Lo spirito armato di poche virtù e divinità guadagnate nell'esistenza precedente, affronta un'altra vita per aumentare, sviluppare e migliorare quella scorta originale. C'è ora una maggiore risposta nel controllo del corpo da parte dello spirito, a Dio, la Bontà, la Verità, la Santità e gli altri attributi di Dio.
Nessuna opportunità è concessa al peccatore per purificare se stesso in nascite successive. Il suo limitato peccato, se non eliminato in qualche altro modo, lo fa precipitare in una morte di angoscia infinita. Ciò non può essere giusto. Ciò non è ragionevole. La dottrina della trasmigrazione dà un ampio scopo al peccatore per correggersi ed istruirsi nelle nascite future. Il Vedanta dice che c'è speranza nella salvezza anche per il peggior peccatore. Costui raccoglie i frutti dei suoi peccati solo per un limitato periodo. Dopo che si è purificato dai suoi peccati, egli rinasce nuovamente come un essere raziocinante e così gli è data una nuova opportunità per operare per la sua emancipazione con la libertà di poter scegliere il percorso giusto o quello sbagliato, e con la conoscenza per distinguere l’uno dall’altro.
Voi siete responsabili per il vostro benessere o altrimenti, tramite il vostro proprio agire, cioè il Karma. La diversità nei caratteri individuali, le diverse predisposizioni o tendenze dei singoli bambini alla loro nascita e le ineguaglianze delle vite umane possono essere spiegate solo con la Legge del Karma. La Legge del Karma dà ad un individuo la libertà e l’opportunità per crescere verso la sua totale perfezione.
In un specchio è riflessa l'immagine di un uomo. Non c’è assolutamente nulla che passi dall’uomo alla sua immagine. L'immagine non è la stessa cosa dell’uomo e neppure è altro da esso. Precisamente la stessa cosa accade con la rinascita. Il nuovo essere è come l'immagine. Il Karma che genera il nuovo essere è come lo specchio, tramite la cui capacità l'immagine dell'uomo è riflessa.
Le illuminanti influenze di Yoghi e Saggi, le loro vite e gli insegnamenti, si manifestano ancora di più nella nuova vita. La luce di Dio dopo è vista ancora di più e la gravitazione verso Dio diviene sempre più forte. Sempre di più la vita permette di vedere Dio e di sentire la Sua voce. Il progresso si evolve da una esistenza alla successiva - non possiamo dire attraverso quante vite - fino a che lo stato finale e immutabile della perfezione sarà raggiunto e lo spirito individuale si fonde nello Spirito Supremo.
Da dove vengo io? E dove andrò? Queste sono le domande che si fanno tutte le persone intelligenti. Esse sono il problema della vita. La vostra presente vita attuale non è che una delle innumerevoli incarnazioni, sebbene non tutte debbano necessariamente essere in forma umana. L'unione dello spirito con un particolare corpo è noto come ‘nascita’ e la sua separazione dallo stesso è chiamata ‘morte’. Quando lo spirito lascia il suo involucro fisico, esso trasmigra in un altro corpo, umano, animale o perfino vegetale, a seconda dei suoi meriti. La Kathopanishad dice: "Ora ti dirò, o Nachiketas, l'eterno mistero divino di dove va a finire lo spirito dopo aver avuto la morte. Alcuni ottengono altri corpi, mentre altri cadono in uno stato vegetale secondo le loro azioni e conoscenza" (1-2-18).
Il processo di trasmigrazione continua finché lo spirito, essendosi purificato di tutte le sue impurità ed avendo acquisito, tramite lo Yoga, una vera e piena conoscenza dello 'Spirito Immortale’, raggiunge Mukti, o emancipazione finale, e gode la perfetta ed eterna beatitudine unendosi al "né Supremo o Para-Brahman.
Vi sono anime benedette come Vama-Deva, Jnana-Deva, Dattatreya, Ashtavakra e Sankaracharya, che nella loro vera prima entrata nel mondo possono raggiungere un alto livello di perfezione prima della morte. Essi sono tutti nati come Siddha. Ci sono alcune altre anime che hanno bisogno di poche ulteriori rinascite per la loro piena perfezione e per il conseguimento di Moksha.
Uno spirito buono crea un buon corpo, uno spirito cattivo genera un cattivo corpo. Il corpo è un'indispensabile aiuto per lo spirito nel suo progresso verso Dio. Il corpo fu progettato da Dio per far avanzare lo spirito durante la sua marcia. Il petrolio ed il vapore sono delle grandi energie. Ma da soli non possono fare un viaggio con un definito corso ed una definita destinazione. Essi debbono essere imbrigliati in una macchina, un treno o un piroscafo. Un pilota o un conducente mettono benzina o carbone nel mezzo di trasporto e lo governano guidandolo alla sua destinazione. Perciò lo spirito deve avere un corpo per dirigere il suo corso e raggiungere la sua destinazione in Dio.
Quando la conoscenza dell'Imperituro è raggiunta, non c'è più trasmigrazione. L’opera della Grande Madre Prakriti è ora completa. Essa mostra allo spirito individuale tutte le esperienze di questo mondo e lo porta sempre più in alto attraverso i vari corpi finché esso ritrovi la sua essentiale natura divina, e finché si immerga nel Sé Supremo o Para-Brahman. Sforzatevi quindi in ogni modo per rendere migliore la vostra vita con una incessante istruzione spirituale e con la pratica di una Sadhana Yoga. Solo con l’illuminazione, o Brahma Jnana, potrete ottenere la liberazione dal vorticoso girotondo di nascite e morti.
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LA TEORIA DELLA RINASCITA
L’uomo può essere paragonato ad una pianta. Egli cresce e fiorisce come una pianta e alla fine muore, ma non completamente. Anche la pianta cresce e fiorisce e alla fine muore. Essa però lascia dietro di sé il seme che produrrà una nuova pianta. L’uomo quando muore lascia dietro di sé il suo Karma,- le buone e cattive azioni della sua vita. Il corpo fisico può morire e disintegrarsi, ma le impressioni delle sue azioni non muoiono. Egli deve prendere di nuovo nascita per godere i frutti di queste azioni. Nessuna vita può essere la prima, perché essa è il frutto di azioni precedenti, e neppure l’ultima, perché le sue azioni devono essere espiate nella successiva vita che seguirà. Perciò, il Samsara o l’esistenza fenomenica, è senza inizio e senza fine. Ma non c'è Samsara per un Jivanmukta, ovvero un saggio liberato che rimane nel suo proprio Sat-Chid-Ananda Svarupa.
Quando un uomo muore, egli porta con sé il Linga Sarira permanente che è fatto di 5 Jnana-Indriya (organi di percezione), 5 Karma-Indriya (organi di azione), 5 Prana (soffi vitali), la mente, la Buddhi (intelletto), il Chitta (coscienza), l’Ahamkara (il senso dell’Io) ed il mutevole Karma-raya (deposito di ciò che si è compiuto), le azioni dell’anima che determinano la formazione della prossima vita.
Sri Jnana-Dev, l’ultimo venerato Yogi di Alandi, scrisse il suo commentario sulla Gita-Jnanesvari quando aveva solamente sedici anni. Egli era un Siddha nato. Anche voi potrete diventare Siddha se cercherete di essere seriamente nel giusto. Ciò che ha ottenuto uno può essere realizzato anche da chiunque altro.
Se un neonato che non ha fatto alcuna azione sbagliata in questa nascita subisce una grande sofferenza, questa è il frutto di qualche cattiva azione fatta nella vita precedente. Se voi chiedete come la persona fu indotta a fare un'azione sbagliata nella sua nascita precedente, la risposta è che essa era il risultato di qualche altra azione sbagliata fatta in una nascita anteriore e così via….
Molti padri intelligenti hanno figli con un intelletto ottuso. Se un pastorello vi ha dato cibo ed acqua nella sua vita precedente, allorché voi stavate morendo per sete e fame, egli in questa nascita sarà nato come vostro figlio, con un intelletto un po’ ottuso per godere della vostra proprietà.
Quando le creature sono nate, posseggono un innato desiderio di succhiare il seno, mentre in certe occasioni mostrano un istinto di terrore. Perciò ne consegue che esse ricordano la poppata del seno come pure le sofferenze sperimentate nella nascita precedente. Questo dimostra che c'è la rinascita.
Un bambino dimostra di possedere una serie di emozioni, quali Harsha (ilarità), Sukha (sofferenza), timore, rabbia, piacere e dolore. I Dharm-adharma Samskara di questa nascita non possono essere la causa di esse. I Samskara della nascita precedente debbono essere il loro supporto (Asraya). Da questo noi chiaramente possiamo inferire l'esistenza del Jiva nella vita precedente, ed il Jiva è Anadi, ovvero senza-inizio. Se voi non accettate che il Jiva sia Anadi, i due Dosha cioè Kritanasa ed Akritabhyagama vi correranno incontro. Il piacere ed il dolore che sono rispettivamente il frutto delle azioni virtuose e viziose fatte in precedenza, passeranno via senza essere goduti. Questo è il Dosha di Kritanasa. Perciò, uno dovrà anche godere il piacere ed il dolore, frutto delle buone e delle cattive azioni, fatte da lui in precedenza. E questo è il Dosha di Akritabhyagama. Per liberarsi di questi due Dosha, noi dobbiamo accettare che il Jiva sia Anadi o senza-inizio.
Alcuni praticanti di Yoga mi chiedono: "Quanto tempo bisogna praticare Paschi-mottanasana o Sirshasana o Kumbhak o Mahamudra per svegliare la Kundalini? Nulla è menzionato su questo punto in alcun libro sullo Yoga!". Un principiante inizia la sua Sadhana dal punto o livello che ha lasciato nella sua vita precedente. Ecco perché il Signore Krishna dice ad Arjuna: "Egli può essere nato in una famiglia di saggi Yogi. Lì egli riprese le caratteristiche che appartenevano al suo corpo precedente e con queste di nuovo lavorò per la perfezione, o gioia dei Kuru" (Cap.VI:42,43). Tutto dipende dal grado di purezza, livello dell'evoluzione, grado di purificazione delle Nadi e del Pranamaya Kosha, grado di Vairagya (distacco) e ardente brama per la liberazione.
Alcuni sono nati con un certo grado di purezza ed altri requisiti di realizzazione a causa di essersi sottoposti alla necessaria disciplina nella loro vita passata. Essi sono nati come Siddha. Guru-Nanak, Jnana-Dev di Alandi, Vama-Dev, Ashtavakra, furono tutti adepti fin dalla loro infanzia. Guru-Nanak quando era ragazzo chiese il significato dell’OM, al suo insegnante di scuola. Vama-Dev teneva conferenze sul Vedanta già quando stava ancora nell'utero di sua madre.
L’uomo compie le azioni con l'aspettativa di ottenere frutti e così prende nascita per godere i frutti delle sue azioni. Nella successiva nascita, egli fa ancora più azioni e così deve prendere un'altra nascita. In questo modo la ruota del Samsara sta girando dall’eternità e per l'eternità. Quando uno raggiunge la conoscenza di "né, egli è liberato da questo girotondo di nascite e morti. Il Karma è senza-inizio ed anche il Samsara è senza-inizio. Quando un uomo compie azioni senza aspettativa di frutti con spirito altruista, tutti i vincoli del Karma gradualmente si allenteranno.
Morite per vivere. Uccidete questo piccolo ‘lo’ ed otterrete l’immortalità. Vivete nel Brahman e vivrete per sempre. Possedete l’Atman ed avrete una vita eterna. Identificatevi con il vostro spirito e attraverserete l’oceano samsarico della morte. Rimanete nel vostro Satchidananda-Svarupa ed avrete una vita che non finirà mai.
Un bruco si muove su un filo di erba e arriva in cima. Esso prima si appoggia su un altro filo d’erba con la parte anteriore del suo corpo e poi ritira su di esso la sua parte posteriore. Allo stesso modo, il Jivatman (spirito individuale) abbandona il corpo attuale al momento della morte, modella il corpo futuro col suo pensiero e poi entra in quel corpo.
Una azione buona o cattiva porta sempre un suo frutto buono o cattivo. Nel Mahabharata si trova: "Proprio come un vitello riconosce sua madre fra mille altre mucche, così un'azione compiuta in una nascita precedente segue chi l’ha fatta."
“Yadrisham kriyate karma tadrisham bhujyate phalam”
“Yadrisham vapyate bijam tadrisham prapyate phalam!”
Proprio come il frutto corrisponde al seme che è stato seminato, così anche il frutto delle azioni che sono state compiute da noi, corrisponde alla natura delle azioni che abbiamo compiuto. Questa è una infallibile legge di natura. Colui che ha piantato il seme di un albero di mango non può aspettarsi un frutto di pesco. Chi ha fatto cattive azioni in tutta la sua vita, non può aspettarsi felicità, pace e prosperità nella sua prossima vita.
"Per moltissime volte noi siamo stati tutti insieme in passato, e siamo anche stati separati e così di nuovo sarà nel futuro. Cosippure, come un covone di grano rimosso da un granaio all’altro assumerà sempre un nuovo ordine di sistemazione e una nuova combinazione, così è il caso del Jiva (l’essere umano) nell'universo, attraverso queste continue sistemazioni" (Yoga Vasishtha).
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LA REINCARNAZIONE È DEL TUTTO VERA (II°)
Kamlesh Kumari Devi, alias Gita-Murti, cominciò a recitare il Gita all'età di due anni e mezzo. Lei era nata martedì 12 Dicembre 1939. Le idee sulla trasmigrazione dell’anima e sull'eternità della vita, anche se registrate nelle nostre sacre scritture, sono solitamente inattive e latenti nella nostra vita pratica di tutti i giorni.
Lei era solita sedersi in grembo a suo padre e pronunciare gli Sloka (versi) del Gita nel suo linguaggio incolto. Anche se normalmente lo guardava di sfuggita. All'età di due anni e mezzo, suo padre Pandit Devi Dutt Sharma la portò al Parco appena fuori di Lohgarh-Gate, in Amritsar, dove Swami Krishnananda stava tenendo discorsi sul Gita. Lo Swami narrò la storia di una bambina di otto anni ad Allahabad, che poteva recitare a memoria i versi del Gita. Nel sentire questo, Kamlesh Kumari fu tutta eccitata e obbligò lo Swami e l’uditorio ad ascoltare la sua conferenza sul Gita. Lei recitò la sua prima conferenza e impressionò fortemente tutti gli astanti.
Allora Swami Krishnananda le mostrò alcuni libri indù di Dharma Induista, come il Parshisht, ecc., che lei lesse in modo fluente tra lo stupore dello Swami. Dopo di che lei tenne conferenze a Haridwar, Rishikesh, Ludhiana, Jandiala, Guru-Har, Sahai- Mandi, Mukherian, Dharma-Kot, Gujranwala ed altri luoghi...
L’altra bambina, Mahindra Kumari, alias Chand-Rani, di tre anni e mezzo di età, morta in Tango, Birmania il 15-10-1939, era rinata in Amritsar nel maggio 1940. All'età di tre anni e tre mesi lei obbligò la sua attuale madre ad andare alla casa dei suoi precedenti genitori. La bambina insisteva moltissimo ed importunava ogni giorno sua madre di accompagnarla a visitare la sua vera casa e la vera 'Jahai'. Si dice giustamente che insistendo si ottiene, e in questo caso ciò si dimostrò vero. Finalmente la madre acconsentì e condusse la bambina, docilmente seguendola, verso una ignota destinazione. La bambina portò sua madre da Mushkal Mohalla passando attraverso varie strade e oscuri incroci, fino in Kucha Beriwala alla fine della strada, davanti ad una casa che lei dichiarava come la propria. Quando la moglie del suo fratello della vita precedente uscì da una casa adiacente, sentendo bussare e chiamare alla sua porta, la bambina la riconobbe e aggrappandosi alle sue gambe, l’abbracciò fortemente, e successivamente riconobbe il figlio ventenne di lei, Shiva, e gli altri parenti e congiunti. Lei riconobbe la sua dorata Mutter-Mala, e le foto del suo proprio corpo morto, dicendo che era lei stessa che stava dormendo. Al momento di morire, lei aveva un gran desiderio (Vasana) di vedere suo fratello S. Sunder Singh e la sua sposa, che non erano presenti al momento della sua morte e forse quel radicato Vasana, nel momento di lasciare il corpo in Birmania, la condusse a rinascere in Amritsar, per incontrare ancora suo fratello e la di lui moglie.
Un ragazzo Jaina di Baroda (nato il 5-9-37) all’età di sei anni sorprese sua madre raccontandole gli incidenti della sua vita precedente. Egli disse che in precedenza stava a Poona, con genitori che risiedevano a Patna. Era noto come Kevalchand e
più tardi conduceva una teleria a Poona. Egli aveva relazioni d’affari con diversi mercanti di Patna. Aveva 6 figli, uno dei quali si chiamava Ramanlal. Tutte queste cose sono state verificate quando il ragazzo e sua madre visitarono Patna.
La dottrina della reincarnazione è sostenuta da Guru Nanak Dev in Guru Granth Sahib, come pure dai grandi filosofi della Grecia, come Socrate e Platone, i quali vissero circa 2400 anni fa. La Dottrina Platonica della reminiscenza dice:-"Tutta la nostra conoscenza è un ricordo di quello che noi sapevamo prima di essere nati” –
La Filosofia Socratica dell’Uomo dice:- "Noi dobbiamo aver ottenuto la nostra conoscenza di tutte le realtà, prima ancora di nascere. Il nostro spirito esisteva separatamente prima dei nostri corpi e possedeva intelligenza già prima di entrare nella forma umana".
Privato del sé vivente, questo corpo muore, mentre il sé che continua a vivere non può morire; perché noi sappiamo che quando un uomo cade addormentato, lasciando incompiuto il suo lavoro, quando si sveglia, lui ricorda di aver lasciato il lavoro non finito; e anche perché le creature quando nascono, immediatamente esse dimostrano un desiderio di succhiare il seno, o provano terrore quando c’è pericolo, ecc. da che ne consegue perciò che esse ricordano il poppare del seno, ed i dolori sperimentati nella nascita precedente.
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REINCARNAZIONE IN NASCITE INFERIORI
Di solito, in molti casi lo spirito non è desideroso di prendere nascita nella Yoni inferiore (gli uteri) per la solida ragione che esso ha fatto opere buone nel corpo fisico come essere umano, nell'incarnazione precedente. Nessun essere umano è mai del tutto un’incarnazione di Lucifero. Certe buone qualità e le azioni stimolate da queste buone qualità superano in valore le cattive qualità e le loro conseguenti azioni e l’essere umano rientra in un'altra nascita, inferiore o superiore, aldilà della stessa specie, per l'evoluzione futura dello spirito.
Gli esempi in cui lo spirito umano potrebbe prendere una nascita inferiore, come un cane o come un maiale, possono essere abbastanza pochi, proprio come nel mondo fisico, in cui un assassino aspetta l’esito della sua colpa solo attraverso la strada per il patibolo. Al tempo stesso, noi non possiamo negare la verità dei testi sacri, sebbene questi possano essere in alcuni casi metaforici con l’unico scopo di deviare l’azione umana dal male al bene.
La nascita futura di ogni spirito è il risultato delle sue azioni passate e la teoria del Karma e della reincarnazione gioca un'importante ruolo nel determinare lo stesso. La legge di causa e di effetto, di azione e reazione, è buona anche nel caso del Karma.
Generalmente l’uomo evolve verso l'alto. La tendenza dell'evoluzione è di portare l’uomo ad un livello o stato elevato. Questa è la naturale legge biologica. Ma vi sono eccezioni. Se un uomo possiede tratti diabolici o ha una tendenza Asurica e compie atti estremamente brutali, se si comporta peggio di una bestia, se agisce come un cane, un mulo o una scimmia, sicuramente egli non merita una nascita umana nella prossima vita. Lui prenderà nascita nell'utero di un animale. Egli rinascerà come un cane o una scimmia o un asino. Tale casi sono, comunque, davvero rari.
Anche se l’uomo compie peccati atroci, egli può già avere la massima punizione mentre si trova in questo corpo fisico. Non è necessario che lui prenda nascita come animale. Un uomo soffre di più per i suoi peccati mentre si trova nel corpo umano che non prendendo una nascita animale in cui non capirebbe il male che ha fatto. Le sofferenze di un lebbroso, o di un tubercolotico, di una persona che soffre di sifilide o gonorrea, sono oltre ogni descrizione. L’effetto inesorabile di questa legge è efficacemente rivelato in questo caso estremamente interessante e molto insolito citato qui sotto:
“Tarak, un giovane di 18 o 19 anni, conciliatore di Kaviraj Mahendranath Sen di Benda, ebbe un’intensa colica che lo sfinì lasciandolo incosciente. Un Bramino del lignaggio di Sarvavidya mosso a pietà, gli mise un punto vermiglio sulla fronte recitando Mantra e pregando la Madre Kali di fargli sapere il perché Tarak stesse soffrendo così.
Tarak, nella sua incoscienza emise un ruggito, "Io sono una parte di Madre Kali. Non dovrei forse punire Tarak? In una vita precedente egli insultò sua madre ed essa protestò con il proprio marito, padre di Tarak. Entrambi perciò sono stati condannati a soffrire per 7 nascite, Tarak con la sua terribile colica e sua madre a diventare vedova solo quattordici giorni dopo il matrimonio. Avendo essi avuto già 4 nascite, ne hanno ancora 3 da soffrire".- "Non c’è alcun mezzo di liberazione, o Madre?"- chiese il gentile Brahmino. La voce di Tarak, ancora inconscio, rispose: “Non può esservi liberazione finché Tarak non chiede il farmaco a sua madre, lasciandogli del cibo in offerta e, per lei, che gli dìa la medicina, con cui lui possa venir curato già in questa vita”. Alla richiesta di dove fosse ora la madre di Tarak, la stessa voce rispose: “La madre di Tarak è la vedova di Gopal Sen”.
A quel punto, Tarak riprese i sensi, ascoltò ciò che il Brahmino gli disse ed obbedì al mandato. La madre di Tarak gli diede una porzione di 'Pan' (foglia di betel) che Tarak mise nel 'Maduli' (la pancia). Tarak fu così direttamente guarito.
L’anno successivo a Tarak tornò lo stesso male, ma egli di nuovo guarì quando sua madre gli dette il farmaco. Dopo si scoprì che il ‘Maduli’ di Tarak era stato intossicato bevendo acqua datagli da una donna che aveva i suoi mestrui.-
L’uomo impara la lezione tramite le sue esperienze amare e dolorose in questo mondo. Per quanto peccaminoso, crudele e brutale un uomo possa essere, egli si corregge e si educa attraverso le sofferenze, il dolore, le amarezze, le difficoltà, i guai e le malattie, la perdita dei beni, la povertà e la morte di parenti e persone care. Dio modella e corregge i peccatori in una maniera misteriosa. Le sofferenze ed il dolore agiscono come forze utili ed educative. Essi servono a far aprire gli occhi a coloro che fanno il male e li cautelano dal pericolo di precipitare più in basso, spingendoli verso l'alto. Cosicché essi cominciano a fare buone azioni cercando la compagnia dei santi.
Alcuni dicono che un uomo non può mai reincarnarsi in un corpo di animale, poiché la sua individualità non può convenientemente adattarsi all'insufficiente e inadeguato corpo di un animale. I più alti princìpi dell’uomo non possono trovare ospitalità ed espressione nel rude, rozzo ed imperfetto involucro dell’animale. Il corpo di una creatura è sempre, sia come sia, una materializzazione dei suoi corpi interni che, pure, sono similmente della stessa forma e qualità. Quindi, il corpo o materializzazione dello spirito umano dovrebbe sempre essere ‘umano’. Dovrebbe corrispondere alle necessità, requisiti e ambizioni di un'anima umana. Dovrebbe essere fornito di tutti quegli strumenti di percezione e concettualizzazione, di cui uno spirito umano ha bisogno. Dovrebbe, in breve, essere composto sulla forma e matrice dei corpi causali ed astrali che generalmente formano il progetto ed il disegno di un corpo umano. Quindi un corpo umano non può che essere incarnato in un corpo umano. I Detti degli antichi scrittori che una persona crudele dovrà diventare un lupo, una persona avara un cobra, una persona concupiscente una cagna, ecc., sono tutte dichiarazioni metaforiche. Quando dicono che una persona crudele si reincarnerà come un lupo, essi vogliono dire con ciò che essa rinascerà come un uomo feroce e vorace simile ad un lupo, e similmente significano le altre asserzioni.
Altri sostengono il punto di vista che un uomo possa voler precipitare nuovamente indietro, anzi, che possa fare tutto il possibile per vivere una vita come animale inferiore. Egli può tentare di spingere fuori dalla sua mente tutti i sentimenti più eccellenti e più elevati e se realmente riesce nel fare di "né una scimmia o un cane, se riesce nel fare dei suoi desideri nient’altro che ciò che un animale desidera, e se fa di sé un animale, allora, ovviamente, egli rinascerà come scimmia o cane, nella prossima incarnazione. Ma un uomo non può volere questo. Vi sono altre forze che prevengono ciò e lo tengono fermo. Queste forze sono quelle che si chiamano dolore, angoscia, sofferenza, ecc. Esse sono gli agenti che garantiscono contro qualsiasi caduta all’indietro. Queste forze non permetteranno all’uomo di precipitare in basso; così, il progresso ascensionale viene assicurato. La vita evolutiva è progresso e il progresso dev’essere fatto, e perciò è necessaria una lotta costante e una guerra continua.
Una nascita umana è il risultato di Karma misto, cioè, buono e cattivo. Quando il Karma buono supera il cattivo, l’essere ottiene una nascita superiore, come Deva, Yaksha, Gandharva e simili. Quando il Karma cattivo supera il buono, egli prende nascita come animale, o dèmone, ecc. e quindi precipita in una nascita più bassa. Quando i Karma buoni e cattivi sono più o meno uguali, egli ottiene una nascita umana. Dal buon Karma un uomo ottiene il paradiso, dal Karma cattivo l’inferno e
con il Karma misto rimane nel mondo degli umani.
È la natura di un uomo o di una bestia l’essere attaccato al particolare corpo in cui risiede. Il corpo di una formica è tanto caro a lei come il corpo di un elefante lo è per l’elefante o un corpo umano lo è per l’uomo. Questo strabiliante attaccamento al corpo che sorge a causa dell'ignoranza mantiene questa ruota di nascite e morti (samsara) che gira in eterno. Di tutte le nascite, ad una particolare creatura piace il particolare corpo che ha preso in quella particolare incarnazione. Ad un uomo piace una nascita umana; un elefante è lieto per la sua nascita come elefante, e così via. Al tempo stesso, ognuno cerca con insistenza l'evoluzione e di conseguire una beatitudine inalterata. Ciò è del tutto comune per tutti gli esseri creati.
Una nascita come umano è considerata superiore perché si ha il potere di discriminare e decidere per se stessi. L’uomo riconosce se stesso e gli altri, ed è dotato delle più eccellenti emozioni, come l’amore, la fede, la decenza, il rispetto ed il pentimento, ecc. Un animale è privo di intelletto, memoria e conoscenza. Perciò, la nascita come animale non è desiderabile.
La vita di un uomo che non sia dotato di discriminazione, conoscenza di Sé, disi-dentificazione col corpo fisico, fede, e amore per gli altri esseri, è uguale a quella di una bestia. L’uomo ignorante affoga nell'oceano del Samsara, e prende nascita nei vari uteri finché non abbia aperto l'occhio della discriminazione, finché non venga a contatto con un’abile guida che sia pronta a portarlo sul Sentiero più elevato. L’uomo mondano ed ignorante prende nascita come cane, serpente, maiale o tigre. Non c'è una legge definita per quanto riguarda loro. Gli Shastra sono molto precisi nelle loro asserzioni. È un serio errore prendere tali espressioni delle sacre scritture soltanto metaforicamente o in senso figurato.
Un Sadhaka spirituale che ha diretto la sua vita verso il Divino non ha più nessuna paura di rinascere in un utero inferiore. Uno Yogi che pratica Yoga, anche se gli accadesse di precipitare dalla sua posizione elevata, non sarà rovinato. Egli ri- nascerà di nuovo in circostanze migliori e proseguirà il suo sentiero spirituale. Nel Bhagavad-Gita si trova: “'O Partha, né in questo mondo e né nel prossimo vi è la distruzione per colui (che è precipitato dal sentiero del Brahman); in verità, nessuno che fa il bene, o figlio mio, arriverà mai al dolore. Avendo raggiunto i mondi del giusto ed avendovi dimorato per infiniti anni, colui che pure ha lasciato lo Yoga, rinascerà nella casa del giusto e del ricco. Oppure rinascerà perfino in una famiglia di saggi Yoghi”(Cap.VI-40, 41,42).
Il Re Bharata, figlio di Rishabha, rinunciò al suo regno e prese il sentiero ascetico. Un giorno egli osservava nella foresta un piccolo cervo orfano. Preso a pietà dalla povera creatura, egli amò così appassionatamente quel piccolo, che i suoi pensieri erano principalmente accentrati sul cervo, e i pensieri su Dio gradualmente se ne andarono via. Alla sua morte, il pensiero del piccolo cervo lo preoccupò talmente che lui poi prese la nascita di un cervo.
Re Bharata era ben versato in tutte le scritture, Veda e Purana. Praticava un Tapas molto rigido e meditava sul piede-di-loto del giorioso Vasudeva (Krishna). Ma lo smoderato attaccamento all'animale lo costrinse a rinascere come cervo. Bharata aprì i suoi occhi e riconobbe la sua follìa. Da cervo ricordò ogni dettaglio della vita passata come Re Bharata. Così prese a meditare sul Signore, senza più mescolarsi con altri cervi del suo tipo. Stava realmente contando i giorni della sua vita, al fine di ritrovare la libertà da quella bassa nascita. Il cervo, dopo aver nuovamente lasciato il suo corpo, prese nascita in un Brahmino conosciuto col nome di Jada Bharata. Ora Jada Bharata diventò saggio abbastanza per non commettere ancora una volta lo stesso errore e fin dalla sua fanciullezza rimase in disparte. Egli aveva una mente libera dall'attrazione e repulsione. Così egli sfuggì le grinfie di Maya e quando il suo involucro mortale fu dissolto, raggiunse l'unità col Paramatman.
Gajendra, benché dovesse prendere nascita come elefante, non dimenticò mai la sua vera natura e pregò sempre il Signore Hari, così ottenne l’emancipazione dalla sua stessa vita di elefante. I nostri Shastra citano esempi in cui animali e perfino uccelli raggiunsero l'emancipazione. Vritrasura, il grande Rakshasa, fu veramente assai devoto a Vasudeva. Nella sua nascita precedente, egli era Re Chitraketu, il quale fu maledetto da Uma, a divenire un Rakshasa (dèmone).
Dagli esempi precedenti è piuttosto chiaro che per un vero e sincero Sadhaka non c’è nessuna paura per una caduta in basso. I devoti del Signore diventano asso-lutamente senza paura e del tutto privi di desideri. Essi accettano con serenità ogni nascita in cui il Signore può essere ricordato.
Ciò che ci vuole è la reale devozione verso il Signore e, una volta realizzata, un uomo diviene felice in qualunque tipo di vita e in ogni circostanza. Egli prova una particolare gioia che lo aiuta a sopportare con pazienza anche il più tormentoso dolore del Samsara.
Il Rishi del passato avevano il potere di maledire le persone malvagie e benedire i virtuosi. I figli di Kubera divennero alberi a causa della maledizione di Narada. Gautama maledisse sua moglie Ahalya affinché diventasse una pietra. Essi fanno ciò per compassione verso quelli che sbagliano e si allontanano dai piedi di Hari. Non è affatto per un motivo egoistico o lasciandosi prendere dalla rabbia che loro maledicono i malvagi. Perciò, mettersi in contatto con una santa persona, è assai positivo nel cambiare il proprio destino.
I Rishi sono Trikalajnani (conoscitori del passato, presente e futuro). Perciò, loro conoscono le misteriose vie del Karma. Essi ottennero la conoscenza del "né e in virtù di questa conoscenza ogni altra cosa diventa a loro nota.
Non è troppo importante che tipo di corpo abbiamo. Sono molto più importanti i nostri pensieri. Un uomo di elevata posizione può avere i pensieri di una bestia. Quando diventa vittima di concupiscenza e rabbia egli è peggio di un animale. Una mucca è mille volte meglio di un tale uomo, privo di discriminazione, che indulge in volgari godimenti e che perde la sua tempra per delle sciocchezze.
Non preoccupatevi di quale nascita prenderete in futuro. Utilizzate con profitto la vita presente e liberatevi dal vivere e morire. Sviluppate devozione al Signore. Rinunciate ai bassi desideri. Siate sempre intenti a fare il bene verso gli altri. Siate gentilie e fate il bene.
Il Signore Hari è il protettore dei tre mondi. Egli ha la responsabilità di portare ognuna delle sue creature con Lui nella Sua dimora immortale. Permettetegli di portarvi attraverso qualunque sentiero che a Lui aggrada. Permettetegli di darvi la Liberazione (Mukti) sia in un corpo umano, o in quello di una bestia o di un dèmone. Fate che la vostra mente sia sempre concentrata su di Lui e prostratevi ai Suoi piedi-di-loto, come l'ape che succhia un fiore di loto maturo. Bevete il dolce miele che fluisce dai Suoi piedi-di-loto e arrendetevi a Lui come un bambino.
Possiate tutti voi diventare liberi da questa eterna ruota Karmica, che vi costringe a nascite numerose nei vari uteri, e possiate raggiungere in questa stessa vita la beatitudine dell'Immortale.
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SVILUPPO DEL BAMBINO (*)
(*) L'allusione qui è al Panchagni Vidya delle ‘Upanishad’. Il passaggio del Jiva qui menzionato è (quando muore) da questo mondo alla Luna, quindi a Parjanya (dio che presiede alla pioggia), quindi ancora a questo mondo, attraverso la stessa pioggia, quindi all’uomo in cui il prodotto della pioggia entra sotto forma di cibo (riso, grano e altro), e quindi nella donna in cui il seme vitale (sperma) è inoculato dall’uomo. Questi sono i cinque fuochi attraverso i quali gli dèi versano le libagioni prima che l’essere diviene noto come ‘uomo’-.
-“Essendo precipitato nell'orbita lunare e mescolato con il vapore, egli cade giù sulla terra; ivi egli rimane nel riso e nel resto, per un lungo periodo di tempo.
Poi egli diventa il quadruplice genere di cibo ed è mangiato dall’uomo e divenendo il seme vitale è messo dall’uomo nell'utero della donna quando la stagione arriva.
Là nell'utero della madre, mescolato col sangue ed avvolto nella pelle esterna dell'embrione, egli diviene in un giorno ciò che è noto come 'Kalal'.
Nello spirare di cinque notti, egli diventa un ‘budbud’ (una bolla). Alla fine della settima notte raggiunge la condizione di un grumo di carne (mamsapesi).
Alla fine di due settimane quel grumo di carne si riempie di sangue ed allo spirare di 25 notti germoglia il feto.
Alla fine di un mese vengono prodotti in esso il collo, la testa, la spalla, la spina dorsale e lo stomaco. Ognuno di questi cinque organi è prodotto uno dopo l'altro.
In due mesi sono prodotti nel dovuto ordine e non altrimenti, le mani, i piedi, i fianchi, le anche, le cosce e le ginocchia.
In tre mesi si producono gradualmente le giunture del corpo. Tutte le dita sono gradualmente prodotte in quattro mesi.
Il naso, gli orecchi e gli occhi sono prodotti nel quinto mese. Anche le due file di denti, le unghie, e gli organi interni sono prodotti in cinque mesi.
Dopo il sesto mese sono prodotti i fori delle orecchie. Negli esseri umani, nello stesso mese, si producono anche l’ano, gli organi sessuali, maschile e femminile, e l'ombelico.
Nel settimo mese sono prodotti i peli sul corpo così come i capelli sulla testa.
Nell’ottavo mese tutti gli organi del corpo vengono separati.
In questa maniera il feto cresce nell’utero della donna. Nel quinto mese, l’essere incarnato viene a possedere l'intelligenza in tutte le parti.
Stando nell'utero, attraverso un piccolo buco nel cordone ombelicale, la creatura deriva il suo sostentamento dall’essenza di ciò che mangia la madre e così non muore a causa del suo Karma.
Ricordando tutte le sue nascite precedenti e le sue primitive azioni, bruciandole nel fuoco degli organi digestivi, egli fa la seguente dichiarazione:
"Essendo nato in migliaia di diverse nascite, Io ho goduto per il mio collegamento con milioni di figli, mogli e congiunti.
Obbligato ad allevare una famiglia mi sono guadagnato la ricchezza tramite mezzi buoni e scorretti. Sfortunato me, che non ho pensato a Vishnu neppure in sogno.
Ora io sto raccogliendone il frutto in questo utero, in forma di estremo disagio. Bruciando di desiderio e prendendo questo corpo irreale come la realtà, io feci ciò che non dovevo fare e non riuscii a fare quello che era per il mio proprio bene.
Avendo in questo modo sofferto miseria e disagio di diversi tipi, tramite il mio proprio Karma, quando uscirò da questo utero che è come un inferno bollente? D'ora in avanti io non adorerò nessun altro se non Vishnu!." -
Così pensando, il Jiva, sofferente per la pressione degli organi della madre, esce fuori con grande dolore, come un peccatore dall’inferno. Egli fuoriesce come un verme da una piaga purulenta. Dopodiché egli soffre gli affanni delle condizioni di infanzia, gioventù, malattie, anzianità, e tutto il resto.
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IL “PRETA-LOKA”
Un uomo pieno di passioni, la cui mente è colma di infimi appetiti e forti bramosie per i sensi, che ha passato tutta la sua vita in molta indulgenza sensuale in questo piano di esistenza terrena, dopo la sua morte entra nel Preta-Loka.
Nonappena si sveglia, le sue bramosie sensuali, i desideri e gli appetiti, che aveva in vita, lo tormenteranno immensamente. Egli vorrebbe mangiare, bere e godere con il sesso. Ma ora non può gratificare questi suoi desideri con il suo corpo attuale. E così egli si sente imprigionato in questo mondo, come un prigioniero. E quindi, è estremamente infelice ed angosciato, perché su questo piano egli non può soddisfare le sue passioni. I suoi sensi sono potenti ed attivi, ma lui non può trovare i mezzi per la sua gratificazione. Il suo disagio è oltre ogni descrizione, poiché egli non è in grado di poter soddisfare passioni, desideri e appetiti. Egli è proprio come un uomo affamato senza cibo.
Le passioni hanno il centro e le loro radici nei sensi e nella mente, e non nel corpo fisico. Questo corpo fisico è solo lo strumento della gratificazione in mano ai sensi e alla mente. Si può aiutare colui che soffre nel Preta-Loka attivando Sraddha (la Fede). L’attivazione di Sraddha aiuta a liberarlo e a farlo andare nel Paradiso (Svarga). I Mantra recitati a memoria attivano potenti vibrazioni. Queste vibrazioni vanno verso il corpo che imprigiona l'anima individuale e lo sgretola.
Dunque, vi rendete conto ora dell'importanza di Sraddha? Quelli che hanno perso la fede (Sraddha) per ignoranza e perversione intellettuale causata da sbagliate tendenze, o Samskara, e da cattive compagnie, oppure ascoltando erronei insegnamenti, dovrebbero applicare Sraddha almeno da adesso. Rishi e Shastra si prenderanno cura di voi come madri gentili.
Se non desiderate entrare nel Preta-Loka e sopportarne le sofferenze, imparate ad essere saggi. Imparate a controllare i sensi. Imparate a condurre una vita ben-regolata e disciplinata. Non permettete che i sensi vi trascinino in modo sfrenato. Rinunciate ai peccati di gola. Non seguite la filosofia materialista della carne. Passioni ed appetiti vi tormenteranno soltanto fin quando passerete attraverso la morte. Se praticherete il dominio delle vostre passioni, entrerete nel mondo della beatitudine.
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ESPERIENZE DEI PRETA
Vasishtha dice nello Yoga-Vasishtha:
"I Preta sono di sei tipi, e cioè, i leggermente colpevoli, i normali peccatori, i grandi peccatori, i leggermente virtuosi, i virtuosi medi ed i grandi virtuosi. Alcuni dei Preta più peccaminosi continuano a sperimentare la morte rimanendo insensibili come una pietra per un periodo di un anno. Allorché riprendono consapevolezza, sperimentano di essere condannati a patire per un lunghissimo tempo gli infiniti tormenti dell’inferno, che le loro Vasana (predisposizioni) gli hanno procurato. Essi allora subiscono l'esperienza di centinaia di incarnazioni fino a che finalmente si liberano dell'esperienza dell’illusione mondana, trovando la pace in se stessi. Ci sono altri in questa classe che, dopo che il loro torpore di morte è finito, cominciano a sperimentare l’incredibile dolore di insensibilità nella forma di alberi immobili, ecc. Poi essi subiscono i tormenti infernali, dopo i quali essi rinascono ancora sulla terra in accordo ai loro desideri terreni. Quelli con una normale colpa sperimentano una inerzia di pietra per diverso tempo dopo morte. Quando riprendono coscienza, prima o poi, essi subiscono l’esperienza di vivere come uccelli, rettili o bestie, prima di tornare alle loro normali vite nel mondo umano. Le anime lievemente peccaminose, spesso subito dopo l'insensibilità di morte, vengono ad assumere una forma umana per continuare la loro esistenza terrena in accordo ai loro desideri precedenti. Essi ritornano ad una coscienza mondana subito dopo la loro morte, e la loro immaginazione nonché i loro desideri precedenti evolvono nella loro esperienza in nuovi mondi, in modo simile al sogno.
Gli spiriti grandemente virtuosi, subito dopo che l'insensibilità della morte è finita, trovano un'esperienza nel mondo degli dèi. Avendo goduto i frutti delle loro virtù nella persona di dèi in mondi paradisiaci, essi rinascono ancora in questo mondo, in nobili e ricche famiglie. Le anime di coloro che normalmente furono virtuosi, dopo che l'insensibilità di morte è esaurita, fanno l’esperienza di essere trasportati dal vento e più tardi di ritornare alla vita come piante ed erbe. Avendo subìto questa esperienza per un certo tempo, essi poi sentono di rientrare in un corpo umano sotto forma di cibo, e da qui essi sono trasformati in spermatozoi e perciò rientrano nell’utero di madri incinte."
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PITRI-LOKA
Questo piano di esistenza è anche conosciuto col nome Chandraloka, in cui vivono gli antenati o ‘Pitri ‘. Anche questo è un paradiso. Quelli che compiono sacrifici ed atti caritatevoli con motivi egoistici (Ishtapurtam) come scavare pozzi, costruire case-riposo e mantenere parchi o giardini per la gente, entrano in questo ‘Loka’. Il governatore di questo mondo è il Dio Yama, figlio di Surya. I Jiva ritornano poi a questo mondo dopo che i frutti delle loro azioni si sono esauriti. il Dio Krishna dice nel Gita: "La nebbia, la notte, l’oscurità delle quindici notti senza luna (i sei mesi del percorso meridionale del sole) e con essi la luce lunare, grazie a questi lo Yogi ritorna” (Cap.VIII-25). Quando muoiono, essi prima superano la nebbia, poi la notte, poi l’oscurità delle quindici notti senza luna, poi i sei mesi quando il sole sta a Sud, e da quello essi vanno al mondo dei loro padri. Questo tragitto è chiamato con il nome ‘Pitriyana’ o ‘Sentiero-Pitri’. I Pitri sono altamente compiaciuti quando i loro discendenti offrono sacrifici ed oboli, e quando compiono Sraddha negli anniversari, così li benedicono.
Nel Chandraloka, i Jiva acquisiscono corpi sottili molto brillanti; i corpi degli dèi. Essi diventano dèi e godono la felicità del paradiso per un lungo periodo. Essi vivono con i loro antenati e passano attraverso l’aria e le nuvole. Essi ritornano poi a questo mondo grazie alle gocce-di-pioggia che li collegano ad alcuni cereali, come grano, riso o orzo, i quali vengono mangiati dall'uomo, e servono come materiale per fare un nuovo corpo. Quelli i cui atti sono stati davvero molto buoni prendono nascita in ottime famiglie.
Il paradiso dei ‘Padri’ o Pitri-Loka, o Chandraloka, non è la dimora più alta della Verità eterna. Esso è ancora nell’universo fenomenico. Gli abitanti di quel Loka o piano di esistenza, sono vincolati alla Legge del Karma, alla causa ed effetto, alla legge di azione e reazione. La loro permanenza su quel piano è provvisoria, anche se può durare per migliaia di anni.
I Pitri non hanno alcuna conoscenza del Brahman o Spirito Immortale. Essi sono tuttora legati ai desideri e non possono insegnare l’istruzione spirituale autentica (Brahma-Vidya) agli altri, in quanto essi stessi sono imperfetti.
Il Signore Krishna dice nel Bhagavad-Gita:
"I Conoscitori dei tre (tempi), i bevitori del Soma, dopo essersi purificati dal peccato, venerandomi con sacrifici, mi preghino per andare in cielo; essi, che ascendono al sacro mondo del Governatore degli Illuminati, mangino in paradiso al divino banchetto degli Illuminati.”
"Essi, dopo aver goduto il vasto mondo paradisiaco, faranno appassire la loro santità e ritorneranno a questo mondo di morte. Seguendo le virtù imposte dai tre (tempi), desiderando i desideri, essi ottengono il transitorio."
"Coloro che venerano gli Illuminati vanno insieme agli Illuminati; agli antenati vanno coloro che venerano gli antenati; agli Elementi vanno quelli che sacrificano agli Elementi; ma coloro che venerano Me vengono direttamente a Me."
"Anche gli abitanti dei cieli più alti sono soggetti alle leggi della rinascita e della reincarnazione. Solo colui che, dopo aver conosciuto la Verità Assoluta, dopo aver realizzato lo Spirito Supremo, è libero da nascita e rinascita e trascende tutti i fenomeni, solo costui diviene Uno con il Brahman, o l'Assoluto."
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IL PARADISO, O SVARGA
La concezione del Paradiso degli Induisti è differente da quello dei Cristiani o dei Maomettani. Il Paradiso degli Induisti è un luogo in cui le anime trapassate vanno a cogliere i frutti delle loro azioni virtuose. Esse rimangono lì per qualche tempo, mangiando al banchetto divino dei Beati e dei Deva, finché i frutti delle loro azioni virtuose non sono esauriti. Poi devono ritornare a questo mondo. Stando in cielo, si muovono su carri celestiale. Il Signore di questo Paradiso, o Svarga, è lndra. Vari tipi di divinità (Deva), dimorano là e celesti damigelle, come Urvasi e Rambha vi danzano. I Gandharva cantano. Non c'è traccia di malattie. Non c'è nessuna preoccupazione per fame e sete. I suoi abitanti sono dotati di un corpo sottile e luminoso (Tejas). Essi sono adornati con indumenti brillanti. Il Paradiso (Svarga) è un mondo-pensiero. Chiunque lo desidera, e lo merita, subito lo trova. Quindi è un mondo più felice del piano-terreno.
I Cristiani, Maomettani e Zoroastriani credono in un paradiso con ogni tipo di godimenti sensoriali. Le anime trapassate passano attraverso il ponte di Al-Sirat. I fedeli che hanno fatto atti virtuosi giungono al Paradiso che è situato in cielo. Per la concezione Maomettana, il Paradiso è un bellissimo giardino, con cascatelle, fontane e fiumi che fluiscono pieni di acqua, latte, miele e balsamo. Ci sono alberi che hanno tronchi d’oro e producono i più deliziosi frutti. E vi sono anche settanta meravigliose ragazze bellissime chiamate Uri (Hur-ul-ayun) con grandi occhi neri. Anche gli Ebrei e gli Zoroastriani hanno una concezione simile del Paradiso.
Il Paradiso degli Zoroastriani è conosciuto coi nomi Bihisht e Minu. Le persone che hanno compiuto buone azioni nel piano terreno godranno la compagnia delle Huran-i-bihisht, o fanciulle paradisiache dagli occhi neri, che sono sotto la cura dell'angelo Zamiyad. Un altro nome del paradiso è Garo-de-mana (Garot-man in Persiano) o Casa degli Inni. Qui, gli angeli cantano inni, proprio come i Gandharva cantano nel paradiso degli Induisti e Buddhisti.
Gli Ebrei ed i Parsi credono in sette Paradisi. Il paradiso dell’Eden è composto di pietre preziose. C'è una somiglianza tra il giardino dell’Eden ed il paradiso degli Zoroastriani. I due alberi nell’Eden, l’albero della conoscenza e l'albero della vita, corrispondono all’albero senza-dolore ed al Gao-Karena con sù il bianco Roama.
I Parsi, i Cristiani ed i Maomettani credono che il Paradiso sia permanente ed eterno. Ogni tipo di godimenti arriva ad essi incessantemente senza alcun dolore e nessuna difficoltà.
Il Paradiso è senz’altro un luogo di godimenti sensuali. I godimenti nel paradiso sono assai intensi, sottili e raffinati. Essi però non possono dare una eterna pace ed una durevole vera beatitudine, che soddisfi completamente i sensi. Un uomo saggio con discriminazione e assenza di passioni non desidererà mai i godimenti del paradiso. Egli non si sognerà mai di avere una dimora in Paradiso, in cui vi è la gelosia, in cui c’è Raga-Dvesha (il provare piacere e repulsioni). Qui gli Asura lottano con gli dèi. I veri, sinceri aspiranti dovrebbero inesorabilmente ignorare il paradiso. Essi dovrebbero soltanto agognare l’emancipazione finale, o Moksha.
Ogni uomo costruisce il suo proprio paradiso secondo i suoi propri desideri e immaginazioni. Ogni uomo ha la sua propria idea dei piaceri. I piaceri cambiano in continuazione. Un ubriacone sogna un paradiso dove ci sono fiumi di vino. Questo sarebbe un paradiso assai infelice per un uomo sobrio e pio. Un giovane sogna un paradiso in cui vi siano celestiali fanciulle, veloci automobili, musica eccellente e balli sfrenati. Quando costui diventerà vecchio, i suoi desideri saranno mutati e magari egli non vorrà più né donne, né automobili. Sono le nostre necessità e desideri che creano il nostro paradiso.
Voi non avete nessuna idea della vera beatitudine eterna dello Spirito. La vostra mente frulla per i piaceri sensuali. Questo è il motivo per cui voi siete trascinati da pensieri immaginari di paradiso. Dovete imparare ad avere una comprensione chiara della natura dello Spirito. Esso non avrà brama e desideri per i godimenti del paradiso. L’Atman, o Spirito, è già un oceano di beatitudine. Questo oceano di beatitudine, o fonte della gioia, è già dentro di voi. Snobbate i sensi. Guardatevi dentro. Fissate la mente sullo Spirito. Tutti i desideri sensuali si scioglieranno. E voi sarete immersi nell’oceano della beatitudine.
Il periodo che dovrete passare in paradiso dipende dal grado delle vostre azioni meritevoli. Potete diventare un lndra o un Dio dei Cieli, se vi fa piacere. La condi-zione di Indra è una posizione. La persona ‘Indra’ che era vissuta in precedenza non è l’lndra del tempo attuale. Innumerevoli Indra sono venuti ed andati.
Quando un uomo diviene disgustato del mondo che c’è intorno a sé, a causa delle miserie, le sofferenze, i disagi, le frustrazioni, le delusioni, i fallimenti, le perdite di proprietà, le malattie sue e dei parenti prediletti, con alla fine la loro morte, egli pensa che vorrebbe andare in qualche luogo in cui poter essere felice per sempre, dove non vi siano sofferenze e dolori, dove potrebbe vivere con i suoi cari, con un corpo perfetto. Allora egli crea il Paradiso, o Svarga. Come può esservi una felicità eterna su un piano di esistenza limitato e condizionato al tempo e spazio? L’eterna beatitudine e l'immortalità possono essere trovate solo nel proprio Sé, o Atman.
Una vita in paradiso è davvero dello stesso tipo della vita che state conducendo qui, soltanto un po’ più felice. Lì potete avere una vita più confortevole, ma non sarà una vita eterna di beatitudine infinita. Inoltre, dovrete ritornare ancora sul piano di vita terrena, quando i frutti delle buone azioni saranno esauriti. Il Cielo non è una dimora permanente. Ogni cosa che ha un nome ed una forma deve perire. Soltanto il Sé, o Atman, è immortale ed eterno. Ecco perché i saggi ed i sinceri aspiranti alla Verità, non bramano più i godimenti del paradiso.
Il Vedanta non dà un particolare valore al paradiso: Esso insegna che questi paradisi sono fenomenici e transitori. Anche se uno dimorasse in paradiso per milioni di anni, questi milioni di anni sono nulla di fronte all’eternità.
Il Signore Gesù disse, “Il Regno dei Cieli è dentro di voi”. Anche il Vedanta dice la stessa cosa. Una vera felicità eterna può essere ottenuta realizzando il proprio Atman, o Sé Immortale. L’eterna Beatitudine sta all’interno. La gioia perenne è nel vostro proprio intimo Sé. Il piccolo piacere che potete ottenere dagli oggetti è solo un riflesso della beatitudine dello Spirito. Esso è una particella della vera, eterna beatitudine dello Spirito.
L’uomo vede Dio proprio davanti a sé. Egli vive in Dio. Non c’è nessuna limitazione o velo che s'interponga tra lui e Dio. Egli vive in assoluta e completa unicità con Lui. Egli è sempre felice. Questo è il Paradiso. Dal punto di vista trascendente, non ci sono né paradisi né inferni. Essi sono soltanto creazioni mentali. Se la mente è colma di Sattva, voi vi trovate in paradiso. Se invece nella vostra mente sono preponderanti Tamas e Rajas, allora siete all’inferno.
Quando un uomo che ha fatto azioni meritorie muore, egli diventa un Deva o una divinità e dimora in Cielo. Lui godrà i vari tipi di piaceri che si provano in paradiso. Durante questo periodo di soggiorno in Cielo, lui non produrrà alcun nuovo Karma o azione. Dimorare in paradiso è semplicemente una ricompensa per le sue buone azioni passate. Nella forma di Deva lui non compie alcun Karma.
Abbandonate l'idea del paradiso. L'idea di ottenere la felicità eterna in Cielo è un vano sogno. È un’idea puerile. Cercate la beatitudine eterna nel vostro proprio Sé, o Atman, attraverso la meditazione. Voi siete lo Spirito Immortale, libero, eterno; Voi siete puri e benedetti da sempre. Asserite la vostra giusta nascita. Proclamate la vostra libertà e siate ciò che siete realmente, sempre liberi e sempre benedetti. Tutto ciò che è nel tempo, spazio e causalità è limitato. Lo Spirito è oltre ogni tempo, ogni spazio, ogni causalità. “Tat Tvam Asi”, Tu Sei Questo! Ragazzo mio. Realizza ciò e sarai sempre felice!
Il Signore Buddha disse: “Migliaia e migliaia di sistemi di mondi oltre questo, vi è una regione di beatitudine chiamata Sukhavati. Questa regione è circoscritta all'interno di sette file di inferriate, sette file di enormi palizzate, sette file di alberi ondeggianti. Questa santa dimora degli Arhat è governata dal Tathagata ed è occupata dai Bodhisattva. Essa ha sette preziosi laghi, in mezzo ai quali fluiscono acque cristalline che hanno sette qualità e proprietà distintive, come una sola. Questo, O Sariputra, è il Devachan. Il divino fiore Udumbara getta le sue radici all'ombra di ogni terra, e fiorisce per tutti quelli che lo raggiungono. Coloro che sono nati in questo luogo benedetto - che hanno attraversato il ponte dorato e sono giunti alle sette montagne d’oro - sono veramente felici; qui non c'è più dolore ne sofferenza da subire, per essi."
Solamente persone che guadagnarono grandi meriti sulla terra possono andare in paradiso. Il paradiso è ben provvisto di eccellenti sentieri. Esso è sempre percorso da macchine celesti. Atei e persone incredule, coloro che non praticarono l’ascesi e coloro che non compirono grandi sacrifici, non possono andarvi. Solamente le Anime virtuose, chi ha la mente assoggettata, quelli che hanno controllato i loro sensi, quelli che sono liberi da malevolenza, coloro che sono intenti alle pratiche di
carità, ed eroi ed uomini che portano i segni di battaglia e che hanno compiuto gli atti più meritori, raggiungeranno la Regione Celeste. Essa può essere raggiunta solamente per mezzo di atti virtuosi. La Regione Celeste è abitata da uomini pii, a cui viene concesso ogni oggetto di desiderio. In essa abitano Gandharva, Siddha, Visva, Apsara, Yama e Dhama. Lì c’è la più elevata delle montagne, il dorato Meru, che si estende per trentamila Yojana. Ci sono molti giardini celestiali. Il giardino di Nandana è il più bello. Vi si divertono le persone che hanno fatto azioni meritorie. Niente fame né sete, né caldo, né freddo, niente dolore né fatica, né lavoro né pentimento, né paura, e niente che sia disgustoso e di cattivo auspicio, vi si trova. E non c'è nemmeno la vecchiaia.
Dappertutto si sente una deliziosa fragranza, e vi soffia una gentile e piacevole brezza. Gli abitanti hanno corpi luminosi e risplendenti. Deliziosi suoni incantano le orecchie e la mente. Questi mondi sono ottenuti grazie ad atti meritori, e non per nascita o per merito di padri e madri.
Qui non c’è alcun puzzo di sudore, né di escrezioni né di orina. La polvere non sporca i propri vestiti. Non vi è nessuna sporcizia di alcun genere. Non mancano ghirlande, nonché eccellenti indumenti, pieni di fragranza celestiale. Vi sono molti celestiali carri che corrono per aria. Gli abitanti sono liberi da invidia, ignoranza, dolore, e malignità. Essi vivono davvero assai felicemente.
Tale è la beatitudine del paradiso. Ma anche i suoi svantaggi sono grandi davvero. Nella Regione Celeste, una persona, mentre gode il frutto degli atti che aveva già compiuto, non può compiere altri nuovi atti. Essa deve godere i frutti della vita precedente finché non siano completamente esauriti. In più, per lei c’è il rischio di precipitare in cattive rinascite dopo aver completamente esaurito i suoi meriti. Questi sono gli svantaggi del paradiso. Lo stato di coscienza di quelli che devono precipitare è istupidito ed anche agitato da emozioni. Non appena le ghirlande di quelli che devono precipitare si appassiscono, la paura prende i loro cuori.
Ma c'è un mondo dove non ci sono tali svantaggi. È la sede suprema di Vishnu, aldisopra della dimora di Brahma, che è pura, eterna e sfolgorante. È conosciuta col nome di Para-Brahman. Le persone assoggettate agli oggetti sensuali, o quelle che sono soggette ad arroganza, bramosia, ignoranza, rabbia e invidia, non possono andare in questo luogo. Quegli uomini che si sono liberati dalle emozioni conflittuali, quelli che hanno bloccato i loro sensi e quelli che si sono dati allo Yoga ed alla meditazione, solo costoro possono andare là.
Gli uomini che hanno goduto il paradiso, soffriranno grande angoscia ed estremo disagio in questo mondo. Perciò essi non desiderano più andare in paradiso. Essi tenteranno di giungere a quella suprema dimora di beatitudine eterna da dove non vi sarà nessuna ricaduta. Cercate di andare in questa infallibile Regione, in cui le persone non hanno da lamentarsi, né da essere addolorate, o agitate. Praticate il Jnana-Yoga. Impegnatevi nella costante meditazione sul Para-Brahman, o il Sé Supremo. Si raggiunga la conoscenza dell'Imperituro e si ottenga il supremo stato di emancipazione, che è l’eterno. Dopodiché, biasimo e lode saranno uguali per voi. Un mattone, una pietra, ed un pezzo di oro – tutto sarà per voi la stessa identica cosa.
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L’ INFERNO O NARAKA
Oggigiorno è piuttosto comune sentir dire che i ‘Purana’ sono scritture inattendibili che indulgono in un’esagerazione senza limiti, riguardo a diverse cose. Queste critiche dicono che i ‘Purana’ contengono pesanti affermazioni esagerate e puerili assurdità, nel tentativo di allettare o atterrire il lettore con citazioni fantastiche come le grandiose descrizioni delle Regioni Celesti ed i loro piaceri, come pure le tristi rappresentazioni degli inferni infuocati e dei loro tormenti. La critica ad un dato soggetto richiede scarso ingegno e poca saggezza. La natura innata della mente umana è per una condanna semplice e diretta, senza alcun interesse a considerare il pro ed il contro di una questione. Ma perfino per i prevenuti, una piccola e ponderata considerazione rivelerà immediatamente che i saggi scrittori dei ‘Purana’ avevano uno scopo speciale per scrivere certe cose nel modo in cui fecero. Essi intenzionalmente enfatizzarono e misero un particolare risalto su certi soggetti con un preciso scopo in vista. Sotto a queste particolareggiate descrizioni grafiche dei Karma e delle loro conseguenze c'è una accorta psicologia ed una profonda intuizione che sono messe in essere per un preciso scopo pratico.
Finché, ed a meno che, l’Auto-realizzazione non è raggiunta, né si è ottenuta la Conoscenza Assoluta, non vi sarà mai un declino del costante flusso, dell’andi-rivieni continuo tra l'animale e l’uomo in ciascun essere vivente. La bestia, o il bruto, non è mai completamente esente o superato, se non nella Divinizzazione Finale dell’individuo. Finché c’è l’essere umano, da una parte o dall’altra vi sarà l’animale, con il predominio ora dell'uno, ora dell'altro. È solo quando il Jiva va oltre questi e si trasforma, stabilendosi nel terzo e fin qui inattivo aspetto della sua natura, vale a dire l’aspetto Divino, che diventa 'Mriga-Nara-Atita'. Dopodiché, oltre, non c’è più nessuna traccia di questo tiro alla fune tra le nature animale e umana, per avere la precedenza e dominare il campo della coscienza-Jiva.
In quanto, ora, lo stesso Divino Kshètrajna (Conoscitore di Sé) regnerà supremo sullo Kshetra (Campo interiore di coscienza). Ora, finché questo stato non sarà ottenuto, troviamo perciò che l’uomo è a volte animale a volte umano, a seconda delle Vritti (modificazioni della Coscienza) che lo possiedono. Egli si mostra nobile o misero, alternativamente, e ondeggia tra il sublime ed il bestiale. I suoi due diversi aspetti reagiscono agli stimoli esterni nel loro proprio modo distintivo. Ed ugualmente solo modi particolari simili di approccio esterno riescono ad evocare nella coscienza umana la risposta desiderata da questi aspetti duali. Ecco perché noi troviamo, in persone che si sono evolute a certi livelli e che hanno acquisito una buona quantità di Sattva, raffinatezza, cultura e carattere, impulsi degenerati e puramente grossolani, e tentazioni che le spingono ad essere soddisfatte. Questi fatti accadono solo in situazioni eccezionali, quando alla persona sfortunatamente succede di essere in un raro momento di debolezza, dovuto ad un risorgere dei Samskara (tendenze innate). Benché nelle nature rozze, tali tentazioni producono prontamente ed immediamente una devastazione, e viceversa, gli impulsi nobili infiuenzano immediatamente una natura evoluta, essi non evocano una qualsiasi risposta in una persona rozza di bassa mentalità animale. Ciò ha dato origine al proverbio in lingua Marathi: "Alla divinità dei calzolai, l'adorazione è nelle scarpe",
o ancora l’attuale detto Tamil, "Senza il bastone, la scimmia non danza". Idem anche nel caso dei nobili sentimenti, com’è facilmente esemplificato dalla accura-tissima psicologia applicata dal famoso Dott. Arnold di Rugby, nel fare appello ai più degni istinti dei suoi ragazzi. Non meno sorprendente è lo storico esempio di Marcantonio, che abilmente esercitò la sua persuasiva e provocatoria eloquenza sul pubblico auditorio Romano, prima al fine di evocarne la compassione giocando sottilmente sul lato umano, e poi ingenerando una frenesia di vendicativa violenza
infiammando la loro forte passione di rabbia animale.
È questo profondo intuito umano e l’ammirevole penetrante psicologia che è alla base dell'Inferno e delle idee di Retribuzione Karmica nella Religione Induista dei Purana. Si sapeva che un dolce fischio non faceva muovere il bufalo indiano, mentre la frusta sì. Sappiamo che alla vigilia di costruire il grande ponte per Lanka, poiché le richieste non avevano smosso il Re degli Oceani a comportarsi in modo adeguato, Rama scagliò una freccia con rabbia. L’istante successivo il Sagara-Raja supplicò Rama a mani giunte. Similmente, per pungolare l’uomo a fare atti nobili, ad un’alta aspirazione e una retta condotta, i saggi Puranici gli misero di fronte brillanti prospettive, decantando indicibili benefici e benedizioni di miglior vita. Qui essi cercarono di fare appello al lato umano dell’uomo. Quando però egli indulse in peccati estremi e atti bestiali di rozza sensualità, essi capirono che non era il caso di usare mezzi termini. La bestia poteva solo essere castigata con una vivida e vera descrizione degli inevitabili risultati delle sue azioni. Qui, dobbiamo notare che essi non esagerarono affatto e neppure dichiararono il falso, ma diedero una speciale importanza nell’enfatizzare l’argomento, ampliandolo nei dettagli grafici e, nel far questo, non risparmiarono le pene. Essi perciò misero il Jiva di fronte a un ordine terrificante di atroci conseguenze che inevitabilmente si sarebbero accumulate alle cattive azioni del peccatore. Essi diedero delle grafiche descrizioni di varie punizioni che dovrà attendersi il trasgressore sfrenato delle leggi morali e spirituali. Essi riferirono vividamente esempi passati di trasgressori e le punizioni che li hanno raggiunti, a testimonianza di questa verità. I ‘Purana’ abbondano di terribili esempi di lunghi periodi di sofferenze, nascendo in uteri inferiori, sofferti da persone quali Nahusha, Jaya e Vijaya, il famoso Gajendra e molti altri.
Essi non si fermarono a questo. Come se non fosse abbastanza riportare esempi positivi dei "Phala" (frutti) di crimini e azioni peccaminose, essi citano certi casi in cui perfino indulgere in un'emozione apparentemente innocua, come per esempio l'affetto, provoca grave sofferenza all’uomo. L’attenzione posta sulla storia delle vite passate del Saggio Jadabharata è un puntuale esempio. Anche la fortuita partecipazione ad un'apparente falsità, era sufficiente per spedire un'anima ad avere una visione, anche se rapida, del terribile fuoco infernale. Come nell’evento del grande Naraka-Darshan di Yudhishthira, che è qui riferito.
Per fortuna, o per disgrazia, oltre ai numerosi Purana, assai pochi altri testi sono studiati oggigiorno dalle masse. Quei pochi devoti che hanno letto i Purana, o che hanno ascoltato i loro racconti, raramente vanno oltre i quattro o cinque classici Purana Shivaiti e Vaishnava, che sono generalmente popolari in tutta l’India. Possiamo dire che l’attenta lettura dei Purana è normalmente confinata allo Skanda, Markandeya, Vishnu o la Shrimad Bhagavata. Non è certo la sezione colta o ortodossa Brahmin, che si intende qui per il comune uomo-della-strada, il quale va a formare una distinta ed importante parte della popolazione. Così questa frustata del Karma e la citazione dei Karma-phala, oggigiorno non pare castigare la sensuale bestia che c’è nell’uomo. Anzi, il risultato è che questa sta avanzando furiosamente come mai finora. Ma le leggi, sia quelle mondane che quelle divine, sono inesorabili. L'ignoranza del Codice Penale non ci dà un premio per indulgere nel crimine e né permette che chi ha offeso vada in giro libero. Chi delinque viene incarcerato. Chi uccide è impiccato. Così pure chi pecca, dovrà soffrire. Se questa verità dell’inevitabile ordine della Legge Cosmica, è messa di fronte a costui, in un modo chiaro, nudo e crudo, potrà servire almeno un pò a persuaderlo a rinunciare al vizio e perseguire la virtù, a rinunciare al non-Dharma e abbracciare il Dharma.
Questa retribuzione del paradiso e dell’inferno, ha scopi principalmente confinati alla forma fisica e mentale, nonché alla forma che si prende su questo piano di esistenza terrena. Per l’uomo moderno si è tenuto il motto “vedere per credere”, e egli difficilmente cerca di dare un secondo sguardo, per vedere la terribile verità del prezzo che l’uomo paga negli ospedali e cliniche per i crimini contro il Dharma.
Le malattie che noi soffriamo fin dalla nascita, e che troviamo qui sulla terra, sono i prodotti di azioni fatte da noi in vite precedenti. Ogni azione ha la sua reazione e nessuna azione rimane senza una adeguata retribuzione. Le azioni malvagie non potranno passare senza che i loro amari effetti ricadano su chi le fa.
Gli inferni non sono favole immaginarie, come normalmente vengono concepiti dalle moderne menti razionali. La persona empirica crede solo nell’esperienza che può provare con i sensi, e si sente incapace di andare oltre i dettami dell'intelletto. Ma ciò non significa che l’uomo abbia ragione di trascurare i fatti che sono oltre la sua comprensione. Noi non abbiamo nessun diritto di asserire che questo globo terrestre è la sola realtà concreta e che gli altri piani siano mere apparizioni. Le stelle non sono soltanto meri puntolini con una luce che scintilla nel cielo, solo per il fatto che noi le percepiamo essere così. Se io non avessi visto l’America, non avrei nessun diritto di negare l'esistenza di tale paese. Vi sono evidenze, sia intuitive che razionali, per cui noi dobbiamo accettare l'esistenza di altri mondi, che sono completamente diversi dal nostro per natura e dimensione. Lo Yoga-vasishtha dice che la nostra Terra è solamente un atomo fra molti altri mondi più grandi, che esistono oltre la nostra percezione, ed è di una particolare varietà fra molti altri che differiscono da essa in ogni modo. Noi non abbiamo l’autorità per rifiutare ciò che ci ha detto Vasishtha, cioè che esistono mondi fatti di materiali diversi come rame, ferro, oro, ecc. colmi di acqua, latte ed altri liquidi, ed abitati da serpenti, animali, demoni, e così via. Non è necessario che solo gli umani debbano occupare tutti i mondi e che le stesse nostre condizioni terrene debbano prevalere in tutti i piani di esistenza. L'universo è una graduale rivelazione dell'Assoluto Infinito nei vari gradi di Coscienza, che è inclusivo di ogni tipo di vita ed esperienza. L'Infinito è una grandiosa Meraviglia e noi non possiamo dire se le cose stanno prosperando nel suo utero! Noi ed il nostro mondo, non siamo che uno fra i molti presenti in Lui! Vi sono molte famiglie nell’lnfinito, e la Terra, gli Inferni, il Paradiso, gli uomini, gli animali, gli dèi, i demoni, ecc. sono tutti Suoi figli, con diversi temperamenti. L’Assoluto parte dalla materia inferiore fino ad arrivare alla Pura Beatitudine, o Ananda, e tra questi esistono gli innumerevoli universi con i loro contenuti. Essi differiscono sia nella loro natura individuale che nella natura dei loro contenuti. Si dice che gli esseri prendano nascita in uno o l'altro di questi mondi, in accordo con le loro azioni che portano frutti di un genere che può essere raccolto soltanto in quel particolare mondo. Solo il fuoco può dare calore e solo il cibo può calmare la fame. Anche così, solamente una particolare condizione ed un particolare ambiente può renderci capaci di raccogliere i frutti di una specifica azione. Sebbene le punizioni non abbiano necessariamente bisogno di essere dovute alla collera di qualche personale Essere Divino, si può asserire che è necessario, per legge di natura, che le anime debbano manifestarsi con un corpo, adatto per la loro esperienza, determinata dalle loro azioni passate. E così, non è irragionevole che debba realmente esservi varietà nella natura dei mondi!. Dobbiamo ricordare che ‘il Reale’ è non visto.
Quindi, gli Inferni, sono tanto reali come gli altri mondi, come le regioni di Indra, o questa nostra terra mortale. Essi sono luoghi differenti soltanto nella sottigliezza del piano della loro manifestazione. Essi differiscono nel livello dello stato di Coscienza rivelato tramite loro. Le sofferenze inflitte ai peccatori possono essere prese o come una effettiva nascita in tali regioni, o una vita sulla terra con terribili ostacoli, in cui si subirà sofferenze simili, o direttamente o tramite l’altrui agire.
Nei Veda e nel Vedanta non c'è nessuna menzione degli Inferni. I Purana parlano solamente di inferni, o luoghi di tortura. Dal punto di vista assoluto, non vi sono né Paradiso né Inferno, è tutto una creazione mentale. Dal punto di vista relativo, però, l’inferno è tanto reale quanto questo mondo! Per un uomo che abbia una buona dose di discriminazione, anche questo mondo è un inferno. Paradiso e Inferno, sebbene non siano veri in modo assoluto, non sono neppure irreali finché persiste l’individualità, e sono proprio come tutti gli altri piani di esistenza.
I Cristiani ed i Maomettani parlano di un inferno eterno. Non può esservi una eterna dannazione o una eterna punizione. La vita di un uomo malvagio qui, non è nulla se paragonata con la vita eterna. Se vi fosse una eterna dannazione nel fuoco, significherebbe che c'è un effetto infinito prodotto da una causa limitata. E ciò non può essere.
I diversi tormenti dell’inferno, i sette compartimenti nei quali si dice che sia diviso, e la sezione chiamata Al-Airat, che separa il paradiso dall’inferno, secondo l’Islam, sembrano essere copiati dagli Ebrei.
I Purana Induisti sono stati assai chiari sulla questione del paradiso e dell’inferno. Gli scrittori dei libri sulla Legge, o Smriti, come Yajnavalkya e Vishnu, hanno dato una descrizione seria delle pene dei vari inferni e dei vari piaceri del paradiso. Lo Yogi Yajnavalkya menziona 21 inferni, nel suo libro della Legge, e cioè, Raurava, Kumbhipaka, Maharaurava, Tamisra, Andha-Tamisra, ecc. ecc.- Anche l'autore della Vishnu-Smriti ha scritto la stessa cosa. Un inferno è una regione di acuto, severo, intenso dolore. Coloro che fanno il male vi soffrono per un periodo. La cattiva azione, in questo stato, viene espiata e quindi i malvagi poi ritornano su questo piano terreno. Essi hanno un’altra possibilità.
Il Sovrano dell’Inferno è il Signore Yama, che è assistito da Chitragupta. L’Inferno è una particolare località protetta dallo spazio circostante dai messaggeri di Yama. I peccatori quando sono puniti prendono un corpo solido detto 'Yatana-Deha'. La punizione nell’inferno non è ricordata dallo spirito quando rinasce. Essa, però, è riformativa ed istruttiva. L’effetto istruttivo rimane permanente nella coscienza. La paura innata che ogni anima prova davanti alla tentazione del peccato è dovuta al prolungato sviluppo della coscienza nella fornace del fuoco infernale. Questo è il guadagno permanente acquisito dallo spirito. Lo spirito è rinato con una coscienza più acuta dopo essersi purificato nell’inferno. Esso può fare miglior uso delle sue facoltà nella nascita successiva.
La credenza degli Ebrei in un vita futura in Paradiso o nell’Inferno coincide in tutti i suoi dettagli con ciò che si trova nello Zend-Avesta dei Parsi, ed è stato preso in prestito da esso. C'è una certa somiglianza tra la settuplice divisione dell’inferno dei Parsi e quello degli Ebrei. Anche la dottrina Ebrea delle ricompense e punizioni eterne, è presa in prestito dallo Zend-Avesta. Dice Gatha Ushtavaiti: "Lo spirito dei giusti ottiene l'immortalità, ma quello dei malvagi ha una punizione eterna. Tale è la regola di Ahura-Mazda (Dio), per le sue creature".
Se la mente è riempita con Rajas e Tamas, questa condizione è proprio l’inferno. La prigione è solo un inferno fisico. Perché vivere in questa gabbia di carne senza praticare Japa e Dhyana, (preghiera e meditazione) è proprio un inferno. Pentirsi dei propri peccati con un cuore contrito è la più alta Prayaschitta (penitenza). Gli effetti perversi dei peccati sono estinti dal pentimento. Il digiuno, la carità, la penitenza, il Japa, la meditazione e il Kirtan (canto sacro) distruggono tutti i peccati. Così un uomo può salvare se stesso dalle sofferenze dell’inferno.
Il Signore Krishna dice nel Gita: "Triplice è la porta dell’inferno che distrugge il Sé, – lussuria, rabbia e avidità; perciò uomini, rinunciate a queste tre!"(XVI-21). Voi fate diverse azioni cattive quando siete sotto l'influenza di concupiscenza, rabbia, e avidità. Se saprete controllare queste tre cattive Vritti (emozioni), godrete della pace eterna. Coltivate le virtù contrapposte: purezza, perdono e generosità; così queste caratteristiche del male moriranno da se stesse.
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KARMA ED INFERNI (Tratto da “Srimad-Bhagavatam”)
Vi sono varietà di inferni che un Jiva deve sperimentare in accordo col Karma che egli fa per mezzo di peccati e passione. Ventinove tipi di luoghi di sofferenza sono descritti nel Bhagavatan, in cui è detto che i Jiva sono nati a causa del loro Karma.
C'è un luogo di sofferenza chiamato Tamisra. Coloro che misero le mani sulla ricchezza altrui, sui figli e le mogli di un altro, rinascono in questa regione.
Il Jiva sperimenta estrema sofferenza essendo legato con una corda mortale e violentemente scagliato in queste oscure regioni. Non ha nessuna possibilità di cibo o bevande. Colpito con bastoni e minacciato, e venendo portato ad un stato di afflizione e debolezza, il Jiva si lascia andare ad un deliquio comatoso.
C'è un'altra regione chiamata Andha-tamisra (oscurità accecante). Qui rinascono i Jiva che ingannarono le persone, appropriandosi dei rispettivi mariti o delle loro mogli e della proprietà altrui. Questi Jiva precipitano in questo inferno, al fine di soffrire tormenti, in cui perdono ogni capacità di comprensioneve e sensazione a causa dell’eccessivo dolore. Il Jiva soffre come un albero a cui siano tagliate le radici.
Coloro che si identificano rozzamente con questo corpo fisico e guardano alla ricchezza del mondo come un loro proprio possedimento, cadono in un inferno chiamato Raurava. Le persone che qui sulla terra tormentano le altre persone, in questa pericolosa regione diventano soggette al tormento di vermi e serpenti velenosi, chiamati ‘Rurus'.
Un inferno dello stesso tipo è Maharaurava. Gli uomini che indulgono in passioni, qui sono mangiati da serpenti e animali carnivori.
Nell’inferno chiamato Kumbhipaka, demoni terribili gettano nell’olio bollente quelle persone crudeli e senza misericordia che cucinano e mangiano animali viventi, uccelli e simili.
Vengono gettati in un inferno chiamato Kalasutra, coloro che insultano gli uomini spirituali, Brahmini, e Pitri. Essi sono messi su una pentola di rame ardente, lunga quarantamila miglia, e tenuti costantemente sul fuoco di sotto, e al sole bruciante di sopra, venendo tormentati da fame e sete, subiscono indicibili disagi.
Vi è poi un inferno chiamato Asipatravan. Questa è una foresta piena di alberi con foglie fatte di acuti pugnali. Il Jiva è fatto passare attraverso la foresta ed è ferito come una bestia. Colui che va contro il Dharma Vedico, che abbraccia religioni di infedeli, è scagliato qui! Oh che vista pietosa! Davvero il poverino corre in questo modo ed ha ogni parte del suo corpo tagliuzzato in quei terribili boschi di spade. Il Jiva grida: "Ah! io sono finito!” e precipita in agonia.
I Sovrani che inflissero punizioni ad uomini innocenti, o che inflissero punizioni corporali ad un Brahmino, cadono in un inferno chiamato Sukara-Mukha. Qui, ogni
parte del corpo del peccatore è spaccata come le canne da zucchero! Egli urla per il dolore e l’angoscia ma nessuno l'aiuta.
Quegli uomini che avendo una buona posizione nella società infliggono dolore ai poveri precipitano in un inferno chiamato Andhakupa. Il Jiva è tormentato da tutti i lati dall’oscurità e da una varietà di terribili bestie, come serpenti, ecc., e impara una lezione che non gli permetterà di fare di nuovo azioni così peccaminose.
I Brahmini che non compiono quotidianamente il loro Yajna (studio), che non con-dividono con gli altri ciò che possiedono, è appropriato chiamarli corvi, e cadono in un inferno in cui il loro cibo è composto di vermi. Essi precipitano in un enorme oceano di vermi, che cominciano a molestare il Jiva da tutti i lati.
Colui che ruba ad un Brahmino o ad un uomo povero e quindi gli causa di dover soffrire senza motivo, cade in un inferno in cui viene severamente martoriato, con tenaglie di ferro ardenti e colpito da una palla di ferro incandescente.
Quegli uomini o donne che abusarono di innocenti e poveri servitori ed operai, che dovrebbero piuttosto essere compatiti ed aiutati per le loro misere condizioni, cadono in un inferno in cui sono severamente percossi e obbligati ad abbracciare un'immagine di ferro che brucia, simile ad un uomo o una donna. Anche a coloro che abusarono dei loro letti matrimoniali viene data una punizione simile.
Chiunque arrivi qui per la forza della passione verso ogni tipo di esseri, è messo nell’inferno Salmalì, martoriato con spine di diamante e trascinato a forza per tutto l’inferno.
I Sovrani che trasgrediscono i limiti della rettitudine, e gli impiegati amministrativi che negano la giustizia della legge, cadono nel fiume Vaitarani dopo la loro morte.
I Jiva vengono morsi da mostri acquatici, ma non sono staccati dal loro corpo e, per di più, sono mantenuti in vita dal respiro vitale per poter scontare ancora vivi le conseguenze del loro Karma. In questo fiume confluiscono feci, orina, pus, sangue, capelli, unghie, ossa, midollo, carne e grasso.
Quegli uomini nati in una casta elevata, che scelgono di essere mariti di donne impudiche appartenenti ad un ordine sociale inferiore e conducono una vita come bruti per la spudoratezza, dopo la loro morte precipitano in una buca infernale, dove c’è un mare di pus, feci, orina, flemma, e sono costretti ad ingoiare tutte queste detestabili cose.
Quei Brahmini ed altri che si comportano come cani ed asini, e trovano piacere e diletto nella caccia ad animali per ucciderli violando la legge degli Shastra, dopo la loro morte diventano a loro volta bersagli e vengono trafitti da frecce scagliate da esseri spietati.
Quegli uomini che spietatamente macellano animali, rinasceranno come animali in un inferno che è come un macello, e vengono trattati allo stesso modo.
Quei peccaminosi uomini che, benché saggi ma ingannati dalle passioni, obbligano le loro mogli, nate dallo stesso sangue (Gotra), a bere il loro sperma, saranno gettati in un mare di sperma e dovranno berlo.
Quelli che appiccano il fuoco alle case altrui, e somministrano veleno ad altri, o depredano villaggi e carovane – siano essi Re o sudditi del Re - costoro dopo la morte cadranno in un inferno dove saranno ferocemente e voracemente masticati da settecentoventi cani da caccia, coi loro terribili denti.
Colui che dichiara il falso nel dare testimonianza o nel fare regali, precipita in un inferno chiamato Avichimat dove non c'è nessun sostegno o appoggio per stare. Ivi il Jiva è scagliato con forza dalla cima di montagne alte quattrocento miglia. In questo inferno, ogni dura superficie pietrosa appare come acqua e perciò il Jiva è ingannato sempre di più. Benché il suo corpo venga fracassato a pezzi, egli non muore, ed è ripetutamente riportato in cima alla montagna e di nuovo e di nuovo scagliato in giù.
Se un Brahmino beve vino o mangia cibo deplorevole, egli dovrà bere ferro fuso in una certa regione dell’inferno. Coloro che vanno contro le prescritte regole del Varnashrama Dharma, qui vanno incontro ad appropriate punizioni.
Quegli uomini che lodano se stessi come grandi personaggi, ma non rispettano coloro che veramente lo sono per nascita, onore e cultura, sono davvero cadaveri viventi e dopo la morte saranno gettati come primi in un inferno straboccante di melma per subire tormenti senza fine.
Quelli che adorano gli dèi offrendo loro sacrifici umani, saranno gettati in un inferno dove verranno tagliati a fette e mangiati da diavoli, ma senza mai morire così da dover sopportare solamente esperienze di dolore.
Quelle cattive persone che tormentano i rifugiati - perché questi sono sotto il loro controllo - dopo la morte dovranno patire fame e sete estreme e saranno da ogni lato assaliti da strumenti taglienti, che faranno loro ricordare i loro peccati.
Quelli che qui sono per natura crudeli come serpenti e terrorizzano gli altri esseri, quando moriranno, cadranno in un inferno chiamato Dandasuka, dove serpenti di cinque o sette metri li attaccheranno e li spaventeranno a morte, anche se però essi non moriranno.
Coloro che qui imprigionano le persone in oscuri antri e prigioni, dopo la morte saranno a loro volta imprigionati in cupi ambienti pieni di fuoco e fumo.
Gli occhi di quei padroni di casa che si arrabbiano con gli ospiti e li guardano con occhi crudeli, come se volessero bruciarli, dopo la morte saranno strappati fuori da avvoltoi con becchi duri come una roccia di diamante.
Colui che che è in possesso di enormi ricchezze e costantemente sospetta gli altri di essere ladri, e sta sempre a guardia del suo tesoro come un demone con una mente irrequieta, diventa egli stesso un demone in un inferno privo di acqua e pieno di oscurità e lordura. Egli precipita in un inferno chiamato Suchimukha.
Vi sono centinaia e migliaia di tali inferni, che qui non possono essere facilmente descritti. Questi sono solo esempi di tutti quegli inferni per far soffrire i peccatori e i trasgressori delle leggi.
Coloro che controllano i loro sensi, e percorrono il sentiero di Nivritti (Estinzione), che si assorbono in una Divina Meditazione, che sono buoni, gentili e generosi, che non si curano affatto di questo mondo sensuale, che sono intenti alla Moksha (Suprema Liberazione), saranno liberati dal doversi reincarnare. I virtuosi trovano godimento nelle gioie del paradiso. Gli altri cadranno in uno o l’altro di questi inferni, e in questo caso essi non rinasceranno su questa terra.
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L’ “ASURYA-LOKA”
L’Inferno è uno stato di assoluta e completa separazione dal Signore, in cui l’uomo non ha possibilità di sperimentare il Suo Amore, la Santità e la Verità. Non c’è nessuna Illuminazione. È un mondo senza Sole –l’Asurya-Loka.
Tutto è caos, l'oscurità e il tormento sono dovuti alla reazione e per retribuzione dei peccati che sono stati compiuti con estrema ostinazione, perversione e senza alcun pentimento.
Non vi è certo una eterna dannazione o, un eterno fuoco infernale per i peccatori. Non possono esservi. Questa è una teoria che è stata a lungo sconfessata. La dannazione eterna è una dottrina empia, che ha portato terrore ed incubi per secoli. La descrizione terrorizzante degli inferni è stata data per far desistere le persone dal fare cattive azioni. E questa è la Bhayanaka Sabda.
Perfino Saggi Pandit, Shastri, Acharya, preti, religiosi predicatori, Papi, Vescovi ed Arcivescovi, quasi l’intera popolazione di questo mondo, alla fine arrostirà nel fuoco degli inferni.
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IL SENTIERO PER IL ‘YAMA-LOKA’
Due fieri messaggeri della Morte stanno davanti al più infimo e peggior peccatore, guardandolo in modo spaventoso. Il peccatore è legato al cappio scagliato dai due messaggeri. Preso da indicibile terrore egli se la fa addosso, e si trova rivestito in uno speciale corpo spesso chiamato 'Yatana-Deha’, per sottoporsi alle sofferenze che lo aspettano lungo la via. I messaggeri lo legano strettamente con corde e a forza lo trascinano lungo la via per la distante città di Samyamani.
Non c'è nessuna ombra di alberi sulla via, né cibo e né acqua. Una dozzina di soli avvampano. Lo spirito del peccatore cammina avanti, spesso sferzato da freddi venti, punto da spine in qualche caso, o da scorpioni e serpenti velenosi in altri casi. In altri casi ancora, egli è bruciato da fiamme di fuoco.
Con un cuore infranto, e le minacce di una guida cruedele che fa rabbrividire per la paura, morso da cani impietosi, consapevole dei suoi peccati passati, torturato da fame e sete, bruciato da un tremendo sole, mentre marcia su una sabbia rossa e bollente e severamente colpito sulla schiena, anche se sta sempre per cadere in un deliquio, egli è costretto a rialzarsi e portato davanti al Signore della Morte. Poi egli è condannato a prolungate sofferenze e, passando attraverso gradi di vita di animali più grandi, come maiali e cani nel processo di evoluzione, egli alla fine ottiene gradualmente un corpo umano, dopo un processo di purificazione di tali sofferenze.
Da un lato egli precipita in un profondo inferno, da un altro in un’alta montagna, in un altro caso cammina sul filo di un rasoio e sulla punta di una lancia. In un luogo egli tentenna in una terribile oscurità e cade in un pozzo, in un altro egli affonda in un fango pieno di vermi, in un altro ancora in una melma bollente. In un altro luogo vi è una distesa di rovente sabbia fatta di rame fuso, in un altro un mucchio di braci ardenti. In alcuni posti vi sono lanci di tizzoni, di pietre e fulmini, innaffiamenti di sangue, lanci di armi, scrosci di acqua bollente.
A metà strada scorre il terribile ed orribile fiume Vaitarani, pieno di pus e sangue. È assai difficile attraversare questo fiume. Il peccatore viene colpito con martelli dai terribili messaggeri di Yama. Forzatamente egli è trascinato via in ceppi e gli vien dato da mangiare polpette di riso offerte mensilmente dal figlio. Se il figlio fa il dono di una mucca, lo spirito trapassato trova una barca per attraversare il fiume Vaitarani.
Egli giunge alla dimora di Yama alla fine di un anno. Il Signore Yama chiede a Chitragupta quali siano i peccati dell’uomo e Chitragupta interroga gli Sravana, che sono i figli di Brahma, i quali conoscono tutte le azioni degli esseri umani. Le mogli degli Sravana, conoscono accuratamente tutto ciò che è fatto dalle donne. Terra, acqua, fuoco, aria, etere (cielo), il cuore, Yama, il giorno e la notte, i due crepuscoli, la giustizia, il sole e la luna, tutti questi conoscono le azioni dell’uomo.
Il Signore Yama, re della giustizia, dà appropriate punizioni ai peccatori. Poi i crudeli messaggeri li portano all’inferno e li torturano. I messaggeri colpiranno più e più volte i peccatori con lance, mazze e pestelli.
I virtuosi sono trasportati con veicoli celestiali ai giardini del Paradiso che essi guadagnarono in vita grazie alle loro azioni virtuose. Ma lo spirito estremamente peccaminoso sulla sua strada si scontra con iceberg e caverne cosparse di spine e puntute lance d’acciaio, e cespugli graffianti, come punizione per i suoi peccati.
Quelli di classe intermedia, hanno un trapasso chiaro ed eccellente, con soffici sentieri erbosi pieni di freschi alberi e cascatelle d’acqua su ambo i lati.
Al suo arrivo lì, lo spirito così riflette all'interno di sé: "Eccomi qui, e lassù c’è Yama, il Signore della Morte. Quell'altro è Chitragupta, giudice delle nostre azioni, e questo è il suo giudizio dato sul mio comportamento".
Qui nella corte di Yama, il giudizio è ingiunto direttamente al Jiva, così che egli possa raccogliere la ricompensa dei suoi atti, e da ciò ascendere alla beatitudine del paradiso oppure discendere sotto nell’inferno doloroso.
Dopo avere goduto i piaceri di Svarga o sofferto le pene dell’inferno, egli è pronto per ritornare di nuovo in questa terra per sottoporsi al risultato dei suoi atti in ripetute nascite. Questo è il significato delle periodiche cerimonie eseguite per i defunti, per tutto il primo anno dopo la morte di un essere umano
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LA CITTÀ DELLA GIUSTIZIA
Il Signore Yama è il Re della giustizia. La sua città è fatta con diamanti e gioielli. È effulgente ed impressionante, e piena di palazzi e castelli. Ha quattro porte ed è circondata da alti bastioni. Essa misura un migliaio di Yojana. Anche Chitragupta, l'archivista del fato di tutti gli esseri umani, dimora in questa città della Giustizia. Egli registra il bene ed il male degli uomini. Questa meravigliosa città fu creata dall'architetto dell'universo col potere del suo Yoga. Vi è posta l’assemblea divina. Tutti quelli che fanno parte dell’assemblea conoscono bene le Scritture. Tutti sono devoti alla giustizia. Anche i Reali Saggi sono qui. I peccatori che entrano dalla parte meridionale non li vedono. Quelli che entrano nella magione della rettitudine
dai tre ingressi, quello orientale e gli altri, sono uomini di azioni virtuose.
L’ingresso orientale è coperto dai rami di alberi Parijata e pavimentato con gioielli. I santi Brahmini, i Saggi, i Saggi Reali, i devoti del Dio Shiva, i costruttori di rifugi che danno protezione agli asceti durante la stagione piovosa, quelli che sono liberi da rabbia ed avidità, quelli che provano gioia nella verità e rettitudine, quelli che si dilettano nel servizio dei loro maestri, quelli che donano terreni, case e mucche, quelli che parlano ed ascoltano le sacre Scritture, sono in cammino su questo sentiero. Essi si dirigono all’assemblea della Rettitudine.
Il secondo ingresso, il settentrionale, è pavimentato con legno giallo di sandalo. Là vi è un gradevole contenitore pieno di essenza di nettare. Quelli che sono istruiti nei ‘Veda’, che onorano gli ospiti, che adorano Durga ed il Sole, quelli che muoiono per salvare i Brahmini, per servire i loro maestri, oppure per proteggere il bestiame, e quelli che provano piacere nel fare grandi doni, entrano dal cancello settentrionale e raggiungono l’assemblea della Rettitudine.
Il terzo, l’ingresso occidentale, è abbellito con castelli ingioiellati. Quelli che sono devoti al Dio Vishnu e alla sua sposa Lakshmi, che ripetono il Gayatri Mantra e che mantengono accesi i sacri fuochi, quelli che ripetono a memoria i Veda, quelli che sono dotati di compassione, quelli che compiono i cinque sacrifici agli dèi, e lo Sraddha per gli antenati, quelli che compiono il Sandhya nei tempi prescritti, quelli che osservano il voto di celibato, quelli che evitano di ingiuriare il prossimo, quelli che sono fedeli alle loro mogli (o mariti), quelli che sono intenti a fare il bene agli altri esseri, salgano sul migliore dei carri, bevano il nettare ed entrino nel cancello occidentale verso l’assemblea della Rettitudine.
Il Signore Yama dà loro il benvenuto e li onora con pasta di sandalo ed altre cose. Essi vivranno lì per un po’ di tempo e godranno di una felicità sovrumana. Poi essi riprendono una santa nascita umana, quando i meriti per le loro buone azioni si sono esauriti.
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YAMA SABHA
Il palazzo dell’assemblea di Yama, fu costruito da Visvakarma, figlio di Vivasvan. Questa radiante e splendente magione (Sabha) ricopre un’area di cento Yojana. Essa ha lo splendore del Sole; essa produce tutto ciò che uno può desiderare di avere. Non è né troppo fredda né troppo calda, ma anzi, delizia il cuore.
Lì non c'è sofferenza, e nessuna decrepitezza, né fame e né sete; non vi è niente di sgradevole, né c'è alcun genere di cose spregevoli o stancanti. Non può esservi fatica, né alcun genere di cattiva sensazione, in quel Sabha. Ogni oggetto del desiderio, celestiale o umano, può essere trovato lì; ogni tipo di articoli divertenti, come pure dolci e succhi, gradevoli e deliziose cose da succhiare, leccare, o bere, sono là in profusione. Le ghirlande che vi si trovano, sono della miglior fragranza delicata e gli alberi che stanno tutt’intorno producono qualsiasi frutto desiderato.
Là vi sono acque sia calde che fresche, - e sono tutte piacevoli e deliziose. Là siedono reali saggi e santi e Brahmana-Rishi senza macchia. Tutti loro servono graziosamente Yama - i saggi reali Trasadasyu, Kritavirja, Srutasrava, Dhruva, ecc. - cento della stirpe di Martya, cento di Nepa, e cento della stirpe Huya, cento re di nome Dhritarashtra, ottanta col nome Janamejaya, cento col nome Brahmadatta; un centinaio coi nomi di Iri ed Ari, duecento Bhishma, cento Bhima, cento ancora col nome Prativinda, cento Naga e cento Haya.
Questi santi saggi reali, tutti con grandi conseguimenti e grande conoscenza dei Shastra, sono al servizio di Yama nella sua Sala dell’Assemblea. Le divinità dei sacrifici Agastha, Malanga, Kala, Sandhya, le Yogini, i Pitri viventi, il Kalachakra (Ruota del Tempo), Agni l’illustre convogliatore del Ghee (burro fuso per sacrifici), tutti i peccatori e quelli che sono morti durante il solstizio di inverno, gli ufficiali di Yama che sono stati nominati per contare i giorni che restano a tutti ed a tutto, gli alberi Kasha e tutte le piante Kusha nel loro formato spirituale, sono al servizio di Yama. Questi e molti altri sono i membri della Sala dell’Assemblea di Yama. Essi sono così numerosi da non poter essere tutti menzionati quì. Il Palazzo (Sabha) è bello, è esteso, ed è in grado di andare dappertutto a volontà. Visvakarma l'ha costruito dopo lunga e continuata ascesi. Esso è risplendente di sua propria effulgence. Esso è visitato dagli asceti che fanno severe penitenze, voti eccellenti, veritieri discorsi, con mente pura e pacificata, e con cuore santificato da buone azioni,- tutti dotati di corpi luminosi e tutti di bianco-vestiti, adornati di ghirlande e bracciali, e coi loro propri santi atti e coi segni dei loro ordini.
Molti illustri Gandharva ed Apsara riempiono ogni parte di esso con la loro musica sia strumentale che vocale, e con suoni di danze e risate. Profumi sacri, dolcissimi suoni e celestiali ghirlande sono tutti lì in gran numero. Centinaia di migliaia di virtuosi uomini di celestiale bellezza e grande saggezza sono in perenne servizio e adorazione dell’Eccelso Signore che creò tutte le creature.
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INDRA LOKA
Il Palazzo Celeste (Sabha) di Indra (o Shakra) è pieno di lustro e fu da lui ottenuto come frutto delle sue azioni. Fu costruito da Indra stesso, effulgente come il sole. La sua larghezza è di cento Yojana, la sua lunghezza è di centocinquanta Yojana; ed è alto cinque Yojana. Anch’esso può spostarsi ovunque a suo piacimento.
Esso elimina decrepitezza, dolore, fatica e paura; è benefico e di buon auspicio; è fornito di stanze e sedili, ed è attraente ed ornato con alberi celestiali. In quel Sabha, su un seggio eccellente, siede il Signore degli abitanti del Cielo, insieme a sua moglie Sachi, che è l'incarnazione della bellezza e del benessere. Di forma vaga e indescrivibile, con una corona sulla testa, con bianchi braccialetti sulle braccia, vestito di puri abiti bianchi, ed ornato con molte ghirlande colorate, egli siede sul trono con la Bellezza, la Fama e la Gloria ai suoi lati.
Ogni giorno, qui prestano servizio a quell’illustre divinità dei mille sacrifici (Indra), tutti i Maruta - che conducono una vita da padroni di casa, i Siddha, i Rishi celesti, i Sandhya, le divinità celesti ed il brillante complesso che i Maruta hanno adornato con ghirlande dorate. Questi, col loro seguito, possedendo tutti forme celestiali ed ornati con ornamenti adorano e sono sempre al servizio dell’illustre ‘castigatore’ dei nemici, il signore delle creature celesti.
Qui prestano servizio ad Indra tutti i Rishi celesti di puro spirito, tutti effulgenti come il fuoco, tutti senza peccato, energici, senza dolore di alcun tipo, e senza alcuna paura (o ansietà), - tutti gli esecutori del sacrificio-del-Soma, Parabara, Parvata, Savarni, Durvasa, Yajnavalkya, Uddalaka, ecc. Alcuni di essi sono nati da donne, altri no, - alcuni vivono nell’aria, altri nel fuoco. Questi Rishi venerano Colui che regge il Tuono (Indra), il Signore di tutti i mondi.
Sahadeva, Sunita, Samìka, Hiranmaya, Garga, ecc., e tutte le acque e le piante celesti, la Fede, l’Intelligenza e le Dèe dell’Insegnamento, Dharma, Artha e Kama. nonché il fulmine, le nuvole cariche di pioggia, i venti, tutte le forze del cielo, il punto orientale, i ventisette fuochi portati dai sacrificanti Ghee, Agni, Soma, il fuoco di Indra, Mitra, Savitri e Aryama, Bhaga, Sukra, i pianeti, le stelle, i Màntra che sono recitati nei sacrifici, tutti questi sono presenti là.
Molti affascinanti Apsara e Gandharva gratificano il Signore celeste coi loro vari tipi di danze e musica, vocale e strumentale, e con l’esibizione di molte abili imprese. I Brahmana Rishi, tutti i saggi reali e celestiali ornati con ghirlande ed ornamenti spesso vanno e vengono da quella celestiale Sala dell’Assemblea, trasportati su vari tipi di carri celestiali.
Brihaspati e Sukra sono sempre presenti ivi in ogni occasione. Questi e molti altri illustri Rishi dai rigidi voti, Bhrigu ed i sette Rishi che sono simili a Brahma stesso, sono sempre soliti andare e venire da quella Sala dell’Assemblea, anch’essi portati su carri meravigliosi come il carro di Soma. Questo Sabha (Sala dell’Assemblea) è chiamato Pushkaramalini.
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VARUNA-LOKA
Il celestiale Sabha di Varuna è impareggiabile. Le sue dimensioni esattamente sono come quello di Yama. Esso è adornato con muri bianchi ed archi. È costruito da Visvakarma sotto le acque; è circondato su tutti i lati da molti alberi celestiali fatti di gemme e gioielli, che producono eccellenti frutti e fiori. Molte piante con fiori blu, gialli, neri, bianchi e rossi hanno formato eccellenti boschetti. Centinaia e migliaia di splendidi e variegati uccelli di ogni specie emettono le loro melodie all’interno di questi boschetti.
Quel Sabha è molto delizioso; non è né freddo né caldo. E’ governato da Varuna e consiste di molte stanze fornite di invitanti posti. Qui siede Varuna con la sua Regina (Varuni) adornata con ornamenti celestiali e gioielli. Adornati con celestiali ghirlande, odorosi di celestiali profumi e spalmati di creme di fragranze celestiali, là gli Aditya sono al servizio del signore delle acque, Varuna.
Vasuki, Takshaka, Janamejaya, ecc. tutti con gli auspiciosi segni, con il Mandala e larghi cappucci, sono al servizio di Varuna, senza alcuna ansietà. Virochana, Vali, Sangrodha, le Danava chiamate Kalakpanja, Suhanu, Pithara, Dasagriva, tutte adornate con orecchini, ghirlande e corone infiorate, e vestite con vesti celestiali, tutti quanti beati ed allegri, immortali e valorosi, tutti con buona condotta e voti eccellenti, sono al servizio di Varuna, Colui che regge il cappio (come sua arma). Ed anche lo servono i quattro oceani, i fiumi Bhagirathi, Kalindi, Vidisa, Venva, il rapido Narmada, il Chandrabhaga, il Sarasvati, l'Iravati, il Sindhu, il Godavari, il Krishna, il Kaveri, il grande Sone, il Sarayu, il rossastro Mahanadi, il Gomati, ecc. tutti gli altri fiumi, il sacro Tirtha, laghi, fonti, cascate, serbatoi larghi e piccoli, tutti nelle loro forme personificate, i punti del cielo, la terra, tutte le montagne, ogni specie di animali acquatici, tutti sono al servizio dell’illustre Varuna.
I Gandharva ed Apsara, esperti in musica vocale e strumentale, sono anch’essi al servizio di Varuna, cantandogli canzoni elogiative. Tutte le attraenti montagne, ricche di gioielli, sono ivi presenti impegnate in dolce conversazione. Il ministro di Varuna, di nome Sunava, circondato da figli e nipoti, è al suo servizio insieme al saggio Pushkara Tirtha.
Tutti questi, nella loro forma personificata, adorano Varuna.
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KUBERA-LOKA
La grande ed effulgente Sala dell’Assemblea di Vaisravana (Kubera) è anch’essa di cento Yojana in lunghezza e settanta Yojana in larghezza. Fu costruita da Kubera stesso con i poteri della sua ascesi. È come la vetta di Khailasa (la montagna) ed offusca lo splendore della luna stessa. Essendo sostenuta dai Guhyaka, appare come se fosse attaccata al firmamento. Essendo adornata con vasti palazzi celestiali -fatti di oro, mostra una grande bellezza.
Questo Shaba è estremamente delizioso e reso fragrante con profumi celestiali. Esso è ornato con molti grandi gioielli. Assomigliando alla vetta di una massa di nubi bianche, esso sembra stare a galla nel cielo, è dipinto con colori dorati di oro celestiale, e perciò appare come se fosse adornato con striscie di luce. Qui siede su un trono eccellente, splendente come il sole, coperto da celestiali tendaggi e fornito di alti sgabelli, l’avvenente Re Vaisravana, vestito di un eccellente manto ed adornato con ornamenti preziosi e brillanti orecchini, circondato da un migliaio di sue mogli.
Deliziose e fresche brezze soffiano attraverso le generose foreste di Mandaras, portando la fragranza del campo di Jasmine ed anche dei fiori di lotus sul seno del (fiume celestiale) Alaka e dei giardini di (legno celestiale) Nandana, mentre sono al servizio di Kubera (Vaisvarana). Lì si sentono melodie cantate dai Gandharva, circondati dalle varie tribù di Apsara, con note di dolcezza celestiale. Misrakesi, Rambha, Urvasi, Lata, e mille altri Apsara e Gandharva, grandi esperti di musica e danza, sono tutti al servizio del signore del benessere. Quella Sala Assembleare, risuonante con note di musica vocale e strumentale dei vari Gandharva ed Apsara, è estremamente affascinante e deliziosa.
I Gandharva Kinnara, Hamsachura, Vrikshavaspa e gli altri, con centinaia e migliaia di Yaksha, sono sempre al servizio di Kubera. Anche le illustri Lakshmi e Nala, amanti di Kubera, rimangono sempre là (in quel Sabha). Molti altri vanno là spesso. Molti Brahmana-Rishi e Rishi celestiali vanno sempre là; molti Rakshasa e Gandharva servono là. Sono al servizio del loro amico, il Signore del Benessere, che è sempre felice e non conosce fatica, l'illustre (divinità), il marito di Uma, il Signore di tutte le creature, il Dio dai-tre-occhi, accompagnato dalle sue mogli e circondato da innumerevoli spiriti, alcuni di minima statura, alcuni con terribili volti, alcuni con occhi rosso-sangue, alcuni che mangiano carne e grasso, e tutti in possesso di varie armi e con la velocità del vento.
Con cuore contento, centinaia di capi-Gandharva vestiti con le loro rispettive vesti, venerano Kubera. Il Capo dei Vidyadhara, Chakradhamana, e tutti i suoi seguaci, sono al servizio di Kubera. Molti Kinnara, innumerevoli sovrani con Bhagadatta in testa, il capo dei Kimpurusha, Druma; il capo dei Rakshasa, Mahendra, tutti sono al servizio di Kubera.
Il virtuoso Vivishana è al servizio del suo fratello più grande Kubera. Le montagne Himalayane, Paripatra, Vindhya, Kailasha, Sunava, e molte altre nelle loro forrne personificate con il Meru alla loro testa, sono al servizio di Kubera.
L’illustre Nandisvara Mahakala, molti spiriti con orecchie puntute e bocche acute e taglienti, il toro bianco di Shiva dal profondo-ruggito, numerosi altri Rakshasa e Pisacha, tutti sono al servizio di Kubera. Il figlio di Kubera, circondato dai suoi attendenti, grazie ad un precedente permesso, è solito inginocchiarsi per adorare Shiva, il creatore dei tre mondi. Una volta, l'elevato Bhava (Essere) Spirituale (Shiva) fece amicizia con Kubera, e da quel giorno egli è sempre presente nella Sala-Riunioni di Kubera. Quei principi di ogni ricchezza, Sankha e Padma (nel loro forme personificate) accompagnati da gemme, sono al servizio del signore di ogni ricchezza. La Sala delle Assemblee di Kubera è anche in grado di muoversi nel firmamento.
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Kyne (dal greco khiné) è il sostegno di tutte le creature. Kyne è il rifugio di tutte le creature. Kyne è l’incarnazione della virtù. Kyne è sacro e Kyne purifica tutto. Le sue incarnazioni hanno forme e qualità eccellenti.
Kyne forma un’energia elevata ed eccellente. Il dono di Kyne è estremamente noto. Quegli uomini buoni che, spogliati dell'orgoglio, fanno il dono di Kyne, sono considerati come coloro che fanno atti retti e come coloro che offrono ogni cosa.
Tali uomini acquisiscono l’elevatissima e sacra regione di Kyne.
Qui gli alberi producono frutta dolce. Davvero, questi alberi sono sempre adornati con fiori e frutti eccellenti. Quei fiori hanno una fragranza celestiale.
L'intero suolo di quella regione è composto di gemme. Le sabbie sono fatte di oro. Il clima possiede l'eccellenze di ogni stagione. Non c'è melma, né polvere. È un luogo davvero assai sacro.
I fiumi vi brillano per lo splendore dei fiori di loto che fioriscono nel loro seno, e per i gioielli, gemme e oro che sono sulle loro rive e che mostrano l'effulgenza del Sole mattutino.
Là vi sono anche molti laghi su cui galleggiano molti loti, frammisti quà e là con la Nymphaea-stellata, e con i loro petali fatti di preziose gemme e filamenti d’oro grezzo. Essi sono anche ben adornati di boschi infiorati di Nerium-odorum, con migliaia di bei rettili che si attorcigliano intorno ad essi, come pure con foreste di Santanaka piene di fiori.
Là vi sono fiumi le cui rive sono variegate con molte perle brillanti e splendenti gemme ed oro. Parti di quelle regioni sono coperte con eccellenti alberi adornati con gioielli e gemme di ogni sorta. Alcuni di essi sono fatti di oro ed alcuni sono effulgenti come il fuoco.
Là vi sono molte montagne fatte di oro, e molte colline fatte di gioielli e gemme, che splendono in bellezza a causa delle loro alte cime fatte di ogni tipo di gemme.
Gli alberi che ornano quelle regioni fanno sempre fiori e frutti, e sono sempre coperti di denso fogliame. I fiori producono sempre una celestiale fragranza ed i frutti sono estremamente dolci.
Là gli uomini retti si divertono sempre felicemente. Liberi da dolore ed irritazioni, essi passano il loro tempo lì, incoronati con la fruizione di ogni desiderio. Persone illustri e pie giocano felicemente, muovendosi da un posto all’altro in deliziosi e piacevoli carri.
Gruppi di ninfe celesti si divertono sempre lì, con musica e danze. Effettivamente una persona va in tali regioni come frutto della sua offerta di Kyne.
Quelle regioni ottenute dai Pushan, e dai Maruta di grande potere, sono acquisite da coloro che offrono Kyne. In quanto a ricchezza il reale Varuna è considerato come preminente. Il donatore di kyne acquisisce ricchezza come lo stesso Varuna.
Colui che offre Kyne con rispetto e quelli che lo seguono con umiltà, riescono ad ottenere molti vantaggi apprezzabili dal Kyne a cui sono diventati adatti.
Non si dovrebbe mai, neanche nel proprio cuore, offendere Kyne. Si dovrebbe, invece conferire sempre la felicità su essi. Si dovrebbe rispettare e venerare Kyne sempre, curvando un po’ la propria la testa.
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VAIKUNTHA-LOKA
In Vaikuntha, tutte le persone che vi abitano, avendo la forma di Vishnu, lo propi-ziano per mezzo del Dharma, che non è incitato dal desiderio di alcun frutto.
Là abita la gloriosa Prima Persona, che è solo una serie di parole (che è ben nota solo al Vedanta), la quale ha associato se stessa con il Sattva non mescolato con il Rajas, mostra benedizioni su noi, suoi devoti, che Egli vuole rendere felici.
Vi è un giardino chiamato ‘La Massima Felicità' pieno di alberi che producono tutto ciò che si desidera e risplende come materializzazione della beatitudine finale.
In quel Vaikuntha Loka, i Mukta (Liberati) che camminano in mezzo ai fiori Vimana insieme alle loro consorti, sono indifferenti alla brezza profumata e, benché la loro mente sia eccitata dalla fragranza dei fiori Madhavi che sgocciolano il loro miele in mezzo all’acqua, essi cantano sempre l’azione del Signore che purifica il mondo da tutti i suoi peccati.
In Vaikuntha, mentre l'ape regina vibrando canta la storia di Hari, nel tumulto di piccioni, cuculi, aironi, oche vermiglie, Chataka, cigni, pappagalli, Tittiris e pavoni, vi è una pausa momentanea. Là, i fiori Mandhara, Kunda, Kurava, Utpala, Champaka, Arna, Punnaga, Naga, Bakula, Ambuja, e Parijata, tutti questi fiori dotati di fragranza come sono, riguardano estremamente il Tapas di Tulasi quando la loro fragranza è apprezzata e valutata dal Signore Hari, che porta la ghirlanda di Tulasi come Suo ornamento.
Quel Vaikuntha Loka è colmo di Vimana di Vaidurya (occhi di gatto), di colore oro e smeraldo, che sono visibili solamente a coloro che si prostrano ai Suoi piedi; e vi sono donne con grandi fianchi e facce sorridenti, che con i loro esasperanti sorrisi ed altre arti eccitano la passione di quei Mukta che hanno dato i loro cuori al Signore Krishna.
Là, nella dimora di Hari, Lakshmi la Dea senza difetti, nella sua meravigliosa forma e con le braccia liberamente sospese, con piedi simili a fiori di loto che echeggiano con campanellini alle caviglie, appare dalla sua immagine riflessa sulle pareti di cristallo cesellate d’oro, nell’atto di spolverare la casa; - Lakshmi la cui grazia è ricercata da Brahma e tutti gli altri dèi.
Là, nel suo proprio giardino, e in fontane d’acqua di puro nettare, circondate da parapetti di corallo, mentre adorava il Signore con Tulasi, Lakshmi vide il suo volto dai bellissimi tratti ed il prominente naso, riflesso nell’acqua e pensò che esso fosse baciato dal glorioso Signore.
Al Vishnu-Loka, non vanno quelli che ascoltano brutte storie che viziano la mente, perché a loro interessano altri argomenti, anziché gli atti (come la creazione, ecc.)
del Signore Hari, che scioglie i peccati dei Suoi devoti. Quelle brutte storie che, quando udite dagli uomini sfortunati, li privano di ogni merito e anzi, li gettano in inferni di oscurità, dove nessun sollievo è possibile.
Questi sono uomini che ingannati dalla infinita Maya (Illusione) non compiono l'adorazione del graziosissimo Signore, benché essi abbiano ottenuto questa vita umana che è ricercata anche da noi ed in cui è possibile ottenere la conoscenza della verità attraverso la pratica del Dharma.
Là vanno quegli uomini che sono al di sopra di noi e possiedono carattere nonché un’invidiabile virtù, uomini da cui Yama si tiene a distanza, (o che sono al di sopra di Yama, Niyama e le altre restrizioni) sul cui corpo si rizzano i peli e dai cui occhi sgorgano lacrime, essendo la loro mente ed il cuore sommersi di intenso amore nelle loro reciproche conversazioni di deliziose glorie con il Signore.
Vaikuntha, la sola regione degna di lode in tutti i mondi, che splende nel modo più splendido, con le sue più belle e meravigliose magioni degli dèi e dei saggi, e che in breve è una regione di natura divina, essa è occupata dal Padre dell'Universo.
Vi sono sette ingressi a Vaikuntha. In ciascun ingresso vi sono due dèi della stessa età armati di Gada, bellamente ornati con inestimabili Keyura, Kundala e Kireeta, che portano sui loro colli e sulle loro quattro braccia blù, la (cosiddetta ghirlanda) Vanamala con intorno un allegro sciame d’api, e che dalle loro sopracciglia ricurve sembrano portare in viso una certa oscura rabbia, il naso prominente (con larghe narici) ed occhi rossi.
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Vi sono sette Piani o Loka. Essi sono Bhuloka (piano terreno), Bhuvarloka (il piano astrale, o Antariksha), Svargaloka (il Cielo o piano mentale), i vari Maharloka, Janarloka, Tapoloka e Satyaloka (o Brahmaloka, il mondo di Brahma, il Creatore). Coloro che praticano Tapas (penitenza) dimorano in Tapoloka. Se voi in una stanza avete diversi tipi di luci, come una lampada a petrolio, o ad olio di senape, a kerosene, o una candela, o luce elettrica; le varie luci si interpenetrano. Così pure, i vari Loka si interpenetrano. Ogni piano ha la sua propria materia in un adeguato grado di densità, che interpenetra la materia del successivo piano che sta sotto.
Il piano astrale, o Bhuvarloka, interpenetra il piano della terra e si estende per una certa distanza oltre essa. Il piano mentale interpenetra l'astrale ma si estende inoltre anche oltre lo spazio di quest’ultimo. Le vibrazioni del mondo astrale sono più rapide o più veloci di quelli del piano fisico. Le vibrazioni del piano mentale sono più rapide o più veloci di quelle del piano astrale. Le vibrazioni del Satyaloka sono più rapide o più veloci di quelle del piano mentale. In ogni piano lo spirito sviluppa un nuovo e più alto senso del potere.
Quando si passa da un piano ad un altro, non ci si muove nello spazio. Si cambia semplicemente il proprio livello di consapevolezza. Si cambia la propria focalità di coscienza. Si possono avere diversi tipi di visione, tramite un telescopio o un microscopio, usando lenti di differenti gradi di potenza. Vi sono al nostro interno diversi veicoli che corrispondono ai diversi piani e che possono funzionare in piani diversi.
Nello stato di sogno funziona il corpo astrale. Nello stato di sonno profondo è in funzione il corpo causale. Cosippure, nel piano astrale opera il corpo astrale, nel piano mentale opera il vostro corpo mentale, nel Brahmaloka funziona il vostro corpo causale. Ciascun piano è formato da materia con gradi diversi di densità. Nel piano mentale la materia è più sottile di quella del piano astrale. Nel piano causale la materia è più sottile della materia del piano mentale. I piani occupano la stessa posizione nello spazio. Il Paradiso è qui. Il Brahmaloka è qui. Per questo abbiamo tutti un veicolo o corpo differente ed un differente e più sottile occhio. Possiamo funzionare su qualunque piano.
Nel piano fisico si ha la conoscenza degli oggetti attraverso i cinque organi di conoscenza (Jnana-Indriya) cioè, orecchi, occhi, lingua, naso, e pelle. Nel piano mentale, o Cielo, non si ascolta, né si vede o si sente per mezzo di organi separati e limitati. Si ha un Divya-Chakshus, ovvero un ‘occhio-divino’, uno straordinario nuovo potere o facoltà. Si può sentire, vedere, toccare e conoscere ogni oggetto istantaneamente, tramite questo nuovo organo mentale. Si ha una conoscenza accurata e perfetta di tutti gli oggetti. Non si è ingannati o sviati di una qualunque apparenza esterna. Non c'è alcun malinteso.
Nella mente, tutti i poteri di tutti i sensi sono mischiati. La Mente è un composto o mescolanza di tutti gli organi. Essa può udire, vedere, provare, odorare, sentire e sperimentare tutto. Essa può ottenere tutto ciò che vuole col semplice pensiero (Sankalpa). Se si pensa ad una macchina celestiale, essa è subito lì davanti. Se si pensa ad un luogo, siamo immediatamente lì. Se si pensa ad una persona, questa è subito davanti a noi. Non c'è distanza per il pensiero. Non c'è alcun senso di separazione per lui. La mente può leggere anche i pensieri altrui. Quindi, nel piano mentale, domande e risposte non sono necessarie. L'interscambio delle idee è molto rapido. La mente può conoscere il passato ed anche il futuro. Essa è dotata di chiaroveggenza e chiaroudienza, e può manifestarsi simultaneamente in varie forme.
Il Paradiso è solo un piano di godimento. È un luogo ove si raccoglie il frutto del Karma positivo generato nel piano terrestre. Qui non si può creare nuovo Karma. Non si può raggiungere Moksha, o emancipazione finale, da lì. Bisognerà venire di nuovo giù su questa terra per ritentare la via della propria salvezza.
Indra, Varuna, Agni, ecc., sono i Devata originali o divinità celesti. Là vi sono anche i Karma-Deva, che sono uomini che si elevarono allo status di Deva grazie alle azioni meritorie compiute qui sulla terra. Un Deva ha un corpo Taijasico, in cui predomina il fuoco. I Deva mostrano differenti gradi di brillantezza in concordanza con i loro diversi livelli di avanzamento.
Non ci sono né giorno né notte, per un Deva o un abitante del piano mentale, o Paradiso. Per essi non c’è né sonno né veglia. Quando si arriva in Paradiso si sperimenta intensa felicità. Questo è il proprio stato di veglia, qui. Quando il periodo di vita in paradiso è terminato, si sprofonda in uno stato di incoscienza.
Il Brahmaloka è il mondo di Brahma o Hiranyagarbha, che è anche conosciuto col nome Satyaloka. Coloro che si dirigono sul sentiero Devayana arrivano a questo piano. Quelli che compiono azioni meritorie senza l’aspettativa deli frutto e che conducono una vita di purezza e rettitudine, quelli che adorano Hiranyagarbha, e tutti i Bhakta realizzati andranno in questo reame. Essi otterranno Krama-Mukti, o l’emancipazione progressiva. Essi godranno tutti del Divino Aisvarya del Signore e alla fine del si fonderanno nel Para-Brahman, insieme a Brahma, il Creatore.
Il Brahmaloka diventa il Vaikuntha, o appare come Vaikuntha, ad un devoto del Dio Hari (Vishnu). Diviene Kailasha o Shivaloka, o appare come Shivaloka, ad un devoto del Dio Shiva. È il Bhava (legge del divenire) che è in opera.
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Intervallo tra Morte e Rinascita
Le persone desiderano sapere il periodo esatto che passa tra il tempo di lasciare il corpo e il nascere nuovamente. - Lo spirito impiega forse un anno per ottenere un corpo nuovo? Oppure gli servono dieci anni? Quanto tempo uno vive sui piani sottili prima di riapparire sulla terra? - Queste sono alcune delle domande. Ora, non c'è un periodo definito di tempo, in questa questione. Due principali fattori decidono questo problema, e cioè, la natura del Karma individuale e l'ultima impressione che si ha prima della morte. Si può variare da centinaia di anni fino ad alcuni mesi. Quelli che compiono qualche loro Karma in altri piani, in regioni più sottili, prendono un tempo considerevole prima di rientrare in un nuovo corpo. L’intervallo è molto lungo, perché un anno del periodo terreno passa via come un solo giorno sul piano celeste. Viene citato un esempio, dove, vedendo lo stupore e l'ammirazione di turisti stranieri davanti alle imponenti rovine di certi monumenti antichi, un santo presente lì vicino rimarcò che alcune di queste persone avevano costruito questi monumenti molti secoli prima. Ora esse osservavano con stupore il proprio lavoro fatto con le loro mani.
Un individuo molto sensuale con forte bramosìa o uno con intenso attaccamento talvolta rinasce assai rapidamente. Anche in casi in cui la vita è stroncata da una morte violenta o da un incidente inaspettato ed improvviso, il Jiva riprende la vita assai presto. Ciò fu così nel caso della ragazza dell’Amritsar, Mahindra Kumari. Lei era rinata dopo 7 mesi dalla sua morte nell’ottobre del 1939. Tanto forte era il suo desiderio di rivedere il fratello al momento della sua morte. Di solito, in tali casi di rinascita immediata, il Jiva spesso ricorda molti degli eventi della sua vita precedente. Riconosce i suoi precedenti parenti ed amici ed identifica la vecchia casa e gli oggetti familiari. Questo porta talvolta a sviluppi molto strani. Ci sono degli esempi dove una persona assassinata, dopo essere rinato, ha dichiarato il modo in cui avvenne la sua morte, rivelando l'identità dell'assassino nel recente passato.
Così, per esempio, Dharmarajya riportò (23-3-1936) in un villaggio in Gwalior, che uno del villaggio Patwari offese uno del Thakur, Chotey Lal, con alcune false entrate nelle registrazioni, pregiudizievoli nei confronti dei precedenti interessi del villaggio. Per vendicare il danno, il Thakur intrappolò il Patwari in un'imboscata, gli sparò nel torace e gli troncò le dita della mano destra. Qualche tempo più tardi, nacque un figlio ad una persona, in un luogo a 14 miglia di distanza dalla scena dell’assassinio. Il bambino aveva un segno di colpo di pistola nel suo torace ed era privo delle dita della mano destra. Quando il bambino poté parlare, un giorno il padre gli chiese se il Creatore avesse dimenticato di fargli le dita. Il bambino rispose subito che Chotey Lal di Thakur gli aveva sparato nel torace e gli aveva troncato le dita, dando dettagli dell'incidente che poi fu verificato.
Un individuo reincarnato a volte avrebbe senza errori scoperto e dato il tesoro che era stato nascosto da lui stesso. Nella maggioranza dei casi questa memoria non è presente, allorché si nasce. Essa è davvero una benedizione conferita dall'Essere Onnisciente. Tali ricordi complicherebbero molto le nostre vite attuali. Il passato ci è velato fino al tempo in cui è bene ed utile ricordarlo. Quando si ottiene la perfezione e si giunge alla fine di un ciclo, tutto sarà svelato e si vedrà un intero rosario di vite collegate alla propria personalità.
Ma tali casi di rinascita immediata non sono comuni. In generale, per un individuo ordinario, l'intervallo tra la morte e la rinascita sembra essere un considerevole periodo, misurato in termini di durata terrena. Persone che hanno fatto molto buon Karma passano moltissimo tempo sui piani Daivici (sottili) prima di rinascere nuovamente. Le grandi anime, persone spiritualmente avanzate, aspettano per un lungo tempo prima di reincarnarsi.
Nel periodo che s'interpone tra la morte e la nuova nascita, lo spirito trapassato può, specialmente se la persona era psichicamente e spiritualmente evoluta, materializzarsi frequentemente sul piano terrestre, se ve ne fosse la necessità. Esso può prendere forma umana, fare discorsi, e può anche farsi sentire dal tocco tangibile. È pure possibile fotografare una tale apparizione.
Questa forma materializzata è diversa dal corpo astrale. Quest’ultimo non è visibile ad una vista normale. Essa è un’esatta controparte, un ‘doppio’ sottile del corpo fisico e forma il veicolo con cui lo spirito trapassato viaggia dopo la morte.
Ma, comunque, la coscienza astrale non può garantirvi la libertà dalla nascita e morte. Sia l'occultismo che lo spiritualismo non possono mai dare l'emancipazione ultima, né rivelare il pieno segreto dell'Aldilà. Solo la realizzazione spirituale e la conoscenza del Sé riveleranno il mistero di Vita e Morte, e della vita oltre la Morte.
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LO SPIRITISMO
La Morte è il fenomeno più comune in natura, eppure è quello meno compreso. È il problema più difficile della filosofia, perché normalmente non é disponibile una testimonianza diretta di ciò che realmente accade dopo la morte.
La pratica dello Yoga rende abili nell’osservare il fenomeno della morte attraverso l'occhio intuitivo della saggezza, o Divya Chakshus. Il Maharshi Vasishtha dichiara di aver compreso tutto direttamente, e parla della morte tramite la sua propria esperienza.
Recentemente in Occidente vi è stato un tentativo fatto dalla Psychical Research Society per studiare il problema della morte. Alcuni pensatori hanno dovuto accettare, sulla base delle evidenze raccolte, che la morte non porta la personalità umana ad una fine.
Sir Oliver Lodge ha fatto degli esperimenti scientifici. Egli ora è convinto che dopo la morte vi sia una sopravvivenza della vita. Lui dice: “Per giustificare me e i miei collaboratori, sono costretto ad annoiare i miei ascoltatori non solo con il lasciare registrazioni del nostro convincimento che gli avvenimenti ora osservati come occulti possono essere esaminati e ordinati secondo i metodi scientifici applicati attentamente ed insistentemente, ma andando oltre, dico assai brevemente che già i fatti così esaminati mi hanno convinto, che la memoria e l'attaccamento non sono limitati a quest’aggregazione materiale da cui solo possono manifestarsi qui ed ora, ma che quella personalità persiste oltre la morte. L'evidenza nella mia mente va a comprovare che quell'intelligenza disincarnata, in certe condizioni, può interagire con noi, nell’aspetto materiale, quindi indirettamente venendo insieme alla nostra comprensione scientifica."
La moderna tendenza è di speculare sempre più sulla vita dopo la morte, dopo l'avvento delle comunicazioni spiritiche, inclinazioni dei tavoli, colpi battuti dagli spiriti, luci psichedeliche di spiriti, scritture di spiriti, scritture automatiche su fogli e lavagne, mani che si materializzano, sollevamenti di schede, sbattiti di piatti e bottiglie, ecc. Manipolazioni della tavola Ouija e comunicazioni attraverso i media. Numerosi articoli sono stati liberamente scritti sul soggetto, sia in Occidente che in Oriente. C’è una quantità enorme di società per la ricerca psichica in Occidente. Il risultato di queste ricerche è stato capace di convincere l'Occidente sulla soprav-vivenza dell’anima dopo la morte.
L’Occidentale, con lo stadio di avanzamento spirituale al quale è arrivato ora, e la ricerca per la dimostrazione scientifica di ogni fenomeno, può trovare rivelazioni e scoperte dell'esistenza dello spirito, tramite questo fenomeno con un grado di prove e dimostrazioni. Per lo studente di filosofia Orientale, allevato ed educato nelle sacre scritture dell'India, l'esistenza di uno spirito e delle sue trasmigrazioni è solamente l'inizio della sua filosofia. In Occidente, finora ciò è pressocché la conclusione delle loro ricerche.
Secondo il pensiero della scuola spiritualistica, l'altro mondo al quale noi andiamo dopo la morte, consiste di un numero di sfere che rappresentano le varie ombre di luminosità e felicità, per cui le nostre condizioni spirituali ci sono adatte. In queste sfere, lo scenario e le condizioni di questo mondo sono strettamente riprodotte e così pure la struttura generale della società. La morte è resa facile dalla presenza di esseri celestiali che conducono il nuovo venuto nella sua esistenza.
Le anime dei Jivanmukta, cioè i grandi saggi Liberati che si sono fusi nell'Assoluto, non possono essere richiamate da nessuna invocazione, né da richiami di spiriti, o di medium. Uno spirito trapassato può portare un intenso amore verso le sue precedenti relazioni con parenti e amici. Può anche comunicare coi suoi superstiti sulla terra.
I moribondi hanno un forte attaccamento per i loro cari. Se non c’è nessuno che possa prendersi cura dei loro bambini, essi dopo la morte proiettano il loro corpo astrale, e appaiono di fronte ai parenti e danno loro un messaggio. Vi sono state registrazioni di tali casi.
Alcune anime trapassate che hanno intenso attaccamento per i loro cari diventano prigioniere di questo mondo. Esse si librano intorno a loro, rimangono vicine ad essi e tentano di aiutarli. Provano perfino ad essere amate da loro e sono conscie della loro personalità. Esse non capiscono di essere morte.
Un uomo sta seduto nella sua stanza. Egli sta pensando ad un difficile problema. Egli è da solo nella stanza e la stanza è chiusa. Egli vede il suo 'doppio' che è come lui stesso. Questo esce fuori da lui, va verso la tavola, prende un pezzo di carta ed una penna, risolve il suo problema e scrive la risposta sul foglio. Questo 'doppio' è il <sé> astrale dell’uomo che può vivere indipendentemente dal corpo fisico e grossolano. Questo esempio è registrato nella Psychical Research Society di Europa ed America. Questo prova chiaramente che c'è uno spirito che è distinto totalmente dal corpo fisico grossolano.
Dopo la morte lo spirito individuale porta con sé tutti i suoi desideri e si crea gli oggetti di godimento con il solo pensiero. Se pensa ad un’arancia, l'arancia è là ed egli mangia l’arancia. Se pensa al tè, appare una tazza di tè e lui beve il tè. Colui che in Cielo vuole bere vino e mangiare deliziosa frutta, e vivere con damigelle celestiali, e muoversi in carri siderei, va in un piano di coscienza in cui proietterà queste idee e creerà così il suo paradiso.
Lo Spiritualismo moderno (cioè lo Spiritismo) ha dato meravigliose dimostrazioni riguardo all’esistenza di spiriti disincarnati che continuano a vivere anche dopo la dissoluzione dei loro corpi fisici grossolani. Ciò ha aperto gli occhi al rango dei materialisti e degli atei dell’Occidente.
Alcuni spiriti buoni possiedono i poteri di chiaroveggenza e chiaraudienza. Essi hanno amore e affetto per i loro amici e parenti. Essi cercano di aiutarli durante le loro angoscie, sfortune, pericoli e calamità e danno loro messaggi di avvertimento per distoglierli dai pericoli. Gli spiriti disincarnati rimangono legati a questo mondo per qualche tempo dopo la loro morte. Essi si aspettano aiuto dai loro parenti ed amici. Preghiere, Kirtan, Sraddha, atti di carità e buoni pensieri aiutano le anime trapassate nell'ottenere liberazione dalle condizioni mondane andando in alto ed entrando nel mondo dei Pitri, per godere i frutti delle loro buone azioni.
Gli spiriti non hanno conoscenza della verità più alta. Essi non possono aiutare gli altri ad ottenere l’Auto-realizzazione. Alcuni sono sciocchi, illusi ed ignoranti. Questi spiriti legati al mondano controllano i medium e fanno finta di sapere tutto riguardo ai piani oltre la morte. Essi però dicono il falso. Essi prendono l'aspetto di qualche altro spirito ed ingannano chi li evoca. I poveri medium innocenti non sono consapevoli dei trucchi giocati dai loro disonesti spiriti-guida. Gli spiritualisti sprecano il loro tempo, energia, e soldi nella vana speranza di ottenere il favore di questi spiriti e una conoscenza trascendentale attraverso di loro.
Gli ultimi pensieri degli spiritualisti saranno solamente pensieri di spiriti. Essi non possono avere pensieri sublimi di Dio. Perciò essi entreranno solo nella regione degli spiriti. La comunicazione con gli spiriti danneggerà la loro avanzata verso le più alte regioni felici e li renderà prigionieri del piano mondano. Quindi, rinunciate alla futile curiosità di parlare con i morti su tutto ciò che riguarda il mondo degli spiriti. Voi non guadagnerete nessuna cosa tangibile e sostantiale e disturberete solo la loro pace.
Nessuno dovrebbe permettersi di divenire un medium. I medium sono persone che hanno perso il potere dell’auto-controllo. La loro energia vitale, la forza-vitale ed i loro poteri intellettuali sono usati dagli spiriti che li controlano. I medium non guadagnano nessuna più alta conoscenza divina. Questi spiriti non sono angeli come pretendono gli spiritualisti. Essi sono in realtà solo spiriti imprigionati al mondo degli umani.
Gli spiriti dipingono ritratti, scrivono a macchina e si materializzano nelle riunioni. Poi si sciolgono in una sostanza bianca come-nebbia e scompaiono. Si può sentire il rumore della matita mentre avviene la scrittura automatica sulla lavagna. Si può
sentire un colpetto gentile mentre lo spirito scrive. Gli spiriti possono apporre le loro mani su di voi e trattenervi per la camicia, o per la cravatta, ecc.
Ognuno crea il suo destino, il suo carattere, il suo futuro attraverso i suoi pensieri ed azioni. Non c'è alcuna fine alle vostre esperienze, ora come in futuro. Tutti voi continuerete a vivere e tornerete a nascere di nuovo su questa terra. Cercate di raggiungere la perfezione e di arrivare a quello stato in cui non c’è più nessuna nascita, nessuna morte, non ci sono più malattie, dolori, tribolazioni o sofferenza. Meditate sull'Atman eterno, il vostro stesso intimo Sé. Non identificatevi più con questo deteriorabile corpo, che è soltanto una combinazione dei cinque elementi. Realizzate il "né e siate finalmente liberi. Tramite la conoscenza dell'Imperituro ottenete una pace perfetta, eterna beatitudine, la gioia duratura e l'immortalità.
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L’IMPORTANZA DELLA CERIMONIA DI SRADDHA
Il Karma Kanda dei Veda, i libri sacri degli Induisti, ha proposto diversi doveri da parte dell’uomo secondo la sua posizione nella vita e secondo l'ordine al quale appartiene. Tutte queste ingiunzioni sono trascritte nel libro chiamato Manusmriti. Il Manusmriti è il codice della legge e della condotta degli Induisti. Re e sovrani del passato furono guidati dalle regole contenute in esso per mantenere la pace e l’ordine nel paese. Il Manusmriti ha diviso la società umana in quattro divisioni principali, note come Brahmana, Kshatriya, Vaisya e Sudra. Esso ha anche fatto quattro divisioni dei diversi stadi della vita di un individuo, cioè, Brahmacharya, Garhasthya, Vanaprastha e Sannyasa. Brahmacharya è la vita di uno studente, Garhasthya la vita di un capofamiglia, Vanaprastha la vita nella foresta dedita alla ricerca religiosa ed, infine, Sannyasa, la vita da questuante, dopo aver lasciato tutte le attività mondane. Questi sono i quattro Ashrama (modi di vivere) di vita.
Questi antichi ordini della società gradatamente cessarono a causa della moderna civilizzazione e del deterioramento della vita spirituale nell’uomo. Le forze oscure e materialistiche di Rajas e Tamas sopraffecero gli effetti di Sattva, e alla religione fu data un'importanza secondaria. Anzi, i religiosi sono guardati con disprezzo di questi tempi. Un devoto, o un Sadhaka con il Choti (il ciuffo di capelli sulla testa rasa) non è gradito dagli uomini moderni delle Università. Lo studio delle sacre scritture, l’osservanza dei riti religiosi, una vita spirituale di moderazione e la vera cultura etica, sono denunciati come inutili o fuori-moda e di conseguenza sono tenuti in scarsissima considerazione. Il problema della vita è molto serio e la lotta per l’esistenza è davvero acuta in questi giorni. La domanda di cibo e degli altri lussi della vita ha preso il posto della religione.
Per un capofamiglia, le sacre scritture imposero il Pancha-Maha-Yajna, i cinque grandi sacrifici, come doveri obbligatori della vita. Colui che trascura questi doveri si attira la sanzione. Questi grandi sacrifici sono: 1.Deva Yajna (sacrificio agli Dèi), 2.Rishi Yajna (sacrificio ai Rishi), 3.Pitri-Yajna (sacrificio agli antenati), 4.Bhuta Yajna (sacrificio agli animali) e 5. Atithi Yajna (sacrificio per gli ospiti).
La cerimonia di Sraddha cade sotto Pitri-Yajna. È il sacro dovere del capofamiglia. Ogni padrone di casa dovrebbe compiere la cerimonia di Sraddha per tutti i suoi antenati. I Pitri sono i progenitori che dimorano nel Pitriloka. Essi possiedono i poteri di chiaroveggenza e chiarudienza. Quando vengono recitati i Mantra, questi esercitano una potente influenza tramite le loro vibrazioni. I Pitri sentono queste vibrazioni tramite il potere di chiaroudienza e ne sono compiaciuti. In questo modo, essi benedicono coloro che fanno le offerte. In Sraddha, l'essenza delle offerte di cibo è attirata dai raggi del Sole fino al Suryaloka e le anime trapassate vengono soddisfatte con queste offerte. Anche in Germania, ed in altri paesi stranieri, molte persone compiono le cerimonie di Tarpan e Sraddha. Esse hanno scientificamente investigato i benefici effetti di tali oboli. È un dovere imperativo di tutti i capofamiglia compiere Sraddha e Tarpan per compiacere i Rishi e i Pitri. Il Gita e le Upanishad portano chiara testimonianza del fatto che il compimento di Sraddha è molto importante. Soltanto gli spiriti illusi con un intelletto pervertito possono fraintendere le cose e rifiutare di compiere le cerimonie sacre e così, di conseguenza, soffrire. Questi sono fuorviati da ragionamenti falsi e concettuali. Le influenze Sataniche li colpiranno assai facilmente. L'ignoranza è la causa-radice di questo stato di cose.
La cerimonia di Sraddha è fatta almeno una volta ogni anno. Un giorno dei Pitri è uguale ad un anno del calcolo umano. Ecco perché bisogna eseguire la cerimonia di Sraddha almeno una volta all’anno. Se noi compiamo Sraddha una volta ogni anno, per i Pitri è uguale ad una esecuzione quotidiana di Sraddha. Nel loro modo di calcolo, noi che siamo i loro figli, siamo vivi solo per alcuni giorni, perché il periodo più lungo di 100 anni di un’esistenza umana, per loro è soltanto di 100 giorni.
Alcune persone hanno il dubbio che, "Quando il Jiva subisce la trasmigrazione e prende un'altra nascita dopo avere lasciato questo corpo fisico, è necessario che noi si debba compiere la cerimonia di Sraddha per esso? Egli non è più nei cieli. A chi arriveranno le oblazioni?". Nel nono capitolo del Gita, il Dio Krishna ha chiarito in modo perfetto che le persone virtuose che fanno sacrifici per l’ottenimento del paradiso, raggiungeranno esse stesse questi mondi di godimento. “Coloro che hanno goduto in quel vasto mondo di Svarga, una volta che si è esaurito il loro merito (Punya), entreranno nel mondo dei mortali: perciò, seguendo il Dharma della triade, desiderando oggetti del desiderio, essi otterranno lo stato di poter andare e ritornare". Questo stabilisce la teoria dell’ottenimento del paradiso dopo la morte, e la rinascita nel mondo dei mortali dopo l’esurimento degli atti virtuosi.. I godimenti in Cielo e la pace dello spirito vengono accresciuti dall’esecuzione della cerimonia di Sraddha. La sofferenza in mondi oltre il Cielo secondo i meriti delle proprie azioni è mitigata dall’effettuazione della cerimonia di Sraddha fatta dai suoi figli. Quindi in entrambi i casi l’esecuzione di Sraddha è un grande aiuto. I Pitri rimangono in Cielo (Pitriloka, Chandra-Loka) per un periodo molto lungo.
Secondo la teoria della trasmigrazione, anche se l'individuo sta per prendere un'altra nascita immediatamente dopo la sua morte, l’esecuzione di Sraddha porta felicità nella sua nuova nascita. Perciò è un imperativo dovere di tutti eseguire la cerimonia di Sraddha per i propri genitori e antenati. La cerimonia di Sraddha dovrebbe esser eseguita con una grande fede (appunto, Sraddha) finché si è in vita. La fede è il principale supporto per la religione. Anticamente, la questione “se compiere la cerimonia Sraddha o no" non si poneva affatto. Allora le persone erano piene di fede ed avevano rispetto per le scritture. Oggigiorno, in cui la fede sta pressocché svanendo in un fumoso nulla e in cui l’elenco di coloro che non compiono Sraddha è enormemente aumentato, altri che hanno una fede vacillante cominciano a dubitare se sia necessario compiere Sraddha o meno, e se da essa possa venirne qualcosa di buono. Questa mancanza di fede nei Shastra ci ha degradati all’attuale deplorabile condizione. Il Gita dichiara: “Sraddhavan labhate jnanam”, (l’uomo di fede ottiene la conoscenza, e quindi l’immortalità e la pace eterna).
Alcune persone disputano e dicono che se un uomo compie una volta la cerimonia di Sraddha ai suoi antenati a Gaya ed in altri luoghi di importanza religiosa, non ha
bisogno da allora in poi di farlo ogni anno. Questa non è una regola generale e non si applica a tutti i casi. Si applica soltanto in certi casi eccezionali. Se la gente si rifugia in questa eccezione e cessa di compiere la cerimonia Sraddha, offrendola una sola volta a Gaya, Pinda, ecc., ciò dimostra soltanto la loro ignoranza. Queste persone la considerano solo un peso e quindi cercano di evitarla. Esse non hanno affatto compiuto i loro doveri in modo appropriato.
Le varie osservanze religiose imposte agli umani dagli Shastra, hanno lo scopo di purificare l’uomo ignorante. Lo scopo del Karma-Yoga è la purificazione mentale. La cerimonia di Sraddha, essendo uno dei doveri obbligatori per ingiunzione delle scritture, tende anch’essa a purificare la mente. Inoltre, anche gli antenati sono compiaciuti ed i loro buoni auspici e benedizioni portano al benessere materiale e alla nostra crescita spirituale.
Le persone che muoiono senza aver figli, negli altri mondi dovranno soffrire. (Ciò, ovviamente, non è applicabile nel caso dei Nitya Brahmacharin (coloro dediti alla castità) e aspiranti spirituali che seguono il sentiero spirituale della rinuncia a tutti i desideri egoisti ed alle imprese mondane). Ecco perché le persone adottano un figlio prima della loro morte, così avranno la dovuta esecuzione della cerimonia di Sraddha dopo la loro morte. Anche il Gita sostiene questa visione: “Patanti pitaro hyesham luptapindodaka kriyah”:(Gli antenati privi di offerte di Pinda (polpette di riso) ed acqua, cadranno giù nell’inferno).
Ma, se un uomo ha una mente religiosa, è dotato di discriminazione e imparzialità, crede nei Shastra e nei Veda, se ha condotto una vita virtuosa fino alla fine della sua vita, se ha dedicato i suoi ultimi giorni a pratiche devozionali, meditazione, Japa, studio dei testi, ecc., (anche se non ha figli) egli non precipiterà in giù. Egli sicuramente godrà una perfetta pace. Egli non sarà colpito dalle oscure forze dell'ignoranza. Egli è libero dalle basse attrazioni del mondo. Il Signore si prende cura del suo progresso. Egli, essendosi sottomesso, ha una purezza mentale e non ha più alcuna paura di cadere. Ogni osservanza religiosa ha Chitta-Suddhi (purificazione della mente) come sua mèta. E questa lui raggiunge, in virtù dei suoi passati Samskara e della sua vita virtuosa nelle incarnazioni precedenti.
Alcuni, in certe comunità dell’India, spendono indiscriminatamente un mucchio di soldi nella cerimonia di Sraddha solo per mostra. Ciò è un mero spreco. Il denaro non dovrebbe essere speso per il lusso. E’ una pura illusione pensare che i Pitri trovino più pace se si spendono più soldi. Per l'utilità dei Pitri, non contano i soldi, ma l'intensità del Bhava, con cui lo Sraddha è compiuto.
In tali occasioni, le persone povere ma degne devono essere sontuosamente alimentate. Ci si dovrebbe preoccupare delle loro necessità di vita. In tali giorni, dovrebbero essere studiate le sacre scritture. Colui che compie la cerimonia di Sraddha dovrebbe osservare discipline spirituali come Japa, meditazione, Mouna (mantenere il silenzio) ecc. Egli dovrebbe mantenere un severo Brahmacharya e non dovrebbe sprecare il suo tempo in scopi inutili. Egli ogni giorno dovrebbe pregare il Signore e recitare appropriati inni Vedici. Dovrebbe studiare la storia di Nachiketas dalle Upanishad. In questo modo egli raggiungerebbe l'immortalità.
Svegliatevi! Rianimate la religione Vedica, percorrendo il Sentiero della Verità. Abituatevi nuovamente a compiere la cerimonia di Sraddha. Scuotetevi di dosso questa indolenza e l'indifferenza verso il sentiero della rettitudine. Bevete alla giusta fonte. Applicate il vostro Varnasrama Dharma. Non c'è più grande sacrificio che applicare il proprio dovere. Studiate quotidianamente il Gita. Vivete pure nel mondo, ma siate oltre esso. Assimilate gli insegnamenti del Gita. Questo è il modo più sicuro per pervenire al successo nella vita come pure alla realizzazione divina.
Possiate godere la beatitudine eterna. Possiate ottenere l’Immortale ed Imperituro Trono di Brahma, con la regolare applicazione del vostro Svadharma (dovere), cantando i nomi di Hari, servendo l'ammalato ed il povero, seguendo il sentiero della rettitudine, con il regolare studio dei Veda e la meditazione sul Sé Supremo! Possa il Signore guidarvi nelle vostre attività!
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PREGHIERE E KlRTAN PER I MORTI
Le preghiere, i buoni pensieri o buoni auguri, e il Kirtan, sono di aiuto per le anime trapassate. Questi possono essere di incalcolabile vantaggio per il defunto. Le preghiere per i morti formano una parte integrante di molte religioni. La Chiesa Cattolica consiglia preghiere per il morto.
La preghiera agisce sul principio di una stazione-radio, e trasmette onde di buoni pensieri, proprio come la stazione-radio trasmette onde di suono.
La Preghiera o Kirtan è una forza potente che aiuta le anime trapassate nel loro incedere verso il paradiso ed il loro tranquillo passaggio per lo stato intermedio.
Le anime trapassate rimangono in un stato di deliquio, o di inconsapevolezza, immediatamente dopo la morte. Esse non possono sentire di essersi staccate dai loro precedenti corpi materiali grossolani. Le preghiere, i Kirtan e i buoni pensieri di parenti ed amici possono dare un reale conforto allo spirito trapassato, e creano una potente vibrazione ed un risveglio dalla loro istupidita condizione di mente e un ritorno della loro coscienza velata. Lo spirito comincia a comprendere di non essere più realmente nel suo precedente corpo materiale grossolano.
Poi esso cerca di attraversare la zona di confine, che dagli Induisti è nota come Vaitarani uno stretto fiume di etere, dai Parsi come il ponte Chinavat, e dai maomettani come Sirat.
Il dolore incontrollato ed il pianto singhiozzante dei parenti dà angoscia allo spirito trapassato e lo trascina giù dai piani astrali. Questo può seriamente ritardarlo sulla sua via verso i mondi celesti e gli procura un serio danno. Quando lo spirito sta pacificamente sprofondando e quando sta per avere un glorioso risveglio in Cielo, in lui si risveglia un vivido ricordo della vita mondana, a causa del pianto e dei gemiti dei suoi amici e parenti. I loro pensieri producono vibrazioni simili nella sua mente e producono acuto dolore e sconforto.
Perciò, parenti ed amici dovrebbero fare Kirtan e preghiere, per la pace dello spirito trapassato. Solo allora essi possono realmente aiutarlo e confortarlo. Se dieci o dodici persone si siedono insieme e fanno Kirtan e preghiere, ciò sarà decisamente più potente ed efficace. La preghiera collettiva e il Kirtan esercitano una eccezionale influenza positiva.
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PERCHE SI LEGGONO LE SACRE SCRITTURE AD UN MORIBONDO?
L’uomo prende nascita in questo mondo con un scopo definito. Non è per un mero godimento sensuale che l’uomo è nato in questo mondo. Lo scopo della vita è l’Auto-Realizzazione o Coscienza-Divina. Le varie attività della vita dovrebbero alla fine condurre a quella mèta o ideale; altrimenti la vita viene sprecata. Non c'è alcuna differenza tra la vita di una bestia e quella di un uomo, se egli non tenta di reggiungere lo scopo vero della vita.
Nel Gita si trova: "Chiunque, lasciando il corpo al momento della morte, se ne va avendo in mente solo Me, otterrà il Mio essere; non c'è alcun dubbio riguardo a questo". È molto difficile tenere in mente la Coscienza Divina in punto di morte, quando il male tormenta il corpo e quando la coscienza si affievolisce. Alcune persone pensano: "Perché un uomo dovrebbe diventare un Sadhu e passare la sua vita sull’Himalaya? Basterebbe che uno pensi a Dio al momento della morte. Ciò può essere fatto anche a casa propria".
Ma questo è un errore. Il pensiero di Dio all’uomo giunge in punto di morte solo tramite la grazia del Signore. Ma voi dovete sempre mantenere la pratica della rammemorazione, o Nama-Smarana, ogni giorno, ogni ora, direi ogni secondo;
Quando una forte abitudine è formata da una pratica incessante, durante tutta la propria vita, dopo diventa facile in punto di morte avere il ricordo di Dio. Perciò voi dovrete condurre una vita ben regolata dopo aver imparato da una persona santa a vivere come lui per anni. Se potete fare questo, rimanendo nel mondo, ciò è di notevole aiuto per la vostra crescita spirituale. Potrete essere nel mondo, ed al tempo stesso, esserne al di fuori.
Intraprendendo le attività mondane durante il giorno e dormendo di notte, voi non troverete affatto il tempo per pensare a Dio. Anche se fate qualche preghiera o Japa, per 10 o 15 minuti al giorno, mentre il resto del tempo lo spendete in attività mondane, non potrete fare un avanzamento spirituale molto grande. Perciò, il ricordo di Dio dovrebbe essere continuo, così che il pensare a Dio possa automaticamente venire anche al momento della morte.
Un devoto dice a Dio: “O Signore, lasciami entrare all’ombra fresca dei Tuoi piedi di loto proprio nel giorno in cui i miei sensi sono forti e quando la mia memoria è buona. Perché, in punto di morte, quando l'intelletto è disturbato e pervertito, può essere trascinato via dal triplice male del corpo". Anche l’aspirante più devoto può mancare di pensare a Dio, al momento della morte, a causa della debolezza del corpo fisico.
Ecco perché il Gita, il Bhagavatam, il Vishnu-Sahasranama ed altre sacre scritture sono recitati a memoria sul letto di morte dell’uomo ammalato; anche se lui non è in grado di parlare, potrà sentire ciò che gli viene letto. Questo aiuterà il malato a dimenticare l'idea del corpo, o la sua indisposizione, e pensare a Dio. Da sempre l’uomo desidera morire iin pace con la mente fissa sul Signore. Quando la sua memoria viene a mancare, queste sacre frasi delle scritture gli ricorderanno della sua vera natura.
Di solito, un moribondo è inseguito da vari pensieri terribili e non può concentrare serenamente la sua mente su Dio. La sua mente sarà oscurata da innumerevoli pensieri. Egli penserà: "Chi guarderà dopo mia moglie e i bambini se io muoio? Che ne sarà della mia proprietà? Chi penserà a saldare i debiti? Io non ho fatto tale e tal’altro lavoro. Il mio secondo figlio non si è sposato. Il primogenito non ha ancora avuto un figlio. Il lavoro era quasi finito; molte cause hanno ancora un giudizio pendente". Così, passando in rassegna le azioni della sua intera vita e pensando al futuro, egli si sentirà molto misero.
Quando i sacri libri vengono letti e si genera interesse nei Lila (giochi) del Signore, per l’uomo c’è tutta la possibilità che egli dimentichi i suoi attaccamenti mondani. I parenti raggruppati intorno a lui non dovrebbero cominciare a piangere, sennò la sua mente sarà più afflitta. D’altra parte, essi dovrebbero incoraggiarlo a pensare solo a Dio. Quando la mente del malato è quindi gradualmente stornata dalla rete delle questioni mondane e concentrata sul disegno di Dio, o Lila, ogni favorevole condizione con ciò è creata per il trapasso dell’alito di vita. Anche la mente è così diretta pacificamente sul pensiero di Dio.
Egli si pentirà per le sue follie e pregherà sinceramente Dio. Preghiere sincere possono sopprimere l'effetto malefico del cattivo Karma. Viveka (discriminazione) e Vairagya (distacco) sorgeranno in lui, nello scintillio di un occhio. E perfino se, al momento della morte, sorgessero in lui realmente Viveka e Vairagya, ciò sarebbe sufficiente per dargli il conforto a cui l’anima anela.
Ajamila era un uomo pio, ma a causa del contatto con una donna di cattiva fama nella foresta, perse tutto il Tejas, (splendore divino) e laTapas-Sakti (austerità). Quando vide i messaggeri di Yama che lo minacciavano con cappi e lance, chiamò Narayana, il suo secondo figlio, a cui aveva messo il nome di Vishnù. Appena egli emise il nome di Narayana, i messaggeri di Vishnu arrivarono con un carro celestiale, mandarono via i messaggeri di Yama e portarono Ajamila a Vaikuntha.
Re Parikshit ascoltò il Srimad Bhagavatam da Sri Suka, il nato Siddha, e figlio del Saggio Vyasa, per sette giorni. Egli osservò un duro digiuno per sette giorni ed al settimo giorno Sri Suka lo iniziò nel Brahma-Vidya. Egli meditò sul Supremo Tattva e divenne uno con il Supremo Brahman. Il potente Takshaka apparve di fronte a lui e col suo veleno mortale uccise Parikshit. Parikshit sentì come se un insetto gli stesse leccando i piedi e andò oltre la coscienza del corpo. Egli poi bruciò il suo corpo col fuoco della pratica Yoga ancor prima che Takshaka lo colpisse.
Re Khatvanga realizzò il Supremo Brahman in una sola ora. Questi grandi uomini avevano fatto una intensa Sadhana in tutto la loro vita e costantemente si ricordarono del Signore.
Possano tutti, proprio in questa nascita, realizzare il Signore Supremo con la costante rimembranza di Lui! Possa Egli apparire davanti a voi al momento della vostra dipartita dal corpo!
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LA CONQUISTA DELLA MORTE
Tutti sono terribilmente impauriti dalla morte. Nessuno vuole morire. Anche le persone intellettuali che hanno afferrato l'idea che l'Anima è Immortale ed è distinta dal corpo sono tremendamente impaurite dalla morte. Misterioso è Moha, o l’infatuato amore per il corpo! Misteriosa è la Maya o l’Avidya!
Questo corpo è uno strumento per ogni sorta di godimenti sensuali. Ecco perché l’uomo è intensamente attaccato al corpo. A causa dell’ignoranza, egli identifica se stesso con il corpo. A causa di un’errata malcomprensione, egli ha scambiato per errore l'impuro, insenziente, impermanente corpo che reca dolore, con il il puro, senziente, eterno, sempre-felice Spirito. Quindi si è perso nel mulinello di nascita e morte. L’Uomo ha perso il suo potere di discriminazione a causa della forza di Avidya, o Ignoranza. Da Avidya è poi nata Aviveka, ovvero la non-discriminazione. Perciò, egli non è in grado di discriminare tra l’eterno e il non-eterno, tra il reale e non-reale, tra l’Atman e l’Anatman, tra verità e falsità, tra spirito e materia, tra Chaitanya e Jada. Dall’avidya è nato l’egoismo, cioè il principio auto-affermativo. Ovunque vi sia egoismo, lì vi è il gioco delle due energie di Raga-Dvesha, ovvero ciò che piace e ciò che non piace. L’uomo esegue le azioni a causa di queste due energie del piacere e del rifiuto. Egli prende i corpi per raccogliere i frutti delle sue azioni. Quindi, Avidya è la causa-radice delle sofferenze umane, ed è la causa del Karma e delle nascite. Se vi liberate dall’Avidya, con la conoscenza dell'Imperituro Atman, conquisterete la morte e vi immergerete nell’lmmortale Brahman Sat-Chid-Ananda, cioè l’Assoluto.
Lo studente del Jnana-Yoga si dota dei quattro metodi di Salvezza, o Chatushtaya Sadhana, che sono Viveka (discriminazione) Vairagya (distacco dalle passioni), Shad-Sampat (le sei virtù), e Mumukshutva (intenso desiderio per l’emancipazione finale). Poi egli avvicina un Brahma-Srotri, un Guru del Brahma-Nishtha, ascolta la Sruti e le Upanishad, indi riflette su ciò che ha sentito, meditando continuamente sul Brahman-Nirguna, e infine ottiene la realizzazione del ‘Sé’ o Atma-Sakshatkara, e quindi realizza la conquista sulla morte.
Lo studente del Bhakti-Yoga sviluppa i nove modi di devozione, Navavidha-Bhakti, Egli esegue il Japa dei Mantra, canta i Kirtan e serve i devoti. Egli fa una totale sottomissione al Signore con la frase, "Io sono Tuo. Tutto è Tuo. Sia fatta la Tua volontà". Così, egli raggiunge la visione del Signore ed ottiene il dominio sulla morte.
Lo studente del Raja-Yoga pratica Yama (riserbo) e Niyama (osservanze religiose). Egli siede in meditazione, trattiene il respiro, ritira i suoi sensi, controlla i pensieri, pratica Dharana (concentrazione), Dhyana (meditazione) e Samadhi (unione con il Divino), e così ottiene la conquista sulla morte.
Lo studente di Hatha-Yoga risveglia la Kundalini-Shakti, che sta dormendo inattiva nel Muladhara-Chakra, tramite le Asana, Pranayama, Bandha e Mudra, la guida attraverso i vari Chakra, cioè Svadhishthana, Manipura, Anahata, Visuddha, Ajna, e
unisce la Shakti (Energia) con il Dio Shiva nel Sahasrara-Chakra, e così anch’egli ottiene la conquista sulla morte.
Un praticante di Karma-Yoga purifica il suo proprio cuore attraverso un costante servizio altruistico. Egli uccide l’egoismo tramite l’abnegazione e l’auto-sacrificio, raggiunge l'illuminazione e quindi realizza la conquista del ‘Sé’.
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COS’E’ LA MORTE E COME CONQUISTARLA
La Morte è soltanto un cambiamento di forma. La morte è soltanto la separazione del corpo astrale dal corpo fisico. Perché sei così impaurito dalla morte, o mio caro Visvanathan?
La nascita segue la morte proprio come il risveglio fa seguito al sonno. Di nuovo tu riprenderai il lavoro dal quale sei stato allontanato nella tua vita precedente. Perciò, non avere paura di morire.
L'idea della morte è stata sempre la più forte e potente motivazione per una vita religiosa. Gli esseri umani sono fortemente impauriti dalla morte. Nella vecchiaia, essi cercano di pensare di più a Dio. Se essi rammentassero Dio anche nella loro gioventù, avrebbero un più ricco raccolto spirituale nella maturità. Gli esseri umani non vogliono morire, essi vorrebbero vivere in eterno. Questo è il punto iniziale della filosofia, che si interroga, investiga, e audacemente proclama: "O uomo, non avere paura della morte. C'è una dimora immortale. Essa è il Brahman, che è il tuo proprio Atman, il quale dimora nel tempio del tuo cuore. Purifica il tuo cuore e medita su questo puro, immortale, immutabile ‘Sé’. Così tu otterrai l'immortalità."
O uomo, non avere affatto paura di morire. Tu sei immortale. La morte non è l'opposto della vita. È solamente una fase della vita, che fluisce incessantemente. La frutta marcisce ma il seme è sempre pregno di vita. Il seme muore, ma poi un enorme albero scaturisce dal seme. L'albero perisce, ma poi diventa carbone, che ha ancora una densa vita. L’acqua scompare, ma però diventa l’invisibile vapore che contiene il seme di una nuova vita. Anche le pietre scompaiono, ma poi diventano fango e calce idonei per una nuova vita. Solo il fodero fisico è gettato via, ma la vita persiste.
Amico, puoi dirmi se c’è qualcuno sulla superficie di questa terra che non ha paura di morire? C’è qualcuno che non reciti il nome di Dio quando è in seria difficoltà, quando la sua vita è in traballante equilibrio, o quando si trova in acuta agonia?. Perché poi, o scettici, negate l'esistenza di Dio? Voi stessi ammettete l’esistenza quando siete nei guai. A causa di un perverso intelletto e di una intossicazione mondana voi siete diventati atei. Questa non è forse una grande follìa? Pensateci bene. Smettetela di disputare. Ricordate il Signore e ottenete l’Immortalità e la pace eterna, proprio qui e adesso.
Nel ‘Garuda Purana’ e ‘Atma Purana’ è descritto che i tormenti della morte sono uguali al dolore causato dal morso di 72.000 scorpioni. Ciò è menzionato soltanto per indurre paura (Bhayanaka Sabda) nei lettori e ascoltatori, e costringerli verso il lavoro per Moksha (Liberazione). Nello spiritismo, è unanime rapporto tra gli spiriti illuminati che addirittura non vi sia nemmeno un po' di dolore durante la morte. Essi descrivono chiaramente le loro esperienze di morte e dichiarano di esser stati alleviati di un gran peso liberandosi di questo corpo fisico e di godere una calma perfetta al momento della separazione dal corpo fisico. L’Illusione (Maya) produce una vana paura negli sperimentatori, inducendoli a convulse contrazioni del corpo. Quella è la sua natura ed abitudine. Non abbiate paura dei tormenti della morte. Voi siete immortali (Amara).
Sforzatevi incessantemente di vivere in grazia di Dio tramite Japa, Kirtan, servizi ai poveri e meditazione. Solo allora sarete in grado di vincere il Tempo, o la Morte. Quando il Signore della Morte arriverà per reclamare la vostra vita, non accetterà le vostre scuse: "Io non avevo tempo per adorare Dio nella mia vita".
Solo la conoscenza del Brahman, o Brahma-Jnana, può liberarci dall'ignoranza e dai nodi della morte. Questa conoscenza dovrebbe venire a noi come una diretta realizzazione tramite la meditazione. La semplice erudizione, o l'intelligenza, o la mera lettura di libri religiosi non può aiutarci ad raggiungere il ‘summum bonum’. È una questione di esperienza diretta e non di argomentazioni o ragionamenti.
Lo studio abituale di problemi astratti avrà risultati in un’altra vita terrena, in un ben-sviluppato potere di pensiero astratto, mentre il pensiero frivolo e frettoloso, volando da un oggetto all’altro, si trasformerà in una mente mal-regolata e senza pace, verso una nascita che sarà adatta a questo mondo.
L’auto-realizzazione rimuoverà l’Avidya, o Ignoranza, la causa-radice delle umane sofferenze e produrrà in voi la conoscenza dell'unicità del Sé, che è il mezzo per sradicare l’angoscia, l’illusione ingannevole, l’atroce malattia di nascita e morte, che sono i concomitanti del Samsara, ovvero il processo del mondo.
Il Sole della Pura Coscienza sta brillando nel segreto del vostro cuore. Questo Sole spirituale, che ha più luce di tutti i soli, è auto-luminoso. È il Sé di tutti gli esseri, che trascende parole e mente. Se voi realizzate questo ‘Sé’, non farete più ritorno a questo Mrityuloka, il mondo della morte.
Nascita e morte sono due scene illusorie nel dramma di questo mondo, create dal gioco di prestigio della Maya (Illusione). In verità, nessuno viene, e nessuno va. Solo l’Atman esiste per sempre. Eliminate la paura e la confusione (Moha) tramite l’introspezione e rimanete in pace.
"Io conosco quel potente Purusha che, risplendente come il Sole,
trascende l'oscurità (dell’ignoranza). Già solo riconoscendoLo,
si vince la Morte. Non c'è nessun altro metodo di salvezza"
(Yajur Veda XXX1-181).
Ogni sforzo in direzione dello Yoga non è mai fatto invano. Voi potrete realizzare quindi il frutto perfino con una piccola pratica di Yoga. Se in questa stessa vita vi siete applicati nella pratica dei tre stadi iniziali dello Yoga, cioè Yama, Niyama ed Asana, nella prossima nascita ricomincerete la vostra pratica dal quarto stadio, e cioè il Pranayama. Un Vedantino che in questa nascita ha acquisito due metodi, cioè Viveka e Vairagya, nella prossima nascita ricomincerà la sua pratica dalle “Sei Virtù”, cioè Sama, Dama, ecc. Perciò, non dovete essere scoraggiati neanche un pò, se non arriverete in questa nascita a ottenere Kaivalya, l'emancipazione, o l’Asamprajnata-Samadhi, l’Illuminazione finale. Anche una piccola pratica per brevi periodi vi darà più forza, più pace, più gioia e più conoscenza.
Voi non potete morire, dato che non siete mai nati. Voi siete l’Atman immortale. Nascita e morte sono due scene immaginarie nel dramma irreale di Maya. Esse riguardano solo il contenitore fisico, un falso prodotto formato dalla combinazione dei cinque elementi. Le idee di nascita e morte sono mere superstizioni.
Questo corpo fisico è un giocattolo che è stato fatto con la creta, o terra, da Dio per il Suo Gioco o Divertimento. Egli è l’Artefice, o Sutradhara, che fa muovere il Suo giocattolo finché piace a Lui. Alla fine, Egli rompe il giocattolo e ne getta via i pezzi. Nel gioco delle due cessazioni, vi è solamente l’Unità. L'anima individuale si unisce all'Anima Suprema.
La conoscenza del Sé distrugge tutti i timori per la morte. Le persone si allarmano inutilmente a causa del pensiero della morte. La morte è come il sonno. La nascita è come quando ci si sveglia dal sonno al mattino. Proprio come vi mettete nuovi vestiti, allo stesso modo indossate un nuovo corpo dopo la morte. La morte è un incidente naturale nel vostro percorso. È necessario per la vostra evoluzione. Quando il corpo fisico diventa inadatto da usare per ulteriori attività, il Dio Rudra se lo porta via e procura un corpo nuovo. Non c'è dolore al momento della morte. Le persone ignoranti hanno creato molto terrore e spavento riguardo alla morte.
C'è una sola Realtà – il Brahman. Questo mondo, ed il vostro corpo, sono sovrapposti al Brahman, proprio come il serpente è sovrapposto alla corda. Finché la corda non è vista e persiste l'idea del serpente, voi non sarete liberi dalla paura. Similmente, per voi questo mondo è una realtà solida finché non avrete realizzato il Brahman. Quando con una luce finalmente vedrete la corda, anche l'illusione del serpente svanirà, e la paura scomparirà. Cosi pure, quando comprenderete la realtà del Brahman, questo mondo svanirà e sarete liberati dalla paura delle nascite e morti.
Talvolta potrebbe capitarvi di sognare di essere morti e che i vostri cari stanno piangendo intorno a voi. Perfino in questo stato di morte-presunta, voi potete vederli e sentirli piangere. Questo indica chiaramente che anche dopo una morte apparente, la vita in realtà persiste. Voi esistete anche dopo che la guaina fisica ha cessato di vivere. Quell’esistenza è l’Atman, o il “grande Io”.
Se realizzate questo Immortale Spirito che è nascosto nel vostro cuore, se riuscite a sciogliere i tre nodi, cioè Avidya (ignoranza), Kama (desiderio) e Karma (azione), e se rompete la catena dell’Ignoranza, cioè il non-sapere, la non-discriminazione, l’egoismo, l’attrazione e repulsione ed il Karma del corpo, voi sarete liberati dal circolo delle nascite e morti, ed entrerete nel mondo del senza-morte.
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CERCARE L’IMMORTALE
O uomo! Che cos’hai a che fare tu con la ricchezza, le terre e i possedimenti? Che cos’hai a che fare con amici e parenti? Con moglie e figli? Cos’hai a che fare con il potere, la fama, il nome, la posizione ed il prestigio? Di sicuro, tu dovrai morire. Tutto qui è incerto, ma la morte è sicura. Cerca l'Atman Immortale, l’Imperituro Sé che è nascosto nel segreto del tuo cuore.
La vera ricchezza inesauribile è la ricchezza spirituale. La vera conoscenza è la conoscenza divina. Scopri il modo di sconfiggere la Morte. Realizza l'Eterno Atman e raggiungerai libertà e perfezione, eternità ed immortalità.
L’ignaro e facilone uomo mondano non si cura né della religione né delle più alte questioni trascendenti. Egli non si preoccupa né di Dio, né della dottrina della reincarnazione, né dell’Anima Immortale, né della Sadhana Yoga, né tantomeno dei quattro metodi. Lui conosce bene solo due cose, e cioè riempire le sue tasche e la sua pancia. Lui mangia, beve, scherza, dorme, fa sesso, procrea e si veste in modi diversi.
Alcuni traversano i mari per avere più livelli di Università. Altri praticano l’alchimia per trasformare il rame in oro. Alcuni praticano il Pranayama per vivere cent’anni. Altri fanno affari e giocano in borsa per ammassare immense ricchezze. Se per un certo tempo vi mettete a riflettere in profondità, scoprirete che queste persone fanno sul serio solo due cose, e cioè mangiano a più non posso e dormono. Nulla più di questo.
Ma i loro occhi si apriranno un po' quando il loro più caro parente muore, quando arriva una malattia incurabile, quando poi perdono la loro ricchezza. Essi provano un provvisorio disgusto per la vita mondana. Allora essi si chiedono: "Che cos’è la vita? E cos’è la morte? Che c’è nell’aldilà, sull'altro lato della morte? C'è un’altra vita? Dove andremo dopo la morte?" Ma poi, il distacco presto svanisce, ed essi non hanno più nessuna discriminazione.
L’uomo tenta di trovare la felicità negli oggetti dei sensi. Indulgere troppo nei desideri sensuali stravolge i sensi e alla fine porta disgusto, debolezza, e malattie di ogni genere. Più lui gode di piaceri sessuali, più grande diviene la passione. Egli dovrà imparare amare lezioni. Dovrà imparare che la sua felicità non dipende dal soddisfare i desideri del corpo e dei sensi. Alla fine, cercherà di trovare la felicità all’interno del suo proprio Atman (il Sé).
Se si opprime un uomo, si soffrirà di oppressione in un'altra vita e si raccoglierà il frutto del seme che si è seminato in questa vita. Se si ferisce un uomo ad un occhio, il proprio occhio sarà ferito in un'altra vita. Se si spezza una gamba ad un uomo, in un'altra vita ci verrà spezzata una gamba. Se invece diamo del cibo ad un povero, avremo molto cibo in un'altra vita. Se costruiamo dei rifugi per gli esseri, avremo molte case in un'altra vita. Le azioni e le reazioni sono uguali e contrapposte. Questa è la Legge del Karma. Tale è la legge di nascita e morte. E tale è il cerchio attraverso il quale si dovrà passare a nostra volta.
Molte persone sono ricche però non si godono la vita in modo adeguato. Esse hanno molti soldi, molte case, eppure non sono felici. La loro vita è assai misera e patiscono di molte malattie croniche. I loro figli sono dei vagabondi, ed essi sono proprio compatiti dai loro amici e parenti. Come si può spiegare tutto ciò? Il fatto è che essi bramarono con insistenza soldi e ricchezze nelle loro nascite precedenti e così in questa vita essi li ottennero ma non possono usarli bene. Essendo stati egoisti e crudeli nella vita passata, e non avendo avuto un buon carattere nelle loro nascite precedenti, ora essi soffrono in questa nascita.
Fate buone azioni. Intrattenete pensieri sinceri e sublimi, così da costruire un buon carattere. Abbiate solo un unico, puro, santo, desiderio per la liberazione dalla ruota delle nascite e morti.
Il vostro carattere si è formato dai vostri pensieri. Allo stesso modo come pensate, così diventerete. Se avete pensieri nobili, rinascerete con un carattere nobile. Se avete cattivi pensieri, rinascerete con un cattivo carattere. Questa è la immutabile legge della natura.
Il desiderio determina il tipo di oggetti che voi possederete nella vostra prossima vita. Se desiderate moltissimo la ricchezza, voi la troverete nella prossima vita. Se desiderate moltissimo il potere, lo troverete nella prossima vita. Ma soldi e potere non possono darvi la beatitudine eterna e l'immortalità. Dovete essere molto accorti nella vostra scelta. Intrattenete un solo forte desiderio, il desiderio per Moksha, ovvero l’emancipazione finale. Evitate desideri spudoratamente mondani. Sarete subito liberati dal circolo di nascite e morti.
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STORIA DI UN VERME (Dal MAHABHARATA)
Yudhishthira disse:
1. "Desiderare di morire e desiderare di vivere, molte persone sottomettono le loro vite a questo grande sacrificio (il combattimento). Dimmi, o Antenato, qual è il fine a cui esse tendono?
2-3. “Rinunciare alla vita in battaglia è un grande dolore per gli uomini. O Tu che hai grande saggezza, sai che rinunciare alla vita è difficile per gli umani sia che essi siano ricchi o poveri, nella felicità o nel disagio. Secondo la mia opinione, tu sei dotato di onniscienza. Dimmi il motivo di ciò".
Bhishma disse:
4. "Nella prosperità o nell'avversità, nel benessere o nel dolore, le creature viventi, o Re, entrando in questo mondo, vivono secondo un particolare metodo.
5. "Ascolta come ti spiego il motivo. La domanda che tu mi hai posto è eccellente, davvero, o Yudhishthira!
6. "Rivedendola, o Re, Io ti spiegherò il vecchio dialogo che avvenne tra il Rishi Dvaipayana ed un verme strisciante.
7. "In precedenza, quando il dotto Brahmano, cioè il Krishna Dvaipayana, vagava attraverso il mondo, essendosi identificato con Brahma, vide in una strada, su cui passavano dei carretti, un verme che si muoveva rapidamente.
8. "Il Rishi conosceva il destino di ogni creatura e il linguaggio di ogni animale. Dotato di onniscienza, egli si rivolse al verme con queste parole:
9. "O verme, sembri essere fortemente allarmato, e in grande assillo. Dimmi, dove stai correndo, e da cosa sei impaurito? "
Il verme disse:
10. "Io sono preso da paura nel sentire il sonaglio di questo grosso carro. O tu che hai grande intelligenza, esso manda un terribile frastuono. E sta arrivando.
11. "Il suono lo sento. Se voglio che non mi uccida, me ne vado via volando da esso. Sento il rumore dei tori.
12. "Essi stanno soffiando con forte respiro sotto i colpi del conducente, in quanto stanno trasportando un pesante carico. Io sento anche i vari suoni fatti dagli uomini che guidano i tori.
13. "Creature come noi nate come vermi, non possono sopportare tali suoni. Ecco perché sto scappando velocemente da questa situazione di grande paura.
14. "La morte è considerata dolorosa da tutte le creature. La vita è difficile da ottenere. Perciò io scappo per la paura, io non desidero passare da uno stato di benessere ad uno di sofferenza".
Bhishma disse:
15. "Così apostrofato, Dvaipayana Vyasa disse: “O verme, da dove può venire la tua felicità? Tu appartieni all’ordine intemedio degli esseri. Io credo che la morte per te dovrebbe essere una felicità.
16. “Il suono, il tatto, il gusto, l’odorato ed i vari tipi di godimenti eccellenti, ti sono ignoti, o verme! Io penso che la morte ti porterà un beneficio”."
Il verme disse:
17. "Una creatura vivente, in qualunque circostanza si trovi, è attaccata ad essa. Anche in questo ordine di esistenza, io sono felice di essere, io penso, o tu che hai grande saggezza! È per questo che io desidero vivere.
18. "In questa condizione, ogni oggetto di godimento per me esiste secondo la necessità del mio corpo. Gli esseri umani e quelle creature che hanno origine da oggetti immobili hanno godimenti diversi.
19. "Nella mia vita precedente io ero un essere umano, o potente. Io ero un ricco Sudra (mercante). Non fui devoto ai Brahmani, ero crudele, con una vile condotta, ed ero anche un usuraio.
20. "Io fui aspro nel parlare, consideravo l’astuzia come saggezza e odiavo tutte le creature. Avvantaggiandomi con pretesti negli accordi tra me e gli altri, io li usai sempre per portare via quello che apparteneva ad altri.
21. "Senza dare alimenti a servitori ed ospiti che venivano alla mia casa, io ero uso riempire, quando avevo fame, il mio proprio stomaco, avido di buon cibo, orgoglioso e crudele com’ero.
22. "Bramoso com’ero di ricchezza, io non dedicai mai con fede e rispetto nessun cibo ai Mani (Antenati) celesti e trapassati, benché il dovere mi comandasse di dedicare loro il cibo.
23. "Quegli uomini che mossi da paura vennero da me cercando il mio aiuto, io li mandai alla deriva senza dar loro alcuna protezione. Io non estesi il mio aiuto a coloro che vennero da me pregando di rimuovere la loro paura.
24. "Io ero pronto a sentire un’invidia irragionevole vedendo la ricchezza, i beni e le mogli delle altre persone, a cui tenevano, e articoli da bere, e bei palazzi.
25. "Vedendo la felicità altrui, io ero pieno di invidia, sempre augurando a loro povertà. Così agendo, mi ripromettevo di incoronare con la fruizione i miei propri desideri, cercando di distruggere virtù, ricchezza e piaceri delle altre persone.
26. "In quella mia vita passata, io commisi vari atti mosso da crudeltà e altre tali passioni. Ricordando quegli atti, io sono pieno di pentimento e dolore, come chi è pieno di dolore per la perdita del suo più caro figlio.
27. "A causa di quei miei atti, io non so quali sono i frutti degli atti buoni. Io, comunque, adoravo la mia vecchia madre e, in una occasione, adorai anche un Brahmano.
28. "Avendo come dono una nascita e i meriti, quel Brahmano, mentre viaggiava, una volta arrivò alla mia casa come ospite. Io lo ricevetti con rispettosa ospitalità. Grazie al merito di quell’atto la mia memoria non mi ha abbandonato.
29. "Io penso che grazie a quell’atto, ancora una volta riuscirò a riguadagnare la felicità. Poiché tu hai l’ascetismo come ricchezza, puoi sapere tutto. Per favore, dimmi ciò che sai sul mio conto."
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STORIA Di NACHIKETAS
Io penso che tutti ricordino la storia di Nachiketas, narrata nel Kathopanishad. Gautama, il padre di Nachiketas stava compiendo un sacrificio. Nachiketas chiese a suo padre: "A chi mi darai?". Il padre rispose: "Alla Morte, io ti darò!".
Nachiketas andò alla casa di Yama, il Dio della Morte. Egli rimase in piedi per tre giorni e tre notti senza essere ricevuto né ottenere ospitalità, poiché Yama era assente e là non c’era nessun’altro a riceverlo. In seguito, il Dio della Morte ritornò e trovò Nachiketas che aspettava di obbedire alla promessa di suo padre di darlo alla Morte.
Yama disse a Nachiketas: "O Brahmino! Poiché tu, un venerabile ospite, sei stato fermo davanti a casa mia per tre notti senza mangiare, ora scegli tre desideri come rimborso". Quindi, Nachiketas chiese prima che suo padre potesse essere di nuovo lieto con lui. Yama disse: "Tuo padre ti riavrà come prima. Egli di notte dormirà pacificamente e quando vedrà che ti ho rilasciato, perderà la sua rabbia".
Il secondo desiderio era quello del fuoco paradisiaco e Yama disse che quel fuoco sarà da lui conosciuto e chiamato col suo nome. Come terzo desiderio, il giovane chiese il segreto della Morte. “Quando un uomo è morto, c'è quel certo dubbio -qualcuno dice che egli è e qualcun altro dice che egli non è – ecco! Mi farebbe piacere sapere. Dimmi, o Signore della Morte, il tuo segreto. Può l’uomo sfuggire dalla tua presa?"
Yama disse: "Non chiedermi ciò. Su questo punto, perfino gli dèi antichi ebbero dubbi. In verità, non è facile poterlo comprendere. Sottile è la sua natura. O Nachiketas, scegli un altro desiderio. Non forzarmi su questo punto. Io potrò darti figli, nipoti, oro cavalli, domini, ricchezza, lunga vita, gentili damigelle per servirti, splendidi carri, ecc."
Nachiketas disse: "Queste sono cose effimere. Esse disperdono il vigore di tutti i sensi. Anche la vita più lunga, poi è corta. Non è niente se paragonata all'Eternità. Tieniti i tuoi carri, le damigelle, il ballo e musica. Nessuno può essere fatto felice con la ricchezza. Esaudisci il mio desiderio, l'unico desiderio che io voglio – Come può l’uomo sfuggire alle tue fauci?”
Il Signore Yama dovette riconoscere che il giovane era un discepolo qualificato per il conseguimento di Jnana, o saggezza dello Spirito. Perciò gli disse come l’uomo poteva sfuggire alle grinfie della Morte. Egli disse: "O Nachiketas! Dunque ascoltami con estrema attenzione. Io ti dirò il modo per raggiungere l’Immortalità. L’uomo è imprigionato dai desideri. I desideri nascono dai sensi. Questi lo tengono legato alla ruota di nascita e morte. Egli deve distruggere i desideri e soggiogare la mente ed i sensi. Questo è il primo passo da fare. Il corpo è come un carro, i sensi sono i cavalli, la mente è come le redini e l'intelletto è il conducente. L'Atman, o il ‘Sé’ è il Signore del carro. Gli oggetti sensuali sono le strade. I cavalli galoppano tra gli oggetti dei sensi e portano il carro con loro. Essi devono essere guidati lungo il giusto e retto sentiero. Se uno non ha discriminazione, ed ha la mente sempre incontrollata, anche i suoi sensi non sono controllati, proprio come i turbolenti cavalli di un conducente del carro. Esso non giungerà mai alla mèta, ma entrerà nel circolo delle nascite e morti.
Ma, colui che ha comprensione e la cui mente è sempre sotto controllo, egli ha i suoi sensi sotto controllo come i buoni cavalli addestrati di un conducente. Egli quindi raggiungerà la sua mèta e perciò non dovrà rinascere ancora. Egli raggiungerà la fine del suo viaggio, che è il posto più in alto di Vishnù.
"Medita sull’Uno, Quello, l'Eterno, l'Atman che dimora nel segreto del tuo cuore. Fissa la tua mente sul Sé Supremo. Quando tutti i desideri dei sensi sono stati distrutti, quando i tre nodi dell’ignoranza sono stati sciolti, allora raggiungerai l'Immortalità o la Realizzazione del Sé, o Brahma-Jnana. Così potrai conquistare la Morte. O Nachiketas! Questo è il segreto del Signore della Morte.
"Questo Atman non può essere trovato dal debole o dalla persona sensuale. Non può essere raggiunto con argomenti o dissertazioni o studio. Il Sé rivela se stesso solo a colui che Lo sceglie. La scelta del Sé è determinata dall'altruismo e dalla purezza della vita dell'aspirante.
"Sorgi! Risvegliati! Avendo trovato grandi Insegnanti, impara e realizza questo meraviglioso Atman. Questo sentiero è come il filo tagliente di un rasoio, difficile da superare e duro da percorrere - così dice il saggio".
Allora Nachiketas, acquisita questa conoscenza impartita da Yama, ed avendo anche l'intero insegnamento sullo Yoga, essendo divenuto libero dalle passioni, da tutte le impurità e dalla morte, raggiunse il Brahman, o Spirito Immortale. Così sarà con tutti coloro che riconosceranno la natura dell'Atman, o Anima Immortale.
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STORIA DI MARKANDEYA
Markandeya fu un grande devoto del Dio Shiva. Suo padre Mrikandu, aveva compiuto rigide austerità per avere un figlio. Il Signore Shiva apparve di fronte a lui e disse: "O Rishi! Vuoi un buon figlio che muoia nel suo sedicesimo anno, o un cattivo e sciocco figlio che viva per un tempo più lungo?". Mrikandu rispose, "O venerabile mio Signore! Fammi avere un buon figlio."
Il ragazzo venne a sapere del suo destino e cominciò ad adorare il Dio Shiva con tutto il cuore, e con intensa fede e devozione. Il ragazzo entrò in una meditazione profonda e raggiunse il Samadhi nel giorno decretato della sua morte. Quindi, Yama stesso andò per prendere la sua vita. Il ragazzo pregò il Dio Shiva per avere protezione ed abbracciò il Lingam. Allora Yama gettò il suo cappio intorno al Lingam ed al ragazzo. Il Signore Shiva venne immediatamente fuori dal Lingam ed uccise Yama per proteggere il ragazzo. Da quel giorno, il Dio Shiva fu chiamato anche Mrityunjaya e Kalakala (Uccisore della Morte).
Allora i Dèva si avvicinarono al Signore Shiva e dissero: "O Venerabile Signore! Omaggio a Te! Perdona Yama per il suo errore, o Oceano di Misericordia, fallo ritornare in vita!". Quindi, il Signore Shiva, alla richiesta degli Dèi, fece tornare in vita Yama. Egli conferì anche al giovane Markandeya il dono di farlo vivere per sempre con l’aspetto di un ragazzo di sedici anni di età (un Chiranjivi). Nell’India Meridionale, perfino adesso uomini e donne benedicono un ragazzo quando si prostra davanti a loro, e gli dicono: "Vivi come Chiranjivi Markandeya."
Per mezzo di Tapas (preghiere) e meditazione, voi potete conquistare la morte, potete realizzare qualsiasi cosa nei tre mondi.
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DOV’E’ L’ANIMA DI MIO MARITO?
Per Sri Swami Shivananda, Ananda Kutir, Rishikesh.
Reverendissimo Swamijì!
Molti ringraziamenti per la Sua gentile lettera che, nel mio dolore, mi è stata di grande consolazione.
Gradirei moltissimo sapere dov’è attualmente l’anima di mio marito - e cosa gli è accaduto da quando egli ha lasciato il corpo e fino a che è di nuovo rinato. Io ho cercato di seguire l'articolo nel Periodico ‘The Divine Life’ (Vita Divina), su "Viaggio dell’Anima Dopo la Morte" ma non ho potuto capire alcune parti, in special modo nel 2° paragrafo a pagina 261.
Io sento, che sarò in grado di capire la Sua spiegazione, in modo più chiaro che da altri. Quindi, Le sarei obbligata se volesse spiegarmi ciò che accade all'anima dopo la morte e che meriti noi potremmo fare per la pace del trapassato spirito e se lui può vedere o sentirci, a noi mortali. C’è qualche verità in quello che dicono gli spiritisti, che noi potremmo comunicare col morto tramite una cosa chiamata "medium" ed è vero che la persona morta può rispondere?
La Sua umile discepola.
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Ananda Kutir, 12 Feb. 1945.
Sia Benedetta la Divinità!
Saluti e Venerazioni.
La Sua lettera è gentile, ma non lasciamoci permettere di essere affascinati dallo spiritismo, dalla ‘medianità’, dal guardar fisso nella palla di vetro, ecc. Tutto ciò La condurrà fuori strada. La comunicazione col morto e il parlare col morto è una manìa che non ha niente a che fare con la vera spiritualità. Lo scopo della vita è qualcosa di diverso. La meta è di realizzare l’essenziale immortalità del proprio ‘Sé’. Solo questo potrà conferire beatitudine e pace perfetta.
Lo spirito non è nato e non muore. Come una persona che passa da una stanza all’altra, lo spirito passa da un piano di esistenza ad un altro. Nel periodo tra la morte e la rinascita l'individuo corregge qualcosa del suo Karma in sfere più sottili. La descrizione del viaggio e del ritorno dello spirito, nell'articolo menzionato da Lei, intendeva spiegare l’idea di come lo spirito gradualmente passa dagli stati grossolani a quelli più sottili. La menzione di etere, aria, fumo, nebbia, nuvole, pioggia è fatta per dare il senso di successivi gradi di sottigliezza. Nel momento giusto, esso prenderà ancora un corpo nuovo.
Il miglior modo di assicurare la pace per il trapassato è di fare Kirtan, aumentare il proprio Japa, alleviare le sofferenze altrui, con servizio altruistico, carità e serie preghiere.
Non si faccia tentare dal voler comunicare con lo spirito trapassato di Suo marito. La comunicazione coi trapassati starà nel modo in cui Lui andrà avanti, verso le sante regioni della beatitudine, e non direttamente qui nel mondo. Non cerchi di trascinarlo in giù. Così disturberà la sua pace. Lo spirito-guida che controlla il ‘medium’ è ignorante ed ingannevole. Esso dichiara il falso.
Il Suo proprio Sé, Shivananda.
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DOVE È IL CIELO?
5 agosto, 1943 - Rispettoso Signore,
Nel Numero di agosto di “The Divine Life” (Vita Divina) c’è un articolo intitolato "Ritu Dharma", il cui ultimo paragrafo mi ha un pò confuso. Esso riporta:
"Il Jiva, dopo che è stato espulso dal corpo fisico, si muove verso il cielo, resta lì finché i frutti del Karma sono esauriti, poi ritorna sulla terra tramite le piogge e, mescolato con i cereali, entra nello sperma dell'uomo e col seme nell'utero della donna. Inoltre lo spirito entra nel feto nel settimo mese."
Le sarei molto obbligato se mi illuminasse sui seguenti punti di questo argomento.
1. Dov’è il cielo in cui va lo spirito e come lo raggiunge? Evidentemente ha bisogno del supporto delle gocce di pioggia per ritornare giù e quindi esso deve aver bisogno di un qualcosa per salire.
2. Le gocce di pioggia possono essere disponibili solo quando ci sono le nuvole. Il cielo, apparentemente, non coincide solo con le nubi. In tal caso, il Jiva come arriva alle nubi dal cielo?
3. Io so che il nostro Samsara, non è solo Karmasthana (mondo del karma) ma anche Bhogasthana (mondo del godimento). Quindi, come mai si dice che il Jiva esaurisce i frutti del suo Karma nel cielo e ritorna sulla terra dopo averli esauriti?
4. Si dice che il Jiva entri nell'utero con lo sperma di un uomo, ma poi si dice che l'anima entri nel feto nel 7° mese. Come si possono conciliare le due cose? Il Jiva è forse diverso dall’anima? Se è così, qual è la differenza, e sennò, come possono convivere queste due asserzioni? Distinti saluti, K.B.R.
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Reverendo Sé Immortale,
Saluti e Venerazioni.
Rispondo alla Sua lettera.
Il Jiva può viaggiare nello spazio. Esso non necessariamente ha bisogno di avere alcun appoggio fisico come gocce di pioggia, granelli di terra, ecc. Esso trova l'ingresso in questo mondo fisico attraverso le gocce di pioggia, e questo è tutto. Vi sono sette piani che si interpenetrano da quello più sottile agli altri. Il Cielo è uno di essi.
Il nostro mondo fisico serve per l'evoluzione tramite l’esecuzione di Karma positivo e Sadhana spirituale. Allo stesso tempo, l'anima individuale incontra il piacere o il dolore, che sono il risultato del suo buono o cattivo Karma. Bhoga (il godimento) è assai trascurabile quando è paragonato a Dukkha (sofferenza). Solo la sofferenza rende un uomo veramente saggio ed introspettivo. In Svarga (Cielo) c’è soltanto Bhoga e niente Dukkha.
Fino al settimo mese il Jiva rimane in uno stato non-manifesto. "Lo spirito entra nel feto al settimo mese" – ciò non significa che vi entra solo in quel momento. Significa soltanto che comincia a manifestarsi nel settimo mese, quando la forma-zione del corpo fisico è completa.
Possa Lei prosperare gloriosamente nel percorso spirituale! Possa Dio benedirLa! Con gentili saluti, PREM e OM!. IL SUO STESSO SE’ - Shivananda
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COSA E’ SUCCESSO A MIO FIGLIO?
Sri Guru-Charana-Kamalebhyo Namah (Omaggi).
Ho ricevuto la Sua gentile lettera che mi ha dato una grande pace.
Reverendo Swamiji! I seguenti punti mi rimangono senza una risposta, ed io glieLa richiedo per avere luce.
1. Il Gita (XIV,14-15), descrive la nascita successiva di coloro che trovano la morte quando sono predominanti Sattva, Rajas e Tamas. Nello stato attuale, il mio bambino era inanimato. Il Gita (XIll-6) dichiara che gli ultimi pensieri determinano la nascita successiva. Può un bambino di 5 anni aspettarsi di avere un qualche potere pensante - in uno stato inanimato? Quindi, quale nascita potrà egli ottenere?
2. Può il suo spirito trarre profitto per mezzo di Japa e carità fatte in suo favore? Io so che egli ha lasciato questo mondo senza fare alcuna Sadhana.
3. Io credo che le preghiere abbiano i loro effetti, ma ho un certo dubbio in base al fatto che un uomo raccoglie i frutti secondo le sue azioni. La Legge Divina è immutabile.
4. Può la durata della vita essere fissata prima della nascita? Il Suo umile Sevak.
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Risposta: - Il ragazzo ha eliminato in modo davvero potente, il cattivo Karma dell'ultima nascita, trovando la morte ad appena 5 anni. Ora lui è libero da quel cattivo Karma. Egli troverà una buona nascita nella quale sarà in una posizione valida per fare più Sadhana.
L'essenza del pensiero di un uomo, nella sua intera vita, costituisce il suo ultimo pensiero, o Bhava (stato di essere). Se un uomo è inanimato, l'ultimo pensiero, o Bhava, che egli ha proprio prima di entrare nello stato inconscio, determinerà la sua prossima nascita.
Le preghiere danno risultati molto benefici. Proprio come Lei può aiutare suo figlio in Germania con soldi e consigli, Lei può aiutarlo in questo e nell'altro mondo con le Sue preghiere. Buoni e sublimi pensieri e preghiere hanno un effetto davvero assai calmante e aiuteranno ad ammorbidire la propria natura e quella degli altri intorno a lui.
La durata della vita è predestinata. Nessuno può oltrepassare i limiti di Kala (il tempo). Il tempo si porta via tutto nel mondo, dalla più piccola formichina fino allo stesso Brahma.
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PRASNOTTARI (Domande e Risposte)
Domanda:- Quanto tempo lo spirito resterà in cielo?
Risposta:- Esso può rimanere per cinquanta o cinquecento anni. Dipende dalla natura e grado delle azioni meritorie fatte dall'uomo sul piano terreno.
D.: - L'anno in cielo è lo stesso come sul piano della terra?
R: - No!. Dieci anni del piano terrestre è come dieci giorni per i Deva nel cielo.
D.: - Che succede proprio prima della morte?
R.:- Lo spirito si contrae e ritira tutti i suoi sensi. I sensi fisici diventano più fiochi proprio come la fiamma in un lampada diventa sempre più fioca quando l’olio comincia a scarseggiare.
D.:- Come fa ad uscire fuori dal corpo?
R.:- Il corpo sottile o Sukshma Sharira fuoriesce dal corpo fisico come una lieve nebbiolina.
D.:- Attraverso quali aperture l'anima lascia il corpo?
R.:- Finché il Prana spinge in alto e l’Apana manda verso il basso le forze-vitali, c'è continuità di vita. Ma non appena una di queste si indebolisce, c'è una perdita con fuoriuscita della forza vitale. Se va via l'Apana allora il Jìva uscirà fuori dal corpo attraverso la testa o il naso o l'orecchio o la bocca. Se invece cala il Prana allora esso fuoriesce dal corpo attraverso l’ano.
D.:- Lo spiritismo potrà aiutare uno ad andare oltre la nascita e morte?
R.: - No di certo. Solo la conoscenza dello Spirito Immortale, o Brahma-Jnana, può distruggere il ciclo delle nascite e morti e conferire a voi Immortalità e Beatitudine eterna.
D.: - Un'anima trapassata può subito riprendere nascita?
R.:- Si, lo può. Ma tali esempi sono rari. Se lo spirito ha un intenso desiderio di rinascere, riprenderà immediatamente nascita. Lo spirito deve raccogliere i suoi frutti del Karma in cielo o all’inferno. Se esso riprende immediatamente nascita, può ricordare molti degli eventi della sua vita precedente.
D.:- Quanto deve aspettare lo spirito per riottenere un corpo?
R.:- Nulla di definito può essere detto su questo punto. Grandi anime dovranno aspettare per molto tempo.
D.: - Uno spirito trapassato può mantenere il potere di rimaterializzarsi?
R.:- Solo gli spiriti molto avanzati che sono dotati di poteri psichici sono capaci di materializzarsi. Essi prendono forma umana, siedono sulla sedia nelle riunioni spiritiche e battono le mani con quelli che siedono nella riunione. Essi parlano, anche. Il loro tocco è tangibile e caldo come quello di un corpo umano vivente. In breve tempo, però, la mano dello spirito si squaglia. Perfino fotografie di spiriti sono state prese.
D.: - Cos’è il corpo astrale?
R.:- Il corpo astrale è il corpo sottile che è all'interno di questo corpo fisico, come la camera d’aria di un pallone. È l’esatta controparte del corpo fisico. Esso è costituito di cinque organi di azione, cinque organi di conoscenza, cinque Prana, mente, intelletto, Chitta o mente subconscia, ed Ahamkara o senso dell'ego. Alcuni lo chiamano “doppio”. E’ questo corpo astrale che fuoriesce dal corpo fisico dopo la morte e va verso il cielo. La morte di questo corpo astrale, tramite la conoscenza dell’Eterno, libera l’individuo dal ciclo di nascite e morti.
D.:- Qual è la differenza tra Metempsicosi e Reincarnazione?
R.: - La Metempsicosi è la trasmigrazione di un’anima umana in una forma animale. La Reincarnazione è la rinascita dello stesso ‘ego individuale’ in successivi corpi umani.
D.: - Perché noi non ricordiamo le nostre vite passate?
R.: - Tale ricordo, stando le nostre esistenti limitazioni, renderebbe notevolmente complicata la nostra vita presente. Perciò, il saggio e benefico Signore ha ordinato così la nostra evoluzione mentale, di modo che noi non si possa ricordare le vite passate fino al tempo in cui sarà utile e vantaggioso per noi il ricordarle. Tali memorie possono ben formare un ciclo che sarà a noi ben chiaro quando saremo andati alla fine di esso, quando poi vedremo un intero rosario di vite infilate sulla nostra propria personalità.
D.: - Contro la Reincarnazione, è stato detto che ci sono sempre più persone rispetto alla passata popolazione del mondo.
R.: - Non è necessario che rinascano sempre le stesse persone, e più nessun altro. Nel processo di evoluzione verso la nascita umana, anche molti esseri dei più bassi livelli arrivano al livello umano. Tutti questi sono controllati dai poteri sovrumani delle Divinità, Dio o Isvara stesso. Non necessariamente avvengono ulteriori rinascite solo su questo piano terreno. Possono avvenire in qualunque posto nell'Universo.
D.:- Qual’è la causa per l’origine dell'esistenza di una persona?
R.:- L’esistenza è la natura di una persona. Essa sta sempre esistendo, da sempre e per sempre. Non serve nessuna prova. La sua esistenza è senza fine e senza inizio. Perciò non si può tracciare nessuna origine all’esistenza di qualcuno.
D.: - Alcuni uomini e donne ritengono sgraziati i loro corpi. Come mai?
R.: - E’ il Karma precedente di un individuo, che è responsabile per la goffaggine o qualsiasi altra caratteristica del suo aspetto.
D.: - Come interferisce la reincarnazione riguardo ai sessi?
R.: - Il sesso delle persone può cambiare nella rinascita, ma non sempre ciò succede.
D.: - Lei pensa che il Mahatma Gandhi avrebbe potuto evitare la necessità di una rinascita?
R.: - Questo è un Segreto Divino. Lo status dei grandi uomini e delle grandi anime dipende dalla Divina Provvidenza.
D.: - Quanto tempo serve alle anime per dover rinascere?
R.:-- Anche questa è una decisione del Signore. Non è dato all’uomo di indovinare o sapere tali verità. È oltre il suo potere.
D.:- Riguardo alla Reincarnazione, Gesù Cristo può perdonare i nostri peccati, per cui come si spiega che noi dobbiamo venire di nuovo per fare ammenda?
R.:- Secondo la credenza Induista, tutti i Karma devono essere purificati. Anche se i peccati vengono perdonati, si deve lavorare a modo per la salvezza, praticando lo Yoga ed unendo se stesso con Dio.
D.: - Come potremmo reincarnarci se le donne non volessero più fare bambini?
R.:- Una tale contingenza non potrebbe mai accadere. Non dovreste preoccuparvi né spaventarvi per una simile evenienza.
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IL SOGGIORNO NEL PARADISO
Quando le persone virtuose muoiono, esse vanno in alto verso il Paradiso, e lì vi vivono. Il periodo del loro soggiorno in Cielo può estendersi da ottanta a duecentocinquant’anni, come popolarmente si crede. Ma, dopo il termine del loro periodo di soggiorno in Cielo, esse di nuovo rinascono sulla terra.
Dopo la morte, le persone virtuose godono i piaceri del Cielo come ricompensa dei loro meriti, i loro atti virtuosi, i loro servizi ed i loro sacrifici. Quando i loro meriti si sono esauriti esse ritornano sulla terra.
Il Signore Krishna dice nel Bhagavad-Gita: “Te tam bhuktva svargalokam visalam; ksheene punye martyalokam vìsanti evam trayeedharmamanu prapanna gata- gatam kamakama labhante”. “Coloro che, avendo goduto lo spazioso mondo Celeste, quando la loro santità sarà appassita, ritorneranno a questo mondo di nascita e morte. Seguendo le virtù intimate dalle scritture, desiderando i desideri, essi ottengono il transitorio”.
Ma, quando una persona virtuosa dal Paradiso ritorna al mondo fisico, riprende nascita in famiglie nobili e virtuose. Questo è il vantaggio delle azioni virtuose. Vi è una duplice retribuzione o ricompensa per le azioni virtuose di un uomo. Egli, dopo il suo soggiorno in Cielo, ritorna sulla terra, e ottiene una buona nascita con buone circostanze, ambitii ed opportunità, per le sue successive buone azioni ed evoluzione interiore.
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IL JNANI DOPO LA MORTE
Per un Jnani (saggio) che ha realizzato l'identità del suo Essere interiore con il Brahman Infinito, non c’è rinascita, né migrazione, e neppure più liberazione; poiché egli si è già liberato. Egli si è fermamente stabilito in un'esperienza di assoluta Esistenza, Conoscenza, Beatitudine, il ‘Satchidananda-Atman’.
L'esistenza continuata del mondo e del suo proprio corpo, al Jnani appare soltanto come un'illusione, la cui apparenza egli non può rimuovere, ma che comunque non può più ingannarlo ulteriormente, fino al momento in cui, dopo la morte del corpo, egli non dovrà andar vagando, ma rimane dov’è, in quello che lui è ed era eternamente, il Principio primo di tutti gli esseri e cose, l'originale, eterno, puro, libero Brahman. Mentre sta vivendo ed anche quando il corpo ricade morto, il Jnani rimane nella sua propria essenziale Natura, o Svarupa, che è totalmente piena, pura Coscienza e Beatitudine senza tempo.
Le seguenti asserzioni fatte da Jnani costituiscono le sue proprie più profonde convinzioni ed esperienze. “Io sono Infinito, imperituro, auto-luminoso, auto-esistente. Io sono senza inizio, senza fine, senza distruzione, senza origine, immortale. Io non sono mai nato. E perciò mai sarò libero, perfetto, indipendente; Io solo ‘sono’; Io pervado l'universo intero; Io sono onni-pervadente e inter-penetrante; Io sono la Pace Suprema e la Libertà Assoluta”.
Un Jnani vive per sempre; egli ha ottenuto la vita eterna. Il desiderio non lo tortura; i peccati non lo macchiano; la nascita e morte non lo toccano; lui è libero da tutti i desideri e le brame e rimane sempre nel suo Satchidananda-Svarupa. Egli vede l'unico ‘Sé’ Infinito in tutti, e tutto nell’Infinito ‘Sé’ che è il suo ‘essere’; Egli rimane per sempre nell’Infinito ‘Sé’ di Consapevolezza e Delizia.
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REGRESSIONE IN NASCITE ANIMALI
Le scritture Induiste dicono che un uomo può divenire un Deva, o una bestia, o un uccello, o un vegetale, o una pietra, a seconda dei suoi meriti o demeriti. Anche le Upanishad corroborano questa dichiarazione. Anche Kapila è d'accordo su questo punto.
Ma il buddhismo ed alcuni filosofi Occidentali insegnano: “Non c'è più regressione per un uomo, una volta che abbia preso una nascita umana. Non è più necessario per lui rinascere come animale a causa del demerito. Egli può avere la punizione in molti modi nella stessa nascita umana”.
Quando un uomo prende la forma di un Deva, tutti i Samskara umani, tendenze ed abitudini, resteranno dormienti. Quando un uomo prende la forma di un cane, si manifesteranno solo le tendenze, le abitudini e i Samskara animali. Le tendenze umane verranno soppresse. Alcuni cani ricevono un trattamento reale nei palazzi dei sovrani e delle persone aristocratiche. Essi vengono trasportati in automobile, mangiano buon cibo e dormono sui cuscini. Questi sono tutti esseri umani che si sono trasformati in animali.
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IL LINGA-SARIRA SOPRAVVIVE ALLA MORTE DEL CORPO FISICO
Dopo la morte, questo corpo fisico composto dai cinque elementi, è gettato via come un muta o la pelle di un serpente. Il corpo astrale interiore, o Linga-Sharira, che consiste di diciannove essenze (Tattva), cioè cinque Karma-Indriya, cinque Jnana-Indriya, cinque Prana, la mente, la Buddhi, il Chitta e l’Ahamkara, va in paradiso, poi ritorna sul piano fisico, prende un altro corpo fisico e si reincarna.
È questo Linga-Sharira, o corpo astrale, che contiene le impressioni di tutti i Karma passati. Questo corpo astrale rimane finché non si trova e si coltiva la conoscenza e la realizzazione del ‘Sé’, e la conseguente 'emancipazione’. Dopo-di-ché, si disintegra e i componenti si fondono nell’oceano di Tanmatra, o Avyaktam (l’‘Essenza’ sottile del Tutto-Indifferenziato).
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NATURA DELLA NASCITA SUCCESSIVA
L’ultimo potente pensiero che occupa la mente di un uomo nel momento della sua morte determina la natura della sua nascita successiva. Se al momento di morire, nella vostra mente si presenta il pensiero del tè, potreste diventare un proprietario di una coltivazione di piante da tè, nella prossima rinascita, se avrete fatto azioni virtuose; oppure potreste essere un operaio in questa coltivazione di tè, se non avete fatto alcuna azione meritoria.
Un ubriacone avrà pensieri riguardo al liquore, quando sta per morire. Un uomo licenzioso penserà solo alle donne, quando starà per spirare. Io vidi un uomo morente che aveva l'abitudine di usare tabacco. Quando si trovò in un stato inconscio, egli muoveva molto spesso le sue dita verso il naso, annusando e facendo un immaginario sniffare. Evidentemente stava pensando al tabacco. Un ufficiale medico di un ospedale, che era abituato a dire imprecazioni e bestemmie, fu sentito usare ogni sorta di termini osceni ed offensivi, quando si trovò in una condizione morente. Il Re Jada Bharata, come ho già riferito altrove, si prese per compassione grande cura di un cerbiatto. Egli gradualmente sviluppò un forte attaccamento. Quando si trovò a dover morire, la sua mente era occupata solo dall’unico pensiero del cerbiatto. Così, egli dovette riprendere nascita come cervo.
In ogni casa Induista, nelle orecchie delle persone morenti, risuonano i nomi di Dio come Hari, Om, Ram, Narayana. Lo scopo è che il moribondo possa ricordare il nome e la forma di Dio e con ciò raggiungere la dimora della beatitudine. Se un uomo conduce una vita virtuosa per molti anni e se fa Japa e meditazione su Dio per un tempo lungo, solo allora attraverso la forza dell'abitudine potrà ricordare Dio ed il Suo Nome al momento della morte.
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VISIONE VEDANTICA DEL PARADISO E DELL’INFERNO
Secondo il Vedanta, il Paradiso e l’Inferno sono creazioni puramente mentali. Si parla dei piaceri del Paradiso soltanto per persuadere i virtuosi a fare sempre più grandi atti di virtù, bontà, amore e servizio. Anche i tormenti dell’inferno sono presentati solo per dissuadere le persone cattive dal fare i loro cattivi, ingiusti, perfidi e dannosi atti.
Con la purezza, bontà, amore e servizio, la mente umana forma intorno a sé, il suo proprio Paradiso; dall’impurità, errore, cattiveria ed ignoranza, la mente umana crea per se stessa, sofferenza e dolore, che prendono il nome di inferno. E’ vero, come cantò il poeta Milton, che la Mente è il suo stesso luogo, e può fare di se stessa un paradiso o un inferno.
L’uomo è, nella sua vera, essenziale e interiore Natura spirituale, eterna, infinita, non-nata, della Natura di Luce, Gioia, Pace. E’ l’ignoranza la vera causa-radice della sua sofferenza, dei suoi limiti, dell'individualità, dell’errore di nascita e morte. L’Auto-realizzazione, l’esperienza dell'Infinito Sé al proprio interno, libera l’uomo nel Regno della Pace Infinita, della Libertà e della Beatitudine.
Il fatto che vi sia un piano indipendente di esistenza chiamato ‘inferno’, esistente per suo proprio diritto, è pienamente sostenuto dalla letteratura Puranica. Si supponga che vi sia un perfido ed inveterato ubriacone, insensibile e dedito ad ogni tipo di vizi. Dopo la morte, egli è condotto dai Messaggeri della Morte a quel piano di esistenza chiamato Inferno, e lasciato a soffrire i tormenti di Tantalo, le torture di doversi muovere in ardenti deserti dove la sua sete e il suo agonizzante bisogno di bere non sono mai estinti. Così soffrendo, gli vien fatto pagare il conto dei suoi errori e purificare il suo spirito. Similmente, vi è un piano indipendente di Esistenza chiamato Paradiso, in cui sono condotti i virtuosi.
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LA RINASCITA (Registazione di alcuni casi interessanti)
Il caso del Soldato Castor, che parlò in Birmano. – George Castor riferì alcune sue esperienze passate nel ‘Sunday Express’, Londra (1935). Egli era un soldato, nato nel 1889. Fin dalla fanciullezza, egli parlava nel sonno in lingua Birmana. Nel 1907 entrò nell'esercito. Nel 1909 quando aveva 20 anni, fu trasferito in Birmania, a Maymyo, e là egli sentì di aver già visto quel paese, di avervi vissuto, parlato la lingua, conosciuto il fiume Irrawaddy, e di aver detto a Lance Carrigon Corporal che sull'altro lato dell'Irrawaddy c'era un grande tempio con una enorme fessura nel muro, dalla cima ai piedi, e vicino una grande campana – dichiarazione questa che fu verificata come vera.
Il caso del ragazzo moribondo.- Un ragazzo diciottenne di Jhamapukhur (Calcutta) era sul suo letto di morte. I suoi genitori si erano gettati ai piedi di un Sadhu-Purusha, ma al tempo stesso, avevano cercato altri modi di curare il ragazzo. La zia del ragazzo biasimò il Sadhu-Purusha, dicendo che la fede nel Sadhu lo stava uccidendo. A questo punto il ragazzo esclamò:
"Tutto ciò accadde circa 50 anni fa, quando Suke Strit Thana era agli ordini di un ufficiale onorato, noto come il sergente 'Kana', che era cieco in un occhio. Toccò a lui arrestarmi, io sfuggìi la forca ma ebbi i lavori forzati".
Poi, parlando a sua madre, il ragazzo disse: "Madre, ora me ne sto andando. Sai perché? La persona che sta dormendo nell'altra stanza (riferendosi a suo padre) era il mio figlio in una mia nascita precedente. Egli fece di tutto per rendermi misero. Per fargli sentire le conseguenze del suo karma passato, io ora sono nato come suo figlio. Ora egli deve sentire il dolore e l’angoscia che un figlio può infliggere a suo padre. Il karma non può mai essere evaso e deve sempre essere sopportato". (L’Inchiesta dimostrò che Suke Strit Thana era stato davvero agli ordini di un ufficiale, che era famoso in tutte le città come il Sergente cieco e che andò in pensione circa 50 anni prima).
Hill, l’esploratore del Sud-America.- Il Signor Hill scrisse al Redattore del ‘People’: "Io avevo una forte convinzione che certe parti del Sud America mi fossero molto familiari. Avevo un sogno ricorrente di essere un esploratore che vagava da solo in una foresta tropicale, quando improvvisamente apparve una banda di uomini dalla pelle scura, ed io mi rivolsi ad essi nella loro lingua. Ma per qualche ragione, essi si infuriarono e cominciarono a colpirmi. Alla fine, io divenni un assistente di bordo nelle Reali Linee Aeree ed andai in Sud-America. Ivi giunto, scoprii di essere già a conoscenza dei nomi di oscure strade ed edifici, e sentii di aver certamente già camminato prima d’ora a Rio de Janeiro, Santos e Buenos Aires. In un viaggio prendemmo a bordo un autore danese a Santos. Un giorno egli mi chiamò nella sua cabina, e mi disse: ‘Steward, tu sei vittima di una straordinaria coincidenza o di qualcosa di più strano’.” "Poi mi mostrò una testa umana, da lui presa ai cacciatori-di-teste delle Amazzoni, ridotta con un processo segreto a metà del suo normale formato e conservata. Io rabbrividii. So soltanto che io stavo guardando una cosa esattamente uguale alla mia propria faccia."
Il Figlio dell’Impiegato Postale di Bajitpur (Esposto 15-7-36)- Un figlio di tre anni di un impiegato postale di Bajitpur (Faridpur) un giorno cominciò a piangere ed insisteva di voler andare a casa sua. In risposta ad una domanda, egli disse:
“Io sono un abitante di Fazilpur in Chittagong. Dalla Stazione ferroviaria di Luxum una strada conduce al mio villaggio. Io lì ho tre figli e quattro figlie. Il Kalibari di Meher non è molto lontano dalla mia residenza. È in questo luogo che Sarvananda realizzò la salvezza. Lì non c'è nessuna immagine di Kali. C’è un grande albero di banyan e alle sue radici si tengono riti di adorazione".
C'è anche un albero di palme assai alto, lì. Il padre del ragazzo non era stato mai a Chittagong o alla stazione di Luxum o a Meher-Kalibari. Il ragazzo talvolta canta canzoni che egli non aveva mai sentito.
Una ragazza Ungherese dimentica i suoi genitori. - Nel 1933, la figlia quindicenne di un ingegnere Ungherese giaceva nel suo letto di morte a Budapest. Lei, ad un certo punto, apparentemente morì, ma riprendendosi un pò più tardi, dimenticò completamente la sua natìa Lingua Ungherese e cominciò a parlare solo in lingua Spagnola. Lei non poteva riconoscere nemmeno i suoi genitori, a cui così si rivolse: "Queste brave persone che sono qui, sono molto gentili con me, ma loro non sono i miei genitori, come pretendono di essere”. Poi, all’interprete Spagnolo, lei disse: “Io sono la Senora Lucid Attarezde Salvio. Ero la moglie di un uomo che lavora a Madrid ed avevo 14 bambini. Io avevo 40 anni e ero alquanto ammalata. Sono morta pochi anni fa, o almeno pensavo di star morendo. Ora mi trovo in questo strano paese".
Lei è in grado di cantare canzoni spagnole, di preparare speciale cibo spagnolo e di dare descrizioni grafiche di Madrid, dove lei non era mai stata.
La figlia di Jung Bahadur (a Delhi). - Shanta, una bambina di 8 anni, figlia di Lala Jung Bahadur, un commerciante di Delhi, era solita dire, sin da quando poteva parlare – che nella sua vita precedente lei era sposata ad un uomo di Mathura, di cui sapeva dare anche l’indirizzo. Quando il suo precedente marito fu informato di ciò, mandò il suo fratello che la ragazza riconobbe all’istante. Allora suo marito venne e lei lo riconobbe subito, e gli raccontò fatti che erano noti solo a lui e alla sua precedente moglie. Lei gli disse anche di aver sepolto cento rupie in un certo posto della loro casa.
Il bambino di Devi Prasad, Kanpur (Amrita Bazar di Patrika 1.5.38) - Il bambino di cinque anni di Devi Prasad Bhatnagar, che vive in Premnagar, Kanpur, dice che nelal sua nascita precedente il suo nome era Sivdayal Muktas e che lui era stato assassinato durante le insurrezioni di Kanpur nel 1931, quando fu attirato in una casa da due amici musulmani e là fu ucciso. Un giorno il ragazzo insistette per andare alla sua vecchia casa in cui, egli disse, la sua precedente moglie giaceva malata. Egli fu portato lì e subito riconobbe sua moglie, i suoi bambini e tutti gli altri articoli della casa.
Bambino di un anno e mezzo che recita a memoria il Gita- dal corrispondente dei rapporti di Prayagraj (A.B. Patrika):
"Un ragazzo di tre anni di Jhansi riproduce a memoria l’intero Srimad Bhagavad-Gita e il Ramayana, e la sua pronuncia è perfetta. Il ragazzo stava tentando invano di dire qualche cosa, fin da quando raggiunse l'età di 5 mesi, e all'età di un anno e mezzo, egli a memoria recitò davanti ai suoi ascoltatori il Gita, ecc".
Una bambina di cinque anni e il Pianoforte (‘People’ 20.6.37)
- Una bambina di nove anni di Blackpool preferisce suonare il pianoforte piuttosto che giocare con i pupazzi e le bambole. Lei non ha mai avuto una lezione, eppure suona il piano in modo brillante. Lei può suonare con una perfetta sintonia ogni melodia che sente e lei vi aggiunge un motivo o due di sua propria composizione.
La figlia dell’Avvocato (Calcutta) - La figlia di un avvocato dell’Alta Corte di Calcutta, quando aveva soltanto 3 anni, poteva pulire i pavimenti della casa in modo eccellente. Ad una richiesta, lei rispose:
"Io ero abituata a pulire i pavimenti nella casa di mio suocero in Beldanga, dove solamente io, mio suocero ed una delle sue figlie vivevamo. Io ero solita compiere Puja e cucinare il Bhog-Thakurji. C'era un Dole-Mancha nella casa di mio suocero. Nel giorno del Dole-Yatra noi mettevamo il Thakurji sul bracciolo e l'imbrattavamo profusamente con Avir."
La bambina vive in uno stretto Achara e non mangia né dorme con i suoi genitori che sono anglicizzati e perciò ‘intoccabili’. Il suo cibo è cotto separatamente.
Questi fatti possono essere facilmente verificati perfino ora.
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Con i più forti legami alla terra, con i desideri e attaccamenti che si librano sopra gli scenari terreni, la maggioranza delle persone dovranno rinascere sulla terra, immediatamente dopo la morte. Esse non dovranno soggiornare in altri piani di esistenza. Può accadere che alcuni, anche se raramente, ricordino la loro passata e immediata precedente incarnazione. Ecco ancora altri due casi, pubblicati nel magazine ‘Fate’ (Destino), nell’anno 1954.
Anne, bambina di quattro anni, disse a suo padre: "Papà, io sono stata qui sulla terra un sacco di volte!”. Allorché egli si mise a ridere, Anne si indignò: “Io c’ero! Io c’ero! Io c’ero!” gridò lei piangendo, battendo i piedi. “Una volta io nacqui in Canada come uomo. Mi ricordo perfino il mio nome. Esso era Lishus Faber. Io ero un soldato e conquistai le porte!”.
Dopo mesi di ricerche, uno storico trovò le prove di una battaglia in Canada, in cui un solo soldato aveva ‘conquistato le porte’, come aveva detto Anne.
Il nome di quel luogotenente era Aloysius Le Fabre - Lishus Faber, secondo la pronuncia di Anne.
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Vishwanath, nato in Bareilly, cominciò all'età di tre anni a dare minuti dettagli di una vita precedente in una città chiamata Pilibhit. I suoi genitori, temendo che questo volesse significare che egli doveva morire giovane, fecero del loro meglio per nascondere la storia del loro figlio.
Il ragazzo nominò la scuola in cui era andato nella sua esistenza precedente in Pilibhit, e disse che essi avevano un vicino di casa chiamato Lala Sunder Lal, il quale aveva un cancello verde, una spada, e descrisse anche le feste che questo uomo ricco aveva dato.
Per metterlo alla prova, il ragazzo fu portato in questa città distante, che egli non aveva mai visitato prima, in questa sua vita attuale. Qui lui correttamente indicò le varie parti della sua casa originale, ora in rovina, inclusa una ignota scalinata. Mostratagli una fotografia di gruppo, egli correttamente indicò un uomo come il suo precedente zio, Har Narain, e alla fine indicò se stesso – cioè, un ragazzo che sedeva in mezzo al gruppo.
Ogni dettaglio fu trovato corretto. La sua propria identità fu stabilita come Laxmi Narain che era morto a causa di tubercolosi all’età di 32 anni. La madre di Laxmi Narain era ancora vivente. Lei fece al piccolo Vishwanath numerose domande per esaminare la sua memoria. Lui rispose correttamente ad ogni domanda senza la minima esitazione.
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LO STRANO CASO DI TRASMIGRAZIONE DI UNO SPIRITO
MORADABAD, 23 Agosto.- Una certa sensazione è stata causata, seguendo l’arrivo qui il 15 di agosto, di un ragazzo chiamato Parmod da Bisauli, distretto Badaun, il quale fece delle rivelazioni circa gli incidenti della sua vita precedente che furono accuratamente verificati fin nei minimi dettagli. Migliaia di persone, incluse alcune davvero importanti figure del paese, lo visitarono durante i due giorni in cui restò qui e alla fine fu stabilito che esso era un chiaro caso di trasmigrazione dell’anima.
Il ragazzo, di cinque anni e mezzo, disse che egli era Parama Nand, fratello di B. Mohanlal, proprietario della rinomata Ditta ‘Servizio Buffet’ Mohan Brothers di Messers, con ramificazioni in Saharanpur e Moradabad, che egli morì a Saharanpur il 9 maggio 1943, in seguito ad una malattia cronica dello stomaco.
Nato a Visauli il 15 marzo 1944, giusto nove mesi e sei giorni dopo la morte di Parama Nand, come figlio di Babu Bankey Lal Sharma Shastri, M.A., Professore nel Inter-College, a Bisauli, il ragazzo, non appena potè parlare, pronunciò chiara-mente i nomi di Mohan, Moradabad e Saharanpur, e più tardi pronunciò anche le parole ‘Fratelli Mohan’. Ogni volta che vedeva un suo parente comprare biscotti e burro, egli diceva di avere una grande fabbrica di biscotti in Moradabad. Ogni volta che vedeva dei grandi negozi nel mercato, lui diceva che il suo negozio in Moradabad era il più grande degli altri. Inoltre egli insisteva sempre con i suoi genitori affinché lo portassero a Moradabad. Per strana coincidenza, il nome del ragazzo, entrato nel Janma Kundali (oroscopo) da parte dei Pandit (Esperti), era anche Paramanand,, ma essendo Varmod il nome del suo fratello più vecchio, anch’egli cominciò ad essere chiamato Parmod. Però il ragazzo insisteva sempre di chiamarsi Parama Nand; che egli aveva fratelli, figli, figlie e moglie a Moradabad.
Mohan Lal si mette in moto
Avvenne così che quello stesso anno, un certo Lala Raghunandan Lal di Bisauli, ad un parente che viveva a Moradabad, parlò del ragazzo e delle sue dichiarazioni circa la sua parentela con i Fratelli Mohan. Al che, i relativi parenti raccontarono l'intera storia a Sri Mohanlal, proprietario della Ditta. Costui, insieme ad alcuni suoi parenti, andò a Bisauli nel luglio scorso ed incontrò il padre del ragazzo. Il bimbo, comunque, era via in qualche distante villaggio con alcuni suoi parenti e perciò non poté essere visto. Sri Mohanlal chiese al Prof. Bankey Lal di portare il ragazzo a Moradabad e la richiesta fu accolta. Gli si promise che il Professore avrebbe portato il ragazzo a Moradabad durante le prossime Feste dell'Independence-Day.
Il 15 di Agosto, scendendo dal treno, il bambino riconobbe subito il suo fratello e lo abbracciò. Sulla via verso la residenza di Sri Mohanlal, egli riconobbe il Palazzo del Municipio e disse che il suo negozio era ora molto più vicino. Quando il tonga, per mettere alla prova il bimbo, come d’accordo stava girando davanti al negozio, egli chiese subito al tonga di fermarsi prima del negozio dei Fratelli Mohan. Poi lo fece fermare davanti alla casa situata di fronte al negozio ed entrò nella stanza in cui il fù Parama Nand teneva i suoi articoli di adorazione e la scatola dei soldi.
Entrando nella stanza egli si prostrò per un saluto. Fu una scena davvero patetica quando egli riconobbe la sua precdente moglie e gli altri parenti e ricordò diversi incidenti della sua vita passata che li riguardavano. Tutti furono d'accordo nel sostenere che gli incidenti erano veri. Il ragazzo non poté tuttavia riconoscere il suo precedente figlio più vecchio, ora di 17 anni, poiché ne aveva solamente 13 quando Parama Nand morì. Quando il ragazzo ricordò che tutti i fratelli erano abituati a sedersi insieme per bere limonate, bibite, ecc., tutti i fratelli e gli altri cominciarono a piangere.
La Macchina della Soda
Il ragazzo espresse poi il desiderio di andare al suo "gaddi", e così entrando nel negozio, andò alla macchina della soda e spiegò il processo manifatturiero di vaporizzare l’acqua, una cosa che lui non aveva mai visto nella sua attuale vita. Egli disse che il flusso dell’acqua era stato fermato, come egli realmente fece, per mettere alla prova la sua memoria.
Poi, il ragazzo espresse il suo desiderio di andare all’Albergo Vittoria, posseduto da Sri Karam Chand, un cugino di Parama Nand. Egli si diresse verso il palazzo, al piano superiore, e subito esclamò che le stanze attualmente costruite sul tetto, prima non c’erano.
Sahu Nandlal Saran, il primo cittadino di Moradabad, prese sù il ragazzo nella sua auto e lo portò al Meston Park, chiedendogli di localizzare il luogo dove una volta vi erano state le sue filiali delle Opere Pubbliche in città. Allora lui condusse la compagnia al Gujerati Building, posseduto da Sahu Nandlal Saran, ed indicò il negozio dove una volta c’era stata una filiale dei Fratelli Mohan. Sulla via del Meston Park, il ragazzo riconobbe la Allahabad Bank, le Opere Idrauliche e la Prigione del Distretto.
Si potrà notare che in tutte le sue escursioni nei diversi luoghi della città, fatte sia per esaudire i suoi desideri di vedere i luoghi connessi con la sua vita passata o per esaminare la sua memoria, era presente un gran numero di persone ed erano tutte persone in vista. Tutti si mossero. Il ragazzo riconobbe diversi altri luoghi e persone che erano solite visitare il negozio durante la sua vita passata.
Alla Riunione Pubblica
Una grande riunione pubblica fu tenuta il 16 di agosto all'Arya Samaj, dove il padre del ragazzo, Prof. Bankey Lal, spiegò lo sviluppo della memoria del ragazzo fin dalla sua infanzia.
Fu con grande difficoltà che il ragazzo venne riaccolto da Moradabad. Poiché egli non era disposto ad andarsene via dai suoi vecchi parenti e dal negozio, così lui fu trasportato via mentre era addormentato alle prime ore del 17 agosto.
Una profonda impressione si creò in questa gente, che non credeva né in Dio né nella trasmigrazione dello spirito. Così un gentiluomo mi disse: "Non è necessario alcun chiarimento per quelli che credono, ma nessun chiarimento è possibile per quelli che non credono".
Non c’è bisogno di menzionare che né il ragazzo né suo padre, avevano mai visto prima Moradabad. Il tono, la maniera decisa e la correttezza dei dettagli narrati da lui furono considerati assolutamente irreprensibili e giammai fecero esitare. "Amrita Bazar Patrika", Agosto 1949.
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UN FAMOSO CASO DI RINASCITA - SHANTI DEVI
All’incirca dodici anni fa, un’evento simile, anzi ancor più rimarchevole, avvenne a Delhi, quando Shanti Devi, una bambina di nove anni, fu portata a Mathura dove lei identificò il suo primo marito, la sua casa, e molti altri dettagli connessi con la sua vita precedente. Fu un caso sensazionale, perché così straordinariamente vero e credibile, che riguardava una rinascita a Delhi. Esso fu riportato ufficialmente da un comitato nominato localmente, che consisteva di uomini illuminati, persone critiche e competenti. Questo caso fu molto pubblicizzato nei principali quotidiani Indiani e stranieri.
Nata il 12 ottobre 1926, Shanti Devi, una bimba che mantenne nella sua memoria i più vividi e viventi ritratti dell’intera sua vita passata, a partire dall’anno 1902 e fino all’anno 1925. Tutto ebbe inizio sin da quando lei poté parlare, ricordando e narrando, ogni volta che il contesto e le associazioni della vita quotidiana venivano a crearsi, gli incidenti, eventi ed esperienze, in sorprendenti dettagli, della sua vita passata a Mathura con suo marito Pandit Kedar Nath Chaubey. I suoi increduli genitori non solo snobbavano tali grafiche descrizioni della sua vita passata, come se fossero bugie infantili, ma sperarono ferventemente che tali ricordi si fossero cancellati dalla memoria della bambina, non appena essa fosse cresciuta. Ma, contrariamente alle loro speranze ed aspettative, la bambina insisteva sempre di più nel ricordare la sua vita passata, e persisteva nel richiedere ai suoi genitori di portarla a Mathura la città della sua precedente nascita, in cui lei desiderava mostrare ai genitori attuali, la sua vecchia casa e certe cose che erano in essa, in cui solo chi vi aveva vissuto a lungo potesa sapere che erano fatte così.
Alla fine, la bambina prevalse sul volere dei genitori. Fu chiamato uno zio della ragazza; Shanti Devi gli diede l'indirizzo del suo marito della vita precedente e furono fatte indagini e fu mandata una comunicazione a suo marito Pandit Kedar Nath. E, abbastanza sorprendentemente, da Mathura arrivò in risposta una lettera che, fra le altre cose, suggeriva alla commissione indagatrice di Delhi di prendere contatti con un suo parente, Pandit Kanji Mal, che lavorava presso i Signori Bhana Mal Gulzari Mal di Delhi, il quale avrebbe avuto un incontro con la bambina Shanti Devi. Quando Sri Kanji Mal fu portato in sua presenza, lei non soltanto lo aveva riconosciuto come il più giovane cugino di suo marito, ma gli dette una risposta molto soddisfacente ad una domanda che toccava problemi di natura intima.
LA FILOSOFIA DELLA MORTE
Di quando in quando, nei momenti di calma contemplativa, quando siamo spinti ad una introspezione interiore, qualche volta noi ci chiediamo perché Dio che, in un certo qual modo, è un Padre compassionevole e misericordioso, debba aver incluso la morte nello schema della vita. Il fatto è che la morte arriva come una necessità per stimolarci nella nostra evoluzione.
Potreste mai immaginare un mondo in cui non vi sia la morte? L’aumento della popolazione risulta essere un problema difficile, perfino oggi in cui la morte ha il suo corso normale Così, immaginate l'estensione di caos e confusione che vi sarebbe se non ci fossero i morti. Non avrebbe più valore nemmeno vivere la vita. Diventerebbe un duro e faticoso lavoro insopportabile.
Vivendo nel medesimo corpo, noi non possiamo svilupparci oltre i nostri limiti ed i legami affettivi. E’ necessaria una completa separazione per renderci cauti nei nostri attaccamenti. Durante il nostro breve soggiorno in questo mondo, noi diventiamo così tanto attaccati a questa solida terra che quando la morte bussa alla nostra porta, ci sentiamo assai riluttanti di dover essere strappati dal nostro ambiente familiare dintorni e lasciare i nostri possedimenti materiali accumulati in modo così accurato. Perciò per sciogliere definitivamente il legame dell’attacca-mento, la morte è l’unica soluzione.
La morte non è solo una necessità per coloro che muoiono, ma è necessaria anche per l’evoluzione di coloro che sono rimasti indietro. La morte aiuta ad affi-dare le nostre responsabilità su spalle nuove. Esse accettano la sfida della vita e fanno crescere l’esperienza. Il padre muore all’improvviso. Allora il figlio si prende le nuove responsabilità, le sopporta ed arricchisce il suo tesoro di esperienze. Quando un bambino muore da piccolo, per lui non può esservi molta assimilazione di esperienza, a parte una certa purificazione karmica, ma tutt’al più ciò si intende per coloro che sono rimasti indietro. Noi dobbiamo svilupparci oltre l’ego, l'attaccamento, e il desiderio di godere l'immunità dalla sofferenza. Così aiutandoci a trascendere il nostro mondo di attaccamenti e desideri, la morte ha un ruolo indispensabile.
Infatti, lo spirito individuale non potrebbe mai crescere senza la morte. Il processo evolutivo è lungo e richiede vari tipi di esperienze, sia di povertà e ricchezza, di intossicazione e purezza, di ignoranza ed istruzione, in ogni paese, clima, cultura, razza e religione. Richiede pure esperienze in entrambi i sessi. In un solo corpo, non è possibile assimilare tutto questo. Quindi, facendo di necessità virtù, noi moriamo e di nuovo nasciamo in circostanze diverse per un diverso ciclo di nuove esperienze.
Anche l'assimilazione dell'esperienza non è possibile senza la morte. Negli stati post-mortem la coscienza si espande. Gli atti delle vite passate hanno una certa reazione, e noi impariamo molte nuove lezioni. Noi spesso osserviamo le scimmie che divorano rapidamente i commestibili e poi con calma li masticano. Similmente noi mastichiamo le nostre esperienze in una più alta e più ampia luce che splende dopo la morte. Durante la nostra permanenza sul piano astrale, le scene delle nostre vite passate passano rapidamente davanti ai nostri occhi, una dopo l’altra. Noi cominciamo a rivivere le nostre vite, con la differenza che ora noi siamo in ogni situazione, identificati con tutti gli attori. Noi proviamo direttamente ciò che facevamo, quando torturavamo qualcuno, come se fossimo proprio colui che era torturato da noi. Noi sperimentiamo il dolore degli altri. Questo processo esaurisce il nostro karma e ci offre un’utile lezione. La purificazione Karmica avviene quando entrambi, l'oppressore e anche l’oppresso, saranno in grado di scusarsi l'un l'altro. La rappresaglia accresce solamente il peso karmico da dover pagare.
La morte arriva come un necessario atto-finale tra due nascite. È un atto-finale in quanto le attività cessano con il calar del sipario. Così dopo l'assimilazione di un ciclo di esperienze nella propria vita, allo spirito individuale viene nuovamente offerto un nuovo corpo mentale, emotivo e Pranico, preminentemente ben idoneo per la successiva reincarnazione. In questo modo, vita dopo vita, esso viaggia assimilando le sue diverse esperienze.
Normalmente, il periodo che interviene tra due nascite è approssimativamente da quattro a cinquecento anni (nel linguaggio occulto, ogni nostro anno è uguale ad un giorno dei Pitri). Ma sono stati citati esempi che, occasionalmente, indicano la possibilità che vi siano delle nascite immediate. Invariabilmente, in questi casi in cui le nascite risultano essere immediate, la morte è stata di solito causata da un incidente. Laddove noi non abbiamo completato le esperienze di una nascita adeguata, diventa assolutamente necessaria una seconda possibilità di nascita, nelle stesse circostanze, per esperienze simili. L'altra ragione è che talvolta gli attaccamenti e certe decisioni sono così opprimenti e iper-potenti che per esaurirli diventa assolutamente necessaria una seconda nascita in un futuro immediato. Per illustrare ciò noi non abbiamo bisogno di andare tanto lontano nel passato. Il racconto di una giovane ragazza, Mridula da Dehra Dun, che venne ad incontrare Sri Swami Sivanandaji Maharaj nel 1960, corrobora la validità della mia asserzione. Ma bisogna ricordare che, in tutti questi casi, la memoria della nascita precedente non dura a lungo. Talvolta, sono citati anche esempi in cui il morente è ritornato a vivere. Sri Chandrasekhara Iyer di Hyderabad, Deccan, che era un residente nel ‘ashram ’ di Shivananda, fu un esempio che morì, e dopo essere rimasto morto per due ore, tornò indietro alla vita e visse per diverso tempo dopo.
Al momento della morte, la piccola distorsione e contrazione che noi vediamo nel corpo è proprio lo sforzo del ‘doppio’ Pranico di estrinsecarsi dal corpo fisico. L'esperienza è ritenuta essere indolore. Ma anche se fosse dolorosa, che importa quando la Morte promette la Luce al di là del sipario?.
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LE RIVELAZIONI DI MRIDULA, CIRCA LA SUA ULTIMA NASCITA
"Mamma! Mamma!", esclamò una bambina di due anni e tre mesi. E, saltando giù dal grembo di sua madre, corse verso l'oggetto del suo interesse. In quel preciso momento, una signora anziana stava portando fuori la sua macchina sulla strada di fronte alla casa di Mridula. La bimba corse verso la macchina, incoerentemente esclamando, "Ah, questa macchina è mia, e lei è la mia mammina!". L’anziana signora, comunque, ignorò la bimba e passò oltre lei. La madre di Mridula corse fuori, temendo che la sua bambina potesse essersi persa nella strada.
Ma Mridula non si muoveva da vicino la macchina, dato che stava guardando di qua e di là, come se fosse in ricerca di qualcuno; la sua faccia era tutta rossa per l’eccitazione e la gioia. Sua madre, tuttavia, non condivideva affatto quella gioia, e poiché si sentiva imbarazzata, riportò forzatamente la bambina dentro la sua casa. Quella notte, Mridula non stava proprio in sé. Ella prese a dire a sua madre ogni sorta di cose, come un adulto che ricorda i giorni passati.
Mridula stava dicendo: "Io ho un'altra casa, mamma! Noi abbiamo sei elefanti ed anche una macchina, e là ci sono una mia sorella più giovane e il mio papà, ed anche molti amici. Mi porterai dalla mia vecchia mamma, per favore? Io le promisi di ritornare. Oh, come voglio tornare a casa!”. E lei continuava a ripetere queste cose apparentemente senza senso, come potrebbero essere dette da altri, ma non da una bimba. Sua madre era completamente confusa, e si chiedeva se la bimba fosse a posto mentalmente.
Giorni, settimane e mesi passarono in fretta. Dopo poco più di sei mesi, Mridula riprese a ripetere il suo vecchio motivo, della sua grande casa, la macchina e gli amici. La povera madre, con tutti i suoi sforzi, non era capace di pacificare la bambina. Ma il Signore misericordioso venne in loro aiuto così:
Era stato eseguito, su vasta scala, un Yajna (un rituale secondo la tradizione Induista, in cui le offerte sacrificali di burro chiarificato, ecc., sono versate nel fuoco, mentre si cantano mantra, sacre sillabe), a cui parteciparono molti membri della comunità. Anche la madre di Mridula c’era andata, portando con sé la bimba. Appena la cerimonia stava per finire, Mridula che stava guardando, corse verso due piccoli bambini della sua stessa età che erano seduti ad una certa distanza. Si tolse le ghirlande che portava indosso e le mise intorno al collo di quei bambini.
La madre dei bambini, che era lì vicino, fu sorpresa, ma apprezzò quel gesto di Mridula e disse: “Sembri essere una bambina molto dolce. Li conosci?". Mridula rispose subito: "Oh, io conosco TE assai bene, anche se non questi bambini!", e poi, con crescente emozione, lei chiese: “Non mi riconosci? Io sono Munnu, la tua sorella più vecchia. Dove sono nostro papà e mamma? Come stanno i nostri elefanti?”. Così Mridula prese a dire, tutta eccitata, molte cose che solamente un intimo membro della stessa famiglia poteva aver conosciuto.
La madre di quei due bambini rimase colpita, si portò Mridula sul suo petto, e le fece tante di quelle domande, tutte connesse con la famiglia. Poi portò Mridula con sé da sua madre, e le disse tutto ciò che era accaduto e le chiese il permesso di far visitare a Mridula di la loro casa. La madre acconsentì ed esse, tutte insieme, andaronoin macchina alla casa della giovane signora.
Ritorno alla Vecchia Casa
La macchina si fermò davanti ad una casa, e Mridula corse giù, gridando: "Oh, questa è la mia casa! Oh, ecco il mio papà!", disse appena vide un gentiluomo anziano fermo sul cancello. Essi furono tutti confusi ed incuriositi nel vedere lei che correva dentro, e che andava di stanza in stanza, dicendo che c’era già stata, in ciascuna di esse, diversi anni prima. Alla fine, lei trovò la sua stanza e disse che era lì che lei viveva, e trovò alcuni libri, dicendo che essi erano i libri che stava leggendo per il suo corso di Assistente Medico. Lei trovò la sua ‘almirah ’ (sciarpa) e disse che lei la usava come abito, ed anche il suo letto in cui lei giaceva malata e si lamentò di non aver potuto partecipare all’esame di A.M.
Mridula chiese all'anziana padrona di casa, con infantile ansia: "Lo sai, mammina, come mi sentivo quando ho dovuto lasciare il mio corpo?". Quindi, indicò le sue mani e i piedi e disse: "Avevo tutti i nervi tesi e ho sentito un dolore terribile, e poi sono volata sù, 'non sò dove’, proprio come un uccello. Dopo ho vagato quà e là, ed ho visto cose molto luminose e piacevoli. Ognuno là era felice. Poi mi sono ricordata di voi e mi sono sentita molto triste, perché non ero più con voi, e non mi ricordavo più di niente". L'anziana coppia, che era profondamente attaccata alla loro prima figlia, persa sei o sette anni prima, non riusciva a dire niente e, allorché questi vecchi ricordi gli piovvero addosso, essi a calde lacrime cominciarono a piangere.
Le parole di Mridula penetrarono in profondità nei loro cuori, ed essi sentirono che l’intera cosa era come un sogno, difficile da afferrare, e tuttavia assai veritiero, quasi una rivelazione di una profonda verità che questa piccola bimba sconosciuta svelava a loro. E Mridula non intendeva fermarsi ed insisteva: "Io sono la stessa Medha, a cui voi avete dato il nomignolo ‘Munnu'. Come stanno i miei amici? E come sta Shuklaji dell'Università D.A.V.? Tutto qui in questa casa è più o meno così come l’ho lasciato. Ma perché avete fatto quei cambiamenti nella mia stanza? Questo ventilatore non era qui; stava nel salotto. Per favore parlami, mammina! Tu mi facesti promettere, quando stavo andando via, che sarei ritornata, e ora io sono quì!". La povera signora non potè trattenersi più a lungo, e portò la bambina sul suo cuore, con le lacrime che scendevano grondanti sulle sue guance.
Ripristino dei Legami Passati…
Medha, che era morta a causa di un cancro alla lingua a Dehra Dun, nel 1945 alla età di vent’anni, stava facendo un corso di M.A. (Assistente Medico), ma non poté partecipare all’esame finale. Il profondo attaccamento di lei alla sua famiglia, aveva insolitamente lasciato un residuo della sua memoria passata allorché ella tornò a rinascere, per purificare il suo karma. Lei era appartenuta ad una ricca famiglia Vaisya (commercianti) di Dehra Dun, ed ora aveva ripreso nascita in una famiglia di Brahmini (casta sacerdotale - sebbene oggi pochi seguano la vocazione secondo la propria casta) in Nasik, circa mille miglia a sud, il 31 luglio1949. Ma il suo padre Brahmino morì poco dopo la sua nascita, e la madre si spostò a Dehra Dun, e prese la carriera di insegnante. La bambina ritrovò in un lampo la memoria della sua passata nascita, quando aveva due anni e tre mesi, come riferito sopra.
Siccome Mridula aveva vissuto per più di vent’anni nella precedente nascita, il suo attaccamento verso la prima famiglia era ovviamente più radicato che non verso l’attuale madre, e perciò lei era più ansiosa di stare con la precedente famiglia che nella sua casa odierna. Ci si può immaginare i sentimenti della povera signora, che aveva allattato la sua bambina con così tanta cura e che l’amava come se stessa, avendo perso suo marito, benché i primi genitori di Mridula, essendo felici di averla con loro, le dessero tutta la cura necessaria.
il Gita (capitolo II°, verso 22) dice: "Proprio come un uomo getta via i suoi vestiti consunti e indossa quelli nuovi, così anche lo spirito incarnato getta via i corpi consunti ed entra in quelli nuovi". Questo fu realmente comprovato nel caso di Mridula, che fu una delle rare eccezioni ad aver mantenuto la memoria della sua nascita passata. Forse è la fortuna dell’uomo il non ricordare le memorie delle vite passate, così ciò gli risparmia una buona dose di sofferenze, causate dall’attacca-mento ai supporti che difficilmente potrebbero essere riottenuti, senza un certo dolore e frustrazione.
L’Immortalità dell’Anima
Mridula era stata molte volte all’Ashram di Sri Swami Sivanandaji a Rishikesh. Quando era venuta qui, subito dopo il suo flash-back della memoria passata, con sua madre presente, lei era di circa cinque anni più vecchia, ed aveva un ricordo vivido della sua vita precedente. In seguito, lei era stata all'Ashram di Swamiji con entrambe le sue madri. Quando divenne una giovane ragazza, i suoi vecchi ricordi si affievolirono parecchio, essendo soffocati dalle impressioni della sua infanzia. Lei era una bambina intelligente, sana e perfettamente normale.
Swamiji, che aveva ascoltato le esperienze della piccola, ci disse che non c’era niente di nuovo in esse. C'erano stati esempi simili in passato, ma alquanto rari e distanti tra loro, come ad esempio il caso di Shanti Devi che, da bambina piccola, trovò i suoi precedenti parenti, più di vent’anni prima. Essi provano l'immortalità dello spirito, che è individualizzato in forme diverse tramite diversi Samskara, o la somma totale delle impressioni causate attraverso azioni, buone o cattive, mentali o fisiche. Swamiji indicò il bisogno di liberarsi dall'obbligo del Karma e di ritornare alla nostra originaria, fonte divina. Egli ci mostra il modo, seguendo il quale noi possiamo raggiungere la Divinità. Egli ci chiede di compiere buone azioni con uno spirito di distacco e dedica, e di farci sempre la domanda-investigazione "Chi sono Io?". Le ingiunzioni criptiche di Swamiji sono: "Siate buoni e fate il bene", - "Staccatevi e legatevi" (staccate la mente dagli oggetti mondani e legatela al Signore). PreghiamoLo tutti umilmente di benedirci con la sua grazia e di darci la forza per andare avanti ed evolvere verso Dio.
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IMMEDIATO RITORNO DOPO LA MORTE
Casi di Errata Identità
È normale trovare rapporti dei quotidiani, di casi di persone che ritornano alla vita due o tre ore dopo la morte. Queste persone sono quelle la cui identità è stata scambiata erroneamente dagli Yama-Duta, cioè i Messaggeri del Dio della Morte. Due persone che hanno lo stesso nome, o che rispondono alla stessa descrizione, e che probabilmente vivono nel medesimo villaggio, o città, sono erroneamente scambiati uno con l'altro dai Messaggeri della Morte, e la persona sbagliata è portata da Yama, il Signore della Morte, per poi essere subito riportata alla vita, una volta scoperto l’errore, e la persona giusta condotta, al tempo stesso, davanti al trono di Yama.
Qui io presento il caso di Sri C. Reddy di Andhra Pradesh, con le sue stesse parole. Egli scrive, "E’ conoscenza comune, come riportato dalle scritture, che dopo che un essere umano abbandona il suo involucro mortale, i Messaggeri del Signore della Morte scendano giù per scortare il corpo astrale della persona morta, al Loka a lui destinato, secondo il suo Karma, sia esso Prarabdha o Purushartha. Questi insegnamenti delle Scritture Induiste devono essere creduti prima che uno possa capire, e quindi accettare, la veridicità dell’esperienza. Io andrò a riferire il mio proprio caso personale. Ma nondimeno il lettore, sia egli credente o non-credente in questi insegnamenti, andrà presto o tardi a sperimentare lo stesso fenomeno quando il suo Prana, l'ultimo respiro, cesserà di funzionare, cioè quando egli dovrà morire.
"Io nacqui in una principesca famiglia Indiana dell'India del Sud. Dopo l'avvento dell'Indipendenza dell’India e le regole del Congresso Governativo, i governanti e i principi del mio genere, divennero ordinari cittadini dell'India, privi dei precedenti diritti, privilegi e modi di vivere, ma gli venne data soltanto una scarsa pensione. Avendo sempre perseguito una vita religiosa, ora all’età di 73 anni, io sono un recluso e ho preso ricovero ai piedi del mio Guru Swami Sivananda Saraswati di Rishikesh, un Saggio realizzato. La verità della mia esperienza è come segue:
"Nel 1948, soffrendo di una severa malaria, io divenni anemico, ed il dottore, un mio parente, mi diede certe iniezioni di insulina, che mi mandarono in uno stato di coma incosciente, ed immediatamente io fui portato in una vicina Casa di cura in cui mi furono fatte iniezioni su iniezioni, per dare calore al mio corpo, ma dentro di sé il dottore aveva concluso che io ero morto e aveva fornito le notizie della mia scomparsa affinché fossero telegrafate a mia figlia.
“Io realmente sperimentai ciò che realmente, significa essere nello stato-di-morte. Il giudizio del dottore non era poi tanto sbagliato, benché egli non aspettò la mia morte. Quando io avevo cessato di respirare fisicamente, il mio corpo astrale, o il mio spirito, fu preso da due Yama-Duta, vestiti di nero, che mi scortarono verso il Yama-Loka con grande rapidità. Erano le 11 di mattina e raggiungemmo la nostra destinazione in circa 20 minuti. Io vidi Yama, il Signore della Morte, seduto su un piedistallo dorato. In volo, io fui istruito ed avvertito dai Messaggeri di mantenere un completo silenzio di fronte a Lord Dharmaraja, a meno che egli non mi avesse interrogato direttamente. Mi prostrai con reverenza a Dharmaraja. Egli sottovoce chiese all’uomo seduto per terra di fronte a Lui, di riferirgli la registrazione della mia vita e lui cominciò a girare le pagine da un verso all’altro. Io non potevo seguire la loro conversazione, se non alla fine, quando Dharmaraja ordinò che gli stessi Yama-Duta mi riportassero al mondo dei mortali, al che io conclusi di esser stato l'uomo sbagliato portato dai messaggeri, e forse qualcun altro rispondente al mio nome e descrizione fu destinato a morire in quel momento".
Molte persone hanno avuto la curiosa esperienza di visitare qualche luogo che, per qualsiasi possibile evidenza, loro non potevano mai aver visto prima, ma dove subito essi si sentirono convinti di esservi già stati. Talvolta, l'impressione è così forte, che si può quasi dire con certezza che dietro il prossimo angolo ci sarà un negozio con le vetrine contenenti una ben nota sistemazione di oggetti o una casa con forti configurazioni personalizzate; ed uno è soltanto un pò sorpreso quando poi, girato l'angolo, l'impressione viene confermata.
Durante la guerra, mi ricordo di aver invitato ad una spiegazione di questo insolito fenomeno, un professore che era venuto a parlare di psicologia ad un gruppo di soldati estremamente scettici. La migliore risposta che egli poté dare fu un genere di sintesi di associazione di idee, per esempio che in un certo posto tu avevi registrato nel subcosciente la sistemazione di una scena ed un ornamento, in un altro, un vaso messo su una tavola, in un terzo, il bagliore dell’ottone dei trofei sistemati sopra il focolare, e che all’improvviso, senza nessuna vera ragione, alcuni paricolari della stanza vi ricordano tutte queste cose e, allo stesso tempo, stabiliscono una sensazione di familiarità.
Il chiarimento era un buon tentativo, ma ovviamente così insoddisfacente, da non farmelo affatto accettare come uno dei classici esempi di "memorizzazione", che sembrano sostenere le richieste di quelli che credono nella antica teoria della reincarnazione.
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LA MOGLIE MORTA RITORNA IN VITA COME BAMBINA
Vi è un caso strano e patetico di una bambina Indù, di circa otto anni, che era stata portata dai suoi genitori in pellegrinaggio a Mathura, una città molte miglia lontana dal suo luogo natale, in cui lei non poteva proprio esser stata prima d’ora.
Quando arrivarono, la bambina si mise a gridare che lei riconosceva quella città, che essa vi aveva vissuto con suo marito nella sua vita precedente, e che doveva subito ritornare da lui - e da suo figlio!
E ciò non fu tutto. Tra lo stupore dei suoi genitori, lei li lasciò rapidamente e con sicurezza, attraversando la città fino ad una remota strada, dove entrò nella casa del vedovo, che era insieme al figlio, e che sembrava aver perso la sua sposa circa tre anni prima che la bambina nascesse.
Lei era così sicura nel conoscere i dintorni della strada di casa del vedovo e della vita come sua passata moglie (come lei si era definita) e tutti i dettagli intimi della nascita del loro figlio e della loro vita insieme, che l'uomo ed il ragazzo divennero convinti che quella bambina di otto anni era davvero la moglie e la madre rinata.
Vien detto che quando i genitori di lei le rifiutarono il permesso di restare con i suoi "marito" e "figlio", come lei implorava, e la riportarono a casa con loro, lei si ammalò seriamente e cadde in un delirio, chiamando incessantemente i suoi due amati, lasciati a Mathura! Una storia strana, ma attestata da molti europei responsabili, in questi precisi termini.
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IL FANTASMA DELLE VIOLETTE
Per la storia del fantasma con in mano un mazzo di violette, che a suo modo non è meno insolita, io sono debitore verso la bella ed intelligente Miss Margherita Lawrence, le cui stesse parole possono a malapena renderla credibile.
[“Fin da piccola, io volevo essere un’artista (dice la Signorina Lawrence), e per qualche tempo, ho avuto uno studio al piano alto di una vecchia casa, in una famosa strada Londinese. L’anziano proprietario della casa aveva al piano-terra il suo negozio.
Al primo piano, direttamente sopra al negozio, c’era il suo ufficio, ed i piani superiori erano affittati, stanza per stanza, a varie persone; una cameriera, un creatore di modelli di cera, un uomo che faceva vestiti cuciti a mano ed altre una o due persone, inclusa me, orgogliosa affittuaria dell'attico!.
Una sera di un piovoso novembre, avevo lasciato il mio studio circa cinque minuti prima delle sei, e subito dopo mi ricordai di qualcosa che volevo prendere, così ritornai indietro di corsa.
Mentre aspettavo immobile di riattraversare la strada, vidi l'esile figura di una giovane ragazza tutta vestita di grigio, che portava lunghi capelli biondi, che scendevano sulle sue spalle, attraversare rapidamente di fronte a me, in qualche modo evitando il traffico, e svanire nell'ingresso del negozio.
Io rimasi sorpresa, alla vista di questa vera "criniera" demodé di così lunghi capelli in una Londra piena di teste con capelli corti, ed anche per il fatto di come lei era entrata di corsa nel negozio, quando essa si girò e sembrò sorridermi, e così potei vedere che lei afferrò un gigantesco mazzo di violette di Parma. Violette fresche - in novembre!
Quando finalmente riuscìi ad attraversare la strada, dissi al commesso del negozio che stava proprio per chiudere le serrande: ‘Chi era quella bella ragazza con i capelli lunghi ed il mazzo di violette che è entrata ed ha salito le scale verso l’ufficio di Mr. X, proprio ora?’-
Il commesso si girò verso di me, bianco in volto e, con voce tremula, disse: ‘Oh, quella signorina? L’avete vista? Noi sentiamo spesso il profumo delle violette, ma nessuno di noi nel negozio, l’ha mai vista di persona! E’ solo la figlia di Mr. X! Essa morì a sedici anni - molti anni fa – e dicono che avesse capelli biondi lunghi fino alla cintola, e che amasse le violette più di qualunque altro fiore!’-
Più tardi, venni a sapere che l’anziano Mr. X aveva cremato il corpo della sua adorata figlia e che ne teneva le ceneri in uno speciale cofanetto dentro una nicchia nel suo ufficio; perciò suppongo che vi fosse anche una sorta di ‘fiammella’ per il ‘fantasma’ della piccola amata.”-
"Che io l’abbia vista entrare, è sicuro!” disse Miss Lawrence, "e che io non avessi mai sentito né saputo che Mr. X avesse avuto una figlia, è ugualmente sicuro!”.
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L’ABOMINEVOLE ‘YETI’
Come interessante ‘post-scriptum', alla leggenda dell’"Abominevole Uomo-delle-Nevi" dell’Himalaya, recentemente ebbi un resoconto autenticato dal Comandante Rupert Gould, di una serie di incidenti che certamente suggeriscono la possibilità che almeno uno dei cosiddetti ‘Yeti’ possa essere partito dai suoi natìi luoghi di ritrovamento, per arrivare fino all’Inghilterra del Sud.
Una certa sensazione fu causata nel Devonshire, dalla scoperta di una serie di impronte misteriose, diverse da qualsiasi cosa vista prima. Era un tempo nevoso, e le impronte si vedevano chiaramente.
Queste improinte erano di forma ovale, un po’ come gli zoccoli di un cavallo, ma più a punta nel davanti. Esse erano in fila, ciascuna otto pollici davanti all’altra – e quale animale conosciuto fa un’impronta solo su un’unica riga, immediatamente dopo un’altra?
Le tracce si vedevano dappertutto, non solo sul terreno, ma sopra i tetti, lungo il bordo di stretti muri nei giardini e cortili interni, come se la creatura che faceva le impronte non tenesse in nessun conto gli ostacoli.
Per esempio, le tracce andavano diritte verso un pagliaio e poi riprendevano in linea diretta verso l’altro lato (sebbene non vi fossero impronte intorno al pagliaio, o sulla cima) come se la creatura avesse attraversato direttamente il cumulo!
Furono anche trovate tracce che conducevano direttamente dentro folti boschetti densi di alberi e piantagioni d'arbusti (le impronte potevano chiaramente essere viste sul terreno sotto i cespugli), ma nessun ramo o ramoscello sembrava rotto, come invece ci si sarebbe potuto aspettare.
Le tracce furono viste in gran numero a Topsham, Lympstone, Exmouth, Sawlish e Teighmouth, nel Devon Meridionale; poi esse svanivano, seguendo un percorso apparentemente definito, confondendosi nella neve senza mai tornare indietro, ma anche senza mai esser state soddisfacentemente spiegate o chiarite.
Furono chiamati esperti di tracce animali, furono analizzate con cura le impronte (a suo tempo tracciate) ma nessuna creatura vivente è stata trovata che potesse fare un tipo di impronte che almeno assomigliassero un po’ a queste. (J. D. Ewing).
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UNA DICHIARAZIONE DI FEDE
<Io credo in un ‘Dio-Natura’, com’è stato inteso da Goethe, e non in una religione stabilita. Le concezioni di 'ateo' o 'agnostico', perfino le parole stesse, per me sono estranee. - Io sono attratto dal Giudaismo per i suoi magnifici principi, ma sono comunque alienato da esso a causa della sua sgradevole severità. Io sono legato all'Evangelismo per la sua idea di misericordia, ma me ne allontano a causa del suo metodo di istruzione come mediazione tra Dio e me. Io sono legato all’India per il suo credere nell'eternità del mondo, ma me ne sono separato a motivo del Nirvana. Come possano le persone litigare per la religione, o anche intraprendere le guerre, per me è una cosa tanto incomprensibile quanto qualunque missione nelle cose spirituali.
<La propaganda è buona per le masse e così per le subalterne istituzioni come lo Stato e l'economia nazionale. Proprio come un po’ tentiamo di far sì che nessuno si innamori, così noi dovremmo frenarci dal fare la stessa cosa nelle questioni di fede o nelle visioni metafisiche.
<Io mi tolgo il cappello di fronte ad ogni immagine di Dio, nell'interesse degli esseri umani che si inginocchiano davanti ad esso. Ma io non conosco alcuna casa di Dio per pregarci dentro; il fatto che il più eccellente di tutti i templi, il Partenone di Atene, sia senza il tetto, per me significa una via di fuga per il Dio che una volta fu imprigionato in esso.
<La moralità è qualcosa di diverso! Non ha niente a che fare con Dio o la religione, I due più grandi regali terreni – la bellezza e la salute – per me non sono altro che graziose offerte di un qualche ignoto e misterioso potere. Comunque, quando io desidero visualizzare le mie immaginazioni, esse prendono sempre il nome o la forma di un Dio Greco.
<Io sono soltanto in grado di trovare la fede in una percezione immediata delle opere di Dio, senza dover avvicinarmi a Lui con un qualche metodo. Goethe disse: "Non cerchiamo alcunché che stia dietro ai fenomeni; essi stessi sono la dottrina!” Quanto alla questione dell'esistenza dopo la morte, io posso solamente riassumere le mie idee con le stesse parole che Goethe, dopo averne espresso il pensiero una dozzina di volte, così formulò nella sua vecchiaia: "La convinzione di una mia successiva esistenza sorge in me dal concetto di attività, perché se io opero senza interruzione fino alla fine, la Natura è obbligata a darmi un’altra forma di esistenza quando quella attuale non è così lunga per sostenere ancora la mia mente!”
<Io riconosco Dio nella costruzione logica di un cristallo non meno che in quella di una ‘Fuga-di-Bach’. Io vedo Dio nella supplichevole vista di un cane come pure nel piacevole seno di una donna. Io Lo ritrovo nelle iridescenti ali di una farfalla e nella brina mattutina del giorno in cui essa muore. Egli mi appare nel germoglio imberbe di una magnolia, e nella mano del bambino che lo strappa prima che possa fiorire. Lo vedo nella rivoluzione dei nostri tempi che cerca di spazzar via le vecchie ingiustizie. Lo vedo negli occhi infiammati di un uomo che anela vendetta contro un suo rivale in amore, e nella mano equilibrata del chirurgo che rimuove una pallottola dalla testa dopo un duello. Io Lo vedo nel capolavoro di Leonardo, quando egli pose un sorriso ultraterreno sulle labbra della sua divina creazione, ed anche nelle caricature che egli fece nelle raffigurazioni umane. Io vedo Lui in un giocoso gattino che vede se stesso nello specchio e lo prende per il suo compagno di giochi, e nei suoi occhi assassini quando segue i movimenti di un pettirosso. Io riconosco Dio nell'inspirazione che Lui mi manda quando sogno, e nella lunga fatica con cui io devo tirarmi fuori da esso.> - Emil Ludwig (Famoso Biografo Tedesco)
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COSA DICONO GLI OCCIDENTALI RIGUARDO ALLA MORTE
<Io sono convinto, per ragioni personali, della persistenza dell’esistenza umana oltre la morte fisica; e benché io non sia in grado di giustificare questa fede in un modo completo e totale, essa è una credenza che è stata prodotta per evidenza scientifica; cioè, essa è basata su fatti ed esperienze. Io enfaticamente asserisco che c'è una testimonianza alla sopravvivenza, e che alcune di queste evidenze sono completamente valide. Esse non possono più venir trattate superficialmente, tanto quanto qualsiasi altra esperienza scientifica. - Sir Oliver Lodge.
<L’intero centro di gravità poggia, perfino a livello psicologico, sull'affermazione e non sulla negazione della continuità della vita dopo la morte. La nostra morte è la nostra nascita ad una ulteriore vita aldilà. - W. Tudor Jones.
<L'apparente fine non è realmente una fine, perché essa non può toccare la vera essenza reale dell'individuo... Essa distrugge solamente una sembianza, una rappresentazione provvisoria e temporanea. - Geley.
<L’anima deve essere senz’altro una cosa increata ed immortale. Ecco perché lo spirito umano passa nella vita di un animale, e poi dall’animale che una volta era un uomo, lo spirito ritorna ancora in un uomo. – Platone.
<Gettàti dentro questa vita, come dentro un alambicco, in cui siamo condannati, dopo una precedente esistenza che abbiamo dimenticato, ad essere nuovamente prodotti, rinnovati, ritemprati con sofferenze, conflitti, passioni, dubbi, malattie e morte. Tutti questi mali noi li sopportiamo per il nostro bene, per la nostra purifì-cazione e, per così dire, per perfezionarci. Di èra in èra, di viaggio in viaggio, noi portiamo a termine un tardivo progresso, tardivo ma certo, un anticipo di ciò che, a dispetto di quanto dicono tutti gli scettici, le prove dimostrano. Se da una parte, tutte le imperfezioni del nostro essere e tutte le sventure del nostro star qui ci conducono allo scoraggiamento ed al terrore, da un altro lato, tutte le facoltà più nobili che ci sono state concesse e che ci fanno ricercare la perfezione, creano la nostra salvezza e ci liberano dalla paura, dalla miseria e perfino dalla morte. In più, un istinto divino che aumenta sempre la sua luce e il suo potere, ci aiuta a comprendere che nulla in tutto l’universo muore per davvero, e che noi possiamo svanire solamente tra le cose che stanno intorno a noi, in questa vita terrena, per riapparire in condizioni più favorevoli alla nostra eterna crescita verso il bene".
- George Sand.
<La dottrina della metempsicosi può quasi pretendere di essere una naturale e innata credenza nella mente umana, se si può giudicarla dalla sua vasta diffusione fra le nazioni della Terra ed il suo prevalere nelle varie epoche storiche. - Prof. Francis Bowen.
<"Benché poco familiare alla mentalità Occidentale, la Reincarnazione è accettata senza riserve dalla maggioranza dell’umanità, ed è stato così fin dalla remota alba della storia. Vi sono sette argomenti popolari a favore della Reincarnazione, che sono più convincenti e logici di quelli avanzati da molte dottrine teologiche.
1. Che la massima idea universale di Immortalità la esige.
2. Che l’analogia la rende la più probabile.
3. Che sotto molti aspetti essa si armonizza con la Scienza.
4. Che la natura dello Spirito la richiede.
5. Che essa risponde in maniera più completa alle questioni teologiche di 'Peccato Originale' e 'Castigo Futuro'.
6. Che essa spiega molte misteriose esperienze e straordinari ricordi.
7. Che solo essa risolve il problema dell’ingiustizia e miserie che sembrano dominare l’esistenza fisica.
L'insegnamento Cristiano che dice: 'Tutto ciò che un uomo semina, poi egli stesso raccoglie’, è sancito totalmente dall'insegnamento Orientale della Reincarnazione e del Karma.
Poiché non c'è una via regale ai grandi conseguimenti, la presenza nel mondo di prodigi e genii mirabili, è perciò una realtà dalla parte della reincarnatione. Tutti abbiamo vissuto prima attraverso molte vite ed esperienze precedenti, ed ecco perché ognuno ha caratteristiche diverse." - Arthur E. Massey.
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STRAORDINARIE ESPERlENZE SOVRANNATURALI
<In quanto figlia di un pastore ecclesiatico, io fui portata alla scuola domenicale all’età di due anni, e poi alla scuola normale a cinque anni, cosicché a sette anni io già leggevo la Bibbia ed altri libri filosofici, presi dalla biblioteca di mio padre. Io decisi di vivere come ‘single’ per tutta la vita, interessata solamente a ponderare sui misteri della vita e della morte. Nella Bibbia io lessi le parole di S.Paolo: “Prega incessantemente", e questo feci, e come risposta alle mie preghiere, nella notte vennero da me degli angeli e la mia stanza si riempì di luce. Ciò per me fu una prova dell'esistenza di un mondo invisibile ma ben più reale, verso il quale tutti noi dovevamo andare dopo la morte.
<Quando fui più grande, una volta sperimentai un'elevazione fisica. Il mio corpo durante la preghiera si alzò su nell'aria e restò là per alcuni momenti, mentre potenti forze lo attraversavano, ed il mio intero essere era colmo di indescrivibile estasi. Il potere era così immenso che io ho temuto di esserne schiacciata, ed ho dovuto pregare per non avere più altro potere divino. Poi la tempesta spirituale cessò, ed io fui dolcemente riportata a terra. Più tardi ebbi anche una elevazione spirituale. Durante la meditazione, fui sollevata in un oceano di luce abbagliante, che nessun altro aveva mai visto o sentito. Fu come se io non avessi avuto un corpo, ma solo esistenza pura, come se mi fossi sciolta nell'aura di un Dio di immenso potere, di abbondante maestà ed amore, e beatitudine. Queste esperienze continuarono, ed io le sentivo come una sorta di iniziazione, sembrava come se la mia natura ad un certo punto dovesse essere cambiata e purificata; era come se la fragranza di quella santa atmosfera in cui mi ero immersa, rimanesse con me nella mia vita quotidiana.
<Qualche tempo dopo, trovai il coraggio di pregare per cercare la stessa esperienza avuta da S. Paolo, quando fu sollevato su nelle sfere e così una notte, un angelo, o uno spirito di luce, venne da me, mi sollevò fuori dal corpo e mi trasportò nello spazio. Il mio primo pensiero fu di essere morta e andata oltre, ma lo spirito mi disse che quella era solamente la risposta alla mia preghiera e che sarei stata di nuovo riportata nel mio corpo, dopo la visita nelle sfere, cosa che poi avvenne. Io vedevo il mio corpo che giaceva sul letto, e in realtà non ero affatto lieta di dover rientrare in quel pesante involucro. Il mio spirito-amico venne spesso e mi portò in vari luoghi nel mondo astrale ed anche in piani più elevati. Ma una volta io scoprii di essere capace di separare il mio corpo astrale dal mio corpo fisico e di andare da sola su nelle sfere, tanto che poi feci così quasi ogni notte.
<Quando andai per la prima volta sul piano astrale, rimasi stupita nel vedere che esso appariva piuttosto simile al nostro mondo fisico, benché, ovviamente, fosse di una natura vibrante più elevata. Scoprii che le parole del Signore: “Nella casa del Padre mio vi sono molte stanze!” erano letteralmente vere, poiché sembrava che vi fosse una casa, o abitazione, per ogni spirito disincarnato. Alcune di queste case erano veramente modeste, alcune abbastanza belle ed altre magnifiche, a seconda dello stato spirituale dei rispettivi abitanti, e nelle sfere più alte ho visto palazzi che superavano per magnificenza qualunque palazzo della terra. Nel mondo astrale vi sono sfere più alte e più basse, ma le anime che vi abitano godono tutte di una vita piacevole, poiché non vi sono miserie, né malattie, né discese nella valle del tempo, ma solo etarna gioventù e bellezza. Ho sentito dire che nessuno è obbligato a lavorare, ma che generalmente gli spiriti si deliziano a fare qualche attività piacevole, spesso la stessa che desideravano fare sulla terra. Pittori, scultori, musicisti, compositori, autori e scienziati si dedicano con gioia alle loro opere, sviluppandole e riunendosi in vari consessi sociali con comuni interessi,
proprio come sulla terra. Vi sono istituzioni che insegnano scienza, arti e musica, e molti vi lavorano come insegnanti; Io ho visitato alcune università ed ho assistito a conferenze estremamente interessanti. Le diverse religioni vi sono rappresentate e hanno anche le loro chiese e templi, e Nostro Signore vi è adorato proprio come sulla terra, e là nessuno dubita della Sua esistenza, poiché Egli parla spesso ai vari gruppi. La Sua sola presenza è già una benedizione per tutti. Quindi le Sue parole ai discepoli: "Dove sono Io, là ci siete anche Voi!", sono una meravigliosa realtà.
<Generalmente gli spiriti usano la loro propria lingua, ma c'è un comune linguaggio universale che tutti gli spiriti istruiti capiscono, e che tutti hanno l'opportunità di imparare.
<Forse non dovrei omettere di menzionare che ogni spirito disincarnato, quando entra nel mondo astrale, deve passare attraverso periodi di retrospezione e di introspezione, che corrispondono alla nostra idea del purgatorio, poiché tutte le sue azioni, sia buone che cattive, e tutte le sue parole buone e cattive, sono stati registrati da invisibili supervisori che lo hanno seguito durante tutta la sua vita sulla terra. Perciò, risulta vero che "gli esseri umani dovranno rendere conto di ogni parola malvagia che hanno proferito, e che delle loro parole dovranno giustificarsi, e per le loro parole saranno condannati"; e le parole del Signore: “Non c'è niente di celato che non sarà rivelato, e nulla di nascosto che non sarà reso noto. Perciò qualunque cosa voi abbiate detto di nascosto sarà portato alla luce e udito, e ciò che voi avete detto a bassa voce ed al chiuso, sarà proclamato all’aperto ed in piazza”, sono davvero una realtà. Per molti, l’ascolto di tutto ciò, sarà un’agonia, e le registrazioni saranno confrontate con le loro proprie cattive parole e azioni, ma per altri sarà piuttosto una gioia vedere i frutti del loro ideale e moralistico comportamento.
<Nelle sfere più alte, ho incontrato molti spiriti estremamente sviluppati, ed alcuni di loro mi dissero che noi avevamo vissuto insieme in quella che essi chiamano: "la Grande Incarnazione", quando nostro Signore si trovò a vagare sulla terra. Io non ricordavo quella incarnazione, sebbene io avessi avuto varie visioni di altre incarnazioni, alcune di esse ‘grandi’, altre piuttosto comuni, e potevo menzionare come fosse stata un'esperienza stupefacente, quando per la prima volta mi trovai nel corpo di un uomo, ma poi capii il perché avevo sempre sentito il mio proprio essere più come un uomo che come una donna.
<Guardando indietro alle mie precedenti incarnazioni, mi divenne evidente che il nostro essere presente, in realtà non è che un frammento del nostro vero essere, e che la nostra coscienza non è che una parte della nostra coscienza totale, che non potrà apparire finché noi non saremo passati attraverso la somma di tutte le nostre incarnazioni. In ogni incarnazione noi dobbiamo sviluppare certe qualità, e servire in speciali circostanze, e perciò è stato necessario spegnere la memoria delle più vecchie incarnazioni, poiché essa sarebbe soltanto un peso per noi. In ciascuna incarnazione ci viene anche data una nuova opportunità di scegliere tra un modo difficile di comportarci nella vita, ed un modo più agevole che però ci conduce alla perdizione.
<Con il cosìddetto "secondo-occhio", io ho visto i più importanti eventi della mia vita, prima che essi in realtà accadessero. Affermerò soltanto un esempio. Una volta, prima di aver ottenuto il mio grado di B.A. all'università di Copenaghen, durante una meditazione, mi trovai all’improvviso seduta sul seggio della sala di conferenze dell'università, mentre stavo tenendo una conferenza per un vasto uditorio. Quando la visione se ne andò, pensai che era probabile che significasse che un giorno io sarei stata seduta in quella sala di conferenze come insegnante. Sfortunatamente questa interpretazione era sbagliata, tuttavia la visione era vera, poiché qualche tempo dopo, il mio professore mi invitò a tenere una serie di conferenze sul misticismo medievale, che ebbe luogo proprio nella stessa aula di conferenze, che io avevo visto nella mia visione.
<Una volta decisi di verificare se io fossi stata in grado, con uno sforzo di volontà, di infrangere la barriera di tempo e spazio, e di proiettare la mia coscienza nel passato e anche nel futuro, fino ad un certo luogo e tempo, per vedere gli eventi che erano accaduti in quel tempo, oppure che stavano per accadere in quel luogo. Questi esperimenti ebbero successo e in ogni caso io ne ottenni una verifica.
<Io ho esaminato la natura del corpo astrale e la sua relazione con il corpo fisico, ed ho trovato che la nostra coscienza non è nella maniera più assoluta dipendente dall’organo fisico del cervello, mentre il nostro corpo fisico è del tutto dipendente dal corpo astrale. Significa che, semplicemente, esso non può muovere neppure un solo muscolo se il corpo astrale si è ritirato.
<Nel mio corpo astrale, io sono andata a passeggiare nelle strade di Copenaghen, invano cercando di influenzare le persone, ed ho visitato posti in cui non ero mai stata prima, poi per avere una verifica, più tardi sono andata là nel mio corpo fisico. In ogni caso, ho avuto la conferma, e due volte sono stata vista da persone che erano presenti e che dopo mi dissero del mio particolare e peculiare aspetto. Poiché io ero capace di dir loro ciò che essi stavano facendo durante il mio viaggio astrale, essi furono costretti a credere che io ero realmente stata presente.
<Potrei anche menzionare che una volta, insieme con uno spirito-amico, io visitai una città sotterranea. Fu davvero un'esperienza particolare andar giù nella terra e trovare una luminosa e bella città. Il mio spirito-amico mi portò in un grande tempio in stile Greco con colonne di marmo, dove incontrai il leader della città che mi parlò del lavoro che aveva luogo là.
<Una volta scoprii di essere in grado, con una forte e intensa concentrazione, di smaterializzare e rimaterializzare la materia fisica, chiaramente ciò fu stupefacente ed interessante; comunque, non volli fare ulteriori esperimenti in quella direzione,
poiché sono più interessata a trovare il tempo per meditare sulle misteriose regioni nel mondo interiore, la cui sublime e gloriosa bellezza e sottigliezza non possono essere descritte, in quanto il nostro linguaggio non ha termini per riferire quelle straordinarie esperienze.
<Sono stata spesso interrogata riguardo alla mia Sadhana, ed io prima di tutto potrei menzionare di aver scoperto che, più di qualunque esercizio, è il desiderio ardente, che apre la porta all’influsso proveniente dall’alto. È la completa resa, l'apertura di mente, anima e cuore, allo Spirito eterno, che apre i centri. Ho pure sentito di aspiranti che non sono arrivati a comprendere, perché non hanno avuto risultati, anche se hanno praticato esercizi di Yoga per un lungo periodo di tempo, e mi sono convinta che ad essi è mancato il desiderio ardente per una fervente unione con lo Spirito Supremo. In ogni caso, è di estrema importanza, pregare o fare meditazione prima di andare a dormire, e quindi purificare la mente dai pensieri mondani, prima di entrare nello stato subconscio del sonno. Io cerco sempre di approfondire ed espandere la mia coscienza prima di dormire, per poter entrare in connessione con il Grande Interno, che è sempre in stretto contatto con le sfere celesti. Non mi vergogno a dire che scendere nella profondità della coscienza prima di dormire è uno dei più importanti esercizi. Io stessa medito ogni giorno e quindi ottengo la forza necessaria per il mio lavoro quotidiano, e quando durante il giorno mi riposo, cerco di mettere la mia coscienza in contatto con lo Spirito Divino e di dimenticare il mio sé personale. Allorché cominciamo a sentire che il più alto potere misteriosamente si muove nel profondo della nostra mente, noi non dovremmo affatto esserne spaventati, ma dovremmo mantenerci quieti e completamente recettivi, così da essere totalmente uniti con lo spirito. - K.M., Copenhagen (Denmark).
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GLOSSARIO
ACHARA: Condotta corretta.
Acharya: Insegnante; Istitutore.
Adharma: Contrario alla religione; Scorretto.
Aditya: Il Sole.
Agni: Il Fuoco.
Ahamkara: Egoismo; orgoglio; Senso dell’Io.
Amanava Purusha: Il Superuomo.
Apana: Un tipo di respiro che circola nel corpo umano; Respiro che scende in giù.
Apsaras: Danzatrici del Cielo.
Apurva: Straordinario; il potere ignoto o forza di un Karma che porta il suo risultato nel futuro.
Asana: Posture dello Yoga.
Asrama: Eremitaggi; Modi di vivere.
Atman: Il Sé, o anche lo Spirito Individuale.
Atma Purana: Un libro sacro per l’Auto-Conoscenza.
Avidya: L’Ignoranza.
Avir: Un sigillo rosso.'
Ayurveda: Sistema indiano di medicina.
Bauddha I buddhisti; Seguaci del Buddha.
Bhagavata(m): Un libro Sacro dell’Induismo.
Bhaktas: I Devoti; Praticanti del Bhakti-Yoga.
Bhakti: Devozione.
Bharata: Figlio di re Dushyanta.
Bhashya: Traduzione; o anche Commentario.
Bhava: Sentimento, Sensazione, Essere.
Bhayanaka Sabda: Suono orribile.
Bhoga: Godimento.
Brahman: Il Signore; Il Supremo; L’Assoluto.
Brahma-Jnana: Conoscenza del Supremo o Assoluto.
Brahma Sutras: Principi fondamentali della Religione; Libri Sacri.
Brahma-Vidya: Conoscenza del Brahman.
Brahmacharya: Celibato.
Brahmin: Il più alto delle quattro caste indù.
Buddhi: Intelletto.
Bundehesh: Un nome di un libro.
Chaitanya: Puro Stato di Coscienza.
Chakras: Centri spirituali dei canali astrali.
Chandala: La persona Suprema.
Chhandogya Upanishad: Un libro sacro.
Chandra: La Luna.
Chandraloka: Uno dei Piani Celesti.
Chit; Chitta: La Coscienza.
Chitragupta: Ministro del Dio Yama.
Chitraketu: Nome di un artista.
Dèvico: Che concerne gli Dei.
Dàma: Il Controllo dei Sensi.
Devarchana: L'adorazione degli dèi.
Devayana: Sentiero che conduce agli dèi.
Dharana: Fede; credenza; la concentrazione della mente.
Dharmaraja: Il Dio che decide il destino dell’anima dopo la morte.
Dharmasala: Un Ricovero per poveri.
Dhritarashtra: Un Re cieco, padre dei Kauravas.
Dhyana: Meditazione; Concentrazione.
Digambara Jaina: Una setta religiosa (Jaina) dell’India.
Dola Mancha: Amaca; Letto che dondola.
Dola Yatra: Processione o Corteo per il Dio, fatti dondolando.
Dosha: Colpe; Impurltà.
Drishti: Visione Filosofica. Punto di Vista.
Dhruva: Nome di un giovane asceta.
Durga: Consorte del Dio Shiva.
Gayatri Japa: Ripetizione cantata del Mantra Gayatri.
Gita: Un libro sacro; un Vangelo Universale.
Gopi: Giovani donne, compagne di gioco del Dio Krishna.
Grihastha: Periodo della vita di un uomo sposato.
Guna: Virtù; Condizioni della mente.
Guru: Maestro, Istitutore spirituale.
Guru Granth Sahib: Libro sacro dei Sikhs.
Guru Mantra: Il Mantra a cui si è stati iniziati dal Guru.
Guru Nanak: Un santo Saggio che fondò la religione Sikh.
HARI: Un nome di Dio.
Hatha Yoga: Un tipo di Yoga, che privilegia l’aspetto fisico.
Iccha Mrityu: Il potere di morire a propria volontà.
lndra: Il Re dei Territori Celesti.
Indriya: Gli organi di senso e le facoltà sensoriali.
Isvara: Altro nome di Dio.
Jaina: Una setta religiosa dell'India e i suoi praticanti.
Japa: Ripetizione di Mantra (anche cantati).
Jiva: Spirito o Anima Individuale.
Jnana Indriyas: Canali astrali che attivano la conoscenza nel corpo Umano – I cinque sensi.
Jnana: La Conoscenza Trascendente.
Jnani: Un Saggio.
Jnanesvari.: Un libro scritto dal Saggio Jnaneswar.
Kaivalya: La Beatitudine Spirituale Finale.
Kalala: Primo stadio evolutivo del corpo umano in un utero.
Kama: Passione; desiderio sessuale.
Karma: L'Azione; atto.
Karma Kanda: Un capitolo sulle azioni e pratiche umane.
Karmasthana: Il luogo dell’azione.
Katha: Recitazione delle sacre scritture.
Kathopanishad: Un libro sacro.
Kaunteya: Arjuna - il guerriero devoto al Dio Krishna.
Kirtan: Recitazione di inni sacri.
Krishna: Altro Nome di Dio.
Kshatriya: La seconda delle quattro caste indù.
Kubera: Il Dio della Ricchezza.
Kumbhipaka: Uno degli Inferni.
Kundalini Shakti: Il potere spirituale interno nel corpo umano.
Kurus: Un clan guerriero che lottò nel famoso Mahabharata.
Lingam: Una colonna decorativa; Anche l’organo sessuale maschile.
Linga Sharira: Il corpo sottile.
Lokayatikas: Il nome di un clan.
Maduli: Un tipo di braccialetto.
Maha Mrityunjaya Mantra: Un inno dedicato al Signore Shiva con la speranza di sopraffare la morte.
Mahabharata: Il più grande poema epico degli Induisti.
Mani: Gli Esseri del Paradiso; Pitri o antenati;
Mantra: Inno o Cantilena spirituale;
Manusmriti: Un sacro libro-codice di Legge Indù.
Maya: Potere illusorio; potere velante che oscura la realtà.
Moha: L’Attaccamento; L’afferrarsi alle cose materiali.
Moksha: La Liberazione dal ciclo di nascita e morte.
Madre Kali: Nome di una dea della distruzione.
Mouna: Il Silenzio dei Muni (saggi realizzati).
Muktas: Spiriti evoluti; Anime emancipate.
Mukti: Emancipazione o Realizzazione Spirituale.
Mutter-Mala: Un braccialetto che è portato dalle Donne Indù.
Nadi: Canali del Corpo Astrale; i Nervi.
Nama Smarana: Il ricordo del nome di Dio.
Narada: Nome di un asceta menzionato nelle Sacre scritture Indù.
Narayana: Altro Nome di Dio.
Naradiya Purana: Un libro sacro.
Nirvana: Emancipazione; Liberazione; Stato Illuminato.
Nirvikalpa: Lo Stato mentale senza le modificazioni.
Niyama: Regole religiose – il secondo livello del Raja Yoga.
OM: Il Suono Primordiale; Nome del Dio Supremo.
Padodaka: L’Acqua in cui sono immersi i piedi della Divinità.
Panchagni Vidya: Conoscenza relativa al fuoco, descritta nei testi delle Upanishads.
Pandits: Esperti nella Conoscenza; Persone dotte.
Parijata: Un nome di un albero.
Parikshit: Un nome di un re.
Paramatman: Il <Sé> Supremo.
Parisishta: Appendice ad un libro.
Partha: Altro Nome di Arjuna.
Patanjali Maharshi: Il nome di un Saggio.
Pinda: L’offerta di palline di riso che un figlio fa per l'anima trapassata degli antenati.
Pitri: Gli Antenati.
Prajapati: Un Nome di Dio-Creatore di questo Universo.
Prakriti: La Natura.
Prana: L’Energia vitale.
Pranayama: Regolazione del respiro; scienza della respirazione.
Prasnottari: Sessione di Domande e Risposte.
Prema: L’Amore Divino (per Dio e da Dio).
Prithvi: Il Piano fisico della Terra.
Puja: Rito di Adorazione.
Purana: Nome di libri sacri Induisti.
Purusha: La Persona Umana.
Raja Yoga: Una forma di Yoga diretta verso la Mente.
Raja Yogic Samyama: Perfetta condizione di stabilizzazione nel Raja Yoga.
Rajas: Tendenze Mentali alle Passioni.
Rakshasa: Entità malvage.
Ramayana: Il nome di un opera èpica.
Raurava: Uno dei Livelli dell’Inferno.
Rishi: Saggi; Veggenti del mistero e dei segreti della vita.
Rudra: Un Dio di distruzione; Un altro nome del Dio Shiva.
Sadhaka: Un Praticante spirituale.
Sadhana: La Pratica spirituale.
Sadhu: Una persona santa e buona.
Sama: Uguale; Stato equilibrato di mente.
Samadhi: Lo stato Superconscio nella Meditazione.
Samsara: Il processo della vita mondana.
Samskara: Impressioni, o Tendenze latenti.
Samyama: Stato di trattenimento o Limitazione.
Sandhya: Periodo di tempo.
Sannyasa: Stadio di una persona che ha rinunciato al mondo.
Sannyasin: Uno che ha abbracciato la completa rinuncia nella vita.
Sapinda: Uno che merita la Pinda-Dana.
Sarvavidya: Conoscenza Onnipervasiva.
Sat-Chid-Ananda Svarupa: La Forma di Dio “Essere, Conoscenza e Beatitudine”.
Satsanga: Riunione spirituale; Assemblea.
Sattva: La Condizione di Purezza.
Shakti: L’Energia, o Potere Primordiale.
Shankara: Altro Nome di Dio.
Shankaracharya: Un grande Saggio Illuminato dell’Induismo.
Shankhya: Una Scuola di filosofia.
Shraddha: Cerimonia che il figlio più vecchio deve approntare dopo la morte del padre.
Shurya: Il Sole.
Shuryaloka: Uno dei Piani Celesti.
Siddha: Un Realizzato dedito allo Yoga.
Sisupala: Nome di un re malvagio.
Slokas: Quartine; Versi.
Smriti: Sacre Scritture.
Srimad-Bhagavata: Un libro sacro degli Induisti.
Sruti: Sacre Scritture Rivelate.
Sudra: Quarta delle caste indù.
Sutradhara: Una persona in che presenta gli attori all’inizio di uno show.
Swami: Persona dotta che ha rinunciato alla mondanità.
Takshaka: Un genere di serpente.
Tamas: Oscurità e Pesantezza della Mente.
Tapas: Periodo di Penitenza.
Tarpana: Offerte.
Tattva: Elemento; Sostanza.
Tejas: Aura.
Taijasa: Una persona con l’aura.
Thakurji: Altro modo di chiamare Dio.
Thana: Una Stazione di Polizia.
Tirthas: Luoghi santi.
Tittiris: Farfalle.
Tonga: Una carrozza trainata da cavalli.
Tulasi: Una Pianta sacra (Basilico).
Udana Vayu: Uno dei cinque soffi vitali, funzionante nella gola.
Upanishads: Dialoghi della saggezza spirituale che avvenivano tra i Rishi (Veggenti) e i Brahmachari (discepoli ricercatori) che cercavano l’istruzione spirituale, sulla base di severa continenza e riverenza per gli insegnanti o Guru.
Vaikuntha: Il Paradiso; La Dimora di Dio.
Vairagya: La Rinuncia; l’abbandono delle passioni.
Vaiseshika: Una delle sette religiose dell'India.
Vaisya: Terza delle caste indù.
Vaitarani: Un Livello degli Inferni.
Vanaprastha: Un periodo di vita che comincia dopo i 50 anni, cioè dopo che uno ha finito il periodo di
capofamiglia.
Vaghni: L’elemento Fuoco.
Vairochana: Nome di un filosofo materialista.
Varuna: Un Dio delle acque.
Vasana: Le Impressioni delle azioni che rimangono nella mente umana.
Vasudeva: Altro Nome di Dio.
Vedanta: Una forma di Filosofia dell’Induismo.
Vedantin: Coloro che studiano e praticano la filosofia spirituale.
Veda: I Sacri Libri dell’Induismo.
Vichara: I Pensieri.
Videhamukti: Emancipazione; Realizzazione.
Vidyà: La Conoscenza; L’Istruzione appresa.
Vimanas: Corrieri che volavano nell'aria-come i moderni aeroplani.
Vishnu: Uno dei nomi di Dio.
Visvanatha: Altro Nome di Dio.
Viveka: Il Risveglio; La discriminazione saggia.
Vyana: Uno dei cinque soffi vitali che pervadono l’intero corpo.
Yajur Veda: Un sacro Libro Induista che tratta della salute.
Yaksha: Uno dei corpi paradisiaci.
Yama: Il Dio della Morte.
Yoga: Stato Superconscio; Unione con Dio.
Yoga Sadhana: La Pratica dello Yoga.
Yoghi: Uno che pratica intensamente lo Yoga.
Yojana: Schemi e misurazioni.
Yoni: La Vita Universale. Anche l’organo sessuale femminile.
Yudhishthira: Nome di un re che lottò nella guerra del Mahabharata.
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NOTA: Il Capitolo VI° tratta dei vari piani Celesti, inclusi i piani Metafisici. La maggior parte dei nomi che appaiono in questo capitolo si riferiscono ai vari nomi delle divinità, ai loro compagni - maschi e femmine - a montagne, fiumi, alberi, ecc. Per cui, la definizione di tali termini è stata qui omessa.
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Titolo Originale: WHAT BECOMES of THE SOUL AFTER DEATH di: SRI SWAMI SIVANANDA
Nota dell’Editore - lntroduzione
Preghiera di un Uomo Morente - Ode alla Morte - Qual’è la Vita Reale - Qual è la Morte Reale -
Nascita e Morte - Rinascita
Rinascita ed Evoluzione dell'Uomo - Il Fenomeno della Morte - La Morte non è la Fine della Vita –
Processo di Morte - Segnali di Morte - La dissoluzione degli Elementi nella Morte –
Funzione di Udana Vayu - Cos’è l’Anima – La Filosofia della Carne - Coma, Sonno, Morte
Il Terzo Luogo - Karma e Reincarnazione (1) - Come L’Anima trapassa dopo la Morte -
L’Anima che trapassa paragonata ad un Re - Processo di Distacco – Come trapassa il "né –
Il Viaggio dell’Anima dopo la Morte – I Due Sentieri: Devayana e Pitriyana.
Resurrezione - Il Giorno del Giudizio
L’Anima dopo la Morte - Cosa dice la GITA sulla Vita dopo la Morte - La Morte e il Dopo –
La visione di Schopenhauer sullo ‘Stato Post-mortem' - L'Ultimo Pensiero Forma –
Personalità e lndividualità - Credenza degli Antichi Egizi.
La Dottrina della Reincarnazione - Karma e Reincarnazione (2) - La Reincarnazione è del tutto Vera (1) - Trasmigrazione delle Anime - Teoria della Rinascita - La Reincarnazione è del tutto Vera (2)
Reincarnazione in Nascite più infime - Sviluppo del Bambino
Preta Loka - Esperienze dei Preta - Pitri Loka - Il Paradiso o Svarga - L’Inferno o Naraka - Karma ed Inferni - Asurya Loka - La Via del Yama Loka - La Città della Giustizia - Yama Sabha - Indra Loka - Varuna Loka - Kubera Loka - Prana-Loka - Vaikuntha Loka - I Sette Piani - Risiedere nei Piani Ultra-fisici
Lo Spiritismo -
L'importanza della Cerimonia di Sraddha - Preghiera e Canti per il Morto -
Perché si Leggono le Sacre Scritture ad un Moribondo?
La Conquista della Morte - Cos’è la Morte e Come Vincerla - Cercare l'Immortale
Storia di un Verme - Storia di Nachiketas - Storia di Markandeya
Dov’è l'Anima di Mio Marito? - Dov’è il Paradiso?- Cosa Posso Sapere Sul Mio Bambino? - Prasnottari
Risiedere in Paradiso – Il Jnani (Saggio) Dopo la Morte - Regressione nelle Nascite come Animali –
Il Linga-Sarira sopravvive alla Morte del Corpo Fisico – Natura della Successiva Nascita -
Visione Vedantica del Paradiso e dell’Inferno - Rinascita – Strano Caso di Trasmigrazione di un Anima
Un Famoso Caso di Rinascita - Shanti Devi - La Filosofia della Morte
La Rivelazione di Mridula sulla Sua Ultima Nascita - Ritorno Immediato Dopo la Morte
La Moglie morta riotorna come un Bambino - Una Asserzione di Fede –
Ciò che gli Occidentali dicono sulla Morte - Alcune Esperienze Ultrafisiche –
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