CADE CENERE SUL BUDDHA

(“Dropping Ashes on the Buddha”)

GLI INSEGNAMENTI DEL MAESTRO ZEN SEUNG SAHN

Trascritti da Stephen Mitchell - Tradotti in Italiano da Aliberth MENGONI

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PREFAZIONE

L’insegnamento Zen è come una finestra. All’inizio, noi ci interessiamo ad esso e vi vediamo soltanto un incerto riflesso del nostro volto.

Ma appena impariamo a vedere oltre il vetro, la nostra visione diventa più chiara ed anche l’insegnamento diventa chiaro.

Finché, alla fine, esso è perfettamente trasparente. Noi vi vediamo attraverso e possiamo vedervi tutte le cose, proprio come
il nostro stesso volto.
Questo libro è una raccolta degli insegnamenti, dati in America, da Seung Sahn (chiamato affettuosamente Son-sa).

Esso raccoglie dialoghi, storie, colloqui formali di Zen, discorsi di Dharma e lettere. Le parole sorgono in accordo alle situazioni. Ogni situazione è un gioco, come pure argomento di vita e di morte. Il titolo deriva da un problema che Son-sa formula spesso ai suoi allievi come compito, e si rifà a questa storia:

“Qualcuno un giorno arriva al Centro Zen, fumando una sigaretta e mentre gira intorno alla statua del Buddha, egli tira una boccata di fumo e lascia cadere la cenere sul grembo del Buddha. Tu sei lì e te ne accorgi, ma cosa puoi farci? Questa persona ritiene di aver capito che niente è, di per sé, sacro o profano. Nell’universo, ogni cosa è una, e quello stesso UNO è egli stesso. Così, tutto gli è permesso. La cenere è Buddha ed il Buddha è cenere. La sigaretta lascia cadere la cenere. La cenere cade.

            Ma la sua comprensione è solo parziale. Egli non ha ancora capito che tutte le cose sono proprio come sono. Il sacro è sacro; il profano è profano. La cenere è la cenere. Il Buddha è il Buddha. Costui è molto attaccato alla vacuità ed alla sua propria comprensione di essa e pensa che tutte le parole siano inutili. Così, qualsiasi cosa gli si dica, qualunque insegnamento si cerchi di dargli, egli li rifiuterà e reagirà a suo modo. Se si cerca di insistere, ribattendo, egli ti contrattaccherà ancor più duramente, essendo anche molto energico.

            Come potrai curare la sua illusione? Ora, dato che tu sei uno studente Zen, sei anche un insegnante Zen e stai camminando sul Sentiero del Bodhisattva, il cui voto è quello di salvare tutti gli esseri dalle loro sofferenze. La mente di questo individuo sta soffrendo a causa delle sue visioni errate, perciò tu devi aiutarlo, facendogli comprendere la verità: tutte le cose dell’universo sono proprio come sono!”

Allora, come potete farlo? Chiunque trovi la risposta a questo problema, avrà trovato il giusto e perfetto cammino.

(Nota: Il maestro Zen Seung Sahn è chiamato familiarmente Son-sa che, in Coreano, significa ‘Maestro Zen’ (equivalente a Zenji, in Giapponese). Parlando o indirizzandosi a lui, lo si chiama Son-sa-nim (in Coreano, ‘nim’ è particella onorifica). Il dittongo ‘eu’ di Seung, suona come una ù allungata – n. d. C.)

 

INTRODUZIONE

Nella profondità delle montagne, la grande campana del tempio-Zen sta battendo. Tu la senti risuonare nell’aria mattutina e tutti i tuoi pensieri scompaiono dalla tua mente. Tu non sei niente, ma non c’è niente che TU non sia! C’è soltanto il suono della campana che riempie tutto lo spazio dell’universo. La primavera sta arrivando. Si vedono i fiori sbocciare e le farfalle svolazzare su di essi; senti gli uccelli che cantano, stai respirando un’aria frizzante in una tiepida atmosfera. La tua mente è solo primavera: non c’è assolutamente nient’altro.

Stai visitando le Cascate del Niagara e prendi un battello che ti porterà fino in fondo alle cascate. Lo scroscio assordante dell’acqua, intorno a te, ti riempie le orecchie. Improvvisamente ti metti ad urlare a squarciagola: “YAAAAAAAAH!”

In tutte queste esperienze, l’interno e l’esterno si sono riunificati: sono diventati una cosa sola. Questa è la mente Zen. La natura originaria non ha opposti. Dialoghi e parole non sono necessari. Senza un qualunque tipo di pensieri, tutte le cose sono esattamente proprio così come sono. La verità è solo questa. Perciò, perché usiamo le parole? Perché è stato scritto questo libro?

Secondo la medicina Orientale, quando abbiamo una infiammazione, dovremmo prendere un farmaco caldo. Poiché molte persone sono fortemente attaccate alle parole ed ai discorsi, noi siamo costretti a curare queste malattie con una medicina composta di ‘parole-e-discorsi’! Molte persone hanno una visione illusa del mondo. Esse non lo vedono così com’è: non comprendono la verità semplice. Cosa è buono e cosa è cattivo? Chi fa il bene e chi fa il male? Costoro aderiscono tutti alle loro proprie opinioni con tutta la loro forza. Ma ciascuna opinione può essere differente. Come puoi dire che la tua opinione sia corretta e quella di qualcun altro sia sbagliata? Questa è l’illusione. Se vuoi comprendere la verità, devi lasciar andare la tua situazione, la tua condizione personale e tutte le tue opinioni. Perciò, fai che la tua mente sia quella di ‘prima del pensiero’. ‘Prima-del-pensiero’ è la mente chiara. La mente chiara non ha interno né esterno. È proprio così!. ‘Proprio così’ è la verità!

Un eminente maestro disse: “Se vuoi passare attraverso questa porta, - non permettere al pensiero di sorgere!” Questo significa che se ti metti a pensare, non potrai capire lo Zen. Se mantieni quella mente che è ‘prima-del-pensiero’, questa è la mente-Zen! Perciò un altro maestro disse: “Ogni cosa che il Buddha ha pensato, è stato solo per correggere il vostro pensiero. Se voi aveste già eliminato il pensiero, allora a cosa vi servirebbe la parola del Buddha?!” Il Sutra del Cuore dice: “La forma è vacuità, la vacuità è forma!”. Questo ha il significato di ‘Niente forma, niente vacuità’. Ma il vero significato è ‘La forma è forma, la vacuità è vacuità!’. Però, se vi mettete a pensarci su, non potrete mai capire. Se invece vi asterrete dal pensare, la natura-di-Buddha è ‘proprio così’!

Cos’è la Natura-di-Buddha? … “Nella profondità delle montagne, la grande campana del tempio-Zen sta battendo…” La verità è ‘proprio-così’!   (Seung Sahn)

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1) LO ZEN E’ LA COMPRENSIONE DI SE STESSI

Un giorno, un discepolo di Chicago giunse al Centro Zen di Providence e chiese a Seung Sahn: “Cos’è lo Zen?”- Son-sa sollevò il suo bastone Zen sulla testa dello studente e disse: “Lo hai capito?”. Lo studente rispose : “No!”

Son-sa disse: “Tu sei proprio questa mente che ‘non-sa’. Lo Zen è comprendere se stessi!”- Lo studente disse: “Cos’è che devo capire su di me? Vi prego di insegnarmelo”. Son-sa disse: “In una fabbrica dolciaria, vengono sfornati vari tipi di biscotti a forma di animali, automobili, aereoplani e perfino persone. Tutti hanno differenti forme e nomi ma, in definitiva, sono tutti fatti con la stessa pasta e hanno tutti il medesimo sapore. Allo stesso modo, tutte le cose dell’universo – il sole, la luna, le stelle, le montagne, i fiumi, le persone, e così via – hanno differenti nomi e forme, ma sono fatte tutte della medesima sostanza di base. L’universo è organizzato in coppie di opposti: luce e buio, uomo e donna, rumore e silenzio, bene e male. Ma tutti questi opposti sono vicendevoli, in quanto sono composti della medesima sostanza, anche se i loro nomi e forme sono differenti. Nomi e forme sono creati dal pensiero. Se non si crea il pensiero e non vi è attaccamento al nome ed alla forma, allora tutta la sostanza è unica. La tua mente che ‘non-sa’ è priva di pensieri; questa è la tua sostanza. La sostanza di questo bastone Zen e la tua sostanza sono la stessa cosa. Tu sei questo bastone e questo bastone è te!”-

Lo studente allora disse, “Alcuni filosofi dicono che questa sostanza sia pura energia, o Mente, o Dio, o Essenza della materia. Qual è la verità?” – Son-sa disse: “Quattro ciechi andarono allo zoo perché volevano conoscere l’elefante. Il primo cieco toccò il lato a lui più vicino e disse, ‘L’elefante è come un muro’- Il secondo cieco toccò la proboscide e disse, ‘L’elefante è come un serpente’ – Il terzo toccò una gamba e disse, ‘L’elefante è come una colonna’- L’ultimo cieco toccò la coda e disse, ‘No, l’elefante è come una scopa!’ – Quindi i quattro ciechi cominciarono a litigare, ciascuno presumendo che la propria opinione fosse quella giusta. Ognuno aveva conosciuto soltanto la parte che aveva toccato. Nessuno di essi poté comprendere l’intero insieme… La sostanza non ha nome né forma. Energia, Mente, Dio o Essenza materiale sono tutti nome e forma. La sostanza è l’Assoluto. Avere nomi e forme vuol dire dare vita agli opposti. Così l’intero mondo è come i ciechi che litigano tra di loro. Il non comprendere se stessi equivale a non comprendere la verità. Questo accade perché vi è conflitto tra noi stessi. Se tutte le persone nel mondo capissero se stesse, raggiungerebbero tutte l’Assoluto. Allora il mondo sarebbe in pace. La pace nel mondo è lo Zen.”

Lo studente chiese: “Come si può portare la pace nel mondo, praticando lo Zen?” Son-sa rispose: “La gente desidera denaro, fama, sesso, cibo e tutto il resto. Tutti questi desideri sono pensieri. Il pensiero è sofferenza. La sofferenza significa niente pace nel mondo. Il non-pensiero è non-sofferenza. Non-sofferenza significa pace nel mondo. La pace nel mondo è l’Assoluto. L’Assoluto sono Io, sei Tu, siamo Tutti!”

Lo studente disse: “Come posso comprendere l’Assoluto?” – Son-sa rispose: “Devi comprendere te stesso!” E lo studente: “E come posso comprendere me stesso?” – Son-sa sollevò il suo bastone e disse: “Lo vedi questo?”, quindi rapidamente batté il bastone sul tavolo, e disse: “Lo senti questo? Questo bastone, questo suono e la tua mente, sono la stessa cosa o sono differenti?” – Lo studente disse: “Sono la stessa cosa!”- Son-sa disse: “Se dici che sono la stessa cosa, ti darò trenta colpi. Se invece dici che sono differenti, te ne darò altrettanti. E sai perché?” – Lo studente se ne restò in silenzio. Son-sa gridò “KHATZ!!!” e poi aggiunse: « La primavera sta arrivando e l’erba cresce da sola ! ».-

(Nota: KHATZ è il famoso urlo addominale dello Zen, attribuito a numerosi antichi maestri. La sua trascrizione, - KHATZ in Coreano e Giapponese, Hot in Cinese - gli rende difficilmente giustizia).

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2) IL CERCHIO ZEN

Una sera, al Centro Zen di Providence, Seung Sahn fece il seguente discorso di Dharma: “Cos’è lo Zen? Lo Zen è la comprensione di se stessi, la comprensione di Me-stesso! Cosa sono io? Ora mi accingerò a spiegare lo Zen servendomi della figura di un cerchio. In un cerchio vi sono cinque punti che lo contrassegnano: Zero gradi, Novanta gradi, Centottanta gradi, Duecentosettanta gradi e Trecentosessanta gradi. 360° è esattamente lo stesso punto di 0 gradi – Iniziamo da 0° a 90°. Questa è l’area del pensiero e degli attaccamenti. Il pensiero è desiderio e il desiderio è sofferenza. Tutte le cose sono divise in opposti: buono e cattivo, bello e brutto, mio

e tuo, e così via. “A me piace questo e non mi piace quest’altro. Io faccio di tutto per ottenere la felicità ed evitare la sofferenza. Perciò, qui, la vita è sofferenza e la sofferenza è vita.” –

“Oltre i 90° vi è l’area della Coscienza o ‘Karma dell’Io’. Al di sotto c’era l’attaccamento a nome e forma. Qui vi è l’attaccamento al pensiero. Prima che voi foste nati, eravate Zero; ora siete Uno; in futuro morirete e tornerete ad essere Zero. Perciò, Zero è uguale ad uno ed Uno è uguale a zero. Qui tutte le cose sono la stessa identica cosa, perché sono della stessa sostanza. Tutte le cose hanno nome e forma, ma i loro nomi e forme vengono dalla vacuità ed in essa torneranno. Tutto questo, però, è ancora pensiero…”

“A 180° non vi è più pensiero. Questa è l’esperienza della vera vacuità. Ancor prima del pensiero, non c’è né parola né linguaggio. Perciò non vi sono più montagne, né fiumi, né Dio, né Buddha, niente di niente. C’è soltanto…. “ (A questo punto Son-sa colpì il tavolo col bastone.

“Poi, vi è l’area fino a 270°, l’area della magia e dei miracoli. Qui vi è una completa libertà, senza nessun impedimento da spazio o tempo: ciò è chiamato ‘Pensiero vivente’. Posso riuscire a cambiare il mio corpo con quello di un serpente, posso cavalcare le nuvole fino al Paradiso Occidentale. Posso camminare sull’acqua. Se voglio la vita ottengo la vita, se voglio la morte ottengo la morte. In quest’area, si può veder piangere una statua e la terra non è né scura né luminosa; gli alberi non hanno radici e la valle non rimanda l’eco. Quando si sta a 180°, ci si attacca alla vacuità, mentre a 270° si diventa attaccati alla Liberazione.

A 360° tutte le cose tornano ad essere proprio ciò che realmente sono. La verità è proprio ‘così com’è’. “Proprio così” significa che non vi è più attaccamento a nulla. Questo punto è esattamente uguale al punto 0°. Siamo ritornati al punto di partenza da dove siamo partiti. La differenza è che a 0° vi è un forte attaccamento ai nomi ed alle forme, mentre a 360° non vi è più attaccamento a niente!”

“Per esempio, se state guidando un auto, avendo l’attaccamento al vostro pensiero, la vostra mente sarà sempre sa qualche altra parte e voi passerete col semaforo rosso. Non-attaccamento al pensiero significa che la vostra mente sarà sempre chiara, in qualunque momento e situazione. Quando sarete alla guida, non avrete pensieri: la vostra mente starà solo guidando. Perciò la verità è ‘proprio così’. Semaforo rosso significa ‘Stop!’. Luce verde significa ‘Avanti!’. È un’azione intuitiva, il che significa che state agendo senza nessun attaccamento o desiderio. La mente è come uno specchio chiaro che riflette tutte le cose, proprio così come sono. Arriva il rosso e lo specchio diventa rosso; scatta il verde e lo specchio diventa verde. Questo è il modo in cui vive un Bodhisattva, che non ha alcun desiderio per se stesso. Le sue azioni sono tutte a vantaggio delle altre persone”.

“Zero gradi è il ‘Piccolo Io’. 90° è il ‘Karma dell’Io’. 180° è il ‘Non-Io’. 270° è ‘Libertà dall’Io’ e 360° è il ‘Grande Io o Sé’. Il Grande <Io> è tempo e spazio infiniti ed assoluti. Perciò, qui non vi è più vita né morte. C’è solo la volontà di salvare tutti gli esseri. Se gli esseri sono felici, io sono felice. Se gli esseri sono tristi, io sono triste!”

“Lo Zen è il raggiungimento dei 360°. Quando raggiungerete questo punto, tutti gli altri gradi del cerchio spariranno. Il cerchio è solo un espediente dell’Insegnamento Zen, non è realmente esistente. Lo usiamo per esemplificare il modo di pensare e per mettere alla prova la comprensione dei praticanti.”

Quindi, Son-sa sollevò un libro ed una penna e disse: “Questi oggetti, allora, sono uguali o differenti? A 0° essi sono differenti. A 90°, dato che tutte le cose sono UNO, il libro è la penna e la penna è il libro. A 180°, ogni pensiero è interrotto, quindi non vi è più lingiaggio né parole. La risposta è solo…” Son-sa colpì nuovamente il tavolo col bastone. “A 270° vi è perfetta libertà, perciò una buona risposta sarebbe – Il libro è arrabbiato e la penna ride -. Infine a 360°, la verità torna ad essere proprio quella che è, cioè - Arriva la primavera e l’erba cresce da sola – Dentro è buio e fuori c’è luce – tre per tre è uguale a nove – ogni cosa è PROPRIO COSi com’è. In questo caso, la risposta giusta è:- il libro è il libro, la penna è la penna!”

“Quindi, ad ogni punto, la risposta è differente. Secondo voi, qual è la risposta corretta? Avete capito? Beh, una risposta ve la do io: tutte e cinque le risposte sono sbagliate. Perché?”. Dopo aver lasciato passare qualche minuto di silenzio, Son-sa urlò “KHATZ!!!” e poi disse, “Il libro è blù e la penna è gialla. Se avete capito questo, potrete capire voi stessi. Però, se capirete voi stessi, vi darò trenta colpi. E se non capirete voi stessi, vi colpirò lo stesso trenta volte. Perché?”

Dopo aver atteso ancora qualche altro istante, Son-sa riprese: “Oggi è una giornata molto fredda!” Poi si alzò ed uscì dalla sala.

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3) IL MIO DHARMA E’ TROPPO COSTOSO

Una volta, un tale arrivò al Centro Zen di Hyan-Bong e disse: “Maestro, vi prego, insegnatemi il Dharma!”. Hyang-Bong replicò: “Mi dispiace, ma il mio Dharma è molto costoso.” E lo studente: “Quanto costa?” – Hyan-Bong: “Quanto puoi pagare, tu?”- Lo studente mise la mano in tasca e ne tirò fuori alcune monete: “Questo è tutto il denaro che possiedo!”. Hyang-Bong replicò: “Anche se tu mi offrissi un mucchio d’oro grande come una montagna, il mio Dharma sarebbe ancora più costoso!”.

Allora lo studente uscì e si mise a praticare zazen. Dopo alcuni mesi di dura pratica, ritornò da Hyan-Bong e disse: “Maestro, vi darò la mia vita, farò qualsiasi cosa per voi, sarò il vostro schiavo. Ma, vi prego, datemi l’insegnamento!”. Hyan-Bong rispose: “Anche se tu mi offrissi un migliaio di vite, il mio Dharma sarebbe sempre ancora più costoso!”.

Completamente demoralizzato, il praticante se ne andò nuovamente. Dopo ulteriori mesi di dura pratica, egli ritornò e disse: “Maestro, vi darò la mia mente. Mi insegnerete, ora?”. Hyang-Bong disse: “Cosa vuoi che me ne faccia della tua mente! Essa è un mucchio di fetente spazzatura e non mi serve proprio. Anche se tu mi offrissi diecimila menti, il mio Dharma sarebbe ancora troppo costoso per te!”.

Di nuovo. Il discepolo se ne andò per fare dura pratica. Dopo un altro po’ di tempo, egli arrivò da solo alla comprensione che l’intero universo è vuoto. Così, ritornò dal maestro e disse: “Ora comprendo quanto sia costoso il tuo Dharma!”- Hyan-Bong disse: “E quanto è costoso?”. Il discepolo gridò: “KHATZ!!!”- Hyang-Bong replicò: “No, è ancora più costoso di così!”.

Questa volta, nel riandarsene, lo studente era completamente confuso ed in preda ad una profonda disperazione. Così fece il voto di non rivedere più il maestro finché non avesse raggiunto il supremo risveglio. Alla fine, quel giorno arrivò, egli tornò dal maestro e gli disse: “Maestro, ora ho realmente compreso, il cielo è blù e l’erba è verde!”… “No, no, no!” disse Hyan-Bong, “Il mio Dharma è ancora più caro di tutto ciò!”. A quel punto il discepolo si infuriò di brutto: “Io ho già compreso, non ho più bisogno del vostro Dharma! Potete tenervelo e ficcarvelo nel culo!”-

Hyang-Bong scoppiò a ridere. Ciò fece arrabbiare ancora di più lo studente, il quale si rigirò e fece per uscire dalla stanza. Appena ebbe varcata la porta, Hyan-Bong lo chiamò: “Ehi, aspetta un minuto!”- Il discepolo girò la testa e si fermò.

“Non perderlo, questo mio Dharma, ora!” gli disse Hyan-Bong. Nell’udire queste parole, il discepolo immediatamente fu illuminato, e sorrise.

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4) CONSIGLI AD UNA PRINCIPIANTE

16, Febbraio 1975. Caro Son-sa-nim,

Mercoledì sera ero presente al dibattito tenuto a Yale, con l’assistenza di due studenti. Ero ardentemente interessata sia al semplice vederti che al sentire le tue parole, oltre che a conoscere altre persone interessate, dato che il mio interesse per lo Zen, finora si era sviluppato solo attraverso i libri. Un simile approccio mi faceva sembrare lo Zen remoto ed impossibile, per questa vita e questi tempi. A sua volta, ciò aveva creato delle sensazioni che fanno sì che il mio interesse per lo Zen possa essere un malsano tentativo di sfuggire questa realtà e questo mondo che non capisco. La possibilità di vedere altra gente viva, che affronta con serenità questo mondo, conforta alcune di queste mie sensazioni ed incoraggia il mio interesse per lo Zen. Però, questa esperienza diretta libera un flusso di domande sulla pratica. E così arriviamo al nocciolo della lettera.

Puoi consigliarmi un metodo specifico di ‘zazen’ per una principiante come me? Per circa un mese ho praticato seduta, contando i respiri dieci a dieci. Mi consigli di continuare con questo metodo o, eventualmente, di cambiare? E ancora, puoi darmi un consiglio sul modo di comportarmi quotidianamente, prima della comprensione finale? Io cerco di fare ciò che va fatto, senza pensieri discorsivi, ma con scarso successo. Non ho perso la convinzione che vi sia, o dovrebbe esservi, una più concreta linea di condotta per le nostre azioni. Soprattutto, penso a certi precetti che ho letto, sedici in tutto, mi sembra. Questi precetti sono, appunto, per coloro che hanno già raggiunto la comprensione, o sono comportamenti che scaturiscono proprio dalla comprensione stessa? Oppure, possono essere applicati esteriormente dalla persona, anche senza aver avuto il raggiungimento finale, in quanto servono come punti di riferimento lungo la via della comprensione?

Ho anche letto di un evento chiamato ‘sesshin’, i cui i laici trascorrono una settimana al tempio per praticare ed avere colloqui con il maestro. Nei tuoi centri, avvengono questi ritiri? Se si, ti prego di inviarmi dettagli specifici. Ho incontrato anche una certa difficoltà in relazione alla effettiva pratica verbale della storia dello Zen, come gli esempi e le spiegazioni della comprensione finale, e così via. Ne ho letto di storie, a sufficienza per sentire che intellettualmente sono d’accordo e ne capisco anche abbastanza, ragionandoci su. Ma non capisco in profondità, sulla mia pelle, dato che non ho mai avuto l’esperienza diretta. Perciò, sono d’accordo con chi dice che non si può raggiungere la comprensione attraverso le parole: essa deve arrivare dalla pratica. Ma tu usi le parole, per aiutare i discepoli a capire. Ed io non capisco. Leggendo, mi vengono pensieri e pensieri, ed arrivo sempre a questo muro, oltre il quale le parole non possono andare. Così, sono alquanto bloccata nel cercare la ragione di cosa possano indicare le parole e, perciò, cerco solo di sedere in zazen, riflettendo su chi o che cosa debbano indicare le parole, chi medita, chi mangia, chi dorme, ecc… Ma sarà vero, poi, che sto rinunciando alle parole, senza veramente esaurirle? Temo che questa sia una confusa spiegazione di confusi pensieri che però, sicuramente, tu puoi vedere attraverso tutte le mie illusioni. Ti ho rubato anche troppo tempo e ti ringrazio per la tua attenzione alle mie domande. Cordialmente, Patricia.

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23, Febbraio 1975; Cara Patricia,

Come stai? Grazie per la tua lettera. In essa mi dici che hai letto molti libri sullo Zen. Questo è bene. Ma, se continui a emettere pensieri, non potrai mai capire lo Zen. Tutto ciò che può essere scritto in un libro, tutto ciò che può essere detto a parole – tutto è pensiero. Se continui a pensare, allora tutti i libri di Zen, i Sutra buddhisti, la Bibbia, i Veda, ecc. sono solo parole del demonio. Ma se leggi i libri con una mente che ha eliminato il sorgere del pensiero, allora essi sono tutti quanti la Verità. Come lo è l’abbaiare di un cane o il cantare del gallo: tutte le cose danno insegnamenti sulla verità, in ogni momento, ed esse sono insegnamenti anche migliori dei libri Zen. Quindi lo Zen preserva la mente che c’è prima del pensiero. Le scienze e gli studi accademici vengono dopo il pensiero. Dobbiamo ritornare a ‘prima-del-pensiero’. Solo in questo modo si raggiungerà il nostro vero <Sé>.

Dici che la tua pratica consiste nel contare i respiri. Questo metodo non è né buono né cattivo, però è possibile praticarlo da seduti. Ma quando si sta guidando, discorrendo, guardando la TV, o giocando a tennis, - com’è possibile contare i respiri, allora? La pratica seduta è solo una piccola parte dello Zen. Il vero significato di ‘zazen’ è di tagliare ogni pensiero e mantenere la mente immobile. Perciò ti chiedo: “Tu sai chi sei? No, non lo sai!”. Allora ti dico, mantieni solo questo tuo ‘non-sapere’. Quando questa tua mente ‘non-so’ diventerà chiara, potrai comprendere. Così, se mantieni la mente ‘non-so’ quando stai guidando, questo sarà un guidare-Zen. Se la mantieni quando stai parlando, questo sarà un parlare-Zen. Se la mantieni quando stai guardando la TV, ciò sarà televisione-Zen. Devi mantenere sempre ed ovunque questa mente ‘non-so’. Questa è la vera pratica Zen.

<La Grande Via non è difficile, se non fai distinzioni –

Elimina simpatie ed antipatie, e tutto sarà perfettamente chiaro!>

Quindi, getta via tutte le opinioni, tutti i piaceri e dispiaceri, e mantieni solamente la mente che non sa. Questo è molto importante. La mente che non sa è quella che ha tagliato via tutti i pensieri. Quando tutti i pensieri saranno stati eliminati, la tua mente diventerà <una mente vuota> e sarà la mente ‘prima-del-pensiero’. La tua mente ‘prima-del-pensiero’, la mia mente ‘prima-del-pensieri’, la mente ‘prima-del-pensiero’ di tutte le persone è la stessa unica mente. Questa è la vera sostanza. La tua sostanza, la mia sostanza e quella di tutto l’universo, sono una cosa sola! Così, l’albero, la montagna, le nuvole e te stessa diventerete una cosa sola. Allora ti chiedo: - Tu e la montagna, siete differenti o siete la stessa cosa? Se rispondi che siete la stessa cosa ti darò trenta colpi. Se rispondi che siete differenti, ti darò lo stesso trenta colpi. E sai perché?

La mente che è una cosa sola con l’universo, è quella ‘prima-del-pensiero’. Prima del pensiero non ci sono parole. ‘Uguale’ e ‘differente’ sono parole opposte; esse vengono da una mente che separa e divide tutte le cose. Ecco perché ti colpirò sia che tu dia una risposta o l’altra. Quindi, quale dovrebbe essere la risposta giusta? Se non lo capisci, allora consapevolizza e mantieni dentro di te per un certo tempo questa mente che ‘non-sa’, ed all’improvviso avrai subito la risposta giusta. Se lo farai, poi fammelo sapere.

Mi chiedi anche perché io uso le parole per insegnare, visto che la comprensione tramite le parole è impossibile. Le parole non sono necessarie. Però, nel contempo esse sono assai necessarie. Se sei attaccata alle parole, non potrai fare ritorno al tuo vero <Sé>. Se, invece, non sei attaccata alle parole, potrai raggiungere subito l’Illuminazione. Così, se continui a pensare, le parole saranno molto negative. Ma, se smetti di pensare, tutte le parole come pure tutte le cose che puoi vedere, toccare, odorare, udire e gustare ti saranno di aiuto. Quindi, è molto importante eliminare il tuo pensare ed il tuo attaccamento alle parole. Ora, eccoti una poesia:

            “Il Buddha disse che tutte le cose hanno la Natura-di-Buddha.

            “Chao-Chou però disse che un cane NON ha la natura-di-Buddha!

            “Quale di queste due frasi è, secondo te, la più corretta?

            “Ma se apri la tua bocca, sei già in errore e ci caschi dentro.

“Perché?  ….KHATZ!!!

“Le nuvole vagano nel cielo e la pioggia cade sulla terra!”

Sinceri saluti – S. S.

 (Nota: Sesshin è il nome Giapponese del “Ritiro di Meditazione”. In Coreano si dice ‘Yong Meng Jong Jin’, che significa “Quando stai seduto, salta come una tigre!”. Da noi, c’è un ritiro ogni mese in ciascuno dei nostri Centri. A Providence, dal 1° al 7 di ogni mese. A New Haven, dal secondo venerdì di ogni mese; a Cambridge, dal terzo venerdì ed a New York, dal quarto giovedì, di ogni mese. Questi ultimi durane tre giorni, mentre quello di Providence dura sette giorni. Tu sarai la benvenuta ad uno di questi ritiri).

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6, Aprile 1975;  Caro Son-sa-nim,

Grazie per la tua risposta alla mia lettera. Ho cercato di fare come mi hai consigliato, mantenendo la mente ‘non-so’ in ogni mia attività, ma con difficoltà. Spesso questa difficoltà mi prostrava, per cui mi sembra difficile ripulire tutta la sporcizia accumulata in questi anni. Quando la mia mente si domanda se io e la montagna siamo la stessa cosa o no, a volte piango ed a volte abbandono la domanda. Sembra una domanda irrisolvibile ed oppressiva. All’inizio ero molto entusiasta, contenta e volenterosa. Ora, il mio entusiamso si è declinato e non mi sento più tanto contenta e volenterosa; in più questo fatto mi lascia molto frustrata. Che consiglio puoi dare a questo spirito debole?

Aspetto con ansia l’apertura del Centro Zen di New Haven. Forse l’opportunità di poter parlare con te e con la comunità rivitalizzerà la mia pratica.

Con tanto affetto.                                  Patricia.

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11, Aprile 1975;   Cara Patricia,

Grazie per la tua lettera. Mi dici che mantenere la mente ‘non-so’ è difficile. Beh, se tenti di arrestare la tua mente pensante, certo che è difficile! Non devi arrestare la mente che pensa. Pensare è okay, non preoccuparti per questo. Ma non devi lasciarti scombussolare dal tuo pensiero, così potrai mantenere la mente ‘non-so’ e non sarà difficile. All’inizio potrai mantenerla solo per un breve tempo ma, se continuerai a praticare con sincerità, la cosa aumenterà e si stabilizzerà da sola. La mente è come il mare. Quando arriva il vento si formano ondate gigantesche. Poi, quando il vento cala, le onde si ridimensionano fino a sparire del tutto, quando il vento cessa completamente ed il mare diventa piatto come uno specchio lucente. Allora le montagne, gli alberi e tutte le cose dell’universo possono venire riflesse

slla superficie. Ora nella tua mente vi sono molte onde-pensiero. Ma se continuerai a praticare la consapevolezza della mente ‘non-so’, il tuo pensare diventerà gradualmente sempre più sottile finché, alla fine, la tua mente sarà sempre chiara: quando la mente sarà tornata chiara, essa sarà come uno specchio: viene il rosso e lo specchio è rosso, viene il verde e lo specchio è verde; viene una montagna e lo specchio è una montagna. La tua mente è la montagna, la montagna è la tua mente. Non sono due cose distinte. Perciò è molto importante non essere attaccati né al pensiero e né al non-pensiero. Non devi farti scombussolare da nessuna cosa che entri nella tua mente. Soltanto non preoccuparti e mantieni la mente ‘non-so’.

Dici che all’inizio eri entusiasta ed ora sei scoraggiata. Entrambi questi estremi non rappresentano una buona cosa. È come le corde di una chitarra: se le tendi troppo saranno fuori tonalità e si strapperanno presto; se le lasci troppo lente, saranno ancora più stonate e non suoneranno affatto. Devi regolarle nel giusto modo. Troppo esntusiasmo non è bene, troppo scoraggiamento neanche è bene. La mente Zen è l’ordinaria mente di tutti i giorni. Devi mantenerla in ogni situazione – amgiando, parlando, giocando a tennis, guardando la Tv, sempre. Mantieni sempre questa mente ‘non-so’. Anche adesso. È molto importante il modo in cui mantieni la tua mente qui ed in questo momento. Se hai del tempo libero, allora siediti. Se non hai tempo a disposizione, allora agisci in modo Zen. Ma stai sempre molto attenta a NON esigere l’illuminazione. Questa è una cattiva malattia Zen. quando mantieni la mente chiara, l’intero universo è dentro di te e tu SEI tutto l’universo. Perciò hai già raggiunto l’illuminazione! Volere l’illuminazione è un ulteriore pensiero. E’ qualcosa di extra, come dipingere le gambe al disegno di un serpente. Il serpente è già completo così com’è. La verità è già pura ancor prima che tu la possa vedere.

Il Centro Zen di New Haven aprirà presto. Sono sicuro che metterti in contatto con gli altri praticanti, ti sarà di aiuto nella pratica. L’azione congiunta è molto utile per gli studenti Zen. Prostrarsi insieme, recitare insieme, sedersi insieme, mangiare insieme, tutto ciò fa in modo che la propria situazione, la condizione e le opinioni personali possano disturbare il meno possibile. Il lavoro dello Zen è quello di far diventare la mente vuota. Diventare una ‘mente vuota’ significa aver buttato via tutte le proprie opinioni. Solo allora si potrà sperimentare la vera vacuità. Quando avrai sperimentato la vera vacuità, arriverai alla tua ‘vera’ situazione, alla tua ‘vera’ condizione ed alle tue ‘vere’ opinioni. Spero che tu possa venir spesso al Centro Zen di New Haven per fare una intensa paratica, così da poter raggiungere presto l’illuminazione e poter salvare dalal sofefrenza tutti gli altri esseri.

Cordiali saluti. S.S.

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14, Aprile 1975 – Caro Son-sa-nim,

Tante grazie per la tua risposta alla mia lettera. Essa mi ha rincuorato notevolmente e mi ha fortemente aiutato nella pratica. Di sicuro, ho ancora qualche difficoltà, comunque. Quando ho cominciato ad interessarmi profondamente allo Zen, circa quattro mesi fa, fu perché avevo letto alcuni libri al riguardo. Questi libri ebbero l’effetto di frantumare le restanti credenze strutturali della mia vita, mandandomi così totalmente alla deriva. Allora realizzai che io non capivo nulla, di conseguenza nacque un problema. Ora, se nella pratica mi chiedo “Chi sono io?”, perfettamente sò che non lo so! E’ difficile, tuttavia, porre la questione in questi termini, con così tanta intensità. Posso vedere ed ascoltare, ma è difficile sapere chi è che fa tutto questo, perché non ho un punto di riferimento particolare su cui rivolgere la domanda. Ritengo anche che sto eccessivamente preoccupandomi sulla forma di questa domanda, che secondo me è irrilevante, anziché interrogarmi con tutto il mio essere, in una qualsiasi forma. È esatto? C’è un’altra cosa di cui mi piacerebbe parlare. Ora che sto accettando lo Zen, massimamente come una funzione naturale della mia vita, sento un forte impulso all’amore. Leggendo le tue lettere, parlando con Mu Gak e gli altri studenti, sono entrata in un profondo contatto con la parte intima di me stessa. Amo la mia famiglia ed i miei amici, come mai prima d’ora, e questo mondo sembra più meraviglioso di quanto mi fosse sembrato prima. Anche se non raggiungerò mai l’Illuminazione, la pratica Zen mi ha concesso così tanto da dovergliene essere grata per sempre. Affettuosi saluti.  Patricia.

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3, Maggio 1975.   Cara Patricia,

Grazie per la tua lettera e scusami il ritardo nella risposta, ma fino a pochi giorni fa, ero a New York per l’apertura del nostro Centro Zen. la tua lettera l’ho avuta proprio ieri, al mio ritorno.

Dici che ho aiutato la tua pratica. Bene, questa è un’ottima cosa. La pratica Zen è della massima importanza. Devi mantenere fortemente l’impegno di praticare. Ciò richiede grande fede, grande coraggio e grande capacità di interrogarsi…

Cos’è la grande fede? Essa significa la tua volontà di mantenere una mente che ha deciso di praticare, succeda quel che succeda. È come una chioccia che se ne sta seduta sulle sue uova, accudendole costantemente e dando loro il proprio calore, finché si schiudono. Se essa diventa incurante o negligente, le uova non si schiuderanno e non nasceranno i pulcini. Perciò, la mente Zen significa credere sempre ed ovunque in se stessi. Si fa il voto di diventare un Buddha per poter salvare tutti gli esseri.

Cos’è il grande coraggio? Significa dirigere tutte le tue energie in un unico punto. È come un gatto che punta un topo che si è rintanato nella sua tana. Il gatto aspetta fuori della tana per ore, ritto e senza il minimo movimento. È talmente concentrato che il topo non potrà sfuggirgli. Questa è la mente Zen che elimina tutti i pensieri, dirigendo tutte le energie in un unico punto.

E infine, cos’è la grande capacità di interrogarsi? È come un bambino che ha fame e che pensa solo alla sua mamma, oppure come un uomo che sta morendo di sete che pensa solo all’acqua. È chiamata Mente Univoca. Se tu ti interroghi con la massima sincerità, allora sarai sicuramente soltanto la mente ‘che-non-sa’.

Se mantieni queste tre qualità – grande fede, grande coraggio e grande capacità di interrogarsi – raggiungerai presto l’illuminazione. Dici che la pratica è difficile. Questo è un pensiero. Lo Zen non è difficile. Se dici che è difficile, significa che ti stai bloccando. Stai bloccando la tua situazione, la tua condizione e le tue opinioni. Ecco perché dici che lo Zen è difficile! Ma se mantieni quella mente che è ‘prima-del-pensiero’, allora lo Zen non sarà difficile. Ma non sarà neanche facile. Esso è solo ‘così com’è’. Perciò, non concepirlo come difficile e non concepirlo come facile. Soltanto, pratica e basta!

Dici anche che i libri di Zen che hai letto hanno distrutto la tua credulità. Questo è Ok! Però, distrutto equivale a non-distrutto. Se prima le tue visioni erano illuse ed errate, ora vi è una visione corretta. Ciò in cui prima tu credevi, era come voler tenere un arcobaleno tra le mani. L’arcobaleno non si può toccare e svanisce presto. Esso non esiste realmente. Tutte le cose sono così. Prima, tu credevi che le cose esistessero, ora però comprendi che tutte le cose sono vacuità. Tuttavia, devi salire un gradino più su. Credere e non-credere, distrutto e non-distrutto – tutto ciò è ancora l’area degli opposti. Devi sbarazzarti di tutti questi opposti. Allora la verità sarà solo così com’è!

Quando dici che tutto è stato distrutto, questo è ancora attaccamento a nome e forma. In origine, c’è solo vacuità. Non c’è niente che sia distrutto o non-distrutto. E questa è l’area dell’Assoluto. L’Assoluto è pura vacuità. Pura vacuità è ‘prima-del-pensiero’. ‘Prima-del-pensiero’ è il ‘così com’è’. La forma è forma, la vacuità è la vacuità. Quindi, la tua mente ‘Non-so’ è pura vacuità, perché è ‘prima-del-pensiero’, ed è il tuo ‘vero Sé’, l’Assoluto!

I nomi sono tutti differenti, essi sono tutti nomi per designare l’unica mente chiara. In origine, la mente chiara non ha nomi né forme. In essa non ci sono parole. Poi, come apri bocca per parlare, sbagli! Ecco perché il maestro Zen Lin-Chi rispondeva ad ogni domanda urlando: “KHATZ!”. Tokusan, da parte sua, avrebbe risposto colpendo l’interrogante. Ku-ji avrebbe soltanto sollevato un dito. Se non sei attaccato al grido, o al colpire, o al sollevare il dito, allora potreai capire che il significato che c’è dietro queste azioni, è solo mente chiara. Le diverse azioni sono solo differenti stili di indicare la mente chiara. È impossibile spiegare la mente chiara, per questo i maestri Zen erano soliti urlare, colpire o sollevare un dito, nel tentativo di spiegarla. Devi prendere nota: ‘KHATZ! è solo KHATZ!, colpire è solo colpire, ed un dito è solo un dito. Devi capire bene questo. Quando dici ‘So che non so!”, non è una cosa giusta. Non devi svilire e bloccare la tua mente ‘non-so’. Lo Zen è vita e la vita è Zen. Però, alcune persone pensano che la vita sia sofferenza. Perché vi è questa differenza? Se capisci che la vita è Zen, allora la tua vita diventa Zen. se invece qualcuno concepisce che la vita è sofferenza, allora la sua vita diventa sofferenza.

Perciò, tutto dipende da come stai mantenendo la tua mente proprio ora, in questo stesso momento. Questa ‘mente-di-adesso’, continuerà e diventerà la tua vita, così come un punto, continuando, diventa una linea retta. A te piace lo Zen, perciò la tua vita è diventata Zen. così, ora pensi che il mondo sia meraviglioso. Se raggiungerai l’illuminazione, allora capirai che è la tua mente ad essere meravigliosa ed è per questo che il mondo appare meraviglioso. Ma capirai anche che tutte le persone stanno soffrendo enormemente e, perciò, anche la tua mente starà soffrendone. Questa è la grande sofferenza. Ecco perché devi entrare nella Via del Bodhisattva e salvare tutti gli esseri dalal loro sofferenza. Voglio sperare quindi che tu mantenga soltanto la tua mente ‘non-so’, sempre ed ovunque. In questo modo otterrai presto l’illuminazione e potrai salvare gli altri esseri.

Ora, eccoti una domanda: - Una volta, qualcuno chiese al grande maestro Zen Dong San “Cos’è il Buddha?” – e Dong San rispose, - “Tre libbre di lino!”. Mi sai dire cosa significa? Attendo una tua risposta valida. Cordiali saluti.    S. S.

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5) INTERNO ED ESTERNO

Un giovedì sera, dopo un discorso di Dharma al Centro Zen di New Haven, uno studente chiese a Son-sa: “Sembra che nel Cristianesimo Dio sia esterno a noi, mentre nello Zen, Dio sia all’interno e quindi, io e Dio siamo un’unica cosa. È corretto?”

Son-sa disse: “Dov’è l’interno? E dov’è l’esterno?”

Studente: “L’interno è qui dentro, l’esterno è là fuori”.

Son-sa: “E come puoi seprarli? Dov’è la linea di confine?”

Studente: “Io sono all’interno della mia pelle ed il mondo è fuori di essa!”

Son-sa replicò: “Questa è la pelle del tuo corpo. Dov’è la pelle della tua mente?”

Studente: “La mente non ha pelle!”. Son-sa: “E allora, dov’è la mente?”

Studente: “Dentro la mia testa!”. Son-sa: “Ah, allora la tua mente è molto piccola!” (Grosse risate dall’uditorio) – “Devi espandere la tua mente, così comprenderai che Dio, Buddha e l’intero Universo, sono tutti dentro la tua mente!”. Poi, sollevando l’orologio, disse ancora: “Questo orologio, è interno o esterno alla tua mente?”.

E lo studente: “E’ esterno!”.

Son-sa: “Attento! Se dici ‘esterno’ ti colpirò. Se dici ‘interno’ ti colpirò ugualmente!”.

Studente: “Non mi importa. Dico ancora che è esterno”.

Son-sa: “Se è esterno, come puoi sapere che questo è un orologio? Forse che la tua mente può volare fuori dagli occhi, toccare l’orologio e tornare indietro al suo posto?”. Studente: “Io vedo l’orologio. Io sono all’interno e l’orologio è all’esterno!”

Vi furono alcuni momenti di silenzio. Poi Son-sa disse: “Facciamo così, non fabbrichiamo più né interno né esterno. D’accordo?”

Lo studente, ancora palesemente dubbioso, si inchinò.

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6) UNA BAMBINA FA DOMANDE SULLA MORTE

Una sera, il gatto nero che viveva al Centro Zen di Cambridge, morì dopo una lunga malattia. Egli aveva la punta della coda color bianco e veniva affettuosamente chiamato ‘KHATZ’. La figlia settenne di un discepolo di Son-sa, di nome Gita, fu molto turbata dalla sua morte. Dopo la sepoltura e la recita a Buddha Amida, ella andò da Son-sa per un colloquio. Essi si misero seduti per terra e Son–sa le disse: “Hai qualche domanda?”. Gita disse: “Si. Cos’è successo a ‘KHATZie’? Dov’è andato?”

Son-sa disse: “E tu, da dove sei venuta tu?”

Gita disse: “Dalla pancia della mia mamma”.

Son-sa: “E la tua mamma, da dove è venuta lei?”

Gita rimase in silenzio. Allora Son-sa riprese: “Vedi, ogni cosa, nel mondo, proviene dalla medesima origine. È come una fabbrica di biscotti, in cui vengono prodotti molti tipi differenti di biscotti – a forma di animali, case, persone e automobili. Essi hanno nomi e forme differenti, ma sono fatti tutti della stessa pasta ed il loro sapore è lo stesso. Così, tutte le diverse cose che vedi, persone, alberi, un gatto, il sole e questo pavimento – tutte queste cose in realtà sono la stessa cosa”.

Gita: “E che cosa sono?”

S. S. -: “La gente attribuisce loro nomi differenti ma, in se stesse, queste cose sono prive di nome. Quando si comincia a pensare, tutte le cose assumono differenti nomi e forme. Ma quando non si pensa, tutte le cose sono la stessa cosa. Non esistono parole in esse. È la gente che fabbrica le parole. Un gatto non pensa: “Io sono un gatto!”; la gente dice: “Questo è un gatto!”. Il sole non dice: “Il mio nome è ‘sole’!”; è la gente che dice: “Quello è il sole!”. Così, quando qualcuno ti chiede:  ‘Che cos’è questo?’ - tu come dovresti rispondere?”.

Gita: “Non dovrei usare le parole”. Son-sa: “Brava, non dovresti usare le parole. Perciò se qualcuno ti chiede, -Cos’è il Buddha?- quale dovrebbe essere la risposta giusta?”. Gita restò in silenzio. Son-sa disse: “Ora, chiedilo tu a me!”.

Gita chiese: “Cos’è il Buddha?”. Son-sa colpì il pavimento con la mano. Gita rise: Son-sa disse: “Ora io lo chiedo a te: - Cos’è il Buddha? -”.  Gita colpì il pavimento.

S. S. : “Cos’è Dio?”. Gita colpì il pavimento.

S. S. : “E cos’è la tua mamma?” – Gita colpì il pavimento.

S. S. : “Che cosa sei tu?” – Gita colpì il pavimento.

S. s. : “Molto bene. Questo è ciò di cui sono fatte tutte le cose del mondo. Tu, il Buddha, Dio, la tua mamma e l’intero universo siete la stessa identica cosa!”.

Gita sorrise. Son-sa disse: “Hai ancora qualche altra domanda?”

Gita disse: “Si, non mi hai ancora detto dov’è andato KHATZ!”.

Son-sa si protese in avanti, fissò gli occhi di lei e disse: “Ma tu l’hai già capito!”.

Allora Gita disse: “Oh!” e battè un colpo forte sul pavimento. Poi si mise a ridere.

Son-sa disse: “Brava! Questo è il modo in cui dovresti rispondere ad ogni domanda. Questa è la verità!”

Gita si inchinò e fece per andarsene. Giunta sulla porta, si voltò verso Son-sa e disse: “Si, però a scuola non darò questo tipo di risposte! Dovrò dare delle risposte normali!”. E Son-sa, allora esplose in una risata.

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7) A CHI SERVE UN MAESTRO ZEN

Un giovedì sera, dopo un discorso di Dharma al Centro Zen di Cambridge, un allievo chiese a Seung Sahn: “Perché è necessario avere un maestro Zen?”. Son-sa disse: “Se tu sei una persona che pensa, allora ne hai bisogno. Se, invece, hai già eliminato tutti i pensieri, allora per te non è necessario. Se la tua mente è chiara, non è necessario un maestro Zen, non è necessario il Buddha, nessuna cosa è più necessaria!”

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8) VOI, SIETE ATTACCATI!

Una sera, dopo un discorso di Dharma all’Università di Yale, uno studente chiese a Seung Sahn: “Cos’è la mente chiara?”.

Son-sa sollevò il suo orologio e disse: “Cos’è questo?”. E lo studente: “Un orologio”.

Son-sa disse: “Tu sei attaccato a nome e forma. Questo non è un orologio!”

Studente: “E che cos’è?”. Son-sa disse: “Tu l’hai già capito!”.

Lo studente rimase per un momento in silenzio, poi di nuovo chiese: “Che cosa è?”.

Son-sa disse: “Tu l’hai capito: Tu puoi vederlo. Io lo posso vedere!” (Risate dall’uditorio) - Lo studente disse: “Grazie!”

Son-sa disse: “Tutto qui?” – (risate…) – “Che cos’è che hai capito?”.

Studente: “Beh, non saprei…”. Son-sa allora indicò una tazza e disse: “Vedi, questa è una tazza. Ma il Sutra del Diamante dice che tutte le cose che appaiono nel mondo sono transitorie. Se voi osservate le apparenze considerandole come non-apparenze, allora vedrete la vera natura di tutte le cose. Perciò, se siete attaccati alla forma di questa tazza, non potrete comprendere la verità. Se dite che questa è una tazza, siete attaccati a nome e forma. Però, se dite che NON è una tazza, allora siete attaccati alla vacuità! Dunque, questa è o no una tazza?”

Lo studente se ne rimase per un po’ in silenzio, poi disse: “Sono perplesso!”

Son-sa disse: “D’accordo; vorrà dire che risponderò io per te”. Quindi sollevò la tazza e bevve l’acqua che vi era contenuta. “Ecco, questa cosa è solo questo!” disse. Poi, dopo qualche istante, disse ancora: “Tutte le cose, hanno nomi e forme. Ma chi ha creato questi nomi? Chi ha generato queste forme? Il sole non dice: -Il mio nome è ‘sole’! -; è la gente che dice: - Quello è il sole! Quella è la luna; questo è un fiume e questa è una montagna. – Allora, chi è che produce nomi e forme? Il pensiero! Tutto è prodotto dal pensiero!”.

Studente: “E chi è che ha prodotto il pensiero?”

Son-sa si mise a ridere e disse: “Proprio tutti Voi, avete creato il pensiero!” (risate…) “Ecco perché ‘Mente-Zen’ significa far ritorno alla mente originaria. La mente originaria è ‘prima-del-pensiero’. Dopo il pensiero vi sono le categorie e tutti gli opposti, mentre priuma del pensiero non vi è nulla, vi è solo chiara consapevolezza. E questo è l’Assoluto! Non c’è linguaggio né parole. Appena si apre la bocca, sorge l’errore. Perciò, prima del pensiero la mente è chiara. Nella mente chiara non c’è interno né esterno. Di che colore è questo muro? Bianco. E questa mente, solo bianca. Questa mente e questo bianco diventano una cosa sola. Quest’altra cosa, cos’è? Questo è un orologio. La tua risposta, quindi, era corretta. Ma quando io ti ho detto che eri attaccato a nome e forma, tu hai cominciato subito a pensare: - Oh, e che c’è di sbagliato nella mia risposta? Quale risposta dovrei dare per non essere attaccato a nome e forma? – Ecco il tipo di pensieri che hai avuto. Eri attaccato a ciò che hai detto, mentre io avevo detto quello, solo per saggiare la tua mente. Se tu non fossi stato attaccato alle parole, mi avresti detto: - Maestro, sei tu che sei attaccato alle mie parole! – E questa sarebbe stata una giusta risposta.”  (risate…). “Quando mi hai chiesto: -E allora che cos’è? -, io ti ho risposto: -Tu l’hai già capito!”.

Son-sa rise, e continuò: “Questo, è prima del pensiero. Perciò, se elimini tutti i pensieri, tu e l’intero universo diventate una cosa sola. La tua sostanza e la sostanza dell’universo sono la stessa cosa. Perciò, questa tazza sei tu e tu sei questa tazza. Voi non siete due, ma se tu cominci a pensare, allora immediatamente diventate differenti. Ora, ti ho spiegato tutto. Perciò ti chiedo: - Tu e questa tazza, siete la stessa cosa o siete differenti?” –

Lo studente, standosene sulle sue, disse: “Tu già lo sai!”

Son-sa disse: “No. Non lo so. È per questo che te lo sto chiedendo!”

Studente: “Tu l’hai già capito!”. Son-sa: “Si, ma ora lo sto chiedendo a te!”.

Studente: “Beh, in essa vi è dell’acqua limpida”. Son-sa: “Ora, sei attaccato all’acqua limpida!”. E lo studente: “No. Sei TU che sei attaccato all’acqua limpida!” (risate…)

Son-sa rise e disse: “Molto bene! Ora hai capito. La tazza è piena di acqua limpida. Il muro è bianco. La mente Zen è la mente ordinaria di tutti i giorni. E questo è tutto!” –

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9) SUL SUTRA DEL CUORE

21, Novembre 1974.  Caro Son-sa-nim,

Ho alcune domande che riguardano il Sutra del Cuore. 1) Il Sutra dichiara che nel Nirvana non c’è alcun ottenimento, ‘nulla da raggiungere’. Ma poi aggiunge: ‘Tutti i Buddha del passato, presente e futuro, fanno affidamento sulla Prajnaparamita e raggiungono Anuttara-Samyak-Sambodhi (La Suprema e Perfetta Illuminazione) – Come mai il Nirvana non è raggiunto, ma però viene raggiunto Anuttara-Samyak-Sambodhi”?- 2) Qual è la differenza tra il Nirvana e l’Anuttara-Samyak-Sambodhi; ed anche, qual è la differenza tra i 180° ed il ‘così com’è’ dei 360°, dato che il primo punto è ‘non-raggiunto’ ed il secondo invece, sì? – 3) Quando a 180° la mente scompare, la mente del ‘così com’è’ appare automaticamente?- e infine, 4) La prima parte del Sutra dice, ‘La forma è vacuità e la vacuità è forma’. Ma poi la seconda parte dice, ‘Nella vacuità non vi è forma, ecc.’- Come mai in una frase è detto che esse sono identiche e nell’altra si dice che non lo sono?. Io penso di aver capito, ma non sarebbe meglio che tu mi dica qualcosa in proposito? Cordialità, ED.

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29, Novembre 1974.   Caro Ed,

Grazie per la tua lettera. Come te la passi, ultimamente? Bene o male? Ora rispondo alle tue domande:

1)Perché il Nirvana è ‘non-raggiunto’? – Ti colpirò col mio bastone! Perché Anuttara-Samyak-Sambodhi è invece ‘raggiunto’? – Il cielo è blù e l’erba è verde. Hai capito le mie risposte? Allora cerca di capire il ‘raggiungimento’ ed il ‘non-raggiungimento’! –

2) Mi chiedi della differenza tra Nirvana e Anuttara-Samyak-Sambodhi. Il Nirvana è come uno specchio vuoto – niente bene, niente male, né colori, né forme, niente di niente! Ma quando scatta il rosso, lo specchio diventa rosso e quando scatta il verde, lo specchio diventa verde. Dimorare per troppo tempo nel Nirvana fa diventare attaccati alla Vacuità e questo non è bene, perché non si possono salvare gli esseri. Nel Nirvana non vi sono esseri, né Buddha, né sofferenza, né felicità, solo PACE! Così può esservi l’attaccamento a questa pace, alla propria pace!. Ma, quando si supera il punto dei 180°, si dovrà poi arrivare ai 360°. Allora tutto diventa chiaro. La felicità è felicità. La sofferenza è sofferenza. Come era prima. Però, quando incontri persone che soffrono, tu cerchi di salvarle dalla loro sofefrenza e quando incontri persone felici, tu sei felice insieme a loro. Devi imparare la Vera Via, la Grande Via del Bodhisattva. Quando hai imboccato la Grande Via del Bodhisattva, questo è il 360°. –

3) Tu chiedi, ‘Quando a 180° la mente scompare, appare automaticamente la mente ‘così com’è’?’ – Sappi che il punto 180° è soltanto la pura mente vuota. La ‘mente-così-com’è’ è la mente che né appare e né scompare. Che cos’è la mente che né appare e né scompare? E cos’è la mente vuota? – Vedi, è necessario che realmente tu non sia attaccato a nome e forma. <180°> e ‘così-com’è’ sono solo parole che indicano. Non essere attaccato alle parole!.-

4) “La forma è vacuità, la vacuità è forma”, questo è il 90° - “Niente forma, niente vacuità” è il 180°. Ma se non sei attaccato alle parole, questi punti sono la stessa cosa. Ora separiamo ‘la forma è vacuità, la vacuità è forma’ da ‘niente forma, niente vacuità’ e aggiungiamoci “Gate, gate, paragate, parasamgate, bodhi svaha!”. Ciò che otteniamo, significa semplicemente che “La forma è FORMA e la vacuità è VACUITA’!”- Hai capito? Devi comprendere queste tre varianti. Ma, di queste, qual è quella corretta? Se dici che una delle tre è corretta, ti darò trenta colpi! Ed anche se dici che nessuna è corretta, ti darò lo stesso trenta colpi. Perciò, qual è il vero significato del Sutra del Cuore? Ora, eccoti una poesia:

                        “Dopo aver sì tanto sofferto nelle Torri Nirvaniche,

                        “Che gioia, poter ridiscendere in questo mondo!

                        “Persone comuni che indossano vestiti di seta,

                        “Tra loro, Buddha miseramente coperti di stracci;

                        “L’uomo di legno che se ne va girando nella sera,

                        “La donna di pietra, se ne sta col berretto in testa.

                        “Per la prima volta, avrai la possibilità di vederli,

                        “E quando potrai giungere a coppa le tue mani,

                        “Solleverai la luna, come se galleggiasse dentro

                        “Sulla superficie immobile di un fresco laghetto!”

Cordialmente,               S. S.

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10) NON DIFFICILE, NE’ FACILE

Nel Maggio del 1975, uno studente prese la decisione di entrare nell’appena aperto Centro Zen di New Haven. In precedenza, egli aveva scritto al suo Istruttore, presso cui aveva studiato lo Zen, chiedendogli cosa ne pensasse di questa decisione. L’istruttore, tra altre cose, gli aveva risposto: “La pratica Zen è assai dura, perciò cerca di non fare errori. Lo Zen non è una via facile. Però Dogen disse: -Coloro che cercano la Via facile, non cercano la Vera Via! –”

Allora lo studente, avendo già fatto conoscenza di Seung Sahn, chiese al Maestro un consiglio. Son-sa gli disse: “Se vuoi la Via facile, questo è un desiderio. Però, se vuoi la Via difficile, anche questo è un desiderio. Lo Zen è il lasciar andare tutti i desideri. Solo allora potrai trovare la Vera Via. Il tuo istruttore ti ha detto che lo Zen è difficile. Io invece dico che lo Zen è molto facile. Però, entrambi stiamo dicendo la verità, perché è la stessa cosa! Il Buddha disse: -Tutte le cose hanno la natura-di-Buddha!- Invece Chao-Chou, quando gli fu chiesto se un cane avesse la natura-di-Buddha, rispose : -No!- Forse che l’affermazione del Buddha è giusta e quella di Chao-Chou sbagliata? No, esse sono solo due diversi modi di insegnare la verità.- Perché io dico che lo Zen è facile? Devi sapere che molti studenti Americani di Zen hanno la malattia della <difficoltà> e pertanto dicono: -Oh, lo Zen è molto difficile! Si devono fare continuamente Zazen e Sesshin. Poi, forse tra dieci o venti anni, raggiungeremo l’Illuminazione!- Perciò, quando io spiego loro che lo Zen è facile, lo faccio per cercare di guarire il loro attaccamento alla ‘difficoltà’. Quando Chao-Chou insegnava ai suoi discepoli, molti di loro erano attaccati alla ‘Natura-di-Buddha’. Perciò, quando gli chiesero se il cane possedeva la Natura-di-Buddha, egli rispose ‘No!!’ proprio per dissuaderli. Questo è il metodo di Chao-Chou.”

“Allora, se tu pensi che lo Zen sia difficile, oppure facile, questi tuoi pensieri diventeranno un impedimento e non potrai capiure lo Zen. il mio insegnamento è proprio quello di far cessare il pensiero, perché proprio questo fatto diventa la manifestazione del Buddha. ‘Difficile’ è un pensiero, ‘facile’ è un pensiero. Non devi essere attaccato ai pensieri, né alle parole. Se ti attacchi al ‘No!’ di Chao-Chou, non potrai capire la vera mente di Chao-Chou. Se ti attacchi alle mie parole, non potrai capire il mio insegnamento né il mio metodo semplice e facile”.

“Una volta, c’era un famoso laico buddhista di nome Busol. Egli era un uomo profondamente illuminato; anche sua moglie era illuminata ed anche i suoi due figli. Un giorno capitò lì un uomo che chiese a Busol: - Lo Zen è difficile o no? -. Busol gli rispose, - Oh, si, è molto difficile! E’ come prendere un bastone e cercare di colpire la luna! – L’uomo fu disorientato e cominciò a pensare: ‘Se lo Zen è così difficile, come mai anche la sua famiglia ha raggiunto l’illuminazione?’. Così andò a fare la stessa domanda alla moglie. Lei rispose: - Oh, è la cosa più facile del mondo! È proprio come toccare il tuo naso, quando al mattino ti lavi il viso! – Adesso l’uomo era totalmente confuso e si diceva tra sé e sé: ‘Non capisco, ma allora lo Zen è facile o difficile? Cosa è giusto?’. Perciò andò a chiederlo al figlio maschio. Il figlio disse: - Lo Zen non è difficile e non è facile. Lo scopo dei Patriarchi si trova sulla punta di cento fili d’erba! – ‘Non difficile? Non facile? Allora cos’è?’ – si chiese ancora l’uomo, ormai completamente disorientato. Quindi si recò dalla figlia e le chiese: -Tuo padre, tua madre e tuo fratello mi hanno dato risposte difefrenti. Per te, qual è quella giusta! –; E lei rispose: - Se lo pensi come difficile, esso è difficile; se invece lo vedi facile, è facile. Però, se non ci pensi per niente, la verità è proprio così-com’è! Ma adesso dimmi: Come stai mantenendo la tua mente, in questo stesso momento?-L’uomo era ormai del tutto fuori fase. All’improvviso la ragazza lo colpì. Poi, immediatamente, gli chiese: - Ed ora, dove sono difficile e facile? – Finalmente l’uomo comprese.”

Son-sa così concluse: “Perciò, non devi pensare che lo Zen sia difficile o che sia facile. Lo Zen è proprio ‘così-com’è’!”

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11) UN DISCORSO DI DHARMA

(Dato da Seung Sahn alla Cerimonia di Apertura del Centro Internazionale Zen di New York, il 20 Aprile 1975)

Son-sa, sollevando il suo bastone e colpendo il tavolo, lentamente, per tre volte, disse: “E’ chiuso? E’ aperto? – Se dite che è ‘chiuso’, cadrete a capofitto nell’inferno. Se dite che è ‘aperto’, vi troverete a danzare con tutti i demoni. Perché?” (Sollevando di nuovo il bastone e tracciando con esso un cerchio nell’aria; poi tenendo il bastone perpendicolare al tavolo) : “Uno, due, tre e quattro; cinque, sei, sette e otto!”. (Poi, qualche istante di silenzio…)

“Grazie a tutti di essere venuti alla nostra cerimonia, anche se magari eravate molto impegnati. Non è un caso che oggi siamo tutti qui riuniti. Questo è il risultato del nostro karma passato. È un eccellente karma, che ci ha portato ad incontrarci qui, di fronte all’altare del Buddha”.

“Questo karma significa che dovremo trovare il nostro vero Sé e raggiungere l’Assoluto. Significa lasciare alle spalle il mondo del desiderio e fare un viaggio nella Terra della Pace e della Vera Libertà. Cioè, dato che abbiamo fondato un anno fa il Centro Won-Gak-Sa e oggi stiamo aprendo questo Centro Zen a New York! Il Sutra dice: -La forma è vacuità, la vacuità è forma -. Perciò tutti i nomi e tutte le forme sono vacuità; Won-Gak-Sa, il Centro Internazionale di New York, e questa Cerimonia di Apertura, - anche questi sono tutti vacuità. Il Sutra dice: -Tutti gli esseri sono già Buddha! – Quindi, per quale motivo si devono recitare o leggere i Sutra e sedere in zazen?” (Son-sa fece una pausa). “Però, noi non conosciamo noi stessi. Desiderio, rabbia ed ignoranza oscurano la nostra mente chiara, la nostra mente-Buddha. Se estirpiamo tutti i pensieri e torniamo alla mente vuota, allora la nostra mente e quella di tutti gli esseri, sarà la stessa Mente-di-Buddha. Diventiamo una cosa sola con l’Universo. Ecco perché un eminente maestro disse: -Tutte le cose dell’Universo ritornano all’Uno! – La vera mente vuota è quella ‘prima-del-pensiero’. In realtà, il pensiero non è che appare e scompare. Questo è il reame dove nulla appare o scompare. In questo reame, non c’è vita né morte, né sofferenza né felicità, né bene né male, né tu né Io. Perciò è detto che tutte le cose dell’Universo ritornano all’Uno.” – “Ma quest’Uno, dov’è che ritorna? Una volta, un uomo andò dal grande maestro Zen Men-Gong e gli chiese: - Se tutte le cose ritornano all’Uno, dov’è che ritorna quest’Uno? – Men-Gong rispose: - Le oche di primavera volano verso Nord – Cosa pensate che significhi questa frase? Anche se foste in grado di comprendere abbastanza da frantumare in mille pezzi il Monte Sumeru o da inghiottire in un solo sorso tutto l’Oceano, non potreste mai capire quel significato! Anche se foste in grado di capire abbastanza, da uccidere o dare la vita a tutti i Buddha dei tre tempi e di tutti i mondi, a tutti i maestri ed a tutte le persone, non sareste in grado neanche minimamente di capire ciò!”

“Allora, come poter capire il vero significato di ‘Le oche di primavera volano verso Nord’? Soltanto con la ‘mente-non-so’. Questa mente-che-non-sa è la mente che non può muoversi, è la mente bloccata in se stessa. E’ come cercare di penetrare dentro un muro d’acciaio o di arrampicarsi su una montagna argentata di ghiaccio. Ogni pensiero è estirpato. Però, se appena raggiungerete questa condizione, la vostra mente esploderà ed allora potrete vedere il leone di pietra correre sopra le onde dell’oceano mentre cerca di divorare il sole!”. “A quel punto, tuttavia, sarete ancora alquanto sconcertat, perciò dovrete fare un altro passo in avanti. Arriverete così alla vostra vera Casa, dove è sempre primavera e vi sono fiori che sbocciano dappertutto. Arrivando a questo punto, potrete vedere che non solo i Sutra e le Bibbie parlano della Realtà, ma anche il canto del vento e dell’acqua, il colore delle montagne, l’abbaiare di un cane nel vicolo. Tutto ciò che vedrete e percepirete, ogni cosa sarà la vera realtà, nel suo essere così com’è. Ecco perché Men-Gong disse: - Le oche di primavera volano verso Nord – la Verità è tutta qui, proprio così!” “Quindi, gettate via il vostro ‘piccolo-Io’ e fate spazio all’Io-vuoto. Di modo che, aprendo i vostri occhi, tutto ciò che vedrete, udrete, toccherete o percepirete, sarà ‘proprio così com’è’! Quando, poco fa, io ho colpito tre volte il tavolo, cosa volevo dire? E Men-Gong che disse: - Le oche di primavera volano verso Nord -, che cosa voleva dire? Tutte le cose ritornano all’Uno: Dove ritorna l’Uno?. Il significato della mia azione, quello delle parole di Men-Gong e quello della frase del Sutra, sono uguali o differenti? Se risponderete ‘uguali’ vi darò trenta colpi. Se risponderete ‘differenti’ vi darò lo stesso trenta colpi. Perché? KHATZ!!! Ora, aprite pure la porta su Broadway!…”

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12) QUANTO FA UNO PIU’ DUE?

Un giorno, Seung Sahn chiese agli studenti presenti: “Quanto fa uno più due?”. Uno studente rispose: “Tre!”. Son-sa disse: “Sbagliato. Uno più due fa Zero!” Lo studente ribatté: “E perché? Se sommi una mela con altre due mele, hai tre mele!”. E Son-sa: “Però se tu mangi una mela, più altre due mele, non hai più mele!”. Lo studente: “Beh, non è la stessa cosa. Non mi sembra giusto!”-

Allora Son-sa disse: “Dunque, tu dici che uno più due è uguale a tre. Io dico che uno più due è uguale a zero. Chi ha ragione?” Nessuno rispose e neppure lo studente. Son-sa lo colpì e disse: “Il leone artiglia gli uomini; il cane corre dietro all’osso!”

Il giorno dopo, Son-sa chiese ancora agli studenti: “Quanto fa uno più due?”. Un altro studente si alzò ed urlò: “KHATZ!!!”. Son-sa ribattè: “Sicuro?” E lo studente: “Non lo so!”. E Son-sa disse: “Allora, qual è la verità?” – Lo studente: “Uno più due è uguale a tre!”- Dopo qualche istante di silenzio, Son-sa disse: “Pensavo che tu fossi un cane cieco, ma ora vedo che sei un leone dall’occhio acuto!”-

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13) COSA FARE CONTRO IL RUMORE

Un giorno, al Centro Zen di Cambridge, uno studente chiese a Seung Sahn: “Quando mi siedo per praticare zazen vengo disturbato dai rumori. Cosa posso fare al riguardo?”. Son-sa chiese allo studente: “Di che colore è questo tappeto?” Lo studente rispose: “E’ blù”. Son-sa: “Esso è silenzioso o rumoroso?”, e lo studente: “Beh, è silenzioso!”. Son-sa: “Che cosa lo rende silenzioso?” Lo studente fece spallucce, senza rispondere.

Allora Son-sa disse: “Vedi? Rumoroso e silenzioso sono prodotti del tuo pensiero. Se tu pensi che qualcosa sia rumorosa, allora essa si manifesta rumorosa; se invece pensi che sia silenziosa, essa è silenziosa. Dunque, rumoroso NON è rumoroso e silenzioso NON è silenzioso! Il vero silenzio non è silenzioso, ma neanche non-silenzioso. Se odi il traffico con una mente chiara, senza alcun concetto, esso non è rumoroso, ma solo ‘ciò che è’. Rumoroso e silenzioso sono opposti. L’Assoluto invece è soltanto ‘Ciò-che-è’!”

Vi fu qualche istante di ‘silenzio’. Poi Son-sa disse: “Qual è l’opposto del blù?” e lo studente rispose: “Non lo so!”. Son-sa disse: “Il blù è blù. Il bianco è bianco. Solo questa è la verità!”

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14) DEVI DIVENTARE COMPLETAMENTE PAZZO!

Un giorno, un uomo venne a far visita al Centro Zen di Providence e chiese a Seung Sahn: “Se studio lo Zen, raggiungerò anch’io l’illuminazione?”. Son-sa rispose: “E perché vuoi raggiungere l’illuminazione?”. Il visitatore: “Beh, sono scombussolato e confuso da un sacco di cose. Non mi sento libero.” Son-sa: “Perché non ti senti libero?” Il visitatore rispose: “Suppongo di avere troppi attaccamenti!”. Son-sa: “E allora, perché non ti sbarazzi di questi attaccamenti?”. Visitatore: “Sembrano tutti così reali!”

Son-sa disse: “Nessuno sa quando dovrà morire. Potrebbe accadere il prossimo anno, la prossima settimana o fra cinque minuti. Perciò, butta via tutto già adesso, in questo momento. Mantieni la tua mente come se fossi già morto. Allora tutti i tuoi attaccamenti spariranno e non sarà più importante se studi lo Zen o no. Se proprio ora ti metti a pensare: -Sono vivo, sono forte! – avrai così tanti desideri, così tanti  attaccamenti. Ma se invece soltanto pensi – Sono morto! – allora essi spariranno. Un morto non ha desideri!”

Il visitatore disse: “Come potrei essere vivo e anche morto?”

Son-sa: “Morto non vuol dire morto, vuol dire non-morto. Tutti noi abbiamo occhi, orecchie, naso, lingua, corpo e mente. Ma il Sutra del Cuore dichiara che nella vacuità non ci sono occhi, né orecchie, né naso, né lingua, né corpo e né mente. È molto semplice, senza i sei sensi non avremmo impedimenti. Perciò, se sono già morto, vedere è non-vedere, udire è non-udire, e così via. È come quando passi davanti ad un ristorante che emana buoni odori. Tiri dritto perché non è casa tua e perciò non ti fermi!”

Visitatore: “E come posso praticare l’essere-morto?” - Son-sa: “Ponendoti il grande interrogativo: -CHI SONO IO?-. Ora lascia che ti chieda una cosa: Tu sai chi sei?”- Visitatore: “Beh, sono… uno…”- Son-sa: “E da dove viene questo … uno?”. Visitatore: “, da Dio. Dio è Uno!” – Son-sa: “Dio? Tu conosci Dio?” Visitatore: “No!”

Son-sa: “Tu dici Uno ; tu dici Dio. È tutto sbagliato. Se pensando crei l’uno, c’è l’uno. Se crei Dio, c’è Dio. Tutto ciò è pensiero. Senza pensiero, cosa ci sarebbe? Senza pensiero, chi sei tu?” – Visitatore: “Niente!” – “Niente?” Son-sa lo colpì e disse: “Ecco, senti? Questo è dolore. Può, ciò che hai chiamato ‘Niente’ sentire questo dolore!?” Il visitatore fece una smorfia, nel tentativo di sorridere.

Son-sa disse: “Prima del pensiero, la tua mente era come un foglio di carta bianca. Poi ci hai scritto su ‘uno’, ‘Dio’, ‘Niente’, e così via. Se elimini ogni tipo di pensieri, tu azzeri tutti questi nomi e forme e fai ritorno alla tua originaria vacuità! – Cosa sono Io? – Non lo so! Ponendoti la Grande Domanda, manterrai la mente che non sa. La mente-non-so è la mente vuota. Non ci sono parole né linguaggio. Perciò, in essa non c’è uno, né Dio, né niente, né mente, né vacuità. Questa mente-non-so è molto importante. Io sono ‘non-so’ e ‘non-so’ è me! Solo questo. Questo è il nostro Vero Sé! Perciò, mantieni sempre questa mente-non-so!” Il visitatore concluse: “I miei amici penseranno che io sia pazzo, dato che sono interessato allo Zen!”

Son-sa disse: “La pazzia è ottima. I pazzi sono felici, liberi e non hanno impedimenti. Ma finché hai tutti questi attaccamenti, tu sei solo un pazzo piccino, e questo non è essere abbastanza pazzi. Devi diventare COMPLETAMENTE pazzo! Dopo capirai.”

Il visitatore fece un inchino e qualcuno versò due tazze di tè.

15) LA STORIA DI KO BONG

Ko Bong fu uno dei più grandi maestri Zen della Dinastia Cinese Sung. All’età di vent’anni il suo insegnante gli dette il kung-an (koan): “Dov’eri prima di nascere e dove andrai dopo la tua morte?”. Quando egli meditava su questo kung-an, finiva per sentirsi come un viandante che aveva smarrito la strada dentro una buia foresta.

- A quel tempo – egli scrisse più tardi – ero, come tutti, completamente abbagliato dalle mie personali illusioni! -

Passarono tre anni. Ko Bong si sforzava con il koan, giorno e notte, incapace di conseguire un certo grado di chiarezza e unidirezionale convergenza. Alla fine, disperato, andò a trovare il famoso maestro-Zen Sol-Am e gli raccontò dei suoi insuccessi nel penetrare il koan, chiedendogli di aiutarlo. Il maestro gli disse: -Ci hanno detto che tutti gli esseri possiedono la natura-di-Buddha. Questo è l’insegnamento di tutti i Buddha del passato, presente e futuro. Tuttavia, quando qualcuno chiese a Chao-Chou se il cane avesse anch’esso la natura-di-Buddha, quest’ultimo rispose: ‘No!’. Che significa questo ‘No!’? –

Ko Bong rimase frastornato. Mentre si sforzava di farsi venire una risposta, il Maestro prese il suo bastone e, colpendolo bruscamente sulla schiena, lo scacciò via. Così, addolorato e piangendo per l’umiliazione, Ko Bong ritornò al suo monastero. Egli non riusciva a smettere di pensare alla domanda del maestro. Cosa aveva voluto dire? Qual’era il senso? All’improvviso, come una fiammata in una stanza buia, la comprensione si accese nella sua mente e, propagandosi, riempì di luce tutto il suo essere. Il koan originario “Dov’ero prima della mia nascita e dove andrò dopo la mia morte?” ora sembrava così ovvio.

Il giorno seguente, mentre Ko Bong stava lavorando nei campi del monastero, Sol-Am venne a trovarlo e gli disse: “Buongiorno! Come sta andando la tua ricerca?” Ko Bong disse: “Se un uomo elimina il suo desiderio della ricerca, sicuramente troverà ciò che andava cercando”. Il Maestro lo prese improvvisamente per il collo e gli gridò: “Dimmi subito chi sta trascinando questo cadavere!”. Benché Ko Bong avesse capito perfettamente il koan, restò ancora paralizzato, rimanendosene fisso come un imbecille. Il Maestro lo spinse via e  se ne andò.

Ko Bong fu così sconvolto da questo nuovo insuccesso che non riuscì a dormire per giorni e giorni. Poi, una notte, il suo primo insegnante gli apparve in sogno e gli dette quest’altro koan: “Tutte le cose ritornano all’Uno; Dove ritorna l’Uno?”. Quando al mattino si svegliò, egli scoprì che la sua confusione e tutti i suoi dubbi si erano fusi in un unico blocco che pesava sul suo cuore, come un enorme macigno. Per ben cinque giorni vagabondò all’intorno in uno stato di stupore. Al sesto giorno, mentre stava girovagando nella grande sala del monastero, i monaci arrivarono per commemorare la morte del Quinto Patriarca della Scuola Lin-Chi. Per l’occasione, essi avevano appeso un ritratto del Patriarca, sul quale lo stesso aveva scritto la seguente strofa:             <Trentaseimila giorni in cento anni…

                                   <Non sai che, tuttora, c’è lo stesso vecchio uomo?>

Non appena lesse l’ultima parola, Ko Bong ebbe un lampo direalizzazione. Più tardi, nelle sue memorie, egli scriverà: “In quel momento sentìi come se l’intero universo si fosse spaccato in minuscoli pezzetti e tutta la terra fosse diventata piatta. Non esistevo più, non esistevano le parole, non esisteva più niente. Era come se degli specchi si riflettessero gli uni negli altri e mi presentassero una serie di koan, le cui risposte mi venivano tutte trasparentemente chiare. Il giorno seguente, fu lui che andò a trovare Sol-Am. Il Maestro gli chiese ancora: “Chi è che sta trascinando in giro questo tuo corpo senza vita?”. Ko Bong gridò “KHATZ!!!” – Il Maestro stava per sollevare il suo bastone, ma Ko Bong glielo tolse di mano e disse: “Uh, uh! Oggi non puoi battermi!” Il Maestro replicò: “E perché no?”. Ko Bong, senza parlare, si alzò in piedi ed uscì dalla stanza allontanandosi.

Qualche tempo dopo, un altro maestro Zen si trovò a visitare il monastero di Ko Bong. Vedendolo, gli disse: “Congratulazioni! Ho sentito che hai raggiunto la grande Illuminazione!”. Ko Bong sorrise e disse: “Grazie!”. L’altro continuò: “Riesci a mantenere questo stato per tutto il tempo?”, e Ko Bong: “Certo che si!” – “Anche mentre stai lavorando, dormendo e sognando?” – “Si, anche in sogno!” precisò Ko Bong. L’altro maestro riprese: “E che ne pensi dello stato di sonno senza sogni, quando non c’è vista, né suono e né coscienza? In quel caso, dov’è la tua Illuminazione?”. Vedendo che Ko Bong esitava nel rispondere, il maestro aggiunse: “Lascia che ti dia un consiglio. Quando hai fame, mangia; quando sei stanco, riposati. L’attimo in cui al mattino ti svegli, chiediti: -Chi è il padrone di questo corpo, e dove risiede?- Questo ti condurrà all’Illuminazione finale!”. Perciò, Ko Bong riprese il lavoro riproponendo la sua mente su questa domanda, senza mai interrompersi, anche se lo avesse condotto alla pazzia.

Passarono cinque anni. Un giorno lui ed un suo amico decisero di recarsi in pellegrinaggio nel Nord della Cina. Lungo la strada si fermarono presso una locanda. Il suo amico, essendo molto stanco, si addormentò immediatamente. Ko Bong si sedette in un angolo a meditare. Improvvisamente, mentre l’amico si muoveva nel sonno, con un gran rumore cadde sul pavimento il suo guanciale di legno. Ko Bong udì il rumore. La sua mente esplose e l’intero universo fu inondato di luce. Egli comprese non solo il suo koan personale, ma anche tutti i koan tramandati dai Buddha e dai Patriarchi del passato. Si sentì subito come uno stanco viandante che finalmente era ritornato a casa. In quel momento di grande risveglio, egli compose la seguente strofa:

            “L’uomo che è giunto a questo, è quello che era qui fin dall’inizio.

            “Costui fa ciò che ha sempre fatto, e non ha modificato nulla!”

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16) COME PUO’ IL BUDDHA ESSERE SORRIDENTE?

5 Maggio 1973,    Caro Son-sa-nim,

Qui al nostro Centro, stasera abbiamo avuto uno Zen speciale. Nessuno si è addormentato. Quando abbiamo finito, Alban ha fatto un giro col bastone ed ha colpito tutti molto forte, come un ottimo maestro Zen. Stasera c’erano cinque partecipanti. Talvolta non ce n’è nessuno.

Mio papà vorrebbe ancora del ‘kimcì’ (sorta di peperoncino Coreano piccantissimo). Io oggi sono andato per negozi ed ho comprato molto cibo. Peccato che tu non fossi qui. Mi sarebbe piaciuto se fossi venuto con me per aiutarmi. Spero che tu stia bene. Qui tutti O.K. Mangiamo molto, pratichiamo molto, riflettiamo molto e diciamo molti ‘mantra’. La primavera è arrivata ed i fiori sbocciano. Il Buddha sorride.-----                                                                                                                                                  BOBBY

14 Maggio 1973,    Caro Bobby,

Grazie per la tua lettera, per i libri e per i tuoi disegni. Per ora sto bene. Qui abbiamo avuto una meravigliosa cerimonia per l’anniversario del Buddha (Vesak) ed erano presenti più di duecento persone.

Sono molto contento di sentire che a lì Providence vi sedete e praticate tutti Zazen assai diligentemente e che Alban stia facendo un buon lavoro come insegnante Zen. Io ti penso sempre e mi preoccupo per te, dato che hai l’incarico piuttosto gravoso di doverti prendere cura di tutti i frequentatori del Centro. Però so che lo fai molto bene. Appena possibile, sarò lì per aiutarti. Mi dici che mangiate molto, praticate molto, riflettete molto e dite molti ‘mantra’. Questo è eccellente, però ora voglio farti una domanda: -Queste azioni sono avvenute dentro o fuori dalla vostra mente?- Anche le altre frasi erano eccellenti, però: 1) Da dove arriva la primavera, se in origine tutto è vuoto? 2) Il vero Buddha non ha nome né forma per cui, come può essere sorridente? Ora, se mi rispondi ti darò trenta colpi. Se non mi rispondi, ti darò lo stesso trenta colpi. Perché?

Un pulcino di legno sta nuotando nell’acqua.

“Un pesce di pietra sta giocando su nel cielo.

“Forma e karma del corpo vengono dal pensiero;

“Il vero Corpo di Dharma è puro, chiaro ed infinito.

“Tanto nel tempo che nello spazio; e sull’acqua

“Di mille fiumi, mille lune stanno specchiandosi!

“Diecimila miglia più in su, non ci sono nuvole,

“C’è solo cielo blù, per più di diecimila miglia!”

Arrivederci a presto,                                                                                                    S. S.

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17) MELE ED ARANCE

Un giorno, Seung Sahn se ne stava seduto nella cucina del Centro Zen di Providence, insieme ad alcuni discepoli. Al centro della tavola, vi era un grosso cestino pieno di mele ed arance. Egli raccolse una mela e domandò agli astanti: “Che cos’è questa?” Uno studente disse: “Non lo sai?”. Son-sa disse: “Lo sto chiedendo a voi!” Lo studente disse: “E’ una mela!”.

Poi, Son-sa prese un’arancia e domandò: “Questa mela e questa arancia, sono uguali o differenti?” Lo studente prese la mela e le dette un morso. Son-sa disse: “Questa mela, ha la natura-di-Buddha?”, e lo studente: “No!”. Son-sa disse: “E perché no? Il Buddha disse che tutte le cose hanno la natura-di-Buddha: tu invece dici che questa mela non ha la natura-di-Buddha. Qual è la verità?”. Per tutta risposta, lo studente fece per dare la mela a Son-sa, il quale disse: “Non voglio questa mela. Dammi un’altra risposta!” Lo studente disse: “La mela è rossa!”. Son-sa disse: “Prima non sapevo di che colore fosse la mela, ma ora che me l’hai detto, so che è rossa!”.

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18) ‘KOAN’ MALINCONICI…

4 Marzo 1975,   Caro Son-sa-nim,

Qui acclusa troverai una sintesi di lettere che ti avevo scrito, ma che non ti ho mai spedito. Dunque eccotele.

La mia pratica è “non-lo-so”. Suppongo che non sia né buona né cattiva, ma per ora è solo “non-lo-so”! Sembra un ‘non-lo-so’ su qualcosa, che è diverso da ‘non-lo-so’ e basta. Mi puoi dire qualcosa sulla pratica ‘shakuhachi’ (il flauto zen)? C’è il mio ego che vuole suonare bene, perciò come potrei farlo? Mentre osservo il mio suonare, oggi avverto che tutte le cose sono come le note della musica sulla pagina. Mi si dice: “Muovi il terzo dito!”. Come posso imparare a vivere ogni istante se ogni nota mi comanda e mi obbliga a soddisfare la sua richiesta, nel miglior modo possibile? Non so cosa sto veramente dicendo, però dovevo scriverti e, prima o poi, spero anche di inviartela, questa lettera! Cordialmente,                    Si Hoy

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(2° lettera) 5 Marzo 1975,          Caro Son-sa-nim,

Sono molto confuso. Da quando non sei più qui, vado a fare zazen col Venerabile Hearn e, altre volte, col Dottor Thien An. Il Ven. Hearn viene qui solo una volta alla settimana per il dokusan, e ripartirà per l’Asia alla fine del mese.

Una volta, dopo la tua partenza, sono andato a trovare il Roshi Kozan Kimura. Ecco una lista dei koan che mi sono stati dati (da te): ‘Chi sono io?’–‘Perché Bodhidharma era senza barba?’- (dal Ven. Hearn): ‘Qual è il suono di un flauto senza buchi?’-‘Come puoi toglierti un’unghia senza un martello?’, dicendomi poi di mostrargli la mia comprensione al riguardo. (Dal Dott. Thien An): ‘Dove puoi trovare la Natura-di-Buddha?’. Io gli risposi: “Andando al galoppo, essa è tutt’intorno! Quando mai potrebbe lasciare una traccia?” Egli ribattè: “Vai a lavorare ancora un po’ su ciò!”.

Roshi Kimura mi ha detto che dovrei prendere la decisione di avere un solo maestro. Gli ho detto che tu non eri qui e lui mi ha risposto che dovevo io venire da te a Providence. Mi ha anche detto che avrebbe avuto piacere se io fossi andato a sedere con il loro gruppo, ma che non aveva intenzione di darmi il ‘dokusan’ per non interferire con i koan datimi dagli altri. Però stasera sono andato lì apposta per il dokusan, ed egli mi ha detto che dovrei lavorare solo su un unico koan, quindi mi ha dato questo: ‘Quand’è che ho avuto nascita?’. Dopo che tutti gli altri ebbero finito col dokusan, gli ho chiesto:“Poiché non lascia traccia, come potrei conoscerla?” Allora abbiamo chiacchierato e e mi ha chiesto quali altri koan avevo e su quali stavo lavorando. Gli ho riferito che il maggior lavoro lo sto facendo su ‘Chi sono io?’. Egli mi ha detto che è troppo duro per i principianti e che, perciò, avrei dovuto lavorare su ‘Quando ho avuto nascita?’.

Ti prego, dammi un consiglio, perché quando siedo giù, mi piace chiedermi ‘Chi sono io?’, ed anche in altre occasioni, me lo chiedo continuamente. Adesso non so cosa fare, e poi, devo proprio essere costretto a sedere senza avere il dokusan? Oppure devo venire da te a Providence? Qui, però, ho tanti attaccamenti, malgrado che io sia attaccato anche a te! Spesso mi rammento del tuo koan ‘Chi sono io?’ e mi succede di arrabbiarmi per il fatto che mi hai dato una simile domanda. Perché adesso sono attaccato anche a ‘Chi sono io?’, mentre il pensiero di ‘Quand’è che ho avuto nascita?’ mi fa venire da vomitare, dato che tutte queste domande mi stanno disorientando. Stasera praticherò zazen più a lungo e mediterò su ‘Chi sono io?’.

Ti prego, aiutami, perché penso che solo tu possa riprenderti indietro il ‘Chi sono io?’ e rispondimi presto. Lo farai, vero? O non lo farai? In ogni caso, voglio anche dirti che puoi andare a farti fottere! Rispettosamente, sperando di rivederti presto,

                                                                                                                      SI HOY.

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22 Marzo 1975,             Caro Si Hoy,

Grazie per le tue lettere. All’inizio di questo mese sono stato a New York, perciò ho potuto leggerle solo ora che sono tornato. Ecco perché ho tardato a risponderti, mi dispiace.

Dici che non sai quale sia la pratica adatta a te, che non sai niente di niente. Però, poi dici che sei confuso. Se mantieni una completa mente non-so, come può esservi la confusione? La completa mente ‘non-so’ significa l’eliminazione di tutti i pensieri. Eliminare tutti i pensieri, significa vera vacuità. Nella vera vacuità, non c’è un Io che possa essere confuso né nulla che si confonda. La vera vacuità è prima-del-pensiero. Prima del pensiero, nessuna cosa appare né scompare. Perciò, la verità è proprio così. Scatta il rosso, c’è il rosso; scatta il verde, c’è il verde. Quando chiudi tutti i buchi dello ‘shakuhachi’’, non vi è alcun suono; quando i buchi sono aperti, il suono c’è ed è forte. Tutto qui. Lo ‘shakuhachi’ è un buon insegnamento e se non lo capisci puoi chiederlo direttamente allo shakuhachi stesso; non appena giunge il suo suono, esso ti spiegherà cos’è l’illuminazione.

Il Dott. Thien An, Song Ryong Hearn e Kimura Kozan Roshi, sono tutti dei buoni insegnanti. Perciò, ritengo che puoi proporre le tue domande ed i tuoi problemi a ciascuno di essi. Sapranno insegnarti nel modo dovuto.

Tu hai molti koan, ma un koan è come un dito puntato verso la luna. Se sei attaccato al dito, non sarai consapevole di ciò che esso indica e cosi non potrai vedere la luna. Se non sei attaccato a nessun koan, allora sarai consapevole della direzione, che è la completa ‘mente-non-so’. Il nome per definire il ‘proprio così’ è ‘non-so’. Se capirai il ‘non-so’, comprenderai tutti i koan e presto capirai il ‘proprio-così’. Sento che hai molti problemi con i tuoi koan. Riesci a capire il ‘Chi-sono-Io?’. Bada, che la tua risposta dovrà essere: ‘Non lo so!’. E ‘Quando ho avuto nascita?’ lo capisci? La tua risposta dovrà essere ancora ‘Non lo so!’- Se non sei attaccato alle parole, la mente-non-so è sempre la stessa. Tutti i koan diventano la ‘mente-non-so’. La tua mente-non-so, la mia mente-non-so, la mente-non-so di tutte le persone, la mente-non-so di ‘Chi sono io?’ e di ‘Quand’è che sono nato?’, sono tutte la stessa mente-non-so. Perciò è molto facile, e non difficile. Devi solo mantenere il ‘non-so’ sempre ed ovunque. Allora otterrai presto l’illuminazione. Ma stai bene attento a non volere l’illuminazione. Non devi volerla, ma solo rimanere nella mente-non-so. Getta via la tua situazione, la tua voglia di erudizione, la tua condizione, le tue opinioni: getta via tutto!

Credo che sarebbe bene per te studiare con Kimura Roshi. Spero anche che tu possa imparare ciò che il tuo shakuhachi ti sta insegnando. In questo modo, otterrai presto l’illuminazione!

Alla fine della tua lettera, mi dici di andare a farmi fottere! Beh, queste sono parole meravigliose di cui ti ringrazio tantissimo. Quando avrai raggiunto l’illuminazione, sarò ben lieto di rispedirtele a mia volta!  Sinceramente tuo,           S. S.

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19) GLI 84.000 LIVELLI DI ILLUMINAZIONE

Un giovedì sera, dopo un discorso di Dharma al Centro Zen di Cambridge, uno studente disse a Seung Sahn: “Ho una domanda riguardo all’illuminazione, che penso sia una cosa eccellente…” Son-sa lo interruppe, dicendo: “No, affatto…è pessima!” (vi furono risate dall’uditorio). Lo studente riprese: “…le perfette virtù dell’illuminazione furono sottolineate dal Buddha stesso. Egli disse che l’illuminazione ha sette rami…” Son-sa lo interruppe di nuovo: “Sette?”, e lo studente: “Si, sette”. Son-sa replicò: “No, molte di più!” (risate).

Lo studente continuò: “Ora, la mia domanda è: -se uno si è risvegliato, è sufficiente questo? L’Anuttara-Samyak-Sambodhi, l’Insuperata-Perfetta-Illuminazione, è almeno sufficiente? È la stessa cosa del Nirvana? Oppure il Nirvana è uno stato provvisorio? Alcuni maestri dicono che vi sono due livelli di illuminazione, altri dicono che ve ne sono tre. Cosa puoi dirci di questi livelli? Sono uno, due, tre o più?…). Son-sa disse: “Vi sono molti livelli di Illuminazione. Circa 84.000. tu quanti ne vuoi?” (risate…). Lo studente: “Ciò è assai interessante”. Son-sa: “Se vuoi, te li insegnerò tutti!” (risate). Studente: “Ho già sentito di questo insegnamento. Viene dalla filosofia T’ien-T’ai…”

Son-sa: “Quant’è che ne vuoi? Uno, due, tre, 84.000?” Studente: “Conosco già questo insegnamento. Però puoi descriverci quali sono le sue fasi…”

Son-sa porse allo studente un bicchiere d’acqua e disse: “Bevi…” Lo studente bevve. Son-sa chiese: “Com’era il suo gusto?”. Lo studente: “Beh, sapeva di acqua!”.

Son-sa: “Ecco, hai appena raggiunto gli 84.000 livelli di illuminazione!” (risate)

Lo studente ribattè: “Questo è più di quanto mi aspettassi! Grazie!” (risate).

Son-sa: “D’accordo, è vero. Ora ti spiegherò. Nello Zen si insegna che vi sono tre tipi di illuminazione”, così dicendo prese in mano il moktak (*vedi nota), “Questo è il moktak. Però, se dici che è un moktak, allora sei attaccato al nome ed alla forma; e se dici che non è un moktak, sei attaccato alla vacuità. Allora, questo è o non è un moktak?” e, dopo una breve pausa, “Questo è uno dei koan più elementari che spesso usiamo. Se tu rispondi colpendo il pavimento, oppure gridando ‘KHATZ!’, o colpendo me, questa è la prima illuminazione. Tutte le cose ridiventano l’Uno. Tu, io, il Buddha, il moktak, l’urlo KHATZ, il colpire…- tutto diventa l’Uno. I diecimila dharma ritornano all’Uno!”. Lo studente schioccò le dita. Son-sa riprese: “Si, è giusto. Questa è la prima illuminazione. Quella successiva è l’illuminazione originaria. - Questo è un moktak o no? – in questo caso puoi rispondere: - il muro è bianco ed il moktak è marrone,– oppure – il cielo è blù e l’erba è verde! – o anche – tre per tre fa nove! – Ogni cosa è proprio così. E questa è l’illuminazione originaria. Ok?” Lo studente disse: “Ok!”. Son-sa continuò: “Più oltre ancora, c’è l’Illuminazione Finale, che è la più importante. E qual è l’Illuminazione Finale?” Son-sa battè il moktak su una mano, “Solo questo. Solo quest’unico punto. La verità è proprio così. Ecco perché si insegna che vi sono tre tipi di illuminazione: la prima, quella originaria e quella finale. All’inizio, possono sembrare uguali, ma non sono esattamente uguali. È chiaro adesso?”. Studente: “Si, molto più chiaro di prima”. E Son-sa: “Tutto qui. Se praticherai intensamente lo Zen, comprenderai tutto molto presto”.

Lo studente disse: “Grazie!”. Son-sa: “Bene, ora ti chiedo: Una volta il maestro Zen Dong-san stava pesando delle stoffe di lino. Qualcuno si avvicinò e gli chiese: -Che cos’è il Buddha?- egli rispose: -Tre libbre di lino! -. Allora, che significa ciò?”. Lo studente riflettè per qualche attimo, poi disse: “Tre libbre di lino, significa proprio ciò che sono, cioè tre libbre di lino!” E Son-sa: “Solo questo?” e lo studente: “Questo è tutto ciò che posso pensare stasera!”. Son-sa disse: “Ok, questa è una risposta. Né buona né cattiva!”. Lo studente restò in silenzio. Son-sa riprese: “Ben, ora un’altra domanda. Qualcuno, una volta, chiese al maestro Zen Un-mon: -Cos’è il Buddha?-. Un-mon rispose: -Merda secca sul bastone!-. ora, ad entrambi i maestri fu chiesto –Cos’è il Buddha? – Dong-san aveva risposto: -Tre libbre di lino! – mentre Un-mon, -Merda secca sul bastone!- Secondo te, queste due risposte sono uguali o differenti?”. Lo studente disse: “Quando si comprende con la mente unica, sono uguali”. Son-sa disse. «Tutto qui ?». Studente : « E’ la migliore risposta che ho !» e Son-sa: “Pensavo che tu fossi un leone dall’occhio acuto, ma ora so che sei un cane cieco!”. Studente: “Un giorno forse avrò una vista migliore e sarò capace di vedere!”

Son-sa: “Per ora sei un cane cieco. Devi ancora diventare un leone dall’occhio acuto”

Lo studente, socchiudendo gli occhi, si inchinò.

(Nota: Il moktak è un piccolo strumento di legno, simile ad una zucca tonda e vuota, usato per adattare il ritmo durante le recitazioni, o per dare il tempo nelle prostrazioni).

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20) COS’E’ LA LIBERAZIONE?

Una sera, un giovane studente venne aprendere il tè al Centro Zen di Cambridge e chiese a Seung Sahn: “Che cos’è la Liberazione?”

Son-sa disse: “Liberazione significa nessun impedimento. Però, se i tuoi genitori ti dicono di fare qualcosa e se tu, pensando di essere una persona libera, non vuoi ascoltarli, questa non è vera Liberazione. Vera liberazione è libertà dal pensiero, libertà da tutti gli attaccamenti, libertà perfino dalla vita e dalla morte. Per cui, se io voglio vivere, continuo a vivere e se voglio morire, morirò!”

Lo studente disse: “Quindi, se tu volessi morire proprio ora, potresti morire?”

Son-sa disse: “Cos’è la morte?” e lo studente: “Non lo so!”

Son-sa: “Se crei la morte, vi è morte. Se crei la vita, vi è vita. Hai capito? Questa è Liberazione. Liberazione è libertà dal pensiero, mentre l’attaccamento al pensiero è impedimento. Supponi che i tuoi genitori ti dicano: -Hai la maglietta sporca, devi cambiarla-; se tu dici –No, non voglio cambiarla. Io sono libero di fare ciò che voglio! – allora, in realtà tu sei attaccato alla maglietta sporca o alla tua idea di libertà. Perciò, non sei veramente libero. Se tu lo fossi, allora va bene sporca ma va bene anche pulita. Non avrebbe importanza. Per te, sarebbe uguale sia cambiare la maglietta che non cambiarla. Però, se i tuoi genitori vogliono che tu la cambi, allora la cambieresti. Non per il tuo interesse, ma per il loro. Questa è Liberazione. Non avere desideri per se stessi, ma solo per gli altri2.

Studente: “Se tu non hai desideri, allora perché mangi?”

Son-sa disse: “Beh, quando ho fame, mangio”. E lo studente, “Ma perché mangi, se dici di non avere desideri?”. Son-sa: “Mangio per te!”. Studente: “E che significa?”. Son-sa: “Quando ho fame mangio- significa ‘proprio-così-com’è’. Significa che non vi è attaccamento al cibo. Non vi è ‘Io-voglio-questo!’ o ‘Io-non-voglio-questo!’- Se non mangiassi, non potrei dare insegnamenti né a te né agli altri. Ecco perché ‘mangio-per-te’.”. Lo studente borbottò: No, veramente io non capisco!” e Son-sa, colpendolo col bastone: “Ed ora, capisci?”. Studente: “No, continuo a non capire”.

Allora Son-sa disse: “Dovresti capire bene questo ‘non-capisco’; così non saresti attaccato a nulla. Perciò, mantieni sempre questa mente-non-so. Questa è la vera Liberazione!”

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21) IL GRANDE TESORO

Allorché De-ju giunse per la prima volta davanti al maestro Zen Ma-jo (Ma-tsu), quest’ultimo gli chiese: “Che cosa vuoi da me?”- De-ju disse: “Voglio che tu mi insegni il Dharma!”. Ma-tsu ribattè: “Sei proprio pazzo! Tu hai il tesoro più grande del mondo, al tuo interno, eppure te ne vai in giro a chiederea ad altre persone di aiutarti. Come può essere vero tutto ciò? Io non ho assolutamente nulla da darti!”.

De-ju si prostrò e disse: “Ti prego, maestro, dimmi qual è questo tesoro!”

Ma-tsu disse. “E tu dimmi, da DOVE viene la tua domanda? Questo è il tesoro. E’ precisamente CIO’ che ti sta facendo fare la domanda, in questo stesso istante. Tutto è immagazzinato in questa tua preziosa cassaforte. Il tesoro è qui, a tua disposizione e puoi usarlo come e quando vuoi, non ti manca niente. Tu sei il padrone di TUTTO. Perché, dunque, stai correndo di qua e di là, lontano da te stesso, per andare in cerca di cose esterne a te?”

Subito dopo aver udito queste parole, De-ju raggiunse l’Illuminazione!-

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22) LA LUNA DELLA MENTE CHIARA

Una domenica sera, dopo un discorso di Dharma al Centro Zen di Providence, uno studente chiese a Seung Sahn: “Come posso superare, solo esprimendolo a parole, la domanda –Chi sono io?”.

Son-sa disse: “Tu esigi che debba emergere una risposta a quella domanda, e questo tipo di mente non è buono. Questo è attaccamento al pensiero. Devi eliminare questo pensiero e fare soltanto una pratica intensa. Non è importante che la domanda ottenga una risposta. Ciò che è importante è quell’attimo di mente chiara. La mente chiara è quella ‘prima-del-pensiero’. Se sperimenti questa mente chiara, hai già raggiunto l’Illuminazione. Se la sperimenti per un breve tempo – anche solo per un attimo- questa è già illuminazione. Per tutto il resto del tempo puoi anche pensare, purché non ti importi nulla di questo pensare. Esso è appunto il tuo karma. Non devi, quindi, essere attaccato a questo tuo pensare. Né devi sforzarti nel tentativo di fermarlo e nemmeno essere troppo proteso a far sorgere la mente chiara. Essa sorgerà da sé, non appena il tuo karma negativo gradualmente si indebolirà. La mente chiara è come la luna piena nel cielo. Talora arrivano le nuvole a coprirla, ma la luna è sempre dietro di esse. Poi, le nuvole se ne vanno e allora la luna splende brillantemente. Perciò, non preoccuparti nei riguardi della mente chiara: essa sta sempre lì. Appena arriva il pensiero, la nasconde, ma lei è sempre li dietro. Quando il pensiero se ne va, allora riappare subito la mente chiara. La mente chiara resta, il pensiero viene e va, viene e va continuamente. Non essere attaccato al suo andare e venire!”

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23) COSA HAI PORTATO QUI?

Una domenica pomeriggio, uno studente entrò nella Sala dei Colloqui, al Centro Zen di Providence e si inchinò davanti a Seung Sahn.

Son-sa disse: “Che cosa hai portato qui?” Lo studente battè un colpo sul pavimento.

Son-sa disse: “E’ proprio vero?”. Lo studente dette un altro colpo sul pavimento.

Son-sa disse: “Tu comprendi l’Uno, ma non comprendi il due”. Per tutta risposta, lo studente colpì ancora una volta il pavimento. Son-sa disse: “Una seconda trasgressione non ti sarà permessa!”. Lo studente si inchinò e se ne andò.

Dopodiché, un altro studente entrò nella stanza. Son-sa disse: “Cosa hai portato qui?”. Lo studente disse: “Non lo so!”.

Son-sa disse: “Da quanto tempo fai le sedute-Zen?”. Lo studente: “Da tre mesi!”.

Son-sa disse: “Perché fai le sedute-Zen?" e lo studente : “Perché penso troppo, e desidero la quiete!”. Son-sa disse: “Da dove viene il tuo pensiero?” Lo studente: “Non lo so!”. Son-sa disse: “Questa mente non-so taglia tutti i pensieri ed è la vera mente quieta. Perciò, chiediti continuamente -Chi sono io?- e mantieni sempre la mente che non-sa. Hai capito?” Lo studente disse: “Grazie mille!”.

Son-sa disse: “La prossima volta, porta con te la tua mente-non-so!”. Lo studente s’inchinò e se ne andò. Molti altri studenti vennero e andarono via. Ad uno di essi, Son-sa chiese: “Cosa hai portato qui?”. Lo studente urlò: “KHATZ!”. Son-sa si tappò le orecchie con le mani e disse: “Il tuo KHATZ mi ha rotto i timpani!”. Lo studente urlò di nuovo: “KHATZ!!!”. Son-sa chiese: “E’ tutto quello che hai portato qui?”. Lo studente disse: “No!” e Son-sa disse: “Allora, dammi qualcos’altro!”. Lo studente si rialzò in piedi, fece un inchino e chiese: “Hai dormito bene, stanotte?”. Son-sa rispose: “Piuttosto bene, grazie. Ora, vai pure a bere il tè!”. Lo studente se ne andò.

Un successivo studente entrò e si inchinò. Son-sa gli chiese: “Cos’hai portato qui?”. Lo studente colpì il pavimento. Son-sa disse: “E’ la verità?”. Lo studente disse: “No!”

Son-sa chiese: “E qual è la verità?”. Lo studente disse: “Oggi è domenica 22 luglio!”

Son-sa aprì il suo libro dei koan e disse: “Tanto tempo fa, un maestro Zen disse ad un discepolo: -Quando udrai il gallo di legno cantare, comprenderai la tua mente!- sai cosa significa questo?”

Lo studente rispose:“Una ragazza di pietra danza al suono di un flauto senza buchi”.

Son-sa disse: “Non male. Un’altra domanda. Una persona arriva qui al Centro Zen fumando e lascia cadere la cenere sulla statua del Buddha. Se tu fossi un maestro Zen, cosa faresti?”. “Lo batterei col bastone!” disse lo studente. E Son-sa: “Questa persona, però, è molto forte. Lui capisce di essere il Buddha, di essere il Dharma. Perciò ti restituirebbe i colpi!”. Lo studente: “Beh, allora semplicemente mi siederei!”

Son-sa disse: “Mettiamo che tu sia un maestro Zen. Tu hai capito che questa persona ha un attaccamento alla vacuità. Se tu semplicemente ti siedi, non potresti essergli di insegnamento”. Lo studente: “Beh, in realtà, io non sono un maestro di Zen. Perciò, cosa dovrei sapere?” Allora sia Son-sa che lo studente scoppiarono in una risata. Poi Son-sa disse: “Devi continuare a praticare intensamente: spero che tu possa raggiungere al più presto l’Illuminazione!”

Lo studente ringraziò, fece un inchino e se ne andò.

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24) ILLUMINAZIONE E NON-ILLUMINAZIONE SONO VUOTI NOMI

Un giovedì sera, dopo un discorso di Dharma al Centro Zen di Cambridge, uno studente chiese a Seung Sahn: “Il comportamento di un uomo illuminato è differente da quello di un non-illuminato?”

Son-sa disse: “Uno, due, tre, quattro, cinque, sei. Questa sequenza inizia da uno, e l’uno da dove viene?”. Lo studente rispose: “Dalla mente!”. E Son-sa disse: “Dalla mente? E la mente da dove viene?” Lo studente non seppe rispondere.

Son-sa disse: “Ora la tua mente è una mente-non-so, proprio che non sa. Da dove viene questa mente? Cos’è la mente’? – Solo non-so! – Questo ‘non-so!’ è la vera mente. Questa vera mente sradica tutti i pensieri. Perciò la mente è non-mente. E perché? Perché la vera mente è mente vuota. La mente vuota è quella prima-del-pensiero. Prima del pensiero non vi sono parole né linguaggio. Perciò la mente è non-mente! La mente è solo un nome. È prodotta dal pensiero. Se elimini il pensiero, allora non c’è mente. Se invece cominci a pensare, sorgono gli opposti: bene e male, illuminato e non-illuminato, ecc. Ma se elimini il pensiero, non ci sono opposti, c’è solo l’Assoluto. Le parole, come gli opposti, sono parole morte. Le parole assolute sono vive, vibranti. Il Buddha disse: -Tutte le cose hanno la natura-di-Buddha! – ma il maestro Jo-shu (Chao Chou) rispose ‘No!’, a chi gli aveva chiesto se il cane avesse la natura-di-Buddha. Dunque, chi ha detto la verità, tra il Buddha e Jo-shu?”

“Penso di aver capito” disse lo studente, “Queste sono appunto solo parole!”

Son-sa disse: “Già, solo parole. E allora, sono uguali o differenti?”

Studente: “Beh, non credo abbia importanza. Ciò che voglio sapere è se un uomo con la mente vuota differisce nel suo comportamento da uno con la mente pensante”. Son-sa: “E’ per questo che ti domando se le risposte del Buddha e di Jo-shu erano uguali o differenti!”.

Studente: “Tutte le cose hanno la natura-di-Buddha. Però, alcune persone sanno di avere questa natura-di-Buddha ed altre non lo sanno. Forse il cane non lo sa!”

Son-sa: “Questa è una buona risposta. Il cane non sa di avere la natura-di-Buddha, quindi non ha la natura-di-Buddha. Tuttavia, se tu mi avessi dato questa risposta durante un colloquio privato, ti avrei dato trenta colpi di bastone. Sai perché?”

Studente: “Uh uh… mica sto partecipando ad un quiz!”

Son-sa: “Ed anche se nel colloquio privato tu mi avessi fatto quella domanda sul comportamento di un uomo illuminato, ti avrei dato trenta colpi. Capisci?”

Studente: “Capisco solo che questa domanda non ha risposta!”

Son-sa: “Essa ha moltissime risposte!” (Risate dall’uditorio) “Però, è tutto diverso, se non hai raggiunto l’illuminazione. Quando raggiungi l’illuminazione, allora tutte le cose diventano una sola cosa. Questo lo puoi capire!”

Lo studente si inchinò e disse: “Grazie, grazie tante!”

(2° Dispensa – Supplemento a Nirvana News)

 

25) PERCHE’ RECITIAMO E CANTIAMO I SUTRA

Una domenica sera, dopo un discorso di Dharma al Centro Zen Internazionale di New York, uno studente domandò a Seung Sahn: “Perché recitiamo questi salmi? Non è sufficiente la seduta-Zen?”

Son-sa disse: “Questa domanda è molto importante. Noi facciamo prostrazioni insieme, cantiamo insieme, mangiamo insieme, sediamo insieme e facciamo molte altre cose insieme, qui al Centro Zen. E perché, allora, pratichiamo insieme?” Son-sa fece una breve pausa, poi continuò: “Ognuno ha un karma differente, perciò tutte le persone hanno differenti situazioni, differenti condizioni e differenti opinioni. Uno è un monaco, un altro è uno studente ed un altro lavora in fabbrica. Uno mantiene sempre una mente chiara, un altro è spesso agitato o insoddifatto; a qualcuno piace il movimento femminista, a qualcun altro no. Ma tutti pensano:- La mia opinione è giusta!- Anche i maestri-Zen sono così. Dieci maestri-Zen avranno dieci opinioni differenti e dieci differenti metodi per insegnare, e ciascun maestro riterrà che il suo metodo sia il migliore. Gli Americani hanno un’opinione americana. Gli Orientali hanno un’opinione orientale. Differenti opinioni sfociano in differenti azioni, che producono karma differenti. Perciò, quando sostenete le vostre opinioni personali, è molto difficile controllare il vostro karma e così, la vostra vita, resterà difficile. Le vostre opinioni erronee continueranno, perciò il vostro cattivo karma continuerà.”

“Ma nei nostri Centri Zen viviamo insieme e pratichiamo insieme e tutti ci atteniamo alle regole del Tempio. La gente viene da noi con tutti i suoi difetti, cioè opinioni, potenti desideri e repulsioni, e pian piano, arriva ad eliminarli. Tutti si prostrano insieme 108 volte alle 5,30 del mattino, tutti si siedono insieme, tutti mangiano insieme, tutti lavorano insieme. Talvolta non ci piace prostrarci, ma questa è una regola del Tempio, e perciò ci si deve prostrare. Talvolta non ci va di recitare, però recitiamo. Talvolta siamo stanchi e vogliamo dormire, però sappiamo che se non andiamo a sederci, tutti si chiederanno stupiti il perché, e quindi ci sediamo.”

“Quando mangiamo, lo facciamo con uno stile rituale, con quattro scodelle e, dopo aver finito, le laviamo versandoci il tè e pulendole col dito indice. La prima volta che si fece in questo modo, a nessuno piacque. Un tale, venne al Centro Zen di Cambridge assai turbato: -Non ce la faccio a mangiare in questo modo! Il tè lo si beve pieno di rifiuti. Non posso berlo!-. Io gli dissi: -Conosci il Sutra del Cuore?- e lui: - Si -. Io proseguìi: -Ebbene, non dice forse che tutte le cose in realtà non sono pure né contaminate? – Si – Allora perché non vuoi bere il tè? – Perché è schifoso! – (Risate dall’uditorio) –E perché è schifoso? Queste briciole vengono dal tuo cibo che hai già ingerito. Perciò, se pensi che il tè sia sporco, esso è sporco. Se pensi che sia pulito, è pulito! – Allora egli disse: -Hai ragione, penserò che sia buono!- e così bevve il tè. (risate…)”

“Ecco perché viviamo insieme e agiamo insieme. Agire insieme significa rinunciare alle proprie opinioni personali, alla propria condizione ed alla propria situazione. Allora abbiamo la mente vuota. Siamo ritornati al foglio bianco e, quindi, appariranno al nostra vera situazione, le nostre vere condizioni e le nostre reali opinioni. Quando ci prostriamo, recitiamo, e mangiamo insieme, le nostre menti diventano una sola mente. Come nell’oceano, quando arriva il vento, ci sono molte onde. Poi, quando il vento si placa, le onde diminuiscono e diventano sempre più piccole. Infine, quando il vento cessa, l’acqua diventa uno specchio chiaro in cui tutto si riflette – montagne, alberi, nuvole. La nostra mente è identica. Quando abbiamo molti desideri ed opinioni, ci sono delle onde altissime. Ma, dopo che ci siamo seduti ed abbiamo agito insieme per qualche tempo, le nostre opinioni, nonché i desideri, spariscono. Le onde diventano sempre più piccole. Così anche la nostra mente diventa come uno specchio chiaro e tutto ciò che vediamo, udiamo, odoriamo, gustiamo, tocchiamo o pensiamo è la nuda verità. E sarà più facile capire anche la mente delle altre persone. Le loro menti si riflettono nella nostra.”

“Ecco perché recitare è molto importante. All’inizio, puoi anche non capirlo, ma poi, dopo aver iniziato regolarmente a recitare, capirai e penserai:- Ah, recitare, che sensazione meravigliosa! – Lo stesso è per le 108 prostrazioni. All’inizio, ciò non piace alle persone:- Perché dobbiamo prostrarci?- Ma è bene sapere che non stiamo prostrandoci al Buddha, bensì a noi stessi! Il piccolo-Io si inchina al Grande-Io. Poi, il piccolo-Io scompare e si trasforma nel Grande-Io. Questo è il vero significato delle prostrazioni ed inchini. Perciò, continua a praticare così e presto comprenderai.”

Lo studente si inchinò e disse: “Grazie, ora ho capito!”.

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26) UN DISCORSO DI DHARMA

Nella ricorrenza della nascita del Buddha (maggio 1973), Seung Sahn tenne il seguente discorso di Dharma, al Centro Zen di Providence.

“Molto tempo fa, un eminente maestro disse: -Il Buddha, prima di nascere nel regno di Kapila, già aveva salvato tutti gli esseri dalla sofferenza -. Ciò è come aver un migliaio di bocche senza esser obbligati ad usarle. Se lo comprendete, allora potrete capire che nel palmo della vostra mano, c’è il naso di tutti gli eminenti maestri del passato, fino ad oggi e perciò presto li raggiungerete. Se non lo comprendete, allora non dovreste nemmeno aprir bocca, altrimenti sarebbe solo una gocciolante perdita di sangue. Sarebbe meglio tenere la bocca serrata, come i valichi di montagna in primavera” – “Il Buddha eruppe dal fianco destro di sua madre e fece sette passi in ciascuna delle quattro direzioni. Poi si fermo, osservando ognuna di esse e puntando un dito verso il cielo e toccando la terra con l’altra mano. Egli disse: - In tutto lo spazio, di sopra e di sotto, io solo sono felice! – Dovete capire questa frase e comprendere che cos’è questo <Io>. L’Io è vuoto ed il vuoto è pieno. Non ha nome né forma, né appare e scompare. Tutte le persone e tutte le cose, lo hanno. Perciò, da dove viene il Buddha?”

“Tempo fa, il maestro-Zen Un-mon disse: -Quando il Buddha nacque, appena uscito fuori dal fianco di sua madre, io lo colpìi e lo uccisi; poi lo alimentai come un cane affamato. L’intero mondo fu in pace -. Ebbene, ciò è falso ed io colpirò trenta volte il maestro Un-mon, così com’è falso ciò che disse il Buddha alla sua nascita: ed io colpirò trenta volte anche lui! Tuttavia, anche ciò che ho appena detto io è falso e quindi colpirò trenta volte anche me stesso. Perché? E dov’è l’errore? - KHATZ!!! – Oggi è l’anniversario del Buddha e fuori sta cadendo neve bianca!”.

Dopo questo discorso, Son-sa chiese se vi fossero domande. Uno studente disse: “Alcuni dicono che il Buddha fosse un essere divino, altri che fosse un superuomo, altri ancora dicono ch’egli fosse stato solo un vecchio saggio, che aveva compreso qualcosa in più rispetto alla maggioranza degli uomini. Ora perciò ti chiedo, - Chi è il Buddha, in realtà?” Son-sa a sua volta, chiese: “Come sei venuto qui?” e lo studente: “A piedi…”. Son-sa: “Perché a piedi?”. Studente: “Non ho l’automobile…”

Son-sa: “Se una persona guida l’auto, cos’è che guida fin qui il suo corpo?”

Studente: “Boh, non lo so!”. Son-sa: “Ecco, la mente che <non-sa> è il Buddha!”

Studente: “Allora perché si celebra la ‘nascita’ del Buddha?”

Son-sa: “Il maestro-Zen Un-mon disse: - Quando il Buddha nacque, appena uscito fuori dal fianco di sua madre, io lo colpìi e lo uccisi; poi lo alimentai come un cane affamato e l’intero mondo fu in pace!- Riesci a capire cosa abbia voluto significare?”

Studente: “Non, non lo capisco!”. E Son-sa: “Questo è l’insegnamento del Buddha. Quando lo avrai capito, comprenderai anche il perché celebriamo la sua nascita!”.

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27) LA STORIA DI WON HYO

Tredici secoli fa, in una antica provincia della Corea, c’era un grande maestro Zen chiamato Won Hyo. Da giovane, egli aveva combattuto una sanguinosa guerra civile e visto molti amici massacrati e le case distrutte. Sopraffatto dalla vuotezza della vita, alla fine egli si rase il capo e se ne andò sulle montagne a vivere come un asceta. Lassù lesse molti Sutra e prese gli opportuni precetti, però ancora non capiva il vero significato del buddhismo. In seguito, avendo saputo che in Cina avrebbe potuto trovare un maestro zen che poteva aiutarlo a diventare illuminato, prese il suo zaino e si diresse verso le grandi, aride pianure del Nord.  

Andando a piedi, egli era costretto a camminare per tutta la giornata ed a riposare di notte. Una sera, mentre si trovava ad attraversare un deserto, si fermò in una piccola radura erbosa, spuntata quasi dal nulla, dove vi erano alcuni alberi ed un piccolo corso d'acqua, e decise di dormire in quel luogo. Verso la mezzanotte si svegliò con una sete ardente. Era buio pesto. Egli cercò di brancolare carponi alla ricerca di un po’ d'acqua. Ad un certo punto la sua mano toccò qualcosa che sembrava una tazza appoggiata per terra. La sollevò e bevve. Ah, che delizia! Indi, si prostrò devotamente, come gratitudine al Buddha, ringraziandolo per il regalo di quell'ottima acqua.

   La mattina seguente, Won Hyo si svegliò e vide a fianco a sé ciò che aveva creduto una tazza. Era un cranio spaccato, col sangue raggrumato e con brandelli di carne ancora attaccati alle ossa della mascella. Strani insetti strisciavano all'interno e galleggiavano sulla superficie della sudicia acqua piovana. Won Hyo guardò il cranio e provò un'ondata di nausea. Aprì la sua bocca e subito ne usci un copioso vomito. La sua mente si aprì, ed egli comprese. La scorsa notte, dato che non aveva potuto vedere e non aveva pensato a nulla, l'acqua gli era sembrata deliziosa. Ora, il vedere ed il pensare gli avevano procurato il vomito. Ecco, si disse, è il pensiero che produce il buono ed il cattivo, il bello ed il brutto, la vita e la morte. È il pensiero che crea tutto l'universo. Esso è il Signore Universale. Senza pensiero non c'è universo, né Buddha e né Dharma. Tutto è uno, e quest'uno è vuoto!

   Non aveva più bisogno, ora, di andare in cerca di un maestro. Won Hyo aveva capito la vita e la morte. Cos'altro c'era da imparare? Così fece dietrofront e riattraversò il deserto per tornare in Corea.

   Passarono vent'anni, durante i quali Won Hyo era diventato il monaco più famoso della zona. Faceva il consigliere di fiducia del grande Re di Silla (la Corea di allora) e il precettore alle più nobili e potenti famiglie. Ogni volta che teneva un discorso pubblico, la sala era gremita. Egli viveva in un bel tempio, insegnava ai migliori studenti, mangiava il miglior cibo e dormiva il sonno dei giusti.

   In quel tempo, vi era un grandissimo maestro Zen in Silla – un vecchio minuscolo con un ciuffo di barba e con la pelle simile ad un sacchetto di carta sgualcita. Scalzo e con i vestiti a brandelli, egli era solito camminare attraverso le città ed i paesi, suonando una campanella e cantilenando: "De-an, de-an, de-an, non pensare! Arresta la tua mente! De-an, de-an, de-an, proprio così, proprio così! De-an, de-an, de-an!" (* vedi Nota). Won Hyo aveva sentito parlare di lui e decise un giorno di recarsi a piedi nella caverna di montagna dove egli viveva. Era ancora distante e già poteva sentire la sua cantilena, straordinariamente compassionevole, che echeggiava attraverso la valle. Però, quando arrivò alla caverna, trovò il maestro che piangeva seduto accanto ad un cerbiatto morto. Won Hyo fu stupito. Come poteva, un illuminato, essere sia felice che triste, dato che nello stato di Nirvana non vi è nulla da essere felici o tristi e nessuno che, in realtà, sia felice o triste? Per un po’ restò senza parole, infine chiese al maestro perché stesse piangendo. Il maestro spiegò che per caso aveva incontrato il cerbiatto, dopo che la sua mamma era stata uccisa dai cacciatori. Era molto affamato. Perciò egli era andato in città per cercare il latte. Sapendo che nessuno avrebbe dato del latte destinato ad un animale, egli fu costretto a dire che era per un suo figlioletto. La gente pensò: - Un monaco con un figlio? Che razza di laido vecchio! - Però, malgrado ciò, qualcuno gli dette un po’ di latte. Così egli continuò in questo modo per un mese, chiedendone abbastanza per mantenere in vita l'animale. Poi, lo scandalo divenne troppo esteso e nessuno volle più aiutarlo. Proprio ora, egli era tornato dall'aver vagabondato per tre giorni, in cerca di latte. Alla fine ne aveva trovato un po’ ma, quando era ritornato alla caverna, il cerbiatto era ormai morto. "Non capisci, - disse il maestro, - la mia mente e la mente del cerbiatto erano uguali. Egli era affamato e sembrava chiedermi disperatamente il latte. Ora è morto. La sua mente è la mia mente. Ecco perché sto piangendo, è la sua mente che voleva il latte!"

Won Hyo cominciò a capire che grande Bodhisattva fosse il maestro. Quando tutte le creature erano felici, egli era felice. Quando erano tristi, egli era triste. Perciò disse al maestro: "Ti prego, dammi gli insegnamenti!". Il maestro disse, "D'accordo, vieni con me". Insieme andarono nel distretto a luci-rosse della città. Il maestro prese la mano di Won Hyo e, sempre suonando la campanella (de-an, de-an, de-an), bussò alla porta di una casa di gheishe. Subito una bella ragazza aprì la porta. Il maestro disse: "Oggi ho portato il grande monaco Won Hyo a farvi visita. "Oh, Won Hyo!", fece lei con un gridolino. Won Hyo arrossì. La donna arrossì a sua volta e gli occhi le si allargarono. Essa li condusse di sopra, con un misto di timore reverenziale, allegria e grande felicità, per il fatto che il famoso ed attraente monaco fosse venuto da lei. Appena ebbe preparato il pasto e versato il vino, lei si mise seduta con i suoi visitatori. Il maestro allora disse a Won Hyo: "Vedi, per vent'anni sei stato in compagnia di re, principi e nobili. Non è bene per un vero monaco vivere sempre nel paradiso; deve anche visitare l'inferno e ivi salvare le persone che hanno trovato diletto nei loro desideri. Anche l'inferno è 'proprio-così'. Perciò, stanotte viaggerai fino all'inferno, con questo vino e con questa donna!". "Ma io non ho mai rotto un solo precetto, finora!" disse Won Hyo. - "Buon viaggio!" tagliò corto il vecchio maestro. Quindi egli andò dalla donna e severamente le disse: "Non sai che è peccato dare vino ad un monaco? Non hai paura di andare all'inferno?" – "No!", disse la donna, "Won Hyo verrà a salvarmi!" – "Eccellente risposta!" disse il maestro.

Quindi Won Hyo rimase lì tutta la notte e ruppe più di un precetto. Il mattino seguente stracciò e gettò via le sue eleganti vesti monacali e andò a ballare nei vicoli, scalzo e con gli abiti a brandelli, cantando: "De-an, de-an, de-an. Cosa pensate di essere, che cosa siete tutti voi? Non siete diversi dall'Universo. Tutto l'universo è soltanto 'proprio-cosi'!".  (*Nota: ‘De-an’ in Cinese significa ‘PACE’)

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28) PORCOSPINI NELLE TRAPPOLE TER TOPI

10 Agosto 1974,     Caro Son-sa-nim,  Grazie per il tuo recentissimo ‘colpo di bastone’. Tutte le mie scuse più umili perché oso insudiciare questa carta bianca e pulita con i miei pensieri ed anche per gli stessi pensieri sui pensieri. Nel complesso, qui a Boulder, in questo Centro Tantrico, mi trovo abbastanza bene. L’insegnamento è dei migliori ed il grande entusiasmo, la smania e la sincerità degli studenti mi aiutano, a volte, con sollievo. La mia pratica costante (al Centro Zen di Cambridge mi prostravo 108 volte ogni mattina) e la mia salute sono floride. Trovarmi qui, di fronte a queste alte montagne, mi lascia senza parole. Ho provato a praticare il mio spot preferito a 10.000 piedi d’altezza vicino ad un lago ghiacciato! Pensa, ‘COSA SONO IO?’ a 10.000 piedi!!! Per gli altri risulto essere, a volte, un po’ solitario e malinconico. Rimpoche è un maestro Tantrico, e qui c’è parecchio da bere, oltre al sesso ed alla droga. Dieci anni fa, questo sarebbe stato assai eccitante per me, ma ora guardo e basta!

Qualche domanda. Qual è la relazione tra il chiedersi ‘Cosa sono io?’ ed il flusso di riflessioni e percezioni che ne consegue? Per esempio, se rivolgi la domanda in mezzo a particolari riflessioni, doloro alle ginocchia, ecc. è sempre valida la seduta? Quando arriva il pensiero meditativo, bisogna chiedersi a CHI sta venendo questo pensiero? O lo si deve fare con qualunque pensiero e con tutte le sensazioni, subito appena arrivano? Tu come ti comporti? Tieni semplicemente viva la domanda e lasci che tutto il resto venga e se ne vada? In altre parole, sei consapevole dei contenuti del pensiero o ti poni la domanda ad ogni evento particolare della mente, riversando energia nella domanda stessa? In relazione a ciò, vi sono problemi comuni a tutti gli studenti. Molti hanno chiesto come poter lavorare con problemi come la paura, la rabbia, la masturbazione, ecc. Dovrebebro forse entrare all’interno del contenuto di questi problemi? Dovrebbero conoscere la paura e poi chiedersi a chi sta arrivando questa paura? Dovrebbero lasciare che tutto accada naturalmente e riversare l’energia nella Grande Domanda? Una parte del problema sembra essere che la gente può farsi la domanda nel mezzo del flusso dei pensieri ordinari ma, quando arrivano degli stati molto drammatici, cioè i problemi personali, essi trovano arduo regolamentare l’attenzione alla domanda che, in realtà, appare remota e distante. Non vedo l’ora di rivederti. Quando partirai per la California? Spero che tu sia qui per la Sesshin di Agosto. Spero che il tuo Inglese e la tua salute vadano sempre meglio. Con affetto.   Byon Jo. P.S. “Per me, la più importante lezione qui, è forse quella negativa. Essere esposti a così tanti maestri con insegnamenti così diversi, ha solo avuto l’effetto di far risaltare ancora di più il tuo approccio, pieno di chiarezza. Qui le persone parlano, leggono e continuano a pensare anche più di me. Ci crederesti?”

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15 Agosto 1974, Caro Byon Jo, come stai? Grazie per la tua lunga lettera. Ho già capito che il tuo apprendimento è molto valido. Prima, semplicemente, capivi tutto, ora hai proprio raggiunto ‘il punto’!

Il bere, il sesso e la droga – tutte queste cose, in sé non sono buone né cattive- ma le persone restano attaccate assai facilmente ad esse. In America, i giovani sono attaccati al sesso in modo particolare. Il maestro Zen Won Hyo disse che essere coinvolti nel sesso è come quando un porcospino si infila dentro una trappola per topi: facilissimo entrarvi, ma impossibile uscirne, per quanti sforzi si possano fare. La gente produce di continuo nuovo karma, a causa delle proprie azioni e dei propri attaccamenti. Il karma significa ostacoli ed impedimenti. Gli impedimenti sono sofferenza. Se uno non è attaccato al bere, al sesso e ad altre cose simili, allora non vi sono impedimenti e, senza impedimenti, vuol dire che si è liberi. Liberazione significa il Grande Io. Perciò, non cercare di scoprire se queste persone sono o no attaccate al bere ed al sesso. Molti pensano: -Io non sono attaccato a queste cose!-. Però, poi, sono attaccati al loro proprio pensiero! Quando si è attaccati al proprio pensiero, pensare: -Io non sono attaccato! – equivale a – Io sono attaccato! -.

Riguardo al ‘Cosa sono io?’, esso è una domanda totale. È solo pura ‘mente-non-so’.

Tutte le domande che hai fatto nella tua lettera, sono pensiero. Se mantieni il totale ‘Cosa sono io?’, non saprai mai ‘Cosa sono io’ e quindi, tutti i pensieri saranno eliminati, perciò come potrai più rispondere alla domanda? Chiedersi chi è che sta pensando, non è esattamente il metodo più corretto. Perché esso è un ulteriore pensiero che mette in moto gli opposti. Alla fine, vi sarà una domanda basata sugli opposti e non la domanda TOTALE, la domanda perfetta. Il dolore è dolore, la domanda è domanda. Perché farsi la domanda su chi è che soffre? Se stai formulando la domanda globale, non c’è sofferenza. Queste azioni – rabbia, paura, desiderio, ecc. sono prodotti dal karma passato, il cui risultato sono proprio quelle azioni che si manifestano come rabbia, paura, desiderio, ecc. Se una persona medita seduto in Zen, potrà accadere che il suo karma sparisca ed essa non verrà più catturata da queste azioni. Perciò, quando sei arrabbiato, impaurito o bramosoi, ecc. cerca solo lo Zen. Se ti succede di arrabbiarti, non c’è problema, non devi preoccuparti. Il tuo pensiero dovrà essere: - presto eliminerò la rabbia! – Di per sé, la rabbia non è buona né cattiva. Cerca solo di non essere attaccato ad essa. Chiediti solamente: -Cosa sono io? – e quell’azione sparirà presto!.

Quando il Buddha era vivo, conosceva una prostitutra che veniva chiamata ‘Un-milione-e-passa…’, perché ogni giorno vendeva il suo corpo per più volte. Numerosi uomini diversi  facevano sesso con lei tutti i giorni. Ma alcuni di loro divennero illuminati. Perciò lei si mise ad usare il sesso per insegnare il buddhismo. Quando un uomo veniva da lei era pieno di desideri. Ma, dopo esser stato con lei, egli non aveva più desideri, comprendeva il suo vero <Sé> e se ne andava con una mente chiara. Questo tipo di sesso è chiamato ‘Sesso-che-salva-tutti-gli-esseri’. Ma se si fa sesso solo perché ci piace, a causa del nostro proprio desiderio personale, esso si trasformerà in sofferenza. Perciò, le azioni in se stesse, non sono né buone né cattive, solo la motivazione e l’intenzione hanno importanza. Se tu pensi che qualcosa sia buona, allora sarà buona; se pensi che sia cattiva, sarà cattiva. Se vuoi sradicare tutti i pensieri e tutto il karma, devi praticare lo Zen.

Anch’io sento la tua mancanza. Quanto tornerai al nostro Centro Zen di Cambridge? Io lascerò la California il 17 o 18 Settembre, perciò sarò qui con te, durante la Sesshin di fine Agosto. Adesso, eccoti una domanda: -Quando qualcuno interrogava il maestro-Zen Lin-chi su argomenti di Dharma, egli rispondeva ‘KHATZ!!!’. Il maestro-Zen Dok-san, invece, era solito colpire l’interrogante ed il maestro-Zen Ku-ji alzava solamente un dito. Secondo te, questi tre tipi di risposta, sono uguali o differenti? Se rispondi ti darò trenta colpi, e se non rispondi, ti colpirò lo stesso trenta volte! Che farai?. Arrivederci a presto-.    S. S.

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29) PRATICARE LO ZEN

Un giorno, dopo un discorso di Dharma al ‘Vihara’ di Washington, uno studente chiese a Seung Sahn: “Come dovrei praticare lo Zen?”.

Son-sa rispose: “Davvero non lo sai?”. Lo studente disse: “Credo che i nomi e le forme di ogni cosa siano differenti, ma che la loro sostanza sia la stessa. Perciò, per praticare lo Zen, dovrei diventare Uno con l’Universo…”

Son-sa chiese: “Che cos’è questo ‘Uno’?” E lo studente disse: “Il Tutto!”

Son-sa disse: “Una volta, quando al maestro-Zen Dong-san fu chiesto: -Che cos’è il Buddha? – egli rispose: -Tre libbre di lino! – Che significa ciò?”

Studente: “Esattamente quello, cioè tre libbre di lino!”

Son-sa: “Molto bene. Però, mi sembra che tu stia sollevando un bastone nel tentativo di colpire la luna!” e lo studente: “Beh, quella è la natura-di-Buddha!”

Son-sa disse: “Tu hai la testa di un drago, ma la tua coda è quella di un serpente!”

Lo studente rimase un po’ confuso, e non potè rispondere. Son-sa continuò: Non farò l’agopuntura ad un bue morto!” - e lo studente: “Muuuh!”

Son-sa disse: “Vedi, la punta della freccia ha già attraversato il bersaglio!”.

Lo studente rimase ancora una volta silenzioso.

Son-sa disse: "Dong-san disse che il Buddha era ‘Tre libbre di lino’. Però, in risposta ad una domanda simile, il maestro-Zen Un-mon disse: -Merda secca su un bastone!- Allora, queste due risposte erano uguali o differenti?” E lo studente: “Dimmelo tu!”

Son-sa ribattè: “Io non lo so. Chiedilo dunque ad un mio discepolo!”.

Lo studente allora lo chiese ad un discepolo di Son-sa il quale, per tutta risposta, urlò: “KHATZ!!!” - e Son-sa aggiunse: “Hai capito?”. Lo studente allora rispose anch’egli gridando: “KHATZ!!!”. Son-sa disse: “Molto bene. Però la tua comprensione è ancora solo concettuale. Qualche volta le risposte sono ‘proprio così’, altre volte esse dimostrano un certo attaccamento alla vacuità. Te lo spiegherò con l’esempio del Cerchio Zen. A 0° il libro è il libro e la penna è la penna. A 90° il libro è la penna e la penna è il libro. A 180° puoi rispondere solo con un urlo o un colpo. A 270° la penna è arrabbiata ed il libro ride. A 360° la penna è rossa ed il libro è blù. Ora, quale di queste risposte è la migliore?”- Lo studente disse: “Sono tutte buone!” Son-sa lo colpì e disse: “Oggi è Sabato!”.    --------------------------------------------------

30) E’ LA TUA MENTE CHE SI MUOVE!

24 Novembre 1974, Caro Son-sa-nim, Ti ricordi di me? Eccoti una mia foto. Vorrei farti alcune domande. In autunno, per terra vi sono le foglie. Se esse fossero nel prato di qualcuno, costui uscirebbe di casa, spazzerebbe le foglie e le riunirebbe in piccoli mucchi. Ma poi, nel pomeriggio, arriverebbe di nuovo il vento che le trascinerebbe ancora via. In questo caso, alcune persone sarebbero assai furiose nei riguardi del vento. Altre, invece, tornerebbero nuovamente fuori a spazzare le foglie in nuovi mucchi. Ma, ancora, il vento si alzerebbe, sparpagliandole nuovamente tutt’intorno.

Il vento soffia continuamente e sparge le foglie morte. Che tipo di lavoro dovrebbe essere compiuto da chi spazza sempre le foglie secche, radunandole in mucchi e stando poi male, perché sa che presto il vento si rialzerebbe per sparpagliare nuovamente le foglie?

E se lo stesso albero, non avesse radici, come potrebbe quindi stare fermo?

Spero di vederti la prossima estate. Aspetto con ansia quel momento.

Arrivederci ad allora.     Peter

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29 Novembre 1974,   Caro Peter,  Grazie per la tua lettera. Se una persona esce di casa e sta con le foglie, col vento e con la gente, non potrà poi ritrovare la strada del suo ritorno a casa. Perché sei attaccato alle foglie, al vento ed alla gente che si arrabbia? Chi è colui che vede queste foglie? Chi è?

Molto tempo fa, in Cina, il Sesto Patriarca una volta oltrepassò due monaci che stavano discutendo su una bandiera che sventolava nel vento. Uno dei monaci disse: “Vedi, la bandiera si muove!” Il secondo monaco disse: “No, è il vento che si muove!”. Allora Hui-Neng disse: “State entrambi sbagliando. Né la bandiera e né il vento si stanno muovendo, ma è la vostra mente che si muove!”. Allo stesso modo, succede per le foglie, il vento, la rabbia, ecc. – Quando la tua mente si muove, appaiono le azioni. Quando invece la tua mente non si muove, la verità è ‘proprio-così-com’è’! Il vento che soffia, la caduta delle foglie, lo spazzarle via, e la persona che si arrabbia, tutte queste cose sono la verità. Se la tua mente è in movimento, tu non puoi ‘vedere’ la verità. Perciò, prima di tutto, devi capire che la forma è vacuità e la vacuità è forma. Successivamente, niente più né forma né vacuità. Solo dopo arriverai a comprendere che la forma è forma e la vacuità è vacuità!. Però, tutte queste azioni, sono esattamente la verità. Da ciò potrai trovare la tua vera casa e, quando l’avrai trovata, vieni da me quante volte ti pare e ne riparleremo. Controllerò se l’hai trovata o no.

Dici ancora: -Se l’albero non avesse radici, come potrebbe star fermo? – Io dico: -Il cane corre dietro all’osso! – Non devi essere attaccato alle parole. Prima, cerca di raggiungere la vera vacuità e poi, se non resti fissato sulla vacuità, otterrai la liberazione senza troppi impedimenti. Perciò capirai che l’albero NON ha radici. Getta via il tuo pensare. Pensare non è una buona cosa. Mantieni solamente la domanda ‘Cosa sono io?’. E non aspettarti la risposta. La mente che non-sa è assai importante. Se la mantieni per un lungo tempo, riuscirai a comprendere perché l’albero è senza radici. Cercherò di farti avere sempre mie notizie. A presto.      S. S. --------------------------------------------

31) L’ATTACCAMENTO DEL BODHISATTVA

Una sera, dopo un discorso di Dharma al Centro Dharmadhatu di Boston, uno studente chiese a Seung Sahn: “Il Bodhisattva è attaccato alla Compassione?”.

Son-sa disse: “L’universo è infinito; tutti gli esseri sono infiniti. Perciò l’attaccamento del Bodhisattva è infinito. Tuttavia, in un certo senso, l’attaccamento del Bodhisattva non è un attaccamento. L’attaccamento del Bodhisattva è un non-attaccamento!”.

Lo studente disse: “L’idea di salvare gli esseri, egli ce l’ha proprio nella mente, oppure questo accade in conformità alle situazioni in cui si trova?”.

Son-sa chiese: “Ma tu, sai cos’è un Bodhisattva?” e lo studente rispose: “No!”.

Son-sa disse: “Prima cerca di capire cos’è un Bodhisattva. Poi potrai capire il suo attaccamento. Il Bodhisattva è il tuo vero Sé! Il tuo vero Sé è il Grande-Io. Il Grande-Io è tutto l’esistente. Tu, io e tutti gli esseri siamo un solo Grande-Io, un’unica e sola Mente. Perciò, l’azione del Bodhisattva è votata sempre a salvare tutti gli esseri. Quando gli esseri sono felici, il Bodhisattva è felice. Quando gli esseri sono tristi, il Bodhisattva è triste. Egli agisce sempre nell’interesse di tutti gli esseri!”.

Lo studente fece cenno di aver capito. Si inchinò e disse: “Grazie!”.

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32) CINQUE TIPI DI ZEN

Una domenica sera, dopo un discorso di Dharma al Centro Zen di Providence, uno studente chiese a Seung Sahn: “Quanti tipi di Zen vi sono?”. Son-sa disse: “Cinque!”

E lo studente: “E quali sono ?”. Son –sa disse: “Sono: Il Sentiero Zen esterno, lo Zen della gente comune, lo Zen Hinayana, lo Zen Mahayana e lo Zen del Supremo Veicolo”. Studente: “Potresti spiegare ciascuno di essi?”

Allora Son-sa disse: “Zen vuol dire Meditazione. Il Sentiero Zen esterno include diversi tipi di meditazione semplice. Per esempio, la meditazione sul respiro, la meditazione sulla Luce, la meditazione Trascendentale, la meditazione Cristiana, ecc.- Lo Zen della gente comune è invece la Meditazione concentrativa, le Arti Marziali, lo Yoga, il servizio pubblico di Dharma, le Cerimonie rituali come quella del Tè, la cucitura delle vesti, ecc.- Lo Zen Hinayana è la Meditazione sulla Visione Profonda (Vipassana), dell’Impermanenza, delle impurità e del Non-sé.- Lo Zen Mahayana comprende: 1) la Meditazione sulla Visione Profonda di Esistenza e Non-esistenza e della Natura dei dharma; 2) Visione Profonda del fatto che non vi sono caratteristiche esterne tangibili e che tutto è Vacuità; 3) Visione Profonda della esistenza, della Vacuità e della Via di mezzo; 4) Visione Profonda del vero aspetto di tutti i fenomeni; 5) Visione Profonda dell’interrelazione ed interdipendenza di tutti i fenomeni; 6) Visione Profonda che vede i fenomeni stessi come l’Assoluto;- Questi sei punti sono gli stessi della ingiunzione dell’Avatamsaka Sutra: ‘Se vuoi conoscere tutti i Buddha del passato, presente e futuro, dovresti vedere la natura dell’intero universo come la creazione di una sola Mente!’- Infine, per ultimo, vi è lo Zen del Supremo Veicolo, che è diviso in tre punti: 1) Zen Teorico, 2) Zen del Tathagata e 3) Zen dei Patriarchi”.

Lo studente chiese ancora: “Quale dei cinque tipi di Zen è il migliore?”. Son-sa gli chiese a sua volta: “Tu comprendi la mente?”. Lo studente rispose: “No!”. Son-sa riprese: “Quando non si comprende la propria mente, nessun tipo di Zen può essere buono. Invece, quando si comprende la mente, qualsiasi tipo di Zen è eccellente!”

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Studente: “Io vorrei comprendere la mia mente; perciò, quale tipo di Zen dovrei praticare?”. Son-sa rispose: “Comprendere la propria mente è lo scopo principale dello Zen del Supremo Veicolo”.

Studente: “Tu prima hai detto che questo Zen del Veicolo Supremo è diviso a sua volta in tre tipi. Quale dei tre rappresenta il miglior addestramento?”

Son-sa disse: “In realtà, essi sono un unico e solo tipo di Zen, che si articola in tre momenti: lo Zen Teorico è la comprensione intellettuale; lo Zen del Tathagata è la comprensione della Vacuità, cioè l’unità di mente ed universo. La Verità che ne consegue, vale a dire il ‘Così-è-come-è’, è lo Zen dei Patriarchi. Quest’ultimo sta a significare una mente rilassata e distesa, cioè il raggiungimento del Grande-Io, che è tempo e spazio infiniti”.

Lo studente disse: “E’ troppo difficile da capire, ed io non capisco!”.

Son-sa disse: “Te lo spiegherò meglio. Il Sutra del Cuore dichiara che la forma è vacuità e la vacuità è forma. – Perciò, la tua sostanza e la sostanza di tutte le cose è la stessa. La tua mente originaria è il Buddha ed il Buddha è la tua mente originaria!”. Poi, prendendo una penna in mano, aggiunse: “Questa è una penna. Tu e la penna, siete uguali o differenti?”. Lo studente, alquanto incerto, provò a dire: “Uguali!”. Son-sa disse: “Giusto. Ecco, questo è lo Zen Teorico!”

Studente: “E qual è quello del Tathagata?”

Son-sa: “Il Mahaparinirvana Sutra dice che tutti gli aggregati sono impermanenti. Questa è la legge dell’apparire e svanire. Quando cesserà l’apparire e lo svanire, allora quella pace silenziosa sarà la Beatitudine! Ciò significa che quando nella tua mente non vi saranno più apparizioni o sparizioni, sarà una mente vuota di ogni pensiero e sarà essa stessa la Pace Silenziosa. Perciò, ti ripeto: -tu e questa penna, siete uguali o differenti?”. Lo studente, un po’ più sicuro, disse: “Uguali!”

Son-sa disse: “Ti darò trenta colpi! Però anche se dici ‘Differenti’, ti darò lo stesso trenta colpi! Allora, che dici?”. Lo studente adesso era molto confuso e non rispose.

Son-sa colpì il pavimento e disse: “Se mantieni la tua mente proprio così com’è ora, allora questo è lo Zen del Tathagata. Hai capito?”.

Lo studente, scombussolato, disse: “No, non capisco!”

Son-sa disse: “Bene! Questa mente che non capisce, questa mente ‘non-so’, non ha in sé né male e né bene, né Buddha e né Dharma, né luce e né buio, né cielo e né terra, né uguale e né differente, né forma e né vuoto, niente di niente! Essa è una vera mente vuota. La mente vuota è la mente che non ha apparenze né sparizioni. Mantenendo in ogni momento questa mente, questo è lo Zen del Tathagata. Prima avevi risposto che tu e la penna siete uguali. Vedi, questo ‘uguali’ è un pensiero, ecco perché ti ho detto che ti avrei colpito trenta volte! Ora hai capito?”

Lo studente, visibilmente imbarazzato, rispose: “Beh, un po’!” Son-sa: “Ok. Una piccola comprensione è già qualcosa. Ora ti chiarisco. Se tu avessi chiesto a me, se io e la penna siamo uguali o differenti, io ti avrei dato una risposta senza dover utilizzare il pensiero. Per esempio, colpendo il pavimento. Quando tu avrai capito il perché io colpisco il pavimento, allora avrai capito lo Zen del Tathagata!”. Lo studente disse: “Grazie. Ora vorresti spiegarmi lo Zen dei Patriarchi?” Son-sa disse: “Una volta, una persona chiese al maestro Zen Men-Gong: - Cos’è il buddhismo? – ed egli rispose: -Il cielo è immenso, la terra è vasta! – Hai capito il significato di questa risposta?”. Lo studente: “No, non l’ho capito affatto!”

Son-sa: “Ecco, questa è una risposta giusta! L’illuminazione è proprio così! Lo Zen dei Patriarchi è Illuminazione Zen. Un eminente maestro scrisse queste strofe:

1) Il cielo è la terra, la terra è il cielo! Il cielo e la terra mutano costantemente.

     Il fiume  è la montagna, la montagna è il fiume; il fiume e la montagna sono vacuità!

2) Il cielo è il cielo, la terra è la terra: come potrebbero mai mutare?

    La montagna è la montagna, il fiume è il fiume. La verità è ‘proprio così!’ – 

Come puoi vedere, il primo verso indica lo Zen del Tathagata ed il secondo, lo Zen dei Patriarchi. Una volta un uomo chiese al maestro Zen Dong-San: - Cos’è il Buddha? – ed egli rispose: -Tre libbre di lino! -. L’uomo non capì, perciò andò da un altro maestro e descrisse a quest’ultimo il suo incontro con Dong-San, chiedendogli: - Cosa significa ‘Tre libbre di lino’? – Quest’altro maestro gli rispose: -Alberi di pino nelle terre del Nord; canne di bambù in quelle del Sud! - Naturalmente l’uomo non capì nemmeno questa risposta, perciò si recò da un suo amico, che aveva studiato lo Zen per qualche tempo. Alla richiesta di spiegazioni, l’amico disse: - Apri la bocca! I tuoi denti sono gialli! Hai capito? – e l’uomo, - No, continuo a non capire! – Allora l’amico concluse: - Prima cerca di capire la tua mente, dopo tutto ti sarà chiaro! – ”.

Quindi, Son-sa chiese allo studente: “Ed ora, hai capito?” e lo studente: “Si, grazie!”

Son-sa: “Che cosa hai capito?”. Studente: “Che il ‘Così-è’ è lo Zen dei Patriarchi”.

Son-sa: “E che cos’è il ‘Così-è’?”. Lo studente non seppe rispondere. Son-sa gli dette con forza un pizzico sul braccio. Lo studente urlò e strillò: “Ohi!…”

Son-sa: “Ecco, questo è il ‘Così-è’! Ora dimmi, cosa c’è nel dolore?”

Lo studente, massaggiandosi il braccio, “Non lo so!”

Son-sa: “Devi capire cosa c’è nel dolore. Allora potrai capire lo Zen del Supremo Veicolo e riuscirai a vedere che tutto quello che c’è nell’Universo è la Verità!”.

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33) IL COLORE DELLA NEVE

Un pomeriggio d’inverno, durante il ‘Yong-Meng Jong-Jin’ (cioè un tipo di sesshin) al Centro Zen di providence, Seung Sahn volle fare una passeggiata con alcuni suoi discepoli. Il giorno prima aveva nevicato, perciò Son-sa chiese ad uno studente: “Di che colore è la neve?” Lo studente disse: “Bianca!”. Son-sa disse: “Tu sei attaccato al colore!”. Lo studente battè le mani. Son-sa disse: “Hai la testa di un drago, ma la coda di un serpente!”.

Poi chiese ad un altro studente: “Di che colore è questa neve?”. Lo studente rispose: “Beh, ormai conosco la risposta!” Son-sa disse: “E allora dimmela!” Lo studente disse: “E’ bianca!” Son-sa chiese: “Sei sicuro?” Lo studente: “Non ti arrabbierai mica?” - Son-sa: “Presto sarà ora di pranzo!” Un altro studente disse: “Perché non andiamo a bere un po’ di tè?” Al che Son-sa disse: “Io ne ho già preso appena adesso!”. Lo studente improvvisamente dette un colpo a

Son-sa. Son-sa gridò: “Ohi, Ohi!”.

 

34) ANCORA SULLA ‘MENTE-NON-SO’

Un giovedì sera, dopo un discorso di Dharma al Centro Zen di Cambridge, uno studente chiese a Seung Sahn: “Quando uno guida un’auto, sta solamente guidando. Così, quando ci si siede in zazen, se ci si pone la domanda ‘Cosa sono io?’, si diventa soltanto la domanda?”

Son-sa disse: “Si, proprio così. Siamo soltanto la domanda. Il nome che diamo alla mente chiara è ‘mente-non-so’. Perciò bisogna capire questo ‘non-so’. ‘Non-so’ è soltanto ‘non-so’. Ciò è molto importante”.

Studente: “Ma se comprendo, allora non sono più una ‘mente-non-so’. Non è così?”

Son-sa: “Ah si? E chi è che non-sa ?” (Risate dall’uditorio). “Quando mantieni la mente-non-so, quella è ‘non-so’. Tu sei ‘non-so’! Quando si viene al mondo, a tutti viene dato un nome: John, George, Roger, Stephen. Quando sei venuto al mondo tu, non avevi il nome, ma avevi la mente-non-so. Ecco perché la vera mente è non-mente. Che cos’è la mente? Solo ‘non-so’! Il nome della mente è ‘Non-so’!”

Studente: “Ma allora, quando si sta guidando, chi è che guida, io o la mente ‘non-so’?”. Son-sa: “Guidare vuol dire proprio solo essere ‘non-so’!” (risate). Solo se si mantiene la mente ‘non-so’ si può fare tutto. Solo ‘non-so’, nient’altro. Ok?” (risate).

Studente: “Che cosa, non si sa? (risate) Voglio dire, se stai guidando, non esiste sapere o non-sapere!”

Son-sa: “Perché, quando guidi, non hai la mente?” Lo studente restò in silenzio, e Son-sa continuò: “Ecco, vedi, ora la tua è la mente-non-so. Se non ti ci attacchi, c’è solo questo ‘non-so’…” Studente: “Ma…, non so, cosa?”

Son-sa: “Di che colore è questa porta?” Studente: “Marrone!”

Son-sa: “Tu dici ‘marrone’. E questo è ‘non-so’. Hai capito?” Studente: “No!” (risate).

Son-sa: “Ecco, adesso capisci il ‘non-so’!” (risate). Studente: “Ma tu sei attaccato al ‘non-so’?”. Son-sa: “No, tu sei attaccato al ‘non-so’! Sei attaccato alle parole e ciò non va bene. Esiste solo il ‘non-so’. Se bevo dell’acqua, c’è soltanto l’acqua che bevo e ‘non-so’ nient’altro. Ecco perché per bere l’acqua serve la mente-non-so, capito?”

Studente: “E perché non si può dire solamente che sto bevendo l’acqua?”

Son-sa: “Vedi, sei attaccato alle parole. Chi è che ora sta parlando?” Lo studente restò in silenzio. Son-sa: “E’ il ‘non-so’. E’ questo ‘non-so’ che sta parlando!”

Studente: “Ma se proprio ‘Io’ sto parlando! Non c’è bisogno di dire che è il ‘non-so’!”

Son-sa: “In origine, non vi è nome né forma. Ed il nome di tutto ciò e ‘Non-so’!”

Studente: “Alcuni maestri Zen dicono che bisogna conservare il grande dubbio, che sarà forse questa ‘mente-non-so’, credo. Ma dicono anche che dovrà esserci un momento in cui il Grande Dubbio sarà sciolto nell’Illuminazione!”

Son-sa: “Il Grande Dubbio è il ‘Non-so’. I nomi possono variare –grande dubbio, grande domanda, grande ‘non-so’. Vi sono tantissimi nomi. Per esempio, il nome che mi è stato dato appena nato è Duk-In; il mio nome da monaco è Heng-Won; il mio nome da maestro Illuminato è Seung Sahn. Come vedi, io ho molti nomi, ma nessuno è il mio vero nome. Appena nato, non avevo nomi. Il mio vero nome è ‘nessun nome’! Così, grande dubbio, grande domanda e grande ‘non-so’, sono tutti la stessa cosa”. Studente: “Però, quand’eri bambino, se tua madre ti avesse chiesto: - Chi sei tu? – non avresti certo risposto. – Non so! –”.

Son-sa: “Bisognerebbe andare a chiederlo al bambino!” (risate). Studente: “Un bambino non pensa: -Io so – o – io non so – egli soltanto è!”Son-sa: “Appunto! Ecco, il bambino soltanto è. Quindi è proprio ‘non-so’! Egli non ha attaccamento alle parole o alle domande. Invece tu sei attaccato alla domanda. La mente ‘non-so’ è mente chiara, è la mente prima-del-pensiero. ‘Non-so’ è proprio così com’è. Ed ora, prova a chiedermi cos’è il ‘non-so’!” Studente: “Va bene. Cos’è il ‘non-so’?” Son-sa sollevò la tazza con l’acqua e bevve. “Hai capito? Questo è il ‘non-so’!” Studente: “Ma perché chiamarlo ‘non-so’! Se uno ha sete, che beva! Perché una persona se ne va in giro facendo le cose e pensando ‘Non-so’?” (risate…) Son-sa: “No, se lo pensi, questo non è ‘non-so’!” (risate) “Non-so è non-pensiero! Ci deve essere solo ‘non-so’. Socrate era solito andarsene in giro per Atene, dicendo: -Conosci te stesso! -. Una volta, un suo discepolo gli chiese: - Ma tu, conosci te stesso? – E Socrate rispose: -No, non lo so. Però conosco questo ‘non-so’ -. Non-so, ma quando ho sete, bevo. Non-so, ma quando sono stanco, mi riposo. Solo questo!” Studente: “L’originaria domanda è:- Cosa sono io? – e la risposta dovrà essere: - Non so! – Ma, allora, chi è che non sa? Sei ancora costretto a restare bloccato sulla domanda e quindi sei alla fine. Sia il ‘so’ che il ‘non-so’ sono opposti. E se uno gettasse via tutta la faccenda e continuasse solo a vivere normalmente?” (risate…) Son-sa rise anch’egli e disse: “Tu sei pensiero, pensiero, pensiero. Perciò ti colpirò trenta volte!” (risate) “Allora, cosa sei veramente tu?” Lo studente restò in silenzio. Son-sa disse: “Ecco, non lo sai! Sei questa mente! Se manterrai questa mente e non sarai più attaccato alle parole ‘io so’ o ‘io non-so’, potrai presto arrivare alla comprensione finale!”

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35) ZEN E TANTRA

Una sera, dopo un discorso di Dharma al Centro Dharmadhatu di Boston, un studente disse a Seung Sahn: “Ad un recente seminario su ‘Zen e Tantra’, il Rimpoche Tibetano Choghyam Trungpa paragonò lo Zen al bianco-nero ed il Tantra al colore. Tu cosa ne pensi?”. Son-sa sorrise e chiese a sua volta: “Tu quale dei due preferisci?” (Risate dall’uditorio). Lo studente fece spallucce.

Son-sa chiese: Di che colore è la tua maglietta?”. Lo studente disse: “Rossa!”

Son-sa disse: “Allora, sei forse attaccato al colore?”. Lo studente esitò per un istante, poi disse: “Può darsi che sia tu attaccato al bianco e nero!”

Son-sa replicò: “La freccia ha già raggiunto il bersaglio!” Vi fu un lungo silenzio. Poi Son-sa riprese: “Hai capito?” (qualche risatina…) “Ok. Ora ti spiegherò: - Il cane corre dietro all’osso!”. Vi fu un altro lungo e snervante silenzio. “D’accordo” riprese Son-sa “Ti spiegherò un pochino di più!” (Vi furono sonore risate) “Quando tu  pensi, la tua mente e la mia sono differenti. Ma quando non stai pensando, allora la tua mente, la mia mente e la mente di tutti gli esseri sono la stessa cosa! Ora dimmi: -Quando tu non stai pensando, esiste il colore? Esiste il bianco-e-nero? La tua mente, quando non pensa, è una mente vuota. Mente vuota significa l’eliminazione di qualsiasi tipo di concetti, linguaggi e parole. Può mai esservi, dunque, il colore?” Lo studente era ancora titubante: “Beh, non saprei…”  E Son-sa:

“Ah, non lo sai? Allora ti batterò! Hai capito, ora?” (risate dall’uditorio) “Nella mente originaria non c’è colore, non c’è bianco-e-nero, né concetti, né parole, né Buddha, né Zen e né buddhismo Tibetano!”

Lo studente si inchinò e disse: “Grazie!” Son-sa disse: “Grazie? E che cosa vuol dire ‘grazie’?” Studente: “Solamente ‘Grazie!’-" Son-sa sorrise e concluse: “Va bene. Solo ‘grazie’. Ok. Spero che tu possa arrivare presto a comprendere il tuo vero Sé!”

Lo studente: “Beh, ho appena cominciato a farlo!”.

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36) LE 10.000 DOMANDE SONO UN’UNICA DOMANDA!

12 Aprile 1974,  Caro Son-sa-nim,  Ho alcune domande da farti: -Come fai ad insegnare il Dharma? Cos'è in realtà ciò che tu insegni? Se tu non lo avessi capito, potresti lo stesso insegnare lo Zen? Una persona ordinaria, può imparare queste cose? Può cercare di capire un pò di più?

Immagino che tu stia godendoti il sole della California, mentre qui a Providence cè una fredda pioggia. In ogni modo, abbiamo finalmente trovato il denaro per la nuova sede. Arrivederci a presto.   Louise.

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20 Aprile 1974,  Cara Louise, Come stai? Grazie per la tua belal cartolina illustrata. Come stanno Alban, Roger, Bobby, Stephen, George, Suzie e Nick?

Mi hai fatto parecchie domande. Ma quando uno ha tante domande da fare, diventano tutte un'unica domanda: -Perché si nasce e si muore? Come mai è possibile 'vedere, toccare, odorare, sentire'? Perché il sole sorge ad Oriente? Perché la luna splende di notte? Perché la terra gira intorno al sole? E così via…

Le diecimila domande sono un'unica domanda. La sola domanda è: -Cosa sono io? - Nella bella immagine che mi hai mandato, si vede una persona che solleva una spada. E' un Re con la spada adamantina. Se con essa elimini tutti i pensieri, le diecimila domande spariranno. Perciò, dimmi: -Qual è questa Spada Adamantina? Se riesci a trovarla, la tua vita sarà completamente libera e le tue azioni saranno pure e senza impedimenti. Se non la troverai, il dèmone delle domande ti ucciderà ed andrai di volata all'inferno. Perciò, cerca di eliminarle tutte! E' molto meglio che tu tenga la bocca chiusa, come i valichi pieni di neve in primavera!

Ora, eccoti un koan: -Quando suona la campana, indossa il tuo kesha! - Sai cosa significa? Significa che i tuoi occhi, orecchie, naso, lingua, corpo e mente ti ingannano! Il tuo verò Sé è privo dei sei sensi. I tuoi sensi ti usano ed ecco perché tu poni le diecimila domande. Devi farti l'unica domanda: -Cosa sono io? E così farai ritorno al tuo vero Sé. Poi capirai. "La farfalla svolazza sui fiori e ne beve il nettare!"

Ora, eccoti una poesia:

            "Cos'è il Buddha? - Tre libbre di lino… Merda secca sul bastone…

            "E così via… Ma c'è chi dice che non capisce queste parole!

            "Sono come bambini che si succhiano le dita dei piedi…"

Arrivederci a presto…                                                                                                  S.S.

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37) IL BUDDHA E' UNA CIABATTA DI PAGLIA!

Una mattina, dopo la consueta pratica, quattro studenti stavano facendo colazione con Seung Sahn al Corner Coffee Shop, sulla Ventunesima Est di New York. Uno degli studenti stava parlando dell'esperienza da lui avuta con alcuni seguaci della Setta Nichiren: "Il loro mantra (Nam-myoho-renghe-kyo) sembra una pratica molto potente. Ho chiesto loro cosa significasse. Mi hanno detto di non saperlo e che, comunque, non era importante saperlo. Bastava solo ripeterlo continuamente. Ritieni giusta questa cosa?" Son-sa disse: "In una pratica di questo tipo, non è necessario comprendere correttamente. Essa può funzionare anche se non sai che questo mantra è il Nome del Sutra del Loto, né che Kwanseum Bosal sia il nome del Bodhisattva Avalokiteswara".

Un altro studente disse: "Ho sentito dire che alcuni mantra possiedono un potere inerente in se stessi, che per esempio i suoni Sanscriti hanno la capacità di raccogliere l'energia dell'universo. C'è qualche differenza con i mantra che usi tu?"

Son-sa disse: "Tre cose sono importanti: primo, la motivazione di recitare il mantra; secondo, una forte fede che il mantra avrà effetto; terzo, una recita costante e continuata!"

Studente: "Allora, anche se recito 'Coca-Cola' per tutto il giorno, avrà un effetto?"

Son-sa: "Se qualcuno in cui tu hai fede, ti dicesse che le parole 'Coca-Cola' hanno un potere segreto e tu realmente ci credessi, allora per te 'Coca-Cola' avrebbe effetto sicuramente. Vi dirò ora una storiella, su questo argomento: -Circa trecento anni fa, in Corea c'era un monaco chiamato Sok-Tu, che significa 'Testa-di-pietra'. Egli era veramente molto stupido e siccome riteneva che i Sutra fossero troopo difficili per lui, decise di praticare lo Zen. Tuttavia, anche sedere in Zen era difficile. Così si mise soltanto a lavorare in maniera Zen, in cucina e nei campi del monastero. In quel monastero, due volte al mese, l'abate Zen era solito fare un discorso di Dharma che ogni volta gettava Sok-Tu nella più completa confusione. Un giorno, dopo uno di questi discorsi, egli andò dal Maestro per dirgli: -Maestro, sono stufo di essere così stupido. Esiste un qualche metodo per cui io possa arrivare a capire? - il maestro disse: -Beh, comincia col farmi qualche buona domanda - Sok-Tu scrollò la testa e rimase pensieroso per qualche minuto. Poi disse: -Ok, tu parli sempre del Buddha. Cos'è il Buddha? - Il Maestro disse: -'Juk shim shi Bul' (che in Coreano significa 'Il Buddha è la mente!'). Ma Sok-Tu capì male e fraintese, pensando che il Maestro avesse detto 'Jip shin shi Bul' ( che significa 'Il Buddha è una ciabatta di paglia!). Poi Sok-Tu, inchinandosi, se ne andò pensando - Che razza di Koan difficile! Come può il Buddha essere una scarpa di paglia! Quando mai potrò capire?- e tornò al lavoro. Per i successivi tre anni, Sok-Tu si scervellò su questa strana asserzione, mentre continuava a svolgere il suo lavoro Zen. Non chiese mai spiegazioni al Maestro e si tenne sempre questo interrogativo dubbio nella mente, per tutto il tempo. Finalmente, un giorno, mentre stava trascinando giù dalla collina un grosso carico di legna da ardere, per portarlo al monastero, il suo piede urtò una roccia ed egli perse l'equilibrio. Tutto il legname cadde rotolando, mentre le sue scarpe di paglia volarono per aria. Quando esse ricaddero in terra, fecero un gran tonfo e Sok-Tu raggiunse di colpo l'Illuminazione.

Egli era assai felice ed eccitato, per cui andò di corsa dal Maestro e gli disse: - Maestro, Maestro! Adesso ho capito cos'è il Buddha! - Il Maestro lo guardò e gli chiese: -Ohh, davvero? E allora, cos'è il Buddha? - Sok-Tu si tolse una delle scarpe di paglia e, con essa, colpì sulla testa il Maestro. Il Maestro, imperturbabile, disse: "E' la verità, questa? - E Sok-Tu di rimando: - Vedi, le mie scarpe sono tutte rotte! -

Il Maestro scoppiò a ridere e Sok-Tu, avvampando, si riempì di gioia!".

A questo punto, anche Son-sa ed i suoi discepoli scoppiarono a ridere e tornarono ad interessarsi dei loro toasts e uova fritte.

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38) TRE COLLOQUI

Una domenica mattina, uno studente entrò nella Sala dei Colloqui, al Centro Zen di Providence, e si inchinò a Seung Sahn.

Son-sa gli disse: "Cosa hai portato qui?" Lo studente urlò: "KHATZ!!!"

Son-sa disse: "Dammi un'altra risposta!" Lo studente di nuovo urlò: "KHATZ!!!"

Son-sa disse: "Sai soltanto urlare 'KHATZ!'. E quanto è pesante questo tuo KHATZ?"

Lo studente, intimidito, si schernì, e bofonchiò: "Nulla, scusami…"

Son-sa lo colpì col bastone e lo studente se ne andò.

Un altro studente entrò nella Sala e si prostrò. Son-sa disse. "Molto tempo fa, un discepolo chiese ad Un-Mon: -Cos'è il Buddha? - Un-Mon rispose: - Merda secca su un bastone- Questa risposta ti sembra giusta o sbagliata?" Lo studente rispose: "Sbagliata". Son-sa replicò: "E perché sbagliata? Se una persona ti chiedesse 'Cos'è il Buddha?', quale sarebbe la tua risposta?" E lo studente: "Merda secca su un bastone!". Son-sa disse: "Ok. Molto bene. Ora, un'altra domanda. Il Maestro-Zen Dong San, invece rispose che il Buddha era 'Tre libbre di lino'. Secondo te, questa risposta e la precedente, sono uguali o differenti?". Lo studente battè un colpo sul pavimento. Son-sa disse: "Non ti credo". Lo studente disse: "Gli uccelli volano nel cielo, i pesci nuotano nell'acqua!"

Son-sa disse: "Ciò è come grattarsi il piede sinistro quando ti prude quello destro!" Lo studente si prostrò e se ne andò. Poi, entrò un altro studente.

Son-sa suonò una campanella e disse allo studente: "Hai udito bene questo suono? Secondo te, esso è avvenuto fuori o dentro la tua mente?" Lo studente prese la campanella, la sollevò e suonò a sua volta.

Son-sa disse: "Molto tempo fa, il maestro-Zen Un-Mon a chi gli aveva chiesto cosa fosse il Buddha, rispose: -Merda secca su un bastone! -. Invece il maestro-Zen Dong San, alla stessa domanda, rispose: -Tre libbre di lino! - Qualè la risposta migliore?"

Lo studente disse: "Entrambe NON sono giuste!". Son-sa chiese: "E perché?"

Lo studente disse: "Perché 'Merda secca su un bastone' è 'merda secca su un bastone'; e 'Tre libbre di lino' sono 'tre libbre di lino'!"

Son-sa : "Non male. Adesso però ho un'altra domanda per te. Un tale arriva al Centro Zen di Providence fumando una sigaretta; lascia cadere la cenere sul Buddha e manda sbuffi di fumo verso il suo volto. Se tu fossi un maestro Zen che cosa faresti?". Studente: "Pulirei la statua del Buddha!" - Son-sa: "Ok, però questa persona ha un attaccamento alla sua idea di vacuità. Egli crede che tutto sia puro. Tu capisci che una simile azione è sbagliata. Come puoi fare per farglielo capire?"

Lo studente, un po’ perplesso, disse: "Beh, non lo so. Io non sono un maestro Zen!"

Son-sa concluse: "D'accordo, è vero. Però se persisterai in una tenace e continuata pratica, otterrai presto l'illuminazione e diventerai un maestro Zen!"

Lo studente, assai concentrato, si inchinò ed uscì dalla sala.

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39) QUANDO VA VIA LA LUCE, COSA SUCCEDE?

Una sera, dopo un discorso di Dharma all'Università di Yale, uno studente chiese a Seung Sahn: "Se la forma è non-forma e la non-forma è forma, allora la mente-di-Buddha è il pensiero ed il pensiero è la mente-di-Buddha?". Son-sa rispose di sì. Vi fu un lungo silenzio. Alcune persone dell'uditorio presero a bisbigliare.

Allora Son-sa disse: "Tu hai compreso il buddhismo. Perciò, ti chiedo: -Chi è che produce il pensiero? Chi costruisce il Buddha?" Lo studente restò per un attimo silenzioso, poi disse: "Ci sto giusto pensando!". Son-sa continuò: "E da dove viene questo tuo pensare?". Studente: "Forse dall'interrogarsi!"

Son-sa: "Dall'interrogarsi? E allora, da dove viene questo interrogarsi?"

Studente: "Probabilmente dalla mente-di-Buddha".

Son-sa rise e disse: "Non costruire nessun Buddha! Ok?" (risate dall'uditorio) "Tu dici mente-di-Buddha. Allora, cos'è il Buddha?". Lo studente si alzò, andò verso l'interruttore e spense la luce. Quindi lo girò di nuovo e la luce tornò.

Son-sa esclamò: "Ohh, molto bene! Ora però ho un'altra domanda da farti. Quando spegni la luce, che cosa succede? E quando la riaccendi, che cosa succede?"

Studente: "Spegnere la luce equivale alla mente-prima-del-pensiero".

Son-sa sorrise e disse: "Ti darò trenta colpi!" (risate dall'uditorio). "Allora, quando va via la luce, cosa c'è? E quando ritorna la luce, cosa c'è?"

Studente: "La luce spenta è la natura-di-Buddha. La luce accesa è il pensiero".

Son-sa: "Ok. Allora ti farò un'altra domanda. Il Buddha disse: -Tutte le cose hanno la natura di Buddha! Ma, quando qualcuno chiese a Jo-shu (Chao-Chou) se il cane avesse la natura-di-Buddha, egli rispose: -No! - Quale delle due affermazioni è giusta?". Lo studente rispose: "Non lo so!"

Son-sa riprese: "Ecco. Questo è quello che devi capire. Dopo, potrai comprendere la natura-di-Buddha. Tu parli di Buddha, mente-di-Buddha, natura-di-Buddha. Questi sono solo nomi. Ma cos'è veramente la natura di Buddha? Prima, devi comprendere la risposta di Jo-shu. Perché egli disse: 'No!'?- Prima ti avevo chiesto: -Quando va via la luce, cosa accade? E quando la luce ritorna, cosa accade?- Beh, è talmente semplice e tu non sei stato in grado di dirmelo. Quando la luce va via, viene il buio. Quando la luce ritorna, possiamo tornare a vedere. Solo questo. Era tanto semplice!" (molte risate dall'uditorio!).

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40) ESAMINARE LA MENTE

Un giovedì sera, dopo un discorso di Dharma al Centro Zen di Cambridge, uno studente chiese a Seung Sahn: "In che modo, un maestro-Zen, esamina la mente dei suoi discepoli?" Son-sa chiese: "Che cos'è la mente?"

Lo studente restò in silenzio per qualche istante, poi disse: "Non lo so!"

Son-sa disse: "Ok. Ti farò un'altra domanda. Un giorno, qu8alcuno chiese al maestro-Zen Ma-jo (Ma-tsu): -Cos'è il Buddha?- ed egli rispose: -Il Buddha è la mente, e la mente è il Buddha-. Più tardi, qualcun altro gli fece la stessa domanda, e Ma-jo rispose: -Nessuna mente, nessun Buddha!- Allora, secondo te, qual è la risposta giusta?". Lo studente colpì il pavimento. Son-sa disse: "Non ti credo!" e lo studente rimase in silenzio. Son-sa riprese: "Tu comprendi l'uno, ma non comprendi il due!". Lo studente restò ancora in silenzio. Son-sa continuò: "La tua prima risposta era buona. Ma siccome dopo hai cominciato a pensare, così hai sbagliato tutto. Colpire il pavimento è una buona risposta, non pensi né giusto né sbagliato e perciò colpisci solamente il pavimento. Ma questo colpire cosa significa?, 'La mente è il Buddha ed il Buddha è la mente' oppure 'Nessuna mente, nessun Buddha!'-?" Lo studente ammise: "Non saprei proprio!"

Son-sa: "E perché no? Entrambe le risposte di Ma-jo erano sbagliate. Esse furono risposte di basso livello. Non appena si dice 'mente' si crea la 'non-mente'; non appena si dice 'Buddha', si crea il 'non-Buddha'. Perciò Jo-shu disse: -Perfino nominare il Buddha è come rovesciare merda sul proprio corpo!- Tanto 'mente' quanto 'Buddha' sono parole con i loro opposti. Non sono l'Assoluto. Per questo entrambe le risposte di Ma-jo sono da considerare come insegnamenti nocivi".

Studente: "Io credo di no". Son-sa: "No? E perché no?". Studente: "Perché esse erano proprio adeguate per le persone che avevano fatto le domande"

Son-sa: "Il vero Buddha non può essere espresso a parole. Se tu fossi un maestro Zen e qualcuno ti chiedesse:- Cos'è il Buddha? - cosa gli risponderesti?"

Lo studente restò in silenzio. Son-sa disse: "Risponderesti solo col silenzio? Allora quella persona di certo non capirebbe. Supponi che sia pure incivile e ti colpisca. Cosa faresti allora? Continueresti soltanto a stare in silenzio?"

Lo studente: "Beh, lo colpirei a mia volta!"- Son-sa: "Allora egli ti direbbe che la tua testa è di un drago, ma la coda è di un serpente. Finché eri stato in silenzio, quella poteva essere una buona risposta. Ma, restituendo il colpo alla persona, quella non sarebbe stata altrettanto buona. Il suo colpirti era solo un modo per metterti alla prova, un modo di saggiare la tua mente. Ecco perché egli ti direbbe:- La tua testa (cioè la prima risposta) è da drago, però la tua coda (la successiva risposta) è solo un serpente!-"

Studente: "Un drago è un drago, un serpente è un serpente!"

Son-sa: "In più egli ti direbbe poi:- Il cane corre dietro all'osso!-"

Studente: "Beh, a quel punto, gli farei un inchino"

Son-sa:"E lui ti direbbe:- Dovresti fare una pratica più assidua!" (risate dall'uditorio). "Questo è il modo in cui un maestro Zen esamina e mette alla prova la mente dei suoi discepoli!" (grosse risate…)

Lo studente si mise a ridere anche lui e si prostrò a Son-sa.

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41) COS'E' LA MORTE?

Durante una sesshin (Yong Meng Jong Jin) al Centro Zen di Providence, uno studente entrò nella sala dei Colloqui e si inchinò a Seung Sahn. Son-sa disse: "Hai qualche domanda?", e lo studente disse: "Sì. Che cos'è la morte?"

Son-sa disse: "Tu sei già morto!". Lo studente, leggermente alterato, disse: "No, io sto andando verso la morte. In realtà non l'ho ancora sperimentata. Non ho neanche capito cosa voglia dire".

Son-sa lo colpì. Lo studente rimase un po’ confuso e non replicò. Dopo qualche istante, Son-sa disse: "Quando pensi alla morte, tu crei la morte. Quando pensi alla vita, stai creando la vita. Se resti senza pensieri, non esiste né vita né morte. Nella mente vuota, può esservi mai un 'io' o un 'tu'?"

"No", rispose laconico lo studente. Son-sa continuò: "Tu dici 'No'. Ma devi capire il tuo 'No'. Questo 'No' è 'Non-sé', 'non-corpo', 'non-mente', 'non-altri' e 'non-mondo'. Perciò non vi è né vita né morte. Questa è vera Vacuità. Vera Vacuità è 'prima-del-pensiero'. Prima-del-pensiero è 'proprio-ciò-che-così-è'! dunque, la vita è solo vita; la morte è solo morte. Non devi essere attaccato ai nomi ed alle forme. Pensa ad uno specchio chiaro e lucido. In un simile specchio, vi è tutto eppure quel tutto è nulla! Vi è solo lo specchio chiaro. Arriva il rosso e lo specchio diventa rosso. Arriva il verde e c'è solo il verde. Vi si riflette una donna e c'è quella donna. Vi si riflette un uomo e c'è quell'uomo. Arriva la morte e c'è la morte. Arriva la vita e c'è la vita. Però, tutte queste cose, in realtà, non esistono. Lo specchio non poggia su niente. C'è solo il venire e l'andar via. Ecco cos'è prima del pensiero: tutte le cose sono così come sono. Il nome di questo specchio così chiaro è 'pura mente originaria'. E tu devi trovare questo tuo 'volto originario'. A quel punto, non creerai più né vita né morte!"

Lo studente, dopo aver ascoltato, si inchinò. Il giorno successivo, quello stesso studente ritornò nella sala dei colloqui e si inchinò.

Son-sa disse: "Hai qualche domanda?" e lo studente: "Sì. Cos'è la morte?"

Son-sa disse. "Tu sei già morto!". Lo studente si prostrò: "Grazie. Ora ho capito!" disse. Son-sa chiese: "Hai capito? Bene, e allora, cos'è la morte'"

Lo studente disse: "Si, ho capito. Anche tu sei già morto!"

Son-sa sorrise e si inchinò.

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42) L'ESIGENZA DELL'ILLUMINAZIONE

Una domenica sera, dopo un discorso di Dharma al Centro Zen di Providence, Seung Sahn disse agli studenti ed ai suoi discepoli:

"Se eliminerete qualunque pensiero di ottenimento, allora arriverete a vedere il vero scopo della vostra ricerca. Alcuni di voi vogliono raggiungere l'Illuminazione e diventare maestri di Zen, il più velocemente possibile. Però, finché avrete questo tipo di pensieri non arriverete ad ottenere alcunché. Dunque, tagliate via tutti i pensieri ed i concetti. Poi, lavorando sodo solo sul vostro 'koan', tutte le vostre domande ed i dubbi formeranno un'unica grande massa. Questa massa crescerà a dismisura, fino al momento in cui vi accadrà di non occuparvi più del mangiare e del bere, o del dormire, o di qualsiasi altra cosa. Infatti, sarete tutti presi a cercare la risposta alla grande domanda. Quando vi troverete in questa condizione, l'illuminazione non sarà più tanto lontana". Uno studente chiese: "Se noi non esigessimo di ottenere l'illuminazione, per quale motivo dovremmo prenderci la briga di venire qui?"

Son-sa rispose: "Desiderio ed aspirazione, sono due cose differenti. L'idea di voler ottenere qualcosa con la meditazione Zen è sostanzialmente un egoismo. 'Voglio diventare Illuminato!' - significa: -'Io, voglio illuminarmi!'- Al contrario, l'aspirazione non vuole essere 'a favore di me stesso', non è un mero desiderio individuale; l'aspirazione trascende l'idea di <sé>. E' una forma di desiderio senza attaccamento. Se l'illuminazione arriva, bene; se non arriva, va bene lo stesso! In realtà, questa è già Illuminazione!". Lo studente chiese ancora: "Puoi spiegare meglio il perché?" Son-sa disse: "In origine, non vi è alcuna illuminazione. Se io ottengo qualcosa, che può essere ritenuta una illuminazione, non è illuminazione. Come dice il Sutra del Cuore: 'Non vi è ottenimento, né niente da ottenere!' - L'illuminazione è Non-illuminazione. Essa è soltanto una parola che si usa nell'insegnamento." Studente: "E che cosa insegna?"- Son-sa: "Quando si ha fame, si mangia. Quando si è stanchi, ci si riposa!" Studente: "Qualche volta sento che perfino la meditazione è parecchio egoista, perché in verità, con lo zazen, non 'sento' che sto aiutando gli altri…" Son-sa: "E cosa sei tu? Cos'è questo 'io' che si sente egoista? Se comprendi questo, potrai sapere che NON vi è una vera differenza tra il tuo <sé> e tutti gli altri esseri dell'universo. In ultima analisi, tutti sono UNO, ed insieme, tutti sono la stessa cosa. Tu, racchiudi in te, tutti gli esseri. Ecco perché la gente viene qui: per la propria utilità e per il vantaggio di tutti gli esseri!" Un altro studente disse: "Io non capisco la differenza tra desiderio e aspirazione. Se si ha l'idea 'Voglio salvare tutti gli esseri!' non vi è forse, in ciò, ancora dualità, cioè 'io' e 'tutti gli esseri'?". Son-sa: "Prima di usare queste parole, dovresti capire bene cos'è il <Sé>" Studente: "D'accordo. Allora dimmi, che cos'è il <Sé>?" Son-sa: "Hai già cenato?"; Studente: "Sì"; Son-sa: "Che sapore aveva il cibo?"; Studente: "Sapore di riso!"; Son-sa: "Ti colpirò trenta volte!"; Studente: "Ohi, ohi!". Il primo studente chiese nuovamente: "Ciò che hai spegato poc'anzi è chiaro come il sole. Però, quando vengo qui, mi sento ancora egoista, perché mio figlio vorrebbe che io restassi a casa con lui". Son-sa disse: "Permettimi di farti una domanda: -Potendo fare ciò che il tuo cuore veramente desidera, cos'è che più di tutto vorresti fare?" Studente: "Diventare illuminato!"- Son-sa: "E dopo esser diventato illuminato, cos'altro vorresti fare?". Lo studente restò in silenzio qualche istante, poi disse: "Bè, non lo so!". Son-sa riprese: "Allora, più di tutto, vorresti raggiungere l'illuminazione. Però non hai nessuna idea di che farne. Ecco questo tuo 'non-sapere' è il tuo 'vero Sé'. Finché rimani attaccato al tuo desiderio di ottenere l'illuminazione, non otterrai nulla. Tuttavia, è stato il tuo desiderio a portarti qui a fare zazen. Perciò, siediti e medita. Questo è il primo passo!"

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43) LA VERA <VIA> PER UNA DONNA

Un giovedì sera, dopo un discorso di Dharma al Centro Zen di Cambridge, una ragazza chiese a Seung Sahn: "Qual è la Vera Via per una donna?"

Son-sa disse: "Be, non saprei; io non sono una donna!" (Risate dall'uditorio) Poi, dopo qualche istante di silenzio, "Ok. Ora io chiedo a te:- Che cos'è una donna?". La ragazza, un po’ esitando, rispose: "Non lo so!".

Son-sa disse: "Ecco. Questa è la vera 'Via'! Solo questa mente che non-sa. Nella mente-non-so non vi è 'donna', né uomo, né vecchio, né giovane, né persone, né Buddha, né il sé, né mondo. Niente di niente. Se comprendi questa 'mente-non-so', avrai compreso la 'Vera-Via'. Sei d'accordo?"- E la ragazza disse: "Beh, non saprei…"Son-sa: "Allora tieniti stretta questa mente che non sa!"- La studentessa, dopo una certa esitazione, riprese: "Ma se le cose sono 'così come sono', l'uomo è uomo e la donna è donna!"- Son-sa disse: "Certamente, è proprio così!" Studentessa: "E allora, la vera 'Via' per la donna e la vera 'Via' per l'uomo, sono uguali o differenti?" (risate dall'uditorio) Son-sa, ridendo, disse: "Ah, questa è davvero una domanda interessante!" (risate) "Adesso ti chiedo a mia volta:- Uomini e donne, sono uguali o differenti?" Ragazza: "Veramente, l'ho chiesto prima io!" Son-sa: "Quindi, tu hai già raggiunto la 'Vera Via' per una donna!" (risate). La giovane borbottò: "Non capisco!"- Son-sa disse: "E allora ti batterò!" (risate) Poi aggiunse: "Hai capito, ora?". La giovane discepola tacque e s'inchinò.

 

44) PUOI VEDERE I TUOI OCCHI?

Una sera, dopo un discorso di Dharma al Dharmadhatu di Boston, uno studente chiese a Seung Sahn: "Qual è la differenza tra 'shikantaza' (solo sedere giù) e la pratica del 'ko-an'?"

Son-sa disse: "Lo scorso mese, mentre ero a Los Angeles, molte persone mi domandarono quale fosse la differenza tra il Soto Zen e lo Zen Rinzai. Io ho risposto: -Sono uguali!- essi sono differenti solo all'esterno. Il Soto-Zen usa la consapevolezza sul respiro per sopprimere il pensiero, mentre il Rinzai usa gli stessi 'koan', per lo stesso scopo, cioè sopprimere il pensiero. Solo il metodo esterno è differente. Eliminare il pensiero e far apparire la mente chiara sono la stessa cosa. Sono due porte per entrare nella stessa stanza. Se si è attaccati a 'shikantaza', oppure al 'koan', allora essi diventano differenti. Ma se non si è attaccati, allora sono uguali".

Lo studente disse: "Talvolta si sente dire di persone che per anni si dibattono con i koan, e ciò mi infastidisce. Penso che il fatto di essere su un sentiero sbagliato possa far perdere un sacco di tempo per realizzare che non c'è assolutamente niente da dover combattere. Non stai forse anche tu dicendo che non dovrebbe esservi nessun tipo di lotta?"

Son-sa disse: "Mantenere una mente desiderosa di illuminazione, è un modo sbagliato di usare il koan. Si deve solo mantenere il grande dubbio. Grande dubbio vuol dire eliminare ogni pensiero, diventare una mente vuota. Perciò, la mente che mantiene la grande domanda (il koan) è illuminazione. Voi siete già illuminati, ma non lo sapete! Solo dopo molto tempo di intensa pratica, potrete dire:- Ah, questa è l'illuminazione!!- E' molto semplice. Ora dimmi, secondo te, è possibile poter vedere i tuoi occhi?" - Studente: "No!" - Son-sa: "Forse che tu non hai gli occhi? No, tu hai gli occhi! E ancora, puoi afferrare la tua mente?" - Studente: "No!" - Son-sa: "Allora, forse che non hai la mente? È la stessa cosa. Puoi vedere questa tazza? Puoi sentire la mia voce?" - Studente: "Si" - Son-sa: "Ecco, questa è la tua mente. Gli occhi NON possono vedere se stessi. Perciò, cercare di vedere i propri occhi è un metodo sbagliato. La mente non può comprendere la mente. Perciò, cercare di comprendere la mente umana con la mente umana è un errore. Se ti sbarazzi di questa mente, scoprirai presto l'illuminazione. Io non posso vedere i miei occhi, però posso vedere questa tazza, quindi ho gli occhi. Non posso capire la mia mente, però posso udire le mie parole, quindi ho la mente. Allora, cosa sono io? Sto chiedendo a me stesso che cosa sono io. Non vi sono opposizioni, né opposti. Non avere opposizioni, o opposti, è l'Assoluto. Quindi ogni pensiero è eliminato. C'è solamente il 'Non-so'! solo mente vuota. Questo è il mio 'Vero Sé'! E' molto semplice."-

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45) "MEDICINE SPECIALI" E GRANDI AFFARI

Un pomeriggio di primavera, tre studenti stavano prendendo il tè nella stanza di Seung Sahn al Centro Zen di Providence. Uno di loro chiese a Son-sa: "Parecchie persone sono arrivate allo Zen come risultato della loro diretta esperienza con gli 'psicofarmaci', o 'medicine speciali' come li chiami tu. Prendere queste sostanze psichedeliche, è un bene o un male?"

Son-sa disse: "Non è importante la questione se è un bene o un male. In realtà, non è né bene e né male. L'importante è il perché queste persone prendono questi farmaci. Capito?" Un altro studente disse: "Cosa intendi, quando dici 'bene' e male'?"Son-sa disse: "Prendere un farmaco, per voler capire, è bene. Prenderlo a causa delle piacevoli sensazioni che offre, non è più così tanto bene". Studente: "Allora è davvero possibile arrivare ad una qualche 'comprensione', tramite queste 'medicine speciali'?"

Son-sa: "Sì, è possibile. La maggioranza delle persone è attaccata a 'nome e forma'. Esse prendono queste 'medicine' e, per cinque o dieci ore, è come se fossero morte. Non hanno più alcun impedimento da parte del loro corpo né vengono più stimolati da desideri corporali. È tutto come un sogno. Vi è solo l'azione libera della loro coscienza, il gioco spontaneo del 'Karma dell'Io'. In questo modo, esse arrivano alla conclusione che la vita è vacuità. La vita è morte e la morte è vita. Arrivano anche alla conclusione, in maniera assai chiara, che le lotte e le differenze tra i popoli sono inutili, anzi che sono esattamente il risultato di pensieri errati. Queste persone non desiderano più di voler essere ricche né di inseguire il successo. Per loro, essere ricche o povere, avere o meno sucecsso, è perfettamente uguale. Si arriva ad un punto che è identico alla morte".

Il primo studente disse: "Dicendo questo, mi hai proprio convinto a prendere due volte al giorno queste 'medicine speciali'!"

Son-sa continuò: "Prenderle una o due volte al giorno, può ancora essere vantaggioso. Ma prenderne di più, e per lungo tempo, spesso è dannoso. È assai facile diventare attaccati a questi farmaci speciali. Tu ormai sei uno studente Zen. Perciò già comprendi che la vita è vuota e sai già qual è la vera Via. Quando il tuo corpo si ammala, diventa necessario talvolta prendere droghe potenti. Però queste medicine speciali curano certe malattie ma, a loro volta, ne creano delle altre. Quindi, quando sei sano, non c'è necessità di assumerle. Anzi, dopo averle prese, rischi di avere ancora maggiori attaccamenti. Puoi non sentire più il bisogno di lavorare e procurarti denaro. Senti soltanto la voglia di rilassarti, ascoltare musica, curare il giardino o dilettarti nell'arte".

Studente: "Come dici? Non fanno interessare al denaro? Dio non voglia!"

Son-sa: "Certo. Si crea un attaccamento allo stile di vita naturale, o hippie che, per uno studente Zen, non è una buona cosa. Molte persone prendono queste medicine speciali e, forse, possono anche arrivare a capire se stesse. Ma la loro comprensione è soltanto frutto del pensiero. Non è un raggiungimento. In un reale raggiungimento della vacuità, significa che ogni pensiero è stato eliminato. Non vi sono più simpatie o antipatie. Il modo di vivere è naturale e sereno. Lo stile di vita, creativo e benevolo. Non vi è attaccamento di alcun tipo, a niente di niente!"

L'altro studente disse: "Son-sa-nim, ormai vi sono diverse persone che praticano lo Zen. Io pratico lo Zen. Uomini di legge e di affari, praticano lo Zen. Io ho un certo attaccamento allo stile di vita naturale, ma costoro hanno attaccamento alla stile di vita manageriale e di 'business'. E, così come non dici loro di abbandonare i loro affari, mentre praticano lo Zen, non dici a me di abbandonare la vita naturale per praticare soltanto lo Zen. Si tratta però di un diverso karma, non è così?"

Son-sa: "La tua vita è naturale, e questo è bene. Lo stile di vita degli uomini d'affari, pure è bene. Ciò che è importante è la motivazione per cui tutti voi state vivendo in questo modo. Se uno desidera il denaro per se stesso, o se un altro desidera la vita naturale per se stesso,- allora questo non è bene. Se si eliminano i propri desideri, allora gli affari non sono affari. Sono un'attività sociale del Bodhisattva. Perciò, puoi usare sia gli affari come pure la vita naturale per insegnare a tutti gli esseri la giusta Via!" - Studente: "Si può insegnare lo stile di vita naturale?" - Son-sa: "Certo. Insegnare lo stile di vita naturale è un'ottima cosa, fintanto che non sei attaccato ad essa. Lo stile 'naturale' è un'azione di alta classe, da parte del Bodhisattva!"

Studente: "Come può essere così?" - Son-sa: "I veri hippies non hanno alcun impedimento. Se uno è senza soldi, senza casa, o un letto, va bene lo stesso. Si può dormire dovunque. Si può mangiare tutto quello che càpita. L'intera vita diventa libertà. Uno è libero di fare quello che vuole. Non avere impedimenti, significa non essere attaccati a niente! Ecco perché questa 'mente-hippie' è ottima: è una mente di alto livello! Purtroppo molti giovani sono attaccati allo stile-hippie, o allo stile di vita naturale. E questo non va bene. Se ci sei attaccato, allora anche lo 'stile-hippie' diventa un ostacolo. Devi eliminare ogni pensiero di attaccamento ed ogni desiderio al riguardo. Così raggiungerai presto l'illuminazione. La mente-hippie è ad un solo pelo dall'illuminazione. Se un'hippie si sbarazzasse del suo attaccamento ad esse4re un hippie, potrebbe assai presto scoprire che -'Oh, ecco, questa è l'illuminazione!'- Uno dei miei primi discepoli in America aveva una lunga capigliatura bionda agghindata a coda di cavallo. Un giorno gli dissi che sarebbe stato bene per lui tagliare la sua 'criniera', ed egli mi rispose che non ne aveva assolutamente l'intenzione, dato che il suo modo di portare i capelli gli piaceva enormemente. Allora io gli dissi:- Se sei attaccato ai tuoi capelli, non potrai raggiungere l'illuminazione!-. Lui disse:- Davvero?-. Ed io:- Certo! L'illuminazione è libertà totale. Se resti attaccato ai tuoi capelli, essi saranno un ostacolo. Se hai ostacoli, non potrai raggiungere l'illuminazione!- e lui: -Ok. Allora mi taglierò i capelli! - Io ribattei: -Benissimo. Ora non serve più che tu li tagli!-. In questo modo egli imparò che essere un vero hippie voleva dire non aver alcun attaccamento. In seguito, egli praticò intensamente ed arrivò presto alla comprensione!"-

Il primo studente domandò: "E' possibile anche per un uomo di affari, non aver alcun impedimento?" -

Son-sa rispose: "Soltanto se non ha desideri. Se lavora e guadagna denaro con lo scopo di aiutare le altre persone, allora lo Zen e gli affari sono la stessa cosa. Non sono affatto cose separate. Ogni occupazione è uguale. La maggior parte delle persone non capisce questo. Esse sono solo interessate a fare un mucchio di soldi ed a voler diventare gente di successo. Questo è il 'piccolo-io'. Ma se uno cerca di fare i soldi per aiutare gli altri, allora i suoi affari sono buoni affari. Grandi affari!".

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46) MIRACOLI

26 Luglio 1975 -  Caro Son-sa-nim, Una persona, al Centro ZEN di New Haven, mi ha fatto le seguenti domande: - Se un maestro Zen è capace di fare i miracoli, allora perché non li fa? Poiché si suppone ch'egli sia un gran Bodhisattva, non sarebbe forse capace di curare tanto le malattie mentali quanto quelle fisiche? Perché Son-sa-nim non fa quello che fece Gesù Cristo, cioè ridare la vista ai ciechi o toccare una persona impazzita e farla ritornare sana? E non potrebbe anche, miracolosamente camminando sulle acque, far in modo che numerose persone vengano rese seguaci dello Zen, facendole così diventare interessate alla pratica meditativa e aiutandole a comprendere meglio se stesse? Allora, perché egli non compie siffatti miracoli, proprio per il beneficio di tutti gli esseri?– Ecco, caro maestro, secondo te, in che modo dovrei rispondere a tali domande? Ti prego rispondimi e tanti cari saluti: MU GAK.)-

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3 Agosto 1975 – Caro Mu gak. Grazie per la tua lettera. Sì, è vero, moltissime persone vogliono i miracoli, però quando si trovano ad assistervi, diventano purtroppo estremamente attaccati ad essi. I miracoli, in se stessi, sono solo delle tecniche, non sono la Vera Via. Se un maestro Zen usasse fare questi miracoli troppo spesso, le persone si attaccherebbero a questa sua tecnica e non avrebbero più una buona disponibilità ad imparare la Vera Via. Se un dottore desse ad un malato una medicina per curare la sua malattia che, però gliene procurasse un'altra, si potrebbe mai chiamarlo "un buon medico?". È vero che le persone verrebbero attratte da un maestro Zen che camminasse sull'acqua ma, se si avvicinassero per un motivo come questo, troverebbero poi la vera pratica dello Zen troppo difficoltosa, o troppo noiosa, o troppo semplice (nel senso di non essere così prodigiosa) e, quindi, non esiterebbero ben presto ad abbandonarla.

Immagino che tu conosca la storia del maestro Zen Huang-po. Egli stava viaggiando insieme ad un altro monaco quando, ad un tratto, trovarono un fiume sul loro cammino. Senza neanche fermarsi, l'altro monaco prese ad attraversare il fiume camminando sull'acqua, invitando Huang-po a fare altrettanto. Huang-po, senza mezzi termini, ribatté: - Se io avessi saputo che tu eri un simile farabutto, ti avrei spaccato le gambe prima di aver raggiunto il fiume! –

Un vero maestro Zen, provvisto di acuta vista, conosce il karma delle persone. Il Buddha disse: - Il karma che ognuno ha provocato da se stesso, potrà svanire solo se uno lo vuole. Nessun altro potrà farlo per lui! – e poi disse anche, - Io ho scoperto molte ottime medicine, ma non posso prenderle io per VOI! -. Il Buddha ha già dato validissime istruzioni per coloro che sono ciechi o disabili. Ma la maggioranza delle persone vuole rimedi facili e soluzioni immediate. Esse vogliono che qualcun altro faccia il lavoro per loro. È come una madre che deve insegnare a suo figlio come vivere. Se fa lei ogni cosa al posto del figlio, questi non imparerà mai e finirà col dipendere totalmente da essa. Una buona madre fa in modo che il figlio impari a fare tutte le cose da sé, così egli crescerà indipendente e forte. In quest'ultimi tempi, in Corea vi è un uomo che si è autoproclamato Cristo e molte persone credono in lui. Esse bevono, come fosse una medicina, l'acqua con cui egli si è lavato viso, mani e piedi. Ed, effettivamente, molti loro mali vengono miracolosamente guariti. Ma è solo la loro mente che cura i loro corpi. Costoro credono così totalmente in quell'uomo, per cui egli ha la possibilità di fare i miracoli. Se non avessero fede e non credessero in lui, egli non sarebbe affatto capace di fare questi prodigi. Così, come quando una ragazza ed un ragazzo si amano e, la prima volta che si scambiano un bacio, le loro labbra sono colme di energia magica; allo stesso modo, quest'uomo può toccare i suoi seguaci come se le sue dita fossero cariche di un misterioso fluido elettrico. In India, vi sono innumerevoli Guru e Santoni religiosi che si comportano come lui.

Tuttavia, questo non è un buon insegnamento, perché rende i discepoli totalmente dipendenti dai loro leaders. Fino al punto di NON far comprendere loro che è proprio la loro stessa mente a produrre questi miracoli e, perciò, gli si rende difficile la capacità di azione a vantaggio di se stessi. La sola magia non può far sparire il karma negativo: essa è soltanto una tecnica. Forse che Gesù risolse qualcosa, facendo resuscitare Lazzaro dalla tomba? Lazzaro ebbe ancora lo stesso karma di prima e fu destinato, quindi, ancora a morire.

Uno dei discepoli del Buddha, Mong Nyon, era un grande operatore di miracoli. Un giorno, mentre stava meditando, egli vide che il regno di Kapila sarebbe stato presto distrutto da una guerra e, perciò, pensò: - Se io non faccio qualcosa, alle 11 di mattina del settimo giorno a partire da oggi, la nostra intera contrada andrà in rovina! – Di conseguenza, egli andò dal Buddha e disse: - Signore, sai che la prossima settimana, molti dei nostri concittadini verranno uccisi?-  - Si, - rispose il Buddha. E Mong Nyon: - E allora, perché non li salvi? – Ed il Buddha: - Perché non posso! – Mong Nyon disse: - Ma tu hai un'energia speciale e puoi fare i miracoli! Perché, quindi, non puoi salvarli?– Il Buddha ribatté: - Perché è impossibile far sparire l'altrui karma, che è già meritato ed accumulato! – Ma Mong Nyon non gli credette e si arrabbiò molto, in quanto ebbe pensiero che il Buddha, quella volta, non volesse essere compassionevole. Perciò, egli stesso fece in modo di rimpicciolire l'intero regno e lo mise dentro ad una pentola. Poi portò quella pentola nel più alto dei Paradisi celesti, dove tutto è pace e serenità. Qui, nel palazzo al centro del Paradiso Do-sol, lasciò la pentola per sette giorni. Allorché fu passato il tempo destinato, Mong Nyon, respirando profondamente, si disse: - Ecco, adesso è stato tutto messo a posto! – Quindi prese la pentola e la riportò sulla Terra. Ma, quando tolse il coperchio e vi guardò dentro, vide che il regno in miniatura era stato devastato da una guerra in miniatura.

La magia è solo una tecnica. Alcuni conoscono bene i trucchi con le carte. Potrebbe sembrare che essi abbiano un qualche potere magico ma, in realtà, tutto è solamente un trucco. Semplicemente, noi non siamo in grado di vedere ciò che realmente sta accadendo. Quella che noi chiamiamo "magia", si basa sullo stesso principio. Si tratta di carpire la coscienza di qualcuno e di manipolarla, e la cosa risultante sembrerà davvero un atto di potenza. C'era una volta un generale Cinese, che era anche un grande mago. Durante una guerra civile, egli evocò una eccezionale schiera di dèi, facendoli volteggiare nell'aria. L'armata avversaria ne fu atterrita e parecchi soldati furono uccisi da questa schiera di dèi. Ma, si dette il caso che il generale avversario fosse un grande saggio. Egli comprese che ciò che stava accadendo era opera di magia e perciò, il giorno seguente, radunò tutte insieme le sue truppe davanti ad una grande sfera di cristallo, piazzata su un alto pilastro: - Dovete tutti fissare intensamente questa sfera di cristallo – disse, - e mantenere le vostre menti libere da ogni pensiero. In questo modo sarete salvi. Però, se vi distrarrete o inizierete a pensare, allora sarete sicuramente uccisi dagli dèi! – Quindi, tutti i soldati riuscirono a mantenere libere e pulite le loro menti e non poterono venir manipolati dalla magia. Subito le schiere degli dèi scomparvero. Per un attimo restarono sospese e poi, tutto ciò che si poté vedere, fu un mucchio di foglie svolazzanti che cadevano per terra.

Se qualcuno desidera diventare abile nel fare miracoli, vi è certo la possibilità di imparare a farli. Ma questa non è la Giusta Via. I maestri Zen dalla vista acuta, raramente usano la magia o i miracoli, dato che questi non possono aiutare le persone a trovare la Vera Via. Il solo modo per far sparire il karma negativo è di far diventare VUOTA la vostra coscienza. Allora non ci saranno miracoli, ma soltanto esatte visioni e una corretta pratica. E, sinceramente, questo è il vero miracolo! - Con affetto,           S. S.           

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47) UN DISCORSO DI DHARMA

(Dato da Seung Sahn al Centro Zen di S. Francisco, il 9/2/1975)

(… Colpendo il tavolo con il suo bastone-Zen) "Riuscite a percepire ed a comprendere questo? Se sì, allora stete comprendendo l'Uno. Se no, sarete portati a dividere le cose in diecimila classificazioni ed in migliaia di livelli!"- (Battendo ancora sul tavolo…) "Allora, lo comprendete? Se sì, allora voi state comprendendo esattamente le diecimila classificazioni e le migliaia di livelli. E se nò, voi avete un attaccamento all'Uno!" (Colpendo nuovamente il tavolo…) "Comprendete questo? Se aprite la bocca per dire che avete compreso, vi batterò trenta volte. E se dite di non aver capito, vi colpirò lo stesso trenta volte!"- "Perché?... KHATZ!!!"

"L'aria di primavera sta colmando tutto l'universo e dappertutto sbocciano i fiori. Se siete in grado di proclamare ciò, chiuderete la bocca a tutti i Buddha ed agli eminenti maestri del passato. Perciò, come potete udire ciò che loro dicono? Per udire ciò che dicono, dovete comprendere esattamente che cos'è la 'seduta-Zen'. Quando sarete in grado di star perfettamente sereni, avendo eliminato ogni pensiero senza cadere in un sonno simile ad una trance, questa sarà la vera seduta. Quando il dentro ed il fuori saranno diventati uno, e la stessa cosa, e nessuna circostanza vi intralcia, allora questo è Zen…" "Quando capirete la 'seduta-Zen', capirete voi-stessi. Nella vostra mente c'è una spada adamantina. Se volete comprendere voi-stessi, prendete questa spada e tagliate con essa il bene ed il male, il lungo ed il corto, il bello ed il brutto, l'andare ed il venire, il vivere ed il morire, l'alto ed il basso, il Buddha e Dio. Tagliate via tutte le cose! Dovete procedere come se camminaste su una lastra di ghiaccio sottile, solo ed unicamente concentrati su ogni vostro passo. Se fate una manovra sbagliata, morirete ed andrete all'inferno, più veloci di una freccia. Passando attraverso questo reame del non-pensiero, raggiungerete presto la terra della vera Vacuità. La vera Vacuità è 'prima-del-pensiero'. Questa terra è priva di parole o di linguaggio; perciò, non vi sono montagne, né fiumi, né Ovest, né Est, né Nord o Sud, né Dio o Buddha. Ma se vi resterete fissati, diventerete attaccati alla Vacuità e nemmeno il Buddha potrà essere in grado di salvarvi…" "Quando vi trovate aggrappati con le mani ad una sporgenza della roccia e state per cadere, solo il non pensare alla vita ed alla morte vi farà provare la vera libertà. Potrete vedere il cane di legno che mangia il metallo ed emette fiamme di fuoco dal suo deretano. Farete amicizia con la tartaruga dal guscio peloso e con la lepre provvista di corna. Imparerete a suonare il flauto senza buchi. Da dove proverrà il suono di questo flauto? Ora, lasciatev alle spalle questo luogo e capirete che gli uccelli cantano, le colline sono verdi ed il cielo è blù-. Vedere, udire, odorare, gustare e toccare, la verità è 'proprio-così'! Questo è il linguaggio dei Buddha e dei maestri Patriarchi! Il suono dei fiumi ed il canto degli uccelli sono i Sutra; la terra ed il cielo sono il vero'Corpo del Buddha'".

(Sollevando il suo bastone-Zen…) "Dunque, vedete questo?" (Colpendo il tavolo…) "Udite questo? Questo bastone, questo suono, e la vostra mente, - sono uguali o differenti? Se dite che sono uguali, questo non è permesso, ed il mio bastone vi colpirà. Se dite che sono differenti, questo non è permesso, ed il mio bastone vi colpirà lo stesso. Infine, se dite che sono sia uguali che differenti, anche ciò non è permesso ed il mio bastone vi colpirà ancor più duramente. Perché?…KHATZ!!!" - "Se non entrerete nella tana, non potrete mai catturare il leone!"

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48) UN PICCOLO PENSIERO, UN PICCOLO DIVERBIO

Una sera, dopo un discorso di Dharma al Dharmadhatu di Boston, uno studente disse a Seung Sahn: "Dicono che nella meditazione-Zen si raggiunga un punto in cui vi è la cessazione del pensiero, o in alternativa, la cessazione dell'osservatore che si rende conto della continuità dei pensieri. Ci puoi fare un commento, su ciò?"

Son-sa disse: "Da dove viene il pensiero?" - Lo studente, indicando la sua fronte, rispose: "Suppongo da qui!" - Son-sa: "E dove va, il pensiero?" Lo studente: "Boh!?"

Son-sa: "E ancora, che cos'è il pensiero?" - Studente: "Qualcosa che arriva, ritengo… una consapevolezza…".

Son-sa disse: "Pensiero, è un nome fabbricato dalla gente"- poi, indicando un pezzo di carta: "Vedi, il nome di questa cosa è 'carta'. Se chiedi ad un gatto cosa sia questa, esso non penserà alla parola 'carta'. Fiumi, montagne, sole, luna - sono tutti nomi. Per un gatto, il sole non è 'il-sole'; per un cane, la luna non è 'la-luna'. Prova ad indicare la luna ad una cane e chiedigli:- Cos'è questa?-" (Risate dall'uditorio). "E' il pensiero delle persone che crea tutte queste cose. Perciò il pensiero è la tua mente! E, poiché in realtà, la mente è non-mente, così il pensiero è non-pensiero!" Lo studente disse: "Credo di riuscire a realizzare un po’. Ma come si fa a fermare il pensiero?"- Son-sa disse: "Ok. Te lo insegnerò. Vieni qui!" - Lo studente si avvicinò un pochino più avanti e si sedette di fronte a Son-sa. Son-sa gli porse una tazza piena d'acqua e gli disse: "Bevi!"- Lo studente bevve. Son-sa gli chiese: "E' calda o fredda?". Lo studente restò in silenzio per qualche istante, poi disse: "Sembra buona"- Son-sa disse: "Ecco, questo è pensiero. Quando stavi bevendo l'acqua, non stavi pensando. Poi, quando ti ho chiesto se era calda o fredda, tu hai pensato a quale risposta giusta darmi. E questo è il pensiero. Quando hai bevuto, bevevi e basta!" Poi, sollevando il pezzo di carta: "Cos'è questo?"- Lo studente rimase in silenzio. "Perché non rispondi?" insistette Son-sa. E lo studente: "Beh, perché tu vuoi che io dica che è un pezzo di carta!" (risate…). Son-sa disse: "Troppo tardi… tu hai molti, troppi pensieri!" (altre risate). "Ecco, ora vieni un po’ più vicino…"- Lo studente si avvicinò-. "Stenditi!" impose Son-sa. Lo studente si sdraiò per terra e Son-sa lo colpì col bastone sul fondoschiena, poi chiese: "Cos'è stato?"- Lo studente rispose: "Beh, direi un colpo rumoroso!"

Son-sa disse: "Si, però quando ti ho colpito non lo sapevi! E ora dimmi, perché ti ho colpito?"- Studente: "Forse per scuotermi un po’!"- Son-sa: "Non capisci il significato del mio colpo?"- Studente: "Dava l'impressione di una specie di cosa fatta per bene".

Son-sa: "Ritenerlo un 'bene' è un tuo comportamento. Ma riesci a capire cosa significhi il mio comportamento?" - Studente: "Forse stai cercando di insegnarmi qualcosa…"

Son-sa disse: "Una volta, il Buddha si trovava sul Picco dell'Avvoltoio. Ogni giorno egli parlava seduto davanti a molte persone, e quel giorno erano più di mille. Tutti si aspettavano che egli cominciasse a parlare. Invece il Buddha restava in silenzio. Passò un minuto, poi due minuti, infine tre minuti. Sempre silenzio. Alla fine, il Buddha alzò la mano sollevando un fiore. Nessuno comprese, tranne Mahakashyapa che, quando vide il fiore, sorrise. Il Buddha disse a Mahakashyapa: -Ora, ti ho trasmesso il vero Dharma!- adesso io chiedo a te:- Quando il Buddha sollevò il fiore, cosa voleva significare?-"

Lo studente disse: "Beh, egli semplicemente sollevò un fiore. Voleva mostrare il suo proprio agire!- Son-sa: "E se tu fossi stato lì ed avessi visto il suo sollevare il fiore, che cosa avresti fatto?" - Studente: "Lo avrei preso!"- Son-sa esclamò: "Oh, oh, oh, Tu sei Buddha, vero?" (risate) e lo studente: "No, non sono Buddha!" (altre risate).

Son-sa disse: "Se tu avessi preso il fiore, il Buddha ti avrebbe colpito. Cosa avresti fatto, allora?"- E lo studente: "Lo avrei colpito a mia volta!"- Son-sa: "E lui ti avrebbe detto:- Tu hai compreso l'Uno, ma non il due!- Che cosa avresti potuto rispondere?" Studente: "Non comprendo nemmeno il tre!"- Son-sa: "Allora il Buddha avrebbe detto:- Pensavo che tu fossi un acuto leone, ma ora vedo che sei un cane cieco!- Dunque?" - Lo studente allora restò in silenzio.

Son-sa disse: "Ok. Ora ti spiegherò. Quello che il Buddha  avrebbe detto, significa:- Bene, il tuo colpo è ok. Io sono Buddha ed anche tu sei Buddha. Perciò colpiscimi pure a tua volta- Tu ed il Buddha siete identici e quella era una risposta di buon livello. Però, il Buddha ti avrebbe messo ancor più alla prova:- Tu comprendi l'Uno, ma non il due!- e la tua risposta a questo è stata meno buona, perciò il Buddha ti avrebbe ancora detto:- Pensavo che tu fossi un acuto leone, invece ora vedo che sei un cane cieco!- Hai capito, ora?"

Lo studente disse: "Bene…" e poi fece di nuovo silenzio. Tutti risero. Anche Son-sa sorrise e disse: "Devi aprire di più il tuo occhio mentale. Ok?" Lo studente disse: "Okay, grazie!" e Son-sa concluse: "Prego, non c'è di che!"-

 

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49) IL NON-RAGGIUNGIMENTO E' RAGGIUNGIMENTO!

Un giovedì sera, dopo il discorso di Dharma al Centro Zen di Cambridge, uno studente chiese a Seung-Sahn. "Se, come dice il Sutra del Cuore, non vi è raggiungimento né nulla da raggiungere, perché dobbiamo praticare lo Zen?"

Son-sa rispose: "Ma tu comprendi cos'è il 'Non-Raggiungimento'?".

Lo studente disse: "No, non lo so!" e Son-sa disse: " Il 'Non-Raggiungimento' o 'Non-Ottenimento' è il vero Raggiungimento. Devi raggiungere questo "Non-Ottenimento", per poter ottenere un vero ottenimento. Perciò, cos'è che bisogna raggiungere?" E lo studente, "Forse, la vacuità?" –

Son-sa.: "Nella vera vacuità non c'è né nome né forma. Perciò non vi è nemmeno raggiungimento, od ottenimento. Se tu dici – 'Io ho  raggiunto la vacuità' – sei completamente in errore!"- Studente: "Allora, vi è anche una falsa vacuità?"

Son-Sa: "Tutto l'universo è una falsa vacuità! Ora, tu stai vivendo in un sogno. Cerca di svegliarti. Dopo potrai comprendere la vacuità!"-

Studente: "E come posso svegliarmi?"-

Son-sa: "Con la bastonata che ora ti darò!" (Risate dall'uditorio) "Vedi, è molto facile!" - Studente: "Spiegami cos'è questo sogno…" - E Son-sa: "Ma proprio questo, ciò che stai vivendo adesso, è il sogno!"

Studente: "Ho forse l'aspetto di uno che sta sognando?".- Son-sa allora esclamò: "Ohibò!, c'è forse qualcosa che NON sia un sogno? Dimmi una frase con parole che non siano sogni…" Poi, fermandosi un attimo, riprese: "Tutto, è sogno!".

E lo studente: "Allora, anche tu stai sognando?"

Son-Sa: "Bè, in questo caso, sei TU che crei il tuo sogno, ed io lo subisco, standovi dentro. Comunque, il tuo ora è un sogno positivo. Un sogno Zen. Anzi, un sogno su una lezione Zen!" (Risate…) "E come puoi fare per svegliarti? Questa è la cosa più importante. La tua intera vita passata è stata simile ad un sogno. Perfino questo stesso momento presente è simile ad un sogno! Perciò, dimmelo tu, come potrai svegliarti?"-

Lo studente disse: "Mi hai messo in una situazione impossibile. Come posso svegliarmi da solo, se sono addormentato?"

Son-Sa: "D'accordo, ora permettimi di chiederti una cosa: – Che cos'è il bene?"

Studente: "Il bene è un pensiero…"- Son-Sa: "Chi ha creato questo pensiero?" -  Studente: "Io!"- Son-sa: "Da dove viene questo pensiero <Io>?" –

Studente: " Viene da me!"- Son-sa: "Tu capisci la parola <Io>, ma non capisci il 'Vero Io'. Da dove viene questo <Io>?"- Studente: "Dal pensiero!" –

Son-sa: "Pensiero è solo una parola. Da dove viene il pensiero?"- Lo studente rimase in silenzio per un bel po’ di tempo. Poi, con molta lentezza, disse: " Beh, a dir il vero, non lo so!" – Son-sa con impeto, disse: "Ecco, si! Questa è la mente assoluta; la mente del <Non so!>; in essa non vi è linguaggio né parole – c'è soltanto il <Non so!>. Questo 'Non so' significa che ogni pensiero è andato, eliminato. Lo svanire di qualsiasi pensiero <è> la vera vacuità. Questo è il modo in cui puoi cominciare a risvegliarti!" Lo studente, stupefatto, si inchinò e disse ancora: "Grazie. Ma ora ho un'altra domanda:– Molte persone, nella vita quotidiana, chiedono opinioni e pareri:'Ti piace questo? Ti piace quest'altro?' – tu pensi che sia bene evitare questo tipo di conversazioni?"- Son-Sa: "E perché dovresti evitarle?"Studente: "Beh, perché mi fanno sentire un individuo, un'entità separata. Mi succede sempre di sentire ancor più fortemente il mio Ego!" – Son-sa disse: "Quando tu cammini, le tue mani si muovono in avanti e indietro. Questa è un'azione spontanea, senza pensiero. La stessa cosa è quando parli senza essere attaccato a ciò che stai dicendo. Il non-attaccamento al pensiero è <non-pensiero>. Se sei attaccato al tuo pensiero, questo fatto ti crea il karma. Se non sei attaccato, non crei karma. Questa mattina, il mio insegnante di Inglese all'Harvard Summer School, mi ha dato alcuni esercizi da fare a casa, enormemente difficili, per me!" (…Risate) "Allora, io ho pensato, -Come posso fare questi esercizi? - Non sapevo far altro. Solo questa grossa domanda. Ho mangiato, ma non sentivo nemmeno il gusto, avevo dentro solo questo gran problema degli esercizi. Tornando a casa, sull'autobus, c'era soltanto il problema dei miei esercizi, tanto che quasi mi dimenticai di scendere alla mia fermata. Se si mantiene questo tipo di mente, allora vedere è uguale a non vedere, udire è uguale a non udire, lavorare è la stessa cosa che non lavorare. E questo è il pensiero senza attaccamento. C'è solo la grande domanda. Perciò, anche parlare diventa un'azione priva di attaccamento, e quindi, è tale e quale al non parlare. Usi i tuoi occhi, ma non ci sono occhi; usi la bocca, ma non c'è alcuna bocca. Se mantieni la mente chiara, il rosso è rosso; il bianco è bianco. Ma tu non sarai attaccato né al rosso e né al bianco C'è solo il rosso, o il bianco. – Mi piace – è solo 'mi piace' e – Non mi piace – è solo 'non mi piace'! Questo tipo di mente è simile a quella di un bambino. Ecco perché qui non c'è ottenimento, né nulla da ottenere o da raggiungere. Questo significa che, prima di un pensiero, non c'è né linguaggio e né parole. Se tu mantieni la mente <non-so>, non c'è ottenimento, né raggiungimento e né nulla da dover raggiungere. Raggiungimento, o ottenimento, è solo un nome prodotto dalla mente che pensa. Raggiungimento e Non-Raggiungimento sono opposti. Prima del pensiero c'è l'Assoluto. Non ci sono parole né linguaggio. Perciò non c'è niente. Appena apri la bocca, sei in errore. Allora, che cos'è il raggiungimento? C'è solo il colpo, il 'koan', o l'urlo <KHATZ!>"- Lo studente, flebilmente, disse: "Purtroppo, per me è difficile mantenere il Koan durante la pratica. Come posso fare?"

Son-sa disse: "Si, all'inizio è difficile. È come quando devi guidare una macchina. Quando stai imparando a guidare e qualcuno ti attraversa la strada, ti viene da frenare assai bruscamente. Questa è un'azione del pensiero. Ma quando sarai esperto e guidi da molto tempo, allora premerai automaticamente il pedale del freno con la giusta pressione, per rallentare. E questa sarà un'azione riflessa, cioè non pensata. Quando si inizia la pratica del koan, il lavoro e la mente <non-so> sono separati ed in contrasto. Ma dopo molta pratica, la mente <non-so> e la mente-lavoro sono la stessa mente: la mente che lavora è la mente <non-so>. Quando al mattino reciti il koan, vi è solo la recita. Se tu dovessi pensare, dimenticheresti di sicuro le parole o le sbaglieresti. Invece, con la mente <non-so> è tutto molto più facile. Ecco perché devi farti sempre il grande interrogativo, la grande domanda-KOAN: -Che cosa sono Io? –"

Studente: " In realtà, io sento di aver già compreso questo Koan; come se avessi già capito la vera vacuità. Ma, poi al momento, mi passa di mente. E sono nuovamente nel mondo della dualità. Questo sta a significare che NON ho veramente compreso la vera vacuità?"

Son-sa: "Se hai compreso la vacuità, quella non è la vera Vacuità. È solo un pensiero, o una parola. Tu hai compreso la 'parola' vacuità. Per esempio, in Corea vi è un cavoletto in salamoia, molto piccante, chiamato "kim-cì". Quando qui giunge qualche ospite, io lo avviso che il kim-cì è molto forte, ma costui non sa cosa voglia dire 'molto forte', finché non lo sperimenta da se stesso. Infatti, dopo aver preso un po’ di questo 'kim-cì', egli dirà poi. - Oh, ma è fortissimo!" (…Risate). Altri sanno della forte qualità piccante del kim-cì, ma non lo hanno mai assaggiato. Solo quando lo assaggeranno, essi potranno comprendere veramente quanto forte sia. Solo allora essi arriveranno a raggiungere il "forte". Perciò, capire il "forte", non è la stessa cosa che raggiungere il "forte". Molti occidentali possono anche avere una qualche comprensione della "Mente Unica". Ma la loro, non è vera comprensione, è solo concetto, pensiero. Quindi, comprendere la vacuità e raggiungere la vacuità, sono due cose differenti. Se, anche solo per una volta, raggiungi la vacuità, l'hai raggiunta per sempre; non la dimenticherai più! Bene, tu dici di aver capito la vacuità. E allora, cos'è la vacuità?" – Studente: " Proprio QUESTA, è la vacuita!" – Son-sa: "Ah si? Tu dici che questa è vacuità. Io, invece, dico che non è vacuità. Tu hai due mani, una voce, il corpo. Nella vacuità, non ci sono mani, né voci, ne corpi. Allora, cos'è la vera vacuità? È molto importante, questo, perché nella vera vacuità non ci sono parole. Appena apri la bocca, sei in errore, perciò… Ora, dimmi, di che colore è quella porta?" – Lo studente se ne stette prudentemente in silenzio.

Ma Son-Sa continuò: "Allora, di che colore è?" – E lo studente: "Bè, tu ce l'hai gli occhi…" – Son-Sa: "Occhi? Questi non sono occhi. Sono soltanto due fori nella mia faccia!" (…Risate). "Te lo chiedo un'altra volta, - Di che colore è questa porta?".

Di nuovo, lo studente restò in silenzio. Allora Son-Sa disse: "E' marrone!"

Studente: "Ma se io avessi detto marrone, tu avresti detto che sono attaccato al colore!" – E Son-Sa, di rimando: "Marrone è solo marrone!" – Poi, indicando un bicchiere d'acqua, chiese: "E questa, cos'è questa?"- Lo studente rispose: "Acqua!" –

Son-Sa: "Infatti, è solo acqua. L'acqua è acqua. E questo è non-pensiero. Quando hai detto – Acqua! -, questa è la mente! Questa mente è molto importante. È uno specchio chiaro. Viene il rosso, lo specchio è rosso. Viene il verde, lo specchio è verde. C'è l'acqua è la mente è l'acqua. Si presenta una porta marrone e c'è la porta marrone. Se sei senza pensiero, la tua mente è come uno specchio. Tutto quanto è soltanto "proprio ciò che è", "proprio così com'è". Perciò, la vera vacuità è questa mente chiara. Nella originaria mente chiara non ci sono nomi né forme. Non vi è nulla che appare o scompare. Tutte le cose sono proprio così come sono. Se, invece, tu ti metti a pensare, allora SEI in un sogno. Perciò, ora sai come devi risvegliarti: devi sradicare ogni tuo pensiero!"—

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50) LA VERA SEDUTA-ZEN-

15 Dicembre 1974,   Caro Son-sa-nim, Mazumi Roshi mi ha detto di scriverti per domandarti se è bene che io studi presso di lui. Susan ed io abbiamo passato tre giorni con lui, in una sesshin. A me sembra un vero illuminato, 'colmo in cima e vuoto come il cielo'. Anche lui fa uso dei koan che dai tu. sedendoci stiamo diventando più forti. Eccoti una breve poesia:

            <Sedendo sullo 'zafu', col respiro onnipervadente  e ritti come una pietra…

            <I bambini giocano, il vento soffia, ahi… per di più, con le gambe doloranti!

Arrivederci a presto.                                                                            BYON MON

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20 Dicembre 1974,  Caro Byon Mon, Grazie per la tua lettera. E' un'ottima cosa che tu sieda con Mazumi Roshi, che piace anche a me. Se continuerai a studiare con lui, dovrai stare attento a non attaccarti alle sue parole ed alle sedute-Zen. Devi capire il vero Zen. La vera seduta-Zen significa eliminare ogni tipo di pensieri e mantenere la mente immobile. Significa diventare chiari e trasparenti. Le belle parole e le sedute continuate sono importanti, ma l'attaccamento ad esse è assai pericoloso. In questo caso, non saresti capace di comprendere il vero Zen.

Una volta il maestro-Zen To-An era in visita presso un altro Tempio e non indossaca i suoi abiti da maestro, ma solo quelli da monaco errante. Accadde che si trovò a conversare con uno dei monaci del tempio, che non lo aveva riconosciuto come maestro-Zen. Presto quel monaco cominciò a parlare del suo maestro: -Oh, ogni giorno lui fa un migliaio di prostrazioni e mangia una sola volta al dì. Non ha mai lasciato il tempio da trent'anni e sta sempre seduto in zazen. Egli è il più grande maestro Zen di tutta la Cina!- To-An disse: -Bene, sembra che il tuo maestro sia un uomo straordinario. Io non sofare nessuna di queste cose. Non faccio le mille prostrazioni al giorno, però la mia mente non è mai oziosa. E neppure mi limito a mangiare una sola volta al giorno, tuttavia non ho mai ansia o desiderio per il cibo. Non riesco a stare al tempio per molto tempo, ma ovunque io mi trovi, non ho conflitti né fastidi. E neanche sto seduto in Zen per tanto tempo, eppure non permetto mai che il mio pensiero sorga a mia insaputa!-

Il monaco, confuso, disse: -Non capisco! -, e To-An ribattè: -Và a fartelo spiegare dal tuo maestro!- Il monaco si inchinò ed entrò nel tempio. Dopo poco, quel maestro Zen, ne uscì di corsa dirigendosi verso To-An e, prostrandosi tre volte davanti a lui, disse: - Tu sei un grande maestro-Zen! Ti prego, fammi essere tuo discepolo. Io sono troppo attaccato alla dura pratica, ma ora che ho sentito le tue parole precise, la mia mente è diventata più chiara!-. To-An sorrise e disse: -No, no. Io non posso essere il tuo insegnante. Tu sei già un grande maestro-Zen. Tutto ciò che ti serve è di mantenere la mente che hai avuto quando ti sei prostrato a me. Tu sei già un uomo liberato. Prima ti prostravi, sedevi e mangiavi solo per te stesso. D'ora in avanti lo farai per tutti gli esseri!-. A queste parole, il secondo maestro cominciò a piangere di gioia. Si inchinò ancora a To-An e con umiltà disse: -Grazie!-.

Caro Byon Mon, cosa pensi di questo fatto? Nella lettera, hai detto che Mazumi Roshi è 'colmo in cima e vuoto come il cielo'. E che significa? Solo se comprendi la vera Vacuità puoi comprendere queste parole. E se comprendi queste parole, allora hai già raggiunto l'illuminazione. Ma se non hai raggiunto l'illuminazione, quando mai potrai comprendere queste parole?

La tua poesia è molto graziosa. Però le parole non mi piacciono. Per cui, ti prego ti mandarmene un'altra, senza parole. Sinceramente.                  S.S.

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51) SAMADHI CONTRO SATORI

Un giovedì sera, dopo un discorso di Dharma al Centro Zen di Cambridge, uno studente disse a Seung Sahn: "Ritengo che il Samadhi sia uno stato che, come minimo, debba comprendere un certo risultato da conseguire. Invece, il Satori sembra essere una specie di illuminazione istantanea. In che cosa essi differiscono?" Son-sa disse: "Se il tuo pensiero è attivato, Samadhi e Illuminazione sono differenti. Eliminando il pensiero, Samadhi e Illuminazione sono la stessa cosa. Tuttavia, se si cerca di spiegarli, ritornano differenti. Samadhi è uno stato di mente unificata. L'Illuminazione è proprio 'ciò che è'. 'Mente-unica' e 'Ciò-che-è', sono differenti e tuttavia sono la stessa cosa. Perciò, quando recitiamo un mantra, c'è solo quel mantra. OM MANI PADME HUM, OM MANI PADME HUM. Tutti i pensieri sono eliminati. Guardo in giro, ascolto le voci, ma c'è solo il mantra! Questo è il Samadhi! Quindi, se qualcuno in quel momento mi chiede:- Di che colore è questo muro?-, io rispondo:- Om Mani Padme Hum!-. Se qualcuno, vedendo il mio rosario, mi chiede:- Che cos'hai nella mano?-, io rispondo:- Om Mani Padme Hum!. L'Illuminazione, invece, mi farebbe rispondere diversamente, -Di che colore è il muro?-, -Bianco!-; -Che cos'hai in mano?-, -Un rosario!-; Allora vediamo che il Samadhi è solo mente-immobile, mente unificata."

Studente: "Perciò è la stessa cosa del Satori!"

Son-sa: "No, non è la stessa cosa. O meglio, è la stessa cosa e insieme, non lo è!"

Studente: "…Non capisco!"

Son-sa: "Ascolta. Una volta, ai tempi del Buddha, una donna era seduta in samadhi - un samadhi molto profondo. Non era addormentata ma neanche del tutto desta; era proprio in un samadhi, come se fosse morta. Manjushri, il gran Bodhisattva del decimo livello (quello più alto), cercò di destarla, ma non vi riuscì. Ad un certo punto, arrivò un Bodhisattva inferiore, del quinto livello, che girò tre volte intorno a lei e la colpì alle spalle. Essa si svegliò immediatamente. Come mai quel gran Bodhisattva non fu capace di farla uscire dal samadhi, mentre quello del livello inferiore vi riuscì? Se comprendi questo fatto, potrai avere una vera comprensione della diversità tra samadhi e illuminazione. Hai capito?". Lo studente restò in silenzio.

Son-sa disse: "Devi capire questo. Vi è un koan che ha lo stesso significato. Un grande maestro disse:- Se io uccido i miei genitori, ho ancora la possibilità di potermi pentire davanti al Buddha; ma se uccido il Buddha, i Bodhisattva ed i più grandi maestri, di fronte a CHI potrò pentirmi?-"

Studente: "… Forse di fronte a. ..me stesso?". Nello stesso momento, si sentì una voce dal fondo della stanza: "Andiamo a prendere il tè?"

Son-sa disse: "Chi è che ha parlato?" Lo studente che aveva parlato, alzò la mano.

Son-sa disse: "Oh, stupendo! Meraviglioso! Queste due frasi, dette nel medesimo momento, sono un unico e solo koan. Se riuscirete a comprendere questo, potrete facilmente comprendere tanto il Samadhi quanto l'Illuminazione!"

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52) L'URLO <KHATZ!!!> DI LIN-CHI

Quando al maestro-Zen Dok-San (Tokusan) venivano rivolte delle domande, egli rispondeva colpendo l'interrogante. Il maestro-Zen Ku-ji, invece, era solito rispondere soltanto alzando un dito, mentre il maestro-Zen Lin-chi lo faceva gridando: "KHATZ!!!". Perciò, il bastone di Dok-San, il dito di Ku-ji ed il 'KHATZ' di Lin-chi divennero famosi per questo.

Lin-chi era solito gridare 'KHATZ!' in qualunque occasione. Spesso l'urlo riusciva ad annullare perfino il pensiero alle persone; talvolta esso era una prova per saggiare il loro progresso nello Zen, mentre altre volte giungeva perfino ad aprire loro la mente. Un giorno arrivò al monastero un tale che chiese a Lin-chi:- Cos'è il buddhismo?-

Lin-chi gridò:- KHATZ!!!-. Quel tale si prostrò e se ne andò.

Un altro giorno, un'altra persona arrivò e si inchinò. Poi sollevò la testa e gridò:- KHATZ!-. Lin-chi non accennò ad alcuna replica, ma non appena questa persona si girò per andarsene, gli gridò un ben più potente:- KHATZ!!!-.

Venne un successivo visitatore e, allorché fece l'inchino a Lin-chi, questi gli gridò subito 'KHATZ!'. Dopodiché il tizio sollevò la testa, guardò Lin-chi e, a sua volta, gridò: 'KHATZ!'. Subito Lin-chi urlò nuovamente:- KHATZ!!!- e scappò via.

Un'altra persona ancora chiese a Lin-chi: -Che cosa farai, oggi?-. Lin-chi gridò subito:- KHATZ!-.

Questi sono i quattro modi di usare il 'KHATZ!' da parte di Lin-chi, che lo usò senza riserve, riuscendo ad aprire la mente a parecchi discepoli.

Un'altra volta, un tale chiese a Lin-chi:- Cos'è lo Zen?-. Lin-chi sollevò il suo frustino, fatto di crini di cavallo. Il tale fece subito:- KHATZ!-. Lin-chi lo colpì. Di nuovo quel tale chiese:- Cos'è lo Zen?-. Ed ancora Lin-chi lo colpì con la frusta. Il tizio gridò:- KHATZ!'-. Di rimando, Lin-chi urlò un potentissimo 'KHATZ!!!'. Il tale restò confuso e non seppe più cosa dire. Di nuovo Lin-chi lo colpì.

Un altro giorno, parecchie persone si erano radunate nella sala Zen. Lin-chi era seduto su una larga piattaforma e disse: "All'interno di una casa color-carne vive il Maestro Ultimo. Questo Maestro, durante tutto il giorno, va avanti e indietro attraverso le sei porte. Avete capito?". Un monaco si alzò e chiese: "Qual è questo Maestro Ultimo?". Lin-chi si alzò di scatto, scese giù dal piedistallo, afferrò il monaco e gli urlò: "Dimmelo, dimmelo!". Il monaco esitava. Lin-chi lo scaraventò per terra e disse: "Il tuo Maestro Ultimo è un pezzo di merda!"-

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53) NIRVANA E ANUTTARA-SAMYAK-SAMBODHI

Una domenica sera, al Centro Zen di Providence, uno studente si recò nella stanza dei colloqui e si inchinò davanti a Seung Sahn, il quale gli chiese: "Sai cos'è il Nirvana?"- Lo studente battè un colpo sul pavimento. Son-sa continuò: "Nel Sutra del Cuore si parla prima di Nirvana e poi di Anuttara-Samyak-Sambodhi. Che cosa mi sai dire al riguardo?"- Di nuovo lo studente colpi il pavimento.

Son-sa disse: "Tu sai solamente colpire il pavimento. Sei attaccato a questo tipo di risposta. Dammene un'altra!". Lo studente, imperterrito, colpì ancora il pavimento.

Son-sa: "Tu non riesci a distinguere tra il rosso ed il verde. Hai gli occhi, ma sei cieco. Un'ulteriore offesa non ti sarà permessa!" Allora lo studente si inchinò e se ne andò. Un altro studente entrò nella sala dei colloqui.

Son-sa gli chiese: "Cos'è il Nirvana?". Anche questo studente colpì il pavimento. Son-sa: "Cos'è l'Anuttara-Samyak-Sambodhi?".

Studente: "Quando il sole sorge, l'intero mondo si rischiara!"

Son-sa: "Allora, le due cose sono uguali o differenti?". Lo studente colpì il pavimento.

Son-sa: "Dici la verità?". Lo studente: "No!". Son-sa: "Allora, qual è la verità?"

Studente: "La luce del sole si spande sulla terra ed il gatto dorme sdraiato!"

Son-sa: "Mi piacerebbe rincontrarti tra cinquecento anni!".

Lo studente si inchinò e se ne andò.

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54) LO ZEN E LE ARTI

Un giorno, uno studente che era venuto al Centro Zen di Providence per il tè, domandò a Seung Sahn quale fosse la relazione tra lo Zen e le Arti. Son-sa disse: "Lo Zen è la comprensione dei misteri della vita e della morte. Tu, sai perché sei vivo?". Lo studente rispose: "No, non lo so!". E Son-sa: "E sai perché devi morire?". Lo studente fece spallucce. Son-sa disse: "Le persone, in questo mondo, vivono e muoiono senza comprendere cosa sia la vita e la morte. Quando tu sei nato, sei semplicemente venuto al mondo. Quando fuoriuscisti dall'utero di tua madre, non è che hai detto: -Aiuto, sto venendo al mondo!-. Tu sei 'capitato' qui, senza alcuna volontà di nascere e senza sapere perché stavi nascendo. La stessa cosa succede con la morte. Quando dovrai morire, semplicemente te ne andrai. Non sei libero di NON farlo! Lo Zen è la Grande Opera della Vita e della Morte. Cartesio disse:- Penso, dunque sono!- ma proprio perché pensiamo, abbiamo la vita e la morte. Se non pensiamo, non c'è né vita né morte. Dunque, vita e morte sono create dal nostro pensiero. Esse esistono a causa della nostro pensiero, convinto che esse esistano e poi cessano di esistere allorché cessa il nostro pensare".

"Se ora tu stai pensando, la tua mente, la mia e quella di tutti gli esseri sono differenti. Ma se sei senza pensiero, allora tutte le menti sono uguali, la stessa cosa".

Lo studente, interrompendo Son-sa, disse: "Esse non sono né uguali e né differenti. Mi sembra che tutto ciò che stai dicendo siano soltanto parole-pensiero!"

Son-sa disse: "E' vero. Infatti, se elimini i pensieri, questa mente è senza-pensiero, cioè 'prima-del-pensiero'. Se tu mantieni questa mente 'prima-del-pensiero, e anch'io stesso mantengo la mente 'prima-del-pensiero', diventiamo un'unica mente. Sei d'accordo?". Lo studente disse: "Se eliminiamo ogni pensiero, non vi è mente!".

Son-sa sorrise e disse: "Giustissimo. Non vi è mente. Ma il nome per indicare questa condizione è 'Mente-Unica', oppure 'Una-Sola-Mente'! Prima del pensiero non vi sono parole, né espressioni, né vita e né morte. Quindi, qual è il tuo <vero "né>?"

Lo studente restò in silenzio. Son-sa continuò: "Lo Zen è la comprensione del tuo vero "né. Devi chiedere a te stesso:- Cosa sono io?-. Devi mantenere questa grande domanda e troncare ogni altro tuo pensiero. Quando avrai ottenuto la comprensione della grande domanda, avrai compreso te stesso! Socrate era solito camminare per Atene, dicendo ai suoi discepoli:- Dovete conoscere voi stessi!-. Una volta, uno di loro gli chiese:- Ma tu conosci te stesso?-. Socrate rispose di no ma poi aggiunse:- Però comprendo questo mio non conoscere!-. lo Zen è la stessa cosa. E' conoscere il non-conoscere, il non-pensare. C'è soltanto:- Cosa sono io?- e questo è il tuo vero Sé. Quando avrai compreso te stesso, sarà assai più facile per te dipingere o scrivere poesie, eseguire calligrafie o disegni, fare cerimonie del tè o arti marziali. Senza alcuno sforzo, riuiscirai a scrivere, a dipingere e agirai in ogni circostanza nel modo più giusto possibile. Perché? Perché quando starai scrivendo, dipingendo o facendo qualunque altra cosa, sarai totalmente assorbito in quella azione. Starai soltanto scrivendo, soltanto dipingendo o soltanto agendo. Tra te e l'azione vi sarà solamente il non-pensiero. Solo l'azione del non-pensiero. Questa è Liberazione!".

"Se ti farai trascinare dal pensiero, la tua mente si scosterà dall'azione ed il flusso di essa, dello scrivere o del dipingere, verrà bloccato e perfino la cerimonia del tè sarà confusa ed impacciata. Se invece sarai capace di stare senza pensiero, sarai tutt'uno con la tua azione. Sarai la penna che scrive. Sarai il pennello che sta dipingendo. Sarai il tè che stai bevendo. Il non-pensiero è la mente 'prima-del-pensiero'. Sarai l'intero universo e l'universo sarà te! Questa è la mente Zen, Mente Assoluta! Essa è oltre lo spazio ed il tempo, oltre la dualità di sé ed altri, il bene ed il male, la vita e la morte. La verità è proprio così. Perciò quando una persona Zen si sente motivata a dipingere, l'intero universo è presente sulla punta del suo pennello!"

"C'era una volta un grande poeta Giapponese chiamato Basho. Egli era un giovane molto vivace e, da serio buddhista, aveva studiato molti Sutra. Egli era sicuro di aver compreso il buddhismo. Un giorno fece visita al maestro Zen Ta-kuan. Essi parlarono per lungo tempo. Il maestro provava a dire qualcosa e Basho era pronto ad anticipare le risposte con una esuriente verbosità, facendo citazioni dai Sutra più difficili e profondi. Ad un certo punto il maestro disse:- Sei un grande erudito del buddhismo, un uomo eccezionale. Hai capito tutto. Ma, per tutto il tempo che abbiamo passato a parlare, hai usato soltanto le parole del Buddha o di altri eminenti maestri. Non mi interessa ascoltare ancora le loro parole. Ora vorrei ascoltare ciò che hai da dirmi tu, le parole del tuo proprio <Sé>. Svelto, dimmi una frase con parole tue!-. Basho restò senza parole. La sua mente prese velocemente a muoversi di qua e di là:- Che posso dire? Quali possono essere le 'parole mie'?-. Passarono diversi minuti di silenzio. Dopo un po’ il maestro disse:- Io credo sinceramente che tu abbia compreso il buddhismo. Perché, dunque, non mi dai una risposta?-. Basho arrossì violentemente. La sua menet di colpo si fermò. Non gli fu più possibile muoversi, né a destra né a sinistra, avanti o indietro. Era come blocacto da una corazza iumpenetrabile. Poi, all'improvviso, vi fu solo una vastissima vacuità. E, mentre dal giardino del monastero, giunse tutt'ad un tratto un suono, Basho si girò verso il maestro e disse.- Uno stagno quieto. Una rana vi salta dentro…Plofff, che spruzzo!-

Il maestro rise con forza e disse:- Bene, finalmente! Queste sono le parole del tuo vero Sé!- Anche Basho si mise a ridere. Aveva raggiunto l'illuminazione. Qualche tempo dopo, Basho si recò a Matsushima, uno dei luoghi più belli del Giappone, ove si stava tenendo una gara di poesie. Vi erano convenuti poeti da tutti paesi dell'Est Asiatico. Ognuno aveva scritto le lodi alla bellezza del territorio, col maestoso picco del Monte Fuji incappucciato di neve, la luminosa superficie a specchio del lago con le numerose barche a vela che scivolavano sull'acqua simili a giganteschi uccelli bianchi, e così via…- Basho scrisse solo tre versi:

" - Matsushima!…

- Oh, Matsushima,

    Matsushima!-"

La sua poesia vinse la gara. Ecco, questa è una vera poesia Zen. Non usa un linguaggio forbito o figurativo. Non vi è pensiero in essa. Io sono Matsushiam e Matsushima è me! Quindi, nello Zen, non vi è esterno o interno. C'è soltanto la Mente Unica, la quale è 'proprio così com'è'. In questo modo tutte le arti vivono, e così è la vita dello Zen!"-

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55) FIORI DI PLASTICA, MENTE DI PLASTICA

Una domenica, mentre Seung Sahn si trovava al Centro Zen Internazionale di New York, vi fu una grande cerimonia. Vennero molte donne Coreane, con borse piene di cibo e regali. Una di esse portò un grosso bouquet di fiori di plastica che, sorridendo, porse ad una studentessa Americana di Son-sa, affinché li offrisse alla statua del Buddha. La studentessa, il più velocemente possibile, nascose questi fiori sotto un mucchio di soprabiti. Ma presto un'altra donna li trovò e, con la più grande contentezza, si recò nella Sala del Dharma e li mise dentro un vaso sull'altare.

La studentessa di prima, quando li vide, ne fu sconvolta. Ella andò da Seung-Sahn e disse: "Questi fiori di plastica sono orribili. Non potrei toglierli dall'altare e metterli da qualche altra parte?". Son-sa disse: "Vedi, ora anche la tua mente è di plastica. Per te, in questo momento, l'intero universo è di plastica!". La studentessa disse: "Ma, che significa?". Son-sa disse: "Il Buddha ha detto:- 'Quando una mente è pura, l'intero universo è puro; quando una mente è contaminata, l'universo intero è contaminato!'-. Ogni giorno si incontra gente infelice. Poiché la loro mente è afflitta, tutto ciò che essi vedono, odono, odorano, gustano e toccano è mesto ed infelice; l'intero universo è infelice. Se desideri qualcosa, allora diventi attaccato ad essa. Essere attaccati alle cose significa che esse diventano un ostacolo per la tua mente. Perciò il dire 'Non mi piace la plastica' è la stessa cosa che 'Mi piace la plastica'. Sono entrambi attaccamenti. A te non piacciono i fiori di plastica, quindi la tua mente è diventata plastica e lo stesso intero universo è plastica. Posalo! Deponilo giù, così non sarai più ostacolata da nulla! Non curarti se i fiori sono reali o finti, se sono sull'altare o nel secchio della spazzatura. Questa è vera libertà! Un fiore di plastica è solo un fiore di plastica. Un fiore vero è solo un vero fiore. Non essere attaccata al nome ed alla forma!"

La studentessa replicò: "Ma noi qui stiamo cercando di creare un bel Centro Zen per tutte le persone. Come posso non prendermene cura? Questi fiori finti rovinano tutta la stanza!". Son-sa disse: "Se qualcuno offre dei fiori veri al Buddha, il Buddha glien'è grato. Ma anche se qualcun altro ama i fiori di plastica e li offre al Buddha, il Buddha è felice. Il Buddha non è attaccato al nome ed alla forma, egli non si cura se i fiori sono veri o finti, egli si cura soltanto delle menti delle persone. Queste donne che hanno fatto offerta di fiori di plastica, hanno la mente pura e la loro azione è un'azione da bodhisattva. La tua mente rifiuta i fiori di plastica, per cui hai diviso l'universo in buono e cattivo, in bello e brutto. Perciò, la tua non è un'azione da bodhisattva. Mantieni soltanto la mente di Buddha, così non avrai impedimenti. I fiori veri sono ottimi, ma altrettanto lo sono i fiori di plastica. Questo tipo di mente è come il Grande Oceano, entro il quale tutte le acque confluiscono - tanto il Fiume Hudson che il Fiume Giallo,- acque americane ed acque cinesi, acque pulite ed acque sporche, acque salate ed acque dolci. L'Oceano non dice:- La tua acqua è sporca, perciò non la voglio e non devi confluire in me!- Esso accetta tutte le acque, le mescola e tutte diventano l'Oceano. Perciò se mantieni la mente di Buddha, la tua mente sarà come il Grande Oceano. Questo è il Grande Oceano dell'Illuminazione!"

La studentessa tacque e si inchinò assai devotamente.

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56) LA VERA VACUITA'

Una domenica sera, dopo un discorso di Dharma al Centro Zen di Providence, uno studente chiese a Seung Sahn: "Cos'è la vera Vacuità?". Son-sa disse: "Lo stai chiedendo perché non lo sai?". Lo studente disse: "Si, infatti non lo so!"

Son-sa lo colpì. Lo studente disse: "Non capisco perché mi hai colpito!"

Son-sa disse: "Le rocce nel torrente e le tegole sul tetto capiscono la vera vacuità. Tu, invece, ancora non la comprendi!".

Lo studente ribatté: "E che significa?". Son-sa disse: "Lascia stare. Butta via tutto!"

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57) DEVI SVEGLIARTI!

Un giovedì sera, dopo un discorso di Dharma al Centro Zen di Cambridge, uno studente disse a Seung Sahn: "Domenica scorsa, mentre stavamo andando in auto a Providence, tu ti sei addormentato durante il viaggio. Dov'eri andato?"

Son-sa disse. "Ti colpirò con trenta bastonate!".

Lo studente disse: "Oh, grazie tante!".

Son-sa disse: "Rispondere a questa domanda non è difficile. Però, se ti metti a pensare, non potrai capire. Se invece elimini il pensiero, allora potrai capire. Perciò ti darò trenta bastonate. Dov'è che esiste l'andare? In nessun luogo. Insegnami tu qualcosa, al riguardo".

Lo studente disse: "Volevo solo sapere se stavi sognando. Forse che tu non sogni?"

Son-sa: "E tu, sogni?". Studente: "Si!". Son-sa: "Ed ora, stai sognando?". Studente: "No!". Son-sa: "Davvero no?" (Risate dall'uditorio). Studente: "No, davvero!"

Son-sa: "Allora sei sveglio!". Studente: "In questo momento, sto solo respirando!"

Son-sa: "Tu stai respirando in un sogno?" Studente: "Ma no!".

Son-sa: "No? Allora dimmi una frase da persona svegliata!"

Studente: "La cortina di bambù che sta alle tue spalle è di colore giallo!"

Son-sa: "Macché! E' scura!". Studente: "Ti sembra così perché sta dietro di te. Ma se ti giri, potrai vedere che è gialla!"

Son-sa: "La tua testa è un drago, ma la tua coda è un serpente!". Studente: "Io ho solo detto che il bambù è giallo. Ma tu mi hai detto:- Non va bene!, ed io allora…"

Son-sa: "No, io non ho detto:- Non va bene!. Sei attaccato alle mie parole!"

Lo studente, sconfortato, emise un profondo sospiro.

Son-sa disse: "Devi stare attento a non attaccarti alle mie parole. Se io ti do una risposta inesatta, tu dovresti colpirmi e dirmi:- Ti devi svegliare!- Hai capito, ora?"

Lo studente, perplesso, si inchinò.

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58) ANCORA LA CENERE SUL BUDDHA!

15 Dicembre 1974;  Caro Venerabile Stam. Omaggio ai Preziosi Tre Gioielli. Grazie tante per la tua lettera. Unisco le mie mani e prego per te. Che tu possa raggiungere il grande frutto, al più presto, con uno sforzo decisivo.

Ora, discutiamo un po’ sui KOAN. Riguardo al primo, quello dell'uomo con la sigaretta accesa davanti alla statua del Buddha, il problema è che egli non dice che il Buddha e la cenere sono la stessa cosa, tuttavia fa comunque cadere la cenere sul Buddha. Se, come dici nella tua lettera, tu gli chiedessi se questo fatto accade al di fuori dell'esistenza, o della vacuità, egli per reazione ti colpirebbe. Poi ti chiederebbe se quel colpo sia reale o sia vuoto! Nel momento che tu tentassi di aprire la bocca per replicare, egli ti colpirebbe ancora! Cosa potresti fare, allora?

Ammettendo che la statua del Buddha sia una vera statua e la cenere sia una vera cenere, il problema è che il Buddha stesso disse che il corpo-di-Buddha permea tutti i reami del Dharma e che ogni cosa nell'universo possiede la natura-di-Buddha. Dunque dove mai si potrebbe far cadere la cenere se non sul corpo del Buddha? Questo è il pensiero deviato di quella tale persona. Come potresti curare il suo male?

Inoltre, egli crede che nel momento in cui tu apri bocca sei già in errore. La Natura-di-Buddha è priva di parole; la verità non è soggetta al mutamento; lo Stato Reale si ha quando la Via viene completata e la mente, estinta. Perciò, qualsiasi cosa tu cercassi di dire, egli immancabilmente, ti colpirebbe. Che cosa puoi fare?

Il secondo Koan è: - Il topo mangia il cibo per gatti, però la scodella è rotta! Che significa?-. La tua risposta è stata:- Se hai fame, mangia e sta tranquillo!-. Beh, ho l'impressione che tu abbia il prurito su una tua gamba, ma che tu stia grattando la mia. Pensi che in questo modo il prurito possa passarti? Stai solo cercando di colpire con un bastone la luna. La tua risposta è 18.000 miglia lontana da quelal giusta. Se la domanda fosse stata:- Cos'è la Natura-di-Buddha?-, oppure:- Cos'è la mente?-, o anche:- Cos'è il Dharma?-, allora la tua risposta sarebbe stata corretta al 100%. Ma la mia domanda era:- Il topo mangia il cibo per gatti, però la scodella è rotta! Che significa?- Devi capire che non c'è nessun significato speciale oltre le stesse parole. Non restare attaccato alle parole! Non essere attaccato al tuo pensiero e cerca di non cadere nemmeno nella vacuità! Devi solo comprendere il giusto significato delle parole: topo, cibo per gatti, scodella e rotta.

Se tru avessi di fronet a te una campana ed io ti chiedessi:- Cos'è questa?-, forse che risponderesti:- Se sei affamato, mangia e sta tranquillo!-? Questa non potrebbe essere una risposta corretta. La campana è fatta per suonare, l'orologio è fatto per sapere l'ora, la penna per poter scrivere ed il libro per essere letto. Ogni cosa ha le sue proprie caratteristiche e funzioni. Quando noi agiamo in accordo con le loro caratteristiche, vi è un grande senso di verità, in questo fatto; l'assoluta verità che sta oltre le parole. Questo è il reame del Grande Io. La domanda qui ha quattro punti: topo, cibo per gatti, scodella, e rotta. Questi quattro punti si combinano e c'è un chiaro significato dietro questa combinazione. Ti prego, cerca di afferrare questo significato. Ora, eccoti una poesia:

                        "Il venditore di caramelle suona la sua campana,

                        "Ed il bambino assilla, strillando, la sua mamma.

                        "Il denaro diventa caramelle, e queste diventano denaro.

                        "I soldi si trasferiscono nelle tasche del venditore,

                        "E la caramella entra, addolcendola, nella bocca del bambino!"

Caro Ven. Satam, cosa ne dici? Cerca di fare un passo in avanti, dalla cima del palo alto 100 piedi. Fai ancora uno sforzo. Eccoti un'altra poesia:

                        "Ho seguito le tracce del bue dimenticato,

                        "Ed, alla fine, l'ho afferrato per le briglie!

                        "Spero che anche tu voglia cavalcare questo bue,

                        "Suonando, nel contempo, il flauto senza buchi,

                        "Ed entrando deciso nel tuo villaggio natale,

                        "In cui, come sempre, i fiori sbocciano in primavera!"

Spero sinceramente che tu, mantenendo sempre ed ovunque il 'Cosa sono io?', possa molto presto raggiungere il Grande Frutto.                                               S. S.

(P.S.- Per favore, dì a Tae-Haeng di studiare bene. Spero che tu sia buono con lui. Se puoi, fai tradurre questa lettera in Inglese e restituiscimela. Grazie).

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4 Gennaio 1975;  Caro Son-sa-nim,  Tante grazie per la tua lettera. Tae-Haeng sta proprio ora battendone a macchina la traduzione ecercherà di spedirtela domani.

Dopo aver letto le tue precise istruzioni sui KOAN, mi viene da pensare quanto segue: 1) Se una persona mi colpisse, dicendo:- Questo colpo è vuoto o è reale?-, risponderei:- Ahi, ahi, ahi…!- e lo colpirei a mia volta chiedendo a lui se quel colpo sia reale o vuoto. Naturalmente, mi aspetto che egli di nuovo mi ricolpisca, dato che quelal è una sua distorsione. Questa persona sa soltanto che la forma è vacuità, ma non che la vacuità è forma. Per cui…

2) Qui, la mia risposta, è:- Il topo mangia il cibo per gatti, ma la scodella è rotta!- e basta! Aspetto tue ulteriori istruzioni.

"Dopo la pioggia, il cielo è più blù e la luce del sole è più brillante!-"

Ti ringrazio. Con molto rispetto.                  Satam.

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10 Gennaio 1975;    Caro Ven. Satam, Prendiamo rifugio nei Tre Gioielli. Grazie per la tua lettera e per al traduzione. Vedo che hai praticato intensamente, facendo notevoli progressi. Ora, per quanto riguarda i Koan: 1) Per cominciare, ti colpirò trenta volte. Il problema sta nel come riuscire a fermare la mente di quella persona e condurla nel regno della realtà, così com'è. Va benissimo colpirlo e riproporre a lui la domanda, ma se tu usi le sue medesime parole, in che cosa sarai diverso da lui? Nella tua lettera hai anche detto che lui sa che la forma è vacuità, ma non che la vacuità è forma. Queste due ingiunzioni, però, sono espressioni di una stessa realtà, che egli ha comunque trasceso. Egli pensa di aver raggiunto il regno di 'né-forma-né-vacuità' ed è così fortemente convinto di ciò, che non intende dar ascolto a nessuno. La frase del tipo 'La vacuità è forma', non ha nessun significato, per lui. Se tu avessi detto:- 'la forma è forma, la vacuità è la vacuità', questa sarebbe potuta essere molto meglio. Devi realizzare- 'Cos'è questo?'- al più presto possibile. Ecco perché ti colpirò trenta volte!

2) Sei ancora attaccato a questo Koan. Non devi fare la scimmia. Il vero significato non sta nelle mie parole, ma in ciò che è inteso dalla combinazione delle quattro allocuzioni: topo, cibo per gatti, scodella, e rotta. Cerca di afferrare il significato al di là delle parole.

            "Così come un uomo mangia, una scimmia lo imita…

                                   "Le ghiande cadono dall'albero, rotolando giù dal pendìo,

                                   "E gli scoiattoli, allegri, corrono dietro ad esse!"-

Perciò, non fare la scimmia e non metterti a correre dietro alle ghiande. Nella tua lettera hai anche detto che 'il cielo, dopo la pioggia, è più blù e la luce del sole è più brillante!'- questa è una bellissima frase, ma in essa vi è una trappola. Cerca di trovare questa trappola.

Voglio sperare che tu continui nella pratica intensa, così da poter raccogliere il frutto al più presto possibile. Potrai diventare Illuminato e salvare tutti gli esseri senzienti dalla loro ignoranza. Con tanto affetto.                                  S. S.

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59) LA STORIA DI SU TUNG P'O

Su Tung P'o fu uno dei più grandi poeti della Dinastia Sung. Egli era famoso non solo come poeta, ma anche come saggista, pittore ed esperto calligrafo. Aveva acquisito, d avecchia data, grande erudizione sia nei Classici Confuciani che buddhisti. Si diceva che conoscesse a memoria l'intero Canone Buddhista - ben 84.000 volumi!.

All'età di vent'anni, Su Tung P'o superò un difficile esame di servizio civile e fu nominato ispettore di quattro province- rappresentante ufficiale dell'Imperatore- il cui compito era di indagare su ogni operazione governativa in questi distretti. Nel corso dei suoi viaggi, poté visitare famosi monasteri buddhisti e interrogare i monaci ed i maestri ivi residenti, tutto a suo proprio vantaggio. "Così tu conosci l'Avatamsaka Sutra, ehm?". "Si!". "Bene. Allora dimmi, quale dottrina viene esposta nelle ultime cinque righe del quarantatreesimo capitolo?"- Neanche il più erudito tra i maestri poteva conoscere a memoria tutti i testi, per cui essi erano impossibilitati a rispondere alle sue richieste. Tanto che egli era indignato per quella che chiamava 'pigrizia e inettitudine dei monaci' e così perse l'interesse a visitare i loro monasteri.

Un giorno, tuttavia, Su Tung P'o venne a sapere che nel monastero delle Sorgenti Di Giada vi era un eruditissimo maestro Zen, che sarebbe certamente stato in grado di rispondere ad ogni sua domanda. Perciò, montò sul suo cavallo e si diresse da questo maestro. Tradizionalmente, un visitatore doveva attendere davanti alla porta del monastero, finché fosse venuto un guardiano e lo avesse scortato all'interno. Ma Su Tung P'o aprì egli stesso la porta, entrò, andò direttamente nella sala principale delle conferenze e si sedette, con la statua del Buddha alle sue spalle, aspettando che apparisse qualcuno.

Dopo breve tempo, il Maestro arrivò. Giunto davanti a Su Tung P'o, rispettosamente si inchinò ai suoi piedi, e disse: "Benvenuto Signore. È un grande onore avere qui, in visita al nostro modesto santuario, un così grande ufficiale. Posso chiede qual è il suo nome?". Su Tung P'o disse: "Il mio nome è Ch'eng (che significa 'bilancia')". "Signor Bilancia? Che nome curioso!" fece il maestro.

"Vengo chiamato così perché sono abituato a pesare tutti i maestri più eminenti della zona!" spiegò il nostro personaggio.

Ad un tratto, il maestro lanciò un urlo da spaccare i timpani. Poi, con un timido sorriso disse: "E questo, quanto pensi che possa pesare?". Poiché la risposta a questa frase non era scritta in nessun Sutra, Su Tung P'o restò senza parole. La sua arroganza si sgretolò ed egli si inchinò rispettosamente al maestro. Da quel momento, egli ne divenne un seguace ed anche un seguace fedele del buddhismo.

Più tardi, Su Tung P'o fu assegnato ad un'altra provincia, dove venne a conoscenza di un certo maestro Zen, chiamato Fo Yin. Vi si recò e chiese di poter vivere insieme a lui, tanto che in breve tempo, arrivò a sembrare come un suo fratello. Un giorno, gli capitò di vedere Fo Yin nelle sue vesti di ufficiale di cerimonia, che erano composte di seta blù e verde, con splendidi ricami d'oro. Inoltre, esse erano chiuse da una grande cintura rituale di giada. Erano veramente vesti meravigliose. Non appena Fo yin vide entrare Su Tung P'o nella sua stanza, gli disse: "Perdonami, Grande Signore, per l'inadeguata collocazione della mia misera stanza. Tutto ciò che posso offrirti è, con mio rammarico, un nudo cuscino sul nudo pavimento!". Su Tung P'o disse: "Oh, non c'è problema. Siederò sopra di te e le tue vesti!". Fo-Yin disse: "Ora ti farò una domanda, sta bene attento. Se mi darai una buona risposta, potrai usarmi come poltrona. Altrimenti dovrai darmi la tua cintura di giada!" Su Tung P'o si disse d'accordo.

Fo-Yin disse: "Nel Sutra del Cuore si dice che la materia è nulla ed il nulla è materia. Ora, se tu mi usi come una sedia, non è forse questo un attaccarsi alla materia senza aver compreso la sua essenziale inesistenza? E, comunque, se tutte le cose non esistono realmente, su che cosa ti potrai sedere?". Su Tung P'o rimase sconcertato. Fo-Yin continuò: "Vedi? Sei attaccato anche adesso. Cerca di abolire ogni pensiero discriminante, così potrai capire!". Su Tung P'o consegnò la sua cintura di giada. Dopo questo fatto, egli si impegnò nello Zen, con un ardore ancora più grande. Lesse molti libri, meditò tutto il tempo e si recò a far visita al maestro ogni volta che poteva.

Nel Tempio del Dragone Ascendente, vi era un altro famoso maestro Zen, di nome Chang Tsung. Su Tung p'o un giorno andò da lui e gli disse: "Ti prego, insegnami il Buddhadharma ed apri miei occhi ignoranti!". Il maestro, da cui ci si sarebbe aspettati che fosse stato la vera espressione della compassione, cominciò ad urlargli: "Come osi venire qui a cercare le parole morte di un uomo! Perché non apri i tuoi occhi con le vive parole della natura? Non posso parlare ad uno come te che conosce così tanto lo Zen! Vattene via!". Su Tung P'o uscì dalla stanza barcollando. Cosa aveva voluto dire il maestro? Qual era questo insegnamento che la natura poteva dargli al posto di un uomo?

Totalmente assorbito da queste riflessioni, Su Tung P'o salì sul suo cavallo e corse via. Avendo smarrito ogni senso della direzione, lasciò che il cavallo trovasse da solo la strada del ritorno a casa. Il cavallo lo portò su un sentiero attraverso le montagne. All'improvviso si imbatterono in una cascata. Il rumore era assordante e gli otturò le orecchie. E, alla fine, finalmente comprese. Ecco ciò che aveva voluto dire il Maestro! L'intero universo, non solo questo mondo, ma tutti i mondi possibili, tutte le stelle più distanti, visibili ed invisibili, erano simili ed identici a lui stesso. Allora scese da cavallo e si prostrò in direzione del monastero.

Quella sera Su Tung P'o scrisse la seguente poesia:

                       

"La scrosciante cascata è la bocca dorata del Buddha!

                        "Le montagne tutte intorno sono il suo puro e luminoso corpo.

                        "Quante migliaia di poemi sono fluiti attraverso di me, stasera!

                        "E domani, non sarò capace di ripeterne neanche una parola!"

 

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60) QUELLO CHE VI STA DICENDO LA NATURA…

Una domenica sera, al Centro Zen di Providence, Seung Sahn aveva raccontato la storia dell'illuminazione di Su Tung P'o. Dopodiché chiese ai suoi discepoli: "Cos'è che dobbiamo imparare da questa storia? Dobbiamo imparare che lo Zen ci insegna ad eliminare ogni pensiero discriminante ed a capire che la vera realtà dell'universo, in ultima analisi, è il nostro proprio <vero Sé>. Tutti voi dovreste meditare su questo molto profondamente. Che cos'è questa cosa che chiamiamo <il Sé>? Quando avrete compreso ciò che esso è, sarete rivolti verso una intuitiva unità con la Natura e potrete vedere che la Natura è tutti noi e voi siete la Natura. Ed anche che la natura è il Buddha che sta in ogni momento predicando la verità. Mi auguro che tutti voi siate in grado di ascoltare ciò che la Natura ci sta dicendo…"

Uno degli studenti, indicando una roccia all'interno della sala del Dharma, disse: "Che cos'è che questo sasso sta dicendo, proprio adesso?". Son-sa rispose: "Perché pensi che esso stia dicendo qualcosa?". Studente: "Beh, io posso udire qualcosa, ma nel complesso, non so decifrare che cosa sia!". Son-sa: "Allora perché non interroghi tu stesso il sasso?". Studente: "Io lo sto già facendo, ma non comprendo il suo linguaggio!". Son-sa: "Questo è perché la tua mente è esattamente simile ad un sasso!" (risate dall'uditorio). Ci fu un minuto di silenzio. Poi Son-sa riprese: "Ci sono altre domande?". Ancora silenzio.

Lo studente di prima, disse: "Se non ci sono altre domande, che risposte puoi dare?"

Son-sa disse: "Se non ci sono domande, allora siete tutti dei Buddha. E i Buddha non hanno bisogno di insegnamenti".

Un altro studente disse: "Può anche darsi, ma noi non sappiamo di essere dei Buddha!". Son-sa disse: "Questo è vero, non lo sapete. I pesci nuotano nell'acqua, ma non sanno di essere pesci che stanno nell'acqua. In ogni istante voi respirate l'aria, ma lo fate del tutto inconsciamente. Diventereste consapevoli dell'aria soltanto se ne foste privi. Allo stesso modo, tutti udiamo sempre il rumore delle cascate, delle macchine, della pioggia. Tutti questi suoni, sono altrettanti sermoni, perché essi hanno la voce dello stesso Buddha che predica a tutti noi. Noi udiamo tutti questi sermoni, continuamente, ma siamo sordi, nei loro confronti. Se fossimo realmente vivi, qualsiasi cosa si riesca ad udire, a vedere. ad odorare, a dire, a toccare ed a gustare, diremmo:- Ah, che eccellenti sermoni!-. Potremmo vedere che nessun'altra scrittura potrebbe insegnarci così perfettamente, come questa esperienza diretta con la natura!"

Un successivo studente chiese: "Perché qualcuno riesce a vedere ed altri no?"

Son-sa disse: "Nel passato, alcuni hanno seminato dei semi che ora hanno avuto il risultato di aver fatto incontrare loro il buddhismo. Non solo, ma mentre alcuni vengono qui solamente una o due volte, altri diventano assidui e praticano molto ardentemente. Quando si pratica seriamente lo Zen, si brucia il karma negativo che ci lega all'ignoranza. In Giapponese, la parola 'praticare ardentemente' ha lo stesso significato di 'riscaldare il cuore'. Perciò, se riscaldate il vostro cuore, questo karma che è come un blocco di ghiaccio, si scioglie e diventa liquido. Se poi continuate a tenerlo in questo calore, diventa come un'esalazione e svapora nello spazio. Queste persone che praticano con ardore, arrivano a sciogliere i loro impedimenti ed attaccamenti. E perché esse praticano? Perché hanno una karma positivo che le rende adatte a praticare, proprio come, per le altre persone, è il loro karma che non le fa praticare. I pensieri discriminanti della mente umana formano grandi masse-di-pensiero che impediscono di vedere oltre quella massa, e fa si che l'uomo la ritenga essere il suo reale <sé>. Di fatto, è una costruzione mentale basata sull'ignoranza. Lo scopo della meditazione Zen è quello di dissolvere questa massa-di-pensiero. Ciò che alla fine resterà, è il <Sé> reale. Così, si entra nel regno del 'Non-sé', e se non ci si ferma qui, se non si fanno congetture né ci si attacca a questo stato, si continuerà la pratica fino a diventare tutt'uno con l'Assoluto!".

Il primo studente disse: "Cosa intendi per Assoluto?".

Son-sa disse: "Da dove ti viene questa domanda?". Lo studente restò in silenzio.

Son-sa disse: "Ecco, proprio quello è l'Assoluto!". Studente: "Non capisco!"

Son-sa: "Per quanto io ne parli, tu NON potrai capire! L'Assoluto è precisamente quella cosa che tu non puoi capire. Se potesse esser compresa, non sarebbe l'Assoluto!". Studente: "E allora, perché ne parli?"

Son-sa: "E' perché io ne parlo, che voi fate le domande. Vale a dire, dato che lo insegno, voi potete imparare!"

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61) "QUELLO" ('ESSO')

18 Maggio 1975;   Caro son-sa-nim,  Sono a metà del quarto giorno del mio ritiro. Ieri, mentre non mi sentivo tanto bene, ho ricevuto la tua lettera. È assai difficoltoso sedere a lungo senza l'insegnamento. Prima non avevo realizzato quale fosse il vero insegnamento. "Quello" mi tiene su. È molto più difficle farlo da soli, dato ché il mio Grande Io mi obbliga a stare dritta riducendo costantemente il piccolo Io. E tutto questo senza un insegnante. Questo nodo, nel mio centro, è come un limite - ed è il suo stesso modo di sciogliersi. Quando si scioglie, respiro come un'onda. Non c'è più nodo, né limite, niente da sciogliere o da ridurre.

Mi pongo solo una domanda:-'Cosa sono io?'- Tutto ciò che posso fare è di stare seduta. Ho una domanda per te: "Se non ho mai avuto <Quello>, come potrei perderlo?".

P.S.) Ieri sono andata in riva all'oceano ed ho capito perché mi hai dato il nome 'Hae-Mi' (Puro Oceano). Ho pensato a quale può essere il limite per esso, ed anche se non ci fosse. Perciò, devo trovare questo limite.                   Carol.

(Aggiunta alle ore 9.30 del settimo giorno):

                        "Quando rompo le uova, sul limite della scodella,

                        "Realizzo che la scodella non ha limite, e le uova

"Non hanno guscio. Niente scodella, niente uova!"

(Aggiunta il 22 Maggio 1975)

                        "Né muro, né piante, né aria, né cielo, niente di niente!

                        "Afferrarsi alla forma o alla vacuità, blocca l'amore.

                        "Noi abbiam creato la terra, affinché ci insegni l'amore,

                        "E siamo qui su questa terra, per praticare l'amore!"

Con tanto amore,                                                            HAE-MI (Carol).

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27 Maggio 1975,  Cara Carol. Grazie per le tue lettere, una nell'altra, che però ho avuto solo oggi, dato che sono appena tornato qui a Providence proveniente dal Centro Zen di New York. Mi dispiace, perciò, di risponderti così tardi.

Nella prima lettera, tu parli di un 'non-insegnante'. Ebbene, non crucciarti per questo. Come ti ho già detto, se vuoi l'Illuminazione (o Grande Io) devi far sparire le tue situazioni, le tue condizioni e le tue opinioni! Questo è il tuo vero Insegnante. Un insegnamento che sia basato solo sul linguaggio non è il migliore. Se dai corpo ai pensieri, neanche il più grande maestro seduto di fronte a te potrà esserti d'aiuto. Ma se elimini tutti i pensieri, allora persino l'abbaiare di un cane, il vento tra gli alberi, i fulmini sulle montagne, lo scroscio della pioggia e delle cascate, - tutto sarà il tuo insegnante. Perciò, devi mantenere la completa mente-non-so. È estremamente necessario!

Dici anche: 'Questo nodo nel mio centro è come un limite, ed è il suo stesso sciogliersi. Quando si scioglie, respiro come un'onda. Non c'è più nodo, né limite, niente da sciogliere o da ridurre-. Queste parole non sono né buone né cattive. Ma non è necessario che tu arresti la mente. Questo paragrafo descrive proprio la tua condizione. Ti ho appena detto di gettare via ciò che è tuo! Dicendo che non hai perso 'Quello', in realtà lo hai già perso. Se vuoi trovarlo, non potrai mai riuscirci. Tutte le persone lo usano in qualsiasi momento, ma non lo comprendono, poiché non ha né nome né forma. Esso penetra il passato, il presente ed il futuro, riempiendo di sé l'intero spazio. Tutto è contenuto in 'Quello' ed 'Esso' appare in ogni cosa. Ma, se vuoi trovarlo o afferrarlo, sarà sempre più distante.

"Esso è luminoso come la luce del sole e scuro come una notte senza stelle,

            "Talvolta più grande dell'universo, altre volte più piccolo della punta di un ago!

            "Esso controlla ogni cosa; è il Re dei diecimila dharma (fenomenici).

            " Esso è potentissimo e maestoso. La gente lo chiama Mente, Dio o Buddha,

            "E Natura, o Energia, ma Esso non ha inizio né fine, né forma né vacuità.

            "Se aspiri a 'Quello', devi imparare a navigare con la barca senza scafo,

            "Devi suonare il flauto senza buchi, attraversare l'Oceano di Vita e Morte,

            "Poi, devi arrivare al villaggio del 'Così-com'è!' e, all'interno di questo, devi

            "Trovare la tua vera casa, proprio così com'è! E, dopo aperta la porta,

            "Potrai entrare in 'Quello'. Esso è soltanto proprio 'Tutto ciò che è!'-"

Nella tua seconda lettera dici:- Né limite, né guscio, né scodella, né uova, - Perciò, come può far la sua apparizione l'amore? Da dove viene, questo amore?-

Nella terza lettera, poi, dici ancora: -Né muro, né piante, né aria, né cielo, niente di niente!- e allora, come mai poi dici che noi creiamo la terra? Perché l'amore sarebbe necessario? Dici: 'né muro, né piante, ecc…', ma poi dici: 'Noi siamo qui!…' Questa è una contraddizione. Butta via tutto! Butta via né… né… né…; Butta via, 'amore, amore, amore'! Butta via: '…siamo qui!'. Dopo, potrai comprendere la vera terra, il vero noi ed il vero amore. Prima, però, devi trovare 'QUELLO'. Se lo trovi, otterrai la liberazione e non avrai più alcun impedimento.

Qualche volta il suo nome è 'Io', qualche volta è 'Tu', qualche volta 'Noi', ed altre volte 'Terra', altre volte 'Amore', altre volte è un 'Colpo', altre volte ancora è 'Gli alberi che non hanno radici', 'La valle senza eco'. Altre volte ancora il suo nome è 'Tre libbre di lino!', oppure 'Un bastone per la merda secca', oppure 'KHATZ!!!', oppure 'Così-è!', ed infine, altre volte sarà 'Proprio-così-com'è!'!-

Allora, com'è adesso, 'QUELLO'? - Arrivederci apresto!                S. S.

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62) AMORE PICCOLO E AMORE GRANDE

Un giovedì sera, dopo un discorso di Dharma al Centro Zen di Cambridge, uno studente disse a Seung Sahn: "Tu parli sempre del pensiero. Vorrei sapere se ed in che modo la Via del Cuore (Baktiyoga) si adatta al tuo insegnamento. Nel sentiero Cristiano si dice che, senza amore, ogni raggiungimento è inutile e senza valore".

Son-sa disse: "Vi sono due tipi di amore. Il primo è il piccolo amore, che è un amore-desiderio, amore-dualistico, amore-attaccamento. Il secondo è il Grande Amore, che è Amore Assoluto, Libertà Assoluta. Se hai desideri di amore per te stesso, questo non sarà vero amore, perché esso dipende da svariate condizioni. E, se queste  cambiano, allora tu soffri. Supponi che una persona ami molto una donna ed essa lo ricambi. Ad un certo punto, questa persona deve partire dal luogo in cui si trova e, quando vi farà ritorno, lei ha un altro ragazzo. Il suo amore si trasformerà in dolore, e spesso anche in rabbia ed odio. Ecco perché l'amore piccolo contiene sempre sofferenza. L'Amore Grande non porta con sé la sofferenza. È soltanto amore, assoluto amore. Perciò non si prova né felicità né sofferenza. Questo è l'amore del Bodhisattva."

Studente: "Mi era sembrato che i maestri Zen non si curassero in modo particolare dell'amore."

Son-sa: "Se non avessi amore, per quale motivo dovrei dare insegnamenti? L'insegnamento, in sé è amore. Quando colpisco i miei discepoli, quello è vero amore!". Studente: "Ah, sì? E perché?".

Son-sa: "Vero insegnamento significa vero amore. Un vero insegnante talvolta si adira, talvolta colpisce e talvolta può fare anche qualche cattiva azione. Perché? Perché egli ama i suoi discepoli molto intensamente! È come una madre che ama moltissimo il suo bambino, ma il bambino non ha intenzione di ascoltare i suoi utili insegnamenti. Perciò, a volte, per la madre è necessario arrabbiarsi e battere suo figlio. Questi sono puri atti d'amore. Non c'è nessun desiderio per se stessa, in queste azioni, tutto è nell'interesse del bambino, allo scopo di potergli insegnare il giusto comportamento. Con questo tipo di Amore Grande, io non ho nessun desiderio per me stesso, ma solamente dono il mio amore agli altri. Se io vi amo e voi non mi amate, va bene lo stesso. Continuerò a darvi tanto amore, come se anche voi mi amaste. Se amo Dio e da ciò me ne ritorna un cattivo karma, fa lo stesso; non potrei certo arrabbiarmi con Dio e, anzi, lo amerei più di prima. Ecco, il Grande Amore è l'amore del Grande Io ed è indirizzato inclusivamente a tutti gli esseri!"

Studente: "Tu ami tutti gli esseri?"

Son-sa: "Naturalmente. Tutti gli esseri e tutte le cose. Ok. Ora vi racconterò una storia. - Una volta, tanto tempo fa, vi era in Cina un monaco che per chiedere l'elemosina si allontanò dal suo monastero. Strada facendo, alcuni predoni lo fermarono per rapinarlo. Essi lo sollevarono da terra per prendergli tutte le sue monete, il cibo ed i vestiti. Poi lo rigettarono giù sulla schiena, legandogli mani e piedi al terreno, con delle corde intrecciate, fatte di grossi fili di un'erba che cresceva spontaneamente in quei campi. Egli se ne stette lì, nudo, per ore. Finalmente si trovò a passare di lì l'Imperatore con i suoi servi, il quale stava proprio recandosi al monastero. Immaginatevi come restò scioccato nel vedere un uomo nudo, ai margini della strada. Avvicinandosi, egli chiese al monaco cosa gli fosse successo. Il monaco spiegò tutta la storia e l'Imperatore gli chiese ancora:- Perché non ti sei rialzato?-. Il monaco rispose:- Per non danneggiare le treccie di erba. Vi prego, scioglietele voi!-. Allora i servi dell'Imperatore presero a tirarle dalle radici. -Fermi!- disse il monaco, - Non dovete tirarle. Dovete scioglierle. Vi prego!-. A quel punto l'Imperatore realizzò che gran bodhisattva fosse quel monaco nudo, il quale aveva un così grande amore che si estendeva perfino all'erba dei campi. Indi, lo riaccompagnò al tempio e lo volle come suo maestro."

"Pertanto, vediamo che L'Amore Grande non può volere il male di niente e nessuno. Molti Cristiani pensano che uccidere gli umani sia sbagliato, però ritengono che uccidere gli animali non sia peccato. Essi dicono:- La pesca? Ah, è una cosa veramente attraente!- In realtà, perfino tagliare l'erba è male, tantopiù quindi uccidere i pesci o altri tipi di esseri viventi, e non solo le persone umane".

"Tuttavia, qualche volta, perfino uccidere può essere un segno di Amore Grande. Se qualcuno avesse intenzione di sterminare intere popolazioni, allora uccidere quella persona significherebbe salvare la vita a tutte le altre. Ecco perché l'amore buddhista è veramente grande e vasto. Dovete cercare di capire questo!"

A quel punto, lo studente si inchinò rispettosamente.

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63) IL GATTO HA LA NATURA DI BUDDHA?

Una sera, dopo un discorso di Dharma al Centro Zen di Cambridge, uno studente nell'indicare KHATZ, il gatto del Centro, chiese a Seung Sahn: "Poco fa hai detto che il gatto non dice:-Io sono un gatto!- e che, perciò, esso possiede una mente-non-so. Allora il gatto è illuminato? E se lo è, perché il buddhismo insegna che solo gli umani possono raggiungere l'Illuminazione?"

Son-sa disse: "Che cos'è l'Illuminazione?". Studente: "Non lo so!".

Son-sa: "L'Illuminazione è Non-Illuminazione. Se qualcuno dice:- Io ho raggiunto l'illuminazione- egli è in errore. Molti studenti pensano:- Voglio l'illuminazione, io voglio illuminarmi!- Con questo tipo di pensiero, non otterranno mai l'illuminazione".

Studente: "Ma il gatto non pensa né all'illuminazione né alla non-illuminazione!"

Son-sa: "Il gatto è solo un gatto. Perciò ti chiedo:- Il gatto ha la natura-di-Buddha?- Se il gatto ha la natura di Buddha, allora può raggiungere l'Illuminazione. Se, invece, non ce l'ha, niente illuminazione per lui!"

Studente: "… Hmmmm, veramente non saprei!"

Son-sa rise e disse: "Ohibò, 'Non-sapere' è proprio la risposta giusta. Molto giusta!".

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64) EMERGERE DAL PROFONDO

13 Giugno 1975;  Caro Son-sa-nim, Mi dispiace di non averti scritto prima, ma non avevo niente da dirti. Non ho fatto una seduta così buona da poter rispondere al tuo koan. Niente schemi. Mi sono sentito male. La mia vita mi appare senza significato. Sento continuamente una indescrivibile angoscia. Cerco di praticare da solo ma, in qualche modo sono troppo debole per fare qualche progresso. Non ho alcuna fede nella mia natura di Buddha. In verità, non avrei voluto scriverti questa lettera, dato che un maestro Zen non dovrebbe occuparsi di sciocchi delusi come me. Il maestro Hearn mi ha detto che, durante la sua assenza, avrei dovuto mettermi in contatto con te, che sei un grande maestro Zen. Io ho paura di non essere un gran ché, come uomo e come studente Zen, però penso che qualsiasi cosa tu possa dirmi, potrebbe aiutarmi. Da quando egli se n'è andato, non ho più contatti con nessuno, finquando non ti ho scritto, perché credo che non sia giusto saltare da un maestro all'altro. Non ho poesie con me, ma solo tormenti e dubbi. Unisco le mani.   Steve.

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17 Giugno 1975,  Caro Steve. Grazie per la tua lettera. È una delle tante che mi hai scritto quest'anno. Esse non sono né buone né cattive. Ma questa che mi hai appena inviato, è una lettera meravigliosa. È una vera lettera Zen. Il pensiero è solo pensiero. La sofferenza è proprio sofferenza. Se tu avessi pensato:- Voglio che la mia mente diventi chiara!- questo sarebbe stato un pensiero inutile e stupido. Ma quando stai soffrendo, non puoi far altro che soffrire! Perciò, devi capire il reale significato della tua lettera. Essa dice, e mi ha detto, solo la verità.

Tu vuoi diventare illuminato. Bene, senza pensiero, l'illuminazione non è possibile. Il pensiero è già illuminazione! Un emiunente maestro disse:- La mente è in continuo cambiamento. Questa mente mutevole è, essa stessa, la totale verità. Se non si resta attaccati alla propria mente mutevole, si raggiungerà presto la propria vera natura. Allora si potrà comprendere che non vi è né il bene né il male!-

Dici che non ti senti bene. Se tu crei il male, c'è il male. Se non crei il male, il male non c'è! Perciò, non creare né il bene e né il male. Allora tutto andrà bene. Hai anche detto di non essere un uomo degno, né un degno studente Zen. Però, se comprendi il bene ed il male, allora questi scompaiono subito. Ti consiglio di leggere ancora una volta il Sutra del Cuore. Dopodiché la tua mente diventerà chiara.

Che cos'è il bene? Che cos'è il male? Tu vuoi essere un degno studente Zen ed un degno uomo. Questo è pensiero. Buttalo via! Butta via tutto! Se la tua mente non è chiara, devi chiedere ad un albero o al cielo di aiutarti. L'albero o il cielo sapranno darti la giusta risposta. Se resti in continuità nello stato in cui la tua mente è bloccata, ciò non è bene. Non frenare la tua mente. Non ostacolarla. Dici che non hai fede nella tua natura-di-Buddha. Bè, anch'io non ho fede in essa, e non ho fede in Buddha, o in Dio, o in qualsiasi altra cosa. Se non hai fede, devi completamente non aver fede! Devi del tutto non credere in nessuna cosa. Allora la tua mente diventerà vera vacuità. Ma questa vacuità è solo un nome. La vera vacuità è 'prima-del-pensiero'. 'Prima-del-pensiero' è la cosa così-com'è!

E' un bene che tu non abbia fede nella tua natura-di-Buddha. Però, quando vedi il rosso, c'è solo il rosso; quando vedi il verde, c'è solo il verde. Devi abbandonare sia la fede che la non-fede. Le cose sono solo quel che sono, proprio così come sono! Io credo che invece faresti bene a visitare altri maestri. Se hai giuà preso la ferma decisione su chi sia il tuo insegnante, allora potrai incontrare diecimila altri insegnanti e non avrai nbessun problema. Sarebbe bene anche visitare altri Centri di meditazione, qualche volta. Non rimanere coinvolto nell'unica pratica che sai fare. Se ti ritieni libero, puoi anche sederti da solo, se necessario. Ma ricordati di mantenere sempre la grande Mente 'Prima-del-pensiero'.

Ti invio anche copia di alcune lettere che ho scritto ad uno studente di New Haven perché spero che possano esserti di aiuto. Non devi avere la preoccupazione di come va la tua pratica, se stai facendo o no progressi, o se ti senti o meno angosciato. Tutte queste cose non sono importanti. Sono come le nuvole che passano davanti alla luna. Non devi essere attaccato a nessuna cosa che appaia nella tua mente. Così potrai raggiungere il 'libero pensiero' e la libertà dal pensiero. Il non-attaccamento al pensiero è proprio il pensiero libero, che è la comprensione di tutto ciò che è, così com'è. Spero che tu raggiunga presto questa comprensione, così da poter essere utile anche tu nel salvare tutti gli esseri dalle loro sofferenze. Con affetto.        S. S.

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65) UNA COSA DIVERTENTE!

4 Febbraio 1974, Cari Susie, George, Roger, Alban e Louise, Vi ringrazio tanto per la vostra cartolina illustrata. State tutti bene? State abbuffandovi ben bene? State praticando molto? Nella vostra cartolina mi avete scritto:- Speriamo che tutti voi stiate bene!-. Grazie per l'augurio. Noi tutti stiamo bene; abbiamo molto cibo e facciamo tanti discorsi e incontri!

Questo mondo è molto divertente. Nella Vera Natura, nulla realmente appare e scompare. Però, la gente dice che le cose hanno vita e morte. E questa è una cosa divertente! Le cose, di per sé, non sono né pure né contaminate. Però, la gente pensa che alcune siano buone ed altre cattive, alcune pulite ed altre sporche. Le cose, in sé, non aumentano né diminuiscono. Però, la gente crea cerchi e quadrati e pensa che alcune cose siano lunghe ed altre corte. E questo è divertente! Le persone sono attaccate al karma buono e temono quello cattivo. Così facendo, essi procurano a se stesse felicità e sofferenze. Credono nel passato, presente e futuro; nel venire, andare o stare; nell'Est, Ovest, Nord e Sud. Ed anche questa è una cosa divertente!

Una volta, un eminente maestro disse:- In origine, tutte le cose sono vuote!- Ciononostante, voi volete raggiungere l'illuminazione! Ecco un'altra cosa divertente! Gettate via tutto! Gettate via tutto! Questo è davvero divertente! Che cosa c'è da gettare? GATE, GATE, PARAGATE, PARASAMGATE, BODHI SVAHA!

Il bimbo, affamato, si rivolge alla sua mamma. Un cane se ne va in giro, annusando e cercando qualcosa da mangiare. Quando il sole scende ad ovest dietro le montagne, l'ombra dei pini diventa sempre più lunga, fino ad arrivare a toccare un muro lontano. Affettuosamente, arrivederci a presto.                            S. S.

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66) LA STORIA DI KYONG HO

Circa settantacinque anni fa, quando il grande maestro-Zen Kyong-Ho era giovane, il buddhismo in Corea era alquanto fiacco. Più tardi, egli raggiungerà l'illuminazione e diventerà l'insegnante di numerosi monaci e maestri-Zen, tra cui lo stesso maestro di Seung Sahn. Al giorno d'oggi, egli è conosciuto come il Patriarca dello Zen Coreano moderno.

All'età di nove anni, assistette alla morte di suo padre e, poiché sua madre era troppo povera per allevarlo, essa lo affidò ad un tempio che lo fece crescere fino a diventare un monaco. A quattordici anni cominciò a studiare i Sutra. Egli era uno studente brillante; ascoltava uno e capiva dieci. In pochi anni aveva imparato tutto il possibile dal suo insegnante dei Sutra, per cui si recò nel grande Tempio dei Sutra di Don-Gak-Sa e, rapidamente, avanzò fino ai massimi livelli. All'età di ventitrè anni divenne esperto e padrone di tutti i principali Sutra, tanto che numerosi monaci cominciarono a radunarsi intorno a lui, diventando così a sua volta un famoso Maestro di Sutra.

Un giorno, Kyong-Ho decise di tornare a far visita al suo primo insegnante. Dopo alcuni giorni di cammino, attraversò un piccolo villaggio. Nelle strade non c'era nessuno. Capì immediatamente che qualcosa che non andava e cominciò a sentire un'opprimente sensazione di grave calamità. Aprì la porta di una casa. C'erano cinque cadaveri distesi sul pavimento, in avanzato stato di decomposizione. Aprì la porta di un'altra casa e vide che per terra c'erano numerosi altri cadaveri in putrefazione. Quando riprese a camminare lungo la via principale, atterrito e stordito, si accorse di un cartello con un avviso che diceva:- Pericolo! Colera.Se tenete alla vostra vita, andatevene!-. Questo avviso colpì Kyong-Ho come un martello e la sua mente all'improvviso divenne assai chiara. Egli pensò:- Ho avuto la presunzione di essere un grande maestro di Sutra ed ho anche già compreso tutto degli insegnamenti del Buddha. Allora, perché ho così tanta paura. Anche se ho compreso che tutte le cose sono transeunti e che la vita e la morte sono aspetti di un'unica realtà, mi sento ancora così attaccato al mio corpo. Perciò la vita è un impedimento, ed anche la morte è un impedimento. Che cosa posso fare?-.

Sulla via di casa, Kyong-Ho riflettè assai intensamente su questi interrogativi. Alla fine, tornato al suo monastero, egli convocò tutti i suoi studenti e disse:- Voi tutti siete venuti qui per studiare i Sutra, ed io ve li ho insegnati. Ora però so che i Sutra sono solo le parole del Buddha. Essi non sono la mente di Buddha. Malgrado la mia padronanza di molti Sutra, non ho ancora raggiunto la vera comprensione. Non posso, quindi, essere più il vostro insegnante. Se desiderate continuare i vostri studi, vi sono numerosi altri qualificati maestri di Sutra, ben felici di darvi insegnamenti. Io, d'altronde, ho deciso di voler arrivare alla comprensione del mio vero <Sé> e non darò più insegnamenti finché non avrò raggiunto l'illuminazione!-.

Tutti gli studenti se ne andarono via, eccetto uno. Kyong-Ho si rinchiuse nella sua stanza. Una volta al giorno, lo studente che era rimasto, gli portava del cibo, lasciandogli il vassoio fuori della porta. Per tutta la giornata, Kyong-Ho meditava sedendo o stando sdraiato in Zen. Egli meditava su un koan che aveva letto su un testo e che riportava la frase del maestro-Zen Yong-Un:- Prima che l'asino parta, il cavallo è già arrivato!-; Cosa voleva significare? Egli pensava:- Io sono già morto! Se non riesco ad andare oltre la vita e la morte, giuro di non lasciare più questa stanza!- Ogni volta che stava per cadere vittima del sonno, prendeva un punteruolo e se lo ficcava in una coscia. Passarono così tre mesi. Per tutto questo tempo, Kyong-Ho non dormì che pochissime ore.

Un giorno, lo studente che ra rimasto con lui, andò in una città vicina per elemosinare dle cibo. Ivi gli capitò di incontrare un certo Sig. Lì, che era un amico intimo di Kyong-Ho. Esso gli disse:- Che sta facendo di bello il tuo maestro?- lo studente rispose:- Sta praticando intensamente. Mangia, si siede e sta sdraiato per tutto il tempo!- Allora Lì sentenziò:- Se egli solamente mangia, siede e se ne sta sdraiato, rinascerà come un bue!- Il giovane monaco si arrabbiò di brutto:- Come puoi dire questo? Il mio maestro è il più grande erudito della Corea! Sono sicuro che, dopo la sua morte, andrà in paradiso!- Il sig. Lì disse:- Non è questo il modo in cui dovresti rispondere!- E lo studente:- Ah, sì? E come avrei dovuto rispondere?- E Lì:- Avresti dovuto dire: 'se il mio maestro dovesse rinascere come un bue, di certo sarebbe un bue senza narici!'- Studente:- Un bue senza narici? E che vuol dire?-. Il sig. Lì concluse:- Beh, vai a chiederlo al tuo maestro!-.

Allorché fu ritornato al tempio, lo studente bussò alla porta di Kyong-Ho e gli raccontò la sua conversazione con il signor Lì. Con suo grande stupore, appena egli ebbe finito di parlare, Kyong Ho con occhi grandi e luminosi, aprì subito la porta e uscì velocemente dalla stanza. Questa poesia, che egli scrisse subito dopo, testimonia il suo raggiungimento della Grande Illuminazione:

                        "Ho sentito parlare del <bue senza narici>, e di colpo

                        "Tutto l'immenso universo è diventato la mia casa.

                        "Il monte Yon Am si stende spianato sotto la strada,

                        "E il contadino, alla fine della giornata, si mette a cantare!"

Dopodiché, egli si recò al tempio del maestro-Zen Men-Hwa per un colloquio. Men-Hwa gli dette la Trasmissione-Zen ed il nome di Dharma <Kyong-Ho>, che significa 'Specchio Vuoto'. Quindi, egli divenne così il settantacinquesimo Patriarca della sua linea di successione. In seguito, ben cinque maestri-Zen ricevettero la Trasmissione da lui: Yong Son, Han Am, He Wol, Sa Wol e Men Gong, maestro di Ko Bong il quale fu il maestro di Seung Sahn. Poco prima della sua morte, Kyong Ho scrisse quest'altra poesia:

                        "La luminosità che emana dalla Luna della Mente Chiara,

                        "Assorbe e s'impregna di tutte le cose di questo mondo.

"Quando sia la Luce che la stessa Mente scompaiono,

"Allora ditemi voi, 'Che cos'è ciò che alla fine resta?'-"

Subito dopo aver finito di scrivere questa poesia, egli morì.

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67) IL PECCATO DEL BODHISATTVA

Un giovedì sera, dopo un discorso di Dharma al Centro Zen di New Haven, uno studente chiese a Seung Sahn: "Hai detto che qualche volta un Bodhisattva può commettere anche un'azione negativa. In quale occasione, ciò potrebbe accadere?".

Son-sa disse: "Vieni un po’ qui…" (Qualche risatina dall'uditorio). Lo studente venne avanti e si inginocchiò di fronte a Son-sa. Son-sa lo colpì. (Grosse risate). Poi disse: "Hai capito, ora?". Lo studente sorrise a denti stretti e poi si inchinò.

Son-sa disse: "Nelle regole del nostro tempio è detto:- Chiunque abbia preso almeno cinque dei Dieci Precetti, deve sapere per quanto tempo mantenerli o quando romperli, come pure quando li sta mantenendo in funzione e quando no.- I precetti sono molto importanti. Sono come un segnale indicatore puntato nella giusta direzione e, senza di essi, è molto difficile trovare la vera Via. Ma è anche molto importante non essere attaccati a questi precetti. Nessuna azione è in sé buona o cattiva. Solo la motivazione ha vera importanza. Perciò, se mantenete la mente del Bodhisattva, talvolta potreste aver bisogno di rompere i precetti, al fine di poter aiutare gli altri. Supponete, per esempio, che state camminando in un bosco ed una lepre si trovi ad incrociare la vostra strada. Essa, vedendovi, mettiamo che tenti di scappare via alla vostra destra. Qualche minuto dopo incontrate il cacciatore che vi chiede dove sia andata la lepre. Se dite la verità, la lepre potrà essere uccisa. Se non dite niente, il cacciatore potrà indovinare la giusta direzione. Ma se dite una bugia e lo mandate a sinistra, salverete sicuramente la vita alla lepre.

Ora vi racconterò una storia:- Una volta, il maestro-Zen Kyong-Ho stava viaggiando con un suo discepolo, il futuro maestro-Zen Men-Gong. Ad un certo punto, Men-Gong si ferì ad una gamba ed il dolore era così forte da costringerlo a fermarsi e farlo sedere sotto un albero, dato che non ce la faceva a camminare. Questo era un grosso problema, dato che dovevano arrivare al tempio prima di notte e c'erano ancora parecchie miglia da percorrere. Allora Kyong-Ho lasciò Men-Gong sotto l'albero e proseguì avanti da solo. Attraversando diversi campi coltivati, ad un certo momento arrivò vicino ad alcuni contadini al alvoro. Tra loro vi era una giovinetta di circa sedici anni. Egli si appressò ad essa e, di colpo, l'abbracciò e le dette un bacio appassionato. Il padre della ragazza e gli altri contadini, dapprima restarono attoniti e stupefatti, anche perché si erano accorti che Kyong-Ho era un monaco. Poi, sentendosi oltraggiati, montarono su tutte le furie e presero a corrergli dietro, nella direzione in cui Kyong Ho stava dirigendosi. Egli, allorché giunse nuovamente presso l'albero sotto cui Men-Gong si stava riposando, gli gridò:- Alzati, scappa! Ne va della tua vita!- Tanto che quando Men-Gong vide arrivare Kyong-Ho inseguito dalla banda dei contadini inferociti, si sollevò di scatto e cominciò a correre velocemente. Così essi poterono giungere al tempio prima di notte…"-

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68) UN DISCORSO DI DHARMA-(tenuto da Seung Sahn alla Brown University il 18/3/74)

(Sollevando il suo bastone-Zen e colpendo la tavola per tre volte)…

"Il Mahaparinirvana Sutra dice:- Tutte le cose sono impermanenti. Ciò è asserito dalla legge di apparizione e scomparsa. Quando perfino l'apparizione e la scomparsa scompaiono, questa cessazione di cambiamento è la beatitudine nirvanica!-. Il Sutra del Diamante dice:- Tutte le cose che appaiono sono transitorie. Se vediamo tutte le apparenze come non-apparenze, potremo vedere la natura reale di tutte le cose! - Il Sutra del Cuore dice:- La forma non differisce dalla vacuità; la vacuità non differisce dalla forma. Ciò che è forma è vacuità e ciò che è vacuità è forma!-"

"Allora, cos'è che appare e scompare? Cosa sono permanenza ed impermanenza? Cosa sono forma e vacuità? Nella vera pace, nella vera natura, nella vera vacuità non c'è apparizione né scomparsa, non c'è permanenza né impermanenza e nemmeno forma o vacuità. Il Sesto Patriarca (Hui-Neng) disse:- Fin dall'origine, non c'è niente di niente!-"

"Ancora, il Sutra dice:- Quando apparizione e scomparsa scompaiono, allora questa immobilità è beatitudine nirvanica!- però, in realtà, non esiste nessuna immobilità e nessuna beatitudine nirvanica!- Il Sutra dice:- Se vediamo tutte le apparenze come non-apparenze, potremo vedere la reale natura di tutte le cose! - ma, in realtà, non esistono né vera natura né le cose!- Il Sutra dice:- La forma è vacuità e la vacuità è forma! - però, in realtà, non esistono né forma né vacuità!-"

"Perciò, quando non ci sono nessun pensiero e nessuna parola, a quel punto già non ci saranno più né apparizione né scomparsa, e neppure permanenza o impermanenza, e nemmeno forma o vacuità. Però, dire che queste cose non esistono in assoluto, non è corretto. Quindi, come aprite bocca siete in errore! Poiché potete vedere i colori, sentire i suoni, toccare le cose, allora secondo voi, questi sono forma o vacuità? Ditemelo, ditemelo! Però, se dite anche una sola parola, siete in errore. E anche se non dite niente, siete ugualmente in errore. Perciò, come dovreste comportarvi? KHATZ!!!"

"Apparizione, scomparsa…Buttatele via! Permanenza, impermanenza… Buttatele via! Forma, vacuità… Buttatele via! Buttate via tutto! La primavera sta arrivando e la neve si sta sciogliendo: apparizione e scomparsa sono 'proprio così'. Il vento dell'Est soffia e toglie di mezzo le nuvole con la pioggia: permanenza ed impermanenza sono 'proprio così'. Nel buio, girate l'interruttore della luce e tutta la stanza diventa visibile: forma e vacuità sono 'proprio così'! La verità, tutta la verità è proprio così. La forma è forma e la vacuità è vacuità. Allora, qual è il vostro volto originario? (Battendo il bastone sul tavolo) KHATZ!!! - Uno, due, tre e quattro;….Quattro, tre, due e uno!"-

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69) LA VERA VIA

Una mattina, durante la pratica Yong-Meng Jong-Jin al Centro Zen di Providence, uno studente, entrando nella sala dei Colloqui, si inchinò a Seung Sahn. Son-sa disse: "Qual è la Vera Via?". Lo studente urlò: "KHATZ!!!"

Son-sa disse: "Questa risposta non è buona né cattiva. Con essa hai tagliato via ogni pensiero, perciò non c'è linguaggio, né Buddha, né mente e né alcuna Via. Adesso però dimmi:- Qual è la Vera Via?". Lo studente rispose: "Il cielo è blù!"-

Son-sa disse: "Questo è abbastanza vero, ma non è la Vera Via". Poi, sollevando il suo bastone-Zen, chiese: "Di che colore è questo?". Lo studente rispose: "Marrone!"

Son-sa: "Esatto! Vedi, quando ti ho chiesto di che colore era il bastone, tu non hai risposto:- La campana è gialla!-, anche se pure questo è perfettamente vero. E' come grattarsi il piede sinistro quando ti prude quello destro. E questo, è come quando ti ho chiesto:- Qual è la Vera Via?- e la tua risposta è stata:- Il cielo è blù!-" Poi, continuando: "Prova a chiedere ad un bambino quale sia la vera via. Un bambino ti darà la risposta giusta. La mente Zen è la mente dei bambini. I bambini non hanno passato né futuro, essi si trovano a vivere sempre la realtà del presente, che è 'proprio così com'è'. Quando hanno fame, mangiano; quando sono stanchi, si riposano. I bambini capiscono già tutto. Poi vengono rovinati. Perciò, ora rispondimi :- Qual è la Vera Via?-" Lo studente si alzò in piedi, fece un inchino e tornò a sedersi.

Son-sa disse: "Questa è la Grande Via, la Via del Buddha, il Tao. Non è la 'vera-via'. Ok. Riesci a sentire i rumori fuori della finestra?". Studente: "Si!". Son-sa: "E che cosa sono?". Studente: "Automobili". Son-sa: "Dove stanno andando tutte queste automobili?". Studente: "Beh, in ogni dove!". Son-sa: "E qual è il nome di 'ogni-dove'?". Lo studente rimase un po’ confuso e non disse nulla.

Son-sa disse: "Questa è la 95° Strada. Questa è la vera Via. Ed anche Hope-Street è la vera Via. Come pure Doyle Avenue è la vera Via. La via è solo la via. Oltre a questo, non vi è altro, capito?"

Lo studente fece ancora un inchino e disse: "Si, ora ho capito. Grazie!"

Son-sa disse: "Non c'è di che! Allora, qual è la vera Via?"

Lo studente disse: "La 95° Strada, quella che va da Providence a Boston!"

Più tardi, dopo aver fatto ritorno in città, quello stesso studente si imbattè in due bambini - una ragazzina di sei anni ed un bimbo di quattro - che stavano giocando su un viale, nei pressi del Centro Zen. Egli chiese alla piccola: "Qual è la vera Via?". La bambina indicò subito la Strada Statale. Poi fece la stessa domanda al più piccolo:- Qual è la vera Via?-. Il bimbo gli lanciò un'occhiataccia, gli voltò le spalle e corse via! -

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70) MENTE-SEX = MENTE-ZEN? -

Un giorno, uno studente di Seung Sahn udì all'Università di Yale un discorso di un maestro-Zen occidentale. Quando fece ritorno al Centro Zen Internazionale di New York, lo studente disse a Son-sa: "L'insegnamento di quel maestro-Zen è stato un po’ strano. Egli ha detto che la mente sessuale è una mente-Zen, dato che quando un uomo ed una donna fanno sesso, essi abbandonano le loro identità individuali e diventano un'unica e sola cosa. Perciò - egli ha detto - tutte le persone dovrebbero sposarsi. Secondo te, questo è un insegnamento corretto?"

Son-sa disse: "Dimmi, la tua mente di quando stai facendo sesso e la tua mente di quando stai guidando un auto - sono uguali o differenti?"

Lo studente rimase prudentemente in silenzio. Son-sa disse: "Ti darò trenta colpi!" E lo studente: "Perché?"- Son-sa: "Devi capire il vero significato delle mie bastonate. Quel maestro-Zen ha detto che, durante il sesso, voi perdete il vostro piccolo io, e ciò può essere anche vero. Ma sono le condizioni esterne che vi privano momentaneamente del piccolo io. Quando queste condizioni cambiano, voi tornate ad impossessarvi del vostro piccolo io. Quando guidate un auto con la mente chiara, non state perdendo voi stessi. Esterno ed interno diventano uno. Viene il rosso e voi vi fermate; viene il verde e vi rimettete in marcia. Però, se in testa avete il sesso, arriva il rosso e voi non lo vedete. Vi perdete tutto!"

Lo studente chiese: "Allora, qual è la differenza tra la mente-sesso e la mente-Zen?"

Son-sa disse: "Possiamo parlare di tre tipi diversificati di mente. Il primo è la mente dell'attaccamento e ciò è anche chiamato 'perdere la propria mente'. In seguito vi è la mente-unica, mentre il terzo tipo è la 'mente-chiara'."

Studente: "Cosa vuol dire 'perdere la propria mente'?"

Son-sa: "Ti faccio un esempio. Sei in una stazione ferroviaria e improvvisamente senti un fortissimo fischio. Di colpo, esci fuori di te e trasalendo, sobbalzi. In quel momento non c'è più <sé>, nessun pensiero, solo quel fischio. E questo è il 'perdere la propria mente'. Oppure può accadere che non hai mangiato da tre giorni. Qualcuno ti offre del cibo e tu lo trangugi in tutta fretta, senza pensarci su. In quel momento, esiste solo il mangiare. Oppure, quando stai facendo sesso con una persona che ti piace. In quel momento, esiste solo quella sensazione piacevole, l'assorbimento totale nell'altra persona. Ed anche questo è 'perdere la propria mente' perché, dopo, quando hai finito il sesso, la tua piccola mente ritorna impetuosa e nevrastenica come prima. Tutte queste, sono azioni di attaccamento o adesione. Esse hanno origine dal desiderio e finiscono col far soffrire".

Studente: "E mantenere la 'mente-unica', che cosa vuol dire?"

Son-sa: "Bè, per esempio, quando stai recitando un 'mantra', c'è solo quel mantra. Sia che tu veda una cosa bella, c'è solo l'OM MANI PADME HUM, come pure se vedi una cosa brutta, c'è solo OM MANI PADME HUM! Qualsiasi cosa tu veda o faccia, c'è solo il mantra!".  Studente: "E infine, cos'è la 'mente-chiara'?"

Son-sa: "La mente chiara è come uno specchio. Arriva il rosso e lo specchio è rosso; arriva il verde e lo specchio è verde. Quando le persone sono tristi, anch'io divento triste; quando tutti sono felici, anch'io sono felice. La mente che cerca di aiutare gli altri, è mente-chiara. Perciò, la mente che si è persa nel desiderio è una 'piccola-mente'. La mente-unica è una mente vuota. Ma la mente-chiara è la Grande Mente del Bodhisattva, oltre il tempo e lo spazio infiniti". Studente: "Per me, non è tutto così completamente chiaro. Potresti farmi qualche altro esempio, per favore?"

Son-sa: "D'accordo. Supponi che un uomo ed una donna stiano facendo sesso. Costoro avranno abbandonato le loro menti individuali, sentendosi insieme molto, molto felici. All'improvviso, un ladro irrompe dentro con una pistola e dice:- Datemi tutti i soldi!-. Tutta la loro felicità sparisce ed essi, di colpo, diventano dispiaciuti ed assai infelici. -Oh, poveri noi! Aiutateci! - Questa è la 'piccola-mente', che è continuamente mutevole, non appena cambiano le condizioni. - Un'altra situazione. Qualcuno sta recitando il mantra, e questa è 'mente-unica' o unificata. La sua mente non si muove dal mantra, per nessuna ragione. Non c'è più interno o esterno, solo vacuità. All'improvviso, appare il ladro:- Dammi i soldi!- La persona non si spaventa, e continua imperterrita a recitare Om Mani Padme Hum, Om Mani Padme Hum!. Il ladro insiste:- Dammi i soldi, o sparo!-. La persona non se ne cura. Per lui, già ora non c'è più né vita né morte. Per cui non prova il minimo spavento.- Infine, c'è la 'mente-chiara'. Chi mantiene questa mente, mantiene sempre una mente da Bodhisattva. Appare il ladro:- Dammi i soldi!- e questa persona direbbe:- Quanto vuoi?-. Ed il ladro:- Dammi tutto!-; -Okay!- Ed essa darebbe al ladro tutti i suoi soldi, senza esserne spaventato. Però, la sua mente bodhisattvica sarebbe triste perché penserebbe:- Povero disgraziato, perché sta facendo così del male a se stesso ed agli altri? Per ora, tutto gli va bene, ma in futuro chissà quanta sofferenza avrà!- Il ladro potrebbe guardarlo e vedrebbe che egli non è spaventato, ma che vi è solo una compassione materna sul suo viso. Perciò, il ladro potrebbe perfino restarne confuso. Quella persoan, gli ha dato tutti i soldi ed ora gli sta insegnando il giusto modo di vivere. Questa è la vera mente-Zen!" Lo studente si inchinò profondamente e disse: "Grazie. Grazie infinite!"

Son-sa continuò: "Vi sono quattro cose difficili, in questa vita. La prima è ottenere un corpo umano. La seconda è incontrare il Dharma. La terza è incontrare un acuto maestro-Zen, e la quarta è raggiungere l'illuminazione! La numero tre è molto importante. Un qualsiasi maestro potrebbe non essere completamente illuminato e perciò non essere un valido insegnante. Se si incontrano maestri sbagliati, questi potrebbero darvi insegnamenti sbagliati, portandovi su un cammino sbagliato. Come quel cieco che guida altri ciechi e tutti insieme possono cadere in un burrone. Perciò, spero almeno che voi sappiate riconoscere la differenza tra un acuto leone ed un cane cieco!".- Lo studente domandò: "E come poter capire la differenza?"

Son-sa ribattè: "Beh, adesso è ora di andare a fare lo spuntino!". Lo studente si inchinò ed entrambi uscirono dalla sala dei colloqui.

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71) ACUTI LEONI E CANI CIECHI

La mattina seguente, lo stesso studente chiese a Son-sa: "Ieri hai parlato dei diversi tipi di insegnanti. Come posso riconoscere un maestro-Zen dalla vista acuta?"

Son-sa disse: "Se resti sempre in un solo posto, è difficile. Dovresti andare un po’ in giro ed ascoltare diversi maestri. In tal modo potrai capire. Nell'Avatamsaka Sutra vi è una storia di un giovane che studiò presso cinquantatrè maestri. Egli imparava quanto più possibile da un maestro e poi si trasferiva presso un altro. Alla fine incontrò Manjushri, il Bodhisattva della Saggezza. Manjushri gli chiese:- Cosa hai imparato da questi cinquantatre maestri?-. Il giovane rispose che un maestro gli aveva insegnato questo ed un altro maestro gli aveva insegnato quell'altra cosa. Manjushri allora lo colpì e tutto quello che lo studente aveva imparato, svanì. Come ebbe realizzato ciò, il giovane decise di ricominciare i suoi viaggi, ancora in cerca di un maestro. Manjushri, frattanto, essendo scomparso alla vista del ragazzo, estese se stesso nei diecimila mondi, finché tornò a toccare il giovane sulla fronte. E nel contempo, gli disse:- Questa tua mente da principiante è la vera mente dell'illuminazione!-. Subito dopo aver udito queste parole, il giovane si illuminò!- Alcune persone studiano lo Zen per cinque o dieci anni senza raggiungere l'illuminazione. Poi diventano molto attaccate al loro maestro e questo maestro non può fare nulla di più per aiutarle a capire. Se studiate con un solo maestro, anche se è un grande maestro, per voi sarà difficile incontrare Manjushri (cioè capire che la vostra mente è già illuminata!). perciò, gli studenti Zen dovrebbero andare di maestro in maestro, fino a poter incontrare un maestro dalla vista acuta. Questo è assai importante". Lo studente chiese: "Si, ma come potrò riconoscerlo?"

Son-sa disse: "All'inizio, è possibile che tu non lo riconosca. Ma, praticando Zen per qualche tempo ed ascoltando i vari maestri, capirai presto quale sia l'insegnamento corretto e quale no. Se non assaggi lo zucchero, non potrai conoscere il sapore dolce; se non assaggi il sale, non potrai comprendere il gusto salato. Nessun altro può assaggiarli per te. Devi farlo proprio direttamente tu!"

Studente: "Ma i maestri non sono forse tutti illuminati?"

Son-sa: "Vi sono differenti livelli di illuminazione. Vi è un primo livello di comprensione, poi vi è l'illuminazione'originaria' e quindi, l'illuminazione finale. La prima è una illuminazione che ha compreso la vera vacuità; mentre la seconda è la comprensione che la verità è 'proprio-così'. Infine, nell'illuminazione finale si comprende che tutto è 'proprio così com'è'!"

Studente: "Non capisco molto bene. Potresti spiegarti meglio?"

Son-sa: "D'accordo. Ecco, vedi, questa è una mela. Però, se dici che è una mela, allora sei attaccato a nome e forma. D'altra parte, se dici che non è una mela, sei attaccato alla vacuità. Allora? Questa è o no una mela? Se batti un colpo sul pavimento, oppure urli 'KHATZ!!!', questa è una risposta del primo tipo di illuminazione. Se rispondi 'Il cielo è blù e l'erba è verde', oppure 'la mela è rossa ed il muro è bianco', stai dando una risposta del secondo tipo. Se invece dai un morso alla mela, la tua risposta è del terzo tipo, cioè 'proprio come le cose sono in verità'! nello stesso identico modo in cui suoneresti una campana o apriresti un libro per leggerlo. Perciò, la prima illuminazione, l'illuminazione originaria e l'illuminazione finale comportano tutte risposte differenti. Alcuni maestri Zen non fanno queste distinzioni, spesso usano solo l'urlo o il silenzio. Altri distinguono tra l'urlo 'KHATZ!!!' ed il 'così-è', però possono non essere arrivati al 'proprio-come-le-cose-sono'. Un maestro-Zen dalla vista acuta distingue tutti e tre i tipi di illuminazione, per cui li usa tutti e tre con estrema libertà!"

Studente: "Quel maestro-Zen che avevo ascoltato a New Haven, ha detto che non esiste un qualcosa che possa esser chiamata 'completa illuminazione'. Che non vi si arriva mai. È giusto, secondo il tuo parere?"

Son-sa: "Il Buddha disse che tutti gli esseri sono già illuminati!- Un eminente maestro più tardi disse che <se non c'è il pensiero, la verità-Buddha è 'proprio-così-com'è'>. Essere senza pensiero vuol dire 'mente-chiara'. Perciò, se mantieni una mente chiara, allora ogni azione è 'proprio-così-com'è'! Dire che si vuole raggiungere l'illuminazione più alta, è solo 'pensiero'. Il pensiero è desiderio. Il desiderio è sofferenza. Perciò il maestro-Zen Nam-Chan (Nan-chuan o Nansen) disse:- La mente ordinaria di ogni giorno è la vera Via!-"

Lo studente disse: "Ho ancora una domanda. Tu hai detto che un maestro-Zen dalla vista acuta sa distinguere i tre tipi di illuminazione. Ma la mente-Zen non è proprio quella mente che non fa distinzioni? Non fu proprio il Terzo Patriarca a dire:- La Grande Via non è difficile per chi non fa distinzioni!- ?"

Son-sa disse: "Per te, Prima Illuminazione, Illuminazione Originaria e Illuminazione Finale, sono uguali o differenti?". Lo studente pensò per qualche istante, poi sorrise  e disse: "Il muro è bianco, il tappeto è blù!"

Son-sa disse: "Vedi? Tu sei attaccato ai colori!". E lo studente: "No. Tu, sei attaccato ai colori!". Son-sa: "Il cane corre dietro all'osso!". Studente: "E allora, sono uguali o differenti?". Son-sa: "Il muro è bianco, il tappeto è blù!".

Lo studente sorrise e si inchinò.

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72) SUONO ORIGINARIO, CORPO ORIGINARIO

12 Ottobre 1974,  Caro Son-sa-nim. Saluti da Cambridge. Spero che tu gradisca questi 'fumetti-Zen' qui acclusi, potrebbero aiutarti a migliorare il tuo Inglese.

Le cose qui vanno bene e il koan 'Cosa sono io' è in continuo sviluppo… La scuola di Yoga riprenderà sabato. Per cominciare ho due classi, una di sabato mattina e l'altra, una classe speciale formata da professori con mogli ed amici, durante la settimana. Ogni lezione sarà di due ore - movimenti del corpo, respirazione, istruzioni su purificazione del corpo e dieta - seguita da una introduzione alla seduta-Zen. Dapprima una seduta solo di mezz'ora; in seguito i periodi di seduta sul cuscino saranno più lunghi. Dae Jaa condurrà una classe Yoga per donne ed anche Johnny terrà una sua classe. Lo chiameremo Istituto di Hatha Yoga del Centro Zen di Cambridge.

Un mio caro amico presto porterà due persone benestanti a parlare con noi. Esse sono molto generose verso gli altri, sia in tempo che in denaro - forse potrebbero aiutare anche noi. Ieri ho avuto un proficuo colloquio per un lavoro di Insegnante, che potrebbe farci molto comodo. Ciò che è strano, in questo fatto, è che io dovrei essere un professore di Università, il che significa che non vorrei esserlo in una materia specifica (per es. psicologia, o filosofia, ecc.). Dovrebbero permettermi di insegnare qualsiasi cosa a mio piacimento (perfino il Dharma). In ogni caso, guadagnerò molti soldi, con cui poter sostenere più facilmente il Centro Zen. Però, è difficile riuscire a convincerli - specialmente perché la maggioranza dei professori non sono disposti a lasciare che qualcuno arrivi ad un certo livello per insegnare Zen, Yoga, ecc. Comunque, se mi offrono il lavoro, dovranno lasciarmi insegnare ciò che più mi piace. Alcune domande: 1) Anche se sto meditando già da diversi anni, negli ultimi tempi ho sentito un suono 'dentro la mia testa'. Adesso è diventato ancora più forte e arriva pochi minuti dopo che ho iniziato la seduta. Somiglia un po’ al suono di molti grilli, o anche a quello di una cupa conchiglia marina. È alquanto piacevole e mi giunge come risposta al 'Cosa sono io?'. Devo solo sorvegliarelo o farlo sparire in me stesso? Oppure dimenticarlo? (vedi *nota alla fine).

2) Riguardo alle rinascite. Ad essere sincero, io non ho una reale esperienza (oppure non la ricordo) di essere stato già vivo prima e neppure so cosa accade al corpo fisico, dopo la morte. La teoria buddhista della rinascita è assai intelligente e plausibile, ma io non ho diretta consapevolezza di questa verità. Due persone dotate di poteri psichici mi hanno detto che, prima di adesso, io ero un Orientale e, infatti, fin da quando ero bambino, mi sono sentito molto attratto dallo stile di vita Orientale. Una volta, sotto l'effetto del LSD, ho sentito che ero stato un selvaggio cacciatore primitivo della Mongolia, ma non mi sento di prendere questo fatto come una reale reminiscenza di una vita passata. Mi sento molto più vicino all'idea di 'unità e vacuità' del buddhismo, ma ciò può essere a causa di quella piccola esperienza avuta con l' LSD. Chi è che rinasce? Non può essere una costante, perché tutto cambia. Molte persone del Centro Zen sembrano essere assai in confidenza con questa teoria delle rinascite. Io, invece, no! Non lo ritengo assolutamente necessario per la mia pratica, in quanto anche se questa fosse la mia unica e sola vita, in ogni caso farei la pratica Zen. Puoi aiutarmi? Credo sicuramente che il Buddha, i Patriarchi e tu stesso, non siate dei bugiardi. Ma ho bisogno di conoscere dall'interno la verità su me stesso. Devo anche ammettere che il mio 'piccolo-io' odia il metodo dei 'kung-an' e, fra tutti i metodi spirituali - yoga, recita dei mantra, osservazione del respiro, ecc.- è l'unico che realmente non gradisce. La mia mente-da-professore si muove come un'automobile con le ruote quadrate e vola come un aereo con le zucche al posto delle ali. Sarebbe una buona medicina per me! Vorrei che tu tornassi presto qui, per ridere ancora con noi. Qui in America, possa il tuo insegnamento produrre frutti senza-radice, senza-buccia e senza-frutto. Con tanto affetto.                        Byon-Jo

(*Nota: Forse questo strano effetto ha qualcosa a che fare con il metodo detto di Avalokiteswara, cioè di separare l'udito dai suoni esterni e rivolgerlo all'interno per ascoltare la natura-del-Sé-)

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21 Ottobre 1974,  Caro Byon-Jo, Grazie per la tua lettera e per il libro di fumetti-Zen, che è molto divertente e che leggerò volentieri per imparare meglio l'Inglese. Sono felice che tu abbia iniziato la scuola Yoga e spero che ogni giorno cresca e diventi la scuola Yoga 'n.1' negli Stati Uniti. Attualmente, alcuni Americani qui in Corea vengono nel nostro tempio Tal-Ma-Sah, per fare la seduta-Zen. Essi ascoltano per la prima volta gli insegnamenti della Scuola Choghye (la nostra) e gradiscono molto il nostro tipo di Zen. Alcuni di loro vogliono diventare studenti fissi, per poi venire al Centro Zen di Cambridge. Se dovessero venire, dovrete aiutarli.

E' meraviglioso ciò che hai detto, riguardo a quelle due persone benestanti che vengono al Centro. Però il sistema migliore è che i nostri studenti possano lavorare per guadagnare abbastanza denaro onde comperare una casa da destinare al nostro Centro Zen. Così, spero che tu cominci a lavorare presto per aiutare tutti gli esseri. Molte persone sono attaccate a nome e forma e, poiché tu sei un professore, ti ascolteranno in svariati modi. Quindi, ti sarà più facile aiutarli.

Per rispondere alla tua domanda circa il suono. Ciò che tu senti, è il suono originario. Se tu te ne stai molto tranquillo, potrai udire facilmente questo suono, ma se ti ci attacchi, esso diventerà meno piacevole e ciò non è bene. Mantieni soltanto il 'Cosa-sono-io?'. Dopo, il suono sarà un 'non-suono' ed il 'non-suono' sarà il suono. A quel punto comprenderai il tuo <vero Sé>, perché questo è il tuo <vero Sé>.

                        "Il tuo <vero Sé> non possiede né interno e né esterno

                        "Il suono è solo 'mente-chiara'; la chiara mente è suono.

                        "Il suono e ciò che lo ode, non sono separati. È uno solo.

                        "Ora tu hai un corpo; ma esso esiste realmente o è vacuità?"

Ti chiedo:- Quanti colori ci sono nell'arcobaleno? Qualcuno dice che ci sono cinque colori, qualcun altro, sette, altri dicono dodici, altri trenta, altri ancora un centinaio. Chi di essi ha ragione? In origine, l'arcobaleno non ha colori.

            "Il Dharma buddhista divide le vite in passate, presenti e future.

            "Il Cristianesimo non ha vite passate, ma solo presente e futuro.

            "Il Taoismo non ha né passato né futuro, ma solo il presente.

Qual è quella esatta? Il Sutra del Cuore dice che 'la forma è vacuità e la vacuità è forma'. Se tu sei attaccato a nome e forma, allora le cose, tutte le cose, appaiono e scompaiono. Ma se elimini ogni tipo di pensieri, allora tutte le cose smetteranno di apparire e scomparire. Il buddhismo dice che vi sono le rinascite. E' giusto o no?. Se dici che è giusto, ti batterò trenta volte. Se dici che non è giusto, ti batterò comunque trenta volte. Perché?

Ormai l'hai capito. Al gatto piacciono i topi. Quando non crei il 'piccolo-io' e non crei 'il professore', non ti attacchi al metodo del 'kung-an' e tutti i pensieri scorrono e ritornano al tuo <vero Sé>, la tua mente diventa chiara. La mente è come una lavagna. Se ci fai i disegni sopra, come il 'piccolo-io', il 'professore', lo 'studente-Zen', ecc., essi diventano la tua realtà. Ma se li cancelli, scompare tutto. Allora, prima fai scomparire tutto, poi disegnaci sopra solo il ritratto di un Bodhisattva.

'Bodhisattva' significa nessun desiderio per se stessi, ma solo per tutti gli altri. Quindi, voglio sperare che tu getti via tutto. Butta via tutti i tuoi disegni! BUTTA VIA TUTTO! Eccoti una poesia:

            "Il Corpo di forma ed il Corpo del pensiero- da dove vengono?

            "Prima del pensiero, non vi è nessun nome e nessuna forma,

            "Vi sono soltanto tempo senza limite e spazio senza limitazioni.

            "Il bambino felice, con la sua rete, dà la caccia alle farfalle.

            "Nel frattempo si alza il vento ed una mela cade sul terreno!"

Spero vivamente che tu possa ottenere presto l'illuminazione e diventare un grande Bodhisattva vivente.

Arrivederci a presto.                                                     S. S.

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73) LA STORIA DI MEN GONG.

Il Maestro-Zen Men Gong, maestro principale di Seung Sahn, divenne monaco quand'era ancora ragazzo e, per parecchi anni, studiò i Sutra Mahayana al tempio Dong Hak Sa. Un giorno, quando aveva tredici anni, vi fu una cerimonia per festeggiare l'inizio delle grandi vacanze. Il maestro di Sutra si alzò e disse: "Dovete studiare tutti con impegno, imparare il buddhismo e diventare come i grandi alberi con cui sono stati costruiti i templi, o come delle grandi ciotole, capaci di contenere tutte le cose buone. Il Sutra dice:- L'acqua assume la forma tonda o quadrata conforme alla forma del contenitore in cui è versata. Allo stesso modo, le persone diventano buone o cattive, a seconda delle amicizie che hanno e dell'istruzione che ricevono-. Abbiate sempre in mente il Buddha e frequentate buone compagnie! Così diventerete grandi alberi e validi contenitori del Dharma. Questo è sinceramente ciò che voglio e che vi auguro!"

Il successivo oratore fu il maestro-Zen Kyong Ho, che era venuto a far visita al tempio. Egli era già noto in tutta la Corea come grandissimo maestro-Zen. Vestito di miseri cenci, con i capelli lunghi ed una sottile e lunga barba, era una figura impressionante, in mezzo ai lindi e rasati monaci. Egli disse: "Voi tutti siete monaci. I monaci sono liberi dai meschini attaccamenti personali e vivono solo per fare del bene a tutte le altre persone. Avendo voi intenzione di diventare grandi alberi e contenitori del Dharma, voglio mettervi in guardia, da vero insegnante qual sono. I grandi alberi servono per grandi usi; gli alberi piccoli servono per usi piccoli. Grandi e piccole ciotole possono essere usate lo stesso, alla loro maniera. Nessuna deve essere scartata. Perciò, frequentate pure sia i buoni che i cattivi amici. Non dovete rifiutare alcunché. Questo è vero buddhismo. Il mio unico desiderio per voi è che voi stessi siate liberi da ogni pensiero concettuale".

Tutti furono pieni di profonda ammirazione. Appena Kyong Ho fu uscito dalla sala del Dharma, Men Gong lo rincorse e lo tirò per la veste. Kyong Ho si girò e chiese: "Che cosa vuoi?". Men Gong disse: "Voglio essere tuo discepolo. Ti prego, prendimi con te!". Kyong Ho gli gridò di andarsene, ma il ragazzo non voleva mollarlo. Perciò, con grande severità, gli disse: "Tu sei solo un ragazzo. Non puoi essere in grado di imparare il buddhismo!". Men Gong disse: "Si può essere giovani o vecchi. Ma forse che nel buddhismo esistono gioventù e vecchiaia?". Kyong Ho disse: "Tu, ragazzaccio! Hai ucciso e divorato il Buddha! Vieni cone me!" e così portò il ragazzo al tempio Chung-Jung-Sa. Li lo dette in consegna all'abate.

Men Gong studiò intensamente per i successivi cinque anni. Un giorno, all'età di diciotto anni, udì il seguente 'kung-an': 'I diecimila dharma ritornano all'Uno; dove ritorna l'Uno?'- e così, immediatamente, egli fu sommerso dal grande dubbio. Non poteva più mangiare, dormire o pensare a null'altro, salvo che a quella domanda. Durante tutto il giorno e perfino di notte, egli tratteneva la domanda nella sua mente, dovunque si trovasse e qualunque cosa stesse facendo.

Un giorno, mentre era in seduto in zazen, nel muro di fronte a lui apparve un grosso foro, tanto che egli riuscì a vedere il paesaggio all'esterno. Erba, alberi, nuvole ed il cielo blù apparvero attraverso il muro con assoluta chiarezza. Egli toccò il muro. Stava ancora lì, ma era trasparente come il vetro. Guardò in alto e si accorse che poteva vedere anche attraverso il tetto. A questo punto, Men Gong fu colmo di una gioia irrefrenabile. La mattina seguente si recò molto presto a trovare il maestro-Zen. Si intrufolò nella sua stanza e annunciò: "Ho penetrato la natura di tutte le cose. Ho raggiunto l'illuminazione!"

Il maestro disse: "Oh, davvero? E qual è allora, la natura di tutte le cose?"

Men Gong disse: "Posso vedere attraverso i muri ed il tetto, come se non ci fossero!"

Il maestro disse: "E' la verità?". Men-Gong disse: "Si. Non ho alcuna ostruzione, né impedimento!". Allora il maestro prese il suo bastone Zen e lo colpì sulla testa. "Ed ora" gli disse, "senti un qualche impedimento?"

Men Gong restò esterrefatto. I suoi occhi si protesero in fuori, il suo viso avvampò ed i muri tornarono ad essere nuovamente solidi. Il maestro, accorgendosi della variazione di coscienza del giovane, continuò: "Dov'è andata, ora, la tua verità?".

Men-Gong, confuso, disse: "Non lo so. Ti prego, maestro, dammi gli insegnamenti".

Kyong Ho: "Su quale 'kung-an' stavi lavorando?". Men-Gong: "…Dove ritorna l'Uno?"

Kyong Ho: "Hai la comprensione dell'Uno?". Men-Gong: "No!"

Kyong Ho: "Prima devi comprendere l'Uno. Ciò che hai visto era una illusione della tua mente. Non farti portare fuori strada da cose così. Con un lavoro più intenso sul tuo 'kung-an', presto capirai…"

Men Gong andò via da quel colloquio con una rinnovata aspirazione. Per i successivi tre anni egli meditò continuamente sulla grande domanda. Poi, un mattino tra i tanti, egli si mise a cantare le parole sul suono mattutino della campana:- Se vuoi comprendere tutti i Buddha del passato, presente e futuro, devi renderti conto che tutto l'universo è creato solo dalla mente!-. Appena cantate queste parole, egli colpì la grande campana. Immediatamente la sua mente si aprì ed egli comprese che tutti i Buddha risiedevano in quell'unico suono. Stordito dalla gioia, Men Gong corse verso la Sala del Dharma e prese a calci il monaco che era solito sedere accanto a lui. Il monaco strillò e gli chiese: "Ma sei pazzo?"- e Men Gong rispose: "Questa è la natura-di-Buddha!". Al che il monaco ribattè: "Hai raggiunto l'illuminazione?" e Men Gong: "Tutto l'universo è Uno, ed io sono Buddha!". Durante il corso dell'anno, Men Gong continuò a prendere a calci molti altri monaci, divenendo in tal modo molto famoso. La gente diceva: "Egli è un liberato. Non ha ostacoli di sorta!".

Un giorno dell'anno seguente, mentre si teneva una importante cerimonia alla presenza dello stesso Kyong Ho, Men Gong si recò nella sua stanza, pensando:- Io e questo maestro-Zen siamo la stessa cosa. Entrambi abbiamo raggiunto l'illuminazione. Egli è Buddha ed anch'io lo sono. Ma poiché egli è stato il mio primo maestro, mi inchinerò davanti a lui come farebbe un qualunque monaco ordinario-. Dopo che Men Gong si fu prostrato, Kyong Ho disse: "Benvenuto! E' passato molto tempo dall'ultima volta che ci siamo visti. Ho sentito dire che hai raggiunto l'illuminazione. È veramente così?". Men Gong disse: "Si, maestro!"

Kyong Ho disse: "Benissimo. Ora lascia che ti faccia una domanda", nel dir questo raccolse dal tavolo un ventaglio ed una penna e li mise di fronte a Men Gong: "Dimmi, essi sono uguali o differenti?". Men Gong disse: "Il ventaglio è la penna, e la penna è il ventaglio!"- Per quasi un'ora, con una grande e materna compassione, Kyong Ho cercò di far capire a Men Gong il suo errore. Ma Men Gong non voleva saperne. Alla fine, Kyong Ho disse: "Ti farò un'altra domanda. Nella cerimonia funebre vi è un verso che dice:- La statua ha gli occhi ed in silenzio le sue lacrime colano giù- Che cosa significa?", Men Gong fu frastornato, non riusciva a dire più nulla. All'improvviso Kyong Ho gli gridò: "Se non capisci questo, come fai a dire che il ventaglio e la penna sono la stessa cosa?". In preda alla disperazione, Men Gong si prostrò e disse: "Perdonami!" e Kyong Ho: "Comprendi il tuo errore?". Men Gong disse: "Si, Maestro. Cosa posso fare?". Kyong Ho continuò: "Molto tempo fa, quando al maestro-Zen Jo-ju (Chao-Chou) fu chiesto se un cane avesse la natura di Buddha, egli rispose:- No!-. Sai cosa voleva dire?" E Men Gong: "No, non lo so!". Kyong Ho riprese: "Mantieni sempre questa mente-che-non-sa e presto raggiungerai l'illuminazione".

Men Gong infine comprese che gran dono fosse stato quell'insegnamento. Per i successivi tre anni continuò intensamente a praticare, mantenendo sempre la mente-non-so. Un giorno gli capitò di ascoltare ancora il suono della grande campana e allora comprese la risposta di Jo-Ju. Quindi, ritornò da da Kyong Ho, si prostrò e disse: "Ora so perché il Bodhisattva guarda lontano: perché lo zucchero è dolce ed il sale è salato!".

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74) MEN GONG SPIEGA IL SUO <KHATZ!!!>

Una volta, il maestro-Zen Men Gong si trovava al Tempio Yang-San Tong-Do-Sa in compagnia del maestro-Zen He Wol. Era ora di pranzo. Tutti i monaci si erano seduti a tavola ed erano stati serviti. Ognuno aspettava che fosse stato battuto il chuk-pi (vedi *nota) prima di poter cominciare a mangiare. All'improvviso He Wol gridò: "KHATZ!!!". Tutti restarono sorpresi e guardarono He Wol il quale, nel totale sconcerto, si era messo tranquillamente a mangiare. Allora cominciarono tutti a mangiare. Nel frattempo, però, essi pensavano:- Perché il maestro ha gridato?- Che cosa avrà voluto significare?- Chi ci capisce, con questi maestri!-. Alla fine, il pranzo finì, furono ripulite le ciotole, poi asciugate e riposte nelle tovaglie. Fu battuto il chuk-pi e tutti si alzarono. Di nuovo, all'improvviso, ma questa volta Men Gong gridò: "KHATZ!!!", e nuovamente, tutti furono confusi e sconcertati.

Più tardi, un monaco andò da Men Gong e gli chiese che significato avesse avuto quel fatto. Men Gong rispose: "Mi dispiace, ma non te lo posso dire!". Poi, entrò un altro monaco, poi due, poi tre. Tutti si inchinarono dicendo: "Ti prego, Maestro, dacci una spiegazione!". Alla fine, Men Gong disse: "Non mi piace aprire la bocca. Però, dato che me lo avete chiesto e poiché tutti siete sinceramente desiderosi di capire, vi spiegherò…". Quindi, di nuovo all'improvviso, Men Gong gridò un formidabile 'KHATZ!!!', e se ne andò.

(*Nota- Il chuk-pi è un battente di legno che viene usato come segnale per l'inizio e la fine dei periodi del pasto e della meditazione seduta).

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75) LA TRASMISSIONE DELLA NON-MENTE

Un giovedì sera, dopo un discorso di Dharma al Centro Zen di Cambridge, uno studente chiese a Seung Sahn: "Nella tradizione Zen, qual è l'insegnamento sulla grazia, ovvero la trasmissione della non-mente, da maestro a discepolo?".

Son-sa disse: "E come potrebbe essere trasmessa questa non-mente? Cosa c'è da trasmettere? Devi sapere che una volta il Buddha si trovava sul Picco dell'Avvoltoio. Ogni giorno, egli trasmetteva lunghi sermoni ai suoi discepoli. Un giorno, c'erano diverse centinaia di persone riunite per ascoltare il suo Dharma, egli si sedette di fronte ad esse, restandosene in silenzio. Passò un minuto, ne passarono cinque, poi dieci minuti. Alla fine il Buddha sollevò un fiore. Il solo Mahakashyapa comprese, e sorrise. Allora il Buddha disse:- Questo è il vero Dharma, ed io lo trasmetto a te!- Però, secoli dopo, unm eminente maestro ebbe a dire:- Il Buddha era pazzo. Tutti hanno già il vero Dharma, perciò come potè il Buddha trasmetterlo solo a lui? Ciò è come comprare carne per cani e presentarla come uno squisito filetto-. Nello Zen, la trasmissione significa soltanto che un maestro-Zen certifica che tu puoi aver raggiunto l'illuminazione. Egli mette alla prova la tua mente, per vedere se hai compreso o no. Se hai raggiunto l'illuminazione, allora ti trasmetterà il suo stile di insegnamento".

Un secondo studente disse: "Dici che un maestro-Zen mette alla prova l'illuminazione dello studente. Però se tutti già possiedono il vero Dharma, se hanno già la natura di Buddha, come può qualcuno non essere illuminato?".

Son-sa disse: "I tuoi capelli sono molto scuri. Perché sono neri?"

Studente: "Sono neri. Questo è tutto!". Son-sa: "Vedi, sei attaccato al nero!".

Studente: "Tuttavia, essi sono proprio neri!". Son-sa: "Il Sutra del Cuore dice che non ci sono forme, né occhi e né colori. Perciò, da dove viene questo colore 'nero'?"

Studente: "Non lo so!". Son-sa: "Non lo sai? Allora ti batterò!".

Studente: "Beh, forse ha origine nella mia mente".

Son-sa: "Dalla tua mente? E dov'è la tua mente?" (Risate dall'uditorio) "Tu non sai proprio nulla del nero, vero?". Lo studente restò in silenzio.

Son-sa disse: "Tu non puoi sapere tutto!". Lo studente restò ancora in silenzio.

Son-sa continuò: "Questo è il modo in cui un maestro-Zen mette alla prova la mente di qualcuno!" (Grosse risate) "Tutti possono vedere che i tuoi capelli sono neri, ma non capiscono il perché. Cosippure, tutti hanno la natura di Buddha, ma non la capiscono e non sanno nemmeno che cos'è. Ecco perché è estremamente necessario avere la mente sotto controllo!"

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76) DENTRO LA PANCIA DI UNA MUCCA

Una mattina, al Centro Zen di Providence, Seung Sahn fece il seguente Discorso di Dharma: "Molto tempo fa, un eminente maestro-Zen, dopo uno spuntino, prese tre chicchi di riso e li trasformò in una minuscola mucca. Dapprima questa mucca era molto piccola ed affamata. Essa si guardò attorno, vide un ago sulla tavola e cominciò a mangiarlo. Poi continuò a mangiare qualsiasi oggetto che riusciva ad infilare in bocca. Così cominciò a crescere ed a crescere. Più mangiava e più diventava grande. Presto diventò così grande che, alla fine, mangiò anche lo stesso eminente maestro-Zen, cosa che fece con enorme gusto e soddisfazione"

"Pian piano essa mangiò l'intera cucina del monastero e poi si diresse verso la Sala del Dharma. Mangiò il moktak (strumento di cerimonia), l'incenso e perfino la statua del Buddha. Essa era sempre assai affamata, tanto che, alla fine, si divorò tutto il tempio e le case intorno ad esso. La mucca continuava a crescere, senza mai defecare, cosicché tutto quello che mangiava, la faceva diventare sempre più grossa. Essa comicniò a mangiare tutta la gente e, sebbene venir divorati da questa mucca fosse una spaventosa esperienza, questo fatto tuttavia non recava danni fisici a nessuno".

"Presto, però, vi fu molta sofferenza. Una volta dentro la pancia della mucca, la gente diventava attaccata a nome e forma. Le persone cominciarono a formulare concetti di bene e male, tempo e spazio, luce e buio. La mucca continuava a mangiare e mangiare. Essa si divorò tutti i fiumi e le montagne, tutti i Bodhisattva, i maestri illuminati e perfino i Buddha. Finché, alla fine, l'intero universo, tutto l'infinito spazio ed il tempo e tutti i mondi, furono contenuti all'interno della pancia della mucca".

"Ora, tutti voi siete dentro la pancia di questa mucca, dove tutte le cose appaiono e scompaiono. Voi siete attaccati a nome e forma, ai concetti ed agli opposti. Invece, all'esterno della mucca non c'è niente che appaia o scompaia e non c'è alcun tipo di sofferenza. Perciò, cosa potete fare per tirarvene fuori?"

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----------------------------------------(4° Dispensa- Supplemento a Nirvana News)

 

77) OGGI E'IL GIORNO DELLA NASCITA DEL BUDDHA,IL SOLE SPLENDE…

10 Maggio 1973,  Caro Son-sa-nim; Grazie per il tuo libro sull'agopuntura e grazie per la bella lettera. Oggi è l'anniversario della nascita del Buddha. Abbiamo acceso un incenso speciale sull'altare. Ieri sera il prof. Pruden è venuto a cena qui. Ha mangiato molta 'tempura' ed insalata. Noi abbiamo recitato per lui alcuni canti che inneggiavano alla nascita del Buddha, ed egli è sembrato assai felice.

Emetterò il ruggito del leone ed ucciderò tutti i Buddha, tutti gli eminenti maestri e tutte le persone comuni. In questo modo, tutte le montagne crolleranno e gli oceani si svuoteranno. Che cos'è 'QUELLO' che emette il ruggito del leone? Io non lo so! KHATZ!!!. Oggi è il giorno della nascita del Buddha. Il sole splende….     BOBBY

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14 Maggio 1973,  Caro Bobby, come ti vanno le cose? Ti sono molto grato per la lettera e per il libro in Inglese sul Buddha, che mi hai inviato. E' stato meraviglioso che abbiate celebrato la nascita del Buddha. Grazie. Sono anche felice di sapere che il Prof. Pruden sia venuto a cena da voi. La tua lettera mi è piaciuta, il che significa che hai seguito sinceramente la seduta-Zen, mentre io non c'ero.

Riguardo alla frase:- Emetterò il ruggito del leone, ecc.-, se veramente hai ucciso addirittura tutti i Buddha, tutti gli eminenti maestri e tutte le persone, tu andrai all'inferno diritto come una freccia. Dato che in origine niente esiste, l'uccidere non serve a niente e nemmeno è necessario far sì che crollino le montagne e si svuotino gli oceani. Invece è molto positivo il tuo -Non-so- ed il 'KHATZ!!!'. Però, come potrai separare il rosso dal bianco, ed il sopra dal sotto, se in queste parole non c'è capo né coda e né occhi né orecchie? Perciò, anche se passerai attraverso l'infinito tempo non potrai ancora ottenere lo stato-di-Buddha.

Tralasciando queste cose, hai detto anche che oggi è il 'giorno della nascita del Buddha' e che il sole sta splendendo. Bene. Come potrei mai elogiarti abbastanza? La verità è proprio così. Tuttavia, anche se hai detto la verità, se prima non arrivi a comprendere quanti capelli ci sono sul teschio dello spazio, non potrai conoscere ancora il tuo <vero Sé>. Perciò, cosa puoi fare?

                        "Le azzurre montagne se ne restano immobili…

                        "Mentre le bianche nuvole scorrono velocemente!"

Arrivederci a presto.                                                                                           S. S.

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78) TOKU-SAN ED IL SUO BASTONE

Il maestro-Zen Toku-San era famoso perché rispondeva alle domande, colpendo gli interroganti col suo bastone-Zen. Un giorno era andato in un tempio per tenere un discorso. Egli salì sulla piattaforma davanti alla gente e, sollevando il suo bastone, disse: "Oggi non ci saranno domande né risposte. Se oserete chiedermi qualcosa, vi colpirò trenta volte!"

Uno studente, timidamente, avanzò verso di lui e si prostrò. Toku-san lo colpì trenta volte. "Perché mi hai colpito?" chiese lo studente, "Io mi sono solo prostrato, non ho fatto alcuna domanda!". Toku-san chiese: "Da dove vieni!". E lo studente: "Dall'Est".

Toku-san disse: "Dato che hai lasciato l'Est, ti darò ancora trenta colpi!". Quindi Toku-san colpì di nuovo lo studente con trenta colpi. Lo studente si inchinò e fece ritorno al suo posto.

 Un altro giorno, uno studente andò da Toku-san e si prostrò. Toku-san lo colpì immediatamente. Lo studente disse: "Dov'è il mio errore?". Toku-san ribattè: "Non ho tempo di aspettare che tu apra la bocca!"

Un'altra volta, un monaco entrò nella stanza di Toku-san. Costui era perspicace e baldanzoso. Sapeva che Toku-san aveva l'abitudine di colpire le persone, perciò era preparato a colpire per primo. Alzò la sua mano, ma Toku-san aveva ormai già alzato il suo bastone: "Che fai?" disse, "Questa azione non ti è permessa!". L'allievo monaco restò confuso e fece per uscire in fretta dalla stanza, ma Toku-san lo colpì sulle spalle. L'allievo alzò lo sguardo e Toku-san gridò: "KHATZ!!!". L'allievo restò di ghiaccio. Toku-san gli chiese: "E allora? Questo è tutto il tuo capitale?". Il monaco si prostrò e, umilmente, disse: "Mi dispiace!". Toku-san gli dette una pacca sulle spalle, dicendo: "Bravo, bravo, ora vai pure!". In questo modo, Toku-san colpì molti studenti ma, contemporaneamnete, aprì molte menti.

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79) OGNI COSA E' IL TUO MAESTRO!

7 Gennaio 1975,  Caro Son-sa-nim, Come vanno le cose a Cambridge ed a Rhode Island? Nel mese di Aprile, Song Ryong andrà in Asia e così penso di partire con lui. Un monaco di Ceylon, di nome Ananda, monaco da trent'anni, mi ha chiesto di aiutarlo ad aprire un Centro nella mia città. Ma io non mi sento pronto. C'è molto poco che egli non possa capire sulle Scritture o sui 'kung-an', ma sembra che la loro comprensione non sia poi così importante se poi, come minimo, essa si tramuta in parole e concetti. Invece, è importante solo vedere' ciò-che-è', e distruggere, o non-far-sorgere, le discriminazioni su interno ed esterno, su sacro e malvagio; allora si potrà vedere chiaramente dal punto di vista dell'eternità e del senza-tempo. Forse, però, dovrei ricevere trenta colpi per questo mio modo di esprimermi.

Ora arrivo al problema: Negli ultimi due anni, ho avuto spesso la rivelazione della vacuità e sempre più ho la comprensione che io sono il mondo ed il mondo è me. Non appena emetto un pensiero, ecco che si presenta il mondo e non appena agisco, ecco che creo il mondo tutt'intorno a me. Da quando ho potuto vedere ciò più chiaramente, ogni giorno sento come un obbligo a doverlo insegnare agli altri, istruendoli su come ciascuno crea il suo proprio paradiso, o inferno, e su come crea un mondo di odio e di rabbia, a causa del suo proprio odio e la sua propria rabbia.

Non mi sento più di vivere per me stesso. Devo aiutare, e far capire, anche gli altri. Però mi manca il potere per poterli aiutare. I più di loro non mi ascoltano - non perché io non capisco, ma perché la mia comprensione non è diventata la loro. Finora, io ho tenuto a bada questa comprensione, perché la sento ancora come una cosa separata, dal suo punto di vista. Quando la comprensione è messa da parte, subentra una reale comprensione del fatto che non c'è nulla da dover comprendere! Ma poi, anche questa deve esser messa da parte! Perciò, come si può parlare ad un disperato di Dio, di verità, di cessazione della sofferenza. Come si può spiegare che tutto ciò che deve essere fatto è proprio di arrestare la ricerca?

Ogni giorno vedo crescere le mie responsabilità, non sotto forma di idee, ma come strumento con cui poter aiutare gli altri. Però, non ho modo di farlo, per il fatto che non mi è chiaro come aiutarli e come farmi ascoltare da loro. Dato che queste responsabilità, giorno dopo giorno, le vedo sempre più chiaramente, ho cercato di mettere una maggior cura nel mio comportamento,- più gentilezza, più partecipazione - cercando di non evitare le cose che richiedono azione, come il lavorare per pagare i debiti o il nutrire gli animali abbandonati. Però, spesso mi arrabbio quando vedo gli altri esimersi dalle loro responsabilità, come quelle di non collaborare alla cura del Centro o, in nome di un distacco spirituale, lasciare mogli e figli con la pretesa di non poter più occuparsene (dato che essi dicono che tutto è uguale, ed ogni cosa è una!). Balle! In realtà, essi sono proprio dei gran pigroni, attaccati alla falsa pace della non-azione. Non hanno ordine nelle loro vite e pensano di avere una certa profonda comprensione (un po’ come quella del tuo uomo che lascia cadere la cenere sul Buddha). E mi fanno così arrabbiare, perché non riescono a vedere che il loro modo di agire, cioè quello di evitare le responsabilità, ferisce e causa dolore negli altri. Così, io mi sento impotente, non sapendo proprio cosa fare. In più, vedo poi alcuni, molti ambiziosi, che recano danno alle persone solo per veder realizzati i loro desideri, senza minimamente curarsi di esse e pensando soltanto ad esaudire i loro propri scopi.

Mi sento frustrato, nel non poter dare a questi individui una visione di come essi creano dolore nel mondo e danni a loro stessi. Perciò continuo le sedute, continuo a voler rendere chiara la mia mente e, forse, a cercare un modo di istruire queste persone, affinché cessino di danneggiare se stesse e gli altri, a causa della loro ambizione, o insensibilità, o odio, o anche solo per i loro personalistici ideali. E, questa mia rabbia di non poter fare niente, mi fa star male; il che non è un problema nuovo, perché ce l'ho da quando avevo 18 anni, cioè da ben quattordici anni fa! Questo ci porta al secondo problema. Quando il Rev. Hearn partirà in Aprile, non mi è molto chiaro ciò che dovrò fare, salvo che non resterò qui. Nessuno dei maestri che sono qui a Los Angeles mi sembra valido ed in nessun altro Centro si fa pratica intensiva. La gente fa quello che le piace, senza disciplina e con poca meditazione seduta. Andare presso questi Centri non è utile, perché io non ho il potere di convincerli sul valore delle sedute.

1) Dovrei forse andare al Ritiro dei 100 giorni, in Arizona? 2)Trovare un maestro-Zen in un Centro Giapponese, dove si fa almeno la pratica intensiva? 3) Fondare un Centro nella mia città col monaco Ananda, anche se non sono ancora pronto?- 4) Oppure venire a Providence, o a Cambridge, per studiare presso di te, con cui sento di avere una buona intesa? Anche se, però, ho un po’ di difficoltà nel capire i tuoi discorsi-Zen (benché mi senta attratto da te), in quanto non trovo rispondenza con la mia mente, nel modo come li esponi, mentre trovo facile, per esempio, capire il Ven. Song Ryong.

Potresti rispondermi con un linguaggio, se possibile, non-Zen? E' facile dire che, quando arriverà il momento, sarà tutto chiaro come dovrò comportarmi, ma in questo caso, non risulta tanto giusto, visto che fin da quando sono arrivato qui, volevo andar via, perché nessuna alternativa mi sembrava valida. Ed anche ora, nessuna mi sembra giusta. Perciò, sto ancora qui, continuamente coinvolto in piccoli dissidi col mio insegnante, riguardo alla sua incapacità ed alla mancanza di una vera pratica. Poi, pian piano vi è stato un incremento della pratica, ma in modo assai lento. Anzi, poiché qui non si praticava quasi per niente, spesso mi sedevo da solo per cinque ore al giorno. Questo non è troppo bene, perché quando lo sforzo è fatto da soli, il nostro <ego> si presenta molto energico e potente e diventa arduo potersi sbarazzare di esso, facendo scivolare le cose. C'è solo potenza per sé e niente per gli altri. Mentre, se la pratica è portata regolarmente con intensità, il massimo sforzo diventa puramente un motivo per fare ciò che deve essere fatto, e l'ego non si rafforza. La pratica autogestita, alla lunga, produce gli stessi risultati, però è più lenta, specialmente senza un valido maestro-Zen. Tra l'altro, Song Ryong viene qui soltanto una volta alla settimana (a volte anche meno), per le cerimonie.

Lì a Providence, o a Cambridge, avete una pratica intensa o è fiacca e rilassata, magari con molte interruzioni? Qui, praticamente per più di un anno, non c'è mai stata una vera pratica continuata, perciò è ora che mi prepari ad una pratica più intensiva. In ogni caso, ti prego di rispondermi presto.                 Ed.

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16 Gennaio 1975;  Caro Ed, Grazie per la tua lettera, in verità molto lunga. Di per sé, il fatto non è negativo, però io ti avevo detto che ogni volta che 'apri la bocca, sei in errore'! Mantieni sempre la bocca chiusa. Spero che tu lo capisca, prima o dopo. Nel Sutra del Cuore si dice:-… Rendetevi conto che tutti i cinque skandha (gli aggregati-psicofisici)sono vuoti. Così sarete immuni da ogni sofferenza ed afflizione!- Se tu comprendi realmente questo, allora nella tua mente non ci saranno luoghi, amici, templi, insegnanti o altre cose simili, perché la cosa più importante sarà il modo in cui mantieni la tua mente. Se mantieni una mente corretta, il luogo dove vivi non è importante. Quando sei diventato monaco, avevi una mente da principiante. Ora, temo che tu abbia abbandonato questa mente principiante. Spero che tu voglia ritornare presto ad essa.

Nella tua lettera, dici che 'tu crei il mondo intorno a te e che ogni persona crea il suo proprio paradiso o inferno'. Sono parole molto giuste. Lo ZEN significa proprio smettere di produrre tutte queste cose. Così non ci sarà più nulla, e questa è vera 'vacuità'. Vera vacuità, significa nessun impedimento e nessuna costruzione. E allora perché la tua mente continua a produrre 'io', 'altri', 'mondo', ecc? Prima devi capire il tuo <vero Sé>; dopo potrai essere in grado di capiure la mente degli altri. Come puoi istruire gli altri, se non comprendi ancora te stesso? Dici che gli altri non ti ascoltano. Ma che dici? Cos'hai capito? Chi è che DEVE ascoltare le tue parole? Chi è che vuole la tua comprensione? Finché tu avrai la tua opinione, e gli altri la loro, vi sarà una differenza e gli altri non ti ascolteranno mai. Prima devi andar oltre tutte le tue opinioni, le tue cognizioni, i tuoi giudizi, l'interesse per la tua situazione ed i tuoi tentativi di spiegazione. Poi, non ci sarà più niente di tutto ciò! E quindi, potrai comprendere la mente degli altri. La tua mente sarà diventata come uno specchio chiaro. Viene il rosso ed essa diventa rossa. Viene il bianco ed essa diventa bianca. Quando la tua mente sarà diventata chiara, in essa vi sarà il riflesso delle menti altrui. Se gli altri sono tristi, tu sarai triste; se stanno in silenzio, tu stari in silenzio; se hanno desideri, tu capirai i loro desideri. Allora sarà possibile dar loro insegnamenti e fermare le loro menti.

Il bene ed il male, siano i tuoi veri maestri. Se elimini il tuo 'piccolo-io', non ci saranno più attrazioni o repulsioni, e neppure bene o male. Tutte le cose dell'Universo saranno tuoi insegnanti e buoni amici. Perciò, devi eliminare il tuo sé individuale, cioè il tuo <ego> e dopo acquisirai libertà e non avrai più ostacoli e non vedrai più tutte quelle cose che ti procurano fastidio, o rabbia. Questo è il modo per trovare la Vera-Via. Solo allora potrai osservare la tua emancipazione. Non attaccarti a ciò che sta ai margini della strada, ma tira dritto fino alla fine.

Una volta, il Buddha disse:- Se una mente è chiara, tutto l'universo sarà chiaro!- Se la tua mente tronca ogni pensiero e diventa chiara, allora il luogo dove ti trovi, qualunque esso sia, diventa chiaro. Non preoccuparti per gli altri. Se fai una pratica intensa, gli altri ti verranno dietro. La tua mente è molto forte, ma il tuo <ego> è attaccato alla tua mente forte e, perciò, hai forti attrazioni e repulsioni, forte rabbia e forti attaccamenti, forte frustrazione e forti cattivi pensieri sugli altri, e così via… Devi stroncare completamente questa forte mente, questo forte <ego>. È assai importante. Quando parli della tua comprensione, questo manifesta il tuo essere attaccato alla tua mente. Perciò, stronca questo <Ego>!

Tanto tempo fa, qualcuno chiese al maestro-Zen Jo-Ju (Chao-Chou) se il cane ha la natura-di-Buddha. Jo-Ju rispose:- No!-. Capisci cosa significa questo 'No!'. Se apri la bocca per rispondere, ti darò trenta colpi, e se non apri la bocca, ti colpirò lo stesso trenta volte! Non pensarci su, perché è sbagliato comunque. Quindi, butta via tutto! Tu vuoi trovare un grande maestro-Zen, o un posto ove si faccia pratica intensa, o un Ritiro di 100 giorni, oppure venire qui a Providence. Se non abbandoni questa mente, nessuna di queste cose potrà aiutarti. Devi capire cosa veramente vuol dire la pratica-Zen. Cosa vuol dire 'sedere'? 'Sedere', significa troncare tutti i pensieri e mantenere una mente immobile e silenziosa. Cosa significa 'Zen'? 'Zen' significa diventare chiari. Tu non comprendi il <vero-Zen>, tu sei attaccato all'esteriorità dello Zen. Se tu comprendessi veramente lo Zen, allora non sarebbe necessario avere un maestro-Zen, o un Ritiro di 100 giorni, o un luogo ove si faccia pratica intensiva, o stare qui al Centro di Providence. Allora, potresti camminare, star fermo, sedere, dormire, parlare, star in silenzio - e tutte queste cose sarebbero la tua pratica. Mantieni sempre e solo la mente chiara. Rivolgiti sempre e solo al tuo vero Sé e allora, non ci saranno occhi, né orecchie, né naso, né lingua, né corpo, né mente, né colori, né suoni, né odori, né gusto, né tatto e né oggetti della mente! Dopo potrai comprendere la frase…'Nessun ottenimento e niente da ottenere!'. Devi eliminare la mente che dice:- Io voglio l'Illuminazione!-.

E' importantissimo fermare la mente e, per te, è ancora più importante. Più desideri l'illuminazione, più lontana essa sarà. Se desideri un buon posto per praticare lo Zen, nessun luogo che potrai trovare sarà buono a sufficienza. Ma se tronchi ogni pensiero e ritorni alla tua mente-principiante, questa stessa sarà 'illuminazione'. Se mantieni la mente vuota, allora ogni luogo in cui ti troverai sarà il Nirvana. Devi quindi mantenere fortemente la bocca chiusa ed imparare per mezzo del cielo blù, delle nuvole bianche, del profondo silenzio delle montagne, perfino nel caos delle rumorose città. Tutte le cose sono esattamente proprio-così - esse sono il tuo vero, Grande Maestro. Spero proprio che tu uccida prima il tuo forte 'senso dell'Io', così da poter trovare, improvvisamente, la tua mente chiara, con cui potrai veramente salvare tutti gli esseri dalla sofferenza. Eccoti una poesia:

            "Le montagne blù e le foreste verdi, sono il chiaro volto del Patriarca.

            "Riesci a capire questa cosa? 25 centesimi sono un quarto di dollaro!"

Arrivederci a presto!                                                                                        S. S.

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8 Marzo 1975;  Caro Son-sa-nim,  Come vanno le cose a Providence? Qui il tempo è bello e, raramente piove o fa freddo. Ho idea di andar via da qui verso il 15 Luglio, per tornare all'Est a visitare i miei ed a far visita a te. Ho qualche domanda da farti e, perciò, dovrò aprire la mia bocca:- Perché tutta la pratica richiede un così grande sforzo se poi, alla fine, dobbiamo arrivare ad uno stato di non-sforzo? Perché fare le sedute, i kung-an, le recite di mantra, ecc.? In quest'ultimo anno, nelle mie sedute, c'è stata poca o nessuna differenza tra sedere e non-sedere, ma solo una certa chiarezza. Cioè, le sedute con il 'kung-an' erano uguali a quelle senza far niente (shikantaza), sicché il fare sforzo aveva lo stesso effetto del non farlo. Sforzarsi all'inizio, porta in una direzione opposta, cioè al non-sforzo, nell'ultimo stadio. Perché quindi sprecare tre o cinque anni, facendo sforzi, se poi si deve arrivare al non-sforzo? Perché non partire subito con il non-sforzo, soltanto essendo consapevoli, come nel metodo della Vipassana Hinayana, o anche come viene detto da Krishnamurti? Perché passare tanto tempo allontanandosi dal non-sforzo, solo per poi farvi ritorno? Perché?-

Inoltre, le scuole Giapponesi Soto e Rinzai, sembra che mettano maggior enfasi sullo sforzo- cioè dura seduta, continuo lavoro senza fine, ecc.- di quanto non faccia tu. Tu dai minor peso alla seduta ed allo sforzo nella pratica. Perché? Tu dici che 'kensho', cioè l'illuminazione, è la 'mente-chiara', ma sia Mazumi Roshi che il Ven. Hearn non sono d'accordo. Come mia esperienza personale, io ho sperimentato molte volte, negli ultimi quattro anni, gli stati oltre la chiarezza; stati dove l'Io (mente e corpo) sparisce e resta solo il mondo visto, sperimentato senza separazione, senza spazio né tempo, ma solo 'proprio-così-com'è'. Quello che tu identifichi con 'mente-chiara', è lo stato del non-sforzo? Se la mia seduta è giusta, questo stato di 'unità', di 'così-è', mi succede quasi tutti i giorni; se invece non la eseguo bene, allora non accade. Ma ora posso vedere che non c'è alcuna differenza tra una seduta buona ed una meno buona, tra la chiarezza e la mente ansiosa ed ingombra. C'è mai qualche punto, nel processo, in cui uno può considerarsi 'illuminato'? Io non credo. Tutto è illuminazione, o no? E ancora, perché un processo completo sotto un Roshi Giapponese richiede venti o trenta anni, ed invece assai meno sotto un maestro Cinese o Coreano? Cos'è che costringe a tempi così lunghi, nei metodi Giapponesi? Sono migliori o peggiori di altri metodi? Oppure che cosa?-

Tu mi chiedi, 'che cosa' ho capito?! Beh, ho capito che non c'è niente da capire, niente da dover fare o praticare, solo 'mente-chiara'. Tuttavia nessuno vuole ascoltare ciò. Le persone vogliono solo bere, ballare, fare chiasso, avere opinioni e parlare incessantemente di amore e compassione, anzi solo la loro idea di amore e compassione. Io ho scarso interesse a voler diventare un maestro, comunque molto poco ad ascoltarti perché, anche quando tu non parli, raramente fai il buon maestro. Ecco perché il mio scopo è di parlare agli altri, non tanto perché si interessino alle migliaia di pratiche che possono essere fatte, ma solo perché si siedano giù. Non è importante il metodo, ma solo il 'sedere-giù' insieme al 'kung-an', al 'shikantaza', alla conta dei respiri. Allora l'Io reale funziona senza dover pensare; poi, qualche volta, senza sapere quando o come, arriva Dio, o Buddha, o il 'Così-è', cioè la Realtà! Ma non sono neppure interessato al raggiungimento dell'Illuminazione. 'Illuminazione' è solo una parola. O già la possiedo ora, o arriverà spontaneamente, purché io continui la pratica-seduta. Che differenza fa? Però, sono interessato al come mostrare agli altri che il pensiero, le idee, ecc. sono un blocco alla chiarezza, almeno agli inizi, e vorrei diminuire le loro opinioni ed emozioni, con qualunque mezzo a disposizione. Spero di vederti in Luglio o ai primi di Agosto. Con affetto, Ed.

(P.S.- Riguardo alla mia professione ed attività, io sono un progettista economista. Fino a due o tre anni fa, ero molto ottimista sul futuro del mondo, per quanto concerne le guerre e l'alimentazione, ecc. ma sapevo che non era troppo importante dato che il mondo era troppo complicato per capire ciò che stava succedendo e, tanto meno, per fare progetti significativi, sufficientemente accurati. Ora, però, tramite una profonda indagine su ciò che sta accadendo, so che il mondo è in costante preoccupazione, molto più di prima e, forse, troppo in ritardo per poter fare qualcosa. Ciò che realmente andrebbe fatto è di rivoluzionare la mente degli umani. Ma questo non è un motivo sufficiente per saper essere un buon maestro. Troppe persone dovrebbero sperimentare questa rivoluzione adesso, altrimenti il mondo potrebbe soccombere e, se sarà così, così sarà. Ma proprio come un bravo dottore deve saper curare tutte le malattie al loro insorgere, così coloro che son abili adesso, devono curare le malattie della mente in modo rapido. C'è rimasto un impietoso periodo di cento anni o poco più - ma forse solo due o tre decenni - prima che il mondo cada in pezzi, portando una incredibile sofferenza. E, quando vedo la sofferenza, io soffro. Questa sofferenza deve essre fermata!-).

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22 Marzo 1975,  Caro Ed, Grazie per la tua lettera. Sarò ben felice di vederti quando verrai qui sulla Costa Orientale. Nella tua lettera, parli molto dello sforzo e del non-sforzo. Butta via tutto! Perché così tanti pensieri? Perché sei così attaccato alle parole? Un eminente maestro disse:- le diecimila domande sono un'unica domanda. Se elimini quella sola domanda, tutte le diecimila domande spariranno!-. Che cosa stai cercando? Se uno fa un grande sforzo e un altro non ne fa affatto, non te ne preoccupare! Cerca di essere solo interessato al tuo lavoro! Finisci prima la tua grande opera personale; poi capirai tutto. Sedere, parlare, ridere, mangiare - tutto è Zen! Devi capire questo!

Si, sedere è importante. Ma la vera seduta non dipende dal fatto se è il tuo corpo ad essere seduto o meno. Conosci già la storia di Ma-jo (Ma-tsu) che faceva pratica intensiva e Nam-Ak (Nan-yueh) che prese un mattone e cominciò a lucidarlo. Tu dici che io dico che l'illuminazione è 'mente-chiara'. Che cos'è per te, la mente chiara? Anche mente-chiara è solo un nome, come illuminazione. Se parli di mente chiara, non è la vera mente chiara. Se parli di illuminazione, non è l'illuminazione. Se dici che la mente chiara è illuminazione, ti darò trenta colpi e se dici che mente chiara non è illuminazione, ti colpirò lo stesso trenta volte! Non essere attaccato alle parole Zen. Devi fare molta attenzione. I maestri-Zen usano le loro lingue per far cadere in trappola i loro discepoli.

Dici che quando la tua seduta è buona, sopraggiunge uno stato di unità, oltre la chiarezza. Ma che cos'è l'unità? Cos'è una buona seduta? E una cattiva? Non devi ostacolare la tua mente. Ostacolare la propria mente è una bruttissima malattia Zen. Per quanto rifinito, il tuo modo di parlare è solo pensiero. Dimmi una frase che sorga prima del pensiero. Mi chiedi perché servano venti o trenta anni, sotto un maestro-Zen Giapponese, per completare il processo. Beh, sotto un maestro Cinese o Coreano, serve un tempo illimitato. Perché te ne vai in giro a mettere a confronto lo Zen Coreano con quello Giapponese, o altri tipi di buddhismo? Questo è un tuo cattivo karma. Queste cose non sono importanti, semplicemente. Buttale via!

Dici che hai capito che non c'è niente da capire. Però, capisci l'illuminazione, la vacuità e tutto il resto. Ciononostante non hai raggiunto l'illuminazione, o la vacuità, o tutto il resto! La comprensione è solo pensiero. Il raggiungimento è prima del pensiero. Come apri la bocca, sei in errore. Ti ho già detto che devi tenere la bocca chiusa. Ricordati questa regola! Il terzo Patriarca disse:

            "La Grande Via (il Tao) non è difficile, per coloro che non discriminano!

            "Getta via <mi piace> e <non mi piace>, e tutto diventerà chiaro!"

Getta via l'insegnamento, getta via tutto! Se dici che non sei attaccato ai metodi di pratica, questo è essere attaccato al metodo. Se elimini il tuo attaccamento, allora le tue parole ('L'Io reale funziona senza parlare e pensare…') non sono necessarie. Tu dici:- Qualche volta, senza sapere quando o come, arriva Dio, o Buddha, o il 'Così-è', la Realtà!-. bene. Quando arriva il Buddha, devi uccidere il Buddha; quando arriva Dio, devi uccidere Dio. Come possono essere necessari Dio o Buddha? Un eminente maestro disse:- Me ne vado errando per i sei reami di esistenza, senza cercare il minimo aiuto dai Buddha e Bodhisattva!- Un altro eminente maestro disse:- Se uccido i miei genitori, posso pentirmi davanti al Buddha. Ma, se uccido il Buddha, davanti a chi potrò mai pentirmi?- Devi capire dove mai ci si possa pentirsi. Poi dici ancora:- Non sono interessato a raggiungere l'illuminazione!- Invece, a parer mio, sei molto interessato; sei molto attaccato all'illuminazione! Perché continui a ripetere: 'illuminazione, illuminazione, illuminazione'…? Che cos'è l'illuminazione? Devi leggere il Sutra del Cuore. Se potrai capire il vero significato del Sutra del Cuore, allora capirai la vera Via.

Il tuo desiderio di insegnare agli altri è come quella storia del cieco che guida altri ciechi giù nel burrone. E' estremamente necessario che tu apra gli occhi. Tu pensi che tutto il mondo stia soffrendo e sei triste per il fatto che il mondo possa venir distrutto. Vuoi salvare tutti gli esseri dalla sofferenza. Così tu saresti un grande uomo, un grande Bodhisattva. Ma un uomo veramente grande non produce parole e chiacchiere, ma solo azione. La prossima volta, vorrei che la tua lettera sia più corta. Ora, esci fuori e chiedi all'albero di fronte al tempio, quale sia la vera Via. Vedrai che quell'albero te la insegnerà. Non scrivermi nessun'altra cosa. Informami soltanto di ciò che ti ha detto l'albero.

Sinceramente.                                                                                                             S. S.

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80) CHI E' CHE PRODUCE L'UNO?

Una sera, dopo un discorso di Dharma al Dharmadhatu di Boston, uno studente chiese a Seung Sahn: "Se tutto è uno, che cos'è due?".

Son-sa disse: "Chi è che rende tutte le cose, l'uno?". Studente: "Tu, lo fai".

Son-sa: "No, io non produco l'uno. Tu produci l'uno!".

Studente: "Allora, perché lo chiami l'Uno'?".

Son-sa disse: "Tu hai un attaccamento per le parole". Vi furono alcuni istanti di silenzio. Poi, Son-sa continuò: "D'accordo. Ora ti chiedo:- Prima che tu nascessi, eri zero o uno?"- E lo studente: "Né l'uno né l'altro!".

Son-sa: "Ah, non eri dunque zero? Prima che tu fossi nato, il tuo corpo non esisteva. Perciò eri zero. Sei d'accordo?". Studente: "No. Non ero zero!"

Son-sa: "Non eri zero? Allora il tuo corpo esisteva?". Poi, indicando la lunga capigliatura bionda dello studente, continuò: "Prima che tu nascessi, avevi questi capelli?". Lo studente, dopo un momento di esitazione, rispose: "No".

Son-sa disse: "Ok. Ora i tuoi capelli sono 'uno'. Dopo la tua morte, avrai ancora questi capelli?". E lo studente: "Beh, credo di no!"

Son-sa: "Perciò, questi capelli sono tuoi, solo tuoi. Prima che tu fossi nato, i tuoi capelli erano zero; ora sono uno. In futuro saranno ancora zero. Sei d'accordo?".

Studente: "Si, sono d'accordo".

Son-sa: "Ecco questa è la verità. Perciò zero è uguale a uno e uno è uguale a zero!"

Studente: "Va bene. Sotto questo punto di vista, sono d'accordo".

Son-sa: "Perciò, una volta zero e una volta uno sono uguali a zero. Due volte dieci è uguale a zero. Tre volte cento, è uguale a zero. Sei d'accordo?"

Studente: "…Hmmm, se lo dici tu…"

Son-sa: "Tu dici uno, tu dici due, tu dici tre, tu dici molti, e molti sono tutti uguali a zero. Perciò, se vuoi uno hai uno; se vuoi due, hai due. Se vuoi cento, hai cento. Cartesio disse:- Penso, dunque sono!- Se penso uno, avrò uno. Prima, tu hai pensato uno, e perciò hai avuto uno. Io non avevo pensato uno, quindi non ho avuto uno. Perciò, sei stato tu a dire uno, e non io!"

Studente: "Allora, perché non dici che tutto è zero?!"

Son-sa: "Non è zero!" (Risate dall'Uditorio) "Tu dici zero. Io non dico zero!".

Studente: "Allora, tu dici uno!"

Son-sa: "No, io dico zero!" (Grosse, sostenute risate) "Tu dici uno, io dico zero. Tu sei attaccato alle mie parole. Io non sono attaccato alle parole, io sono libero. Qualche volta dico zero, qualche altra volta dirò uno. Perciò, se tu pensi uno, avrai uno. Se pensi cento, avrai cento. Se elimini ogni pensiero, non c'è nessun Dio e nessun Buddha. Questo è ciò che intendeva il Buddha con la frase:- Tutto l'universo è creato dal vostro pensiero!-.

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81) Qual E' LA TUA STELLA?

Subito dopo aver raggiunto l'illuminazione, all'età di ventidue anni, Chun Gang si recò dal maestro-Zen Men Gong. Men Gong gli disse: "Il Buddha diventò illuminato dopo aver visto la stella del mattino nel cielo Orientale. Però, ci sono molte stelle. Qual è la tua stella?"

Chun Gang si lasciò cadere in ginocchio e, con le mani, cominciò a tentoni a cercare tutt'intorno sul pavimento.

Men Gong, ridendo, disse: "Oh, tu sei proprio diventato un Buddha!". Dopodiché gli dette la Trasmissione.

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82) LA STORIA DI SUL

Tra i discepoli del grande maestro-Zen Ma-jo (Ma-tsu), vi era un laico di nome Chang. Costui era un devoto buddhista che si prostrava e recitava i Sutra due volte al giorno, facendo frequenti visite al suo maestro. Egli portava sempre con sé la sua figlioletta di nome Sul. Questa giovinetta era ancor più devota del padre. Ogni giorno, essa si associava a lui nelle prostrazioni e nelle recitazioni e aspettava con ansia e con grandissima gioia di vedere il maestro.

Un giorno, durante una visita, Ma-jo (Ma-tsu) le disse: "Visto che sei una così brava ragazza, voglio farti un regalo. Il mio regalo sono le parole 'Kwanseum Bosal'. Devi ripetere più spesso che puoi il nome del Bodhisattva e troverai una grande felicità". Dopo che furono tornati a casa, il padre dette a Sul un'immagine del Bodhisattva, da appendere sul muro della sua stanza. Ella passava molte ore davanti a questa immagine, recitando 'Kwanseum Bosal, Kwanseum Bosal'. Gradualmente arrivò a recitarlo per tutto il tempo, ovunque si trovasse - mentre cucinava, o lavava e cucivai vestiti, o mangiava, o giocava e anche mentre si addormentava. I suoi genitori erano molto fieri di lei.

Passarono diversi anni ed i suoi amici, dopo un certo tempo, arrivarono alla conclusione che Sul fosse un po’ matta. Ciò non ebbe alcun effetto su di lei, che continuò a recitare il mantra per tutto il suo tempo, ovunque si trovasse. Un giorno, mentre stava lavando i panni sul fiume, sbattendoli con un bastone, all'improvviso sentì suonare la grande campana del tempio di Ma-jo. Il suono della campana e del bastone si unificarono e la sua mente si aprì. Essa venne immediatamente invasa dalla gioia ed ebbe la percezione come se tutto l'universo stesse danzando insieme a Kwanseum Bosal! Il Bodhisattva era la terra, il cielo, la grande campana del tempio, i vestiti sporchi ammonticchiati sul greto del fiume. Corse velocemente a casa, saltando di gioia e senza più recitare il mantra.

Durante i giorni seguenti, i genitori notarono in lei un grande cambiamento. Mentre prima era stata quieta e garbata, ora ella scoppiava in grosse risate apparentemente senza motivo; si metteva a fare lunghe conversazioni con gli alberi e le nuvole e correva per le strade del villaggio a velocità folle, come un maschiaccio. Suo padre divenne così preoccupato che decise, quando lei era nella sua stanza, di spiarla attraverso il buco della serratura per vedere cosa mai facesse quando, tutta sola, vi si rinchiudeva. Guardando all'interno, vide per prima cosa l'immagine di Kwanseum Bosal sul muro, poi sotto di lui  l'altare dove avrebbe dovuto essere appoggiato il sacro Sutra del Loto, circondato da fiori ed incensi. Ma quella volta il Sutra non c'era. Infine, vide Sul in un angolo, faccia al muro, seduta proprio sul Sutra del Loto! Non poteva credere ai suoi occhi! Dopo un istante di shoch, egli spalancò la porta, entrò e gridò: "Ma cos'è che stai facendo? Sei fuori di testa? Questa è la Sacra Scrittura! Perché stai seduta su di essa?". Sul sorrise e disse con molta calma: "Padre, cos'è sacro secondo te?" ed il padre: "Queste sono le vere parole del Buddha; esso contiene le più grandi verità del buddhismo!". Sul ribattè: "Ma la verità, può mai essere rinchiusa nelle parole?"

A questo punto, Chang cominciò a realizzare ciò che era accaduto a sua figlia. Questo fatto era oltre la sua comprensione, e la sua rabbia si trasformò in una intensa perplessità. Così disse: "E allora, dove pensi che stia la verità?". E Sul: "Se cercassi di spiegartelo, non potresti capire. Vai da Ma-jo e chiediglielo, poi senti cosa ti dirà!". Così Chang ando da Ma-jo e gli raccontò la storia di quei trascorsi giorni. Dopo che ebbe finito, disse: "Ti prego, Maestro, dimmi: forse che mia figlia è diventata pazza?". Ma-jo disse: "Tua figlia non è pazza. Tu sei pazzo!". E Chang: "E perché mai lo sarei io?"- "Non preoccuparti" disse Ma-jo e gli consegnò una grande calligrafia su carta di riso, con la seguente trascrizione:

                        "Quando udrai il gallo di legno cantare di sera,

                        "Conoscerai il luogo in cui la tua mente è nata.

                        "All'esterno della mia casa, nel piccolo giardino,

                        "L'albero del salice è verde ed i fiori sono rossi!"

Poi disse a Chang: "Ora, metti questa sul muro della stanza di tua figlia e sta a vedere ciò che accade!". Chang, ora, era ancor più confuso di prima. Camminò verso casa, come uno che abbia smarrito la propria direzione. Non riusciva a mettere in ordine i suoi pensieri. Poi, a casa, quando Sul vide sul muro e lesse la calligrafia, semplicemente assentì col capo e fra sé e sé disse:- Oh, anche un maestro-Zen è 'proprio-così'-. Poi, tornò a mettere il Sutra del Loto sull'altare, tra i fiori e l'incenso.

Dopo una ancor più intensa pratica, Sul si recò a far visita a Ma-jo nel tempio. Nel contempo si trovava lì il maestro-Zen Ho Am, che era anch'egli venuto a far visita a Ma-jo. I due maestri invitarono Sul a sedersi ed a bere il tè con loro. Quando ella si fu seduta ed ebbe versato il tè, Ho Am disse a Ma-jo: "Ho sentito dire che questa giovane ha praticato molto intensamente". Ma-jo tacque. Allora Ho Am si rivolse direttamente a Sul e le disse: "Ora metterò alla prova la tua mente". Lei disse: "Ok!"

Ho Am disse: "Nel Sutra è detto:- Il grande Monte Sumeru è contenuto tutto in un piccolo seme di mostarda; qualcuno vi penetra dentro e manda in frantumi le rocce: che cosa significa questo?". Sul sollevò la sua tazza e la scagliò contro il muro, riducendola in frantumi. Ma-jo si mise a ridere e battè le mani: "Ottimo! Bravissima. Ora, voglio io mettere alla prova la tua mente!" e Sul disse ancora: "Va bene!".

Ma-jo disse: "La parola 'karma' è molto spesso usata nel buddhismo. Tu hhai un buon karma nel senso buddhista, perciò ti chiedo:-Cos'è il karma?-".

Sul disse: "Scusami, potresti chiarirmi un po’ meglio questa domanda, prego?" e Ma-jo: "In tutti e tre i Veicoli del buddhismo, il concetto di 'karma' è usato in uno o l'altro senso. Ti chiedo cosa significa precisamente il termine 'karma'!". Allora Sul si inchinò a Ma-jo e disse: "Grazie!". Dopodiché restò in silenzio. Ma-jo sorrise e disse: "Ottimo stratagemma, sei scaltra. Hai compreso!".

Quando poi Sul divenne adulta, continuò sempre a mantenere una perfetta mente chiara. Dal di fuori, le sue azioni erano ordinarie e comuni; ma dall'interno, la sua mente era la mente di un Bodhisattva. Alla fine, essa si sposò e allevò una famiglia felice, composta da numerosi figli, tutti devoti buddhisti. Molte persone andarono da lei per essere aiutati e per avere insegnamenti, tanto che divenne famosa come un grande maestro-Zen.

Un giorno, quando ormai era una donna anziana, la sua piccola nipotina morì. Essa, durante il funerale, pianse amaramente e continuò a piangere anche dopo il ritorno a casa, quando i visitatori le presentarono le loro condoglianze. Tutti furono sconcertati e cominciarono presto a mormorare. Infine, uno di essi, le disse: "Tu hai raggiunto la Grande Illuminazione ed hai ben compreso che, in realtà, non c'è né la vita né la morte. Perché dunque stai piangendo? Come mai la morte della tua nipotina è così di ostacolo all'imperturbabilità della tua mente chiara?". Sul smise subito di piangere e disse: "Ma tu comprendi quanto importanti siano queste mie lacrime? Esse sono più potenti di qualsiasi Sutra, più di tutte le parole dei Patriarchi e di ogni possibile cerimonia. Quando la mia nipotina udrà il mio pianto, entrerà dritta nel Nirvana!". Poi, con fervore, gridò a tutti i visitatori: "E voi, lo capite questo!?". Nessuno purtroppo capì.

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83) DIALOGO CON LO SWAMI 'X'

Un giorno, un insigne Yogi invitò Seung Sahn a tenere una conferenza insieme a lui, in occasione della sua permanenza a Cambridge. Erano presenti più di cento persone. Proprio davanti allo Swami, il quale era seduto su una sedia sopra un piccolo podio, vi era una grande cesta di frutta, che era stata portata come dono. A Seung Sahn fu riservato un posto sul pavimento, alla sinistra dello Swami.

Dopo che Son-sa, insieme a tre suoi discepoli, si fu seduto, lo Swami offrì loro alcuni dolcetti. Uno dei tre studenti disse: "Grazie, no" spiegando che Son-sa, avendo il diabete, non poteva mangiarli. Lo Swami disse: "Oh, che peccato! Sarebbe molto utile che egli facesse ogni giorno una camminata di due o tre miglia". Son-sa disse: "Il diabete è una cosa eccellente. Fa capire che la forma è vuota ed il vuoto è forma. Questo mio corpo è comunque vacuità. Perciò il mio diabete è vacuità. Perciò è eccellente!". Lo Swami restò qualche attimo in silenzio, poi disse: "Ed ora discorriamo. Hai qualcosa da dire?".

Son-sa disse: "Come si dovrebbe mantenere la mente, durante lo Yoga?"

Swami: "Dovremmo immergerci con la mente nel sé interiore. E la mente dovrebbe essere priva di oggetti. Hai letto ciò che Patanjali ha scritto sullo Yoga?"

Son-sa: "Si. Allora, il mio <sé> e la mia mente, sono uguali o differenti?"

Swami: "Quando la mente va all'interno, nel sé interiore, diventa una sola cosa con esso. Ma quando va all'esterno, per quel dato periodo di tempo, ne è separata".

Son-sa: "La mente non ha interno né esterno. Perciò come può diventare una con il <sé> e poi diventare separata da esso?"

Swami: "E allora, chi è che agisce all'esterno, se non la mente?".

Son-sa: "Cos'è la mente?". Lo Swami rispose: "La mente è la tendenza del <sé> che si estrovertizza per compiere azioni. Quando resta all'interno, essa è il <sé> e quando si proietta all'esterno, diventa l'agente che compie le azioni nel mondo. La mente non è un'entità separata, non vi è una modificazione di qualcosa, non è nient'altro se non la coscienza. Quando la coscienza universale si espande e prende forma come oggetti esterni, la chiamiamo mente. E quando la stessa mente si raccoglie all'interno e diventa il sé, torna a d essere la stessa coscienza che, a piacimento, si contrae e si espande"

Son-sa disse: "La mente non ha interno né esterno. E' il pensiero che crea interno,  esterno, mente, coscienza - tutto è prodotto dal pensiero. Perciò la mente è non-mente!"

Lo Swami disse: "Quando la coscienza prende la forma degli oggetti esterni, essa diventa la mente. Ma quando si ritira all'interno e dimentica tutti gli oggetti, ritorna ad essere di nuovo il <sé> e la coscienza".

Son-sa: "Chi è che crea l'interno, chi è che crea l'esterno, chi è che crea la coscienza, chi è che crea gli oggetti?"

Swami: "E tu, sai chi ha creato te?"- Son-sa: "Se me lo chiederai, te lo dirò!"

Swami: "Dimmi che ne pensi di chi è che ha creato il mondo!"

Son-sa disse: "Davanti a te vi sono molte mele ed arance". A questo punto, sembrò che la traduttrice Hindi fosse alquanto sconcertata. Essa chiese a Son-sa di ripetere la sua risposta. Poi, corrugando le sopracciglia, la ripetè testualmente allo Swami. Lo Swami restò silenzioso per qualche istante. Poi disse: "Questa è una risposta?"

Son-sa disse: "Vuoi un'altra risposta?". Lo Swami: "Sì". E Son-sa: "Uno più due è uguale a tre!". Allora lo Swami disse: "Supponi di togliere due da tre, quindi…?"

Son-sa: "Resta solo l'uno!". Swami: "Supponi di togliere via anche quell'uno!"

Son-sa: "In questo caso, ti colpirò col mio bastone!". La traduttrice trattene il respiro. Era visibilmente scioccata e, ovviamente, non voleva tradurre quest'ultima frase. Poi però, dopo qualche istante, lo fece. Lo Swami sembrò estremamente seccato. Dondolò e riaccavallò i suoi piedi, poi disse: "Queste risposte non hanno alcun senso. Che tipo di conoscenza hai?"

Son-sa disse: "Ok, Ora ti spiegherò. Se io dico:- 'Uno più due è uguale a tre; e uno più due è uguale a zero! Quale delle due è giusta?"

Lo Swami disse: "Vedi, tutto è in temporaneo cambiamento. Qualche volta può essere dieci, o anche cinque. Può essere sette e può essere nove. Può cambiare. Quindi non c'è niente di fisso. Tutto è una verità momentanea".

Son-sa: "Se dici che tutto cambia, allora sei attaccato alla forma".

Lo Swami rispose: "Io non sono attaccato alla forma, ma tu sei attaccato alle tue domande e risposte!". Son-sa rise e disse: "Ueh! Questa è una buona risposta!"

Lo Swami continuò: "Perché mai uno dovrebbe essere attaccato alle cose che mutano continuamente? Perché si dovrebbe desiderarle?"

Son-sa disse: "D'accordo, ma lascia che io ti chieda…"

Swami: "No, Ho io una domanda per te! Qual è lo scopo di questo nostro incontro in cui si doveva parlare solo di argomenti spirituali?". Son-sa rispose: "Oggi è sabato!"

Swami: "Questa non è la risposta di un filosofo! E' soltanto la risposta di un bambino!". Son-sa disse: "Si, infatti!"

Swami: "IN ogni cosa vi è sempre uno scopo, dal punto di vista della vita mondana. Per esempio, quest'uomo (indicando un devoto) sta qui e se gli chiedo:- Perché sei venuto qui?-, mi risponderà:- Sono venuto per vederti!-, oppure:- Sono venuto per ascoltarti e chiederti qualcosa!-. Le risposte dovrebbero essere tali che la gente possa capirle. Quindi se una persona ha dei dubbi, mi fa delle domande e, ricevendo una risposta, rimuoverà i suoi dubbi. Ma le tue risposte non hanno senso, né scopo. Sono come i capricci di un bimbo!"

Son-sa disse: "No. Quelle altre sono risposte per bambini. Ogni bambino capirebbe:- Sono venuto per vederti-. Ma 'Oggi è sabato!', è una risposta che i bambini non capirebbero. Perciò, sono le tue, ad essere risposte per un bambino".

Lo Swami disse: "Se la gente capisce ciò che diciamo, allora solo in questo caso può esservi un qualche senso ed un qualche scopo. Se nessuno ti capisce, qual è allora l'utilizzo di queste domande e risposte? Da esse si dovrà pur avere un qualche significato!".

Son-sa disse: "Io comprendo che tu sei un grande uomo. Ma tu non lo comprendi. Perciò sei come un bimbo!"

Lo Swami disse: "Non è questione di grande o piccolo. Quando noi parliamo, dovremmo usare frasi e parole, in maniera tale che nella nostra vita quotidiana - nelle relazioni mondane - esse abbiano un qualche senso. Dovrebbero essere capite da grandi e piccoli. Sia i bambini che gli adulti dovrebbero essere capaci di capirle".

Son-sa disse: "Ti faccio un'altra domanda" e così dicendo, prese una mela dalla cesta, "Questa è una mela, vero? Però, se dici che è una mela hai attaccamento a nome e forma. E se dici che non è una mela, hai attaccamento alla vacuità. Quindi, questa è una mela o no?". Lo Swami rispose: "Entrambe le cose".

Son-sa: "Entrambe? Ti colpirò sessanta volta! La risposta 'mela' è sbagliata; la risposta 'non-mela' è pure sbagliata; la risposta 'entrambe' è doppiamente sbagliata. Perché? Questa mela è prodotta dal pensiero. Essa non dice:-Io sono una mela!- La gente la chiama 'mela'. Perciò, essa è creata dal pensiero!"

Lo Swami disse: "Beh, sappiamo che cresce su un albero…"

Son-sa disse: "Infatti! Questa è una buona risposta. Una risposta ancora migliore sarebbe stata questa…" e Son-sa azzannò la mela, dandole un morso.

Lo Swami disse: "Anche senza mangiarla, posso capire cos'è una mela: Coloro che non lo capiscono, hanno bisogno di mangiarla. Tu la conosci mangiandola. Io la conosco anche solo guardandola".

Son-sa: "Allora, una buona risposta sarebbe stata averla presa ed avermi detto:-Mangiala pure, prego!-"

Swami: "Ciò non era necessario. Io ho potuto vedere e capire ciò che essa era!"

Son-sa: "Vero. Le parole non sono necessarie".

Lo Swami aggiunse: "Vi sono molti tipi di comprensione. Mangiare non è l'unico modo. C'è anche qualche altro modo per capire. Per il momento, lascia stare la tua filosofia e prova ad andare in un mercato: immagina di chiedere al venditore cosa sia una mela, di quale misura la vuoi, e così via. Egli non te la porgerà, per fartela mangiare. Nella vita quotidiana, questa tua filosofia non è utile. La filosofia di ciascuno dovrebbe essere concreta, dovrebbe essere tale da poter venire usata dalla gente comune. Si dovrebbe essere capaci di applicarla nella nostra vita di tutti i giorni. La nostra filosofia e la nostra vita ordinaria non dovrebbero essere separate, dovrebbero essere una cosa sola. Oggi il mondo è fatto in una maniera in cui gli scienziati non danno assolutamente credito ad una visione del genere. Essi non danno credito a niente che non abbia una funzione".

Son-sa replicò: "Io non sono un filosofo. Non sono uno scienziato e non sono nemmeno un buddhista!"- Swami: "E allora, qual è il tuo scopo?"

Son-sa: "Tu ormai l'hai già capito!".

Lo Swami non battè ciglio, guardò l'orologio e disse: "Ora devo andare. Parleremo ancora più tardi. Non è difficile parlare con te". Poi, sorridendo, aggiunse: "Dato che non sei un filosofo, voglio darti una mela", e porse a Son-sa una mela dalla cesta.

Son-sa gliela restituì indietro e, anch'egli sorridendo, disse: "Voglio offrirla io, a te!"

Lo Swami disse: "In questo modo, sono doppiamente felice, sia per averla offerta che per averla ricevuta". Son-sa concluse: Grazie tante!".

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84) UN GRANDE ERRORE

 Una domenica sera, dopo un discorso di Dharma al Centro Zen Internazionale di New York, uno studente chiese a Seung Sahn: "Il Grande-Io fa mai errori?"

Son-sa disse: "Il Grande-Io fa un Grande Errore!"

Lo studente: "E chi è che vede questo grande errore?"

Son-sa: "Ecco. Esso è appena apparso!".

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85) LA STRADA DEL LINGUAGGIO E LA STRADA DEL DHARMA

10 Febbraio 1975;  Caro Son-sa-nim, Grazie per la tua lettera. Essa è servita a rischiarare l'aria che si era oscurata a causa dei troppi pensieri concettuali. Inchiostro nero su carta bianca - nient'altro che questo. Mi chiedi molte cose, ma in realtà, tutte sono una sola: Cosa succede dopo la morte? Non lo so. Prima che fossi nato, forse c'ero, ma l'ho dimenticato. Il compito che mi hai dato è assai difficile per me. Comunque eccoti le mie risposte: All'uomo che fa cadere la cenere sul Buddha, ed 'il topo mangia cibo per gatti, ma la scodella è rotta', dico:

<Ghiaccio, acqua, evaporazione  ------------------------- una vasca da bagno bollente!

 

"Il gatto senza gambe graffia il topo

"Senza bocca che mangia la ciotola rotta,

"Senza lati né fondo; e quando il cibo per gatti

                                   "E' ingoiato, non va più né su e né giù!"

 

Anche la tua poesia era bellissima. Ora ne ho io un'altra per te:

 

"Senza un particolare scopo, la mia vita è completa.

"Nella caverna, a mezzanotte, c'è ancora un po’ di luce!

"Ma se la mente appena si muove, la cenere d'incenso

"Cade rumorosamente come un tuono. <KHATZ!!!>

"Dimmi, quanto potrà pesare? Dovrai portare una bilancia!"

 

Con un profondissimo inchino,                                                   Steve.

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23 Febbraio 1975;  Caro steve, Che fai di bello, ultimamente? Grazie per questa tua lettera. La stavo aspettando e mi ha fatto molto piacere riceverla.

In essa, dici:- Inchiostro nero su carta bianca - nient'altro che questo!-. Queste sono parole azzeccate. Ci sono due tipi di risposte 'proprio-così': la strada del linguaggio e la strada del Dharma. Per esempio, prendi il seguente kung-an:

                        "Qui, al monastero, come ben sai, c'è una campana,

            "Però, se dici che è una campana, sei attaccato a nome e forma

            "Se dici che non è una campana, allora sei attaccato alla vacuità.

                        "Dunque, secondo te, questa è una campana o no?"

Ti presenterò quattro risposte: 1) Soltanto battere il pavimento. 2) 'La campana sta ridendo'. 3) 'Fuori è buio e dentro c'è luce', o anche 'La campana sta per terra'. Queste frasi sono 'proprio-così'. Sono tutte buone risposte, ma non sono del tutto complete. Invece, la 4° risposta è: sollevare la campana e farla suonare! Questa è una risposta completa al 100%. Perciò, è possibile comprendere ciò che è 'proprio-così', ma non riuscire a dare ancora la migliore risposta. Le risposte date con la strada del linguaggio, sono buone ma, spesso, incomplete. Quelle date con la strada del Dharma sono perfette. Quando la domanda è più ampia, le strade del linguaggio e del Dharma si riuniscono. Perciò, alla domanda: 'Cos'è il Buddha'?, possono esservi risposte complete, tipo: 'Tre libbre di lino!', 'Merda secca su un bastone', 'Il muro è bianco ed il tappeto è blù', ecc. Ma, ad una domanda ristretta, le due strade si differenziano e divergono. Perciò, alla domanda sulla campana, vi è soltanto una risposta completa. Lo stesso per il 'kung-an' del topo. La strada del linguaggio è incompleta; devi cercare la strada del Dharma, allora arriverai ad una risposta ineccepibile, che sarà la sola possibile.

Hai disegnato un triangolo, un cerchio ed un quadrato. Se lo hai fatto con l'attivazione del pensiero, questa è un'azione diabolica. Eliminando ogni pensiero, tutto è verità. Perciò, se elimini ogni pensiero, non era necessario fare quelle figure. La merda è Buddha, il vomito è Buddha - queste cose sono pura verità, perché sono 'proprio-così'. Se mantieni una mente discriminante, perché ti limiti a tre figure? Hai la possibilità di farne molte di più e, quelle che potresti disegnare, sono infinite. Esse sono solo espedienti per insegnare lo Zen, non hanno vera esistenza. Non devi essere attaccato alla forma. Perciò, finisci i tuoi compiti, e questo è più importante. Devi capire che un quarto di dollaro è composto da venticinque centesimi.

La tua poesia è molto bella. Ma che significa 'la mia vita è completa'? se usi il termine 'completa', devi togliere 'la mia vita'. Se usi il termine 'la mia vita', devi togliere 'completa'. E poi, come puoi udire il 'rumore della cenere d'incenso che cade come un tuono'? Infine, hai scritto: 'KHATZ!!!' e 'Quanto potrà pesare?'. Te l'avevo già chiesto io, quanto poteva pesare. Se vuoi arrivare a sapere quanto pesa, devi avere una bilancia senza sistema di misurazione. Ho io, invece, una poesia per te:

                        "Il fantoccio di neve, con la forma di Bodhidharma,

                        "Si sta sciogliendo e diventa sempre più piccolo;

                        "Il battito del suo cuore, con un forte frastuono,

                        "Manda in mille pezzi sia il paradiso che l'inferno.

                        "Cadono le sue ciglia, i suoi occhi ed il naso a carota;

                        "Un bimbo si mette a gridare: Bodhidharma è morto!"

Con affetto. Sinceramente,                                                                               S. S.

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86) IL TATHAGATA

Un giovedì sera, dopo un discorso di Dharma al Centro Zen di Cambridge, uno studente chiese a Seung Sahn: "Ho una domanda un po’ tecnica. Ci puoi dire qualcosa sul concetto di Tathagata?"

Son-sa disse: "Qui in America, la genet convalida assegni e documenti con una firma. Invece, in Oriente, la gente usa un timbro di gomma o un sigillo. Il Tathagata è proprio questo. Vi sono tre tipi di Zen: Zen Teorico, Zen del Tathagata e Zen dei Patriarchi. Lo Zen Teorico è come timbrare un pezzo di carta: tutti possono capire quel simbolo. Lo Zen del Tathagata è come timbrare l'acqua; le persone possono soltanto udire il rumore, perché il segno del timbro sparisce all'istante. Lo Zen dei Patriarchi è come timbrare il vuoto spazio: non può essere intercettato da nessuno. Le cose vanno e vengono senza nessun impedimento. Sull'acqua, c'è comunque un piccolo ostacolo. Sulla carta, invece, c'è aderenza, cioè attaccamento. Perciò, il Tathagata è a metà strada tra i due Zen estremi.

'La forma è vacuità, la vacuiità è forma' significa pure 'nessuna forma, nessuna vacuità'. Se volete comprendere il vero significato del Tathagata, ascoltate questo 'kung-an':- Una volta, qualcuno chiese al maestro Zen Jo-ju (Chao-Chou):"Che cos'è il Buddha?". Jo-ju rispose: "E' l'ora del tè, vai a berlo!". Questo tizio restò seduto in zazen per un bel po’ di tempo, finché gli parve di comprendere qualcosa, e gridò: 'KHATZ!!!'. Allora Jo-ju gli chiese: "Hai bevuto il tè?". Bene, secondo te, che significa questo dialogo? Se qualcuno l'ha capito, allora potrà capire il vero significato di Tathagata".- Lo studente disse: "Penso di aver capito!"

Son-sa disse: "Se lo pensi, non puoi aver capito. 'Nessuna forma, nessuna vacuità' è prima-del-pensiero. Se stai pensando, questo non è Zen Tathagata!"

Un altro studente chiese: "Allora, che significato aveva quel dialogo?"

Son-sa disse: "Ti colpirò trenta volte!" (Risate dall'uditorio)

Studente: "Ma io, quella storia, non l'ho capita!"

Son-sa: "Te l'ho appena spiegata. Ecco perché ti batterò trenta volte!"

Studente: "Ah! Allora adesso ho capito!" (Risate)

Son-sa: "Che cosa, hai capito?" (altre risate). Studente: "Beh,…uhm…)

Son-sa disse: "Hai cenato?" e lo studente: "No!"

Son-sa: "Beh, devi essere un po’ affamato. Vai a mangiare qualcosa…"

Lo studente si inchinò.

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87) IO E BODHIDHARMA

Una volta, Seung Sahn ed un suo allievo, si trovarono ad essere presenti ad un discorso, in un certo Centro Zen della California. L'insegnante di Dharma stava parlando di Bodhidharma. Alla fine del discorso, qualcuno gli chiese: "Qual è la differenza tra lo zazen di Bodhidharma, che durò nove anni a Sorim, e la tua seduta di adesso, qui?". L'insegnante disse: "Beh, circa cinquemila miglia!"

L'interrogante ribattè: "Tutto qui?"- e l'insegnante: "Beh, puoi aggiungerci o togliere qualche miglio!".

Più tardi, Son-sa chiese al suo allievo: "Cosa ne pensi di quelle risposte?"

Lo studente disse: "Né bene, né male. Però il cane corre dietro all'osso!"

Son-sa: "E tu come avresti risposto?". Studente: "Beh, avrei detto:- Perché ci trovi una differenza?". Son-sa: "Niente male. Ora chiedilo tu a me!"

Studente: "Va bene. Qual è la differenza tra la seduta di Bodhidharma, durata nove anni a Sorim, e la tua seduta di adesso, qui?"

Son-sa: "Non lo sai?". Lo studente: "Sono tutto orecchie!…"

Son-sa: "Bodhidharma sedette per nove anni a Sorim. Io sto sedendo qui ed ora!"

Lo studente sorrise.

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88) CORRISPONDENZA CON UN ORDINATO LAICO AMERICANO

26 Dicembre 1974,  Caro Son-sa-nim, Grazie per la tua lettera, per le tue istruzioni e la poesia. Questa mia lettera dovrà essere necessariamente breve, perché ho molto da fare qui in ufficio. Purtroppo non ho ancora trovato la risposta al tuo kung-an del topo. Qui, continuiamo a far la pratica, sedendoci ogni giorno. Però, essa è solo la pratica del Bodhisattva, quella con le prostrazioni. La pratica principale risulta essere quella in cui i miei affari mi fanno stare in contatto, per tutta la giornata, con le persone e con le responsabilità che ne derivano. Cerco di dare una risposta appropriata ad ogni cosa che accade e, nel contempo, di osservare attentamente i miei desideri o le mie sensazioni su qualsiasi cosa che vorrei diversa da come è. Quando mi arriva questa sensazione, faccio roteare la mia scure!

Grazie per la tua utilissima lettera e per tutti i tuoi insegnamenti. Ti scriverò ancora per informarti di come sto facendo il compito che mi hai dato, non appena ne avrò la possibilità. 'Hapchang!' (Saluti cari)                                             An Hanh

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2 Gennaio 1975, Caro Venerabile An Hanh; Felice Anno nuovo! Spero che tu finisca presto il tuo compito, che tu raggiunga l'illuminazione e possa così salvare tutti gli esser5i dalla sofferenza.

Tempo fa ti avevo detto che un quarto (di dollaro) equivale a 25 cents. Se comprendi il vero significato di questa asserzione, allora potrai capire il kung-an del topo. Ti faccio un esempio: 'Qualcuno arriva qui e mi chiede 25 cents. Io gli do un quarto di dollaro. Ma costui mi urla:- Questo è un quarto di dollaro, non venticinque cents!- Io gli dico:- Beh, questi sono venticinque cents!- Ma lui non mi crede. - No, no. Questa è una moneta da un quarto di dollaro e non venticinque cents!-. Questa cosa va avanti per un po’ di tempo. Alla fine tiro fuori due pezzi da dieci ed un nichel da cinque cents e glieli dò. Allora lui è felice. Costui conosce solo i venticinque cents, e non consce le monete da un quarto di dollaro. Perciò, riprendi in mano il kung-an e verificalo. Tu conosci soltanto il topo, il cibo per gatti, la scodella e la sua rottura. Ma non comprendi il significato che vi sta dietro. Devi trovare questo significato nascosto. Il significato nascosto del quarto di dollaro sono i venticinque cents. Il significato nascosto dei venticinque cents è il quarto di dollaro. Tu ormai sei un uomo insigne. Perché sei attaccato alle parole esteriori? La mela è rossa. Però la mela è anche dolce. Non puoi assaggiare il colore; devi gustare il dolce. Nome e forma non sono necessari. Mangia soltanto! Ora, eccoti un'altra poesia:

                        "La luna è bianca, ed anche la neve è bianca,

                        "E, intorno intorno, il terreno è tutto bianco.

                        "La montagna è scura, ed anche la notte è scura,

                        "E perfino la mente ospite è totalmente scura.

                        "Il gufo chiama 'tù-hùu; e l'eco è davvero gelido;

                        "Esso non sa che la luce che emana dalla luna piena

                        "Rischiara tutto e dura per quindici giorni!"

Mi riprometto di aspettare il tuo compito. Per favore, mandami una buona risposta. Dici che la seduta non è la tua pratica principale. Questo non è bene. Pensare in termini di pratica principale o non-principale sta a significare una mente divisa. Qual è la pratica principale? Un eminente maestro disse:- Sedere, muoversi, stare sdraiati, parlare, stare in silenzio - in tutte queste azioni dovete ritrovare la stessa unica mente! - Questa mente univca è la non-mente. La non-mente è la vera mente vuota. La mente vuota è prima-del-pensiero. Prima del pensiero è 'solo-proprio-così'. Allora, dove sono la pratica principale e la pratica non-principale? Quando ci si siede, si siede e basta; quando si parla, si parla e basta; quando si lavora, si lavora e basta! tutto deve essere la tua pratica principale. Talvolta appaiono i desideri. E questo non è né bene e né male. Tu, mantieni solo la mente chiara. Non devi roteare la tua scure!

Un eminente maestro disse:- Me ne vado errando per i sei reami di esistenza e non chiedo mai il minimo aiuto ai Buddha ed ai Bodhisattva!-. Pensare, va bene, ma anche la mente che vuole roteare la scure, è pensiero. Perciò, non preoccuparti. Devi, però, ritenere ogni cosa come la tua pratica principale. Voglio proprio sperare che tu possa trovare la pratica principale in tutte le cose, e che le tue azioni siano tutte eseguite con una mente-unificata e, infine, spero che tu possa salvare tutti gli esseri. Arrivederci a presto.                                                                                    S. S.

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7 Gennaio 1975,  Caro Son-sa-nim, Riguardo al 'kung-an' del topo:

                        "Io non sono mai nato, e non morirò mai!

            "Proprio adesso sto nascendo, proprio adesso sto morendo!"

0 =(zero è uguale a un otto rovesciato!)

Dire che ciò sia corretto, sarebbe come essere attaccati a nome e forma. Dire che sia sbagliato, sarebbe come non sapere perché la scodella del gatto è rotta!! Cosa ne dici tu?

Hapchang!        (Cordiali saluti!)                                                                                   An Hanh

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11 Gennaio 1975,  Caro An Hanh, grazie per la ulteriore lettera. La tua risposta al 'kung-an' è eccellente, ma è lontana 84.000 miglia dalla vera risposta. Ti colpirò trenta volte! Ciò è giusto o sbagliato? La scorsa notte ho fatto un sogno:

=  0   (Otto rovesciato è uguale a zero!)

"Proprio adesso sto nascendo, proprio adesso sto morendo.

"Tuttavia, poiché non ero mai nato, per questo mai morirò.

"Nessun tempo, né spazio, né ostacoli, nessuna interferenza,

"Come è meraviglioso, volare nel cielo in assoluta libertà!

"Tuttavia, lo scheletro dello spazio, bruscamente appare,

"E finisce col cozzare addosso, proprio sul mio cranio.

"Ahiiiieeeee!!! … ormai mi sto svegliando, dal mio sogno!

"E la luna piena risplende sul pavimento, attraverso la finestra!"

Questa risposta ti sembra sufficiente, o no? Se dici che è sufficiente, allora ci troverai il vero significato del perché la scodella del gatto si è rotta! Se dici che non è sufficiente, allora tu sei ancora dentro questo sogno! Devi svegliarti! Ti darò la chiave per risolvere questo 'kung-an'. Il 'Byok An Lok' (La Raccolta della Roccia Blù) dice:- Quando vedi il fumo sopra la montragna, puoi sapere che c'è il fuoco. Quando vedi le corna spuntare da sopra un muro di pietra, sai che dietro c'è una mucca -.

Con affetto,                                                                                         S. S.

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31 Gennaio 1975,  Caro Son-sa-nim,  Grazie per le tue lettere. Sono felice di sapere che hai ottenuto il permesso di residenza permanente, così ora puoi fare anche qualche viaggio in Corea. Grazie pure per avermi invitato ad accompagnarti, ma per quest'anno non mi è possibile. Mi dispiace veramente. Ho molto lavoro nel mio ufficio e presso il Collegio di Studi Orientali e, poiché non c'è nessun altro che possa occuparsene, non posso venire con te. Forse l'anno prossimo, o quello successivo, potrò visitare l'Asia. Se sarà così, spero che tu mi faccia gli onori di casa presso i monaci in Corea. Sarebbe meraviglioso se ti potessi fermare qui a Los Angeles, durante il tuo viaggio. In questo caso, noi tutti aspettiamo con ansia di vederti.

Il mio compito si mè arenato. Sei stato davvero gentile nel darmi le indicazioni per il 'kung-an' del topo, ma sono ancora alquanto incerto, su di esso. Ultimamente, mi hai scritto:- La luna piena risplende sul pavimento, attraverso la finestra - e poi mi chiedi se questa risposta sia o no sufficiente. Presumo che tu mi stia dicendo di vivere in conformità del 'così-è' e di non inseguire una mente libera. Già prima mi avevi mandato delle poesie che dovevano farmi capire che quattro quarti fanno un dollaro. Da ciò ho capito che non dovrei attaccarmi a nessuno dei molteplici aspetti di qualsiasi cosa - però, io non so che pesci pigliare! Forse concettualizzo troppo. Di sicuro mi sento confuso. Hai anche scritto che la chiave del 'kung-an' del topo stava nella frase della 'Raccolta della Roccia Blù' (il fuoco sulla montagna, e le corna della mucca dietro il muro…). Ma, benché tu mi abbia detto di vedere il significato al di là delle parole, io sono ancora troppo stupido per sapere a cosa miri il 'kung-an'. La prima parte (il topo) è di certo a 360°. Questo è chiaro. Ma la parte della scodella, va forse oltre? Cosa c'è oltre 360°???? Io non lo so. Forse vi è la portata finale, oltre la stessa idea del 'Cerchio-Zen' o del 'Così-è', o di qualche altro stato speciale della mente. Perciò, ancora di più non so dove guardare! Comunque, questo problema richiede che io ti dia una risposta.

Qual è il significato di. 'la scodella del gatto è rotta'? Eccoti dunque la mia risposta:

                                               <NON E' NIENTE DI SPECIALE!>

Infine, le Regole del Monastero che hai compilato, sono veramente ottime per gli Americani. Cercherò di distribuirle, in maniera da poter agevolare i rapporti con i Capi degli altri popoli che, per molti di noi, è uno dei problemi principali. Sembra che tutti noi si abbia un mucchio di karma verbale; in tal caso, esse saranno di grande aiuto per fermarlo. A presto                                                                                An Hanh

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12 Febbraio 1975; Caro An Hanh, Grazie per la tua lettera, cosa fai di bello? Spero che tu stia mantenendo questa mente fermamente ancorata, anzi 'arenata', in modo da poter raggiungere presto l'illuminazione.

Io e te abbiamo lo stesso karma. Nessuno di noi potrà andare in Corea quest'anno. Io devo restare qui, perché ormai sono l'Abate del Tempio Won Gak Sa di New York e stiamo per inaugurare il Centro Zen Internazionale. Qui vi sono numerosi buddhisti Coreani che mi danno molto da fare, perciò ora ho molto lavoro, tra Providence, Boston e New York.

La tua mente 'arenata' mi piace molto. Trovare una buona risposta al 'kung-an' del topo, non è così importante come mantenere questa 'mente-arenata'. Avere la mente in siffatto modo è il tuo vero tesoro. Però, attento a non mantenerla solo per te stesso, altrimenti ciò diventa un desiderio come un altro. Devi spartire questo tesoro con gli altri, così potrai aiutare tutti gli esseri. Ecco perché usiamo i 'kung-an' ed i colloqui per diventare illuminati. Ti do un altro indizio:

< 3 x 3 = 94 + 5 = 910 - 1 = 918 : 2 = 9; >

Questi esempi sono un po’ diversi, ma dietro ciscuno di essi, c'è la stessa risposta, cioè 9. questo 'kung-an' è ottimo, come quello del topo, dato che tutte le parole - topo, cibo per gatti, scodella, e rotta - puntano tutte all'unica e stessa cosa. Prima ti avevo dato altri indizi e, se tu non fossi stato attaccato alle parole, avresti potuto vedere che non erano diversi l'uno dall'altro. Essi puntavano tutti a questo significato retrostante.

La tua risposta è così-così, proprio 'niente-di-speciale'. Ma, 'niente di speciale' ha proprio un significato davvero speciale. Il significato che vi sta dietro è 'proprio-così'! Hai anche detto che le Regole del Monastero sono ottime. Grazie. Ti ho accluso alcuni nuovi 'kung-an', che spero troverai utili. Arrivederci a presto.                     S. S.

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7 Aprile 1975;  Caro Son-sa-nim, ho sentito che i tuoi Centri Zen sulla Costa Orientale stanno spuntando come funghi dopo una pioggia primaverile. E questo è meraviglioso. Sono sicuro che tantissime persone potranno essere aiutate per il loro risveglio.

Riguardo al mio compito: 'la scodella del gatto è rotta', non ho più niente da dire. Invece, ho cercato in vari modi di parlare dello Zen agli Americani, sia con il linguaggio che con alcuni esempi, che fossero a loro familiari. Uno di questi, (di cui ti prego di farmi sapere se lo approvi) l'ho usato al Centro Internazionale di Meditazione buddhista, ed è il seguente:- In una Facoltà di Psicologia si tiene un esperimento in cui si usa insegnare un metodo per conoscere le proprie percezioni. Si prendono tre secchi pieni d'acqua: uno con acqua calda, uno con acqua gelata ed uno con acqua a temperatura ambiente. La persona incaricata mette la mano destra dentro l'acqua calda e, contemporaneamente, la mano sinistra dentro l'acqua gelata. Le lascia lì più o meno per trenta secondi per abituarsi alla temperatura. Poi solleva entrambe le mani e le infila insieme nel terzo secchio - quello con l'acqua a temperatura ambiente. Quest'ultima sembrerà fredda alla mano destra (che era stata nell'acqua calda) e calda alla mano sinistra (che era stata nell'acqua gelata) -. Prova, puoi verificare da te stesso.

Che cosa c'entra questo con lo Zen? Beh, esso può dimostrare che le categorie dualistiche, come il caldo ed il freddo, dipendono dal particolare punto di vista da cui si osservano. 'Caldo', significa solamente 'più caldo della mia mano', e 'freddo' solo 'più freddo della mia mano''. Senza il punto-di-riferimento della propria mano, parole come 'caldo' e 'freddo' non hanno alcun senso - sono prive di valore. La stessa cosa è valida per tutte le categorie dualistiche, caldo e freddo, luce e buio, bene e male, essere e non-essere, ecc. Perciò, questo dimostra ciò che si impara con la 'seduta-Zen'. Si impara ad avere relazione con le cose, senza nessun punto di riferimento. Si elimina <l'Io> come particolare punto referenziale e, senza il punto di vista dell'Io, non vi sono più cose come 'buono' o 'cattivo', 'bene' e 'male', essere o non-essere. Ogni tipo di pensiero diventa letteralmente un non-senso. Ogni cosa è proprio 'ciò-che-è', senza nessuna qualità relativa aggiunta. Arriva il rosso e c'è il rosso. Arriva la sofferenza e c'è la sofferenza. Quando splende il sole, la stanza si illumina di radiosità. Solo questo, solo così. Dico queste cose, proprio per incoraggiare le persone a sedere in zazen. Ma queste parole, non sono lo Zen. Solo capirle, non ha alcun valore. Si devono sperimentare da se stessi. Bisogna fare dura pratica ed ottenere il risveglio, per poi aiutare gli esseri senzienti. Forse, tutto ciò è solo parlare troppo, ma la gente sembra gradirlo e si sente stimolata a sedere in zazen.

Da Gennaio non ho più ricevuto notizie dal Centro Zen di Providence. Spero che non abbiano cancellato il mio nome dal loro elenco postale. Non vedo l'ora di vederti, allorché farai il tuo prossimo viaggio qui sulla Costa Occidentale. Grazie ancora per i tuoi suggerimenti ed insegnamenti. Sinceramente                                         An Hanh

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17 Aprile 1975;  Caro An Hanh, Grazie per la tua lettera e le belle parole. Stavo aspettando con impazienza la tua risposta al compito ma, mi dici che, al riguardo, non hai più niente da dire. Perciò sono un po’ rattristato. Questo 'kung an' è fin troppo facile. Tutto ciò che ti serve di capire è che un quarto di dollaro equivale a venticinque centesimi. Solo questo.

Ti ringrazio di avermi fatto conoscere il tuo modo di insegnare. Questo stile di insegnamento è molto buono. Però mi sembra un tantino poco chiaro. Dici che le qualità relative sono un non-senso e che ogni cosa è proprio 'ciò-che-è', senza nessuna qualità relativa aggiunta. Ma anche il rosso è relativo. La sofferenza è relativa. Il sole, la stanza, la luminosità - tutto è relativo. Se dici che le qualità relative sono tutte non-senso, allora perché le usi? E se l'Io, come particolare punto di riferimento, viene eliminato, come fa il rosso a venire? Chi è che vede il rosso? Chi percepisce la sofferenza? Chi comprende il 'così-è'?

Vi sono tre aree di comprensione. L'area relativa, l'area del 'non-senso' e l'area del 'così-è'. Nel tuo insegnamento, il passaggio dall'area relativa all'area del non-senso è chiaro. Ma dal 'non-senso' al 'così-è' non è del tutto chiaro. Qualcuno potrebbe non capire. Un eminente maestro disse:- Per curare la malattia delle visioni errate ed illuse, occorre dare alla gente il miraggio della medicina. Quando la malattia è curata, dobbiamo toglierle via questa medicina-miraggio.- Come possiamo portarle via, questa medicina-miraggio? Ecco ciò che è importante. Se non togliamo alle persone questa medicina, il paziente cascherà ancora dentro al miraggio.

Con il tuo insegnamento, tu stai tentando di curare la malattia dell'attaccamento agli opposti ed usi la medicina 'non-senso'. Ma come potrai togliere questa medicina 'non-senso'? E dove andrebbe, poi, a finire? Perciò l'area dal 'non-senso' al 'così-è' non è molto chiara. Ti faccio un esempio di insegnamento corretto: caldo e freddo, sono prodotti del pensiero. Se elimini il pensiero, tutti gli opposti svaniscono. Questo è l'Assoluto! Quindi, non c'è più né bee e né male, né luce né buio, né caldo né freddo. Anzi, prima del pensiero, non ci sono neanche parole né linguaggio, come apri la bocca sei in errore! Perciò, anche dire 'né caldo né freddo', è un errore. C'è solo 'KHATZ!!!', solo il colpo! Ma, attenzione! Anche questo, può voler dire essere attaccati alla vacuità. Perciò, nella vera vacuità, cioè 'prima-del-pensiero', bisogna mantenere una mente chiara. Tutte le cose sono 'proprio-così-come-sono'. È come uno specchio limpido e chiaro. Arriva il rosso e lo specchio è rosso; arriva il bianco, e lo specchio è bianco. Arriva il caldo, c'è solo il caldo; arriva il freddo, c'è solo il freddo. Spero che questo esempio ti sia di aiuto. Devi controllare bene quando la medicina serve e quando invece è da rimuovere.

Ti ho anche inviato una copia del Discorso di Dharma, che darò alla Cerimonia di apertura del Centro Zen Internazionale di New York. In che cosa sono differenti il tuo insegnamento ed il mio? Se vorrai fare una verifica, questo Discorso potrà aiutarti a capire l'insegnamento. È davvero necessario prima curare la mente che divide il mondo in opposti. Però, quando qualcuno comprende il 'così-è', quella comprensione puo essere viziata ancora dal pensiero e dall'attaccamento allo stesso 'così-è'. Il Discorso di Dharma è realmente oltre, specialmente quando dico:- Uno, due, tre, quattro; cinque, sei, sette, otto.- Tutto il resto è una spiegazione, perché pure la spiegazione è necessaria. In questo modo, verifico la mente delle persone, ancora una volta, con la domanda se due cose siano uguali o differenti. La sentenza finale ha l'effetto ed il significato di far buttare via tutto, l'uguale o il differente, la spiegazione ed il 'così-è', il Discorso e tutto quanto, insomma!

Sono spiacente per il ritardo del Bollettino. Parlerò col responsabile di Providence, il quale farà sicuramente in modo di tenerti aggiornato. Spero anch'io di rivederti presto. Saluti cari.                                                                                     S. S.

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89) SALVARE TUTTI GLI ESSERI

Una sera, dopo un discorso di Dharma al Centro Zen di Cambridge, uno studente chiese a Seung Sahn: "Quando dici di essere qui per salvare le persone, ciò significa solo aiutarle a raggiungere l'illuminazione oppure anche salvarle dalla fame, dalla guerra e dalle malattie?"

Son-sa rispose: "Beh, vedi, proprio ora ho appena finito di salvare tutti gli esseri!"

Vi fu un lungo silenzio. Poi Son-sa disse ancora: "Hai capito il significato di ciò che ho detto?". Lo studente non rispose, restandosene in silenzio.

Son-sa concluse: "Ok. Allora buttalo via. Butta via tutto. D'accordo?"

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90) UN DIALOGO AL 'TAL-MAH-SAH'

Una domenica, dopo un discorso di Dharma al Tempio 'Tal-mah-sah' di Los Angeles, l'ordinato laico Bon Won andò da Seung Sahn e gli chiese: "Qual è il reame dell'illuminazione?"- Son-sa disse: "Non lo conosci?". Bon Won colpì il pavimento.

Son-sa disse: "Non ti credo. Dammi un'altra risposta".

Bon Won disse: "Fuori fa molto caldo, oggi!"

Son-sa disse: "Va bene. Ora ti farò io una domanda. Molto tempo fa, quando il maestro-Zen Se Sahn raggiunse l'illuminazione, scrisse questa strofa:

            "Quando i capelli diventano bianchi, la mente non è bianca!

"Da un sacco di tempo, gli uomini lo hanno sempre ripetuto.

"Ma, ascolta! All'improvviso un gallo di legno sta cantando!

"Drizza perciò le tue orecchie e finisci l'opera del Grand'uomo!"

Allora, secondo te, qual è il significato delle ultime due righe?"

Bon Won: "Mi dispiace, ho già mangiato, per cui ora non ho fame!"

Son-sa: "Non mi importa del tuo pranzo. Solo tu sai che la tua pancia è piena. Io ti sto chiedendo se hai capito il significato del canto del gallo di legno!"

Bon Won: "Chicchirichiiiii!" - Son-sa: "Sei un gallo di legno, tu?"

Bon Won: "E tu, perché stai suonando un flauto senza buchi?"

Son-sa: "Anche se tu avessi ucciso tutti i Buddha (*vedi nota) io non voglio crederti. Il significato dell'opera del Grand'uomo è già insito nella poesia. Quale riga contiene questo significato?"

Bon Won: "C'è un sacco di smog, nel cielo di Los Angeles!"

Son-sa: "Così non va bene. Rileggiti la poesia"

Bon Won rilesse la poesia, e poi disse: "E tu, hai mangiato?"

Son-sa: "Ancora non va bene. Il significato sta nella poesia. Rileggila ancora!"

Bon Won lesse ancora una volta la poesia. Poi, alla fine, restò in silenzio.

Son-sa disse: "Tu ancora non lo sai. Perciò, ora chiedilo tu a me!"

Bon Won chiese: "Qual è il significato di 'finire l'opera del Grand'uomo'?"

Son-sa disse: "Quando i capelli diventano bianchi, la mente non è bianca!"

Al che, Bon Won scoppiò a ridere e Son-sa si associò a lui…

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91) IL MONACO BARCAIOLO

Molto tempo fa, in Cina, il grande maestro-Zen Yak Sahn aveva due capi-discepoli, Un Am e Dok Sang. Entrambi avevano ricevuto la Trasmissione da lui e divennero essi stessi maestri-Zen. Un Am era di corporatura possente, instancabile, con una voce simile ad una grossa campana di bronzo ed una risata che faceva vibrare il suolo. Molto presto egli diventò assai famoso come insegnante; diverse centinaia di discepoli vennero a studiare presso di lui. Dok Sang, invece, era un uomo minuto e snello, così riservato per natura che difficilmente riusciva ad ottenere l'attenzione della gente. Solo dopo la sua illuminazione, gli riuscì di dire e fare qualcosa, che potesse risuonare nelle menti delle persone per i tempi a venire.

Quando il maestro Yak Sahn morì, Dok Song andò da Un Am e gli disse: "Ora tu sei un grande maestro Zen. Hai molti studenti e diversi templi, ed io sono d'accordo. Però la mia strada è differente e mi spinge sulle montagne, verso le nuvole ed i fiumi. Dopo che me ne sarò andato, ti prego di trovare anche un solo bravo allievo e di mandarmelo, così da poter pagare il mio debito con il nostro Maestro". Dopo queste parole, Dok Song partì per la provincia di Hwa Jong. Lì giunto, gettò da parte i suoi vestiti da monaco, si lasciò crescere i capelli e comprò una piccola barca, con cui trasportare le persone da una parte all'altra del fiume. Quindi, Dok Song visse la vita di un semplice barcaiolo, in perfetta e anonima oscurità e libertà.

Passarono molti anni. Nella vicina provincia di Hon Am, viveva un giovane chiamato Son Hae. Egli era diventato monaco all'età di nove anni ed aveva, fin da allora, studiato diligentemente i Sutra, imparando da tutti i maggiori eruditi della zona e padroneggiando molti testi del Mahayana. Col tempo, egli acquisì la reputazione di uno dei più grandi insegnanti di Dharma della zona e gente di tutte le parti veniva ad ascoltare le sue conferenza ed a stare nel suo tempio. Un giorno, dopo una conferenza particolarmente riuscita, qualcuno gli chiese: "Maestro, te ne prego, spiegami cos'è il 'Corpo-di-Dharma'!". Son Hae rispose: "Il Corpo di Dharma non esiste!". L'interrogante continuò: "E cos'è allora l'Occhio del Dharma?". Son Hae ribattè: "L'Occhio del Dharma è impeccabile!".-

Improvvisamente, dal fondo della sala di conferenze, vi fu uno scoppio di risa, tanto potente da far tremare il pavimento. Son Hae restò incerto per qualche istante. Seguì un imbarazzato silenzio. Poi, egli scese dal palco e si diresse lungo il passaggio verso il fondo della sala. Si fermò davanti ad un vecchio monaco, che era colui che aveva riso, fece un inchino e disse: "Scusate, Venerabile Signore, ma dov'è il mio errore?". Il vecchio monaco sorrise ancora, apprezzando la profonda umiltà di Son Hae. Poi disse: "Il tuo insegnamento non è sbagliato, ma tu ancora non hai neanche intravisto il Dharma Ultimo. Ciò di cui hai bisogno è l'istruzione di un maestro dalla vista acuta!". Son Hae chiese: "E voi sareste abbastanza acuto per insegnarmi?". Ed il vecchio: "Mi dispiace, ma è fuori questione. Però, perché non vai nella provincia di Hwa Jong? Lì vi è un certo barcaiolo che ti mostrerà la Via!"

Son Hae: "Un barcaiolo? E che tipo di insegnante potrebbe mai essere?"

Il vecchio monaco concluse: "Sopra di lui, non esiste posto per il tetto; e sotto di lui, non vi è posto nemmeno per uno spillo. Egli può sembrare un semplice barcaiolo, forse, ma tu va a parlargli! Poi vedrai!"

Così Son Hae licenziò i suoi numerosi studenti, mise da parte il suo abito da monaco e si recò nella provincia di Hwa Jong. Dopo diversi giorni, Son hae trovò il barcaiolo. Costui si rivelò essere un vecchio scarno, vestito in modo trasandato, che sembrava realmente un qualsiasi barcaiolo. Quando Son Hae salì sul battello, il vecchio traghettatore lo0 salutò semplicemente con un cenno del capo. Poi dette qualche colpo di remo, lasciando che la barca scivolasse da sola, e disse: "Venerabile Signore, in quale tempio risiedi?"

Son Hae, in questa innocente domanda, ravvisò quasi una sfida. Si sedette col busto eretto e, alquanto teso, disse: "Dove sto, non mi piace, e non sto dove avrei piacere di stare!"; e Dok Song: "E allora, quale può essere?". Son Hae: "Niente che possa stare davanti ai tuoi occhi!". Dok Song: "Dove hai imparato questo?"

Son Hae: "L'occhio non può vedere, l'orecchio non può sentire!"

Fino a questo momento, Son Hae si era battuto decentemente. Ma il vecchio maestro capiva perfettamente la sua mente e, all'improvviso, urlò: "KHATZ!!!". Son Hae non riuscì a dire più nulla. Passò qualche minuto. Poi il maestro continuò: "Anche la dichiarazione più sincera è un palo conficcato nel terreno, sul quale un asino può restare legato per diecimila eoni!".

Son Hae ormai era completamente senza parole. La sua faccia era sbiancata. Respirava con difficoltà. Ad un tratto, il maestro parlò ancora: "Ho calato una lenza lunga diecimila piedi: ed il pesce è proprio dall'altra parte del gancio. Perché non dici più niente?" Son Hae tentò di aprire la bocca, ma nessuna parola ne uscì. Allora il maestro, roteando il remo, di scatto lo colpì in pieno, con una forza tale da scagliarlo nel fiume. Son Hae cadde nell'acqua e, quando spruzzando, ansimando e sputando acqua fece per riemergere, si afferrò al bordo della barca. Allorché si fu tirato su, il maestro gli urlo: "Dimmelo! Dimmelo!", lo colpì di nuovo e lo ributtò con forza giù nell'acqua. Ma questa volta, non appena Son Hae sentì l'affilata punta del remo colpirlo, la sua mente esplose ed egli comprese ogni cosa.

Quando, alla fine, risalì in superficie, egli camminò sull'acqua ed accennò tre volte con la testa. Il maestro allargò la bocca in un radioso sorriso, per l'immenso piacere e, distendendo il suo remo, lo aiutò a risalire sulla barca. Per qualche minuto restarono a guardarsi reciprocamente. Infine il maestro disse: "Ora, puoi divertirti a restare attaccato al filo di seta della canna da pesca, ma finché non turberai l'acqua chiara, tutto andrà bene".

Son Hae disse: "Cosa stai cercando di fare, mettendo giù la tua canna da pesca?!" e Dok Song disse: "Il pesce affamato inghiotte insieme esca ed uncino. Se penserai in termini di esistenza e non-esistenza, verrai acchiappato e cucinato per cena".

Son Hae, ridendo, disse: "Non capisco una parola di ciò che stai dicendo. Riesco a vedere la tua lingua sbattere, ma però, dov'è il suono?"

Il maestro disse: "Per molti anni ho pescato in questo fiume, ma solo oggi sono riuscito a pescare un pesce tutto d'oro!". Al che, Son Hae battè le sue mani, al di sopra delle orecchie. Il maestro continuò: "Giustissimo. Ottimo. Proprio così! Ora sei un liberato. Dovunque tu vada, non lascerai tracce. Nei lunghi anni che ho passato studiando col maestro Yok Sahn, non ho imparato nient'altro che questo. Ora, anche tu hai compreso ed io ho pagato il mio debito!"

I due uomini andarono su e giù per il fiume, per tutto il giorno e la notte, sia parlando che stando in silenzio. Quando arrivò l'alba, remarono verso la costa e, qui giunti, Son Hae discese dalla barca.

"Addio!" disse il maestro, "Non c'è bisogno che tu pensi ancora a me. Non ti è più necessario nient'altro!". Son Hae si incamminò per andarsene. Dopo qualche passo, girò la testa per un ultimo sguardo. Il maestro lo salutò con la mano, dal centro del fiume, indi si mise a dondolare avanti e indietro finché la barca si capovolse. Son Hae restò in attesa che la testa del maestro riapparisse in superficie, ma non fu così. Potè soltanto vedere la barca capovolta che lentamente si inabissva sott'acqua, finché scomparve del tutto dalla sua vista.

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92) QUANDO SUONA LA CAMPANA, ALZATI!

Un mattino, durante il ritiro (Yong-Maeng Jong-Jin) al Centro Zen di Providence, uno studente entrò nella sala dei colloqui e si inchinò a Seung Sahn.

Son-sa gli disse: "Hai qualche domanda?". Lo studente disse: "No!"

Son-sa disse: "Allora ti farò io una domanda. Che cos'è la vera Via?"

Lo studente rispose: "Attraversare di corsa la porta della cucina!"

Son-sa disse: "Quella non è la vera Via!". Lo studente colpì Son-sa.

Son-sa disse: "Ehi, ehi!", e lo studente, sporgendosi in avanti: "Posso aiutarti?"

Son-sa disse: "No. Però ho un'altra domanda per te. Una volta, un eminente maestro disse:- Quando la campana suona, alzati; quando il tamburo batte, prostrati!- Che significa questo, secondo te?".

Studente: "L'uccello vola alto nel cielo!".

Son-sa: "Stai cercando di colpire la luna col tuo bastone sollevato. Ti darò una mano. Ogni mattina ed ogni sera, nel nostro tempio, dopo il suono della campana il maestro di cerimonia batte il suo moktak. Cos'è che tutti fanno, dopo?".

Studente: "Si alzano". Son-sa: "E quando il moktak viene di nuovo colpito, cosa fanno?". Studente: "Si prostrano!".

Son-sa: "Bene. Noi usiamo il moktak. In Cina usano la campana ed il tamburo. Gli strumenti segnalatori sono diversi, le azioni sono le stesse. Perciò, ora, cerca di capire. Quando la campana suona, alzati; quando il tamburo batte, prostrati!- Cosa significa?". Lo studente si alzò e poi si prostrò a Son-sa.

Son-sa disse: "Giusto. Mantieni sempre questa mente. Questa è la tua vera Via!".

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93) LA STORIA DI MUN IK

C'era una volta, un grande maestro-Zen di nome Pop An Mun Ik. Egli fondò numerosi templi, concesse la TRasmissione a sessantatrè suoi discepoli e fu il primo Patriarca della Scuola Zen Coreana Pop-An. Quando Mun Ik era ancora uno studente sotto il maestro Na Han, era già famoso per la sua formidabile memoria. Riusciva a recitare diversi Sutra, parola per parola. Era anche un grande meditante, tanto da esser riuscito a far diventare chiara la sua mente. Egli era solito dire a coloro che lo interrogavano sulla verità:- Tutti i tre mondi, tutti i dharma e tutti i Buddha, sono prodotti da una sola ed unica mente!"

A quel tempo, in Cina, vi erano numerosi monaci erranti, che si erano liberati da ogni attaccamento e viaggiavano da un maestro all'altro, di monastero in monastero come nuvole vaganti nello spazio vuoto. Erano quasi del tutto privi da qualsiasi impedimento. Mun Ik aveva osservato con ammirazione e per diverso tempo, questi monaci ed il loro modo di vivere. Perciò, un giorno decise di comportarsi come loro. Andò da Na Han e disse: "Maestro, sono venuto per dirvi addio, ho deciso che d'ora in avanti voglio vivere una vita senza impedimenti. Perciò domani vi lascero!" Il maestro aggrottò le sopracciglia e disse: "Se pensi di essere pronto, va bene!" e Mun Ik: "Oh, certo. Di sicuro mi sento pronto!". Il maestro aggiunse: "Bene. Ora ti metterò alla prova, solo per essere sicuro anch'io. Tu hai detto molte volte che l'intero universo è prodotto dalla mente. Ora, guarda fuori nel giardino. Vedi quelle grosse rocce?". Mun Ik disse: "Si".

Na Han: "Allora dimmi, esse stanno fuori o dentro la tua mente?"

Senza la minima esitazione, Mun Ik rispose: "Naturalmente, esse stanno dentro la mia mente. Come potrebbe esserci qualcosa al di fuori di essa?"

Il maestro sogghignò e disse: "In tal caso, faresti meglio a farti un buon sonno, stanotte. Dovendo fare domani un faticoso viaggio, con tutte quelle pesanti roccie nella tua mente!". Mun Ik, confuso, arrossì di imbarazzo e abbassò lo sguardo. Dopo qualche istante, il maestro aggiunse: "Nel tuo modo di voler comprendere, sei come un uomo che sta sognando ciò che vede. La verità è proprio davanti a te. È viva ed infinitamente vasta. Com'è possibile che possa esser contenuta nelle parole umane?"

Mun Ik si inchinò devotamente e disse: "Maestro, ti prego, insegnami la verità. Io non comprendo!". Il maestro disse: "Ora, tu non comprendi. Però, questa tua non-comprensione rappresenta la terra, il sole, le stelle e l'intero universo!".

Non appena ebbe udite queste parole, la mente di Mun Ik si aprì di colpo. Egli si prostrò nuovamente e disse: "Ah, Maestro, cos'altro c'è da approntare, adesso?"

Improvvisamente, il maestro urlò: "MUN IK!!!", il quale a sua volta, gridò: "SIIII?"

"Ottimo!" disse il maestro, "Ora che sei pronto, puoi andare!"

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94) CHE COSA HAI DETTO?

Un giovedì sera, dopo un discorso di Dharma al Centro Zen di Cambridge, uno studente chiese a Seung Sahn: "Che cosa sei, tu?". Son-sa disse: "Cosa hai detto?".

Lo studente ripeté: "Che cosa sei tu?" e di nuovo Son-sa disse: "Che cos'hai detto?"

E lo studente, questa volta più lentamente, disse ancora: "Che…Cosa…Sei…Tu?"

Son-sa disse: "Ah, grazie tante!". Vi furono brevi risatine dall'uditorio, poi silenzio. Son-sa riprese: "Hai capito?", e lo studente: "No!". Son-sa: "Ho detto 'Grazie tante!', e tu, invece, cosa sei?". Studente: "Beh, non lo so!"

Son-sa: "Allora ti colpisco. Ora, hai capoito?" e lo studente: "No, ancora no!".

Son-sa: "OK. Tu mi hai chiesto, 'Che cosa sei tu?', ed io ho risposto 'Che cosa hai detto?'. Tu mi hai chiesto ancora: 'Cosa sei tu?', ed io ho ancora risposto 'Che cosa hai detto?'. Poi tu, ancora una volta, hai chiesto: 'Che cosa sei tu?'. Al che, io ho detto 'Grazie tante!'. Ed il dialogo era ormai finito. Però, tu non hai capito. Perciò io ho chiesto a te: 'Che cosa sei tu?' e tu hai detto che non lo sai. Così ti ho colpito. Adesso capisci? <Cosa hai detto?> era la mia risposta alla tua domanda. Tutti hanno capito questa risposta. Perciò, in definitiva, tu hai dato un insegnamento a tutti quanti. Ed è per questo che poi ti ho detto <Grazie tante!>. Ma tu non hai capito nemmeno il tuo stesso insegnamento. Ed ecco perché ti ho colpito!"

Lo studente restò per qualche minuto con sul viso un' intensa espressione, perplessa e disorientata, poi molto lentamente, si inchinò.

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95) TANTO RUMORE PER NULLA!

Il maestro-Zen Ku Sahn scrisse quanto segue, al Ven. Dok Sahn, abate del tempio SamboSa:

"Una volta, Ang Sahn chiese al maestro-Zen Wi Sahn Yung-wu:- Dov'è che dimora il vero Buddha?-. Wi Sahn rispose:- Quando originazione e materia si uniscono, diventano luce. Questa luce è vacuità e questo vuoto è pieno. Quando tutti i fenomeni sono estinti e ritornano alla loro origine, allora forma e natura diventano chiare e trasparenti. L'originazione è originazione, la materia è materia. Solo questo. Solo così. Questo è il vero Buddha!- A quel punto, con queste parole, Ang Sahn fu illuminato. Ora, caro Dok Sahn, qual è la tua opinione?"

Dok Sahn rispose: "E' detto che la mente non ha un luogo preciso di residenza. Perciò, nemmeno Dok Sahn, capo dei guardiani che custodiscono la porta di Sambosa, sulla Montagna del Pettirosso, neppure lui possiede alcun luogo di dimora e non ha opinioni. Riguardo al dialogo tra Ang Sahn e Wi Sahn, io li avrei colpiti entrambi trenta volte, gettando i loro corpi in pasto ai cani affamati!"

Ku Sahn scrisse di rimando: "Tu dici che sei il Capo dei guardiani che custodiscono le porte di Sambosa. Però, nella vera vacuità, non vi è nessuna entrata e nessuna uscita! Quindi, a cosa fate la guardia? Dici anche che avresti colpito trenta volte Ang Sahn e Wi Sahn. Per piacere, dammi una risposta che sia prima delle parole. Tu li colpiresti trenta volte. Chi colpiresti?". Dok Sahn lasciò cadere la cosa.

In seguito, Dok Sahn scrisse a Seung Sahn: "In che modo tu risponderesti a queste domande? Mi farebbe piacere conoscere le tue acute osservazioni!".

Son-sa così rispose al maestro-Zen Ku Sahn: "La spada del comandante che custodisce la porta sulla Montagna del Pettirosso uccide i Buddha ed uccide anche i Patriarchi, quando li incontra. Se tu, Ku Sahn, apri la tua bocca, anche tu non avrai via di scampo dal dover essere ucciso dalla spietata lama. Riguardo alla seconda domanda, sia Ang Sahn che Wi Sahn verranno entrambi colpiti, e tu, perché stai menando in giro questi trenta colpi, come se riguardassero la tua schiena? KHATZ!!!

Il cielo è blù e l'erba è verde!"

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96) UN AGGUATO NEI CAMPI DEL DHARMA!

Una mattina, durante il ritiro (Yong-Maeng Jong-Jin) al Centro Zen di Providence, uno studente entrò nella stanza dei colloqui e si inchinò davanti a Seung Sahn.

Son-sa disse: "Hai qualche domanda?". Lo studente disse: "Si. Un grande maestro Zen una volta chiese ai suoi discepoli:- Che cos'è la natura-di-Buddha? - Uno di essi gridò:- KHATZ!-; Un altro rispose:- Prendere la lepre per le corna e sollevare la luna dall'acqua! -; Un terzo disse:- Le api vanno di fiore in fiore!- Quale di queste risposte è la migliore?"

Son-sa disse: "Sono tutte pessime!. Lo studente disse: "E perché?"

Son-sa: "Perché le api vanno di fiore in fiore!".

Lo studente ammise: "Questa è una risposta terribile!". Son-sa disse: "E perché?"

Lo studente disse: "Fuori dalla finestra, l'albero è verde!"

Son-sa disse: "Ah, se tu non me lo avessi detto, avrei perso la mia strada!"

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97) BREVI RISPOSTE-ZEN DI UN-MON

Un giorno, un discepolo chiese al maestro-Zen Un Mon: "Cos'è che oltrepassa tutti i Buddha e gli eminenti maestri?". Un Mon rispose: "Una buona focaccia!".

Un altro discepolo chiese: "Non aver alcun tipo di pensieri, è giusto o sbagliato?"

Un Mon rispose: "La strada verso le Montagne Sumi!"

Qualcun altro gli chiese: "Qual è il mio volto originario?"

Un Mon disse: "Un giro turistico tra le montagne ed i fiumi!"

Questo era il modo in cui Un Mon insegnava lo Zen, dando sempre brevi risposte alle domande dei suoi allievi. Spesso, egli era solito usare una sola parola, per indicare la mente ai discepoli.

Un discepolo gli chiese: "Qual è la spada più tagliente?"

Un Mon rispose: "Il Patriarca!"

Un altro gli chiese: "Com'è il vero Dharma del buddhismo?"

Un Mon rispose: "Vastissimo!"

Un altro ancora gli chiese: "Quand'è che si schiude un uovo di gallo?!"

Un Mon rispose: "L'eco!"

Qualcun altro disse: "Se uccido i miei genitori, posso pentirmi davanti al Buddha. Se uccido il Buddha e tutti gli eminenti maestri, da chi posso andare a pentirmi?"

Un Mon rispese: "Apparenze!"

Un successivo allievo chiese: "Dei tre corpi, corpo di forma, corpo di consapevolezza e corpo di Dharma, qual è quello che dice la verità?"

Un Mon rispose: "Il principale!"

Dunque, Un Mon, con le sue brevi risposte, ha contribuito ad aprire molte menti.

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98) KO BONG SPIEGA UNA POESIA

Un discepolo si recò dal maestro-Zen Ko Bong, maestro di Seung Sahn, e gli disse:

                        "Dalle dieci direzioni, tutti arrivano insieme;

                        "Ciascuno di essi imparerà la 'Non-azione'!

                        "Questo è il campo-base per diventare un Buddha!

                        "La mente-vuota supera la prova e torna indietro.

Poi lo studente aggiunse: "Secondo te, queste parole aiutano o no la gente?"

Ko Bong disse: "Si, esse lo fanno!". E lo studente: "Quale frase, in particolare?"

Ko Bong: "Portamele qui, una alla volat!"

Studente: "Ecco la prima frase: Dalle dieci direzioni tutti arrivano insieme. A cosa fa riferimento?"

Ko Bong: "Il drago ed il serpente si mettono insieme. Illuminazione ed ignoranza diventano mutualmente vicendevoli".

Studente: "E chi è che impara la 'Non-azione'?"

Ko Bong: "Sia i Buddha che gli eminenti maestri vengono inghiottiti. L'occhio unisce cielo e terra!"

Studente: "Qual è il campo-base per diventare un Buddha?"

Ko Bong: "Dall'Est all'Ovest vene sono centomila, dal Nord al Sud, ottomila!"

Studente: "E a cosa fa riferimento l'ultima frase, 'La mente-vuota supera la prova e torna indietro'?"

Ko Bong: "Nell'azione e nella 'non-azione' appare la via degli Antichi. Essa non è sprofondata nel baratro della turbolenza".

Studente: "Quindi, in ogni frase è possibile vedere la natura. Ciascuna è la verità!".

Ko Bong: "E allora? Cos'è che hai visto e cosa hai raggiunto?".

Lo studente gridò: "KHATZ!"

Ko Bong disse: "Ciò è come prendere un bastone e cercare di colpire la luna!".

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99) LA STORIA DI SEUNG SAHN (SON-SA)

Seung Sahn è nato nel 1927 a Seun Choen, nella Corea del Nord. I suoi genitori erano Cristiani Protestanti. A quel tempo, la Corea era sotto il severo Governo Militare Giapponese e tutte le libertà politiche e culturali locali risultavano essere brutalmente soffocate. Nel 1944, Son-sa si unì al movimento clandestino che mirava all'indipendenza della Corea. Pochi mesi dopo fu catturato dalla polizia Giapponese e riuscì per un pelo a sfuggire alla sentenza di morte. Dopo il suo rilascio dalla prigionìa, lui e due suoi amici si riappropriarono di diverse migliaia di dollari che erano stati sottratti alle loro famiglie e attraversarono il controllatissimo confine della Manciuria, in un tentativo non riuscito di unirsi all'Armata di Liberazione Coreana.

Negli anni che seguirono la II° Guerra Mondiale, mentre si trovava alla Dong Guk University per studiare Filosofia Occidentale, la situazione politica della Corea divenne sempre più caotica. Così un giorno Son-sa decise che, poiché non si sentiva in grado di aiutare le persone per mezzo delle sue attività politiche o dei suoi studi accademici, era giunto il momento di radersi il capo e di ritirarsi sulle montagne, facendo il voto di non ritornare nel mondo finché non avesse raggiunto la verità assoluta. Per tre mesi studiò le scritture Confuciane, ma ne fu insoddisfatto. Poi, un suo amico monaco che viveva in un piccolo tempio di montagna gli regalò il Sutra del Diamante ed egli, per la prima volta, incontrò il buddhismo:- 'Tutte le cose che appaiono in questo mondo sono transitorie. Se si vedono tutte le cose che appaiono, come se non fossero mai apparse, si realizzerà il proprio vero Sé'-. Non appena ebbe letto queste parole, la sua mente divenne chiara. Durante le successive settimane egli lesse ancora molti Sutra. Infine decise di diventare monaco buddhista e come tale venne ordinato nell'Ottobre 1948.

Son-sa aveva ormai capito i Sutra. Egli aveva realizzato che l'unica cosa importante era la pratica di ciò che aveva compreso concettualmente. Perciò, dieci giorni dopo la sua ordinazione, andò nuovamente sulle montagne ed iniziò un ritiro di cento giorni sulla Montagna della Perfetta Illuminazione (Won Gak). In quel periodo, egli mangiava soltanto aghi di pino, essiccati, tritati e bolliti, recitava per venti ore la 'Gran Dharani dell'Energia della Mente Originaria' e, più volte al giorno, faceva bagni di acqua gelata. Era una pratica molto rigida e rigorosa. Prestro, però, fu assalito dai dubbi. Perché doveva essere necessario questo ritiro? Perché doveva arrivare così agli estremi? Non poteva andare a starsene in un piccolo tempio di una quieta valle, sposarsi come fanno i monaci Giapponesi, e raggiungere l'illuminazione gradualmente, vivendo felice con una famiglia? Una notte, questi pensieri divennero così impetuosi che di colpo decise di impacchettare tutte le sue cose e andarsene. Ma, al mattino seguente, la sua mente era più chiara e così disfece tutti i bagagli. Pochi giorni dopo, accadde di nuovo la stessa cosa e, nelle settimane seguenti, egli impacchettò e spacchettò le sue cose per ben nove volte.

Intanto, erano passati cinquanta giorni ed il fisico di Son-sa si era molto debilitato. Ogni notte aveva visioni terrificanti. Dal buio apparivano demonesse che gli facevano oscene proposte e rappresentazioni. Orrendi folletti si muovevano furtivamente davanti a lui, avvolgendo le loro gelide mani intorno al suo collo. Enormi scarafaggi gli rosicchiavano le gambe. Tigri e draghi si ergevano di fronte a lui, ruggendo e mugghiando. Era in un costante terrore. Dopo un mese di questo andazzo, le visioni terrifiche si trasformarono in visioni paradisiache e di delizia. Alcune volte appariva il Buddha che gli insegnava i Sutra. Altre volte apparivano i Bodhisattva con vesti sgargianti e gli dicevano che sarebbe andato in Paradiso. Talvolta crollava esausto e Kwanseum Bosal (Avalokiteswara) lo risvegliava dolcemente. All'ottantesimo giorno, il suo corpo si era ristabilito, ma il suo colorito era diventato verde, a causa degli aghi di pino.

Un giorno, mancava una settimana all fine del ritiro, Son-sa stava passeggiando all'esterno, recitando e dandosi il tempo battendo il suo moktak. All'improvviso, deue ragazzi di undici e dodici anni apparvero dall'altro lato della strada e si prostrarono. Erano vestiti di abiti colorati ed i loro visi erano di una bellezza sovrannaturale. Son-sa si fermò, assai sorpreso. La sua mente era ferma e chiara, perciò come potevano essersi materializzati questi altri demoni? Egli avanzò lungo lo stretto sentiero di montagna ed i due ragazzi lo seguirono, camminando proprio tra i ciottoli su un lato del sentiero. Essi camminarono insieme a lui, in silenzio, per una mezz'ora e poi, arrivati dietro l'altare ove Son-sa era solito andare a fare le prostrazioni, se ne andarono. Questo fatto accadde ogni giorno per tutta la settimana. Alla fine arrivò il centesimo giorno. Son-sa si trovava fuori, recitando e battendo il moktak. Tutto ad un tratto il suo corpo svanì ed egli si trovò in uno spazio senza fine. Dappertutto poteva udire battiti di moktak ed il suono della propria voce. Restò in questo stato per un po’ di tempo. Quando, finalmente, rientrò nel suo corpo, comprese. Le rocce, il fiume, gli alberi, tutto quello che poteva vedere ed udire, tutto era il suo vero <Sé>, tutte le cose erano proprio ciò che erano. Egli comprese che la verità è esattamente proprio così.

Quella notte, Son-sa dormì benissimo e, quando al mattino si risvegliò, vide un uomo camminare su per la montagna ed alcuni corvi volare via da un albero. Allora si alzò e si mise a scrivere i seguenti versi:

            "La strada ai piedi della montagna Won Gak, non è la stessa strada

            "Che si può vedere da qui e quell'uomo che si arrampica su di essa,

            "Portando il suo zaino con sé, non è l'uomo che è appena passato.

            "Toc, toc, toc - i suoi passi rumorosi oltrepassano passato e presente.

            "I corvi, volando veloci via dall'albero, gracchiano e fanno crà, crà, crà!"

Subito dopo, egli abbandonò la montagna e andò ad incontrare il maestro Ko Bong, che era a sua volta stato discepolo del maestro-Zen Men Gong. Ko Bong veniva ritenuto il più brillante maestro-Zen della Corea, ed anche uno dei più severi. A quel tempo, egli si dedicava soltanto agli insegnamenti per i laici. Egli diceva che i monaci non erano abbastanza ferventi per essere buoni studenti. Son-sa desiderava mettere alla prova la sua illuminazione e così andò da Ko Bong col suo moktak e gli chiese: "Cos'è questo?". Ko Bong prese il moktak e glielo sbattè sulla testa. Questo era precisamente ciò che Son-sa si aspettava da lui. Quindi Son-sa disse: "Come dovrei praticare lo Zen?" e Ko Bong disse: "Una volta, un monaco chiese al maestro-Zen Jo-Ju (Chao-Chou):- Perché Bodhidharma venne in Cina dall'Occidente?- e Jo-Ju rispose:- Il cipresso nel giardino!- Cosa significa questo?"

Son-sa aveva capito, ma non sapeva in che modo rispondere. Perciò disse: "Non lo so!". Ko Bong disse: "Bene. Mantieni solo questa mente-non-so. Questa è la vera pratica Zen!".

La primavera e l'estate che seguirono, furono da Son-sa dedicate all'intento di approfondire maggiormente il lavoro-Zen. In autunno, egli partecipò alla sessione di meditazione seduta, al monastero Su-Dok-Sa, che durava cento giorni. Lì insegnò il linguaggio Zen e le caratteristiche della Disputa-di-Dharma. Durante l'inverno, cominciò a capire che i monaci non praticavano abbastanza duramente, perciò decise di aiutarli in un qualche modo. Una notte, mentre era di sorveglianza (poiché vi erano stati alcuni furti notturni), prese dalla cucina tutti i tegami e le pentole e li dispose a cerchio davanti al cortile. La notte successiva, girò rivolto verso il muro il Buddha dell'altare principale, prese il bruciatore dell'incenso, che era un prezioso tesoro nazionale, e lo trascinò giù in giardino fin sopra un albero di caki. Fin dal mattino seguente a questi fatti, l'intero monastero fu in trambusto. Andavano girando pettegolezzi su strani scassinatori notturni e su divinità venute dalla montagna per ammonire i monaci ad avere una pratica più intensa ed una morale più sana e integra.

La terza notte, Son-sa si diresse verso gli alloggiamenti delle monache e, prese settanta paia delle loro calzature, le portò davanti alla stanza del maestro-Zen Dok Sahn, disposte come in una vetrina di negozio. Ma, questa volta, essendo una monaca ben sveglia, dovendo uscire dal dormitorio e avendo notato la mancanza delle scarpe, urlando svegliò tutte le monache della casa. Così Son-sa fu scoperto e preso. Il giorno seguente egli fu messo alla prova. La maggioranza dei monaci votò per dargli una ulteriore possibilità e, benché le monache all'unanimità fossero state contrarie, egli non fu espulso dal monastero, ma dovette scusarsi formalmente con tutti i monaci più eminenti.

Per primo, andò da Dok Sahn e si inchinò rispettosamente. Dok Sahn disse: "Puoi pure proseguire il tuo ottimo lavoro!". Poi si recò dalla monaca superiora, la quale disse: "Hai creato un grosso trambusto e troppa confusione in questo monastero, giovanotto!". Son-sa ridacchiò e disse: "Tutto il mondo è già pieno di confusione. Che cosa potrei fare di più, io?" al che l'anziana monaca non ebbe più da ribattere. In seguito fu la volta del maestro-Zen Chun Song, il quale era famoso per le sue azioni un po’ strampalate ed il suo linguaggio scurrile. Son-sa si inchinò e disse: "Ho ucciso tutti i Buddha del passato, presente e futuro. Che altro potrei fare?". Chun Song disse: "Ah!" e guardò intensamente negli occhi Son-sa. Poi disse ancora: "Che cos'hai visto?". Son-sa disse: "Tu già lo sai. Hai ben capito!" e Chun Sung: E' tutto?".

Son-sa rispose: "C'è un cuculo che canta sull'albero fuori della finestra!". Chun Song si mise a ridere e disse: "Ah!". Poi fece altre domande, a cui Son-sa rispose senza difficoltà. Alla fine, Chun Song fece un salto e si mise a danzare intorno a Son-sa, gridando: "Tu sei illuminato, tu sei illuminato!". La notizia si propagò velocemente e tutti cominciarono a comprendere i fatti delle notti precedenti.

Il 15 di Gennaio, la sessione era finita e Son-sa si recò a trovare Ko Bong. Sulla via di Seul, ebbe un colloquio col maestro-Zen Keum Bong e con un altro maestro-Zen di nome Keum Oh. Entrambi gli concessero l'inga, cioè il sigillo di convalida del Grande Risveglio degli studenti Zen. Son-sa arrivò al tempio di Ko Bong, col zaino in spalla e vestito dei suoi vecchi raffazzonati abiti che portava durante il ritiro solitario. Si inchinò a Ko Bong e disse: "Tutti i Buddha ritornano ad essere un mucchio di cadaveri. Che ne dici di un bel funerale?". Ko Bong disse: "Dimostramelo!".

Son-sa frugò dentro lo zaino e ne tirò fuori una seppia essiccata ed una bottiglia di vino e disse: "Ecco i resti del tuo funerale!". Ko Bong disse: "Allora, versami un po’ di vino!". Son-sa disse: "D'accordo. Dammi il tuo bicchiere".

Ko Bong sollevò le mani a coppa e Son-sa gliele colpì con la bottiglia. Poi disse: "Questo non è un bicchiere, ma solo le tue mani!". Indi depose la bottiglia sul pavimento. Ko Bong ridacchiò e disse: "Non male. Ce l'hai quasi fatta. Prima però vorrei farti qualche domanda". E così procedette a pretendere risposte ai più difficili kung-an tra i millesettecento della Tradizione Zen. Son-sa riuscì a rispondere a tutti, senza difficoltà. Quindi Ko Bong disse: "Ottimo. Ora, un'ultima domanda:- il topo mangia il cibo per gatti, ma la scodella è rotta-; cosa significa?".

Son-sa disse: "Il cielo è blù e l'erba è verde!". Ko Bong scosse la testa e disse: "No!"

Son-sa venen colto alla sprovvista. Non aveva mai fallito una domanda-Zen, prima di allora. Il suo viso cominciò ad avvampare come se, finora, avesse dato solo risposte 'così-così'. Ko Bong continuava a scuotere la testa. Alla fine, Son-sa esplose di rabbia e frustrazione e disse: "Tre maestri-Zen mi hanno concesso l'inga! Perché dici che ho sbagliato?". Ko Bong, imperterrito, disse: "Che cosa significa? Dimmelo!".

Per i successivi cinque minuti, Son-sa e Ko Bong restarono seduti faccia-a-faccia, fronteggiandosi e inarcandosi come due felini. Il silenzio era carico di elettricità. Poi, d'un tratto, Son-sa ebbe la risposta. Era proprio 'solo-quello'! Significava solo proprio ciò che era stato detto! Così, quando Ko Bong udì la risposta, si riempì di gioia. I suoi occhi si inumidirono ed il suo viso si illuminò. Abbracciò Son-sa e disse: "Tu sei il fiore ed io sono l'ape!".

Il 25 Gennaio 1949, Son-sa ricevette da Ko Bong la 'Trasmissione-del-Dharma' e divenne, quindi, il Settantottesimo Patriarca della sua linea di successione (La Scuola Coreana Choghye). Questa fu l'unica Trasmissione data dal maestro Ko Bong. Dopo la cerimonia, Ko Bong disse a Son-sa: "Per i prossimi tre anni, devi startene in silenzio ed in disparte. Ormai tu sei un liberato. Noi ci incontreremo ancora fra cinquecento anni!"

Son-sa aveva solo ventidue anni e, da allora, egli è un maestro-Zen.

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100) COS'E' L'AMORE?

Una sera, dopo un discorso di Dharma al Centro Zen di Cambridge, uno studente chiese a Seung Sahn: "Che cos'è l'amore?".

Son-sa disse: "Lo chiedo io a te, 'Cos'è l'amore'?".

Lo studente restò in silenzio.

Son-sa disse: "Ecco, questo è l'amore!"-

Lo studente restò ancora in silenzio.

Son-sa disse: "Tu l'hai chiesto a me; io l'ho chiesto a te. Questo è l'amore!"

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RIEPILOGO DEI BRANI

1) LO ZEN è LA COMPRENSIONE DI SE STESSI

2) IL CERCHIO ZEN

3) IL MIO DHARMA è TROPPO COSTOSO

4) CONSIGLI AD UNA PRINCIPIANTE

5) INTERNO ED ESTERNO

6) UNA BAMBINA FA DOMANDE SULLA MORTE

7) A CHI SERVE UN MAESTRO ZEN

8) VOI SIETE ATTACCATI!

9) SUL SUTRA DEL CUORE

10)NON DIFFICILE Né FACILE

11) UN DISCORSO DI DHARMA

12)QUANTO FA UNO PIù DUE?

13)COSA FARE CONTRO IL RUMORE

14)DEVI DIVENTARE COMPLETAMENTE PAZZO!

15) LA STORIA DI KO BONG

16) COME PUò ESSERE SORRIDENTE IL BUDDHA?

17) MELE ED ARANCE

18) KOAN MALINCONICI

19) GLI 84.000 LIVELLI DI ILLUMINAZIONE

20) COS'è LA LIBERAZIONE?

21) IL GRANDE TESORO

22) LA LUNA DELLA MENTE CHIARA

23) COSA HAI PORTATO QUi?

24)ILLUMINAZIONE E NON-ILLUMINAZIONE SONO VUOTI NOMI

25)PERché RECITIAMO E CANTIAMO I SUTRA

26) UN DISCORSO DI DHARMA

27) LA STORIA DI WON HYO

28)PORCOSPINI NELLE TRAPPOLE PER TOPI

29)PRATICARE LO ZEN

30) è LA TUA MENTE CHE SI MUOVE!

31) L'ATTACCAMENTO DEL BODHISATTVA

32) CINQUE TIPI DI ZEN

33) IL COLORE DELLA NEVE

34) ANCORA SULLA MENTE-NON-SO

35) ZEN E TANTRA

36) LE 10.000 DOMANDE SONO UN'UNICA DOMANDA!

37) IL BUDDHA è UNA CIABATTA DI PAGLIA!

38) TRE COLLOQUI

39)QUANDO VA VIA LA LUCE, COSA ACCADE?

40) ESAMINARE LA MENTE

41) COS'è LA MORTE?

42) L'ESIGENZA DELL'ILLUMINAZIONE

43) LA VERA VIA PER UNA DONNA

44) PUOI VEDERE I TUOI OCCHI?

45)"MEDICINE SPECIALI" E GRANDI AFFARI

46) MIRACOLI

47) UN DISCORSO DI DHARMA

48) UN PICCOLO PENSIERO, UN PICCOLO DIVERBIO

49) IL NON-RAGGIUNGIMENTO è RAGGIUNGIMENTO!

50) LA VERA SEDUTA ZEN

51) SAMADHI CONTRO SATORI

52) IL 'KHATZ!!!' DI LIN-CHI

53) NIRVANA E ANUTTARA-SAMYAK-SAMBODHI

54) LO ZEN E LE ARTI

55) FIORI DI PLASTICA, MENTE DI PLASTICA

56) LA VERA VACUITà

57) DEVI SVEGLIARTI!

58)ANCORA CENERE SUL BUDDHA!

59) LA STORIA DI SU TUNG P'O

60)QUELLO CHE LA NATURA VI STA DICENDO

61) "QUELLO!" ('ESSO')

62)AMORE PICCOLO E AMORE GRANDE

63)IL GATTO POSSIEDE LA NATURA-DI-BUDDHA?

64) EMERGERE DAL PROFONDO

65) UNA COSA DIVERTENTE

66) LA STORIA DI KYONG HO

67) IL PECCATO DEL BODHISATTVA

68) UN DISCORSO DI DHARMA

69) LA 'VERA VIA'

70) MENTE SEX = MENTE ZEN?

71) ACUTI LEONI E CANI CIECHI

72) SUONO ORIGINARIO, CORPO ORIGINARIO

73) LA STORIA DI MEN GONG

74) MEN GONG SPIEGA IL SUO 'KHATZ!!!'

75) LA TRASMISSIONE DELLA NON-MENTE

76) ALL'INTERNO DELLA PANCIA DELLA MUCCA

77) OGGI è IL GIORNO DELLA NASCITA DEL BUDDHA, IL SOLE SPLENDE!

78) TOK-SAHN ED IL SUO BASTONE

79) OGNI COSA è IL TUO MAESTRO

80) CHI è CHE PRODUCE L'UNO?

81) QUAL È LA TUA STELLA?

82) LA STORAI DI SUL

83) DIALOGO CON LO SWAMI 'X'

84) UN GRANDE ERRORE

85) LA STRADA DEL LINGUAGGIO E LA STRADA DEL DHARMA

86) IL TATHAGATA

87) IO E BODHIDHARMA

88) CORRISPONDENZA CON UN ORDINATO LAICO AMERICANO

89) SALVARE TUTTI GLI ESSERI

90 UN DIALOGO AL TAL-MAH-SAH

91) IL MONACO BARCAIOLO

92) QUANDO SUONA LA CAMPANA, ALZATI!

93) LA STORIA DI MUN IK

94) CHE COSA HAI DETTO?

95) TANTO RUMORE PER NULLA

96) UN AGGUATO NEI CAMPI DEL DHARMA

97) BREVI RISPOSTE-ZEN DI UN-MON

98) KO BONG SPIEGA UNA POESIA

99) LA STORIA DI SEUNG SAHN (SON-SA)

100) COS'è L'AMORE?

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PUBBLICATO IN PROPRIO SU COMPUTER - PER CONTO DEL CENTRO NIRVANA di ROMA

FINITO IL 20/4/2003 - SUPPLEMENTO A NIRVANA NEWS - SOLO PER SOSTENITORI E SOCI