Tratto da www.sacred-texts.com  [1967],

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Il buddhiSMO nel VIETNAM 

 

A) LA STORIA

Il buddhismo arrivò in Vietnam via-mare dall'India, e via-terra dalla Cina. Sembra che i primi a portare questa religione nel Vietnam siano stati alcuni rifugiati Cinesi per sfuggire ad una persecuzione, e religiosi pellegrini dall'India. 

Il celebre studioso Vietnamita, Tran-van Giap ("Le Bouddhisme in Annam, Des Origines au XIII Siecle", Bullettin de L'Ecole Francaise d'Estreme-Orient,XXXII,1932(1933)p.205), rileva che il buddhismo si poteva trovare nel Tonkin (Vietnam Settentrionale) già nel secondo secolo d.C. Il Nord-Vietnam era la culla della cultura etnica Vietnamita, poiché fu solo dal 1802 che l'area meridionale, incluso il delta, fu conquistata e consolidata nell'approssimativa area dell’odierno Vietnam. 

Si crede che sia stato Mou Po (in Cinese; Mau Bac in Vietnamita) colui che fece arrivare il buddhismo in Vietnam. Egli era originario di Wu-chou, nato circa nel 165-170 d.C., e accettò il buddhismo in luogo del Taoismo all’incirca nel 190 d.C. Poiché allora il Confucianesimo in Cina si stava opponendo al buddhismo, lui venne in Tonkin e propagò il buddhismo creando molti convertiti all’incirca nel 194-195 d.C. 

Un'altra figura della storia buddhista Vietnamita è Kang Seng-huei (Khang-tang-Hoi) che lasciò l’India con suo padre per fare commerci. Egli fu convertito al buddhismo in Tonkin e più tardi fu ordinato come monaco. Prima della sua morte nel 280 d.C., la sua fama come traduttore di scritture buddhiste dal Sanskrito in Cinese lo rese capace di convertire al buddhismo perfino il Re di Wu, Suen Kuian. Una terza figura fu Marajivaka, anche noto come Jivaka, che arrivò a Lo-yang dopo essere giunto a Funan per nave ed in Tonkin nel 294 d.C. (Tran-van Giap,Op.cit.,pp.212-213). Altri ancora, come Ksudra, che era in precedenza un Bramano dell'India occidentale, il quale viaggiò, insegnò e fece convertiti in Vietnam del Nord, così che il Tonkin servì come luogo intermediario per religione, mestieri e scambi diplomatici tra la Cina e l'India. 

Poiché il Tonkin era sul diretto Sentiero marittimo tra la Cina e l'India, esso divenne un centro per la propagazione del buddhismo e di traduzione dei testi sacri buddhisti. Anche se il buddhismo in Vietnam fu avviato da pellegrini e rifugiati; però diplomatici, mercanti, ed immigrati lo promossero e lo diffusero. Le loro attività fecero nascere molte pagode e monasteri che sono evidenti in Tonkin, secondo lo stesso Giap (Op.cit.,p.227). Il buddhismo Popolare con aderenti laici vi si stabilì un po’ più tardi (Op.cit., 235). La fondazione di un scuola di buddhismo dhyana (meditazione) data verso la fine del sesto secolo. Il termine Sankrito ‘Dhyana’ si traduce come ‘chan’ in cinese, ‘zen’ in giapponese e ‘thien’ in vietnamita. 

Nel settimo secolo, il governatore Cinese del Tonkin, Liou Fang, riportava che "Si vedono in Giao-Chau (Nord-Vietnam) numerosi eminenti preti che diffondono il buddhismo fra tutte le persone, ed anche pellegrini che provengono da tutte le parti dell'Asia" (Le Thank Khoi, Le Viet-Nam, Historie et Civilté, Parigi:1955,p.128). La dinastia Cinese Suei incoraggiò il buddhismo accordandogli il suo aiuto finanziario, e facendo erigere stupa (torri commemorative spesso contenenti reliquie sacre di persone celebri), mentre la dinastia Tang continuò poi a mostrarsi favorevole al buddhismo. 

L'indipendenza del Vietnam dalla Cina nel 939, provocò un rallentamento, o anche una provvisoria sconfitta per il buddhismo in Vietnam. Ma con l'avvento di Dinh Tien-hoang (969-980) la politica di sostenere il buddhismo fu praticata ufficialmente. Le ragioni fondamentali per cui i governanti vietnamiti cercarono l'appoggio dei bonzi buddhisti e aiutarono il buddhismo erano (a) le pagode erano pressocché i soli depositi di cultura sia per le scritture e le personalità; (b) gli studiosi del Confucianesimo furono esiliati dalla vita politica poiché si sentì che la loro istruzione Cinese li faceva essere di discutibile lealtà. 

Il governo Vietnamita accordò vari titoli al clero buddhista. E decretò anche lo stabilirsi di una gerarchia buddhista che assomigliasse strettamente ai livelli del governo civile. Si elevò il bonzo Ngo Chan-Tuv al rango di Consigliere Imperiale e gli si diede il titolo "Khuong-Viet Thai su" (Patrono dei Viet e Grande Maestro) mentre titoli furono dati anche ad altri bonzi (Khoi, op.cit.,p.142). Questa politica sovrana di appoggio reale fu continuata dalla dinastia del Re Le Dai Hanh. Il re usava i monaci come consulenti politici, sociali, economici e in questioni militari. I bonzi erano i rappresentanti ufficiali del governo e dello Stato nelle varie occasioni ufficiali di volta in volta sia in patria che all'estero. Quando questo accadde in Tonkin, visite formali di dignitari a tali pagode, come quella di Sach-giang, furono incluse nell'agenda ufficiale. La dinastia Ly (1009-1225) praticò una politica simile e formò l’alto marchio di un   appoggio ufficiale per il buddhismo fino al presente periodo. Khoi (p. 147) dichiara che la dinastia Ly ottenne il suo accesso al trono con l'appoggio del clero buddhista. In tutto il suo regno, il trono e il clero furono strettamente vincolati insieme, con almeno 95 pagode erette dall’Imperatore Ly-Thai-ton (1028-1054). Egli fece anche restaurare numerose statue di Buddha negli altri templi. Egli era in sintonia con un suo sogno, e cioè che la Pagoda ‘Colonna Unica’ di Hanoi fosse costruita ed eretta in uno stagno di acqua come un fiorente loto. Fu Ly-Thanh-ton che si chiamò per primo Imperatore Dai-Viet (Il Grande Viet) nel 1069, col suo titolo che continuò fino al 1832 quando Gia-Long soggiogò il Regno di Champa e riunì quello che attualmente è il Vietnam (del Nord e del Sud). 

Il successivi anni del regno di Thanh-ton come Re di Le-Nhan-ton, diedero invece il favore ufficiale al Confucianesimo. Mandarini che erano studiosi fortemente addestrati nel Confucianesimo e nei classici Cinesi divennero ufficiali governativi. Prima di questo i ranghi avevano presentato candidati dai quali il governo sceglieva gli ufficiali. Ora, divenne possibile assicurare posizioni di governo senza approvazione del clero. In molti casi, tuttavia, i monaci continuarono ad avere i loro importanti ruoli. Essi erano attivi nella vita religiosa e politica del regno, tanto che Kho-dau fu chiamato nel 1088 Maestro del Regno (Quoc-su) e servì come Consigliere Imperiale. 

Allorché il buddhismo si sviluppò tra i laici Vietnamiti, divenne anche abbastanza burocratico. Nel 1169 l'Imperatore Le-Anh-Ton (1138-1175) stabilì una scuola per lo studio di tutt’e tre le religioni, buddhismo, Taoismo e Confucianesimo. Lo stesso sovrano diede al buddhismo il riconoscimento di religione ufficiale di Stato, e gli accordò elevati diritti. Il clero buddhista fu posto sotto gli ordini del Maestro del Regno mantenendo la gerarchia stabilita da Dinh-Tien-hoang. Furono esentati dalle tasse e dai doveri militari, e con un esame si dette ai preti buddhisti un certificato ufficiale di autorizzazione al loro status. A volte, essi ricevevano pagode con annessi terreni, come principeschi regali o come donazioni. Il Maestro del Regno assisteva l'Imperatore nelle sue preghiere per la prosperità del regno ed era utile anche come consigliere di segreti di Stato. I bonzi buddhisti furono assai coinvolti nella politica vietnamita durante questi anni. 

Il sostegno reale includeva denaro, potere, e offerte di pagode poiché i reali regnanti continuavano ad assicurare la copiatura delle varie sacre scritture buddhiste. Nel 1018, Le Thai-Ton spedì una missione ufficiale in Cina per consentire di copiare i testi del Tripitaka (Tam-Tang, le tre parti delle scritture sacre del buddhismo) e le conservò a Dia-Hung. Quando la Corte Sung nel 1034 inviò altre copie dei maggiori canoni in regalo, la corte reale ne segnò l'arrivo con un solenne ricevimento. 

Il buddhismo cominciò la sua massima adulterazione Vietnamita più o meno in questo periodo, in cui le sue dottrine più pure si mescolarono con filosofie come il Taoismo, ecc. Alcuni monaci si rivolsero allo studio dell'elisir di immortalità, mentre altri si applicarono nello studio della magia Taoista. Alcuni bonzi divennero dottori di grande fama ed altri furono accreditati di poteri sovrannaturali. Dalla fine dell'XI° secolo, il buddhismo aveva piantato così profondamente le sue radici nella cultura vietnamita che non fu  più considerata come una religione importata. Esso era stato introdotto ed utilizzato come religione-di-corte; ed ora si era infiltrato fin nei più piccoli villaggi. Qui si mescolò col Confucianesimo ed il Taoismo, e divenne una parte indigena nelle credenze popolari delle persone comuni. La mistura di divinità, vari spiriti e Bodhisattava nel pantheon buddhista creò un po’ di difficoltà a causa della sua apparentemente flessibile configurazione. I vari elementi potevano offrire un rituale che sembrava soddisfare le richieste generalmente formalistiche e spirituali della popolazione rurale Vietnamita. Il suo sradicamento sarebbe difficile, se non impossibile, essendo esso divenuto profondamente radicato nel pensiero e nella vita dei Vietnamiti, a corto delle tattiche come quelle che usano i comunisti. 

Durante la Dinastia Tran (1225-1400) due scritture, Viet-Dien U-Linh Tap (Raccolta dei Poteri Invisibili del Paese dei Viet) di Le Te-Xuyen nel 1329, e Thien-Uyen Tap-Anh Ngu-Luc (Cronaca degli Eminenti Monaci del giardino del Dhyana) sono importanti. Il secondo libro contiene le biografie di monaci famosi in Vietnam dalla Dinastia Tang fino a quella Tran. Il primo libro sembra evidenziare l'animismo ed il Taoismo, mentre il secondo tratta solo di buddhismo. Continuando la Dinastia Tran, le animistiche credenze native ed il Taoismo inquinarono i concetti del buddhismo, mantenuti anche dagli scaglioni più alti della società vietnamita. Le arti magiche divennero pratiche accettate anche da diversi bonzi buddhisti. Allorché aumento l'apparente decadimento del buddhismo ed una struttura rituale unificativa, i processi di adozione divennero più rapidi. 

Il Phags-pa Tibetano aveva introdotto il Lamaismo (Mantrayana) dal Tibet nella corte Cinese. Da là, esso si trasferì rapidamente in Vietnam e si aggiunse all’adulterazione sempre crescente del buddhismo. I funerali con cortei ed i riti funebri dell’etnìa Vietnamita sono un riflesso di quel Mantrayana (una delle maggiori forme di buddhismo che era in precedenza in Tibet) introdotto nei secoli passati. 

Il buddhismo in Vietnam continuò pressocché ad affondare anche con l'introduzione delle filosofie. Alcuni osservatori accusarono il Sangha (ordine del clero buddhista) di essere anti-civile, antisociale, ecc. Ciò era dovuto all’eccessiva ricchezza accumulata in pagode e monasteri. Le forze indigene dell'animismo e la forza del Taoismo quindi cambiarono il buddhismo che, dalla fine del 14° secolo, fece diventare come principale religione del governo il Confucianesimo. Il Confucianesimo restò la religione e pratica di corte fino a che l'impatto del mondo occidentale nel XIX° secolo prese il sopravvento. Tuttavia, il buddhismo è di talmente inerente forza nella cultura del Vietnam che, malgrado i suoi attuali numeri, nessuna valida comprensione del suo popolo è possibile avere senza la consapevolezza della sua origine, sviluppo o influenza. 

L'invasione Cinese del 1414 portò anche molte scritture Confuciane. Durante il loro breve soggiorno, i Cinesi invasori ordinarono la distruzione di molte pagode ed il sequestro dei testi buddhisti. Quando nel 1428 i Vietnamiti riottennero la loro indipendenza, quattordici anni più tardi, la dinastia Ly continuò a favorire il Confucianesimo e, secondo fonti buddhiste, a perseguitare il buddhismo. L'Imperatore Le Thai-to (1428-1433) nel 1429 istituì esami competitivi per tutti i monaci buddhisti e Taoisti, col rischio che il fallimento obbligava il ritorno alla vita laicale. E non potevano essere eretti nuovi templi di buddhismo senza permesso, e tutti i monaci erano soggetti a sorveglianza. 

Khoi afferma che la maggior parte dei monaci di questo periodo erano assai poco colti, ed avevano ben poca comprensione delle dottrine del buddhismo, così fortemente inquinate da elementi Taoisti, Tantrici e animistici. Si registra che a volte monaci Taoisti o buddhisti guidassero sollevazioni di contadini contro il governo. "Di fronte al Confucianesimo ufficiale, guardiano dell'ordine stabilito, dottrina dei feudatari e mandarini, queste due religioni buddhismo e Taoismo, nel loro contesto più popolare, servirono come un veicolo per la scontentezza sociale" (Jean Chesneaux, Contribution a l'Histoire du Vietnam, p. 33). 

Chesneaux dice che il monaco Than-Loi nel 1442 cercò di divenire Re per auto-proclamazione, come pure in precedenza nel 1391 una banda di contadini sotto gli ordini del monaco Su-On aveva attaccato la capitale Hanoi (Ibid., p. 33). Nel 1516, ad Hanoi nella provincia di Hai-Duong, il monaco Tran-Cao cercò di far passare se stesso come una reincarnazione del Buddha mentre guidava una rivolta contro l'Imperatore. Nel far così, lui costrinse i suoi soldati a radersi la testa e indossare tuniche nere. Anche se tali eventi non provocarono fondamentalmente estesi cambiamenti, essi sono indicativi del momento di coinvolgimento politico e militare dei leader buddhisti. Capire questi fattori aiuta a valutare le lotte religioso-politico-militari nell’attuale Vietnam e nel Sud-Est Asiatico, in generale. 

Durante la guerra civile del sedicesimo secolo, sia il governo di Nguyen del sud, e la dinastia Trinh del nord cercarono di ottenere la lealtà della loro gente identificandosi con il buddhismo. Così il buddhismo, usato come strategia politica, cominciò ad avere un limitato ricupero. La rigidità del Confucianesimo tendeva a ridurre l’addestramento scolastico a retorici esercizi e speculazione filosofica, così che nuove scuole di buddhismo provenienti dalla Cina furono accettate dalle corti con una certa accondiscendenza. E ciò sembra evidente, anche se nel 1662 Trinh-Tac emise una delibera in Tonkin che proibiva tutti i libri sul Taoismo, buddhismo, e sulla "falsa dottrina" (il Cristianesimo). Egli esortò tutti a ricordare e di aderire ai loro valori tradizionali, ma le nuove scuole buddhiste furono in ogni modo stabilite. Alcune di queste scuole erano così efficaci che l'Imperatrice Dieu-Vien (Trinh-thi Ngoc-Hanh), moglie di Le-Than-ton (1619-1643) e sua figlia, rinunciarono alla vita di palazzo per diventare monache, ambedue dopo essersi convertite al buddhismo. 

La dinastia Trinh (ferventi buddhisti) ripristinò molti templi buddhisti e ne costruì numerosi altri. Essi ospitarono monaci buddhisti Cinesi fuggiti dopo la conquista dei Manchu. Fra questi, vi fu Ta Nguyen Thieu (morto nel 1728), celebre costruttore di templi e monasteri, inclusi il monastero di Vinh-An (più tardi chiamato Quoc-An, che significa Grazia del Regno) e Phu-xuan a Huè, coi suoi templi che osarono emulare quelli di Thanh-Long nel nord. 

Anche con la protezione e l’appoggio dei regnanti, il buddhismo era debole, ma il Confucianesimo non era aggressivo. Questo periodo potè così generare la fusione delle tre religioni, buddhismo, Taoismo e Confucianesimo, tanto che vari studiosi scambiarono una religione con l’altra. Il sincretismo di questo periodo formulò la religione di molti contemporanei Vietnamiti con l'assorbimento e modifica di molte credenze e riti in una comune religione popolare. 

La famiglia Nguyen, essendo fortemente Confuciana, tentò di realizzare un senso di unità nazionale, ed era ostile alle credenze popolari del Taoismo e buddhismo. I monaci furono ridotti a guardiani di tempio e maestri di cerimonia. Lo spirito del buddhismo sembrava perso, con la disciplina dei monasteri che si era rilassata mentre al Buddha venivano fatte offerte per i favori concessi e era adorato come un Dio. 

Intanto Gia-Long, forte aderente e difensore del Confucianesimo e del culto ancestrale (1902-1919), durante il suo regno disapprovò il buddhismo e privò i monaci dei suoi favori. L’articolo 143 del suo codice così dice: "Saranno dati quaranta colpi di canna a quegli ufficiali che fanno andare le loro mogli o figlie al tempio di Buddha, del Dao, o dei genii...", mentre una parte dell’articolo 75, dice: "ottanta colpi di truong a coloro che senza permesso radono le loro teste o portano berretti taoisti" (Chesneaux, op. cit., p. 88). 

Il buddhismo aumentò il suo sincretismo a causa di pressioni governative e molteplici controlli, così da diventare una religione totalmente mescolata con misticismo, tantrismo, animismo e politeismo. Esso ebbe, però, un ruolo attivo nel nazionalismo religioso del Vietnam meridionale, durante il periodo dal 1860 al 1880. Poi, nel 1885, esso offrì un'unità strutturale per il movimento del partito nazionalista anti-francese nell'insurrezione del 1885. Nel 1931 un'associazione di Studi buddhisti fu stabilita in Saigon; un anno più tardi in Huè, e nel 1934, in Hanoi. Subito si preparò una quantità di traduzioni e pubblicazioni, ma la Seconda Guerra Mondiale bloccò questo revival buddhista. Nel 1948, i monaci riorganizzarono ad Hanoi l’ordine del clero buddhista (Sangha) ed una associazione laica, che istituì un orfanotrofio, una università, una tipografia e si prese cura delle vittime di guerra. A questo, fece seguito nel 1950 una nuova Associazione di Studi buddhisti organizzata a Saigon. Un anno dopo (1951), a Huè, un Congresso buddhista votò per unire le tre associazioni regionali, codificare i rituali, sviluppare l’istruzione religiosa agli adulti, organizzare un gruppo di gioventù buddhista, e riunire l’Organizzazione Mondiale buddhista. Ma tutto questo fu ancora disgregato, quando i termini del Trattato del 1954 divisero di nuovo il paese. L'Associazione Generale buddhista del Vietnam fu formata nel 1956, composta dalle tre comunità di monaci e tre associazioni laiche insieme con le pre-esistenti Associazione di Studi buddhisti del Vietnam Meridionale, l'Associazione buddhista del Vietnam Centrale, e l'Associazione buddhista Vietnamita. Non appena questo fu organizzato in Saigon, nel 1958 fu formata la Associazione Unita buddhista Vietnamita al IV° Congresso buddhista (Hanoi) con il determinato scopo di riunire tutti i rami e le "nétte di buddhismo e continuare più efficacemente i piani stabiliti nel 1930. Siccome questa organizzazione per esistere ed operare deve avere il permesso di Hanoi, e siccome i comunisti sono contrari alla religione, può esservi qualche problema riguardo a quanta libertà possa avere un'organizzazione religiosa in questo paese. 

Sebbene vi siano almeno sedici membri dell'Associazione buddhista Unita, soltanto cinque di essi sono abbastanza significativi per essere inclusi qui. Essi sono: 

(1) Theravada di Etnìa Cambogiana: principalmente presente nelle dieci province del delta con 400,000 o 500,000 persone. Le loro usanze buddhiste sono molto simili a quelle di Cambogia e Thailandia. Con le storie di Wats (templi e le basi per i templi) che hanno meno di 75 anni, si crede che questi Theravadin siano presenti in Vietnam da meno di cento anni. Questo gruppo può avere circa 20,000 monaci, ma non ci sono monache anche se alcune donne sembrano aspirare a questo ufficio. Essendo di solito non-politicizzato, fino ad ora è stato largamente ignorato dal governo Vietnamita. 

(2) Theravada di Etnìa Vietnamita: Un piccolo gruppo con circa 30 monaci, con disciplina e metodi di insegnamento non ancora ben-organizzati. I suoi aderenti, anche se pochi, si trovano in circa sei o più province, così come in Saigon e Danang. 

(3) Mahayana di Etnìa Cinese: Questo gruppo ha nove templi nell'area di Saigon/Cholon con cinque associazioni presenti nelle province nelle cui città più grandi vi sono Cinesi, come i commercianti di riso. Come i Cinesi e in generale in tutta l’area asiatica, essi non prendono un’evidente parte attiva in attività politiche, ma sono Membri dell'Associazione buddhista Cinese e la Congregazione Mondiale dei buddhisti. 

(4) Mahayana Vietnamita: Questo è il maggior gruppo di buddhisti che sono in Vietnam. Essi sono quasi dappertutto, eccetto nelle aree tribali dove pochi desiderano soffermarsi. Ha almeno 12,000 monaci e circa 4,000 pagode o wats. I suoi leader sono i portavoci del buddhismo oggi in Vietnam, con alcuni che apparentemente sono più radicali di altri. In quanto alla fede religiosa, le sue dottrine sono le stesse del buddhismo Mahayana Giapponese, ma la sua pratica è stata modificata dagli stessi modelli culturali e dalle influenze che hanno toccato le altre nel Vietnam.

(5) Hoa Hao (si pronuncia "Wah How"): Questo gruppo buddhista riformato ha dottrine che accentuano la semplicità dei precetti buddhisti di base, e fu fondato da Huynh Phu So nel 1939. Poiché qui non sono evidenziati il buddhismo "puritano", simboli fisici, gerarchia e rituale, non c’è stato quindi gran bisogno di elaborate pagode, eccessive spese per i bonzi e grandi offerte. I Hoa Hao sono accettati dalle altre "nétte come buddhisti, anche se i Cao Dai non sono così accreditati. Siccome il Hoa Hao ed i Cao Dai differiscono in modo così radicale dalle varie organizzazioni buddhiste, gli studi su ognuno di questi due gruppi sono stati inclusi come sezioni separate. 

Bibliografia 

Armbruster, Paula, "The History of Buddhism in Vietnam" Class Paper for course 246b Yale University, Instructor; Dr. Richard Gard, Ph.D. (un-published manuscript).

Buddhasukh, Siri, Editor, Some Prominent Characteristics of Buddhism, Bangkok, Thailand, World Fellowship of Buddhist News Bulletin; 1964

Chesneaux, Jean, Contribution a L’Histoire de la Nation Vietnamienne, Paris, 1955

Gard, Dr. Richard, "Notes on Buddhism", Mimeographed lecture notes formerly utilized for presentation for American officials ordered to Asia. Dated 15 September 1963

Giap, Tran-Van, "Le Bouddhisme en Annam, Des Origines au XIII Siecle" Bulletin de L’Ecole Francaise d’ Extreme Orient, Vol. XXXII, 1932 (1933) pp. 191-268

Khoi, Le Thanh, Le Viet-Nam, Histoire et Civilization, Paris, 1955

Thinh, Pham-Gia, "An Introduction to Vietnamese Buddhism" Viet My, Vol. V, No. 1, Spring 1960, Saigon; Vietnamese American Association

Truyen, Mai-tho, "Les Bouddhisme au Viet-Nam", Presence de Bouddhisme, Edited by Rene de Berval, Saigon, 1959

Watts, Allan W. The Way of Zen, New York, Pantheon, 1957

Woodward, F. L., Editor, Some Sayings of the Buddha According to the Pali Canon, London: Oxford University Press, 1955

Zurcher, E., The Buddhist Conquest of China, 2 Vol., Leiden, E. J. Brill, 1959

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B. INSEGNAMENTI PIU’ IMPORTANTI DEL buddhiSMO VIETNAMITA 

Il buddhismo, così come fondato dal Buddha e oggi praticato dai buddhisti, non è monolitico. Stabilito circa nel 500 A.C. come una rivolta contro le condizioni vigenti in India, a cui anche l'Induismo insorse, la filosofia buddhista è divisa nelle maggiori scuole di pensiero che sono, Theravada (La Scuola degli Anziani), Mahayana (Il Grande Veicolo) e Mantrayana (la versione Tibetana). Queste scuole poi, sono suddivise ancora in circa mille ‘"nétte’. 

In Vietnam, sedici di queste "nétte buddhiste, incluse Theravada e Mahayana, si sono riunite insieme nella Chiesa buddhista Unita del Vietnam. Molte di queste sono anche fortemente rappresentate nel Vien Hoa Dao, L'Istituto per la Pratica del Dharma, con sede in Saigon. Le differenti interpretazioni delle varie "nétte a volte portano ad una diversità di pensiero e di comportamenti. Quando alcune forze come geografia, clima, dieta, economie, ecc. sono aggiunte a questi concetti religiosi, non c'è da meravigliarsi che esistano tali differenze. 

In Vietnam, il buddhismo indubbiamente ha colmato i bisogni di molte persone, bisogni che l'Animismo ed il Confucianesimo non avevano riempito. Filosoficamente, il buddhismo collega eternamente l’uomo all'universo - passato, presente e futuro. Nel far così, offre conforto ai sofferenti, un senso e significato all’esistenza ed una filosofia (modello di pensiero) di correzione a quelle cose che l'aderente buddhista Vietnamita non crede possano essere cambiate.

I più importanti insegnamenti del buddhismo si trovano nel Sermone di Benares del Buddha. Questo sermone enfatizzò una "Via di Mezzo" tra gli estremi della licenziosità e dell'ascetismo. Per ché questa "Via di Mezzo" sia realizzata dall’umanità, il Buddha proclamò ciò che ora è noto come le ‘Quattro Nobili Verità’, e che affermano semplicemente: (1) l'esistenza (cioè, la vita) è una successione di sofferenze o, esistere significa soffrire; (2) la sofferenza è creata o causata da desideri o da attaccamenti; l'ignoranza della vera realtà genera ambizione, rabbia, illusione, ecc. che obbliga ad un infinito ciclo di esistenza; (3) l'estinzione della sofferenza può essere realizzata soltanto con l'eliminazione del desiderio; i desideri dell’umanità sono stati classificati in numero di 108 e sono stati simboleggiati dalle perline dei rosari di preghiera buddhisti; (4) l'eliminazione del desiderio o dell’attaccamento può essere realizzata solamente attraverso il ‘Nobile Ottuplice Sentiero’. I seguaci buddhisti si sforzano di perfezionarsi in questo Nobile Sentiero che è composto da: (1) Retta Visione; (2) Retta Intenzione; (3) Retto Parlare; (4) Retta Azione; (5) Retto Modo di Vivere; (6) Retto Sforzo; (7) Retta Attenzione, e (8) Retta Concentrazione. 

I Cinque Comandamenti, o Proibizioni del Buddha espresse in negativo, sono: (1) non uccidere; (2) non rubare; (3) non praticare sesso scorretto; (4) non mentire, e (5) non bere alcolici né usare intossicanti. L'approccio positivo a questi comandamenti è: (1) Preservare ogni forma di vita; (2) fare elemosine ai poveri e rispettare l’altrui proprietà; (3) essere casti (nel buddhismo popolare ha connotazioni diverse dall’ideale di moralità occidentale, infatti il termine sembra implicare la discrezione, piuttosto che una continenza nella condotta sessuale); (4) dire sempre la verità, e (5) evitare le bevande ed i cibi dannosi a sé o agli altri. 

I Dodici Principi del buddhismo sono:  (1) Legge del Divenire. Il primo (atto dell’esistenza) è la legge del cambiamento, o l’impermanenza. Questa legge dichiara che il mondo (l'universo) e tutto ciò che è in esso, è impermanente, mutevole ed in flusso continuo. Tutte le cose (viventi e non-viventi) passano attraverso lo stesso ciclo di esistenza - nascita, crescita, decadimento e morte. La vita è l'unica forza costante che si esprime nel cambiamento o in nuove forme. Qualcuno, esprimendo il suo concetto in un modo semplice osservò, "La vita è un ponte; perciò non costruiteci una casa sopra". Questo concetto significa che la vita è un continuo flusso, e chiunque si aggrappi ad una qualunque particolare forma, malgrado il suo splendore, soffrirà se resiste al flusso. Il praticante buddhista perciò deve lottare per sfuggire questo continuo stato di impermanenza cercando il Nirvana. Il Nirvana è quello stato davvero permanente che è ‘pace perfetta’ (tranquillità), eterna ed assoluta. 

(2) Discontinuità dell'Anima. La Legge del cambiamento si applica ugualmente alla nostra "anima". Solo la cosiddetta "Realtà ultima", che "senza-nome" e che esiste nel Nirvana, è oltre il cambiamento. Tutte le ‘forme’ di vita, incluso l’uomo, sono semplici manifestazioni di questa Realtà. L'illustrazione classica del flusso della vita all'interno dell’uomo, è che l'uomo possiede la vita al suo interno non più di quanto la lampadina elettrica possiede la corrente che gli dà luce. 

(3) Karma. L'universo è soltanto l'espressione della Legge. Ogni effetto ha una causa, e quindi l’attuale carattere dell’uomo è la somma totale dei suoi precedenti pensieri ed azioni. Il Karma, che significa ‘azione-reazione’ governa ogni esistenza, cosicché si crede che uomo (tramite il karma) sia il solo creatore delle sue stesse situazioni. La sua reazione a certe condizioni determina il suo status futuro e il suo destino finale. Seguendo l’Ottuplice Sentiero, l’uomo gradualmente può così purificare la sua natura interna e lui può realizzare la liberazione dal continuo ciclo di rinascite. Tale sviluppo o processo, copre enormi periodi di tempo che comportano ripetuti cicli di vita sulla terra, ciascuno di essi però offre la possibilità della 'realizzazione ultima' del Nirvana. 

(4) Unità della Vita. Ogni vita è unica, e realmente indivisibile, benché essa abbia forme innumerevoli, sempre-mutevoli e deteriorabili. Quindi, sebbene ogni forma debba morire, la morte o la cessazione della vita stessa non è possibile, ed è una 'non-realtà'. 

Paradossalmente, questa dottrina che il ‘sé’ personale non è ‘reale’, è importantissima nella Teologia buddhista. E poiché non c'è l’individualità del ‘sé’, non può esserci nessuna continuità dell'individuo. Invece, è la forza-vitale che continua il suo pressoché infinito ciclo. 

Questo è illustrato comparando talvolta l'individuo con le onde del mare. Le onde sono una parte dell’ intero mare, ma esse ritornano a lui senza identità separata. Perciò, quando un uomo muore, egli è di nuovo assorbito nell'universo totale, o nella totalità dell’Essere. Questo principio accentua che l’uomo è nella vita una separata entità corporale e spirituale non più di quanto egli lo sia nella morte, anche se tale illusione sembra esistere. Perciò alcuni buddhisti preferiscono il termine "decesso", anziché "morte". Essi credono che non vi sia morte; che la vita è confinata soltanto per un po' di tempo nel corpo di uno. E proprio, che la forza-vitale sia lo sperimentare una serie di reincarnazioni, così che l’Illuminazione eventuale (il Nirvana) possa essere acquisita.

Questa dottrina fa una distinzione tra ‘reincarnazione’ e ‘trasmigrazione dell'anima’. Quest’ultima è dichiarata nell'Induismo e si riferisce alla continuità di esistenza dell'anima individuale, incarnata in più alte o più basse forme di vita. La reincarnazione della forza-vitale dai buddhisti eruditi è intesa come l'insegnamento del Buddha. Comunque, all'interno del buddhismo popolare, molti aderenti tendono a pensare a se stessi come candidati personali per la Reincarnazione e il Nirvana. Per essi, l’ottenimento di "Meriti" tramite le buone azioni, permette di migliorare il proprio 'status' nelle esistenze future. All'interno del buddhismo popolare, questa speranza di una buona reincarnazione personale sembra avere più validità che la speranza del Nirvana. In questo modo, le ricompense e i benefici per i propri sacrifici e per le buone azioni personali si possono comprendere in una maniera più tangibile. 

Si crede che il comprendere che ogni vita sia una 'unità' generi la compassione; o anche un senso di identificazione con la vita in tutte le sue altre forme. La compassione incoraggia l'eterna armonia, così che il rompere questa armonia crea sofferenza e dilaziona l’illuminazione personale. E poiché non si possiede un ‘sé’ permanente, non c’è ragione di inseguire grandi ricchezze o proprietà, specialmente per il fatto che i possessi e gli averi tendono a prolungare il ciclo dell’esistenza poiché le cose materiali incoraggiano i desideri e gli attaccamenti. 

(5) Esistenza. L’esistenza è sofferenza. Un uomo, nella sua ignoranza, pensa di poter lottare per il successo e per realizzare i suoi propri interessi. E’ questa energia erroneamente-diretta verso l’egoismo che crea la sofferenza. L’uomo deve imparare che i desideri e gli attaccamenti egoistici sono sbagliati e devono essere ridotti, e successivamente eliminati. 

(6) Salvazione. L’auto-salvezza è il compito immediato di ogni uomo. L’aumentata comprensione del Dharma (insegnamento) può essere ottenuta se l’Ottuplice Sentiero è seguito. Affrontando l’esistenza così come è, ed imparando dalla diretta e personale esperienza, alla fine si acquisisce la liberazione graduale dal ciclo senza fine dell’esistenza. 

(7) l’Ottuplice Sentiero. Il vero Sentiero è composto di otto successivi passi. Essi sono: (1) Retta Visione o perfetta capacità di capire, che presuppone una preliminare comprensione; (2) Retta Intenzione o motivazione; (3) Retto Parlare; (4) Retta Azione; (5) Retto Sostentamento; (6) Retto Sforzo; (7) Retta Attenzione, e (8) Retta Concentrazione, che comporta lo sviluppo della mente. Tutti questi, realizzati con successo, daranno luogo alla piena e totale Illuminazione. Siccome il buddhismo per i buddhisti è un modo di vita e non soltanto una teoria, il seguire questo Sentiero è ritenuto essenziale per la propria auto-liberazione. Il pensiero del Buddha in tutto ciò, può essere compendiato come "cessare di fare il male, imparare a fare il bene, purificare il proprio cuore." 

(8) Impersonalità del Sovrannaturale. Un Dio con attributi descrivibili non è la Realtà ultima, o finale; la vera Realtà è indescrivibile. Tuttavia, il Buddha, un essere umano, divenne l’Illuminato, perché lo scopo della vita è realizzare l’illuminazione. Perciò lo stato di coscienza del Nirvana, cioè l'estinzione completa del proprio ‘sé’, può essere raggiunto qui sulla terra. Tutti gli uomini, così come tutte le altre forme di vita, posseggono la potenzialità dell’illuminazione. Il buddhismo, perciò, dice ad ogni aderente "Guarda dentro di te il tuo essere-Buddha nel processo del divenire." 

(9) Guida del Buddha. Poiché l’Ottuplice Sentiero è la Via per il Nirvana, la richiesta fondamentale fede nel buddhismo è che una Guida (il Buddha) ha percorso questa Via e perciò vale la pena di seguirlo. Il buddhismo richiede che l'intero essere dell’uomo, non soltanto il cuore e la mente, si sviluppi nello stesso modo. 

(10) la Vita Interiore. Il buddhismo enfatizza la necessità di meditare e la concentrazione mentale nello sviluppo delle facoltà spirituali interiori. Esso sottolinea che la vita soggettiva è importante allo stesso modo di quella esteriore, cosicché i periodi dell'attività interna sono essenziali per una vita di equilibrio. Il praticante buddhista non dovrà "farsi prendere dal passeggero spettacolo del quotidiano". Egli dovrà sviluppare un attitudine di attenzione a quelle circostanze che l’uomo crea, così che possa tenere le sue reazioni sempre sotto controllo. 

(11) Responsabilità Individuale. Poiché il Buddha disse "lavora per la tua stessa salvezza", il buddhismo crede che l'autorità per la verità assoluta sia l'intuizione dell'individuo. L'individuo deve essere la sua stessa autorità finale. Alla luce di questa credenza, l’uomo soffre per le conseguenze dei suoi propri atti. Inoltre, pregare il Buddha o qualunque altro Dio, non impedirà che un effetto segua il suo corso. (Però, insegnato come teoria, il buddhismo popolare in Vietnam sembrò cambiare questo concetto). A tal riguardo, si dovrebbe ricordare che i monaci buddhisti (i bonzi) sono insegnanti e validi esempi. Solo nel buddhismo popolare, i bonzi sono gli intermediari tra la realtà individuale e quella ultima. 

Questo stesso principio del buddhismo è la base per la "tolleranza buddhista" che sarà praticata verso gli aderenti delle altre fedi e religioni, o filosofie. Questa tolleranza è basata sul concetto che ogni uomo è il suo proprio strumento di salvezza, e nessuno ha diritto di interferire con un altro modo di viaggiare verso quella mèta. È però naturale che questo ideale non sia compreso sempre da tutte le persone in tutti i luoghi. Ma è probabilmente ben praticato dai suoi aderenti, poiché sono concetti simili a quelli della religione Giudaico-Cristiana. 

(12) Situazione di Vita dell’Uomo. Il buddhismo è un sistema di pensiero, ed una religione, che cerca di spiegare la relazione tra l’esistenza e l’uomo. In termini filosofici, non pretende di essere pessimistico o ‘escapista’. Ma insiste sulla fiducia in sé-stessi, mentre dichiara che l’uomo è lo stesso creatore delle attuali condizioni della sua vita ed il solo disegnatore del suo destino. 

 

Virtù buddhiste 

I cinque colori della bandiera Vietnamita buddhista significano le cinque virtù che i buddhisti credono essere vitali. Mentre ci sono differenze di opinione riguardo a quale colore possa rappresentare una particolare virtù, le virtù stesse sono ideali mantenuti davanti agli aderenti del Sangha. Queste virtù si sviluppano quando l'aderente segue l'Ottuplice Sentiero Mediano, e riesce a soggiogare i 108 desideri o attaccamenti che stanno tra l’uomo e il Nirvana. 

La qualità morale che maggiormente è tenuta a cuore dal praticante buddhista ideale è la Compassione. L'uso di questo termine sottintende una genuina preoccupazione per tutte le creature viventi, poiché il buddhismo non fa distinzione tra la vita dell’uomo e quella degli animali, ecc. Il Buddha raccontò molte storie di uomini santi che dimostrarono questa compassione dando le loro vite per salvare la vita di un qualche animale. Questa qualità è dimostrata anche dal possesso di stoffe-filtranti così che bevendo l’acqua queste possono essere tese per prevenire la superflua uccisione anche di una microscopica vita. Tuttavia, si è stati attenti ad illustrare la differenza tra l’uccisione intenzionale e l’uccisione fortuita e casuale. Mentre i teologi buddhisti discutono su queste differenze, l'aderente del buddhismo non sembra in pratica eccessivamente interessato su questi argomenti minori, ed il Sangha (l’Ordine buddhista del Clero) ha in certe occasioni permesso o addirittura incoraggiato la violenza e la perdita della vita, quando fu ritenuto necessario. 

La Pazienza è forse la seconda più importante virtù del buddhismo. La qualità della pazienza dimostrata nella vita quotidiana dai vietnamita è quasi incredibile. Pacificamente, e senza lamentarsi, con un senso di certezza che alla fine tutto si sistemerà, la popolazione rurale aspetta che succeda l'azione adatta. Siccome questa virtù è così grandemente accentuata, anche nelle situazioni peggiori, il comune popolo del Vietnam prende molto tempo prima di reagire violentemente. Anziché gridare, strillare o imprecare rumorosamente, essi sorridono ai loro oppositori o avversari. Indubbiamente, questo alto riguardo per la pazienza sgorga dai concetti del Karma. 

L'Ottimismo è una virtù che molti membri del Sangha dicono sia enfatizzata. Se succede una disgrazia, l'aderente buddhista dovrebbe considerare che essa è la conseguenza delle cattive azioni di un'esistenza precedente, che la Legge del Karma produce impersonalmente. Perciò, l'individuo ha un debito di meno da dover pagare e può essere felice ed ottimista per il futuro. Altri dicono che questa virtù è il coraggio, poiché è il coraggio che dà ad uno la forza per affrontare le difficoltà e vedere il futuro con fiducia. 

La Serenità come virtù è meglio simboleggiata dalle varie statue di Buddha, specialmente quelle in cui  Lui è seduto con le mani raccolte. Per i buddhisti, la serenità è una virtù che può essere posseduta soltanto da quelli che sono puri nel cuore. Tale purezza può essere sviluppata dagli aderenti in forma di perfezionamento di azioni, pensieri, e parole ed è realizzata con l’intenzione. La serenità può essere realizzata solamente dall’eliminazione dei desideri che impediscono la libertà di mente; e finché questa serenità è un fatto, il Nirvana non può essere realizzato. 

La Libertà è una virtù che deve essere fortemente ricercata. Essa è una interiore libertà dal desiderio, e libera da tensioni causate da paura, privazione, o possesso. Sia la testa rasata che il manto del monaco buddhista sono simbolici di questa virtù. Essi significano la rinuncia al possesso di cose materiale o dei normali desideri. La libertà interiore dev’essere realizzata per scappare dalla Ruota delle Reincarnazione ed entrare nel Nirvana. 

Il Dinamismo, secondo alcuni bonzi, questa è un'altra virtù da ricercare. Il dinamismo è quella qualità con cui il buddhista non solo cerca di sfuggire le noie dell’esistenza, ma cerca di aiutare anche gli altri a realizzare l’illuminazione. Siccome il buddhismo insegna che l’uomo deve essere il suo stesso "salvatore" dalla Ruota della Vita, questa è una virtù di valore e dev’essere stimata come degna di ammirazione. 

 

Il Luogo di Buddha nel buddhismo Vietnamita 

I membri del Sangha (monaci, monache, ecc.), come pure tutti gli intellettuali all'interno del buddhismo, sanno che il Buddha non è "Dio" (come il potere supremo),  e né il Buddha pretese mai questo status. Né mai lui pretese il potere per invertire la inalterabile legge di causa ed effetto, chiamata KARMA, col suo impersonale lavoro su di sé in ciascuna esistenza. Piuttosto, si crede che il Buddha, che per essi è l'Illuminato, sia il simbolo di ciò che l’uomo può realizzare. Egli è un insegnante, grazie a cui gli uomini cercando la libertà dalla Ruota delle Infinite Esistenze impareranno meglio come entrare nel Nirvana. 

Ma per l'aderente popolare del buddhismo Vietnamita, il Buddha, specialmente quello del Mahayana, appare essere come l'Essere Supremo. Sembra che essi vadano a visitare le pagode per adorare e fare petizioni a Colui che è così maestosamente simboleggiato all’interno. Molti aderenti buddhisti credono che Buddha li aiuterà nei loro vari problemi; che lui accorderà loro protezione, o farà nascere dei figli, ecc. Molti sembrano essere sicuri che Buddha può apportare prosperità e lunga vita. Il loro concetto di Buddha sembra assomigliare a quel Dio che il Cristianesimo afferma ascolti e risponda alle preghiere. Siccome alla fine tutti gli uomini hanno l'opportunità di entrare nel Nirvana e con ciò divenire Buddha, c'è una ovvia differenza tra i concetti del Buddha Supremo e del Dio "Cristiano"; ma nella vita stessa di tutti i giorni, l'attitudine di adorazione, la riverenza e la fiducia nel Buddha è stranamente simile a quella espressa da molti che vivono nell’eredità religiosa Giudaico-Cristiana. 

 

C. CERIMONIE buddhiSTE 

1. Le Funzioni delle varie cerimonie sono: venerare l'idea di Buddha; regolare e mantenere la routine monastica del Sangha; istruire il laicato; ed offrire collegamenti tra l'ordine sociale-umano e l'ordine cosmico-naturale di tutte le esistenze, ecc. 

2. Cerimonie più Importanti del Sangha buddhista: Ve ne sono di molto diverse. Senza usare i loro nomi Vietnamiti, esse sono: (a) la cerimonia di iniziazione per novizi che seguono il loro periodo di prova; (b) cerimonie di ordinazione per monaci e monache; (c) cerimonie che concludono la residenza monastica o "ritiro" (Questi normalmente avvengono alla fine della stagione piovosa e sono praticati dai seguaci Theravadin molto più che fra gli aderenti del Mahayana); (d) la cerimonia annuale in cui il laicato offre stoffe di cotone ai monaci che le usano per fare i loro abiti (anche questa, è un’usanza più Theravadin che Mahayana. Si ricordi che entrambe le scuole sono presenti in Vietnam); (e) riunioni periodiche ad ogni luna nuova e luna piena per recite di sermoni, ascolto di Insegnamenti e ripetizioni delle regole disciplinari. 

Il buddhismo ha molte cerimonie che coinvolgono Sangha e laicato. Di solito, in qualche servizio i non-buddhisti sono benvenuti come osservatori, dove è permesso il laicato buddhista. Tuttavia, il buddhismo fondamentalmente non enfatizza un’adorazione collettiva che richieda la riunione di molti credenti allo stesso tempo. A ciascun aderente è richiesto di risolvere i suoi propri problemi e cercare scampo dalla Ruota della Vita per entrare nel Nirvana. I Theravadin celebrano la Nascita, l’Illuminazione, e il Decesso del Buddha nello stesso giorno dell'anno, di solito in maggio. Questa scuola aderisce alla credenza che il Buddha è nato, ottenne l’Illuminazione e morì nello stesso giorno di anni diversi. Essi commemorano tutti i tre eventi alla stessa data. La scuola Mahayana in Vietnam celebra il compleanno di Buddha nell’ 8° giorno del 4° mese dell'anno lunare Cinese. Invece, i calendari Giapponese, Tibetano e Mongolo designano l'occasione come il 4° giorno del 6° mese lunare. I buddhisti d’America credono che il giorno del compleanno del Buddha sia l’8 aprile, la sua Illuminazione, o giorno del Bodhi (così chiamato per l'albero sotto cui lui sedette quando ottenne il Risveglio-bodhi) sia l’8 dicembre  e il giorno del Nirvana (data della sua morte o decesso) il 15 febbraio. Una particolareggiata discussione delle varie feste e celebrazioni è data in un Calendario Vietnamita di Feste e Celebrazioni In Vietnam, pubblicato da SORO dell'American University, Washington, D.C. 

 

D. RUOLI DEL buddhiSMO 

Secondo alcuni portavoci buddhisti, il buddhismo ha diversi ruoli. In parole povere, questi ruoli includono: 

1. aiutare tutte le persone ad ottenere l’Illuminazione e a realizzare il Nirvana. Questo ruolo richiede il preoccuparsi del bene pubblico così che i Sangha e le associazioni laiche conducano attività istruttive, culturali e di welfare, a diversi  livelli. 

2. l'utilizzazione dell’Arte buddhista in tutte le sue forme, per promuovere gli ideali stessi del buddhismo. Questo indubbiamente includerebbe la comprensione dell’arte nei suoi più vasti termini, inclusi musica, architettura, ecc. così come nel senso tradizionale della pittura e scultura. 

3. offrire consiglio, guida, scopi umanitari e valori alla società ed ai governi della società. Poiché una condotta sbagliata non può essere tollerata a causa della sua discordanza con gli ideali buddhisti, a tale condotta ci si deve opporre, e se necessario, perfino resistere con la forza. Il Sangha (ordine buddhista di tutti i livelli di clero) ha sostenuto a volte perfino la guerra quando tale guerra fu ritenuta necessaria. Tale appoggio include assistenza materiale in forma di offerte, strutture e personale. 

4. la partecipazione attiva in affari politici in Asia dai membri del Sangha è stata praticata direttamente. Essi hanno incoraggiato il laicato buddhista ad avere ruoli attivi nella politica. I leader del buddhismo sono profondamente interessati dell'origine, stabilimento, scopo, funzione, amministrazione e traguardi del potere politico sia in teoria che in pratica. 

 

E. DEFINIZIONI E CHIARIMENTO DEI TERMINI buddhiSTI 

Il buddhismo è la "Via di Mezzo della Vita" in contrasto agli estremi di attaccamento o rifiuto. In esso è spiegato che il conseguimento dell'esistenza perfetta è ottenuto con un processo di pensiero che fu per primo insegnato, raggiunto ed esemplificato dal Buddha. 

Le più importanti Tradizioni buddhiste sono tre, anche se ci sono molte denominazioni o "nétte, all'interno delle maggiori scuole di insegnamento: 

(1) Il Theravada è l'insegnamento dei "Theras" o monaci più anziani, ed è la forma più vicina al primo buddhismo in esistenza, secondo i suoi aderenti. Il Theravada usa il Pali come sua fondamentale lingua scritturale sacra. 

(2) Il Mahayana è il "Grande-Veicolo", o la "Via-Estesa" per ottenere l’Illuminazione ed usa il Sanskrito come sua fondamentale lingua testuale. Questa è la forma prevalente di buddhismo in Vietnam, se sono esclusi il Hoa Hao e il Cao Dai

(3) Mantrayana/Vajrayana/Tantrismo, Il Tantrismo incorpora inni e danze Induiste nei riti erotici con l’ adorazione di divinità femminili e misticismo, e dichiara che lo Stato-di-Buddha può essere raggiunto tramite ‘teurgiche’ pratiche magiche. Come lingue di base sono usati Sanskrito e Tibetano. In relazione al Mahayana, è più facile trovare la sua forma più pura in Tibet, Mongolia, ecc. che non in Vietnam, dove la sua maggiore influenza sembra essere nei funerali. 

La differenza tra le maggiori scuole sembra essere basata più su fattori sociali, geografici ed economici che non su vaste differenze nei concetti di base. Ciò è evidente dall’attenzione data alle diverse forme di buddhismo popolare nelle varie aree dell'Asia del Sud-Est, o anche all'interno dello stesso paese. 

I Tre Gioielli/Tre Gemme/Tre Tesori, che sono chiamati Tiratana in Pali, la lingua che parlava il Buddha e che è la lingua sacra dei Theravada, o Tri-ratna in Sanskrito, che è la lingua sacra del Mahayana e del Mantrayana. Si considera che essi siano la base di tutte le scuole buddhiste, e l’atto simbolicamente più supremo di venerazione. Spesso è fatto riferimento collettivamente ad essi, così come in America si usa molto l'espressione "Così Dio mi aiuta". I Tre Gioielli sono: 

(1) il Buddha (L'Illuminato) che concepì, insegnò ed esemplificò il Dharma/Dhamma/Karma. Il Buddha, simboleggiato da numerosi dipinti e statue, è colui che visse circa nel 500 a.C. nell’India Settentrionale, ed è accettato come il Trasmettitore del buddhismo. 

(2) il Dhamma/Dharma/Karma è l'insegnamento del Buddha dato come dottrina. Il concetto di Karma contiene l'essenza del buddhismo quando combinato con le Quattro Nobili Verità. Il Karma dichiara che la somma totale delle buone e cattive azioni di una persona, con azioni composte di pensieri, parole ed atti fisici determina il destino specifico della prossima esistenza. Esso poi riguarda anche le successive esistenze nel ciclo delle "rinascite". Secondo il Karma, le azioni precedenti determinano le condizioni di un uomo nell’esistenza presente. Poiché il suo attuale status è il risultato delle sue stesse azioni, l’uomo dovrà essere il suo stesso Redentore dal ripetitivo ciclo di nascita e morte. Solo tramite le sue stesse azioni egli può liberarsi definitivamente dalla Ruota dell’Esistenza e entrare nel Nirvana. Il Karma è una forza impersonale, immutabile, e né soggetta a modifica con le preghiere, ecc. 

Il Karma è semplicemente la credenza o comprensione che l'ordine morale dell'universo costringe una buona azione ad avere un esito positivo ed una cattiva azione ad avere un risultato negativo. Quando espresso in concetti etici, il Karma inferisce che le buone o cattive esistenze precedenti incidono per le condizioni di vita presenti, di buona o cattiva fortuna, benessere o povertà, malattia, ecc. Esso è anche la legge che controlla l'universo, di cui l’uomo è una componente passeggera e occasionale. L’uomo è soggetto al Karma perfino per il modo in cui la natura risponde alle sue leggi inerenti. E nel buddhismo non si conosce nessuna possibilità di fuga dal concetto di causa/effetto di questa legge. 

All'interno del buddhismo popolare, malgrado i concetti teologici, il Karma è un pò simile alla credenza Indù della trasmigrazione dell'anima. Molti buddhisti usano il termine "io" per parlare del loro attuale stato di essere. Una delle maggiori preoccupazioni dei buddhisti è che la loro forza-vitale, il vero ‘sé’, dovrà sopportare nelle esistenze future i risultati di azioni commesse nel passato o nel presente. La scala delle future esistenze può essere diretta verso l'alto o verso il basso. Alcuni seguaci del buddhismo popolare hanno rimarcato che una delle più forti speranze di una donna è di poter rinascere come un uomo in un'esistenza futura, così che essa possa aumentare i meriti, e quindi entrare nel Nirvana. 

Per gli Occidentali non-aderenti, il Karma rivela che l’uomo miete ciò che egli stesso ha seminato; ricompense o conseguenze sono appropriate in quantità e qualità alle azioni eseguite; il buon merito non può bilanciare il cattivo merito perché entrambi hanno strade indipendenti, e così se ne otterranno sia risultati positivi che negativi. 

(3) il Sangha è l'ordine monastico (l'organizzazione) sviluppato dai discepoli del Buddha quando essi, seguendo il suo esempio, ne espansero i suoi insegnamenti. Il Sangha è composto dai bonzi, o monaci che sono ecclesiastici (chiamati erroneamente preti) ed è fondamentalmente sostenuto dal laicato buddhista attraverso offerte che danno meriti al donatore, o in certi paesi attraverso una tassazione. 

(a) I bonzi nella tradizione Theravada possono avere questo ruolo per un tempo indefinito, con una vocazione che va da alcune settimane a tutta la vita. Normalmente i bonzi sono vegetariani, ma in rare occasioni possono mangiare carne. Le loro teste rasate e gli abiti color giallo zafferano simboleggiano la loro rinuncia ai piaceri del mondo, poiché essi seguono l'esempio del Buddha. I bonzi oltre gli abiti color giallo zafferano possono portare tuniche marroni o di coloro bianco-sporco. 

Questi monaci di solito non officiano matrimoni, benché possono esservi presenti e possono recitare le sacre scritture buddhiste o dare sermoni e fare congratulazioni. Tuttavia, per i morti, il bonzo conduce i riti funebri in casa, alla sepoltura o cremazione. Egli guida i riti religiosi dopo la sepoltura, inclusi quelli nel primo anniversario della morte. Nelle aree rurali, i monaci possono essere insegnanti di scuola, o servire come banchieri, consulenti in affari economici, culturali, sociali, politici e religiosi. Il monaco è spesso la migliore figura colta della sua comunità, e perciò è uno dei suoi consiglieri-guida. Mentre partecipano e conducono feste religiose, cerimonie o osservanze, essi compiono molte funzioni e servizi per gli aderenti buddhisti. I monaci possono guidare la comunità in tempi agitati con solenni cerimonie al pantheon degli esseri spirituali che fanno parte delle tradizioni del buddhismo Mahayana. Oltre alla possibilità di permettere al laicato di ottenere meriti facendosi offrire riso nelle loro "ciotole-dei-meriti", ai bonzi si offrono templi, pagode, wats e monasteri. Essi assistono o dirigono anche attività caritatevoli come orfanotrofi, ospedali, centri di welfare, ecc. E, cosa più importante per i buddhisti, i bonzi sono esempi di Vita della ‘Via di Mezzo’ buddhista per il viaggio al Nirvana. 

(b) Le monache fanno parte del Sangha da quando il Buddha stabilì il ruolo delle monache durante la sua vita. Le monache osservano regole simili, ma più severe, dei bonzi. Il loro lavoro è principalmente in templi, pagode, insegnamento, nursery ed opere di welfare. Le tuniche giallo-zafferano, marroni e bianche dei monaci sono assai familiari, contrariamente alle rare volte in cui si vedono le vesti bianche, le teste rasate o i capelli tagliati di fresco delle monache buddhiste. Il loro aspetto simboleggia la tacita accettazione degli Otto Principi buddhisti, che sono: evitare di rompere la castità; evitare di bere liquori fermentati; evitare la falsità; evitare di mangiare cibi fuori stagione; non danzare; non suonare musica né cantare, non andare a spettacoli come il cinema, o teatro, ecc. All'interno del buddhismo, il ruolo delle monache è sempre subordinato a quello degli uomini, anche se qui nel buddhismo Theravada il suo status è più accettabile che nel buddhismo Mahayana Vietnamita. 

Il Sangha ha monaci, monache, discepoli, e devoti laici che possono essere comparati ai confratelli del Cattolicesimo, o alle devote ‘pie-donne’ che dedicano la loro totale vita alla chiesa, ma che però non sono qualificate come suore. Chi comanda all'interno del Sangha è normalmente eletto dai membri. Questi leader devono passare alcuni esami e di solito sono stati gli anziani nei loro anni di servizio. La valutazione viene data anche per l’esperienza e l'abilità. Il rango all'interno del Sangha può essere indicato dal numero di seguaci o dagli abiti, ma essi non sono abbastanza distintivi per l'osservatore che ordinariamente non è addestrato a notarlo. Oltre al Sangha, il buddhismo ha un numero crescente di laici e donne che prendono parte attiva negli affari organizzativi buddhisti. Essi operano in ospedali, scuole, ostelli della gioventù, e altre occupazioni culturali, sociali e religiose di buddhismo. 

Merito e Creazione di Merito: L'insegnamento buddhista del ‘dana’ (generosità), che significa donare nell'interesse di altri senza aspettarsi una compensazione, è stato estesamente sostituito nel buddhismo popolare asiatico dalla comune credenza del popolino in forme di ricompensa e castigo. Quindi, nella morale buddhista popolare è operativo il sistema di "creazione-dei-meriti", a causa della sua concezione del Karma. A causa dell'assioma: "Dai propri buoni atti, si ottiene la salvezza", l'acquisizione di Merito sembra essere il motivo di base di molti atti religiosi. Esso è anche molto sottoposto alla vita sociale quotidiana. Molti contadini asseriscono che se la loro successiva incarnazione deve essere in una sfera più felice, allora deve essere immagazzinato molto merito. Il merito può essere guadagnato dando cibo ai monaci, dando loro del vestiario, ascoltando sermoni, dando soldi alle pagode, divenendo monaci, o anche dando la libertà ad animali ed uccelli prigionieri, tartarughe, ecc. 

Il cattivo merito o i demeriti devono essere alla fine ripuliti attraverso la sofferenza, se si vuole che sia  realizzato il Nirvana. In parte, i concetti di Karma sembrano dar luogo ad un senso di fatalismo. L’uomo è il prodotto delle vite precedenti, e così le azioni nella vita presente non possono creare troppa differenza. Il merito acquisito da ogni atto dipende dai seguenti fattori: lo spirito con cui il donatore accorda le sue offerte, e l’importanza del ricevente. Offerte ad animali producono un certo merito; agli uomini cattivi, un po' di più; agli uomini buoni, un più grande merito; ai monaci, un grande valore; e offerte al Buddha ottengono il più grande merito. Questi destinatari di doni o di buoni atti possono essere elencati nelle sottostanti 14 categorie diverse. Il merito è guadagnato dal donatore sia che colui che riceve abbia o meno un effettivo bisogno del dono. 

Il merito può essere trasferito da una persona ad un altra. Quando un giovane diviene un novizio, o quando un uomo è ordinato come monaco, essi danno merito ai loro genitori. In realtà, si crede che il proprio merito sia ancor più aumentato, nel cedere il proprio merito ad un’altra persona. 

Il Nirvana: è lo stato più alto al quale un buddhista può aspirare. È uno stato di essere che è oltre il ciclo delle rinascite. Un’esatta definizione di Nirvana sembra che non sia possibile poiché il Buddha si frenò dal descrivere questo stato. Quando fu pressato dalle domande egli in risposta diede delle parabole e dichiarò che esso è la ‘terra’ in cui i suoi discepoli dovrebbero sforzarsi di arrivare. È anche lo stato in cui i seguaci del Buddha credono che Egli stia ora come risultato dell’Illuminazione che lui realizzò. Fu l’assenza di chiare definizioni del Nirvana, che creò purtroppo lo scisma che dette luogo alle tradizioni Theravada e Mahayana. In parole semplici, il Nirvana è la ‘liberazione finale’ dal Karma, la legge che sostiene il ciclo infinito di esistenza, con le sue nascite e morti. Il Nirvana può essere ottenuto solo con uno sforzo lungo e laborioso, l’auto-rinuncia, buoni pensieri, parole ed azioni, purificazione attraverso le vite successive e molta perseveranza. La "salvezza" nel Nirvana è il risultato dei propri sforzi, e non può essere associato al concetto Cristiano di ‘paradiso’. 

 

F. SEGNI RELIGIOSI, SIMBOLI E ARTIFICI 

In tutto il Vietnam le credenze religiose sono così intessute con la vita quotidiana, che si può prevedere poche cose che non la includano. Tradizionalmente il ‘Wat’, la pagoda, il Monastero, il Sacrario dello "Spirito", la casa comunale, nelle loro rispettive ubicazioni sono stati il ‘focus’ o centro della vita di ogni villaggio. La nascita, il periodo dell’infanzia, feste, matrimonio, morte, occasioni lunari, come pure la salute, la prosperità, posterità, viaggi, pianificazione, edificazione di case, e simili eventi, sono assai strettamente allacciati alla religione. E così sarà utile una comprensione dei segni visibili e dei simboli delle religioni vietnamite. 

Il Wat: In tutti i villaggi o comunità dove il buddhismo è stabilito, l'area della pagoda, o tempio, in cui i monaci vivono, dove c’è la scuola buddhista, o dove si trova un orfanotrofio, o la casa degli "Anziani", è chiamato un "Wat", ed ha un significato speciale per gli aderenti buddhisti e per quelli delle aree vicine. 

La Pagoda (Tempio buddhista vietnamita): Questo edificio di solito è il più grande, il meglio costruito, ed il più riccamente ornato del villaggio. Anche nei paesi e città, il suo aspetto rapidamente lo separa da tutti gli altri edifici. Le pagode sono costruite con lavoro volontario, provvisto normalmente dai seguaci che cercano meriti per le esistenze future, e i fondi per la costruzione sono di solito offerti da quelli che cercano un "merito" speciale. Il buddhismo insegna che ogni individuo deve guadagnare la sua propria "salvezza finale nel Nirvana", e permettendo la costruzione della pagoda provvedono un buon mezzo con cui a questo scopo può essere ottenuto merito. Le pagode del Vietnam sono normalmente costruite nello stile Cinese estremamente decorato; e spesso utilizzano pezzi di vetro e cineserie per dare colore e luminosità. Spesso figure di dragoni, fenici, ed altre leggendarie figure sono intessute con gli accettati simboli del buddhismo che oltre alle varie statue del Buddha, includono la "Ruota della Vita" ed il "Chu Van" (il simbolo della "svastica" che agli Occidentali ricorda il regime nazista di Hitler). 

Ruota della Vita: Questo è uno dei primi simboli del buddhismo, e consiste di un cerchio (la ruota) con otto o dodici divisioni (i raggi). Il cerchio denota il concetto buddhista di ripetute nascite e di esistenza senza fine. Gli otto "raggi" significano l’Ottuplice Sentiero per giungere al Nirvana; mentre i dodici "raggi" denotano i dodici "Principi del buddhismo", o il calendario di dodici-anni all'interno di un ciclo di tempo senza fine. 

Chu Van: Questo simbolo è trovato spesso sulle sante medaglie buddhiste, su pagode come decorazioni, e sul petto delle varie statue del Buddha. È il simbolo dell’Illuminazione, il conseguimento del Nirvana. Ai buddhisti si insegna che questo segno apparirà spontaneamente sul torace dell'Illuminato. I Vietnamiti che parlano Inglese vi diranno che significa la "pace", ma in realtà esso connota solamente una forma di possibile tranquillizzazione per colui che è andato oltre le emozioni umane e ha così realizzato il Nirvana. Il Chu Van è trovato nelle seguenti tre forme: 

 (Chu Van
 (Chu Van che gira a sinistra)

 (Chu Van
 (Chu Van che gira a destra)

Chu Van in Wheel of Life
Chu Van nella Ruota della Vita

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Statua di Buddha: Questo simbolo-chiave del buddhismo è trovato in varie pose in quasi ogni pagoda come figura centrale, e sovente in tutta l'area della pagoda. Significa l'ideale di compassione perfetta, la saggezza perfetta, ecc., possibile solamente per uno che ha sperimentato la perfetta Illuminazione. 

Mentre per il buddhista erudito il Buddha non è un ‘dio’, egli indubbiamente riempe questo ruolo nella pratica popolare. In ogni caso, la statua del Buddha è tenuta in una reale sacra stima, nella misura in cui questa parola è non solo sufficiente, ma addirittura essenziale allo Stato: “Tratta queste statue come se fossero gli articoli religiosi della tua stessa Chiesa”

I Gong: Questi sono usati nelle pagode buddhiste, ed anche nelle case, per tre scopi fondamentali: annunciare il tempo di un servizio o di un incontro; marcare le diverse fasi o parti di una cerimonia; e battere il tempo nei canti come aiuto per aumentare la propria meditazione. L'ubicazione dei gong dipende dall’uso, ma di solito essi si trovano sull'altare. 

La Campana: Localizzata nel portico della pagoda, o vicino ad esso, la campana può essere suonata o battuta per informare la comunità che una riunione o un evento speciale sta per avvenire. 

Il Tamburo: Il tamburo della pagoda di solito è localizzato nel portico dell'edificio sacro, ed è usato per dare l’allarme alla comunità circostante che un servizio o un incontro sta per cominciare o è finito. Di solito il tamburo suona quando sono presenti dignitari che partecipano alla riunione. Secondo la pratica Vietnamita, chiunque sente i gong, la campana o il tamburo è invitato con ciò a frequentare l'evento. 

Fiori: I fiori sono usati ampiamente in Vietnam per le devozioni, sia per gli altari di famiglia, tombe, per l'adorazione nella pagoda o per presentazioni quando si chiamano i bonzi o i parenti più anziani. Nel tempio, i fiori simboleggiano la brevità della vita ed il costante cambiamento inerente nell’esistenza. Una delle meditazioni che l'aderente può offrire quando presenta i fiori è: ‘Offro questi fiori in memoria del Buddha, l'estremamente Illuminato. Questi fiori ora sono giusti nella forma, gloriosi nel colore, dolci nel profumo. Eppure, presto tutti saranno passati via, la loro forma si appassirà, si affievoliranno i brillanti colori ed il loro profumo sarà andato. È infatti così con tutte le cose condizionate che sono soggette al cambiamento ed alla sofferenza, e sono irreali. Realizzando questo, noi raggiungiamo il Nirvana, la pace perfetta che è eterna’. 

Incenso: L’incenso è simbolico dello spirito di auto-purificazione e auto-dedizione. L’incenso produce una fragranza dolce, ma soltanto mentre brucia. Similmente, poiché l'aderente dedica il suo corpo per uno scopo più alto, così egli diffonderà la fragranza. Dai buddhisti l’incenso è bruciato come offerta in memoria del Buddha, e come aiuto per una forma di meditazione. Quando di solito si bruciano i ‘Bastoncini di Joss’, essi sono tre per simboleggiare i Tre Gioielli del buddhismo: Il Buddha, il Dharma, ed il Sangha. Siccome il profumo di incenso riempie tutto lo spazio, così si spera che faccia la Perfezione morale degli Illuminati buddhisti che può essere vista in tutte le azioni di corpo, parola e mente. 

Luci (Candele o Lampade): Anche come luce che elimina via l'oscurità, la luce di candele e lampade sta a simboleggiare gli insegnamenti del Buddha che illuminano la mente e scacciano via l'ignoranza per sempre, sostituendola con l’Illuminazione. Per alcuni, la luce significa la speranza che una volta che sono finalmente illuminati, essi potranno aiutare gli altri ad illuminarsi, così come a loro volta essi furono aiutati dal Buddha. 

Cibo, Vino, Acqua: Che sono messi davanti agli altari del Buddha per simboleggiare che il meglio deve essere prima condiviso con Lui. Solo l'essenza del cibo è essenziale per scopi di venerazione, così che gli stessi prodotti possono essere più tardi recuperati e usati come cibo dal devoto. I generi alimentari messi nelle pagode vietnamite sono generalmente molto semplici. Quelli più elaborati, inclusi dei piatti preparati con maiale arrostito, in Vietnam sono comuni nelle pagode Cinesi. 

Ciotole di Merito: Meglio note come "Ciotole-da-Mendicanti", un termine estremamente non-corretto, usato soltanto dagli occidentali, Le ‘Ciotole-di-Merito’ sono un mezzo con cui i bonzi buddhisti ricevono il cibo per il loro pasto quotidiano. La pratica di ricevere cibo dai laici riflette il voto di povertà del bonzo; e il donare del cibo ai bonzi permette ai laici di guadagnare merito. È per questa ragione che il bonzo non ringrazia i laici per le offerte; e che i laici sono a loro grati per l'opportunità di ottenere meriti. 

Mantelli o Tonache: La tonaca del bonzo è la sua "uniforme" identificativa; e poiché di solito è colorata, subito lo fa riconoscere come un uomo di religione. Per i non-aderenti, i differenti colori di tonache non hanno un particolare significato, ma sembra che i buddhisti Theravada portino solamente i colori giallo-zafferano o l'arancione. Bonzi di altri gruppi buddhisti possono portare abiti bianchi, rossi, marroni, o giallo-ocra, senza riferimenti ad ordine o status. Tuttavia, il colore giallo sembra essere preferito per i servizi di adorazione e le cerimonie religiose o civiche. 

Rosario buddhista: Esso consiste di una sequenza di 108 perline, ognuna simboleggiante uno dei 108 desideri o attaccamenti che devono essere superati prima di poter essere Illuminati. Anche se ai rosari sono dati altri significati, la maggior parte dei bonzi ed aderenti buddhisti accettano questo simbolismo come il più importante. I rosari sono usati nella meditazione. 

Bandiera buddhista: In Vietnam, la Bandiera buddhista è composta di sei strisce verticali di ugual misura. Le prime cinque, da sinistra a destra, sono di color blu, giallo, rosso, bianco, e rosa o arancio chiaro. La sesta striscia è composta di cinque strisce orizzontali di uguale ampiezza, con gli stessi colori e nello stesso ordine, dal basso verso l’alto. Per i buddhisti, ogni colore significa una virtù diversa; ma non c'è alcun consenso su quale colore denoti quale virtù. 

"Acqua-Santa" buddhista: E’ un’acqua che è stata versata su una statua del Buddha in condizioni idonee per avere un po’ di efficacia mistica delle virtù del Buddha. Questa acqua può essere usata versandola sulle mani di un cadavere ai funerali, sulle mani di una coppia di sposi alle nozze, spruzzandola su una casa costruita di recente, o talvolta come medicazione per i malati. Gli Occidentali dovrebbero trattare quest’acqua proprio come i Cattolici Romani trattano la loro Acqua Santa, per evitare di fare offesa. 

Il Loto/Fiore di Loto: La gemma del Fiore di Loto divenne presto il simbolo più favorito per indicare gli insegnamenti del Buddha. Spesso radicato nel fango, o nella melma dei pantani di acqua stagnante, si sviluppa senza essere sporcato dal suo umile ambiente. Il Buddha l'usò per simboleggiare il fatto che lo spirito umano può sforzarsi per la purezza malgrado le circostanze. Egli usò i quattro stadi di sviluppo del fiore di loto per simboleggiare i livelli attraverso i quali le persone passano, nella loro crescita verso l’Illuminazione. Il loto sovente è una popolare offerta da fare ai bonzi o donato alla pagoda o al tempio. I devoti possono essere visti seduti in adorazione, mentre ascoltano o recitano un sermone avendo una gemma di loto chiusa nelle mani giunte. Il seme del fiore di loto può essere usato sia verde o secco, come un cibo dolce. Le sue radici possono essere usate per formare parti di insalate o zuppe, o candite come dessert. In Vietnam, il loto è assai spesso visto nelle decorazioni in pagode, templi, tombe ed in opere d’arte di vari tipi. 

 

G. CONTRASTI TEOLOGICI TRA buddhiSMO E CRISTIANESIMO 

1. Essenziali Credenze: I buddhisti spesso percepiscono il buddhismo come un insegnamento, con i suoi Tre Gioielli, che sono Buddha, come l'Insegnante, il Dharma (e il Karma) come gli Insegnamenti, ed il Sangha (Ordine dei Monaci e Praticanti) come coloro che hanno preservato e trasmesso il Dharma (o Insegnamenti sul Karma). I Cristiani considerano che le loro credenze essenziali siano la rivelazione di Dio, con il Vecchio e Nuovo Testamento, che normalmente portano la frase: "Così parlò il Signore". 

Le due fedi hanno contrastanti concetti di religione. Per i suoi aderenti, il Cristianesimo è più di un mero insegnamento: è la proclamazione della Buona Novella del Dio Redentore Incarnato con l’amore e la grazia, che possono essere accettati dall’uomo per l’abbondante vita eterna, con la notizia di questo Potere che è il risultato della rivelazione. Invece, il buddhismo è essenzialmente una forma o "sistema" di insegnamento di una conoscenza che è metafisica, morale, psicologica ed intuitiva, con il Buddha come il Gran Maestro (ed esempio) di una "Via" (La Via di Mezzo) che "connette" e "identifica" l’uomo col suo universo. 

2. L’Essere Divino: Il buddhismo non accetta l'esistenza di un Dio sostenitivo, creativo e che redime. Piuttosto, i suoi devoti sono incoraggiati ad accettare il mondo (l'universo) così com’è; e poi accertare i metodi di seguire il sentiero, dalla difficile situazione dell’uomo in un mondo di sofferenza, per sfuggire dalla "Ruota della Vita" (Il ciclo senza fine di nascita, morte, rinascita, e ancora morte, ecc.). Invece, il Cristianesimo accetta Dio come essenziale fondamento, come l'inizio e fine di ogni essere; e poiché non ha concetti equivalenti nel buddhismo, il contrasto è evidente. 

3. La Storia: buddhismo e Cristianesimo riportano opposti concetti di storia. Il Buddha accettò la cosmologia Indiana di un ciclo del tempo che continuamente si ripete. Poiché il Buddha non sentì che la conoscenza dell'origine del mondo fosse utile alla vita religiosa, apparentemente lui rifiutò di discuterla. Il concetto di tempo sostenuto dal buddhismo sembra essere di base alla dottrina di un continuo ciclo di esistenza. Questa dottrina rende necessaria la rinascita ma è diversa dalla trasmigrazione dell'anima dei  Brahmini Indù. Il Buddha insegnò che la "forza-vitale umana" ha sopportato in passato un ciclo quasi infinito di esistenze precedenti, mentre il futuro comporta un fato simile, a meno che non sia realizzato il Nirvana attraverso una fuga dalla Ruota di Esistenza. La teologia buddhista anche discute proprio ciò che è rinato o trasmesso in questo ciclo che si ripete all’infinito, in accordo col Karma individuale di ogni persona - per il teologo, la "forza-vitale", ma questa è proprio l'individuo rinato all'interno del buddhismo popolare. La storia che è ciclica, o auto-ripetitiva, tende a privare nazioni, individui, ed eventi della loro significativa importanza, come gli infiniti eventi ripetuti, come i girevoli raggi di una ruota che gira, che non garantiscono una grande attenzione. 

Per contrasto, il Cristianesimo comincia e finisce la storia con la presenza ed il potere di Dio. Per i suoi aderenti, Dio è il Creatore, Sostenitore e Redentore dell’uomo, così che la storia ha sia il modello che lo scopo. La storia, per i Cristiani, ha un significato perché Dio lavora con ed attraverso l’umanità. La mèta dell’ uomo non è perciò la fuga, ma la riconciliazione con Dio, così che gli uomini possono giungere alla loro più completa umanità; il cui valore non è tangibile, ma è quello che gli dà il Dio Eterno. 

Ciò contrasta apertamente con la forza ‘impersonale’ che il buddhismo accetta come ‘potere-universale’. Attraverso questa forza, ciascun uomo deve essere il suo stesso salvatore, non appena egli aggiusta il suo Karma individuale in accordo con quella ‘immutabile’ forza. Questo concetto è modificato in pratica dal buddhismo popolare, poiché molti buddhisti sembrano accettare il Buddha come dio - come un potere che può ed a volte offre protezione, cura e sostegno. 

4. La Salvezza: Il buddhismo insegna che l’Illuminazione è ottenuta con l’auto-sforzo attraverso il seguire l’Ottuplice Sentiero (La Via di Mezzo). Il Cristianesimo sostiene che la salvezza viene dalla grazia di Dio. 

5. Il Significato della Vita: Il buddhismo considera questo come il principio fondamentale e di interesse universale. Il Buddha disse: "Io venni ad insegnare la sofferenza e il dolore, e il metodo per uscire dalla sofferenza" (Potthapada Sutta, p. 29). "Questa è la Nobile Verità del dolore; la nascita è sofferenza, la vecchiaia è sofferenza, la malattia e la morte sono sofferenza" (Vinaya, Mahavagga, 1.6.10). 

Questo è un giudizio di valore basato sul concetto che la pace di mente e del cuore non può essere realizzata fin quando ci sono l’impermanenza e la mutevolezza. Così le Quattro Nobili Verità, la dottrina della sofferenza e la sua cura, è fondamentale per tuttto il pensiero buddhista. 

Il pensiero Cristiano pensa alla vita come buona, come un regalo di Dio, che deve essere vissuto e goduto in concordanza con il piano Divino, anche quando si riconosce la presenza e l'influenza del male e le sue conseguenze. Il Cristiano afferma che l'uomo, pur avendo molti difetti, ottiene il potenziale di crescita e sviluppo attraverso l'indulgenza di Dio. 

6. La Tranquillità e la Pace: Il buddhismo loda la pace e la tranquillità che sono il risultato di meditazione e riflesso della quiete, mentre il Cristianesimo sostiene che la vita della gioia interiore è un dono della Divinità. Il concetto buddhista della mèta ideale della tranquillità nel suo concetto più pieno ed ultimo è il Nirvana. La ricerca della gioia e della pace per i Cristiani ha le sue radici nel senso del perdono e della riconciliazione con Dio; questo giunge al suo più alto completamento in "Paradiso", dove c’è continua ed eterna comunione e indicibile felicità alla presenza di Dio. 

7. Dio: Il buddhismo non ha un Dio nel senso Cristiano - nessun Dio trascendente, personale, e che redime. Il buddhista deve perciò trovare all'interno di se stesso lo scopo, la saggezza, e il significato dell'Assoluto, così come la liberazione e la pace. Mentre il buddhista in questa ricerca ha l'esempio del Buddha, egli deve da se stesso provvedere alla sua stessa liberazione dal circolo infinito di rinascite e sofferenze. Tuttavia, all'interno delle forme popolari di buddhismo Theravada e Mahayana, numerosi aderenti sembrano credere che il Buddha possa aiutarli, anche se la fuga dalla Ruota della Vita deve essere realizzato attraverso il proprio sforzo in accordo con la Legge del Karma. 

All'interno del Cristianesimo, generalmente Dio è presunto come il fatto fondamentale dell’esistenza. Poiché Egli è, l’uomo può avere una via di salvezza. Essendo venuto da Dio, l’uomo può ritornare a Lui. Benché gli uomini possono vagare in lungo e in largo, essi non sono orfani, sebbene solamente nella unione consapevole con Dio l’umanità può realizzare il suo destino ultimo. 

Poiché il Cristianesimo contende che la salvezza è possibile solamente attraverso Gesù, come Figlio di Dio, essa è una religione esclusiva. Il buddhismo, non avendo un Dio personale, creativo, sostenitivo, e che redime, afferma che l'uomo come parte del suo universo può ottenere scampo da un infinito ciclo di esistenze senza fine e rifugiarsi nel Nirvana seguendo l’Ottuplice Sentiero. Pur potendo apprezzare la fondamentale differenza dei concetti, un sincretismo tra buddhismo e Cristianesimo sembrerebbe essere impossibile a causa dei concetti irreconciliabili di un Dio esterno. 

8. La Tolleranza ed il Perdono: Il buddhismo insegna la tolleranza, ed il Cristianesimo difende il perdono come mète e virtù etiche. La differenza di questi due termini può creare un difficile baratro su cui fare un ponte. Tuttavia, la pratica di queste due qualità da parte di persone delle diverse fedi, crea una atmosfera di cordiale relazione, nonostante le possibili implicazioni dei loro termini. 

9. La Preghiera: Il concetto Cristiano di preghiera comporta la comunicazione con un Dio onnisciente, onnipresente, onnipotente, capace di ascoltare la preghiera e rispondente che si preoccupa molto dell’ uomo a cui Egli donò Suo Figlio. Il buddhismo non percepisce un potere con queste capacità, nella sua teologia di base. Quindi tutte le preghiere che possono essere dette dagli aderenti nel contemporaneo buddhismo sembrano essere una modificazione degli insegnamenti di base. 

10. Il Peccato: Il Cristianesimo crede che il peccato sia un'alienazione della Divinità, o creato dall’uomo nel suo corrente stato, o da una trasgressione del Volere Divino. Poiché il buddhismo non riconosce tale Potere Divino, e che ciascun uomo è personalmente responsabile, il "Peccato" come inteso nel contesto Cristiano, qui non esiste. 

11. Adorazione: Il Cristianesimo è un modo di adorazione in cui all’uomo è comandato di preoccuparsi dei suoi simili, come un figlio di Dio. Gli aderenti Cristiani adorano come individui in un atto collettivo, incuranti dello status economico. Poiché gli aderenti buddhisti devono invece aggiustare il loro proprio Karma, e fondamentalmente non sono coinvolti con altri in questo atto, il buddhismo tende ad essere una forma più solitaria di adorazione. Però, in Vietnam, anche questo è cambiato dalle molte influenze. 

 

H. AREE DI SOMIGLIANZA ALL'INTERNO DI buddhiSMO E CRISTIANESIMO 

1. Entrambe le religioni hanno un’origine asiatica. (1) Entrambi i fondatori insegnarono i loro concetti da parabole, similitudini, proverbi, e sermoni. Le loro forme di discorso ed immagini di pensiero sono talvolta notevolmente simili. (2) I due fondatori riconobbero comuni problemi; ma pensarono che essi fossero di origine diversa e, perciò, ebbero soluzioni diverse. 

2. Entrambe le religioni offrono una guida per l’uomo. Esse propongono questioni metafisiche e morali; sono riforme di religioni stabilite; teoricamente si oppongono a legalismo ed a insulso ceremonialismo. 

3. Entrambe cercano di indicare valori creduti essere permanenti, supremi e onni-inclusivi. Né Gesù e né il Buddha lasciarono vere e proprie scritture, però quello che ciascuno di essi insegnò con parole, azioni, carattere e tramite i discepoli, forma le basi delle due religioni, ognuna delle quali ha ora milioni di aderenti. 

4. Entrambe attirano persone con temperamenti simili: persone di natura devozionale, con ideali di trascendenza e capaci di volontaria rinuncia alle aspirazioni mondane. 

5. Entrambe diedero luogo a notevoli organizzazioni, E cioè, la Chiesa Cristiana ed il Sangha buddhista, con gli Ordini di Monaci e le Associazioni laiche. 

6. Entrambi i fondatori ebbero seguaci con attività di missionari, con messaggi diretti a tutta l’umanità. Entrambe le religioni sono ancora coinvolte in gradi diversi di sforzo verso la conversione di increduli. 

7. Entrambe sono state religioni-di-Stato, in vari tempi e luoghi, anche se c'è scarsa evidenza che i due fondatori abbiano favorito tali istituzioni. 

8. Entrambe furono divise in importanti suddivisioni; Il buddhismo in Theravada, Mahayana e numerose altre "nétte; ed il Cristianesimo in Cattolicesimo, l'Ortodossia Orientale, il Protestantesimo e varie "nétte. 

9. Entrambe le religioni svilupparono il monacato (monaci e monache); soffrirono entrambe del declino, dell’assorbimento e di impurità della fede; entrambe sono pressoché scomparse dai territori in cui ebbero nascita. 

10. Entrambe le religioni sono d'accordo nell'accertare la condizione e la difficile situazione dell’uomo nel mondo temporale. 

a). Entrambe le religioni sono d'accordo che l’attuale vita dell’uomo è breve e piena di sofferenza. 

b). Entrambe ripudiano il materialismo creato dall’uomo e i valori materiali, rifiutando di riconoscerli come primari o di supremo valore; asserendo valori e mète che trascendono questa vita presente ed i suoi conseguimenti. Il Cristianesimo non rifiuta l'acquisizione di beni materiali finché questi sono tenuti in equilibrata proporzione così che la crescita spirituale non ne venga ritardata. Il buddhismo deplora i 108 desideri e incoraggia la soppressione di questi desideri e attaccamenti, considerandola un ideale essenziale per il Nirvana

c). Ciascuna religione insegna che il ‘male’, in forma di rabbia, crudeltà, avidità, concupiscenza, brama e desiderio, si trova nel cuore dell’uomo. Entrambe offrono soluzioni per queste condizioni, ma con metodi e sistemi radicalmente diversi.

11. Entrambe le religioni enfatizzano che la vita e il pensiero riflessivo sono fortemente significativi. 

a). All'interno del Cristianesimo, la vita umana è importante perché l’uomo può comunicare con Dio dato che lui è l'immagine di Dio. A lui è dato accesso ad un futuro che trascende la morte come dono dell'Essere Divino. Ed ogni individuo può pretendere questo dono. Il buddhismo insegna che la vita dell' uomo è così piena di forze dinamiche e vitalità - coscienza, atti, volontà e memoria - che la vita non può semplicemente cessare nel decesso fisico (la morte), ma deve continuare attraverso la rinascita. Solamente Colui che ottiene l’Illuminazione può far cessare questi processi di vita. Questa Illuminazione può essere ottenuta soltanto con il più grande distacco e disciplina personale. 

b). Entrambe le religioni danno una genuina importanza, non solo a questa vita fisica, ma soprattutto a quelle qualità che la trascendono. 

c). Ciascuna religione insegna che i processi mentali sono coinvolti nella crescita spirituale; il Tripitaka (Insegnamenti del Buddha) sottolineano proprio una corretta analisi del pensiero, ecc., mentre le Sacre Scritture Cristiane dicono "Così come un uomo pensa, così egli è". 

d). Entrambe le religioni sottolineano il concetto di causa ed effetto. Il buddhismo lo fa attraverso la Legge del Karma, come pure con la Legge del Seme e del Frutto, mentre il Cristianesimo osserva, "Ciò che un uomo semina, quello poi egli anche raccoglierà". 

 

I. ETICHE DI buddhiSMO E CRISTIANESIMO 

È nell'area dell’Etica che l'accordo tra Cristianesimo e buddhismo è maggiore; in particolar modo se si considera la filosofia piuttosto che la pratica. Infatti, si può dire che: 

1. Sia buddhismo che Cristianesimo sono religioni etiche. 

2. Entrambe sottolineano che i tentativi sinceri per la crescita morale sono essenziali se l’uomo desidera realizzare la mèta ultima, sia essa la riconciliazione con Dio o il Nirvana, anche se la perfezione morale in se stessa non è una mèta ‘ultima’. 

3. Entrambe le religioni enfatizzano l'esistenza di una legge trascendente: il Karma per i buddhisti; ed il "Volere-di-Dio" per i Cristiani. Gli aderenti credono che questa legge non debba essere disprezzata, né minimizzata e né ignorata, senza serie conseguenze per gli individui o la società. Il buddhismo enfatizza l'importanza di buoni atti e l'acquisizione di "merito" (il frutto di rette azioni), mentre per i Cristiani- Protestanti, l'osservanza della Legge è il risultato dell’impegno della fede, con "opere-buone" che sono il risultato della fede, piuttosto che un pre-requisito di salvezza. 

Il buddhismo Mahayana in pratica procura "aiuto-esterno" (dal Buddha, ecc.) per poter liberare l’uomo dal ciclo delle rinascite, mentre il buddhismo Theravada crede che la liberazione dell’uomo dalla Ruota della Vita sia dipendente soltanto dal suo sforzo personale. È la diligenza dell’uomo verso il raggiungere conformità ai precetti dell’Ottuplice Sentiero che determina la sua liberazione dall’esistenza nella Ruota Infinita della Vita. Poiché l’odio è il nemico della serenità, esso è fortemente disapprovato. La conquista della serenità è considerata di grande importanza, perché abilita il devoto a controllare gradualmente i 108 desideri che altrimenti impedirebbero al buddhista di guadagnare il Nirvana. 

4. La rinuncia volontaria ai possessi materiali ed al piacere, è una delle forme più alte di "creare-merito" per il buddhista; si suppone che il bonzo buddhista abbia solamente i suoi abiti religiosi, (a lui donati), la sua ciotola-di-merito, un rasoio, una stoffa per filtrare l’acqua al fine di prevenire l’uccisione superflua dei piccoli insetti, ecc. Inoltre, i numerosi voti volontari possono essere seguiti, o lasciati a volontà, particolarmente fra i Theravadin. Anche i Cristiani rinunciano talvolta volontariamente a certi possessi e desideri che essi credono essere incompatibili col suo sviluppo Cristiano. 

5. Sembra che in Vietnam, il buddhismo popolare sia più interessato a quelle azioni etiche che possono dar luogo alla rinascita nelle migliori condizioni e status, che in una urgente ricerca del Nirvana. La comprensione Cristiana del "Paradiso" non può essere associata al Nirvana, poiché i due concetti sono radicalmente diversi. 

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   (Traduzione di Aliberth Meng- Finito di tradurre nel mese di Febbraio 2008- per il Centro Nirvana)