La Base del DARK-ZEN (Zen Segreto) 

 

Domanda: Quale è la base per il Suo insegnamento?  

Dark-Zen: La nostra base, se Lei desidera chiamarla così, è l’originario e luminoso potere della Mente che può essere caratterizzato anche come una luce intelligibile. Un suo altro nome è ‘Buddha’, che è il "creatore-di-luce".  

Dom.: Si, ho letto che la mente è luminosa. Ma ho paura di non aver mai sentito che il Buddha sia un "creatore-di-luce". Ciò è menzionato nel canone buddhista?  

D.Z.: Sì. Nelle primitive scritture, per esempio, il Buddha è talvolta descritto come "il Portatore di Luce". In un resoconto, lui fu descritto come un sole "di recente sorto" con una "aureola intorno". Si dice anche che il Buddha potesse rendere il mondo brillante". Ora, se Lei strappa via tutta l'immagine poetica, cosa rimane? Io posso solamente vedere un potere originario che è prima di tutte le cose.  

Dom.: Mi permetta di ritornarci sopra. Io penso di capire ciò che Lei sta dicendo. Ma cosa avevo originalmente nella mente io, per chiedere a Lei quale sia la base storica del Suo insegnamento?  

D.Z.: Dal corpus di vecchi manoscritti scoperti a Tun-huang verso la fine del secolo scorso, è chiaro che lo Zen trasmise il 'principio segreto, o oscuro'. Questo termine è usato un certo numero di volte in questi vecchi documenti. In uno dei più antichi documenti di trasmissione trovato a Tun-huang si menziona il principio oscuro. Infatti, il titolo del documento è come segue: ‘La Prima Nobile Raccolta al Monte Shuang-feng e Tutti i Discorsi del Principio Oscuro’. Dovrei anche indicare che in questo stesso documento non c’è nessuna indicazione su una trasmissione risalente al Buddha. Né che vi sia una successione di maestri/discepoli. Ma ciò che è chiaro è che ogni maestro di Zen è tale in virtù della sua capacità di intuizione del principio segreto, o oscuro.  

Dom.: Ma sul fatto di un lignaggio Zen che va all’indietro fino al Buddha, come si legge nel libro ‘La Trasmissione della Lampada’, che mi dice?  

D.Z.: Io credo che sia una leggenda. È una creazione non-scritturale della Dinastia Zen Sung che prese selezioni dalle opere più antiche e fece un singolare lavoro adatto alla loro teoria. Ma esso tentenna quando lo paragoniamo col Mahayana Sutra, quello intitolato La Fine della Trasmissione del Dharma, su cui è largamente basata La Trasmissione della Lampada. Il Sutra ci offre un elenco di 23 antenati Indiani, a cominciare  da Mahakashyapa e finendo con Simha Bhiksu. Non c'è alcuna menzione di Bodhidharma o del suo maestro, Prajnatara. Infatti, il Sutra sta proprio trasmettendo il canone (Dharma) – ed esso non è sullo Zen. È anche notevole che nell'Avatamsaka Sutra (il capitolo di Gandavyuha) si menzioni che i grandi discepoli come Mahakashyapa non "erano capaci di perpetuare il lignaggio dei Buddha". Evidentemente, c’è qualcosa che non va. Questo passaggio non quadra con la successiva teoria Zen che Mahakashyapa ricevette la trasmissione dal Buddha. Perché allora il Buddha avrebbe trasmesso a Mahakashyapa se poi lui fu incapace di perpetuare il lignaggio dei Buddha? Leggendo tra le righe, per me Mahakashyapa è solamente degno, come Ananda, di trasmettere il canone. Nulla di più. Egli era incapace di trasmettere il lignaggio dei Buddha, che è il principio oscuro.  

Dom.: Può descrivere questo così definito 'principio oscuro' di quale Lei parla?  

D.Z.: È un soggetto alquanto intrattabile, direi. Se lo descrivo dicendo che tutte le cose costruite fluiscono da questo principio oscuro mentre, esso stesso, rimane non-costruito ed immobile, cosa possono realmente spiegare tali parole? A questo stadio, la mèta è invero lontana, come qualche grande montagna vista a distanza. Lei stesso, come persona, deve tuttora fare il suo proprio viaggio.  

Dom.: Non è proprio questo il problema del nostro bisogno di pensare troppo?  

D.Z.: Sì, chiaramente, il troppo-pensare può essere un problema. D'altra parte, alcuni Zenisti insegnano che noi dovremmo reprimere i nostri pensieri ed essere come alberi morti. Questo, però, è sbagliato. Ma io credo che i pensieri corretti siano utili, specialmente quelli che ci danno informazioni corrette. L’informazione può aiutarci ad andare nella giusta direzione. Talvolta ci conduce nella direzione sbagliata. Spesso, è vero, noi dobbiamo riconsiderare i nostri pensieri precedenti e mettere in dubbio queste informazioni. Possiamo trovare che essi non erano molti, dopo tutto.  

Dom.: Sì, sono d'accordo con Lei. Ma torniamo al principio oscuro. Potrebbe almeno accennare qualcosa?  

D.Z.: Ci proverò, anche se sono esitante a parlarne troppo. Non posso prometterle miracoli! [ridendo] Prima di tutto, ognuno di noi ha accesso a questo principio segreto, o oscuro. Tutti possiamo usufruirne. Questo è un fatto. Comunque, a causa della nostra abitudine di andare dietro alle apparenze, noi abbiamo perso la capacità di comunicarci anche se esso è coesistente con noi. Ora, riguardo al principio oscuro, quando il Buddha arrivò all’illuminazione totale, egli entrò in ciò che si chiama ‘luce primordiale’. Ma più che solo una mera luce, è puro e semplice potere produttivo, o anche, pura e semplice potenzialità. Naturalmente, esso è libero ed indipendente dai fenomeni anche se, senza di esso, i fenomeni stessi non potrebbero esistere. Oltre a ciò, non posso dire molto di più.  

Dom.: Come si applica questo all’insegnamento di Bodhidharma?  

D.Z.: Quando Bodhidharma parlò dei Due Ingressi, uno fu chiamato l'Ingresso dal principio. Questo principio, ovviamente, è il principio oscuro. Per realizzarlo egli usò la contemplazione del muro (pi-kuan, o biguan). La contemplazione del muro significa rivolgersi al Reale rifiutando i fenomeni, come pure dimorare nella luce primordiale. In questa luce non c’è niente di ulteriore da coltivare. Questa luce, o dovrei dire questo principio oscuro, è una pura e semplice potenzialità produttiva ed è ugualmente auto-conoscitivo. Nello Zen noi lo chiamiamo la Gran Perfezione del Sentiero che per primo fu menzionato nel ‘La Raccolta dei Maestri di Lanka’.  

Dom.: Quando il Buddha converse verso questo principio oscuro, come dichiara Lei, poteva anche influenzare il tempo o cambiare le condizioni economiche del suo paese? [ridendo].  

D.Z.: Noi stiamo parlando di due mondi diversi. Il mondo del Buddha è il mondo incondizionato della potenzialità, prima che i nostri sensi lo ritaglino ed il nostro cervello lo concettualizzi. Quello di cui sta parlando Lei, con le sue condizioni metereologiche e la povertà, è l’estremamente condizionato mondo samsarico umano. Qui gli esseri senzienti scelgono di guardare a questo mondo misterioso e incondizionato, in un certo prefissato modo, assemblandolo in una molteplicità di cose e condizioni. Inoltre, essi sono attaccati a questa particolare visione esotica che ironicamente va a finire nella sofferenza loro e altrui. Ma se gli esseri scelgono di trascendere il mondo umano, raggiungendo alla fine un più alto livello di essere, allora in un tale altro mondo, sicuramente essi potranno influenzare il tempo! [ridendo].  

Dom.: Beh, non sono sicuro di capirla. Io posso vedere soltanto il mondo umano. È quello a cui tengo. Ma mi permetta di fargli quest’altra domanda: Come riesce ad inserire tutto questo nella Sua vita quotidiana? Questo è ciò che realmente mi interessa.  

D.Z.: Quando battiamo su questo principio oscuro, quel poco che possiamo, esso ci conduce nel tempo alla sua pienezza. Come effetto, uno diventa gradualmente felice quanto più questa luce de-condiziona gli stati insalubri dell’essere. Anche se Lei è nel dolore, per esempio, questa luce è all’opera per aiutarla a ottenere la Sua libertà. È come un angelo che rassicura quella parte di Lei che si congiungerà ai Buddha.  

Dom.: Ciò è interessante. Mi piace quello che sta dicendo. Quindi, questo non è un mero esercizio intellettuale, dopo tutto. Qualcosa accade davvero nell'interno del proprio essere che aiuta nella nostra vita ordinaria.  

D.Z.: Oh, ma certamente! Ed è davvero straordinario. Mi permetta anche di dire che si sente sempre un’energia illuminante presente al loro interno. Nel mio caso, non appena io mi ci rivolgo, io divento sempre più questo principio oscuro. Tutta l'ignoranza umana si affievolisce, si potrebbe dire.  

Dom.: Perché noi non sperimentiamo questo adesso, dentro di noi?  

D.Z.: Io credo che sia perché noi siamo incollati alle apparenze sensoriali e mentali. Anzi, peggio, questa colla è come la Colla Matta! [ridendo]. Quando uno guarda sempre il mondo delle apparenze, sta davvero togliendo lo sguardo dalla loro vera fonte. Si è, infatti, immersi nel mondo di nascita e morte solo per soffrire in proporzione a come ci si aggrappa a questo mondo. Il Buddha disse che è come un gran Re che, passando troppo tempo coi suoi sudditi, si dimentica di essere lui il re. Beh, nel caso nostro, noi abbiamo una amnesia totale! [ridendo]. Ecco perché noi non lo sperimentiamo.  

Dom.: Quindi, coinvolgendosi con i fenomeni, noi siamo condizionati da essi e abbiamo l’amnesia?  

D.Z.: Sì. E poi siamo agganciati ancor più a seconda di come noi agiamo verso il nostro condizionamento.  

Dom.: Allora è come un circolo vizioso?  

D.Z.: Già! Come il Buddha indicò, gli umani sono sempre dipendentemente legati con i fenomeni – essi quasi mai ne diventano liberi. Tuttavia, per i buddhisti, essi devono imparare a scollegarsi dalle creazioni fenomeniche insorgenti. Ma questa è una dura strada da percorrere.  

Dom.: Sì, sembra proprio di sì. Da tutto quello che Lei ha detto, è incoraggiante almeno sapere che dentro di me c’è il potenziale per la liberazione. Ho l'impres-sione che se soltanto mi potessi unire col principio oscuro di cui Lei parla, i miei problemi si scioglierebbero come neve al sole.  

D.Z.: Sì, è proprio vero. O almeno i suoi problemi sarebbero da Lei visti come se non fossero così tanti. Ma fino a quel momento, bisogna seguire gli insegnamenti del Buddha per far sì che questo sia possibile.  

Dom.: Cambiando argomento, il Dark Zen ha un Sangha? La maggior parte dei gruppi Zen che io conosco ha una congregazione. Lei ne ha una?  

D.Z.: Noi abbiamo una diversa visione del Sangha. Per noi, il Sangha è composto da quelli che hanno sperimentato il vero Dharma del Buddha. Questi esseri sono divenuti testimoni del suo puro insegnamento - ovverosia, il principio oscuro.  

Dom.: Quindi, questa non è poi una comunità, ho ragione?  

D.Z.: Diciamo che è una comunità di menti simili. Nell'Avatamsaka Sutra si dice di "osservare il potere dell’energia del Buddha" che è il suo vero Dharma. Nell'osservarlo, noi diventiamo subito membri del suo Sangha. 

^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^(Traduzione di Alberto Mengoni (Aliberth)- Tratto da http.//www.darkzen.com)