Nonostante il fatto che l'essenza di Buddha non sia polarizzata, le iconografie buddhiste usano la polarità sessuale per simboleggiare le concezioni gemelle della intuizione e della compassione. Tutte le divinità nella forma femminile sono simboli dell'intuizione mentre gli dèi maschili rappresentano la compassione. L'unione di intuizione e compassione (oppure saggezza e metodo) simboleggia lo stato non-polarizzato di bodhicitta, o la mente di Illuminazione, che è visivamente rappresentata mostrando le due divinità che si uniscono in unione sessuale. I Tibetani caratterizzano tali immagini come yab-yum che letteralmente significa padre-madre; in Sanscrito si esprime con yuganaddha (due uniti). Questa metafora sessuale è anche usata per denotare il più alto livello di yoga in cui non c'è polarità, né discriminazione, ed in cui la verità è indivisibile come lo stesso vajra. Si può ugualmente aggiungere che mentre tali immagini, sia statue che dipinti, oggi sono molto ricercate dai collezionisti e audacemente esposte nei musei, in Tibet esse potevano essere viste sempre e soltanto dagli iniziati. I riti associati con queste immagini erano anche arcani e non ad uso pubblico. Lo stesso termine Tantra deriva dalla radice verbale ‘tan’, che significa "tessere". Molte cose sono intessute sul sentiero Tantrico, incluse le vite di uomini e donne. I Buddha accoppiati dell'iconografia Tantrica celebrano questa profonda armonia dei sessi. Lo scopo di questa dinamica era la creazione di associazioni dedicate alla realizzazione della ‘verità ultima’. Per esempio, l'uomo coltiva la visione pura considerando la donna una divinità, il suo organo sessuale come il trono della Illuminazione ed il suo fluido sessuale come il nettare divino. L’unione sessuale costituisce così, anche secondo il BrihadaranyakaUpanisad, un sacrificio di fuoco, compiuto dal dio creatore Prajapati quando creò la donna: “…Avendola creata, Egli adorò il suo organo sessuale; Perciò la sessualità di una donna dovrebbe essere adorata. Egli pose avanti a sé una pietra per spremerne il nettare, [cioè, facendo fluire il fluido sessuale di una donna] E impregnò la pietra con quello. Il suo grembo è l'altare sacrificale; I suoi capelli, l'erba sacrificale; La sua pelle spremuta di soma; Le profondità del suo organo sessuale, il fuoco nel mezzo Molti mortali... se ne vanno da questo mondo... senza merito, Cioè tutti quelli che praticano l’unione sessuale senza sapere questo”. (BrhadaranyakaUpanisad 6.4.1-4) Spesso la madre è mostrata in una posa con ambo le gambe intorno alla vita del padre. In questa straordinaria manifestazione riccamente simbolica, sia il maschio che la femmina, sono emanazioni del Buddha. Essi appaiono simultaneamente uniti ed indipendenti, come la complessa relazione di identità e differenza tra saggezza (femminile) e compassione (maschile) nello stato illuminato. Poderose, energiche forme confrontano l'osservatore in questo magnifico ritratto. Shamvara, (la suprema beatitudine) abbraccia il massiccio corpo blu-cielo del suo consorte Vajravarahi, tenendo nelle sue mani i vari attrezzi simbolici del suo trionfo sulla 'ignoranza ed il male. Lei guarda intensamente rapita il suo consorte con la testa gettata all’indietro, e sollevando la loro elettrizzante aura. Due delle sue braccia cingono ermeticamente il collo di Shamvara. Altre due braccia abbracciano il suo consorte, e tenendo un Vajra ed una campana fa il gesto del diamante col suono- HUM, coi polsi incrociati, dietro alla sua schiena. Questo gesto celebra l'unione inseparabile di metodo e saggezza. L'immagine dell’unione di padre-e-madre (yab-yum) non è un mero esempio di arte erotica, ma è una manifestazione della più alta essenza spirituale del Buddha. Al devoto tibetano, questa immagine, più ché metaforica, è la concreta evidenza dell'esistenza di un grande conseguimento spirituale. La madre (la femmina) rappresenta la saggezza trascendente: la consapevolezza diretta della realtà, come il Buddha sperimentò e insegnò. Il padre (ovvero, il maschio), rappresenta la compassione per tutti gli esseri che sono la naturale espressione di tale saggezza. Alla fine, la loro unione, anche se squisitamente felice, è intrapresa a causa della compassione per il mondo. Questa sacra comunione del Buddha maschio e femmina, genera onde di beatitudine e di armonia che trasformano il mondo in un Mandala (contenitore dell’essenza) e inonda con una pioggia di nettare che soddisfa dappertutto la fame spirituale nei cuori degli esseri viventi. La moderna psicologia profonda ha riconosciuto che tali immagini rappresentino gli archetipi più profondi dell'inconscio, integrando le potenti energie istintive della vita in un stato consapevolmente sublimato ed esaltato. I testi spesso fanno riferimento all'unione di un loto e di un vajra, o scettro di diamante. Chiaramente, "loto" e "vajra" sono metafore, non termini letterali. Non si intende che si portano assieme un fiore ed un scettro, ma qualcosa denotato da questi termini. A seconda del livello di interpretazione, unire il loto ed il vajra può significare l’unione di saggezza e compassione, o beatitudine e vuoto, nella psiche del praticante, o unire assieme gli organi maschile e femminile nell’unione fisica, o numerose altre cose che devono essere combinate sul sentiero all’Illuminazione. Il Candamaharosana Tantra ci ricorda… “… Insieme con Gopa, egli sperimentò la beatitudine. Unendo lo scettro di diamante con il loto di lei, Egli raggiunse il frutto della beatitudine. Lo Stato di Buddha è ottenuto dalla beatitudine, e Senza l’unione con donne non ci sarà beatitudine. Ed in un altro passaggio: L'uomo [vede] la donna come una dea La donna [vede] l'uomo come un vero dio. Congiungendo lo scettro di diamante ed il loto, Essi dovrebbero offrirsi l’uno all'altra. Separatamente da ciò, non c'è adorazione”. Le forme che esprimono questa unione sono basate sul mantra germinale "Om mani padme hum!". Questo mantra contiene sia il ‘mani ’, che significa il gioiello, sinonimo di vajra, il termine che significa il diamante, il fulmine e l'organo maschile, e ‘padme’ che significa 'nel loto' (caso locativo di padma), simbolo dell'organo sessuale femminile, l'apertura esterna che assomiglia ai petali di un loto. Questa somiglianza formale, così come il fatto che il loto è un simbolo buddhista di purezza e Illuminazione, fa di questo magnifico fiore un naturale simbolo della sessualità femminile. I testi d'appoggio visionano un risplendente mondo di vividi colori, movimento coreografico, squisita tessitura, e intima gestualità: “… Prendi costantemente rifugio ai miei piedi, o mio caro... Sii grazioso, delicato, e dammi piacere col tuo scettro di diamante. Osserva il mio loto, con i suoi meravigliosi tre petali, Con al centro, adornato di uno stame, un paradiso di Buddha, Anch’esso adornato con un Buddha tutto rosso, Una madre cosmica che dà beatitudine e tranquillità all'appassionato. Abbandona dunque ogni pensiero concettuale E unisciti con la mia forma che si piega a piacere; Metti i miei piedi sulle tue spalle e osservami in su ed in giù. Con il tuo scettro potente pienamente svegliato Dirigiti verso l'apertura nel centro del loto. E muovilo cento, mille, centomila volte Nel mio loto a tre –petali rigonfio di carne. Mettere là il proprio scettro, darà piacere alla tua mente. Con il suo vento interno – il mio loto è insuperabile! Risvegliato dalla punta dello scettro di diamante, Esso è rosso come un fiore di bandhuka”. (.... Candamaharosana-tantra) Un'altra metafora Tantrica comune per l’unione sessuale è l'immagine allegorica del "Pestello nella Zangola". Tsongkhapa (1357-1419), tracciando da una serie di fonti indiane, spiega che ‘sfregare’ il partner femmina con lo scettro di diamante è la causa efficiente del nettare della Buddhità, e arguisce che proprio come è fatto accendere un fuoco strofinando insieme due bastoni, la beatitudine è generata da sfregamento. L'immagine dello sfregamento si riferisce anche al mito Induista in cui dèi e demoni zangolano l'oceano di latte cosmico per estrarre il suo nettare. Da questo processo è prodotta la dea Shakti, ed i suoi fluidi sessuali diventano il nettare che dà l’immortalità che gli dèi stanno cercando. Così, ‘sbattere’ il partner yogico, stimolando il flusso del suo nettare, rispecchia l'eccitare l'oceano cosmico per liberare il suo potente nettare. Lo sfregamento connota anche la circolazione dell'energia yogica, che si muove all'interno dei canali psichici e poi s’incanala nel canale centrale. Così, la metafora dello sfregamento, che sembra essere una semplice analogia fisica, risuona riccamente con le varie sfumature dell'unione Tantrica. Il buddhismo Tantrico è l’unico fra le sub-tradizioni buddhiste ad accettare il corpo e sentire le esperienze come fonti di conoscenza e potere. I buddhisti Tantrici lodano il corpo come la "dimora della beatitudine" ed affermano audacemente che sia il desiderio, la sessualità, e il piacere possono essere abbracciati sul sentiero verso l’Illuminazione. Mantenendo questo orientamento di affermazione della vita, il movimento sostenne la possibilità di relazioni liberatorie tra uomini e donne, e previde anche metodi yogici cooperativi per uomini e donne, da poter compiere insieme per trasformare l'ardore della loro intimità e passione in stati felici, illuminati di consapevolezza. Questa condizione di esuberante delizia, sensualità aggraziata, e reciprocità che spesso caratterizzano le coppie scolpite e dipinte, ricopre anche le descrizioni letterarie nei testi Tantrici, che esultano in un’aperta e innocente affermazione della sensualità in un contesto religioso: “… Quindi, uno che desideri lo stato di Buddha, Dovrebbe praticare quello che sarà praticato. La rinuncia agli oggetti dei sensi È una tortura da asceti, quindi non fatelo! Quando si vede la forma, guardatela! Similmente, ascoltate pure i suoni, Odorate i profumi, assaggiate i sapori deliziosi, E tastate le belle tessiture. Usate dunque gli oggetti dei cinque sensi - Raggiungerete rapidamente la suprema Buddhità!”. (... Candamaharosana-tantra) Il Tantra asserisce che, anziché sopprimerle, visione ed estasi, dovrebbero essere coltivate e usate Poiché la sensazione e l'emozione sono le più potenti energie del moto umano, esse non dovrebbero essere soffocate, ma imbrigliate verso l'ultima mèta. Propriamente incanalate, esse possono offrire una fonte ineguagliabile di energia, portando benefici alla società come pure aumentando continuamente l'estasi nell'individuo. Il Tantra dà amore, e l’amore ha bisogno di oggetti. Non si può amare il nulla. Amore significa cura; e la cura portata al limite è forse l'ultima virtù sociale. |