Centro Ch'an Nirvana
 


Sogni: Intravedere l'Illuminazione che Tutto illumina
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COMMENTO PREFAZIONALE di ALIBERTH: Questo articolo, che tratta del rapporto tra Stato di Veglia e Stato di Sonno e Sogno, si può ritenere interessante dal punto di vista erudizionale più che altro per poter capire la visione del Vedanta Dvaita (cioè, Dualista), riguardo alla differenza tra Mente individuale e Mente Assoluta (che qui viene appunto chiamata con il nome di Dio Creatore).Tuttavia, dobbiamo precisare che questa visione è ovviamente considerata del tutto ininfluente rispetto a quella del Non-Dualista Vedanta Advaita e delle Scuole Buddhiste della Non-Dualità (come, per es. il Chan) che, invece, postulano nessuna differenza fondamentale tra la mente individuale (seppure immersa nell’ignoranza e nella falsità di un’idea di realtà dualistica) e la Mente Unica e Assoluta, che permea ed assimila tutti gli esseri senzienti dei tre tempi, come un’Unità unica e indissolubile, seppur manifestata in una moltitudine di individualità fenomeniche…


 

 

Ogni individuo sperimenta i tre stati di veglia, sogno e sonno profondo. Un bambino nel grembo materno si trova in un sonno profondo per circa dodici ore, sogna per circa nove ore ed è sveglio per circa tre ore. Con l'avanzare dell'età diminuisce il tempo del dormire. Di questi tre stati, la specialità dello stato di veglia è che in essa abbiamo le transizioni con il mondo esterno utilizzando i nostri organi di senso. Inoltre, diversa-mente degli altri due stati, i nostri occhi sono aperti mentre siamo svegli. Per questo motivo, questo stato è anche chiamato 'Netrasthana' in Sanscrito, che significa 'posto negli occhi'.

La Jyoti, la Luce che illumina le nostre transizioni mondane
Nessuna transazione è possibile senza una luce. Qual è la luce che è necessaria per le nostre attività nello stato di veglia? Durante il giorno è il sole, durante la notte quando il sole non c’è, è la luce della luna e delle stelle, e quando entrambe sono assenti, è Agni, cioè il fuoco.

Qual è lo Stato di sogno?
Il Vedanta analizza lo stato di sogno, che è quello di far emergere la natura della luce che illumina i nostri sogni. Quando il Vedanta discute del mondo o la sua creazione, lo scopo non è di scoprire la fisica che c’è dietro di esso, quanto piuttosto di farci capire che il mondo nella sua natura essenziale (Swarupa) non è altro che lo Spirito Supremo del Brahman stesso. Allo stesso modo, la discussione sui sogni non è il fatto di capire la psicologia di essi, ma solo la natura intrinseca della luce (Jyoti) che li illumina.
Durante il nostro stato di veglia, i nostri sensi agiscono attraverso il nostro corpo fisico e ci portano alle transizioni nel mondo esterno. A tempo debito, il Jiva diventa stanco di questo (Commentario di Shankaracharya sulla Chandogya Upanishad 6.8.1). Allora, il Jiva lascia la sua posizione negli occhi (Netra-Sthana), e scende nel cuore. Gli organi della conoscenza (Jnana-Indriya), segnatamente il potere di vedere, sentire, odorare, gustare e toccare, lasciano tutti la loro posizione nel corpo grossolano, e poi entrano nella mente (manas). Questa mente (con gli organi della conoscenza al suo interno), entra nel cuore. Così le transizioni (i rapporti con il mondo esterno)cessano. Tuttavia, la mente non ferma le sue funzioni (Prashna Upanishad 4.2). Questo è detto lo stato di sogno (Swapna).
L'esperienza del sogno è lo stato in cui gli organi di senso (Indriya) sono a riposo, ma la mente continua a sperimentare senza pausa (Mahabharata Mokshadharma 275,24). Tuttavia, le arie vitali (Prana) che animano il corpo non lasciano le loro sedi e, quindi, continuano a proteggere il corpo fisico (grossolano),così come fanno quando siamo svegli (Prashna Upanishad 4,3-4). Questo è il motivo per cui un corpo addormentato non appare come un infausto cadavere, ma continua a restare in una buona integrità.
Durante i sogni, la mente continua a fornire dall'interno la consapevolezza al cosciente Jiva, secondo i residui desideri (vasana) contenuti nella mente. Queste consapevolezze sono solo vibrazioni della mente senza alcun stimolo esterno. Tuttavia, quando stiamo sognando, diversamente dallo stato di veglia, tutte le cose sono create da questi nostri desideri residui (vasana). Ad esempio, anche se qui in realtà il corpo dorme, nei nostri sogni possiamo scoprire che il nostro corpo camminare da qualche altra parte. Inoltre, le porte della conoscenza (indriya) qui sono a riposo, ma nel mondo dei sogni sono in attività. La respirazione è regolare, ma in un dato sogno potremmo ritrovarci ad essere ansimanti. Qualsiasi cosa vediamo nei nostri sogni non ha in sé una componente fisica (grossolana), vale a dire il contenuto del mondo dei sogni è solo l'energia delle vasana sperimentata interiormente nella mente del sognatore (Commento di Shankaracharya alla Upanishad Brhadaranyaka 4.3.10).

Il Mondo dei Sogni
Tutte le transizioni del mondo fanno le loro apparizioni nei nostri sogni. In essi c’è un intero mondo. Ci sono carri, cavalli che li tirano e anche le strade per farli camminare. Tuttavia, essi sono visibili solo al sognatore, non agli altri. In questo stato, il mondo non è oggettivo come l'Akasha, ecc.,che è il mondo visto e che è una creazione di Dio (Commento di Shankaracharya sul Brahma-Sutra 3.2.4). Il mondo dei sogni è falso, e non c'è la minima traccia di oggettività in esso. Il contenuto del mondo dei sogni non è che il composto delle modificazioni mentali del dormiente, non è composto dai cinque elementi primari (Pancha-Mahabhuta) creati da Dio, che sono gli elementi di base del mondo fisico, e che vengono sperimentati da tutti (BrahmaSutra 3.2.3).
Inoltre, cosa più importante, il sognatore non è toccato dal peccato (paap) e né dalla virtù (punya) in cui si coinvolge nei suoi sogni. Questo è perché, durante il sonno,la mente è indipendente e fuori dal controllo diretto del sognatore. Nel sogno,uno solo ‘vede’ il Punyae il Paap, ma in realtà egli non li mette in esecuzione (BrhadaranyakaUpanishad 4.3.15). Non solo, ma anche il piacere e il dolore sperimentati nello stato di sogno sono solo vasana (energie mentali). Le transizioni che hanno luogo nel mondo esterno sono viste in sogno da parte del sognatore pur rimanendo all'interno del corpo (Brhadaranyaka Upanishad 2.1.18). Ecco perché i Veda descrivono il mondo dei sogni, come la creazione del Jiva. Qui non ci sono carri, né cavalli e nemmeno strade. Ma egli crea i carri, i cavalli e le strade (Br.U. 4.3.10).
Mentre non vi è alcuna attività del corpo grossolano nello stato di sogno, dal punto di vista dell'attività della mente, non c'è differenza tra il mondo ‘reale’ (Jagat) e il mondo di sogno. Tuttavia, il mondo cosiddetto ‘reale’, creato da Dio,durante il nostro stato di veglia mantiene frenata la mente, in cui gli oggetti esterni ci attirano verso di loro. Ma, poiché durante i sogni gli organi di senso sono inattivi, il freno del mondo esterno si è sciolto e la mente ha libero sfogo. Il mondo di veglia creato da Dio è ben ordinato nel tempo, nei luoghi e nelle connessioni causali. Non è questo il caso del mondo dei sogni (Brahma Sutra 3.2.3). Il mondo dei sogni è totalmente falso. Non c'è un ordine lì per quanto riguarda lo spazio-tempo e la causalità. Quello che ora è un uomo, diviene un albero nel momento successivo, e l'albero poi si trasforma in un animale. I sogni sono solo un richiamo della memoria di ciò che è accaduto nel mondo di veglia.
Non c'è una regola che stabilisce che si dovrebbe vedere solo ciò che si è già visto in precedenza. Uno può aggiungere la sua propria immaginazione alla memoria di ciò che è stato visto nello stato di veglia. Tuttavia, ciò che è impossibile anche solo da poter immaginare, non può mai essere visto in un sogno.

I Sogni: Una Congiunzione tra questo mondo e quell’altro mondo
Anche se l'esperienza onirica è in gran parte un richiamo mnemonico delle transizioni o attività effettuate nello stato di veglia, a volte può anche essere visto qualcosa di più speciale in base alle proprie conoscenze, azioni e/o esperienze precedenti (comprese quelle delle nostre vite passate). Queste possono includere il vedere altri mondi in cui si dovrebbe andare dopo la morte. Non si sperimenteranno direttamente i piaceri ei dolori di questi altri mondi nei propri sogni, piuttosto uno semplicemente li vede. Di conseguenza, il mondo dei sogni è talvolta descritto come una congiunzione tra questo e l'altro mondo (Brhadaranyaka Upanishad 4.3.9). Non solo, ma nei sogni si possono anche prevedere gli eventi futuri della propria vita. Per esempio, uno che non pensa mai alle donne, quando ne vede una nei suoi sogni, può essere certo che i suoi sforzi di non cadere nel desiderio saranno esauditi (Chandogya Upanishad 5.2.8). Vedere una persona scura con denti neri può indicare la morte del sognatore (Aitreya-Aranya-ka 3.2.4). Una donna e un uomo neri con i denti neri ovviamente sono forme mentali, tuttavia, se il proprio Karma potrà essere fortunato o se dai sogni viene preannunciata la propria morte imminente è un fatto reale e non falso (Brahma Sutra 3.2.4).

 

Chi crea i nostri Sogni?
Questa domanda nasce dal fatto che le diverse Upanishad sembrano dare differenti affermazioni in questo senso. La Brhadaranyaka Upanishadindica che il Jiva (l'anima individuale) è egli stesso il creatore dei suoi sogni: “Egli crea i carri, i cavalli e le strade da se stesso”(Brhada.Up.4.3.10).
Tuttavia, la Katha Upanishad dice che colui che crea i nostri sogni è Dio: “Quando tutti stanno dormendo, Colui che è sempre sveglio e crea i vari luoghi ed eventi nel sogno è il divino Brahman” (Katha Up.2.2.8).
Inoltre, la Prashna Upanishad attribuisce la creazione dei sogni alla mente: 'Durante i sogni, tutti i sensi si fondono nella Grande Mente. Ed è ancora e sempre questa mente che sperimenta la grandezza dei sogni"(Prashna Up. 4.5).
Quindi, i tre testi danno tre versioni diverse su colui che è il creatore di sogni. Tuttavia, noi tutti sappiamo che i Veda non contengono contraddizioni (Vedil’articolo in Exotic-India del Settembre 2010). Così, in esso si potrà leggere che Shri Shankaracharya ha riconciliato queste affermazioni apparentemente differenti circa il creatore dei nostri sogni, in questo modo:
Risposta:Il creatore dei suoi propri sogni è in realtà lo stesso Jiva, perché vi è detto chiaramente che 'egli li crea da se stesso' (Brhadaranyaka). Nessuna delle altre due citazioni utilizza in modo esplicito il termine 'crea'. Questo è così logicamente corretto anche perché sono solo le vasana del Jiva che appaiono come il ‘mondo dei sogni’.
Obiezione: Ma il Jiva a volte sperimenta anche i sogni indesiderati. Come può essere il creatore se egli non ha alcun controllo sui suoi sogni?
Soluzione: Sì, certo. Il Jiva non ha il controllo, perché è Dio che gli fa vedere i suoi sogni tramite le sue vasana.
Dubbio: Allora dobbiamo dire che Dio è il creatore?
Risposta: No, questo non è giusto. Supponiamo che uno mangi troppo e come risultato abbia un mal di stomaco, nessuno dice che sia il vaishnavara(il calore nel corpo che è responsabile per la digestione e che è una manifestazione di Dio)(dalla Bhagavad Gita: 15.14), ad essere responsabile di questo dolore. Ma si dice che sia l'individuo stesso ad averlo causato. E'vero anche che lui non vuole questo dolore. Però, egli non ha alcun controllo su di esso, ma egli stesso ne è responsabile. Egli non ha alcun controllo su di esso dopo aver mangiato eccessivamente. Se lui ne avesse il controllo quando mangia troppo, non avrebbe avuto affatto il dolore.
Ulteriore dubbio: Ed allora,perché la Prashna Upanishad attribuisce la creazione dei sogni alla mente?
Soluzione: E'perché il Jiva sperimenta i sogni utilizzando lo strumento della sua stessa mente. Ad esempio, quando il riso viene pestato, anche se c'è uno che è responsabile della pestatura, si dice che "questo pestello schiaccia bene". Pertanto, la responsabilità del mondo dei sogni è attribuita alla mente, pur se essa agisce come mero strumento, mentre in realtà è il Jiva, che è il creatore dei sogni. I Veda adottano lo stile del diretto insegnamento dal Guru al discepolo; i Guru usano le parole a seconda della situazione. Uno che non riesce a capire questo, potrebbe pensare che vi sia una contraddizione.”

Ma la Jyotiche Illumina i nostri sogni, appartiene al corpo?
Più sopra abbiamo letto della luce (Jyoti) che facilita le nostre transizioni quando siamo svegli. C'è una forma di illuminazione che viene dal sole, dalla luna, ecc. Ma nei sogni,questo tipo di illuminazione non può operare. La Katha Upanishad dice:
“Lì, il sole non splende. E nemmeno la luna, le stelle, i lampi non brillano lì. Né il fuoco o altre forme di illuminazione esterna”(Katha Up. 2.2.15).
Tuttavia, anche nello stato di sogno, il Jivaè del tutto consapevole degli eventi proprio come accade quando è sveglio. Qual è allora la fonte illuminante (il Jyoti) per questi? Non viene certamente dall'esterno. Deve provenire solamente dall'interno. La domanda è: ‘Questa Jyotiè collegata con il corpo o con qualcosa di diverso? In accordo con una certa opinione, questa luce proviene dal nostro corpo. Infatti, noi possiamo dire che il nostro corpo ha la capacità di generare la Jyoti.Per esempio, quando ci strofiniamo gli occhi, noi vediamo le stelle o scintille all'interno di essi. Così, analogamente, anche nei sogni la Jyoti è collegata al corpo. Questa è l'opinione di coloro che non credono nella autorità dei Veda.

 

La Luce che Illumina i nostri Sogni non è del Corpo
La visione di cui sopra è comunque sbagliata. Il motivo è il seguente: Colui che aveva visto qualcosa con i suoi occhi fisici nello stato di veglia, vede le stesse cose nel sogno, anche dopo essere diventato cieco. Pertanto, il vedente deve essere un ‘qualcuno’ che è diverso dagli occhi. Ciò che era stato visto con gli occhi in precedenza,ora vien visto senza gli occhi. Pertanto, questa Jyoti non appartiene agli occhi, e cioè non è collegata  con il corpo.
Obiezione da parte dell'ateo (cioè, di chi non crede nei Veda): Non è così. Quello che si intendeva dire è che tutto ciò che è visibile agli organi di senso, quando siamo svegli, nella mente è registrato come vasana. Queste stesse vasana si presentano sotto forma di oggetti nei sogni. Quindi la mente ora gioca due ruoli - come l’oggetto visto e anche come il vedente. Pertanto, la luce grazie alla quale noi vediamo i sogni (Swapna-Jyoti), è della mente, che sappiamo che è collegata al corpo.
Risposta del Vedantino: In questo caso, si è convenuto che il vedente sia diverso dagli occhi. Inoltre, se tu dici che il ‘veggente’ dei sogni è la mente, quale dovrebbe essere allora lo strumento attraverso il quale essa vede il sogno? Per esempio, nello stato di veglia, sono i nostri occhi che servono come strumenti per poter visualizzare il mondo. Abbiamo già visto che essi non possono servirci come strumenti per vedere i sogni. Se poi noi prendiamo la mente come ‘il veggente’ dei sogni, allora ciò richiederebbe uno strumento diverso da se stessi per vedere il sogno. Tuttavia, nessun simile strumento può esistere. (Brahma Sutra 2.3.38)
In realtà, è solo la nostra comune esperienza che la mente (e qualunque altra cosa) è assente quando siamo nel sonno profondo (Sushupti). Perciò, il vero ‘veggente’ è colui che è diverso dalla mente, e che anzi testimonia l’assenza della mente durante il sonno profondo.
Pertanto, la Luce che illumina i nostri sogni non appartiene neanche alla mente.

La Luce che Illumina i nostri sogni è quella dell’Atman (Anima-Spirito)
E ciò è determinante: La Jyoti nei sogni deve essere la Luce di Colui che è anche al di là della mente. Questo è l'Atman. E chi è? E' Colui che è testimone dell'assenza di ogni cosa, compresa la mente, quando noi siamo nel sonno profondo. E sebbene sia difficile afferrarlo, nessuno mette in dubbio la sua esistenza. Perciò egli brilla nella sua propria Jyoti, e non per qualcun altro. Pertanto, questa è la natura auto-illuminante (Swayam-Jyotishtava)dell'Atman, che è la sua stessa essenziale natura (Swarupa).

Conclusione: La facilità di poter avere i Sogni
Tutti sanno dell'esistenza dell’Atman, perché nessuno può negare l’ 'Io' che c’è in se stessi. Tuttavia, noi siamo troppo abituati a vedere l'Atman attraverso la lente di certi aggiunti condizionamenti (upadhi), che sovrappongono la natura di questi upadhi su noi stessi. Per esempio, se qualcuno ha un corpo maschile pensa di essere un uomo, se femminile, pensa di essere una donna. Sia un uomo che una donna sono entrambi lo stesso ‘Sé’, ma quel ‘Sé’ (Atman) non è né un uomo e né una donna. Perciò, al fine di poter comprendere la natura auto-illuminante (Swayam-Jyotishtava) dell'Atman, Egli deve essere liberato dalle luci esterne e dalle luci illusorie delle upadhi. Ciò che viene fatto nello ‘stato di sogno’ è precisamente questo. E'attraverso lo stato di sogno che si viene introdotti alla natura auto-illuminante dello spirito (anima). E pur se questa Jyoti è la stessa Jyoti che illumina anche lo ‘stato di veglia’, la sua ‘pura ed incontaminata natura’rimane sempre ignota e sconosciuta, laggiù nella banalità della Jyoti esterna.

Nei nostri sogni, questa banalità viene eliminata e, pertanto, il riconoscimento diventa più facile. In verità, i nostri innumerevoli inchini al nostro proprio Atman, onorando noi stessi con lo stato di sogno, rimuove le nostre tenebre con la sua luce, e mostrando se stesso come 'L’Unica, Pura Illuminazione', illumina tutte le altre illuminazioni.

Questo articolo è basato quasi interamente sugli insegnamenti di Swami Param Pujya Paramanand Bharati Ji. Tuttavia, gli eventuali errori sono da addebitare solamente al curatore dell’articolo.
 



Riferimenti e ulteriori letture:
 

·                     Bharati, SwamiParamananda.VedantaPrabodh Varanasi, 2010

·                     Goyandka, ShriHarikrishnadas. Translation of Shankaracharya's Commentary on the Eleven Upanishads (Hindi): Gorakhpur, 2006.

·                     Gupta Som Raj. Upanisads with the Commentary of Sankaracarya, Five Volumes Delhi

·                     Goyandka, ShriHarikrishnadas. Shrimad Bhagavad Gita (Translation of Shankaracharya's Commentary into Hindi): Gorakhpur, 2006.


VersioneOriginale:

Dreams: Glimpsing the All Illuminating Illumination

 An individual experiences the three states of wakefulness, dream and deep sleep. A baby in the womb lies in deep sleep for about twelve hours, dreams for about nine hours and is awake for about three hours. As age advances sleep decreases. Out of these three states, the specialty of the wakeful state is that in it we transact with the outer world using our sense organs. Also, in contrast to the other two states, our eyes are open while we are awake. Hence this state is also called ‘Netrasthana’ in Sanskrit, meaning ‘placed in the eye’.

The Light (Jyoti) Illuminating Our Worldly Transactions

No transaction is possible without a light. What is the light which is necessary for our activities in the state of wakefulness? In daytime it is the sun; in the sun’s absence during night it is the moon and the stars; and when they are both absent, it is Agni, i.e. fire.

What is the Dream State?

Vedanta analyzes the dream state to bring out the nature of the light illuminating our dreams. When Vedanta discusses the world or its creation, the purpose is not to unearth the physics behind it, but rather to make us understand that the world in its essential nature (Swarupa) is nothing but the Supreme Soul Brahman Itself. Similarly, the discussion of dreams is not to understand the psychology of it, but only the intrinsic nature of the light (Jyoti) illuminating it.

During our waking state, our senses act through our gross body and conduct transactions. In due course, the Jiva becomes tired by this (Shankaracharya’s Commentary on Chandogya Upanishad 6.8.1). Then the Jiva leaves his position in the eyes (Netra-sthana), and descends to the heart. The organs of knowledge (Jnana-Indriyas), namely the power to see, hear, smell, taste and touch, all leave their locations in the gross body, and enter the mind (manas). This mind (with the organs of knowledge inside it), enters into the heart. Thus the transactions with the outside world come to a stop. However, the mind does not stop its functions (Prashna Upanishad 4.2). This is the dream state (Swapna).

The experience of dreams is the state where the sense organs (Indriyas) are resting, but the mind continues to experience without resting (Mahabharata Mokshadharma 275.24). However, the vital airs (Prana) animating the body do not leave their places and hence they continue to protect the physical (gross) body as they do when we are awake (Prashna Upanishad 4.3-4). That is why a sleeping body does not appear like an inauspicious corpse, but continues to be auspicious.

During dreams, the mind continues to supply from inwards the awareness to the Jiva, according to the residual desires (Vasanas) contained in the mind. These awarenesses are only vibrations of the mind without any external stimuli. However, in contrast to the waking state, when we are dreaming, everything is made up of our Vasanas. For example, though actually the body is sleeping here, in our dreams we may find our body walking somewhere else. Indriyas are resting here, but active in the dream; Breathing is regular here, but we may find ourselves gasping in a dream. Whatever we see in our dreams has no physical (gross) component to it, i.e. the content of the dream world is only the Vasana experienced inwardly in the mind of the dreamer (Shankaracharya’s Commentary on the Brhadaranyaka Upanishad 4.3.10).

The Dream World

All transactions in the world make their appearances in our dreams. There is a whole world there. There are chariots, horses to pull them and also roads to drive them through. However, they are only visible to the dreamer, not to others. Here the world is not objective like the Akasha etc. seen in the world which is a creation of God (Shankaracharya’s Commentary on the Brahma Sutras 3.2.4). The dream world is false, there is not even a trace of objectivity in it. The content of the dream world is only the mental modifications of the sleeper, and not made up of the five primary elements (Pancha-Mahabhuta) created by God, which are the basic building blocks of the physical world, and which are experienced by all (Brahma Sutra 3.2.3).

Also, most importantly, the dreamer is untouched by the Paap (Sin) and Punya (Merit)) he performs in his dreams. This is because the mind during sleep is independent and out of the dreamer’s direct control. In dream one only sees the Punya and Paap, he does not actually do them (Brhadaranyaka Upanishad 4.3.15). Not only this, even the pleasure and pain experienced in the dream state are only Vasanas. The transactions which took place in the outer world are seen in dreams by the dreamer staying within the body (Brhadaranyaka Upanishad 2.1.18). That is why the Vedas describe the dream world as the creation of the Jiva. There are no chariots there, no horses and no roads. But he creates the chariots, horses and the roads (Br.U. 4.3.10).

While there is no activity of the gross body in the dream state, from the point of view of the activity of the mind, there is no difference between the actual world (Jagat) and the dream world. However, the world created by God puts a leash on the mind during our waking state, where external objects pull us towards them. But, since the sense organs are inactive during dreams, the leash of the external world is snapped and the mind has a free play. The wakeful world created by God is well ordered through place, time and causal connections. This is not so the case with the world of dreams (Brahma Sutra 3.2.3). The dream world is totally false. There is no order there with regard to space-time and causality. What is a man now, becomes a tree the next moment; and the tree an animal. Dreams are only a recall of the memory of what has happened in the waking world.

There is no rule that one should see only what one has seen earlier. One can add his own imagination to the memory of what was seen in the waking state. However, what is impossible even to imagine, can never be seen in a dream.

Dreams: A Junction of This World and That World

Though dream experience is largely a memory recall of the transactions done in the waking state, sometimes something special may also be seen according to one’s knowledge, actions and previous experiences (including past lives). These may include seeing other worlds where one has to go after death. One does not directly experience the pleasures and pains of these other worlds in one’s dreams, rather one simply sees them. Therefore, the dream world is sometimes described as a junction between this world and the next (Brhadaranyaka Upanishad 4.3.9). Not only that, one can foresee in dreams even the future events of one’s life. For example, one who never thinks about women, when he sees one in his dreams, can be assured that his desired endeavors will bear fruit (Chandogya Upanishad 5.2.8). Seeing a dark person with black teeth indicates the dreamer’s death (AitreyaAranyaka 3.2.4). The woman and the dark man with black teeth are of course mental forms; however, the success of one’s Karma or one’s impending death foretold by the dreams are real, not false (Brahma Sutra 3.2.4).

Who Creates Our Dreams?

This question arises because different Upanishads seem to give different statements in this regard. The Brhadaranyaka Upanishad indicates that the Jiva (individual soul) is himself the creator of his dreams. ‘He creates the chariots, the horses and the roads for himself’ (Br.U.4.3.10).

However, the Katha Upanishad says that God is the one who creates our dreams. ‘When all are sleeping, the One who is awake creating different sights in the dream is the divine Brahman’ (Katha Upanishad 2.2.8).

Further, the Prashna Upanishad attributes the creation of dreams to the mind: ‘During dreams, all the senses merge in the great mind. This mind experiences the grandeur of dreams’ (Prashna Upanishad 4.5).

Therefore, the three texts give three different versions as to who is the creator of dreams. Remember however that we all know the Vedas contain no contradictions (See Exotic India Article of the Month September 2010). Thus we will see how ShriShankaracharya has reconciled these apparently differing statements about the creator of our dreams.

The Answer:

The creator of his dreams is indeed the Jiva himself because it is clearly said that he ‘creates for himself’ (Brhadaranyaka). None of the other two quotes explicitly use the word ‘creates.’ This is logically correct also because it is only the Jiva’sVasana that appears as the dream world.

Objection: But the Jiva sometimes gets undesirable dreams also. How can he be the creator if he has no control over his dreams?

Resolution: Yes, of course. Jiva does not have control because it is God who shows up his dreams as per his Vasana.

Doubt: Then we have to say that God is the creator?

Reply: That is not right. Suppose one eats too much and gets a stomach ache; nobody says that it is the Vaishnavara (fire in the body which is responsible for digestion, and which is a form of God, Bhagavad Gita: 15.14) which is responsible for this pain. They say that the individual has caused it himself. It is true that he does not want this pain. He has no control over it either; but still he is himself responsible for it. He has no control over it after he has over-eaten. Had he control while eating, he would not have had the pain at all.

Further Doubt: How then does the Prashna Upanishad attribute the creation of dreams to the mind?

Resolution: It is because the Jiva experiences dreams using the instrument of his mind. For example, when rice is being pounded, even though there is someone responsible for the pounding, we say that "this pestle pounds well". Thus, the responsibility for the dream world is attributed to the mind even though it acts as a mere instrument, while it is the Jiva who is actually the creator of dreams. The Vedas adopt the style of direct teaching from the Guru to disciple; the Guru uses the words according to the situation. One who cannot understand this may think that it could be a contradiction.

Does the Jyoti Illuminating Our Dreams Belong to the Body?

Above we have read about the light (Jyoti) facilitating our transactions when we are awake. There the illumination comes from the sun, moon etc. But in the dreams there is no scope for any of them to operate. The Katha Upanishad says: ‘The sun does not shine there. The moon, the stars, the lightning do not shine there. Nor does fire’ (KaU 2.2.15).

However, in the dream state too the Jiva gets all the awarenesses just as he does when he is awake. What is the Jyoti for them? It is certainly not from the outside. It has to be only from inside. The question is: Is this Jyoti connected with the body or something different? According to one view this light is of our body. How do we say that our body has the capacity to generate a Jyoti? Because of the fact that when one rubs ones eyes one sees stars inside. Similarly, the Jyoti in dreams too is related to the body. This is the view of those who do not believe in the Vedas.

The Light Illuminating Our Dreams is Not of the Body

The above view however is wrong. The reason is as follows: One who had seen something with his physical eyes in the wakeful state, sees the same again in a dream even after becoming blind. Therefore the seer must be someone who is different from the eyes. Previously what was seen with the eyes is now seen without the eyes. Therefore, this Jyoti does not belong to the eyes, i.e. it is not connected with the body.

Objection by the Atheist (Non-Believer in the Vedas): Not like that. What we meant was that whatever is seen by the sense organs when we are awake is recorded in the mind as Vasana. This Vasana itself shows up as objects in dreams. Therefore the mind now plays two roles – as the seen object and also as the seer. Therefore the light in which we see the dreams (Swapna-Jyoti), is of the mind, which we know is related to the body.

Reply by Vedantin: In that case it is agreed by you that the seer is different from the eyes. Further if you say that the mind is the seer of dreams, what then is the instrument through which it sees the dream? For example, in the waking state it is our eyes which serve as instruments to view the world. We have already seen that they cannot serve as instruments for us to see dreams. If we take the mind as the seer of dreams, then it will require an instrument other than itself to see the dream. However, no such instrument exists. (Brahma Sutra 2.3.38)

In fact, it is but our common experience that the mind (and everything else) is absent when we are in deep sleep (Sushupti). Therefore, the true seer is the one who is different from the mind, and witnesses the mind’s absence during deep sleep.

Therefore, the light illuminating our dreams does not belong to the mind either.

The Light Illuminating Our Dreams is that of the Atman (Soul)

This much is now decided: The Jyoti in dreams must be of one who is even beyond the mind. This is the Atman. Who is he? It is the one who is witnessing the absence of everything including the mind when we are in deep sleep. Though it is difficult to apprehend him, nobody doubts his existence. Therefore he shines in his own Jyoti, not by someone else’s. This is the Atman’s self-illuminating nature (Swayam-Jyotishtava), which is its essential nature (Swarupa).

Conclusion: The Facility with Dreams

Everybody knows the existence of the Atman, because no one can deny the ‘I’ in oneself. However, we are too used to viewing the Atman through the lens of certain conditioning adjuncts (Upadhis), superimposing the nature of these Upadhis on ourselves. For example, if the body is male one thinks he is a man, if female, he thinks he is a woman. Both man and woman are Himself, but He is neither a man or a woman. Therefore, in order to understand the Self-Illuminating (Swayam-Jyotishtava) of the Atman, he is to be freed from the outside lights and the lights of the Upadhis. What has been done in the dream state is precisely this. It is through the dream state that we get introduced to the soul’s self-illuminating nature. Though this Jyoti is same Jyoti which illuminates the waking state also, its pure and unalloyed nature remains unrecognized there in the humdrum of the external Jyotis. In our dreams this humdrum is suppressed and therefore its recognition becomes easy. Indeed, our countless salutations to our Atman, who by gracing us with the dream state, removes our darkness with its light, baring itself as the ‘One, Pure Illumination’, illuminating all other illuminations.

 

This article is based almost entirely on the teachings of ParamPujya Swami ParamanandBharatiJi. However, anyerrors are entirely the author'sown.