Centro Ch'an Nirvana
 


 IL CORPO SOTTILE (o Corpo-Vajra)
www.kunpen.it/DharmaTibet/24.pdf
di
KunpenLama Gangchen
 

  

L’essere umano non è costituito soltanto da un corpo grossolano, tangibile e visibile, come sembrerebbe ad un primo esame. Infatti, all’interno dei confini della nostra forma fisica ordinaria, esiste un altro corpo molto più sottile.
In altre parole, nello skandha fisico della forma rientra sia il nostro corpo grossolano che quello sottile: il primo è composto di carne, ossa, ecc., per cui è una struttura statica ed anatomica, il secondo non ha - come invece l’altro - la forma concreta e tangibile della materia, ma possiede la forma radiante dell’energia (1).
Nel tantrismo dunque, l’uomo è considerato soprattutto come un campo di forze, come una struttura dinamica ed energetica, ossia nella sua caratteristica funzionale (anziché statica ed anatomica), cioè come processo vivente:
1. sia con le sue varie funzioni organiche vitali (respirazione, digestione, ecc.),
2. sia come comportamento : noi agiamo, parliamo, pensiamo, cioè il nostro organismo psico-fisico consiste di azione, parola e mente (il che vuol dire essere nel mondo, comunicare con gli altri rispondere alle varie situazioni della vita).
Questa è la nostra natura. Il diagramma o struttura o modello di tale natura è costituito dalle nàdi, dai chakra, dai vàyu e dai bindu - che formano il “corpo sottile”. Tutti questi termini - come vedremo - possono avere un duplice significato : tanto fisiologico quanto psicologico/mentale, e in effetti il “corpo sottile” è il ponte di collegamento tra il corpo fisico grossolano e la mente (che sono così diversi fra di loro)(2). Anzi, esso è intimamente in contatto coi livelli più profondi e più sottili della coscienza, dai quali - tramite la meditazione – può scaturire l’energia della saggezza unita alla beatitudine(3): con questa mente sottilissima e chiara sarà possibile penetrare nella natura ultima e non-duale della realtà.
Il corpo sottile si separa spontaneamente dal corpo grossolano:
1. al momento della morte, in via definitiva,
2. durante il sonno, in via temporanea;
inoltre, tale separazione può avvenire volutamente, da svegli, mediante la forza della meditazione al fine di ottenere il “Corpo Illusorio”, tappa per raggiungere l’Illuminazione secondo il tantrismo.
Il corpo sottile è chiamato “corpo di vajra” (vajrakàya) anche se di per sé effettivamente non lo è: solo con la meditazione tantrica è infatti possibile trasformare il cosiddetto “vajrakàya” nell’effettivo “corpo di vajra” vero e proprio (la sintesi dei Tre Kàya)(4). Il corpo umano ha dunque una sorta di “mandala interno” o sistema di energia sottile che può essere usato come una base per la pratica che mira ad ottenere la Realizzazione Spirituale: così, una volta purificate, le nàdi corrispondono al
Nirmànakaya, il pràna al Sambòghakaya e il bindu al Dharmakàya.
Vi è pertanto una strutturazione tridimensionale della realtà, che - pur essendo unica - si articola su tre inseparabili ma distinti livelli o piani:
1. quello esteriore o fisico/materiale
2. quello interiore o sottile/vitale
3. quello segreto o mentale/spirituale.
Il 'corpo sottile' è stato scoperto inizialmente attraverso la pratica e la realizzazione dei vari molti praticanti. Allora non c'era nessuna lingua che potesse descrivere la loro scoperta a coloro che non avevano avuto le medesime esperienze. Furono pertanto create delle immagini da usare come metafore rituali, a cui altre persone potessero riferirsi. Così, tali immagini sono solo un simbolico aiuto per la mente, come una mappa, che usiamo per concentrare l'attenzione sui componenti del 'corpo sottile'. Ad es., i chàkra in realtà non sono come vengono raffigurati, cioè simili a loti che si aprono e si chiudono, con un certo numero di petali e un determinato colore. Il fatto è che un chàkra dà sensazioni diverse da un altro, e queste sono rappresentate dai vari colori; le variazioni di concentrazione e complessità dell'energia nei vari chàkra sono invece rappresentate dai differenti numeri di petali; infine, l'immagine del loto suggerisce l'idea che l'energia intorno ad un chàkra si espande e si contrae come l'aprirsi e chiudersi di un fiore.

IL PRANA IN GENERALE.
Si è detto che il nostro psico/organismo va visto, nel tantrismo, come energia. Il pràna è la somma di tutte le energie e forze contenute nell’universo, è l’energia cosmica in tutte le sue forme nel mondo attorno a noi : magnetismo, gravitazione, elettricità, forza vitale, ecc. sono manifestazioni del pràna universale. Questa forza primordiale si manifesta in tutte le qualità dinamiche, in tutto quello che provoca movimento, mutamento o trasformazione, in ogni processo organico (ad es., la funzione della respirazione o della circolazione sanguigna) o psichico (cioè le funzioni delle attività mentali).
Al livello del macrocosmo, è il ritmo dell’universo in cui le creazioni e le distruzioni del mondo si susseguono l’un l’altra come l’inspirazione e l’espirazione nel corpo umano. Si tratta dunque di una forza o energia invisibile che è insita nel mondo fisico della materia: ogni oggetto (anche quelli che consideriamo comunemente inanimati, come le rocce e le montagne) ed ogni energia cosiddetta materiale (ad es., la luce) ha il suo pràna(5). Pertanto, sotto tale aspetto, si può dire che tutto vive,
che l’universo è vivente(6). Il pràna alimenta quindi di energia anche tutti gli esseri viventi, come la corrente della centrale elettrica alimenta di elettricità le lampade e i motori.
L’aria atmosferica è la grande riserva di questa sottile energia vitale psichica, che con ogni inspira-zione viene attinta dall’ambiente circostante e immessa nel corpo mediante due conduttori o nàdi.
La parte vitale di aria inspirata non è principalmente l’ossigeno (che viene assorbito dal sangue attraverso i polmoni), bensì il pràna, che è essenziale per tutte le attività o processi psico/fisici dell’individuo.
Oltre alle narici vi sono altre 8 ‘porte’ attraverso cui questi flussi vitali in continua agitazione entrano nel nostro corpo e lo abbandonano: la corona della testa – la cosiddetta ‘fontanella’, gli occhi, la bocca, le orecchie, l’ombelico, l’organo sessuale, l’ano e il punto tra le sopracciglia. Inoltre i rlung (venti, o arie psichiche) possono anche passare attraverso qualsiasi apertura o poro della nostra pelle.(7)

IL VAYU (o RLUNG).
Il pràna cosmico, di cui abbiamo parlato, penetra nel nostro corpo fisico e vi costituisce il “corpo sottile” o energetico, o pranico (che è ciò che anima il nostro organismo visibile e tangibile); in tal modo esso cambia nome e diviene “vàyu” (sanscr.) o rlung (tib.)(8), che è il corrispondente pranico dell’aria intesa in senso fisico (cioè della miscela gassosa che respiriamo coi polmoni), il soffio vitale o energia che assicura e controlla le diverse funzioni ed attività vitali del corpo (digestione, circolazione sanguigna, ecc.) e coordina le molecole fisiche e le cellule riunendole in un ben definito organismo
(senza di essa, il corpo non sarebbe altro che un ammasso di cellule sconnesse, scollegate tra loro).
La forza vitale che scorre in noi è quella dei 4 elementi (terra, acqua, fuoco, aria) : essa è ciò che rende possibile il mutamento, il movimento, la crescita e la morte.
E come il corpo fisico ha i suoi organi (cuore, cervello, ecc.), così il corpo pranico ha i suoi, detti “chàkra”; e come il sangue circola nelle arterie e nelle vene, e la corrente nervosa nei nervi, così l’energia pranica circola entro condotti fluidici detti “nàdi”.
Il pràna nell’individuo è veicolato dal respiro che circola e fluisce continuamente lungo le due nàdi che partono dalla narice di destra e di sinistra(9).
Il prana è una sostanza diversa dalla materia (cioè, essa non è né liquida, né solida, né gassosa, né aeriforme), ma non è neppure immateriale, bensì semi-materiale o fluidica o eterica; normalmente è invisibile e non-tangibile, è assai più leggera dei gas e più sottile e rarefatta dell’aria atmosferica, ma non del tutto imponderabile; essa è mobile.
Pràna, vayu e rlung, dunque sono le correnti o flussi di energia vitale del “corpo yogico o sottile” : è il movimento spontaneo della forza interiore lungo le nàdi - il quale non consiste nello spostamento di qualcosa nello spazio, ma esprime il processo vivente del corpo. Quindi, i rlung sono flussi (vitali) o correnti di energie sottili che sostengono le varie funzioni organiche (come la respirazione, la digestione, il parlare, ecc.). E’ a causa del loro movimento che avvengono tali funzioni. Inoltre, dal punto di vista psichico, tali flussi fungono da supporto o base per la coscienza (sems), nel senso che i vari livelli di coscienza (grossolani e sottili) dipendono dai rlung come un cavaliere dal suo cavallo. Il rlung è inseparabile ed interdipendente rispetto alla coscienza o mente, è l’energia attiva che fa da
sostegno e veicolo alla coscienza, la fa muovere e le permette di manifestarsi(10). La principale funzione del rlung è quella di muovere le mente verso i suoi oggetti : la funzione della mente è di apprendere gli oggetti, ma senza un rlung che agisca come sua cavalcatura essa non può muoversi verso [o stabilire una connessione con] il proprio oggetto. Perché una mente funzioni, un rlung deve darle il potere di rivolgersi al suo oggetto(11). E’ solo agendo insieme con il rlung che la mente può
funzionare(12).
Ciò significa anche che un certo tipo di stato mentale è sempre accompagnato da un tipo di pràna corrispondente : il che si riflette nel fenomeno della respirazione (ad es., l’ira rende la respirazione aspra e concitata), anche se il pràna non va confuso col respiro (perché questo è solo un veicolo di quello). La respirazione controlla l’energia sottile e questa controlla il pensiero, la mente concettuale (13). Il rlung è quindi come un ponte che congiunge il corpo e la mente : è una sostanza intermedia che - partecipando della natura dello spirito e della materia - crea un’interdipendenza fra questi ultimi. Infatti, è tramite il rlung che la mente sperimenta ciò che accade al corpo e quindi si può dire che esso è la radice di tutta la realtà samsarica (quando scorre nelle nàdi laterali e non in quella centrale)(14).
I rlung si suddividono in 5 principali e 5 secondari. I rlung principali sono responsabili delle funzioni fisiologiche, mentre quelli secondari permettono il funzionamento dei sensi. Entrambi i tipi sono poi associati ai vari elementi(15).
I 5 rlung principali sono :
1. “sostenente la vita” o “detentore della vita” o “vitalizzante” (pràna-vàyu): sostiene la vitalità
della persona mantenendo la connessione fra corpo e forza vitale, ed è responsabile della respirazione, della deglutizione, dello starnutire e delle percezioni visiva, olfattiva, uditiva, gustativa e tattile (che mantiene attive). E’ il rlung più potente perché dirige le funzioni degli altri quattro e perché da esso derivano i 5 rlung secondari. Fa da supporto all’elemento acqua del nostro corpo e ne favorisce l’accrescimento. E’ bianco. Risiede nel cuore (e precisamente nella “vena della vita”)(16,17), ma si diffonde in tutto il corpo insieme al sangue. Quando espiriamo, se ne esce da entrambe le narici, fluendo dolcemente verso il basso. Quando è completamente purificato, si trasforma nella natura di Akshobya (e precisamente nel suo Rùpakàya). E’ di 3 tipi :
• grossolano (rlung rags-pa), quando sostiene gli ordinari pensieri concettuali e dualistici;
• sottile (phra-ba’i rlung), quando sostiene le menti (sottili) della bianca apparizione, del rosso accrescimento e del nero quasi ottenimento;
• sottilissimo (sin tu phra-ba’i rlung) : è il rlung che appare quando sperimentiamo lo stato mentale sottilissimo della Chiara Luce : la “mente sottilissima” (sin tu phra-ba’i sems) della Chiara Luce si appoggia su di esso, essendo tra loro interdipendenti e sempre insieme. E’ detto “indistruttibile” (migsigs-pa) e risiede nel vacuolo dell’avadhùti del chàkra del cuore, racchiuso in una piccola sfera bianca e rossa formata dai sottilissimi thig-lé (gocce) (detta “thig-le indistruttibile”). Esso agisce da una vita all’altra ed è la base, cioè il fondamento, sia del samsàra sia della buddhità : e se non lo controlleremo, sarà la causa di una rinascita samsarica, mentre se lo controlleremo diverrà la causa sostanziale del Corpo Illusorio e del Rùpakàya di un Buddha. Se si manifesta un “rlung sottilissimo”
contaminato, tutti i rlung che si sviluppano da esso saranno anch’essi impuri e si svilupperanno così pensieri concettuali negativi, mentre se esso è purificato tali pensieri saranno pacificati. Tutte le meditazioni usano la consapevolezza mentale, e il rlung della consapevolezza mentale è un “rlung che necessariamente sostiene la vita”.
2. “discendente” (upàna-vàyu): rlung grossolano, la cui funzione è di determinare e controllare il sistema escretivo e riproduttivo (emissione seminale e mestruale, defecazione, minzione, parto).
Fa da supporto all’elemento terra del nostro corpo e ne favorisce l’accrescimento. E’ giallo. Risiede nel perineo, ma si diffonde all’organo sessuale, all’ano, agli intestini, alla vescica, alle cosce.
Quando espiriamo, se ne esce orizzontalmente da entrambe le narici, fluendo fortemente in avanti.
Quando è completamente purificato, si trasforma nella natura di Ratnasambhava (e precisamente nel suo Rùpakàya).
3. “ascendente” (udàna-vàyu): rlung grossolano che determina e controlla l’emissione della voce (ci fa parlare e ci consente di tossire), i sapori, il colorito corporeo, il peso del corpo, la forza fisica, il senso di disciplina la memoria, la chiarezza delle percezioni, l’entusiasmo e il coraggio.
Fa da supporto all’elemento fuoco del nostro corpo e ne favorisce l’accrescimento. E’ rosso. Risiede nel petto, ma si diffonde alla lingua, al naso, alla gola. Quando espiriamo, se ne esce dalla narice destra, scorrendo violentemente verso il basso. Quando è completamente purificato, si trasforma nella natura di Amitàbha (e precisamente nel suo Rùpakàya).
4. “costante” o “equilibrato” (samàna-vàyu): rlung grossolano che provoca e controlla la digestione, l’assimilazione dei cibi, il calore corporeo. Fa da supporto all’elemento aria del nostro corpo e ne favorisce l’accrescimento. E’ verde. Risiede nell’ombelico, ma si diffonde allo stomaco e all’intestino.
Quando espiriamo, se ne esce dalla narice sinistra, muovendosi a sinistra e a destra dell’estremità di tale narice. Quando è completamente purificato, si trasforma nella natura di Amoghasiddhi (e nel suo Rùpakàya precisamente).
5. “pervadente” o “pervasivo” (vyàna-vàyu): rlung grossolano che è responsabile dei tessuti e consente il movimento muscolare (aprire e chiudere gli occhi, camminare, piegarsi, ecc.). Fa da supporto all’elemento etere o spazio del nostro corpo e ne favorisce l’accrescimento. E’ blu pallido.
Risiede nella sommità della testa(18), ma si diffonde nelle 360 giunture ossee e in tutto il corpo.
Questo rlung non fluisce dalle narici, salvo che al momento della morte. Quando è completamente purificato, si trasforma nella natura di Vairochana (e precisamente nel suo Rùpakàya).
I 5 rlung secondari - che sono tutti grossolani - sono così chiamati perché si diramano dal “rlung sostenente la vita” che risiede nel centro del cuore. La loro ubicazione principale e originaria è nei raggi dei 4 canali del chàkra del cuore, da dove essi fluiscono lungo le nàdi fino ai rispettivi organi di senso, permettendo alla mente di muoversi verso l’oggetto percepito (che viene rispettivamente visto, odorato, udito, gustato e toccato); in altre parole, svolgono la funzione dei 5 sensi e delle loro relative coscienze(19):
a) “fluente” o “mobile” o “moventesi” : scorre dal cuore attraverso gli occhi per consentire alla coscienza visiva di muoversi verso il proprio oggetto (le forme visive) e di contattarlo. Il motivo per cui non possiamo vedere quando dormiamo, è che questo rlung si è ritirato dagli occhi alla sua sede nel cuore. E’ rosso ed associato alla terra;
b) “moventesi intensamente (o realmente)”: scorre dal cuore alle orecchie, consentendo alla coscienza uditiva di muoversi verso i suoni. E’ blu ed associato all’acqua;
c) “moventesi perfettamente (o interamente)” : scorre dal cuore alle narici, consentendo alla coscienza olfattiva di muoversi verso gli odori. E’ giallo ed associato al fuoco;
d) “moventesi fortemente (o rapidamente)” : scorre dal cuore alla lingua, consentendo alla coscienza gustativa di muoversi verso i sapori. E’ bianco ed associato all’aria;
e) “moventesi definitivamente (o risolutamente o molto rapidamente)” : scorre dal cuore in tutto il corpo, consentendo alla coscienza tattile di muoversi verso gli oggetti tattili. E’ verde e collegato allo spazio.(20)
Tutti i 10 rlung (principali e secondari) sorgono e crescono insieme al nostro corpo fisico nel grembo della madre(21), fino a diventare completi al momento della nascita. La morte invece è dovuta al fatto che essi si dissolvono l’uno dopo l’altro: dissolti tutti i rlung grossolani e le coscienze grossolane, il rlung più sottile e la coscienza più sottile(22) passeranno nell’altra vita. Dopo che le parti più grossolane della coscienza e delle energie si sono estinte, dopo l’apparizione delle visioni bianca, rossa e nera, diverremo consapevoli della Chiara Luce : in quel momento potremo integrare la meditazione fatta in vita con la Chiara Luce e potremo in seguito ottenere la buddhità. La Chiara Luce si verifica dopo che è cessato l’ultimo respiro : essa - se abbiamo praticato da vivi - può essere un’esperienza favorevole; altrimenti, è un attimo che passa. Dopo la percezione della Chiara Luce, si ha la separazione della coscienza dal corpo ed inizia il “corpo del bar-do”; una volta che quest’ultimo è morto, ciò che entrerà nel ventre della nuova madre saranno ancora il rlung sottile e la coscienza sottile (che sono sempre congiunti fra loro).
Del rlung non si parla nei sùtra, bensì nei tantra - che insegnano come controllarlo; controllando il rlung, si arriva a disciplinare la mente e ad eliminarne i difetti (responsabili del karma negativo e della conseguente sofferenza).

LE NADI (TSA).
Nel nostro corpo il prana non circola a caso, ma è canalizzato e guidato, segue circuiti o tracciati ben definiti(23). Le nadi sono appunto questi invisibili canali attraverso cui fluiscono le energie psichiche e che possono coincidere parzialmente coi percorsi e coi tracciati dei nervi, dei vasi sanguigni, dei condotti (biliari, linfatici, ecc.)(24), ma non sono la stessa cosa: infatti, non sono sezioni anatomiche o fisiche, ma sentieri strutturali dell’organismo umano, posti all’interno del nostro corpo lungo i quali scorrono i rlung (venti di energia vitale) e i thig-le (essenze vitali).
Secondo i tantra, le nadi - escludendo le più sottili - sono 72.000(25), di cui 32 le principali e, tra queste, le fondamentali sono 3: quella di destra, quella di sinistra e quella centrale (che scorre lungo la colonna vertebrale)(26). Queste ultime sono simili a canne di bambù, trasparenti, lucenti, cave e soffici.
In accordo con la teoria secondo cui il corpo umano è una replica dell’universo o, più esattamente, un microcosmo (cioè un universo in scala ridotta), le correnti del prana che fluiscono attraverso il corpo sono chiamate “forze (o energie) solari [shurya-svarupa] e lunari [chandra-svarupa]” :
1. le solari rappresentano le forze centrifughe (cioè rivolte all’esterno) tendenti alla consapevolezza conscia, alla conoscenza oggettiva, alla discriminazione intellettuale, simboleggiano l’aspetto creativo (o principio attivo, maschile o positivo). Fluiscono lungo il “canale” di destra o PINGALA;
2. le lunari simboleggiano le forze centripete (cioè rivolte all’interno) del subconscio che tendono a riunificare ciò che è stato separato dall’intelletto, rappresentano l’aspetto percettivo (o principio passivo, femminile o negativo). Fluiscono lungo il “canale” di sinistra o IDA.
Le caratteristiche di queste nadi variano a seconda del lignaggio della Scuola e del tipo di pratica. Tali diversità nella loro descrizione suggeriscono il fatto che il meditante deve scoprire le nadi per proprio conto e localizzarle secondo le proprie capacità yogiche e meditative e secondo la particolare pratica spirituale (sàdhana) che egli segue(27). Comunque, una classificazione può essere la seguente :
1) Pingala (ro-ma) :è detta anche “rasana”. E’ la nadi laterale destra, che si dirama dall’avadhùti, 4 dita al di sotto dell’ombelico, sale davanti alla spina dorsale, attraversa il cervello e raggiunge la sommità del capo per poi piegare in giù e sfociare nella narice destra. Peraltro, in alcune meditazioni l’estremità inferiore si trova nel perineo, alla base della spina dorsale.(28) E’ rossa sfumata di bianco all’esterno; rossa all’interno. Lungo tale nadi scorre prevalentemente il “thig-le rosso” (la creatività femminile). Rappresenta la polarità oggettiva (che consiste nei 5 elementi) : i rlung che scorrono in tale nadi generano la concettualità in termini di oggetto (gràhya), e creano l’idea dell’oggetto(29).
Ordinariamente non funziona bene, per cui la nostra mente è pervasa dalle interferenze dell’attacca-mento/desiderio. E’ associata all’elemento fuoco e alle consonanti della lingua sanscrita.
E’ identificata simbolicamente col metodo (upàya), cioè la compassione. Astrologicamente parlando, è connessa col sole (da cui è influenzata). Dal punto di vista medico, è associata all’umore bile (del sistema secretivo/endocrino).
2) Ida (rkyan-ma) : Detta anche “lalana”. E’ la nadi laterale sinistra, che si dirama dall’avadhùti, 4 dita aldisotto dell’ombelico, sale davanti alla spina dorsale, attraversa il cervello e raggiunge la sommità del capo per poi piegare in giù e sfociare nella narice sinistra. Peraltro in alcune meditazioni l’estremità inferiore si trova nel perineo, alla base della spina dorsale. E’ di color bianco sfumato di rosso, all’esterno; rossa all’interno. Vi scorre prevalentemente il fluido seminale maschile (“thig-le bianco”). Rappresenta la polarità soggettiva (che consiste nei 5 skandha): i rlung che scorrono in tale nadi generano la concettualità quale stato mentale soggettivo, cioè creano l’idea del soggetto (30).
Ordinariamente non funziona bene, per cui la nostra mente è pervasa dalle interferenze dell’avversio-ne/odio. E’ associata all’elemento acqua e alle vocali della lingua sanscrita. E’ identificata simbolica-mente con la saggezza discriminante (prajña). Astrologicamente parlando, è connessa con la luna (da cui è influenzata). Dal punto di vista medico, è associata all’umore aria (sistema nervoso).
3) Avadhùti (dbu-ma) : Detta anche “dhùti” o “sushumna”, in sanscrito; kun-dar-ma, in tibetano. E’ la nadi centrale o mediana, estendentesi 4 dita davanti alla colonna vertebrale (a cui è parallela)(31) dal mulàdhàrachàkra (precisamente 4 dita sotto l’ombelico) fino alla cima della testa (brahmàrandra) (32), dove curva discendendo ad arco sino al punto intermedio tra le sopracciglia (alla radice del naso). Alla sua estremità inferiore le 2 nadi laterali si congiungono innestandosi con l’avadhùti, formando un collegamento a tre. In alcune meditazioni peraltro l’estremità inferiore va visualizzata nel perineo alla base della colonna vertebrale (dove incontra l’ida e il pingala), oppure nell’organo
sessuale (a metà dell’apice del fallo o della vagina), mentre talora l’estremità superiore coincide col brahmarandra (cioè termina alla sommità della testa). L’avadhùti collega tra loro i 5 chàkra principali, passando attraverso il centro di ciascuno come l’asta di un ombrello. All’esterno è di color blu pallido, all’interno è rosso oleoso come sangue vivo. E’ soffice e flessibile. Le energie che vi scorrono sono neutre. E’ collegato all’elemento spazio. Astrologicamente parlando, è identificato col (ed influenzato dal) pianeta Ràhu. In medicina è associata all’azione dell’umore flemma (sistema immunologico).
Ordinariamente l’avadhùti non funziona bene, per cui la nostra mente è pervasa dalle interferenze dell’ignoranza/confusione (che a loro volta causano quelle contenute nelle due nadi laterali). Quando invece funziona correttamente, questa nadi stabilisce un collegamento diretto, una sintesi, tra la corrente solare e quella lunare, tra le due polarità umane (realizzabile tramite pratiche yogiche, quale il gtum-mo).
Le nadi Ida e Pingala, laterali e adiacenti all’avadhùti, le si avvolgono intorno (formando dei nodi) in corrispondenza dei chàkra dell’ombelico, del cuore, della gola e della corona della testa(33). A causa di queste strozzature, in condizioni normali i rlung non possono scorrere e circolare verso l’alto o verso il basso all’interno dell’avadhùti, se non alla morte o durante il sonno profondo o durante certe meditazioni dell’anuttarayogatantra.
In senso metaforico/spirituale, l’avadhùti è lo spazio primordiale dell’individuo, cioè il dharmadhàtu o dimensione di pienezza unitaria (non-duale) della realtà, in cui il polo dell’oggetto non è opposto a quello del soggetto; è lo spazio della Vacuità, nel quale si estende e si espande il thig-le o bodhicitta che è la consapevolezza intesa come potenzialità conoscitiva (in quanto è sempre pronta ad unirsi con un termine e ad essere da questo riempita). E' all'interno dell'avadhùti che, ad un certo punto del Sentiero, il processo psico/fisico realizza la saggezza suprema che conosce direttamente la Vacuità di tutti i fenomeni.
Ciò significa che solo in tale nadi - nel suo interno - può funzionare la mente pura. Infatti, la pura intrinseca natura della mente - detta anche “la natura-di-Buddha” o “la natura della luce chiara della mente” - esiste in ogni essere senziente (così come il fuoco esiste in modo latente e potenziale in un fiammifero); ma nel corpo d’una persona ordinaria l’energia della mente pura non può scorrere ed
estendersi, cioè non può funzionare (riusciamo a percepire solo le nostre illusioni anziché questa mente pura) perché è bloccata ed oscurata dai klesha, le cui energie (rlung) sono sfasate e disperse dato che vagano attraverso la maggior parte delle nadi, ad esclusione dell’avadhùti(34). Questi rlung sono guidati dagli oscuramenti mentali/emotivi della forza karmica e sono detti “rlung karmici” (o “energie karmiche” o “motilità dell’azione”(35): essi sono impuri ed attivano gli schemi mentali dualistici.
Al contrario, i rlung che si trovano nell’avadhùti sono chiamati “rlung della saggezza” (o “energia - o motilità - della consapevolezza”(36): essi sono puri e positivi. Sono i rlung coinvolti nel primissimo momento di ogni esperienza, quando c'è solo pura percezione perché non è ancora sopraggiunta una reazione. E' un momento brevissimo, un lampo di esperienza pura di cui di solito non siamo coscienti (infatti, quel che pensiamo come nostra esperienza è la reazione successiva a questo momento: l'attaccamento o l'avversione). Il "rlung della saggezza" è dunque l'energia sottostante l'esperienza, prima (o senza) che sopravvengano l'attaccamento o l'avversione.
In altri termini, si tratta della consapevolezza trascendente (jñàna) nel suo scorrere lungo l’avadhùti : ossia, mentre si trova al centro dell’esistenza umana ed avanza e si espande nella sua attività creatri-ce/arrangiatrice. E’ quindi la consapevolezza vista come comportamento dinamico e motorio (cioè considerata come motilità) nel suo aspetto non-dicotomico (cioè, che non crea la distinzione concet-tuale tra soggetto ed oggetto). Essa è detta anche “chiara luce” (prabhasvara) o “mente in quanto mente” (citta-eva, sems-ñid). Le esperienze mistiche, quelle di beatitudine, vacuità e chiarezza hanno dunque la loro base energetica nel canale centrale.
Il “rlung karmico” invece è diviso in 2 correnti polarizzate - bianca e rossa, oggettiva e soggettiva - che creano uno stato di tensione e la struttura di un universo dualistico, il samsara. In altre parole, attraverso l’attività di questo rlung appare la scissione (dicotomia) in soggetto ed oggetto : passando lungo il pingala innalza il polo oggettivo(37), passando lungo l’ida innalza quello soggettivo(38). In
quanto tale, il karma-vàyu serve da veicolo degli 80 “modelli di reazione” (di cui 33 derivano dalla potenzialità di odio, 40 da quella di attaccamento e 7 da quella di ignoranza). Il comportamento conscio e manifesto (azioni) è determinato da essi.
Il "rlung karmico" è dunque l'energia sottostante alle (e coinvolta nelle) nostre esperienze quotidiane in cui normalmente è presente una nostra reazione di attaccamento o di avversione. Tali esperienze hanno la loro base energetica nel "rlung karmico", ossia quest'ultimo dà vitalità e forza alle "tracce karmiche"(39) (derivanti dalle nostre azioni precedenti e immagazzinate nel nostro continuum menta-le), permettendo loro di avere un effetto sulla mente(40). Poiché dunque i “rlung karmici” sono impuri, gli stati mentali che essi sostengono sono altrettanto impuri, ossia continuano ad attivare le varie concezioni negative che ci irretiscono nel samsara(41): tutti i nostri pensieri sono incontrollati
ed indisciplinati, la mente è irrequieta ed ha molte fantasie, e sorgono le illusioni.
Ogni volta che la mente incontrollata presta attenzione ad un movimento d’energia di un particolare chàkra, le sensazioni negative aumentano. Ora, solo all’interno dell’avadhùti la mente pura può viaggiare ed espandersi attraverso il corpo (mentre l’energia delle varie illusioni fluisce lungo tutte le altre nadi). Ma attualmente l’energia mentale pura non può scorrere liberamente nell’avadhùti (cioè, non può trovarsi al centro dell’esistenza umana), perché esso è bloccato dai nodi di energia negativa che si trovano nei 4 chàkra già citati e nei quali essa è concentrata.
E’ con certe pratiche meditative (come il gtum-mo) che si può rallentare e anche far cessare questo flusso di energia negativa nelle nadi laterali: i rlung impuri vengono controllati, convogliati e riversati - col potere della meditazione yogica - nell’avadhùti e qui dissolti, cosicché non sosterranno più quei pensieri concettuali e dualistici. Da ciò deriva automaticamente che la mente non riceve più informa-zioni pervase da illusioni, e quindi non produce più concezioni errate, non fa errori di discriminazione, e diviene calma e tranquilla. Dunque, le “energie karmiche” dell’ida e del pingala svaniscono e lascia-no il posto alla circolazione delle “energie di saggezza” in tutte le nadi dell’individuo. Così, se i rlung vengono fatti entrare e dissolvere nell’avadhùti col potere della meditazione dell’anuttarayogatantra, il praticante può ottenere - volutamente e consapevolmente - la diretta realizzazione della luminosità della natura della mente, la “Chiara Luce”. Egli imita insomma ciò che avviene - naturalmente e spon-taneamente - alla morte o durante il sonno profondo : i nodi delle nàdi si sciolgono, i rlung si riuni-scono nell’avadhùti e viene sperimentata una momentanea Illuminazione.
La meditazione suddetta va effettuata focalizzando la nostra concentrazione su uno dei 10 chàkra collocati lungo l’avadhùti.(42)
Tutto ciò avviene perché il rlung è legato e fa da sostegno alla mente; cosicché esso la segue quando è guidato dalla concentrazione: il rlung si raccoglie dove la mente lo concentra. Finché il rlung circola nelle varie nàdi, funzionano solo i grossolani pensieri concettuali che osservano gli oggetti esterni e persiste la mente dualistica; ma quando è portato - attraverso i chàkra - nell’avadhùti, la sua natura
essenziale (thig-le) vi è attivata: la mente dualistica è allora superata, e la realizzazione è raggiunta.
Quando i rlung impuri si dissolvono nell’avadhùti si verificano 8 segni: cioè, le apparizioni simili a un miraggio, al fumo, a lucciole, a una lampada a burro, le luminosità di color bianco, rosso e nero e infine la chiara luce. E la dualistica mente concettuale - che è la sorgente del samsara - non trova più il suo fondamento o base e perciò scompare(43): in tale condizione si otterrà l’unificazione dei poli
soggettivo ed oggettivo della nostra sfera sensoriale in una dimensione di pienezza unitaria della realtà: cioè, la sfera sensoriale sarà sperimentata come l’originaria purezza delle percezioni (non più alterate dallo schermo dei concetti né colorate dalle nostre emozioni o aspettative). In altre parole : si sperimenterà una diretta realizzazione della verità ultima o Vacuità, per cui si potrà sviluppare
intuitivamente ogni qualità positiva. L’unità delle due correnti laterali - cioè lo stato di “due in uno” - costituisce l’integrazione e il completamento della nostra individualità : la fusione di cuore e mente, di compassione e saggezza, di azione e comprensione, per cui l’uomo diviene un essere armonico, completo, totale e perfetto.
Dunque, quando le energie solare e lunare del “corpo sottile” sono portate nello stato d’unione - che è la loro condizione inerente, latente, originaria - l’essere umano può diventare illuminato : così come quando i poli positivo e negativo di un circuito elettrico sono uniti, si accende la luce. Tali energie infatti sono i costituenti fondamentalmente inseparabili e reciprocamente interdipendenti di un’unità totalmente integrata(44).

I BINDU (thig-le).
Il termine (che letteralmente significa “goccia, sfera, cerchio, punto”) può essere visto da due lati o angolazioni, cioè dal punto di vista fisico e da quello psichico/spirituale.
1) In senso fisico o relativo:
Si tratta di una sottile sostanza fisiologica, comprendente vari elementi (inclusi i fluidi rigenerativi dell’uomo e della donna) e diffusa in tutto il corpo.
a) In rapporto al “corpo grossolano”: nell’uomo, indica il fluido seminale maschile (sperma); nella donna, le secrezioni vaginali e il sangue mestruale (in cui viene ricompreso l’ovulo). In senso più ampio indica le secrezioni interne del corpo, specialmente quelle del sistema endocrino (essenze ormonali).
Secondo la medicina tibetana, nel corpo umano vi sono 7 elementi costitutivi fondamentali : l’essenza nutritiva (cioè l’essenza del cibo), il sangue, la carne, il grasso, le ossa, il midollo, il fluido rigenera-tore o essenziale. Ogni elemento è il distillato (o essenza o parte raffinata) del precedente : così, 7 gocce dell’essenza nutritiva producono una goccia di sangue; da una tazza di sangue si produce una
goccia di liquido seminale. Nell’uomo, il liquido seminale non si produce solo nei testicoli, ma si forma dai fluidi presenti in tutte le membra per poi raccogliersi dalle varie parti del corpo ed essere emesso dai genitali; la donna, che non ha liquido seminale, ha solo una secrezione.
Il liquido seminale maschile è paragonato alla luna perché si forma e si trova - allo stato freddo - alla cima della testa. Esso si sposta nelle varie regioni del corpo giorno dopo giorno: sono le fasi lunari che determinano la sua circolazione, facendo sì che i centri dell’eccitazione sessuale (che vanno dalla cima della testa ai piedi) diventino più attivi in determinati giorni del mese lunare(45);
b) in rapporto al “corpo sottile”: i thig-le sono concentrazioni (o particelle) dell’energia sottile che opera attraverso il nostro corpo, si esprime in esso e lo anima(46), cioè sono la forza vitale (bioener-gia) nella sua forma più essenziale: creativa e procreativa. La sua funzione consiste - dal punto di vista naturale ed ordinario - nell’impulso dell’auto-conservazione e della riproduzione (comuni a tutti gli animali)(47).
In altre parole, si tratta dell’essenza (o natura essenziale) e della potenzialità del prana e pertanto il thig-le non è una cosa separata da questo. Esso scorre nelle nadi e si concentra e circola nei chàkra secondo il movimento spontaneo dei rlung. Queste microscopiche “gocce di energia” (o “gocce di essenza vitale”) sono di due tipi(48), presenti entrambi sia nei maschi che nelle femmine :
• Il thig-lè rosso è l’energia (o vitalità) che è derivata e si è sviluppata dall’originario ovulo provenien-te da nostra madre al momento del nostro concepimento. E’ la forza procreativa femminile (o “nega-tiva”), l’essenza (o parte pura e raffinata) dell’ovulo;
• quello bianco è l’energia (o vitalità) che è derivata e si è sviluppata dall’originaria goccia di sperma proveniente da nostro padre al momento del nostro concepimento. E’ la forza pro-creativa maschile (o “positiva”), l’essenza (o parte pura e raffinata) dello sperma.
A seguito del concepimento, i thig-le dei nostri genitori formano - nel chàkra del cuore dell’embrione - una specie di involucro o guscio o padiglione (dove la “goccia” del padre è nella parte superiore e quella della madre nella inferiore), che è la dimora sia della mente (o coscienza mentale) sottilissima sia del rlung sottilissimo (che l’accompagna)(49) provenienti dalla vita precedente. Questa unione
delle due “gocce” sottili, dalla forma di un piccolo pisello, chiaro e luminoso, metà bianco e metà rosso, si chiama “thig-le indistruttibile (o primordiale) del cuore” (mi-sigs-pa’i thig-le)(50). Più preci-samente: al chàkra del cuore vi è un sestuplice nodo formato dalle nadi destra e sinistra che si avvolgono attorno all’avadhùti e lo comprimono, bloccandolo; ora, al centro di questo nodo, che è all’interno dell’avadhùti, vi è un piccolissimo vacuolo e al suo interno vi è il “thig-le indistruttibile”. E’ detto ‘indistruttibile’ perché le sue due metà non si separano mai fino al momento della morte e perché esso fino a quel momento risiede sempre nell’avadhùti in corrispondenza del chàkra del cuore (51). Mentre le due “gocce” si cambiano di vita in vita (perché sono costituite dagli elementi dei
genitori, che sono diversi da un’esistenza all’altra), il continuum della mente sottilissima e del rlung sottilissimo è sempre lo stesso durante tutte le rinascite e ce lo porteremo appresso fino all’otteni-mento dell’Illuminazione (52).
Sviluppandosi l’embrione, dal “thig-le indistruttibile” l’elemento bianco aumenta di volume ed una parte di questo si stacca e sale, fermandosi al chàkra del capo; essa è la base per sperimentare il piacere e la beatitudine durante la vita. La stessa cosa avviene per l’elemento rosso, di cui una parte si stacca e scende, andando a risiedere nel chàkra dell’ombelico; essa è la base per sviluppare il calore del fuoco del gtum-mo (che può sciogliere la goccia dell’elemento bianco del capo). Pertanto, quando l’individuo è nato, i due tipi di thig-le pervadono tutto il corpo, ma quelli rossi scorrono in prevalenza nella nadi di destra ed hanno la sede principale nel chàkra dell’ombelico (nonché in quello della gola e del “luogo segreto”), mentre quelli bianchi scorrono soprattutto nella nadi di sinistra ed
hanno la sede principale nel chàkra della corona (nonché in quello della fronte e del “gioiello”)(53); nel chàkra del cuore i due tipi di thig-le risiedono con uguale forza ed intensità.
Ma nell’avadhùti i thig-le di solito non scorrono mai, se non nei casi eccezionali cui si è accennato parlando dei rlung : al momento della morte e quando si ricorre alle meditazioni dello “stadio del completamento” dell’anuttarayogatantra, come vedremo tra poco.
2) In senso psichico/spirituale od assoluto.
Abbiamo visto che nel suo aspetto ordinario, la funzione di questa energia, ciecamente creativa e procreativa, si esaurisce nell’impulso dell’autoconservazione e della riproduzione senza alcun signi-ficato od orientamento discriminante: normalmente tale forza è latente (cioè non ne siamo coscienti),
assorbita dalle funzioni subconsce e puramente fisiologiche, e – fintanto che non venga risvegliata - chiude e blocca l’entrata inferiore dell’avadhùti. E il mondo esteriore viene percepito negativamente e non in modo consapevole.
Invece, nella sua forma sublimata diventa forza psichicamente creativa e fisicamente salutare, ossia potenzialità spirituale: in altre parole, se la si fa fluire e scorrere lungo l’avadhùti(54), viene attivata e trasformata in un mezzo che ci fa ottenere la graduale scomparsa della nostra ordinaria visione dico-tomica della realtà e la graduale realizzazione della beatitudine sino a che non siano raggiunti il per-fetto spiegamento e la realizzazione cosciente, diventando così consapevoli della relazione interiore tra idee, fatti, cose, dati sensori e forze. E’ questo uno stato di pienezza, che consiste nella sintesi tra funzioni (e qualità) spirituali, mentali, emotive ed organiche (tra le quali esiste solo una differenza di misura, non di essenza). Pertanto, la funzione del thig-le nel suo aspetto sublimato è quello di provo-care l’esperienza tantrica della beatitudine: il risveglio di kundalini (l’energia di beatitudine latente (55) nel corpo fisico e pervadente tutto il corpo sottile), provocato con lo hatha-yoga e mantenendo la consapevolezza di se stessi come divinità, non avviene allo scopo di soddisfare un piacere ordina-rio, ma per generare la penetrante visione intuitiva della vera natura della realtà ed ottenere il con-trollo dei livelli più sottili del corpo e della mente, e perciò per raggiungere la buddhità. Questa subli-mazione avviene in due occasioni: al momento della morte o attraverso la meditazione dello “stadio di completamento”.
1. Al momento della morte, avviene in modo naturale e spontaneo che la goccia bianca dal capo scende lungo l’avadhùti verso il cuore, mentre il thig-le rosso sale dall’ombelico al cuore - provocando rispettivamente l’apparizione bianca e quella rossa. Quando le due gocce si uniscono al chàkra del cuore (dove si assorbono i rlung), esse ricoprono il “thig-le indistruttibile”, racchiudendo la coscienza sottilissima come in una scatola o in un guscio: il che provoca l’apparizione nera del “quasi-otteni-mento”. Poi, i nodi del chàkra si sciolgono e i due thig-le si separano, riprendendo il rosso a salire e il
bianco a scendere, perché si è disfatta quella specie di involucro : e si ha l’esperienza della Chiara Luce della morte. Se il morente è un vero yogi, saprà utilizzare questa Chiara Luce stabilizzando su di essa la propria meditazione : da questa deriverà l’unione della Grande Beatitudine e della Vacuità;
2. invece, da vivo, lo yogi sarà in grado di far scorrere il thig-le mediante la pratica del gtum-mo e quella della karmamudra:
• nella pratica del gtum-mo, le fiamme del fuoco visualizzato all’ombelico salgono lungo l’avadhùti verso l’alto e bruciano i nodi creati dalle nadi laterali attorno all’avadhùti stesso : il thig-le o energia pura che si trova come coagulata nel chàkra della sommità del capo si scioglie e scende lungo l’avadhùti libero da ostruzioni, provocando una sensazione gioiosa e felice in corrispondenza dei chàkra della testa, della gola, del cuore e dell’ombelico(56), che si diffonde poi in tutte le nadi del corpo. Questa ovviamente non è una discesa nel senso letterale della parola, ma è l’estensione della pura consapevolezza fino ai più estremi limiti dell’esistenza umana; e l’avadh¾ti metaforicamente simboleggia lo spazio primordiale (dell’individuo) nel quale si espande quella consapevolezza.
Come automatico risultato di ciò, ora percepiamo le cose in modo diverso e scopriamo che esiste in noi la potenzialità di una felicità permanente (per cui smetteremo di dipendere dagli oggetti esterni dei sensi).
A questo processo discendente segue il processo inverso : dall’ombelico il thig-le sale ai vari chàkra fino a quello della testa, dove si manifesterà una sensazione di beatitudine ancora più intensa: que-sto stato mentale verrà usato proficuamente per meditare sulla Vacuità;
• nella pratica con la karmamudra si ha la discesa - lungo l’avadhùti - del “thig-le bianco” dello yogi che si mescola nel chàkra sessuale con quello rosso nel “loto” (vagina) della yogini e quindi si ha la risalita di questa mistura (kundalini) lungo la stessa nadi. L’ascesa della kundalini dal chàkra sessuale alla testa lungo l’avadhùti carica e riattiva tutti i chàkra : tutto lo psico/organismo viene vitalizzato da
una corrente di energia così forte da dissolvere la normale percezione dualistica e da provocare una intensa percezione interiore e di grande beatitudine.
L’avadhùti è il simbolo per indicare la sfera della percezione non-duale delle apparenze illusorie, la dimensione unitaria della realtà - che in questo caso è il risultato della consumazione sessuale. Esso stabilisce un collegamento tra i chàkra, unisce le forze di quello più alto e di quello più basso e causa una sintesi fra la corrente lunare e quella solare: le due energie (rlung) integrate vengono così subli-mate e sollevate di chàkra in chàkra sino al raggiungimento di quello della corona, il livello (o dimen-sione) superiore della coscienza - che comprende quelli inferiori senza annullarne le qualità e in cui si
estingue ogni auto-limitazione e dualità. Cessando il pensiero concettuale e dualistico, si ha l’unifica-zione dei poli oggettivo e soggettivo della nostra sfera sensoriale in una dimensione di pienezza uni-taria della realtà.
In senso psichico/spirituale, il thig-le è pertanto la creatività (naturale, pura e originaria) della mente, cioè la sua responsività o reattività prima che sia cristallizzata in concetti, illusioni, pensieri e precon-cetti, ossia aldilà di ogni dualismo: è la completa immediatezza dell’esperienza prima che venga dico-tomizzata in “soggetto” ed “oggetto”. Si tratta della potenzialità conoscitiva, che non ha una sua struttura e sta alla base di ogni cognizione : la consapevolezza è una potenzialità in quanto il campo percettivo non è un’entità ben definita e circoscritta, ma è una dimensione aperta ad infinite possi-bilità ed è sempre pronta ad unirsi con un termine e ad essere da un termine riempita(57). E’ la speciale percettività della mente - o capacità cognitiva - che permette di vedere le cose in un modo nuovo, fresco, pieno, autentico e soddisfacente e di vivere perciò molto di più nel mondo del reale che in quello dei concetti e dei preconcetti. Infatti, è la mente che trascende la sua tendenza ad oggettivare e va aldilà dell’ego e quindi è consapevolezza trascendente (jñàna) o pura trascendenza - che è assoluta vacuità: è l’assenza della dicotomia soggetto/oggetto e la conseguente beatitudine non separativa (58) che è tanto conoscenza quanto sentimento.
Questa energia psichica caratterizzata da intensa percezione interiore e da intensa beatitudine - in una parola, il thig-le - ha la potenzialità immanente di farci attualizzare e realizzare il nostro essere, è la forza rigenerativa di una coscienza illuminata, cioè capace di farci raggiungere la buddhità.
Ciascun uomo è dotato della potenzialità interiore della “natura-di-buddha”, ma essa non può essere attivata e destata se non viene fecondata dal seme di bodhicitta (l’aspirazione altruistica al raggiungi-mento della buddhità). Come una donna - fecondata dal seme del maschio - resta incinta, per cui il concepimento dell’embrione trasforma la sua vita facendo sorgere in lei una nuova energia, gioia
e capacità intuitiva, così il bodhisattva (cioè colui che ha sviluppato la bodhicitta) concepisce compas-sione per tutti gli esseri e sa cogliere intuitivamente la verità ultima (la saggezza della Vacuità). Ecco perché nel tantrismo viene usato il termine bodhicitta come sinonimo onorifico di “thig-le in senso
psichico/spirituale”. Così, quello che a livello fisico era lo sperma dello yogi e il sangue mestruale della yogini, viene misticamente a simbolizzare (a livello spirituale) la compassione e la saggezza. Il mondo viene ora percepito in modo positivo e la nostra consapevolezza fiorisce come beatitudine e pace.

I CHÀKRA.
I chàkra sono i punti in cui si intersecano e da cui si diramano le nadi (così come i raggi d’una ruota si incentrano nell’asse). Si tratta di centri che – alimentati dall’ida e dal pingala - accumulano e tra-sformano il prana ricevuto e a loro volta lo irradiano e lo distribuiscono (come l’energia da una centrale elettrica) attraverso molte altre nadi in tutto l’organismo pranico. Sono quindi degli epicentri della struttura dinamica ed energetica del corpo umano, i centri della forza (o energia) psico-cosmica nel nostro organismo, i punti focali in cui le forze psichiche e le funzioni corporee si incontrano, si uniscono e si compenetrano.
Questi centri di energia all’interno del corpo sono connessi col sistema immunitario. Essi svolgono un ruolo cruciale nell’incremento o nel calo dei vari stati emozionali all’interno della nostra mente. E’ dovuto proprio ai chàkra e all’intima relazione tra corpo e mente il fatto che speciali tecniche medita-tive dirette al controllo mentale possono avere effetti positivi sulla salute.
I chàkra principali si trovano lungo l’avadhùti (come se fossero infilati lungo la colonna vertebrale) in corrispondenza dei 4 punti in cui le due nadi laterali si avvolgono intorno all’avadhùti stesso, forman-do i cosiddetti “nodi” (che ostruiscono il flusso della sottile energia all’interno del “canale” centrale) : perineo, ombelico, cuore, gola. Questi 4 punti sono altrettanti chàkra; e con quello posto alla som-mità della testa costituiscono i 5 chàkra principali.
Ciascun chàkra è raffigurato come un fiore di loto con un certo numero di petali: questi sono le nadi secondarie più piccole che si diramano a raggio dall’avadhùti come le stecche di un ombrello aperto. Al chiaroveggente appaiono come vortici o come depressioni a forma di coppa, di materia che rotea vorticosamente: cerchi larghi da 5 a 15 cm, emananti una luce di vari colori.
Nell’anuttarayogatantra, i chàkra (collocati lungo l’avadhùti) - sui cui vacuoli (‘bub-stong), mediante apposite tecniche meditative, va focalizzata la concentrazione per portare i rlung in tale nadi - sono 10. Essi sono detti “le 10 porte del cosiddetto Corpo di Vajra” (59), e sono:
1. corona (apice del cranio)
2. “del rlung” o ajñachàkra (fronte)
3. punto tra le sopracciglia (estremità superiore dell’avadhùti)
4. gola (nella sua parte posteriore)
5. “del fuoco” (tra gola e cuore)
6. cuore (tra le due mammelle)
7. ombelico
8. “luogo segreto” (che inizia 4 dita sotto l’ombelico)
9. “gioiello” (al centro dell’organo sessuale, presso la sua estremità)
10. estremità dell’organo sessuale: glande o clitoride (estremità inferiore dell’avadhùti).
I 5 chàkra principali sono i seguenti :
1) Muladhara (60) –
a) Nome tibetano: “Detentore della felicità (o della beatitudine)”;
b) Ubicazione: è posto alla base della colonna vertebrale, inizia 4 dita sotto l’ombelico e comprende la regione pelvica, il perineo e il “luogo segreto”;
c) Corrispettivo fisiologico: il sistema riproduttivo :
d) Corrispettivo psicologico: ♦ nell’uomo non risvegliato e psichicamente immaturo, questo chàkra è la sorgente delle forze vitali ciecamente creative, le cui funzioni si esauriscono nell’auto-conserva-zione priva di quella cognizione discriminante che potrebbe dare significato e orientamento a questa forza cieca;
♦ nella sua forma sublimata invece, questo chàkra - attraverso la trasformazione cosciente delle sue funzioni (ossia, nella meditazione) - diventa la sede delle forze psichicamente creative e fisicamente salutari: la sua energia vitale, se viene sublimata, si trasforma in potenzialità spirituale;
e) Malattie connesse: dei reni, vescica, organi genitali; problemi sessuali, mestruali; costipazione,
ritenzione idrica, dolori alle ginocchia, sciatica, spondilite, infezioni;
2) Manipùra
a) Nome tibetano: “Emanazione (o Trasmutazione)”
b) Ubicazione: è posto nell’ombelico
c) Corrispettivo fisiologico: il plesso solare, che controlla il sistema della nutrizione (digestione, assi-milazione, ecc.) e quindi gli organi dello stomaco, fegato, ecc.
d) Corrispettivo psicologico: quando questo chàkra è sublimato, diviene l’organo dell’assimilazione delle forze subconsce materiali ed immateriali;
e) Malattie connesse: dei reni, vescica, milza, articolazioni, pelle; ritenzione idrica, infezioni, tumori
non infiammati;
3) Anahata
a) Nome tibetano: “Fenomeni”
b) Ubicazione: è posto nel cuore
c) Corrispettivo fisiologico: il plesso cardiaco (regola e controlla il sistema circolatorio)
d) Corrispettivo psicologico: attraverso la sua sublimazione o trasformazione cosciente delle sue
funzioni, diventa la sede della coscienza intuitivo/spirituale, cioè l’organo della mente intuitiva, del sentimento spirituale (la compassione) e l’organo del processo di meditazione in cui l’essenza del cosmico/astratto è trasformata in esperienza umana, cioè in vita ed azione;
e) Malattie connesse: ansia, nervosismo, panico, manie, rabbia, stress, tensioni ed isterismi, iper-tensione, angina; disturbi di circolazione, del sistema nervoso, di fegato, di cistifellea, di cuore, di intestino, di duodeno, di plasma, di siero; artriti, ritenzione idrica, eccessiva sudorazione, infiam-mazioni.
Particolare importanza hanno le 8 nadi che si diramano da questo chàkra. Infatti, ognuna di esse (associate ai 4 elementi e ai 4 oggetti dei sensi) si biforca formando una rete di 24 canali(61), divisi in 3 gruppi chiamati:
1. canali della mente: vi scorre energia mobile di color blu (che è il colore della mente). Raggiungono la fronte all’attaccatura dei capelli, la volta del capo (al centro), le orecchie, un punto nel collo sotto la nuca, il punto tra le sopracciglia, gli occhi e le spalle;
2. canali della parola: di color rosso, contengono soprattutto le “gocce” del costituente rosso, da cui ha origine il sangue (visto qui nella sua componente “mentale”). Raggiungono le ascelle, la punta del naso, i capezzoli, la bocca, la gola, la zona cardiaca, l’ombelico, i testicoli o le ovaie;
3. canali del corpo: di colore bianco, contenenti soprattutto le “gocce” del costituente bianco. Rag-giungono l’organo sessuale (al glande o al clitoride), l’ano, le cosce, i polpacci, le dita dei piedi, la zona anteriore dell’anca, le dita della mano e le ginocchia.
La diramazione di ognuno dei 24 canali nel corpo avviene in modo triplice e le 72 nadi risultanti a loro volta si suddividono ciascuna in 1000 canali sottili, pari ad un totale di 72.000 nadi;
4) Visuddha
a) Nome tibetano : “Fruizione (o Godimento)”
b) Ubicazione : è posto nella gola
c) Corrispettivo fisiologico : il plesso laringo-faringeo (che controlla il sistema respiratorio)
d) Corrispettivo psicologico : quando le sue funzioni vengono sublimate, diventa l’organo del suono mantrico, in cui il respiro fisico è trasformato in prana cosciente, la vibrazione spirituale della conoscenza (formulata mentalmente ed udibilmente);
e) Malattie connesse : nervosismo, impazienza, intolleranza; disturbi della memoria, di fegato, di
cistifellea, di sangue, di intestino, di duodeno, di polmoni, di colon, di circolazione, di tiroide, di gola, di lingua, di bocca, di naso; difficoltà di parola, febbri, infezioni, infiammazioni;
5) Sahasrara (62)
a) Nome tibetano : “Grande beatitudine”
b) Ubicazione : è posto alla sommità della testa (corona)
c) Corrispettivo fisiologico : il sistema nervoso volontario e riflesso;
d) Corrispettivo psicologico : • nell’uomo non risvegliato e psichicamente immaturo : rappresenta l’attività mondana dell’intelletto che ci separa dalle sorgenti della vita e dall’unità interiore di tutti gli esseri. Infatti: - se l’intelletto è rivolto all’esterno, ci coinvolge nel processo del divenire, nel mondo delle cose e nell’illusione di un io distinto (donde: attaccamento, odio, ecc.);
- se l’intelletto è rivolto all’interno, esso si perde nel mero pensiero concettuale, in un vuoto di astra- zioni, nella morte della fossilizzazione mentale;
• invece, nella sua forma sublimata : tale chàkra diventa la sede della coscienza cosmica, universale e trascendente;
e) Malattie connesse : confusione e ottusità mentale, stupidità; problemi ghiandolari e linfatici, di
digestione, dei polmoni, dei reni, del sangue, del condotto seminale, della pelle, dei muscoli, del midollo osseo; sterilità, infezioni.
 



C’è poi da aggiungere una serie di valori sia mondani che spirituali da collegare ai Cinque Chakra principali… Il klesha collegato al Sahasrara è l’ignoranza/ottusità, all’Anahata è l’odio/avversione, al Manipura l’orgoglio/superbia, al Visuddha l’attaccamento/bramosia ed al Muladhara l’invidia/gelosia.
I periodi della giornata ed essi collegati sono: al Sahasrara, l’eterno presente (qui e ora); all’Anahata,
l’alba; al Manipura, il metà mattino; al Visuddha, il tramonto ed al Muladhara, il crepuscolo. I vari Reami samsarici corrispondono: al Sahasrara, quello dei Deva o degli animali; all’Anahata, quello degli Inferni; al Manipura, quello degli esseri umani; al Visuddha, quello dei Preta; ed al Muladhara, quello degli Asura. Gli Skandha (cioè, gli aggregati) sono così collegati: al Sahasrara, la coscienza; all’Anahata, la forma; al Manipura, la sensazione; al Visuddha, le discriminazioni; infine al Muladhara,
la struttura mentale. Quanto alle capacità, esse sono così collegate: al Sahasrara, l’intelligenza o intelletto; all’Anahata, la compassione; al Manipura, l’umiltà; al Visuddha, la soddifazione; mentre al Muladhara, la gioia o felicità spirituale. I 5 Poteri della mente, o siddhi, sono così collegati: la pace mentale al Sahasrara; la stabilità all’Anahata; lo sviluppo, al Manipura; il controllo, al Visuddha e la distruzione (o eliminazione) al Muladhara. Infine, le 5 Divinità Dhyanibuddha: al Sahasrara è unito Vairochana; all’Anahata, Akshobya; al Manipura, Ratnasambhava; al Visuddha, Amitabha; ed al Mula-dhara, Amoghasiddhi.
La purificazione dei chàkra dai rispettivi klesha avviene proiettando davanti a "né o all’apice della testa lo yi-dam, dai cui chàkra della testa, gola e cuore provengono delle luci colorate che vengono assor-bite dai corrispondenti chàkra del meditante.
La luce che entra: nella fronte è bianca e purifica il corpo, le azioni karmiche e le nadi;
Nella gola è rossa e purifica la parola, i klesha emotivi e i rlung;
Nel cuore è blu e purifica la mente, i klesha mentali e i thig-le (63).
Quando i chàkra sono purificati e completamente aperti, diventano i mandala interiori delle divinità (ad es., i 5 Buddha Innati). Allorché una persona ha realizzato la natura di buddhità, nel suo corpo si manifestano interi regni di divinità e mandala luminosi: così, in un mandala posto al chàkra del cuore risiedono 42 divinità pacifiche; al chàkra della testa risiedono 58 divinità adirate; ed al chàkra della gola risiedono 10 divinità del lignaggio, cioè i vari guru della tradizione dell’iniziato.
A conclusione di questo capitolo sul “corpo sottile”, si può dire - in sintesi - che, come abbiamo visto, di tutte le nadi la più importante è l’avadhùti, lungo il quale vi sono i chàkra: nel ‘chàkra del cuore’ e precisamente nel ‘thig-le indistruttibile’ risiedono - inseparabilmente uniti - il ‘rlung sottilissimo’(64) e la mente sottilissima di chiara luce (o coscienza originale). La funzione di questa mente è di saper penetrare nella natura ultima ed universale (non-duale) della realtà; ma ciò è normalmente impedito dal continuo sorgere (nella nostra mente) dei numerosi stati mentali grossolani; infatti, fino a quando i rlung fluiscono attraverso tutte le altre nadi, essi attivano solo le menti grossolane, mentre la mente di chiara luce si manifesta solo quando essi entrano, dimorano e si dissolvono nell’avadhùti (quando capita ciò, noi sperimentiamo gradualmente gli “8 segni”, l’ultimo dei quali è appunto la sottilissima mente della Chiara Luce(65).
Quest’ultimo processo avviene sempre automaticamente e naturalmente al momento della morte e ogni volta che cadiamo nel sonno; ma lo yogi esperto lo provoca anche volutamente, nello Stadio di Completamento dell’anuttarayoga-tantra, mediante una profonda concentrazione sul “corpo di vajra” al fine di eliminare i livelli grossolani della mente, entrando in contatto con la propria mente originale. Egli può usare questa mente fortemente concentrata allo scopo di meditare sulla Vacuità, liberandosi da ogni illusione; e mentre si assorbe nello spazio chiaro della non-dualità, contemporaneamente egli sperimenta la beatitudine. L’esperienza tantrica dell’unità della Grande Beatitudine con la simultanea Comprensione della Vacuità è detta Mahamudra.
 



NOTE:
1
) La sua luminosità e densità cambia coi nostri pensieri e sensazioni; e la sua radiosità naturale
diventa un colore grigio-fumo in caso di malattia.
2) E una volta entrati in rapporto col “corpo sottile” tramite la meditazione, il corpo fisico grossolano non sarà più un problema perché lo avremo trasceso.
3) Questa esperienza tantrica dell’unità della “Grande beatitudine” con la simultanea “comprensione della Vacuità” (o “saggezza”) è detta ‘Mahàmudra’.
4) Viene qui attribuito - per motivi di buon auspicio - al fattore causale (o base) il nome del risultato
che si otterrà solo in seguito.
5) Ad es., il rlung è l’energia vitale delle piante: è l’energia che le fa crescere e le aiuta ad assorbire
l’acqua, a produrre nuove foglie, ecc.
6) In effetti, in alcuni testi tantrici il rlung è chiamato “vita” o “energia vitale”.
7) Ecco perché è opportuno lavarsi frequentemente : in caso contrario, i pori si bloccherebbero e la
nostra salute ne soffrirebbe.
Letteralmente “rlung” significa “aria, vento”, termine che - con riferimento al corpo pranico - si
potrebbe tradurre con la locuzione tecnica di “aria sottile”, la quale è in realtà un’energia : un’energia
che non è statica, ma è dotata di movimento (cioè, ha la proprietà di modificare la propria posizione),
cosicché spira (o soffia) come l’aria, cioè si comporta come una corrente o flusso d’aria. Insomma, una corrente di energia sottile.
9) Grazie all'espirazione dell'aria si ha la dissoluzione degli elementi del corpo, cioè un indebolimento dell'organismo fisico; invece durante l'inspirazione si ha un accrescimento degli elementi, cioè un rafforzamento dell'organismo.
10) Il rlung è il responsabile dei movimenti della mente: esso è la mobilità della coscienza, che va dove la porta il rlung.
11) Ne deriva pertanto che per poter controllare la mente (onde evitare di sviluppare pensieri negativi) è indispensabile controllare i rlung.
12) La mente è talora paragonata ad uno zoppo che può vedere, e il rlung a un cieco che può
Camminare (con il cieco che porta sulle spalle lo zoppo, ed insieme avanzano).
13) Nelle 24 ore vi sono 21.600 respirazioni (intendendosi per “respirazione” la successione di
inalazione, ritenzione ed esalazione). “Prànayama” è la pratica di respirazione per avere il controllo
sul pràna e quindi sulla mente (che dal pràna è influenzata). Consiste in una tecnica con cui si riduce
la velocità di respirazione e si trattiene il respiro sempre più a lungo, così da arrestare le distrazioni
mentali, in modo che è possibile tener la mente ferma e fissa su un unico oggetto di meditazione (la cosiddetta mente “uni-versa”).
14) Quando sono soltanto nell’avadhùti consentono invece alla mente di riconoscere la Vacuità.
15) Lo yogi che stabilizza la sua meditazione su uno dei 5 elementi, ottiene le relative siddhi, quale il
controllo completo su di esso, che così non lo potrà più danneggiare (ad es., se si tratta del fuoco, non sarà più disturbato dal caldo; se si tratta dell’aria, il corpo diventerà così leggero da poter volare o levitare).
16) “Vena o canale della vita” (srog-rtsa) è il tratto (lungo circa 2 cm.) di una vena collegata al cuore
che si trova tra la 6^ e la 7^ vertebra (contando dalla vertebra cervicale) e nella quale fluisce l’energia sottile che sostiene lo scorrere del sangue.
17) Secondo insegnamenti diversi, le sedi dei rlung n.1 e n.5 sono invertite.
18) Vedi la precedente nota 4.
19) Poiché la loro funzione è di sviluppare le coscienze sensoriali, questi rlung son detti anche “i rlung
delle facoltà sensoriali”.
20) Ciascuno dei 5 “rlung secondari” e il “rlung sostenente la vita” grossolano ha due parti : un rlung
che sviluppa il tipo specifico di consapevolezza, e un rlung che muove la consapevolezza verso il
proprio oggetto. Questi 12 rlung normalmente scorrono lungo le nàdi destra e sinistra e sono i
principali oggetti che devono essere purificati mediante la Recitazione del Vajra. Se desideriamo eliminare le distrazioni è importante far entrare, dimorare e dissolvere questi 12 rlung nell’avadhùti.
21) Quando si forma l’embrione, le 3 principali nàdi hanno la loro origine dai difetti mentali che
contaminano la mente della vita immediatamente precedente; esse sono: • l’avadhùti che deriva dall’ignoranza; • il pingala che deriva dall’attaccamento, e • l’ida che deriva dall’odio.
22) Tali rlung e coscienza sottili - che sono sempre insieme - oggi non sono in funzione in noi (pur
essendo presenti), ma cominceranno a manifestarsi nel momento della Chiara Luce.
23) Si tratta di invisibili percorsi obbligati, analoghi alle correnti marine o alla canalizzazione software
di impulsi elettrici in alcuni schemi magnetici attorno al disco fisso di un computer.
24) Così, l’avadhùti - dal punto di vista fisico - corrisponde al midollo spinale.
25) Mentre secondo alcuni sutra, esse sono 80.000- ad es. l’«Ingresso di Nanda nel grembo»
(Nandagarbhõvakrõntinirdeæa),.
26) Vi è poi un’altra nadi che scorre parallela - e dietro - alle 3 nadi suddette, chiamata “sok tza”
(“canale che sostiene la spina dorsale”).
27) Nello rDzogs-chen le 3 nadi sono :
• solare (rkyaÒ-ma) : rossa; nel maschio è situata nella parte sinistra del tronco, nella femmina è
a destra. E' il canale della saggezza, nel quale circola l'energia virtuosa o "rlung karmico
positivo";
• lunare (ro-ma) : bianca; nel maschio è situata nella parte destra del tronco, nella femmina a
sinistra. E' il canale del metodo, nel quale circola l'energia delle emozioni negative, cioè il "rlung
karmico negativo";
• centrale (dbu-ma) : rossa internamente e bianca esternamente; oppure è blu. E' più stretta alla
base (circa 4 dita sotto l’ombelico) e più larga alla sommità (la cima della testa). E' il canale
della non-dualità, nel quale circola l'energia della coscienza primordiale (rig-pa), che è neutra,
cioè aldilà delle esperienze positive e negative.
28) Nel Kalachàkratantra, le 3 nadi principali (ro-ma, rkyan-ma, avadhùti) iniziano all’estremità
dell’organo sessuale, giungono all’ano e poi salgono dritte fino al centro del corpo con una leggera
curvatura; infine arrivano all’interno del cranio e poi curvano terminando rispettivamente alla
sommità dell’apertura delle narici e al punto intermedio tra queste.
29) Talora queste caratteristiche sono attribuite all’ida e viceversa.
30) V. la nota precedente.
31) Immediatamente davanti alla spina dorsale c’è la ‘vena della vita’ e davanti ad essa vi è
l’avadhùti.
32) Il brahmarandra (tshans-bu) - che corrisponde alla sutura sagittale, dove si connettono le due ossa parietali - è l’apertura in cima alla testa che corrisponde all’estremità superiore dell’avadhùti in cui questo si curva per terminare nella fronte fra le sopracciglia. Essa è l’unica uscita attraverso cui la
coscienza umana può lasciare il corpo per nascere in una Terra Pura di Buddha (Le altre “porte” sono
lo spazio tra le sopracciglia, gli occhi, le orecchie, il naso, la bocca, l’ombelico, i genitali, l’ano).
Spesso nelle meditazioni tantriche da questa apertura vengono assorbite le divinità visualizzate o il
nettare luminoso e purificante che da loro proviene.
33) Ad ognuno di tali punti - tranne che al livello del cuore - vi è un nodo duplice formato da una
spira della nadi destra e da una di quella sinistra. A livello del cuore vi è invece un nodo sestuplice
formato da 3 spire sovrapposte di ciascuna delle nadi che lo fiancheggiano. Peraltro, per facilitare la meditazione, si può anche non visualizzare tali strozzature.
34) In particolare, il pràna normalmente circola o nella nadi solare o in quella lunare, e passa dall’una
all’altra 2 volte nel giro di 24 ore. La circolazione del pràna nel corpo femminile è l’immagine
speculare di quella del corpo maschile.
35) Las-kyi rlung = karma-vàyu.. Con l’inspirazione l’aria introdotta attraverso le narici gonfia le nadi
laterali, dove porta la forza dei klesha.
36) Ye-[shes-kyi] rlung = jñàna-vàyu.
37) Ed è detta “motilità che crea l’oggetto” (gzun bskyed-kyi rlung) o “il sole”.
38) Ed è detta “motilità del soggetto” (‘dzin-gyi rlung) o “la luna”.
39) Sanscr. vasana, tib. bag-chags.
40) Quando la mente è instabile, distratta o priva di concentrazione, il "rlung karmico" si muove: ad
es., quando sorge un'emozione e la mente non la controlla, esso trascina la mente dove vuole, cosicché la nostra attenzione vaga qua e là, spinta ed attratta da avversione o desiderio.
41) Il fattore che provoca il formarsi di concezioni errate che sono la causa del samsara è - secondo i
sùtra - la credenza nell’esistenza di un "né autonomo, mentre - dal punto di vista dei tantra - sono i rlung che fluiscono nelle nàdi secondarie anziché nell’avadhùti: infatti, finché la mente e i venti psichici scorrono nelle nadi laterali, sorgono ira, gelosia, bramosia, ignoranza, ecc.
42) Di solito, per far entrare i rlung nell’avadhùti ci si concentra sul centro del chàkra del cuore o
dell’ombelico, o sulle estremità (inferiore o superiore) dell’avadhùti stesso.
43) La respirazione controlla i movimenti del rlung nelle nàdi. Rispetto al processo respiratorio, la procedura può essere così sintetizzata: l’aria introdotta con l’inspirazione attraverso le narici gonfia le nàdi laterali, dove porta la forza dei klesha (“rlung karmico”); lo yogi - controllando il proprio respiro- fa entrare questo rlung nell’avadhùti dove si trasforma in consapevolezza e potere trascendentale, e cioè diventa il “rlung della saggezza” che vi viene trattenuto, mentre con l’espirazione espelle i klesha e i karma negativi.
44) Come vedremo parlando dei thig-le, la pratica yogica della “karmamudra” utilizza l’unione
sessuale per effettuare l’unificazione di quelle energie.
45) Così, nel 16° giorno, il fluido rigenerativo si trova nella cima del capo; dal 17° alla fine del mese
attraversa - un giorno alla volta - le orecchie, il naso, la bocca, le guance, le spalle, il petto, la vita, l’addome, l’ombelico, il pube, le cosce, le ginocchia, i polpacci e il collo del piede; poi, il 1° giorno del
mese successivo risale nei polpacci, nelle ginocchia e così via.
46) Potrebbe essere paragonato al “codice genetico”, che è presente nel DNA di ogni singola cellula;
o a un neurotrasmettitore (sostanza prodotta e rilasciata nel sangue da un neurone del sistema nervoso centrale e che consente la trasmissione dell'impulso nervoso ad un altro neurone attraverso la sinapsi).
47) Nel suo aspetto di forza procreativa o libido (energia psichica che scaturisce dall’istinto sessuale),
il thig-le è noto anche come “kundalini”, termine derivato dalla tradizione induista - in cui esso è
rappresentato dal serpente omonimo, attorcigliato intorno al lingam (il sesso maschile) posto al centro di un triangolo raffigurante la yoni (il sesso femminile). La parola “kundalini” indica anche la mescolanza di thig-le maschile e di thig-le femminile, ottenuta nell’atto procreativo, cioè nell’unione sessuale dello yogi con la yogini (o mudra).
48) Il Kàlachàkratantra però cita 4 tipi di ‘gocce’ : 1. quella che si trova al centro della fronte (ossia
tra i sopraccigli), che si manifesta nel periodo di veglia; 2. quella alla gola, che si manifesta nello stato di sogno; 3. quella al cuore, che si manifesta nello stato di sonno profondo; 4. quella all’ombe-lico, che si manifesta nell’orgasmo o culmine dell’esperienza sessuale.
49) Questo è il “rlung sostenente la vita” nel suo aspetto sottilissimo; esso e la mente sottilissima sono detti ‘indistruttibili’ e sono sempre insieme da un tempo senza inizio né mai si separeranno in futuro.
50) Si intende 'indistruttibile durante la vita', non in senso assoluto.
51) Quando si muore, tutti i rlung si dissolvono nel “thig-le indistruttibile” e ciò fa sì che esso si apra.
Come le due metà si separano, la coscienza abbandona immediatamente il corpo e va nella prossima
vita.
52) Nel gtum-mo, il thig-lè è visualizzato come una goccia di rugiada, delle dimensioni di un pisello, è bianco (con sfumatura rossiccia) e brilla di una luce splendente dai 5 colori (bianco, rosso, blu, verde e giallo), corrispondenti ai 5 elementi. In altre meditazioni (ad es., nello yoga del sogno), esso viene visualizzato come uno splendente seme di mostarda o di sesamo, fatto di una brillante luce nera, bianca, rossa, blu, verde o gialla. La luminosità del thig-le rappresenta la nostra mente (che - come la luce - non è composta da atomi); i colori simboleggiano invece diverse qualità della mente.
53) Le suddette sedi delle gocce rosse (dove quelle bianche sono scarse e più deboli) agiscono quale
base di sviluppo ed incremento delle energie femminili; e quelle delle gocce bianche (dove le gocce
rosse sono scarse e più deboli) agiscono quale base di sviluppo ed incremento delle energie maschili.
54) Il thig-le s’incanala e scorre nell’avadhùti assieme ai rlung, che lì diventano - come sappiamo -
“rlung della saggezza”.
55) Cioè, di cui normalmente non siamo coscienti.
56) O della gola, del cuore, dell’ombelico e dell’organo sessuale.
57) “Thig-le” significa anche “punto” : metafisicamente parlando, il punto senza dimensioni (cioè la
suprema unità) in cui è ricompresa in modo potenziale la pluralità di tutte le infinite possibilità della
realtà (che sono pertanto trascese in esso). In quanto tale, è raffigurato come un cerchio (o una piccola sfera) di luce di 5 colori (corrispondenti ai 5 elementi) : esso indica qualcosa che non ha né inizio né fine, la luce simboleggia la non-materialità e la consapevolezza.
58) Che solo inadeguatamente può esser paragonata alla gioia dell’orgasmo (nel quale la persona
diventa “dimentica di "né”, realizzando una specie di auto-trascendenza).
59) Nel sistema Kàlachàkra vi sono i seguenti 6 chàkra:
- sotto l’apertura della corona del cranio: ha 4 petali;
- nella fronte: ha 16 petali;
- nella gola: ha 32 petali;
- nel cuore: ha 8 petali;
- nell’ombelico: ha 64 petali;
- nell’organo sessuale, con 2 diramazioni: all’ano (con 32 petali) e al centro del “gioiello” (con 8
petali).
60) Comprende i due chàkra induisti mùladhàra e svadhistana.
61) Queste 24 nadi, nella pratica mistica, vengono associate ai 24 luoghi sacri presenti nella divinità
tantrica Chàkrasamvara allorché si visualizza il suo “mandala del corpo”. I 24 luoghi sacri sono :
a) in senso esteriore : le principali località sacre dell’India e del Tibet, a cui presiedono le Dakini;
b) in senso interiore : i “24 centri di energia” dell’individuo.
62) Include i due chàkra induisti sahasràra e ajña (che nel Kàlachàkra sono invece distinti).
63) Lo yogi, con la pratica meditativa sui chàkra, riequilibra gli elementi fisici sbilanciati e cura quindi
gli organi ammalati.
64) Cioè il ‘rlung sostenente la vita’ nel suo aspetto sottilissimo, ossia in quanto sostenente la ‘mente
della Chiara Luce’.
65) E contemporaneamente diviene manifesto anche il “rlung sottilissimo” : il quale, fino a che non
realizzeremo il Corpo Illusorio, non manterrà una forma o un colore definito.