Centro Ch'an Nirvana
 

I Varna: i quattro pilastri del Dharma Induista
http://www.exoticindia.com/article/four-Varnas/

Articolo di Nitin Kumar
Trad. di Aliberth Meng
 

  

Tutta l'attività dell'uomo è diretta verso l’ottenimento di ciò che è piacevole per lui e nel prevenire ciò che lo fa soffrire. Piacere e sofferenza variano da persona a persona e di volta in volta. Nessuno può dire con certezza chi e quando riceve queste sensazioni da qualcuno; perché ciò non può essere deciso dalle nostre limitate facoltà umane. Nemmeno la persona più intelligente è in grado, sulla base di una circostanza individuale, di dare una esatta sequenza del conseguimento del piacere o della prevenzione della sofferenza, né essa può prevedere esattamente quando ogni sforzo per tali finalità darà i suoi frutti. Questo, perché la causa non è semplicemente lo sforzo attuale diretto verso questi obiettivi, ma anche perché è il nostro Karma dalle nascite precedenti, e il cosiddetto destino. Quindi, la loro precisa causa non può essere determinata con un qualche diretto strumento di percezione. In realtà, un individuo non ha nemmeno la capacità di sapere cosa è meglio per lui. Perciò, il percorso sia verso il progresso materiale che spirituale deve essere conosciuto solo attraverso i Testi della Eterna Sapienza (cioè, i Veda). Soltanto i Veda possono dirci chiaramente cosa fare o non fare per ottenere frutti positivi (o negativi) in ​​futuro.
Nei Veda ci sono due parti. La prima parte, che riguarda la natura dell'anima (Atman), fa si che noi si utilizzi sia l'esperienza che la logica, poiché tutto sommato è solo l'Atman ciò che deve essere sperimentato. Sorprendentemente però, non è così nella parte dei Veda detta Karma-Kanda, che appunto è quella parte che ci dice cosa fare o non fare. Qui, la logica non entra affatto in gioco, e un'azione risulta fattibile solo perché nei Veda si dice così.
Il Karma nei Veda è delineato in base al proprio Varna. Perciò, nei Veda prima sono descritti i quattro Varna (cioè, le quattro Caste: Bramini, Kshatriya, Vaishya e Shudra).

La creazione dei Varna
1). All'inizio della creazione, c'era solo il Bramino Varna sotto forma di Agni (fuoco). Tuttavia, egli, trovandosi ad essere solo, era incapace di applicare nessun tipo di Karma Vedico, perché non c'era nessuno a proteggerlo. Perciò furono creati i Kshatriya, o la classe dei Guerrieri. (Brhadaranyaka Upanishad 1.4.11).
Ma anche allora il Karma Vedico non poteva essere eseguito perché non c'era nessuno per generare la ricchezza necessaria per esso. Per colmare questa lacuna, vennero in essere i Vaishya, o comunità di uomini d’affari. Perfino allora il Karma Vedico non poteva essere eseguito. Perché? Perché non c'era nessuno a sostenerlo e alimentarlo. E quindi fu creata la casta dei Shudra. (Brhadaranyaka Upanishad 1.4.13).
Tuttavia, perfino la creazione intenzionale dei quattro Varna non portò ad effettuare con successo il Karma Vedico. Questo perché i Kshatriya, la classe guerriera, erano di natura aggressiva. Pertanto, per regolare i Varna, Dio creò il Dharma. Questo per assicurarsi che nessuno dei quattro Varna potesse trasgredire i loro limiti permissivi, dovuto alle loro carenze intrinseche (come un Vaishya che fosse diventato avaro ed egoista, ecc). Questa fu la ragione per la creazione del Dharma. (Brhadaranyaka Upanishad 1.4.14).


Le Basi del Dharma

Questo è anche il motivo per cui non c'è niente di più grande del Dharma. Ognuno deve sottostare alle sue regole. In tutti i tempi, in tutti i luoghi, anche le persone più deboli possono credersi capaci di vincere il più feroce avversario attraverso il potere del Dharma, anche se il suo avversario fosse lo stesso Re. Il Dharma è definito nelle Scritture come ‘ciò che è vero’ (Satya), e viceversa - Satya è il Dharma. Ciò suggerisce chiaramente che il significato che si trova nelle Scritture è la Verità, e che il Dharma si limita semplicemente a trasmetterla. Pertanto, questo agire in conformità alla conoscenza è ciò che mantiene tutti uniti insieme. Ecco come e perché il Dharma fu creato, ed i quattro Varna in un certo senso sono i suoi quattro pilastri.
Il Varna-Dharma -
L’Onnisciente Dio risiede nel cuore di tutti. È Lui che ci dà la vita in base alle nostre precedenti tendenze maturate (samskara) in uno dei quattro Varna. La struttura della società Indiana poggia su questo sistema di Varna. È istruttivo notare qui che per definire la ‘società’, la parola sanscrita è Samaj, che è composta da 'sam' che significa ‘stesso’, ed 'aj' che ha il significato di Dio. Pertanto, l'ideale vedico della società non è altro che l'espressione di Dio in una misura equanime. Quindi, nessun Varna è superiore o inferiore. Tutti sono comunque fratelli. Secondo il Rig-Veda: 'Nessuno è più alto, nessuno più piccolo, tutti sono soltanto fratelli' (5.60.5). In quanto alle nostre qualità dovute in base alla nascita, a noi Dio spiega il Dharma attraverso i Veda. Finché uno vive in base ad essi, il Dharma continua a proteggerci. Tuttavia, se e quando noi abbandoniamo il Dharma, a causa della avidità, ecc., allora in tutto il mondo c'è fermento e trambusto. (Commento di Shri Shankaracharya sulla Bhagavad Gita - 3.35)

Il Dharma del Bramino: Secondo Shri Shankaracharya (Gita, 18,42), un uomo nasce come Bramino per inculcare in "né le seguenti qualità:
1). Controllo della Mente (Shama)
2). Sottomissione dei Sensi (Dama)
3). Pratica delle Austerità (Tapas)
4). Purezza interna ed esterna (Shaucha)
5). Pazienza e Perdono (Kshama)
6). Schiettezza (Saralta)
7). Fede nelle Scritture (Shastra Shraddha)
8). Conoscenza delle Scritture (Shastra Jnana),

e infine:
9). Realizzazione Spirituale (Atman-Anubhava).
Uno che non inculca in sé queste virtù è definito al massimo come un semplice 'parente dei Bramini' (Brahma-bandhu), e non un vero e proprio Bramino. Intendiamoci, questa è una dispregiativa forma di riferimento. (Chandogya Upanishad 6.1.1)
I doveri di un Bramino comprendono il canto e l'insegnamento dei Veda, il diritto di eseguire i Yajna per se stessi, eseguire i Yajna per conto di altri, ed inoltre egli ha anche il diritto di accettare e di fare la carità. I Kshatriya ed i Vaishya hanno anch’essi il dovere di memorizzare e cantare tutti i giorni i Veda, eseguire Yajna, e fare la carità. Tuttavia, e questo è molto importante, Kshatriya e Vaishya non hanno il diritto di insegnare i Veda, né possono eseguire un Yajna per conto di qualcun altro, e anche non possono ricevere la carità.
Qui si deve capire che il canto dei Veda non è un semplice diritto dei tre Varna. Invece, è il loro sacro dovere di farlo tutti i giorni, essendo parte integrante del loro Nitya-Karma (azioni da eseguire ogni giorno), mancando il quale si dice che sia un errore che richiede Prayashchitta (pentimento). Questo è il motivo per cui le donne tradizionalmente non cantano i Veda, poiché esse sono inevitabilmente destinate a evitare ciò durante il loro ciclo mensile.
Le Scritture sono in realtà troppo rigorose per i brahmini. Tenendo conto della quantità di virtù che ci si aspetta da un Bramino che effettua sacrifici per gli altri, una certa persona, nota come Purohit, dovrebbe possedere le seguenti qualità: Egli dovrebbe parlare con dolcezza, provare affetto per tutti, avere equanimità, dovrebbe essere privo di superbia e orgoglio, dire sempre la verità, vivere in modo semplice, non dovrebbe prestare denaro ad interesse, essere tollerante e non aggressivo, ecc.-Tuttavia, un tale Purohit è lodato in termini sontuosi nei Veda (Krishna Yajurveda, Taittriya Samhita, 1.4.10), dove si dice che egli, pur rimanendo immerso nel loro proprio Dharma Vedico, dovrebbe essere sempre vigile nell’ispirare gli altri a rimanere fermi nel loro proprio (Dharma).

Il Dharma dello Kshatriya: Per uno che è nato in una famiglia di Kshatriya, sono state decretate le seguenti qualità:
1). Valore (Shaurya)
2). Perseveranza (Dridata)
3). Mantenere equilibrio mentale in situazioni difficili (Dhairya)
4). Ottemperare ad ogni responsabilità che arrivi all’improvviso, senza attaccamento (Nirmoha)
5). Non Fuggire mai dal Campo di Battaglia
6). Fare la Carità
7). Mantenere il Dominio sul Pubblico
8). Mostrare Potere e Prosperità davanti al Pubblico
 

Quel Re che, pur prendendo le tasse dal suo popolo, rimane indifferente alla loro protezione, è considerato un grande peccatore. Il Re ha un pesante dovere perché egli è il protettore del Varna-Ashrama-Dharma, che è la struttura sulla quale si basa tutto il sistema Vedico di credenze. Il tratto più speciale del re è quello di dare la preferenza alla protezione del suo popolo, più di quanto egli debba darne alla propria famiglia.

Il Dharma del Vaishya: Un Vaishya si prende cura dell'agricoltura, protegge le mucche, e si impegna nel commercio. Dobbiamo qui ricordare che il Signore Krishna, nel suo ruolo di amante e protettore delle mucche, viveva in Vrindavana come Vaishya (Srimad Bhagavatam 10.24.21). Il dovere del Vaishya verso il Karma Vedico è stato delineato appena sopra.

Il Dharma dello Shudra: Lo Shudra è nato per sostenere e nutrire la società. La sua occupazione è quella di creare gli oggetti necessari per la società e per se stesso. Secondo le Scritture che commentano i doveri di un re, è necessario che un re abbia almeno tre o quattro Shudra nel suo consiglio. Una menzione deve essere qui fatta per Vidura, uno dei personaggi più venerati sia nel Mahabharata che nel Bhagavatam.
Allo Shudra non è richiesto di cantare i Veda. Ciò, tuttavia, non è affatto un ostacolo al suo progresso spirituale. L’effetto di cantare i Veda è solo nel fatto che esso purifica la mente (chitta-shuddhi), che lo rende un recipiente adatto per ricevere la Verità Ultima (Brahma-Jnana). Tuttavia, lo stesso chitta-shuddhi che gli altri tre Varna ricevono attraverso il canto dei Veda, si ottiene con lo stesso risultato dallo Shudra semplicemente seguendo il suo Dharma. In realtà, esso è molto più facile per lui. I tre Varna prima devono mettere un filo sacro in una cerimonia elaborata, e poi alzarsi ogni mattina prima dell'alba per imparare a recitare i Veda attraverso un processo lungo e continuato. E qual è il risultato che essi ottengono? La purificazione della mente. Questo è facilmente acquisito dal quarto Varna semplicemente seguendo il suo Dharma, come previsto dagli Shastra. Egli è pienamente ben indirizzato alla conoscenza del Vedanta. In ultima analisi, la Verità Ultima, che noi dobbiamo capire attraverso il Vedanta, non tiene conto dei Varna. Così, le Scritture sono piene di esempi di persone del quarto Varna che sono stati Brahma-jnani (ad es. Dharma-Vyadha nel Mahabharata, gli Alwars ed i Nayanars, ecc.)
Dubbio: Se quello che è detto qui è vero, cioè che lo stato della Verità Ultima è l'obiettivo finale di tutta l'attività Vedica (Dharma), e che non vi è alcuna distinzione di tipi di Varna e la nascita, allora, quale motivazione può esserci per tutti noi di seguire il Sistema dei Varna?
Risposta: La risposta a questa domanda sta nel seguente versetto della Gita: 'Non si può raggiungere lo stato che è oltre il Karma, senza prima eseguire il Karma.' (Bhagavad Gita 3.4)
Ecco perché il Karma, come i sacrifici Vedici, ecc., distrugge il residuo negativo di peccati accumulati da noi attraverso tutte le nostre molte nascite, portando di conseguenza ad una purificazione della mente (chitta-shuddhi). E' solo dopo che i nostri peccati sono stati distrutti che la vera conoscenza (Jnana) si rivela a noi.
Tuttavia, per quanto riguarda l'effettiva esperienza della Verità Ultima, tutti i Karma non hanno alcun ruolo diretto. Ma essi hanno un inevitabile ruolo nel garantire a noi la necessaria 'idoneità’ per poter ricevere al momento giusto questa Verità.
 

Conclusione: Non c'è miglior Nishkama-Karma, di quello di operare secondo il Varna che è stato dato a noi da Dio, che è l’unico modo di vivere sempre sotto il suo patrocinio. E' ciò che Shankaracharya-Ji chiama ‘Operare come uno che è un servo di Dio..’ (Commento alla Bhagavad Gita, 3.30)
(Questo articolo è basato quasi interamente sugli insegnamenti di Param Pujya Paramanand Bharati Swami Ji. Tuttavia, se vi sono errori, essi sono esclusivamente dovuti all'autore).


The Varnas: The Four Pillars of Dharma

All of man’s activity is directed towards attaining that what is pleasant to him and preventing that which makes him suffer. Pleasure and pain vary from person to person and time to time. No one can say for sure who receives these when from someone; because, this cannot be decided by our limited human faculties. Not even the most intelligent person can, based on an individual circumstance, give an exact sequence for attainment of pleasure or prevention of suffering, nor can he or she predict when exactly any effort towards these ends will bear fruit. This is because the cause is not merely the present effort directed towards these ends, but also our Karma from previous births and fate. Hence, their exact cause cannot be determined by any direct means of perception. In fact, an individual does not even have the capacity to know what is best for him. Therefore, the path to both material and spiritual progress is to be known only through the eternal Vedas. It is only the Vedas which give us clear do’s and don’ts leading to positive and negative fruits in the future.

There are two parts of the Vedas. The first, dealing with the nature of the soul (Atman), does so using both experience and logic, because in the end, the Atman is but to be experienced only. Surprisingly however, this is not so in the Karma-Kanda part of the Vedas, dealing with the above do’s and don’ts. Here logic does not come into play at all, and an action becomes doable only because it is said so in the Vedas.

Karma in the Vedas is delineated according to one’s Varna. Hence, first the four Varnas (Brahmins, Kshatriyas, Vaishyas and Shudras) are described.

The Creation of the Varnas `

1). In the beginning of creation, there was only the Brahmin Varna in the form of Agni (fire). However, being alone, he was incapable of performing any Vedic Karma, because there was no one to protect him. Therefore the Kshatriyas, or warrior class, was created. (Brhadaranyaka Upanishad 1.4.11).

Even then the Vedic Karma could not be performed because there was none to generate the required wealth for it. To fill this gap, the Vaishyas, or business community, came into being. Even then the Vedic Karma could not be performed. Why? Because there was none to sustain and nourish it. Thus was created the Shudra. (Brhadaranyaka Upanishad 1.4.13).

However, even the creation of the four well-thought out Varnas did not lead to the successful performance of Vedic Karma. This was because the Kshatriyas, the warrior class, were of an aggressive nature. Therefore, to regulate the Varnas, God created Dharma. This was to ensure that none of the four Varnas transgressed their permissible limits, due to their inherent faults (like a Vaishya may become uncharitable etc). This was the reason for the creation of Dharma. ((Brhadaranyaka Upanishad 1.4.14).

Foundations of DharmaThis is also the reason why there is nothing greater than Dharma. Everybody remains under its regulation. In all times, in all places, even the weakest of persons believes himself capable of winning over the fiercest opponent through the power of Dharma, even though his opponent may be the king himself. Dharma is defined in the scriptures as that which is true (Satya); and vice versa - Satya is Dharma. What this suggests is that the meaning found in the scriptures is the truth, Dharma is merely carrying it out. Therefore, this acting according to knowledge is what keeps everyone together. This is how and why Dharma was created, the four Varnas being in a sense its four pillars.

Varna-Dharma

Bhagavad Gita Bhasya of Sri Sankaracarya (Shankaracharya): With Text and English TranslationThe All-Knowing God resides in everybody’s heart. It is He who gives us birth according to our previous Samskaras in one of the four Varnas. The structure of the society stands on this system of Varnas. It is instructive to note here that the Sanskrit word for society is Samaj, which is made up of ‘sam’ meaning same, and ‘aj’ meaning God. Therefore, the Vedic ideal of society is nothing but an expression of God in equal measure. Hence, no Varna is higher or lower. All are brothers only. According to the Rig Veda: ‘No one is higher, no one smaller, all are but brothers only’ (5.60.5). As per our qualities according to birth, God explains Dharma to us through the Vedas. As long as one lives according to it, Dharma continues to protect us. However, when due to greed etc we fall from Dharma, then there is turmoil in the world. (Shri Shankaracharya’s Commentary on the Bhagavad Gita 3.35)

A Brahmin’s Dharma:

According to Shri Shankaracharya (Gita 18.42), a man is born as a Brahmin to inculcate the following qualities:

1). Control of the Mind (Shama)

2). Subjugation of the Senses (Dama)

3). Practicing Austerities (Tapas)

4). Inner and Outer Purity (Shaucha)

5). Forgiveness (Kshama)

6). Straightforwardness (Saralta)

7). Faith in the Scriptures (Shastra Shraddha)

8). Knowledge of the Scriptures (Shastra Jnana), and finally

9). Realization of the Soul (Atman-Anubhava).

One who does not inculcate these virtues is at best termed as a mere ‘relative of the Brahmins’ (Brahma-bandhu), and not a Brahmin. Mind it, this is a derogatory form of reference. (Chandogya Upanishad 6.1.1)

The duties of a Brahmin include chanting the Vedas, teaching the Vedas, right to perform Yajnas for one’s own self, performing Yajna on behalf of others, plus he also has the right to both accept and give charity. The Kshatriyas and Vaishyas too have a duty to daily chant and memorize the Vedas, perform Yajnas, and give charity. However, and this is most important, Kshatriyas and Vaishyas do not have a right to teach the Vedas, nor can they perform a Yajna on behalf of somebody else, and also they cannot take charity.

Here it must be understood that the chanting of the Vedas is a not a mere right of the three Varnas. Instead, it is their sacred duty to do so everyday, it forming an integral part of their Nitya Karma (deeds to be performed daily), missing which is said to be an error requiring Prayashchitta. This is why women traditionally do not chant the Vedas, since they would inevitably have to give it a miss during the monthly cycle.

The scriptures actually are too strict on the Brahmins. Consider the amount of virtues expected of a Brahmin performing sacrifices for others, such a person, known as a Purohit, is supposed to possess the following qualities: He must speak sweetly, have affection for all, have equanimity, should be away from self-praise, always speak the truth, live simply, should not lend money on interest, be tolerant and non-aggressive etc. However, such a Purohit is lauded in lavish terms in the Vedas (Krishna Yajurveda, Taittriya Samhita, 1.4.10), where it is said that they would, while remaining immersed in their own Vedic Dharma, be always vigilant in inspiring others to remain steadfast towards their own.

The Kshatriya’s Dharma:

For one born in a family of Kshatriyas, the following qualities have been decreed:

1). Valor (Shaurya)

2). Perseverance (Dridata)

3). Maintaining Mental Poise in Difficult Situations (Dhairya)

4). Fulfilling any responsibility which comes upon suddenly without attachment (Nirmoha)

5). Never Running away from the Battleground

6). Giving Charity

7). Keeping Dominance over the Public

8). Displaying Power and Prosperity to the Public

The king, who, even though he takes taxes from his people, remains oblivious to their protection, is considered a great sinner. The king has a heavy duty because he is the protector of the Varna-Ashrama Dharma which is the structure on which entire Vedic belief system stands. The most special trait of the king is to give preference to the protection of his people, more than he gives to his own family.

The Vaishya’s Dharma:

A Vaishya does agriculture, protects the cows, and engages in commerce. We have to remember here that Lord Krishna, in his role as the lover and protector of cows, lived in Vrindavana as a Vaishya (Srimad Bhagavatam 10.24.21). The Vaishya’s duty towards Vedic Karma has already been delineated above.

The Shudra’s Dharma:

The Shudra is born to sustain and nourish the society. His occupation is to create objects necessary for the society and himself. According to the scriptures commenting on the duties of a king, it is necessary for a king to have at least three or four Shudras in his council. A mention must here be made of Vidura, one of the most venerated personalities in both the Mahabharata and the Bhagavatam.

Life History of The AlwarsThe Shudra has not been asked to chant the Vedas. This is not at all a hindrance in his spiritual progress. The result of chanting the Vedas is only that it purifies the mind (chitta-shuddhi), making it a fit vessel for receiving the Ultimate Truth (Brahma-Jnana). However, the same chitta-shuddhi that the other three Varnas receive through the chanting of the Vedas, the same result is gained by the Shudra just by following his Dharma. In fact it is much easier for him. The three Varnas have to first put on the sacred thread in an elaborate ceremony, and then get up every morning before dawn to learn to recite the Vedas through a lengthy and continuous process. And what is the result they get? Purification of the mind. This is easily gained by the fourth Varna by merely following his Dharma as laid down in the Shastras. He is fully entitled to the knowledge of Vedanta. In the final analysis, the Ultimate Truth, which we have to understand through Vedanta, admits of no Varna. Therefore, the scriptures are full of examples of the fourth Varna who have been Brahma-Jnanis (e.g. Dharma-Vyadha in the Mahabharata, the Alwars, Nayanars, etc.)

Doubt: If what you say is true, i.e. in the state of Ultimate Truth, which is the eventual goal of all Vedic activity (Dharma), there is no distinction of Varna and birth, then, what motivation is there for us to follow the system of Varnas?

Reply: The answer to this query lies in the following verse of the Gita:

‘One cannot reach the state beyond Karma, without first performing Karma.’ (Bhagavad Gita 3.4)

This is because Karmas like Vedic sacrifices etc. destroy the negative residue of sins accumulated by us over our many births, consequently leading to a purification of the mind (chitta-shuddhi). It is only after our sins have been destroyed that True Knowledge (Jnana) reveals itself to us.

However, regarding the actual experience of the Ultimate Truth the Karmas have no direct role. But they do have an inevitable role in granting us the necessary eligibility for receiving this Truth.

Conclusion: There is no Nishkama Karma higher than working according to the Varna given to us by God, which is one way of always living under His patronage. It is what Shankaracharya Ji calls working like a servant under God. (Commentary on Bhagavad Gita 3.30)

This article is based almost entirely on the teachings of Param Pujya Swami Paramanand Bharati Ji. However, any errors are entirely the author's own.