Il concetto delle Quattro Nobili Verità è uno dei concetti filosofici più semplici che siano mai stati presentati, ma anche il più frainteso. Il Buddha disse che nel mondo vi è una generale insoddisfazione: proprio per la stessa natura del nostro esistere come esseri temporali. Noi siamo generalmente presi da insoddisfazione (“dukkha”, o sofferenza), perché abbiamo la bramosia per ciò a cui ci attacchiamo. Però, una soluzione c'è. Il modo per porre fine alle sofferenze è quello di seguire l’Ottuplice Nobile Sentiero. Ma le parole del Buddha devono essere chiaramente comprese al di là delle definizioni da noi liberamente tradotte. Che cosa si intende per sofferenza? Che cosa intendiamo per desiderio? Che cosa si intende per attaccamento? Se non dovessimo davvero pensarci, la fame sarebbe un desiderio e l’averlo frainteso sarebbe la radice della sofferenza. Ovviamente non è così - la fame è necessaria per dirci che abbiamo bisogno di nutrimento. Non tutti i desideri (il termine Pali è “tanha", cioè sete) sono negativi. Deve esserci quindi una qualche forma di discernimento per far sì che i desideri siano salutari e non salutari. Quindi, il sesso è sano o malsano? Se è buono, allora perché il Buddha volle che tutti i monaci fossero celibi? La valutazione se il sesso sia salutare o non salutare non può essere determinata da fattori esterni. L'atto sessuale è amorale? Si tratta di una azione fisica. La moralità di un atto sessuale è definita chiaramente come il tagliare l'erba, l’andare al lavoro, o il preparare la cena. Non possiamo neanche presumere che l'esperienza del sesso sia piacevole per tutte le persone, quindi non si può ugualmente ipotizzare che il sesso abbia un semplice aspetto di piacere sensuale nella sua attività. La valutazione che il sesso possa costituire una pratica che favorisce o meno la pratica buddhista deve essere fatta internamente ed introspettivamente. Questa "sete" o brama che accompagna la sessualità sta attivamente promuovendo o interrompendo la vostra pratica? Riguardo al Buddha, egli comprese che le tentazioni dei piaceri sensuali erano potenti distrazioni alla funzione della pratica buddhista. Egli non dichiarò mai che il sesso fosse malvagio, però sicuramente per la vita contemplativa tutti i piaceri sensuali erano, e sono "potenziali" distrazioni: il sesso, la musica, il cibo raffinato, i letti e le sedie alti, ecc. Indulgere ai piaceri casuali potrebbe portare ad attaccamento oppure al malsano desiderio di quei piaceri. Poiché la maggior parte dei buddhisti vive una vita di "relazione", invece di una vita di "rinuncia", noi abbiamo scelto di vivere fra le tentazioni della vita, come la televisione, la musica, i coinvolgimenti romantici, ecc. E' quindi interessante notare che così tanti buddhisti non abbiano alcun problema con le altre esperienze sensuali, ma lottino con l'opportunità di vivere la sessualità. Nel Canone Pali, ci sono tre tipi di desiderio: sensualità (kamatanha), voglia-di-essere (bhavatanha), e non-voler-diventare (vibhavanatanha). Questi sono poi correlati ai tre veleni di bramosia, illusione e avversione. ’Tanha’ significa letteralmente "sete", ma si traduce più apertamente con "desiderare di avere". La parte importante di essa è il "desiderio". E' il fattore di desiderio che fa pensare "se solo avessi"…. Queste sono bramosie dell’aver "bisogno" (come la fame), ma anche "voglie" (come i desideri casuali per i nostri obblighi). Qualcuno esausto da una dura giornata di lavoro non ha voglia di dormire, ma ha bisogno di sonno, mentre un adolescente può voler dormire tutto il giorno solo per la gioia di farlo. A tal fine, sarebbe difficile sostenere un vero e proprio bisogno di fare sesso, ma facile da vedere è il desiderio voluto per il piacere sensuale dell’attività sessuale. La vita da monaci fa rinunciare ed elimina questo tipo di attività. Quando scegliamo di vivere una vita "relazionale", abbiamo fatto la scelta di vivere nel mondo del ‘samsara’, con tutte le sue tentazioni. A differenza della vita monastica, in cui i monaci rinunciano a taluni aspetti della vita mondana per impostare i parametri di una pratica più focalizzata, una vita di relazione apre la porta a maggiori possibilità di piaceri sensuali e distrazioni. Sesso Sano La questione che si pone è, "se il sesso non è un bisogno (al di là della procreazione), allora può esso essere salutare nella pratica buddhista?" Prima di tutto dovremmo sapere come investigare su questo fatto, come chiunque può determinare la differenza tra desideri salutari e non salutari. Il termine ‘upadana’ (attaccamento) dipende da ‘tanha’ (bramosia non salutare), per far sì che esso esista. Tuttavia, sappiamo pure che non tutti i desideri sono ‘tanha’. Un immediato banco di prova che può essere applicato a qualunque desiderio è il bisogno oltre la volontà. Un altro è se il desiderio si sta offrendo o ci sta prendendo. Una terza valutazione è se si tratta di un'azione che è "allettante per i sensi", come suo unico e solo scopo. Sappiamo che i nostri sensi creano una coscienza sensoriale. E’ da quelle esperienze che si hanno i contatti con il mondo e si stabilisce se la nostra interazione è piacevole o spiacevole. Queste esperienze creano le formazioni volizionali della nostra mente e fanno sorgere le nostre decisioni con effetti sia di un saggio discernimento o con la creazione di ‘voglie’ e relativa sofferenza. Tuttavia, quando noi valutiamo consapevolmente gli scopi delle nostre azioni, siamo in grado di impegnarci con il mondo in un modo sano: compresa l'attività sessuale. Gli aspetti negativi del sesso sarebbero la gratificazione sensuale, la bramosia di base, gli abusi e gli stupri. L’aspetto positivo del sesso dovrebbe essere l'offerta di sé come espressione di amore. Il saggio discernimento delle nostre motivazioni sul sesso può manifestarsi nell’attività sessuale con il nostro partner che promuove diverse paramita: generosità/dono, virtù, energia spirituale, accettazione, onestà, e metta (amorevole-empatia). L'uso di una pratica buddhista di successo può effettivamente migliorare l'esperienza sessuale, valorizzando la qualità dell'esperienza attraverso i quattro sforzi (padhana): il controllo dei sensi, l'abbandono delle impurità, la coltivazione della pratica, e la preservazione della consapevolezza. Il ‘Kama-Tanha’ (il desiderio sensuale) è facile da capire nei suoi termini generali: è il desiderio di voler provare il piacere dei sensi. E' l'eccitazione dei sensi. Sarebbe facile, e semplicistico, osservare il Canone Pali e decidere solo che il sesso e tutte le relazioni e i desideri siano da eliminare, se si vuole avere una vita di non-attaccamento. Questa sarebbe però una conclusione sbagliata. I concetti di non-attaccamento funzionano solo se c'è anche il pari rispetto di un non-rifiuto. La ‘Via-di-Mezzo’ richiede entrambi gli aspetti per mantenere l'equilibrio. Con una cosciente consapevolezza, possiamo vedere gli stimoli dei tre veleni, ma possiamo saggiamente esplorare il mondo con una sana intenzione. Riguardo al sesso, possiamo riconoscere la differenza tra la lussuriosa auto-gratificazione e le positive espressioni di compassione, amore e donazione. In quanto buddhisti che hanno scelto la relazione (vice-rinuncianti), noi non imponiamo le restrizioni del celibato, e così dobbiamo fare i conti con i concetti di un sesso con un approccio consapevole - e non di sviluppare un attaccamento morboso ai piaceri della carne, - pur non evitando l'amore che può essere espresso nell'atto sessuale.
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