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I Veda Sono Eterni?
E chi li ha scritti?

 

  

Nitin Kumar, Editor - Exotic India - http://www.exoticindia.com

Trad. di Aliberth Meng

"Io mi trovo nel cuore di tutti [gli esseri]: da Me derivano la memoria, la conoscenza e la loro perdita; sono Io che devo essere conosciuto da tutti i Veda; Io, in verità, sono l'Autore del Vedānta ed il Conoscitore dei Veda." (Bhagavad Gītā 15.15)

 

  Per coloro che galleggiano nella loro grazia e si deliziano nella loro saggezza, i Veda non sono altro che una forma manifesta della compassione di Dio. Essi contengono la conoscenza su argomenti al di là del dominio e la portata della capacità intellettuale umana; la semplice stessa parola Veda fa venire un brivido lungo la spina dorsale, e dal pro-fondo del proprio cuore sorge un sentimento di immensa gratitudine e affetto per il Divino Creatore dal cui respiro sono emerse queste orientatrici parole di saggezza.
La profondità della fede che le persone hanno nei Veda è stupefacente. E ciò non si limita alla sola India, dove questa fede espressa in un modo o nell'altro, è universale. Anche in paesi stranieri vediamo molti uomini e donne che cercano diligentemente di stabilire la tradizione Vedica nei loro luoghi d'origine. E' ovvio che per essi non vi è alcuna penalità per non aver seguito le regole vediche, eppure, continuano a lavorare sodo per cercare di rispettarle. Le radici dei Veda sono dunque troppo profonde e tenaci per essere giudicate solo sommariamente.
Perché le persone hanno così tanto rispetto per i Veda? Se la nostra diretta esperienza nel seguirli portasse inevitabilmente ad una felicità materiale e se non obbedendo ad essi portasse sicuramente alla sofferenza ed al dolore, allora forse questo profondo rispetto sarebbe giustificato come un atto di soggezione e di paura. Ma, invece, non è così. Non possiamo stabilire un collegamento diretto tra la felicità materiale e il seguire i Veda. Al contrario, possiamo vedere che molte società pur non avendo contatti con i Veda, sono materialmente più prospere. Perfino tra i seguaci, le persone più ricche possono non avere molta fede e le persone con immensa fede possono non essere affatto benestanti. In effetti, molte volte vediamo persone con fede fronteggiare molte difficoltà nella loro vita. E così, vediamo che la fede nei Veda e l’agire secondo i loro principi sembrano non avere alcuna connessione diretta con la prosperità materiale. Con il moderno modo di vivere, ossessionato com’è con gli aspetti materiali della vita, è sorprendente che la fedeltà ai Veda continui, radicata in noi ed in altri in un modo inspiegabilmente profondo. Qual è la ragione di questa fede suprema nei Veda?
La ragione è abbastanza semplice: I Veda non sono stati fatti dall’uomo. Non si può infatti associare il loro autore con un qualche essere umano. E allora chi li ha fatti? Prima di procedere logicamente a stabilire la paternità dei Veda, ricordiamoci di una semplice definizione: Dio è colui che è responsabile di tutte quelle cose per cui non siamo responsabili noi. Pertanto, i Veda devono essere opera di Dio. Tuttavia, molti trovano difficile credere a questo. A tal fine, viene sollevata la seguente obiezione:
Obiezione: I Veda contengono sia prosa che poesia; di conseguenza, chi le compose deve essere considerato il loro autore.
Risposta: Ma noi non abbiamo mai sentito il nome di un qualunque compositore che sia stato associato con i Veda.
Dubbio: Un dubbio, però, rimane… Può darsi che la gente abbia dimenticato i loro nomi perché i compositori vissero molto tempo fa.
Risposta: Beh, il poeta sanscrito Kalidasa che visse più di 2000 anni fa è ben noto come l'autore del dramma Shakuntala Abhijnana. Il nome di Vyasa, che ha vissuto più di 5000 anni fa, è sulla bocca di ogni bambino indiano, come l'autore del Mahabharata. Valmiki, la cui data è così antica che non è nota a nessuno, è ampiamente conosciuto come l'autore del Ramayana, e il suo compleanno viene celebrato ancora oggi in tutta l'India con molto clamore. Come è possibile che solo l'autore dei Veda non sia noto, e che la tradizione non abbia mai attribuito la paternità dei Veda a qualcuno?
Obiezione: Anche nel caso di certe canzoni popolari cantate in tutta l'India, nessuno ne conosce l'autore. Per questo semplice motivo, non si può sostenere che anche questi popolari canti non siano creazione dell'uomo (apourusheya).
Risposta: C'è un mondo di differenza tra i Veda e le canzoni popolari. I canti popolari non solo sono molto brevi in lunghezza ma anche in durata, a differenza dei Veda. Essi non sono conformi alle regole grammaticali. Talvolta non hanno nemmeno struttura formale. Molte volte sono fatti a cuor leggero e sembrano scherzi di natura. Tuttavia, i Veda sono vasti e profondi, e hanno una struttura profonda. Perciò, qui non c’è spazio per un confronto.
Dubbio: Però, ogni inno dei Veda contiene all’inizio il nome di un saggio (Rishi) che lo ha composto, insieme al nome del dio elogiato in quel particolare inno, ed anche la metrica (chhanda) in cui è composto l'inno.
Risposta: I Rishi stessi non possono essere il compositore degli inni per i seguenti motivi: Struttura musicale dei Veda: Si prenda la musica di compositori indiani molto famosi come Purandaradasa (intorno al 1500 dC), e Tyagaraja (1800 dC). Essi hanno composto canzoni in vari raga (modi musicali) e tala (ritmi). Tuttavia, in questo breve periodo di tempo, sia il modo e il ritmo delle loro composizioni hanno subito una sorta di cambiamento epocale. Invece, un tale cambiamento non ha avuto luogo nella struttura musicale dei Veda. Ci sono sei aspetti della struttura musicale dei Veda:
a). Varna: Gli alfabeti reali.
b). Swara: Le note musicali.
c). Matra: L'estensione di una lettera nel corso della sua pronuncia.
d). Bala: Lo stress su un alfabeto.
e). Sama: Una speciale interpretazione.
f). Santana: una recitazione non-stop su una certa lunghezza.
Si consideri per esempio la Matra. Essa è definita dalla durata del grido di un pavone. Recentemente, gli acustici hanno registrato una recitazione Vedica da tradizionali pundit ed anche con note dal pavone. Per confronto, gli intervalli coincidono con una precisione di nanosecondi. Cioè, la struttura musicale è rimasta immutata da tempo immemorabile. Questo sarebbe stato impossibile se i Veda fossero la composizione di esseri umani.

La vastità dei Veda
C'è un'altra ragione per cui si può trarre questa conclusione. I Veda sono incredibil-mente vasti. Patanjali, il fondatore dello Yoga, la cui data anche dai critici più severi non è mai posta dopo la nascita di Cristo, scrisse una monumentale opera sulla grammatica, chiamata 'Mahabhashya'. Quì egli ci dà una bibliografia dei Veda. Egli lamenta che al suo tempo rimanevano solo 21 rami del Rigveda, 31 del Yajurveda, 1000 di Samaveda, e 9 dell’ Atharvaveda. In ciascuno di questi settori ci sono altre quattro divisioni, ognuna chiamata: Samhita, Brahmana, Aranyaka e Upanishad. Di queste sezioni in voga 2000 anni fa, ne abbiamo ancor’oggi solo le seguenti: 1 nel Rigveda, 3 nel Yajurveda, 2 in Samaveda, e 2 in Atharvaveda, per un totale di otto. Per recitare tutte queste 8 divisioni esistenti servono circa 300 ore. Così, recitare i Veda che esistevano al tempo di Patanjali avrebbe richiesto circa 40.000 ore. Questo è qualcosa di troppo grande e non può essere la creazione di un singolo individuo.
Dubbio: Ciò è vero, tuttavia, i Veda non sono la creazione di una singola persona. Forse ci sono stati diversi compositori considerando la loro vastità. Non vediamo forse la stessa cosa oggi in Internet, con miliardi di pagine, scritte da milioni di persone per un periodo prolungato di tempo?
Risposta: Questa affermazione non è corretta perché viene smentita alla luce del fatto che anche se i Veda sono così vasti, non vi è in essi nessuna contraddizione. Se fossero stati una creazione di persone diverse appartenenti a diversi luoghi e composti in tempi diversi, avrebbero dovuto esserci contraddizioni. Invece, è un'esperienza universale che non esistono due esseri umani che concordano in continuità su tutti gli argomenti.
Obiezione: Ciò che dici non è vero. Ci sono un sacco di contraddizioni nei Veda. Ad un certo punto si dice, "Non bisogna attivare il karma", in un altro punto, invece "Attiva il tuo karma". Uno dice: "Il mondo è venuto dal vuoto". Un altro mette in dubbio ciò, dicendo: "Come può il mondo venire dal vuoto?" In un terzo punto si dice: "Il mondo è venuto da Dio". Queste sono certamente contraddizioni.
Risposta: Questa obiezione non è valida. Si consideri il seguente esempio: “Un uomo che cammina davanti a una casa sente una signora che da dentro dice: "Figlio mio, su, bevi il latte, è molto buono per la tua salute... Non insistere sul fatto di mangiare le patate fritte, non ti fanno bene". In serata, ripassando per la stessa via, sente la voce della stessa donna che dice: "Perché continui a bere latte? Cosa c’è in esso, se non acqua? Le patate sono pronte, mangiale!". Un'altra volta la sente dire: "Tu stai sempre seduto a studiare. Vai un pò fuori a giocare...". Più tardi, la sentirà dire: "Perché stai sempre giocando qua e là, come uno stupido cane? Siediti e studia. Se stai ancora fuori, ti punirò".
Queste dichiarazioni sono certamente contraddittorie. Quando le sentiamo, si potrebbe concludere che in quella casa ci sono molte persone che hanno molte differenze di opinione tra loro e che la signora che ha detto queste frasi sia molto litigiosa. Anche la tua conclusione circa i Veda è così. Quando queste dichiarazioni si incontrano nei Veda, sarebbe almeno incauto etichettarle subito come contraddittorie.
La cosa giusta, ovviamente, sarebbe quella di confrontare i contesti in cui le varie dichiarazioni furono fatte, e solo allora tentare di interpretarle. Ancora, nell’esempio di cui sopra, dopo una valida investigazione si scopre che la donna stesse dissuadendo un bambino piccolo dal mangiare patate fritte e stesse insistendo affinché prendesse il latte, mentre ad un figlio adulto stava offrendo le patate. Un suo figlio studioso veniva incoraggiato ad andare fuori a giocare, mentre ad uno svogliato veniva imposto di mettersi a studiare. Interpretando in modo corretto il contesto, tutto ritorna a posto meravigliosamente e non resta alcuna contraddizione.
Allo stesso modo, nei Veda, il karma è prescritto per coloro che hanno attaccamento al corpo. A coloro che non hanno attaccamento si consiglia di rinunciarvi. L'affermazione che il mondo è venuto dal nulla è solo una metafora per significare che la principale causa di tutto il mondo è estremamente sottile. Pertanto, le descrizioni sono da intendersi come livelli diversi di chiarezza. Questo c'è in ogni campo della conoscenza. Anche nella scienza, non possiamo dire prima al bambino che l'elettrone gira in cerchio intorno al nucleo. E' soltanto dopo un certo stadio che il concetto più complicato di probabilità del percorso può essere spiegato. E qui è lo stesso. Perciò, noi affermiamo che non ci sono contraddizioni nei Veda.


Verità scientifiche nei Veda:

Un'altra ragione per cui i Veda non possono essere stati fatti dall’uomo è che molte delle scoperte più recenti e sorprendenti della scienza sono già menzionate in essi. Alcuni fondamentali esempi sono i seguenti:
1). Che cosa è venuto prima, il seme o l'albero? Dopo un sacco di indagini i botanici hanno scoperto che l'albero è apparso per primo. Sulla base di questo, hanno anche sviluppato metodi di far crescere dritto un albero tramite una parte della struttura invece che attraverso il seme. Questa è ciò che viene chiamata

'Cultura-Tessuto'. Si noti un mantra nel Chandogya Upanishad: "E' solo l'albero che è il seme dell'albero. Così pure, è l'uccello che è il seme del volatile, e non l'uovo".
Questo significa che nel processo della creazione è l'albero che è apparso per primo, piuttosto che il seme. Nel commentare questo mantra, il grande Shankaracharya si fa la seguente domanda: "Quando si tratta della osservazione comune, cioè se è il seme ad essere il seme della pianta, come possono i Veda dire che il seme dell'albero è l'albero?" Dopodiché egli risponde, dando una prova euristica della dichiarazione vedica: "Sì, se i Veda dipendessero dalla nostra intelligenza, non avrebbero potuto fare questa dichiarazione. Ma ricordate, i Veda sono una fonte autonoma di conoscenza. Ed in più, non è vero forse che possiamo vedere molte piante che sono nate senza semi, benché nessun seme sia nato senza una pianta? Pertanto, non possiamo dubitare della dichiarazione vedica". Ciò che i grandi scienziati hanno scoperto con grande sforzo dopo innumerevoli indagini, è stato casualmente menzionato nei Veda.
2). L’Atharvaveda e i Purana affermano che ci sono sette isole nel mondo. Dalle nostre conoscenze attuali, sappiamo che si tratta di Eurasia, Africa, Sud America, Nord America, Australia, la Groenlandia e l'Antartide. Fino al 1911, tuttavia, soltanto sei di queste isole erano conosciute al mondo. L’Antartide è stata scoperto soltanto il 14 dicembre 1911. Allora come potevano i Veda che certamente esistevano prima del 1911 dire che ci sono sette isole nel mondo? L'unica risposta a questa domanda è che il  Dio che creò le sette isole certamente lo sapeva, e quindi lo poté raccontare tramite i Veda.
Ci sono molti altri segreti della natura, che sono venuti a conoscenza solo di recente attraverso le scoperte scientifiche, ma sono già menzionate nei Veda. Vari scienziati di talento con la loro intelligenza penetrante hanno fatto queste scoperte con sforzi senza precedenti attraverso sottili esperimenti. Come è che i Veda parlano di queste cose da essi scoperte in seguito? Sarebbe ridicolo dire che i Rishi ne abbiano scritto dopo aver condotto esperimenti o analizzandoli per deduzione. Per inferenza è mai possibile dire che ci sono sette isole sulla Terra? Questo numero non può essere ottenuto da alcun tipo di  logica. Perciò, l'unica spiegazione soddisfacente è che Colui che è responsabile di questa creazione è anche responsabile dei Veda.

Obiezione: Le informazioni citate nei Veda non sempre sono scientificamente accurate. In un punto dei Veda si dice che il mondo è piatto, che ovviamente è contrario ai fatti.
Risposta: Scusa, puoi dire esattamente dove si verifica questa affermazione nei Veda?
Obiettore: Personalmente non l'ho vista, ma molte persone dicono questo.
Risposta: Anche noi abbiamo sentito parlare di questo tipo di speculazione. Tuttavia, da nessuna parte nei Veda abbiamo mai incontrato tali dichiarazioni. In tal contesto è molto importante osservare che nei Veda la terra è spesso chiamata 'Bhu-mandala', che significa, ovviamente, di forma circolare o sferica. In realtà, il cosmo stesso è definito come 'Brahmànda', che significa ovale o a forma di uovo. I Veda non solo sono proprio precisi nelle informazioni che forniscono, ma vi è anche un'impeccabile efficacia nel metodo che usano per diffondere la loro saggezza. Inoltre, la notevole caratteristica dei Veda è che anche se non si soffermano sulle questioni al di là della comprensione della mente umana, tuttavia, tutte le loro affermazioni sono verificabili tramite l’inferenza o la vera esperienza.
Nella discussione precedente, è stato logicamente dimostrato che i Veda non possono essere composti da esseri umani. Le ragioni sono cinque:
1). Il nome dell'autore non è noto.
2). La loro struttura musicale è inalterata nel tempo.
3). Sono molto vasti.
4). Non hanno contraddizioni, nonostante la loro vastità.
5). In essi sono già state menzionate le scoperte più recenti.
Se i Veda non sono stati fatti dall'uomo, allora le domande sono: "Chi è responsabile di essi? E come siamo venuti a conoscerli"? La risposta, secondo i Veda, è la seguente:
>Dio ha creato il mondo nella seguente sequenza: Akasha (cielo), Vayu (aria), Agni (fuoco), Jala (acqua), Prithvi (terra), piante, semi e, infine, gli esseri umani e animali. Questa creazione durerà per un Kalpa (4.32 miliardi di anni), e poi si dissolverà prima di essere nuovamente ricreata. Questo ciclo di ‘creazione e dissoluzione’ è eterno.
In ogni creazione, gli esseri umani che nascono agli inizi di essa, sono quelli che sono  più spiritualmente evoluti che nella creazione precedente. Ad esempio, nella presente creazione questi esseri evoluti sono Manu, sua moglie Shatarupa, i sette saggi (Sapta Rishi) e molti altri (il Buddha, Cristo, ecc.).
Questi Grandi Esseri, a differenza di noi, ricordano il loro passato per la grazia di Dio. Inoltre, sempre per la sua grazia, si ricordano i Veda che essi stessi avevano imparato nelle loro vite precedenti. Essi danno vita ai loro figli alcuni dei quali sono di elevata bravura, che ricorda anche una parte dei Veda. Inoltre, questi Rishi insegnano anche i Veda alle generazioni successive. In questo modo, i Veda sono pervenuti alla nostra conoscenza. Questi Rishi sono chiamati veggenti, cioè coloro che vedono il mantra (mantra-drishta). I loro nomi compaiono all'inizio di ogni inno, insieme al nome del Dio a cui l'inno è destinato ed alla metrica con cui è composto. Vishwamitra, uno dei Sette Rishi, è il veggente del celebre Gayatri Mantra. Qualcuno potrebbe forse suggerire che Vishwamitra sia il creatore del Gayatri Mantra? Quindi, è evidente che questi saggi non sono i compositori degli inni e questo è il motivo per cui la devozione ai Veda continua intatta; Essi non sono altro che una esplicita comunicazione di Dio agli umani.
 


Questo articolo è basato quasi interamente sugli insegnamenti di Swami Param Pujya Paramanand Bharati Ji. Riferimenti:

·                     Bharati, Swami Paramananda. Foundations of Dharma. Bangalore 2008.

·                     Bharati, Swami Paramananda. Lectures on Vedanta (80 MP3 Files).

·                     Bharati, Swami Paramananda. Vedanta Prabodh: Varanasi, 2010.

 

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