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 Chi è un vero Guru?
La Visione tradizionale e scritturale
 

 

  

Questo articolo di Nitin Kumar è basato quasi interamente sugli insegnamenti di Swami Param Pujya Paramanand Bharati Ji. Tuttavia, qualsiasi errore è imputabile all'autore stesso.
(da http://www.exoticindia.com/article/spiritual_guru)

(trad. di Aliberth)
      
La scienza della spiritualità verte tutta intorno alla conoscenza di sé. Tuttavia, questa non potrà mai essere conosciuta in uno dei normali modi tramite cui acquisire la conoscenza dei soggetti mondani. Per conoscere ed avere esperienza di questa scienza, abbiamo bisogno di essere aiutati con la benedizione sia di Dio che del Guru. Non vi è nulla di sorprendente in questo. Sappiamo tutti che per essere qualificati in un qualsiasi campo della conoscenza, noi abbiamo bisogno della guida di una persona esperta che sia già qualificata in quel particolare settore. Che si tratti di un medico, un avvocato o un imprenditore, tutti seguono solo questa linea di azione. Krishna dice nella Bhagavad Gita: "Tra migliaia di persone, ve n’è solo una che lotta per la salvezza spirituale. Ed anche tra questi ricercatori, vi è solo una persona rara che arriva a conoscermi correttamente." (7.3)
Questa è la voce stessa di Dio, il quale chiarisce che non è facile ottenere un tale tipo di conoscenza. A causa della nostra radicata ignoranza, vi è un ampio divario tra ciò che noi stessi crediamo di essere e ciò che effettivamente siamo. Perciò, la guida di un guru è necessaria e sufficiente per progredire nel cammino spirituale.
Alcuni sciocchi eruditi di oggi non accettano questo, anzi vi si oppongono. Ma e
ssi non sono nel giusto. Per quanto intelligente una persona possa essere, è impossibile che essa possa studiare le Scritture e sperimentare la loro essenza per proprio conto. Pertanto, anche colui che conosce le Scritture, non deve cercare in modo indipendente la scienza della salvezza (Brahma-Gyana). Egli dovrebbe recarsi presso un qualificato maestro (guru) per ricevere la conoscenza della stessa.

La Chandogya Upanishad dice: 'Solo la conoscenza ricevuta da un valido insegnante (Acharya) ci conduce alla meta.’ (4.9.3) ‘Colui che ha un insegnante saprà la verità’. (6.14.2)
Le radici
alfabetiche componenti lo stesso termine ‘guru’ hanno il suo significato. 'Gu' significa le tenebre dell'ignoranza e 'ru' indica colui che le distrugge, quindi, colui che toglie la nostra ignoranza (circa il nostro vero sé) è il nostro guru.
Le qualità di un Guru:
Quali sono le qualità di un guru che fanno in modo che noi si cerchi la scienza della salvezza da lui? Come dovremmo approcciare un tale guru? Sono le stesse Scritture che rispondono a questa domanda: 'Con il pegno sacrificale in mano, uno dovrebbe avvicinare un guru, uno che sia uno 'Shrotriya' e 'Brahmanishtha'. (Mundaka Upanisad, 1.2.12)
Ecco, il primo aggettivo che descrive un ideale guru è 'Shrotriya'. Esso significa una persona che non solo ha studiato, ma anche che vive ed agisce secondo le Scritture (Shruti). L’altro, 'Brahmanishtha', significa uno la cui mente è sempre fissa sulla Realtà Suprema (Brahman). Purtroppo, molti possiedono solo la prima di queste qualità. Tuttavia, il guru ideale è colui che le ha entrambe, cioè, queste due qualità devono essere presenti insieme in una persona, affinché possa essere qualificata come un guru. Tale insegnante conosce il significato tradizionale delle scritture e quindi non le interpreta secondo la sua propria volontà. Così che, grazie al suo seguire la ininterrotta tradizione degli antichi saggi, non vi è alcuna contraddizione nei suoi insegnamenti. Dalle sue spiegazioni, non solo gli studenti ottengono le risposte alle loro domande – sia che le pongano o che arrivano casualmente, ma anche i loro dubbi vengono risolti. Se il guru non è un Brahmanishtha, allora i suoi discorsi non sono altro che semplici ripetizioni fatti a memoria, come quelli di un pappagallo. Ogni studente genera diverse domande e dubbi, a seconda del suo proprio background e dalle sue tendenze di tipo karmico (samskara). Risposte adatte ad una tale varietà di domande potranno venire solo dal suo serbatoio di esperienza, non dai libri.

Pertanto, nella Gita è detto: 'La conoscenza vi sarà data solamente da coloro che sono eruditi e che soprattutto hanno visto la verità.' (4.34)
Qui, ‘eruditi’ significa coloro che hanno la conoscenza delle Scritture. ‘Conoscitore della Verità’ (Tattva-Darshi) significa colui che ha realizzato la 'verità' come è realmente. Ed è solo l'insegnamento di un tale insegnante che può portare uno alla mèta desiderata, e non quello di altri.
Un tale guru è soddisfatto di sé ed è sempre felice e contento. Possiamo vedere n
ella Chandogya Upanishad che una simile persona è indicata come un 'Soumya'. Questo termine (soumya) significa che essa è calma e rilassata come la luna (soma). Non solo, un tale guru è così misericordioso che egli rivela ai suoi studenti meritevoli tutto quello che conosce, senza tenere niente segreto. Il Conoscitore della Verità Suprema (o Dio), cioè un guru, non è altro che Dio stesso. Perciò, noi dobbiamo avere piena fiducia in lui. In effetti, le scritture sottolineano anche che è dovere di un tale guru impartire la conoscenza ai suoi studenti meritevoli: 'Agli studenti pacificati, che hanno vinto i propri sensi, il saggio guru dovrebbe divulgare la conoscenza essenziale che rivela la Verità Suprema'. (Mundaka Upanisad, 1.2.13)
Il grande Shankaracharya dice: 'Un esperto guru dovrebbe assolutamente impartire la conoscenza all'allievo degno che lo ha avvicinato in un modo corretto'. (Commento al Prashna Upanishad, 6.1)


Come incontrare e servire un Guru:
Il motivo principale per cui spesso le persone non sono in grado di incontrare un tale guru così abile è la loro incapacità di comprendere davvero che non c'è altra strada per la Liberazione (Moksha) che quella delineata nelle Scritture. Infatti, la Shvetashvatara Upanishad dice: 'Non c'è altra strada per la Liberazione' (3.8). Solamente uno che si è liberato dall’illusione samsarica è un adatto veicolo per l’incontro con un vero guru, per ottenere la grazia di Dio. In effetti, l'incontro con un tale guru è la manifestazione più chiara della grazia di Dio nella nostra vita.
Le Scritture ci informano di come dobbiamo servire e venerare il guru. Dobbiamo offrirgli i segni della nostra devozione (samidha). Questi segni sono rappresentativi del karma. Colui che ricerca la Moksha (Liberazione) riconosce che adempiere al proprio karma non serve ad alcuno scopo. Egli vuole ricevere il fuoco della conoscenza dal suo guru, così che essa bruci tutti i suoi karma, simboleggiati dal legno dell’offerta. È per questo che egli porta al guru questo pezzo di legno (samidha).

Il Signore Krishna dice: "Come il fuoco consuma il legno, così il fuoco della conoscenza brucia tutto il karma". (Bhagavad Gita, 4.37) I Purana e le storie (itihasa), sono piene di istruzioni che ci informano su come dobbiamo comportarci nei confronti del guru, con cautela, devozione e umiltà. Non solo, la Bhagavad Gita ci dice anche come ci si deve rivolgere al proprio guru per la rimozione dei nostri dubbi: "Tu dovresti ottenere la conoscenza prostrandoti davanti al tuo guru, fare domande sincere per chiarire i tuoi dubbi, e servirlo con devozione" (Bhagavad Gita, 4.34).
La ‘Manu Smriti’ elabora il metodo di prostrarsi dinanzi al proprio guru: ‘I piedi del guru devono essere toccati con le mani incrociate, cioè, la mano destra dovrebbe toccare la sua gamba destra e la sinistra dovrebbe toccare la sinistra’ (2,72).
Qui, prostrazione indica una completa resa da parte del richiedente. Tale atto è noto in sanscrito come ’dandavat’. Come un bastone che cade in terra quando gli manca un supporto, così noi non potremmo appoggiarci a nulla senza il supporto del guru.
Anche l
e nostre domande riflettono la nostra umiltà. Perfino per questo scopo, affinché noi si possa ottenere il massimo del vantaggio ottenuto dalla conoscenza del guru, è imperativo che noi lo si serva con devozione e umiltà. Infatti, sia il prostrarsi che il fare domande possono essere entrambi fatti in maniera finta, tuttavia, il servizio che siamo in grado di offrire al nostro guru è la più sincera riflessione della genuinità del nostro impegno.
Inoltre, fondamentale per ottenere la conoscenza del Guru è la nostra fede, chiamata 'Shraddha' in sanscrito. Shraddha significa avere piena fiducia nella Parola - tanto delle scritture che del guru. La parola Shraddha è costituito da due componenti – la prima, 'Shrad' significa verità, e l’altra, 'Dha' significa sostenere. Così, la condizione necessaria (e sufficiente) per l'assunzione della verità è Shraddha. La Bhagavad Gita dice anche: 'Shraddhawan labhate gyanam’, (Solo la persona di fede può acquisire la conoscenza)' (4.39)
Avvertenza:
Consideriamo per un momento che un ricercatore accetti per errore un guru che non sia valido. Quando, pian piano, egli comincia a capire che questo guru, anche se è un conoscitore delle Scritture, non sta predicando né sta vivendo secondo esse, allora lo studente deve lasciare immediatamente e senza timore questo guru. Il Mahabharata dice chiaramente: 'Colui che non sa veramente cosa è giusto e cosa è sbagliato, e sta conducendo una vita in modo non giusto, quella persona è da scartare, anche se può essere un guru.' (Shanti Parva, 5.77)
 
Riferimenti e altre letture:
    * Bharati, Paramananda Swami. Fondamenti di Dharma. Bangalore 2008.
    * Bharati, Paramananda Swami. Lezioni sul Vedanta a Ayodhya (40 file MP3).
    * Bharati, Paramananda Swami. Vedanta Prabodh: Varanasi, 2010.
 


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