Il coraggio di essere se stessi

Dialoghi in Amsterdam tra U.G. e alcuni amici
 
Traduzione di: Piazza Pierluigi
 Titolo originario: "The courage to stand alone"
 Tratto dai nastri di: Henk Schonewille
 Trascritto in internet da: Ellen Chrystal
 Traduzione di: Piazza Pierluigi
 Supervisione: J.S.R.L.Narayana Moorty


 

Note del traduttore
Mi ricordo un'asserzione di Denise Desjardins a Gstaad quando disse "Non è facile tradurre i discorsi di U.G." Non immaginate quanto, nel corso della traduzione, abbia trovato vere queste parole; considerando anche la mia scarsa confidenza con l'inglese. Eppure sono arrivato alla fine della traduzione dei tre nastri di Henk, quelli nati con il titolo originario di "Give Up" e trascritti successivamente in Internet con il titolo: "The courage to stand alone" e con lo stesso titolo pubblicati.
Il miracolo è potuto accadere perché ho un rapporto molto particolare con quei nastri in quanto uso ascoltarli abitualmente nel tragitto quotidiano che separa casa mia dall'ufficio. Va dunque da "né che il contenuto mi sia diventato molto familiare. Chi conosce U.G. poi è autorizzato a pensare che il miracolo è potuto accadere anche per un altro motivo, ed io sono pronto a  sottoscrivere questa tesi.
Nel corso della traduzione ho cercato di mantenere la massima adesione al testo originale.  Le righe bianche inserite tra i brani sono, tranne in rari casi, le stesse presenti nella trascrizione in Internet.
Prima del testo vi è un' introduzione di Henk che, come ho detto all'inizio, produsse i nastri, ed una di Ellen Chrystal che li  ha trascritti in Internet.
A loro, senza i quali questo lavoro non avrebbe potuto essere, va il mio ringraziamento.
Ringrazio anche tutti coloro che in piccola o grande parte hanno contribuito alla nascita della presente opera.  

Milano Italia 1998 Pierluigi  Piazza

 

Premessa Di  Henk Schonewille

 
Sono rimasto piacevolmente sorpreso quando ho sentito dalla mia amica Julie Thayer che si stavano trascrivendo  i dialoghi di U.G. costituiti&nbs p; dai tre nastri della serie "Give Up".
Nel luglio del 1978 U.G. mi aveva invitato ad andare a Bangalore, dove  risedeva in quel periodo. La mia risposta immediata era stata "Si, mi piacerebbe ". Nello stesso tempo gli avevo riproposto il mio invito a venire ad Amsterdam: "Molta gente ti sta aspettando qua, gli dissi".  Finalmente nel 1982 U.G. venne e rimase, con sua stessa sorpresa, per 21 giorni in una stupenda casa messa a disposizione da alcuni  ex seguaci di Rajneesh.
U.G. si innamorò -- come del resto succede a molti visitatori -- delle bellezze di Amsterdam con i suoi canali e con i suoi fiori. La città deve averlo in qualche modo ispirato, come si può vedere dalla chiarezza e dalla profondità dei suoi discorsi. Venne molta gente a visitarlo  ed a parlare con Lui. Tra loro vi furono psicologi, editori, giornalisti, ricercatori spirituali,  persino fumatori di hashish e figli dei fiori. Uno di loro era un famoso e ben conosciuto poeta che aveva appena vinto un premio per avere parlato 24 ore senza interruzione. (Per inciso a U.G. è bastata una  frase per zittirlo). Insomma in mezzo alle persone comuni c'era di  tutto.
 Fortunatamente, con il permesso di U.G. avevamo installato un registratore. Furono registrate circa 24 ore di dialoghi. Dopo che U.G. fu ripartito io iniziai ad estrapolare un nastro da quel materiale, principalmen te ad uso di amici. Lo sforzo finì con la serie chiamata "Give Up" composta da tre audio-cassette per una durata totale di quattro ore e trenta minuti.
Preparai i nastri attorno a settembre -ottobre del 1982. Da allora  molte copie di quei nastri sono andate in giro per tutto il mondo. Sono stato contattato da: Germania, Francia, Austria, Australia,  Italia, Stati uniti, e così via, per un totale di 14 nazioni. Molte copie sono state fatte anche in India. Da allora ogni anno, quando incontriamo U.G. Lui fa sempre il seguente commento: "Sembra che abbiate fatto qualche cosa  di tremendo, dovunque vado trovo gente che mi chiede dei vostri nastri."
Nella versione scritta abbiamo cambiato il titolo di questi discorsi  in: "The courage to stand alone".
Una volta U.G. disse ad un visitatore che era andato a trovarlo al suo chalet a Gstaad in Svizzera: "E' bello che tu sia qui, ma temo che sia venuto nel posto sbagliato -- Tu cerchi una risposta  e pensi che la risposta che io ho trovato andrà bene anche per te. Ma non è così. Io posso avere trovato la mia risposta, ma quella può non essere la tua. Tu devi scoprire da te stesso e per te stesso il modo nel quale funzioni in questo mondo. Quella sarà la tua risposta.  Io spero che queste parole di U.G. vi aiuteranno a trovare "Il coraggio di ergervi da soli".
Amsterdam, Olanda,  Luglio 1992

 

Introduzione di Ellen Chrystal

 
Nel 1982, mentre U.G. stava tenendo queste conversazioni in Amsterdam, io ero in California nella comunità spirituale di Da Free John. Esattamente tre anni dopo, nel 1985, chiudevo quell'esperienza.  Dopo 10 anni di pratiche spirituali mi ritrovavo completamente fuori  dalla realtà -- niente soldi, niente casa, niente amici né famiglia ; -- e con la grossa responsabilità dei miei tre figli  che avevo lasciato per cercare la così detta illuminazione. Se qualcuno è stato fortemente coinvolto in qualche forma di culto religioso e poi ne è uscito mi potrà capire.
Oltre i dieci anni di frequentazione con Da Free John, avevo provato innumerevoli espedienti per colmare il vuoto spirituale; ma intuitivamente sentivo che tutti questi sforzi per trovare  qualche significato religioso o spirituale nella vita erano in  qualche modo falsi. -- Come se fosse un'imposizione alla naturalezza della vita stessa. Nello stesso tempo la ricerca era diventata un 'abitudine così  radicata che non riuscivo a fermarla.
Nel 1987 andai ad un ritiro di tre giorni con Bernadette Roberts  (una ex suora Carmelitana, che diceva di essere in uno stato di assenza di ego). Quell'esperienza mi sembrò più realistica. Durante il ritiro mi sentii completamente ristorata dalla saggezza semplice e piena di umorismo di Bernadette. Verso la fine del ritiro un mio vecchio amico (un altro divorziato da Da Free John, come ci chiama U.G.) diede a Bernadette un libro intitolato "La mistica dell'illuminazione." Ricordavo vagamente di avere visto precedentemente quel libro che  parlava di U.G. Krishanmurti. Bernadette lo restituì al mio amico, al che dissi subito "Se non ti spiace mi piacerebbe leggerlo."
Appena lo ebbi tra le mani mi chiusi nella mia stanza per leggerlo. La prima cosa che notai fu la buffa introduzione di U.G. all'inizio  del libro: "Questo libro non ha copyright. .." (Ciò era qualcosa di esilarante per me che avevo speso gli ultimi 10 anni vicino ad un uomo che reclamava un perpetuo copyright per ogni parola che pronunciava).
Durante le ultime ore del ritiro lessi il libro dall'inizio alla fine. Stavo leggendo cose che intuitivamente avevo sempre sentite come vere, ma ero completamente incapace di tradurle in azione. Questo è stato per me l'inizio della fine della mia ricerca.
Il libro era stato pubblicato in India. Scrissi all'editore chiedendogli informazioni su U.G.,  dove e come avrei potuto incontrarlo. Dopo diverse settimane o forse mesi, ricevetti una lettera da un uomo di nome Chandrasekhar. La lettera spiegava che U.G era in viaggio, e mi  consigliav a di contattare Julie Thayer che, casualmente, viveva a pochi isolati da me nell'angolo Ovest della città di New York.
Chiamai Julie, e ci incontrammo immediatamente a casa sua. Julie aveva appena terminato un viaggio con U.G. attorno al mondo, ed aveva raccolto un mucchio di materiale tra foto e films su di Lui. C'erano circa 100 ore di nastri non editati. Per diverse settimane andai nell'appartamento di Julie, ero come ipnotizzata nel guardare quest'uomo anziano che girovagava per il mondo, incontrando e discutendo con un vasto campionario di umanità; .  Non passò molto che U.G. venne negli Stati Uniti, così volai a San Rafael, in California, per incontrarlo.
"Perché sprechi i tuoi soldi?" mi chiese quando lo incontrai  "Volevo conoscerti" risposi.  "Non otterrai nulla qui," egli mi disse, aggiungendo, "Se il mio libro  ti avesse dato qualche cosa tu non saresti qui". Cosa potevo dire. Sentivo che stava succedendo qualche cosa, ma era comunque una cosa che non potevo né conoscere, né spiegare, né tanto meno usare per i  miei scopi. Non avevo nessun punto di riferimento nei confronti di questa persona. Tutte le mie esperienze passate di devozione per i guru non servivano a nulla qui. Allo stesso tempo avevo la percezione chiara che Lui non era  un uomo ordinario.
Tutto ciò che uno può fare la prima volta che incontra U.G. è osservare come Lui funziona. Dopo anni di inchini ai piedi di Da Free John, era un sollievo sedere vicino a qualcuno che reputo essere un "illuminato" (non dite a U.G. che  ho detto una cosa del genere) senza dover seguire nessuna cerimonia o fare nessuno sforzo per esprimere nulla in particolare.  Potevo finalmente essere me stessa.
U.G., che è realmente convinto di non avere nessuna missione, è contento quando trova persone che non sono interessate a quanto dice. Altri ponderano ogni sua parola, e questi U.G. usa confonderli costantemen te. Altri ancora (suppongo di essere in questa categoria) ascoltano e semplicemente vivono le loro vite. Non saprei cos'altro fare. Credo che Lui mi abbia  salvato da inutili anni di ricerche e di illusioni, e che realmente abbia alleggerito il mio fardello. È diventato parte della mia vita senza condizionarla in nessun modo. È molto interessante per me e nel  contempo estremamente difficile da comunicare.
Ho avuto in seguito l'opportunità di passare parecchio tempo con Lui, sia a New York, che in California e a Gstaad in Svizzera. Ogni volta i posti sono così diversi e nello stesso tempo così uguali. Continuo a visitarlo quando posso, e poi faccio la mia vita. E ogni volta Egli alleggerisce un pò di più il mio carico.
Avevo già le audio-cassette della serie di "Give Up" da diversi anni, ma non le avevo mai ascoltate con reale interesse. Me le aveva date Julie. Quando le sentii con più attenzione  fui colpita da queste conversazioni. Sembravano essere un compendio degli insegnamenti fondamentali di U.G.
In queste conversazioni ad Amsterdam, U.G. dà luogo ad un'esposizione strutturata. -- anche se non potete accettare le sue parole, ciò che dice vi ritornerà in mente ancora ed ancora, ed ogni volta scoprirete qualche nuovo senso che non avevate compreso prima. E con ciò ogni volta vi sentirete un pò di più sulla giusta via. Sentirete i vostri pesi alleggerirsi.
Cos' altro dire:  Grazie U.G. New York  Novembre 20, 1995

 

Parte 1 - Non occorre fare nulla.
 

Domanda:
  Sei d'accordo se dico che vivi in uno stato dove non ci sono  tensioni?

U.G:. ....... Non sono in conflitto con la società. Il mondo, esattamente così com'è, è la sola realtà che conosco. La realtà ultima è un'invenzione dell'uomo e non ha assolutamente nessuna relazione con la realtà di questo mondo.
Più cercherete di capire la realtà (che chiamate realtà ultima) più vi sarà difficile vivere la realtà delle cose come sono. In pratica sono i vostri tentativi per sfuggire la realtà del mondo così com'è che vi rendono difficile vivere in armonia con le cose che vi circondano.

Noi abbiamo una nostra idea di armonia. "Come vivere in pace con se stessi." Questa è solo un'idea. C'è già una pace straordinaria presente qui, dentro di noi. E' proprio la creazione di questa idea di pace, la quale è totalmente avulsa dall'armonioso funzionamento di questo corpo, che vi rende difficile vivere in pace.
Quando vi libererete dal desiderio di raggiungere, o sperimentare quella realtà che collocate fuori di voi, troverete non solo che è difficile comprenderla, ma anche che non vi è possibile farne esperienza; ma almeno sarete fuori da questo assurdo. Accetterete il fatto che non c'è niente, proprio niente, che possiate fare per sperimentare la realtà, eccetto la realtà  delle cose come ci sono imposte dalla società.
Noi dobbiamo accettare le cose come sono, perché è essenziale per noi agire in questo mondo in modo intelligente e sano. Se non lo facciamo siamo persi. Finiremo al manicomio. Allo stesso tempo dobbiamo capire che non c'è alcuna possibilità di sperimentare la realtà. A quel punto non saremo più in conflitto con la società, e anche il desiderio di voler essere diversi da ciò che siamo avrà fine.

Il traguardo che vi siete preposti, la meta che avete accettato come ideale da raggiungere e la domanda di essere qualche cosa di diverso da ciò che siete non ci saranno più.
Parimenti cesserà lo sforzo per perseguire quelle mete che la cultura ha posto davanti a voi e che voi avete accettato come desiderabili. Voi siete come siete.

Quando la richiesta di essere diversi da come siete non c'è più, voi cessate di essere in conflitto con voi stessi; di conseguenza, non potete essere in conflitto con la società attorno a voi, mentre, se non siete in pace con voi stessi, non potete essere in pace nemmeno con gli altri.
Anche in questo caso non ci sono garanzie che i vostri vicini saranno in pace con voi; a quel punto però la cosa non vi disturberà più.
Nello stesso tempo, se siete in pace con voi stessi, diventate una minaccia per la società come funziona oggi. Sarete una minaccia per chi vi sta vicino perché anche loro, che stanno cercando quella buffa cosa chiamata pace, si sentiranno indotti ad accettare la realtà del mondo così com'è. Diventerete una minaccia alle loro esistenze come le conoscono e le sperimentano.

Voi siete tutti soli -- non parlo della solitudine che la gente vuole evitare -- voi siete realmente soli.

Non è la realtà ultima ciò che vi interessa realmente, non gli insegnamenti dei guru, non quelli dei santi, non il mucchio di tecniche che conoscete; niente di ciò vi darà l'energia che state cercando.
Quando il movimento del pensiero finirà, quello creerà le condizioni per rilasciare le  energie che sono già in voi. Non deve essere l'insegnamento dei santi. Non deve essere nessuna tecnica inventata dall'uomo --  perché non c'è attrito là. Voi davvero non avete idea.

Il movimento là (indicando l'ascoltatore) ed il movimento qui (indicando se stesso) sono uno e identico. La macchina umana non è diversa dalle macchine là fuori. Entrambe girano all'unisono. Qualsiasi sia l'energia che sta agendo all'esterno di voi, è la stessa che sta agendo qui, all'interno di voi. Quindi qualsiasi energia voi sperimentiate attraverso la pratica delle vostre tecniche è un' energia provocata dall'attrito. Quell'energia è prodotta dall'attrito del pensiero. -- I tentativi che fate per sperimentare quell'energia sono i responsabili delle vostre esperienze. Ma la vera energia è qualche cosa di cui non potete fare esperienza. E' giusto un'espressione della vita, una manifestazione della vita. Non occorre fare proprio nulla.

Tutti i vostri sforzi per sperimentare quell'energia prevengono la possibilità che l'energia che è già presente, e che è una manifestazione ed un'espressione della vita, esprima se stessa.
Non possiamo valutare queste cose nei termini che usiamo di solito per le cose che facciamo: le tecniche di meditazione, lo yoga e tutto il resto. Non sono contro queste cose, non fraintendetemi, ma tutto ciò non è il mezzo per raggiungere il traguardo che vi siete prefissi. Il traguardo stesso è falso. Se è un corpo flessibile ciò che vi interessa, probabilmente le tecniche yoga vi aiuteranno. Ma certo lo yoga non è lo strumento per raggiungere ciò che chiamate illuminazione o trasformazione o qualunque altra parola vogliate usare.
Anche le tecniche di meditazione sono azioni basate su se stesse. Sono meccanismi di auto- perpetuazione. Voi mancate l'obiettivo nella vostra ricerca della realtà ultima proprio a causa di tutte queste tecniche, che non sono altro che stratagemmi che usate allo scopo di rendere permanente il vostro io.
Voi realizzerete all'improvviso, o albeggerà in voi, la comprensione che la ricerca stessa della realtà ultima è un meccanismo di auto- perpetuazione. Non c'è nulla da raggiungere, nulla da guadagnare, nulla da ottenere.

Il vostro stesso impegno per perseguire gli obiettivi che vi siete preposti è ancora un meccanismo per dare continuità al vostro "né. Usando le parole "meccanismo per dare continuità al vostro "né", non intendo affermare che esista un "né o una entità. Devo usare la  parola "né perché non ci sono altre parole. Ogni cosa vogliate raggiungere nasce dal vostro "io", ed è quindi un'attività basata sull'ego.
Quando uso i termini: "Attività basata sull'ego", voi interpretate come qualche cosa che dovrebbe essere evitato, perché l'assenza di egoismo è il vostro traguardo. Ma più a lungo fate cose per essere senza egoismo, più a lungo rimanete individui egoisti. Quando questa spinta a voler essere persone altruiste viene meno, allora sparisce anche l'egoismo e sparisce l'attività basata sull'ego. Le tecniche, i sistemi, i metodi che voi state usando per raggiungere il vostro obiettivo di assenza di ego sono tutti prettamente egoistici.

Sfortunatamente la società ha posto davanti a noi quel traguardo ideale, in quanto un uomo  altruista sarà un grande bene per la società; e la società è interessata solo nella propria continuità -- Lo "status quo" --  Tutti i valori che noi accettiamo come valori da coltivare, sono inventati dalla mente umana per auto-mantenersi, auto-perpetuarsi.

Il fatto di avere un obbiettivo è poi ciò che vi rende possibile continuare a questo modo, ma voi non otterrete proprio nulla. La speranza che un giorno, attraverso qualche miracolo o attraverso l'aiuto di qualcuno, voi potrete raggiungere le vostre mete è ciò che vi tiene in movimento, ma, di fatto, voi non otterrete nulla.
Voi realizzerete in qualche modo, durante questo percorso, che qualsiasi cosa stiate facendo per raggiungere i vostri obbiettivi non vi sta portando da nessuna parte. Allora vorrete provare altri sistemi. Ma se ne provate uno e vedete che non funziona, dovreste capire che anche gli altri sistemi sono esattamente la stessa cosa. Questo deve essere  molto, molto chiaro.

Qualsiasi sforzo stiate facendo durante questo, dovrebbe albeggiare in voi la comprensione che non state andando da nessuna parte. Fintanto che dureranno i vostri desideri voi farete qualcosa per perseguirli. Ma voi dovete essere molto chiari con voi stessi sulla natura dei vostri desideri. Cosa volete? Vi faccio continuamente questa domanda. Voi dite, "voglio essere in pace con me stesso." Questa è una cosa impossibile perché tutto quello che state facendo per essere in pace con voi stessi è ciò che distrugge la pace, che è già presente lì in voi.
Avete messo in moto il movimento del pensiero, e questo sta distruggendo la pace che è già presente. Vedete, è molto difficile comprendere che è proprio ciò che fate che crea gli ostacoli, e nel contempo disturba l'armonia e la pace che ci sono già.

Qualsiasi movimento del pensiero, in ogni direzione, ad ogni livello, è una cosa molto distruttiva per il funzionamento, pieno di pace, di questo organismo vivente; il quale non è per nulla interessato alle vostre esperienze spirituali. Esso non ha veramente nessun interesse nelle vostre esperienze per quanto straordinarie possano essere.
Quando vi succede di avere una di queste esperienze, nasce subito l'esigenza di averne altre e altre ancora, e da ultimo voi desiderate essere in quello stato permanentemente. Ma la felicità, la beatitudine eterna, sono cose che non esistono. Voi pensate che esistano, a causa di tutti quei libri che leggete e che parlano di felicità, di beatitudine eterne. Ma nello stesso tempo sapete molto bene che quella ricerca non vi sta conducendo da nessuna parte.
Il meccanismo coinvolto in questo processo, lo strumento che state usando, sono la causa della vostra ricerca senza fine perché essi non conoscono nient'altro. Questo meccanismo è il prodotto di tante migliaia di anni di sforzi e di volontà.
Il vostro tentativo di raggiungere uno stato privo di tensioni attraverso lo sforzo non avrà successo. State dimenticando che quello stato di assenza di sforzo non esiste per nulla. Volete raggiungere uno stato dove non ci sia sforzo con lo sforzo, come diavolo potrà succedere una cosa del genere? Dimenticate che ogni cosa che state facendo, ogni movimento, ogni desiderio che sono in voi, sono essi stessi sforzo.

L'assenza di sforzo è qualche cosa che non può essere raggiunta con lo sforzo. Tutto ciò che fate per fermare lo sforzo è inevitabilmente uno sforzo. È realmente una cosa pazzesca. Non vi siete mai messi veramente in quel vicolo cieco. Se lo fate diventerete pazzi; ma voi siete spaventati da una cosa del genere.
Dovete comprendere che ogni cosa che state facendo per essere in quello stato di assenza di sforzo, indipendentemente dal perché la stiate facendo, è comunque ancora sforzo. Anche la volontà di abbandonare lo sforzo è ancora sforzo. Uno stato senza sforzo è la totale assenza di volontà e di sforzo, di ogni tipo e sempre, ma è qualche cosa che non può essere raggiunto attraverso un atto volitivo.

Dovreste comprendere che ciò che state facendo è totalmente privo di significato. Potete cambiare le tecniche, potete cambiare i maestri, ma di base ed essenzialmente gli insegnamenti che state usando per raggiungere la vostra meta sono essi stessi l'ostacolo; non importa quale sia il maestro che state seguendo.
Se voi mettete in discussione gli insegnamenti, sfortunatamente dovete mettere in discussione anche i maestri stessi,
 -- ma a quel punto sorge il dubbio: "Sono io che sto sbagliando qualche cosa, un giorno riuscirò a capire". Io dico che se non vi è possibile capire oggi, non capirete nulla neanche domani. La vera comprensione è l'assenza della richiesta di comprendere -- ora o domani.

Nel presente non c'è necessità di comprensione. La comprensione è sempre proiettata nel futuro. Nell'istante attuale non avete necessità di comprendere.

Può sembrarvi ridicolo, ma questo è esattamente come stanno le cose. Cosa state cercando di capire? Non potete neanche comprendere ciò che sto dicendo ora. Sono 20 giorni che sto parlando e posso andare avanti, ma voi non comprenderete nulla. Non è così difficile. È veramente semplice. Il problema reale è che la struttura (la mente) che è implicata in questo processo è così complicata che non accetta la semplicità delle cose.
Questo è realmente il problema. "Non può essere così semplice" è il vostro pensiero. Siccome quella  struttura è così complessa, si rifiuta di prendere in considerazione l'ipotesi che le cose siano così semplici.
Così voi capirete domani, non oggi, non ora. E domani è la stessa storia, e anche fra dieci anni sarà la stessa storia. Che cosa fate in questa situazione? Noi tutti stiamo attraversando questa esperienza. O la superate, o sballate. Le possibilità di sballare sono veramente tante se vi cacciate in quel vicolo cieco. Ma voi non farete una cosa del genere.

Cosa volete capire? Non sto dicendo nulla di profondo. Sto ripetendo le stesse cose giorno dopo giorno. Può sembrarvi molto contraddittorio. -- Vi sfugge ciò che sto facendo -- Sto esponendo un concetto, ed il secondo concetto nega il precedente. Qualche volta vedete delle contraddizioni in quello che dico. Ma in realtà non ci sono contraddizioni. Se il primo concetto non ha espresso quello che sto tentando di esprimere, il secondo concetto lo nega. Il terzo concetto negherà i primi due, ed il quarto i precedenti tre. Non con il proposito di dimostrare qualche cosa, non con la pretesa di comunicarvi niente. C'è solo questa serie di negazioni. Non c'è niente che debba essere comunicato. Non c'è assolutamente la volontà di arrivare a nulla. La vostra meta è capire. Voi volete comprendere, vedete. Ma non c'è nulla da comprendere qui. Ogni volta che voi cercate di ricavare qualche senso da quanto diciamo, io provo a dimostrarvi che questo senso in realtà non esiste. Non è la dottrina del "neti-neti".

In India hanno sviluppato questo approccio negativo. Ma questo così detto approccio negativo è ancora un approccio positivo, perché loro sono ancora interessati nel raggiungere qualche meta. Siccome hanno fallito con l'approccio positivo, hanno inventato quello che è chiamato approccio negativo. "Non questo, non quello". L'ignoto non può essere né raggiunto né, sperimentato attraverso un approccio positivo.
Il così detto approccio negativo in realtà non è negativo perché c'è ancora la meta positiva di voler conoscere o sperimentare l'ignoto, ma ciò è qualche cosa che non può essere sperimentato. È solo un trucco, una presa in giro di se stessi. Se l'obbiettivo, indipendentemente da quale sia, è positivo, anche l'approccio lo è. Va bene come gioco, è interessante, ma, là, non esiste qualche cosa come l'oltre, non esiste una cosa come l'ignoto. Se voi accettate che esista l'ignoto, farete una cosa o l'altra per conoscerlo. Il vostro interesse è "Conoscere". Quest'assurdo tentativo di sperimentare una cosa che non può essere sperimentata,  non finirà mai.

L'ignoto non esiste! Voi scoprirete come io posso fare una asserzione così dogmatica. Fino a quando inseguirete l'ignoto, questo movimento continuerà ad esistere. Il pensiero che ci sia qualche cosa che potete fare vi da la speranza. Magari un giorno riusciremo a fare l'esperienza dell'ignoto. Ma come può l'ignoto diventare noto? Non avete nessuna possibilità! Anche supponendo per un istante che questo movimento (il desiderio di conoscere l'ignoto) non ci sia, quello che rimane non lo conoscerete mai. Non avete modo di conoscerlo, di catturarlo, di sperimentarlo, o di esprimerlo.

Parlare di beatitudine, amore, sono solo romanticherie, perché non c'è modo di catturare, contenere od esprimere quell'amore. Albeggerà in voi la comprensione che questo (il pensiero) non è lo strumento che vi può aiutare a comprendere, e che non esiste nessun altro strumento.

Non sono venuto qui a tenere un discorso, voi dovreste aiutarmi.

Se interpretate ciò che sto dicendo nei termini dei vostri valori, o di qualche codice di condotta, rischiate realmente di mancare l'obbiettivo. Non che io sia contro i codici morali o etici. Questi hanno un valore sociale, sono essenziali per il buon funzionamento della società. Voi avete bisogno di questi codici di condotta per funzionare nel mondo in modo intelligente. Altrimenti ci sarebbe il caos totale. Questo è un problema sociale. Non un problema etico, né religioso. Dovete separare le due cose perché il mondo in cui viviamo oggi è cambiato. Dobbiamo trovare un altro modo per convivere in armonia con il mondo attorno a noi. Se voi siete in conflitto con voi stessi, non potete essere in armonia con la società. La responsabilità è vostra.

Temo che se interpretate quello che dico in termini religiosi voi mancherete realmente l'obbiettivo. Ciò che dico non ha niente a che fare con la religione. Non vi sto suggerendo di essere diversi da quello che siete. Cosa impossibile, d'altro canto. Non sto provando a liberarvi da niente. Non penso che ci sia qualche scopo in questi miei discorsi. Voi potete spazzare via quanto dico asserendo che è un nonsenso, è un vostro diritto. Ma magari potete accorgervi che l'immagine che avete dei vostri obbiettivi, o l'idea di come cambierete un giorno attraverso gli sforzi e la volontà, non hanno assolutamente nessuna relazione con "quello" che sto descrivendo. Quello di cui parlo non è realmente ciò che vi interessa.
Vi stavo dicendo l'altro giorno che mi piacerebbe darvi giusto un assaggio di quello stato. Non un assaggio nel senso in cui voi usate il termine. Giusto un tocco. Non vorreste più averne a che fare per nessun motivo. E d'altro canto quello che volete, quello che vi interessa, non esiste.

Voi potete avere un mucchio di piccole esperienze, se quello è ciò che vi interessa. Fate le  vostre meditazioni, fate tutto quello che volete, sperimenterete un mucchio di cose. È molto facile fare queste esperienze attraverso l'uso delle droghe. Non vi sto raccomandando questo, ma le esperienze sono le stesse, esattamente le stesse.

I dottori dicono che le droghe danneggiano il cervello, ma anche la meditazione se è fatta seriamente danneggia il cervello. C'è gente che è impazzita, gente che si è buttata nel fiume, che ha fatto un mucchio di stranezze; si sono rinchiusi in una caverna perché non  potevano più fronteggiare le loro esperienze.

Vedete, non vi è possibile guardare i vostri pensieri, come non è possibile essere consapevoli di ogni passo che fate; se farete una cosa del genere, impazzirete. Non sarete più in grado di camminare. Quando si dice che uno dovrebbe essere consapevole di ogni cosa, non si intende una cosa del genere. Come può essere possibile guardare ogni pensiero, e perché dovreste farlo? Per avere autocontrollo? Non potete avere quel controllo, è una cosa  tremenda.
 
Quando vi capita di immaginare che state controllando i vostri pensieri, e sperimentate un vuoto tra quei pensieri, o qualche stato di assenza di pensiero, sentite che state raggiungendo qualche cosa. Quello è uno stato di assenza di pensiero indotto dal pensiero stesso, solo un vuoto tra due pensieri. Il fatto che voi possiate sperimentarlo dimostra che il pensiero è ancora estremamente attivo in voi.
Vi pongo questa analogia: il pensiero si comporta come il fiume Rodano che attraversa la Francia, scompare sotto terra per poi riapparire ancora. È andato sottoterra ma è ancora presente. Non potete usarlo per navigare, ma alla fine torna in superficie. Allo stesso modo tutte queste cose che voi state respingendo nelle regioni remote del vostro cervello, (illudendovi di sperimentare qualche cosa di straordinario) ritornano poi in superficie. E voi le troverete addirittura aumentate dentro di voi.

Adesso voi non siete consapevoli del vostro respiro. Non vi serve esserlo. Perché volete essere consapevoli di quel respiro?  Se mi dite che lo fate per espandere i vostri polmoni, per avere un torace possente, -- allora è un altro paio di maniche, Ma perché volete essere consapevoli del movimento del respiro dall'origine alla fine? Il pensiero e il respiro sono due cose strettamente correlate. Questo è il perché voi volete controllare il vostro respiro. Osservarlo è anche un modo per controllarlo per qualche momento. Ma se trattenete il respiro a lungo, vi soffocherete e morirete allo stesso modo per cui ogni cosa che fate per trattenere o bloccare il  flusso del pensiero vi condurrà alla morte, letteralmente alla morte, o al meglio danneggerete qualche organo. Il pensiero è una vibrazione straordinaria. È come il vibrare di un atomo. Non potete giocare con queste cose.

Non raggiungerete mai il vostro obbiettivo di controllare il pensiero. Il pensiero deve funzionare nel modo che gli è proprio, nel suo modo disgiunto e scollegato, e questo modo di funzionare non può essere raggiunto attraverso uno sforzo volitivo. Deve ritornare al suo ritmo naturale. Il vostro sforzo per ricondurlo a quel ritmo non fa altro che togliergli naturalezza.
Il pensiero ha una sua vita propria che sfortunatamente è diventata qualche cosa di parallelo rispetto al movimento della vita stessa. Questi due movimenti sono sempre in conflitto, e questo conflitto terminerà solo alla morte del corpo.

Il pensiero è diventato il padrone di questo corpo. Esso si è impadronito di tutto quanto. Sta  ancora provando a controllare ogni cosa dentro di voi. E voi non potete più, per usare una metafora, "buttare fuori il servo dalla casa", per quanto ci possiate provare. Se lo fate con la forza, lui brucerà l'intera casa, anche sapendo bene che con la casa brucerà anche lui. È una cosa folle per lui. Ma questo è quello che succederà se ci provate.
Non spingete queste similitudini alle loro logiche conclusioni, ma capite da voi stessi quando fate queste cose, e non prendetele alla leggera. Oppure pigliatele veramente alla leggera e giocate con esse; se usate queste cose come giocattoli, va bene.
 
D: Stai suggerendo di lasciarci semplicemente andare? nessun conseguimento, solo fluire?

U.G:  Anche quel "fluire" non è qualche cosa di volontario da parte vostra. Voi non dovete fare nulla. Non siete separati dal pensiero. Questo è ciò che enfatizzo. Voi non potete separarvi dal pensiero e dire: "questi sono i miei pensieri". Una cosa del genere è una vostra illusione, e voi non potete restare senza illusioni. Rimpiazzate continuamente un'illusione con un altra. Sempre.

D: Sono d'accordo con quanto dici.

U.G.: Se tu accetti il fatto che rimpiazzi continuamente un' illusione con un' altra illusione, allora hai capito che il tuo volere essere libero dalle illusioni è impossibile; che quel volere stesso è un' illusione. Perché vuoi essere libero dalle illusioni? Sarebbe la tua fine.....
Non sto cercando di spaventarvi, sto solo sottolineando che non è un gioco divertente da giocare. Quell'assembramento di illusioni siete voi stessi, come vi conoscete. Quando la conoscenza che voi avete di voi stessi svanisce, finisce con essa anche la conoscenza che avete del mondo. Non può rimanere nulla. Ma quella conoscenza non finirà tanto facilmente, essa tenterà di rimpiazzare sempre una illusione con un 'altra.

Voi non accettate di essere persone normali, persone ordinarie. Quello è il vero problema. È molto difficile essere una persona ordinaria. La cultura vi chiede di essere qualche cosa di diverso da ciò che siete. Questo ha creato una sorta di spinta, -- un movimento potentissimo e tremendo del pensiero, -- il quale vi spinge ad essere diversi. Il pensiero serve nell'ambito materiale, altrimenti è inutile.

Il solo scopo del pensiero è di sovrintendere al nutrimento del corpo ed alla riproduzione. Quello è tutto l'uso che potete fare del pensiero. Null'altro. Non può essere usato per speculare.

Voi potete costruire una struttura di pensiero filosofico tremenda, ma non avrebbe assolutamente valore. Potete interpretare tutti gli eventi della vostra vita e costruire altre strutture di pensiero, ma non servirà; Lo scopo del pensiero non è questo.

Nello stesso tempo tempo dimenticate che tutte le cose attorno a voi sono create dal pensiero. Voi stessi siete nati dal pensiero, altrimenti non sareste qui. In quel senso il pensiero ha un valore tremendo, e nello stesso tempo è ciò che vi distruggerà.

Questo è il paradosso. Tutto ciò che avete creato in questo mondo è stato fatto grazie al pensiero, ma sfortunatamente il pensiero è diventato il nemico dell'uomo; perché l'uomo sta cercando di usare il pensiero per scopi per i quali non è adatto. Può essere usato per risolvere problemi tecnici, molto bene ed efficacemente, ma non potete usarlo per risolvere i problemi della vita.

Pensiero positivo, qualità della vita positiva, cose molto interessanti sapete. Non potete sempre essere positivi. Come potete esserlo sempre? Tutto ciò che non vi induce dei pensieri positivi voi lo chiamate negativo. Ma il positivo e il negativo esistono solo nell'area del vostro pensiero. Quando il pensiero non c'è, quello che rimane non è né positivo, né negativo. Come stavo dicendo, non esiste (questa cosa come) l'approccio negativo. È una contorsione.

 Vi sto incoraggiando ad ergervi da soli -- potete camminare, potete nuotare, non annegherete. Questo è quello che posso dire. Se c'è la paura, quasi certamente affonderete. Altrimenti c'è sempre una zattera di salvataggio là nell'acqua che vi tiene a galla.
La paura di andare a fondo è la cosa che vi rende impossibile lasciare che il movimento della vita si esprima nel suo modo naturale. Capite, non ha scopi, è giusto un movimento senza direzioni. Voi state tentando di manipolarlo e di canalizzarlo lungo una particolare direzione in modo da trarne qualche beneficio. Ma in voi esiste solo questo movimento senza direzioni.
 
D: Attualmente noi come esseri umani siamo piuttosto affezionati al pensiero. Ma perché pensiamo tutto il tempo?
 
U.G.: Ti farò io una domanda. Dimmi quando pensi? Non perché pensi, questa non è la domanda, ma quando pensi?

D: Per quello che posso sapere, tutto il tempo.

U.G.: Bene, tutto il tempo, e perché? Cos'è responsabile per il tuo pensare tutto il tempo? Facci caso. Tu pensi quando vuoi qualche cosa, in quel caso tu pensi. Mi è molto chiaro questo.
 
D: Non necessariamente.

U.G.: Naturalmente, non ti rendi neppure conto che stai pensando. Sei cosciente che stai pensando ora? È un meccanismo automatico.

D:  Si è automatico, questo è vero.
 
U.G.:  Se non sei cosciente del fatto che stai pensando, perché vuoi  capire la causa del tuo pensare? Io non sono cosciente del fatto che sto parlando. Anche tu stai parlando e mentre parli non pensi: "Sto parlando". Quando tu formuli la domanda "Sto pensando?" la tua risposata dovrebbe essere "Si". Quel "Si" è ancora un pensiero automatico.
 
D: Non importa se è automatico.
 
U.G.: Tutto in noi sta funzionando in modo automatico. Qualsiasi cosa (è) dentro di te quando è stimolata viene fuori. Nel gergo del linguaggio dei computers, l'input deve essere stato caricato, e questo caricamento dell'input è andato avanti per lungo tempo. Quando c'è uno stimolo, esso viene fuori.  Se non ci sono stimoli, il pensiero cessa. Questa è la ragione per la quale vai avanti ad acquisire questa conoscenza, nutrendola continuamente con nuove nozioni.

Cosa conoscete? Voi sapete un mucchio di cose. Avete raccolto tutta questa conoscenza da varie fonti e vi siete riempiti con essa. La maggior parte non vi serve. Conoscete già un mucchio di cose e volete saperne sempre di più per usarle.
Non esiste la conoscenza per amore della conoscenza. Vi serve perché vi dà potere. "Io conosco; l'altro no."  Ciò vi dà potere. Potete non essere coscienti che il fatto di sapere più degli altri vi dà potere. L'acquisizione di sempre maggiore conoscenza, molta di più di quella che è essenziale per la sopravvivenza, è al fine di acquisire maggior potere sugli altri.

La conoscenza tecnologica, pratica che vi serve per vivere, è comprensibile. Questo è tutto. Io devo avere qualche conoscenza tecnica. La società non mi retribuirà a meno che io abbia qualche cosa da dare in cambio. Allora voi dovete dare quello che gli altri chiedono, non ciò che avete da dare. Cosa avete da dare? Voi non avete nulla da dare, in ogni caso.

Altrimenti che valore ha questa conoscenza per voi? Volete maggiore conoscenza di cose che realmente non conoscete.

Noi stiamo sempre parlando del pensiero e dell'atto di pensare. Cos'è il pensiero? Avete mai guardato i vostri pensieri? Lasciate perdere il controllare il pensiero,il manipolare il pensiero, lasciate perdere l'uso del pensiero per raggiungere qualche cosa di materiale o altro. Voi non potete guardare i vostri pensieri, perché non potete separarvi da essi. Non esiste pensiero a parte la conoscenza che voi avete del pensiero stesso, a parte la vostra definizione del pensiero. Se qualcuno vi chiede "Cos'è il pensiero?" potete solo rispondere enunciando il concetto che avete imparato riguardo al pensiero; potete solo usare una risposta che gli altri hanno già dato.

L'unica possibilità che avete di enunciare un pensiero che sia vostro è attraverso la manipolazione dei pensieri che esistono già. Esattamente come quando, mescolando colori differenti, create migliaia di altri colori, ma in pratica quelle migliaia di colori possono essere riportati ai sette colori principali presenti in natura. Quindi i pensieri che voi reputate essere vostri non sono altro che una rielaborazione dei pensieri esistenti, proprio come i colori. Quello è ciò che chiamate pensiero.
Io dico che non c'e' pensiero altro che ciò che conoscete riguardo al pensiero. Se capite questo, l'insignificante tentativo di guardare i vostri pensieri finisce. Tutto quello che c'è è solo la vostra conoscenza, che a sua volta non è altro che l'insieme delle definizioni date dagli altri. Ed è da queste definizioni che eventualmente, se siete abbastanza intelligenti, create le vostre idee, le vostre definizioni.

Quando guardate un oggetto non vedete quello, bensì vedete la conoscenza che avete dell'oggetto stesso. C'è l'illusione che il pensiero sia qualche cosa di diverso dall'oggetto, ma siete voi che create l'oggetto. L'oggetto può essere realmente là, ma ciò che percepite voi è solo la conoscenza che avete riguardo all'oggetto. Oltre quella conoscenza, indipendentemente da quella, voi non avete modo di conoscere nulla. Non avete possibilità di fare un' esperienza diretta di nulla.
Usando la parola "diretta", non voglio dire che ci siano altri modi di avere esperienza delle cose oltre il modo nel quale le state sperimentando. Esiste solo la conoscenza delle cose, e quello è tutto quanto potete sperimentare. Realmente non sapete cosa sia.

E' lo stesso procedimento quando volete sapere qualche cosa o sperimentare qualche cosa riguardo al pensiero. Non esiste dentro o fuori. Quello che esiste è solo il riflusso di quella conoscenza. E' chiaro che non potete separarvi dal pensiero e guardarlo.

Quando insorgono in voi queste domande, dovrebbe sorgere anche la comprensione che non esistono risposte sensate, perché tutto è acquisito dall'esterno. Così quel movimento, quella domanda, si fermano. Non c'è più necessità di rispondere alla domanda, non più necessità di conoscere nulla riguardo ad essa. Tutto il conosciuto finisce, non ha più spazio, ed in voi albeggia la comprensione che è senza significato provare a rispondere a domande per le quali non esistono risposte. Ci sono le risposte date dagli altri. Voi non dovete dire nulla sul pensiero, perché tutto quello che potete dire è ciò che avete raccolto da altre fonti. Non potete avere risposte vostre proprie.
 
D: Possiamo comunque avere sempre una conversazione.
 
U.G.: Sì certo.
 
D: Oltre le domande......
 
U.G.:  Sì va bene.
 
D: Ci sono comunque cose concrete attorno a noi, e quello che sappiamo e conosciamo riguardo a queste.
 
U.G.: Ma le cose concrete come le conoscete sono irreali. Voi non conoscete nulla circa le persone o le cose, eccetto le vostre idee proiettate sugli oggetti o sulle persone. La vostra conoscenza deriva dall'esperienza e continua sempre allo stesso modo, sempre la stessa, all'infinito. Non avete modo di sperimentare la realtà.

D: Ciò che ho compreso è questo. Quando noi parliamo della realtà noi possiamo solo parlare della nostra conoscenza e chiamare questa conoscenza realtà.
 
U.G.: Allora tutto ciò diventa una discussione accademica, o un dibattito, dove ognuno cerca di dimostrare che sa o conosce più  degli altri. A cosa vi porta ciò? Ognuno cerca di avere ragione e di convincere gli altri del suo punto di vista.
 
D: La mia domanda è questa: c'è qualche possibilità - capisco che non ci sono modi - ma c'è almeno una possibilità di passare da questa conoscenza della realtà alla realtà stessa?

U.G.:  Se sei abbastanza fortunato (è solo fortuna) da trovarti fuori da questa trappola della conoscenza, il problema della realtà per te è risolto. La domanda sorge da questa stessa conoscenza, che è interessata a trovare la realtà ed a sperimentare direttamente cosa sia questa realtà. Quando questa conoscenza non c'è più, svanisce anche la domanda. A quel punto finisce anche il bisogno di avere delle risposte. Questa domanda che voi fate a voi stessi, ed a me, è nata dall'assunto che esiste una realtà, e l'assunto è nato dalla conoscenza che avete riguardo a questa realtà. .... La conoscenza è la risposta che è già in voi. Questo spiega anche il perché voi ponete la domanda. La domanda sorge automaticamente.

Ciò che è necessario non è ottenere una risposta, ma è comprendere che la domanda che state facendo a voi stessi, o a qualcun'altro, nasce dalla risposta che è già in voi, che, a sua volta, è ancora conoscenza.
Se indugiate a lungo in questo meccanismo di domanda e risposta, esso diviene un rituale senza senso. Se voi siete realmente interessati nel trovare la realtà, deve nascere in voi la comprensione che il meccanismo da cui nascono le domande trae origine a sua volta dalle risposte che avete già. Altrimenti non ci potrebbero essere domande.
Prima di tutto c'è l'assunto da parte vostra che ci sia la realtà, e poi che ci sia qualche cosa che voi potete fare per sperimentare quella realtà. Se non ci fosse la conoscenza della realtà, voi non potreste avere nessuna esperienza della realtà stessa, questo posso assicurarvelo.
Se questa conoscenza non è presente, ci può essere qualche altro modo di sperimentare la realtà? Voi ponete la domanda. La domanda esiste assieme alla risposta. Così non c'è nessuna domanda e non c'è bisogno di risposte.

Non voglio fare un ragionamento profondo. Sto solo provando ad evidenziare cosa è coinvolto nel meccanismo di domanda e risposta. Di fatto non sto rispondendo alle vostre domande. Sto solo sottolineando che voi non potete avere domande quando non ci sono risposte.
 
D: Capisco, ma vorrei continuare questo gioco.
 
U.G.: Va bene. Magari a te piace giocare; a me, no. In ogni caso vediamo cosa si può fare.
 
D: Tu conosci il nostro interesse per la conoscenza, stai parlandoci della realtà e della possibilità di accettare questa realtà.
 
U.G.:  Così com'è.

D: Così com'è?

U.G.: Come ci è imposta dalla cultura al fine di vivere in modo intelligente e sano in questo mondo; ed al fine di comprendere che non c'è altro al di là di un fine funzionale. Altrimenti saremmo nei guai, vedete. Se non chiamate questo microfono col suo nome e decidete di chiamarlo scimmia, noi tutti dovremmo reimparare, e ogni volta che guardiamo il microfono dovremmo chiamarlo scimmia invece di microfono. Il pensiero ed il linguaggio sono molto comodi ai fini della comunicazione.
 
D: Allibisco al pensiero di cosa succederebbe se chiamassimo questa sedia lampada e questo tavolo cappello, perché la nostra conoscenza e la nostra filosofia sono tutte collegate a questi nomi.

U.G.: È interessante costruire una struttura filosofica. Questo spiega il perché noi abbiamo così tanti filosofi.

D: Per quanto posso capire c'è solo una cosa per la quale merita sforzarsi ed è la capacità di accettare.

U.G.:  Non vedi la contraddizione in queste parole? Se tu accetti, dove è la necessità di uno sforzo? Lo sforzo svanisce. Se accetti una cosa, non puoi più parlare di sforzo. Se accetti, se credi in qualche cosa, tu l'accetti come un atto di fede; e questa è la fine dello sforzo. Se tu lo metti in questione, significa che non l'hai accettata, che non sei sicuro di quella cosa.
 
D: Ho dovuto acquisire le conoscenze necessarie prima di poter ottenere questo lavoro d'avvocato.

U.G.: Tu hai dovuto combattere, e sforzarti molto, per acquisire la conoscenza necessaria per avere il lavoro. Questo è comprensibile.  È il solo modo, non ve ne sono altri. Ma tu stai applicando lo stesso principio per raggiungere i tuoi così detti "traguardi spirituali". Questa è la differenza che io sottolineo.
Come avvocato sai cosa succede nei tribunali. Devi istruirti sulle cause precedenti. Durante le cause entrambe le parti citano i giudizi precedenti. Il giudice accetta i tuoi argomenti o quelli della controparte, e dà un giudizio in favore del cliente dell'uno o dell'altro. Allora tu ricorri in giudizio, presso la corte superiore. Là è la stessa cosa. In fine si arriva alla corte suprema dove il giudice dà  il verdetto finale. Tu puoi non essere d'accordo con il giudice, il cliente può fare tutto quanto è in suo potere per rifiutare il verdetto, ma il giudizio viene fatto rispettare dalla legge. Se è una causa civile, il cliente perderà quello che reclamava; se è una  causa penale, il cliente finirà in prigione. Da ultimo, è il modo con cui si dice il falso o il vero quello che fa la differenza. In ultima analisi è arbitrario.

Così è molto importante per te essere preparato su tutto quello che riguarda la legge.  E' essenziale acquisire la conoscenza che il tuo lavoro richiede. Più sei efficiente, migliori sono le tue possibilità. Più sei intelligente, maggiori sono le tue prospettive. Questo è  comprensibile.

Devi metterci grande sforzo e combattività, usare la tua volontà per arrivare al successo. In ogni caso poi vorrai avere sempre di più.

Ma tu stai usando gli stessi strumenti per raggiungere i tuoi obbiettivi spirituali. Questo è ciò che evidenzio.

Voi non potete concepire la possibilità che esista qualche cosa al di fuori del tempo. Tutto richiede tempo. Ci sono voluti così tanti anni per voi per arrivare dove siete oggi, e continuate a muovervi ed a lottare per raggiungere una posizione sempre più alta.
Lo strumento, cioè la mente, che voi state usando, non concepisce la possibilità di raggiungere niente senza sforzo, senza impegno, senza produrre risultati. Ma i problemi che voi dovete affrontare nella vita sono i problemi del "come vivere". La mente non ci ha aiutato a risolvere questi problemi.
Voi potete trovare qualche soluzione temporanea, ma quella soluzione inevitabilmente crea altri problemi, e questo va avanti all'infinito. Questi sono i problemi della vita. Lo strumento che stiamo usando, il pensiero, è una cosa morta, e non può essere usato per comprendere niente di vivo. Non succederà, ma voi pensate con lo sforzo e col tempo di raggiungere le vostre mete spirituali esattamente come avete raggiunto gli obbiettivi materiali che vi siete preposti.

D: Stai dicendo che c'è qualche tipo di conoscenza che può  risolvere i nostri problemi riguardo al "come vivere?"
 
U.G.: Assolutamente no. La conoscenza non può aiutarvi a capire o a risolvere i problemi della vita, perché non ci sono problemi in quel senso. Noi abbiamo solo soluzioni.
Voi siete interessati solo alle soluzioni, ma queste soluzioni non hanno risolto i vostri problemi. Così state cercando di trovarne di nuove. Ma la situazione sarà esattamente uguale. Rimane qualche speranza che magari voi troverete la soluzione che risolva i vostri problemi.

Il vostro problema non è il problema stesso, bensì la soluzione. Se la soluzione va con essa, se ne va anche il problema. Se ci fosse la soluzione, il problema dovrebbe cessare. Se le risposte date da altri, "i vostri saggi", fossero state le risposte, allora le domande avrebbero dovuto finire. Ovviamente quelle non sono le risposte.

Se fossero state le risposte, le domande avrebbero dovuto cessare. Perché non mettete in dubbio le risposte?  Se le metteste in dubbio, dovreste mettere in dubbio anche coloro che ve le hanno date. Ma voi siete sicuri che loro sono tutti saggi, che sono spiritualmente superiori a tutti noi e che conoscono quello di cui stanno parlando. Non sanno un bel niente!

Perché state facendo queste domande? -- Se posso farvi io una domanda, da dove escono queste domande, prima di tutto? Dove hanno origine dentro di voi? Vorrei che capiste chiaramente l'assurdità di chiedere queste cose. Le domande sono essenziali per costruirsi delle competenze tecniche. In quell'ambito c'è sempre qualcuno che vi può aiutare; per esempio, se avete la televisione rotta, c'è qualcuno che con le sue conoscenze tecniche può fare qualche cosa. Questo è comprensibile, non sto parlando di ciò. Ma le domande che fate voi, vedete, sono di tipo diverso.

Da dove pensate nascano queste domande? Come si originano dentro di voi? Sono tutte domande meccaniche. Sto cercando di sottolineare come sia essenziale, per voi, comprendere quanto le cose siano meccaniche.

Non c'è nessuno che sta ponendo queste domande. Non c'è un' entità interrogante. C'è l'illusione che ci sia questa entità che formula le domande, le sottopone a qualcuno, e si aspetta che questo qualcuno dia delle risposte.

Le risposte che ottenete non sono realmente le risposte, perché la domanda continua ad esserci a dispetto delle risposte che gli altri vi hanno dato. La domanda è ancora là. Quella che voi pensate sia la risposta (soddisfacente o no) in realtà non è la risposta; se lo fosse, la domanda avrebbe dovuto andarsene una volta e per sempre.
Tutte le domande sono varianti di una stessa domanda. Voi avete già le risposte, e tutte quelle domande sono domande per le quali non vi interessa nulla ottenere le risposte. Se la risposta svanisce con la domanda, anche l'entità non esistente che pone la domanda dovrebbe finire. Non so se sono chiaro.

Avete domande che possiate rivendicare come vostre originali? Se potete formulare una domanda che sia realmente vostra, qualche cosa che non sia mai stato chiesto prima, in questo caso ci sarebbe un senso a discutere. Capite che non dovete sedervi e chiedere niente a nessuno perché queste domande sono inesistenti.
Una domanda che sia realmente vostra non sarebbe mai stata formulata prima. Tutte le risposte sono pronte per una tale domanda. Voi probabilmente non comprendete che tutte le domande che state facendo sono nate dalle risposte che sono già in voi, e che queste non rispondono assolutamente alle vostre domande. Sono risposte che vi sono state inculcate.

Perché state facendo queste domande? perché non siete soddisfatti dalle risposte che vi sono già state date? Questa è la mia domanda. Perché? Se voi foste soddisfatti andrebbe bene, allora direste: "Non mi servono più risposte". Ma le domande sono ancora là dentro di voi. Il fatto che voi continuiate a fare domande dimostra che le domande ci sono ancora.  Perché sono ancora lì?

Cosa succede se la domanda finisce? Voi finite con essa. Voi non siete altro che le risposte. Questo è tutto ciò che enfatizzo. Se comprendete che non c'è l'interrogante che sta ponendo le domande, la vostra identità, ciò che voi siete, è in grande pericolo. Questo è il perché non volete nessuna risposta. Una vera risposta è la fine delle risposte che voi già possedete e che non sono vostre.

Cosa diavolo resta a quel punto? Le vostre risposte sono cose morte, sono state date da persone morte. Chiunque ripete quelle risposte è una persona morta. Una persona viva non può dare una risposta a quelle domande; perciò ogni risposta che voi ottenete da chicchessia è una risposta morta, perché la domanda stessa è una cosa morta. Questa è la ragione per cui non vi sto dando nessuna risposta. Il vostro è un mondo di idee morte.

Tutti i pensieri sono cose morte  Essi non sono vivi. Non potete dar loro la vita. Questo è ciò che cercate continuamente di fare. Li rivestite di emozioni, ma essi non sono cose vive. Essi non possono mai toccare niente di vivo. I problemi spirituali e psicologici che pensate di avere sono problemi reali.

Le soluzioni che avete non sono adeguate per questi problemi. Vanno bene come discussione accademica, o in qualche sorta di rituale in cui si facciano domande e risposte, dove si ripetano le stesse vecchie idee, ma tutto ciò non può in nessun modo toccare niente di vivo, perché una cosa viva brucerebbe in modo completo e totale  tutto quanto.

Voi non toccherete mai nulla di vivo. Finché userete il pensiero per capire e per sperimentare, non vedrete, né entrerete in contatto con niente di vivo. Quando il pensiero non c'è più, svanisce anche la necessità di vedere o di capire. Tutto quello che sperimentate serve solo ad aggiungere forza a quell'io.

Non c'è nulla che potete rivendicare come vostro. Io non ho domande di nessun  tipo. Come fate voi ad avere così tante domande? Né vi sto dando risposte. Ripeto le stesse cose giorno dopo giorno. Che voi comprendiate o no, non ha nessuna importanza per me.

Cosa vuole dire la gente quando parla della coscienza? Non esiste una cosa come la coscienza. La tecnologia medica può dire perché una persona è incosciente, ma l'individuo che è incosciente non ha modo di sapere il perché. Quando esce da quello stato di incoscienza, ridiventa cosciente. Pensate di essere coscienti ora? Pensate di essere svegli? Pensate di essere vivi?
È solo il vostro pensiero che vi fa credere di essere vivi, di essere coscienti, di essere svegli. Succede quando entra in gioco la conoscenza che avete delle cose. Voi non avete nessun modo di conoscere o di sapere se siete vivi o morti. Voi divenite consci delle cose solo quando la conoscenza entra in azione. Quando la conoscenza è assente, al pensiero, il quale  finisce prima che la morte abbia luogo, non importa se la persona è viva o morta.

Veramente non conta nulla se uno è vivo o morto. Naturalmente la cosa è importante per chi gli sta vicino, per coloro che hanno contatti ed affetti per quella persona, ma voi non avete modo di sapere se siete vivi o morti, o se siete coscienti o no. Voi diventate coscienti solo attraverso l'aiuto del pensiero. Ma sfortunatamente esso è sempre presente. Il mio suggerimento che non sia possibile sperimentare niente per voi non ha senso, perché non avete nessun punto di riferimento. Quando manca il movimento del pensiero, tutte le domande circa la coscienza finiscono. Questo è ciò che intendo dicendo che le domande sono assenti.

Come potete voi ottenere un cambiamento nella coscienza che non ha limiti, non ha confini, non ha frontiere? Gli scienziati possono spendere milioni e milioni di dollari, fare tutti i tipi di ricerche per trovare dove sia collocata la coscienza umana, ma non troveranno niente. Ci possono provare -- stanno già spendendo miliardi per cercare il luogo dove la coscienza è collocata, ma le possibilità che ci riescano sono nulle. Non esiste quel posto negli individui; ciò che c'è, è solo pensiero.

Ogni volta che un pensiero nasce, voi create un' entità, un centro, e quel centro vi serve come riferimento per sperimentare le cose. Se non c'è il pensiero, non è possibile per voi sperimentare nulla, e non potete mettere in relazione nulla con la cosa inesistente che voi stessi siete.

Ogni volta che nasce un pensiero, voi nascete con lui. Il pensiero per sua natura ha vita breve, e quando è passato è realmente finito. Questo è probabilmente ciò che la tradizione vuole significare con i termini morte e rinascita. E non che muoia e rinasca quell'entità  non esistente che pensate di essere. La fine della nascita e della morte è lo stato di cui  parlano tutti quei saggi.

Ma quello stato non può essere descritto nei termini di beatitudine, amore, compassione e tutti quei nonsensi ben noti, perché non può essere sperimentato.

Anche l'esperienza del mondo attorno a voi trae origine dallo stesso principio. Ci deve essere un punto ed è questo punto che crea lo spazio. Se questo punto non c'è, non c'è neanche lo spazio. Così tutte le vostre esperienze sono illusorie.

Non sto dicendo che il mondo è un' illusione. Tutti i filosofi Vedanta in India, particolarmente chi studia Shankara, sono soliti indulgere in questi frivoli nonsensi. Il mondo non è un'illusione, ma tutto ciò che sperimentate in riferimento a questo centro, il quale è esso stesso illusorio, è condannato ad essere un' illusione; questo è tutto.
La parola Sanscrita "maya" non significa illusione nei termini in cui usate la parola inglese. "Maya" significa misurare. Voi non potete misurare nulla, a meno che abbiate un punto. Se manca il centro, non ci sarà circonferenza. Questa è semplice aritmetica.

Questo punto non ha continuità. Nasce in risposta alla domanda di una data situazione, è la situazione che dà origine a questo punto. Il soggetto non esiste là. È l'oggetto che crea il soggetto.
Quanto dico va contro l'intero pensiero filosofico indiano. Il soggetto viene e va in risposta alle cose che stanno succedendo là fuori. È l'oggetto che crea il soggetto, e non viceversa. Questo è un semplice fenomeno che può essere sperimentato. Per esempio: se non c'è oggetto là,  non c'è nemmeno il soggetto qui. Ciò che  crea il soggetto, è l'oggetto.

C'è la luce; se non ci fosse, non avreste modo di vedere nulla. La luce illumina l'oggetto, ed il riflesso di quella luce attiva il nervo ottico che a sua volta attiva le cellule della memoria. Quando le cellule della memoria sono stimolate, entra in gioco tutta la conoscenza che avete dell'oggetto. È quel processo che sta avvenendo, che crea il soggetto. Ed il soggetto è solo la  conoscenza che voi avete dell'oggetto. La parola microfono è l'occhio.  Non vi è altro là, a parte la parola microfono.
Se riducete le cose a questo modo, vi rendete conto dell'assurdità di parlare del "Se", "Se alto", "Se basso", auto- conoscenza; è tutta spazzatura. Non potete indulgere in tali assurdi nonsensi e costruire teorie filosofiche. Non c'è un soggetto che crea l'oggetto.

Non solo l'io, ma tutte le sensazioni fisiche sono coinvolte in questo. La vista, l'udito, il gusto, l'olfatto, il tatto, l'attività di ognuno di questi sensi necessariamente crea il soggetto. Non è lo stesso unico soggetto che sta provando queste sensazioni collezionandole in un insieme che gli fa dire: "questo sono io"; ma sono tanti soggetti senza continuità, né connessione. Il suono è uno, la vista è una, l'odorato è uno. (Sfortunatamente l'uomo, dicono abbia sviluppato 4000 sfumature del senso dell'olfatto, che sono inutili per lo scopo della  sopravvivenza di questo organismo vivente.)

Il senso del tatto indica le vibrazioni che creano il soggetto là in voi. E questo soggetto  viene e va, viene e va. Non c'è nessuna entità permanente. Ciò che esiste là (quello che voi chiamate io) è solo il pronome di prima persona. Niente altro, non c'è un'entità permanente in voi.

Mentre siete vivi, la conoscenza che c'è in voi non vi appartiene. Perché siete interessati a cosa succederà dopo che quell'entità che chiamate "io" non ci sarà più? L'organismo fisico lavora di momento in momento, perché quello è il modo di funzionare delle percezioni fisiche.
Parlare di vivere di momento in momento, riferendosi ad uno stato della mente indotto dal pensiero, non ha senso per me. Se c'è un senso, esso è nei termini del funzionamento fisico di questo corpo.

Quando non c'è il pensiero, quello che rimane è un vivere di  momento in momento. Sono tutte immagini, milioni e milioni di immagini, per dirla con il linguaggio dei film. Non c'è continuità, non c'è movimento là. Il pensiero non può mai, dico mai, catturare quel movimento. Neanche se lo investite col movimento stesso, il pensiero riuscirà mai a catturare il movimento attorno a voi.

Il movimento della vita si svolge fuori e dentro di noi. Sono sempre insieme.

Il pensiero è essenziale solo per la sopravvivenza di questo organismo vivente. Quando serve, esso è presente. Quando non serve, la domanda se sia presente o meno non ha nessuna importanza. Non potete parlare di quello stato in termini poetici e  romantici.

Se ci fosse una persona in quello stato, non se ne starebbe nascosta da qualche parte. Egli sarebbe qui brillante come una stella. Voi non potete occultare una tale persona sotto una stuoia. Essere un individuo non è una cosa facile, vedete. Questo significa che voi siete ordinari. È molto difficile essere ordinari, sapete. Voi volete essere qualche cosa di diverso da ciò che siete. Essere se stessi è molto facile, non occorre fare nulla. Nessuno sforzo è  necessario. Non dovete usare la volontà, non dovete fare assolutamente nulla per essere voi stessi. Invece per essere qualche cosa di diverso da quello che siete, dovete fare un mucchio di sforzi.


Parte 2 -  Non posso creare la bramosia in voi
 
D: Non so se quello che mi è successo un giorno apparteneva alla sfera di queste esperienze, non mi interessa. Ma ero realmente spaventato dalla morte e non riuscivo più a respirare. Come sentii questa sensazione in me credetti  di morire.
 
U.G.: Questa tua paura ha prevenuto la possibilità che il tuo corpo passasse attraverso il processo della morte fisica. Il corpo deve passare attraverso questo processo perché ogni pensiero, ogni esperienza,  ogni sentimento che sono parte del tuo essere devono andarsene.

Non puoi tornare ad essere te stesso finché la totalità delle esperienze umane non è completamente espulsa, se posso usare questa parola, dal tuo sistema. Non è qualcosa che tu puoi fare, o fare succedere, con uno sforzo volitivo. Quando è il momento succede, anche se tu non l'hai voluta.
Tu non cercherai mai la fine di te stesso come ti conosci e ti sperimenti. Qualche volta succede. La paura che tu muoia, che finisca ciò che tu conosci e sperimenti come te stesso, previene la possibilità che le cose nella loro globalità vengano spazzate via. Se tu fossi stato abbastanza fortunato ciò sarebbe successo, e tutto avrebbe ripreso il suo ritmo naturale che è discontinuo e scollegato.
Vedi, quello è il modo in cui il pensiero funziona. Non c'è continuità del pensiero. Il solo modo con il quale esso può mantenere la sua continuità è attraverso la richiesta di esperienza, esso vuole che le stesse cose si ripetano all'infinito.
Tutto quello che c'è e che forma il tuo io, è la conoscenza di te stesso e del mondo attorno a te. Il mondo attorno a te non è diverso dal mondo che tu hai creato per te stesso all'interno di te. Quello che ti spaventa (non te ma il movimento del pensiero) è che quella continuità termini.
 
D: Quando ero molto piccolo sognai che non potevo respirare. Così penso che questa reazione sia una scusa.
 
U.G.: Vero, ma non è una cosa così semplice, sai, passare attraverso quell'esperienza. Tutte le tue energie, tutto quello che è in te precipita in una sorta di vuoto. C'è uno sforzo tremendo da parte tua per prevenire che la totalità delle cose vengano risucchiate in quel vuoto. È una situazione veramente spaventosa. Così la paura è un meccanismo protettivo.
 
D: Capisco.
 
U.G: La paura fisica è una cosa diversa. È molto semplice. È presente solo per garantire la sopravvivenza dell'organismo. Quella che tu chiami paura psicologica, la paura che tutto ciò che conosci finisca, opera attraverso il pensiero ed attraverso le esperienze che hai costruito sulle fondamenta della paura fisica, (la quale è essenziale per la sopravvivenza).

Il corpo sa che è immortale. Uso deliberatamente la parola immortale perché niente là finirà. Quando quella che tu chiami morte clinica ha luogo, il corpo si dissolve nei suoi elementi costituenti. Quello è tutto ciò che succede. Esso non può ricostruirsi e ricreare lo stesso corpo che reputi tuo, ma quando il corpo si dissolve nei suoi elementi costituenti, esso fornisce le basi per la continuità della vita. Può non essere di nessuna consolazione per l'individuo che sta morendo, ma questo corpo diviene il cibo per milioni e milioni di batteri.
Anche assumendo per un momento che tu scelga la cremazione, come si usa fare in certi paesi, i residui della combustione fornirebbero il nutrimento per microscopici fiori che nascono sulla terra. Così niente verrebbe perso.

Quando c'è un reale pericolo, il pericolo dell'estinzione del vostro corpo fisico (che voi pensate sia vostro), tutte le risorse che il corpo ha si concentrano sul problema ed il corpo prova a sopravvivere a quel momento particolare.
Avete mai fatto caso che quando c'è un reale pericolo fisico il vostro meccanismo di pensiero non è mai presente per aiutarvi? Mai! Voi potete fare progetti per essere preparati ad affrontare ogni situazione nella vostra vita, ma in pratica quando c'è un pericolo reale, tutti i vostri piani e tutto ciò che avete pensato e progettato per affrontare le situazioni pericolose non sono mai presenti. Il corpo deve basarsi sulle sue risorse. Se per qualche motivo non riesce a rinnovarsi e a sopravvivere in una particolare situazione se ne va con grazia ed allegria. Esso sa che niente è perso.

Questo organismo vivente non ha interesse a perdurare negli anni. Funziona di momento in momento. I sensi fisici funzionano allo stesso modo, di momento in momento. Non c'è continuità nel senso della vista, non nel senso dell'udito, non c'è continuità nell'odorato, ne nel gusto, ne nel senso del tatto. Sono tutti scollegati.

Ma il pensiero nel suo interesse a mantenere se stesso, e continuare senza interruzione, vuole queste esperienze continuamente. È il solo modo che ha per auto- mantenersi.
Il corpo funziona in modo completamente differente e non è interessat o nell' attività del pensiero. I soli pensieri che sono necessari per questo corpo sono quelli che servono per la sua sopravvivenza.

Anche se non lo nutrite esso, non è preoccupato. Ha delle riserve di nutrimento che ha costruito nel corso degli anni.  Rallenta i suoi ritmi e vive di quelle risorse, e quando esse sono finite muore. Per qualche giorno voi sentirete i morsi della fame, ed il desiderio di quello che mangiavate usualmente, ma il corpo non è realmente interessato al fatto che voi lo nutriate o no.

Allo stesso tempo è una cosa folle e perversa  non nutrire il corpo, sperando che attraverso queste privazioni si raggiunga qualche obbiettivo spirituale. Questo è ciò che succede in India; alcuni pongono il corpo sotto ogni forma di tensione e di eccesso -- lo torturano -- perché pensano che attraverso queste sopportazioni saranno in grado di raggiungere i loro obbiettivi spirituali.

Non c'è assolutamente nessuno sforzo che possiate fare per fare succedere una cosa del genere. L'"accadere di queste cose" non è nulla di misterioso. Quando succede una cosa del genere il pensiero rientra nel suo ritmo naturale, col suo modo di funzionare discontinuo.

Il pensiero torna in armonia con tutte le attività dei sensi. Non c'è più conflitto, ne lotta, ne pene. Tra i due, il pensiero ed il corpo, rimane solo una relazione armoniosa. Ogni qualvolta c'è necessità del pensiero, esso è lì pronto a funzionare.
 
Le sole azioni che interessano al corpo sono le azioni necessarie per la sopravvivenza.
Il corpo non è interessato alle vostre idee, siano esse spirituali o materiali. Non gli interessano per nulla. C'è sempre una battaglia in corso tra i due: Il corpo ed il pensiero.

Il pensiero non è qualche cosa di misterioso, rappresenta tutto ciò che è stato immesso dentro di noi dalla cultura, la quale a sua volta rappresenta la società. Le due, la cultura e la società; , non sono diverse. La società, poi è interessata nel mantenimento di se stessa, è interessata allo "satus quo". Sta sempre lottando per mantenere questo "status quo".
Questo spiega perché il pensiero è utile per la società. La società dice: se non agisci in quel modo, se non pensi in quel modo, diventerai una persona antisociale, perché tutte le tue azioni saranno impulsive, e fuori dal controllo del pensiero.
L'unico interesse della società è di canalizzare tutti i vostri pensieri in modo tale da mantenere il suo "status quo". Questo è il conflitto di base che esiste tra l'individuo e la società. La cultura è stata adottata ed accettata come mezzo di sopravvivenza, questo è tutto.

La cultura ha un suo scopo, totalmente alieno alla sopravvivenza di questo corpo. Più a lungo voi userete la cultura, più a lungo voi non diverrete individui. Voi potete diventare individui solo tagliando i ponti con la totalità di quegli insegnamenti di saggezza.

Non esiste una cosa come la vostra mente o la mia mente. Magari esiste una cosa come un "Mondo mentale" dove tutte le conoscenze e le esperienze convivono insieme. Lo stesso accumulo di esperienze che è stato passato a noi di generazione in generazione. Noi dobbiamo usare quella mente per funzionare in questo mondo in modo intelligente e sano. Se noi non la usiamo, come stavo dicendo l'altro giorno, finiremo, in qualche manicomio, cantando canzoni folli o gioiose melodie. Alla società interessa solo costringere ogni individuo nelle sue strutture al fine di mantenere la sua continuità.
 
(A questo punto U.G. sospira e dice quietamente: "Non voglio tenere un  discorso." )

La ragione per cui io enfatizzo l'aspetto fisico di tutta la faccenda, non è con l'idea di vendervi qualche cosa, ma per porre l'accento ed evidenziare che ciò che voi chiamate illuminazione, liberazione, moksha, mutazione, trasformazione, vanno interpretati in termini puramente fisici o fisiologici. Non c'è assolutamente nessun contenuto religioso.... . Non ci sono contenuti religiosi o mistici per il funzionamento del corpo. Ma sfortunatamente per secoli, ci hanno insegnato ad interpretare tutto quanto in termini religiosi e questo ha creato la miseria per tutti noi. Più voi provate ad interpretare le cose in termini religiosi, più aggiungete miseria alle vostre vite.

Non ho interesse a propagare queste idee. Ciò di cui parliamo non è qualche cosa che voi potete fare succedere, e non è possibile per me creare questa specie di bramosia, la quale è essenziale per capire le cose. Ripeto le stesse cose ancora ed ancora, ma la ripetizione in fondo ha un suo fascino.

Voi vi ritenete desiderosi di cose spirituali e pensate che un giorno raggiungerete i vostri obbiettivi. Naturalmente c'è così tanta gente in questo mercato dello spirito -- tutti quei saggi che vendono la loro merce scadente. Non voglio analizzare il perché lo stiano facendo, la cosa non ci riguarda, ma il fatto è che lo stanno facendo. Loro dicono che è per il benessere del genere umano e che lo fanno per compassione, e tutte le cose ben note. Tutto quello è insignificante. Quello che sto cercando di dire è che voi siete soddisfatti delle briciole che vi largiscono, vi hanno promesso che un giorno vi daranno oltre le briciole anche una montagna di pane, ma questa è solo una promessa. Non possono darvi niente di buono, perché non ce l'hanno.

Quello che sto dicendo è che il desiderio deve bruciare se stesso. Ogni giorno vado ripetendo le stesse cose, usando parole diverse, vedete, vi sottopongo le cose in modo diverso. Questo è tutto ciò che posso fare. Il mio vocabolario è molto limitato; così devo usare le stesse parole per enfatizzare le cose che ripeto, per evidenziare che il desiderio deve bruciare se stesso.

Non serve nutrirvi con tutto il cibo del mondo, Non serve aspettare che succeda qualche cosa che soddisfi il vostro desiderio. Non serve saziare quella fame; il desiderio se ne deve andare, letteralmente deve bruciare se stesso. Anche i desideri fisici devono bruciare se stessi, così che la morte fisica possa avere luogo.
 
C'è una cosa che io enfatizzo tutto il tempo: non è a causa di ciò che fate o non fate che accadono questo tipo di cose (ciò che è successo a U.G.), e non esiste neppure risposta al perché accadano ad un individuo piuttosto che a un altro. Ne, vi assicuro, esiste qualche tipo di purificazione o di preparazione che vi rendano pronti a riceverle. È qualcosa d'altro. Accadono e basta. E quell'accadere è casuale.
Questo è il modo di operare della natura. È come un lampo che vi colpisce da qualche parte. Alla natura non interessa se sta colpendo un albero nella sua fioritura o se quest'albero ha frutti e sta aiutando la gente con la sua ombra. E' esattamente così, queste cose accadono, e quell'accadere è senza causa.

Ci sono così tante cose in natura che non possiamo attribuire ad una causa specifica. Il vostro interesse nel studiare la vita o la biografia di alcuni di questi personaggi che voi pensate siano degli "illuminati" o "divinità" o altro, è dettato dal desiderio di trovare la spiegazione del perché "questa cosa" è successa a loro, così che anche voi, possiate, ripetendo le tecniche che loro hanno usato, fare in modo che la stessa cosa succeda anche a voi. Questo è il vostro interesse. Ma questi personaggi vi stanno dando tecniche, sistemi, e metodi che non hanno nessun effetto. Essi creano la speranza che in qualche modo, attraverso un miracolo, un giorno quella cosa succederà anche a voi. Ma ciò non succederà.

Ho espresso il mio punto di vista, e lo ripeterò ancora magari esprimendo le cose da angolazioni diverse, a secondo delle domande che mi fate.
 
Ma come dicevo ieri, tutte le domande sono esattamente le stesse. Esse sorgono dalle risposte che sono già in voi, quindi, le risposte date dagli altri non sono realmente le risposte. Io non vi sto dando risposte. Se fossi così stupido da darvi risposte voi dovreste capire che sono queste risposte stesse che distruggono la possibilità che le domande scompaiano. Dovete credermi -- Non mi importa se lo fate o no --  ma io non ho mai e poi mai questo tipo di domande.

Non ho mai domande di nessun tipo, eccetto le domande di utilità pratiche che devo rivolgere alla gente come: "Dov'è possibile affittare una macchina?" "Qual è la via più veloce per andare a Bruxelles? "Quale quella per Roterdam -- questa o quella strada?" Questo è tutto. Per domande di questo tipo c'è sempre qualcuno che può aiutarvi. Ma per le altre domande (quelle di ordine spirituale) non ci sono risposte.

Quando albeggia in voi la comprensione che tali domande non possono avere risposte reali, e che sono sorte dalle risposte che avete già in voi, avviene una totale e completa distruzione delle domande. Ma questo è un qualche cosa che non potete fare succedere. Non è  nelle vostre mani.

Così ora pensate che la situazione è senza speranza. La speranza è qui, dentro di voi, non là fuori da qualche parte. Voi aspettate che succeda qualche cosa domani. Domani nulla succederà.

Se deve succedere qualche cosa deve succedere ora. La possibilità che accada ora è praticamente quasi nulla, perché lo strumento che state usando è il "passato". A meno che il passato finisca, non ci può essere nessun presente. E questo "momento presente" è qualche cosa che non può essere catturato da voi, non può essere sperimentato da voi.
Anche assumendo per un momento che il passato finisca, voi non avete modo di rendervi conto che esso è finito. Quindi non c'è nessun futuro per voi.
Magari domani qualcuno di voi diventerà capo della società dove lavora, un insegnante può diventare preside, un professore può diventare decano -- queste sono possibilità reali, ma ci vuole parecchio sforzo, e molto tempo. Voi state usando le stesse tecniche che usate in campo materiale, per realizzare ciò che vi interessa in ambito spirituale, e nello stesso tempo proiettate questi obbiettivi nel futuro.
Il pensiero ha prodotto tremendi risultati in questo mondo. Così voi vi chiedete come  può quello strumento non essere adatto per raggiungere i vostri obbiettivi spirituali? Avete provato, avete fatto tutto il possibile -- compresi coloro tra voi che bruciano dalla bramosia di  trovare quella cosa -- ma è impossibile.

In India praticamente tutti ci provano -- non ci crederete -- ma nessuno è abbastanza fortunato. Se una tale cosa accade, accade a coloro che hanno abbandonato completamente e totalmente tutte le loro ricerche. È un prerequisito assoluto affinché questo tipo di cose accadano. Il movimento deve rallentare e finire. Ma, purtroppo, tutto ciò che fate per fermarlo, lo rafforza. Questo è realmente il punto cruciale del problema.

Ciò che vi interessa non esiste. È tutto nella vostra immaginazione, che, a sua volta, scaturisce dalla conoscenza che voi avete di tutte queste cose. Così non c'è niente che possiate fare in proposito. State perseguendo una cosa inesistente.
Voi andate avanti sperando che in qualche modo troverete il sistema di raggiungere i vostri obbiettivi. Ed attraverso quel conseguimento sperate poi di risolvere i vostri problemi quotidiani, ma è una idea vecchia, e ciò non vi sarà di aiuto.

Voi pensate: "Se avessi l'illuminazione sarei in grado di risolvere i miei problemi". Non potete avere entrambe le cose: l'illuminazione e la soluzione dei vostri problemi. Quando succede la così detta illuminazi one, essa spazza via ogni cosa. Voi volete tutti i beni della terra ed in più anche il paradiso. Non avete speranze.
Non è qualche cosa che  potete fare accadere attraverso uno sforzo, e non può succedere attraverso la grazia di nessuno, neppure se voi trovaste un Dio che cammina sulla faccia della terra, e che dica di essere disceso (da qualsivoglia cielo) per la vostra salvezza e per la salvezza del genere umano. Nessuno vi può aiutare. Aiutarvi a raggiungere che cosa? Questa è la domanda, vedete.

Se i vostri obbiettivi permangono, quelle persone e le loro promesse, le loro tecniche, eserciteranno molta attrazione su di voi. Le due cose vanno assieme. Non c'è niente che dovete fare. Ed in ogni caso voi state già facendo un mucchio di cose. Potete rimanere senza fare nulla? No! Non potete.
Sfortunatamente voi state sempre facendo qualche cosa, e quel "fare" deve finire. Per porre fine al vostro "fare" voi fate qualcosa d'altro. Questa è realmente il cuore del problema. Questa è la situazione nella quale vi trovate. È tutto ciò che posso dire. Sottolineare l'assurdità di quello che state facendo.

Come dicevo ieri ciò che vi ha condotto qui, vi porterà sicuramente da qualche altra parte. Qui non c'è niente da prendere e voi non otterrete nulla. Non che io voglia tenere le cose per me, voi potete prendere tutto ciò che volete. Ma io non ho niente da darvi. Non sono diverso da ciò che anche voi siete. Voi pensate che io sia differente. Ma quel pensiero non entrerà mai nella mia testa. Mai!
Se mi pongono delle domande la mia reazione è di chiedermi: "Perché mi pongono queste domande? Come posso fare in modo che capiscano? "
Ho ancora qualche traccia di illusione: "Magari posso provare", ma anche quel tentativo è insignificante per me.

Non c'è niente da ottenere; niente da dare e niente da ottenere. Questa è la situazione. In ambito materiale certo, noi abbiamo un mucchio di cose. C'è sempre qualcuno che può aiutarvi con le sue conoscenze, con i suoi soldi, con così tante cose. Ma qui in questo campo non c'è niente, niente da dare, e niente da prendere.
Più a lungo volete qualche cosa e più potete essere certi che non avrete nessuna possibilità di ottenerla. Vedete, il fatto stesso di volere, implica che il vostro pensiero entri in azione per raggiungere gli obbiettivi che vi siete preposti. Non vi serve raggiungerli! Quello che vi serve è che il movimento del pensiero finisca. Ma voi potete solo usare questo movimento per raggiungere i vostri obbiettivi. Come farete ad ottenere questa cosa impossibile?

Volere e pensare vanno sempre insieme. Non vi sto suggerendo di sopprimere i vostri desideri, o liberarvi da essi, o controllarli. Assolutamente no. Quello è il gioco delle religioni. Se volete qualche cosa, la sola cosa che potete fare, sarà mettere in  movimento il pensiero per raggiungere la vostra meta.

In campo materiale va bene, anche se non è così facile. Il mondo oggi è così competitivo. Non ci è lasciato molto da condividere. Non c'è abbastanza intorno a noi.
Ma parlare di condividere qualche cosa in questo ambito per me  non ha senso. Non c'è nulla da condividere in questo campo, questa non è un'esperienza. Anche assumendo per un momento che questa sia un'esperienza, sarebbe comunque difficile condividerla con qualcun'altro, a meno che l'altro abbia qualche punto di riferimento nella sue precedenti esperienze.
Quindi tutta la  faccenda è una sorta di rituale senza senso -- sedere e discutere di queste cose. D'altro canto non è facile per voi lasciare queste cose. Assolutamente difficile.
 
D: Quando mi successe non sapevo nulla di queste cose.
 
U.G.:  Sono cose che succedono e basta.
 
D: Ma io ero semplicemente seduto sul pavimento e sono successe. ; Mi ero spaventato, pensavo di morire.
 
U.G.: È normale. Ora vuoi che si ripetano ancora. No? Grazie a Dio. La vostra ricerca spirituale finisce in quel modo. Non c'è altro modo. Non sto provando a spaventarvi, ma come vi aspettate che succeda? È la stessa cosa di coloro che prendono le droghe allucinogene e sperimentano ogni tipo di cose.
Coloro che non sanno niente di queste cose, certamente fanno un mucchio di esperienze e ciò li fa sentire come in un allegro girotondo. L'India ha innumerevoli tecniche, sistemi e metodi per procurarvi tutte le esperienze che desiderate. Questo è il motivo per cui riescono a fare queste tremende speculazioni.

D: Ma non capii come successe se fu con la meditazione, o con altro, perché era qualche cosa di diverso.
 
U.G.: Successe -- Queste esperienze straordinarie a volte succedono. La gente le sperimenta senza sapere, senza andare alla ricerca, senza fare niente in proposito. Questa è stata un'esperienza spaventosa per te. Ma tu vuoi fare si che queste esperienze spirituali ti succedano ancora ed ancora. Tutto ciò che fai succedere da te stesso non ha senso. E poi ne vorrai sempre di più. E quando riuscirai ad averne di più, allora comincerai a desiderare che diventino permanenti. Felicità permanente, beatitudine permanente. Ma la permanenza non  esiste per nulla.

D:  Stai dicendo che noi "siamo quello che siamo"?
 
U.G.: Tu non vuoi accettare questo fatto, ma vuoi conoscere ciò che sei. Questo è il problema. Non hai nessun modo di saperlo. Non puoi conoscere ciò che sei. La tua conoscenza è sempre legata a quello che vuoi essere.
Quello che vedete qui è esattamente l'opposto di ciò che vi piacerebbe essere, che vorreste essere, e che dovreste essere. Cosa vedete qui? Volete essere felici, così diventate infelici. Voler essere felici crea l'infelicità. Quello che vedete qui è l'opposto del vostro obbiettivo di voler essere sempre felici. Volere un piacere permanente crea il dolore qui.
Volere e pensare vanno sempre assieme, non sono separati. Ogni vostro desiderio crea il dolore qui, perché voi cominciate a pensare. Desiderate e pensate. Se voi non desideraste più niente, il pensiero cesserebbe. Ciò non significa che il pensiero non ci sarebbe più in assoluto.
 
Non importa se state cercando di raggiungere obbiettivi spirituali o materiali. Non sto dicendo niente contro i desideri. Che voi abbiate successo o no nel raggiungere i vostri scopi dipende dal pensiero.

Realmente è il pensiero che crea i vostri problemi; ed il mio suggerimento è che i problemi non possono essere risolti sul piano etico o psicologico. L'uomo ci ha provato per secoli ma ha sempre fallito. La speranza che un giorno con gli stessi sforzi raggiungerà ciò che sta perseguendo, è ciò che lo fa andare avanti.

Ma il corpo, come stavo dicendo, ha un suo modo di risolvere questi problemi perché, vedete, esso non può accoglierli in se. La sensibilità degli organi di percezione è distrutta da tutto ciò che state facendo per cercare la vostra libertà. State distruggendo la sensibilità del vostro sistema nervoso.

Il sistema nervoso deve essere bene all'erta per la sopravvivenza di questo organismo fisico. Deve essere estremamente sensibile. I vostri sensi devono essere estremamente ricettivi. Invece di lasciarli in pace in modo da permettergli di usufruire di tutta la loro sensibilità, voi avete inventato quella che è chiamata la sensibilità della vostra persona, la sensibilità della vostra mente, la sensibilità che dite di avere verso ogni cosa viva attorno a voi, la sensibilità delle percezioni riguardo a tutto ciò che vi circonda. E questo ha creato un problema neurologico.

Tutti i problemi sono neurologici. Non psicologici e non etici. Questi sono i problemi della società.

La società è interessata allo "status quo", essa non vuole cambiare. Il solo modo che ha per mantenere lo stato delle cose o la sua continuità è attraverso il tentativo di rinchiuderci tutti nella sua struttura. Mentre ogni individuo è unico. In senso fisico è unico.

La natura crea continuamente cose uniche. Essa non è interessata all'uomo perfetto; non è interessata  all'uomo religioso.

Abbiamo posto davanti a noi l'ideale dell'uomo perfetto, un uomo veramente religioso. Ogni cosa che fate per raggiungere quella perfezione distrugge la sensibilità di questo corpo. Genera violenza nel corpo, il quale non è interessato a queste cose.

Qualunque sia la cosa che i nostri antenati anno sperimentato -- consapevolez za di se coscienza di se -- con essa hanno piantato i semi della totale distruzione dell'uomo. Tutte le religioni sono sorte dalla divisione nella coscienza nell'uomo. Tutti gli insegnamenti di questi maestri, distruggeranno inevitabilme nte la razza umana. Non c'è scopo nel fare rivivere tutte queste cose e dare il via ad  un nuovo movimento. Sono cose morte, finite.
 
Tutto ciò che è nato dalla divisione nella nostra coscienza, è distruttivo, è violento. È così perché il suo fine non è di proteggere questo organismo vivente, non la vita, ma solo la continuità del pensiero, in modo che possa mantenere lo "status quo" della cultura o della società o comunque vogliate chiamarla. I problemi sono neurologici. Se voi date una possibilità al corpo, esso gestirà tutti questi problemi. Ma se provate a trattarli a livello psicologico o etico, non avrete successo.
 
D: Cosa intendi con "Dare una possibilità al corpo?"
 
U.G:  La rabbia è qui! Dove si trova la rabbia? Voi la sentite nel vostro stomaco. Se voi picchiate vostro marito o vostra moglie o i vostri vicini, o colpite un cuscino, non risolverete il problema. La rabbia è già stata assorbita. Voi state solo arricchendo tutti quei terapeuti che stanno facendo soldi con queste cose. Picchiare vostra moglie, vostro marito, o chiunque volete, è tutto ciò che potete fare, niente altro.
In ogni caso è il corpo che la gestisce e la assorbe. Essa è qui. È qualche cosa di reale per lui. Esso non la vuole, perché stà distruggendo la sensibilità del sistema nervoso. Il corpo assorbe tutto quanto, e voi non dovete fare nulla.

Ogni energia nata dal pensiero è distruttiva per il corpo. Quell'energ ia non può essere separata dalla vita qui. Esse (l'enerigia e la vita) sono un movimento unico. Tutte le energie di cui fate esperienza e che sono originate dal giocare con queste cose, non hanno nessuna relazione con il liscio funzionamento di questo organismo vivente. Stanno solo disturbando il funzionamento armonioso del corpo, il quale è una cosa veramente piena di pace.

La pace che c'è, non è l'inane silenzio morto che voi sperimentate. È piuttosto come un vulcano che erutta tutto il tempo. Questo è il silenzio, questa è la pace. Il sangue scorre nelle vostre vene come un fiume. Se provaste ad amplificare il suono del flusso del vostro sangue, rimarreste sorpresi, -- è come il boato dell'oceano. Se vi chiudeste in una stanza a prova di suono, non sopravvivreste per cinque minuti. Diventereste pazzi, perché non potreste sopportare il rumore che c'è lì in voi.
Il suono del battito del vostro cuore è qualche cosa che voi non potete afferrare. Amate concentrarvi sui suoni e create qualche strana esperienza che chiamate "esperienza di una mente silenziosa", il che è una cosa ridicola. Assurda. Il silenzio che c'è là è un ruggito, il boato di un oceano. Come lo scorrere del sangue nelle vene.

Al corpo non interessano i vostri stati mentali o le esperienze della mente silenziosa. Non è interessato nella vostra pratica della virt&ugrav e;, ne nella pratica del silenzio. Il corpo non ha interesse nei vostri dilemmi morali, o comunque vogliate chiamarli.Non gli importa delle vostre virtù o dei vostri vizi.

Più praticherete la virtù e più rimarrete viziosi. Le due cose vanno insieme. Se sarete abbastanza fortunati da liberarvi da questa ricerca della virtù, assieme ad essa verrà estromesso dal vostro sistema anche il vizio. Non sarete più viziosi.
Voi rimarrete violenti fintanto che perseguirete un ideale di non violenza, fintanto che vorrete essere persone dolci e gentili. Un uomo gentile, un uomo che pratica la virtù è realmente una minaccia. Non i così detti violenti.

U.G: In qualche punto dell'esistenza la cultura ha preso questa via sbagliata, ponendo davanti all'uomo l'ideale dell'uomo perfetto, l'uomo veramente religioso. Le esperienze religiose sono uscite da questa divisione nella coscienza umana.

Fortunatamente gli animali non hanno questa divisione nella loro coscienza, eccetto, la divisione che è essenziale per la loro sopravvivenza. L'uomo è peggiore degli animali. Non aveva dubbi che avrebbe raggiunto la luna, e probabilmente vorrà conquistare tutti i pianeti, ma questa conquista non è di nessun interesse per questo corpo.
Le conquiste dell'uomo si muovono nella direzione di una distruzione progressiva e totale di ogni cosa, perché tutto quanto è nato dal pensiero, è distruttivo. Non è distruttivo solo per il corpo, ma si muove nella direzione di  distruggere tutto quanto è stato costruito fino ad oggi.
 
D: Un uomo affamato può diventare pericoloso.
 
U.G.: Il tuo corpo non è interessato alla fame per più di un giorno. Se non nutri il corpo, resterai sorpreso. Magari per qualche giorno sentirai il morso della fame.
 
D: Se uno smette di mangiare, morirà.

U.G.: Ed allora? Il corpo non muore. Esso cambia la sua forma, si dissolve nei suoi elementi costituenti. Ciò non gli interessa. Per il corpo non c'è morte. Per il pensiero esiste la morte, perché; esso non accetta l'idea che possa finire. E siccome ha paura di fronteggiare questa situazione, ha creato la vita dopo la morte o la vita successiva. Ma questo corpo nella sua vera essenza è immortale perché è parte della vita.
 
D: Anche quando il corpo è sottoterra e si sta disintegrando?

U.G.: Ed allora? Ci sono così tante altre forme di vita che sopravvivono grazie a quel corpo. Non vi sarà di grande consolazione, ma tutti i germi faranno un banchetto sul vostro corpo, una festa, una grande festa. Se abbandonate il vostro corpo sul ciglio di una strada sarete sorpresi. Tutti i germi indiranno un giorno di festa. Renderete un grande servizio. Non per la specie umana, naturalmente, ma per diverse specie di micro organismi.
 
D: È sconsigliabile essere vegetariani ?
 
U.G.:  Ah bene. (U.G. emette un sospiro stanco).

D:  Qui andiamo avanti.

U.G.:  Vegetariani a che scopo? Per motivi spirituali? Una forma di vita si nutre di un'altra forma. Questo è un fatto, che ti piaccia o no.
Vegetariano per motivi di salute, magari uno potrebbe anche. Non so. Non vedo nessuna ragione adeguata del perché uno dovrebbe diventare vegetariano. Il vostro corpo non sarà più puro del corpo di uno che mangia carne. Andate in India, osservate coloro che hanno praticato il vegetarianismo, non sono gentili, non sono in pace. Non ha niente a che vedere con la  spiritualità. -- Quello che ingerite non è il problema.
 
D: Cosa dici dell'aggressività che caratterizza chi mangia carne?

U.G.: I vegetariani sono più aggressivi di coloro che mangiano carne. Sarete sorpresi. Leggete la storia dell'India - È piena di delitti, massacri, e spargimenti di sangue -- tutto in nome delle religione.

Il buddhismo è stata una religione pacifica in alcune zone, ma si è espressa come la religione più violenta in Giappone. C'erano le armi nascoste nei templi ed erano distribuite per combattere. Questa è storia, non una mia opinione personale.

Questo è ciò che io enfatizzo, cioè che i maestri ed i loro insegnamenti sono responsabili per questa brutta situazione nel mondo. Tutti questi messia non hanno creato altro che pasticci. (Qui U.G. gioca sulle parole inglesi - Messiah = messia - e - mess = pasticcio). E i politici sono gli eredi di quella cultura. Non serve biasimarli e chiamarli corrotti. Loro, i maestri spirituali erano corrotti.
Quelli che parlarono d'amore erano corrotti, perché quegli insegnamen ti hanno creato una divisione nella coscienza. Non esonerate quei maestri. I loro insegnamenti non hanno portato altro che disordine in questo mondo, e questo in prospettiva distruggerà  non solo l'uomo, ma tutte le specie viventi di questo pianeta. Tutto è uscito da quell'ideale di amore.

Non sono gli scienziati o i politici che sono responsabili. Loro hanno il potere di distruggere nelle loro mani, e lo useranno. Ci sono abbastanza lunatici al mondo che potrebbero premere i fatidici bottoni collegati ai missili atomici. Ma dove si è originata questa violenza?

La religione non salverà l'uomo, ne l'ateismo, ne il comunismo, nessuno di questi sistemi. Voi non potete metterli su di un piedestallo e poi dire che non sono responsabili. Non solo gli insegnamenti, ma anche gli insegnanti stessi hanno seminato il germe di questa  violenza che abbiamo oggi nel mondo. Gli uomini che insegnarono l'amore sono responsabile, perché l'amore e l'odio vanno assieme. Come potete esonerarli. Non biasimate i seguaci, loro sono stati originati dagli insegnamenti. Questa è storia, non una mia opinione personale. Conoscete la storia dell'Europa. L'inquisizione. "Nel nome di Gesù" Perché volete ridare vita a quelle religioni? a che fine? "Torniamo al cristianesimo" è lo slogan in voga dovunque. Non sto condannando una cosa in particolare. Tutte sono responsabili.

Parlare d'amore è una delle cose più assurde. Devono essere in due per parlare d'amore. Ma dove c'è divisione, c'è distruzione. La gentilezza necessita di due entità. Voi siete gentili con qualcuno, oppure siete gentili con voi stessi. C'è comunque una divisione là nella coscienza. Ogni cosa nata da quella divisione è un meccanismo difensivo, ed alla lunga diventa distruttivo.

Il pensiero sta provando a difendere se stesso, quello è il motivo per cui cerca la continuità. Il corpo non è interessato nel proteggere se stesso. Qualsiasi intelligenza sia necessaria per la sopravvivenza del corpo, essa è già presente.
La giungla che abbiamo creato attraverso la nostra presunta organizzazione, ha bisogno di quell'intelletto, e delle conoscenze che noi abbiamo acquisito attraverso i nostri studi e la nostra cultura.
Il corpo ha una sua esistenza parallela ed è interessato ad un tipo diverso di sopravvivenza, perché non c'è fine alla vita di questo organismo vivente. L'io è solo un'espressione della vita. Se io e voi moriamo, la vita continua ad andare avanti. Si spengono alcune luci, ma l'elettricità non finisce. Qualcosa d'altro subentra. La vita non ha interesse nell'uomo. Sfortunatamente l'uomo ha tali poteri distruttivi, che hanno avuto origine dalle sue esperienze passate.

Parlare di voler capire se stessi, di guardare se stessi, è un momento di divisione nell'uomo, nato da quell'auto consapevolezza. Questo è il fondamento sul quale si basa l'intera struttura  psicologica.

D: Ma come possiamo liberarci da questo pensiero duale?
 
U.G.: Non potete. Non è nelle vostre mani. Tutto ciò che fate aggiunge forza a quello. Volete morire? No.
 
D: Una volta ho sperimentato un tremendo momento di unità.

U.G.: C'è un disturbo nel metabolismo del corpo, prodotto dall'uso delle droghe, o attraverso la meditazione, o attraverso qualcuno dei sistemi o delle tecniche che l'uomo ha inventato, ed in conseguenza di ciò voi potete sperimentare l'unicità e l'unità della vita.

Guardate all'India, che predica l'unità, e l'unicità della vita. Ci sono grandi metafisici, filosofi là, che discutono in eterno queste cose. Ma non servono a niente nella vita pratica della gente.
 
D: La comprensione che c'è in quel dualismo, l'inizio di quella comprensione. ...

U.G.: La comprensione è dualità. Se non è presente quella divisione non c'è nulla da comprendere. Lo strumento che state usando per capire le cose è il solo strumento che avete. Non ci sono altri strumenti. Voi potete parlare di intuizione, o di centinaia di altre cose. Sono tutte modificazioni del pensiero. L'intuizione è una forma di pensiero più sottile, ma è ancora pensiero.

Tutto ciò che intuite attraverso l'aiuto di quello strumento non vi aiuta a capire niente. Questo (il pensiero) non è lo strumento, e non ci sono altri strumenti.
Qual è la necessità di capire? La vostra richiesta di comprensione è solo al fine di cambiare voi stessi. Qualsiasi cosa siate, voi volete cambiare. Volete modificare la struttura del vostro pensiero, così che possiate cominciare a pensare e sperimentare in modo differente. Ma in pratica non c'è possibilità di cambiamento in voi.

Il vostro desiderio di capire ogni cosa è solo al fine di cambiare, ma allo stesso tempo avete paura del cambiamento. Il desiderio di queste due cose contrastanti ha prodotto una situazione nevrotica nell'uomo. Questo è il conflitto che esiste dentro di voi tutto il tempo.
 
D: Se possibile noi dovremmo vedere quel conflitto.
 
U.G.: Il vedere stesso è un momento di divisione. Ci sono due entità. Sapete, gli indiani sono maestri in questo gioco -- il vedente e il visto, l'osservatore e l'osservato. Sono grandi esperti in questo tipo di  gioco. Ma cosa c'è là da vedere? Chi è che sta vedendo? Ci sono due cose? Cosa fate quando vedete? Siete ritornati ancora al pensiero.
 
(Interruzione sui nastri).

U.G.: È assurdo chiedere a se stessi la domanda "Chi sono io?" Questa è diventata la base dell'insegnamento di Ramana Maharishi. "Chi sono io?" Perché fate questa domanda? Questo significa che c'è un altro io che voi volete conoscere. La domanda per me è completamente priva di senso. Il fatto che voi facciate quella domanda dimostra che ci sono due entità. Un io che indaga, ed un altro io che è indagato. La domanda "Chi sono io?" implica che c'è un secondo io di cui non conoscete la natura, e che volete conoscere. Prima di tutto cosa conoscete di voi stessi? Ditemelo.

D: Le cose che questo "io" sa.
 
U.G.: Quello che è stato detto: dove vive, qual è il suo nome, quanto spende ogni mese, il suo numero di telefono, le persone che ha incontrato, quante esperienze ha fatto nel corso dei suoi 30 anni, tutti i libri che ha letto, e via dicendo. Questo è tutto ciò che si può dire. Egli può ripetere meccanicamente tutte le informazioni che ha raccolto e le esperienze che ha collezionate. E questo è tutto ciò che c'è là. Perché non siete soddisfatti di ciò, e cercate qualche altra cosa? Potete dirmi qualche cosa di voi stessi oltre le informazioni che avete acquisito?
 
D: Quello che ho scoperto è che non ci sono risposte. Se ci fossero, le domande dovrebbero finire.
 
U.G.: Cosa hai scoperto?

D: Solo nozioni, solo conoscenza.
 
U.G.: Quella domanda, quella domanda idiota, è nata dalla conoscenza che avete già. È la conoscenza che è in voi che vi fa chiedere la domanda "Chi sono io?"
Voi volete sapere, ed attraverso questo la conoscenza, che avete già, si rafforza. State ingigantendo la vostra conoscenza. Se ci fosse realmente qualche cosa da conoscere, ciò metterebbe fine a tutto ciò che sapete. Attraverso la domanda e la ricerca delle vostre risposte state solo accrescendo la vostra conoscenza.

Non percepite l'assurdità della domanda "Chi sono io?" Non considerate chi vi ha consigliato quella domanda, chi ve l'ha suggerita. Non c'è nulla lì da conoscere. Quello che c'è, è l'insieme delle vostre esperienze. Se questo insieme non è presente, non c'è necessità per voi di conoscere nulla.
 
D: Ma "Chi sono io?" non è realmente una domanda. È un indicatore.
 
U.G.:  Si. Cosa ti indica l'indicatore? Va bene, se è un indicatore, tu cosa fai? Stai lì ed invece di muoverti nella direzione indicata resti fermo e ti succhi il dito che indica. Cosa fai con quell'indicatore?

D: La domanda indica che non c'è nulla da indicare. Ti porta dove le parole non hanno più senso.
 
U.G.:  D'accordo, la domanda stessa è una domanda senza senso.

D: Si. Ma è il solo modo che abbiamo di usare la domanda.

U.G.: Va bene anche se la usi come indicatore, la direzione è sbagliata.
 
D: Non è neanche giusto chiamarlo un indicatore.
 
U.G.: Va bene, cos' è allora?
 
D: Esso ti mostra che sei. Ti mostra quell' "io sono". "Io sono" è  la base di tutto.
 
U.G.: Ciò che sono è la conoscenza che io ho di me stesso.
 
D: Quell' "io sono" è ciò che sono.
 
U.G.: Cosa significa "ciò che sono?"
 
D: Non significa nulla ?
 
U.G.:  Si, nulla.
 
D: "Io sono" non è conoscenza!
 
U.G.: Non c'è niente lì, non c'è un' esistenza indipendente dalla domanda.
 
D: Così è la fine della conoscenza.
 
U.G.: La domanda dovrebbe finire. Perché la domanda stessa è nata dalla riposta. Altrimenti non c'è posto per nessuna domanda di nessun tipo. Tutte le domande sono nate dalle risposte che avete già. È idiota chiedere qualche cosa di cui sapete già la risposta. Perché non ci possono essere domande, se non esistono le risposte. Quella domanda implica che c'è qualche cosa circa quell'io che non sai e vuoi conoscere, -- qualche cosa oltre l'io che è già lì.  Implica che c'è un' altro "io".
 
D: Su un certo livello è vero. Si può anche dire che se fai una domanda, conosci la risposta.
 
U.G.: Questo è giusto. Non ci sono domande. Non ci possono essere domande senza la conoscenza. Tutte le domande nascono dalle risposte che avete già. Questa è la ragione del perché una domanda di quel tipo, sia che voi la poniate a voi stessi o a qualcun'altro, non ha bisogno di risposte. La risposta ad una domanda è la fine della domanda.
La fine della domanda indica la fine delle risposte che voi avete già. Non solo le vostre risposte, ma anche le risposte che sono state accumulate per secoli devono andarsene. La richiesta di ottenere una risposta per una data domanda, ad ogni livello -- c'è solo un livello non ci sono altri livelli,-- implica che colui che fa la domanda, non vuole che la conoscenza finisca.
 
D: Questo è vero. Ma naturalmente nel processo di questo. ..
 
U.G.: Deve succedere ora, non alla fine di un processo, perché il tempo non esiste. Lo strumento che voi usate, che è il flusso della conoscenza, non vuole finire. Questo è il perché pone la domanda a se stesso sapendo molto bene che la domanda esisterà assieme alla risposta.

Questa conoscenza, che è lo strumento che voi state usando, non conosce e non può concepire la possibilità che qualche cosa succeda fuori dal campo del tempo, perché essa è nata nel tempo, e funziona nel tempo. Sebbene progetti uno stato di assenza di tempo, non vuole accettare il fatto che possano accadere cose fuori dal campo temporale.
La domanda implica che c'è la richiesta di una risposta, e quella risposta può solo essere nel tempo. Ed è nel tempo che questa conoscenza trova le sue possibilità di sopravvivenza.
 
D: È vero ciò che dici. Comunque la domanda "Chi sono io?" non  appartiene al tempo.
 
U.G.: Si ma ogni cosa che è nata nel tempo. .......
 
D: È solo uno stratagemma. Sono d'accordo con te.

U.G.: È vero. Ogni cosa nata nel tempo, è tempo. La domanda stessa è tempo.
 
D: La domanda non è nata nel tempo.

U.G.: Da dove viene allora?
 
D: Nasce dall' "io sono."
 
U.G.:  Quell'assunto stesso è tempo -- quell'"io sono".
 
D: "Io sono" è un assunto?

U.G.: Naturalmente è un assunto -- c'è qualche altra cosa là oltre questa conoscenza. Quello che c'è là, è solo conoscenza.
 
D: Quando dici, che le domande nascono dalle risposte che ci sono già con "risposte che esistono già" intendi qualche cosa come la  definizione psicologica della "mente"?
 
U.G.: Non so. .. Per me non esiste la mente per nulla. La mente è la totalità -- non che stia dando una descrizione peculiare della mente --, la totalità delle vostre esperienze, e la totalità dei vostri pensieri. Come stavo dicendo ieri, non ci sono pensieri che potete rivendicare come vostri. Non ci sono esperienze che potete indicare come vostre. Senza la conoscenza voi non potete avere esperienze. Ogni volta che sperimentate qualche cosa, attraverso queste esperienze la conoscenza cresce ed è fortificata. È un circolo vizioso. Va avanti all'infinito. La conoscenza vi dà esperienze, e le esperienze  fortificano la conoscenza che avete.

Le vostre domande sono frivole, perché ogni domanda è nata dalla conoscenza. Se c'è una risposta alla domanda, non è necessariamente la vostra risposta. Tutte le risposte sono le risposte che sono state accumulate attraverso i secoli. C'è la totalità della conoscenza che è stata accumulata. L'accumulo di conoscenza, l'accumulo di esperienze, sono tutti là presenti. Voi li state usando per comunicare con voi stessi e per comunicare con gli altri.
 
Non esiste una cosa come la mia mente o la vostra mente. Ma c'è una mente che è la totalità di tutti i pensieri e le esperienze di tutti gli esseri umani che sono esistiti fino a questo momento.

Se vi viene fornita una risposta ad una domanda, questa risposta dovrebbe mettere fine alla domanda stessa. Il fatto è che le risposte datevi dagli altri, quelle che vi siete fabbricati da voi, e le risposte date da quegli uomini saggi che ci sono in questa sorta di mercato dello spirito oggi, o che sono esistiti nel passato, non sono realmente le risposte.
Ogni risposta che vi do non è la vera risposta, perché la risposta dovrebbe porre fine alla domanda. Se la domanda è frantumata, anche tutta la conoscenza che è responsabile per la domanda deve andarsene.
Chi fa la domanda non ha reale interesse in nessuna risposta, perché la risposta farebbe esplodere tutto quanto, non solo le poche cose che avete conosciuto in questi 30 o 40 anni, ma tutto quello che è stato accumulato fino ad oggi, ogni cosa che ogni uomo ha pensato e sentito e sperimentato fino a questo punto dove la domanda finisce. La risposta, se c'è una risposta, spazzerebbe via ogni cosa.
 
D: Stavo pensando alla disperazione che mi coglie quando sto per raggiungere quello stato di vuoto.
 
U.G.: Si, ma assumiamo per un momento che c'è disperazione (tu dici che c'è una grande disperazione), hai fatto qualche cosa per liberarti dalla disperazione? La chiami disperazione allo stesso modo in cui usi le parole, vacuità e vuoto. Ma non c'è disperazione lì.

I filosofi esistenzialisti hanno costruito un struttura filosofica tremenda che loro chiamano disperazione, le persone religiose la chiamano disperazione divina -- sono tutte frasi senza senso.

Non siete mai venuti realmente in contatto con quella che chiamate disperazio ne, perché in voi c'è solo il tentativo di volervi liberare, in qualche modo, da quella cosa che chiamate "disperazione". Voi non lasciate che quella disperazione agisca. Quella sarebbe "l'azione" della quale io sto parlando, ma mentre parlo è ancora la vostra conoscenza che interpreta ciò che dico.
Dov'è la disperazione? Non è nella sfera del vostro pensiero. Dovrebbe essere qui nell'ambito del vostro corpo. Dov'è quella disperazio ne di cui parlate? Se cercate di scappare, fuggire dalla disperazione, significa che non c'è realmente disperazione lì in voi.

La sola cosa che vi interessa è essere liberi dalla disperazione. Perché voi pensate che non vi stia soffocando, non vi stia strozzando. La disperazione dovrebbe distruggere il vostro tentativo di liberarvi. Voi non lasciate nessuna possibilità alla disperazione di agire. Vi interessa solo trovare una soluzione, una via di uscita da questo vicolo cieco.
Questo è tutto ciò che c'è lì. Gli date un nome e la chiamate disperazione. Voi non siete disperati. Voi non agite come una persona disperata, parlate solo di queste cose: disperazione, vuoto, vacuità. Non è realmente vuoto. Se ci fosse il vuoto quello sarebbe l'azione della vita.

Ora voi mi chiederete "Cos'è la vita?" Se definisco la vita siamo persi. Quello che intendo con vita è ciò che rende possibile al vostro essere rispondere, non reagire, ma rispondere  agli stimoli attorno a voi. Se non c'è la vita, voi diventate cadaveri.
Un corpo morto va avanti a rispondere, ma in modo diverso. Questo è il perché voi la chiamate vita. La vita non è altro che il pulsare, il palpitare, il respirare della vita. Questa è anche una definizione. C'è un pulsare, un respirare, un palpitare della vita. Sta palpitando ovunque, dappertutto, ogni cellula nel vostro corpo sta palpitando. Questo è ciò che è la vita. Ma noi non stiamo parlando di quella vita, perché nessuno può dire niente circa essa, eccetto tentare di dare una definizione. Potete chiamarla forza della vita, questo, quello e quell'altro, ma vivere implica tutti gli altri problemi che la così detta vita crea.
 
Così nasce una domanda "Come?" Come vivere? Questo è realmente il problema. Il problema di tutti i problemi, è come vivere. Per secoli ci hanno fatto il lavaggio del cervello per farci credere "Questo è il modo in cui si deve vivere". Se non siete soddisfatti trovate un altro modo e dite "Quello è il modo di vivere". E così andate avanti all'infinito. Tutto ciò è un nonsenso perché non vi ha dato la pace.
C'è una battaglia costante dentro di voi, una guerra. Questa guerra è responsabile per la mancanza di pace nel mondo. Anche assumendo per un momento che la guerra dentro di voi finisca, e che voi siate in pace con voi stessi, le cose non cambierebbero, perché vedete, un uomo che è in pace con se stesso diventa una minaccia per chi gli sta vicino. C'è il pericolo che egli vi liquidi.

La domanda principale è: potete fare finire questa guerra dentro di voi? c'è qualche modo? Tutte le soluzioni che avete sono loro stesse responsabili per questa battaglia -- che trae origine dalla domanda "Come vivere?" Quel "come" deve andarsene. Ora voi mi chiederete "Come può andarsene quella domanda" "Puoi aiutarci?"

Prima di tutto voi non siete convinti di ciò che sto dicendo. Non siete ancora arrivati al giusto grado di disperazione. Solo a quel punto potrete trattare con la disperazione. Finché voi cercherete la libertà dalla disperazione, non vi sarà possibile affrontarla.

Ci possono essere centinaia di soluzioni, ma non potete provarle tutte. Ovviamente tutto ciò che avete provato è stato un fallimento, così dite che siete disperati. Quella disperazione agirà.

Qual è l'azione? Quell'azione non sarà mai all'interno della struttura del vostro pensiero. Ogni azione che è all'interno di quella struttura, o che è prodotta dal vostro pensiero, aumenter&agrav e; inevitabilmente la disperazione. Forse vi potrà dare qualche sollievo temporaneo, ma voi vorrete sempre di più. Questo fa andare avanti le cose, e nutre la speranza.

La speranza è qui, e voi dite: la situazione è senza speranza. La situazione non è senza speranza. La speranza è qui ora, perché la disperazione è là.
Voi sperate di risolvere il problema, di gestirlo, di trattarlo, volete trovare se esiste un modo per liberarvi dalla disperazione. Invece di lasciarla agire, voi state provando a fuggire da quella disperazione, state cercando se c'è qualche possibilità di liberarvi da essa.

Questo si applica a tutte le situazioni nella vita. Sia che siate bloccati nelle vostre frustrazioni, cosa che voi chiamate disperazione, o altro. Cosa volete fare in questa situazione? Dovete trovare una soluzione da voi stessi. Se io vi suggerissi un altra  soluzione sarebbe come le centinaia di soluzioni che avete già. Voi aggiungereste il mio suggerimen to alla vostra lista di soluzioni. Questo non vi aiuterebbe a risolvere il problema. Lo renderebbe solo più difficile. Così avreste una soluzione in più. Se c'è una soluzione, quella deve venire da colui che sta provando a liberarsi, e non da un agente esterno. Quell'azione è qualche cosa di straordinario.

Se riuscite a risolvere il problema della disperazione, tutti gli altri problemi saranno risolti, perché ogni problema è una variante degli altri. Voi non volete risolvere i problemi. Vi interessano maggiormente le soluzioni.
Io continuo a ripeter le stesse cose, più volte, in modi diversi. (Il mio vocabolario è limitato così devo usare le stesse parole. Voi potete aumentare il vostro vocabolario e trovare nuove frasi, ma non serve a nulla).

Lo strumento che state usando, cioè il pensiero, non può accettare il fatto che questi problemi possano essere risolti qui e ora, in quanto ha avuto bisogno di così tanto tempo per costruire ciò che siete. Voi state vivendo in un mondo costruito con le vostre esperienze e ci sono voluti così tanti anni per voi per essere come che siete.
Questo (il pensiero) è il solo strumento che avete. Non ne avete altri per trattare questi problemi. E il pensiero non può concepire la possibilità di trovare una soluzione che agisca qui e ora. E' sempre interessato a spingere la soluzione sempre più lontano nel tempo. C'è sempre un domani.

Ci vuole sempre tempo. Siccome il vostro pensiero funziona solo nell'ambito del tempo, non può concepire la possibilità che esista qualche altra forma di azione fuori dal tempo. Non sto parlano in termini metafisici.

La soluzione se c'è, deve essere qui ed ora. Se siete affamati, la fame deve essere soddisfatta. Se non potete soddisfarla, vi brucerà. Questa è una situazione spaventosa per voi, così vi accontentate delle briciole rappresentate dalle soluzioni che la gente vi dà. Mentre siete in attesa di qualcuno che vi dia una montagna di pane, o qualcuno che con un miracolo moltiplichi il pane.

Ma ciò non succederà. Non c'è una fame reale lì. In realtà non volete risolvere questi problemi perché vi trovereste senza problemi.
Il tentativo di risolvere i vostri problemi è poi ciò che vi da forza ed energia. Quando, finalmente, avete raggiunto il vostro obbiettivo, quello che vi rimane è la frustrazione.

Anche nell'atto sessuale, che costituisce un momento così importante nella vita di ogni individuo, è la preparazione, la tensione che prepara l'atto, ciò che vi attrae. Quando la tensione è al massimo, il corpo richiede un rilascio della tensione, e questo rilascio voi lo chiamate piacere. Il corpo chiede che sia rilasciata questa tensione che avete creato. Questo rilascio voi lo chiamate orgasmo, o comunque vogliate chiamarlo. Così c'è un tremendo sollievo. Cosa rimane dopo questo? Un vuoto. Tutte le azioni funzionano allo stesso modo. Voi accrescete la tensione e questa tensione richiede una  distensione.

E' la richiesta per l'estensione di quell'agonia che voi chiamate piacere. Non è un piacere, ma è il rilascio della tensione.

Voi lavorate duramente per raggiungere i vostri obbiettivi; e dopo che li avete raggiunti siete esausti, siete sfiniti, il fascino è finito per voi. Lavorare per qualche cosa, costruire tutte queste tensioni -- questo è tutto ciò che vi interessa. Quando avete raggiunto l'obbiettivo, quello non vi interessa più. Così iniziate con qualche cosa d'altro.

Voi non volete realmente essere senza problemi. Siete voi stessi il  problema. Se non avete problemi, li create. La fine dei problemi, è la fine di voi. Così questi problemi resteranno per sempre. Se il problema finisce, anche voi finite con esso. Settanta, ottanta, novanta, cento anni -- dipende da quanto lunga sarà la vostra vita -- e per tutto il tempo la speranza vi accompagnerà.
Non è un punto di vista pessimistico, è un punto di vista realistico. Non vi sto dando soluzioni. Vi prego, guardate ai vostri problemi, se potete. Non potete separare voi stessi dal problema. Il problema è creato dal suo opposto.

Perché vi sentite scontenti prima di tutto? perché sentite questo malcontento? È a causa della meta che vi siete preposti. È quello che crea il suo opposto. Potete capirlo da voi stessi, non devo essere io a dirvelo. State sempre pensando: "Devo essere come quello, devo essere in questo modo o in quell'altro e non lo sono". E quel pensiero ha creato il suo opposto. Se uno va, anche l'altro scompare.
Un uomo che abbia raggiunto questo stato, non può essere un'uomo di successo, non può neanche essere un uomo sensibile, non sensibile nel senso che la cultura dà al termine. È un tipo diverso di sensibilità.

Più inseguite questi ideali che la società o la cultura hanno posto davanti a voi, più resterete esattamente l'opposto. E voi sperate che un giorno, attraverso qualche miracolo, o attraverso l'aiuto di qualcuno, qualche Dio, qualche guru, voi riuscirete a risolvere il problema. -- Non c'è speranza.

Non posso creare la bramosia in voi! Come posso farlo? Se voi aveste questa bramosia, vi guardereste attorno e scoprireste che tutto ciò che vi è offerto non vi soddisfa. Se siete soddisfatti con le briciole, va bene. Questo è ciò che i guru stanno facendo, vi  tirano qualche briciola, come fa la gente con i cani al guinzaglio.
 
Gli esseri umani sono come gli animali, non sono diversi. Se accettiamo questo, avremo maggiori possibilità di agire come esseri  umani.
 
D: Quando diventa possibile per l'uomo agire come un essere umano?
 
U.G.:  Quando l'uomo cessa di inseguire l'ideale di perfezione.


 

 

Parte 3 - Quello che rimane è il "Coraggio"

 
D: Posso chiederti una cosa?

U.G.: Si, prego.

D: Perché abbiamo dentro di noi questa necessità di cambiamento, che non riguarda necessariamente il mondo attorno a noi, ma piuttosto il nostro "né interiore, e che cerchiamo di attuare attraverso la meditazione, lo yoga e tutte queste cose.

U.G.: Perché fate tutto ciò?
 
D: Per vedere se trovo le risposte. .....

U.G.:  A che scopo? Volete cambiare qualche cosa?

D: Questo è il punto, si. Perché vogliamo cambiare? Cosa c'è in noi che vuole questi continui cambiamenti? Perché non possiamo essere soddisfatti?

U.G.: Voi siete insoddisfatti di voi stessi, prima di tutto. SI.
 
D: Non in modo cosciente,. ....... è una cosa buffa. Mi sento bene, ho ben poco da lamentarmi, eppure. ....

U.G.: Eppure segui tutte queste tecniche. Non vedi il paradosso. Evidentemente non sei così contento e soddisfatto come dici di essere.

D:  Questo è vero.

U.G.: Qualche cosa in te determina che non tutto va bene. Questo ti spinge a desiderare un cambiamento. Cos'è responsabile per questa richiesta di cambiamento? Questa è la mia domanda.
La cultura, la società, ti hanno posto davanti questa richiesta di cambiamento  dicendo che tu dovresti essere come questo, o che dovresti essere come quello. Capisci? E tu hai accettato questi modelli.

D: Non mi sembra di avere l'immagine di una persona o di una cosa a cui mi sforzo di assomigliare. Quello che sto cercando di scoprire, è se c'è qualche cosa di più dentro di noi?

U.G.: No.  La richiesta di maggior. . ...

D: Parlo di cose interiori......

U.G.: Non è questione di interiore od esteriore. Quello che sto cercando di dire è che c'è una sensazione, il sospetto, che ci sia qualche cosa di più interessante che tu possa fare, qualche cosa che faccia si che la tua esistenza diventi più piena di significato, più pregnante. Questa è la richiesta, vedi. Questo è il motivo perché ti trovi con questa mancanza di pace.
Sei senza pace a causa di questa spinta che c'è in te, la quale a sua volta ti è stata trasmessa dalla società o dalla cultura, e ti spinge a credere che ci sia qualcosa di più interessante, di più significativo di quello che stai facendo.
 
D: E quello stato di essere noi stessi in modo più naturale non esiste?

U.G.: No.

D: Sono solo parole messe assieme dalla società.

U.G.: Esattamente. Il tuo stato naturale è distrutto dalla richiesta che la cultura ha messo davanti a te. Allora la tua vita ti sembra insignificante. Hai provato a combattere la noia con ogni mezzo possibile.... ora hai questi nuovi giochi - yoga,  meditazione, e tutte le tecniche psicologiche.

D: Leggere i libri.
 
U.G.: Leggere i libri religiosi, questo è qualche cosa di nuovo aggiunto alla lista, ma anche questo non ti ha aiutato a liberarti dalla noia.
Voi siete annoiati dal vostro modo di vivere, dalle vostre esistenze, perché sono ripetitive. Prima di tutto in questa parte del mondo le esigenze materiali sono pienamente soddisfatte. Così non avete bisogno di spendere più di tante energie per la vostra sopravvivenza. Quell'aspetto, qui, è molto ben curato.

Quando le esigenze materiali non sono più un problema, la domanda che sorge è molto semplice: Non c'è altro nella vita? Andare in ufficio ogni giorno, essere una casalinga che fa tutti i lavori domestici, dormire, fare sesso -- tutte queste cose --- non c'è proprio altro?  Ed è questa richiesta che nasce in voi, che viene sfruttata da questi uomini religiosi.
E' tutto qui? Vi domandate, e provate a riempire la vostra noia con questa serie di espedienti. Ma è una cosa smisuratamente senza senso. Potete cercare di ovviare alla noia con ogni cosa concepibile che potete immaginare, o che gli altri possono suggerirvi; ma la noia è una realtà, è un fatto. È sicuro. Altrimenti voi non fareste nulla. Sareste annoiati e basta. Semplicemente annoiati facendo le stesse cose ancora, ed ancora, senza vedere nessun senso in ciò che fate.
 
D: Tu noi sei toccato dalla noia.
 
U.G.: Assolutamente non toccato. Voi state cercando di liberarvi da una cosa che non esiste. Questo è tutto ciò che enfatizzo continuamente. Il problema non è realmente la noia. Voi non siete coscienti dell'esistenza della noia, sia a livello del vostro pensiero cosciente, sia a livello della vostra esistenza.

E' l'attrazione che avete per le tecniche che usate per cercare di liberarvi da questa non esistente noia, che ha realmente creato il problema della noia. E queste cose non possono realmente soddisfare questa ricerca. Così questo processo va avanti all'infinito. Metodi sempre più nuovi. Tutti gli anni arriva un nuovo guru dall'India con nuovi giochi, con nuove tecniche, o qualche nuova terapia.
 
D: Quando parliamo della coscienza.. . . .

U.G.: Si, si, lo so. Voi sembrate conoscere qualche cosa riguardo alla coscienza. Ditemi prego, cosa intendete esattamente con il termine coscienza?
 
D: Non lo so. Sto facendo a te la domanda.

U.G.: Perché chiedi a me della coscienza? Non che ti voglia rispondere con una domanda. Voi avete preso quella parola "la coscienza" da qualche parte, vedete. Avete sentito qualcuno  parlare dell'espansione della coscienza.

D: Può essere il nostro tentativo per conoscerci meglio. Provando ad individuare il nostro stato naturale.

U.G.: Il vostro stato naturale è qualche cosa che voi non avete bisogno di conoscere, dovete solo lasciare che si esprima nel modo che gli è proprio. Ma voi volete conoscere, e sottoponete ad altri le vostre domande. Il funzionamento del cuore è una cosa naturale; il funzionamento di  tutti gli organi nel vostro corpo è una cosa molto naturale. Loro, (gli organi del corpo), non si chiedono neanche per un momento la domanda "Come sto funzionando?" L'intero organismo vivente, ha questa tremenda intelligenza che lo fa funzionare in modo molto naturale. Voi avete separato ciò che chiamate vita da quello stato naturale. Quello che voi chiamate vita, non ha più nessuna relazione con l'armonios o funzionamento di questo organismo vivente.

Conseguentemente sorge la domanda "Come vivere?". Vedete è quella domanda che ha veramente distrutto la naturalezza nello svolgersi delle cose. Questo è il punto dove la cultura entra in gioco e vi dice: "Questo è il modo di agire e di vivere, questa è la sola cosa buona per voi e buona per la società".
Volete cambiare lo stato delle cose. Vi rendete conto di cosa state cercando di cambiare? Questo è ciò che vi chiedo.

D: Mi piacerebbe saperlo.
 
U.G.: Non vedete l'assurdità di quello che cercate di fare? Tutta questa ricerca è l'inseguimento di qualche cosa che non esiste per nulla.

Io faccio sempre questa similitudine. Noi tutti assumiamo che una cosa come l'orizzonte sia reale. Guardate in un punto lontano e dite quello è l'orizzonte, vi sembra reale. Ma dimenticate che è il limite della vostra capacità visiva, il limite dei vostri occhi fisici che definiscono l'orizzonte. Se cercate di raggiungerlo, anche correndo veloci, anche con un aereo supersonico, l'orizzonte si allontana. Vi scontrerete con i vostri limiti.

Vi pongo un altro esempio; provare a calpestare la propria ombra. È il gioco che facevamo da bambini, provare a calpestare la nostra ombra -- tutti i bambini ci provavano correndo. Era impossibile, è il corpo che proietta l'ombra, ed il tentativo di calpestarla è un gioco assurdo. Potete correre per miglia e miglia.

Conoscete la storia di "Alice nel paese delle meraviglie". La regina rossa doveva correre sempre più in fretta per poter rimanere nel punto in cui era. Vedete, è esattamente quello che tutti quanti state facendo. Correte sempre più forte, ma non vi muovete per nulla.

Tutto ciò che ottenete è di ritrovarvi al punto di partenza. A voi sembra di lavorare per qualche fine, o che state avvicinandovi ai vostri obbiettivi, ma tutto ciò che state facendo non ha nessuna relazione con il naturale funzionamento di questo corpo.
Voi non state agendo in modo naturale, perché l'ideale che la cultura vi ha messo davanti ha falsificato la naturalezza delle vostre azioni. Avete paura ad agire in modo naturale, perché vi è stato insegnato un modo predefinito di agire.

La perfezione del corpo è un' altra di queste mistificazioni. Non sto dicendo niente contro lo yoga. Non fraintendetemi. Non sto dicendo niente contro la meditazione -- Fate yoga, meditate -- sono tutti palliativi. Se vi interessa un corpo flessibile, fate yoga. Un corpo agile è meglio di uno rigido. Se la meditazione vi dà sollievo dalle tensioni, fatela. Ma io vi sto suggerendo che è la meditazione stessa che crea tutte le tensioni. Voi prima create il problema e poi tentate di risolverlo. Va tutto bene, ma grazie a Dio non fate queste cose in modo serio.

Se le faceste in modo serio sareste nei pasticci, diventereste pazzi. Se provaste a praticare questa consapevolezza tutto il tempo a livello cosciente, come anche a livello incosciente -- sareste veramente nei guai. Finireste al manicomio, cantando canzoni pazze o armoniose melodie.
Potete imparare le nuove canzoni che provengono dall'India. Gli Hare Krishna suonano, cantano e sono contenti. Questo va bene, ma se tentaste di praticare questa consapevolezza guardando ogni passo che fate, sareste nei guai, non sareste più in grado di camminare. Non fatelo, camminare è una cosa meccanica. Le cose lasciate a se stesse funzionano in un modo veramente liscio e meccanico. Non dovete fare proprio nulla. Più provate a praticare la consapevolezza, maggiore resistenza create.

Non vi sto dando un altro suggerimento. Vorrei solo che vedeste da voi stessi cosa state facendo. Non sto provando a liberarvi, od a coinvolgervi in qualcosa, non ho qualche nuovo prodotto da vendere. Per nulla. Non ho prodotti da vendere né mi interessa vendere nulla. Capita che siamo qui, tutti noi, per qualche ragione -- Non so perché siamo qui -- così c'è questo scambio di idee, che è privo di significato. Non c'è nulla da discutere qui.

La discussione non ha senso, perché l'oggetto o lo scopo di una discussione sarebbe capire qualche cosa. Ma questa discussione non è il mezzo per comprendere nulla. Ultimamente quello che enfatizzo tutto il tempo è: "Guardate qui, non c'è nulla da comprendere". Se afferrate questo, cioè che non c'è nulla da capire, tutte queste conversazioni diventano prive di senso. Così voi vi alzate, andate via una volta per tutte. Io dico "È stato bello incontrarci, addio." (L' uditorio ride). Questo è ciò che dico tutto il  tempo. "Piacere di avervi conosciuti ed addio."
 
D: Non capiamo.
 
U.G.:  No, è esattamente ciò che dico tutto il tempo, "Piacere di avervi incontrati ed addio. Dio sia con voi, e state con Dio". Questa è una espressione spagnola -- Vai con Dio. Il vostro Dio, i vostri Guru -- state con loro. Non disturbate voi stessi senza motivo. Vivere sperando e morire sperando. E nel caso accettate la teoria della reincarnazione, sperare di rinascere.
Una nascita è già abbastanza brutta. Perché dovremmo voler rinascere? Noi possiamo risolvere questo problema una volta e per sempre, ed iniziare a vivere -- con quel poco che ci è lasciato. Non preoccupatevi del mondo e della pace nel mondo.

Se la domanda di come essere felici è superata, allora iniziate a vivere vedete, non curatevi della felicità. Essa non esiste, la felicità non esiste affatto. Più la cercate, più la desiderate, più resterete infelici. La ricerca e l'infelicità vanno insieme.
 
D: Non credi che ciò che dici vada contro tutto quanto è rappresentato dalla religione, dalla società e dalla cultura?
 
U.G.: Cultura e tutti i sistemi di pensiero.
 
D: Struttura, sistemi, tutti i sistemi. ...?

U.G.: Tutte le strutture di pensiero, siano filosofiche, religiose,&nb sp; materialistiche... .....
 
D: Non pensi che sia negativo? non perché lo dica io, ma la gente dice........
 
U.G.:  Perché dici che è negativo?  Ascolta. ...
 
D:. ....Perché la gente lo dice.
 
U.G.: La gente lo dice perché è una facile scappatoia per loro. Voi dimenticate una cosa. Tutti gli approcci che l'uomo ha inventato ed usato per secoli, non sono serviti a nulla. Essi non hanno prodotto i risultati che ci avevano promesso. E voi andate avanti ancora ed ancora, sperando che, in qualche modo, attraverso qualche miracolo, attraverso il così detto approccio negativo, riuscirete a raggiungere i vostri obbiettivi. Voi avete la speranza di riuscire e la speranza vi fa andare avanti.

Non lasciatevi coinvolgere in questa dicotomia che vi trascina tra il positivo ed il  negativo. I vostri obbiettivi sono sempre positivi. Siccome avete fallito attraverso i vostri sforzi, avete cominciato a guardare a questo così detto approccio negativo. Ma entrambi funzionano solo nell'ambito del pensiero.

Quello che suggerisco è: guardate, i vostri tentativi non vi hanno portato ai risultati desiderati, ed io vi sto dicendo perché non hanno funzionato. Vi sto dicendo dove e perché vi siete bloccati. Ma immediatamente voi girate la questione e dite "Il mio approccio è negativo." Non è affatto negativo. Vi sto mostrando l'altra faccia della medaglia, per neutralizzare i vostri argomenti, non con il desiderio di fare prevalere il mio punto di vista, o di  testare l'approccio negativo. Le vostre mete sono mete positive, non importa quale approccio adottate, sono comunque positive. Voi potete anche chiamarlo approccio negativo, ma è comunque positivo.

Voi dovete essere estremamente chiari riguardo al vostro obbiettivo. Quello che sto provando ad enfatizzare è che l'obbiettivo deve andarsene.

D: Nel tuo caso l'hai abbandonato?

U.G.: Non ha senso! L'obbiettivo, non ha nessun senso. La mete che avete posto davanti a voi non hanno nessun senso perché hanno prodotto solo pene, lotte, e dolore.

Voi state usando la volontà e come dicevo prima, la volontà ha certi limiti, non potete usarla oltre un certo limite. L'uso della vostra volontà, assieme agli sforzi che fate, producono qualche tipo di energia che vi serve per afferrare e fronteggiare questi problemi; ma è una cosa davvero limitata. L'energia che producete è solo un' energia nata dall'attrito. La volontà crea la tensione e la tensione vi dà qualche sorta di energia. Ma quell'energia non può durare a lungo, così voi vi ritrovate al  punto di partenza.
 
D: Penso che anche tu sei d'accordo nel dire che l'intera civilt&agra ve; occidentale cristiana è basata sul conseguimento di una meta.
 
U.G.:  Perché solo la civiltà occidentale? Tutte le civiltà, tutte le culture, vi mettono davanti una meta, un obbiettivo, sia esso materiale o spirituale. Ci sono modi e mezzi per raggiungere i vostri obbiettivi materiali ma anche per quelli è necessario sforzarsi e soffrire. E voi avete imposto sopra a tutto il così; detto: "Conseguimento spirituale."

Il vostro cristianesimo per esempio, è costruito sul fondamento della sofferenza come strumento per raggiungere i vostri obbiettivi. Ma quello che resta è solo sofferenza, e voi fate grande vanto di questa sofferenza, ma siete ancora lontani dal vostro scopo, dalla  vostra meta, di qualsiasi natura sia.

Siccome nel mondo materiale l'obbiettivo è qualche cosa di tangibile; lo strumento che state usando per raggiungere i vostri obbiettivi materiali produce certi risultati. Se andate avanti ad usarlo con maggior forza probabilme nte raggiungerete ciò che desiderate, anche se non ci sono garanzie. Comunque questo strumento è limitato, serve nell'ambito materiale.
 
Voi state usando lo stesso strumento per raggiungere i vostri così detti obbiettivi spirituali. Non vi è chiaro, evidentemente, che gli obbiettivi spirituali che sovrapponete a quelli materiali, nascono dalla vostra fantasia, dato che avete diviso la vita in materiale e spirituale.

D: Ma noi come esseri umani siamo attivi. Dobbiamo avere qualche tipo di meta, di obbiettivo.  Stai dicendo che non va bene avere. .....
 
U.G.: Voglio che voi siate molto chiari riguardo a ciò che volete. Cosa volete? Cosa volete? Non è il volere che è sbagliato. Ma il solo modo che avete per raggiungere i vostri obbiettivi, materiali o spirituali, è attraverso lo stesso strumento, ed io sottolineo che il solo strumento che avete è il pensiero.

Vedete, uno vuole essere milionario. Il milionario vuole essere miliardario, ed il  miliardario desidera essere pluri miliardario. Quello è l'obbiettivo. Un uomo felice non si accontenta di essere felice, vuole esserlo sempre di più; perennemente felice......
 Sicuro! voi siete felici qualche volta e infelici qualche altra. Così cercate il piacere, e volete che quel piacere sia permanente. Ed allo stesso tempo sapete che la vostra richiesta di piacere temporaneo, o permanente, vi sta dando solo pene. L'obbiettivo di ogni persona in questo mondo, sia nell'est o nell'ovest, o anche nei paesi comunisti è esattamente lo stesso. Quello che tutti desiderano è di avere il piacere senza mai un momento di pena. Essere felici senza mai sentirsi infelici. State lottando e sforzandovi duramente per raggiungere quella meta impossibile di ottenere una felicità permanente.
 
D: Ma questo non è vero per gli anziani.
 
U.G.: Tutti.
 
D: Ma gli anziani, le persone con esperienza sanno che non c'è fortuna senza sfortuna. Perché non si può parlare di fortuna se non si conosce la sfortuna. Gli anziani sanno che ad ognuno spetta la sua porzione di sfortuna o di sofferenza. E non si illudono di ottenere il piacere senza il dolore, sanno bene che a volte avranno dolore.
 
U.G.: E comunque ognuno fa il possibile per provare ad essere senza dolore, Sicuro! È proprio ciò che dico. Sia che siamo coscienti o no, questo è il modo in cui siamo tutti. Voi sapete cosa vi farà  felici.

D: Il paradiso.

U.G.: Se raggiungete tutti gli obbiettivi che avete posto davanti a voi, il successo, il denaro, la fama, una buona posizione, il potere, allora siete felici. Nell'ottenimento di queste cose voi lottate duramente. Ci mettete una grande quantità di volontà e di sforzo. Se avete successo non avete problemi. Ma non è possibile avere sempre successo -- lo sapete no.

Ma in qualche modo coltivate la speranza che a voi sarà possibile avere sempre successo. Se non riuscite, siete frustrati. Ma la speranza va avanti. Sia in ambito materiale, che in quello spirituale, c'è il desiderio di riuscire a raggiungere l'obbiettivo che vi siete preposti.

Dovete darmi una mano. Non sono qui a tenere un discorso.

Io chiedo sempre alla gente che viene a trovarmi di essere molto chiari circa ciò che vogliono. "Voglio questo", "non voglio quello". Va tutto bene. Se individuate chiaramente cosa volete veramente, allora riuscirete a trovare il modo ed i mezzi per arrivare alla vostra meta. Sfortunatamente la gente vuole un mucchio di cose nello stesso tempo.

Così voi raggruppate tutti i vostri desideri, in un desiderio basilare, dato che tutti i desideri sono una variante di un unico desiderio.
Voi negate il mio suggerimento che l'uomo vuole essere sempre felice, senza neanche un raro momento di infelicità, o vuole un piacere permanente senza il dolore, ma questo come dicevo pocanzi è fisicamente impossibile.

Il corpo non può trattenere nessuna sensazione sia piacevole o dolorosa per lungo tempo. Se lo fa, distruggerà la sensibilità degli organi di percezione e la sensibilità del sistema nervoso.
Nell'attimo in cui riconoscete una particolare sensazione come piacevole, subentra subito la richiesta affinché questa sensazione duri a lungo ma, tutte le sensazioni, indipendentemente dal fatto che siano più o meno intense, hanno una durata limitata.

Il problema nasce quando separate voi stessi dalle sensazioni piacevoli ed iniziate a pensare come potete estendere il limite di quelle sensazioni, o dei vostri momenti di felicità. Richiedendo che una sensazione duri più a lungo della sua durata naturale, il pensiero ha creato i problemi per il funzionamento di questo corpo, e questi problemi a loro volta sono diventati problemi neurologici.
Il corpo sta facendo l'impossibile per gestire questi problemi, anche se il pensiero, gli rende difficile trattare le cose nel modo naturale, per la semplice ragione che voi state provando a risolvere questi problemi a livello psicologico o religioso.

Ma questi problemi sono neurologici, e se lasciate fare al corpo esso farà un lavoro migliore di quanto state facendo voi cercando soluzioni a livello psicologico o religioso. Tutte le soluzioni che ci sono, vengono dall'esterno, e le soluzioni che abbiamo adottato per secoli, non hanno portato niente di buono tranne forse un poco di sollievo. Un palliativo per aiutarci a sopportare le nostre pene. E in ogni caso non ci siamo liberati dalle pene perché pensiamo di risolvere il problema con lo stesso strumento che lo ha creato. Il meccanismo del pensiero può solo creare i problemi.  Ma non può mai, dico mai, risolverli.

Se il pensiero non è lo strumento per risolvere i problemi, c'è qualche altro strumento? Io dico di no! Esso li può solo creare, non  può risolverli. Quando questa comprensione sorge in voi, allora capite che l'energia che c'è nel corpo, che è una manifestazione della vita, tratta ogni cosa in modo estremamente semplice, molto meglio del vostro intricato sistema di idee che avete elaborato per gestire questi problemi.
 
D: Cioè intendi che quando hai un problema, semplicemente lo abbandoni a se stesso?
 
U.G.: Vedi, se la metti in questo modo, sorge l'esigenza da parte della persona che fa questa domanda, di sapere come fare ad abbandonarlo a se stesso. Non puoi farlo. Puoi solo dire che lo abbandoni a se stesso. Naturalmente la domanda successiva sarebbe: come posso abbandonarlo senza l'interferenza del pensiero? Non c'è un come.

Se il suggerimento di come fare vi viene dall'esterno, venite presi nello stesso circolo vizioso. Questo spiega perché tutte queste terapie così diffuse oggi, e tutti questi guru che prosperano in questo mercato dello spirito, e che vi stanno suggerendo un mucchio di tecniche, stanno solo creando un tremendo peso. Non stanno alleggerendo il carico che ci troviamo a  sopportare oggi, ma anzi lo stanno accrescendo.

Questi sistemi e queste tecniche non possono essere di nessun aiuto, eccetto forse un leggero effetto come palliativo, che vi aiuta per un momento a sopportare le vostre pene. Nello stesso tempo, stanno disturbando l'intera chimica del corpo senza aiutarvi a risolvere niente.
 
D: Stanno disturbano la chimica?
 
U.G.: Si, disturbano la chimica del corpo, e nel contempo producono ogni sorta di aberrazioni che voi chiamate esperienze spirituali. I vostri esercizi di respirazione, i vostri esercizi di yoga, le vostre meditazioni, stanno disturbando la chimica dell'organismo ed il  ritmo naturale del corpo; esattamente quello che succede con tutte queste droghe che la gente prende. Voi dite che le droghe sono dannose, ma in effetti queste cose sono ancora più dannose delle droghe.

Non vi sto suggerendo di prendere droghe, ma esse hanno gli stessi effetti di tutte queste terapie, psicologiche o spirituali, che vi sono fornite giorno dopo giorno. Il fatto è che queste vi danno qualche piccolo sollievo, come gli analgesici -- Voi avete mal di testa e non lasciate al corpo la possibilità di gestirlo neanche per un momento, correte fuori e comperate qualche analgesico o un aspirina, o qualche altra medicina. Esattamente allo stesso modo questi rimedi rendono difficile al corpo produrre i rimedi naturali che gli sono propri per gestire queste  pene.

Il corpo possiede in se tutti gli allucinogeni come parte del suo sistema. Esso vuole controllare le pene ed eliminarle. Però conosce solo le pene fisiche, e non ha nessun interesse nelle vostre pene psicologiche. Le soluzioni che vi vengono offerte invece,  riguardano solo l'ambito psicologico, e non quello fisico.
Se voi pigliate una aspirina, per esempio, questa distrugge la capacit&agrav e; del corpo di trattare il dolore in modo del tutto naturale. Non sto suggerendovi di cambiare i vostri rimedi rivolgendovi a qualche rimedio naturale come la  macrobiotica o a qualche altro buffo espediente. Anche queste sono dannosi e viziosi come gli altri rimedi.
 
D: Dicci chiaramente qual è allora il tuo consiglio quando abbiamo un problema?
 
U.G.: Voi non potete fare altro che creare i problemi. Create il problema ma non lo studiate. Non state trattando con i problemi. Voi siete più interessati alle soluzioni che ai problemi. Questo vi rende difficile osservare, studiare il problema.

Io vi suggerisco "Guardate bene, voi non avete problemi." Voi asserite con tutta l'enfasi che potete, e con grande animosità "Guarda, io ho un problema."

Va bene, hai un problema. Quel problema di cui stai parlando non è una cosa che può essere indicata e di cui si può dire "Questo è il problema". I dolori fisici sono reali. In quel caso andate dal medico, lui vi da una medicina, che può essere più o meno buona, più o meno tossica, e questa produce qualche sollievo, anche se di breve durata. Ma le terapie che questa gente vi sta fornendo intensificano solo il vostro non esistente problema. State solo cercando le soluzioni. Se ci fosse qualche cosa di vero in queste soluzioni che vi vengono offerte, il problema dovrebbe essere risolto. Ma il problema è ancora presente e voi non mettete mai in discussione le soluzioni che questa gente vi sta offrendo.
 
Se voi metteste in discussione le soluzioni che vi sono offerte da quelli che vendono queste cose nel nome della santità, dell'illuminazione, della trasformazione, voi trovereste che in effetti non sono le soluzioni. Se fossero state le soluzioni, avrebbero dovuto produrre i risultati voluti ed avrebbero dovuto liberarvi dal problema. Ma questo non è successo.

Ma voi non mettete in discussione le soluzioni perché avete questo sentimento: "Chi ci sta proponendo queste cose non puo ingannarci, non può essere una fregatura". Voi lo reputate un illuminato o un dio che cammina sulla faccia della terra. Quel dio magari può illudersi, e distruggersi, magari indulge in questo auto- inganno tutto il tempo e vi vende questa roba, questa merce scadente.
Voi non mettete in discussione le soluzioni, perché in quel caso dovreste mettere in discussione anche coloro che vi forniscono queste soluzioni. Ma voi siete convinti che non possono essere disonesti, un santo non può essere disonesto.

Eppure dovete mettere in discussione le soluzioni perché non hanno funzionato. Perché non le testate? --  non testate la validità di queste soluzioni? Quando vi rendete conto che non funzionano, dovete gettarle via, buttarle nella spazzatura. Ma non lo fate perché c'è la speranza che in qualche modo quelle soluzioni vi daranno il sollievo che cercate. Lo strumento, il pensiero, che voi state usando, è poi quello che ha creato il problema, quindi non accetterà mai e poi mai la possibilità che quelle soluzioni siano una fregatura. Ma esse non sono affatto la soluzione.

La speranza vi tiene in  movimento. Tutto ciò vi rende difficile guardare il problema. Se una soluzione fallisce, voi andate da qualche altra parte e adottate un'altra soluzione. Correte in giro a comprare soluzioni e neanche per un momento chiedete a voi stessi "Qual è il problema?"

Io non vedo problemi. Vedo solo che voi state cercando la soluzione e che venite qui e fate la domanda. "Vogliamo un'altra soluzione".  Io dico: "Queste soluzioni non vi hanno aiutato per nulla, così perché ne cercate un'altra?" Allungherete solo la vostra lista di soluzioni, per trovarvi alla fine esattamente al punto di partenza. Se vedete l'inutilità di una, le avete viste tutte. Non dovreste provarne una dopo l'altra.

Quanto sto suggerendo è che se quella fosse stata la soluzione, essa avrebbe dovuto liberarvi dal problema. Se quella non è la  soluzione, allora non c'è nulla che possiate fare; e così il problema non esiste.
Voi non avete un reale interesse a risolvere il problema, perché ciò sarebbe la vostra fine. In realtà volete che il problema rimanga. Volete che la fame rimanga perché se non aveste fame non andreste a cercare il cibo da questi così detti santi. Loro vi stanno dando solo degli scarti, pezzetti di cibo, e voi siete soddisfatti. Assumete pure per un momento che vi possano dare un mucchio di cibo, cosa che per altro non possono fare, vi darebbero comunque le briciole per  tenervi legati a loro. Pezzetto dopo pezzetto.

Così voi non state trattando il problema della vostra fame, siete maggiormente interessati  ad ottenere un poco di più da coloro che vi promettono soluzioni invece di trattare il vostro problema della fame. Siete solo interessati ad ottenere altre briciole.
 
D: È come vedere un film che fluisce dalla realtà.

U.G.: Voi non guardate mai il problema. Cos'è il problema? La rabbia per esempio. Non voglio discutere tutte queste sciocchezze che sono state dibattute per secoli. La rabbia. Dov'è  quella rabbia? Potete separarla dal funzionamento di questo corpo?
È come un' onda con l'oceano. Potete separare l'oceano dalle sue onde? Potete solo sedervi ad aspettare che le onde cessino, così potrete prendervi un bagno, come il Re Canute che sedette per anni e anni sperando che le onde nell'oceano sarebbero scomparse, ed egli avrebbe potuto prendere il suo bagno nel mare calmo. Ma ciò non succederà mai.
Voi potete sedervi ed imparare tutto sulle onde e sulle maree, l'alta marea e la bassa marea,  (gli scienziati ci hanno dato tutti i tipi di spiegazioni), ma il conoscere quelle cose non vi sarà di nessun aiuto. Voi non state assolutamente trattando con la rabbia.

Dove sentite quella rabbia prima di tutto? Dove sentite tutti i vostri così detti problemi da cui volete liberarvi?. .. I desideri, i desideri brucianti. Il desiderio vi brucia. La rabbia vi brucia. Ma le vostre soluzioni, ed i vostri mezzi per realizzare i desideri rendono  impossibile che quei desideri e quella  rabbia consumino se stessi.

 Dove sentite la paura? Essa è lì all'interno del vostro stomaco. È parte del vostro corpo. E voi state cercando di sopprimerla per ragioni spirituali o sociali. Non ci riuscirete.

La rabbia è energia, un tremendo scoppio di energia. E cercando di distruggere quell'energia con ogni mezzo, state distruggendo l'espressione della vita stessa. Diventa un problema solo quando cercate di fare qualche cosa con questa energia. In realtà non avete a che fare con la rabbia, ma con la frustrazione. Così per prevenire quella situazione che vi ha creato problemi nelle vostre relazioni o nella comprensione di voi stessi, volete essere preparati ad affrontarla quando si  ripresenter&agrav e; in futuro.

Lo strumento che state usando è lo stesso che usate quando c'è uno scoppio di rabbia e che non vi ha aiutato a liberarvi da essa. Voi non vorreste venire in contatto con niente altro, fosse anche straordinario, che questo strumento che avete usato per tutti questi anni ed allo stesso tempo sperate che, magari domani, queste cose vi aiuteranno a liberarvi dalla rabbia. È la solita vecchia speranza.

D: Ma se qualcuno è molto arrabbiato lui o lei possono diventare  violenti.

U.G.: Quella violenza è assorbita dal corpo.
 
D: Ma puo diventare una minaccia.
 
U.G.: Per chi?
 
D: Le altre persone.

U.G.:  Si. e cosà altro?

D: Può correre in giro con un coltello.

U.G.: Che altro?
 
D: Uccidere qualcuno.

U.G.:  Si. Non pensi alle guerre dove si uccidono migliaia e migliaia di persone, senza che loro ne abbiano alcuna colpa. Perché limiti la condanna ad una reazione che è naturale, e non condanni le nazioni che scagliano addosso quegli ordigni tremendi a gente indifesa? Le chiami sane? Entrambe le due azioni sono nate dalla stessa sorgente. Più a lungo cercate di sopprimere la vostra rabbia qui, più voi indulgerete in queste atrocità e le giustificherete, perché sono il solo mezzo per proteggere il vostro modo di vivere e di pensare. Queste due cose vanno assieme. Perché giustifichi una cosa del genere? Quello è insano.

Quella gente non vi sta attaccando direttamente, ma minaccia il vostro modo di vivere. C'è un pericolo a causa di qualcuno che sta cercando di portarvi via ciò che voi considerate essere le vostre cose preziose. L'idea di fermare quest'uomo dall'agire quando ha uno scoppio di rabbia è esattamente la stessa cosa. Le religioni hanno detto che un uomo arrabbiato sarà un antisociale.

Ma più a lungo lui cercherà di praticare la virtù, più a lungo resterà un antisociale, e le sue azioni saranno caratterizzate dalla rabbia.
Quando quella meta che la società vi ha posto davanti, quando quell'obbiettivo che voi avete adottato come ideale da raggiungere, se ne saranno andati, voi non danneggerete più nessuno, ne individualmente, ne come nazione.

Dovete guardare in faccia la rabbia. Ma voi state trattando con cose che non hanno nessun rapporto con la rabbia, non gli permettete mai di bruciare se stessa esattamente là dove si origina e funziona. Fare le vostre terapie, prendere a calci un cuscino, colpire questo, quello o quell'altro, è soltanto una presa in giro. Non libera una volta e per sempre l'uomo dalla rabbia.

D: Picchiare un cuscino?
 
U.G.: Si è quello che usano fare in alcune terapie.
 
D: Non è di nessun aiuto?

U.G.: La rabbia riapparirà ancora. Così cosa fate? Voi non state trattando con la rabbia. Finché cercherete il sistema per non ledere la persona che vi sta assalendo con un coltello non tratterete mai con la rabbia.
Voi dovete difendervi, questo è fondamentale. Non sto dicendo che la vostra rabbia vi renda impossibile gestire una situazione come questa. Non dite che è non violenza o che non dovreste ferire gli altri. Lui vi stà attaccando. Anche nella bibbia c'è scritto: occhio per occhio e dente per dente. Ma voi non lo mettete in pratica.
Naturalmente è praticato su larga scala, ma nella vita di ogni giorno, vi dicono, che è qualche cosa di terribile da fare. Non vedo problemi per nulla in una situazione del genere. Dov'è il problema?

Non c'è utilità a discutere queste situazioni ipotetiche per la semplice ragione che una persona alle prese con la rabbia, chi sta bruciando di rabbia non cercherà di discutere il problema della rabbia.
E' stupefacente. Quello è il momento per trattare queste cose, quando realmente bruciate di rabbia, di desiderio, quando siete in preda a tutte quelle cose da cui volete liberarvi. Altrimenti è come una discussione accademica. Qualcuno che parla dell'anatomia della rabbia, dettagliando come la rabbia sorga, o l'anatomia dell'amore. È troppo ridicolo.
Di solito vi sono offerte soluzioni che non funzionano quando c'è una situazione reale. Questo è il motivo per cui non discuto di queste cose. Non ci sono problemi per l'individuo. Quando è pazzo di rabbia -- è il momento giusto per lui di gestire la cosa. Questo ferma il pensiero.
 
D: C'è la possibilità di guardare i problemi?

U.G.: No. Perché siete voi stessi il problema.

D: Quindi non ci sono risposte.
 
U.G.: Non c'è modo di separarvi dai problemi. Questo è quanto state provando a fare. Questo è ciò che intendo dicendo che voi state isolando la rabbia e provando a guardarla ed a trattare con essa come se fosse un oggetto fuori da voi. In questo atto di cercare di separarvi da voi stessi potrebbe succedere che si verifichi ciò che temete. Quello è inevitabile. Non avete modo di controllarlo. C'è qualche cosa che potete fare per prevenire che avvenga questa separazione da ciò che siete? È una cosa orribile, accorgervi che siete voi stessi la rabbia e qualsiasi cosa facciate per prevenirla, o per fermarla, o per gestirla, è falso. Quell'azione di prevenzione sarà domani o nella vostra vita futura -- non ora. Quello è ciò che siete.

Non siete persone spirituali, religiose. Voi potete pensare di esserlo perché state cercando di controllare la vostra rabbia, o state provando a liberarvi dalla rabbia, o ancora ritenete di essere diventati molto meno rabbiosi con il passare degli anni. Tutto quello, vi fa pensare di non essere come quegli uomini viziosi che evitate. Ma voi non siete diversi, non siete più spirituali delle persone che condannate.

Domani diventerete delle persone meravigliose, sarete liberi dalla rabbia. Cosa volete che faccia nel frattempo? Che vi ammiri? Perché vi siete appiccicati quell'etichetta di uomini spirituali o perché avete indossato quegli abiti stravaganti? Cosa volete da me? Perché volete che vi ammiri? Non c'è nulla lì da ammirare perché siete viziosi esattamente come ogni altro essere in questo mondo.

Come potete assumere queste posizioni (yoga), o adottare qualche tipo di attitudine mentale e sentirvi superiori agli animali? Gli animali sono meglio degli esseri umani. Un animale agisce ed uccide solo per lo scopo della sua sopravvivenza. Se uccidete i vostri simili per nutrirvi è un atto morale -- solo in quel caso, perché guardatevi attorno, una forma di vita si nutre delle altre forme. Se voi parlate di vegetarianismo, e poi uccidete migliaia di persone, quello è l'atto più immorale ed imperdonabile che una cultura di esseri umani che si dicono civili possa fare. Vedete l'assurdità delle due cose? Voi condannate queste uccisioni, ed amate gli animali. A che scopo?

Cosa dite di quegli esseri umani là? State uccidendo e massacrando semplicemente perché essi sono una  minaccia per voi. Pensate che un giorno possano portarvi via le cose che avete. Così prima che quella gente venga e vi rubi ogni cosa, voi pensate di essere nel diritto di massacrarli nel nome dei vostri credo, o nel nome di dio sa cosa. Questo è ciò che hanno fatto le  religioni, fin dall'inizio.

A che scopo fare rivivere tutte queste religioni? Qual è lo scopo di questo esercito di guru che vengono in questo paese ad insegnare cose che non funzionano nelle loro vite o nei paesi dai quali provengono? Possono parlare dell'unicità della vita, l'unità della vita tutto il tempo. Ma queste cose non producono nulla nelle loro vite. Che senso ha? Voi condannate queste cose semplici che sono necessarie per la vostra sopravvivenza. Queste sono azioni molto morali. Non voler sopravvivere, rinunciare a nutrirsi, sono atti di perversione.

La sofferenza è il fondamento sul quale l'intera religione Cristiana è basata. Non dimenticate questo. Così voi soffrite nella speranza di guadagnarvi un posto in prima fila là in paradiso. Non esiste il paradiso! Voi vivete all'inferno ora, nella speranza di raggiungere il paradiso dopo la vostra morte. A che scopo? Tutte le religioni enfatizzano quello. Sopportate le pene, la tolleranza del dolore è il mezzo. Voi andate all'inferno ora, nella speranza di avere il paradiso alla fine della vostra vita, o alla fine di una serie di vite, se volete credere nella reincarnazione.
Sto solo sottolineando l'assurdità di discutere di queste cose. Gli insegnamenti religiosi non hanno senso quando voi siete incastrati in qualche problema. In quel caso agirete esattamente come chiunque altro. Questa cultura, i vostri valori, religiosi o altro, non hanno mai toccato nulla di vivente qui.

Se l'uomo si libera dal dilemma morale, il quale è la base dell'intero pensiero umano, allora riuscirà a vivere come un vero essere umano. Non un uomo spirituale, non un uomo religioso. L'uomo religioso non serve a questa società. Un uomo gentile è una minaccia alla societ&agrav e;, uno che pratichi la gentilezza.

D:. ...E' una minaccia?
 
U.G.: È una minaccia per la società, perché tutte le distruzioni sono state prodotte da quei maestri spirituali. Coloro che parlarono d'amore, o di non violenza. Tutte le forze distruttive sono nate dal pensiero di quegli uomini. Noi siamo tutti eredi di quella cultura. Non possiamo fare altro che quello. Se voi rigettate i maestri, siete liberi dal peso e dalla falsità dell'intera cultura. Questo è tutto. Individualmente diventate liberi dalla totalità di tutte le assurdit&agra ve; che ci sono state imposte.
Allontanatevi da queste persone che fanno affari oggi in questo mercato dello spirito, non vi curate di questi. Non serve a nulla nemmeno biasimarli.

Noi siamo qui. Siamo gli eredi di quella cultura violenta. La cultura non è altro che insegnare all'uomo come uccidere ed essere ucciso, nel nome della religione, o per una  ideologia politica, o il patriottismo, o quant'altro volete. Non può essere diverso. Questo è il perché dico che tutto si muove nel senso di una distruzione totale dell'uomo. Queste cose hanno messo in moto forze distruttive che nessun potere può più fermare.
 
D: Nessun potere.
 
U.G.: Nessun potere, nessun Dio può fermare questo, perch&eacu te; queste divinità stesse hanno messo in moto queste forze di distruzione. Lo vedete succedere ora.
Quando l'uomo delle caverne prese un osso dalla mascella di un asino per uccidere il suo vicino, ci furono possibilità di sopravvivenza per gli altri. Gli stessi uomini delle caverne che vivono oggi al Cremlino o alla Casa bianca, od al parlamento là in India -- sono quelli che  metteranno in moto, che libereranno quelle forze di distruzione che cancelleranno completamente ogni forma di vita da questo pianeta. E l'uomo porterà con "né tutte le specie che esistono oggi su questo pianeta.

D: Se tu dici che non possiamo fermarlo.....
 
U.G.: Potete? Potete fermare queste forze? No, non potete. La sola cosa che potete fare è. ....
 
D: Io penso che come umanità noi possiamo fermarlo se lo vogliamo.
 
U.G.:  Quando? Non lo vuoi ovviamente. Lo vuoi?
 
D:  Si.

U.G.: Va bene cosa fai in proposito? Dimmi cosa fai? Vedi l'urgenza del problema? Qualche lunatico là può premere i bottoni. Noi siamo qui seduti confortevolmente e parliamo di  queste cose. .....

D: Io penso che ci sia una possibilità, di fermarli.

U.G.: Qual è la possibilità?

D: Agire.

U.G.: Come? Quando agirai? Quando sarà troppo tardi. Quando l'olocausto sarà avvenuto, sarà tardi. Oppure puoi aderire al movimento pacifista,  il che è ridicolo.

D: È ridicolo?

U.G.: Si, certo.

D: È già troppo tardi?

U.G.: Non vuoi la polizia per proteggere le tue piccole propriet&agrav e;? La bomba all'idrogeno è un' estensione di quello stesso principio. Non potete dire: la polizia la voglio, ma la bomba no. Essa è un'estensio ne dello stesso principio.
 
D: Siamo dunque senza speranza?
 
U.G.:  Cosa ti fa pensare che è possibile fermarli? Tu puoi fermarli in te. Liberare te stessa da questa struttura sociale che sta lavorando dentro di te; se non lo fai, diventerai anti- sociale, se non lo fai, diventerai anti-questo, anti-quello.
Tu puoi estromettere tutto quanto dal tuo sistema e liberare te stessa dal peso di questa cultura. Lo puoi fare da te stessa e per te stessa. Non ti deve riguardare se questo sarà utile o no per la società.
Se c'è un individuo che cammina libero, voi non avete più quel senso soffocante riguardo a ciò che vi ha fatto questa orribile cultura. Il problema non è l'est o l'ovest, è la stessa cosa ovunque. La natura umana è esattamente la stessa.

A voi interessa solo sapere cosa fare e cosa non fare.
 
D: Noi tutti siamo....
 
U.G.: Come possiamo fermarli? Individualmente non c'è un bel niente che potete fare. Collettivamente potete solo creare un esercito della salvezza come quello che c'è già. Questo è tutto. Allora cosa facciamo? Un' altra chiesa, un' altra  Bibbia, un altro predicatore.

D1:  Cosa pensi riguardo a questa risposta?

D2: Cosa penso? Sono d'accordo, ma è molto teorico.  Semplicemente liberarsi dal peso della cultura. Capisco, ma in pratica è molto difficile. Non c'è nulla che posso fare in merito.

U.G.:  Non c'è nulla, nessuna cosa. .. voi non avete nessuna  libertà d'azione.
 
D:. No.
 
U.G.: Quando questo è capito, quello che c'è là esprime se stesso. L'intelligenza che c'è là può agire in modo molto più efficiente di tutte le soluzioni che l'uomo ha prodotto attraverso il suo pensiero,  il quale è il risultato di milioni e milioni di  anni di evoluzione. L'ideale che abbiamo posto davanti a noi, l'uomo perfetto, è solo un mito. Quest'uomo non esiste per nulla. L'uomo ideale non c'è, è solo una parola, un' idea.
Tutta la vostra vita voi provate a diventare quell'uomo ideale, e tutto ciò che vi resta è solo miseria, la sofferenza e la speranza,di essere quello. "Un giorno ci riusciremo." Quella è la speranza con la quale morirete.
 
D: Allora una soluzione è di accettare il nostro essere, come siamo.
 
U.G.: Si! come siete, esattamente nel modo che siete. Allora non sarete più in conflitto con la società. La cultura ha posto davanti a voi questa richiesta, che vi spinge a voler cambiare voi stessi in qualcosa di diverso.
Quello è ciò che la cultura ha fatto, mettervi in testa questa idea. Se vuoi fare qualche cosa, loro ti dicono, "Ragazzo guarda qui, osserva ciò che fai." Questo è quanto stanno facendo.

Poi viene la società ed anche lei ti dice: "Guarda ciò che fai." E quello ha prodotto la paura. Allo stesso tempo essa parla di liberarti dalla paura e del coraggio e tutto il resto, -- essere un uomo senza pari, -- il tutto è solo al fine di usarvi per mantenere lo "status quo", la continuità  della società stessa.

Questo è perché vi insegnano il coraggio, vi insegnano la mancanza di paura, in modo che possiate contribuire a mantenere la continuit& agrave; della società. Voi siete parte di essa. Questo è il perché ogni volta che volete agire, quello che rimane è la paura e l'impossibili tà di agire. La  società non è là fuori, la cultura non è fuori, e finché non siete liberi da quelle, non potete agire.
 
D: Finche non saremo liberi da essa?

U.G.:  Allora non verrete da me a chiedere "Quale sarà quella azione?" C'è già un' azione anche se non ne siete coscienti.
 
D: Così dici che l'uomo dovrebbe agire solo quando è libero dalla struttura sociale. Tu sei libero?
 
U.G.:  L'uomo non è capace di agire perché sta a pensare tutto il tempo in termini di libertà d'azione. "Come posso essere libero di agire?" Questo è tutto ciò che vi interessa, la libertà. Ma in voi non sta agendo quella libertà. La richiesta per la libertà d'azione, previene l'azione stessa, la quale nella sua natura non è ne sociale, ne anti- sociale.

D: Quindi uno è libero se si accetta così com'è nella situazione?

U.G.: Questo è tutto. A quel punto non siete più in conflitto con la società. Non servirete più alla società. D'altro canto, se voi diventate una minaccia per la società, la società vi  liquiderà.

Il problema per voi è volere due cose nello stesso tempo. Voi volete cambiare. E quella volontà di cambiamento è una richiesta della società, così che voi diventiate parte di essa e con ciò contribuiate al mantenimento e alla continuità della struttura sociale. La seconda cosa è, che voi temete i cambiamenti. Questo è il conflitto.

Quando la richiesta di cambiamento in voi cessa, allora anche l'interesse di cambiare il mondo attorno a voi finisce, ipso facto. Entrambe sono finite. Altrimenti le vostre azioni saranno un pericolo per la società. La società vi eliminerà di sicuro. Essere pronti ad essere liquidati dalla struttura sociale, questo è il coraggio.

Non morire nel campo di battaglia, combattere per le vostre bandiere. Cosa simboleggiano le bandiere? Voi sventolate le vostre bandiere qui, gli altri sventolano le loro, vi mettete assieme e parlate di pace. Quanto è assurda l'intera situazione. E andate avanti a parlare di pace.
Voi dovete fedeltà alla vostra bandiera, e gli altri alla loro, e nello stesso tempo parlate di pace nel mondo. Come ci può essere pace al mondo se ognuno difende una bandiera diversa? Chi ha le armi migliori avrà maggiori possibilità. Con le mie bandiere qui, le vostre là -- marciamo per la pace. Oppure create un'altra bandiera con il simbolo del gruppo  pacifista.
 
D: È inutile.
 
U.G.: Non devo ripeterlo. Sei pronta a fare senza la polizia? Individualmente vuoi proteggere te stessa, la tua vita prima di tutto -- non sto dicendo se sia giusto o no --  o le piccole proprietà che hai. Voi avete bisogno della polizia che vi protegga. Tirate una riga e dite "Questa è la mia nazione." E quindi volete proteggere la vostra nazione. E quando non potrete più farlo, dovrete aumentare i vostri mezzi di distruzione, sempre per proteggere voi stessi, mentre direte che lo fate per scopi difensivi. Certo che è per difesa.
Quelle, le bombe, sono solo un' estensione del poliziotto. Non potete parlare contro le bombe fino a che volete la polizia per proteggere le vostre proprietà. Voi potete andare alle marce della pace, sedervi fuori dalle centrali nucleari, cantando ballate pacifiste, e suonando la chitarra, "fare l'amore e non la guerra" -- non ascoltate. Non ascoltate tutti quegli stupidi discorsi. Fare l'amore e fare la guerra, provengono dalla stessa sorgente. Quindi quei canti diventano una volgare presa in giro.

È abbastanza penso. Credo che basti.

D: Cos'è questa relazione tra noi stessi ed il mondo in cui viviamo?
 
U.G.: Assolutamente nulla eccetto il fatto che il mondo che voi sperimentate è un mondo creato da voi. Voi vivete in un mondo vostro. Voi avete creato un mondo con le vostre esperienze e volete proiettare questo mondo sul mondo reale. Non avete modo di sperimentare la realtà del mondo.
Voi e io usiamo le stesse parole per descrivere una video camera. Quello che state tenendo in mano è una penna o una matita a secondo dei casi. Noi dobbiamo accettare queste convenzioni come valide perché ci servono. Ci servono per funzionare in modo intelligente in questo mondo.

D: Quindi nessuno può essere un esempio per una altro?
 
U.G.: Una guida va bene per gli animali, non per gli esseri umani. Un essere umano non può seguire nessuno. Fisicamente noi dobbiamo dipendere dagli altri; ma questo è tutto.
 
D: Diresti che non esiste una cosa come il progresso spirituale? oppure diresti che esiste?

U.G.: Quello che suggerisco è che non esiste proprio una cosa come la spiritualità. Se voi sovrapponete alla vita materiale quella che è chiamata vita spirituale create il problema; siccome esiste una crescita nell'ambito materiale, volete applicare la stessa logica a quello che chiamate ambito spirituale.
 
D: Suggerisci che il problema nasce quando inizia la divisione nelle cose?
 
U.G.: Voi dividete la vita in materiale e spirituale. C'è solo la vita materiale, l'altra non ha importanza.
Voler cambiare la vostra vita materiale nel così detto cammino spirituale, che vi è stato suggerito dalle persone religiose, distrugge la vostra possibilità di vivere in armonia accettando la realtà di questo mondo materiale esattamente così com'è. Ciò è responsabile per le vostre pene, per le vostre sofferenze ed il vostro dolore.

Vi è una lotta continua da parte vostra per essere in un certo modo e per cercare di raggiungere qualche cosa che non esiste. Ed è una cosa senza senso. Ma ciò vi dà la sensazione che stiate facendo qualche cosa di importante.
Voi vi state allontanando sempre più da quel falso obbiettivo. Più sforzo ci mettete, più state bene. Come con i problemi che avete. Provare a risolverli, è la sola cosa che vi interessa, e le possibili soluzioni vi interessano più che i problemi. Vi piace di più pensare alle soluzioni che guardare il problema. Cos'è il problema? Io dico che non avete problemi, solo soluzioni. Qual è il problema? Nessuno mi dice cos'è.

Voi mi state raccontando le vostre soluzioni. Quale dovrei usare per risolvere il mio problema? Cos'è esattamente questo problema? Per i problemi materiali è comprensibile. Se non  avete la salute, dovete fare qualche cosa. Se non avete soldi dovete trovare qualche rimedio. Ciò è comprensibile. Se avete problemi psicologici allora cominciano anche i problemi reali.
Tutti questi psicologi, e queste persone religiose con le loro terapie e le loro soluzioni stanno provando ad aiutarvi, ma in realtà non vi stanno conducendo da nessuna parte. L'individuo rimane allo stesso punto di prima. Cosa vogliono dimostrare a se stessi?

D: Tu ritieni che i problemi tendono a risolversi  da soli ?
 
U.G.: Qual è il problema? Voi non guardate mai il problema. Non  riuscirete ad osservare il problema finché vi interessano le soluzioni.
 
D: Tu non desideri le soluzioni?

U.G.: Voi siete interessati solo alle soluzioni, non nel risolvere i  problemi.
 
D: Non è la stessa cosa?

U.G.: In quel procedere, troverete che le vostre soluzioni sono realmente senza valore. Quelle soluzioni non risolvono il problema, qualsiasi esso sia, anzi lo tengono in vita. Se c'è qualche cosa di rotto con il vostro registratore o la televisione, ci può essere rimedio. C'è sempre un tecnico che vi può aiutare. Ma questo è un percorso senza fine va avanti all'infinito, tutta la vostra vita.

Voi non mettete mai in discussione le soluzioni. Se lo faceste, dovreste anche mettere in dubbio coloro che vi hanno dato queste soluzioni. Ma il vostro sentimentalismo vi impedisce di rigettare non solo le soluzione ma anche quelli che le soluzione ve l'hanno fornite. Mettere in dubbio ciò, richiede un tremendo coraggio da parte vostra. Voi potete avere il coraggio di scalare una montagna, attraversare a nuoto un lago, andare con una zattera dall'altra parte del pacifico o dell'atlantico. Sono cose che, con un pizzico di follia, chiunque può fare, ma il coraggio di essere voi stessi, di stare ben saldi sui vostri piedi, è qualche cosa che non vi può essere dato da nessuno. Ne potete liberarvi da quel peso provando a sviluppare tale coraggio. Se vi liberate dal peso dell'intero passato del genere umano, allora ciò che rimane è coraggio.