Un Karma Passionale | |
Una delle attrazioni che non mancano mai nei teatri di Tôkyô è l'esecuzione, da parte del famoso Kikugorô e la sua compagnia, del Botan-Dôrô, o "Peony-Lantern". Questa strana recita, le cui scene sono state create nella metà del secolo scorso, è la drammatizzazione di un romanzo del novellista Enchô, scritto in un giapponese colloquiale, e nel puramente giapponese colore locale, anche se ispirato da un racconto cinese. Sono andato a vedere la recita; e Kikugorô mi ha fatto conoscere una nuova varietà di piacere della paura. "Perché non dare ai lettori di lingua inglese la parte fantasmagorica della storia?" - mi chiese un amico che mi fa da guida attraverso i labirinti della filosofia Orientale. "Potrebbe servire a spiegare alcune idee popolari sul soprannaturale che gli occidentali conoscono assai poco. Ed io potrei aiutarti con la traduzione". Ho accettato volentieri la proposta, e così abbiamo composto la seguente sintesi della parte più straordinaria del romanzo di Enchô. Qua e là abbiamo trovato necessario condensare il racconto originale, e abbiamo cercato di seguire con attenzione il testo solo nei brani di conversazione, - alcuni dei quali sembrano possedere una particolare qualità di interesse psicologico. * Questa è una storia di Fantasmi nel romanzo della ‘Lanterna-delle-Peonie’:* -- O-Tsuyu viveva abbastanza felicemente nella sua nuova casa finché un giorno in cui il medico di famiglia, Yamamoto Shijô, venne a farle visita in compagnia di un giovane samurai di nome Hagiwara Shinzaburô, che risiedeva nel quartiere Nedzu. Shinzaburô insolitamente era un bel ragazzo, e molto dolce; e i due giovani si innamorarono a prima vista l’uno dell’altra. Ancor prima che la breve visita fosse finita, essi escogitarono, - all’insaputa del vecchio medico, - di impegnarsi reciprocamente per tutta la vita. E, alla partenza, O-Tsuyu sussurrò al giovane, - "Ricorda! Se non verrai ancora una volta a trovarmi, io certamente ne morirò!" Shinzaburô non dimenticò mai quelle parole; ed egli era molto ansioso di vedere ancora O-Tsuyu. Ma l’etichetta gli vietava di andare a farle visita da solo: così, egli fu costretto ad attendere qualche altra possibilità di accompagnare il medico, che gli aveva promesso di portarlo ancora con "né alla villa. Purtroppo il vecchio non mantenne questa promessa. Egli aveva percepito l'improvviso affetto di O-Tsuyu; e temeva che il suo padre ritenesse lui responsabile di eventuali risultati spiacevoli. Infatti, Iijima Heizayémon aveva la reputazione di tagliare le teste. E più Yamamoto Shijô pensava alle possibili conseguenze dell’introduzione di Shinzaburô nella villa di Iijima, più ne aveva paura. Così, egli volutamente si astenne dall’invitare il suo giovane amico. Passarono i mesi, e O-Tsuyu, non potendo immaginare la vera causa della negligenza di Shinzaburô, credeva che il suo amore fosse stato disdegnato. Quindi, struggendosi dalla pena, ne morì. Subito dopo, anche la fedele servitrice O-Yoné morì per il dolore della perdita della sua padrona, e così le due furono sepolte fianco a fianco nel cimitero di Shin-Banzui-In, - un tempio che ancora oggi sorge nella zona di Dango-Zaka, in cui c’è la famosa mostra del crisantemo, che si tiene ogni anno. Shijo rispose con un tono grave, "Sono molto dispiaciuto di dirti che la giovane donna è morta". Il medico rimase in silenzio per un attimo, come raccogliendosi in se stesso: quindi, egli rapidamente riassunse col tono di un uomo deciso a non prendere seriamente i problemi: "Il mio grande errore è stato di averti portato da lei; perché sembra che lei si innamorò di te tutto in una volta. Ho paura che tu le abbia detto qualcosa per incoraggiare questo affetto, quando siete stati insieme quel poco tempo. In ogni caso, ho visto come ti guardava, e perciò mi sono sentito a disagio, per timore che il padre potesse venire a conoscere la cosa, e avesse poi dato tutta la colpa a me. Così - per essere sincero, - ho deciso che sarebbe stato meglio non portarti più, e volutamente sono stato fuori per un lungo periodo di tempo. Ma, pochi giorni fa, andando a visitare la casa di Iijima, con mia grande sorpresa, ho sentito che la figlia era morta, e che anche la sua serva O-Yoné era morta. Allora, ricordando tutto ciò che era successo, ho capito che la giovane abbia voluto morire d'amore per te... [Sorridendo] Ah, sei veramente sfortunato! Sì, lo sei! [sorridendo] non è un peccato essere nato così bello che le ragazze muoiano d’amore per te? [2].... [Seriamente] Beh, dobbiamo lasciare i morti ai morti. E’ inutile parlare ancora di questa faccenda; - tutto ciò che si può fare ora per lei è di ripetere il Nembutsu[3].... Arrivederci". E il vecchio se ne andò in fretta, - ansioso di evitare ulteriori dialoghi circa il doloroso evento per il quale si sentiva egli stesso inconsapevolmente responsabile. Non accadde nulla a cambiare la monotonia della sua solitudine prima del Bon, - la grande Festa dei Morti, - che inizia al tredicesimo giorno del settimo mese. Allora egli decorò la sua casa, e preparò tutto per il festival; - appese fuori i fanali che guidano il ritorno agli spiriti, e mise il cibo per i fantasmi sulla sbôryôdana, o Mensola delle Anime. E nella prima serata del Bon, dopo il tramonto, egli accese una piccola lampada davanti alla tabella di O-Tsuyu, ed accese le lanterne. La notte era chiara, con una grande luna, - senza vento, e molto calda. Shinzaburô stava sulla sua veranda cercando il fresco. Vestito solo di una leggera veste estiva, egli si era seduto per pensare, sognare, e penare; - talvolta sventolandosi, talvolta mandando un po’ di fumo per scacciare via le zanzare. Tutto era tranquillo. Quella era una zona solitaria, e non c’era nessuno che passava. Egli poteva sentire solo il dolce scorrere di un vicino torrente, e lo stridìo degli insetti notturni. Ma tutto ad un tratto, questo silenzio fu rotto da un suono di geta [4] femminili che si avvicinavano - kara-kon, kara-kon; - ed il suono divenne sempre più vicino, rapidamente, fino a raggiungere la siepe viva che circondava il giardino. Allora, Shinzaburô, incuriosito, si alzò in punta di piedi in modo da poter guardare oltre la siepe, e vide due donne che camminavano. Una, che stava portando una bella lanterna decorata con fiori di peonia[5] sembrava essere una servitrice; - l’altra era un’esile ragazza di circa diciassette anni, che indossava un lungo vestito a maniche ricamato con disegni di fiori-di-autunno. Quasi allo stesso istante, entrambe le donne girarono i loro volti verso Shinzaburô; - e con immenso stupore, egli riconobbe O-Tsuyu e la sua servitrice O-Yoné. Esse si fermarono di colpo, e O-Yonè gridò, "Oh, che strano!, c’è Hagiwara Sama!(signor Hagiwara)". Contemporaneamente Shinzaburô chiamò la servitrice: "O-Yoné! Ah, tu sei O-Yoné! Mi ricordo molto bene di te!" "Hagiwara Sama!" esclamò O-Yoné con un tono di estremo stupore. "Non mi sembra possibile!... Signore, ci è stato detto che voi eravate morto" "E’ straordinario!" disse piangendo Shinzaburô. "Perché, a me era stato detto che eravate morte voi!" "Oh, che storia antipatica!" ribattè O-Yoné. "Perché ripetete queste tristi parole?... Chi ve l’ha detto?" "Vi prego di venire dentro", disse Shinzaburô, "si può parlare meglio. La porta del giardino è aperta." "Oh, com’è straordinario!" singhiozzò Shinzaburô. "Può essere vero?-O è solo un sogno? Anch’io, qui, stavo costantemente recitando il Nembutsu davanti ad una tabella con il suo nome inciso su di esso! Guardate!" E mostrò loro la tabella di O-Tsuyu al suo posto sulla Mensola delle Anime. "Siamo più che grate per il vostro gentile ricordo", rispose O-Yoné, sorridendo…"Ora, in quanto alla mia padrona", ella proseguì, rivolgendosi verso O-Tsuyu, che intanto era rimasta in silenzio e a metà nascondendo il viso con la sua manica, - "in quanto alla mia padrona, ella in realtà dice di non aver mai pensato di essere ripudiata da suo padre per il tempo di sette esistenze[6], o addirittura di essere da lui uccisa, a causa vostra!... Orsù! Non permettereste voi che lei rimanga qui stanotte?" Shinzaburô impallidì per la gioia. Egli rispose con voce tremante per l’emozione: "Vi prego di restare, ma di non parlare ad alta voce - perché c'è un fastidioso tizio che vive qui vicino, - un ninsomi [7] di nome Hakuôdô Yusai, che parla della fortuna delle persone guardando i loro volti. Egli è incline a essere curioso, ed è meglio che non sappia nulla". Quella notte le due donne rimasero nella casa del giovane samurai, e ritornarono a casa propria un po’ prima dell’alba. E dopo quella notte, vennero ogni notte per sette notti, - sia col buono o cattivo tempo, - sempre alla stessa ora. E Shinzaburô divenne sempre più legato alla ragazza, ed i due si unirono, l’uno con l’altra, con quel legame di illusione che è più forte delle catene di ferro. Una notte, a tarda ora, Tomozô sentì una voce di donna nell'appartamento del suo padrone, e questo fatto lo mise a disagio. Egli temeva che Shinzaburô, essendo molto dolce e affettuoso, poteva essere turlupinato dall’astuzia di qualche donna impudica, - nel cui caso i domestici sarebbero sati i primi a soffrirne. Egli perciò decise di spiare; e la notte seguente si mosse furtivamente in punta di piedi verso la casa di Shinzaburô, e guardò attraverso lo spiraglio di una persiana. Dal bagliore di una luce accesa all'interno della camera da letto, egli fu in grado di percepire che il suo padrone e una strana donna stavano parlando insieme sotto la zanzariera. All’inizio, non poté distintamente vedere chi la donna fosse. Essa girava la schiena; osservò solo che era molto esile, e che sembrava assai giovane, - a giudicare dal suo modo di vestire e dai capelli[8]. Mettendo il suo orecchio allo spiraglio, egli potè chiaramente sentire la conversazione. La donna stava dicendo: "E se fossi ripudiata da mio padre, potrei quindi permettermi di venire a vivere con te?". E Shinzaburô che rispondeva: "Ne sarei più che felice - anzi, lo vorrei proprio. Ma non vi è alcun motivo di temere che potresti mai essere ripudiata da tuo padre; perché tu sei la sua unica figlia, e lui ti ama molto. Quello che temo è che un giorno saremo crudelmente separati". Lei gli rispose dolcemente: "Mai, mai potrei neanche pensare di prendere qualche altro uomo per mio marito. Anche se il nostro segreto fosse scoperto, e mio padre mi facesse uccidere per quello che ho fatto, ancora - dopo esser morta - io non potrei mai cessare di pensare a te. Ed ora io sono certa che anche tu non saresti capace di vivere molto a lungo senza di me".... Poi, strettamente aggrappata a lui, con le sue labbra sul collo di lui, lei lo accarezzava, e lui restituiva a lei le sue carezze. Tomozô si meravigliò di ciò che aveva ascoltato, - perché il linguaggio della donna non era quello di una donna comune, ma quello di una signora di rango[9], quindi si prese il rischio di voler vedere il suo volto, e girando intorno alla casa, avanti e indietro, sbirciò attraverso ogni fessura e spiraglio. E finalmente fu in grado di vedere, - ma un gelido tremore lo prese e gli si drizzarono i capelli in testa. "Se la donna è un fantasma," - disse Yusai al servo terrorizzato, "se la donna è un fantasma, il tuo padrone dovrà morire molto presto, - a meno che non si possa fare qualcosa di straordinario per salvarlo. E se la donna è un fantasma, i segni della morte appariranno sulla sua faccia. Perché lo spirito dei viventi è yôki, cioè puro - mentre lo spirito dei morti è inki, cioè impuro, il primo è positivo, e l'altro negativo. Colui la cui sposa è un fantasma, non può vivere. Anche se nel suo sangue vi fosse la forza di una vita di cento anni, quella forza dovrà perire rapidamente.... Tuttavia, farò tutto ciò che posso per salvare Hagiwara Sama. E nel frattempo, Tomozô, non dire nulla a qualsiasi altra persona, nemmeno a tua moglie, su questa faccenda. All'alba, andrò dal tuo padrone". "Oh, che follia!" gridò Yusai, - perdendo la pazienza nell'intensità del suo allarme. "Sappiate, signore, che le persone che sono state viste venire qui, notte dopo notte, sono morte! Quale spaventosa delusione è su di voi!... Perché, il semplice fatto che voi abbiate supposto che O-Tsuyu fosse morta, ed avete recitato il Nembutsu per lei, e fatto offerte davanti al suo altare, è di per sé la prova!... Le labbra di una morta vi hanno toccato! - Le mani di una morta vi hanno accarezzato!... Già in questo momento vedo nel vostro volto i segni della morte - e voi non credete!... Ascoltatemi ora, signore, - vi prego, - se desiderate salvare voi stesso: altrimenti avrete meno di venti giorni da vivere. - Quelle persone vi hanno detto che erano residenti a Yanaka-no-Sasaki, nel distretto di Shitaya. Siete mai andato a trovarle in quel luogo? No! - Ovviamente no! Allora, andateci oggi stesso, - prima possibile, - a Yanaka-no-Sasaki, e cercate di trovare la loro casa!". E dopo aver pronunciato questo consiglio con la massima serietà, Hakuôdô Yusai bruscamente prese la strada della sua casa. Shinzaburô trasalì anche se non del tutto convinto, e dopo un attimo di riflessione decise di seguire il consiglio del ninsomi, e di andare a Shitaya. Si era ancora nelle prime ore del mattino, quando egli raggiunse il rione di Yanaka-no-Sasaki, e iniziò la sua ricerca dell'abitazione di O-Tsuyu. Egli passò attraverso tutte le strade e vicoli, lesse tutti i nomi scritti sulle varie porte, indagando e domandando ogni volta che si presentava l'occasione. Ma non poté trovare nulla che somigliasse alla piccola casa menzionata da O-Yoné, e nessuna delle persone interrogate sapeva di una qualsiasi casa nel rione che fosse abitata da due donne sole. Alla fine, essendo certo che ulteriori ricerche sarebbero state inutili, fece ritorno verso casa passando da una scorciatoia, che attraversava i terreni del tempio Shin-Banzui-In. Immediatamente, la memoria di Shinzaburô ricordò, con un altro e sinistro significato, le parole di O-Yoné: "Siamo andate via dalla villa, e abbiamo trovato una piccola casa in Yanaka-no-Sasaki. Siamo appena in grado di viverci, facendo un po’ di lavoro privato...." Qui effettivamente c’era la piccola casa, in Yanaka-no-Sasaki. Ma che significava il poco lavoro privato….? Preso da terrore, il samurai si affrettò a tutta velocità verso la casa di Yusai, e lo pregò di dargli consiglio e assistenza. Ma Yusai si dichiarò incapace di un qualsiasi aiuto per questo caso. Tutto ciò che poté fare fu di inviare Shinzaburô dall’alto sacerdote Ryôseki, di Shin-Banzui-in, con una lettera che lo pregava per un immediato aiuto religioso. Shinzaburô umilmente ringraziò l’alto prelato e poi, tenendo con sé l'immagine, i sutra, e l'insieme dei testi sacri, in tutta fretta raggiunse la sua casa prima dell’ora del tramonto. In quel momento, egli sentì la voce della servitrice, che diceva: "Mia cara padrona, non c'è modo di entrare. Il cuore di Hagiwara Sama deve essere cambiato. Poiché la promessa che ha fatto la notte scorsa è stata rotta, e le porte sono state sprangate per tenerci fuori.... Noi non siamo in grado di poter entrare stanotte.... Sarà più saggio per voi far sì che la vostra mente non pensi più a lui, perché il suo sentimento verso di voi è sicuramente cambiato. E’ evidente che non vi vuole vedere. Così è meglio che voi non abbiate più problemi nel voler bene ad un uomo il cui cuore è così ingrato". Ma la ragazza rispose, piangendo: "Oh, chi pensava che questo potesse accadere dopo le promesse che abbiamo fatto l’uno verso l’altra!... Spesso mi è stato detto che il cuore di un uomo cambia più rapidamente del cielo in autunno; - sicuramente però il cuore di Hagiwara Sama non può essere così crudele da aver realmente l’intenzione di escludermi in questo modo malvagio!... Cara Yoné, per favore, trova qualche sistema per portarmi da lui... Se non ci riesci, io non potrei mai più tornare a casa". Così ella continuava ad invocare, coprendosi il viso con le sue lunghe maniche, - e sembrava molto bella, e molto commovente, ma la paura della morte era forte per il suo amante. Alla fine, O-Yoné rispose, "Mia cara fanciulla, perché angosci così la tua mente per un uomo che appare essere così crudele?... Beh, vediamo se c’è un modo per entrare nella parte posteriore della casa: vieni con me!" E tenendo O-Tsuyu per mano, lei la condusse verso il retro della casa, ma ivi giunte, le due scomparvero improvvisamente, così come scompare la luce quando la fiamma di una lampada viene spenta. Tomozô aveva promesso a Yusai di non parlare mai a nessun’altra persona - nemmeno a O-Miné - degli strani eventi che stavano accadendo. Ma Tomozô non sopportò a lungo che gli ossessivi spiriti non potessero riposare in pace. Notte dopo notte, O-Yoné entrava nella sua abitazione, lo risvegliava dal suo sonno, e gli chiedeva di rimuovere gli O-fuda sistemati su ogni piccola apertura nel retro della casa del suo padrone. E Tomozô, per paura, spesso le prometteva di togliere le O-fuda prima del successivo tramonto; ma di giorno mai avrebbe pensato di rimuoverli, - credendo che il male fosse destinato a Shinzaburô. Infine, in una notte di tempesta, O-Yoné lo scosse violentemente nel sonno con un grido di rimprovero, e chinandosi sopra il suo letto gli disse: "Stai attento a come ti comporti con noi! Se domani notte non toglierai quei testi sacri, imparerai in che modo io posso odiare!" E il suo volto era così spaventoso mentre lo diceva, che Tomozô quasi morì di terrore. O-Miné, la moglie di Tomozô, fino ad allora non aveva mai saputo di queste visite notturne che anche a suo marito erano sembrate brutti sogni. Ma in quella particolare notte, le successe di svegliarsi all’ improvviso e di sentire la voce di una donna che parlava con Tomozô. Quasi nello stesso momento, il parlare cessò e quando O-Miné guardò, alla luce della lanterna da notte, vide solo il suo marito, - tremante e bianco per la paura. L’estranea era svanita; le porte erano sprangate: perciò sembrava impossibile che qualcuno potesse essere entrato. Tuttavia, la gelosia della moglie era stata suscitata, e lei cominciò a rimproverare e ad interrogare Tomozô, in modo tale che lo stesso pensò di dover essere obbligato a tradire il segreto, e spiegare il terribile dilemma in cui si era trovato. Quindi la passione di O-Miné provocò meraviglia e allarme, ma dato che essa era una donna furba, elaborò subito un piano per salvare il marito con il sacrificio del suo padrone. Quindi, dette a Tomozô uno scaltro consiglio, - dicendogli di trattare le condizioni con le due morte. Esse vennero ancora la notte successiva nell'ora del Bue, e O-Miné si nascose quando udì il rumore della loro venuta, Karan-koron, Karan-koron! Invece Tomozô uscì per incontrarle nel buio, e persino trovò il coraggio di dire loro quello che sua moglie gli aveva detto di dire: "E’ vero che io merito il vostro biasimo, - ma non avevo alcuna intenzione di provocare la vostra rabbia. Il motivo per cui le O-fuda non sono state tolte è che mia moglie ed io non siamo in grado di vivere da soli senza l'aiuto di Hagiwara Sama, e non possiamo esporre lui al pericolo senza portare sfortuna su di noi stessi. Ma se potessimo ottenere la somma di un centinaio di ryô d’oro, potremmo essere in grado di farvi entrare, perché allora non avremmo più alcun bisogno di aiuto da nessuno. Pertanto se ci darete un centinaio di ryô, potremo togliere via le O-fuda senza aver paura di perdere il nostro unico strumento di sostentamento". Finito di pronunciare queste parole, O-Yoné e O-Tsuyu si guardarono in silenzio per un attimo. Quindi O-Yoné disse: "Padrona, vi avevo detto che non era giusto dare problemi a quest’uomo, - così non abbiamo alcun motivo per volere il suo male. Ma certamente è inutile che tu ti affligga per Hagiwara Sama, perché il suo cuore è cambiato verso di te. Ora, ancora una volta, cara fanciulla, ti prego di non pensare più a lui!" Ma O-Tsuyu, piangendo, rispose: "Cara Yoné, qualunque cosa possa accadere, io non sono in grado di smettere di pensare a lui!... Tu sai che è possibile ottenere un centinaio di ryô per far staccare le O-fuda... Solo ancora una volta, ti prego, cara Yoné! Solo ancora una volta, fammi stare faccia a faccia con Hagiwara Sama, ti supplico!" E nascondendo il suo volto con la manica, ella continuò quindi ad invocare. "Oh! Perché mi si chiede di fare queste cose?" replicò O-Yoné. "Sapete bene che non ho denaro. Ma dal momento che voi persistete in questo vostro capriccio, a dispetto di tutto ciò che potrei dire, io suppongo che in qualche modo devo cercare di trovare il denaro, e portarlo qui per domani notte.... " Poi, rivolgendosi all’infedele Tomozô, disse: "Tomozô, devo dirti che Hagiwara Sama indossa ora sul suo corpo un mamori con il nome di Kai-On-Nyôrai, e che finché egli lo indossa non siamo in grado di avvicinarci a lui. Quindi tu dovrai far in modo di allontanare il mamori da lui, in un modo o nell’altro, come pure dovrai rimuovere le O-fuda". Tomozô rispose flebilmente: "Posso fare anche questo, se promettete di portare i cento ryô". "Bene, padrona", disse O-Yoné, "Ora potrete attendere fino a domani notte?" "Oh, cara Yoné!" sospirò l'altra, "Così stanotte dovrò ancora andar via senza vedere Hagiwara Sama? Ah! che crudeltà!" E l'ombra della fanciulla, piangendo, fu portata via dalla ombra diella sua domestica. Il sole era alto quando egli si azzardò ad avviarsi verso l’abitazione del suo padrone, e di bussare alla porta scorrevole. Per la prima volta in tanti anni egli non ottenne risposta, e quel silenzio lo impaurì. Più volte egli chiamò, e non ricevette alcuna risposta. Poi, con l'aiuto di O-Miné, riuscì a farsi coraggio e ad entrare andando direttamente nella stanza da letto, dove nuovamente chiamò invano. Egli fece arrotolare le persiane scorrevoli per far entrare la luce, ma però all'interno della casa non c’era alcun rumore. Alla fine, egli trovò il coraggio di sollevare un angolo della zanzariera. Ma appena egli ebbe guardato sotto di essa, fuggì di corsa dalla casa, con un grido di orrore. Shinzaburô era morto - misteriosamente morto e il suo volto era il volto di un uomo che era morto in un’estrema agonia di paura; - ed accanto a lui nel letto c’era lo scheletro di una donna! (Con le ossa delle braccia, e delle mani, che lo stringevano forte sul collo). Ryôseki, senza aspettare di sentire lo scopo della visita del vecchio, lo invitò subito nel suo privato appartamento. "Voi sapete che siete sempre il benvenuto qui", gli disse Ryôseki. "Vi prego di sedervi a vostro agio.... Beh, mi dispiace di sentire che Hagiwara Sama sia morto". Yusai meravigliato esclamò: "Sì, egli è morto; ma come sapevate di questo?" Il prete rispose: "Sama Hagiwara è stato colpito dagli effetti di un malefico karma, e il suo assistente è stato un pessimo uomo. Ciò che è successo a Hagiwara Sama era inevitabile; il suo destino era stato determinato da molto tempo prima della sua ultima nascita. Sarà meglio per te non lasciare che la tua mente sia turbata da questo evento". Yusai disse: "Ho sentito che un sacerdote con vita pura può ottenere il potere di vedere nel futuro per un centinaio di anni, ma invero nella mia esistenza è la prima volta che ho avuto la prova di tale potere.... Però, c'è un’altra questione di cui sono molto preoccupato...." "Vuoi dire", lo interruppe Ryôseki, "del furto della sacra mamori, il Kai-On-Nyôrai. Per quello tu non devi avere alcuna preoccupazione. L'immagine è stata sepolta in un campo, e sarà trovata lì ed a me riportata durante l'ottavo mese del prossimo anno. Quindi per favore non essere preoccupato". Sempre più stupito, il vecchio ninsomi si permise di osservare: "Io ho studiato lo In-Yô, [17] e la scienza della divinazione, e mi guadagno la vita raccontando le fortune alla gente; - ma non posso davvero capire come tu possa sapere queste cose". Ryôseki rispose gravemente: "Non importa come mi succede di conoscerle.... ora voglio parlarti dei funerali di Hagiwara. Il Casato degli Hagiwara, naturalmente, ha il suo cimitero di famiglia, ma lì non sarebbe giusto seppellirlo. Egli deve essere sepolto accanto a O-Tsuyu, la Signora Iijima, perché la sua relazione karmica con lei era molto profonda. Ed è invece giusto che tu dovresti erigere per lui una tomba a tue proprie spese, perché tu sei stato in debito con lui per molti favori". Così avvenne che Shinzaburô fu sepolto accanto O-Tsuyu, nel cimitero di Shin-Banzui-In, in Yanaka-no-Sasaki.
* Il mio amico mi chiese se la storia mi avesse interessato e io gli risposi dicendogli che sarei voluto andare al cimitero di Shin-Banzui-In, così da realizzare più decisamente il colore locale nonché gli studi sull'autore. "Io sono d’accordo ad andarci subito insieme a te", egli disse. "Ma cosa hai pensato dei personaggi?" "Analogamente, dal punto di vista Giapponese", rispose il mio amico, "Shinzaburô è stato alquanto spregevole. Ma l'utilizzo di questo debole carattere aiutò l'autore a sviluppare eventi che altrimenti, forse, potevano non essere gestiti in modo efficace. Secondo me, l'unico personaggio interessante nella storia è quello di O-Yoné: tipo leale ed amorevole servitrice di vecchio-stampo, - intelligente, accorta, piena di risorse, - non solo fedele fino alla morte, ma anche al di là della morte.... Bene, andiamo a Shin-Banzui-In". Quando siamo arrivati, abbiamo trovato il tempio ben poco interessante, e il cimitero un abominio di desolazione. Gli spazi una volta occupati da tombe erano stati trasformati in campi di patate. Nel bel mezzo c’erano tombe che pendevano da tutti i lati senza simmetria, tavolette rese illeggibili a causa della polvere, piedistalli vuoti, taniche per l’acqua frantumate, e statue di Buddha senza la testa o le mani. Recenti piogge avevano imbevuto il nero suolo, - lasciando qua e là piccole pozze di acqua stagnante tutt’intorno in cui saltavano sciami di piccole rane. Tutto - fatti salvi i campi di patate - sembrava essere stato trascurato per anni. In un casotto appena all'interno del cancello, abbiamo visto una donna che cucinava e il mio compagno pensò di chiederle se sapeva nulla circa le tombe di cui al romanzo della ‘Lanterna delle Peonie’. "Ah! Le tombe di O-Tsuyu e O-Yoné?" rispose lei, sorridendo, - "le troverete verso la fine della prima fila nella parte posteriore del tempio - accanto alla statua di Jizô". Sorprese di questo tipo io le avevo già incontrate altrove in Giappone. Scegliemmo la nostra strada tra le pozze di pioggia e le verdi creste di giovani piante di patate, - le cui radici senza dubbio si alimentavano della sostanza di molte altre O-Tsuyu e O-Yoné; - ed alla fine raggiungemmo due tombe coperte di licheni, le cui iscrizioni sembravano semi-cancellate. Ed accanto alla tomba più grande c’era una statua di Jizô, con il naso rotto. "I caratteri non sono facili da leggere", disse il mio amico, "ma aspetta!"…. Egli tirò fuori dalla sua manica un foglio di carta bianca morbida, lo mise sopra la scritta, e cominciò a strofinare la carta con un grumo di creta. Come ebbe fatto così, apparvero i bianchi caratteri sulla superficie annerita. " 'Undicesimo giorno, terzo mese-Topo, il fratello maggiore, sesto anno di Fuoco Horéki [A.D. 1756].'. .. Questa sembrerebbe essere la tomba di qualche locandiere di Nedzu, di nome Kichibei. Vediamo cosa c’è nell'altro monumento". Con un nuovo foglio di carta presto egli riportò il testo di un kaimyô, e lesse,"- 'En-myô-In, Hô-yô-I-tei-ken-shi, Hô-ni':--'Monaca del Dharma, illustre, pura di cuore e di volontà. Famosa nel Sangha, - abitava il Monastero della Meravigliosa Predica'... Questa è la tomba di una monaca buddhista". "Che razza di imbroglio!" esclamai io. "Quella donna si è solo presa gioco di noi". "Adesso" protestò il mio amico, "tu sei ingiusto verso quella donna! Siamo venuti qui perché si voleva una sensazione, e lei ha cercato di fare del suo meglio per compiacerti. Tu non credi che quella storia di fantasmi sia stata vera, no?" --------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- ANNOTAZIONI: 1]. Hatamoto erano i samurai, che costituivano la speciale forza militare del Shôgun. Il nome significa letteralmente "Portatori di Stendardi". Questa era la classe più alta di samurai, - non solo come più vicini vassalli degli Shôgun, ma anche come aristocrazia militare. 2]. Forse questa conversazione può sembrare strana per il lettore occidentale, ma è vera nella vita. L'intera scena è tipicamente giapponese. 3]. L'invocazione ‘Namu Amida Butsu!’ (Omaggio al Buddha Amitâbha!), ripetuta come un mantra (preghiera), è per il bene dei morti. 4] Komageta in originale. Il geta è un legno di sandalo, o di stoppia, di cui ci sono molte varietà, - alcune decisamente eleganti. La komageta, o "geta-dei-cavalli" è così chiamata per il suono di zoccoli - come un eco sordo fatto a terra. 5]. Il tipo di lanterna di cui si parla qui non viene più fatta, e la sua forma può essere capita meglio dando uno sguardo alla figura che c’è all’inizio di questa storia. Essa era del tutto diversa da una moderna lanterna a mano domestica, dipinta con il marchio del proprietario, ma non era diversa del tutto dalla forma di alcune lanterne ancora fabbricate per la Festa dei Morti, e chiamate Bon-dôrô. I fiori ornamentali non vi erano dipinti: erano fiori artificiali di seta (peonie) ed erano attaccati sulla parte superiore del fanale. 6] "Per il tempo di sette esistenze," - vale a dire, per il tempo di sette vite successive. Nei romanzi e drammi Giapponesi non è raro rappresentare che un padre ripudi il suo figlio "per il tempo di sette vite". Tale ripudio è chiamato shichi-shô madé no mandô, un diseredamento per sette vite, - significa che in sei vite future dopo l’attuale il figlio o figlia che hanno sbagliato continueranno a sentire il dispiacere dei genitori. 7] Questa professione esiste ancora. Il ninsomi utilizza una sorta di lente di ingrandimento (o a volte di specchio ingrandito), chiamato tengankyô o ninsomégané. 8]. Il colore e la forma dell’abito, e lo stile di portare i capelli, dai giapponesi sono personalizzati e regolamentati secondo l'età della donna. 9] La forma di discorso utilizzata dai samurai, e altre classi superiori, differiva notevolmente da quelle del linguaggio popolare, ma queste differenze non possono essere rese efficacemente in inglese. 11]. Da shiryô, un fantasma, e yokeru, escludere. I giapponesi hanno due tipi di fantasmi proprio nel loro folklore: gli spiriti dei morti, shiryô, e gli spiriti dei viventi, ikiryô. Una casa o una persona può essere ossessionata da un ikiryô e da un shiryô. 12]. E’ così definito un servizio speciale, - accompagnato da offerte di cibo, ecc, a quei morti viventi che non hanno parenti o amici a prendersi cura di loro. In questo caso, tuttavia, il servizio potrebbe essere di natura particolare ed eccezionale. 13]. Il nome sarebbe scritto più correttamente Ubô-Darani-Kyô. E’ la pronuncia giapponese del titolo di un breve Sutra tradotto dal Sanscrito in Cinese da parte del sacerdote indiano Amoghavajra, forse nel corso dell’ottavo secolo. Il testo contiene le traslitterazioni Cinesi di alcune misteriose parole Sanscrite, - apparentemente termini talismanici, - come quelli visti nella traduzione di Kern del Sutra del Loto (Saddharma Pundarika), cap. XXVI.] 14]. O-fuda è il generale nome dato ai testi religiosi usati come talismani o formule magiche. Sono talvolta stampati o impressi su legno, ma più comunemente scritti o stampati su strisce di carta. Gli O-fuda sono incollati sopra gli ingressi delle case, sulle pareti delle camere, su tavolette nei sacrari di famiglia, ecc, Alcuni tipi sono indossati sulla persona; - altri sono fatti a forma di palline, e ingeriti come medicine spirituali. Il testo degli O-fuda più grandi è spesso accompagnato da immagini o simboliche illustrazioni curiose.] 15] Secondo il vecchio modo Giapponese di conteggiare il tempo, questo yatsudoki o ottava ora, è come le nostre ‘due del mattino’. Ogni ora Giapponese era pari a due ore europee, così che c’erano solo sei ore, invece delle nostre dodici, e queste sei ore erano contate in ordine inverso, - 9, 8, 7, 6, 5, 4. e così via… Quindi, la nona ora corrispondeva al nostro mezzogiorno, o alla mezzanotte; le nove e mezza alla nostra ore-una; le otto alle nostre due. Le due del mattino, dette anche "L'ora del bue", erano l’ora giapponese dei fantasmi e dei folletti.] 16]. En-netsu o Shô-netsu (Sanscrito "Tapana") è il sesto degli Otto ‘Inferni-Caldi’ del buddhismo Giapponese. Un giorno di vita in questo inferno è di durata pari a migliaia (alcuni dicono milioni) di anni umani.] 17] I principi maschile e femminile dell'universo, le forze attive e passive della natura (Yin-Yang). Yusai qui si riferisce all’antica filosofia Cinese della natura, meglio conosciuta per i lettori occidentali, con il nome Feng-shui. |