Quattro brevi ‘Sutta’

tradotti da DJ Gogerly, pubblicati postumi

Tradotti in Italiano da Aliberth Meng

JOURNAL ASIATIQUE, publié par la société ASIATIQUE - Sixième Série- TOME XX - [Parigi, L'Imprimerie nationale] [1872](Digitalizzato e cura di Christopher M. Weimer, maggio 2002)

PARTE PRIMA:
Il PARABHAVA-Sutta.
Così ho udito: quando il Buddha una volta era residente a Jetavana, al vihâra di Anâthapindika, nelle vicinanze della città di Sâvatthi, un certo Deva in possesso di piacevole aspetto, avvicinò il Buddha, dopo passate le prime dieci ore della notte (nel cuore della notte), illuminando tutta Jetavana con il suo splendore, e dopo averlo adorato, si mise su un di lato a lui presso (ad una rispettosa distanza) e gli parlò in forma di strofe:
1) Signore Buddha della famiglia di Gotama, sono venuto da te per proporti la domanda: Chi è la persona che declina (dalla prosperità)? Qual’è la causa che porta al declino della prosperità?
2) La persona che avanza nella prosperità può essere facilmente conosciuta, e così è la persona che declina. Colui che si delizia nel (praticare) le dieci azioni meritorie (1) raggiungerà la prosperità, mentre colui che mantiene la sua avversione declinerà dalla prosperità.
3) Sappiamo che questa è la prima causa che porta gli uomini al declino dalla prosperità. O Bhagavân! Ti prego di dichiarare la seconda causa che porta a tale risultato.
4) Se una qualsiasi persona si accompagna ad uomini malvagi e ha una avversione verso il giusto, e compie azioni da uomini malvagi, ciò sarà la causa perché essa abbia il suo declino dalla prosperità.
5) Sappiamo che questa è la seconda causa che porta al declino della prosperità. O Bhagavân! Ti prego di dichiarare la terza causa. Che cos'è che porta al declino della prosperità?
6) Se un individuo cade abitualmente nel sonno (quando è seduto, camminando, o stando ferma, ecc), è uso a cattive compagnie, ha un temperamento "malvagio", o non esercita se stesso, questo opera come causa verso il declino della sua prosperità.
7) Sappiamo che questa è la terza causa che porta al declino della prosperità. O Bhagavân! Ti prego di dichiarare la quarta. Che cos'è che porta a questo risultato?
8) Se una qualsiasi persona non sostiene e non mantiene i suoi genitori nella loro vecchiaia, avendo il potere per farlo, ciò potrebbe causare il declino della sua prosperità.
9) Sappiamo che questa è la quarta causa che porta al declino della prosperità. O Bhagavâ! Ti prego di dichiarare la quinta causa. Cos’è che porta a questo risultato?
10) Se un individuo pronuncia il falso, e quindi si approfitta di un Samana, un Brâhmano, o anche di un qualsiasi altro mendicante, ciò opererà come causa verso il declino della sua prosperità.
11) Sappiamo che questa è la quinta causa che porta gli uomini al declino dalla prosperità. Ti prego, o Bhagavân! di dichiarare la sesta causa: che cos'è che porta questo risultato?
12) Se un qualsiasi individuo possiede oro in abbondanza, abbondanza di kahapana, e vari tipi di vivande, e soltanto lui da solo gode la sua ricchezza, questo sarebbe una delle cause del declino della sua prosperità.
13) Sappiamo che questo è il sesto motivo che porta gli uomini al declino della prosperità. Ti prego, o Bhagavân, di dichiarare il settimo: che cos'è che porta a questo risultato?
14) Se una qualsiasi persona non rispetta le sue amicizie, spinto da una troppo alta considerazione di sé, basata sulla sua superiorità in nascita, ricchezza, o famiglia, questo opererà come una causa verso un declino della sua prosperità.
15) Sappiamo che questo è il settimo motivo che porta gli uomini al declino nella prosperità. O Bhagavân! Ti prego di dichiarare l'ottavo: cos'è che tende ad un calo della prosperità?
16) Se una qualsiasi persona diventa degenerata, un ubriacone molesto o un giocatore, e così via, sperperando interamente il suo reddito, questa sarà una delle cause del declino della sua prosperità.
17) Sappiamo che questo è l'ottavo motivo che porta al declino della prosperità dell’uomo. O Bhagavân! Ti prego di dichiarare il nono: che cos'è che porta al declino della prosperità?
18) Se un uomo non è amorevole verso sua moglie ed è visto in compagnia di prostitute e con le mogli degli altri, questa è una causa che porterebbe ad una diminuzione della sua prosperità.
19) Sappiamo che questa è la nona causa che porta al declino della prosperità degli uomini. O Bhagavân! Ti prego di dichiarare il decimo: che cos'è che porta a questo risultato?
20) Se un uomo vecchio prende per moglie una donna giovane, con seni come frutti-di-timba, e rompe l’armonia e la pace per motivi di gelosia, questo opererà come causa verso il declino della sua prosperità.
21) Sappiamo che questa è la decima causa che porta gli uomini al declino della prosperità. O Bhagavân! Ti prego di dichiarare l'undicesimo: che cos'è che porta su questo risultato?
22) Se una persona affida la gestione dei suoi affari ad un uomo, o donna, che siano ambiziosi e golosi, o li mettano a capo della sua famiglia, questa sarebbe una causa per ottenere il declino della sua prosperità.
23) Sappiamo che questa è l'undicesima causa che porta gli uomini al declino della prosperità. O Bhagavân! Ti prego di dichiarare la dodicesima: che cos'è che porta al detto declino?
24) Se un individuo nato da stirpe reale, è però carente in ricchezza e pieno di ambizione, ed aspira alla sovranità, questa è una causa che lo porterà a un declino della sua prosperità.
25) Quindi l’uomo saggio che ha ben visto le cause che in questo mondo portano al declino di prosperità dell’uomo, si comporterà qui in modo tale che gli darà diritto ad una nascita in cielo.

 

Il Metta-Sutta, o Il Discorso sulla mitezza.

Così ho udito: il Buddha risiedeva nel giardino di Anâthapindika in Jetavana, vicino Sâvatthi. Egli allora convocò i suoi monaci e disse loro: “Ci sono undici vantaggi, o monaci, derivanti dal coltivare, dal meditare, dal diventare familiarizzati, guidati, stabiliti, seguendo ed agendo secondo uno spirito di mitezza e di libertà dalla passione. Questi undici [vantaggi] sono tali che colui che così agisce dorme sereno, si sveglia rinfrescato, non ha brutti sogni, è amato dagli uomini, è amato dalle divinità, è preservato dai demoni, non possono fargli del male né fuoco e né veleno, né spada può ferirlo, egli è in costante tranquillità, è di aspetto piacevole, muore nel pieno possesso dei suoi poteri intellettuali, ed in seguito otterrà esistenza nel mondo di Brahma. Questi sono gli undici vantaggi che derivano dal coltivare, meditare, essere familiarizzati, guidati, stabiliti, seguendo ed agendo secondo uno spirito di mitezza e di libertà dalla passione.
Quando il Buddha ebbe parlato così, i monaci furono molto edificati e confortati.

 

Il METTÂNISAMSA-Sutta, o i Vantaggi della mitezza.

1. Colui che non viola i sentimenti di amicizia (2), ogni volta che partirà dalla sua residenza otterrà abbondanza di cibo, e diventerà strumento per sostenere molti altri.
2. Colui che non viola i sentimenti di amicizia, quando visita città, paesi, o provincie, sarà ovunque trattato con rispetto.
3. Colui che non viola i sentimenti di amicizia, non sarà mai assalito dai ladri, non riceverà mai disonore da principi, e potrà sfuggire da ogni nemico.
4. Colui che non viola i sentimenti di amicizia, potrà ritornare in tranquillita alla sua casa, sarà rallegrato in compagnia delle persone, e sarà un capo tra i suoi famigliari.
5. Colui che non viola i sentimenti di amicizia, che esercita ospitalità agli altri, sarà sempre trattato in modo ospitale, onorando gli altri egli stesso sarà onorato, e il suo buon nome sarà lodato ovunque.
6. Colui che non viola i sentimenti di amicizia, facendo offerte agli altri, riceverà egli stesso offerte, salutando gli altri egli riceve saluti, e raggiungerà onori e fama.
7. Colui che non viola i sentimenti di amicizia, risplenderà come il fuoco, sarà splendente come gli dei, e sarà mai abbandonato dalla prosperità.
8. Colui che non viola i sentimenti di amicizia, avrà fecondi allevamenti di bovini, abbondanti raccolti, ed anche i suoi figli avranno prosperità.
9. L'uomo che non viola i sentimenti di amicizia, se cadesse da un precipizio, da una montagna, o da un albero, sarà sempre sorretto e sostenuto (così da non ricevere alcun danno).
10. L'uomo che non viola i sentimenti di amicizia, non sarà mai rovesciato da nemici, proprio come l’albero-nigrodha che, saldamente fissato alle sue diffuse radici, non è mai smosso dai venti.

 

Il KARA.NÎYA-metta-Sutta (Il Discorso sulla Protezione di Metta).

Io Dichiaro la Protezione (Paritta), grazie al cui potere i demoni non saranno visti in un modo così terribile; e grazie alla quale colui che è pressantemente occupato giorno e notte potrà dormire sicuro, e dormendo non vedrà nulla di male nei sogni. Queste cose devono essere applicate dall'uomo saggio per garantirsi i vantaggi che egli desidera per conoscere il Sentiero al Nibbâna;
1. Che egli sia abile, retto, onesto, dolce nel discorso, gentile e mite, libero da arroganza.
2. Che egli sia allegro, contento, libero da affari, con poche proprietà, con le sue passioni sotto controllo, saggio, temperato, non desideroso di ottenere granché da quelli che lo assistono.
3. Che egli non si eserciti in alcun esercizio di legge, per cui potrebbe essere censurato dai saggi!
4. Possa ogni sua esperienza essere di felicità, pace, e godimento mentale!
5. Che qualunque essere senziente che esiste, ambulante o statico, di qualsiasi tipo o taglia, alto, lungo, breve, o di medie dimensioni, forte o debole, visibile o non visibile, vicino o remoto, nato o esistente in altri modi, possa ogni essere, essere felice!
6. In qualunque luogo possano essere, che nessuno inganni mai o disonori un altro! Che non vi sia nessun desiderio di collera o malvagità per ingiuriarsi e ferirsi l’un l’altro!
7. Come una madre che protegge con la sua vita il figlio del suo seno, così pure la benevolenza incommensurabile prevalga tra tutti gli esseri!
8. Che la gentilezza e benevolenza illimitate prevalgano in tutto l'universo, sopra, sotto, intorno, senza parzialità, rabbia o inimicizia!
9. Che queste disposizioni siano stabilite in tutti coloro che si sono risvegliati, sia stando fermi, camminando, stando seduti o sdraiati, questo stesso luogo sia così costituito come una dimora santa.
10. Se l'uomo virtuoso, che non ha ancora raggiunto la perfezione, ma che però la percepisce, riesce a dominare il suo desiderio di oggetti sensuali, certamente egli non ritornerà a nascere in un utero(3).

 

Note
1) Dasa puñña-kiriya. Vedi Clough Dictionnary, Vol. II, pag 262, per i diversi significati di questo termine.
2) Cioè, Che in tutte le circostanze mantiene un universale sentimento di bontà e gentilezza.
3) Cioè, non rinascerà più, ma dopo la morte migrerà verso il più alto dei mondi di Brahma, e dopo avervi risieduto il tempo necessario, cesserà di esistere.
 

PARTE SECONDA-
Il MAHÂ-SAMAYA-Sutta (Dîgha Nikâya 20) tradotto da Daniel John Gogerly

Par M.GRIMBLOT, Ancien CONSUL DE FRANCE À Ceylan et en BIRMANIE. Traductions Anglaises et françaises. [Parigi, L'Imprimerie nationale] [1876] (Digitalizzato e cura di Christopher M. Weimer, maggio 2002)
Trad. Italiana di Aliberth Meng


 

MAHÂ-SAMAYA-Sutta, Discorso indirizzato alla Grande Assemblea.
“Così ho udito. Quando il Buddha risiedeva ancora una volta nella foresta chiamata Mahâ-vana, situata nella città di Kapilavatthu, nel paese dei Sakya, circondato da un gran numero di bhikkhu (monaci), circa cinquecento e tutti arahat, e da diecimila deva Sakvala convenuti in gran numero allo scopo di vedere il Buddha e i bhikkhu. In quel momento, i quattro deva residenti nel mondo chiamato Suddhâ-vâsa-kâya ebbero il seguente pensiero: ‘Il Bhagavân si trova nel bosco chiamato Mahâ-Vana nella città di Kapilavatthu, nel paese dei Sakya, circondato da un gran numero di bhikkhu, circa cinquecento e tutti arahat, e da diecimila deva Sakvala convenuti in gran numero proprio allo scopo di vedere il Buddha e i bhikkhu. E’ bene quindi se dovremo anche ripararci nel luogo dov’è il Buddha, e, ciascuno di noi, rispettivamente, dire una diversa strofa in presenza del Budda. Istantaneamente i suddetti quattro deva sparirono dalla loro sede, cioè il mondo Suddhâ-vâsa-kâya, e discendendo così rapidamente come un uomo forte avrebbe disteso la mano che era stata piegata, o piegato la mano che era distesa, e si presentarono davanti al Buddha. Dopo averlo venerato si misero ai suoi lati. Uno di loro poi recitò in sua presenza la seguente strofa:
‘Oh, che grande assemblea! un concorso di deva è riunito nella foresta; siamo venuti anche noi in questa assemblea di giusti allo scopo di vedere l’invincibile bhikkhu’.
Dopodiché un altro Deva recitò alla presenza del Buddha la seguente strofa:
‘I bhikkhu sono impegnati nel samâdhi (meditazione); essi hanno diretto le loro menti verso la rettitudine; quei saggi bhikkhu controllano i loro sensi come un guidatore di un carro che sa tenere costantemente le redini’.
Quindi un altro Deva disse in presenza del Buddha la seguente strofa:
‘Quei bhikkhu si stanno muovendo, avendo eliminato il gioco (della lussuria, rabbia e ignoranza), avendo tagliato via la scorza (della lussuria, rabbia e ignoranza), e demolita la soglia (della lussuria, rabbia e ignoranza), si stanno muovendo come giovani elefanti, essendo liberi dal desiderio, liberi da passioni, puri e dotati di buona vista (i cinque occhi)(1), e ordinati nella loro condotta’.
Quindi l’ultimo Deva disse in presenza del Buddha la seguente strofa:
‘Se un qualsiasi essere mette se stesso sotto la protezione del Buddha, egli non andrà nei quattro inferni; egli abbandonerà il corpo umano e acquisirà un corpo divino (cioè, rinascerebbe in cielo)’.
Allora il Buddha chiamò i monaci e parlò loro in questo modo: ‘Bhikkhu, i deva dei diecimila Sakvala si sono in gran numero congregati al fine di vedere il Tathâgata e i bhikkhu. Bhikkhu! Per rispetto verso gli onniscienti e santificati Buddha che sono apparsi nei tempi passati, anche per quei Bhagavan vi sono state assemblee di deva pari a quella che ora si è congregata per me. O Bhikkhu! E rispetto a quei santificati e onniscienti Buddha che appariranno in futuro, anche per tali Bhagavan, ci saranno assemblee di deva pari a quella che ora si è congregata per me. Bhikkhu! Vi dirò i nomi dei deva, Bhikkhu! Vi annuncerò i nomi dei deva, Bhikkhu! Vi dichiarerò i nomi dei deva. Voi li dovrete ascoltare, tenetelo bene in mente, ed io stesso li ascolterò!’.
I monaci, in risposta al Bhagavân, dissero: "Che sia così, o nostro Signore!" E il Bhagavân dichiarò quanto segue: (Ripeterò la strofa)
“Questi deva terrestri sono ovunque, essi risiedono qui. Vi è un monaco che vive in una grotta fra le rocce, e nella sua mente si sta preparando (per il conseguimento del Nibbâna), egli è uno di mente tranquilla; molti di loro sono come leoni, in possesso di tranquillità d'animo; sono intrepidi; hanno una mente immacolata, sono puri; essi hanno menti inalterate: questo monaco sapeva che vi erano più di cinquecento bhikkhu nel bosco nelle vicinanze di Kapilavatthu”.
A quel punto, il Satthâ (il divino Maestro, cioè il Buddha) chiamò i suoi discepoli, devotamente uniti alla sua religione, e così parlò loro: ‘Bhikkhu! è presente una moltitudine di deva: non li riconoscete?’ Ed i monaci ascoltando le indicazioni del Budda, immediatamente obbedirono. Essi divennero dotati della facoltà di percepire gli Amanussa (2) (esseri invisibili o esseri spirituali). Alcuni di loro riuscirono a vedere centinaia di esseri invisibili, alcuni ne videro migliaia, ed altri, settantamila. Alcuni, centomila esseri invisibili; altri, oltre ogni numero, ogni punto dello spazio era riempito di essi.
Il Buddha Cakkhumâ (3) conoscendo tutto chiaramente e bene, chiamò quindi i suoi discepoli uniti devotamente alla sua religione e così disse: ‘Bhikkhu, devo annunciarvi in dovuto ordine ogni deva? Riconosceteli, essendo essi presenti: settemila Yakksha (4) nati nella città di Kapilavatthu, che sono in possesso della facoltà di siddhi, (poteri), di attrazione personale, e di un seguito di attendenti, sono venuti con gioia all'assemblea dei monaci nella foresta; seimila Yakksha nati sulle montagne dell’ Himalaya, che sono di vari colori, dotati della facoltà di siddhi, pieni di potere, in possesso di personale attrazione, e con un seguito di attendenti, sono venuti con gioia all'assemblea dei monaci nella foresta; tremila Yakksha nati sui monti Sâta giri, che sono di vari colori, ecc. ecc.’
‘E così questi sedicimila Yakksha, che sono di vari colori, ecc,
‘E cinquecento Yakksha Wessâmittas, che sono di vari colori, ecc…
‘Vi è un Yakksha di nome Kumbhîra della città di Râjagaha; la sua residenza è la montagna Vepulla; egli è circondato da centomila Yakksha ed anche Kumbhîra della città di Râjagaha è venuto qui all’assemblea dei monaci nella foresta.
‘Il re Dhatarattha reggente d'Oriente che governa gli abitanti dell’Est; egli è il capo dei Gandhabba (5); ed è accompagnato da un seguito di attendenti. I suoi numerosi figli, anche di grande potenza e con il nome di Inda, sono dotati della facoltà di siddhi, ecc.
‘Il re Virû.lha reggente del Sud; che governa gli abitanti del Sud; egli è il capo dei Kumbhanda (6), ed è accompagnato da un seguito di attendenti. I suoi numerosi figli, anche di grande potenza e con il nome di Inda, sono dotati della facoltà di siddhi, ecc.
‘Il re Virupakkha reggente d'Occidente; egli governa gli abitanti dell’Ovest; egli è il capo dei Nâga (7), ed è accompagnato da un seguito di attendenti. I suoi numerosi figli, anche di grande potenza e con il nome di Inda, sono dotati della facoltà di siddhi, ecc.
‘Il re Kuvera reggente del Nord; egli governa gli abitanti del Nord; egli è il capo degli Yakksha (8), ed è accompagnato da un seguito di attendenti. I suoi numerosi figli, anche di grande potenza e con il nome di Inda, sono dotati della facoltà di siddhi, ecc.
‘I quattro deva (reggenti dei quattro angoli del mondo) stavano nel bosco nelle vicinanze della città Kapilavatthu illuminando tutti i quattro angoli del mondo con il loro splendore, illuminando ognuno la sua propria regione: Dhatarattha, l'Oriente; Virûlha, il Sud; Virupakkha, l'Occidente, e Kuvera, il Nord. Anche i loro servi, che erano dotati di strumenti, dispositivi, e dissimulazioni, erano venuti, ed i loro nomi erano: Mâyâ, Kutendu, Vetendu, Vitucca, Vitucco, ed altri, coi nomi: Candana, Kâmasettha, Kinnughandu e Nigandu; (i deva chiamati Gandhabba) Panâda, e Opamañña, Matali il guidatore del carro, Chitta e Sena, il re di Nala, Janesabha, anche arrivarono, come pure Pañcasikha, Timbaru, e Suriya-vacasâ (la figlia di Timbaru).
‘Accanto a questi deva anche altri Gandhabba vennero con gioia all'assemblea dei monaci nella foresta, e alcuni Nâga (del lago) Nâbhasa, quelli della città Visala, accompagnati dai loro attendenti chiamati Taccakas; Kambala e Assatara, e arrivarono anche i Nâga di Pâyâga, accompagnati dai loro parenti. I Nâga di Yamuna, e quelli della stirpe di Dhatarattha, anch’essi accompagnati da un seguito di guardiani, arrivarono all’assemblea dei monaci nella foresta. Ed anche Erâvana, il grande Nâga, è venuto all’assemblea dei monaci nella foresta. Vi sono alcuni Nâga portati a forza e dotati di potere divino, che sono nati due volte, che sono dotati di ali, in possesso di occhi chiari, questi (Garula) discesero dal cielo nel mezzo della foresta e i loro nomi sono Citrâ Supannâ. A quel tempo i Nâga non avevano paura (dei loro nemici Garula). Il Buddha concesse la sua protezione ai Nâga (dai Garula), e invitò tutti i Nâga e i Garula, con parole dolci, a prendere rifugio in Buddha. Gli Asura (letteralmente "non dèi"), che erano stati sconfitti dai Sakka, riempivano i mari: essi erano cugini (per un rapporto derivati dalla vergine Sujâta) dei Sakka, ma anch’essi possedevano i poteri siddhi, e parteciparono insieme ad un seguito di attendenti. Kâlakañjâ dotato di un orribile forma, Dânaveghasâ, Vepacitti, Sucitti, Pahârada, Namuci (anche vennnero). Centinaia di figli di Bali, e tutti quelli che hanno il nome di Râhu (quelli che hanno Râhu come loro capo) avendo preparato un esercito armato di tutto punto, ripararono a Bhadda Râhu, e lui (dando la sua benedizione) disse: "Possa la prosperità assistere su di voi! è tempo per voi di andare all'assemblea dei monaci nella foresta".
‘Anche i deva Apa (quelli che hanno avuto nascita in cielo dimorando in Apa kasina), i Pathavi (quelli che hanno ottenuto una nascita celeste per mezzo di Pathavi kasina), iTeja (quelli che erano nati in cielo grazie a Teja kasina), e i Vâya (quelli che avevano ottenuto una nascita in cielo con la pratica di Vâya kasina), vennero a quel punto, ed anche i deva Varuna e Soma, accompagnati da Yasasa. Ed anche i deva che avevano ottenuto la loro nascita grazie alla pratica della benevolenza, bontà e meditazioni, insieme ad un grande seguito di attendenti, vennero: tutti questi dieci corpi di deva erano composti di vari tipi, che erano di colori diversi, dotati della facoltà di siddhi, ecc.
‘E vennero anche i deva Ve.nhu, Sahali, Asamâ, due del nome di Yama; i deva che dimorano nella luna, preceduti dalla luna, e i deva residenti nel sole, preceduti dal sole. Vennero anche i deva del vento, delle nuvole, e del calore, preceduti dai deva dei pianeti, e Sakka, il capo dei deva della Terra e che è anche chiamato Vâsava e Purindada,; tutti questi dieci corpi di deva, composti di molti vari tipi, che erano di colori diversi, ecc…’
‘Poi, venne il deva Sahabhû, splendente come una fiamma di incendio, Aritthakâ, e Rojâ, splendenti come i fiori del Ummâ (Pontederia hastaka), vennero; e vennero anche Varu.na, Dhamma, Accuta, Anejaka, Suleya, Rucira, Vasavanesi: tutti questi dieci corpi di deva, composti di molti vari tipi, che sono di vari colori, ecc….
‘Indi vennero i deva Sama.nas, Mahâ-Sama.nas, Mânussas, Uttama-Mânussas, Khi.d.dâpadusikas, e venne anche i Manopâdusikas. E vennero i deva Hari, quelli di Lohita, è anche i Pâragas, Mahâ-pâragas: tutti questi dieci corpo di deva, ecc…
‘Poi vennero i deva Sukka, Karumha, Aru.na, e Veghanasa; Pamokkha che è chiamato Odâtagayha (dal candore del suo corpo), e vennero anche Vicakkhana, Sadamatta, Hâragaja, e Missaka, pieni di prosperità, e Pajjuna, che provoca la pioggia in ogni direzione, arrivò tuonando: tutti i dieci corpi dei deva, ecc…
‘Poi giunsero i Khemiyas e i Tusita (deva del cielo), i Yamas, e i Katthaka, pieni di prosperità, i Lambitaka, Lâma-settha, e Joti (chiamato così per personale attrazione), giunsero gli Asava, quelli del (cielo) Nimmânarati, Ed anche quelli del (cielo)Parinimmita: tutti i dieci corpi di deva, ecc…
Tutti questi sessanta tipi di deva vennero, ed essi sono di vari colori e tutti distinti da un particolare nome, e se ve ne sono altri (noti per altri colori e nomi), sono anch’essi con quelli elencati sopra. Tutti vennero dicendo: "Andiamo a vedere i monaci arahat che non potranno mai rinascere, che sono privi del vizio (di lussuria, rabbia e ignoranza), che hanno attraversato i (quattro) flussi, e che sono esenti da passioni, ed anche Colui (il Buddha) che ha attraversato i (quattro) flussi, che è chiamato il Nâga (per il fatto che non commette mai un reato) e che risplende come luna libera dalle tenebre". Ed ancora, si recarono all'assemblea dei monaci nella foresta Subrahma e Paramatto, con i loro figli in possesso della facoltà di siddhi, eTissa Sanam-kumâra. Vi sono alcuni che sono superiori ai Mahâ-Brahma nei mondi-di-Brahma, in possesso di ricchezze, di grandi poteri, di un vasto corpo, migliaia di tali Brahma sono venuti. Tra tutti questi, sono venuti dieci Brahma principali, ciascuno dei quali ha il controllo su un corpo diverso, e in mezzo a loro venne anche il Brahma di nome Harita circondato (da diecimila attendenti). Quando tutti i deva guidati da Inda, e tutti i Brahma guidati da Harita, furono giunti, arrivò anche Mâra con il suo seguito: guardate la potenza del malvagio Mâra! Mâra poi chiamò Mahâ-sena dicendo: "Vieni qui, cattura (li), lega (li), lasciali essere preda della lussuria, circondali, (essi) soffrono il non sfuggire qualunque corpo", e colpendo la terra con le mani, e producendo così un terribile shock, inviò il suo nero esercito in mezzo ai deva. Nello stesso modo in cui la pioggia non cade più dopo i fulmini e i tuoni, così Mâra scoprì che i propri seguaci lo disobbedirono, ed essendo assai irritato, se ne rimase in silenzio. Il Buddha, essendo dotato dei (cinque) occhi, perfettamente sapendo tutto ciò che stava accadendo, chiamò a sé i suoi discepoli che sono devotamente uniti alla sua religione e parlò loro così: "Monaci, sono qui presenti i seguaci di Mâra, voi li riconoscete (sic)?" ed essi ascoltate le parole del Buddha si prepararono ad entrare in meditazione. L'esercito di Mâra si ritirò da tutti questi che erano privi di lussuria, tanto che neppure un loro pelo ne fu influenzato. Allora Mâra, dicendo: "Tutti questi (monaci) essendosi dimostrati vittoriosi nella lotta alle passioni sono diventati intrepidi, dotati di prosperità, divenuti famosi tra le persone, e questi discepoli vivono gioiosamente con gli arahat della religione del Budda", alla fine se ne andò via.
 

Note
1) I cinque occhi di Buddha sono, il suo occhio divino, il suo occhio umano, il suo occhio mentale, il suo occhio onnisciente, l'occhio di Buddha, e cioè la conoscenza del Nibbâna (Nirvana).
2) Letteralmente esseri disumani.
3) Un appellativo applicato al Buddha alludendo alle sue cinque facoltà di percezione spiegate sopra.
(Letteralmente uno dotato dei cinque occhi).
4) Yakksha significa Deva, o dio, in tutto questo Sutta.
5) Musicisti celestiali.
6) Una classe di semi-dei.
7) Esseri a forma di Serpenti-Cobra con poteri sovrumani che possono assumere la forma umana e possono avere rapporti sessuali con la razza umana.
8) In inglese sono comunemente chiamati ‘dèvils’, ma corrispondono alle ‘demonia’ dei Greci.