Articoli di Dharma

 

DISCORSI SUL DHARMA
Di ACHAAN CHAH 
A cura di Faby Ale Pecora
Trad. dallo Spagnolo di Aliberth


 
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Nascita e Morte
Una buona pratica è quella di chiedersi in tutta sincerità: "Perché sono nato?" Fatevi questa domanda nel corso della mattina, pomeriggio e notte. .. ogni giorno. La nostra nascita e la morte sono una cosa sola. Non si può avere l'una senza l'altra. E' curioso osservare come, di fronte alla morte, le persone siano così tristi e lacrimose, mentre invece davanti ad una nascita così felici e allegre.

E’ una falsa illusione. Penso che se aveste davvero voglia di piangere, sarebbe meglio farlo quando qualcuno nasce. Piangere subito, perché se non ci fosse la nascita non ci sarebbe la morte. Siete in grado di capire questo?
Si potrebbe credere che la gente apprezzi come sarebbe il vivere nel ventre di una persona. Ma che scomodo deve essere! Basta vedere quanto è difficile rimanere solo per un giorno da soli in una capanna con tutte le porte e le finestre chiuse, ed è già soffocante. Quindi, come sarà il vivere nella pancia di una persona per nove mesi? Eppure, si vorrebbe avere ancora la testa proprio lì, con il collo sul patibolo, ancora una volta.
Perché si nasce? Nasciamo per dover rinascere ancora e ancora. Quando non si comprende la morte, la vita può essere molto confusa. Il Buddha insegnò al suo discepolo Ananda di saper osservare l'impermanenza, di vedere la morte ad ogni respiro. Dobbiamo conoscere la morte, dobbiamo morire in modo da poter ancora vivere. Cosa significa questo? Morire è arrivare alla fine dei nostri dubbi, di tutte le nostre domande, ed essere qui solo con la realtà presente. Non si può mai morire domani; si deve morire adesso. Lo sai fare? Se lo sai fare, allora conoscerai la pace di non farti più domande.
La morte è così vicina, quanto il nostro respiro.
Se siete stati adeguatamente istruiti non avrete paura quando sarete ammalati, né turbati quando qualcuno muore. Quando si va in ospedale per un trattamento, determinate nella vostra mente che se si migliora, va bene, e se si muore, pure va bene. Vi garantisco che se i medici mi dicono che ho il cancro e che sto per morire in pochi mesi, ricorderò loro: "State attenti, perché la morte sta arrivando anche per voi. E’ solo una questione di chi ci va per primo e chi dopo". I medici non sono in grado di curare la morte, né di impedirla. Solo il Buddha era questo tipo di medico, allora perché non andare avanti ed usare la medicina del Buddha?
Se sei spaventato dalla malattia, se temi la morte, allora dovresti contemplare da dove vieni. Da dove vieni? Provieni dalla nascita. Pertanto, non essere triste quando qualcuno muore, è solo la natura, e la sua sofferenza in questa vita è finita. Se vuoi essere triste, sii triste quando le persone nascono…

"Oh, no, ecco che ne arriva un’altra. Le persone nascono, soffrono e muoiono di nuovo!"

‘Colui che sa’, sa chiaramente che tutti i fenomeni sono inconsistenti. Così che, ‘Colui che sa’ non si sente felice o triste, non ritorna nelle condizioni mutevoli. Quando si è felici, si nasce; quando ci si adombra, si muore. Morendo, nasceremo di nuovo; nascendo, moriremo ancora e ancora. Questo nascere e morire da un momento al successivo è la infinita ruota del samsara che gira senza fine.



Il Corpo
Se il corpo potesse parlare, direbbe tutto il giorno: "Tu non sei il mio padrone. Lo sai". In realtà, ce lo sta dicendo tutto il tempo, ma nel linguaggio del Dhamma, per cui noi non siamo certo in grado di comprenderlo. Le condizioni non ci appartengono. Esse seguono il loro corso naturale. Non possiamo fare nulla sulla forma che sostiene il corpo. Possiamo forse abbellirla un pò, creare temporaneamente un accattivante e pulito look come le ragazze che si dipingono le labbra e si fanno crescere le unghie, ma quando arriva la vecchiaia siamo tutti nella stessa barca. Questo è il corpo. Non possiamo fare diversamente. Tuttavia, ciò che possiamo migliorare e abbellire è la mente.
Se in realtà il nostro corpo appartenesse a noi, obbedirebbe ai nostri ordini, se gli si dicesse: "Non diventare vecchio" o "Ti proibisco di ammalarti" ci obbedirebbe? No! Non se ne dà per inteso. Questa "casa" è solo in affitto, non è nostra. Se crediamo che sia nostra, allora soffriremo quando dovremo lasciarla. Ma in realtà, non esiste una cosa come un sé permanente, non c’è nulla di invariabile o solido a cui poterci attaccare. Alcune persone nascono e muoiono, e non sono mai consapevoli del loro respiro che entra ed esce dal loro corpo. Ciò mostra come essi vivono lontani da se stessi.
Il tempo è il nostro respiro del momento. Voi dite che siete troppo occupati a meditare. Ma, avete il tempo per respirare? La meditazione è il vostro respiro. Perché si ha il tempo di meditare, ma non per respirare? La respirazione è essenziale per la vita della gente. Se vedete che la pratica del Dhamma è di vitale importanza per voi, allora sentirete che il respiro e la pratica del Dhamma sono ugualmente importanti.



Il Dhamma
Che cosa è il Dhamma? Non c’è niente che non lo sia. In che modo il Dhamma insegna il modo giusto di vivere? Esso ci mostra come vivere. Ha molti modi di mostrarlo – nelle pietre, negli alberi, oppure proprio di fronte a voi. E’ un insegnamento continuo, ma non con le parole. Pertanto, tieni serena la mente, il cuore, e impara ad osservare. Incontrerai il Dhamma che si rivelerà nella sua interezza, qui e ora.
In quale altro tempo e luogo bisogna guardare? Per prima cosa comprenderai il Dhamma con il tuo pensare. Se cominci col capirlo, lo praticherai. E se lo pratichi, inizierai a vederlo; a quel punto, sarai nel Dhamma e avrai la gioia del Buddha.
Il Dhamma deve essere trovato esaminando il proprio cuore e osservando ciò che è vero e ciò che non lo è, ciò che è equilibrato e ciò che non è equilibrato Vi è soltanto una vera magia, la magia del Dhamma. Qualunque altra magia è come l’illusione di un trucco con le carte. Che ci distrae dal vero gioco, dal nostro rapporto con la vita umana, la nascita, la morte e la libertà.
Qualunque cosa tu faccia, fanne una pratica di Dhamma. Se non ti senti bene, guardati dentro. Se ti rendi conto che una cosa è sbagliata e la fai ancora, questa è impurità. E' difficile trovare persone che vogliano ascoltare il Dhamma, quelli che ricordano il Dhamma, e che lo praticano, e quelli che arrivano a ‘vedere’ il Dhamma. Se noi siamo pienamente consapevoli, allora tutto è Dhamma.

Quando vediamo che gli animali fuggono dal pericolo, vediamo che sono come noi. Sfuggono dalla sofferenza e cercano la felicità. Essi provano anche paura. Temono per la loro vita, proprio come noi. Quando li osserviamo secondo verità, vediamo che gli animali e gli esseri umani non sono diversi. Tutti siamo mutui compagni di nascita, vecchiaia, malattia e morte.
Al di là di tempo e luogo, tutta la pratica del Dhamma raggiunge il suo apice nel punto in cui non c'è nulla. E' il luogo della rinuncia, del vuoto, il luogo in cui ci liberiamo dei nostri fardelli. Questa è il finale. Il Dhamma non è lontano. E’ direttamente in noi e con noi. Il Dhamma non è ‘angeli nel cielo’ o qualche altra cosa di simile. Semplicemente, si tratta solo di noi, di quello che stiamo facendo ora. Osservare se stessi. A volte c'è la felicità, a volte la sofferenza, a volte il benessere, a volte il dolore.

Questo è il Dhamma. Vedete? Per conoscere il Dhamma, non dovete far altro che saper leggere le vostre esperienze.
Il Buddha voleva che noi ci si connettesse con il Dhamma, ma le persone entrano in contatto solo con le parole, i libri e le scritture. Questo modo di entrare in contatto con ciò che è la “ricerca” del Dhamma, non è il "reale" Dhamma come insegnò il nostro grande Maestro. Come può la gente dire che sta praticando adeguatamente e correttamente se fa così? Sono assai lontani dal vero Dhamma. Quando uno ascolta il Dhamma, deve aprire il suo cuore e tranquillizzarsi nel centro di esso. Non si tratta di accumulare quello che si sente o di fare un attento sforzo per mantenere nella memoria ciò
che si è udito. Basta che il Dhamma fluisca nel tuo cuore e si manifesti, e si rimanga costantemente aperti al suo fluire nel momento presente. Ciò che è pronto per essere trattenuto lo sarà, e questo avverrà in conformità con la propria armonia, non attraverso un determinato sforzo da parte vostra.
Allo stesso modo, per spiegare il Dhamma, non dovete sforzarvi. Dovrebbe avvenire da sé, dovrebbe fluire spontaneamente in modo naturale secondo il momento e le circostanze.

Le persone hanno diversi livelli di capacità ricettiva, e quando voi siete allo stesso livello, allora la cosa semplicemente accade, il Dhamma fluisce. Il Buddha aveva la capacità e il potere di conoscere il temperamento delle persone e le loro facoltà ricettive. Egli usava lo stesso metodo di insegnamento spontaneo. Non che egli possedesse alcun potere speciale sovrumano per insegnare, ma fu sensibile ai bisogni spirituali delle persone che venivano da lui, e insegnò loro di conseguenza.
Solamente un libro vale la pena di leggere: il proprio cuore. Il Buddha ci ha insegnato che tutto ciò che disturba la mente durante la nostra pratica colpisce il bersaglio. Le impurità sono inquietanti. Non è la mente quella che si inquieta! Noi non sappiamo quello che sono le nostre menti e le impurità. Qualsiasi cosa di cui non siamo soddisfatti, semplicemente non vogliamo averci niente a che fare. Il nostro modo di vivere non è difficile. Ciò che è difficile è non essere soddisfatti, non ci armonizziamo con esso. Sono le nostre impurità che sono così difficili.



La Mente

Il mondo è in uno stato di febbrile scompiglio. La mente cambia continuamente dal gusto al disgusto in questa frenesia febbrile del mondo. Se impariamo a calmare la mente, questo sarà di molto più aiuto per il mondo. Se la tua mente è felice, allora tu sarai felice ovunque tu vada. Quando si risveglia la saggezza dentro di voi, potrete vedere la verità dovunque poserete lo sguardo, in tutto
ciò che fate. E' come quando avete imparato a leggere, ora potete leggere tutto ovunque andrete.

Se siete allergici in un posto, sarete allergici in tutte le località. Ma non è il luogo esterno che causa il problema. È il "luogo" dentro di voi.
Prestate attenzione alla vostra mente. Colui che raccoglie le cose tiene le cose, ma colui che si limita ad osservarle vede solo il loro peso. Sbarazzatevi delle cose, abbandonatele e avrete più chiarezza. La mente è intrinsecamente tranquilla. L'ansia e la confusione nascono da questa tranquillità. Se uno osserva e conosce questa confusione, allora la mente diventa di nuovo tranquilla.
Il buddhismo è una religione del cuore-mente. Solo questo. Colui che pratica lo sviluppo del cuore-mente pratica il buddhismo. Quando la luce è fioca, è difficile vedere le ragnatele negli angoli bui della
stanza. Ma quando la luce è brillante è possibile vederle chiaramente e quindi si può sbarazzarsi di esse. Quando la tua mente è brillante, è possibile vedere chiaramente le impurità e liberarsene.
Il rafforzamento della mente non avviene facendola muovere da qui a lì, come si fa per rafforzare l'organismo, ma tenendola ferma, così da calmarsi.
Poiché le persone non si osservano, possono commettere ogni sorta di cattive azioni. Esse non si guardano nelle loro menti. Quando la gente sta per fare qualcosa di cattivo, prima si guarda intorno per vedere se qualcuno li sta guardando, "Mi sta vedendo mia madre?" "O mio marito?" "Mi stanno vedendo i miei figli?" "O mia moglie?" Se nessuno li sta osservando, allora vanno avanti e lo fanno. Questo è un insulto a se stessi. Si dicono che nessuno li sta guardando e rapidamente fanno le loro cattive azioni prima che qualcuno li veda. E poi cosa accade loro? Non sono essi stessi un "qualcuno" che li sta guardando?
Usa il tuo cuore per ascoltare gli insegnamenti, non le tue orecchie. Vi sono alcuni che lottano contro la loro impurità e le vincono. Questo si chiama combattere interiormente. Quelli che combattono all’esterno si aggrappano alle armi ed alle bombe per sparare. Conquistano e sono conquistati. Conquistare gli altri è il modo che si pratica nel mondo. Nella pratica del Dhamma, non dobbiamo combattere gli altri, ma conquistare le nostre stesse menti, resistendo pazientemente a tutti i nostri stati d'animo.
Da dove viene la pioggia? Viene da tutta l'acqua sporca che evapora sulla terra, come pure dall'urina e dall'acqua che si getta dopo che ci siamo lavati i piedi. Non è meraviglioso che il cielo possa riassorbire quell'acqua sporca e trasformarla in acqua pura e pulita? La mente può fare lo stesso con le vostre impurità,se voi lo permettete.
Il Buddha disse di giudicare solo se stessi, e non di giudicare gli altri, non importa quanto bene o male essi facciano. Il Buddha si limitò semplicemente ad indicare la Via dicendo: "La verità è così". Ora, la nostra mente è così o no? Le condizioni esistono in base ai cambiamenti. Noi non li possiamo impedire. Pensate soltanto: “Potrei espirare senza inspirare? Mi sentirei lo stesso bene? O potrei solo semplicemente inspirare?” Noi vogliamo che le cose siano permanenti, ma non può essere così. E' impossibile.
Se vi rendete conto che tutte le cose sono impermanenti, tutti i vostri pensieri, gradualmente, si svilupperanno e non avrete più bisogno di pensare troppo. Ovunque sorgesse qualcosa, tutto ciò che avreste da dire sarebbe: "Ah... di nuovo!" Solo questo! Qualsiasi discorso che ignora l'incertezza non è il discorso di un saggio. Se voi davvero vedete chiaramente l'incertezza, allora così vedrete ciò che è vero. La certezza è che le cose inevitabilmente sono incerte, e non potrebbe essere altrimenti. Avete capito? Solamente sapendo questo potrete conoscere il Buddha, e riverirlo correttamente.
Se la vostra mente cerca di dirvi che voi avete raggiunto il livello di Sotapanna, andate a rendere omaggio ad Sotapanna. Lui stesso vi dirà che non è certo. Se conoscete un Sakadagami, andate a rendergli omaggio e, quando lo vedete, semplicemente egli vi dirà: "Non è una cosa certa". Se c'è un Anagami, andate a inchinarvi davanti a lui. Egli vi dirà solo una cosa..: "Tutto è incerto". Ed anche se si conosce un Arahant, andate a rendergli omaggio. Egli vi dirà, ma con più fermezza: "Tutto è ancora più incerto!". Ascoltate le parole dei Nobili: "Tutto è incerto, non aggrappatevi a niente!"



L’Impermanenza ed il Kamma

In alcune occasioni, sono andato a visitare vecchi siti religiosa con templi antichi. Alcuni di questi luoghi potrebbero essere semidistrutti. Talvolta uno dei miei amici osserva: "Che peccato, che sia in rovina, No?". Io rispondo: "Se non fosse semidistrutto, allora non ci sarebbe una cosa come il Buddha. Non ci sarebbe il Dhamma. E’ così incrinato, perché è perfettamente in sintonia con
l'insegnamento del Buddha".
Tutte le condizioni seguono il loro corso naturale. Sia che si rida o si pianga su di loro, basta seguire il loro corso naturale. E non c'è conoscenza scientifica che possa impedire questo corso naturale delle cose. Si può andare dal dentista con lo scopo di farsi vedere i molari, ma anche se egli li può rimettere in sesto, alla fine essi seguiranno il loro corso naturale. Col tempo, anche il dentista avrà lo stesso problema. Tutto alla fine si disintegra.
Cos’è che possiamo dare per certo? Niente. Non c'è niente se non sensazioni. Sorge la sofferenza, per un po’ rimane, e poi se ne va. Poi, la felicità sostituisce la sofferenza. E viceversa - solo questo. Oltre a questo, non c'è nulla. Tuttavia, siamo persone sperdute che corrono continuamente cercando di aggrapparsi alle sensazioni. Le sensazioni non sono reali, solo i cambiamenti lo sono.
Quando coloro che non capiscono il Dhamma agiscono in modo scorretto, si guardano intorno per
essere certi che nessuno li stia osservando. Ma il nostro kamma è sempre lì a vigilare. In realtà, noi non abbiamo mai timore per le conseguenze che ne avremo. Le buone azioni portano buoni risultati, le azioni cattive producono risultati cattivi.
Non aspettatevi che gli dèi facciano qualcosa per voi, o che angeli e divinità tutelari vi possano proteggere o aiutare nei giorni propizi. Queste cose non sono reali. Non credete in esse. Se crediete in esse, ne soffrirete. Siete sempre in attesa del giorno propizio, del mese giusto, dell'anno giusto, di angeli o divinità. Così soffrirete soltanto. Esaminate le vostre azioni e i vostri discorsi, analizzate il vostro kamma. Facendo del bene, erediterete benevolenza, facendo del male, erediterete l’assenza di
bontà. Mediante la pratica appropriata, lascerete che il vostro vecchio kamma si scioglierà da solo. Realizzando come le cose sorgono e come esse vanno, si può semplicemente guardarle e lasciarle
seguire il proprio corso. È come avere due alberi: se fertilizzate e irrigate uno e non vi preoccupate
dell’altro, non c'è dubbio quale dei due è quello che crescerà e quale quello che morirà.
Alcuni di voi hanno percorso migliaia di miglia dall’Europa e dall’America e da altri luoghi lontani per ascoltare il Dhamma qui, nel monastero di Nong Pah Pong. E pensare che voi siete venuti da così lontano e siete passati attraverso molti problemi per arrivare qui. Poi ci sono queste persone che vivono qui appena fuori dalle mura del monastero, e però non sono passate dalla porta. Questo non è forse un apprezzamento del loro buon kamma, no?
Quando si fa qualcosa di brutto, non c'è alcun luogo in cui potersi nascondere. Anche se gli altri non vedono, tu ti vedi. Anche se ti fossi introdotto in un buco profondo, lì incontreresti sempre te stesso. Non c'è modo che si possa commettere cattive azioni e farla franca. Inoltre, perché non si dovrebbe rispettare anche la propria purezza? Osserva tutto, pace, eccitazione, liberazione, i tuoi legami, vedi tutto di te stesso.
Una signora, devota e anziana, è venuta in pellegrinaggio a Wat Pah Pong da una vicina provincia. Lei disse ad Ajahn Chah che poteva rimanere solo per un breve periodo, perché doveva tornare a occuparsi dei suoi nipoti e, poiché era una vecchia signora lo sollecitò a darle un breve discorso sul Dhamma. Ajahn Chah rispose con forza: "Fai attenzione e ascolta! Lì non c'è nessuno, solo questo! Nessuno che sia padrone, né vecchio, né giovane, che sia buono o cattivo, debole o forte, c’è solo questo, e questo è tutto – niente di più che i vari elementi della natura che funzionano secondo la propria condizione, tutti vuoti. Nessuno è nato e nessuno muore! Coloro che parlano di nascita e di morte parlano il linguaggio dei bambini ignoranti. Nel linguaggio del cuore, il Dhamma, non ci sono queste cose come la nascita e la morte".
Il vero fondamento dell’insegnamento è quello di osservare l’ "Io" come vuoto. Però le persone vengono a studiare il Dhamma per incrementare la propria opinione del loro Io, così non vogliono vivere senza sofferenza o difficoltà. Desiderano che tutto sia bello e confortevole. Essi vorrebbero trascendere la sofferenza, però se hanno ancora un “Io”, come potranno farlo mai?
E' semplice, una volta che si è capito bene. E' così semplice e diretto. Quando si presentano cose piacevoli, bisogna capire che sono vuote. Quando arrivano le cose sgradevoli, si osservino come non reali. Esse passeranno. Non relazionatevi ad esse come fossero vere, né vedete voi stessi come i possessori di queste cose. Voi credete che l'albero di papaia sia vostro? Allora perché non sentite il dolore quando lo tagliano? Se riuscite a capire, allora questo è il modo giusto, l’insegnamento corretto del Buddha e l'insegnamento che conduce alla Liberazione.
La gente non studia ciò che è al di là del bene e del male. Questo invece è ciò che essi dovrebbero
studiare. "Io sarò così, ho intenzione di essere così", dicono. Ma non dicono, "Io non voglio essere
niente, perché in realtà non c'è nulla che sia un "io". Questo, non lo studiano….
Una volta che uno ha compreso il non-essere, il peso del fardello della vita diminuirà. E si sarà in
pace con il mondo. Quando guardiamo al di là dell’ "Io", noi non ci aggrappiamo più alla felicità
e perciò possiamo essere veramente felici. Imparare a lasciar andare senza lottare, semplicemente lasciando andare, significa essere proprio come si è - senza attaccarsi, senza aggrapparsi,
totalmente liberi.



La Pace

Tutti i corpi sono composti da quattro elementi di terra, acqua, aria e fuoco. Quando tutti questi elementi si uniscono e formano un corpo, diciamo che uno è un maschio, una femmina, mettendogli

nomi così e così, in modo che si possano identificare gli uni e le altre con più facilità. Però, in realtà, non c’è nessuno lì – ma solo terra, acqua, aria e fuoco. Non bisogna sentirsi troppo eccitati o arroganti per questo. Se si guarda davvero in profondità, non si trova nessuno.
D: Cosa pensi della pace profonda?
R: Che cos’è la confusione? Beh, la pace profonda – la serenità - è la fine della confusione. La pace che deve essere all'interno di sé, è nello stesso luogo in cui si trovano le turbolenze e la sofferenza.

Non si trova nei boschi o in cima ad una collina, né è insegnata da un maestro. Là dove si sperimenta
la sofferenza si può incontrare l'emancipazione dalla sofferenza. In realtà, cercando di sfuggire dalla sofferenza, si sta proprio correndo verso di essa. Se uno lascia andare un po’ le cose, avrà un po' di pace. Se le lasciate andare di più, avrete molta più pace. Se uno lascia andare completamente tutto, avrà la pace completa.
In realtà, non c'è davvero nulla per gli esseri umani. Qualsiasi cosa noi si possa essere, può essere trovata solo in termini di apparenze. Tuttavia, se noi andiamo più in là del piano delle apparenze e vediamo la verità, vedremo che lì non c'è nulla, se non le caratteristiche universali - all'inizio la nascita, il cambiamento a metà e la cessazione alla fine. Questo è tutto quel che c’è. Se vediamo che tutte le cose sono così, allora non sorge alcun problema. Se capiamo questo, siamo felici e in pace.
Conoscere ciò che è buono o cattivo, sia che si viaggi o si viva in un unico luogo. Non è possibile
trovare la pace su una montagna o all'interno di una grotta. Inoltre, si può andare perfino nel luogo dove il Buddha raggiunse l'illuminazione, senza con questo essere neanche un po’ più vicini alla
verità.
Fissarsi sulla forma esteriore dell’ "io" significa confrontare e discriminare. Così non si trova la pace. Né tantomeno la si troverà se si spreca molto tempo cercando la persona perfetta o un insegnante
perfetto. Il Buddha ci ha insegnato a vedere il Dhamma, la verità, e non a fissarci sugli altri.
Chiunque può costruire una casa di legno e mattoni, però il Buddha ci ha insegnato che questo tipo di casa non è la nostra vera casa. E' una casa mondana e segue la strada del mondo. La nostra vera casa è la pace interiore.
La foresta è tranquilla, perché voi no? Voi vi aggrappate alle cose che causano la vostra confusione. Lasciate che la natura vi insegni. Ascoltate il canto degli uccelli e poi lasciatelo andare. Se si conosce la natura, conoscerete il Dhamma. Se si conosce il Dhamma, conoscerete la natura. Cercare la pace
è come cercare una tartaruga con i baffi. Non sarete in grado di trovarla. Ma quando il vostro cuore è pronto, la pace vi verrà incontro e vi prenderà.
Virtù, concentrazione e saggezza compongono il Sentiero. Tuttavia, questo sentiero non è il vero insegnamento, non è quello che l'insegnante cercava realmente ma è, semplicemente, la Via che ti ci porterà. Ad esempio, diciamo che se viaggiate sulla strada che va da Bangkok al Wat Pah Pong, la strada è necessaria per il viaggio, però voi state cercando Wat Pah Pong, il monastero, e non la via o la strada. Allo stesso modo, possiamo dire che la virtù, la concentrazione e la saggezza sono la parte esteriore della verità del Buddha, tuttavia, esse sono il sentiero che conduce alla verità. Quando si sono sviluppati questi tre fattori, si otterrà come risultato la pace più meravigliosa.



La Sofferenza

Ci sono due tipi di sofferenza: la sofferenza che porta a una maggiore sofferenza e la sofferenza che porta alla fine della sofferenza. Il primo tipo è il dolore di afferrarsi con veemenza ai piaceri effimeri e l’avversione verso le cose spiacevoli, questa continua lotta che la maggior parte delle persone fa giorno dopo giorno. Il secondo tipo è la sofferenza che proviene dal valutare, nella sua totalità, il continuo cambiamento dell'esperienza, che evolve da piacere a dispiacere e dalla gioia alla rabbia - senza poterlo modificare. La sofferenza provata dalla nostra stessa esperienza ci porta alla mancanza di paura dentro di noi ed alla pace. Noi vogliamo sempre prendere la strada facile, ma se non c'è la sofferenza, non arriverà la saggezza. Per poter sviluppare una sufficiente saggezza, bisogna in realtà arrivare a piangere durante la pratica, almeno tre volte. Non potremo diventare monaci o monache mangiando bene, dormendo bene e starsene comodi a proprio agio, ma si deve imparare a fare esperienza della sofferenza in questi tre modi:
1. come accettarla… / 2. Come sbarazzarsene.../ 3. come non farla più sorgere...
Pertanto, non bisogna fare ciò che causa la sofferenza, come l’essere tentati dalla cupidigia, o essa non potrà mai lasciarci.
In realtà, la felicità è una sofferenza sotto mentite spoglie, in incognito, ma in un modo così sottile che non si riesce a vedere. Aggrapparsi alla felicità è lo stesso come aggrapparsi alla sofferenza, ma noi non ce ne rendiamo conto. Quando ci si attacca alla felicità è impossibile potersi sbarazzare della sofferenza inerente. Esse sono inseparabili. Perciò il Buddha ha insegnato a conoscere la sofferenza, vedendo in essa un pericolo intrinseco alla felicità, vedendole equivalenti. Quindi, attenzione! Quando appare la felicità non si diventi troppo contenti o eccitati. Quando sorge la sofferenza, non disperate, non perdete la testa. Si noti che entrambi hanno lo stesso valore. Quando la sofferenza vi appare, sappiate che non c’è nessuno lì ad accettarla. Se credete che sia la vostra sofferenza, la vostra felicità, non sarete in grado di ottenere la pace.
Le persone che soffrono, potranno ottenere come conseguenza la saggezza. Se non soffriamo, non contempliamo. Se non contempliamo, non nascerà alcuna saggezza. Senza saggezza, non potremo conoscere. Non conoscendo, non potremo essere liberi dalla sofferenza - questo, precisamente, è il modo in cui stanno proprio le cose. Perciò dobbiamo praticare e persistere nella nostra pratica. Poi, quando rifletteremo sul mondo, non avremo più paura come una volta. Il Buddha non era illuminato nel mondo esterno, ma dentro il mondo, all'interno di "né stesso.
Indulgere nei sensi e nell’auto-mortificazione, sono due opposti metodi che il Buddha scoraggiò. In effetti, essi sono, precisamente, la felicità e la sofferenza. Noi immaginiamo di esserci liberati dalla sofferenza, ma però non lo siamo. Se ci aggrappiamo alla felicità, soffriremo di nuovo. E’ così, però la gente pensa in modo contrario.
Ci sono persone che hanno sofferto da qualche parte, e così se ne vanno da qualche altra parte. Poi, quando sorge di nuovo la sofferenza, scappano via di nuovo. Esse pensano di poter scappare dalla sofferenza, ma non possono. In realtà, dovranno sopportare la sofferenza qua e là, senza rendersene conto. Se non si conosce la sofferenza, non possiamo sapere la causa della sofferenza. Se non si conosce la causa della sofferenza, allora non possiamo sapere la cessazione della sofferenza. Non c'è alcun modo di sfuggirgli.
Gli studenti oggi hanno molte più conoscenze di prima. Hanno tutte le cose necessarie, tutto è più conveniente. Ma hanno anche molto più sofferenza e confusione di prima. Perché? Non essendo un Bodhisattva, non essendo un Arahant, non si è nulla di nulla. Se sei un Bodhisatta, soffrirai. Se sei un Arahant, soffrirai. Qualunque cosa “sarete”, soffrirete.
Amore e odio, entrambi sono sofferenza a causa del desiderio. Voler avere è sofferenza, volere di non avere è sofferenza. Anche se si ottiene ciò che si vuole, c’è ancora sofferenza, perché quando avete qualcosa vivrete con la paura di perderla. Come si può vivere felicemente, se si ha paura?
Quando ci si arrabbia, come ci si sente? Bene o male? Se ci si sente così male, perché non ci si sbarazza della rabbia? Perché preoccuparsi di trattenerla? Come puoi dire di essere intelligente e saggio, se ti attacchi a queste cose? Ci sono giorni in cui la mente può far accadere che tutta la famiglia lotti o pianga per tutta la notte. E, con tutto ciò, cerchiamo ancora di arrabbiarci e di soffrire. Se osserviamo la sofferenza che è causata dalla rabbia, allora basta eliminarla. Se non eliminiamo la rabbia, essa continuerà a provocarci sofferenza indefinitamente, non ci darà respiro. Il mondo della esistenza insoddisfacente è così. Se sappiamo come è, possiamo risolvere il problema.
Una donna voleva sapere come comportarsi con la rabbia. Allora le ho chiesto di chi fosse la rabbia quando essa appariva. Ha detto che era sua. Beh, se era davvero la sua rabbia, allora lei sarebbe stata in grado di dirle di scomparire, no? Ma in realtà non era in grado di controllarla. Attaccarsi alla rabbia come se fosse una proprietà personale causerà sofferenza. Se la rabbia appartenesse davvero a noi dovrebbe obbedirci. Se non ci obbedisce, significa che è solo un’inganno. Non bisogna proprio coinvolgersi con essa. Sia che la mente sia felice o triste, non lasciate che essa vi trascini. E’ tutto un inganno. Se vedete con certezza dentro ciò che è incerto, allora siete pronti per soffrire.
Il Buddha è sempre qui, con il suo insegnamento. Osservate da voi stessi. Qua vi è felicità e là vi è
malcontento. Vi è il piacere e vi è il dolore. E sono sempre lì. Quando si capisce la natura del piacere e del dolore, allora si arriva al Buddha, allora si arriva al Dhamma. Il Buddha non è mai separato da loro.
Nel loro complesso, vediamo che la felicità e la sofferenza sono simili, allo stesso modo del calore e il freddo. Il calore del fuoco può bruciare fino a farci morire, e il freddo del ghiaccio può congelarci fino a morire. Nessuno dei due è più importante dell'altro. Così avviene con la felicità e la sofferenza. Nel
mondo, tutti vogliono la felicità e nessuno vuole la sofferenza. Nel Nibbana (Nirvana) non c'è desiderio. Solo pace e tranquillità.



La Virtù

Fate attenzione a rispettare i nostri precetti. La virtù è un senso di vergogna. Se abbiamo dei dubbi su qualcosa, non dobbiamo farla, o dirla. La purezza consiste nel non trattenere il dubbio. Ci sono due livelli di pratica. Il primo livello costituisce la base, che è lo sviluppo delle virtù, i precetti, con il proposito di arrecare felicità e armonia nelle persone. Il secondo livello è la pratica del Dhamma, con l’unico obiettivo di liberare la mente, o cuore. Questa liberazione è la fonte della saggezza e della compassione, e il vero fondamento degli insegnamenti del Buddha. La comprensione di questi due livelli è il principio fondamentale della vera pratica. Virtù e comportamento etico sono la madre e il padre del Dhamma che cresce dentro di noi. Essi forniscono le sostanze nutritive e gli orientamenti.
La virtù è un principio di base per un mondo armonioso in cui le persone possono realmente vivere come esseri umani e non come animali. Sviluppare la virtù è il cuore della nostra pratica. Mantenere i precetti, coltivando la compassione e il rispetto verso tutte le forme di vita. Siate coscienti di tutte le vostre azioni e del vostro parlare. Utilizzate la virtù per rendere la vostra vita pura e semplice. Con la virtù come base di tutto ciò che fate, la vostra mente diventerà più amichevole, chiara e tranquilla. In questo ambiente, la meditazione si svilupperà con più facilità.
Prendietevi cura della vostra virtù, come un giardiniere si prende cura delle sue piante. Non siate attaccati al grande o al piccolo, a ciò che è importante o trascurabile. Alcune persone cercano le scorciatoie. Esse dicono: "Dimenticate la concentrazione, passate direttamente alla percezione della natura interiore delle cose; dimenticate la virtù, cominciate prima con la concentrazione". Abbiamo sempre un sacco di scuse per i nostri attaccamenti. ..
L’attenzione ed i corretti sforzi non hanno nulla a che fare con ciò che si fa esternamente, se non con la costante consapevolezza interiore e la moderazione. Così la carità, se fatta con buone intenzioni, può portare felicità a se stessi e gli altri. Però, per essere pura, la virtù deve essere la base di questa carità. Il Buddha ci ha insegnato ad astenerci da ciò che è male, a fare il bene e a purificare il cuore. La nostra pratica, quindi, è di sbarazzarci di ciò che non è utile e mantenere ciò che è prezioso.

Allora, avete ancora qualcosa di brutto da conservare o qualcosa che non è perfettamente positivo nel vostro cuore? Si? Allora perché non fate una bella pulizia? Anche se la vera pratica non consiste solo nello sbarazzarci di ciò che è sbagliato e nel coltivare il bene. Questa è solo una parte. Alla fine dobbiamo andare al di là sia del bene che del male.

In finale, c'è una libertà che include tutto, e una cessazione assoluta del desiderio, dove l'amore e la saggezza fluiscono con naturalezza. Dobbiamo cominciare proprio da qui, direttamente e semplice-mente dove ci troviamo. Quando questi due passi iniziali, la virtù e la giusta comprensione, sono stati completati, il terzo passo, lo sradicamento delle impurità, accadrà in modo totalmente naturale senza alcuna deliberazione. Quando appare la luce, non preoccupiamoci più di voler uscire dalle tenebre, né chiediamoci dove si sta andando. Rendiamoci solo conto che c'è la luce.
Obbedire ai precetti consta di tre livelli. Il primo è quello di impegnarci con essi, che sono le regole della nostra pratica spirituale, come ci hanno detto i nostri insegnanti. Il secondo livello è quando noi le comprenderemo e le rispetteremo noi stessi. Per coloro che sono al livello più alto, i Nobili, non è necessario parlare di precetti, di giusto o sbagliato. Questa è la virtù autentica che proviene dalla
saggezza che conosce le Quattro Nobili Verità e agisce in conformità di quella comprensione.
Alcuni monaci si toglievano le lro vesti per andare in battaglia, dove i proiettili passavano volando costantemente. Essi preferivano così. Desideravano realmente andare in guerra. Ovunque il pericolo li circondava e, nonostante ciò, erano disposti ad andare. Perché non vedevano il pericolo? Erano
pronti a morire per un colpo di arma da fuoco, ma nessuno voleva morire cercando di sviluppare la
virtù. Non è davvero sorprendente tutto questo?


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