Ad un’affascinante consulente di moda, una volta fu diagnosticato un cancro. Questo è il resoconto di come lei tentò di alleviare la sua sofferenza: Prima lei inviò una comunicazione ad un suo amico, in California, all'istituto Vajrapani presso cui era studente, per chiedergli consiglio sulle pratiche salutari Buddhiste. Le fu consigliato di comprare animali che erano in pericolo di venir uccisi e liberarli poi in un luogo sicuro, dando così loro l’opportunità di vivere più a lungo. Questa affascinante donna salvò molti animali che stavano per essere uccisi. Lei liberò invero almeno due o tre mila animali, soprattutto polli, pesci, e vermi. Lei si prese cura dei polli in una fattoria, e liberò i pesci in mare aperto. Lei comprò anche duemila vermi perché erano convenienti e prontamente disponibili, e li liberò nel giardino, fuori della sua casa. Lei pensò che liberare vermi fosse un'idea particolarmente buona perché essi quando sono rilasciati vanno diritti sotto terra. Siccome là sono più protetti dai predatori, loro hanno un'opportunità di vivere più a lungo. Non era così sicuro che animali liberati in foreste, laghi, o nell'oceano avrebbero vissuto più a lungo perché in quei luoghi essi hanno i nemici naturali. Si dice che quando lei ritornò all'ospedale per un controllo generale, dopo avere fatto queste pratiche, i dottori non poterono trovare più alcuna traccia del cancro. Vero o meno che sia, questa storia non dovrebbe arrivare come una sorpresa a coloro che credono nella teoria del karma. Nelle parole di Deepak Chopra: "Nessun debito nell'universo resta mai non retribuito. C'è un sistema di contabilità perfetto nell'universo, e tutto è un costante scambio che va 'avanti ed indietro'." Così accordando a quegli animali indifesi il vantaggio della vita la signora rivendicò la sua fede nell'autenticità della legge karmica, cioè che il "karma è sia l’azione che la conseguenza di quell'azione". Le cause che lei ha messo in moto non erano magiche o miracolose di per-"né ma piuttosto un paziente impianto di cause che alla fine sfociarono negli effetti di salute e felicità. Di fatto, se noi vogliamo creare la felicità nelle nostre proprie vite, noi dobbiamo imparare a seminare i semi della felicità per gli altri. Come più generalmente con le pratiche buddhiste, il risultato che si riceve dipende dal proprio karma passato. Infatti, tutto quello che sta accadendo in questo momento è un risultato delle azioni che noi abbiamo compiuto in passato. Questa non è che un'illustrazione del proverbio 'come noi seminiamo così raccogliamo'. Se noi abbiamo gentilezza amorosa e compassione, la nostra prima preoccupazione sarà sempre di non far male agli altri, e questa stessa è ciò che ci guarirà. Secondo la credenza buddhista una persona compassionevole è la più potente guaritrice, non solo per i suoi propri problemi e malattie ma anche per quelli degli altri. Molti di noi potranno attestare che in un pronto soccorso l’amichevole sorriso di un dottore, fra la prevalenza della malattia e tutte le sofferenze intorno, può operare meraviglie soprattutto per il benessere del paziente. Davvero l'uso dell’amore è salutare. Quando fluisce senza sforzo dalla profondità del sé, l’amore crea salute. Nella tradizione buddhista il primo, primordiale gran guaritore fu lo stesso Buddha. Generalmente noto come il Buddha della Medicina, si dice che lui abbia rivelato gli insegnamenti incarnati nei corpi sacri di testi noti come i Quattro Tantra Medici. Si dice anche che tutta la medicina buddhista sia derivata da queste sacre scritture. Come spiegato nel primo di questi testi, il Buddha Gran Guaritore, una volta stava seduto in meditazione circondato da un’assemblea di discepoli inclusi bodhisattva, divini medici, grandi saggi, e dèi non-buddhisti, tutti desiderosi di imparare l'arte di guarire. Ammutoliti dalla gloria radiante della sua espressione, essi non erano in grado di richiedere gli insegnamenti desiderati. Al fine di esaudire i loro inespressi desideri, il Buddha della Medicina manifestò due emanazioni, una per richiedere gli insegnamenti e l’altra per consegnarli. Così, poi, si dice che trattamento abbia originato la spiegazione buddhista delle varie indisposizioni mentali e fisiche, le loro cause, e diagnosi. Inoltre, l'azione del Buddha nel capire così le necessità dei suoi discepoli, senza che essi le affermassero esplicitamente, è in se stessa un promemoria della sua infinita compassione. Infatti, guaritori come il Buddha non sono considerati grandi medici a causa delle loro abilità mediche – per quanto grandi esse siano - ma solo perché hanno la compassione e la saggezza per diagnosticare e trattare le cause-radice sottostanti a tutto il malessere mentale e fisico. Nelle arti visuali, il Buddha della guarigione è talvolta rappresentato con un colore dorato, sebbene il suo colore caratteristico sia il blu. In ambo le rappresentazioni la sua mano destra riposa nel grembo nel mudra della meditazione, sostenendo una ciotola di ferro. Il suo palmo destro è rivolto in fuori, nella posa di offrire, in un gesto di generosità, un gambo della pianta di myrobalan. Questo è un frutto salutare ben noto nella medicina tibetana, che qui è un simbolo della restaurativa fecondità del reame botanico, e ci ricorda che la terra ce la fornisce liberamente, non chiedendo nulla per sostenere la sua fertilità se non una cura gentile. Tuttavia, la scienza buddhista della medicina offre solo una limitata applicazione alla medicina esterna. Questa è considerata solo sufficiente al livello di rimozione dei sintomi esterni della malattia. La cura per la radice della malattia dell'umanità è sottolineata essere l'illuminazione spirituale, la cui Via giace all'interno del nostro proprio ‘sé’. E’ per questo scopo che il Buddha della Medicina è spesso mostrato circondato con varie piante fragranti e salutari della farmacopea tibetana, come anche innumerevoli saggi, ed altri elevati esseri. Questa sistemazione fortemente assortita è riferita come il 'Paradiso del Buddha della Medicina'. Questo paradiso rappresenta un universo idealizzato ove esistono rimedi per ogni indisposizione. Si dice che il Buddha stesso abbia affermato, "Per quanti esseri senzienti esistono in questo sistema di mondo, c'è un Sentiero per la Liberazione". Secondo Romio Shrestha,"Il Buddha della Medicina è il nostro farmacista spirituale perfetto. Scoprire la forza salutare all'interno del nostro essere significa entrare nel paradiso del 'Maestro dei rimedi'." In altre parole, questo vero paradiso risiede all'interno del nostro proprio ‘sé’, ed è richiesto soltanto un condizionamento della mente per identificarlo e partecipare dei suoi piaceri. Romio Shrestha dice inoltre: "Il nostro corpo ha la capacità di guarirsi da ogni indisposizione. Ogni pianta, ogni erba, ogni rimedio ha la sua controparte all'interno delle essenze sottili del corpo umano." Noi abbiamo la capacità non solo di guarire noi stessi ma anche quelli che sono intorno a noi, come la seguente storia dimostra: >C'era una volta un monaco che viveva in un piccolo villaggio tibetano. Lui era piuttosto ordinario, e passava la sua vita facendo i suoi doveri monastici. Un anno che una terribile epidemia di varicella invase il villaggio, uccidendo molte persone nell'area, anche il monaco contrasse la malattia e morì. Era circa metà inverno, la terra era gelata ed il legno era scarso, così il suo corpo fu portato ad un lago e messo sotto il ghiaccio. In breve dopo questo, l'epidemia si fermò. In primavera, quando il ghiaccio si stava sciogliendo, le persone osservarono un arcobaleno sul luogo dove il monaco era stato messo. Esse vi andarono e trovarono il suo corpo che stava a galla, perfettamente preservato. Esso allora fu portato al monastero e si approntò una speciale cerimonia di cremazione. Appena il suo corpo scomparve nelle fiamme, arcobaleni uscirono dalla pira su nel cielo, e nelle ceneri furono trovate reliquie. Ognuno allora riconobbe che questo monaco era stato una persona straordinaria nelle vesti di un tizio ‘ordinario’, e gli accreditarono la purificazione del karma negativo che aveva provocato l'epidemia prendendolo (assorbendolo) nel suo corpo. Nel mondo del buddhismo tibetano, la malattia può essere una manifestazione di completamento spirituale ed un sacrificio fatto per salvare gli altri. Questo è qualcosa che una madre può capire, quando dà la sua propria vita per nutrire i suoi piccoli. In effetti, qui qualcuno ci può trovare la giustificazione per cui rigidi asceti trattano male i loro corpi, trattando la malattia come la scopa che spazza via il cattivo karma, giustificando così il loro abbracciare le fatiche e le sofferenze sul Sentiero spirituale come la suprema forma di purificazione. Una persona ordinaria ha una straordinaria capacità di guarire. Questa abilità è ottenuta riconoscendo la sofferenza degli altri come la nostra propria, soffrendo come loro stanno soffrendo, sentendosi uno con loro. Coltivando tali sentimenti si genera un caldo e premuroso cuore, pieno di compassione. Solo allora si possono mobilitare gli illimitati poteri della guarigione, che risiedono all'interno delle infinite profondità della nostra coscienza. Infatti, la malattia e la sofferenza sono ritenute particolarmente liberatorie, in quanto esse ci offrono l'opportunità di sperimentare la nostra interconnessione con gli altri esseri, rendendoci consapevoli della nostra propria mortalità. C'è un’altra storia su un abate di un monastero, che aveva raggiunto molta abilità nei poteri di guarire attraverso la compassione. Un giorno, rivolgendosi ai suoi discepoli, improvvisamente lui gridò di dolore. Quando i lama gli chiesero che cosa fosse successo, lui disse loro che un cane era stato colpito fuori di lì. Andando fuori, essi trovarono un uomo adirato che inseguiva un cane con un bastone. Quando l'uomo fu chiamato dall'abate, questi tirò giù i suoi abiti per mostrare la sua schiena. Sullo stesso posto dove il cane fu colpito c’erano tagli freschi e contusioni. Questo è il tipo di unità che un guaritore ideale dovrebbe possedere. La tradizione buddhista identifica il Buddha della Medicina come il guaritore ideale, ed accentua anche che i massimi poteri salutari risiedono all'interno del nostro proprio sé. Secondo Deepak Chopra, "Noi abbiamo al nostro interno una farmacia, che è assolutamente squisita. Essa applica la medicina corretta, per il tempo giusto, per il corretto organo oggettivo - senza effetti collaterali." Quindi, per estensione, noi arriviamo alla realizzazione che il venerabile Buddha della Medicina è all'interno di ognuno di noi. Il Sentiero verso questa realizzazione risiede nella meditazione, specificamente nella meditazione di visualizzazione. Meditando su di lui e visualizzandolo di fronte a noi, noi possiamo stare faccia a faccia con il Buddha della Medicina, il cui sorriso irradia compassione all'universo, e i cui occhi gentili sprizzano amore per tutti gli esseri viventi. Poi, dal cuore del Buddha proviene un raggio di luce dorata, che dolcemente penetra il nostro stesso cuore. (Cuore qui vuole dire 'centro del cuore' - il centro del nostro essere, nel centro del nostro torace, non il meccanismo fisico che pompa sangue). Questo centro del cuore è definito come: "Dentro di voi, c’è una calma e un santuario in cui potete ritirarvi in ogni momento ed essere voi-stessi. Questo santuario è una semplice consapevolezza del conforto che non può essere violato dal tumulto degli eventi. Questo luogo non prova alcun trauma e non conserva alcun male. È il salutare spazio mentale che uno cerca di trovare nella meditazione." --- Deepak Chopra Questa realizzazione ci viene come un bagliore di intuizione, e non è verbale, né strutturata linguisticamente. È un sentimento di improvvisa, liberante conoscenza, quando noi sperimentiamo la verità senza parole. Una verità conosciuta attraverso le parole non è spontanea poiché è richiesto un certo limite di tempo per cogliere il loro significato. È tramite questa immaginativa, simbolica e creativa esperienza spirituale che esseri 'ordinari' sono trasformati in guaritori straordinari. Questo è il modo di riferirsi al Buddha della Medicina, il più grande di tutti i guaritori. Nessuna meraviglia poi che i dottori che credono in questi ideali compiano questa meditazione ed invochino il Buddha della Medicina prima di preparare i loro farmaci e quando li propongono ai loro pazienti. Così facendo, simultaneamente essi cantano anche il suo mantra. Questo mantra è OM BEKANDZE BEKANDZE MAHA BEKANDZE RANDZE SAMUNGATE SOHA. Poi, quando recitano questa sacra formula, essi visualizzano del nettare che fluisce giù dalle sillabe del mantra nella medicina stessa. Le sillabe poi si dissolvono completamente nella medicina e gli accordano la potenza e l’energia per guarire. Questo è un gesto simbolico votato alla realizzazione che, come le sillabe sacre che costituiscono il mantra accordano alla medicina la sua capacità di guarire, così similmente seguendo consapevolmente il Sentiero del corretto karma, noi siamo capaci di mettere a bagno le nostre vite col nettare che fluisce dalle virtù ottenute attraverso tale azione.
Referenze e Ulteriori Letture: - Baker, Ian. The Tibetan Art of Healing, New Delhi, 1997.
- Chopra, Deepak. Journey Into Healing (Awakening the Wisdom Within You), London, 1999.
- Chopra, Deepak. The Seven Spiritual laws of Success: New Delhi, 2000.
- Crow, David. In Search of the Medicine Buddha (A Himalayan Journey), New York, 2001.
- Landaw, Jonathan, and Weber, Andy. Images of Enlightenment (Tibetan Art in Practice), New York, 1993.
- Rinpoche, Lama Zopa, Foreword by Lillian Too. Ultimate Healing (The Power of Compassion), Boston, 2001.
- Shrestha, Romio. Celestial Gallery: New York, 2000.
- Vessantara. Meeting the Buddhas (A Guide to Buddhas, Bodhisattvas, and Tantric Deities), Birmingham, 1993.
- Yanagi, The Unknown Craftsman (A Japanese Insight into Beauty), Tokyo, 1989.
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