"QUELLI CHE NON HANNO RAGGIUNTO IL RISVEGLIO DOVREBBERO PROVARE A PENETRARE IL SIGNIFICATO DELLA REALTA’, MENTRE COLORO CHE LO HANNO GIA’ RAGGIUNTO DOVREBBERO PRATICARE DIMOSTRANDO VERBALMENTE QUESTA REALTA’ " La citazione di cui sopra è stata messa almeno tre volte nelle opere del Wanderling. Una volta in un articolo su Te Shan, il maestro Zen famoso per aver bruciato tutti i suoi testi Zen al suo Risveglio, un'altra volta in ‘Critical Concerns’ nel sito AWAKENING-101; e anche in breve in ‘Zen Enlightenment’. La questione riguardante la specifica fonte di quella citazione è sorta su base regolare. .. da parte di coloro che di solito nutrono un qualche tipo di crampo filosofico o che non sono d’accordo neanche con se stessi per quanto riguarda il significato che sta dietro il contenuto. Mentre è vero che l'origine della citazione utilizzante quelle stesse parole nello stesso specifico ordine si è persa da qualche parte nel gran-canyon del cyber-spazio o addirittura nella notte dei tempi, ciò che è inferito dietro il significato è stato sempre usato attraverso la storia del Buddhismo e dello Zen in una varietà di scritti, parole, pensieri, e discorsi, soprattutto estrapolati da tre fonti principali: -------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- I. COLORO CHE NON HANNO RAGGIUNTO IL RISVEGLIO: Citta-Viveka: isolamento mentale. Quelli di voi che tendono all’isolamento interiore, in linea con gli stadi della propria concentrazione, hanno già raggiunto un certo livello. Quelli di voi che sono ancora solo all'inizio, che non hanno alcun isolamento mentale nei loro cuore, dovranno cercare di nutrire i Cinque Poteri al fine di renderli stabili. In questo modo, la solitudine interiore apparirà gradualmente, passo dopo passo. Quelli di voi che hanno già raggiunto un adeguato livello di solitudine interiore dovrebbero cercare di renderla sempre più raffinata, sviluppando al tempo stesso un discernimento o circospezione per quanto riguarda questo isolamento. Riguardo a quelli di voi che sono nelle fasi più elevate della pratica, dovrebbero urgentemente riunire persistenza e discernimento così da renderla adeguata, ed essa darà i suoi frutti come Upadhi-Viveka --- assoluto isolamento dalle corruzioni --- che apparirà chiaramente nel vostro cuore. --------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- II. COLORO CHE LO HANNO GIA RAGGIUNTO, DEVONO PRATICARLO VERBALMENTE: Ugghatitaññu: rapida comprensione. Il Buddha, dopo aver raggiunto il Risveglio, valutando se egli dovesse o meno insegnare il Dharma, percepì che c’erano quattro categorie di esseri: quelli di rapida comprensione, che ottengono il Risveglio dopo una breve spiegazione del Dharma (ugghatitaññu); quelli che possono ottenere il Risveglio soltanto dopo una lunga spiegazione (vipacitaññu); quelli che possono ottenere il Risveglio solo dopo esser stati condotti attraverso la pratica (neyya), e quelli che, invece di avere il Risveglio, nella migliore delle ipotesi hanno una comprensione verbale del Dharma (padaparama). Come indicato in precedenza, dopo la sua Illuminazione il Buddha prese seriamente in considerazione perfino il tentativo di NON insegnare la verità trovata dentro di "né, perché disperava che tutti potessero essere in grado di comprenderla: "L'Illuminazione da me raggiunta, è profonda, difficile da vedere, difficile da capire", fu il pensiero del Buddha, nella notte del suo Risveglio. "Per gli esseri umani... questo sarebbe un punto assai difficile da vedere... Se io [lo] dovessi insegnare e gli altri non mi capissero, per me sarebbe un’inutile fatica, e ne sarei molto contrariato".(fonte: David J. Kalupahana, Naagaarjuna: The Philosophy of the Middle Way, Albany: State University of New York Press, 1986), p. 336.) La sua decisione, ovviamente, poi fu di VOLER insegnare. Questo aprì la strada agli altri per seguirlo. Essi a loro volta divennero insegnanti sulle sue orme, come fece, per esempio, Mahakashyapa, dopo il non molto noto episodio del fiore e del sorriso sul Picco dell’Avvoltoio. Si rammenti pure, anche se l'insegnamento del Buddha è registrato nel Tipitaka che da allora è giunto fino a noi in forma di sutra e testi scritti, che esso fu dato diverse centinaia di anni dopo la sua scomparsa. Nel frattempo, i suoi insegnamenti sono stati verbalmente tramandati nei secoli da una persona all’altra. Devono essere capiti al massimo livello, anche se, come scrive il Dr. D. Phillip Stanley ne ‘The Role of Texts & the Study of View in Buddhism’, il significato più profondo del Dharma è compreso quando si trascendono le parole. Chiaramente, nel buddhismo gli insegnamenti non sono considerati in sé-stessi la mèta, ma utili nell’indicare, suggerire, e determinare quella mèta. Poiché il Canone buddhista è una esemplare ‘Espressione Verbale’ della dottrina buddhista, è importante capire il ruolo dei suoi insegna-menti come mezzi abili per capire il posto del Canone, o più in generale, dei testi, dei concetti, e dell’ intelletto nella tradizione buddhista. Il moderno Maestro Illuminato Luangpor Teean riferisce, nell’intento di dare espressione verbale alla sua Realizzazione, che secondo lui semplicemente facendo continuamente riferimento ai testi sarebbe come garantire la veridicità delle dichiarazioni di un altro, dichiarazioni di cui egli non è certo. Ma che è in grado di garantire le cose dette da lui stesso, perché egli parlerebbe dalla sua diretta esperienza. Egli continua col dire che un testo è come una mappa: è utile per coloro che non conoscono la strada da percorrere, o che non sono ancora arrivati a destinazione. Ma per uno che è arrivato, la mappa non serve più a niente. Charles Muller, in un ampio articolo dal titolo ‘Illuminazione innata e Non-pensiero’, proseguendo su questo tema scrive che il Buddha, parlando a Subhuuti, l'Arhat interlocutore del Sutra del Diamante, dice: "Subhuuti, che pensi, il Tathaagata ha un dharma da dover essere spiegato o no?" Subhuuti rispose al Buddha, dicendo: "O Onorato-dal-mondo, il Tathaagata non ha alcun dharma da dover essere spiegato." Tao-ch'uan, (uno dei cinque commentatori) dice: "Calma, tranquilli.." Muller poi aggiunge commmenti provenienti da un successivo adepto Zen, il monaco Choson Kihwa (Hamho Tukt'ong; 1376-1433): "Il Buddha non ha nulla da spiegare, questo è sicuramente vero. Ma 'non-dire-nulla', non è inoltre l'intenzione originaria del Buddha. Questo è il motivo per cui Tao-ch'uan dice 'Calma, tranquilli…'. Non si dovrebbe dichiarare unilateralmente che non c'è 'niente da dire' ". Un po’ più avanti Kihwa aggiunge: "…Perciò è detto, 'anche se voi non tenete in considerazione il Sentiero dell’ insegnamento verbale, non dovreste neanche essere attaccati alla posizione che rifiuta completamente la spiegazione verbale'." Kihwa considera che il Sutra del Diamante sia così prezioso esattamente perché esso intende il "non-dimorare" come la chiave di ogni pratica buddhista. Anche basandosi sulla struttura essenza-funzione, egli dice: "Il non-dimorare è la grande essenza della miriade di pratiche, e la miriade di pratiche sono tutte la grande funzione del ‘non-dimorare’. L'insegnamento del compassionevole Santo [il Buddha] prende il ‘non-dimorare’ come sua dimora. Con la grande essenza che risplende, non si può non essere consapevoli della grande funzione". Per quanto riguarda il rapporto del Sutra del Diamante con la pratica del ‘non-dimorare’, Kihwa dice: "La sorgente della divina Prajna è vasta, ed è priva di ogni caratteristica. Essa è ampia, ma è senza una dimora. È vuota e non esistente, è profonda e sconosciuta. Ora, questo sutra unico prende tutto ciò come suo insegnamento centrale e come sua essenza. Anche se non vi è la consapevolezza, non vi è nulla che la praina non conosca. Sebbene vi sia il non-dimorare, non c'è luogo in cui essa non dimori. Benché sia priva di caratteristiche, essa non ostacola le caratteristiche. Questa è la funzione della meravigliosa esistenza. Ciò che tutti i Buddha hanno realizzato è esattamente la realizzazione di questo. Ciò che tutti i patriarchi hanno trasmesso è esattamente la trasmissione di questo. Anche il loro metodo di risvegliare le persone è esattamente proprio questo". Nel Sutra del Diamante, il ‘non-dimorare’ è equiparato alla mancanza di attaccamento verso tutte le caratteristiche (hsiang/sang). Quindi, il dibattito del Sutra del Diamante (come nel caso degli altri testi del genere prajnaparamita) reca una confutazione sistematica del dimorare nelle caratteristiche e, cosa più importante, il dimorare nelle caratteristiche di ‘sé’ e ‘cose’. Lo stesso poi, si applica per il dimorare in una delle due posizioni di "parole" o "assenza-di-parole". In sintesi, Kihwa è fortemente contrario alle posizioni esclusiviste, sia a favore o contro, il ruolo della lingua scritta nella coltivazione del dharma. Ma poiché la sua articolazione delle polarità è attraverso essenza e funzione, possiamo dire che mentre Kihwa accetta la validità di entrambi gli approcci, è chiaro che l’insegnamento "senza-parole", essendo l'essenza, è prioritario, mentre l'approccio testuale è secondario. Ma "primario" e "secondario" qui non devono essere intesi in uno o nell’altro modo. Il secondario è altrettanto necessario che il primario, come il primario lo è al secondario. Non si può avere l'uno senza l'altro. Troviamo sia le posizioni di Chinul e di Kihwa ribadite in sottile dettaglio, in tutta la successiva tradizione Coreana. Anche l’eminente maestro Sòen Hyujông, del successivo ramo Chosôn, discute a lungo questo argomento nei suoi scritti. Per contrasto, abbiamo visto il Sutra del Diamante citato nel progetto Critica buddhista nel tentativo di sostenere la tesi che gli argomenti del Ch'an propugnano il "non-pensiero" inteso come una sorta di svuotamento mentale, insieme a citazioni scelte dal monaco Mo-ho-yen (Mahayana) che, anche se ben noto agli studiosi del buddhismo Tibetano per la sua sconfitta nel famoso dibattito ‘illuminazione improvvisa-graduale’, è una figura decisamente minore nella storia dello sviluppo del Ch'an. E’ citato che Mo-ho-yen affermasse che "concettualizzare è un difetto", e sostenesse anche una citazione dal Sutra del Diamante, nel senso che esso dice: "'Colui che è libero da tutte le concezioni è chiamato Buddha'." Tuttavia, in base alla nostra discussione di cui sopra, possiamo conoscere che questa frase "libero da ogni concezione", anziché facendo riferimento ad una sorta di permanente incapacità della facoltà del pensiero, dovrebbe essere presa nel senso che esattamente dice, e cioè: "libertà dalle concezioni", che è nient’altro che la capacità di essere distaccati dai propri concetti, essere in grado di stare lontani dall’inesauribile flusso della coscienza discorsiva. Questa linea del Sutra del Diamante è in perfetto accordo con ciò che abbiamo visto nel Sutra della Perfetta Illuminazione e nel Sutra della Piattaforma (o Sutra di Hui-Neng). Vorrei inoltre sottolineare che il Sutra del Diamante, testo il cui scopo non è altro che l'investigare e il contrastare la tendenza a reificare e attaccarsi ai costrutti concettuali, non ha una linea precisa nel suo affermare che [in sé] "il concettualizzare è un difetto". --------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- NOTA: Il Sutra della Piattaforma (di cui sopra), che è un classico e potente strumento spirituale, è la stessa stimolante fonte spirituale che portò inizialmente alla mia conoscenza il solo esempio noto di un’esperienza di Illuminazione di una persona, principalmente attraverso l'uso di Internet, L’anonimo personaggio misterioso e spirituale Wei Wu Wei, la cui vera identità è divenuta solo nota a un pubblico più generalmente spirituale in seguito alla sua morte e che tra i suoi amici contò luminari come il Bhagavan Sri Ramana Maharshi, Lama Anagarika Govinda, Paul Brunton, Albert Sorensen (Shunyata), e il Dr. D.T. Suzuki, usando parole scritte riguardanti la parola scritta o parlata, presentò quanto segue nei riguardi della trasmissione delle informazioni - cioè, se del caso - insegnandolo agli altri: "...date tutte le informazioni che avete raccolto ad un ricercatore lungo il Sentiero. Poiché le stesse informazioni avrebbero aiutato la persona che le ha compilate se fossero state date a lui, ed è per questo che le compilò --- ed è per questo che esse dovrebbero essere offerte agli altri che sono lungo il cammino".(Una interpretazione delle opere di: WEI WU WEI- e di cui il Wanderling è in pieno accordo). --------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- III. I QUATTRO VOTI del BODHISATTVA: Gli esseri senzienti sono innumerevoli, Io faccio il voto di liberarli. Le illusioni sono inesauribili, Io faccio il voto per farle finire. Le porte del Dharma sono infinite, Io faccio il voto per aprirle tutte. Il Sentiero Illuminato è insuperabile, Io faccio il voto di incarnarlo. I CINQUE POTERI PER LA PROPRIA EMANCIPAZIONE:
1. Il Potere della Convinzione 2. Il Potere della Coscienza 3. Il Potere della Motivazione 4. Il Potere dell’Insistenza 5. Il Potere del Discernimento I CINQUE POTERI: LORO FACOLTA’ E POTENZA: Fede e Saggezza si equilibrano vicendevolmente, così come Energia e Concentrazione. Le Cinque Facoltà sono: 'controllare' le facoltà, perché esse controllano e dominano i loro opposti. Le facoltà ed i poteri sono due aspetti della stessa cosa. 1. Fede (saddha) – controlla il dubbio 2. Energia/Sforzo/Insistenza (viriya, anche Virya) – controlla la pigrizia 3. Consapevolezza (sati); - controlla la disattenzione 4. Concentrazione (Samadhi) – controlla la distrazione 5. Saggezza (panna, anche prajna)/Discernimento (viveka) – controlla l’ignoranza L'ultima, la Saggezza (panna, prajna), è designata in cinque stadi: 1. Il primo stadio è Namarupa-pariccheda-nana, la conoscenza della differenza tra mentalità e fisicità. 2. Il secondo stadio è Paccayapariggaha-nana, la conoscenza di causalità, o conoscenza della legge di causa e di effetto. 3. Il terzo stadio è Samma-Sana-nana, la conoscenza della comprensione. La conoscenza che penetra e comprende tutte le tre caratteristiche dei processi mentali e fisici: anicca, dukkha e anatta. (cioè, impermanenza, sofferenza e mancanza del sé) 4. Il quarto stadio è Udayabbaya-nana, la conoscenza del sorgere e svanire dei fenomeni mentali e fisici. 5. Il quinto stadio è Sotapatti-Magga-nana, anche Sotapanna, la prima fase della Realizzazione, colui che ha sradicato i primi tre dei dieci legami indicati dal buddhismo. Sakadagami e Anagami rispettiva- mente sono la seconda e terza fase della Realizzazione, Arahat è la quarta fase. (Cfr. anche I Cinque Gradi di Tozan). Secondo le Scritture, l’Isolamento mentale è il conseguimento dell’assorbimento Jhana. Coloro che praticano la meditazione Samatha ottengono l’assorbimento Jhana che espelle ed elimina (nivarana) ostacoli come lobha, dosa, moha, oltre che presunzione. Pertanto la loro mente è tranquilla e pulita, e questo è isolamento mentale. L’isolamento mentale promuove più la felicità che l’isolamento fisico. Nella meditazione Vipassana, l’isolamento mentale non è facilmente acquisito all'inizio della pratica in un centro di meditazione. Dopo aver praticato per diversi giorni, la mente del meditatore non vaga più; la mente osservante si stabilizza proprio sull’oggetto osservato. Dopodiché, con la padronanza della concentrazione, il meditante può successivamente osservare e quindi lobha, dosa e moha non hanno più alcuna possibilità di sorgere. Questo annientamento di lobha, dosa e moha è isolamento mentale. Il meditante che ha superato il quarto stadio, Udayabbaya Nana, ha una più viva esperienza di isolamento mentale. Sia i meditanti della meditazione samatha, come quelli della vipassana, arrivano all’isolamento fisico quando lasciano le loro famiglie ed entrano in un centro di meditazione. Quelli che meditano samatha ottengono l’isolamento mentale quando raggiungono l’assorbimento jhana, e quelli della meditazione vipassana ottengono l’isolamento mentale quando la loro concentrazione è matura e l’osservazione è precisa e obiettiva. Ugghatitannu: una persona che incontra un Buddha in persona, e che è in grado di raggiungere il Nobile Sentiero e la Nobile Verità attraverso il semplice ascoltare un breve discorso. Vipancitannu: un individuo che può raggiungere i Sentieri e gli stati della Fruizione, non appena a lui viene esposto un discorso di Dharma di una certa considerevole lunghezza. Neyya: un individuo che non ha la capacità di realizzare i Sentieri e gli stati della Fruizione, attraverso l'audizione di un discorso breve o lungo, ma che deve fare un profondo studio degli insegnamenti e praticare le disposizioni ivi contenute per giorni, mesi o anni, così da poter raggiungere i Sentieri e gli stati della Fruizione. Un individuo della classe Neyya può diventare un Sotapanna nella vita presente, se egli fedelmente pratica il Bodhipakkhiya-Dhamma che comprende satipatthana (Quattro Funzioni di Consapevolezza), sammapadhana (Retto Sforzo), ecc. Se l'individuo nella sua pratica è pigro, può diventare Sotapanna solo nella sua successiva esistenza, dopo essere rinato nei piani dei Deva. Se egli muore mentre è ancora lontano da questi (Bodhipakkhiya-Dhamma) diventerà una perdita totale, fino a che non viene coinvolto dall’attuale Sasana Buddha, ma può ancora ottenere la liberazione dai mali del mondo, se egli incontra il successivo Sasana-Buddha. Padaparama: uno la cui più alta Realizzazione è la conoscenza dei testi. Una persona che, anche se incontra un Sasana Buddha, e se fa il massimo sforzo possibile sia nello studio e pratica del Dhamma, non potrà raggiungere i Sentieri e gli Stati della Fruizione in questa sua stessa vita. Tutto ciò che egli può fare è accumulare tendenze e potenzialità. Una tale persona non può ottenere ora la liberazione dal Samsara. Un individuo della classe Padaparama può ottenere la Liberazione, durante l’attuale Sasana-Buddha, solo nella sua successiva vita, dopo la rinascita nei piani dei Deva, se egli può praticare fedelmente il Bodhipakkhiya-Dhamma nella sua esistenza attuale. L’attuale Buddha-Sasana continuerà ad esistere fintanto che il Tipitaka-Dhamma resterà nel mondo. Gli individui della classe Padaparama dovranno accumulare tanti di quei semi Parami quanti più possibile possono, durante questa loro vita attuale. Aparka Marg: non vi è altro modo per coloro che possono essere così interessati alla Trasmissione del Potere Spirituale, non solitamente menzionato, chiamata Aparka Marg (sannyasa-vidvat). Supponete che vi sia un frutto dolce e maturo in cima di un albero. Per godere il sapore del frutto ci sono diversi modi. Se il frutto maturo cade per terra proprio nell’esatto momento in cui un ignaro essere affamato passa lì sotto, allora questo è l’Aparka Marg, il modo in cui la Realizzazione cade sul ‘Sé’. Il Bhagavan Sri Ramana Maharshi è un buon esempio di come forse sarebbe nata la rara e mistica Shunyata, ed il Sesto Patriarca del Chan (Zen) Hui-neng, il quale mentre da ragazzo raccoglieva legna da ardere, sperimentò il Risveglio praticamente dal nulla. Due moderni esempi dei nostri giorni sarebbero una giovane donna Americana di nome Suzanne Segal, che si risvegliò dal nulla un giorno mentre era in attesa di un autobus, e un altro giovane Americano, perfino più giovane di Hui-neng, che anche lui si è risvegliato fondamentalmente dal nulla. (Vedi: David J. Kalupahana, Nagarjuna: The Philosophy of the Middle Way (Albany: State University of New York Press, 1986), p. 336. ********************************************************************** Finito di tradurre nel Febbraio 2009 – per conto del Centro Nirvana di Roma - Senza scopo di lucro. ********************************************************************** |