Traduzioni di Dharma


Insegnamenti sulla Bodhicitta

Del Ven. Gheshe Sonam Chanciub
Taranto- 8 Ottobre 1997
Traduzione a cura di Jigme Thupten
Trascrizione a cura di Silvano Scajola

 

 
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  Questi insegnamenti sono riportati qui sul nostro sito come forma di ringraziamento per il Venerabile Gheshe Sonam Cianchub, che è stato uno dei Maestri buddhisti di Aliberth dal 1985 al 1997, dopodiché, pur rimanendo a lui riconoscente in eterno, egli sentì di essere maturo per affrancarsi (così come viene insegnato nei Sutra), e per intraprendere il Sentiero con le sue sole forze, tanto da aprire il Centro Nirvana per aiutare a sua volta gli esseri senzienti…


INTRODUZIONE

Il termine di Bodhicitta, nella lingua italiana, può essere tradotto co

 

me il puro desiderio di ottenere l'illuminazione per il beneficio di tutti gli esseri senzienti.

Questo desiderio deve essere coltivato da ogni essere senziente attraverso una motivazione più che pura: per generarla è importante conoscere il pensiero del Mahayana libero dagli otto Dharma mondani. Partendo da questa motivazione i meriti che ne derivano sono infiniti. Quindi, prima di affrontare la lettura di questo testo, è molto importante generare questo tipo di motivazione.

I testi qui riportati, trascrizioni di registrazioni effettuate durante le conferenze pubbliche tenute nella citta' di Taranto da Geshe Sonam Jangchub, non sono stati verificati dal Maestro, in quanto tradotti solo in lingua italiana. Ogni eventuale errore concettuale non è, quindi, da imputarsi al Lama, al quale vanno tutti i nostri ringraziamenti per i benefici eventualmente ottenuti. La traduzione dal tibetano è stata fatta da Jigme Thupten. Poiché questa traduzione non è stata fatta per scopi commerciali, può essere fotocopiata o trascritta da chiunque sia in possesso dei requisiti per la sua pratica.
                                                                                                                    ROMA, Aprile 1998


 

Taranto, Lezione del giorno 9 Ottobre 1997

Prima di intraprendere uno studio, è necessario generare una buona motivazione. Che cosa significa questo concetto? Generare il pensiero di essere di beneficio a tutti gli esseri viventi, senza creare distinzioni fra amici o nemici.

Lama Tzong Khapa afferma, infatti, che prima di agire è sempre necessario generare una buona motivazione, e che, una volta compiuta l'azione, bisogna dedicare i meriti che si sono accumulati. Si dovrebbe inoltre generare ogni volta una buona motivazione, sia che si studi soltanto pochi minuti, sia che il nostro studio prosegua per diverse ore: la motivazione serve infatti ad indirizzare l'attività da noi svolta per il beneficio di tutti gli esseri viventi. Similmente, alla fine del nostro impegno nello studio, l'energia positiva creata deve essere dedicata per il beneficio di tutti gli esseri. Se genereremo questi due tipi di pensieri, beneficeremo non solo tutti gli esseri, ma anche noi stessi, e riceveremo benefici non solo in questa vita, ma anche nelle vite future. Quindi se il nostro studio sarà preceduto da una buona motivazione, e sara' concluso dalla dedica dell'energia positiva accumulata, vale a dire dei meriti, questi due pensieri saranno la radice da cui nascera' la Bodhicitta, cioè la mente della Illuminazione. Perché la Bodhicitta è la radice dell'Illuminazione?

Perché il risultato della generazione della Bodhicitta è l'Illuminazione e una manifestazione della Bodhicitta sono i maestri Illuminati, i quali danno insegnamenti proprio per il beneficio di tutti gli altri esseri. Lo studio da noi compiuto produrrà come risultato un miglioramento in noi stessi, poiché, cosi facendo svilupperemo la Bodhicitta, che a propria volta sarà la causa dell'Illuminazione. E qual è il significato della Bodhicitta? Il pensiero di raggiungere l'Illuminazione per il beneficio di tutti gli esseri.
Qual è la sua causa? La Compassione. Che cosa significa Compassione? Desiderare di liberare dal dolore ogni essere che vediamo afflitto dalla sofferenza, ad esempio perché è malato. Quando nella nostra mente è stata generata la Compassione, allora simultaneamente scomparirà il pensiero di voler danneggiare gli altri.

Esiste poi la Grande Compassione, che è il desiderio di non voler più danneggiare, ma anche di voler concretamente aiutare non soltanto un singolo essere, sia esso uomo o animale, ma tutti gli esseri viventi, senza alcuna distinzione. L'amore è il desiderio di procurare la felicità e le sue cause.

Il sentimento che si prova per i nostri amici, o per i figli, non è vero amore, perché è mescolato con l'attaccamento, ed è un errore molto diffuso confonderlo con quello vero. Prima di poter generare la Compassione, bisogna entrare in contatto con la propria sofferenza. Su questa base, si deve poi comprendere che cosi come ciascuno di noi non desidera soffrire, anche tutti gli altri non lo vogliono.
Come momento successivo giunge la comprensione che il Samsara, il ciclo d’esistenze condizionate, è esso stesso della natura della sofferenza.

Quindi dopo aver compreso la propria sofferenza, bisogna capire che la vita stessa è dolore e questo pensiero può essere utilizzato per abbandonare il desiderio di rinascere nel Samsara, perché fino a quando continueremo a ritornare nella vita, saremo sempre costretti anche a sperimentare dolore.
D'altronde è indispensabile meditare sul fatto che, cosi come non voglio soffrire io, allo stesso modo tutti gli altri esseri non lo vogliono.

Geshe Lah: "Se prendiamo come oggetto di meditazione un bel fiore o un brano musicale, quale sara' il risultato di questa meditazione"?

Risposta: "La pace interiore".

Geshe Lah: "Che tipo di pace è? Riesce ad eliminare la nostra sofferenza"?

Risposta: "È piuttosto una distrazione dalla sofferenza".

Geshe Lah: "Questo tipo di pace è momentanea o perenne? Rimarrà anche per le vite future? Quale meditazione è allora migliore per ottenere benefici futuri"?

Risposta: "La Compassione".

Geshe Lah: "Bisogna meditare solo sul nome, o cosa è necessario pensare"?

Risposta: "Pensare alla sofferenza propria ed altrui per generare un atteggiamento mentale che vuole estirpare la sofferenza degli altri".

Geshe Lah: "Quanto dite è giusto, ma per eliminare la sofferenza, si deve pensare anche alle cause che la provocano, perché soltanto eliminando queste ultime si eliminerà, di conseguenza, anche il dolore, è indispensabile, perciò, cercare le cause della sofferenza. Dove si trovano, dentro di noi, o negli altri"?

Risposta: "Dentro di noi".

Gheshe Lah: "sì, è vero, La sofferenza deriva infatti dalla nostra ignoranza. Ma di quale tipo di non conoscenza si tratta? Dell'ignoranza, per esempio, del fatto che dalle azioni negative proviene la sofferenza (legge di causa-effetto). La conoscenza della legge di causa-effetto, al contrario, è una grande saggezza e produce molte qualità. Noi esseri umani siamo simili, perché nessuno di noi ama soffrire.
"Il dolore però deriva da una causa, eliminata la quale terminerà anch'esso. Perciò, che cosa dobbiamo fare? Dobbiamo non danneggiare nessuno e sviluppare una mente gentile, che sia d’aiuto a tutti gli esseri. Il nostro nemico peggiore infatti è la non conoscenza della legge di causa ed effetto, mentre il nostro amico migliore è la sua comprensione. Successivamente alla comprensione di cosa sia la propria e altrui sofferenza, in noi sorgerà la mente della Rinuncia. Perciò, in questo percorso graduale verso l'illuminazione, le tappe sono costituite dalle diverse realizzazioni o ottenimenti, ed anzitutto dalla Rinuncia, poi dalla Compassione, quindi dall'amore verso gli altri esseri ed infine dall'Illuminazione.
"La comprensione che il Samsara è sofferenza è una grande qualità; inoltre se non conosciamo la sofferenza, non possiamo ottenere la Liberazione. La causa della Liberazione è la Rinuncia, e per Rinuncia si intende rinunciare al desiderio di voler rinascere nel Samsara. Quindi, siccome la causa della Liberazione è costituito dal desiderio di non voler rimanere all'interno del Samsara, così fino a quando non avremo generato tale pensiero in noi, non potremo nemmeno ottenere la Liberazione.
Prima di iniziare lo studio su come ottenere la Liberazione, bisogna studiare il principio di funzionamento dei fenomeni, vale a dire la loro interdipendenza, partendo anzitutto dall'analisi della propria mente, anch'essa interdipendente da parti. Le parti della mente sono il prima, il dopo, il nostro momento passato e il nostro momento futuro, e la mente della nostra vita attuale dipende dalla mente della vita precedente.

"Tutti questi fattori della mente sono, o non sono, dipendenti"?

Risposta: "Si". Talvolta la nostra mente dipende dal proprio io, talvolta dal proprio cervello, qualche volta dal cuore, a volte dalle gambe, a volte dalla mano o dalla schiena. Il dolore che si prova quando si ha mal di schiena è una sensazione ed è anch'essa una coscienza. In genere, la nostra coscienza dipende da cause e condizioni, talvolta, però sembra che sia indipendente e autonoma: questo tipo di pensiero è errato. La mente, piuttosto, è un continuum, in quanto la mente attuale deriva da quella precedente ed è causa di quella futura, quindi, se noi adesso studiamo, conserveremo anche per il futuro lo studio compiuto qui ed ora.

"Se, ad esempio, ora coltiviamo atteggiamenti mentali gentili, che non siano dannosi agli esseri, avremo come risultato una gran felicità ed in futuro otterremo una buona reincarnazione; più semplicemente, se oggi curiamo una mente virtuosa, positiva, domani essa sarà tranquilla, in pace.
Se adesso sviluppiamo la mente di Compassione, essa continuerà a persistere nel nostro continuum e ci farà raggiungere l'Illuminazione. Se nella vita attuale ci ammaliamo, proviamo sofferenze, incontriamo difficoltà e problemi, non dobbiamo preoccuparcene, perché tali esperienze sono il frutto d’azioni e pensieri compiuti nelle vite passate, che hanno lasciato un seme, un'impronta nel nostro continuum e che soltanto ora sono giunti a maturazione.

"Se però noi utilizzeremo al meglio la nostra vita attuale, se dotata d’ogni opportunità e condizioni favorevoli, riusciremo ad eliminare ogni negatività e in questa maniera otterremo per il futuro una rinascita ancora migliore. La vita umana infatti è molto importante, perché ci offre l'opportunità di accumulare meriti giorno dopo giorno; vale a dire, la rinascita umana ci concede l'occasione di compiere quelle azioni positive che saranno di sicuro beneficio nel futuro, in quanto ci faranno ottenere un'altra buona rinascita e ci permetteranno di raggiungere l'Illuminazione".

Ora Geshe Lah eseguirà la trasmissione orale del mantra "OM MANI PE ME HUNG", affinché voi lo possiate recitare ogni giorno: la fine di quest’anno non sarà un periodo molto fortunato per l'Italia, in quanto il nostro paese sarà colpito da terremoti e numerose malattie; quindi la recitazione del mantra risulterà di beneficio per tutti gli esseri senzienti colpiti da disgrazie. Inoltre, attraverso la recitazione del mantra, sostenendo una giusta motivazione potranno essere eliminati tutti quei problemi particolari che generalmente infastidiscono ogni essere.

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Lezione del giorno 10 Ottobre 1997

Lama Tzong Khapa nel suo Lam Rim, il Sentiero Graduale verso l'Illuminazione, ha scritto che per studiare bene, è molto importante ascoltare gli insegnamenti. Il nostro studio avrà come risultato la conoscenza della legge di causa-effetto, ma anche la conoscenza della Vacuità. Il maestro Shantideva ha detto che la nostra ricchezza principale è il nostro studio. Quindi, solo se studieremo bene, accumuleremo vera ricchezza. Inoltre, gli oggetti preziosi e le varie ricchezze materiali potrebbero esserci rubati dai ladri, mentre lo studio da noi compiuto non può esserci sottratto. Ciò che noi possediamo in questa vita, ricchezze e gli altri beni materiali, saremo costretti a lasciarli al momento della nostra morte, mentre il nostro studio rimarrà depositato all'interno del nostro continuum mentale e ci accompagnerà anche nelle vite future.

Un ulteriore effetto dello studio sarà lo sviluppo dell'intelligenza, cosa che tutti quanti desiderano.
Esso sarà poi causa di pace e felicità. Se non studieremo, la nostra ignoranza rimarrà con noi e darà origine a molte sofferenze sia del corpo che della mente. Un esempio di come l'ignoranza sia causa di sofferenza può essere rappresentato dall'esempio degli studenti che vanno a scuola: Essi saranno promossi alla classe successiva solo se avranno studiato; in caso contrario saranno bocciati e, a  causa della bocciatura, sperimenteranno sofferenza. Prendendo in considerazione la nostra stessa vita, se da piccoli non ci si applica allo studio, arrivati a trent'anni non si riuscirà a trovare un lavoro, o una sistemazione, e questo sara' causa di sofferenza. Ancora,  a cinquanta o a sessanta anni, se un bambino ci farà una domanda e non saremo in grado di rispondere, anche questa nostra incapacità ci farà soffrire.

Questi sono esempi di risultati che il non applicare la mente all'apprendimento provoca nella nostra vita. Se non studieremo, rimarrà in noi tantissima ignoranza: questa è una ragione per motivarci allo studio della Vacuità. Il risultato di questo studio che avrà come oggetto la Vacuità e le altre forme di conoscenza, sarà una rinascita migliore o anche la Liberazione. Se poi studieremo e ci applicheremo per conoscere e praticare l'altruismo, che è quella disposizione mentale che vuole aiutare gli altri, potremo anche sperimentarne il risultato in questa stessa vita, in quanto così elimineremo molte negatività e di conseguenza accresceremo immediatamente la nostra felicità, subito ed anche in futuro. Se mediteremo molto sull'altruismo, all'interno del nostro continuum mentale si svilupperà sempre di più questo tipo di mente, fino al punto che diventerà causa dell'Illuminazione.

Soffermiamoci ad osservare l'immagine di Lama Tzong Khapa: noteremo che alla sua destra ha una spada che simboleggia il suo ottenimento d’ogni tipo di saggezza e l'eliminazione d’ogni forma d’ignoranza, mentre a sinistra ha un fiore su cui si trovano dei testi che simboleggiano anch'essi la saggezza. La spada è simbolo della saggezza, perché Lama Tzong Khapa ha tagliato tutti i difetti mentali, come ad esempio la rabbia (i testi rappresentano lo studio e la conoscenza). Lama Tzong Khapa, in virtù del suo studio, è riuscito a conoscere tutte le conseguenze che la rabbia provoca, ed avendone visto gli effetti, l'ha eliminata dalla propria mente. Infatti, una volta conosciuti i nefasti risultati della rabbia, non ci si lascerà più coinvolgere da essa.

Geshe Lah: "Conosciamo i risultati della rabbia? Dove sorgono"?

Risposta: "Sulla spalle... allo stomaco"...

Geshe Lah: "Qual è il risultato della rabbia"?

Risposta: "Sofferenza".

Geshe Lah: "Sì, è vero. Una grande sofferenza".

Risposta: "Ma la rabbia può anche essere costruttiva"!

Geshe Lah: "No, la rabbia non è mai una virtù, ma una grande negatività! Virtù è conoscere che il risultato della rabbia è sofferenza, ma la rabbia non è virtù".

Una forma di saggezza è conoscere i risultati provocati dalla rabbia. La rabbia è negativa, perché causa sofferenza, e infatti, compiere negatività non comporta altro che un risultato di sofferenza.
Invece, con il termine “positività” si intende che il risultato sarà la felicità, si potrà avere una buona reincarnazione, laddove le negatività saranno causa di cattive rinascite, e di tante altre forme di sofferenza. Avere un tal tipo di conoscenza significa avere saggezza, e questa è una grande virtù. Perché? Perché si pensa che è necessario non farsi prendere dalla rabbia, altrimenti ci si danneggia, in quanto i risultati delle azioni negative sono sperimentati anzitutto da chi le compie, non solo da chi le subisce.

Così, quando si compiono azioni positive non ne sono beneficiati solo gli altri, ma anche noi stessi.
E perché fare del bene è positivo sia per noi che per gli altri? Perché la nostra coscienza si svilupperà sempre di più, fino a farci raggiungere dell'Illuminazione, ottenuta la quale potremo veramente essere di beneficio agli altri. Ad esempio Buddha Sakyamuni, Nagarjuna, Chandrakirti, Lama Tzong Khapa, Manjushri, Maìtreya, in essenza, sono uguali fra di loro poiché sono stati tutti di grande aiuto, hanno dato numerosi insegnamenti ed hanno scritto numerosi testi. Studiare è veramente molto importante, ed una motivazione a persistere nell'impegno deriva dal pensiero della morte. Se non avremo studiato, quando si dovrà morire si proverà una grande paura; soltanto se si sarà eliminata la pigrizia il timore non sorgerà.

Geshe Lah si rivolge ad una persona del pubblico e gli chiede se è egli a conoscenza di quando, ed in quale giorno, morirà e, ovviamente, ottiene una risposta negativa.

Geshe Lah: "Non esiste la certezza di quando arriverà il momento della morte, ma è certo che, per il fatto di essere nati, si dovrà morire. Non esiste infatti alcun essere che, prima o poi, non cessi la sua esistenza, nonostante egli possa diventare molto vecchio. È molto molto importante perciò iniziare a studiare ed a praticare subito, anche perché i giovani hanno una mente più fresca rispetto ai vecchi ed agli anziani, i quali assistono alla costante riduzione della propria capacità mentale. È vero che potremo vivere anche fino a centoventi, centotrenta anni, ma è anche certo il fatto che comunque dovremo abbandonare questo corpo e moriremo; e allora: quale sarà la valigia migliore che potremo prepararci per affrontare le vite future? Quale valigia ci porteremo dietro"?

Risposta: "La conoscenza, lo studio".

Geshe Lah: "Il solo studio non è sufficiente; è importante anche la disposizione mentale a non voler danneggiare nessuno, ed anzi, a voler aiutare tutti gli esseri senzienti. Non bisogna danneggiare nessuno perché, al contrario di quanto ci si aspetti, ci si procurerà ancor più male, e, oltre ad aver procurato sofferenza ad altri esseri, in seguito si dovranno sperimentare personalmente i risultati di quell'azione. Bisogna anche pensare che l'atteggiamento mentale di non voler danneggiare nessuno dipende dai tanti fattori che lo compongono.

Domanda del pubblico: "E se si usa la violenza per legittima difesa"?

Geshe Lah: "Se qualcuno ci danneggia, non dobbiamo rispondere, ma praticare la pazienza, perché reagire è negativo".

Domanda del pubblico: "E se c'è qualcuno che vuole spararci"?

Geshe Lah: "Non bisogna far crescere la rabbia dentro di "né, ma arrendersi, spinti dal pensiero che non si vuole danneggiare nessuno. Se qualcuno ci punta contro una pistola, è meglio consegnargli tutto l'oro, tutti i soldi, ma sicuramente non bisogna reagire con la violenza".

Si deve considerare che una tale eventualità è come un'ottima occasione per esercitare e sviluppare la pazienza, dalla quale come risultati futuri scaturiranno un bel corpo, una mente gentile, una voce armoniosa, una vita fortunata e priva di difficoltà. È importante, inoltre, esercitare la pazienza anche quando si studia, perché di solito, subito dopo aver iniziato uno studio, si avverte stanchezza e lo si abbandona: quindi, invece di farsi prendere da questo senso di spossatezza, bisogna continuare a studiare, praticando la pazienza.

Lama Tzong Khapa ha studiato senza pigrizia, e, attraverso lo studio, ha coltivato un atteggiamento mentale sempre gentile, ha sviluppato la Grande Compassione, ha eliminato ogni forma d’ignoranza e ha conosciuto tutto ciò che si poteva conoscere, conseguendo così l'illuminazione, priva di sofferenze, di ignoranza, e così è diventato onnisciente.

Losang Tragpa (Lama Tzong Khapa) è stato, nei confronti di tutti, sempre gentile e compassionevole, e non ha mai fatto distinzioni fra amici e nemici, considerando uguali tutti gli esseri senzienti. La spada alla Sua destra simboleggia la mente, la coscienza, la quale è rappresentata da una forma.
Alla Sua sinistra ci sono dei testi, che rappresentano gli insegnamenti, ma se sviluppiamo all'interno della nostra mente la fede, sarà essa stessa il nostro maestro, e ci darà insegnamenti sulla Vacuità, la Compassione, la Bodhicitta. Lama Tzong Khapa è rappresentato nell'aspetto di un monaco, e le Sue vesti simboleggiano il fatto che Egli ha mantenuto puro il proprio comportamento esteriore, ma di conseguenza anche quello interiore, perché la sua dottrina era pura. E perché è definita pura? Perché questa dottrina afferma l'interdipendenza di tutti i fenomeni. 

Losang Tragpa regge nella mano sinistra una ciotola da elemosina. Il Suo comportamento, sia esteriore che interiore, era puro: quello esteriore era visibile a tutti, quello interiore era puro perché Egli nutriva nei confronti di tutti gli esseri viventi, una Compassione pura, non mescolata né con la rabbia né con l’attaccamento. Il Suo comportamento era solo frutto del Suo studio, praticato senza pigrizia. Per agire in modo puro, pulito, è necessario sapere come fare, e di certo Lama Tzong Khapa non ha utilizzato il sapone per la propria pulizia. In questo senso il Suo sapone fu la Compassione, l'acqua da Lui usata fu l'azione di non danneggiare gli altri esseri, il Suo canto melodioso furono i Suoi insegnamenti, privi dell'accompagnamento della chitarra.  

Losang Tragpa ha veramente studiato molto.  L'ignoranza è paragonata all'oscurità e ciò che elimina questo buio è appunto lo studio, non certo la luce diurna del sole; perciò si deve studiare. Il buio esteriore è molto grossolano, mentre quello dell'ignoranza è molto più sottile ed è assai difficile da eliminare, perché molto radicato e tenace. Se non si studia, è impossibile che questa oscurità cessi e, per lo stesso motivo, lo stesso Shantideva disse che lo studio è il mezzo migliore per allontanare l'ignoranza.  In lingua tibetana ‘Tara’ è detta "Dröl Ma" e, così come in sanscrito, questo appellativo significa "Colei che elimina tutte le forme d’ignoranza".  Se si elimina l'ignoranza, cesserà anche la sofferenza, perché eliminando la causa, che è l'ignoranza, ovviamente non potrà neanche sorgere il risultato, cioè la sofferenza. È mai possibile lavare con il sapone i nostri difetti mentali? Bruciarli? E seppellirli sotto terra? No. Essi, purtroppo, torneranno sempre. E possono volare via? No, di certo. L'unica cosa che ognuno di noi può fare per eliminarli è studiare, soltanto studiare il Dharma.

Domanda del pubblico: "Si è parlato di non danneggiare gli altri. Ma chi sono in realtà gli altri? Gli esseri umani, gli animali, le piante"?

Geshe Lah: "Sì, oltre agli esseri umani, ci sono le divinità samsariche (Deva), i Titani (Asura), gli animali, gli spinti famelici (Preta) e gli esseri che vivono negli inferni (Narak). Tutti questi sono gli altri esseri senzienti che vivono nei sei reami".

Domanda del pubblico: "Ma come potremo mai danneggiare esseri che non vediamo"?

Geshe Lah: "Qualunque azione negativa che noi compiamo, danneggia anche questi esseri, sebbene essi non si possano vedere. Ad esempio, se in una nazione sono compiute molte azioni non virtuose, queste suscitano violente lotte tra le molte divinità samsariche, e come conseguenza, poi si assiste al verificarsi di terremoti. E qual è la causa dei terremoti? Le azioni virtuose o quelle negative?"

Risposta: "Le azioni negative".

Una persona del pubblico: "Secondo il mio punto di vista la causa dei terremoti è solo fisica".

Geshe Lah: "I principali terremoti sono di due tipi: il primo è un movimento della terra che non produce sofferenza, perché è una manifestazione di gioia della terra alla notizia che un Bodhisattva ha raggiunto l'Illuminazione. Questo tipo di terremoto è differente dal secondo, che invece danneggia le persone, provoca delle morti, distrugge le abitazioni, produce delle crepe nella terra; e questo è il risultato di azioni non virtuose".

Domanda del pubblico: "Il Lama ha detto che viviamo in uno stato di ignoranza: cosa intende dire"?

Geshe Lah: "Ignoranza significa non conoscenza. Ad esempio, se adesso viviamo una vita felice, è perché abbiamo accumulato delle cause positive. Non conoscere una tale legge di causalità, è proprio ignoranza. La saggezza, al contrario, è sapere che se si compiono azioni positive, sarà possibile nel futuro ottenere una buona reincarnazione.

Domanda del pubblico: "La mia, più che una domanda, era un'affermazione: infatti, io penso che i terremoti siano il risultato di azioni negative che l'uomo ha compiuto nei confronti della natura, come, per esempio, la massiccia estrazione del petrolio. Quindi, pensare che i terremoti siano l'effetto di azioni non morali, mi risulta difficile".    

Geshe Lah: "Dei due tipi di terremoto spiegati in precedenza, quello che apporta distruzione è anche causa di sofferenza. Sappiamo che la sofferenza non nasce immotivata, ma che ha una causa ben precisa e che questa dipende dalle azioni negative compiute; perciò si afferma che il terremoto è causato dalle azioni negative delle persone. Forse che il terremoto non è fonte di sofferenza? E la sofferenza è, oppure no, negativa? Se il frutto è negativo è assolutamente certo che la causa che l'ha prodotto era negativa. Anche l'estrazione del petrolio contribuisce a rompere l'armonia della natura, ma non è certo la causa diretta dei movimenti sismici. Se la causa dei terremoti dipendesse solo dall'estrazione del petrolio, allora essi dovrebbero verificarsi proprio dove si estrae il petrolio, ma non mi risulta che ad Assisi vi siano pozzi petroliferi".

Domanda del pubblico: "La scienza afferma che i terremoti avvengono a causa di movimenti fisici della crosta terrestre"

Geshe Lah: "Si, ma chi li ha mai visti? Cosa c'è sotto alla città di Assisi che ha causato il terremoto? C'è qualcuno che ha potuto osservare cosa c'è esattamente sottoterra, cos'è che scatena i movimenti tellurici? È molto difficile comprendere che le cause prime dei terremoti sono le azioni negative". In nessuna parte del mondo, da cause positive potrà sorgere sofferenza, e ciò che stiamo illustrando sono appunto le cause primarie della sofferenza. Ad esempio, se nel terreno piantiamo il seme di una pianta velenosa, ne nascerà sicuramente una pianta velenosa, così come se pianteremo un seme di una pianta medicinale, a sbocciare sarà una pianta medicinale; ma è impossibile che da un seme di pianta velenosa ne cresca una medicinale, o che da un seme di pianta medicinale germogli un arbusto velenoso. Ad esempio, se xxxxx è nata come essere umano dipende dal fatto che lei ha precedentemente praticato la moralità; se oggi è felice, è perché è stata generosa e paziente, e se ora qualche volta si ammala, paga il risultato di azioni negative precedentemente compiute. Io non sono uno scienziato, e non conosco perciò le cause fisiche dei movimenti sismici, ma se un terremoto porta distruzione, e quindi sofferenza, le cause che lo hanno generato sono sicuramente le azioni negative compiute, mentre se esso non è distruttivo le cause prime non possono essere negative. Ma ora basta parlare di terremoti, perché ne abbiamo conosciuto le cause.

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Lezione del giorno 11 Ottobre 1997

Lama Tzong Khapa, tra le pagine del Lam Rim, il sentiero graduale, afferma che la nostra vita attuale è un bene molto prezioso, perché ci fornisce una buona occasione per compiere azioni positive. Se paragoniamo una casa ricca e piena di gioielli al nostro corpo, esso è sicuramente più prezioso.  Al momento della morte, però saremo costretti ad abbandonare sia i gioielli più preziosi che abbiamo accumulato, sia il nostro corpo che abbiamo grandemente e pazientemente curato. Il motivo per cui il nostro corpo umano è molto prezioso è perché ci dà la possibilità di studiare, e questa conoscenza sarà l'unica cosa che potremo portarci con noi nelle vite future; infatti, lo studio compiuto in questa vita si sedimenterà all'interno del nostro continuum mentale e potrà, quindi, accompagnarci nel nostro futuro, facendoci inoltre ottenere una rinascita migliore, sia come uomini, che eventualmente come divinità.                                                                        

Domanda del pubblico: "Cos'è che bisogna studiare? Tutto lo scibile è impossibile".

Geshe Lah: "Il nostro corpo umano è prezioso perché è libero dagli Otto Stati Negativi (ed è, quindi, dotato delle "otto libertà"): non siamo rinati come Preta (spiriti), né come Narak (esseri infernali), né come animali, ed infine non siamo rinati come Deva o Asura. E perché è una fortuna non essere rinati come divinità samsariche? Perché essi sperimentano un piacere continuo, ininterrotto, a causa del quale non sono stimolati né a studiare, né a praticare.

Domanda del pubblico: "Come rinasceranno le divinità"?

Geshe Lah: "Le divinità hanno una vita molto lunga e godono di molti piaceri, dai quali sono distratti ed a cui sono molto attaccati. A causa di questo loro forte attaccamento, rinasceranno sicuramente nei reami inferiori, nei Narak".

Continuiamo ora l'analisi delle condizioni inappropriate da cui siamo liberi. Abbiamo tutti gli organi sensoriali in buono stato, in quanto gli occhi ci funzionano bene, e così l'udito. Siamo liberi inoltre dal possedere una mente malata, e dalle idee errate, perché conosciamo la validità della legge di causa-effetto, cioè che del fatto che da azioni negative deriva sofferenza e che da quelle positive proviene felicità. Inoltre se siamo qui, siamo sicuramente liberi dall'aver commesso azioni fortemente negative, quali l'aver ucciso il proprio padre, la propria madre, o un monaco appartenente alla comunità del Sangha, perché una tale azione ci avrebbe impedito l'approccio allo studio.

Lama Tzong Khapa afferma che la vita umana, che ora abbiamo, è molto difficile da ottenere di nuovo, e deve quindi essere considerata come unica, perché un tale pensiero servirà da motivazione per impiegarla al meglio. E perché deve essere considerata come unica?  Perché la causa che l'ha generata è stata l'aver seguito un'ottima moralità, cosa altamente difficile da praticare. La difficoltà del rinascere come esseri umani è dimostrata anche dal fatto che, se consideriamo gli esseri viventi che popolano la terra, vediamo che gli animali sono in numero sicuramente maggiore rispetto al numero di noi umani. Dei sei diversi tipi di reami nei quali si può rinascere, quello più popolato è quello dei Narak, gli esseri infernali, seguito da quello dei Preta, o spiriti famelici, poi da quello degli animali e infine dal reame degli esseri umani. Per comprendere quanto numerosi siano gli animali, è sufficiente andare in un campo, sollevare una pietra e osservare che gran numero di insetti possano vivere lì sotto. Le divinità, invece, sono in numero assai inferiore rispetto a quello degli uomini, e sperimentano una grande felicità. Se poi prendiamo in considerazione gli esseri umani, vedremo che quelli interessati al Dharma sono di gran lunga inferiori rispetto alla totalità degli altri esseri umani.
Consideriamo ad esempio la città di Taranto, in cui ci troviamo: chiediamoci dapprima quanti abitanti vi risiedano, e di questi, quante sono le persone interessate alla pratica del Dharma. Se mediteremo in tal modo, ciò ci sarà di grande stimolo per rendere significativa la nostra esistenza. Il risultato minimo dello studio degli insegnamenti di Buddha è quello di rinascere come esseri umani o come divinità.          

Per ottenere un tale tipo di rinascita è inoltre indispensabile praticare un'ottima moralità, come, per esempio, non uccidere, non rubare, non avere un comportamento sessuale scorretto, vale a dire non compiere azioni negative attraverso il proprio corpo, e, contemporaneamente, studiare molto.

Esistono poi quattro azioni negative che si possono compiere con la parola e sono: mentire, usare un linguaggio duro, aspro ed offensivo, parlare a vanvera, cioè chiacchierare senza senso, parlare in modo negativo degli altri, cioè spettegolare, e infine creare divisioni o rotture di amicizie attraverso la calunnia. Coltivare la moralità significa quindi eliminare le tre azioni negative del corpo e le quattro della parola. 

Esistono poi delle azioni negative che si compiono tramite la mente. Provare un forte attaccamento ed un forte desiderio di possesso verso un oggetto di un'altra persona è la prima azione negativa della mente; la seconda è continuare a provare rancore nei confronti di qualcuno con cui si è litigato, anche tre o quattro anni dopo l'accaduto, la terza è costituita dal pensiero che non è necessario applicarsi allo studio degli insegnamenti di Buddha, perché non si crede o all'esistenza delle vite future o della Liberazione. Un altro grande errore è non credere alla legge di causa-effetto, vale a dire ritenere che le azioni che si compiono non diano origine ad alcun risultato: per esempio, si pensa che commettere azioni negative non sia causa di sofferenza, e ci si sente quindi liberi di agire come si vuole.  Lo studio migliore che possiamo compiere è quello di studiare queste dieci azioni negative e come fare per bloccarle ed eliminarle dalla nostra mente. Se ci si chiede cosa bisogna fare per eliminare tali pratiche non morali dalla mente, la risposta sarà quella di studiarle. Che cosa significa studiarle? Anzitutto, conoscere i risultati che ognuna di esse produce; poi, sapere il fatto che se ne commettiamo una, ma non la purifichiamo, inevitabilmente saremo costretti a rinascere in una condizione inferiore, vale a dire o negli inferi, o come Preta, o come animali. La pratica della moralità, che equivale al non compiere le dieci azioni precedentemente esposte, è però considerata una pratica positiva impura, che avrà un risultato impuro e quindi ci farà comunque rinascere, o come esseri umani, o come divinità. Invece, una pratica pura della moralità comporterà un risultato puro, come quello della Liberazione dalle sofferenze, che è un risultato raggiungibile attraverso lo studio. 

Cosa significa azione positiva pura? Significa che non deve essere contaminata dalle afflizioni mentali, quale l'attaccamento. Per ottenere un comportamento virtuoso puro, é necessario studiare la Vacuità, vale a dire la comprensione del fatto che tutti i fenomeni non esistono affatto autonomamente, che essi esistono solo in maniera non inerente, per nulla a se stanti, non basata su una parte dotata di qualsiasi esistenza autonoma, ma che anzi i fenomeni esistono solo in modo interdipendente, in una ciclica connessione l'uno all'altro. Attraverso un corretto studio del Dharma é possibile realizzare la Vacuità, la mancanza di esistenza inerente dei fenomeni, anche in una sola vita, questa stessa vita umana.  E perché mai si dice che i fenomeni non sono autonomi, ma interdipendenti? Perché ogni fenomeno esiste in virtù di tanti altri fattori, quali le parti che lo compongono, le cause che lo hanno prodotto, il nome che lo designa. Non esiste alcun fenomeno che non dipenda da uno qualsiasi dei fattori prima elencati.

Geshe Lah: "C’è qualcuno, fra di voi, che conosce un qualche fenomeno che esiste non in dipendenza da un nome o da una causa"?   

Risposta:"No; non esiste alcun fenomeno in tale situazione".

Geshe Lah: "Ognuno di voi si ponga questa domanda e si dia una risposta".

Risposta:"La morte?!?"      

Geshe Lah: "La durata della nostra vita dipende da noi, e quindi essa sarà corta se noi, in una vita precedente, abbiamo ucciso un altro essere. Qual è il risultato del rubare? Rinascere molto poveri. Il risultato di aver mentito molto, è quello di non essere affatto creduti. Se non è stato rispettato un comportamento sessuale corretto, non si riusciranno a trovare, né a mantenere amicizie. Perciò, non dobbiamo essere preoccupati per il fatto di non avere amici, perché siamo noi stessi responsabili di una tale situazione".

Domanda del pubblico: "È stato affermato che se si ha avuto un comportamento etico non corretto, difficilmente si sarebbe rinati come umani. Non è questa una contraddizione?"

Geshe Lah: 'Lo stesso individuo, per rinascere come uomo, ha accumulato diversi tipi di moralità; ad esempio, forse non ha ucciso".

Domanda del pubblico: "Cosa significa comportamento sessuale scorretto"?

Geshe Lah: "Ad esempio avere rapporti sessuali con una persona che ha già un compagno, e che quindi fa già parte di una coppia. Tale comportamento è simile al furto, perché è come sottrarre un bene che già appartiene ad un altro". 

Domanda del pubblico: "Il giudizio espresso su un tale comportamento a me sembra più legato alla cultura di un determinato paese che alla ricerca della libertà individuale e della pace interiore. Per una coppia sposata i cui coniugi non si amano, rispettare la fedeltà è più un fatto moralistico legato alle convenzioni, che un qualcosa di veramente sentito e profondo".

Geshe Lah: "Cosa intendi per amore"?

Risposta: "Trasporto, sentimento, sensualità, sesso".

Geshe Lah: "Il discorso che prima si faceva è relativo ad ogni singola coppia: se in una coppia si vivono sensazioni piacevoli, è la stessa coppia a saperlo; se le situazioni che sperimentano non sono affatto piacevoli, ma anzi molto conflittuali, ciò accade spesso come conseguenza della rabbia: chi sceglie di vivere in coppia, deve farlo senza sviluppare rabbia".                                               

Domanda del pubblico: "Sono d'accordo sul fatto che non si deve danneggiare nessuno, ma non sul fatto che non si possa rubare il marito o la moglie; infatti essi non si appartengono".

Domanda del pubblico: "Fare sesso senza amore è morale o no"?

Domanda del pubblico: "E se non c'è amore, ma soltanto stima e simpatia"?

Geshe Lah: "Non è morale quando c'è attaccamento, e se c'è attaccamento, inevitabilmente sorgerà la rabbia e la gelosia".

Domanda del pubblico: "Ma anche nell'amore ci sono queste sensazioni".

Geshe Lah: "Se c'è amore, le sensazioni sono belle, se invece queste non lo sono, allora non c'è amore, ma piuttosto rabbia e gelosia. Se quando si vive insieme, si ride, si gioca, si sta bene, allora questa è una situazione piacevole; se invece si sviluppa rabbia, sarà invece una situazione negativa e spiacevole. Insomma, non bisognerebbe litigare".                                                                    

Domanda del pubblico: "Non riesco a distinguere fra azioni positive pure ed azioni positive impure: si è definita azione positiva pura quella in cui non c'è attaccamento, mentre tale difetto mentale è presente in quella impura: ma, se c'è attaccamento, com'è possibile che quella azione sia di tipo positivo"?
Geshe Lah: "Un'azione può essere virtuosa, ma allo stesso tempo può essere anche mescolata con l'ignoranza; se non c’è la conoscenza della Vacuità, cioè della comprensione dell'interdipendenza dei fenomeni, c’è l'attaccamento: essa, allora, è sì un'azione positiva, ma è impura, perché contaminata da questi difetti mentali. Un'azione positiva è invece considerata pura quando, ad esempio, l'azione di non uccidere, che sappiamo essere virtuosa è accompagnata dalla comprensione che il soggetto che compie l'azione, l'oggetto che la subisce, e l'azione stessa sono interdipendenti, cioè quando l'atto è compiuto con la saggezza unita alla comprensioone della Vacuità.

Per esempio, xxxxx, tu dovresti pensare così: io non uccido, perché uccidere è un'azione negativa, i cui risultati saranno anch'essi negativi. In questo modo, dato che non agisco negativamente, compio un'azione positiva. Contemporaneamente devi pensare: io che agisco sono costituito da parti e sono dipendente da cause. Pensando cosi, fai diventare pura quella azione positiva".                        

Domanda del pubblico: "Il suicidio è un'azione negativa"?

Geshe Lah: "È la più grande azione negativa che si possa compiere".          

Domanda del pubblico: "E se si ha una malattia incurabile? Se si è disperati"?

Geshe Lah: "Una tale azione rimarrà sempre e comunque negativa, in quanto non trova alcuna giustificazione. Perché? Se ora siamo rinati come uomini dipende dal fatto che, precedentemente, abbiamo praticato una buona moralità, mentre un suicidio è un'azione fortemente immorale, quindi profondamente negativa, motivata da una grandissima ignoranza. Perché il suicidio è generato da una profonda ignoranza? Perché chi decide di uccidersi ignora che la sua rinascita umana è dovuta alla pratica della moralità, molto difficile da perseguire, e quale sarà la sua futura rinascita. Il suicida sicuramente non rinascerà né come uomo né come Deva, né avrà una vita lunga, proprio a causa della sua ignoranza riguardo al perché sia ora nato come uomo ed a come potrebbe rinascere nel futuro. Non sa inoltre che l'ignoranza genera grande negatività, e che questa provoca come risultato grande sofferenza: infatti non conosce la legge di causa-effetto. Per contrastare l'insorgenza del pensiero del suicidio, allora è molto importante meditare sulla Grande Compassione, vale a dire sul desiderio di liberare se stessi e tutti gli altri esseri senzienti dalla sofferenza, perché così si bloccherà automaticamente il pensiero di danneggiare se stessi.

Ora meditiamo: se desideriamo suicidarci, dobbiamo avere vera Compassione di noi stessi, perché abbiamo una profonda ignoranza, che ci causa sofferenza, e per liberarcene abbiamo bisogno di aiuto. Ma, esattamente così come noi, soffrono anche tutti gli altri esseri senzienti: è necessario perciò sviluppare il desiderio di liberarli tutti dalla sofferenza, ed una tale aspirazione è appunto la Grande Compassione. Se gli esseri senzienti sperimentano dolore, succede perché essi sono afflitti dall'ignoranza che causa, appunto, sofferenza: questo è il motivo per cui si genera Compassione verso ognuno di loro. Generare Compassione significa voler aiutare tutti gli esseri che sono infelici.
Preghiamo, e contemporaneamente meditiamo, pensando: che tutti gli esseri senzienti che soffrono, perché dominati dall'insipienza e dalla rabbia, causata soprattutto dall'ignoranza, possano essere liberi da questi Klesha. Non attuando le dieci azioni negative, automaticamente praticheremo quelle positive, e così facendo, accumuleremo sempre più meriti, maggiori positività.

Bisogna studiare inoltre il modo in cui dentro di noi sorgono le dieci azioni negative, e in seguito gli atteggiamenti mentali che ne favoriscono l'abbandono. Abbandonare le dieci negatività è un'azione positiva: questo argomento va studiato applicando la pratica della pazienza. Poiché abbandonare le azioni negative risulta poco facile, bisogna sviluppare la pazienza e perseverare in questa pratica, pensando che, da questo impegno positivo, matureranno futuri buoni risultati per noi che agiamo in tal modo. Quindi, senza impegnarsi in altre pratiche, si deve pensare e agire così: d'ora in avanti non compirò più azioni non-virtuose, negative, e abbandonandole, mi impegnerò a studiare e praticare di più quelle positive. Non esiste altra forma di pratica. Per poter ottenere la Grande Compassione è necessario dapprima accumulare le cause specifiche che la generano, e quella principale è il pensiero che considera tutti gli esseri come nostre madri, o comunque, anche se non tutti sono stati nostre madri, sono stati molto gentili e di grande beneficio per ognuno di noi. Tutti gli esseri sono gentili nei nostri confronti perché, se non esistessero, noi non potremmo sviluppare la Grande Compassione, né tutte le altre qualità, come ad esempio la generosità: con chi infatti potremmo essere generosi? Lo stesso vale per la pazienza, che è un’altra grandissima qualità, di cui abbiamo un estremo bisogno; se non ci fossero gli altri esseri, con chi potremmo praticarla noi "?

Geshe Lah: "È possibile sviluppare la Grande Compassione nei confronti di una pietra? O verso l'oro? E verso un aereo?"

Risposta:"Se l'aereo è carico di passeggeri sicuramente sì!"

Geshe Lah: "Mi riferivo ad un aereo vuoto. Esso non possiede una mente, né sensazioni. La Grande Compassione è importante, perché con il suo ottenimento, otterremo anche la Bodhicitta, la mente dell'illuminazione".
Com'è possibile ottenere la Bodhicitta? In primo luogo, bisogna pensare fortemente di voler aiutare a liberare dalla sofferenza tutti gli esseri senzienti; poi, in modo altrettanto forte, di voler raggiungere l'illuminazione, perché solo così si possono veramente liberare tutti gli esseri dal dolore: questa è la Bodhicitta. Come terzo punto, bisogna pensare che l'illuminazione deve essere raggiunta proprio da me per poter essere di aiuto a tutti gli esseri, e contemporaneamente bisogna pensare che "anch’io", che desidero e voglio raggiungere l'illuminazione per il beneficio di tutti gli esseri, sono dipendente da cause determinate, da parti che mi compongono; e, così come me, lo sono tutti gli altri esseri. Più brevemente, bisogna riflettere che questo "io" che vuole aiutare tutti gli esseri non è indipendente, e che dipende dalle parti che lo costituiscono. Perché? Perché l’Io dipende dalle sue parti, dalle cause che lo determinano e dal nome che lo definisce. Pensare in continuazione così, è la più grande meditazione; bisogna unificare la meditazione sulla Bodhicitta con la meditazione sulla Vacuità.  

Questa è l'essenza degli insegnamenti tantrici del Kalachakra, di Guyasamaja, Heruka, e Yamantaka; quindi, meditando cosi, porremo in noi il seme di queste divinità, che è appunto l'unificazione della Bodhicitta e della Vacuità.  D'ora in avanti non dovremmo meditare su nient'altro, se non sulla Bodhi-citta e sulla Vacuità unite insieme. Tutte le pratiche sia di Sutra che di Tantra si basano sull'unifica-zione della Bodhicitta con la Vacuità. Sapete che cos'è la Vacuità? Bene, meditando così, lungamente, sarà poi possibile ottenere l'illuminazione, che è lo stato in cui non si prova più sofferenza,  non si ha più ignoranza, ed in cui si raggiunge una felicità ed una conoscenza pura.                          

Perché una volta raggiunta l'Illuminazione non si soffre più? Perché si è eliminata la causa del dolore, che è l'ignoranza. Perché si ottiene una conoscenza pura? Perché si è generata la sua causa, che è la Grande Saggezza. Cosa genera entrambe, vale a dire l'eliminazione dell'ignoranza e l'acquisizione della saggezza? Senz'altro lo studiare molto. Studiare in modo esteso, ascoltare gli insegnamenti dei maestri, rifletterci sopra, approfondirli, meditarli, rappresentano tutti dei metodi per sviluppare la saggezza.   

Domanda del pubblico: "I Deva si reincarnano necessariamente come esseri infernali"? 

Geshe Lah: "Poiché i Deva non sperimentano la sofferenza, essi non possono sviluppare la Rinuncia alla sofferenza del samsara (nisharana), e quindi nemmeno la Grande Compassione. Siccome vivono continuamente sommersi dai piaceri, essi provano per loro un forte attaccamento, che gli causerà una rinascita negli inferni. La situazione di piacere perenne in cui i Deva vivono, non fa mai provare loro dolore, di conseguenza non fa sviluppare la Rinuncia e nemmeno la Compassione. Quando poi muoiono, avendo consumato tutti i meriti, e mai avuto la possibilità di accumularne altri, rinascono negli inferni Nanak: a causa del forte attaccamento".

Domanda del pubblico: "Perché, allora, come augurio, si auspica di rinascere come Deva"?

Geshe Lah: "Ognuno di noi deve pensare se è meglio essere nati come uomini o come divinità. È pur vero che, durante la loro vita, i Deva sperimentano una grande felicità; ma dopo la loro morte, se rinascono negli inferni, proveranno una grande sofferenza. Cos'è meglio, allora"?

Domanda del pubblico: "Un Deva non potrebbe andare oltre? Perché deve finire negli inferni? Oppure è soltanto più difficile realizzare l'illuminazione"?

Geshe Lah: "Si, é possibile andare oltre, ma è molto difficile, perché bisogna aver già prima realizzato la Vacuità ed aver meditato molto. Un Deva potrà rinascere come uomo, solo se in una precedente vita ne ha accumulato le cause, perché altrimenti per lui sarà molto difficile creare meriti, dato che possiede un forte ego. E se c'è un forte ego, ci sarà anche una chiusura mentale alla pratica di azioni virtuose.
Domanda del pubblico: "Se ho capito bene, la tossicodipendenza, la depressione, l'alcolismo, ecc. sono problemi che un uomo può aver accumulato a causa di azioni negative compiute in una sua vita passata, senza che, però, ne abbia una responsabilità diretta nel presente; se non quella di non volerne uscire fuori tramite lo studio".

Geshe Lah: "Le situazioni di tossicodipendenza, alcolismo o depressione sono causate da azioni che sono state compiute in precedenza, ma se ci si pente o si prova rimorso per ciò che si è commesso, allora si potrà eliminare l'impronta di quella azione negativa, e questo discorso vale per qualsiasi negatività attuata. Se si conosce il risultato delle azioni negative, sarà più facile generare pentimento: siccome è noto che il risultato di qualsiasi negatività è la sofferenza, e siccome non si vuole provare dolore, ci si convince che è meglio pentirsi. Bisogna studiare in modo esteso la legge di causa-effetto e meditarvi in continuazione".

Domanda del pubblico: "Cosa bisogna fare per sviluppare la ‘Grande Compassione’? Il Dalai Lama ha detto che bisogna: "Avere molti guai"".

Geshe Lah: "Prima bisogna conoscere e capire cosa sia la propria sofferenza, quale sia la sua causa; poi è necessario pensare che così come io soffro, anche tutti gli altri esseri soffrono; infine generare il desiderio di liberare questi esseri dalla sofferenza. Questa è la Grande Compassione".

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Lezione del 12 Ottobre 1997

Domani Geshe Lah concederà l'Iniziazione di lunga vita di Lama Tzong Khapa, ed è perciò molto importante comprendere cosa sia un'Iniziazione (Empowerment). In genere il buddhismo è diviso in due grandi scuole: una è la corrente "Mahayana" e l'altra è quella "Hinayana".

"Yana" è un termine sanscrito che corrisponde al tibetano "tikpa" che indica un sentiero, che sfocia in felicità, derivato dal compimento di azioni positive. "Tikpa" significa che, se si compie una buona azione, il suo risultato sarà molto positivo; è, di conseguenza, un beneficio studiare le cause della felicità. "Tikpa" è, per pensiero analogico, il risultato positivo generato da una causa positiva, come, per esempio, lo studio.

"Hina" in sanscrito vuol dire "piccolo", inferiore; e piccolo, anche se poi non così tanto, è il risultato che consegue da questa pratica: poiché si pensa solo a se stessi, si può ottenere soltanto la Liberazione individuale dalla sofferenza.

Quindi, "tikpa", riferito a "hina", indica il raggiungimento della Liberazione individuale. "Hinayana", in tibetano, corrisponde a "Tikpa Chung-ha". E perché il risultato della pratica "Hinayana" è definito inferiore? Perché è sicuramente importante raggiungere la Liberazione individuale, ma questa non è sufficiente. E qual è la causa per riuscire ad ottenere la Liberazione individuale? Realizzare la Vacuità, che è la comprensione, attraverso lo studio, dell'interdipendenza dei fenomeni e quindi della loro mancanza di esistenza inerente.

Tuttavia, chi pensa che la Vacuità sia la non esistenza stessa dei fenomeni, che tutto sia realmente "vuoto", e in definitiva se si considera il nichilismo come ragione di vita si commette un grave errore.
Per comprendere cosa sia la Vacuità, può essere di aiuto pensare ad una pianta che è dipendente dal seme, dal concime, dalla terra, dall'acqua, dal Sole; in breve, da tutte le cause che hanno contribuito alla sua crescita. Non esiste alcun fenomeno che sia autonomo, indipendente dalle parti e dalle cause che lo hanno generato, anche se sembra esistere inerentemente: perciò, pensare che esista qualcosa che non sia dipendente da qualcos’altro è un errore.

Studiare il modo di apparire dei fenomeni significa studiare la Vacuità: infatti essa non è altro che la dipendenza dei fenomeni dalle loro parti costituenti, cioe la comprensione del fatto che non esiste alcun fenomeno indipendente. Questo è ciò che si intende quando si dice che i fenomeni sono vuoti. Ad esempio, ognuno di noi dipende dalla propria madre e in quanto dipendenti, tutti noi siamo vacui.
Quando comprenderemo a fondo che tutti i fenomeni non sono affatto indipendenti, allora avremo anche realizzato la Vacuità.

Domanda del pubblico: "Se ogni fenomeno dipende da un altro fenomeno, e questo a sua volta da un altro, quale è l'origine"?

Geshe Lah: "La causa prima dipende dalla sua precedente. Ad esempio, l'Aldo di adesso dipende dall'Aldo di stamattina, e quello di stamattina da quello di ieri. Facciamo l'esempio delle ore: le ore 13.00 dipendono dalle ore 12.00; ed ancora, fra i numeri, il numero due dipende dal numero uno, e viceversa. Il primo dipende dal secondo e quest'ultimo dipende sicuramente dal primo: se non ci fosse il primo numero non potrebbe esistere neanche il secondo".

Domanda del pubblico: "E lo zero, da cosa dipende"?

Geshe Lah: "Dalla forma del cerchio".

Domanda del pubblico: "La nostra vita attuale è il prodotto delle esistenze delle vite precedenti"?
Geshe Lah: "Sicuramente: se non ci fosse stata un'esistenza precedente, non ci sarebbe nemmeno la vita attuale. Se una vita adesso non esiste, è perché non é esistita nemmeno precedentemente. Cosa significa esistenza precedente? Che avviene prima. Allora, precedente è in relazione con attuale, quindi se non ci fosse un'esistenza precedente, non ci sarebbe nemmeno quella attuale".

Domanda del pubblico: "Cosa c'era prima di questo ciclo"?

Geshe Lah: "Prima c'era il continuum dell’ignoranza".

Domanda del pubblico: "Dopo questo ciclo, cosa ci sarà"?

Geshe Lah: "Esistono due alternative: se non avremo estinto l'ignoranza, continuerà ad esistere il Samsara; se invece l'avremo eliminata, non esisterà più neanche l'esistenza ciclica".

È necessario uscire fuori dal Samsara per liberarci dell'esistenza ciclica, e potremo uscire dal Samsara soltanto quando si sarà eliminata l'ignoranza: la pratica del veicolo Hinayana consiste appunto nello studio di come eliminare l'ignoranza. La fine del Samsara é quindi, individuale, perché dipende dall'eliminazione personale dell'ignoranza. E cosa bisogna fare per eliminare l'ignoranza? Studiare la Vacuità, ovvero, imparare che tutti i fenomeni sono dipendenti dalle parti che li costituiscono e dalle cause che li hanno generati. Conoscendo i fenomeni in tal modo, si impara a conoscere la Vacuità, che permette di eliminare l'ignoranza.

Nel momento in cui cesserà l'ignoranza, scomparirà l'attaccamento, e con la scomparsa di questo difetto mentale, cesserà anche la rabbia. Una volta eliminati ignoranza, attaccamento e rabbia, che sono i tre principali difetti mentali, o Klesha, si saranno eliminate le cause che conducono a rinascere nel Samsara e si è liberi dall'esistenza ciclica condizionata.

La causa principale, il seme della rinascita nel Samsara, è l'ignoranza, che considera tutti i fenomeni come indipendenti ed autonomi; di conseguenza, la conoscenza del fatto che tutti i fenomeni sono interdipendenti, e quindi dipendenti dalle loro parti, conduce alla Liberazione. E quando si sarà raggiunta la Liberazione, allora si sarà ottenuto il risultato della pratica Hinayana.

Il termine "Mahayana", invece, indica il sentiero che intraprende chi vuole realizzare la Liberazione al fine di aiutare tutti gli esseri senzienti ad eliminare la sofferenza ed a raggiungere la Liberazione essi stessi.
Geshe Lah: "Pensate che sia meglio ottenere la Liberazione solo per se stessi, o raggiungerla per poter essere di beneficio a tutti gli esseri senzienti? Cosa bisogna studiare per liberare se stessi e poi tutti gli altri esseri"?

Risposta: "La Vacuità, la Compassione, la Moralità".

Geshe Lah: "Bisogna studiare Vacuità e Compassione unite tra loro, considerando che pure la stessa Compassione è dipendente dalle sue parti, così come la Bodhicitta, cioè la mente che aspira all’Illuminazione. E qual è la causa della Bodhicitta"?

Risposta: "Generare la Compassione"

Geshe Lah: "La causa per ottenere la Bodhicitta è rappresentata dalla generazione di diversi pensieri: anzitutto dal riconoscimento della sofferenza propria ed altrui, poi dal desiderio di voler fare qualcosa per aiutare noi e questi esseri a liberarsi dalla sofferenza, infine dall'aspirazione all'Illuminazione, in quanto la completa eliminazione del dolore è causata proprio dal raggiungimento dell'illuminazione.
Questo è il significato della pratica "Mahayana", in tibetano "Tikpa Chen-mo". Perciò, per ottenere l'Illuminazione bisogna studiare insieme Compassione e Vacuità e il risultato dello studio è ciò che in tibetano si indica con il termine "Tikpa". E, per sviluppare la Compassione, bisogna considerare gli esseri senzienti diversi fra loro"?

Risposta: "No, tutti quanti sono uguali".

Geshe Lah: "Cos'è meglio: generare Compassione verso l'amico o verso il nemico"?

Risposta: "Verso il nemico, ma è più difficile".

Geshe Lah: "Se ciò è difficile, allora bisogna studiare meglio, perché lo studio elimina la pigrizia, che è ciò che ci rende difficile la comprensione".

Domanda del pubblico: "Qualcuno ha detto che i nemici sono i nostri migliori maestri".

Geshe Lah: "Che un nemico possa essere il migliore maestro, dipende dalla mente individuale. Un nemico diventa per noi maestro se ci insegna a praticare la pazienza verso di lui. Infatti, cos'è che ci spinge a fare un maestro? A studiare. Quindi, se un nemico ci induce a praticare la pazienza, egli è per noi un grande maestro; ma se in noi non sorge rabbia verso di lui, allora non può farci praticare la pazienza. Esistono poi due altri pensieri che possono esserci d'aiuto: ad esempio, se qualcuno ci picchia, dobbiamo pensare che sia perché ne abbiamo accumulato precedentemente la causa; inoltre, dobbiamo sviluppare verso quell'essere un sentimento di pietà, considerando che esso agisce offuscato dall'ignoranza, e che questa gli impedisce di comprendere ciò che fa e di poterne vedere le conseguenze. Dunque, qual è il risultato che sperimenterà colui che picchia"?

Risposta: "Sofferenza".

Geshe Lah: "Chi proverà maggiore dolore, colui che picchia o chi viene picchiato"?

Risposta: "Sul momento, colui che viene picchiato, ma poi anche chi ha picchiato".

Domanda del pubblico: "E se chi ha fatto del male, come Hitler, per esempio, si uccide, come farà a provare la sofferenza che ha provocato"?

Geshe Lah: "Sicuramente rinascerà negli inferi, ove proverà grande sofferenza, mentre le persone da lui fatte uccidere hanno sperimentato solo la sofferenza di essere uccisi. I nostri peggiori nemici sono le negatività della nostra mente: ad esempio, in questa vita le nostre azioni negative ci procureranno la sofferenza di essere imprigionati, ma per quelle future, esse originano la rinascita negli inferni".

Gli esseri senzienti sono innumerevoli, però, rispetto a loro, ancora più numerosi sono i Buddha, i quali hanno raggiunto tale stato perché hanno posto delle cause, tra le quali la principale è stato lo studio. Anche noi, in quanto esseri umani, possiamo studiare e quindi raggiungere l'Illuminazione.
Cosa bisogna studiare? Gli argomenti di studio sono la Compassione, le sei Paramita, la Saggezza. Prima di iniziare a studiare, è molto importante stabilire una giusta motivazione, come quella di voler beneficiare tutti gli esseri senzienti: poi, si potrà meditare e studiare, per esempio, la Compassione.
E come si studia la Compassione? Considerando quali risultati essa comporta, se saranno grandi o piccoli, su chi matureranno. Cosa significa praticare la Generosità? Significa donare senza avarizia. E che cos'é la Moralità? Non danneggiare alcun essere, senza alcuna distinzione fra amici o nemici. Una grande forma di Generosità é quella di non danneggiare nessuno, perché non si infonde paura agli altri esseri.

Un'altra pratica di Generosità è quella di spiegare agli altri ciò che non hanno compreso, come la Bodhicitta, la Pazienza, la Moralità, perché attraverso la chiarificazione di argomenti altrimenti oscuri si rimuove quella forma di disagio causata dalla mancanza di comprensione. E come si può esercitare la Pazienza? Se, mentre si studia, si incontra un punto non chiaro, o si inizia ad avvertire stanchezza, bisogna determinarsi nel proseguire lo studio, senza pigrizia. Cosa bisogna fare per eliminare la Pigrizia? Decidere di studiare. Come ci si può indurre a studiare? Pensando al fatto che ognuno di noi dovrà certamente morire, ma che è incerto il momento in cui ciò avverrà; e se la morte dovesse giungere domani e noi non avessimo studiato a sufficienza, né praticato la pazienza, considerato che non lo potremmo fare in punto di morte, sicuramente otterremo una rinascita sfavorevole. Infatti,
non può essre considerato positivo, per esempio, soltanto suonare uno strumento musicale, bensì si deve sviluppare una mente compassionevole.

Geshe Lah: "Qual è la prima causa per ottenere una mente compassionevole?

Risposta: "Lo studio, la pazienza".

Geshe Lah: "Conoscete il significato di Sforzo Entusiastico"?

Risposta: "Fare le cose con entusiasmo, felicità e con continuità".

Geshe lah: "E quando"?

Risposta: "Sempre"

Geshe Lah: "Sicuro?... sì, è vero: è necessario praticare sempre lo sforzo entusiastico. Infatti, ad ogni momento che passa, la morte si avvicina sempre di più. Noi, esseri senzienti, siamo fra di noi tutti uguali, perché tutti quanti andiamo incontro alle malattie e infine alla morte: pensando in questo modo, sorgerà in noi il pensiero della Compassione, e coltivando sempre questo atteggiamento mentale, ne conseguirà come frutto il pensiero di raggiungere l'Illuminazione. "Mahayana" significa quindi studiare per sapere come aiutare tutti gli esseri senzienti. E come possiamo effettivamente essere di aiuto a tutti gli esseri? Riuscendo ad ottenere l'Illuminazione, che è l'unico modo per beneficarli. Perché è importante raggiungere l'illuminazione? Perché in seguito alla sua realizzazione, potremo insegnare cos'è positivo, ciò che, quindi, deve essere praticato, e cos'è negativo, causa di sofferenza, e quindi, ciò che deve essere abbandonato. Nel mondo esistono infiniti Buddha, e in ogni essere senziente è presente il seme di Buddhità, la potenzialità di raggiungere l'Illuminazione.
Prima di raggiungere l'Illuminazione, i Buddha erano uguali a noi, ed è stato attraverso lo sforzo entusiastico ed uno studio incessante, privo di pigrizia, che hanno eliminato ogni forma di ignoranza. E qual è la causa per eliminare ogni forma di pigrizia? Lo sforzo entusiastico, che ognuno ha la necessità di praticare, sconfiggendo quel bel pò di pigrizia che c'è in noi. Come esseri umani siamo quindi molto fortunati ad aver ottenuto questo tipo di rinascita e, per avere più tempo da dedicare allo studio, abbiamo bisogno che la nostra vita sia lunga. Ma se desideriamo una vita lunga, è necessario eliminare le nostre negatività, e questo è il motivo per cui dobbiamo generare fede verso Lama Tzong Kapa.

Cosa significa "Iniziazione"? Che la nostra mente sarà accompagnata dalle positività e non più dalle negatività. Se non danneggeremo alcun essere, se aiuteremo coloro che soffrono, come i poveri, gli anziani, i malati, la nostra vita diventerà lunga. L"Iniziazione di lunga vita" deve poter fissare la motivazione del voler aiutare tutti gli esseri che soffrono, senza che questa sia mai più accompagnata dalla rabbia. La rabbia scatena immediatamente la febbre, perché tale difetto mentale produce un riscaldamento degli umori, che causa sudore, e che, per un colpo d'aria, potrebbe provocare la febbre. Invece di lasciarci travolgere dalla rabbia, dobbiamo praticare la pazienza, la quale si tradurrà in azione benefica verso tutti gli esseri, compresi noi; e sarà causa dell'eliminazione delle nostre negatività e il prolungamento della durata della nostra vita. Se svilupperemo anche la Compassione, sarà ancora meglio, perché la nostra vita diventerà ancora più lunga grazie a questo tipo di mente che desidera essere d'aiuto a tutti gli esseri, e che quindi riesce ad eliminare tutte le negatività.
Sia nei Sutra che nei Tantra si afferma che la causa prima dell'illuminazione e la Compassione unita alla Comprensione dell'interdipendenza dei fenomeni e della dipendenza dalle loro parti. Quindi, se praticheremo insieme questi due pensieri, essi diventeranno come due ali, e ci permetteranno di raggiungere l'Illuminazione.

Se le ali sono due, allora si può volare bene, ma con una sola, non sarà mai possibile. Se la Vacuità è unita alla Compassione, quindi, sarà senz'altro molto facile volare verso l'Illuminazione. In genere, quando si studia, è importante nutrire fiducia in ciò che si apprende. Prima di ricevere un’Iniziazione i requisiti essenziali sono quelli di sviluppare grande fede verso gli insegnamenti e capire cosa sia la Saggezza.
Così come tutti i Buddha, anche Lama Tzong Khapa sviluppò la Grande Compassione, e, come Loro, ha raggiunto l'onniscienza; come tutti gli altri Buddha, Egli ha una grande energia per beneficiare tutti gli esseri senzienti. Se penseremo così, anche noi conseguiremo i medesimi benefici, ottenendo anche una lunga vita. Lama Tzong Khapa è una manifestazione del Buddha Amitabha, ed iniziò a studiare sin da quando aveva l'età di cinque o sei anni. Durante la Sua lunga vita, Egli ha scritto 18 testi, ognuno composto da 1200 pagine; ha compiuto 19.800 prostrazioni, eseguito altrettante offerte su un mandala di pietra, tanto da procurarsi delle piaghe sugli avambracci, ed il Suo unico nutrimento quotidiano era costituito da una ciotola di riso o di orzo. Egli riuscì a sostenere perfino conversazioni con i trentacinque Buddha.

Domanda del pubblico: "Se la madre di Geshe Lah non avesse compreso la sua scelta e poi si fosse ammalata, quale sarebbe stata la prova per Lui e per la madre"?

Geshe Lah: "Prima della mia ordinazione a monaco, mia madre mi ha impedito tante volte di intraprendere questa strada e piangeva sempre. Allora le ho detto che sarebbe stato meglio che io fossi diventato monaco, altrimenti sarei diventato un bandito. Mia madre ha pensato a lungo e poi ha deciso che sarebbe stato meglio che io avessi preso i voti monacali, e così ha organizzato una grande festa. Se una mamma si ammalasse in conseguenza della scelta di un figlio, la responsabilità di quella malattia sarebbe del figlio, e siccome io avevo paura che mia madre potesse ammalarsi, allora le ho posto questa alternativa".

È molto importante rispettare i pareri dei nostri genitori, perché sono stati, e lo sono sempre, molto gentili verso di noi, perciò è giusto sviluppare Compassione nei loro riguardi ed aiutarli. Inoltre, per il fatto di aver avuto innumerevoli vite, abbiamo avuto innumerevoli genitori, che sono stati sempre tutti gentili con noi: questo è il motivo per cui dovremmo considerare tutti gli esseri come nostro padre e nostra madre e sviluppare verso di loro lo stesso sentimento di Compassione che ora nutriamo verso quelli attuali. Si dovrebbe pensare che se, nel passato, tutti gli esseri sono stati gentili verso di noi, come una madre, dovremmo esserlo anche noi nei loro confronti, ed il modo migliore per ricambiare la loro gentilezza è quello di raggiungere l'Illuminazione.

Ora meditiamo pensando che domani riceveremo l'Iniziazione che ci permetterà di raggiungere l'Illuminazione al fine di ricambiare la gentilezza di tutti gli esseri. Durante la meditazione sviluppiamo anche una grande gioia. E’ assai positivo fare una meditazione ogni giorno, anche se breve, anche solo per cinque, dieci minuti, sia qui nell'Istituto, sia a casa vostra.

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Lezione del giorno 13 Ottobre 1997

Lama Tzong Khapa, nel Lam Rim Chen-mo ha spiegato quanto sia importante eliminare le nostre negatività e purificare la nostra mente per poter sviluppare le nostre qualità. Per purificare la nostra mente esistono quattro pratiche, chiamate anche i "Quattro poteri opponenti".

·                      Il primo potere è prendere Rifugio: prima in Lama Tzong Khapa, che è nostro Maestro perché ha insegnato i Sutra ed ha pienamente realizzato la mente di Compassione; poi nel Dharma e nel Sangha, con la motivazione di voler raggiungere l'illuminazione per poter essere di beneficio a tutti gli esseri: per questo motivo io devo purificare le mie negatività.

·                      Il secondo potere opponente è costituito dalla generazione del rimorso per l'azione negativa compiuta, tramite la considerazione che se non ci si pentisse, questa condurrebbe ad un'inevitabile sofferenza.

·                      Il terzo potere è il pentimento per l'azione commessa e la determinazione a non volerla più commettere in futuro.

·                      ll quarto potere è  basato sulla meditazione della Compassione, della Bodhicitta, della Vacuità; sulla recitazione di mantra; sulle prostrazioni; sulle offerte; sul desiderio di voler beneficiare tutti gli esseri senzienti.

Analizziamo ora insieme il profondo significato che si cela nel mantra di Lama Tzong Kapa:

             "OM AH GURU SUMATI KIRTI APPARAMITA AYUR JANA SIDDHI HUM HUM":

Esso è costituito da parole sanscrite, in cui "OM,' rappresenta il seme del corpo di Lama Tzong Khapa, "A" è il seme della Sua voce, "HUM, HUM" quello della Sua mente. il primo "HUM" indica la Sua Grande Compassione; il secondo "HUM" la Saggezza ultima che comprende la Vacuità, vale a dire l'interdipendenza di tutti i fenomeni; i due "HUM", uniti, simbolizzano la Sua mente, che è, contemporaneamente, enormemente saggia e grandemente compassionevole. La Sua mente, infatti, ha realizzato l'unione del Metodo e della Saggezza supremi, che sono rispettivamente la Grande Compassione e la Vacuità. "GURU" corrisponde al tibetano "Lama", e, in italiano, significa "Maestro", in inglese "Teacher", in francese "Maitre" ed in latino "Magister"; e Lama Tzong Khapa è un grande maestro, perché anzitutto ha conosciuto e realizzato la Grande Compassione e la Saggezza ultima, e, conseguentemente, ha potuto insegnare.

"SUMATI KIRTl" corrisponde al termine tibetano "Losang Tragpa", che è formato da due parole: esse significano che la sua mente conosce in modo perfetto, e senza errori, e che Egli vuole aiutare tutti gli esseri, senza creare distinzioni fra loro, senza danneggiarli, e conservando sempre un gentile atteggiamento nei loro confronti. Perché Lama Tzong Khapa è chiamato "Losang Tragpa"? Perché ha studiato, così ha purificato tutte le negatività, e conseguentemente ha realizzato la Grande Saggezza; inoltre possiede una profonda gentilezza, un'amorevolezza equanime nei confronti di tutti gli esseri viventi, virtù realizzata tramite la Sua lunga pratica meditativa sulla Compassione.

"APPARAMITA" possiede due significati: il primo è che Losang Tragpa ha pienamente realizzato le "sei Paramita", il secondo è che Egli è una manifestazione di Buddha Amitabha. "AYUR" significa vita, "JANA" significa aumentare, quindi egli può fa prolungare la durata della nostra vita. Il termine "SIDDHI" indica le qualità di Lama Tzong Khapa, che egli ha realizzato al massimo livello, perché è Buddha Amitabha. La parola "OM,', oltre a designare il seme del corpo di Sumati Kirti, significa eccezionale e fortunato, e quando recitiamo "0M,' purifichiamo le azioni non virtuose compiute con il corpo e contemporaneamente ci procuriamo buona salute.

Con la recitazione di "AH" purifichiamo le azioni non virtuose commesse con la voce, quindi tutte le menzogne, le calunnie, il parlare vano, le parole dure; contemporaneamente creiamo la causa per far diventare gentile la nostra voce e per riuscire ad insegnare a noi stessi senza errori così come può fare Losang Tragpa. Con la recitazione del primo "HUM", che indica la Grande Compassione, noi eliminiamo l'egoismo ed i suoi effetti, attaccamento e rabbia, ed otteniamo due grandi qualità: la scomparsa dei due difetti mentali e la nascita di una mente positiva e pulita. Il secondo "HUM" indica, invece, che tutti i fenomeni sono costituiti da parti e che dipendono da esse, anche se a noi ora appaiono come indipendenti, autonomi ed autosufficienti: con la sua recitazione, quindi, purifichiamo questo modo di vedere errato.

La Vacuità è la comprensione della mancanza di esistenza inerente dei fenomeni, il considerarli tutti come interdipendenti, e corrisponde alla Saggezza che può osservare il proprio Ego ed i fenomeni come dipendenti dalle proprie parti, laddove l'ignoranza li reputa indipendenti: si può realizzare la Vacuità abbandonando una tale visione errata. Considerare i fenomeni indipendenti è un errore, ritenerli dipendenti è ciò che ci causa l'eliminazione dei difetti mentali, e quindi è una profonda purificazione della mente. Lo stesso Lama Tzong Khapa ha prima purificato la Sua mente, poi ha raggiunto l'illuminazione. Si deve pertanto riflettere sul fatto che anche ognuno di noi, se penserà e mediterà in questo modo, e se reciterà il mantra "0M AH GURU SUMATI KIRTI APPARAMITA AYUR JANA SIDDHI HUM HUM", potrà purificare numerose negatività e potrà rinascere in una Terra Pura. 
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Geshe Lah: "Perché ci si fa la doccia"?

Risposta: "Per lavarsi".

Geshe Lah: "Cos'è che si lava via"?

Risposta "Il sudore, la polvere, lo sporco".

Geshe Lah: "Le vere sporcizie sono i nostri atteggiamenti mentali negativi, la rabbia, l'attaccamento, l'ignoranza; e l’ "HUM HUM" è il sapone che li lava via".

Domanda dal pubblico: "Non ho compreso bene cosa si intende per "esseri senzienti"".

Geshe Lah: "Sei sono i modi di venire all’esistenza, negli inferni Narak, fra i Preta, che sono gli spiriti famelici, fra gli animali, fra gli umani, fra gli Asura (cioè, i Titani), e infine fra i Deva. In tibetano, ‘Essere-senziente’, si dice "Sem-Che". Cosa significa essere-senziente"?

Risposta: "Un essere che prova sensazioni e che possiede una mente".

Geshe Lah: "Si, laddove c'è una mente, lì esistono sensazioni, ma anche i difetti mentali; quindi li c'è un essere senziente".

Domanda dal pubblico: "E le piante sono anch'esse esseri senzienti"?

Geshe Lah: "Se non si provano sensazioni di dolore o di piacere, non c'è una mente che le percepisca e quindi nemmeno l’essere senziente".

Domanda dal pubblico: "Come si spiegano quelle ricerche che affermano che anche le piante provano sofferenza"?
Geshe Lah: "Siamo noi che pensiamo che le piante soffrano, ma esse non provano sensazioni, perché dipendono dai quattro elementi che sono l'acqua, la terra, il fuoco e l'aria, e a causa di quest’ultima esse si possono muovere".

Domanda del pubblico: "Chi sono gli Asura"?

Geshe Lah: "Anch'essi sono delle divinità, ma sono gelosi dei Deva e sempre in lite fra di loro".

Domanda del pubblico: "Se le piante non sono esseri senzienti, perché dobbiamo essere gentili con loro"?
Geshe Lah: "Noi curiamo le piante perché ci procura piacere guardarle".

Dal pubblico: "Le piante, come noi, fanno anch'esse parte della natura; grazie ad esse noi viviamo. Quindi, non danneggiandole, indirettamente facciamo del bene anche a noi".

Geshe Lah: "La pianta dipende da tanti elementi, quali il vaso, la terra, il concime, l'acqua: così come la nostra motivazione".

Domanda del pubblico: "Buddha Sakyamuni, nel Sutra del Loto dice a Sariputra che la vera essenza di tutti i fenomeni può essere compresa e condivisa solo dai Buddha. Questa realtà consiste di forma, entità, natura, potere, influenza, causa interna, relazione, manifestazione latente, manifesta, e loro coerenza dall'inizio alla fine. Noi che non siamo dei Buddha, come possiamo comprendere questa realtà "?

Geshe Lah: 'La vera natura dei fenomeni è la loro interdipendenza. Da cosa dipende il diventare dei Buddha? Anzitutto dalla pratica della pazienza. Buddha Sakyamuni, l'aveva grandemente meditata nelle sue vite precedenti, cosicché appena nato riuscì a fare sette passi, dalle cui impronte nacquero sette loti, manifestazione della sua pratica della pazienza".

Domanda del pubblico: "Cosa s'intende per difetti mentali degli uomini, e cosa per difetti mentali degli animali"?

Geshe Lah: "Gli animali hanno difetti più grandi rispetto a quelli degli uomini, ma soprattutto hanno un'ignoranza maggiore".

Domanda del pubblico: "Quindi un difetto equivale ad una negatività"?

Geshe Lah: "Si".

Domanda del pubblico: "Chi medita sulla Vacuità realizzerà che anch'essa è vuota; ma così pensando fin dove si arriva"?

Geshe Lah: "Quando uno avrà realizzato la Vacuità, allora conoscerà perfettamente la legge di causa-effetto per ogni fenomeno e il risultato che un'azione negativa comporta. Inoltre, ora nutriamo dubbi riguardo l'origine dei fenomeni attuali. Tu sai cosa hai fatto nella tua vita precedente? No. Ma quando realizzerai la Vacuità, lo potrai sapere".

Domanda del pubblico: "Quindi dalla realizzazione della Vacuità deriva logicamente una conoscenza delle vite precedenti e la comprensione del funzionamento di tutti i fenomeni"?

Geshe Lah: "Si, ma non solo, in quanto gli altri effetti sono una pratica della perfetta moralità, una Grande Compassione. La realizzazione della Vacuità significa infatti sapere che tutti i fenomeni esistono in dipendenza dalle parti, dalle cause che li hanno prodotti, e quindi significa conoscere correttamente il funzionamento della legge di causalità. Di conseguenza, si praticherà la moralità e non si compiranno azioni negative, perché si comprende che altrimenti, si sperimenteranno risultati di sofferenza. La pratica della moralità equivale al non danneggiare gli altri, mentre agendo al contrario si proverà sofferenza e si otterrà una brutta rinascita".

Domanda del pubblico: "Quindi, se ho ben compreso, meditando e ragionando insieme sulla legge di causalità e sulla Vacuità, si potrà raggiungere la saggezza trascendentale, l'onniscienza"?

Geshe Lah: "Si. Infatti significa conoscere chiaramente i fenomeni: poi, meditando ancora, si può raggiungere l'illuminazione. Puoi dirmi qual è la causa di una rinascita in una Terra Pura"? 

Risposta: "Aver praticato una buona moralità".

Geshe Lah: "Chi è che pratica la moralità? Tu la pratichi? E quando la pratichi"?

Risposta "Spero sempre".

Geshe Lah: "E tu, ti comporti come lui"?

Risposta: "Quando ci riesco, ma non è sempre facile".

Geshe Lah: "Come può diventare facile qualcosa, se continui a definirla difficile"?

Risposta: "Quando cambierà il mio atteggiamento".

Geshe Lah: "E quando cambierà? Domani? È meglio cominciare da subito, perché il negativo si trasforma momento dopo momento. Ti piace l'idea di raggiungere l'illuminazione? Qual’è la causa per raggiungerla? Considera che se non ci fosse una causa non ci sarebbe nemmeno il risultato".

Risposta: "È vero".

Geshe Lah: "E tu, cosa pensi sia necessario fare"?

Risposta: "Studiare".

Geshe Lah: "Quale sarà il risultato del tuo studio"?

Risposta: "Praticare la moralità".

Geshe Lah: "E secondo te"?

Risposta: "Vorrei che creassimo un centro più grande".

Geshe Lah: "Ora sei rinata come essere umano: ti piacerebbe rinascere di nuovo così? Quale causa hai perciò bisogno di fondare"?

Risposta. "La pratica della moralità".

Geshe Lah: "Si, infatti, se non c'è la causa della moralità, non sarà possibile rinascere come umani.  E cosa significa praticare la moralità "?

Risposta: "Significa non danneggiare nessun essere senziente ed, anzi, aiutarli tutti".

Geshe Lah: "Si, ma bisogna farlo senza attaccamento".

Risposta: "Va bene, però un po' di attaccamento rimane sempre"!

Geshe Lah: "Beh, se ce n'è poco bisogna purificarlo come spiegato prima, perché il risultato di quell' attaccamento non è buono, in quanto nel futuro farà soffrire".

Domanda del pubblico: "Una persona può essere definita come un Bodhisattva per il semplice fatto di generare Bodhicitta nel suo continuum mentale"?

Geshe Lah: "Se si medita sulla compassione, avendo prima generato il desiderio di ottenerla per aiutare tutti gli esseri senzienti, allora quella persona si avvia alla realizzazione della Bodhicitta; infatti quel desiderio è Bodhicitta. La mente della Bodhicitta è un atteggiamento mentale comune a tutte le religioni: se si medita in questa maniera, quantunque monaci o laici, uomini o donne, sia che si abbiano i capelli lunghi o corti, sarà possibile realizzarla, e colui che medita sulla Bodhicitta è un Bodhisattva".

La Bodhicitta ha numerose qualità e se si desidera ottenere una mente gentile, è necessario meditare sulla Compassione. A voi, piacerebbe avere una mente gentile? Allora, bisogna meditare sempre sulla Bodhicitta e, una volta realizzata, essa farà aumentare in continuità i nostri meriti e le nostre qualità, sia che si stia dormendo, sia che stiamo in piedi o seduti.

Recitiamo ora le Lodi a Tara e poi il mantra di Lama Tzong Khapa, affinché sia noi che tutti gli esseri possiamo avere una lunga vita.

 

 


Pubblicato senza scopo di lucro per essere di aiuto a tutti gli esseri senzienti dotati della facoltà di comprensione. Roma, Centro Nirvana, Gennaio 2009

                                                         SARVAMANDALAM