E' stato oggetto di dibattito se il rituale tantrico chiamato Panchatattva, fatto con il vino, la carne, il sesso e così via, sia un prodotto del buddhismo, e se si contrapponga al Dharma Vedico (Vaidika). Alcuni hanno supposto che questi riti tantrici provenissero originariamente dall'Asia gialla, penetrando in India, dove poi ebbero ricevuto la sua impronta, e di nuovo si fossero diretti a nord per ritrovare le precedenti forme originali. In altro luogo ho presentato alcuni fatti che suggeriscono che questi riti possano essere una continuità, anche se in un'altra forma, di un’antica consuetudine Vedica in cui facevano la loro parte il Soma, la Carne, il Pesce e il Purodasa. Anche se nei Veda ci sono alcuni riti Maithuna è possibile che il rituale shàkta del Bengala in questo senso abbia la sua origine in Cina. Forse l'intero rituale viene da esso. Ho parlato del Bengala, perché dovremmo distinguere da altre forme di culto shàkta. La questione è così oscura al momento che qualsiasi affermazione definitiva sulle origini storiche manca di giustificazione. Più importante però, nel presunto collegamento col buddhismo è la storia di Vashistha che si trova nei Tantra. Si dice che egli fosse andato in Mahacina (l’odierno Tibet), che secondo la credenza popolare, si trova a metà strada per andare nel paradiso. Si dice che Mahadeva è visibile nella parte inferiore del lago Manasarova, vicino al monte Kailash. Alcuni dei testi che lo riportano sono stati raccolti in appendice all'edizione del ‘Tara Tantra’, che è stato pubblicato dalla Varendra Anusandhana Samiti. Il Tara Tantra (l. 2), apre con la seguente domanda di Devi Tara, o Mahanila-Sarasvati:.. “Tu hai parlato dei due Kula-Bhairava, Vashistha e Buddha. Dimmi in quale Mantra essi divennero Siddha”. Lo stesso Tantra (IV. 10) definisce in questo modo un Bhairava: "Colui che purifica questi cinque (cioè, Panchatattva) e che dopo averlo offerto (per il Devata), lo compartecipa, Egli è un Bhairava." Perciò, allora si dice che Buddha sia un Kula-Bhairava. E’ da notare che i buddhisti tantrici che praticano questo rituale sono considerati i Kaula. Shiva rispose: "Janardana (Vishnu) è l'eccellente Deva sotto forma di Buddha (Buddharupi)." E’ detto nel Samayacara Tantra che Tara e Kalika, nelle loro diverse forme, come anche Matangi, Bhairavi, Chinnamastā, e Dhumavati appartengono al nord di Amnaya. il sesto capitolo del Sammohana Tantra menziona una serie di scritture della classe Bauddha (buddhista), insieme ad altre delle classi Shàkta, Shaiva, Vaisnava, Saura e Ganapatya. Di Vashistha si parla nel XVII capitolo del Rudrayamala e nel 1° Patala del Brahmayàmala. Quello che segue è il resoconto nell'antica Scrittura tantrica: “Vashistha, ‘Colui che è dotato di autocontrollo’, il figlio di Brahma, praticò per infinite ère le più dure austerità in un luogo solitario. Per 6000 anni egli fece le Sadhana, ma ancora la Figlia della Montagna non gli appariva. Diventando furioso, egli andò da suo Padre Brahma e gli disse il suo metodo di pratica. Poi disse: "Dammi un altro Mantra, O Signore, dal momento che questo Vidya (Mantra) non mi concede Siddhi (il potere)… Altrimenti, in vostra presenza dovrò dire una terribile maledizione!" Dissuadendolo, Brahma disse: "Oh figlio mio, che sei abile nel Sentiero Yoga, non far così. Tu dovrai di nuovo adorare Lei con sentimento sincero, così Lei ti apparirà e ti concederà il Dono. Lei è la Suprema Shakti. Lei salva da tutti i pericoli. Lei è brillante come dieci milioni di soli. E' di color blu scuro (Nila). Ed è fredda come dieci milioni di lune. Lei è come dieci milioni di lampi. Lei è la sposa di Kala (Kalakamini). E' l'inizio di tutto. In Lei non c'è né Dharma né Adharma. E’ nella forma di tutti. Lei è attaccata alla pura Cinachara (Shuddhacinacararata). Lei è l'iniziatrice (Pravarttika) di Shakticakra. La sua grandezza è infinitamente sconfinata. Lei aiuta tutti gli esseri nella traversata dell'oceano del Samsara. Lei è Buddheshvari (plausibilmente Buddhishvari, Signore della Buddhi). Lei stessa è la 'Buddhi’ (intelligenza)(Buddhirupa). Lei è nella forma del ramo Atharva (Atharvavedashakhini) dei Veda. Numerosi riferimenti delle Shàstri connettono il Tantra Shastra con l’Atharvaveda. (Vedere a questo proposito la mia citazione di Shaktisangama Tantra in Principles of Tantra). Lei protegge gli esseri di tutti i mondi. La sua azione è attiva sia nel movimento che nell’immobilità. AdoraLa, figlio mio. E sii di buon animo. Perché sei così desideroso di maledizione? Tu sei il gioiello della bontà. Oh, figlio, adoraLa costantemente con la tua mente (cetas). Essendo del tutto assorto in Essa, ne avrai di sicuro un guadagno nell’avere la visione di Lei". Dopo aver ascoltato queste parole del suo Guru-genitore e dopo essersi prostrato a lui più e più volte quel puro (Vashistha), versato nel significato del Vedanta, si recò sulla riva dell’oceano. Per ben più di mille anni egli fece Japa (penitenza) con il suo mantra. Eppure, non ricevé ancora alcun messaggio (Adesha). Allora il Muni Vashistha si arrabbiò nuovamente, ed essendo turbato nella mente si preparò a dire la maledizione contro Mahavidya (la Devi). Avendo sorseggiato l’acqua (Acamana) emise una grande e terribile maledizione. Allora Mahavidya Kuleshvari (la Signora del Kaula) comparve davanti al Muni. Colei che scaccia la paura degli Yogi disse: "Come mai, Vipra (Are Vipra), perché mi hai terribilmente maledetta senza motivo? Tu non comprendi il mio Kulagama né sai come adorare. E come, con una mera pratica Yoga, possono sia un uomo o un Deva ottenere la vista dei miei piedi di loto. Il mio culto (Dhyana) è senza austerità né dolore. A chi vuole il mio Kulagama, il mio Mantra, che è Siddha stesso, e conosce il mio puro Vedacara, la mia Sadhana è pura (Punya) ed è al di là anche dei Veda (Vedanamapyagocara). (Questo non significa che sia sconosciuta ai Veda o contraria ad essi, ma è qualcosa che supera il rituale Vedico (pashu-vaidica). Ciò è ben chiarito dalla seguente ingiunzione di seguire l’Atharvaveda.) Vai in Mahacina (Tibet) e nel paese dei buddhisti (Bauddhas) seguirai sempre l’Atharvaveda (Bauddha deshe 'tharvaveda Mahacine sada braja). Essendo andata lì, io ho visto i Miei Piedi di Loto che sono Mahabhava (il grande senso di beatitudine che è la sua vera natura di Lei). Tu, o Maharishi, se diventerai esperto nel mio Kula potrai essere un grande Siddha". Dopo aver detto questo, Lei divenne informe e scomparve nell'etere, attraversando la regione eterea. Il grande Rishi, sentito questo dalla Mahavidya Sarasvati, andò verso la terra di Mahacina in cui vi era stabilito il Buddha (Buddhapratishthita). Dopo essersi ripetutamente piegato verso terra, Vashistha disse, "Proteggimi, Oh Mahadeva, Tu che sei l'Uno Imperituro in forma di Buddha (Buddharupa). Io sono il molto umile Vashistha, il figlio di Brahma. La mia mente è sempre turbata. Io sono venuto qui (in Cina) per la Sadhana della Mahadevi, ma non so la strada che conduce ai Siddhi. Tu conosci il Sentiero dei Deva. Vedendo però il tuo modo di vivere (Acara), molti dubbi assalgono la mia mente (Bhayani santi me Hridi, perché lui vide lo straordinario (per lui) rituale con il vino ed il sesso). Ti prego, distruggi questi miei dubbi e la mia mente malvagia che tende verso il Vedagamini (rituale vedico, che è il rito ordinario pashu). Oh Signore, nella Tua dimora si fanno sempre riti che sono al di là dei Veda (Vedavavahishkrita: cioè, il rituale vedico e ciò che è coerente con i Veda, quindi come supposto da Vashistha). Dunque, com’è possibile che il vino, la carne, la donna (Angana), l’essere ubriachi, l’aver mangiato e goduto da nudi (digambara) i Siddha che sono alti (Vara), e maestosi (Raktapanodyata) bevano costantemente e godano (o fanno godere) le belle donne ? (Muhurmuhuh prapivanti ramayanti varanganam). Con gli occhi rossi, essi sono sempre euforici e pieni di carne e vino (Sadamangsasavaih purnah). Essi hanno il potere di favorire e punire. Essi sono oltre i Veda (Vedasyagocarah). Essi godono del vino e delle donne (Madyastrisevane ratah)" (Vashistha tuttavia vedeva solo la superficie del rituale). Così parlò il grande Yogi dopo aver visto i riti che sono al di fuori dei Veda (Veda-vahishkrita, vedi sopra). Poi inchinandosi umilmente con le mani giunte, disse: "E come, questo tipo di inclinazioni, possono riuscire a purificare la mente? Come possono esserci Siddhi senza i riti vedici?" (Manah-pravrittireteshu katham bhavati Pavani - Kathang va siddhir jayate veda karyyang vina prabho). Il Buddha disse: "Oh Vashistha, ascolta mentre io ti parlo dell’ eccellente Sentiero Kula, per il solo fatto di conoscere come si diventa in poco tempo Rudra stesso. Io ti parlo brevemente dell’Agama, che è l'essenza di ogni cosa e che porta a Kulasiddhi. Prima di tutto, il Vira (l’eroe) deve essere puro (shuci). Il Buddha qui enuncia le condizioni in cui solo i riti sono ammissibili. La sua mente dovrebbe essere penetrata con la discriminazione (Viveka) e liberata da tutte le condizioni di Pashubhava (stato di un non iniziato-pashu, o uomo-animale). Egli dovrebbe evitare la compagnia dei pashu e rimanere da solo in un luogo solitario, privo di lussuria, di rabbia e di altre passioni. Dovrebbe sempre dedicarsi alla pratica Yoga e la sua volontà dovrebbe essere ferma nell’imparare lo yoga, Egli dovrebbe sempre percorrere il sentiero Yoga e conoscere appieno il significato dei Veda (Vedarthanipuno mahan). Così, l’uomo pio (Dharmatma), di buona condotta e di grandezza di cuore (audarya) dovrebbe, in modo graduale, trattenere il respiro, e attraverso il sentiero della respirazione raggiungere la distruzione della mente. A seguito di questa pratica, colui che raggiunge l'auto-controllo (Vashi) diventa uno Yogi. Negli stati più lenti della pratica il corpo all’inizio suda. Questa è la fase più bassa (Adhama). La fase successiva è intermedia (Madhyama). Qui c'è una sorta di tremore (Kampa). Nel terzo o più alto stadio (Para) si è in grado di levitare (Bhumityaga). Con il raggiungimento del Siddhi in Pranayama, si diventa un maestro di Yoga. Divenuto uno Yogi con la pratica di Kumbhaka (trattenuta del respiro) egli dovrebbe essere un Muni (dedito al silenzio) e pieno di motivazione e devozione (ekanta-bhakti) a Shiva, Krishna e Brahma. Quell’uomo puro dovrebbe realizzare con la mente, l'azione, e la parola, che Brahma, Vishnu e Shiva sono instabili come l'aria in movimento (Vayavigaticancalah). In questo modo viene forse rivelata la natura transitoria di questi Devatà, rispetto alla suprema Shakti. L'uomo con la mente stabilizzata dovrebbe fissarsu sulla Shakti, che è la Coscienza (Cidrupa). Dopodiché, il Mantrin dovrebbe praticare Mahavirabhava (il sentirsi un grande eroe) e seguire il Sentiero del Kula, la Shakti-cakra, il Vaishnava Sattvacakra e il Navavigrah e dovrebbe adorare l'eccelso Kulakatyayani, e la pratyaksha Devata (cioè, la Divinità che risponde alla preghiera) che concede la prosperità e che distrugge ogni male. Lei è la coscienza (Cidrupa), Lei è la dimora della conoscenza (Jñana) ed è pure Coscienza e Beatitudine, brillante come dieci milioni di lampi, di cui tutti i Tattva sono l'incarnazione, ed è anche Raudri con diciotto braccia, amante del vino e della carne (Shivamangsacalapriyam, nel tes, ma la prima parola dovrebbe essere Sura). L'uomo dovrebbe fare Japa del Mantra, rifugiandosi in Lei, e seguendo il Sentiero Kula. Chi nei tre mondi conosce un Sentiero superiore a questo? Per la grazia da essa acquisita, il grande Brahma stesso è diventato il Creatore, e Vishnu, la cui sostanza è Sattva-guna, oggetto di adorazione di tutti, altamente meritevole di culto, il grande, e il Signore di Yajurveda, divenne capace di protezione. Da ciò, l’irato Hara, il Signore delle Viras, Signore dell’ira e di grande potenza, è diventato il Distruttore di tutti. Per grazia di Virabhava, i Dikpalas (Protettori delle quattro direzioni) sono diventati simili a Rudra. Con un mese di pratica, il potere di attrarre (Akarshanasiddhi) è raggiunto. In due mesi si diventa il Signore della Parola. In quattro mesi si diventa simili ai Dikpalas, in cinque mesi si diventa ‘cinque frecce’ (probabilmente come maestri dei cinque tanmatra), e in sei mesi si diventa Rudra stesso. Il frutto di questo metodo (Acara) è al di là di tutti gli altri. Questo è Kaulamarga. Non c'è nulla che lo superi. Se c’è Shakti, il Vipra diventa uno Yogi completo con la pratica di sei mesi. Senza Shakti, perfino Shiva non può fare nulla. Che diremo dunque di uomini di poca intelligenza?". Detto questo, Colui la cui forma è Buddha (Buddharupi) fece la pratica della Sadhana. Egli disse: "Oh Vipra, fai in modo di servire Mahashakti. Pratica la Sadhana con il vino (Madyasadhana) e quindi tu potrai ottenere la visione dei Piedi di Loto del Mahavidya!" - Vashistha, dopo aver ascoltato queste parole del Guru e meditando sulla Devi Sarasvati andò al Kulamandapa per praticare il rituale del vino (Madirasadhana) e dopo aver fatto ripetutamente Sadhana con il vino, carne, pesce, grano arrostito, e con la Shakti, divenne un completo Yogi (Purnayogi). Un racconto simile è dato nel Brahmayàmala. Ci sono comunque alcune varianti. Così, mentre nel Rudrayamala, si dice che Vashistha sia giunto sulla riva dell’oceano, nel Brahmayàmala egli arriva a Kamakhya, dal grande tantrico Pitha e nel santuario della Devi. (La prevalenza del Suo culto tra la gente Mongola Assamese è degna di nota.) Si può qui aggiungere che in questo Brahmayàmala si afferma che prima del momento dell’adorazione, non si deve assumere il vino, e né la Shakti essere nuda. Con la violazione di queste disposizioni, si dice che la vita sia accorciata, e l'uomo vada deve all'inferno. Secondo il racconto della Brahmayàmala, lamentandosi Vashistha del proprio insuccesso, gli fu detto di andare alle Montagne Blu (Nilacala) e di dedicare il culto a parameshvari vicino Kamakhya (Karma, in Assam). Gli fu detto che solo Vishnu in forma di Buddha (Buddharupi) conosceva questo culto in accordo a Cinacara. La Devi disse, "Senza Cinacara, non si può farmi piacere. Vai da Vishnu, che è Udbodharupi (illuminato) e adoraMi secondo l’Acara insegnata da Lui". Vashistha allora andò da Vishnu nel paese Mahacina, che è dalle parti dell’Himalaya (Himavatparshve), un paese abitato da grandi sàdhaka e migliaia di donne belle e giovani, i cui cuori erano allietati con il vino, e le cui menti erano beate per il godimento (vilasa). Esse erano adornate con abiti e colori che ispiravano l'amore (Shringaravesha) e il movimento dei loro fianchi faceva tintinnare le loro cinture di sonagli. Libere sia dalla paura che dal peccato della vergogna che incatenava il mondo. Esse circondano Ishvara e sono devote al culto della Devi. Vashistha si meravigliò notevolmente quando lo vide in forma di Buddha (Buddharupi) con gli occhi offuscati dal vino. Egli si disse: "Cosa sta facendo Vishnu nella Sua forma di Buddha? Questa mappa (Acara) si oppone al Veda (Vedavadaviruddha). Io non approvo tutto ciò (Asammato mama)." Mentre stava così pensando, sentì una voce proveniente dall'etere che diceva: "Oh tu, che sei devoto alle buone azioni, non pensare così. Questa Acara è risultata eccellente nella Sadhana di Tarini. Lei non è contenta di tutto ciò che è contrario a questa. Se tu vuoi guadagnare la sua grazia rapidamente, devi quindi venerarla secondo Cinacara". Sentendo quella voce, i capelli di Vashistha si rizzarono sulla testa e lui cadde a terra. Essendo pieno di giubilo, pregò Vishnu in forma di Buddha (Buddharupa). Buddha, che aveva bevuto il vino, vedendolo fu molto contento e gli disse: "Perché sei venuto qui?" Vashistha, inchinandosi a Buddha, gli disse del suo culto di Tarini. Buddha, che è Hari e pieno di conoscenza (Tattvajñana), parlò delle cinque Makara (cioè, le cinque cose che iniziano con la lettera M, e sono Madya, il vino, e così via) che sono nella pratica di Cinacara (Majnanam Cinacaradikaranam), dicendo che questo non dovrebbe essere divulgato (un'ingiunzione comune riguardo a questo rituale, e che lo rende sospetto dal punto di vista degli avversari). "Se lo pratichi, tu non sprofonderai più nell'oceano dell'essere. Esso è pieno della conoscenza dell'Essenza (Tattvajñana) e dà la liberazione immediata (Mukti)." - Egli passa poi a spiegare una caratteristica principale di questo culto, ed in particolare la sua libertà dalle regole rituali del culto ordinario, di cui sopra, con cui il sàdhaka è cresciuto. E' il culto mentale. In esso la balneazione, la depurazione, la penitenza (japa), e il culto cerimoniale è solo con la mente. (Nessun atto esteriore è necessario; il bagnarsi, e così via, è nella mente e non realmente in acqua, come invece è nel caso nel culto più basso e meno avanzato). Non ci sono regole riguardo alle fasi di buono o cattivo auspicio, o di ciò che dovrebbe essere fatto di giorno e di notte. Nulla è puro o impuro (non c'è nessun difetto rituale di impurità), nessun divieto di assunzione del cibo. La Devi deve essere adorata, anche se il fedele ha assunto il suo cibo, e anche se il luogo fosse impuro. La donna, che è la Sua immagine, deve essere adorata (Pujanam striya) e non dev’essere fatta alcuna offesa ad essa (stridvesho naiva kartavyah). A proposito del ‘Buddha’, citato nel testo, qui siamo di fronte ad un evento in cui potrebbe mai essere possibile che Sakyamuni, o un qualche altro Buddha del buddhismo, possa esserne stato coinvolto? Secondo la credenza Indù, il Ramayana è stato composto nell’era Treta, e Vashistha era il sacerdote di famiglia di Dasharatha e Rama (Adikanda VII.4,5,VIII.6), (Ayodhya-Kanda V.1). Il Mahabharata fu composto nell’era Dvapara. Krishna apparve nel Sandhya tra questa e il Kali-yuga. E sia Kurukshetra che Buddha esistevano nell’era Kali. Secondo questa cronologia, Vashistha che era dunque il Guru di Dasharatha, esisteva prima di Sakyamuni. Ci sono stati, tuttavia, altri Buddha prima di Sakyamuni. Il testo non menziona Buddha Sakyamuni o Gautama. Secondo la tradizione buddhista, vi furono molti altri Buddha prima di lui, come Dipankara "Il Luminoso", Krakuccanda e altri. Il termine Buddha è un termine applicabile ad ogni Illuminato, chiunque egli sia. Ma, senza dubbio, gli Orientalisti Occidentali diranno che entrambi questi Yàmala sono stati composti dopo il tempo di Sakyamuni. E, se è così, il loro autore, o gli autori, in quanto Indù, sarebbero consapevoli del fatto che secondo la Cronologia Hindu Vashistha fosse anteriore a Sakyamuni. A parte il fatto dell’esservi altri Buddha, in accordo alle "tipologie" Induiste come distinte dalle "forme" di varie cose, idee e fedi, che sono persistenti, anche se le forme sono variabili, così come è il caso con le idee platoniche o con archetipi eterni. In questo senso, né i Veda, il Tantra-Shastra, né il buddhismo, hanno avuto un inizio assoluto in un dato tempo. Siccome i ‘tipi’ di idee o fedi sono senza inizio (Anadi), anche se le ‘forme’ possono essere variate di epoca in epoca, ed anche se forse alcuni dei tipi possono essere stati latenti in alcune delle epoche. Se i Veda sono Anadi (senza inizi) così lo sono i Tantra-Shastra. Per la visione yogica del Rishi, che rende latenti le cose manifeste, le forme variabili mostrano i loro tipi nascosti. Nessuna cosa è quindi assolutamente nuova. Un Rishi nel Treta Yuga saprà che quella apparentemente inizierà nel Kali o nel Dvapara, ma è già realmente latente nella sua propria era. Vishnu appare alla sua visione come l'incarnazione di quel culto che è già latente, ma in seguito evidente. Inoltre in una determinata era, ciò che è latente in un particolare territorio (dico Aryavarta) può essere manifesto in un altro (dico Mahacina). In questo modo, secondo l'Hindu Shàstra, c'è un’essenziale conservazione di tipi soggetti alle condizioni di tempo, luogo e persona (Deshakalapatra). Inoltre, secondo questi Shastra, il potere creativo è un principio che si riproduce. Ciò significa che il processo del mondo è ciclico, secondo una legge periodica. Il processo in un Kalpa è sostanzialmente ripetuto in un altro, e Vashistha, il Buddha, e tutto il resto è apparso non solo nel presente, ma in grandi cicli o Kalpa precedenti. Così come non vi è un assoluto primo inizio dell'Universo, così niente sotto il sole è assolutamente nuovo. Vashistha, quindi, potrebbe aver ricordato Buddha passati, come avrebbe potuto prevedere quelli lì da venire. E nella visione yogica sia il passato che il futuro possono proiettare le loro ombre nel presente. Tutti i Purana e Samhita illustrano questi principi di intuizione yogica del prima e del dopo. Per la mente di Ishvara, sia il passato che il futuro sono noti. E così è per coloro che, nel necessario grado o livello, condividono le qualità della Mente del Signore. La data in cui un particolare Shastra viene compilato è, da questo punto di vista, senza importanza. Perfino uno Shastra più moderno può trattare con la materia antica. Nel trattare con gli evidenti anacronismi presenti nell’Hindu Shastra, si deve tenere a mente questi principi. Questa, naturalmente, non è l'opinione degli "studiosi Orientali" o degli Indiani che si sono spaventati in merito alle credenze del loro paese come assurde. E' comunque una visione ortodossa. E come ha detto un mio amico Indiano alle cui opinioni mi sono riferito, "Ciò che la società di Ricerca Psichica dell'Occidente sta concedendo ai buoni 'medium' e 'soggetti' vari non può essere negato dai nostri antichi superuomini - i Rishi". Le caratteristiche peculiari da notare in questa storia sono queste: Vashistha doveva sapere quali che fossero i riti Vedici, normalmente intesi. Egli è descritto come un Vedantavit. Eppure, egli fu sorpreso nel vedere il rito Cinacara e lo disapprovò. Egli ne parla come "aldifuori dei Veda" (Vedavahishkrita), e si schierò perfino contro di esso (Vedavadaviruddha). In altra parte, tuttavia, viene mostrato il suo collegamento con i Veda, per il fatto che la Devi promulga poi che questo rito Acara è collegato con l’Atharvaveda, e indirizza Vashistha a seguire sempre questo Veda, e parla dell’Acara in modo di non esserle contrario, ma come un qualcosa così elevato da essere aldilà, ed oltre, il rito ordinario Vedico (Vedanamapyagocarah). Così, egli è pienamente istruito nell'importanza del Veda (Vedarthanipuno). E fu per grazia della dottrina e della pratica del Tantra Cinacara che Vishnu divenne il Signore della Yajurveda. Il significato primitivo qui, sembra essere che la dottrina e la pratica si trovano impliciti nei Veda, ma vanno oltre ciò che viene normalmente insegnato. Vishnu dice quindi che questi riti non devono essere propagandati. Pertanto, quale altro significato dobbiamo ancora attribuire alla parola Visnubuddharupa? Buddha significa "illuminato", ma qui il termine sembra indicare un particolare tipo di Buddha, anche se di Vishnu si parla come Udbodharupi, e della Devi come Buddheshvari. Il Tara- Tantra la chiama Kulabhairava. Come è noto, il Buddha era un incarnazione di Vishnu. Si dice poi che Vashistha andasse in Mahacina (Tibet) sull’Himalaya, e quindi nel paese dei Bauddha (Bauddhadesh). I Bauddha (buddhisti) che seguono il rito Panchatattva sono considerati Kaula. Ed è degno di nota che il fiore della Devi sia il Jaba, l'ibisco scarlatto, o la rosa Cinese. Poiché quest’ultimo nome può indicare che forse essa non è indigena nell’India, bensì è originaria della Cina da dove potrebbe essere stata importata probabilmente attraverso il Nepal. E questa leggenda, incorporata così come è nel Shastra stesso, mi sembra di primaria importanza nel determinare l'origine storica del rituale Panchatattva. Versione Originale Tantra in China Chapter Eight: Cinacara (Vashishtha and Buddha) It has been the subject of debate whether the Tantrik Pañcatattva ritual with wine and so forth is a product of Buddhism, and whether it is opposed to Vaidika Dharma. Some have supposed that these rites originally came from yellow Asia, penetrated into India where they received its impress, and again made their way to the north to encounter earlier original forms. I have elsewhere put forward some facts which suggest that these rites may be a continuance, though in another form, of ancient Vaidik usage in which Soma, Meat, Fish and Purodasa formed a part. Though there are some Maithuna rites in the Vedas it is possible that the Bengal Shakta ritual in this respect has its origin in Cinacara. Possibly the whole ritual comes therefrom. I have spoken of Bengal because we should distinguish it from other forms of Shakta worship. The matter is so obscure at present that any definite affirmation as to historical origins lacks justification. Most important however in the alleged Buddhist connection is the story of Vashishtha to be found in the Tantras. He is said to have gone to Mahacina (Tibet), which, according to popular belief, is half way to Heaven. Mahadeva is said to be visible at the bottom of the Manasarova Lake near Kailasa. Some of the Texts bearing on it have been collected in the Appendix to the edition of the Tara Tantra which has been published by the Varendra Anusandhana Samiti. The Tara Tantra opens (l. 2) with the following question of Devi Tara or Mahanila-Sarasvati: "Thou didst speak of the two Kula-bhairavas, Buddha and Vashishtha. Tell me by what Mantra they became Siddha'. The same Tantra (IV. 10) defines a Bhairava as follows: "He who purifies these five (i.e., Pañcatattva) and after offering the same (to the Devata) partakes thereof is a Bhairava." Buddha then is said to be a Kula-bhairava. It is to be noted that Buddhist Tantriks who practice this ritual are accounted Kaulas. Shiva replied, "Janardana (Vishnu) is the excellent Deva in the form of Buddha (Buddharupi)." It is said in the Samayacara Tantra that Tara and Kalika, in their different forms, as also Matangi, Bhairavi, Chhinnamasta, and Dhumavati belong to the northern Amnaya. The sixth Chapter of the Sammohana Tantra mentions a number of Scriptures of the Bauddha class, together with others of the Shakta, Shaiva, Vaishnava, Saura and Ganapatya classes. Vashishtha is spoken of in the XVII Chapter of the Rudrayamala and the 1st Patala of the Brahmayamala. The following is the account in the former Tantrik Scripture: Vashishtha, the self-controlled, the son of Brahma, practiced for ages severe austerities in a lonely spot. For six thousand years he did Sadhana, but still the Daughter of the Mountains did not appear to him. Becoming angry he went to his father and told him his method of practice. He then said, "Give me another Mantra, Oh Lord! since this Vidya (Mantra) does not grant me Siddhi (success); otherwise in your presence I shall utter a terrible curse." Dissuading him Brahma said, "Oh son, who art learned in the Yoga path, do not do so. Do thou worship Her again with wholehearted feeling, when She will appear and grant you boons. She is the Supreme Shakti. She saves from all dangers. She is lustrous like ten million suns. She is dark blue (Nila). She is cool like ten million moons. She is like ten million lightning-flashes. She is the spouse of Kala (Kalakamini). She is the beginning of all. In Her there is neither Dharma nor Adharma. She is in the form of all. She is attached to pure Cinacara (Shuddhacinacararata). She is the initiator (Pravarttika) of Shakticakra. Her greatness is infinitely boundless. She helps in the crossing of the ocean of the Samsara. She is Buddheshvari (possibly Buddhishvari, Lord of Buddhi). She is Buddhi (intelligence) itself (Buddhirupa). She is in the form of the Atharva branch of the Vedas (Atharvavedashakhini). Numerous Shastric references connect the Tantra Shastra with the Atharvaveda. (See in this connection my citation from Shaktisangama Tantra in Principles of Tantra.) She protects the beings of the worlds. Her action is spread throughout the moving and motionless. Worship Her, my son. Be of good cheer. Why so eager to curse? Thou art the jewel of kindness. Oh, son, worship Her constantly with thy mind (Cetas). Being entirely engrossed in Her, thou of a surety shalt gain sight of Her." Having heard these words of his Guru and having bowed to him again and again the pure one (Vashishtha), versed in the meaning of Vedanta, betook himself to the shore of the ocean. For full a thousand years he did Japa of Her Mantra. Still he received no message (Adesha). Thereupon the Muni Vashishtha grew angry, and being perturbed of mind prepared to curse the Mahavidya (Devi). Having sipped water (Acamana) he uttered a great and terrible curse. Thereupon kuleshvari (Lady of the Kaulas) Mahavidya appeared before the Muni. She who dispels the fear of the Yogins said, "How now Vipra (Are Vipra), why have you terribly cursed without cause? Thou dost not understand My Kulagama nor knowest how to worship. How by mere Yoga practice can either man or Deva get sight of My Lotus-Feet. My worship (Dhyana) is without austerity and pain. To him who desires My Kulagama, who is Siddha in My Mantra, and knows My pure Vedacara, My Sadhana is pure (Punya) and beyond even the Vedas (Vedanamapyagocara). (This does not mean unknown to the Vedas or opposed to them but something which surpasses the Vaidik ritual of the Pashu. This is made plain by the following injunction to follow the Atharvaveda.) Go to Mahacina (Tibet) and the country of the Bauddhas and always follow the Atharvaveda (Bauddha deshe' tharvaveda Mahacine sada braja). Having gone there and seen My Lotus-Feet which are Mahabhava (the great blissful feeling which in Her true nature She is) thou shalt, Oh Maharisi, become versed in My Kula and a great Siddha". Having so said, She became formless and disappeared in the ether and then passed through the ethereal region. The great Rishi having heard this from the Mahavidya Sarasvati went to the land of China where Buddha is established (Buddhapratishthita). Having repeatedly bowed to the ground, Vashishtha said, "Protect me, Oh Mahadeva who art the Imperishable One in the form of Buddha (Buddharupa). I am the very humble Vashishtha, the son of Brahma. My mind is ever perturbed. I have come here (Cina) for the Sadhana of the Mahadevi. I know not the path leading to Siddhi. Thou knowest the path of the Devas. Seeing however thy way of life (Acara) doubts assail my mind (Bhayani santi me hridi: because he saw the (to him) extraordinary ritual with wine and woman). Destroy them and my wicked mind which inclines to Vaidik ritual (Vedagamini; that is, the ordinary Pashu ritual). Oh Lord in Thy abode there are ever rites which are outside Veda (Vedavavahishkrita: that is, the Vaidik ritual and what is consistent with Veda as Vashishtha then supposed). How is it that wine, meat, woman (Angana) are drunk, eaten and enjoyed by naked (Digambara) Siddhas who are high (Vara), and awe-inspiring (Raktapanodyata). They drink constantly and enjoy (or make enjoy) beautiful women (Muhurmuhuh prapivanti ramayanti varanganam). With red eyes they are ever exhilarated and replete with flesh and wine (Sadamangsasavaih purnah). They are powerful to favor and punish. They are beyond the Vedas (Vedasyagocarah). They enjoy wine and women (Madyastrisevane ratah)" (Vashishtha merely saw the ritual surface). Thus spoke the great Yogi having seen the rites which are outside the Veda (Veda-vahishkrita. v. ante). Then bowing low with folded hands he humbly said, "How can inclinations such as these be purifying to the mind? How can there be Siddhi without Vaidik rites?" Manah-pravrittireteshu katham bhavati pavani Kathang va jayate siddhir veda karyyang vina prabho. Buddha said, "Oh Vashishtha, listen the while I speak to thee of the excellent Kula path, by the mere knowing of which one becomes in a short time like Rudra Himself. I speak to thee in brief the Agama which is the essence of all and which leads to Kulasiddhi. First of all, the Vira (hero) should be pure (Shuci). Buddha here states the conditions under which only the rites are permissible. His mind should be penetrated with discrimination (Viveka) and freed of all Pashubhava (state of an uninitiate Pashu or animal man). Let him avoid the company of the Pashu and remain alone in a lonely place, free from lust, anger and other passions. He should constantly devote himself to Yoga practice. He should be firm in his resolve to learn Yoga; he should ever tread the Yoga path and fully know the meaning of the Veda (Vedarthanipuno mahan). In this way the pious one (Dharmatma) of good conduct and largeness of heart (Audarya) should, by gradual degrees, restrain his breath, and through the path of breathing compass the destruction of mind. Following this practice the self-controlled (Vashi) becomes Yogi. In slow degrees of practice the body firstly sweats. This is the lowest stage (Adhama). The next is middling (Madhyama). Here there is trembling (Kampa). In the third or highest (Para) stage one is able to levitate (Bhumityaga). By the attainment of Siddhi in Pranayama one becomes a master in Yoga. Having become a Yogi by practice of Kumbhaka (restraint of breath) he should be Mauni (given over to silence) and full of intent, devotion (Ekanta-bhakti) to Shiva, Krishna and Brahma. The pure one should realize by mind, action, and speech that Brahma, Vishnu and Shiva are restless like the moving air (Vayavigaticancalah). Quaere. Perhaps the transient nature of these Devatas, as compared with the supreme Shakti, is indicated. The man of steady mind should fix it on Shakti, who is consciousness (Cidrupa). Thereafter the Mantrin should practice Mahavirabhava (the feeling of the great hero) and follow the Kula path, the Shakti-cakra, the Vaishnava Sattvacakra and Navavigrah and should worship Kulakatyayani, the excellent one, the Pratyaksha Devata (that is, the Deity who responds to prayer) who grants prosperity and destroys all evil. She is consciousness (Cidrupa), She is the abode of knowledge (Jñana) and is Consciousness and Bliss, lustrous as ten million lightnings, of whom all Tattvas are the embodiment, who is Raudri with eighteen arms, fond of wine and mountains of flesh (the text is Shivamangsacalapriyam, but the first word should be Sura). Man should do Japa of the Mantra, taking refuge with Her, and following the Kula path. Who in the three worlds knows a path higher than this? By the grace gained therein, the great Brahma Himself became the Creator, and Vishnu, whose substance is Sattva-guna, the object of adoration of all, highly deserving of worship, the great, and Lord of Yajurveda, became able to protect. By it Hara the Lord of Viras, the wrathful one, Lord of wrath and of mighty power, became the Destroyer of all. By the grace of Virabhava the Dikpalas (Protectors of the quarters) became like unto Rudra. By a month's practice power to attract (Akarshanasiddhi) is attained. In two months one becomes the Lord of Speech. In four months one becomes like unto the Dikpalas, in five months one becomes the five arrows (probably masters the five Tanmatras), and in six months he becomes Rudra Himself. The fruit of this method (Acara) is beyond all others. This is Kaulamarga. There is nothing which surpasses it. If there be Shakti, the Vipra becomes a complete Yogi by six months' practice. Without Shakti even Shiva can do nought. What then shall we say of men of small intelligence". Having said this, He whose form is Buddha (Buddharupi) made him practice Sadhana. He said, "Oh Vipra, do thou serve Mahashakti. Do thou practice Sadhana with wine (Madyasadhana) and thus shalt thou get sight of the Lotus Feet of the Mahavidya." Vashishtha having heard these words of the Guru and meditating on Devi Sarasvati went to the Kulamandapa to practice the wine ritual (Madirasadhana) and having repeatedly done Sadhana with wine, meat, fish, parched grain and Shakti he became a complete Yogi (Purnayogi). A similar account is given in the Brahmayamala. There are some variants however. Thus while in the Rudrayamala, Vashishtha is said to have resorted to the shore of the ocean, in the Brahmayamala he goes to Kamakhya, the great Tantrik Pitha and shrine of the Devi. (The prevalence of Her worship amongst the Mongolian Assamese is noteworthy.) It may be here added that this Yamala states that, except at time of worship, wine should not be taken nor should the Shakti be unclothed. By violation of these provisions life, it says, is shortened, and man goes to Hell. According to the account of the Brahmayamala, Vashishtha complaining of his ill-success was told to go to the Blue Mountains (Nilacala) and worship parameshvari near Kamakhya (Karma in Assam). He was told that Vishnu in the form of Buddha (Buddharupi) alone knew this worship according to Cinacara. Devi said, "without Cinacara you cannot please Me. Go to Vishnu who is Udbodharupi (illumined) and worship Me according to the Acara taught by Him." Vashishtha then went to Vishnu in the country Mahacina, which is by the side of the Himalaya (Himavatparshve), a country inhabited by great Sadhakas and thousands of beautiful and youthful women whose hearts were gladdened with wine, and whose minds were blissful with enjoyment (Vilasa). They were adorned with clothes which inspired love (Shringaravesha) and the movement of their hips made tinkle their girdles of little bells. Free of both fear and prudish shame they enchanted the world. They surround Ishvara and are devoted to the worship of Devi. Vashishtha wondered greatly when he saw Him in the form of Buddha (Buddharupi) with eyes drooping from wine. "What" he said, "is Vishnu doing in His Buddha form? This map (Acara) is opposed to Veda (Vedavadaviruddha). I do not approve of it (Asammato mama)." Whilst so thinking, he heard a voice coming from the ether saying, "Oh thou who art devoted to good acts, think not like this. This Acara is of excellent result in the Sadhana of Tarini. She is not pleased with anything which is the contrary of this. If thou dost wish to gain Her grace speedily, then worship Her according to Cinacara." Hearing this voice, Vashishtha's hairs stood on end and he fell to the ground. Being filled with exceeding joy he prayed to Vishnu in the form of Buddha (Buddharupa). Buddha, who had taken wine, seeing him was greatly pleased and said, "Why have you come here?" Vashishtha bowing to Buddha told him of his worship of Tarini. Buddha who is Hari and full of knowledge (Tattvajñana) spoke to him of the five Makaras (M: that is, the five commencing with the letter M are Madya, or wine and so forth) which are in Cinacara (Majnanam Cinacaradikaranam) saying that this should not be disclosed (a common injunction as regards this ritual and renders it from the opponents' standpoint suspect). "By practicing it thou shalt not again sink into the ocean of being. It is full of knowledge of the Essence (Tattvajñana) and gives immediate liberation (Mukti)." He then goes on to explain a principal feature of this cult, namely, its freedom from the ritual rules of the ordinary worship above which the Sadhaka has risen. It is mental worship. In it bathing, purification, Japa, and ceremonial worship is by the mind only. (No outward acts are necessary; the bathing and so forth is in the mind and not in actual water, as is the case in lower and less advanced worship.) There are no rules as to auspicious and inauspicious times, or as to what should be done by day and by night. Nothing is pure or impure (there is no ritual defect of impurity) nor prohibition against the taking of food. Devi should be worshipped even though the worshipper has had his food, and even though the place be unclean. Woman who is Her image should be worshipped (Pujanam striya) and never should any injury be done to her (Stridvesho naiva kartavyah). Are we here dealing with an incident in which Sakyamuni or some other Buddha of Buddhism was concerned? According to Hindu belief the Ramayana was composed in the Treta age, and Vashishtha was the family priest of Dasharatha and Rama (Adikanda VII. 4, 5, VIII. 6), Ayodhya-kanda V. 1). The Mahabharata was composed in Dvapara. Krishna appeared in the Sandhya between this and the Kali-yuga. Both Kurukshetra and Buddha were in the Kali age. According to this chronology, Vashishtha who was the Guru of Dasharatha was earlier than Sakyamuni. There were, however, Buddhas before the latter. The text does not mention Sakyamuni or Gautama Buddha. According to Buddhistic tradition there were many other Buddhas before him such as Dipankara "The Luminous One," Krakuccanda and others, the term Buddha being a term applicable to the enlightened, whoever he be. It will no doubt be said by the Western Orientalist that both these Yamalas were composed after the time of Sakyamuni. But if this be so, their author or authors, as Hindus, would be aware that according to Hindu Chronology Vashishtha antedated Sakyamuni. Apart from the fact of there being other Buddhas, according to Hinduism "types" as distinguished from "forms" of various things, ideas, and faiths, are persistent, though the forms are variable, just as is the case with the Platonic Ideas or eternal archetypes. In this sense neither Veda, Tantra-Shastra nor Buddhism had an absolute beginning at any time. As types of ideas or faiths they are beginningless (Anadi), though the forms may have varied from age to age, and though perhaps some of the types may have been latent in some of the ages. If the Vedas are Anadi so are the Tantra-shastras. To the Yogic vision of the Rishi which makes latent things patent, variable forms show their hidden types. Nothing is therefore absolutely new. A Rishi in the Treta Yuga will know that which will apparently begin in Kali or Dvapara but which is already really latent in his own age. Vishnu appears to his vision as the embodiment of that already latent, but subsequently patent, cult. Moreover in a given age, what is latent in a particular land (say Aryavarta) may be patent in another (say Mahacina). In this way, according to the Hindu Shastra, there is an essential conservation of types subject to the conditions of time, place, and person (Deshakalapatra). Moreover, according to these Shastras, the creative power is a reproducing principle. This means that the world-process is cyclic according to a periodic law. The process in one Kalpa is substantially repeated in another and Vashishtha, Buddha, and the rest appeared not only in the present but in previous grand cycles or Kalpas. Just as there is no absolute first beginning of the Universe, so nothing under the sun is absolutely new. Vashishtha, therefore, might have remembered past Buddhas, as he might have foreseen those to come. In Yogic vision both the past and the future can project their shadows into the present. Every Purana and Samhita illustrates these principles of Yogic intuition backwards and forwards. To the mind of Ishvara both past and future are known. And so it is to such who, in the necessary degree, partake of the qualities of the Lord's mind. The date upon which a particular Shastra is compiled is, from this viewpoint, unimportant. Even a modern Shastra may deal with ancient matter. In dealing with apparent anachronisms in Hindu Shastra, it is necessary to bear in mind these principles. This of course is not the view of "Oriental scholars" or of Indians whom they have stampeded into regarding the beliefs of their country as absurd. It is however the orthodox view. And as an Indian friend of mine to whose views I have referred has said, "What the Psychic research society of the West is conceding to good 'mediums' and 'subjects' cannot be withheld from our ancient supermen -- the Rishis." The peculiar features to be noted of this story are these. Vashishtha must have known what the Vedas and Vaidik rites were, as ordinarily understood. He is described as Vedantavit. Yet he was surprised on seeing Cinacara rites and disapproved of them. He speaks of it as "outside Veda" (Vedavahishkrita) and even opposed to it (Vedavadaviruddha). On the other hand the connection with Veda is shown, in that the Devi who promulgates this Acara is connected with the Atharvaveda, and directs Vashishtha always to follow that Veda, and speaks of the Acara not as being opposed to, but as something so high as to be beyond, the ordinary Vaidik ritual (Vedanamapyagocarah). He is to be fully learned in the import of Veda (Vedarthanipuno). It was by the grace of the doctrine and practice of Cinacara that Vishnu became the Lord of Yajurveda. The meaning there fore appears to be, that the doctrine and practice lie implicit in the Vedas, but go beyond what is ordinarily taught. Vishnu therefore says that it is not to be disclosed. What meaning again are we to attach to the word Visnubuddharupa? Buddha means "enlightened" but here a particular Buddha seems indicated, though Vishnu is also spoken of as Udbodharupi and the Devi as Buddheshvari. The Tara Tantra calls him a Kulabhairava. As is well known, Buddha was an incarnation of Vishnu. Vashishtha is told to go to Mahacina by the Himalaya and the country of the Bauddhas (Bauddhadesh). The Bauddhas who follow the Pañcatattva ritual are accounted Kaulas. It is a noteworthy fact that the flower of the Devi is Jaba, the scarlet hibiscus or China rose. As the last name may indicate it is perhaps not indigenous to India but to China whence it may have been imported possibly through Nepal. This legend, incorporated as it is in the Shastra itself, seems to me of primary importance in determining the historical origin of the Pañcatattva ritual.
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