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Come richiesto da Manjusri, il Buddha spiegò il modo in cui i bodhisattva purificano gli oscuramenti generando una mente altruistica e realizzando la natura vuota di tutti i fenomeni. Egli chiese a Manjusri della sua stessa realizzazione riguardo alla “paziente sopportazione” (anupatthikadharmakshanti) nel vedere tutti i fenomeni come non-insorgenti e prese a raccontare la storia del monaco Vīradatta che, molti eoni prima, si era coinvolto in una relazione sessuale con una ragazza e aveva anche ucciso un rivale geloso prima di provare un forte rimorso. Nonostante queste azioni negative, una volta che dal bodhisattva ‘Liberatore dalla paura’ gli era stata spiegata la natura vuota ed inesistente di tutti i fenomeni, lui fu in grado di generare bodhicitta e raggiungere la “paziente tolleranza” nel vedere tutti i fenomeni come non-insorgenti. Il Buddha spiegò che anche una persona che aveva goduto dei piaceri ed aveva ucciso qualcuno sarebbe stato in grado di raggiungere la ‘anupatthikadharmakshanti’ (la paziente sopportazione o tolleranza) nel vedere tutti i fenomeni come non-nati, tramite la pratica di questo sutra, che egli chiamò "Il Dharma-Specchio di tutti i fenomeni". Riconoscimenti Tradotto dal Gruppo di traduzione dell’Istituto buddhista Garchen. La traduzione è stata preparata sotto la supervisione di S.E. Garchen Rinpoche da Ina Bieler, che vorrebbe riconoscere il supporto e l'aiuto del dottor Tom Tillemans con l'introduzione di questo testo e la ricerca su alcuni termini tecnici. Introduzione L'ambientazione di questo sutra è il boschetto di manghi di Amrapali, a Vaisali, dove vi insegnava il Buddha Sakyamuni e vi fece miracoli. Il Signore Buddha visitò più volte Vaisali: la prima volta, nel quinto anno dopo la sua illuminazione, vi trascorse la stagione delle piogge e, in seguito, stabilì a Vaisali le varie regole del Vinaya, oltre a dare vari altri discorsi. Nella sua ultima visita, egli annunciò il suo prossimo Parinirvana. Inoltre, cento anni dopo il Parinirvana del Buddha, fu il luogo del secondo Concilio Buddhista. Questo sutra racconta la storia di un monaco che è stato sedotto da una prostituta e si è in seguito profondamente pentito per le sue azioni. Manjusri lo porta a ricorrere al consiglio del Buddha. Ciò che è interessante è il modo in cui il Buddha tratta con la disciplina monastica, e il valore etico dei voti del monaco, che contrastano con la visione della vacuità, o con la mancanza di natura intrinseca dei fenomeni, nonché con la moralità. Qui, la visione della vacuità se ne infischia del codice di disciplina monastica, come spiegata nel Vinaya. Dal punto di vista dei voti del monaco, andare a letto con una donna è un disastro; tuttavia, questo discorso morale prende il punto di vista della vacuità. Questo è un esempio di come i codici di disciplina monastica a volte sono subordinati alla visione finale della ‘vacuità’. Anche se il Vinaya è praticato in tutti i veicoli, compreso il Vajrayana, ad esso è data priorità diversa. Ad esempio, nel Mahāyāna, se un monaco mantiene i voti di bodhisattva, possono essere fatte alcune eccezioni per i voti monastici, come quello che vieta di toccare una donna, quando si sta impiegando mezzi abili. Qui, in questo testo, tuttavia (anche se è un sūtra Mahāyāna), l'accento non è su uno di tali mezzi abili, quanto piuttosto sulla visione metafisica del vuoto. L'edizione Degé di questo sutra è stata confrontata con il Tok Phodrang(1) e le edizioni di Lhasa del canone Tibetano; discrepanze e commenti sono indicati nelle note finali. Comunque, questo testo è stato tradotto esclusivamente sulla base delle edizioni Tibetane, poiché l’originale Sanscrito non è stato trovato. Quando i nomi degli individui sono generalmente noti in Sanscrito, come ad esempio Manjusri, qui vengono presentati in Sanscrito. Nel caso dei tanti altri nomi di persone, è comunque difficile stabilire dalla traduzione Tibetana una indiscutibile resa in Sanscrito, e quindi questi nomi sono invece tradotti in lingua Inglese. Il titolo Sanscrito del lavoro, come è trascritto nella versione Dege e nella maggior parte delle altre recensioni del Kangyur, è - privato dei suoi elementi onorifici - Karmāvara aviśuddhasūtra, che può essere tradotto come "Purificazione delle oscurazioni karmiche". In ogni caso, il sutra è menzionato nel Śik āsamuccaya di Santideva con il titolo di Karmāvara aviśuddhisūtra (che è anche l'ortografia indicato nel Narthang Kangyur), e noi abbiamo seguito i catalogatori più moderni del Kangyur nel prendere questa ortografia come la probabile versione originale, rendendolo come ‘Purificazione di oscuramenti karmici’. Secondo il colophon, il sutra è stato originariamente tradotto dal Sanscrito in Tibetano dai ‘pa it’ indiani Jinamitra e Prajñāvarman, e dal principale curatore-traduttore (lo tsa ba), il monaco Yeshe Dé (ye shes sde), e altri. Jinamitra era un Kasmiro del tardo ottavo secolo ed inizi del nono secolo, che viaggiò al Samye Monastery in Tibet, durante il regno del re del Dharma Trisong Detsen (khri srong lde btsan) ad impegnarsi nella traduzione; lui e Yeshe Dé collaborarono nella traduzione di molte centinaia di lavori. La traduzione di questo testo è presente nel catalogo Denkarma (ldan dkar ma), compilato nell’824, ed è stato quindi molto probabilmente preparato nel IX° secolo. LA TRADUZIONE 1) (Il Nobile Mahāyāna Sūtra - Purificazione degli Oscuramenti Karmici) F.284a] Omaggio a tutti i Buddha e Bodhisattva! Così ho udito una volta. Il Bhagavan si trovava all’Āmrapālī Grove a Vaisali, in compagnia di una grande assemblea monastica di circa 500 monaci e 32 mila grandi bodhisattva mahasattva, come i bodhisattva mahasattva Distruttore dell’Orgoglio, Conoscenza Sublime Visualizzata con Luminosità, Simile ad un Fiore di Loto (2), Re della Luce Diffusa, Incarnazione che Appare Sempre come una Immagine Onorevole, Diminuzione di Tutti i Dubbi, Colui la cui Intelligenza è come un Oceano di Gioielli Dispiegati, Dimora di Miriadi Fiori, Re di Melodie Totalmente Chiare, Lampada della Luce Re, Luce Dorata della Essenza Gloriosa, Colui che è Potente, Soggiogatore di Tutti i Luoghi, Re di Melodie Apertamente Proclamate, Incarnazione di Incantevole Splendore, il grande bodhisattva mahasattva giovanile Manjusri, e altri. In tutto, egli era accompagnato da 32 mila grandi bodhisattva mahasattva. A quel tempo, il monaco di nome Luce Inossidabile arrivò nella grande città di Vaiśālī, per chiedere l'elemosina. [F.284b] Facendo il suo giro per chiedere l'elemosina, arrivò alla casa di una prostituta, non sapendo di chi fosse. Non appena il monaco entrò nella sua casa, lussuriose intenzioni furono suscitate nella prostituta, che pensò: "Non lascerò andar via questo monaco senza andare a letto con lui. Se fallisco, morirò". Non appena il monaco entrò in casa, lei chiuse la porta e gli disse: "Sarebbe un grosso errore se tu non verrai a letto con me. Se non ti coricherai qui con me, io morirò… " Allora il monaco Luce Inossidabile disse alla prostituta, "Signora! Io devo trainarti verso i grandi precetti prescritti dal Buddha. Non vorrei impegnarmi in attività sessuali. Per favore lasciami andare! Io preferirei morire piuttosto che impegnarmi in attività sessuali." A questo, la prostituta pensò: "Se io uso un certo mantra segreto e una droga per sedurre(3) questo monaco, sicuramente lui si impegnerà in beati atti con me; io devo assolutamente usare quel mantra segreto e la droga con questo monaco". Tuttavia, lei gli disse: "Anch’io non ho alcun desiderio di distruggere o mettere in pericolo i precetti prescritti dal Buddha. Molto gentilmente accetta le mie elemosine". Con queste parole ella lo fece entrare, stregò il cibo con formule magiche e con mantra segreti, e glielo versò nella ciotola del monaco. Non appena lei ebbe stregato il cibo, il monaco subito generò dei pensieri immorali. Fantasticando, si sentì invaso da un enorme desiderio. Quando la prostituta notò il cambiamento nell'espressione del monaco, lo afferrò con la mano destra, lo portò a letto e si coricarono l’una con l'altro. 2) Dopo che il monaco ebbe avuto il suo piacere dal giacere con la prostituta, egli prese sù la sua elemosina, si recò al tempio principale, e pensò: "Oh, guai a me! Ho appena violato tutto ciò che è contenuto nel grande insegnamento del Buddha sulla condotta morale! [F.285a] Poiché ho violato la mia condotta morale, non sono più degno di condividere le offerte delle persone fedeli. Io cadrò nei grandi reami infernali. "Si avvicinò ai suoi compagni monaci e disse:" Ho trascurato la mia condotta morale. Poiché non sono più un devoto ordinato, cadrò nei grandi regni infernali." I suoi compagni monaci chiesero: "In che modo hai trascurato la tua condotta morale?" Egli allora raccontò loro esattamente ciò che era successo. "Venerabile Luce Inossidabile", dissero i suoi compagni monaci, "il bodhisattva mahasattva chiamato Giovane Manjusri è esperto nel cancellare tutte le cattive azioni. Egli è esperto nel dissipare tutti gli oscuramenti. Egli ha raggiunto la paziente tolleranza del vedere tutti i fenomeni come non insorgenti (4). Perfino il Bhagavan parla bene di lui, lodandolo e glorificandolo. Così, o venerabile, ti preghiamo di venire con noi. Andremo a trovare Giovane Manjusri. Egli sarà in grado di dissipare il tuo disagio". Poi, senza mangiare il suo cibo, il monaco Luce Inossidabile, insieme ai suoi compagni monaci, andò nella dimora di Manjusri Giovane. Quando giunsero alla presenza di Manjusri Giovane, scambiarono prima una conversazione gioiosa e piacevole, e poi egli raccontò a Manjusri Giovane quello che era successo. Dopo queste spiegazioni, Giovane Manjusri disse al monaco Luce Inossidabile: "Monaco, mangia un po’ di questo cibo. Una volta che avrai mangiato, parlerò al Bhagavân di questo e seguirò le istruzioni del Bhagavan". Dopo che il monaco Luce Inossidabile ebbe mangiato, lui ed i suoi compagni monaci, insieme a Manjusri Giovane, si recarono alla dimora del Bhagavân. Arrivando alla sua presenza, essi toccarono con la testa i piedi del Bhagavan, e dopo essersi inchinati ed aver circumambulato intorno al Bhagavan per tre volte, si sedettero al suo fianco. [F.285b] Il monaco Luce Inossidabile si vergognava troppo per essere in grado di parlare lui stesso al Bhagavan, e così Giovane Manjusri si alzò dal suo posto, con la sua veste drappeggiata su una spalla, si inginocchiò sul ginocchio destro, unì le sue mani davanti al Bhagavân, e trasmise al Bhagavân tutto ciò che era accaduto. Quando gli fu detto quello che era successo, il Bhagavan chiese al monaco Luce Inossidabile, "Monaco, è vero che hai fatto queste cose?" Luce Inossidabile rispose: "Si, Bhagavan, è vero." Il Bhagavan chiese: "Monaco, hai avuto l'intenzione prima di porre in essere questi comportamenti lussuriosi?" Luce Inossidabile rispose: " No, Bhagavan, non l'ho fatto." Il Bhagavan chiese: "Monaco, se non hai avuto pensieri lussuriosi, come sei venuto a intrattenere un comportamento lussurioso?" Luce Inossidabile rispose: "Bhagavan, la mia mente lussuriosa sorse più tardi." Il Bhagavan chiese: "Monaco, hai avuto modo di impegnarti nell’atto passionale con quella mente?" Luce Inossidabile rispose: "No, Bhagavan, non l'ho fatto." Il Bhagavan chiese: "Monaco, quando le loro menti sono afflitte, gli esseri senzienti vengono quindi condizionati dalle loro afflizioni, e quando la loro mente sono purificate, diventano puri. Non è questo il Dharma che io ho insegnato?" Luce Inossidabile rispose: "Si, Bhagavan, lo è." Il Bhagavan chiese: "Monaco, cosa pensi? Nel tuo sonno, quando sogni, ti sei mai impegnato in atti lussuriosi e appassionati? " Luce Inossidabile rispose: "Si, Bhagavan, l'ho fatto."
3) Il Bhagavan chiese: "Monaco, non sai che è la tua mente che ha assunto un simile comportamento appassionato?" Luce Inossidabile rispose: "Si, Bhagavan, io lo so(5)". Il Bhagavan chiese: "Monaco, pensi che ci sia una differenza tale che la tua mente ordinaria di veglia e la tua mente che sogna siano separate e distinte?(6)" [F.286a] Luce Inossidabile rispose: "Bhagavan, non vedo la minima distinzione tra la mente di veglia e la mente che sogna." Il Bhagavan chiese: "Monaco, cosa ne pensi? Io non ti ho forse insegnato che tutti i fenomeni sono come i sogni? " Luce Inossidabile rispose: "Si, Bhagavan, lo hai fatto". Il Bhagavan chiese: "Monaco, cosa ne pensi? I sogni sono veri?" Luce Inossidabile rispose: "No, Bhagavan, non lo sono." Il Bhagavan chiese: "Monaco, cosa ne pensi? Non credi che la mente che sogna e la mente di veglia siano entrambi non esistenti?" Luce Inossidabile rispose: "Si, Bhagavan, esse sono davvero non-esistenti. O Sugata, sono davvero inesistenti". Il Bhagavan chiese: "Monaco, cosa ne pensi? Può qualcosa di inesistente esistere da alcuna parte?" Luce Inossidabile rispose: "No, Bhagavan, non potrebbe". Il Bhagavan chiese: "Monaco, cosa ne pensi? Può qualcosa di inesistente mai nascere?" Luce Inossidabile rispose: "No, Bhagavan, non potrebbe." Il Bhagavan chiese: "Monaco, cosa ne pensi? Può qualcosa di non-insorgente sorgere o cessare? Può diventare controllato da afflizioni, oppure venir purificato? " Luce Inossidabile rispose: "No, Bhagavan, non potrebbe." Il Bhagavan chiese: "Monaco, cosa ne pensi? Potrebbero i fenomeni non-insorgenti andare nei regni infernali, o nascere come animali, o andare nel Reame del Signore della Morte? " Luce Inossidabile rispose: "Bhagavan, poiché le cose che sono non-insorgenti non esistono, sarebbe impossibile per loro di andare nei reami inferiori." Il Bhagavan parlò: "Monaco, mentre tutti i fenomeni sono luminosi in questo modo, gli infantili esseri ordinari costruiscono fenomeni irreali, costruiscono qualità errate, e hanno costruito tutti i fenomeni, che in realtà sono insignificanti e senza valore. E così essi andranno all'inferno, negli stati animali di nascita, e nel regno del Signore della Morte. [F.286b] Ed inoltre, Monaco, tutti i fenomeni non sono reali, ma hanno la caratteristica che, una volta creati, non permangono (7). Monaco, tutti i fenomeni sono composti; gli infantili esseri ordinari hanno però dato origine ad attaccamento, odio e illusione. Monaco, tutti i fenomeni sorgono da percezioni distorte. Monaco, tutti i fenomeni sono privi di vera esistenza, la loro essenza è come un miraggio. Monaco, tutti i fenomeni sono privi di un nucleo, sono come lo spazio. Monaco, poiché tutti i fenomeni sono privi di vera realtà, essi non sono entità reali. Monaco, poiché tutti i fenomeni sono profondi come lo spazio, essi sono profondi. Monaco, poiché tutti i fenomeni sono impercettibili, essi sono totalmente aperti. Monaco, poiché tutti i fenomeni sono del tutto vuoti, essi sono non-dimoranti. Monaco, poiché tutti i fenomeni sono senza il minimo valore, essi non sono affidabili. Monaco, poiché tutti fenomeni sono senza il minimo valore, essi sono privi di fondamento. Monaco, poiché tutti i fenomeni sono privi di concetti di afflizione, essi sono totalmente liberati. Monaco, poiché tutti i fenomeni sono non-insorgenti per natura, essi sono totalmente liberi dal dolore. Monaco, poiché tutti i fenomeni sono vuoti, essi sono non-oscurati. Monaco, poiché tutti i fenomeni sono privi di odio per natura(, in essi non c'è odio. Monaco, poiché tutti i fenomeni sono luminosi per natura, in essi non vi è alcuna illusione. Monaco, poiché tutti i fenomeni sono come delle allucinazioni, non vi è in essi alcuna maturazione karmica. Monaco, poiché tutti i fenomeni appaiono in modo erroneo, essi sono come illusioni. Monaco, poiché tutti i fenomeni sono falsamente costruiti, essi sono non-dimoranti.
4) Monaco, poiché gli infantili esseri ordinari proiettano l’esistenza su dei fenomeni non-esistenti, essi agiscono completamente alla cieca. Monaco, poiché tutti i fenomeni sono condizioni reciprocamente contraddittorie, essi sono non-insorgenti. Monaco, poiché tutti i fenomeni sono senza una via, essi sono non-attaccati. Monaco, poiché tutti i fenomeni non sono realmente afflitti, essi sono liberi dalle afflizioni. [F.287a] Monaco, poiché tutti i fenomeni sono immacolati come lo spazio, essi sono senza macchia. Monaco, poiché i fenomeni non son altro che vuoto, essi sono solo vacuità. Monaco, poiché tutti i fenomeni sono inerentemente non-insorgenti, essi sono addomesticati. Monaco, poiché tutti i fenomeni sono privi di un limite precedente, di un limite successivo, e di uno intermedio, essi sono irreali. Monaco, poiché nessun fenomeno è la causa di un altro, i fenomeni sono liberati. Monaco, poiché tutti i fenomeni sono come l'erba, il legno, i muri e i mucchi di immondizia, essi sono sostanza materiale. Monaco, poiché tutti i fenomeni sono come lo spazio, essi sono privi di essenza. Monaco, poiché nessun fenomeno è qualcosa a cui attaccarsi, tutti i fenomeni sono uguali. Monaco, poiché tutti i fenomeni sono come un corpo fatto di spazio (9) e come una mano vuota, essi non possono essere afferrati. Monaco, poiché tutti i fenomeni sono stati oggetto di ricerche approfondite da parte di coloro dotati di suprema saggezza, essi sono irraggiungibili. Monaco, poiché tutti i fenomeni sono privi dei tre tempi, essi sono senza tempo. Monaco, poiché tutti i fenomeni non sono un qualcosa a cui essere in precedenza attaccati, non ci si deve coinvolgere in essi. Monaco, poiché tutti i fenomeni sono privi di oscuramenti, essi sono liberi da sofferenza e dolore. Monaco, poiché tutti i fenomeni sono come nirvana, essi sono pieni di beatitudine. Monaco, poiché tutti i fenomeni sono senza una qualche paura, non sono da temere. Monaco, poiché tutti i fenomeni sono inosservabili da questo lato, non vi è un altro lato. Monaco, poiché tutti i fenomeni sono incalcolabili, sono oltre ogni misura. Monaco, poiché i segni di tutti i fenomeni sono insignificanti, essi sono senza segno. Monaco, poiché tutti i fenomeni sono privi di desiderio, essi sono senza volontà. Monaco, poiché tutti i fenomeni hanno la natura di false formazioni, essi sono senza vera formazione. [F.287b] Monaco, poiché tutti i fenomeni sono indisturbati dal pensiero discorsivo, essi sono non-elaborati. Monaco, poiché tutti i fenomeni sono privi di dimora, essi sono non-dimoranti. Monaco, poiché tutti i fenomeni sono sempre chiari, essi sono senza macchia. Monaco, poiché il sorgere di tutti i fenomeni è impercettibile, poiché il loro sorgere è insignificante, poiché il loro sorgere è senza valore, poiché il loro sorgere è vuoto, e poiché il loro sorgere è pacifico, essi sono il Nirvana Ultimo. Monaco, per tutti questi motivi, questi fenomeni sono esattamente come Io ho insegnato. Monaco, io stesso, dimorando nell'essenza della Illuminazione, non ho percepito il benché minimo fenomeno che possa nascere, che perisca, che sia afflitto, purificato, oscurato, imprigionato, rimpianto, o che sia miserabile. E perché è così? Monaco, poiché tutti i fenomeni sono totalmente non-afflitti, essi sono perfettamente puri per natura". Quando il monaco Luce Inossidabile sentì questo circa la natura dei fenomeni, si sentì soddisfatto, e si rallegrò. Egli era molto felice, e sentiva gioia e sollievo. Felice di non avere oscuramenti, egli unì le mani davanti al Bhagavân, si inchinò, e recitò questi versi al Bhagavan: "Oh! Oh! O Potente Signore Buddha, rifugio del mondo, inclusi gli dèi, anche se tu non hai bisogno di praticare, le tue buone qualità si elevano al di sopra di tutto. Omaggio a te, che rendi liberi da tutti i dolori! "Tu garantisci il rifugio a chi è senza protezione, e dai consigli a coloro che sono senza guida. Tu dimori nel pacifico Sentiero della beatitudine. Omaggio a te, potente Signore Buddha!
5) "Tu sei la Lampada per i non vedenti di questo mondo; Concedendo la vista a quelli che non possono vedere, Tu liberi quegli esseri che non avevano la libertà. Omaggio a te, potente Eroe! "Tu sei libero da attaccamento e avversione, [F.288a] ed insegni a quei lussuriosi che soffrono; Tu hai visto la menzogna del circolo del samsara. Omaggio a te, forza suprema della saggezza! "Mai attaccato a causa del pensiero discorsivo, liberando con saggezza inconcepibile supremo nei tre mondi, sei senza macchia e senza passioni. Omaggio a te, che sei immacolato e purificato! "Anch'io, voglio entrare nel Risveglio, voglio far cessare la miseria degli esseri indifesi. Dopo aver raggiunto una tale saggezza Io non vorrò essere viziato dai sentieri minori. "Io soffrirei per miriadi di eoni inconcepibili, ma non dovrei abbandonare la mente bodhi. Come la luna, all'interno di un campo di stelle è il modo in cui tu appari, O Custode del mondo. "Alcuni con le loro menti inferiori, pensano di viaggiare sul vasto ed ampio mare, non riescono a raccogliere molte gemme, ma solo portano indietro inutili gingilli. "Similmente, alcuni, anche se sentono di manifestazioni del Buddha' e dei suoi punti di forza, intenzioni risvegliate non sorgono in loro. Si allontanano dal risveglio, e si sforzano sul sentiero degli uditori. Essi non saranno perforati dalla vasta e ampia saggezza -
6) "Proprio come una persona con carattere infantile, anche se vede il re circondato dalla sua corte, trova ispirazione solo nella capacità dei ministri e non sarà pienamente colpito dalla conoscenza del re. "Allo stesso modo, ci sono di quelli che, anche se sentono di grandi attributi del Buddha, e della sua magica saggezza manifestata, decidono sulla base della loro mente inferiore. Essi sono ottusi e le loro menti sono deboli. "Il non-attaccamento al mondo di quelli del veicolo inferiore Illumina così poco come le lucciole nella notte. Ma coloro che lavorano con il sole in tutto il suo splendore, quando ottengono l'illuminazione, saranno fuori dalle tenebre. "La voce del Buddha raggiunge i più alti reami. La voce del Buddha raggiunge coloro che nascono nobili. Il Buddha, lampada suprema per questo mondo, illumina tutto il mondo e il regno degli dèi. "Proprio come quando si vede un leone tra le volpi, alcuni possono interessarsi ai discorsi delle volpi [F.288b] e, ignorando la manifestazione del leone, trovano piacere nelle parole della volpe, "Così pure, quando coloro che, tra gli ascoltatori vedono apparire il Supremo Leone degli Uomini, ma si dilettano nel veicolo più basso, i loro poteri saranno realmente a senso unico. "Possano le persone che cercano la saggezza, parlare Sempre della sofferenza, per aiutare i più mondani,(10) possano essi cercare la saggezza, vera e sublime, che non è il terreno degli ascoltatori comuni".- Sentendo questi versi di fede pronunciati dal monaco Luce Inossidabile, 42.000 figli degli dèi dettero origine alla mente impostata sulla Insuperabile, Perfetta e Completa Illuminazione. Gettando fiori di mandarava verso il Bhagavân, il Giovane Manjusri, e verso il monaco Luce Inossidabile, tutti dissero: "Monaco, molto bene, molto bene. Per perseguire in tal modo l'illuminazione di un Buddha bisogna ricambiare la gentilezza del Tathagata." In quel momento il Bhagavan sorrise. Un attributo dei Buddha è che ogniqualvolta che essi sorridono, si irradia luce dalle loro bocche in mille colori - come il blu, giallo, rosso, bianco, vermiglio, cristallino, e argento. Diversi colori emersero, permeando di luce illimitati infiniti sistemi di mondi, proseguendo fino ai mondi di Brahma. Eclissando perfino la luce del sole e della luna, questa luce tornò indietro, e giro intorno al Bhagavan per tre volte, e infine scomparve nella corona della testa del Bhagavan. Allora il venerabile Ananda si alzò dal suo posto. Drappeggiando sulla spalla la sua veste di Dharma, egli mise il ginocchio destro a terra, di fronte al Bhagavan, unì le mani, e gli chiese: [F.289a] "Poiché i Bhagavat, i Tathagata, gli arhat, i buddha perfettamente illuminati, non sorridono mai senza cause e condizioni, qual è la causa del tuo sorriso, e quali sono le condizioni per esso?"
7) Il Bhagavan rispose: "Ananda, il monaco Luce Inossidabile ha dato origine alla mente impostata sulla illuminazione con nobile intento. Io quindi ho previsto che il monaco Luce Inossidabile raggiungerà l'insuperabile, perfetta e completa Illuminazione. Ānanda, in futuro, dopo che sono passati dieci eoni, il monaco Luce Inossidabile farà offerte a 220 milioni di Buddha e raggiungerà la paziente tolleranza e sopportazione nel vedere tutti i fenomeni come non-insorgenti, in presenza del Tathagata, Arhat, e perfettamente completo Buddha Maitreya. Egli farà anche offerte a tutti i Buddha Bhagavân dell’Eone Fortunato. In seguito, dopo esser pienamente maturato, diventerà il Tathāgata ‘Colui che proclama il Ruggito del Leone della Condotta che è Rinomato per essere il Loto delle Buone Qualità’. Ananda, il campo-di-buddha del Tathagata, arhat, perfettamente illuminato, ‘Colui che proclama il Ruggito del Leone della Condotta che è Rinomato per essere il Loto delle Buone Qualità’, sarà creato con sette preziosi attributi. Non ci saranno uditori o realizzatori solitari, ma solo bodhisattva si riuniranno lì. Inoltre, in questo campo-di-buddha, egli insegnerà a loro il Dharma chiamato 'La Ruota del Non-Ritorno'. Inoltre, quei bodhisattva saranno rapidamente, realmente e completamente risvegliati nella insuperabile, perfetta e completa Illuminazione. Così, il loro campo-di-buddha diventerà totalmente purificato(11) grazie all'eccellenza della suprema saggezza, e questo sistema di mondo verrà quindi chiamato 'Dotato con Infiniti Discorsi (di Dharma)’(12)." Allora il Bhagavan disse al venerabile Ananda, "Ananda, è proprio così. Similmente, poiché tutte le tenebre scompaiono quando il sole sorge, Ananda, così, allo stesso modo, coloro che ascolteranno questo insegnamento di Dharma otterranno la piena illuminazione, ed otterranno anche il risultato del non-oscuramento per quanto riguarda tutti i fenomeni." A questo punto, il venerabile Ananda chiese al Bhagavan, [F.289b] "Bhagavan, in che modo una persona diventa oscurata, oppure non-oscurata?" Ma il Bhagavan gli disse: "Non è importante, Ananda! A che ti serve fare domande su questo punto? Ānanda, se il Tathagata spiegasse tutto ciò che riguarda l'oscuramento e il non-oscuramento, il mondo e le sue divinità diventerebbero confusi". Giovane Manjusri, tuttavia, fece questa domanda al Bhagavân: "Bhagavan, con il sentir parlare di oscuramento e non oscuramento, i bodhisattva degli ultimi 500 anni non darebbero più origine al desiderio per gli affari mondani. Pertanto, ti prego di spiegarglielo! " Il Bhagavan disse: "Manjusri, quanto all'oscuramento, l’attaccamento è un oscuramento, l'odio è un oscuramento, l'ignoranza è un oscuramento, la generosità è un oscuramento, la condotta morale è un oscuramento, la pazienza è un oscuramento, la diligenza è un oscuramento, la meditazione è un oscuramento, la consapevolezza trascendente è un oscuramento, il fatto di percepire il Buddha è un oscuramento, percepire il Dharma è un oscuramento, percepire il Sangha è un oscuramento, il fatto di percepire il vuoto è un oscuramento, percepire l’assenza di segni è un oscuramento, percepire il non-desiderio è un oscuramento, percepire la vera assenza delle formazioni è un oscuramento, il fatto di percepire il non-sorgere dei fenomeni è un oscuramento, perfino percepire l’Illuminazione è un oscuramento. Manjusri, in breve, sia che tutti questi siano visti come completamente afflitti o totalmente purificati, si dovrebbe considerarli tutti come oscuramenti". Manjusri chiese: "Bhagavan, come mai la generosità è un oscuramento? E come la condotta morale, la pazienza, la diligenza, la meditazione, e la consapevolezza trascendente possono mai essere degli oscuramenti?" Il Bhagavan rispose, "Manjusri, in tutti i fenomeni in realtà non vi è alcun oscuramento. Tuttavia, gli infantili esseri ordinari, condizionati dai loro pensieri, si impegnano in attività oscurate riguardo alla generosità, e si impegnano in attività oscurate riguardo alla condotta morale, alla pazienza, alla diligenza, alla meditazione ed alla consapevolezza trascendente. Come mai è così? [F.290a] "Manjusri, quando gli infantili esseri ordinari praticano la generosità, lo fanno con una mancanza di rispetto verso gli esseri senzienti che sono avari. A causa della loro mancanza di rispetto, quelli che praticano la generosità si arrabbiano e generano in loro il difetto del risentimento. I difetti di rabbia e risentimento li faranno sprofondare nei reami infernali.
"Quando gli infantili esseri ordinari osservano la condotta morale essi parlano male di tutti quelli che trascurano la condotta morale, denigrandoli e trattandoli con disprezzo. E quando questi sprezzanti commenti sono ripetuti verso gli altri ciò provoca mancanza di rispetto in molti esseri ordinari, i quali così andranno nei reami inferiori a causa della loro mancanza di rispetto. "Quando poi praticano la pazienza, essi dichiarano, 'Noi abbiamo pazienza, mentre tutti quegli altri generano pensieri nocivi'. Intossicati dal loro essere arroganti nel sentirsi pazienti, essi creano tutta la sofferenza che deriva dalla loro disattenzione fondamentale. "Quando si esercitano nella diligenza, questi si esaltano e pensano, 'Quegli altri monaci sono pigri e privi di diligenza, e tuttavia essi godono delle offerte dei fedeli. Essi non son degni neanche di godere l’acqua da un contenitore d'acqua'. Benché si esercitino nella diligenza, si lodano e denigrano gli altri. Ecco perché io dico che sono esseri infantili. "Quando passano il loro tempo in equilibrio meditativo, essi danno luogo ad attaccamento alla gioiosa beatitudine della meditazione e pensano, 'Noi passiamo il nostro tempo in equilibrio meditativo. Tanti altri monaci passano il loro tempo nella distrazione mentale. Costoro passano il loro tempo a godersi intrattenimenti frivoli. Mentre si godono questi frivoli intrattenimenti, quando mai potranno diventare dei Buddha? Essi sono ben lungi dall'ottenere l'illuminazione di un Buddha'. Quelli che hanno questo tipo di atteggiamenti, fintanto che hanno questi pensieri sprezzanti, resteranno per eoni saldamente aggrappati al samsara. In seguito, poi, se si impegnano nell’illuminazione, pur se essi hanno grande cultura, immagineranno che, tra tutti i fenomeni illetterati, (13) la mente è esistente. "Quando osservano la consapevolezza trascendente, essi disdegnano gli altri. Io dico che non hanno alcuna conoscenza, dico che essi parlano, anche se non conoscono; [F.290b] perciò dico che essi non sono esseri sublimi, e dico che poiché concettualizzano, essi sono corrotti. "Se essi entrano nel Sentiero Mahāyāna, ancora una volta penseranno, 'Noi siamo i più importanti in questo mondo, siamo i migliori in questo mondo, siamo supremi in questo mondo'. Quando vedono i seguaci del ‘Veicolo degli Uditori’, essi generano mancanza di rispetto, screditandoli, denigrandoli, e parlando male di loro. A causa di questi cattivi pensieri e delle condanne, essi rinasceranno nei reami inferiori". Allora, il Giovane Manjusri chiese al Bhagavan: "Bhagavan, i bodhisattva non devono essere lodati grazie agli insegnamenti del Buddha?" Il Bhagavan rispose, "Manjusri, cosa pensi? I bodhisattva non riguardano tutti gli esseri senzienti con affetto, non danno naturalmente origine all’altruismo? " Manjusri rispose: "Si, Bhagavan, lo fanno..." Il Bhagavân continuò, "Manjusri, cosa pensi? Forse che i bodhisattva abbandonerebbero anche pochi esseri senzienti, sia del Veicolo degli Uditori, o del Veicolo dei Realizzatori Solitari, o del Mahāyāna?" Manjusri rispose: "No, Bhagavan, non lo farebbero. Poiché i bodhisattva riguardano tutti gli esseri senzienti allo stesso modo, i bodhisattva non respingerebbero neanche alcuni pochi esseri senzienti". Il Bhagavân continuò, "Si, Manjusri, è così. Proprio come un medico bravo non abbandona nemmeno alcun essere senziente, che si tratti di un re, un mercante, un capofamiglia, o un mendicante, ma egli assiste tutti con serenità e pensa a ciò che può fare per liberare questi esseri senzienti dalle loro malattie, allo stesso modo, Manjusri, i bodhisattva mahasattva infondono tutti gli esseri senzienti con compassione e li assistono con equanimità. [F.291a] Essi pensano, 'Come posso far sì che tutti questi esseri senzienti trovino la liberazione definitiva attraverso gli insegnamenti del Buddha?' "Manjusri, è davvero così: proprio come quando una scuola di cure mediche rimane intatta, il medico è contento e gioisce, similmente, Manjusri, i bodhisattva mahasattva sono lieti e gioiscono quando il lignaggio del Buddha rimane intatto. Manjusri, non tutti gli esseri senzienti sono come i medici. Così, Manjusri, un medico che abbia la capacità di guarire è raro. Allo stesso modo, Manjusri, non tutti gli esseri senzienti sono come il Buddha, poiché la bodhicitta è rara. Non tutti gli esseri senzienti quindi riescono a sopportare di mettersi una tale armatura a scopo di illuminarsi. Proprio come i più pigri che potrebbero pensare, 'Io sarei un medico', però non osservo seriamente le pratiche dei medici, così, allo stesso modo, non tutti gli esseri sono in grado di generare una mente impostata a ottenere l’Illuminazione. La pigrizia li fa restare malati. Manjusri, una bodhicitta naturale è rara. La saggezza suprema auto-generata è rara. Una vasta mente è rara. Osservare in modo serio gli insegnamenti del Buddha è cosa rara".
9) Allora Giovane Manjusri chiese al Bhagavan: "Bhagavan, come possono i bodhisattva diventare non-oscurati e purificati riguardo a tutti i fenomeni?" A questa domanda il Bhagavan così rispose al Giovane Manjusri, "Manjusri, i bodhisattva che vedono tutti i fenomeni come ‘oggetti del desiderio’ raggiungeranno la purificazione da oscurazioni karmiche. E coloro che vedranno tutti i fenomeni come ‘oggetti dell’ odio’ raggiungeranno la purificazione dalle oscurazioni karmiche. Cosi pure, coloro che vedranno tutti i fenomeni come ‘oggetti dell’illusione’ raggiungeranno la purificazione dalle oscurazioni karmiche. "Inoltre, Manjusri, i bodhisattva che apertamente si dilettano nei piaceri dei cinque sensi, senza che ad essi rinuncino o li abbandonino, [F.291b] e coloro che vedono gli insegnamenti del Buddha come essenzialmente una forma di desiderio raggiungeranno la purificazione dalle oscurazioni karmiche. "Inoltre, Manjusri, i bodhisattva che perseguono l'illuminazione attraverso le cinque oscurazioni, che non perseguono e però raggiungono l'illuminazione, o che non hanno le oscurazioni, raggiungeranno (comunque) la purificazione di tutte le oscurazioni karmiche. "Inoltre, Manjusri, i bodhisattva che hanno purificato le nove basi dell’ostilità genereranno in essi l’amorevole gentilezza. Coloro che genuinamente discernono lo sviluppo della causa della loro ostilità verso una persona in particolare, ma però non si aggrappano ad un ‘sé’, o ad altri, o addirittura alla gentilezza amorevole, essendo liberi di cogliere tutti i fenomeni in questo modo, hanno la gentilezza amorevole ‘suprema’. Così, i bodhisattva dotati di anupatthikadharmakshanti (la paziente tolleranza) otterranno la libertà dalle oscurazioni karmiche. "Inoltre, Manjusri, un bodhisattva che vede le cadute come non-cadute, che vede la disciplina come non-disciplina, che vede l’afflizione come purezza, e che vede i reami samsàrici come la sfera del nirvana, raggiungerà la purificazione dalle oscurazioni karmiche. "Inoltre, Manjusri, un bodhisattva che vede il reame del desiderio come la sfera del nirvana, che vede il reame dell’odio come la sfera del nirvana, e che vede il reame dell’illusione lo stesso come la sfera del nirvana, raggiungerà la purificazione dalle oscurazioni karmiche. "Inoltre, Manjusri, un bodhisattva mahasattva che vede veramente tutti i fenomeni come gli stessi insegnamenti del Buddha raggiungerà la purificazione dalle oscurazioni karmiche. "Inoltre, Manjusri, un bodhisattva che vede tutti i fenomeni come insorgenti dalla base dello spazio raggiungerà la purificazione dalle oscurazioni karmiche. "Inoltre, Manjusri, un bodhisattva che non fa distinzione tra i fenomeni di avarizia ed i fenomeni di generosità, [F.292a] che non fa distinzione tra i fenomeni di condotta immorale ed i fenomeni di condotta morale, che non fa distinzione tra i fenomeni di malizia ed i fenomeni di pazienza, che non fa distinzione tra i fenomeni di pigrizia ed i fenomeni di diligenza, che non fa distinzione tra i feno-meni di distrazione ed i fenomeni di meditazione, e che non fa distinzione tra i fenomeni di fraintesa saggezza ed i fenomeni di vera saggezza, egli raggiungerà la purificazione da oscurazioni karmiche. "Inoltre, Manjusri, un bodhisattva che sia convinto che tutte le afflizioni sono il Buddha-dharma, egli raggiungerà la purificazione dalle oscurazioni karmiche". Allora, il Giovane Manjusri chiese al Bhagavan: "Bhagavan, come fanno i bodhisattva ad integrare gli insegnamenti del Buddha in tutte le afflizioni?"
10) Il Bhagavan replicò, "Manjusri, cosa pensi? Esiste un fenomeno che coinvolga in atti afflitti rispetto a un altro fenomeno?" Manjusri rispose: "No, Bhagavan, non c’è". Il Bhagavan chiese: "Manjusri, cosa pensi? Esiste un fenomeno che coinvolga in atti puri rispetto a un altro fenomeno? " Manjusri rispose: "No, Bhagavan, non c’è." Il Bhagavân chiese, "Manjusri, cosa pensi? Tu come hai potuto ottenere la paziente tolleranza del vedere tutti i fenomeni come non-insorgenti?" Manjusri rispose: "Bhagavan, è rispetto a tutte le afflizioni che io ho raggiunto la paziente tolleranza del vedere tutti i fenomeni come non-insorgenti. Perché? Bhagavân, poiché tutte le afflizioni derivano dalla base dello spazio, io non cerco, né abbandono, né ci medito su, né manifesto, qualunque tipo di fenomeno. Bhagavân, gli esseri ordinari infantili non sono né separati dagli insegnamenti del Buddha, [F.292b] e neanche li hanno capiti. E così, Bhagavân, per abbandonare le afflizioni, ho abbandonato queste apprendimenti degli insegnamenti del Buddha". Allora il Bhagavân lodò il Giovane Manjusri, "Molto ben fatto. Manjusri, molto ben fatto. " "Manjusri, in passato, in lunghi, incalcolabili, incommensurabili, smisurati, inconcepibili, insondabili eoni fa, in un sistema-mondo chiamato ‘Il Più Fragrante’, il Tathagata, arhat, Sugata, perfettamente completo buddha, dotato di perfetta conoscenza e virtù, conoscitore del mondo, guida insuperabile che addomestica gli esseri, maestro degli dei e degli uomini, il Buddha Bhagavân Luce Inossidabile, l'Essenza del Sole, apparve nel mondo. Manjusri, questo Tathāgata, arhat, perfettamente completo Buddha, Luce Inossidabile, l'Essenza del Sole, è stato in grado di vivere per 9.000 eoni. Gli esseri senzienti di quel sistema-mondo presero interesse per i sentieri minori. L'interesse per le Grandi Vie diminuì. Dopo che questo Tathāgata passò nel Parinirvana, il suo sacro Dharma sopravvisse per un migliaio di anni. Le sue reliquie corporee proliferarono nello stesso modo in cui prolifereranno le mie stesse reliquie corporee. "Manjusri, in quel tempo apparve un monaco di nome Vīradatta. Egli praticava tutto ciò che sulla condotta morale è contenuto negli insegnamenti del Buddha. Egli era modesto, molto incline agli addestramenti superiori, ed erudito. Questo monaco era gentile e bello da vedere. Aveva un bel colorito di carnagione. Una mattina si mise su il vestito più modesto, prese la sua ciotola e il manto, e andò nella grande città di Vijaya, allo scopo di chiedere l'elemosina. Mentre camminava per la città chiedendo l'elemosina, arrivò a casa di un mercante. Nella casa del mercante [F.293a] vi era la figlia del mercante. Il suo corpo era ben fatto, lei era bella, bella da vedere, e non era ancora stata data in sposa ad un uomo. "Quando la figlia del mercante vide il monaco Vīradatta, in lei si suscitarono intenzioni lussuriose, e quindi così pensò: 'Se io non ottengo il monaco Vīradatta come mio marito, ne morirò'. Non essendo in grado di parlarne con nessuno e profondamente addolorata a causa del suo desiderio, lei alla fine si ammalò. Dopo che il monaco Vīradatta ebbe fatto il suo giro per chiedere l'elemosina, egli si recò al tempio principale. Si dà il caso che anche il padre della ragazza fosse morto. "La madre della ragazza allora le chiese, 'Perché ti sei ammalata?' La ragazza non le rispose, ma continuò a digiunare. "Quindi anche le amiche della stessa età della ragazza che avevano vissuto le stesse gioie e dolori, le chiesero, 'Perché ti sei ammalata così?' "La ragazza rispose: 'Quando ho visto un certo monaco, ho avuto un forte e bramoso desiderio. Se faccio sesso con questo monaco, so che guarirò dalla mia malattia, ma se non ho rapporti sessuali con lui, ne morirò'. "Le altre ragazze dissero a sua madre quello che lei aveva detto, al che la madre pensò: 'Se lei non fa sesso con il monaco Vīradatta non c'è nulla che si possa fare per mantenere in vita questa ragazza e lei morirà'. Infine pensò: 'Devo fare in modo che mia figlia riceva le istruzioni dal Monaco Vīradatta. Così il monaco Vīradatta arriverà a casa nostra regolarmente…'
11) "Successivamente, il monaco Vīradatta ritornò nella città di Vijaya, allo scopo di chiedere l'elemosina, e di nuovo si recò a casa di quel mercante per chiedere l'elemosina. Entrò, e quando vide che la figlia del mercante era diventata così debole chiese alla madre: 'Perché questa ragazza è diventata così debole e malata?' "La madre della ragazza rispose, 'La ragazza vorrebbe ascoltare il Dharma, ma io gliel’ ho impedito. È per questo che si è ammalata'. "Il monaco Vīradatta disse quindi alla madre della ragazza, [F.293b] 'Non dovresti impedire a questa ragazza di ascoltare il Dharma.' "La madre disse: 'Se tu, maestro, impartirai istruzioni a lei, io non impedirò a questa ragazza di poter ascoltare il Dharma.' "Il monaco Vīradatta disse: 'Io impartirò istruzioni di Dharma a questa ragazza.' "La madre della ragazza disse: 'Maestro, ti prego di venire a casa nostra regolarmente.' "'Io verrò…', rispose Vīradatta. "Quando seppe le parole del monaco, i pensieri scorretti della ragazza divennero meno travolgenti di quanto non fossero, e lei pensò, 'Ora cercherò con tutti i mezzi di farlo agire secondo i miei desideri;. Io lo sedurrò'. E così disse al monaco, 'Maestro, per favore mi faccia la grazia di venire a casa mia.' "Il monaco Vīradatta annuì e senza dire una parola espresse il suo accordo, e dopo aver preso la sua elemosina, tornò al tempio principale. "Allora la madre della ragazza le disse. 'Figlia mia, d'ora in poi adornati con gioielli, ungi il tuo corpo con profumo di legno di sandalo, e vestiti con abiti colorati. Devi sforzarti affinché egli possa cadere sotto il tuo potere!' Di conseguenza, la ragazza vi si applicò con grande sforzo. "In seguito, il monaco Vīradatta visitò più volte la sua casa e alla fine essi divennero amici. Il vedere lei per tutto il tempo, generò in lui intenzioni lussuriose verso la ragazza. Preoccupato dal desiderio e dal fatto di essere sempre in sua compagnia, lui diventò incatenato dal desiderio. Rimaneva sempre insieme con la ragazza, e aveva con lei rapporti sessuali completi. Diventando molto intimo con lei, (14) e adorandola, ebbe molti rapporti con lei, ancora, ancora e ancora. "Il pretendente della ragazza, che aveva già chiesto la sua mano, sentì che Vīradatta era stato a letto con lei, e pensando al fatto che il Monaco Vīradatta era stato con la ragazza più e più volte, decise di prenderlo e ucciderlo. "Quando il monaco Vīradatta seppe che il pretendente della ragazza aveva deciso di ucciderlo pensò, [F.294a] 'devo mandare la ragazza con qualche veleno da portare al suo corteggiatore, in modo che possa morire'. Così il monaco Vīradatta dette del veleno alla ragazza e le disse, 'Se mi ami, devi uccidere il tuo corteggiatore con questo veleno.' "La ragazza prese il veleno dal monaco, mescolato con il cibo, e lo inviò con la cameriera, dicendole, 'Vai e offri questo cibo al mio corteggiatore'. La cameriera andò e offrì il cibo mescolato con il veleno al corteggiatore della ragazza. Costui, che era figlio di un ricco mercante, mangiò il cibo mescolato con il veleno, e quindi morì. "Non appena il monaco Vīradatta apprese che il figlio del mercante era morto, senti una profonda sofferenza, pensando: 'Ho commesso un atto terribile. Ho commesso un atto inespiabile. Ho voluto indulgere nel piacere, e per di più ho causato che un uomo sia morto. Che tipo di creatura sono? Che cosa diventerò nella mia prossima vita? Cadrò nei regni infernali'. Così sentiva grande dolore fisico, e pensò ancora, 'E’ sicuro che quando morirò andrò nei reami infernali.' Quindi, riflettendo in tal modo, si chiese, 'Ci sarà mai qualcuno che può liberarmi da questa miseria?' Indi, vagò da tempio a tempio, e infine crollò a terra come un albero abbattuto, piangendo, 'Oh no! Oh no! Sto diventando un essere senziente dei regni infernali…' "A quel tempo, esisteva un tempio chiamato ‘Tempio della Neve’. Il monaco si recò in quel tempio e quando ebbe raggiunto l'ingresso, cadde a terra piangendo e gemendo, 'Ohimé! Ohimé! Io ormai sto diventando un essere senziente dei regni infernali. ' "Il Bodhisattva Mahasattva ‘Liberatore dalla Paura’ arrivò in quel tempio. Quando egli vide il monaco accartocciato per terra, gli domandò, 'Monaco, perché sei caduto a terra?' 12) "Il monaco rispose: 'E’ perché sono diventato un essere senziente dei regni infernali. Ho commesso un atto terribile. [F.294b] Mi sono coinvolto in un rapporto sessuale, e ho anche ucciso una persona. 'Il bodhisattva Liberatore dalla Paura disse al monaco Vīradatta, 'Monaco, non avere paura. Io sono qui per mettere fine alla tua paura.' "Quando il monaco Vīradatta ascoltò queste parole di rassicurazione fu subito enormemente felice. Il bodhisattva Liberatore dalla Paura aiutò il monaco Vīradatta ad alzarsi da terra, lo prese per la mano destra, e insieme andarono in un fitto bosco, dove rimasero. "Il bodhisattva mahasattva Liberatore dalla Paura si librò nello spazio fino alla cima di una palma, e chiese al monaco, 'Monaco, ti fidi di me?' Il monaco giunse le mani e indi disse queste parole: 'Ho incontrato il Bhagavân. Ho incontrato il Sugata.' "Allora, in quel momento, il bodhisattva mahasattva Liberatore dalla Paura entrò in un samadhi che era chiamato 'il Supremo Mudra della Saggezza del Tathagata, porta d'ingresso al dominio di tutti i Buddha'. Nel momento in cui egli entrò in quel samadhi, forme dorate di Tathagata dotati di tutti i trentadue marchi di un buddha emersero dal suo corpo. Le forme dorate di quei Tathagata pervasero l'intera foresta. Quei Tathagata dissero questi versi che si accordano con un parlare illuminato(15): "'Tutti questi fenomeni sono proprio come riflessi, come la luna quando appare nell’acqua, che però non c'è. Le menti immature sono diventati deboli e paurose, creando così i pensieri intossicati di lussuria e di odio. Tutti i fenomeni sono come lo spazio, che è sempre puro e chiaro, oltre la sofferenza, tranquillo e senza fissa dimora. Non c'è nulla e nessuno che sente o compie azioni. Tutte le cose sono in pace, irreali, e senza essenza. Quando uno esamina al suo interno, la lussuria non può essere trovata, e neanche nessuno vi ha mai trovato l'odio. Quelli immaturi credono che loro sono attaccati, eppure non c'è nessuno che sia mai stato così. Nei sogni essi credono alle forme che vedono; [F.295a] Con piacere e dispiacere le loro menti sviluppano l’ottusità. Essi brandiscono armi e spesso cercano di uccidere, (16) quando in realtà sia l'arma che l’assassino non esistono; in questo modo, quelli immaturi vengono presi da lussuria, da voglia di combattere, di resistere, e perfino di macellare. Con le loro menti illuse, essi sono spaventati e offuscati, con pensieri di 'Devo avere questo' si attaccano al piacere. Queste preoccupazioni mondane sono come sogni, tali fenomeni sono privi di valore, sono vuoti, senza alcuna essenza; come dei miraggi, e simili alle nuvole nel cielo, la lussuria è senza segni e l'illusione è solo pace. I fenomeni assomigliano a distese di fili d’erba. La mente non può essere trovata né dentro né fuori.
13) La lussuria non è alcuna creatura vivente, né persona senziente; l’odio non è né un individuo né una semplice cosa. Sono le cause e le condizioni che formano i fenomeni; Le illusioni(17) non confondono né agiscono; come una luna in una pozza di acqua, sono non-prodotte. Perfino il corpo non esiste veramente, attaccarsi ad esso è inutile. Esso si genera dall’illusione ed è solo vacuità; aggrappandosi alla materia, gli immaturi la sezionano e costruiscono. Le illusioni sono prive di valore, non esistono, sono vuote; non esistono né lussuria, né odio e né ignoranza; tutti i fenomeni sono vuoti e privi di attributi. Non si vedono le sue radici, e sono pacificati fin dall’inizio; Sono senza fine, sono vuoti e privi di ogni essenza. La lussuria è la chiara luce, l'ignoranza è la pace perfetta. Quando quelli infantili vedono le immagini riflesse, essi credono nella loro identità, come fossero reali; Di nessun valore e inafferrabili, le cose non esistono, ma gli esseri erroneamente visualizzano ciò che è senza essenza. Questi fenomeni, sono mere illusioni ottiche: lussuria, illusione, e odio, tutto è inafferrabile, come miraggi, sogni, e come la luna in una pozza d'acqua, Nessuno dovrebbe desiderarli o odiarli. Essi sono totalmente innocui e vuoti. Nessuna percezione di un qualcosa può essere trovata; nessuna di queste costruzioni esiste veramente. Le cose non sono trovabili e perfettamente in pace. Illusione, lussuria, e odio non esistono. Queste illusioni non saranno mai reali. Tutti i fenomeni, sono come illusioni o sogni, senza un’origine apparente, nessuna cosa esiste. Allo stesso modo, anche se la si può vedere in una pozza, la luna non è mai entrata dentro l'acqua. E così, anche se gli esseri infantili hanno l'odio e la lussuria, il loro odio e il loro desiderio non sono mai reali. [F.295b] La lussuria non può essere afferrata e l'odio non esiste. L'ignoranza è la chiara luce, le condizioni sono vuote. Gli esseri non sono realmente percepiti e la vita non c'è. Tutte le cose sono di nessuna importanza, pacificate, e senza essenza. Non ci sono gli occhi, e non ci sono le orecchie. Il naso non può essere trovato e né può esserlo la lingua; tutta la materia non ha alcuna vera essenza.
14) Gli esseri infantili sono come ubriachi, sono confusi. Lo spazio è senza confini, senza limiti, senza fine, totalmente inesauribile, e non-prodotto. Così, allo stesso modo, lo sono tutti fenomeni: sono come la pioggia nel cielo, incontaminata e cristallina. I molteplici fenomeni sono tutti fabbricati, ma nessuna di queste creazioni sarà mai reale. Gli infantili però si attaccano agli skandha di quel tipo; ma nessuno di loro, comunque, sarà mai reale. I saggi non hanno pensieri di reale e irreale, ma vedono la vera natura di tutte le cose, come pace, essi sanno che essa è non-nata e inafferrabile. Né credono che i loro corpi siano mai esistiti. Tutte le cose sono luminose, libere e liberate, pacifiche, non-dimoranti, oltre l’infelicità; Nessuna di esse potrà mai venir separata. Quando si arriva a saperlo, si sarà saggi e liberati.”' "Per poter ascoltare l'insegnamento del bodhisattva Liberatore dalla Paura, 42.000 figli di dèi e deva si riunirono nella foresta, e dopo aver sentito questi versi di insegnamenti, raggiunsero la ‘paziente tolleranza’ del vedere tutti i fenomeni come non-sorgenti. Anche lo stesso monaco Vīradatta divenne completamente privo dai legami, e vedendo con una genuina mente di illuminazione la matrice delle emanazioni del Tathagata, egli riconobbe pienamente la natura di questo insegnamento e raggiunse la ‘paziente tolleranza del vedere tutti i fenomeni come non-sorgenti’. "Manjusri, dovresti chiederti: e se a quel tempo il bodhisattva Liberatore dalla Paura era un altro, non lo troveresti così. E perché? Perché il bodhisattva Maitreya era il bodhisattva Liberatore dalla Paura, in quel tempo. Manjusri, dovresti chiederti se a quel tempo il monaco Vīradatta era un altro, non lo troveresti così. E perché? Perché il Tathāgata ‘Gioiello di Luna che Esegue Azioni Illuminate’ in quel tempo era il monaco Vīradatta. [F.296a]." Allora, Giovane Manjusri chiese al Bhagavan: "Bhagavan, quindi il monaco Vīradatta poté manifestare la completa illuminazione?" Il Bhagavan rispose, "Manjusri, egli rese manifesta la completa illuminazione e divenne il Tathāgata Gioiello di Luna in Occidente, così come molti campi-di-buddha oltre questo campo-di-buddha, tanti quanti sono i granelli di sabbia del fiume Gange, in un sistema di mondo chiamato Luce Eterna. "Manjusri, considera che uno che praticasse questo insegnamento di Dharma(1 poteva ottenere la ‘paziente sopportazione del vedere tutti i fenomeni come non-insorgenti, pur avendo condiviso tutto quello che aveva desiderato e perfino dopo aver interrotto la vita di un altro. Come può essere così? E’ stato così perché egli comprese che tutto ciò che nei tre regni è irreale, e che tutti quanti gli esseri senzienti sono come illusioni ottiche. Manjusri, quando un individuo dimora nella mente illusoria, non vede l’oscuramento che c’è in relazione ad ogni fenomeno. Inoltre Manjusri, gli infantili esseri comuni precipitano nei reami infernali, o in rinascite come animali, o nel reame del Signore della Morte, a causa dei loro pensieri discorsivi. Immaginando che esistano fenomeni inesistenti, essi sperimentano una sofferenza infinita."
15) Il Giovane Manjusri chiese al Bhagavan: "Bhagavan, quali sono quelle qualità che un bodhisattva che comprende, che mantiene, che padroneggia perfettamente, e che onora questo insegnamento di Dharma, ottiene in questa stessa vita?" Il Bhagavan rispose, "Manjusri, cosa pensi? Quanto vantaggioso per gli uomini di questo Jambudvipa è il sorgere del sole?" Manjusri rispose: "Bhagavan, il beneficio è inconcepibile, vi è una luce senza limiti. Esso permette alle persone di impegnarsi nelle attività." Il Bhagavân continuò, "Manjusri, similmente, per mezzo di questo insegnamento di Dharma, [F.296b] tutte le afflizioni di un bodhisattva saranno dissipate e l’infinita luce della saggezza suprema sorgerà. Egli poi otterrà la libertà dagli oscuramenti riguardo a tutti i fenomeni. Egli sarà libero da sofferenza, e tutti gli attaccamenti anche svaniranno. Egli anche realizzerà rapidamente un fede priva di vincoli. Nessun dèmone o avversario sarà in grado di superarlo. Egli anche insegnerà il Dharma, e per di più insegnerà il vero Dharma con fiducia illimitata (19). Manjusri, è proprio così: proprio come quando si sprigiona un incendio, esso brucia ogni erba e legno, così allo stesso modo, Manjusri, questo discorso di Dharma brucia via tutte le afflizioni. Manjusri, è proprio così: proprio come una maestosa nevicata può imbiancare tutte le montagne scure, similmente, Manjusri, un bodhisattva che è specializzato in questo insegnamento di Dharma soggioga e sottomette alla virtù tutti gli avversari. Manjusri, è così: proprio come un imperatore che ha il pieno potere mette in ombra tutti i piccoli re locali, allo stesso modo, Manjusri, un bodhisattva che rispetta questo insegnamento di Dharma mette in ombra coloro che sono esperti nel linguaggio e nella composizione. Manjusri, è così: proprio come un monaco che mantiene le regole del Vinaya è abile nel controllare tutte le cadute, allo stesso modo, Manjusri, un bodhisattva che è specializzato in questo insegnamento di Dharma fa svanire il rammarico di tutti gli esseri senzienti delle dieci direzioni. Manjusri, è così: proprio come il sorgere del sole fa in modo che tutte le tenebre del buio scompaiano, allo stesso modo, Manjusri, un bodhisattva che è specializzato in questo insegnamento di Dharma dissipa le afflizioni di tutti gli esseri senzienti e permette così che la luce della saggezza suprema si manifesti. Manjusri, questo accade perché chiunque pratichi questo discorso di Dharma diventa esperto nella più alta pratica della consapevolezza trascendente. A quel punto, Māra, il dèmone maligno, venne davanti al Bhagavân e gli disse: "Bhagavan, tu sei il Compassionevole. [F.297a] Tu sei il medico di tutti gli esseri senzienti, e sei dotato di un gran cuore che ama tutti. Se è così, Bhagavân, tutte le dimore di Mara sono scosse, e anch'io sono colpito dalla dolorosa sofferenza. Perciò, o Bhagavan, per favore, non esporre questo insegnamento di Dharma. Bhagavân, io farò qualsiasi cosa affinché questo insegnamento di Dharma non venga praticato qui in Jambudvipa. Farò qualsiasi cosa perché nessuno comprenda, o afferri, né si impadronisca di questo insegnamento di Dharma. Farò di tutto per far sì che gli esseri percepiscano questo insegnamento di Dharma come una strada sbagliata. Io farò percepire loro gli elaborati sutra con una visione corrotta. Impiegherò tutti i mezzi per far sì che sorgano vari impedimenti e ostacoli così che i monaci debbano abbandonare questo insegnamento di Dharma." A quel punto, grazie ai poteri miracolosi del Buddha, Indra, il capo degli dèi, comparve rapido davanti al Bhagavân. Egli si prostrò con la testa fino ai piedi del Bhagavan, lanciò fiori di Mandarava verso il Bhagavan, e gli disse: "Bhagavan, se il maligno Mara tenterà deliberatamente di far declinare questo insegnamento di Dharma, io allora, Bhagavân, comprenderò subito questo insegnamento di Dharma, Lo manterrò, e perfettamente lo padroneggerò. E dopo che il Bhagavan nonché il Venerabile Ananda saranno passati nel Parinirvana, io farò in modo che questo insegnamento di Dharma sia praticato in Jambudvipa. Io ordinerò ai Quattro Grandi Re e alle schiere di yaksa, con il loro seguito, a custodire, proteggere e difendere questo insegnamento. Io stesso custodirò, proteggerò e sosterrò tutti coloro che comprenderanno, sosterranno, leggeranno e perfettamente padroneggeranno questo profondo insegnamento di Dharma." Allora il Bhagavan disse al venerabile Ananda, "Ananda, comprendi questo insegnamento di Dharma, stabiliscilo, coordinalo, controllalo perfettamente, e insegnalo ampiamente agli altri. [F.297b] Perché, Ananda, esso è lo specchio-Dharma di tutti i fenomeni (20)".
16) Ananda disse: "Bhagavan, in accordo con il comandamento del Tathagata, io comprenderò questo insegnamento di Dharma. Bhagavan, qual è il nome di questo insegnamento di Dharma? Come deve essere conservato?" Il Bhagavan rispose, "Ananda, per tutte queste ragioni, mantieni questo insegnamento di Dharma col nome di 'Purificazione dalle Oscurazioni Karmiche'. Inoltre, mantienilo anche con il nome 'Ingresso alla Eccelsa e Palese Saggezza Accessibile’.” Quando questo insegnamento di Dharma fu esposto, le menti dei 60 monaci furono liberate da tutte le contaminazioni, senza residui(21). Ottanta bodhisattva raggiunsero la paziente sopportazione del vedere tutti i fenomeni come non-sorgenti. Quando il Bhagavân ebbe così parlato, Giovane Manjusri, il venerabile Ananda, i monaci, e i mondi degli dèi, degli esseri umani, dei semidèi e dei Gandharva, si rallegrarono, e apprezzarono molto le parole del Bhagavan. Questo conclude il nobile Sūtra Mahāyāna conosciuto come ‘Purificazione dalle oscurazioni karmiche’. Il Sutra è stato tradotto e curato dai paṇḍitas Indiani Jinamitra e Prajñāvarman, e dal suo principale editore-traduttore, il monaco Yeshe Dé, insieme con gli altri. Note 1) Tok Phodrang (Stog pho Brang). 2) Sia le edizioni Degé (F284.a.5) che Lhasa (F438.b.4) leggono: me tog dam pa lta bu, ma il Tok Phodrang edition, pag. 431, lin. 1, legge me tog padma lta bu. Questa traduzione segue la seconda lettura. 3) L’edizione Degé (F284.b.4) legge bdag gis gSang sNgags dang / sman gang gis dge slong 'di 'dug nas che sarebbe tradotto come "da. .. questo monaco sarà". Mentre l'edizione Lhasa (F437.a.7) usa anche dug nas, l’edizione Tok Phodrang (F216.b.3) legge 'gug nas che si traduce come "sedurre" e che sembra quindi più adatto in questo caso. 4) Sul termine ‘anutpattikadharmakṣānti’, vedi E. Lamotte, Traité II cap.XXV ("La patience à l'endroit du Dharma"), p. 902 e segg. Cfr. ibid. p. 970, n. 2 (nostra traduzione): "... E' all’ 8° livello che il bodhisattva ottiene la superiore pazienza per accettare e comprendere il non-sorgere degli elementi, la certezza di diventare illuminato e la sicurezza che lui non ricadrà indietro; egli scambia il corpo che ha avuto dalla nascita, ovvero il corpo di carne, con il Dharmakaya". Vedi anche ibid. p. 903 n. 1. Cf. F. Edgerton, Buddhist Hybrid Sanskrit Dictionary, p. 27, sotto la voce anutpattikadharmakṣānti: leggi "capacità ricettiva intellettuale della verità nascosta che gli stati di esistenza non hanno originazione". 5) F285.b.6 dell'edizione Degé legge khyod kyis mi shod dam, questo si accorda con l'edizione Lhasa, F441.a.6, e si potrebbe tradurre come "Mi stai dicendo ora che è la tua mente che è coinvolta nella condotta piena di passione?" In risposta il monaco lo nega, dicendo:" No, non è così". Tuttavia, il Tok Phodrang edition, F218.b.2, legge khyod kyis mi shes sam che sarebbe reso come "Non lo sai che è la tua mente che è coinvolta in una condotta passionale?" e, in risposta il monaco afferma dicendo: "Sì, lo so". La traduzione segue questa lettura, che ha più senso nel contesto. 69 F285.b.7 dell'edizione Degé legge gnyid ma log pa'i sems 'di la bye brag dang tha dad du bya ba zhig yod par mthong ngam, che si accorda con l'edizione Lhasa, F441.b.1, e si tradurrebbe come "Pensi che l’attività in cui è coinvolta la tua mente che sogna e la mente di veglia siano separate e distinte?" Tuttavia, il Tok Phodrang edition, F218.b.3, legge gnyid ma log pa'i sems'di la bye brag dang tha dad du dbye ba zhig yod par mthong ngam. Il contesto e la grammatica sembrano favorire quest'ultima lettura. 7) rnam par bsgrubs nas nye par gnas pa'i mtshan nyid do. Il significato non è chiaro, ma sarebbe idoneo a ritenere che nel contesto sia mancante una particella negativa. F286.b.5 dell'edizione Degé legge chos thams cad ni rang bzhin gyis ldang ba med pa'i phyir; questa lettura si accorda con l'edizione Lhasa, F442.b.6, e si potrebbe tradurre così: "poiché tutti i fenomeni sono non-sorgenti per natura". Tuttavia, il Tok Phodrang edition, F220.a.7, legge: chos thams cad ni rang bzhin gyis sdang ba med pa'i phyir, "poiché tutti i fenomeni sono privi di odio per natura", e ancora una volta questo lettura sembra adattarsi meglio al contesto. 9) nam mkha'i lus, vale a dire, "inconsistente". 10) F288.b.2 nell'edizione Degé si legge 'jig rten kun tu sdug bsngal mang 'grel ba, che si accorda con l'edizione Lhasa, F445.b.1, e si potrebbe tradurre come "spiegare a lungo la sofferenza in tutti i mondi." Tuttavia, nel Tok Phodrang edition, F222.a.6, si legge 'jig rten don du sdug bsngal mang 'grel ba, "spiegare la sofferenza per il bene degli esseri mondani", la traduzione segue quest'ultima lettura. 11) F289.a.6 nell'edizione Degé si legge yongs su sbyang bar 'gyur ro, così come nel Tok Phodrang edition, F223.b.1. L'edizione Lhasa, F446.b.5, legge invece yongs su spyad par 'gyur ro, che si tradurrebbe come "totalmente consumato," o "completamente goduto" o altre equivalenti. La traduzione segue l'edizione Degé. 129 F289.a.6 l'edizione Degé legge rnam grags mtha' yas ldan zhes bya bar, che è una combinazione insolita e si potrebbe tradurre come "Dotato di Infinita e Piena Notorietà". Tanto il Tok Phodrang edition, F223.b.1, che l'edizione Lhasa, F446.b.7, invece leggono rnam grangs mtha' yas ldan zhes bya bar, "Dotato di Discorsi Infiniti", che sembra più adatto. 13) yi ge med pa, "illetterato", si riferisce al vuoto di tutti i fenomeni e la loro trascendenza da tutte le convenzioni, i fenomeni sono innominabili, inesprimibili e ineffabili. 14) F293.b.6 dell'edizione Degé legge de 'dres shing mngon par dga' nas, che si traduce come "unirsi e realmente adorare"; Ciò concorda con l'edizione Lhasa, F454.a.4. Comunque, il Tok Phodrang edition, F230.a.5, legge der 'dris shing mngon par dga' nas, che si traduce come "diventare intimo e adorare realmente", che sembra più adatto. 15) F294.b.5 dell'edizione Degé legge 'thun, questo sembra essere un errore di ortografia in quanto sia il Tok Phodrang edizione, F231.b.5, che l'edizione Lhasa, F455.b.5, leggono mthun, che si traduce come "accordarsi con". 16) F295.a.1 dell'edizione Degé legge mtshon cha thogs shing gsad par gsol ba na, che si accorda con l'edizione Lhasa F456.a.3, e potrebbe essere tradotto come "brandire le armi e parlare di uccisioni/ richiedere di uccidere". Mentre, la lettura del Tok Phodrang, F232.a.2, mtshon cha thogs shing gsad par rtsol ba na, sembra più adatto. 17) F295.a.3 dell'edizione Degé legge sgyu de la ni rmongs shing byed pa med, che si accorda con l'edizione Lhasa F456.a.6. Tuttavia, il Tok Phodrang edition, F232.a.5, legge rgyu rkyen de la rmongs shing byed pa med, che si potrebbe tradurre "le cause e le condizioni non confondono né agiscono". 18) F296.a.3 dell'edizione Degé legge chos 'di dag gi sgrub pa byed pa dag, che si accorda con l'edizione Lhasa. Nel Tok Phodrang edition, F233.b.5 legge chos 'di dag gi sgrib pa med pa dag che si traduce "coloro che sono privi di oscuramenti per quanto riguarda questi insegnamenti." Poiché sembra che i benefici della pratica di questo sutra sono stati spiegati, qui è preferita la versione Degé. 19) Illimitata Fede, priva di ogni dubbio, poiché uno ha realizzato la verità ultima, è una qualità che solo un Buddha pienamente illuminato possiede. Questo passaggio implica quindi che uno diventerà un buddha. 20) Questo insegnamento si dice che sia uno "specchio-Dharma" perché riflette chiaramente la natura di tutti i fenomeni. 21) Questa è una libera traduzione di len pa med par. Dei due tipi di arhat, con e senza residuo, quest'ultimo è lo stato che è raggiunto quando tutte le emozioni afflittive sono state depurate. Un arhat con residuo continua a dipendere dai cinque skandha, mentre l'altro tipo ha abbandonato del tutto i cinque skandha. I monaci qui riferiti sono diventati arhat senza residuo perché "le loro menti sono state liberate da tutte le contaminazioni."
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(Versione Originale) This work is provided under the protection of a Creative Commons CC BY-NC-ND (Attribution - Non-commercial - No-derivatives) 3.0 copyright. It may be copied or printed for fair use, but only with full attribution, and not for commercial advantage or personal compensation. For full details, see the Creative Commons license. Contents: Summary, Acknowledgments, Introduction – THE TRANSLATION: Purification of Karmic Obscurations – Notes - Bibliography Summary The Buddha is residing at Mango Grove in Vaiśālī, when Mañjuśrī brings before him the Monk Stainless Light, who had been seduced by a prostitute and feels strong remorse for having violated his vows. After the Monk confesses his wrongdoing, the Buddha explains the lack of inherent nature of all phenomena and the luminous nature of mind, and the Monk Stainless Light gives rise to the mind of enlightenment. As requested by Mañjuśrī, the Buddha explains the manner in which bodhisattvas purify obscurations by generating an altruistic mind and realizing the empty nature of all phenomena. He asks Mañjuśrī about his own attainment of patient forbearance in seeing all phenomena as non-arising and recounts the tale of the Monk Vīradatta, who, many eons in the past, had engaged in a sexual affair with a girl and even killed a jealous rival before feeling strong remorse. Despite these negative actions, once the empty, non-existent nature of all phenomena had been explained to him by the bodhisattva Liberator from Fear, he was able to generate bodhicitta and attain patient forbearance in seeing all phenomena as non-arising. The Buddha explains that even a person who had enjoyed pleasures and murdered someone would be able to attainpatient forbearance in seeing all phenomena as non-arising through practicing this sūtra, which he calls “the Dharma mirror of all phenomena.” Acknowledgments Translated by the Garchen Buddhist Institute Translation Group. The translation was prepared under the supervision of H.E. Garchen Rinpoche by Ina Bieler, who would like to acknowledge the support and help of Dr. Tom Tillemans with the introduction to this text and research on certain technical terms. Introduction The setting for this sūtra is Āmrapālī’s mango grove in Vaiśālī, where Buddha Śākyamuni taught and performed miracles. The Lord Buddha visited Vaiśālī several times; first, in the fifth year after his enlightenment, he spent the rainy season there, and later, he laid down various rules of the Vinaya at Vaiśālī, as well as giving various other discourses. On his last visit he announced his approaching parinirvāṇa. In addition, one hundred years after the Buddha’s parinirvāṇa, it was the site of the second Buddhist Council. This sūtra relates the story of a Monk who has been seduced by a prostitute and is deeply remorseful for his actions. Mañjuśrī takes him to seek the counsel of the Buddha. What is interesting is the way in which the Buddha deals with monastic discipline and the ethical impairment of the Monk’s vows, contrasting the view of emptiness, or the lack of intrinsic nature of phenomena, and morality. Here, the view of emptiness trumps the code of monastic discipline as explained in the Vinaya. From the point of view of the Monk’s vows, sleeping with a woman is a disaster; however, this moral discourse takes the point of view of emptiness. This is an example of how the codes of monastic discipline are sometimes subordinated to the ultimate view of emptiness. Although the Vinaya is practiced in all vehicles, including the Vajrayāna, it is given different priorities. For example, in the Mahāyāna, if a Monk holds the bodhisattva vows, certain exceptions can be made to his monastic vows, such as the one that prohibits touching a woman, when he is employing skillful means. Here in this text, however (although it is a Mahāyāna sūtra), the emphasis is not on any such skillful means, but on the metaphysical view of emptiness. The Degé edition of this sūtra was compared to the Tok Phodrang1and the Lhasa editions of the Tibetan canon; discrepancies and remarks are indicated in the endnotes. This text was translated solely on the basis of the Tibetan editions, as a Sanskrit original has not been found. When the names of individuals are generally known in Sanskrit, e.g. Mañjuśrī, they are presented here in Sanskrit. In the case of many other personal names, however, it is difficult to establish from the Tibetan translation an unquestionable rendering back into Sanskrit; these names are therefore translated into English instead. The Sanskrit title of the work, as transcribed in the Degé and most other recensions of the Kangyur, is—shorn of its honorific elements—Karmāvaraṇaviśuddhasūtra, which could be translated as “purified of karmic obscurations.” However, the sūtra is mentioned in Śāntideva’s Śikṣāsamuccaya with the title Karmāvaraṇaviśuddhisūtra(which is also the spelling given in the Narthang Kangyur), and we have followed most modern cataloguers of the Kangyur in taking this spelling as the probable original version, rendering it as Purification of Karmic Obscurations. PURIFICATION OF KARMIC OBSCURATIONS According to the colophon, the sūtra was originally translated from Sanskrit into Tibetan by the Indian paṇḍitas Jinamitra andPrajñāvarman, and by the principal editor-translator (lo tsā ba), the Monk Yeshé Dé (ye shes sde), and others. Jinamitra was a Kaśmīri of around the late eighth to early ninth century who travelled to Samyé Monastery in Tibet during the reign of the Dharma king Trisong Detsen (khri srong lde btsan) to engage in translation; he and Yeshé Décollaborated on the translation of many hundreds of works. The translation of this text is listed in the Denkarma (ldan dkar ma) catalogue, compiled in 824, and was thus most likely prepared in the early ninth century. THE TRANSLATION The Noble Mahāyāna Sūtra Purification of Karmic Obscurations [F.284a] Homage to all the buddhas and bodhisattvas! Thus have I heard at one time. The Bhagavān was dwelling atĀmrapālī’s Grove in Vaiśālī, in the company of a great monastic assembly of about five hundred Monks and thirty-two thousand great bodhisattva mahāsattvas such as the bodhisattva mahāsattvas Destroyer of Pride, Sublime Knowledge Displayed with Luminosity, Like a Lotus Flower,2 King of Light Diffusion, Embodiment Always Appearing Like an Honorable Image, All Doubts Diminished, He whose Intelligence is Like an Ocean of Arrayed Jewels, Abode of Myriad Flowers, King of Utterly Clear Melody, Lamp of the Light King, Golden Light of the Glorious Essence, Mighty One, Subjugator of All Places, King of Openly Proclaiming Melody, Embodiment of Enchanting Splendor, the great bodhisattva mahāsattva Youthful Mañjuśrī, and others. In all he was accompanied by thirty-two-thousand great bodhisattva mahāsattvas. At that time, the Monk called Stainless Light came to the large city ofVaiśālī in order to beg for alms. [F.284b] As he made the rounds begging for alms, he arrived at a prostitute’s home, not knowing whose it was. As soon as the Monk entered her home, lustful intentions were aroused in the prostitute, who thought, “I will not let this Monk go without sleeping with him. If I fail, I will die.” As soon as the Monk entered the house she shut the door and told him, “It would be wrong for you not to sleep with me. Unless you sleep with me, I will die.” Then the Monk Stainless Light spoke to the prostitute, “Auntie! I must train in the great precepts prescribed by the Buddha. I dare not engage in sexual activity. Please let me go! I would rather die than engage in sexual activity.” At this the prostitute thought, “If I use a certain secret mantra and drug to seduce3 this Monk, he will surely engage in blissful acts with me; I shall definitely use that secret mantra and drug on this Monk.” But she said to him, “I, too, have no desire to destroy or impair the Buddha’s prescribed precepts. Most graciously accept my alms.” With these words she went inside, bewitched the food with magic spells and secret mantras, and poured it into the Monk’s begging bowl. As soon as she had poured out his food, the Monk suddenly gave rise to immoral thoughts. Fantasizing, he gave rise to enormous longing. When the prostitute noticed the change in the Monk’s expression, she grabbed him with her right hand, led him to the bed, and they slept with each other. PURIFICATION OF KARMIC OBSCURATIONS After the Monk had had his pleasure from dallying with the prostitute, he collected his alms, went to the main temple, and thought, “Oh, woe is me! I have just violated all that is contained in the Buddha’s great teaching of moral conduct! [F.285a] As I have violated my moral conduct, I am no longer worthy to partake of faithful people’s offerings. I shall fall into the great hell realms.” He approached his monastic companions and said, “I have neglected my moral conduct. As I am no longer an ordained devotee, I shall fall into the great hell realms.” His monastic companions asked, “Why did you neglect your moral conduct?” So he recounted to them exactly how it had happened. “Venerable Stainless Light,” his monastic companions said, “the bodhisattva mahāsattva called Youthful Mañjuśrī is expert in expunging all wrong-doings. He is expert in dispelling all obscurations. He has attained patient forbearance in seeing all phenomena as non-arising.4Even the Bhagavān speaks well of him, praising and extolling him. So, venerable one, please come. We shall go to meet Youthful Mañjuśrī. He will be able to dispel your distress.” Then, without eating his food, the Monk Stainless Light, together with his monastic companions, left for the abode of Youthful Mañjuśrī. When they entered the presence of Youthful Mañjuśrī, they exchanged some joyful and delightful conversation, and then recounted to Youthful Mañjuśrī what had happened. After these explanations, Youthful Mañjuśrī said to the Monk Stainless Light, “Monk, eat some of this food. Once you have eaten, tell the Bhagavān about this and follow the Bhagavān’s instructions.” As soon as the Monk Stainless Light had eaten, he and his monastic companions, together with Youthful Mañjuśrī, left for the abode of the Bhagavān. Upon entering his presence, they touched their heads to the feet of the Bhagavān, and after circumambulating the Bhagavān three times, they sat down to one side of him. [F.285b] The Monk Stainless Light was too ashamed to be able to speak to the Bhagavān, so Youthful Mañjuśrī rose from his seat, draped his outer robe over one shoulder, knelt on his right knee, joined his palms before the Bhagavān, and relayed to the Bhagavān everything that had happened. When he had been told what had happened, the Bhagavān asked the Monk Stainless Light, “Monk, is it true that you did thus?” Stainless Light replied, “Bhagavān, yes, it is true.” The Bhagavān asked, “Monk, did you have a prior intention to engage in lustful conduct?” Stainless Light replied, “Bhagavān, no, I did not.” The Bhagavān asked, “Monk, if lustful thoughts did not arise, how did you come to engage in lustful conduct?” Stainless Light replied, “Bhagavān, my lustful mind arose later on.” The Bhagavān asked, “Monk, did you engage in your passionate act with that mind?” Stainless Light replied, “Bhagavān, no, I did not.” The Bhagavān asked, “Monk, when their minds are afflicted, sentient beings become controlled by their afflictions; when their minds are purified, they become pure. Is this not the Dharma I taught?” Stainless Light replied, “Bhagavān, yes, it is.” The Bhagavān asked, “Monk, what do you think? In your sleep, when dreaming, did you ever engage in passionate acts?” Stainless Light replied, “Bhagavān, yes, I did.” 3 PURIFICATION OF KARMIC OBSCURATIONS The Bhagavān asked, “Monk, do you not know that it is your mind that engaged in passionate conduct?” Stainless Light replied, “Bhagavān, I do know that.”5 The Bhagavān asked, “Monk, do you think that there is a difference such that your dreaming mind and your waking mind are separate and distinct?”6 [F.286a] Stainless Light replied, “Bhagavān, I do not see the slightest distinction between the dreaming mind and the waking mind.” The Bhagavān asked, “Monk, what do you think? Have I not taught that all phenomena are like dreams?” Stainless Light replied, “Bhagavān, yes, you have.” The Bhagavān asked, “Monk, what do you think? Are dreams true?” Stainless Light replied, “Bhagavān, no, they are not.” The Bhagavān asked, “Monk, what do you think? Are not the dreaming mind and the waking mind non-existent?” Stainless Light replied, “Bhagavān, they are indeed non-existent. Sugata, they are indeed non-existent.” The Bhagavān asked, “Monk, what do you think? Could something non-existent exist anywhere?” Stainless Light replied, “Bhagavān, no, it could not.” The Bhagavān asked, “Monk, what do you think? Could something non-existent arise?” Stainless Light replied, “Bhagavān, no, it could not.” The Bhagavān spoke, “Monk, what do you think? Could something non-arising arise or cease? Could it become controlled by afflictions, or cleansed?” Stainless Light replied, “Bhagavān, no, it could not.” The Bhagavān asked, “Monk, what do you think? Could non-arising phenomena go to the hell realms, or to the birthplace of an animal, or to the realm of the Lord of Death?” Stainless Light replied, “Bhagavān, since things that are non-arising do not exist, it would be impossible for them to go to the lower realms.” The Bhagavān spoke, “Monk, while all phenomena are luminous in this way, childish ordinary beings construct unreal phenomena,construct erroneous qualities, and have constructed all phenomena, which are in fact insignificant and worthless. And thus they will go to hell, animal states of birth, and to the realm of the Lord of Death. [F.286b] Monk, furthermore, all phenomena are untrue; they have the characteristic that once created they do not remain.7 Monk, all phenomena are compounded; childish ordinary beings have given rise to attachment, hatred, and delusion. Monk, all phenomena arise fromdistorted perceptions. Monk, all phenomena lack existence, their very essence is like a mirage. Monk, all phenomena lack a core, they are like space. Monk, as all phenomena are devoid of reality, they are not real entities. Monk, as all phenomena are deep like space, they are deep. Monk, as all phenomena are unperceived, they are wide open. Monk, as all phenomena are utterly void, they are non-abiding. Monk, as all phenomena have no worth for anything at all, they are unreliable. Monk, as all phenemona are without worth whatsover, they are baseless. Monk, as all phenomena are devoid of afflicted concepts, they are unfettered. Monk, as all phenomena are non-arising by nature, they are entirely free from pain. Monk, as all phenomena are void, they are unobscured. Monk, as all phenomena are free of hatred by nature,8 there is no hatred. Monk, as all phenomena are luminous by nature, there is no delusion. Monk, as all phenomena are like hallucinations, there is no karmic maturation. Monk, as all phenomena appear mistakenly, they are like illusions. Monk, as all phenomena are constructed falsely, they are non-abiding. PURIFICATION OF KARMIC OBSCURATIONS Monk, as childish ordinary beings project existence on to non-existent phenomena, they act completely blindly. Monk, as all phenomena are mutually contradictory conditions, they are non-arising. Monk, as all phenomena are without path, they are unattached. Monk, as all phenomena are not truly afflicted, they are free from afflictions. [F.287a] Monk, as all phenomena are as immaculate as space, they are stainless. Monk, as phenomena are nothing but void, they are nothing whatsoever. Monk, as all phenomena are inherently non-arising, they are tamed. Monk, as all phenomena are devoid of an earlier limit, a later limit, and a middle, they are untrue. Monk, as no phenomenon is the cause of another, phenomena are liberated. Monk, as all phenomena are like grass, wood, walls, and clods of dirt, they are material substance. Monk, as all phenomena are like space, they are essenceless. Monk, as no phenomenon is anything to be attached to, phenomena are equal. Monk, as all phenomena are like a body of space9 and an empty hand, they cannot be grasped. Monk, as all phenomena have been the objects of thorough searches by those endowed with exalted wisdom, they are unobtained. Monk, as all phenomena are free of the three times, they are timeless. Monk, as all phenomena are nothing to be benightedly attached to, they are not to be engaged with. Monk, as all phenomena are devoid of obscurations, they are free of pain. Monk, as all phenomena are like nirvāṇa, they are blissful. Monk, as all phenomena are without fearsomeness, they are not to be feared. Monk, as all phenomena are unobserved on this side, there is no other side. Monk, as all phenomena are incalculable, they are beyond measure. Monk, as the signs of all phenomena are insignificant, they are signless. Monk, as all phenomena lack wishes, they are wishless. Monk, as all phenomena have the nature of false formations, they are without actual formation. [F.287b] Monk, as all phenomena are undisturbed by discursive thought, they are unelaborated. Monk, as all phenomena are free of abiding, they are non-abiding. Monk, as all phenomena are always clear, they are unsullied. Monk, as the arising of all phenomena isunperceived, as their arising is insignificant, as their arising isworthless, as their arising is empty, and as their arising is peaceful, they are final nirvāṇa. Monk, for these reasons, these phenomena are exactly as I have taught. Monk, dwelling within the essence of enlightenment, I have not perceived even the slightest phenomenon that arises, that perishes, that is afflicted, cleansed, obscured, fettered, regretful, ormiserable. Why is that so? Monk, as all phenomena are at all times unafflicted, they are perfectly pure by nature.” When the Monk Stainless Light heard this of the nature of phenomena, he felt satisfied, and rejoiced. He was very happy, and felt joy and relief. Delighted to have no obscurations, he joined his palms before the Bhagavān, bowed, and spoke these verses to the Bhagavān: “Ah! Ah! Buddha powerful, refuge of the world including gods, even though you needed no training, your good qualities rise above all. Homage to you, who sets free all pain! “You grant refuge to the protectorless, and give counsel to those without guide. You dwell in the peaceful path of bliss. Homage to you, Buddha powerful! 5 PURIFICATION OF KARMIC OBSCURATIONS “You are the lamp for the blind of this world; Granting sight to those who could not see, you free those beings who had no freedom. Homage to you, hero powerful! “You are free from clinging and dislike, [F.288a] and teach lustful ones suffering; you have seen the lie of saṃsāra’s circle. Homage to you, wisdom’s might supreme! “Never attached because of discursive thoughts, freeing with inconceivable wisdom supreme in the three worlds, you are unstained and free of passions. Homage to you, who are unstained and clean! “I, too, shall enter awakening, shall end helpless beings’ misery. Having attained such wisdom I shall not be tainted by the lesser paths. “I shall suffer for inconceivable myriads of eons, but shall not forsake the bodhi mind. Like the moon within a field of stars is how you appear, world’s guardian. “Some with inferior minds, though they travel on the vast extensive sea, fail to collect many gems, but only bring back worthless trinkets. “Likewise, some, although they hear of the buddhas’ manifestations and his strengths, awakened intent does not arise in them. They turn away from awakening, and strive on the hearers’ path. They will not pierce wisdom’s vast expanse— “just as someone with childish character, although he sees the king surrounded by his court, finds inspiration only in the ministers’ skill and will not fully pierce the knowledge of the king. “Likewise, there are those who, although they hear of great buddha attributes, PURIFICATION OF KARMIC OBSCURATIONS and of his wisdom’s magical display, decide upon the lower mind. They are lazy and their minds are weak. “The non-attachment to the world of those of the inferior vehicle gives as much light as fireflies in the night. But those who work with the sun in all its splendor, will, when they obtain that illumination, be divest of darkness. “The Buddha’s voice reaches the highest realms. The Buddha’s voice reaches the noble-born. The Buddha, supreme lamp for this world, illuminates all the world and the realms of the gods. “Just as, when a lion is seen amongst foxes, some may take interest in fox talk[F.288b] and, ignoring the lion’s display, find delight in fox affairs, “so, too, when those who, among the hearers see the Supreme Lion of Man’s display, but take delight in the lower vehicle, their powers will be one-sided indeed. “May people who seek wisdom always expound on suffering, to help the worldly ones;10 may they seek the wisdom, true and sublime which is not the ground of common hearers.” Hearing these verses of faith spoken by the Monk Stainless Light, forty-two thousand sons of gods gave rise to the mind set on unsurpassed, perfectly complete enlightenment. Tossing mandārava blossoms toward the Bhagavān, Youthful Mañjuśrī, and the Monk Stainless Light, they proclaimed, “Monk, very good, very good. To thus pursue the enlightenment of a buddha is to reciprocate the Tathāgata’s kindness.” At that moment the Bhagavān smiled. An attribute of bhagavān buddhas is that whenever they smile, light radiates from their mouths in myriad colors such as blue, yellow, red, white, vermillion, crystalline, and silver. Diverse colors emerged, permeated infinite limitless world systems with light, and extended up to the brahmā worlds. Outshining even the light of the sun and moon, the light then returned, circled around the Bhagavān three times, and vanished into the crown of the Bhagavān’s head. Then the venerable Ānanda rose from his seat. Draping his Dharma robe over one shoulder, he placed his right knee on the ground, faced the Bhagavān, joined his palms, and asked him: [F.289a] “As the bhagavats, tathāgatas, arhats, perfectly enlightened buddhas do not smile without causes and conditions, what is the cause of your smile, and what are the conditions for it?” 7 PURIFICATION OF KARMIC OBSCURATIONS The Bhagavān replied, “Ānanda, the Monk Stainless Light has given rise to the mind set on enlightenment with noble intent. I therefore predict that the Monk Stainless Light shall attain unsurpassed perfectly complete enlightenment. Ānanda, in the future, after ten eons have passed, the Monk Stainless Light will make offerings to two hundred and twenty million buddhas and attain patient forbearance in seeing all phenomena as non-arising, in the presence of the tathāgata, arhat, perfectly complete Buddha Maitreya. He will also make offerings to all the bhagavān buddhas of the Fortunate Eon. Thereafter, having fully matured, he will become the tathāgata He Who Proclaims the Lion’s Roar of Conduct That is Renowned to be the Lotus of Good Qualities. Ānanda, the buddhafield of the tathāgata, arhat, perfectly enlightened one, He Who Proclaims the Lion’s Roar of Conduct That is Renowned to be the Lotus of Good Qualities, will be made with seven precious attributes. There will be no hearers or solitary realizers, only bodhisattvas will gather there. Furthermore, in this buddhafield he will teach them the Dharma called ‘The Wheel of No Return.’ Also, those bodhisattvas will swiftly awaken truly and completely into unsurpassed, perfectly complete enlightenment. Thus their buddhafield will become utterly purified11 by the excellence of exalted wisdom, and this world system will then be called ‘Endowed with Infinite Discourses.’”12 Then the Bhagavān said to the venerable Ānanda, “Ānanda, it is like this. In the same way as all the darkness disappearing when the sun rises, Ānanda, so, likewise, whoever hears this Dharma discourse will attain full illumination, and will also attain non-obscuration with regard to all phenomena.” At this, the venerable Ānanda asked the Bhagavān, [F.289b] “Bhagavān, how does one become obscured, and how non-obscured?” But the Bhagavān told him, “Never mind, Ānanda! What use is it for you to ask questions on that point? Ānanda, if the tathāgata explained everything about obscuration and non-obscuration, the world and its gods would become confused.” Youthful Mañjuśrī, however, made this plea to the Bhagavān: “Bhagavān, by hearing about obscuration and non-obscuration, the bodhisattvas of the final five hundred years will no longer give rise to desire for worldly affairs. Therefore, please do explain them!” The Bhagavān said, “Mañjuśrī, as for ‘obscuration,’ attachment is an obscuration, hatred is an obscuration, ignorance is an obscuration, generosity is an obscuration, moral conduct is an obscuration, patience is an obscuration, diligence is an obscuration, meditation is an obscuration, transcendent awareness is an obscuration, perceiving the Buddha is an obscuration, perceiving the Dharma is an obscuration, perceiving the Saṅgha is an obscuration, perceiving emptiness is an obscuration, perceiving signlessness is an obscuration, perceiving wishlessness is an obscuration, perceiving the actual absence offormations is an obscuration, perceiving non-arising is an obscuration, perceiving enlightenment is an obscuration. Mañjuśrī, in brief, whether they are viewed as totally afflicted or fully cleansed, you should regard them all as obscurations.” Mañjuśrī asked, “Bhagavān, how is generosity an obscuration? How are moral conduct, patience, diligence, meditation, and transcendent awareness obscurations?” The Bhagavān replied, “Mañjuśrī, in all phenomena there is indeed no obscuration. Nevertheless, conditioned by their thoughts, childish ordinary beings engage in obscured activity with regard to generosity, and they engage in obscured activity with regard to moral conduct, patience, diligence, meditation, and transcendent awareness. How is this so? [F.290a] “Mañjuśrī, when childish ordinary beings practice generosity, they do it with disrespect toward miserly sentient beings. Due to their disrespect, those who practice giving get angry and give rise to the fault of resentfulness. The faults of anger and resentfulness plunge them into the hell realms. PURIFICATION OF KARMIC OBSCURATIONS “When childish ordinary beings observe moral conduct they speak ill of those neglecting moral conduct, disparaging and treating them contemptuously. When these disparaging remarks are repeated to others it causes disrespect in many ordinary beings, who will go to the lower realms due to their disrespect. “When they practice patience, they declare, ‘We have patience, while those others bear harmful thoughts.’ Intoxicated with the arrogance of patience, they create all the suffering that results from fundamental heedlessness. “When they exert themselves in diligence, they extol themselves and think, ‘Those other Monks are lazy and lack diligence, yet they enjoy the offerings of the faithful. They are not worthy of even enjoying water from a water container.’ As they exert themselves in diligence, they praise themselves and disparage others. I say that they are childish beings. “When they spend their time in the equilibrium of meditation, they give rise to attachment to the joyful bliss of meditation and think, ‘We spend our time in equipoise. Those other Monks spend their time in mental distraction. They spend their time enjoying frivolous entertainments. As they enjoy frivolous entertainments, how will they ever become buddhas? They are far from the enlightenment of a buddha.’ Those who take attitudes like these, as long as they think such contemptuous thoughts, will cling tightly to saṃsāra for eons. Later, if they engage in enlightenment, even if they have great learning, they will imagine that, amongst all letterless phenomena,13 the mind is existent. “When they observe transcendent awareness they disdain others. I say that they have no knowledge, I say that they talk even though they do not know, [F.290b] I say that they are not sublime beings, I say that as they conceptualize, they are corrupted. “If they enter the Mahāyāna, again they will think, ‘We are foremost in this world, we are the best in this world, we are supreme in this world.’ When they see followers of the Hearers’ Vehicle they give rise to disrespect, disparage them, denigrate them, and speak ill of them. Due to these evil thoughts and condemnations they will be reborn in the lower realms.” Then Youthful Mañjuśrī asked the Bhagavān, “Bhagavān, are the bodhisattvas not praised because of the Buddha’s teachings?” The Bhagavān replied, “Mañjuśrī, what do you think? Do the bodhisattvas not regard all sentient beings affectionately, do they not naturally give rise to altruism?” Mañjuśrī answered, “Bhagavān, yes, they do.” The Bhagavān continued, “Mañjuśrī, what do you think? Would bodhisattvas forsake even a few sentient beings, whether of the Hearer’s Vehicle, the Solitary Realizers’ Vehicle, or the Mahāyāna?” Mañjuśrī answered, “Bhagavān, they would not. As bodhisattvas regard all sentient beings equally, bodhisattvas would not dismiss even a few sentient beings.” The Bhagavān continued, “Mañjuśrī, it is like this. Just as a physician does not forsake even a few sentient beings, whether they are a king, a merchant, a householder, or a mendicant, but attends to all with equanimity and thinks of what he can do to free these sentient beings from their illnesses, Mañjuśrī, likewise, the bodhisattva mahāsattvas suffuse all sentient beings with compassion and attend to them with equanimity. [F.291a] They think, ‘How can I cause all these sentient beings to find definite release through the Buddha’s teachings?’ “Mañjuśrī, it is like this: just as when the lineage of medical cure remains unbroken, the physician is pleased and rejoices, likewise, Mañjuśrī, the bodhisattva mahāsattvas are pleased and rejoice when the lineage of the Buddha remains unbroken. Mañjuśrī, not all sentient beings are like physicians. Mañjuśrī, a physician who has the ability to heal is rare. Likewise, Mañjuśrī, not all sentient beings are like the Buddha; bodhicitta is rare. Not all sentient beings can bear to put on such armor for the purpose of enlightenment. Just as lazy people might think, 9 PURIFICATION OF KARMIC OBSCURATIONS ‘I shall be a physician,’ and yet do not seriously observe the practices of physicians, so, likewise, not all beings are able to give rise to the mind set on enlightenment. Laziness makes them fall ill. Mañjuśrī, naturally occurring bodhicitta is rare. Self-arising exalted wisdom is rare. A vast mind is rare. To seriously observe the teachings of the Buddha is rare.” Then the Youthful Mañjuśrī asked the Bhagavān, “Bhagavān, how can bodhisattvas become unobscured and purified with respect to all phenomena?” At this question the Bhagavān replied to the Youthful Mañjuśrī, “Mañjuśrī, bodhisattvas who see all phenomena as objects of desire will attain purification from karmic obscurations. Those who see all phenomena as objects of hatred will attain purification of karmic obscurations. Those who see all phenomena as objects of delusion will attain purification of karmic obscurations. “Furthermore, Mañjuśrī, bodhisattvas who openly delight in the pleasures of the five senses without renouncing or abandoning them, [F.291b] and those who see the Buddha’s teachings as essentially desire will attain purification of karmic obscurations. “Furthermore, Mañjuśrī, bodhisattvas who pursue enlightenment through the five obscurations, who do not pursue and attain enlightenment, and who do not have obscurations either, will attain purification of all karmic obscurations. “Furthermore, Mañjuśrī, bodhisattvas who have purified the nine grounds of hostility will attain loving kindness. Those who genuinely discern the development of the ground of their hostility to a particular person, yet do not apprehend a self, or others, or even loving kindness, being free of apprehending all phenomena in this way have supreme loving kindness. Thus, bodhisattvas endowed with patience will attain freedom from obscurations. “Furthermore, Mañjuśrī, a bodhisattva who sees downfalls as non-downfalls, who sees discipline as non-discipline, who sees affliction as purity, and who sees saṃsāric realms as the sphere of nirvāṇa, will attain purification of karmic obscurations. “Furthermore, Mañjuśrī, a bodhisattva who sees the realm of desire as the sphere of nirvāṇa, who sees the realm of hatred as the sphere of nirvāṇa, and who sees the realm of delusion as the sphere of nirvāṇa, will attain purification of karmic obscurations. “Furthermore, Mañjuśrī, a bodhisattva mahāsattva who truly sees all phenomena as the teachings of the Buddha will attain purification of karmic obscurations. “Furthermore, Mañjuśrī, a bodhisattva who sees all phenomena as arising from the ground of space will attain purification of karmic obscurations. “Furthermore, Mañjuśrī, a bodhisattva who does not distinguish between the phenomena of avarice and the phenomena of generosity, [F.292a] who does not distinguish between the phenomena of immoral conduct and the phenomena of moral conduct, who does not distinguish between the phenomena of malice and the phenomena of patience, who does not distinguish between the phenomena of laziness and the phenomena of diligence, who does not distinguish between the phenomena of distraction and the phenomena of meditation, and who does not distinguish between the phenomena of misconstrued wisdom and the phenomena of wisdom will attain purification of karmic obscurations. “Furthermore, Mañjuśrī, a bodhisattva who is convinced that all afflictions are the Buddhadharma will attain purification of karmic obscurations.” Then Youthful Mañjuśrī asked the Bhagavān, “Bhagavān, how do the bodhisattvas integrate the teachings of the Buddha into all afflictions?” PURIFICATION OF KARMIC OBSCURATIONS The Bhagavān answered, “Mañjuśrī, what do you think? Does a phenomenon engage in afflicted acts with respect to another phenomenon?” Mañjuśrī replied, “Bhagavān, no, it does not.” The Bhagavān asked, “Mañjuśrī, what do you think? Does a phenomenon engage in pure acts with respect to another phenomenon?” Mañjuśrī replied, “Bhagavān, no, it does not.” The Bhagavān spoke, “Mañjuśrī, what do you think? How did you attain patient forbearance in seeing all phenomena as non-arising?” Mañjuśrī replied, “Bhagavān, it is with respect to all afflictions that I have attained patient forbearance in seeing all phenomena as non-arising. Why? Bhagavān, since all afflictions arise from the ground of space, I neither seek, nor abandon, nor meditate on, nor manifest, any phenomenon. Bhagavān, childish ordinary beings are neither separate from the teachings of the Buddha, [F.292b] nor have they realized them; and so, Bhagavān, in order to abandon afflictions, I have abandoned these apprehensions of the Buddha’s teachings.” Then the Bhagavān praised Youthful Mañjuśrī, “Very well done. Mañjuśrī, very well done.” “Mañjuśrī, a long time in the past, incalculable, immeasurable, measureless, inconceivable, unfathomable eons ago, in a world system called Most Fragrant, the tathāgata, arhat, perfectly complete buddha, endowed with perfect knowledge and virtue, sugata, knower of the world, unsurpassed guide who tames beings, teacher of gods and men, the buddha Bhagavān Stainless Light, the Essence of the Sun, appeared in the world. Mañjuśrī, this tathāgata, arhat, perfectly complete buddhaStainless Light, the Essence of the Sun, was able to live for nine thousand eons. The sentient beings of that world system took an interest in the lesser paths. Interest in the great paths decreased. After this tathāgata passed into parinirvāṇa, his sacred Dharma endured for a thousand years. His bodily relics proliferated in the same way that my bodily relics will proliferate. “Mañjuśrī, at that time there appeared a Monk called Vīradatta. He practiced all that is contained in the Buddha’s teaching of moral conduct. He was modest, inclined to the higher trainings, and learned. That Monk was handsome and lovely to behold. He was of fine color and complexion. One morning he put on his lower garment, took his begging bowl and robes, and went to the large city of Vijaya in order to beg for alms. As he walked around the city begging for alms, he came to a merchant’s home. In that merchant’s home [F.293a] was the merchant’s daughter. Her body was shapely; she was beautiful, lovely to behold, and she had not yet been bestowed upon a husband. “When the merchant’s daughter saw the Monk Vīradatta, lustful intentions were aroused in her and she thought, ‘If I do not gain the Monk Vīradatta as my husband, I will die.’ Being unable to talk about this to anyone and deeply distressed by her desire, she became ill. After the Monk Vīradatta had made his rounds begging for alms, he went to the main temple. The girl’s father had died, too. “The girl’s mother asked her, ‘Why have you fallen so ill?’ The girl did not respond and continued to fast. “Then the girl’s friends of the same age who had experienced the same joys and pains asked her, ‘Why have you fallen so ill?’ “The girl replied, ‘When I saw a certain Monk, I gave rise to longing desire. If I have sex with this Monk, I will be cured from my illness, but if I do not have sex with him, I will die.’ “The other girls told her mother what she had said, whereupon her mother thought, ‘If she does not have sex with the Monk Vīradatta there is nothing that can be done to keep this girl from dying.’ And then she thought, ‘I must have my daughter receive instruction from the MonkVīradatta. Then the Monk Vīradatta will come to our home regularly.’ 11 PURIFICATION OF KARMIC OBSCURATIONS “Subsequently the Monk Vīradatta returned to the city of Vijaya in order to beg for alms, and again he went to the merchant’s home in order to beg for alms. He went inside, and when he saw that the merchant’s daughter had become so weak he asked, ‘Why has this girl become so weak and ill?’ “The girl’s mother replied, ‘The girl wanted to listen to the Dharma but I prevented her. This is why she fell ill.’ “The Monk Vīradatta therefore said to the girl’s mother, [F.293b] ‘Do not prevent this girl from listening to the Dharma.’ “The mother said, ‘If you, master, will impart instruction to her, I shall not prevent this girl from listening to the Dharma.’ “The Monk Vīradatta said, ‘I shall impart instruction to this girl.’ “The girl’s mother said, ‘Master, please come to our home regularly.’ “ ‘I shall come,’ Vīradatta replied. “When she heard the Monk’s words, the girl’s improper thoughts became less overpowering than they had been, and she thought, ‘Now I shall by all means make him act according to my desire; I shall seduce him.’ She said to the Monk, ‘Master, please do me the favor of coming to our home.’ “The Monk Vīradatta wordlessly indicated his agreement, took his alms, and went to the main temple. “Then the girl’s mother told her, ‘Daughter, from now on adorn yourself with jewels, anoint your body with sandalwood, dress yourself in colorful robes. You must make an effort to be sure that he falls under your power!’ Accordingly, the girl applied herself with effort. “Thereafter, the Monk Vīradatta visited her home repeatedly and they became friends. From seeing her all the time, he gave rise to lustful intentions toward the girl. Preoccupied by desire and being in her company, he became fettered by desire. He came together with the girl, and had full sexual intercourse with her. Becoming intimate with her,14and adoring her, he had intercourse with her again and again. “The suitor who had previously asked for her hand heard thatVīradatta had been sleeping with the girl; thinking about how the MonkVīradatta had been with the girl again and again, he decided to seize him and kill him. “When the Monk Vīradatta heard that the girl’s suitor intended to kill him he thought, [F.294a] ‘I must send some poison with the girl to bring death to that merchant’s son.’ So the Monk Vīradatta passed some poison to the girl and said to her, ‘If you love me, kill your suitor with this poison.’ “The girl took the poison from the Monk, mixed it with food, and sent it with the maid, telling her, ‘Go and offer this to my suitor.’ The maid offered the food mixed with poison to the girl’s suitor; the merchant’s son ate the food mixed with poison, and he died. “As soon as the Monk Vīradatta learned that the merchant’s son had died, he felt deep distress, thinking, ‘I have committed a horrific deed. I have committed an inexpiable deed. I have indulged in pleasure, and moreover I have caused a man to die. What kind of creature am I? What will I become in a future life? I will fall into the hell realms.’ He felt great physical pain, and he thought, ‘It is certain that when I die I will go to the hell realms.’ Reflecting thus, he wondered, ‘Is there anyone who can liberate me from this misery?’ He wandered from temple to temple, and would collapse to the ground like a felled tree, weeping, ‘Oh no! Oh no! I have become a sentient being of the hell realms.’ “At that time, there was a temple called Snow Temple. The Monk went to that temple and when he reached the entrance, he fell to the ground and wept, ‘Oh no! Oh no! I have become a sentient being of the hell realms.’ “The bodhisattva mahāsattva Liberator from Fear came into the temple, and when he saw the Monk crumpled on the ground, he asked him, ‘Monk, why have you fallen to the ground?’ PURIFICATION OF KARMIC OBSCURATIONS “The Monk replied, ‘I have become a sentient being of the hell realms. I have committed a horrific deed. [F.294b] I have engaged in sexual intercourse, and also killed a person.’ The bodhisattva Liberator from Fear said to the Monk Vīradatta, ‘Monk, do not be afraid. I shall bring an end to your fear.’ “When the Monk Vīradatta heard these words of reassurance he was overjoyed and happy. The bodhisattva Liberator from Fear helped the Monk Vīradatta up from the ground, took him by his right hand, and they went into a thick forest, where they remained. “The bodhisattva mahāsattva Liberator from Fear then hovered in space at the height of a palm tree, and asked the Monk, ‘Monk, do you trust me?’ The Monk joined his palms and said these words, ‘I have met the Bhagavān. I have met the Sugata.’ “Then, at that time, the bodhisattva mahāsattva Liberator from Fear entered the samādhi called ‘the exalted wisdom mudrā of the tathāgatas, the entrance gate to the domain of all buddhas.’ The moment he entered that samādhi, golden forms of tathāgatas endowed with the thirty-two marks of a buddha emerged from his body. The forms of those tathāgatas pervaded the entire forest. Those tathāgatas spoke these verses that accord with15 enlightened speech: “‘All these phenomena are like reflections, just as the moon appears in water, yet is not there. Immature minds have become dim and afraid, thus creating toxic thoughts of lust and hate. All phenomena are like space, ever pure and clear, beyond suffering, non-dwelling, and peaceful. There is no one who feels or performs actions. All things are peace, unreal, and without essence. When examined from within, lust cannot be found, nor has anyone ever discovered hate. Immature ones believe that they are attached, yet there is no one who has ever been so. In dreams they believe in the forms that they see; [F.295a] With liking and disliking their minds grow dull. Wielding weapons and striving to kill,16 when in fact the weapon and killer do not exist; in this way, immature ones engage in lust, combat, resistance, and also butchery. Their minds deluded, they are frightened and dull, with thoughts of ‘I must have this’ they grasp at joy. These worldly preoccupations are like dreams, such phenomena are worthless, void, of no essence; like a mirage and similar to a cloud, lust is without sign and delusion is peace. Phenomena resemble grass straws and walls. Mind can be found neither inside nor outside. 13 PURIFICATION OF KARMIC OBSCURATIONS Lust is no living creature, nor sentient person; hate is neither an individual nor a thing. Causes and conditions form phenomena; illusions17 neither confuse nor act; like a moon in a pool of water, they are unproduced. The body, too, is not there; attachment to it is worthless. It stems from illusion and is emptiness; grasping at matter, immature ones dissect and construct. Illusions are worthless, absent, empty; there is no lust, hatred, and ignorance; all phenomena are void of attributes. With no root seen, they are at peace from the first; without end, they are void and lack all essence. Lust is clear light, ignorance is perfect peace. When childish ones see reflected images, they believe in their identity as truth; Of no worth and ungraspable, things do not exist, yet beings wrongly view what is without essence. These phenomena, optical illusions: lust, delusion, and hatred, all ungraspable, like mirages, dreams, and the moon in a pool of water, No-one should crave or hate them. They are harmless and empty. No perception of anything can be found; none of these constructions exist. Things are unobservable and perfectly at peace. Delusion, lust, and hatred do not exist. These illusions will never be real. All phenomena, like illusions or dreams, with no apparent origin, none exist. Likewise, though it is seen in a pool, the moon never enters any water. Just so, though the infantile hate and lust, their desire and hatred are never real. [F.295b] Lust cannot be grasped and hate does not exist. Ignorance is clear light, conditions are empty. Beings are not perceived and there is no life. All things are of no import, peaceful, and without essence. There are no eyes, nor are there ears. The nose cannot be found and nor can the tongue; nothing material has any essence. PURIFICATION OF KARMIC OBSCURATIONS Intoxicated, childish ones are confused. Space is boundless, limitless, endless, inexhaustible, and unproduced. So, too, are all phenomena: they are like rain in the sky, pristine and crystal clear. Manifold phenomena are all fabricated, but none of those fabrications are ever real. The infantile grasp at the skandhas like that, too; but none of them, either, are ever real. The wise do not think of real and unreal, but see the true nature of all things as peace, unarisen and ungraspable. Nor have their own bodies ever existed. All things are luminous, unfettered and free, peaceful, non-abiding, beyond misery; None of them can be seized. When they know this, the wise will be free.’ “In order to hear the teaching of the bodhisattva Liberator from Fear, forty-two thousand sons of gods assembled in the forest, and upon hearing these verses of teachings, they attained patient forbearance in seeing all phenomena as non-arising. The Monk Vīradatta also became completely free of fetters, and seeing with a genuine mind of enlightenment the array of the tathāgata’s emanations, he fully recognized the nature of this teaching and attained patient forbearance in seeing all phenomena as non-arising. “Mañjuśrī, should you wonder whether at that time the bodhisattva Liberator from Fear was someone else, you will not find it so. Why? Because the bodhisattva Maitreya was the bodhisattva Liberator from Fear at that time. Mañjuśrī, should you wonder whether at that time the Monk Vīradatta was someone else, you will not find it so. Why? Because the Tathāgata Jewel Moon Performing Enlightened Actionswas the Monk Vīradatta at that time. [F.296a].” At this, Youthful Mañjuśrī asked the Bhagavān, “Bhagavān, did the Monk Vīradatta attain manifest complete enlightenment?” The Bhagavān replied, “Mañjuśrī, he attained manifest complete enlightenment and became the Tathāgata Jewel Moon in the West, as many buddhafields beyond this buddhafield as there are sand grains in the River Ganges, in a world system called Eternal Light. “Mañjuśrī, consider how someone who practiced this Dharma teaching18 attained patient forbearance in seeing all phenomena as non-arising despite having partaken of all that he desired and even having interrupted another’s life. How could that be? It was because he understood that everything in the three realms is untrue, and that all sentient beings are like optical illusions. Mañjuśrī, when one abides in the illusion-like mind there is no obscuration with respect to any phenomenon. Further, Mañjuśrī, childish ordinary beings fall into the hell realms, or into birth as an animal, or into the realm of the Lord of Death, due to their own discursive thoughts. Imagining non-existent phenomena, they experience infinite suffering.” 15 PURIFICATION OF KARMIC OBSCURATIONS Youthful Mañjuśrī asked the Bhagavān, “Bhagavān, what qualities will a bodhisattva who comprehends, upholds, perfectly masters, and honors this Dharma discourse, obtain in this very life?” The Bhagavān replied, “Mañjuśrī, what do you think? How beneficial is it to the men of Jambudvīpa when the sun rises?” Mañjuśrī answered, “Bhagavān, the benefit is inconceivable; there is boundless light. It allows people to engage in activities.” The Bhagavān continued, “Mañjuśrī, likewise, through this Dharma discourse, [F.296b] all the bodhisattva’s afflictions will be dispelled and the boundless light of exalted wisdom will arise. He will then attain freedom from obscurations with regard to all phenomena. He will become free of misery, and all fetters will also vanish. He will also swiftly actualize unattached confidence. No māra or adversary will be able to overcome him. He will also teach the Dharma, and moreover he will teach the Dharma with limitless confidence.19 Mañjuśrī, it is like this: just as when a fire takes hold, it burns away all grass and wood, Mañjuśrī, likewise, this Dharma discourse burns away all afflictions. Mañjuśrī, it is like this: just as the majestic snow mountain outshines all the black mountains, Mañjuśrī, likewise, a bodhisattva who is skilled in this Dharma discourse subjugates and outshines in virtue all opponents. Mañjuśrī, it is like this: just as the wheel-turning emperor outshines all regional kings, Mañjuśrī, likewise, a bodhisattva who abides by this Dharma discourse outshines those who are skilled in language and composition. Mañjuśrī, it is like this: just as a Monk who holds to the rules of the Vinaya is skilled in controlling all downfalls, Mañjuśrī, likewise, a bodhisattva who is skilled in this Dharma discourse dispels the regret of all sentient beings of the ten directions. Mañjuśrī, it is like this: just as the rising sun makes all gloomy darkness disappear, Mañjuśrī, likewise, a bodhisattva who is skilled in this Dharma discourse dispels the afflictions of all sentient beings and thus causes the light of exalted wisdom to manifest. Mañjuśrī, this is because whoever trains in this Dharma discourse trains in the higher training oftranscendent awareness.” Then the evil Māra came to the Bhagavān and said to the Bhagavān, “Bhagavān, you are compassionate. [F.297a] You are the physician of all sentient beings and endowed with a loving heart. If that is so, Bhagavān, all the abodes of Māra are shaken, and I too am stricken with painful suffering. Bhagavān, please do not expound this Dharma discourse. Bhagavān, I will do anything so that this Dharma discourse is not practiced in Jambudvīpa. I will do anything so that no one comprehends, holds, and masters this Dharma discourse. I will do anything to make beings perceive this Dharma discourse as a wrong path. I will make them perceive the elaborate sūtras with corrupt views. I will employ all means to make various fetters arise so the Monks abandon this Dharma discourse.” At that moment, by the Buddha’s miraculous powers, Indra, the chief of gods, appeared before the Bhagavān. He prostrated with his head to the Bhagavān’s feet, cast mandārava flowers toward the Bhagavān, and said to him, “Bhagavān, if the evil Māra deliberately tries to make this Dharma discourse decline, Bhagavān, then I shall comprehend this Dharma discourse, I shall hold it, and perfectly master it. And after you, the Bhagavān, and the venerable Ānanda have passed into parinirvāṇa, I shall cause this Dharma discourse to be practiced in Jambudvīpa. I shall command the Four Great Kings and the host of yakṣas, together with their retinues, to guard, protect, and shield this teaching. I, too, shall guard, protect, and shield those who comprehend, hold, read, and perfectly master this Dharma discourse.” Thereupon the Bhagavān said to the venerable Ānanda, “Ānanda, comprehend this Dharma discourse, establish it, assemble it, perfectly master it, and teach it widely to others. [F.297b] Because, Ānanda, it is the Dharma mirror of all phenomena.”20 PURIFICATION OF KARMIC OBSCURATIONS Ānanda said, “Bhagavān, according to the Tathāgata’s command, I shall comprehend this Dharma discourse. Bhagavān, what is the name of this Dharma discourse? How shall it be retained?” The Bhagavān answered, “Ānanda, for all these reasons, retain this Dharma discourse with the name ‘Purification of Karmic Obscurations.’ Also retain it with the name ‘Entering the Unobscured Exalted Wisdom.’” When this Dharma discourse was expounded, the minds of sixty Monks were liberated from all defilements, without remainder.21 Eighty bodhisattvas attained patient forbearance in seeing all phenomena as non-arising. When the Bhagavān had spoken thus, the Youthful Mañjuśrī, the venerable Ānanda, the Monks, and the worlds of gods, humans, demi-gods, and gandharvas rejoiced, and highly praised the Bhagavān’s words. This concludes the noble Mahāyāna sūtra known as Purification of Karmic Obscurations. The sūtra was translated and edited by the Indian paṇḍitasJinamitra and Prajñāvarman, and by the principal editor-translator, the Monk Yeshé Dé, along with others. Notes 1Tok Phodrang (stog pho brang). 2Both the Degé (F284.a.5) and Lhasa (F438.b.4) editions read me tog dam pa lta bu, but the Tok Phodrang edition, p. 431, ln. 1, reads me tog padma lta bu. The translation follows the latter reading. 3The Degé edition (F284.b.4) reads bdag gis gsang sngags dang / sman gang gis dge slong ’di ’dug nas which would be translated as “by... this Monk will stay.” While the Lhasa edition (F437.a.7) also uses dug nas, the Tok Phodrang edition (F216.b.3) reads ’gug nas which translates as “seduce” and thus seems more fitting in this case. 4On anutpattikadharmakṣānti, see E. Lamotte, Traité II chapter XXV “La patience à l'endroit du Dharma,” p. 902 et seq. See ibid. p. 970, n. 2 (our translation): “...It is on the 8th level that the bodhisattva obtains the forbearance to accept and understand the non-arising of the elements, the certainty to become enlightened and the assurance that he will not fall back; he exchanges the body that he has had from birth, or the body of flesh, for the dharmakāya.” See also ibid. p. 903 n. 1. Cf. F. Edgerton, Buddhist Hybrid Sanskrit Dictionary, p. 27 s.v. anutpattikadharmakṣānti: “intellectual receptivity to the truth that states of existence have no origination.” 5F285.b.6 of the Degé edition reads khyod kyis mi shod dam; this reading accords with the Lhasa edition, F441.a.6, and would translate as “Are you not now telling me that it is your mind that engaged in passionate conduct?” In response the Monk negates it by saying, “No, it is not so.” However, the Tok Phodrang edition, F218.b.2, reads khyod kyis mi shes sam which would be rendered as “Do you not know that it is your mind that engaged in passionate conduct?” and in response the Monk affirms it by saying, “Yes I do.” The translation follows this reading, which makes more sense in the context. 6F285.b.7 of the Degé edition reads gnyid ma log pa’i sems ’di la bye brag dang tha dad du bya ba zhig yod par mthong ngam, which accords with the Lhasa edition, F441.b.1, and would translate as “Do you think the activities engaged in by your dreaming mind and your waking mind are separate and distinct?” However, the Tok Phodrang edition, F218.b.3, reads gnyid ma log pa’i sems’di la bye brag dang tha dad du dbye ba zhig yod par mthong ngam. The context and grammar seem to favor this latter reading. 7rnam par bsgrubs nas nye par gnas pa’i mtshan nyid do. The meaning is unclear but it would fit the context to assume that a negative particle is missing. 8F286.b.5 of the Degé edition reads chos thams cad ni rang bzhin gyis ldang ba med pa’i phyir; this reading accords with the Lhasa edition, F442.b.6, and would translate as “as all phenomena are non-arising by nature.” However, the Tok Phodrang edition, F220.a.7, reads chos thams cad ni rang bzhin gyis sdang ba med pa’i phyir, “as all phenomena are free of hatred by nature,” and once again this reading seems to fit the context better. 9nam mkha’i lus, i.e., “insubstantial.” 10F288.b.2 of the Degé edition reads ’jig rten kun tu sdug bsngal mang ’grel ba, which accords with the Lhasa edition, F445.b.1, and would translate as “explaining suffering at length in all the worlds.” However, in the Tok Phodrang edition, F222.a.6, reads ’jig rten don du sdug bsngal mang ’grel ba,“explaining suffering for the sake of worldly ones;” the translation follows the latter reading. 11F289.a.6 of the Degé edition reads yongs su sbyang bar ’gyur ro, as does the Tok Phodrang edition, F223.b.1. The Lhasa edition, F446.b.5, reads yongs su spyad par ’gyur ro, which would translate as “entirely consumed,” or “completely enjoy” or other equivalents. The translation follows the Degé edition. 12F289.a.6 of the Degé edition reads rnam grags mtha’ yas ldan zhes bya bar, which is an unusual combination and would translate as “Endowed with Infinite Full Renown.” Both the Tok Phodrang edition, F223.b.1, and the Lhasa edition, F446.b.7, instead read rnam grangs mtha’ yas ldan zhes bya bar, “Endowed with Infinite Discourses,” which seems more fitting. 13yi ge med pa, “letterless,” refers to the emptiness of all phenomena and their transcendence of all conventions; phenomena are nameless, inexpressible, and ineffable. 14F293.b.6 of the Degé edition reads de ’dres shing mngon par dga’ nas, which translates as “joining and truly adoring;” this accords with the Lhasa edition, F454.a.4. However, the Tok Phodrang edition, F230.a.5, reads der ’dris shing mgnon par dga’ nas, which translates as “becoming intimate and truly adoring,” which seems more fitting. 15F294.b.5 of the Degé edition reads ’thun; this seems to be a spelling mistake as both the Tok Phodrang edition, F231.b.5, and the Lhasa edition, F455.b.5, read mthun, which translates as “accord with.” PURIFICATION OF KARMIC OBSCURATIONS 16F295.a.1 of the Degé edition reads mtshon cha thogs shing gsad par gsol ba na, which accords with the Lhasa edition F456.a.3, and could be translated as “wielding weapons and speaking of killing / requesting to kill.” However, the Tok Phodrang reading, F232.a.2, mtshon cha thogs shing gsad par rtsol ba na, seems more fitting. 17F295.a.3 of the Degé edition reads sgyu de la ni rmongs shing byed pa med, which accords with the Lhasa edition F456.a.6. However, the Tok Phodrang edition, F232.a.5, reads rgyu rkyen de la rmongs shing byed pa med, which could be translated “causes and conditions neither confuse nor act.” 18F296.a.3 of the Degé edition reads chos ’di dag gi sgrub pa byed pa dag, which accords with the Lhasa edition. In the Tok Phodrang edition, F233.b.5 reads chos ’di dag gi sgrib pa med pa dag which translates “those who are free of obscurations regarding these teachings.” Since it seems that the benefits of the practice of this sūtra are being explained, the Degé version has been preferred here. 19Limitless confidence, free of all doubts because one has realized the ultimate truth, is a quality that only a fully enlightened buddha possesses. This passage thus implies that one will become a buddha. 20This teaching is said to be a “Dharma mirror” because it clearly reflects the nature of all phenomena. 21This is a loose translation of len pa med par. Of the two types of arhat, with and without remainder, the latter state is attained when all afflictive emotions have been purified. An arhat with remainder continues to assume the five skandhas, while the other type abandons the five skandhas altogether. The Monks referred to here became arhats without remainder because “their minds were liberated from all defilements.”
Bibliography ’phags pa las kyi sgrib pa rnam par dag pa zhes bya ba theg pa chen po’i mdo. Toh. 218, Degé Kangyur, vol. 62 (mdo sde, tsha), folios 284a-297b. ’phags pa las kyi sgrib pa rnam par dag pa zhes bya ba theg pa chen po’i mdo. Lhasa number 222, Lhasa Kangyur, vol. 62 (mdo sde, ma), folios 438a-461a. ’phags pa las kyi sgrib pa rnam par dag pa zhes bya ba theg pa chen po’i mdo. sTog number 128, Tok Phodrang (stog pho brang) Kangyur, vol. 65 (mdo sde, pha), folios 215b-236a. ’phags pa las kyi sgrib pa rnam par dag pa zhes bya ba theg pa chen po’i mdo. bka’ ’gyur (dpe bsdur ma) [Comparative Edition of the Kangyur], krung go’i bod rig pa zhib ’jug ste gnas kyi bka’ bstan dpe sdur khang (The Tibetan Tripitaka Collation Bureau of the China Tibetology Research Center). 108 volumes. Beijing: krung go’i bod rig pa dpe skrun khang (China Tibetology Publishing House), 2006-2009, vol. 62, pp 780-814. Lamotte, Etienne. Le Traité de la Grande Vertu de Sagesse de Nāgārjuna (Mahāprajñāpāramitāśāstra), Tome II, Chapitres XVI-XXX. Louvain: Publications de l’Institut Orientaliste de Louvain, 1981. Edgerton, Franklin. Buddhist Hybrid Sanskrit Grammar and Dictionary (2 vols). New Haven: Yale University Press, 1953. | |