Articoli di Dharma

 

“VIPASSANA”
(Meditazione di Consapevolezza)
– PRIMA PARTE -

TITOLO ORIGINALE: Mindfulness in Plain English
AUTORE: Venerabile HenepolaGunaratanaMahathera
tratto da: http://www.bhavanasociety.org/
traduz. Italiana di AliberthMeng
 

 
 

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Prefazione
Nella mia esperienza personale ho scoperto che il modo più efficace per esprimere qualcosa da far capire agli altri è quello di utilizzare il linguaggio più semplice. Inoltre, proprio insegnando ho imparato che più la lingua è rigida e meno è efficace. Le persone non rispondono al linguaggio troppo rigido e duro, soprattutto quando si cerca di insegnare loro qualcosa che normalmente esse non ci si impegnano durante la loro vita quotidiana. La meditazione appare loro come qualcosa che non sempre possono fare. Poiché sempre più persone si rivolgono alla meditazione, esse hanno bisogno di più semplificate istruzioni in modo che possano praticare da sole, anche senza un insegnante. Questo libro è il frutto delle richieste di molti meditatori che hanno bisogno di un libro molto semplice, scritto in un semplice linguaggio colloquiale.
Nella preparazione di questo libro sono stato aiutato da molti dei miei amici. Sono profondamente grato a tutti loro. Soprattutto vorrei esprimere il mio più vivo apprezzamento e la mia sincera
gratitudine a John Patticord, Daniel J. Olmsted, Matthew Flickstein, Carol Flickstein, Patrick Hamilton, Genny Hamilton, Bill Mayne, Bhikkhu Dang Pham Jotika e Bhikkhu Sona per i loro più preziosi suggerimenti, i commenti e le critiche dei numerosi punti nella preparazione di questo libro. Grazie anche alla Reverenda Sister Sama e Chris O'Keefe per il loro sostegno alla produzione di questi sforzi.

Chi è l'Autore
Il Venerabile Henepola Gunaratana è stato ordinato monaco buddhista a 12 anni in un piccolo tempio del Malandeniya Village nel distretto Kurunegala in Sri Lanka. Il suo precettore era il Venerabile Kiribatkumbure Sonuttara Mahathera. All'età di 20 anni, nel 1947, gli fu data la più alta ordinazione a Kandy. Egli ricevette la sua educazione al Vidyalankara College e nel Missionario Collegio buddhista a Colombo. Successivamente, egli si recò in India per cinque anni di lavoro missionario per la Mahabodhi Society, al servizio delle persone Harijana (Intoccabili) in Sanchi, Delhi e Bombay. In seguito, egli trascorse dieci anni come missionario in Malesia, nella veste di consulente religioso alla Abhivurdhiwardhana Sasana Society, alla Buddhist Missionary Society e nella Federazione Giovanile buddhista della Malesia. E' stato insegnante nel Kishon Dial School e al Temple Road Girls' School e Presidente dell'Istituto buddhista di Kuala Lumppur.
Su invito della Sasana Sevaka Society, il Venerabile Gunaratana andò negli Stati Uniti nel 1968 per servire come Segretario Generale del Buddhist Vihara Society of Washington, DC. Nel 1980 è stato nominato Presidente della Società. Durante i suoi anni al Vihara, ha tenuto Corsi di buddhismo, ha condotto ritiri di meditazione, e tenuto numerose conferenze in tutti gli Stati Uniti, Canada, Europa, Australia e Nuova Zelanda.
Egli, inoltre, ha perseguito i suoi interessi accademici guadagnandosi un B.A. e M.A., e un Ph.D. (dottorato di ricerca) in Filosofia presso l’American University, dove vi ha anche insegnato Corsi di buddhismo, oltre che alla Georgetown University e University of Maryland. I suoi libri e articoli sono stati pubblicati in Malesia, India, Sri Lanka e Stati Uniti.
Dal 1973 fu consulente presso la American University, tenendo corsi agli studenti interessati al buddhismo e alla meditazione buddhista. Attualmente è presidente della Bhavana Society in West Virginia nella Shenandoah Valley, a circa 100 miglia da Washington, DC. ed insegna meditazione e conducendo ritiri di meditazione.

Introduzione
Il buddhismo Americano
Il soggetto di questo libro è la pratica di meditazione Vipassana. Ripeto, la pratica. Questo è un manuale di meditazione, una guida passo-dopo-passo alla meditazione di Introspezione (insight). Essa ha la prerogativa di essere pratica, ed è pensata per venir usata.
Ci sono già molti libri completi sul buddhismo come filosofia, e sugli aspetti teorici della meditazione buddhista. Se siete interessati a questo materiale, vi invitiamo a leggere quei libri. Molti di loro sono eccellenti. Questo libro è un 'Manuale-Fai-da-te'. È scritto per coloro che vogliono effettivamente meditare e soprattutto per coloro che vogliono iniziare a farlo ora.
Ci sono pochissimi insegnanti qualificati della meditazione di stile buddhista negli Stati Uniti d'America. E’ nostra intenzione offrirvi i dati fondamentali di cui avrete bisogno per un avvio al volo. Solo coloro che seguiranno le istruzioni riportate qui potranno dire se ci siamo riusciti o se avremo fallito. Solo coloro che effettivamente meditano regolarmente e diligentemente potranno giudicare il nostro sforzo. Nessun libro forse può coprire ogni problema che un meditante può trovarsi di fronte. Alla fine, tuttavia, avrete bisogno di incontrare un insegnante qualificato. Nel frattempo, però, queste sono le regole di base; una piena comprensione di queste pagine vi porterà molto lontano.
Ci sono molti stili di meditazione. Ogni grande tradizione religiosa ha una sorta di procedure che essi chiamano ‘meditazione’, e la parola spesso è utilizzata molto liberamente. Vi prego di capire che questo testo si occupa esclusivamente dello stile di meditazione Vipassana come insegnata e praticata nel buddhismo del Sud e Sud-Est Asiatico. Essa è spesso tradotta come Meditazione di Visione Profonda (Insight), poiché lo scopo di questo sistema è di dare al meditante l'intuizione nella natura della realtà e la comprensione accurata di come funzionano tutte le cose.
Il buddhismo nel suo complesso è molto diverso dalle religioni teologiche con cui gli Occidentali hanno più familiarità. E’ un più diretto accesso ad un reame spirituale o divino, senza indirizzarsi a divinità o altri 'agenti'. Il suo sapore è intensamente clinico, molto più simile a quello che noi chiameremmo ‘psicologia’ piuttosto che quello che di solito noi chiamiamo ‘religione’. E’ una sorta di costante investigazione della realtà, un esame microscopico del processo stesso di percezione. La sua intenzione è quella di focalizzare lo schermo di menzogne e illusioni attraverso il quale noi normalmente vediamo il mondo e, quindi, di rivelare il volto della realtà ultima. La meditazione Vipassana è una tecnica antica ed elegante per fare proprio questo.
Il buddhismo Theravada ci presenta un sistema efficace per esplorare i livelli più profondi della mente, fino alla radice stessa della coscienza stessa. Offre anche un notevole sistema di riverenza e rituale in cui quelle tecniche sono contenute. Questa bella tradizione è il naturale risultato di 2500 anni del suo sviluppo all'interno delle grandi tradizioni e culture del Sud e Sud-Est Asiatico.
In questo volume, faremo ogni sforzo per separare l’ornamentale dal fondamentale e presentare solo la nuda e schietta verità stessa. Quei lettori che sono portati verso i rituali possono indagare nella pratica Theravada in altri libri, e vi troveranno una grande ricchezza di costumi e cerimonie, una ricca tradizione piena di bellezza e significato.
Quelli di tendenza più clinica possono solo usare le tecniche stesse, applicandole all'interno di un qualsiasi contesto filosofico ed emotivo che essi vogliono.

La pratica in se stessa.
La distinzione tra meditazione Vipassana e altri stili di meditazione è cruciale e deve essere ben compresa pienamente. Il buddhismo si rivolge a due tipi principali di meditazione. Essi sono diversi strumenti mentali, modi di funzionamento o qualità della coscienza. In Pali, la lingua originale della letteratura Theravada, questi due modi sono chiamati 'Samatha' e 'Vipassana'. 'Vipassana' può essere tradotto come 'visione-profonda' (insight), una chiara consapevolezza di ciò che sta accadendo in tempo reale. 'Samatha' può essere tradotto come 'concentrazione' o 'tranquillità-mentale'. E' uno stato in cui la mente è portata al riposo, si è concentrata su un solo elemento e non le viene permesso di vagare. Quando questo è fatto, una calma profonda pervade il corpo e la mente, uno stato di tranquillità che deve essere sperimentato per poter essere capito. La maggior parte dei sistemi di meditazione enfatizzano la componente Samatha. Il meditante focalizza la sua mente su alcuni elementi, come la preghiera, un canto, un certo tipo di oggetto come la fiamma di una candela, un'immagine religiosa o qualsiasi altra cosa, ed esclude tutti gli altri pensieri e altre percezioni dalla sua coscienza. Il risultato è uno stato di rapimento che dura fino a quando il meditante termina la sessione di seduta. E' uno stato bello, piacevole, significativo e seducente, ma solo temporaneo. La Meditazione Vipassana affronta l'altra componente, l'intuizione profonda.
Il meditante Vipassana usa la sua concentrazione come uno strumento attraverso il quale la sua coscienza può sgretolare il muro di illusione che lo separa dalla viva luce della realtà. E’ un
graduale processo di sempre maggiore consapevolezza del funzionamento interno della realtà stessa. Ci vogliono anni, ma arriverà il giorno in cui il meditante romperà quel muro e sprofonderà nella luce della presenza. La trasformazione è completa. Si chiama Liberazione, ed è permanente. La Liberazione è l'obiettivo di tutti i sistemi di pratica buddhista. Ma i percorsi di raggiungimento di questo scopo sono molto diversi.
C’è un enorme numero di distinte "nétte all'interno del buddhismo. Ma esse si dividono in due grandi correnti di pensiero - Mahayana e Theravada. Il buddhismo Mahayana prevale in Asia Orientale, e plasma le culture di Cina, Corea, Giappone, Nepal, Tibet e Vietnam. Il più noto dei sistemi del Mahayana è lo Zen, praticato soprattutto in Cina, Giappone, Corea, Vietnam e Stati Uniti. Il sistema di pratica Theravada prevale nel Sud e Sud-Est Asiatico, nei paesi di Sri Lanka, Thailandia, Birmania, Laos e Cambogia. Questo libro si occupa della pratica Theravada.
La letteratura tradizionale Theravada descrive le tecniche sia di Samatha (la concentrazione e tranquillità della mente) che di Vipassana (insight, o chiara consapevolezza). Ci sono quaranta diverse discipline di meditazione descritte nella letteratura Pali. Esse sono consigliate come oggetti di concentrazione e investigazione che portano all’intuizione. Ma questo è un manuale di base, e noi limitiamo la nostra discussione al più fondamentale di quegli oggetti consigliati – il respiro. Questo libro è un'introduzione al raggiungimento della consapevolezza attraverso la nuda attenzione, e la chiara comprensione dell'intero processo della respirazione. Usando il respiro come suo obiettivo primario di attenzione, il meditante applica una partecipata osservazione alla totalità del proprio universo percettivo. Egli impara a guardare i cambiamenti che si verificano in tutte le esperienze fisiche, le sensazioni e le percezioni. Impara a studiare la sua attività mentale e le fluttuazioni nel carattere della coscienza stessa. Tutti questi cambiamenti si stanno verificando continuamente e sono presenti in ogni momento della nostra esperienza.
La meditazione è un'attività viva, un'attività intrinsecamente esperienziale. Non può essere mai insegnata come una materia puramente scolastica. Il cuore vivente del processo deve venire dalla stessa esperienza personale dell'insegnante. Tuttavia, c'è un vasto fondo di materiale codificato su questo argomento che è il prodotto di alcuni tra i più intelligenti e profondamente illuminati esseri umani che mai siano nati su questa terra. Questa letteratura è meritevole di attenzione. La maggior parte dei punti contenuti in questo libro sono tratti dal Tipitaka, che è l’opera di raccolte in tre-sezioni in cui gli insegnamenti originali del Buddha sono stati conservati. Il Tipitaka è composto dal Vinaya, il codice di disciplina per monaci, monache e laici, i Sutta, discorsi pubblici
attribuiti al Buddha, e l’Abhidhamma, una serie di profondi insegnamenti psico-filosofici.
Nel primo secolo dopo Cristo, un eminente studioso buddhista chiamato Upatissa scrisse il Vimutti-magga, (Il Sentiero della Libertà), nel quale egli riassume gli insegnamenti del Buddha sulla meditazione. Nel quinto secolo dopo Cristo, un altro grande studioso buddhista, Buddhaghosa, ripercorse lo stesso sentiero con una seconda tesi scolastica – il Visuddhimagga, (il Cammino della Purificazione), che è anche oggi il testo standard sulla meditazione. Anche i moderni insegnanti di meditazione si basano sul Tipitaka e sulle loro proprie esperienze personali. E' nostra intenzione presentarvi qui le più chiare e concise indicazioni per la meditazione Vipassana disponibili in lingua inglese. Ma questo libro è solo un primo approccio. Poi, tocca a voi percorrere i primi passi sulla strada per scoprire chi siete e che cosa significa tutto questo. E’ un viaggio che vale bene la pena di intraprendere. Vi auguriamo pieno successo.

Capitolo 1
Meditazione: perché interessarsene?
La meditazione non è facile. Ci vuole tempo e richiede energia. Ci vuole anche grinta, disciplina e determinazione. Essa richiede una serie di qualità personali che normalmente sono considerate
non-piacevoli e che si cerca di evitare per quanto possibile. Possiamo riassumerle col termine Americano 'grinta'. La meditazione richiede 'intraprendenza'. E' certamente molto più facile solo rilassarsi e guardare la televisione. Quindi, perché preoccuparsi? Perché sprecare tutto quel tempo ed energia quando si potrebbe solo cercare di divertirsi? Perché preoccuparsi? Semplice. Perché siete esseri umani. E proprio per il semplice fatto che siete umani, siete eredi di una inerente insoddisfazione nella vita che semplicemente non vi lascerà mai. Potete sopprimerla dalla vostra coscienza solo per qualche tempo. Potete distrarvi per ore, ma prima o poi tornerà sempre - di solito quando meno ve lo aspettate. Tutto ad un tratto, apparentemente di punto in bianco, voi vi sedete, fate il punto, e realizzate la vostra attuale situazione nella vita.
Voi ci siete, e improvvisamente vi rendete conto che state sprecando tutta la vostra vita solo per tirare avanti. Per mantenere un buon tenore di vita. Riuscite in qualche modo a farla quadrare e dall'esterno tutto sembra OK. Ma quei periodi di disperazione, quei momenti in cui sentite che tutto vi crolla addosso, quelli rimangono. Siete un disastro. E lo sapete. Ma voi lo nascondete benissimo. Nel frattempo, andate a fondo in tutto e arrivate a sapere è che c’è un qualche altro modo di vivere, un modo migliore di guardare il mondo, un modo per contattare la vita in modo più pieno. Voi continuate a cliccarci su di tanto in tanto. Ottenete un buon lavoro. Vi innamorate. Vincete la partita, e per un pò le cose sono diverse. La vita assume una ricchezza e una chiarezza che fa sì che tutti i periodi difficili e la monotona svaniscono. L’ intera struttura della vostra esperienza cambia e dite a voi stessi: "OK, ora ce l'ho fatta, ora sarò felice!". Ma poi anche tutto questo vola via, come fumo nel vento. E vi lascerà alla fine solo con un triste ricordo ed una vaga consapevolezza che qualcosa non va.
Ma in realtà c'è tutto un altro reame di profondità e sensibilità nella vita, in qualche modo; solo che non lo vedete. Vi succede di sentirvi tagliati fuori. Con una sorta di bambagia sensoriale vi sentite isolati dalla dolcezza dell’esperienza. Invero, non state affatto toccando la vita. Di nuovo non lo state facendo. E poi anche questa vaga consapevolezza svanirà, e tornerete alla solita realtà di sempre. Il mondo sembrerà il solito luogo folle, che è quanto meno noioso. E’ una sorta di emozionale ottovolante, in cui state passando molto tempo giù in fondo alla rampa, ma col forte desiderio per l’altezza.
Quindi cosa c'è di sbagliato in voi? Siete maniaci? No. Siete solo esseri umani. E state soffrendo della stessa malattia che infetta ogni essere umano. E' un mostro che sta dentro tutti noi, e ha molte braccia: tensioni croniche, mancanza di genuina compassione per gli altri, comprese le
persone a voi più vicine, sentimenti bloccati, e torpore emotivo. Molte, molte braccia. Nessuno di noi è completamente libero da esso. Possiamo anche cercare di negarlo. Cercare di sopprimerlo. Noi costruiamo un'intera cultura per nasconderci da esso, facendo finta che non ci sia, e distraendoci da esso con obiettivi, progetti e situazioni. Ma esso non va mai via. E’ una costante e sottostante corrente in ogni pensiero e ogni percezione; una piccola voce senza parole dietro la nostra testa che dice: "Non ne hai ancora abbastanza. Volevi avere di più. Volevi fare di più. Volevi essere migliore". E 'un mostro, un mostro che si manifesta ovunque in forme sottili.
Andate a una festa. Ascoltate le risate, quella voce dalla lingua sottile che parla, divertente in superficie e paurosa sotto sotto. Sentite la tensione, sentite la pressione. Nessuno si rilassa veramente. Stanno tutti fingendo. Andate a vedere una partita di calcio. Guardate i fan sugli spalti. Guardate l’irrazionale attacco della rabbia. Guardate la frustrazione incontrollata che ribolle dentro la gente che si maschera sotto l’aspetto di un entusiasmo, o spirito di squadra. Fischi, urla, le offese e l'egoismo sfrenato, in nome della fedeltà alla squadra. L'ubriachezza, risse in tribuna. Queste sono le persone che cercano disperatamente di scaricare la tensione dall'interno. Queste persone non sono in pace con se stesse. Guardate le notizie in TV. Ascoltate i testi nelle canzoni popolari. Troverete lo stesso tema ripetuto in più e più variazioni. La gelosia, la sofferenza, stress ed insoddisfazione.
La vita sembra essere una perpetua lotta, enormi sforzi contro tutte le sconcertanti probabilità. E qual è la nostra soluzione a tutto questo malcontento? Noi ci blocchiamo in: 'E’ solo una sindrome. Se solo avessi più soldi, allora sarei felice. Se solo potessi trovare qualcuno che veramente mi ami, se solo potessi perdere 20 chili, se solo avessi un TV color, una vasca idromassaggio, e i capelli ricci, e così via sempre. Allora da dove viene tutta questa spazzatura, e più importante, che cosa possiamo fare in proposito? Ciò è dovuto alle condizioni della nostra mente. E’ un profondo, sottile e pervasivo insieme di abitudini mentali, un nodo Gordiano che abbiamo costruito pezzo per pezzo e siamo in grado di svelare esattamente allo stesso modo, un pezzo alla volta. Possiamo cercare di accordare la nostra consapevolezza, dragare ogni pezzo separato e portarlo fuori alla luce. Siamo in grado di rendere conscio l’inconscio, lentamente, un pezzo alla volta.
L'essenza della nostra esperienza è il cambiamento. Il cambiamento è incessante. Momento per momento la vita scorre e non è mai la stessa. La perpetua alterazione è l'essenza dell’universo percettuale. Un pensiero germoglia nella vostra testa e mezzo secondo dopo, è andato. Ne arriva un altro, e anche questo è andato. Un suono colpisce le orecchie e poi c’è il silenzio. Aprite i vostri occhi e il mondo vi si getta dentro, lampeggia ed è andato. Le persone vengono nella vostra vita e di nuovo se ne vanno. Gli amici se ne vanno, i parenti muoiono. La vostra fortuna viene e va. A volte, si vince e altrettanto spesso si perde. Tutto è incessante cambiamento, tutto cambia, tutto passa. Non ci sono due momenti che siano sempre lo stesso tempo.
Non c'è nulla di sbagliato in questo. È la natura dell'universo. Ma la cultura umana ci ha insegnato alcune strane risposte a questo infinito fluire. Noi classifichiamo le esperienze. Cerchiamo di bloccare ogni percezione, ogni cambiamento mentale in questo flusso senza fine, mettendoli in una delle tre cavità mentale. E' buono, o è cattivo, o è neutrale. Poi, a seconda di quale scatola li abbiamo messi, li percepiamo con una serie di abituali e fisse risposte mentali. Se una particolare
percezione è stata definita 'buona', allora cerchiamo di congelare il tempo proprio lì. Prendiamo quel particolare pensiero, lo accarezziamo, lo manteniamo, cerchiamo di trattenerlo dal fuggire. Quando questo non funziona, tentiamo a tutto campo di ripetere l'esperienza che ha causato quel pensiero. Questa abitudine mentale noi la chiamiamo 'afferrare' o ‘attaccamento’.
Da un'altra parte della mente si trova la casella 'cattivo'. Quando percepiamo qualcosa di 'cattivo', cerchiamo di spingerla via. Cerchiamo di negarla, rifiutarla, cerchiamo di sbarazzarci di essa in qualunque modo. Lottiamo contro la nostra stessa esperienza. Ci facciamo a pezzi. Chiamiamo questa abitudine mentale 'rifiuto'. Tra queste due reazioni si trova la casella ‘neutro’. In questo spazio, noi abbiamo riposto le esperienze che non sono né buone né cattive. Sono tiepide, neutre, poco interessanti e spesso noiose. Impacchettiamo l’esperienza nella casella del ‘neutro’ in modo da poter ignorarla e quindi riportare la nostra attenzione al punto in cui l'azione è, cioè la nostra incessante ruota di desiderio e avversione. Questa categoria di esperienze deruba buona parte della nostra attenzione. Chiamiamo questa abitudine mentale 'ignorare'. Il diretto risultato di tutta questa follia è una perenne corsa sul tapis-roulant verso il nulla, con una illimitata e martellante ricerca del piacere, e costantemente in fuga dal dolore e dalla sofferenza, ignorando senza fine il 90 per cento della nostra esperienza. Così da chiederci perché la vita abbia un sapore così piatto. In ultima analisi, è un sistema che non funziona.
Non importa quanto duramente si persegua il piacere e il successo, ci sono momenti in cui non ci si riesce. Non importa quanto velocemente si cerca di fuggire, ci sono momenti in cui il dolore vi piomba addosso. E in mezzo a questi periodi, la vita è così noiosa da farci urlare. Le nostre menti sono piene di opinioni e critiche. Abbiamo costruito muri intorno e tutti noi siamo intrappolati nella prigione delle nostre bugie e antipatie. Noi soffriamo.
La sofferenza è una parola grossa nel pensiero buddhista. Si tratta di un termine chiave e dovrebbe essere completamente compreso. Il termine Pali è 'dukkha', ed esso non significa solo l'agonia del corpo. Significa il profondo, sottile senso di insoddisfazione che è parte di ogni cambiamento della mente. L'essenza della vita è sofferenza, disse il Buddha. A prima vista, questo potrebbe sembrare eccessivamente morboso e pessimista. Sembra addirittura falso. Dopo tutto, ci sono un sacco di cose belle nella vita. Ci sono volte in cui siamo felici. Ci sono o non ci sono? No, non ci sono. Sembra proprio così. Prendete qualsiasi momento quando vi sentite veramente soddisfatti ed esaminatelo da vicino. Sotto la gioia, vi accorgerete che una sottile, onnipervasiva e sotterranea corrente di tensione che, non importa quanto grande sia il momento, sta andando a finire. Non importa quanto avete appena ottenuto, voi state andando a perderne un po’, o passate il resto dei vostri giorni a guardare ciò che avete ottenuto, interessati su come ottenere di più. Ed, alla fine, arriva il momento in cui state per morire. Alla fine, si perde tutto. E' tutto transitorio.
Sembra abbastanza desolante, non è vero? Per fortuna non è tutto così. Sembra triste solo quando viene visto dal livello della prospettiva mentale ordinaria, il livello stesso in cui opera il
meccanismo del tapis-roulant. Sotto questo livello si trova un'altra intera prospettiva, un modo completamente diverso di guardare l'universo. Si tratta di un livello di funzionamento in cui la
mente non cerca di congelare il tempo, dove noi non ci aggrappiamo alla nostra esperienza che fluisce, dove non si cerca di bloccare le cose e ignorarle. E’ un livello di esperienza di là del bene e del male, al di là di piacere e dolore. E' un modo gradevole di percepire il mondo, ed è una capacità da imparare. Non è facile, ma si può imparare.

Felicità e pace.
Queste sono davvero le questioni principali dell'esistenza umana. Ed è ciò che tutti noi cerchiamo. Anche se spesso è un po’ difficile da vedere perché noi copriamo questi obiettivi fondamentali con diversi strati di obiettivi superficiali. Noi vogliamo il cibo, vogliamo i soldi, vogliamo il sesso, beni, possessi e rispetto. Spesso diciamo anche a noi stessi che l'idea di 'felicità' è troppo astratta: "Vedi, io pratico. Perciò, dammi molti soldi e mi comprerò tutta la felicità di cui ho bisogno". Purtroppo, questo è un atteggiamento che non funziona. Esaminate ciascuno di questi obiettivi e troverete che sono superficiali. Volete cibo. Perché? Perché avete fame. Va bene, avete fame, e allora? ‘Beh, se mangio, non avrò più fame e poi mi sentirò bene’. Ah ah ah! Sentirsi bene! Ora avete detto giusto. Ciò che veramente cerchiamo non sono ‘obiettivi superficiali’. Essi sono solo mezzi per un fine. Ciò a cui stiamo veramente dietro è la sensazione di sollievo che arriva quando la ricerca è soddisfatta. Sollievo, relax e la fine della tensione. Pace, felicità, non più struggimento.
Così, cosa è questa felicità? Per la maggior parte di noi, la felicità perfetta significherebbe ottenere tutto quello che vogliamo, avere il controllo di ogni cosa, sentirsi un Cesare, far danzare l'intero
mondo con la musica in base ad ogni nostro capriccio. Ancora una volta, non funziona così. Guardate le persone della storia che hanno effettivamente ricoperto questo potere assoluto. Esse non erano persone felici. In realtà non erano uomini in pace con se stessi. Perché? Perché erano spinti a voler controllare il mondo totalmente e assolutamente e non potevano. Essi volevano controllare tutti gli uomini ed erano rimasti uomini che rifiutavano di essere controllati. Infatti, non si possono controllare le stelle. Essi ancora si ammalavano. Ed ancora dovevano morire.
Non si può mai ottenere tutto quello che si vuole. E' impossibile. Per fortuna, c'è un'altra opzione. Si può imparare a controllare la propria mente, si può uscir fuori da questo ciclo senza fine di desiderio e avversione. Voi potete imparare a non volere ciò che volete, a riconoscere i desideri, ma non essere controllati da loro. Questo non significa che vi dobbiate sdraiare sulla strada e lasciare che tutti vi camminino sopra. Significa che potrete continuare a vivere una vita molto normale, ma vivendo con un punto di vista completamente nuovo. Fate pure le cose che ognuno deve fare, ma siate liberi da quella ossessiva, compulsiva velocità dei vostri desideri. Voi volete qualcosa, ma non c'è bisogno di dopverla inseguire. Avete paura qualcosa, ma non c'è bisogno di
stare lì a tremare. Questo tipo di cultura mentale è molto difficile. Ci vogliono anni. Ma, cercare di controllare ogni cosa è impossibile, e il difficile è comunque preferibile all’impossibile.
Aspettate un attimo, però. Pace e felicità! Non è che la civiltà sia tutto? Costruiamo grattacieli e autostrade. Ci siamo pagati le vacanze, televisori, automobili. Siamo forniti di ospedali gratis
e di assenze per malattia, di sicurezza sociale e dei benefici del benessere. Tutto ciò è volto a fornirci un certo grado di pace e felicità. Eppure il tasso di malattia mentale costantemente aumenta, e il tasso di criminalità aumenta ancor più velocemente. Le vie brulicano di delinquenti e individui instabili. Se mettete le braccia fuori della vostra porta di sicurezza e assai probabile che qualcuno vi rubi l'orologio! Qualcosa non funziona. Un uomo felice non si deve sentire spinto a uccidere. Ci piace pensare che la nostra società stia sfruttando ogni area della conoscenza umana al fine di ottenere pace e felicità.
Stiamo appena cominciando a capire di aver troppo sviluppato l'aspetto materiale dell'esistenza, a scapito del più profondo aspetto emotivo e spirituale, e stiamo pagando il prezzo per tale errore. Una cosa è parlare di degenerazione della fibra morale e spirituale in America oggi, e un'altra cosa è fare qualcosa al riguardo. Il punto di partenza è dentro di noi. Guardate attentamente al vostro interno, veramente e oggettivamente, e ognuno di voi potrà vedere momenti in cui: "Io sono punk" oppure "Io sono pazzo". Impariamo a vedere quei momenti, vediamoli chiaramente, in un modo pulito e senza condannarci, ed essendolo saremo sulla giusta strada.
Voi non potete apportare cambiamenti radicali nella struttura della vostra vita fino a quando non inizierete a vedere voi stessi esattamente come siete ora. Non appena lo farete, il flusso naturale cambierà. Non è necessario che vi sforziate o che lottiate per rispettare le regole dettate a voi da qualche autorità. Dovete solo cambiare. E' automatico. Ma arrivare alla visione iniziale è piuttosto un compito. Avete dovuto vedere chi siete e come siete, senza illusioni, giudizi o resistenze di un qualche tipo. Avete avuto modo di vedere il vostro posto nella società e la vostra funzione come individuo sociale. Avete dovuto vedere i vostri doveri e i vostri obblighi verso il vostro prossimo e, soprattutto, la vostra responsabilità verso voi stesso come un individuo che vive con altri individui. E infine avete avuto modo di vedere tutto questo chiaramente e come un'insieme unitario, una singola ‘Gestalt’ di interrelazione. Sembra complesso, ma spesso ciò si verifica in un solo istante. La cultura mentale attraverso la meditazione è senza rivali nell'aiutare a raggiungere questo tipo di comprensione e di serena felicità.
Il Dhammapada è un antico testo buddhista che da migliaia di anni aveva anticipato Freud. Esso dice: "Quello che tu sei ora è il risultato di quello che eri. Quello che sarai domani, sarà il risultato di ciò che sei ora. Le conseguenze di una mente malvagia ti seguiranno così come il carro segue il bue che lo tira. Le conseguenze di una mente purificata ti seguiranno come la tua stessa ombra. Nessuno può fare per te di più della tua mente purificata - nessun genitore, nessun parente, nessun amico, nessuno. Una mente ben disciplinata porta la felicità ".
La meditazione ha lo scopo di purificare la mente. Essa purifica il processo del pensiero da ciò che possono essere chiamati ‘irritanti psichici’, come l'avidità, l'odio e la gelosia, cose che vi tengono aggrovigliati nella schiavitù emotiva. Essa porta la mente ad uno stato di calma e consapevolezza, uno stato di tranquilla concentrazione e intuizione.
Nella nostra società, noi siamo assai fiduciosi nell'istruzione. Crediamo che la conoscenza possa rendere civilizzata una persona colta ed erudita. La civiltà, però, pulisce la persona solo in modo superficiale. Sottomettete i nostri nobili e sofisticati gentleman alle sollecitazioni di una guerra o di collasso economico, e vedrete cosa succede. Una cosa è rispettare la legge perché si ha la paura delle pene e delle conseguenze. Tutta un'altra cosa è rispettare la legge perché avete purificato voi stessi dall'avidità che vi obbliga a rubare e dall'odio che vi fa uccidere. Gettate una pietra in un torrente. L'acqua corrente la renderà liscia in superficie, ma la parte interna rimarrà invariata. Però se la pietra stessa la metterete nel fuoco intenso di una fucina, allora la pietra cambierà in tutto, sia dentro che fuori. Si scioglierà tutta. La civilizzazione cambia l'uomo sulla parte esterna. La meditazione lo ammorbidisce dentro, fino in fondo.
La meditazione è chiamata il Grande Maestro. E' il purificante crogiolo di fuoco che lentamente lavora tramite la comprensione. Quanto maggiore è la vostra comprensione, più flessibili e tolleranti sarete. Maggiore è la vostra comprensione, più sarete compassionevoli. Diventerete come un perfetto e ideale genitore o insegnante. Sarete pronti a perdonare e a dimenticare. Indi, sentirete l'amore verso gli altri perché li capirete. E li capirete perché avrete capito voi stesso. Avrete guardato profondamente dentro di voi e avete visto la vostra illusione e il fallimento di tutti gli umani. Avete visto la vostra umanità e imparato a perdonare ed amare. Quando voi avrete davvero imparato la compassione per voi stessi, la compassione verso gli altri sarà automatica. Un compiuto meditante ha raggiunto una profonda comprensione della vita, e inevitabilmente si sa rapportare al mondo con un amore profondo e acritico.
La meditazione è un po’ come coltivare un nuovo terreno. Per poter fare un campo da un bosco, prima devi tagliare gli alberi ed estrarre fuori i ceppi. Poi coltivare la terra e renderla feconda.
Poi si seminano i semi e così si raccolgono le coltivazioni. Per coltivare la vostra mente, dovete prima eliminare tutte le varie sostanze irritanti che sono in essa, tirarle correttamente fuori dalle radici così da non farle più ricrescere. Poi bisogna fertilizzarla. Dovete generare l'energia e con la disciplina pomparla nel terreno mentale. Poi seminare il seme e così si raccoglieranno le colture di fede, moralità, consapevolezza e saggezza.
La fede e la moralità, per inciso, hanno un significato speciale in questo contesto. Il buddhismo non sostiene la fede nel senso di credere in qualcosa, dato che è scritto in un libro, o perché attribuito ad un profeta o insegnatovi da qualche figura autoritaria. Il significato qui è più vicino al senso di fiducia. E’ il sapere che qualcosa è vera perché l’avete vista in funzione, perché avete osservato quella stessa cosa dentro di voi. Allo stesso modo, la moralità non è una rituale obbedienza ad un qualche codice di comportamento imposto dall’esterno.
Lo scopo della meditazione è la trasformazione personale. Quel ‘tu’ che va avanti nell'esperienza della meditazione non è lo stesso ‘tu’ che ne esce dall'altra parte. La meditazione cambia il vostro carattere attraverso un processo di sensibilizzazione, facendovi profondamente consapevole dei vostri pensieri, parole e azioni. La vostra arroganza evapora e il vostro antagonismo svanisce.
La vostra mente diventa immobile, tranquilla e calma. E la vostra vita si appiana. Pertanto, la meditazione eseguita correttamente vi prepara a incontrare gli alti e bassi dell'esistenza. Essa riduce la vostra tensione, la vostra paura, e la vostra preoccupazione. L’irrequietezza retrocede e le passioni si placano. Le cose cominciano a mettersi al loro posto e la vostra vita diventa una facile discesa anziché una furiosa lotta. Tutto ciò avviene attraverso la comprensione.
La meditazione acuisce la vostra concentrazione e il vostro potere di pensare. Poi, pezzo dopo pezzo, le vostre motivazioni ed i vostri meccanismi subconsci vi diventeranno chiari. La vostra intuizione si acuisce. La precisione del vostro pensiero aumenta e gradualmente arriverete ad una conoscenza diretta delle cose come sono realmente, senza pregiudizi e senza illusioni. Ed allora, questo è un motivo sufficiente per preoccuparsi? Appena, appena. Queste sono solo promesse sulla carta. C'è solo un modo in cui si potrà sapere se è valsa la pena di meditare. Imparare a farlo bene, e farlo. Pensateci…

Capitolo 2
Ciò che la meditazione non è
‘Meditazione’ è una parola. Sicuramente avete già sentito prima questa parola, altrimenti non avreste mai preso in mano questo libro. Il processo di pensiero opera per associazione, e tutte le idee sono associate con la parola 'meditazione'. Alcune di esse sono probabilmente accurate e valide mentre altre sono fesserie. Alcune di esse appartengono più propriamente ad altri sistemi di meditazione e non hanno niente a che fare con la pratica Vipassana. Prima di procedere, sarà bene eliminare alcune di queste idee facendole uscire fuori dai nostri propri circuiti neuronali in modo che le nuove informazioni possano entrare senza impedimenti. Cominciamo con alcune delle cose più ovvie.
Noi non stiamo andando ad insegnare come contemplare il proprio ombelico o cantare sillabe segrete. E voi non dovrete vincere i demoni o manipolare energie invisibili. Non ci sono cinture colorate date a voi per per le vostre prestazioni e non c'è bisogno di radersi la testa o indossare un turbante. Non c’è nemmeno bisogno di dare via tutti i vostri beni e andare in un monastero. In realtà, a meno che la vostra vita sia immorale e caotica, probabilmente voi potreste subito iniziare e fare un qualche tipo di progresso. Suona piuttosto incoraggiante, non direste?
Ci sono molti, molti libri sul tema della meditazione. La maggior parte di essi sono scritti dal punto di vista di chi si trova precisamente all’interno di una particolare tradizione religiosa o filosofica, e molti degli autori non si sono preoccupati di farlo notare. Essi fanno dichiarazioni sulla meditazione che suonano come leggi generali ma in realtà esse sono procedure altamente specifiche, esclusive di quel particolare sistema di pratica. Il risultato è una sorta di confusione. Addirittura peggiore è la panoplia di complesse teorie e interpretazioni disponibili, tutte in contrasto tra di loro. E questo è un vero e proprio pasticcio e un enorme guazzabuglio di opinioni contrastanti, accompagnati da una massa di dati estranei. Questo libro è specifico. Noi abbiamo esclusivamente a che fare con il sistema di meditazione Vipassana. Stiamo andando a insegnare a guardare il funzionamento della vostra mente in una maniera calma e distaccata, in modo da poter ottenere una chiara visione nel vostro comportamento. Il fine è la consapevolezza, una consapevolezza così intensa, concentrata e finemente sintonizzata da farvi essere in grado di perforare il funzionamento interno della stessa realtà.
C’è un certo numero di comuni idee sbagliate circa la meditazione. Le vediamo ancora e ancora proposte dai nuovi studenti, con le stesse domande, ripetutamente. E' meglio affrontare queste cose una volta per tutte, perché sono il tipo di preconcetti che possono bloccare fin dall'inizio il progresso. Prendiamo una per una tutte queste interpretazioni sbagliate ed esploriamole da vicino.

Malinteso n. 1
La meditazione è solo una tecnica di rilassamento
L’errore qui è la parola 'solo'. Il rilassamento è una componente chiave della meditazione, ma lo stile di meditazione Vipassana mira a un obiettivo molto più alto. Tuttavia, la dichiarazione è in qualche modo essenzialmente vera per molti altri sistemi di meditazione. Tutte le procedure di meditazione sottolineano la concentrazione della mente, e portano la mente a posarsi su un tema o su un’area del pensiero.
Fatelo fortemente e abbastanza a fondo, e raggiungerete un rilassamento profondo e beato che si chiama jhana. E’ uno stato di una tale suprema tranquillità che sconfina nel rapimento. E’ una forma di piacere che si trova al di là di tutto ciò che può essere vissuto nel normale e comune stato di coscienza. La maggior parte dei sistemi si fermano lì. Questo è l'obiettivo, e quando esso
è raggiunto, è sufficiente ripetere l'esperienza per il resto della propria vita. Ma non è così con la meditazione Vipassana. La Vipassana cerca un altro obiettivo – la consapevolezza. Concentrazione e rilassamento sono considerati necessarie concomitanze alla consapevolezza. Essi sono necessari precursori, utili strumenti, e benefici sottoprodotti. Ma non sono l'obiettivo. Lo scopo è l’intuizione. La Meditazione Vipassana è una pratica profondamente religiosa che ha niente di meno lo scopo di purificare e trasformare la vita quotidiana. Nel Capitolo 14 ci occuperemo più in profondità delle differenze tra la concentrazione e l’intuizione.

Malinteso n. 2
Meditazione significa andare in trance
Anche in questo caso, la dichiarazione può essere applicata con precisione a taluni sistemi di meditazione, ma non alla Vipassana. La meditazione di Insight non è affatto una forma di ipnosi. Non si sta cercando di oscurare la mente così da perdere conoscenza. Non si sta cercando di trasformare se stessi in un vegetale privo di emozioni. Semmai, è vero il contrario. Voi diventerete sempre più in sintonia con i vostri cambiamenti emotivi. Imparerete a conoscere voi stessi con una sempre maggiore chiarezza e precisione. Imparando questa tecnica, si potranno verificare certe situazioni che per l'osservatore possono apparire simili alla trance. Ma, in realtà, sono tutto il contrario. Nella trance ipnotica, il soggetto è suscettibile di essere controllato da un'altra parte, mentre nella concentrazione profonda il meditante rimane davvero sotto il suo stesso controllo. La similitudine è solo superficiale, e in ogni caso il verificarsi di questi fenomeni non è il punto della Vipassana. Come abbiamo detto, la concentrazione profonda dei jhana è uno strumento, o pietra miliare sulla strada per amplificare la consapevolezza. Vipassana, per definizione, è la coltivazione della presenza mentale o consapevolezza. Nel caso scopriste che durante la meditazione state diventando inconsapevoli, allora è certo che voi non state meditando, secondo la definizione del termine usato nel sistema Vipassana. E' così semplice.

Malinteso n. 3
La meditazione è una pratica misteriosa che non può essere compresa
Anche in questo caso, ciò è abbastanza vero, ma non del tutto. La meditazione tratta dei livelli di coscienza che si trovano più in profondità del pensiero simbolico. Di conseguenza, alcuni dati circa la meditazione semplicemente non possono essere descritti con parole. Ciò non significa, tuttavia, che non possano essere compresi. Ci sono modi più profondi per capire le cose che non le parole. Voi capite come camminare. Probabilmente non sapreste descrivere l'esatto ordine con cui le fibre nervose ed i vostri muscoli si contraggono durante il processo. Però, l’atto del camminare potete farlo. La meditazione deve essere capita allo stesso modo, cioè facendola. Non è qualcosa che si possa imparare in termini astratti. Dev’essere sperimentata. La meditazione non è una insensata formula che dà automatici e prevedibili risultati. Non si può mai prevedere esattamente cosa ne verrà fuori in ogni particolare sessione. Si tratta di un'investigazione ed un esperimento, ed è ogni volta un'avventura. In realtà, questo è così vero che quando raggiungerete una sensazione di prevedibilità e identità nella vostra pratica, voi la utilizzertete come un indicatore. Ciò significa che avrete perso la traccia da qualche parte e vi sarete diretti verso la stagnazione. Imparare a vedere ogni secondo come se fosse il primo ed unico secondo nell'universo è molto più essenziale nella
meditazione Vipassana.

Malinteso n. 4
Lo scopo della meditazione è di diventare un superuomo con poteri psichici
Non è affatto vero. Lo scopo della meditazione è quello di sviluppare la consapevolezza. Imparare a leggere nella mente degli altri non è il punto. La levitazione non è l'obiettivo. L'obiettivo è la liberazione. C'è un legame tra fenomeni psichici e meditazione, ma la relazione tra essi è piuttosto complessa. Tali fenomeni, durante le fasi iniziali del processo, possono più o meno sorgere in chi medita. Alcune persone possono far esperienza di una certa comprensione intuitiva o ricordare le vite passate, mentre altre no. In ogni caso, queste abilità psichiche non sono da considerare come ben sviluppate e affidabili. Né ad esse dovrebbe essere data eccessiva importanza. Tali fenomeni sono in realtà abbastanza pericolosi per meditanti principianti, in quanto sono troppo seducenti. Possono essere per il proprio ego una trappola che può portare fuori strada. Il miglior consiglio è di non sottolineare questi fenomeni né dare loro troppa importanza. Se arrivano, va bene. Se non arrivano, va bene lo stesso. Ma è poco probabile che possano arrivare. C'è un punto nel processo di chi medita in cui uno può praticare esercizi speciali per sviluppare poteri psichici. Ma ciò accade alla fine del processo. Dopo aver maturato una fase molto profonda dei jhana, il meditante sarà abbastanza avanzato per lavorare con tali poteri senza il pericolo che essi siano fuori controllo o che gli sconvolgano la sua vita. Egli poi li svilupperà rigorosamente con il fine di aiutare gli altri. Questo stato di cose si verifica solo dopo decenni di pratica. Non preoccupatevi. Quello che serve è di concentrarvi sempre di più sullo sviluppo della consapevolezza. Se emergono voci e visioni, è sufficiente che ne prendiate atto e poi lasciarli andare. Non fatevi coinvolgere.

Malinteso n. 5
La meditazione è pericolosa e una persona prudente dovrebbe evitarla
Ogni cosa può essere pericolosa. Attraversando la strada, si può essere investiti da un autobus. Facendo una doccia ci si potrebbe rompere il collo, ecc.. Perciò, anche meditare potrebbe risultare pericoloso, perché probabilmente fa riemergere varie questioni antipatiche del vostro passato. Il materiale soppresso che è stato sepolto lì per un bel po’ di tempo può essere spaventoso. Ma può essere anche altamente redditizio. Nessuna attività è del tutto priva di rischi, ma ciò non significa che dovremmo avvolgerci in un qualche bozzolo protettivo. Questo non è vivere. Questa è una morte prematura. Il modo di trattare con il pericolo è di sapere approssimativamente quanto ce ne sia, dove è probabile trovarlo e come affrontarlo quando sorge. Questo è lo scopo di questo manuale. Vipassana è lo sviluppo della Consapevolezza. Cosa che in sé non è pericolosa, anzi esattamente il contrario. Una maggiore consapevolezza è la salvaguardia contro il pericolo. Fatta correttamente, la meditazione è un processo molto dolce e graduale. Se la fate dolcemente e lentamente, lo sviluppo della vostra pratica si verificherà in modo molto naturale. Nulla deve essere forzato. Più tardi, quando sarete sotto l'attento esame e la protettiva saggezza di un abile e competente insegnante, potrete accelerare il tasso di crescita facendo un periodo di meditazione intensiva. In principio, però, fatela in modo facile. Lavorate delicatamente e tutto andrà bene.

Malinteso n. 6
La meditazione è per i saggi e gli uomini santi, non per la gente normale
Si pensi che questa attitudine è assai diffusa in Asia, in cui a monaci e santi uomini sono accordati enormi quantità di ritualizzata riverenza. Questo è alquanto simile all'atteggiamento americano di idealizzare le stelle del cinema e gli eroi del baseball. Queste persone sono stereotipate, rese più grandi della vita, e gravate da tutta una serie di caratteristiche che a ben pochi esseri umani è mai dato vivere. Anche in Occidente, noi condividiamo una parte di questa attitudine di meditazione. Ci aspettiamo che il meditante sia una figura straordinariamente pia, una persona che non potrebbe mai fare del male. Ma bastano pochi contatti personali con persone del genere per far dissipare presto questa illusione. Di solito, esse dimostrano di essere persone di un’enorme energia e gusto, persone che vivono la loro vita con un vigore sorprendente. E' vero, naturalmente, che gli uomini più santi meditano, ma essi non meditano perché sono uomini santi. E’ il contrario. Essi sono santi uomini, perché meditano. La meditazione è la via per come ci sono arrivati. Ed hanno cominciato a meditare prima di essere diventati santi. Questo è un punto importante. Molti studenti sembrano pensare che una persona dovrebbe essere totalmente etica e santa prima di provare a iniziare la meditazione. Si tratta di una strategia impraticabile. L’etica e la moralità richiedono un certo grado di controllo mentale. E’ un prerequisito. Non è possibile seguire tutte le serie di precetti morali senza almeno un po’ di autocontrollo, e se la vostra mente è perennemente in movimento come una trottola, l'auto-controllo è altamente improbabile. Per questo motivo, la coltivazione mentale deve venire prima.
Ci sono tre fattori integrali nella meditazione buddhista - moralità, concentrazione e saggezza. Questi tre fattori crescono insieme man mano che si approfondisce la pratica. Ognuno influenza
l'altro, così voi li coltivate tutti e tre insieme, e non uno alla volta. Quando avrete la saggezza di capire veramente una situazione, la compassione verso tutte le parti coinvolte è automatica, e la compassione significa che automaticamente voi voi astenete da tutti i pensieri, parole ed azioni che potrebbero danneggiare voi stessi o gli altri. Così il vostro comportamento è automaticamente morale. E' solo quando non capite le cose in profondità che si creano problemi. Se non riuscite a vedere le conseguenze delle vostre azioni, siete offuscati. Colui che pensa di dover essere già una persona morale prima di cominciare a meditare si troverà ad aspettare una mente che non arriverà mai. Gli antichi saggi dicono che egli è come un uomo in attesa che l'oceano diventi calmo così da poterci fare il bagno. Per comprendere di più questa relazione, diciamo che ci sono vari livelli di moralità. Il livello più basso è l'adesione ad una serie di regole e regolamenti stabiliti da qualcun altro. Potrebbe essere il vostro profeta preferito. Potrebbe essere lo Stato, il capo della vostra tribù o vostro padre. Non importa chi crea le regole, tutto quello che dovete fare a questo livello è conoscere le regole e seguirle. Un automa-robot può farlo. Perfino uno scimpanzé ben addestrato potrebbe farlo se le regole fossero abbastanza semplici ed esso fosse colpito con un bastone ogni volta che ne avesse rotta una. Questo livello non richiede meditazione. Tutto ciò che serve sono le regole e qualcuno che fa oscillare il bastone.
Il livello successivo di moralità consiste nell’obbedire alle stesse regole anche in assenza di un qualcuno che vi colpisca. Voi obbedite perché avete interiorizzato le regole. Voi vi colpite da soli
ogni volta che ne rompete una. Questo livello richiede un bel po’ di controllo mentale. Se il vostro modo di pensare è caotico, anche il vostro comportamento sarà caotico. La coltivazione mentale riduce il caos mentale.
C'è poi un terzo livello di moralità, che però potrebbe essere meglio definito ‘etica’. Questo livello è un intero salto quantico sopra la scala, un reale paradigma di cambiamento di orientamento. A livello di etica, uno non segue le ferree e dure regole dettate dall’autorità. Uno sceglie il proprio comportamento in base alle esigenze della situazione. Questo livello richiede una reale intelligenza ed una capacità di saper manipolare tutti i fattori in ogni situazione e arrivare di volta in volta ad un’unica risposta creativa e adeguata. Inoltre, l'individuo che prende queste decisioni ha bisogno
di tirarsi fuori dal proprio limitato punto di vista personale. Egli deve vedere l'intera situazione da un punto di vista oggettivo, dando lo stesso peso alle proprie necessità ed a quelle degli altri. In altre parole, egli deve essere esente da avidità, odio, invidia e da tutte le cianfrusaglie egoistiche che normalmente ci costringono a vedere gli altri aspetti della questione. Solo allora egli potrà scegliere quella serie precisa di azioni che saranno veramente ottimali per quella data situazione. Questo livello di moralità richiede assolutamente la meditazione, a meno che uno non sia già nato
santo. Non c'è altro modo per acquisire questa capacità. Inoltre, il processo di svincolamento che è richiesto a questo livello è estenuante. Se voi cercate di manipolare tutti quei fattori in qualsiasi situazione con la vostra mente cosciente, non farete altro che logorarvi. L'intelletto non ce la fa a tenere quelle palle in aria tutte insieme. E’ un sovraccarico. Per fortuna, un più profondo livello di coscienza può effettuare questo tipo di procedimento con facilità. La meditazione può realizzare il processo di selezione per voi. E' una sensazione misteriosa.
Un giorno voi avete un problema – vi dicono di gestire l’ultimo divorzio di Zio Herman. Vi sembra assolutamente irrisolvibile, un enorme pasticcio di 'forse' che dovrebbe dare i brividi allo stesso Re Salomone. Il giorno dopo, state lavando i piatti, pensando a qualcosa di completamente diverso, e improvvisamente la soluzione è lì. Essa scoppia nella mente profonda e voi dite: 'Ah, ah!' e tutto è risolto. Questa sorta di intuizione può avvenire solo quando si sganciano i circuiti logici dal vero problema e si dà alla mente profonda l'opportunità di cuocere la soluzione. La mente cosciente è solo d'intralcio. La meditazione vi insegna a separare voi stessi dal processo di pensiero. E' l'arte mentale di uscir fuori dalla solita via, e questa è una capacità molto utile nella vita quotidiana. La meditazione certamente non è una qualche irrilevante pratica rigorosamente per asceti ed eremiti. Essa è un abile mezzo di pratica che ci mantiene concentrati sugli eventi del quotidiano ed ha una applicazione immediata nella vita di tutti quanti. La meditazione non è una cosa dell’altro mondo.
Purtroppo, questo fatto costituisce uno svantaggio per alcuni studenti. Essi entrano nella pratica in attesa di un’istantanea rivelazione cosmica, piena di cori angelici. Ciò che di solito si ottiene è un più efficace modo per portar fuori la spazzatura e dei modi migliori per trattare con lo zio Herman. Così, molti sono inutilmente delusi. Prima arriva la soluzione ‘spazzatura’. Il ‘coro degli arcangeli’ ci mette un po’ di più.

Malinteso n. 7
La meditazione è una fuga dalla realtà
Errato. La meditazione avviene dentro la realtà. Essa non vi isola dal dolore della vita. E consente di scavare così profondamente nella nostra vita e in tutti i suoi aspetti che si perfora la barriera del dolore e si può andare oltre la sofferenza. La Vipassana è una pratica fatta con il preciso intento di
affrontare la realtà, di sperimentare pienamente la vita così come è, e di far fronte esattamente a ciò che trovate. Vi permette di mettere da parte le illusioni e liberarsi da tutte quelle piccole bugie formali ed educate che ognuno dice sempre a se steso. Quel che c'è, c’è. Voi siete ciò che siete, e mentendo a voi stessi sulle vostre debolezze e motivazioni vi legate sempre più strettamente alla ruota dell'illusione. La meditazione Vipassana non è un tentativo di dimenticare se stessi o coprire i propri problemi. E' imparare a guardare se stessi esattamente così come siamo. Vedere ciò che c'è, ed accettarlo pienamente. Solo allora voi potrete cambiarlo.

Malinteso n. 8
La meditazione è un ottimo modo per elevarsi
Beh, sì e no. La meditazione a volte produce belle e piacevoli sensazioni. Ma esse non sono il vero scopo, e non sempre si verificano. Inoltre, se fate la meditazione con un tale scopo in mente, esse sono meno probabili da accadere che non se voi meditate solo per il vero scopo della meditazione, che è accrescere la consapevolezza. La beatitudine viene dal rilassamento e il rilassamento risulta dal rilascio della tensione. Cercare la beatitudine con la meditazione genera invece tensione nel processo, che spinge via l'intera concatenazione degli eventi. E’ un po’ una trappola. La felicità si può avere solo se non la si scaccia. Inoltre, se cio che si prova dopo è euforia e buoni sentimenti, ci sono modi più semplici per ottenerli. Essi si possono avere frequentando le taverne ed incontri equivoci agli angoli delle strade in tutta la nazione. L'euforia non è lo scopo della meditazione. Si presenta spesso, ma è da considerarsi come un sottoprodotto. Eppure, essa è un assai piacevole effetto collaterale, e diventa sempre più frequente quanto più a lungo meditate. Voi troverete che su questo punto tutti i praticanti avanzati sono totalmente d’accordo.

Malinteso n. 9
La meditazione è per egoisti
Sembra certamente così. Colui che medita si siede parcheggiato sul suo cuscino. Egli sta donando il suo sangue? No. E’ impegnato a lavorare con le vittime di un disastro? No. Esaminiamo tuttavia la sua motivazione. Perché sta facendo questo? Sua intenzione è di eliminare dalla propria mente rabbia, pregiudizi e malevolenza. Quindi, è attivamente impegnato nel processo di sbarazzarsi di avidità, tensione e insensibilità. Questi sono i veri elementi che ostacolano la nostra compassione per gli altri. Fino a quando questi non sono eliminati, qualunque buona azione che uno fa sarà suscettibile di essere solo un prolungamento del suo ego e nel lungo periodo non sarà di nessun reale aiuto. Danneggiare, nel nome di voler aiutare, è uno dei più antichi giochi della mente. Il Grande Inquisitore dell'Inquisizione Spagnola declamava i più elevati e nobili motivi per uccidere le persone. I processi per stregoneria di Salem furono condotti per un presunto bene pubblico. Esaminate la vita personale di meditanti avanzati e spesso li potete trovare impegnati nel servizio umanitario. Raramente li troverete in crociate missionarie disposti a sacrificare alcuni individui per il bene di qualche pia idea. Il fatto è che siamo più egoisti di quanto pensiamo. L'ego ha un modo di trasformare le più alte attività in spazzatura se gli viene permesso libero sfogo. Ma, attraverso la meditazione si può diventare consapevoli di noi stessi esattamente come siamo, risvegliandoci ai numerosi modi sottili con cui manifestiamo il nostro egoismo. Dopo, cominciamo veramente ad essere genuinamente altruisti. Purificarci da soli dell’egoismo non è un’attività egoistica.

Malinteso n.10
Quando si medita, ci si siede pensando ad elevati scopi
Anche questo è sbagliato. Vi sono alcuni sistemi di contemplazione in cui è fatto questo genere di cose. Ma non è la Vipassana. La Vipassana è la pratica della consapevolezza. La consapevolezza di
tutto ciò che è lì, che sia la verità suprema o la più sporca immondizia. Ciò che c'è, c'è. Tuttavia, e ovviamente, alti pensieri estetici possono sorgere durante la vostra pratica. Essi certamente non sono da evitare. Né sono da ricercare. Sono solo piacevoli effetti collaterali. La Vipassana è una pratica semplice. Consiste nel vivere e sperimentare direttamente i vostri eventi vita, senza alcuna
preferenza e senza che le immagini mentali si incollino ad essi. Vipassana è vedere la vostra vita svolgersi momento dopo momento senza pregiudizi. Ciò che si presenta, si presenta. E null’altro. Tutto è molto semplice.

Malinteso n. 11
Un paio di settimane di meditazione e tutti i miei problemi se ne andranno
Spiacente, ma la meditazione non è una panacea veloce. Inizierete subito a vedere i cambiamenti, ma gli effetti davvero profondi richiedono anni ed anni. Questo è proprio il modo in cui l'universo è
costruito. Nulla di valido si ottiene dall'oggi al domani. La meditazione per certi aspetti è difficile. Essa richiede una lunga disciplina ed a volte un doloroso processo di pratica. Ad ogni seduta si può ottenere qualche risultato, ma i risultati sono spesso molto sottili. Nella mente, si verificano molto in profondità, e quindi essi si manifestano assai più tardi, e se siete seduti costantemente
alla ricerca di grossi cambiamenti istantanei, perderete totalmente i cambiamenti sottili. Diverrete scoraggiati, rinuncierete e giurerete che cambiamenti del genere non potrannoi mai accadere. La pazienza è la chiave. Pazienza. Se non imparerete nient’altro dalla meditazione, imparerete la pazienza. E questa è la più preziosa lezione disponibile.

Capitolo 3

Cosa la meditazione è…
La meditazione è una parola, e le parole sono usate in modi diversi da oratori differenti. Questo può sembrare un punto banale, ma non lo è. E' molto importante distinguere esattamente ciò che
un particolare oratore vuole dire con le parole che usa. Ogni cultura sulla terra, per esempio, ha prodotto un qualche tipo di pratica mentale che si potrebbe definire come ‘meditazione’. Poi tutto dipende su come interpretare la definizione che voi date a questa parola. Tutti la fanno, dagli Africani agli Eschimesi. Le tecniche sono estremamente varie, e noi non faremo alcun tentativo di esaminarle. Ci sono altri libri per questo. Ai fini di questo testo, limiteremo la nostra discussione a quelle pratiche più note al pubblico Occidentale e probabilmente associate al termine meditazione.
All'interno della tradizione Giudaico-Cristiana troviamo due pratiche sovrapposte, chiamate con i nomi ‘preghiera’ e ‘contemplazione’. La preghiera è un diretto indirizzarsi a qualche particolare entità spirituale. La contemplazione è un prolungato periodo di pensiero consapevole su alcuni argomenti specifici, di solito un ideale religioso o un passaggio scritturale. Dal punto di vista della coltivazione mentale, entrambe queste attività sono esercizi di concentrazione. Il normale effluvio del pensiero cosciente è limitato, e la mente è portata a una sola area cosciente di funzionamento. I risultati sono quelli che trovate in ogni pratica di concentrazione: calma profonda, un fisiologico rallentamento del metabolismo e un senso di pace e di benessere.
Dalla tradizione Indù viene la meditazione yoga, che anche è puramente concentrativa. Gli esercizi tradizionali di base consistono nel concentrare la mente su un singolo oggetto - una pietra, la fiamma di una candela, una sillaba o qualsiasi altra cosa - non permettendogli di vagare. Avendo acquisito questa abilità di base, lo Yogi procede con l’espandere la sua pratica, prendendo come oggetti più complessi di meditazione canti, immagini religiose colorate, canali di energia del corpo, e così via. Ancora, non importa quanto complesso sia l'oggetto della meditazione, la meditazione stessa rimane esclusivamente un esercizio di concentrazione.
Anche all'interno della tradizione buddhista, la concentrazione è molto apprezzata. Ma vi è aggiunto un nuovo elemento e maggiomente enfatizzato. Tale elemento è la consapevolezza. Tutte le meditazioni Buddhiste mirano allo sviluppo della consapevolezza, utilizzando la concentrazione come strumento. La tradizione buddhista è molto ampia, comunque, e ci sono vari diversi percorsi per questo obiettivo. La meditazione Zen usa due metodi separati. Il primo è direttamente il tuffo nella coscienza con la sola forza della volontà. Vi sedete, e state semplicemente seduti, il che significa che eliminate dalla vostra mente tutto, tranne la pura consapevolezza dello stare seduti. Questo suona molto semplice. Ma non lo è. Una breve prova vi potrà dimostrare quanto sia difficile nella realtà. Il secondo approccio Zen usato nella scuola Rinzai è quello di svuotare la mente liberandoila dal pensiero cosciente e mantenendola nella pura consapevolezza. Questo viene fatto fornendo allo studente un enigma senza soluzione (koan), che egli deve comunque tentare di risolvere, e mettendolo in un’orribile situazione di pratica. Dal momento che non può sfuggire dalla penosa situazione, egli deve rifugiarsi nella pura esperienza del momento. Non c'è altro posto dove andare. Lo Zen è difficile. E' efficace per molte persone, ma è veramente duro.
Un altro stratagemma, il buddhismo Tantrico, è quasi il contrario. Il pensiero cosciente, almeno per il modo in cui di solito lo facciamo, è la manifestazione dell’Ego, l’io che di solito tutti noi pensiamo di essere. Il pensiero cosciente è strettamente connesso con il concetto di sé. Il concetto di sé, o ego, non è altro che l’insieme di reazioni ed immagini mentali che artificialmente vengono mixati o
impastati con il processo scorrente della pura consapevolezza. Il Tantra cerca di ottenere la pura consapevolezza, distruggendo questa immagine dell'io. Questo si ottiene attraverso un processo di visualizzazione. Allo studente viene data una particolare immagine religiosa su cui meditare - per esempio, una delle divinità del Pantheon Tantrico. E lo fa in modo così approfondito da diventare egli stesso tale entità. Si toglie la propria identità e ne prende un’altra. Questo richiede un bel po’ di tempo, come si può immaginare, ma funziona. Durante il processo, egli è in grado di osservare il modo in cui l'ego è costruito e messo in atto. Arriva a riconoscere la natura arbitraria di tutti gli ‘ego’, incluso il proprio, e sfugge dalla schiavitù all'ego. Egli rimane in uno stato in cui può avere un ego, se lo desidera, sia il proprio che quello di qualsiasi altro potrebbe desiderare, oppure può farne a meno. Risultato: pura consapevolezza. Non si può certo dire che il Tantra sia esattamente un giochetto da bambini.
La Vipassana è la più antica delle pratiche di meditazione buddhista. Il metodo viene direttamente dal Satipatthana Sutta, un discorso attribuito al Buddha stesso. La Vipassana è una coltivazione diretta e graduale di consapevolezza o auto-coscienza. Si procede un po’ alla volta per un certo periodo di anni. L'attenzione dello studente è accuratamente diretta a un intenso esame di alcuni aspetti della propria esistenza. Il meditante si allena a consapevolizzare sempre più nella propria fluente esperienza di vita. La Vipassana è una tecnica gentile. Ma è anche molto, molto spinta. E' un antico e codificato sistema di training sensibile, un set di esercizi dedicati a diventare sempre più ricettivi alla vostra esperienza di vita. E' un ascolto attento, un totale vedere ed un accurato test. Noi impariamo ad annusare acutamente, a toccare pienamente ed a prestare veramente attenzione a ciò che sentiamo. Impariamo ad ascoltare i nostri pensieri senza essere più coinvolti in essi.
L'oggetto della pratica Vipassana è di imparare a prestare attenzione. Noi pensiamo che lo stiamo già facendo, ma questa è un'illusione. Ciò deriva dal fatto che noi prestiamo così poca attenzione all'aumentato insorgere della nostra esperienza di vita da poter benissimo essere addormentati. Semplicemente, noi non stiamo prestando abbastanza attenzione per notare che proprio noi non stiamo prestando attenzione. E’ un’altra trappola….
Attraverso il processo di consapevolezza, lentamente noi prendiamo coscienza di ciò che siamo veramente sotto l'immagine dell'io. Ci svegliamo a ciò che la vita è davvero. Non è solo una parata di ‘su e giù’, lecca-lecca, e schiaffi sul viso. Questa è un'illusione. La vita ha una trama molto più profonda, tanto se ci prendiamo la briga di guardare, quanto se guardiamo nel modo giusto.
La Vipassana è una forma di training mentale che vi insegnerà a sperimentare il mondo in un modo completamente nuovo. Imparerete per la prima volta ciò che vi sta realmente accadendo, intorno a voi e dentro di voi. Si tratta di un processo di auto-scoperta, una indagine partecipativa in cui si osservano le proprie esperienze partecipando ad esse, e proprio non appena si verificano.
La pratica deve essere affrontata con questo atteggiamento.
"Non importa quello che mi è stato insegnato. Dimenticherò le teorie, i pregiudizi e gli stereotipi. Voglio capire la vera natura della vita. Voglio conoscere che cosa è realmente questa esperienza di essere vivi. Voglio apprendere le qualità più profonde e vere della vita, e non voglio solo accettare una qualche altra spiegazione. E voglio vederla da me stesso". Se proseguirete la vostra pratica di meditazione con questo atteggiamento, avrete successo. Vi ritroverete ad osservare le cose in un modo oggettivo, esattamente come esse sono - fluenti e mutevoli di momento in momento. La vita assumerà quindi una ricchezza incredibile che non può essere descritta. Deve soltanto essere sperimentata e vissuta.
Il termine Pali per indicare la Meditazione di Insight è ‘Vipassana Bhavana’. Bhavana deriva dalla radice 'Bhu', che significa ‘crescere o diventare’. Pertanto Bhavana significa ‘coltivare’, e questo termine è sempre usato in riferimento alla mente. Bhavana significa quindi coltivazione mentale. 'Vipassana' deriva da due radici. 'Passana' significa ‘vedere o percepire’. 'Vi' è un prefisso con un complesso insieme di connotazioni. Il significato di base è 'in un modo speciale'. Ma c'è anche una connotazione di 'all’interno' e 'attraverso'. Il senso completo della parola diventa: “Guardare con chiarezza e precisione in qualcosa, vedendo ogni componente come distinto e separato, e penetrando fino in fondo in modo da percepire la realtà più fondamentale di quella cosa”.
Questo processo porta alla comprensione della realtà fondamentale di qualunque cosa venga
ispezionato. Messo tutto insieme, 'Vipassana Bhavana' significa ‘la coltivazione della mente’, allo scopo di vedere in un modo speciale, il che porta alla ‘introspezione’ ed alla piena comprensione.
Nella meditazione Vipassana, noi coltiviamo questo modo speciale di vedere la vita. Ci alleniamo a vedere la realtà esattamente così com'è, e noi chiamiamo 'consapevolezza' questo speciale modo di percepire. Questo processo di consapevolezza è davvero molto diverso da ciò che facciamo di solito. Noi di solito non guardiamo in profondità ciò che è realmente lì davanti a noi. Noi vediamo la vita attraverso uno schermo di pensieri e concetti, e prendiamo erroneamente quegli oggetti mentali per la realtà. Siamo così presi in questo flusso infinito di pensieri che la realtà scorre via incompresa. Passiamo il nostro tempo assorbiti nelle attività, coinvolti in una ricerca eterna della gratificazione e del piacere, e in un eterno fuggire dal dolore e dal dispiacere. Sprechiamo tutte le nostre energie cercando di sentirci meglio, cercando di seppellire tutte le nostre paure. Siamo continuamente alla ricerca di sicurezza. Nel frattempo, il mondo dell'esperienza reale scorre via intatto e intoccato. Nella meditazione Vipassana pratichiamo per arrivare ad ignorare gli impulsi costanti di voler stare sempre più comodi, immergendoci invece nell’autentica realtà. La cosa ironica è che la vera pace viene soltanto quando si smette di inseguirla. Altra trappola da capire.
Quando rilasciate il vostro ripetuto desiderio di comfort, sorge la vera e propria realizzazione. Quando smettete di ricercare freneticamente la gratificazione, la vera bellezza della vita viene fuori. Quando cercate di conoscere la realtà senza illusioni, con tutto il suo dolore e pericolo, allora questa è la vera libertà e la sicurezza per voi. Questa non è una qualche dottrina che stiamo cercando di inserire dentro di voi. Questa è una realtà osservabile, una cosa che si può e si deve vedere di persona.
Il buddhismo è antico di 2500 anni, ed ogni sistema di pensiero di quell’epoca ha avuto il tempo di sviluppare strati e strati di dottrine e rituali. Tuttavia, l'atteggiamento fondamentale del buddhismo è fortemente empirico e anti-autoritario. Gotama il Buddha fu un individuo non ortodosso, un reale grande anti-tradizionalista. Egli non ha offerto il suo insegnamento come un insieme di dogmi, ma piuttosto come un insieme di proposizioni per ciascun individuo di investigare entro se stesso.
Il suo consiglio per uno e per tutti fu: “Vieni e vedi”. Una delle cose che diceva ai suoi seguaci era: "Non mettete un’altra testa sopra la vostra testa". Con ciò egli intendeva dire, “non accettate mai la parola di qualcun altro. Guardate da voi stessi”.
Vorremmo che voi applicaste questa attitudine ad ogni parola che leggerete in questo manuale. Non stiamo facendo dichiarazioni che si devono accettare solo perché siamo autorità nel campo.
La fede cieca non ha nulla a che fare con questo. Queste sono realtà esperienziali. Imparate a regolare le modalità di percezione secondo le istruzioni date nel libro, ma poi dovrete vedervela da voi stessi. Questo e solo questo fornirà la base per la vostra fede. La meditazione di Insight (o di Visione Profonda) è essenzialmente una pratica di scoperta investigativa personale.
Detto questo, vi presentiamo qui una sintesi molto breve di alcuni dei punti chiave della filosofia buddhista. Non faremo alcun tentativo di essere completi, dato che questo è stato molto ben fatto in molti altri libri. Questo materiale è essenziale per comprendere la Vipassana, e quindi alcune spiegazioni dovranno essere fatte.
Dal punto di vista buddhista, tutti noi esseri umani viviamo in un modo molto particolare. Vediamo le cose impermanenti come permanenti, benché tutto stia continuamente cambiando intorno a noi. Il processo di cambiamento è costante ed eterno. Mentre leggete queste parole, il vostro corpo sta invecchiando. Ma voi non badate a questo. Il libro che avete in mano sta deteriorando. La stampa sta svanendo e le pagine diventano sempre più fragili. Le pareti intorno a voi stanno invecchiando. Le molecole all'interno di quelle mura stanno vibrando ad una velocità enorme, e tutto sta mutando, sta andando a pezzi e lentamente si sta dissolvendo. E voi, neanche questo state realizzando. Poi un giorno vi guardate intorno. Il vostro corpo è rugoso, stridulo, e vi sentite male. Il libro è ingiallito, è un grumo inutile; l'edificio sta crollando. Così voi penate per la perduta giovinezza e piangete quando avete perso i vostri beni. Da dove viene questo dolore? Proviene dalla vostra propria disattenzione. Non siete riusciti a guardare da vicino la vita. Non siete riusciti a osservare come passava il costante flusso mutante del mondo. Avete collezionato una serie di costruzioni mentali, 'me', 'il libro', 'l'edificio', e presumevate che sarebbero durate per sempre. Non è così. Le cose non durano.
Ma voi potete entrare in sintonia con il continuo cambiamento che è in corso. Potete imparare a percepire la vita come un perenne movimento, una cosa di grande bellezza, come una danza o una sinfonia. Voi potete imparare a sentire la gioia nel perpetuo andar via di tutti i fenomeni. Voi potete imparare a vivere con il flusso dell'esistenza, piuttosto che correre perennemente contro il tempo. Voi potete imparare questo. E' solo una questione di tempo e di pratica.
Le nostre percettive abitudini umane sono in qualche modo abbastanza stupide. Ci sintonizziamo con il 99% di tutti gli stimoli sensoriali che riceviamo, e solidifichiamo il resto in oggetti mentali discreti. Poi reagiamo a tali oggetti mentali in modo abituale e programmato. Un esempio: Voi siete lì, seduti da soli nel silenzio di una notte tranquilla. Un cane abbaia in distanza. La stessa percezione è indescrivibilmente bella se vi prendete la briga di esaminarla. Sopra a questo mare di silenzio sorgono onde che si gonfiano di vibrazione sonora. Voi cominciate a sentire complessi e bellissimi modelli, che sono trasformati in scintillanti stimoli elettronici all'interno del sistema nervoso. Il processo è bello e appagante in sé. Noi umani tendiamo ad ignorarlo totalmente. Invece, solidifichiamo quella percezione in un oggetto mentale. Poi, su di esso incolliamo una immagine mentale e ci lanciamo in una serie di emotive e concettuali reazioni ad esso. "Oh, c'è di nuovo quel cane che abbaia sempre di notte. Che fastidio! Ogni notte è un vero e proprio fastidio. Qualcuno dovrebbe fare qualcosa. Forse dovrei chiamare la polizia. No, un accalappiacani. Ecco, si, lo chiamerò. No, forse mi limiterò a scrivere una brutta lettera al ragazzo che possiede quel cane. No, troppi problemi. Mi limiterò a mettermi i tappi alle orecchie". Ecco, queste sono abitudini percettive e mentali. Voi avete imparato a rispondere in questo modo come un bambino, copiando le mentali abitudini percettive di chi vi circonda. Queste risposte percettive non sono inerenti alla struttura del sistema nervoso. Lì ci sono i circuiti. Ma questo non è l'unico modo in cui le nostre macchine mentali possono essere utilizzate. Ciò che è stato appreso può essere ignorato. Il primo passo è di realizzare quello che state facendo, come lo state facendo, poi fare un passo indietro e guardare tranquillamente.
Dal punto di vista buddhista, noi esseri umani abbiamo una visione arretrata della vita. Guardiamo a ciò che è effettivamente la causa della sofferenza e lo vediamo come felicità. Infatti, la causa della sofferenza è quella sindrome desiderio/avversione di cui abbiamo parlato sopra. Scoppia una percezione. Potrebbe essere qualsiasi cosa - una bella ragazza, un bel ragazzo, un motoscafo, un delinquente con una pistola, un camion che sta piombando su di voi, qualsiasi cosa. Qualunque cosa sia, la cosa successiva che facciamo è di reagire allo stimolo con una sensazione su di esso.
E voi vi preoccupate. Tutti noi ci preoccupiamo molto. Preoccuparsi è di per sé il problema. La preoccupazione è un processo. Ha dei livelli. L'ansia non è solo uno stato di esistenza, ma una sorta di procedura. Ciò che dovete fare è guardare fin dall'inizio a tale procedura, alle fasi iniziali prima che il processo abbia costruito un treno. Il primo anello della catena della preoccupazione è la reazione di attaccamenmto/rifiuto. Nonappena qualche fenomeno sorge nella mente, cerchiamo di afferrarlo mentalmente o di spingerlo via. E questo mette in moto la risposta-preoccupazione. Fortunatamente, vi è un pratico strumento che si chiama ‘Meditazione Vipassana’, che è possibile utilizzare per mandare in corto circuito l'intero meccanismo.
La meditazione Vipassana ci insegna come controllare il nostro processo percettivo con grande precisione. Impariamo a guardare il sorgere del pensiero e della percezione con un sentimento di
sereno distacco. Impariamo a vedere le nostre reazioni agli stimoli con calma e chiarezza. Inoltre, iniziamo a vedere noi stessi reagire senza farci coinvolgere nelle stesse reazioni. Così, la natura ossessiva del pensiero lentamente sparirà. Possiamo pure tranquillamente sposarci. Possiamo pure andare fuori strada. Ma non abbiamo bisogno di attraversare l'inferno a causa di ciò.
Questa fuga dalla natura ossessiva del pensiero produce una visione completamente nuova della realtà. E’ un completo cambio di paradigma, un cambiamento totale nel meccanismo percettivo. E ciò porta con sé una sensazione di pace e di equilibrio, un nuovo entusiasmo per la vita e un senso di completezza in ogni attività. Grazie a questi vantaggi, il buddhismo vede questo modo di guardare alle cose come una corretta visione della vita che i testi buddhisti chiamano “vedere le cose come sono realmente”.
La meditazione Vipassana è un insieme di procedure di pratica che ci apre gradualmente a questa nuova visione della realtà, così come è veramente. Con questa nuova realtà arriva una nuova visione dell’aspetto più centrale della realtà: 'Io'. Un più attento esame rivela che al 'me' abbiamo fatto la stessa cosa che abbiamo fatto per tutte le altre percezioni. Abbiamo preso lo scorrere del vortice di pensieri, sentimenti e sensazioni, e l’abbiamo solidificato in un costrutto mentale. Poi ci abbiamo attaccato una etichetta su, con scritto 'me'. E sempre dopo, lo minacciamo, come se fosse un'entità statica e duratura. Noi lo vediamo come una cosa separata da tutte le altre cose. E stringiamo noi stessi fuori dal resto di quel processo di eterno cambiamento che è l'universo. E poi ci piangiamo su per come ci sentiamo soli. Ignoriamo la nostra inerente connessione con tutti gli altri esseri e decidiamo che 'Io' devo avere di più per 'me'; poi ci meravigliamo di come sono avidi e insensibili gli esseri umani. E così via. Ogni cattiva azione, ogni esempio di insensibilità del e nel mondo deriva direttamente da questo falso senso di 'me', distinto da tutto il resto che è là fuori.
Fate esplodere l'illusione di quell’unico concetto e l’intero universo cambia. Non aspettatevi però di fare questo da un giorno all’altro. Avete passato tutta l’intera vita nel costruire un simile concetto, rinforzandolo con ogni pensiero, parola ed azione in tutti questi anni. Ed esso non può evaporare istantaneamente. Ma, se vi darete abbastanza tempo e abbastanza attenzione, esso passerà. La meditazione Vipassana è un processo mediante il quale si potrà sciogliere. A poco a poco, lo farete sgretolare, semplicemente guardandolo.
Il concetto di 'io' è un processo. E' una cosa che stiamo facendo. Nella Vipassana noi impariamo a vedere ciò che stiamo facendo, quando lo stiamo facendo e come lo stiamo facendo. Poi, esso si muove e sfuma via, come una nuvola che passa attraverso il cielo sereno. Rimaniamo in uno stato in cui ce la possiamo fare o non fare, quale che possa sembrare più adeguato alla situazione. Ma, la compulsività se n’è andata. Perciò, abbiamo una chance.
Questi sono tutti approfondimenti importanti, ovviamente. Ciascuno è una profonda comprensione di una delle questioni fondamentali dell'esistenza umana. Essi non avvengono in modo rapido, né senza un considerevole sforzo. Ma la ricompensa è grande. Essi portano ad una trasformazione totale della vostra vita. Ogni secondo della vostra esistenza in seguito cambierà. Il meditante che si spinge fino in fondo su questa pista ottiene la perfetta salute mentale, un puro amore per tutto ciò che vive e la completa cessazione della sofferenza. Questo non è un obiettivo tanto piccolo. Ma non dovrete ricercare subito i benefici. Essi arriveranno presto e si accumuleranno nel corso degli anni. E’ una funzione cumulativa. Quanto più vi sedete, più imparerete a conoscere la vera natura della vostra propria esistenza. Più saranno le ore che spenderete nella meditazione, maggiore sarà la vostra capacità di osservare con calma ogni impulso ed intenzione, ogni pensiero ed emozione, proprio come sorgono nella mente. Il vostro progresso verso la liberazione è misurato in ore che passate seduti sul cuscino. E potete fermarvi in qualsiasi momento che ne avrete abbastanza. Non vi è alcun bastone sopra la vostra testa tranne il vostro stesso desiderio di vedere la reale qualità della vita, per migliorare la vostra propria esistenza e quella degli altri.
La meditazione Vipassana è intrinsecamente esperienziale. Non è teorica. Nella pratica meditativa voi diventate sensibili alla reale esperienza del vivere, di come si sentono le cose. Non è che voi vi sedete per sviluppare pensieri sottili ed estetici circa la vita. Voi state vivendo. E la meditazione Vipassana, più di ogni altra cosa, è imparare a vivere.

Capitolo 4

Attitudine
Nel secolo scorso, la scienza e la fisica Occidentali hanno fatto una scoperta sorprendente. Noi siamo parte del mondo che vediamo. Il processo stesso della nostra osservazione cambia le cose che osserviamo. Per fare un esempio, un elettrone è un elemento estremamente piccolo. Non può essere visto senza una strumentazione, e quell’apparato convalida ciò che l'osservatore vedrà. Se voi osservate un elettrone in un solo modo, esso sembra essere una particella, una piccola pallina che rimbalza in un vasto spazio. Quando lo visualizzate in un altro modo, l’elettrone sembra avere una forma ad onda, con niente di solido su di esso. Lampeggia e si dimena in tutto lo spazio. Un elettrone è un evento, più che una cosa. E l'osservatore partecipa a quell’evento con lo stesso processo della sua osservazione. Non c'è modo di evitare questa interazione.
La scienza Orientale ha riconosciuto questo principio-base da molto tempo. La mente è un insieme di eventi, e l'osservatore partecipa a questi eventi ogni volta che volge lo suardo verso l'interno.
La meditazione è 'osservazione partecipativa’. Quello che state guardando corrisponde al processo del ‘vedere’. Quello che state guardando siete ‘voi-stessi’, e ciò che vedete dipende da come voi guardate. Quindi, il processo della meditazione è estremamente delicato, e il risultato dipende assolutamente dallo stato mentale di colui che medita. I precisi atteggiamenti che ne conseguono sono essenziali per il successo nella pratica. La maggioranza di essi sono già stati presentati sopra. Ma li riportereremo ancora insieme qui come una serie di regole per l'applicazione.
1. Non aspettatevi nulla. Soltanto sedetevi e vedete cosa succede. Trattate il tutto come una sorta di esperimento. Prendete interesse attivo nella prova stessa. Ma non fatevi distrarre dalle vostre aspettative sui risultati. Perciò, cercate di non essere in ansia per qualunque tipo di risultato. Lasciate che la meditazione proceda alla sua velocità e nella propria direzione. Lasciate che la meditazione vi insegni quello che essa vuole insegnarvi. La consapevolezza meditativa cerca di vedere la realtà esattamente così com'è. Che questo corrisponda alle nostre aspettative o no, è opportuna una sospensione temporanea di tutti i nostri preconcetti, idee e opinioni. Noi dobbiamo riporre da qualche parte fuori dai piedi le nostre immagini, opinioni e interpretazioni per tutto il tempo. In caso contrario, inciamperemo sempre su di esse.
2. Non sforzatevi: Non forzate nulla né fate grandi sforzi esagerati. La meditazione non deve essere aggressiva. Né un violento sforzo. Lasciate che il vostro sforzo sia rilassato e costante.
3. Non abbiate fretta: Non c'è fretta, perciò prendetevi tempo. Mettetevi seduti su un cuscino e stateci come se doveste starci un giorno intero. Una cosa che sia veramente preziosa richiede tempo per svilupparsi. Pazienza, pazienza, pazienza.
4. Non aggrappatevi a nulla e non rifiutate nulla: Lasciate che venga quel che viene e regolatevi di consegunza, qualunque cosa essa sia. Se sorgono buone immagini mentali, ciò è buono. Se invece sorgono immagini mentali negative, anche questo va bene. Guardate tutte le cose come uguali e mettetevi comodi con qualsiasi cosa accada. Non combattete contro ciò che sperimentate, basta che osserviate tutto in modo consapevole.
5. Lasciate andare: Imparate a fluire con tutti i cambiamenti che vengono. Scioglietevi e rilassatevi.
6. Accettate tutto ciò che sorge: Accettate le vostre sensazioni, anche quelle che vorreste non avere. Accettate le vostre esperienze, anche quelle che odiate. Non condannatevi per avere difetti e carenze umane. Imparate a vedere tutti i fenomeni nella mente come perfettamente naturali e comprensibili. Cercate di esercitare sempre una accettazione disinteressata e con un certo rispetto per tutto ciò che sperimentate.
7. Siate gentili con voi stessi: Siate dolci con voi stessi. Potreste non essere perfetti, ma voi siete tutto quello con cui avete avuto modo di lavorare. Il processo di diventare ciò che state per essere comincia prima con la totale accettazione di chi siete già.
8. Indagate su voi stessi: Interrogatevi su tutto. Non date nulla per scontato. Non dovete credere a qualcosa solo perché sembra saggia e pia e perché alcuni santi uomini l’hanno detta. Osservate da voi stessi. Ciò non significa che dovreste essere cinici, impudenti o irriverenti. Significa solo che dovreste essere empirici. Sottoponete tutte le dichiarazioni alla prova reale della vostra esperienza e lasciate che il risultato sia la vostra guida alla verità. La meditazione di ‘Insight’ si evolve da un interiore desiderio di risvegliarsi a ciò che è reale ed acquisire una liberatoria visione interiore alla vera struttura dell'esistenza. L’intera pratica si basa su questo desiderio di risvegliarsi alla verità. Senza di esso, la pratica è superficiale.
9. Considerate tutti i problemi come sfide: Guardate le negatività che si presentano come se fossero opportunità per imparare e per crescere. Non sfuggitele, non condannate voi stessi, e
sopportate il pesante fardello in santo silenzio. Avete un problema? Bene. C’è più acqua al mulino. Rallegratevi, immergetevi in voi e indagate.
10. Non soffermatevi a pensare: Non è necessario raffigurarsi tutto. Il pensiero discorsivo non vi libera dalla trappola. Nella meditazione, la mente è purificata naturalmente dalla consapevolezza, dalla pura attenzione silenziosa. L’abituale intenzionalità non serve per eliminare quelle cose che vi stanno tenendo in schiavitù. Tutto ciò che è necessario è una percezione chiara e non concettuale di cosa esse sono e di come funzionano. Solo questo è sufficiente a dissolverle. Ragionamenti e concetti sono solo d'intralcio. Non pensate. Vedete e basta.
11. Non soffermatevi sui contrasti: le differenze tra le persone esistono, ma soffermarsi su di esse è un processo pericoloso. A meno che non le maneggiate con attenzione, vi portano direttamente all’egoismo. Il pensiero umano ordinario è pieno di avidità, gelosia e superbia. Un uomo che vede un altro uomo sulla strada può immediatamente pensare: "Lui sembra meglio di me". Il risultato istintivo è invidia o vergogna. Una ragazza, vedendo un'altra ragazza, potrebbe pensare: "Io sono più carina di lei". Il risultato istintivo e immediato è orgoglio e superbia. Questo tipo di confronto è un’abitudine mentale, e conduce direttamente a cattive sensazione di un tipo o di un altro: avidità, invidia, orgoglio, gelosia, odio. E’ un invalido stato mentale, ma è quello che noi abbiamo sempre. Noi confrontiamo i nostri sguardi con gli altri, il nostro successo, le nostre realizzazioni, la nostra ricchezza, i possedimenti, o il Quoziente di intelligenza. e tutto questo ci porta allo stesso posto - estraneamento, barriere tra le persone, e cattivi sentimenti.
Il lavoro del meditante è di cancellare questa abitudine nociva, esaminandola a fondo, e in seguito sostituirla con un altra. Invece di notare le differenze tra sé e gli altri, il meditante si esercita a notare le somiglianze. Egli accentra la sua attenzione su quei fattori che sono universali per tutta la vita, le cose che lo porteranno più vicino agli altri. Così il suo confronto, se del caso, lo porterà a sentimenti di affinità piuttosto che a sensazioni di differenziazione.
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La respirazione è un processo universale. Tutti i vertebrati respirano essenzialmente nello stesso modo. Tutti gli esseri viventi scambiano i loro gas con l'ambiente circostante in un modo o l’altro. Questa è una delle ragioni per cui la respirazione è scelta come il focus-centro della meditazione. Al meditante si consiglia di esplorare il processo del proprio respiro come veicolo per realizzare la propria connessione intrinseca con il resto della vita. Questo non significa che dobbiamo chiudere gli occhi a tutte le differenze che ci circondano. Le differenze esistono. Significa semplicemente che dovremmo minimizzare i contrasti e sottolineare i fattori universali. La procedura consigliata è la seguente:
>Quando il meditante percepisce un qualunque oggetto sensoriale, non dovrebbe soffermarsi su di esso nel consueto modo egoistico ordinario. Egli dovrebbe piuttosto esaminare il reale processo della percezione stessa. Dovrebbe osservare le sensazioni che nascono e le attività mentali che ne conseguono. Come risultato, dovrebbe notare i cambiamenti che avvengono nella sua coscienza. Poi, osservando tutti questi fenomeni, il meditante dovrebbe essere consapevole della universalità di ciò che sta vedendo. Questa percezione iniziale farà scintillare sensazioni piacevoli, spiacevoli o neutre. Questo è un fenomeno universale. Si verifica nella mente delle altre persone proprio come avviene nella sua, e lui dovrebbe vedere tutto ciò ben chiaramente. A seguito di queste sensazioni possono insorgere diverse reazioni. Egli può provare avidità, lussuria, o gelosia. Come può provare paura, preoccupazione, irrequietezza o noia. Queste reazioni sono universali. Egli semplicemente le osserva e poi generalizza. Egli dovrebbe realizzare che queste reazioni sono normali reazioni umane e possono insorgere in chiunque.
La pratica di questo stile di confrontazione in un primo momento può apparire forzato e artificiale, ma non è meno naturale di quello che normalmente facciamo. Semplicemente, ci è sconosciuta. Con la pratica, questo nuovo modello di abitudine sostituirà la normale abitudine del confronto di tipo egoistico e diventerà molto più naturale nel lungo periodo. Come risultato, saremo diventati persone molto più comprensibili. Noi non ci arrabbieremo più per le mancanze o difetti degli altri. Progrediremo verso l'armonia insieme con la vita.

Capitolo 5

La Pratica
Anche se ci sono molti argomenti di meditazione, si consiglia vivamente di iniziare con il mettere a fuoco la vostra totale e indivisa attenzione sulla respirazione, al fine di ottenere un qualche livello di concentrazione superficiale. Ricordatevi che voi non state praticando l'assorbimento profondo, o la tecnica di pura concentrazione. Voi state praticando la consapevolezza per cui è necessario solo un certo grado di concentrazione superficiale. Volete coltivare la consapevolezza che culmina nella visione profonda (insight) e la saggezza per realizzare la verità così com'è. Voi volete conoscere il funzionamento del vostro complesso corpo-mente esattamente così com'è. Volete sbarazzarvi di tutti i fastidi psicologici per rendere la vostra vita veramente tranquilla e felice.
La mente non può essere purificata senza vedere le cose come realmente sono. "Vedere le cose come sono realmente" è una frase molto pesante ed ambigua. Molti dei meditanti principianti si chiedono che cosa vogliamo dire con la frase: perché chi ha una chiara capacità di visione potrà vedere gli oggetti così come sono.
Quando usiamo questa frase in riferimento alla conoscenza acquisita dalla nostra meditazione, ciò che intendiamo non è ‘vedere le cose superficialmente con i nostri occhi normali’, ma “vedere le cose con la saggezza, così come esse sono in se stesse”. Vedere con la saggezza significa vedere le cose all'interno della struttura del nostro complesso corpo/mente senza pregiudizi o preconcetti scaturenti dalla nostra avidità, odio e illusione. Di solito, quando osserviamo il funzionamento del nostro complesso mente/corpo, noi tendiamo a nascondere o ignorare cose che per noi non sono piacevoli e mantenere cose che sono piacevoli. Questo perché le nostre menti sono generalmente influenzatre dai nostri desideri, risentimento e delusione. Il nostro ego, ovvero la nostra opinione, ha il nostro modo di essere e colora i nostri giudizi.
Quando consapevolmente guardiamo alle nostre sensazioni corporee, non dovremmo confonderle con le formazioni mentali, perché le sensazioni corporee possono insorgere senza aver nulla a che fare con la mente. Per esempio, ci sediamo comodamente. Dopo un po’, può sorgere un qualche disagio sulla nostra schiena o nelle gambe. La nostra mente sperimenta immediatamente questo disagio e genera numerosi pensieri riguardo tutte queste sensazioni. A quel punto, senza cercare di confondere le sensazioni con le formazioni mentali, dovremmo isolare la sensazione come tale e osservarla consapevolmente. La sensazione è uno dei sette fattori mentali universali. Gli altri sei sono il contatto, la percezione, le formazioni mentali, la concentrazione, la forza vitale, e la consa-pevolezza, o coscienza.
In un altro momento, possiamo avere una certo tipo di emozione, come risentimento, paura, o lussuria. Allora dovremmo guardare l'emozione esattamente come è, senza cercare di confonderla con qualcos’altro. Quando riuniamo in un'unicum ciò che in noi è forma, sensazione, percezione, formazioni mentali e coscienza e cerchiamo di guardarle tutte come sensazioni, ci confondiamo, dato che non saremo in grado di vedere la fonte della sensazione. Se semplicemente ci limitiamo a soffermarci solo sulla sensazione, ignorando gli altri fattori mentali, la nostra realizzazione della verità diventa molto difficile. Vogliamo avere la comprensione nell'esperienza dell'impermanenza per superare il nostro risentimento; la nostra più profonda conoscenza dell’ infelicità supera la nostra avidità che causa la nostra infelicità, la nostra realizzazione del ‘non-sé’ supera l'ignoranza derivante dal concetto del ‘sé’. Noi prima dovremmo vedere la mente e il corpo separatamente. Avendoli compresi separatamente, dovremmo vedere la loro essenziale interconnessione. Quando la nostra visione interiore diventa nitida, noi diventeremo sempre più consapevoli del fatto che tutti gli aggregati stanno cooperando per lavorare insieme. Nessuno può esistere senza l'altro. Possiamo vedere il reale significato della famosa metafora del cieco che ha un corpo integro per camminare e la persona disabile che ha degli occhi molto buoni per vedere. Nessuno di loro, da solo, può fare molto per se stesso. Ma quando la persona disabile sale sulle spalle del cieco, essi insieme possono viaggiare e raggiungere con facilità le loro mète. Allo stesso modo, il corpo da solo non può fare nulla per sé. E' come un tronco incapace di muoversi o fare qualcosa per se stesso, se non di diventare un oggetto di impermanenza, decadimento e morte. La mente stessa non può fare nulla senza l'appoggio del corpo. Quando noi consapevolmente guardiamo il corpo e la mente, possiamo vedere quante cose meravigliose essi fanno insieme.
Fin quando stiamo seduti in un dato luogo, possiamo ottenere un certo grado di consapevolezza. Andare in un ritiro e passare alcuni giorni o mesi a guardare le nostre sensazioni, percezioni, gli
infiniti pensieri e i diversi stati di coscienza può renderci alla fine calmi e pacifici. Normalmente noi non abbiamo tanto tempo da trascorrere in un luogo meditando tutto il tempo. Perciò, dovremmo trovare un modo per applicare la nostra consapevolezza alla nostra vita quotidiana così da essere in grado di gestire quotidianamente le imprevedibili eventualità. Quello che abbiamo di fronte ogni
giorno è imprevedibile. Le cose accadono a causa di molteplici cause e condizioni, poiché tutti noi stiamo vivendo in un mondo condizionato e impermanente. La consapevolezza è il nostro kit di salvataggio, prontamente disponibile in qualsiasi momento al nostro servizio. Quando ci troviamo di fronte ad una situazione in cui ci sentiamo indignati, se consapevolmente indaghiamo la nostra mente, scopriremo amare verità in noi stessi. Cioè noi siamo egoisti, siamo egocentrici, noi siamo attaccati al nostro ego, noi manteniamo le nostre opinioni, pensiamo di essere nel giusto e tutti gli altri sbagliano, noi abbiamo pregiudizi, siamo di parte, e in fondo, in realtà noi non ci amiamo. Questa scoperta, anche se amara, è un'esperienza molto gratificante. E, a lungo andare, questa scoperta ci libera da una profondamente radicata sofferenza psicologica e spirituale.
La pratica della consapevolezza è la pratica 100 per cento dell’onestà verso noi stessi. Quando noi guardiamo la nostra mente e corpo, notiamo certe cose che sono spiacevoli da realizzare. Siccome non ci piacciono, cerchiamo di rifiutarle. Quali sono le cose che non ci piacciono? Non ci piace di distaccarci dai nostri cari o di vivere con persone che non amiamo. Includiamo non solo persone, i luoghi e le cose materiali nelle nostre simpatie e antipatie, ma anche opinioni, le idee, le credenze e le decisioni. Non ci piace ciò che naturalmente ci succede. Non ci piace, ad esempio, ammalarci, invecchiare, diventare deboli o dimostrare la nostra età, perché abbiamo un grande desiderio di preservare il nostro aspetto. Non ci piace che qualcuno sottolinei le nostre colpe, perché abbiamo molto orgoglio di noi stessi. Non ci piace che qualcuno sia più saggio di noi, perché siamo delusi di noi stessi. Questi sono solo alcuni esempi della nostra esperienza personale di ignoranza, avidità e odio.
Quando l'avidità, l'odio e l'ignoranza si rivelano nella nostra vita quotidiana, noi usiamo la nostra consapevolezza per rintracciarli e comprendere le loro radici. La radice di ciascuno di questi stati mentali è già dentro di noi. Se, per esempio, non avessimo la radice dell’odio, nessuno potrebbe farci arrabbiare, perché è la radice della nostra rabbia che reagisce alle azioni, o alle parole, o ai comportamenti di qualcuno. Se siamo consapevoli, noi utilizzeremo in modo diligente la nostra saggezza per guardare nella nostra mente. Se in noi non c’è odio, non saremo coinvolti quando qualcuno fa notare i nostri difetti. Piuttosto, saremo grati alla persona che richiama la nostra attenzione sui nostri difetti. Dovremmo quindi essere estremamente saggi e consapevoli, in modo da ringraziare la persona che esplica i nostri difetti e così saremo in grado di percorrere il sentiero verso l'alto migliorando noi stessi. Tutti noi abbiamo punti ciechi. L'altra persona è il nostro specchio per vedere con saggezza i nostri difetti e le nostre colpe. Dovremmo considerare la persona che mostra i nostri difetti come uno che scava un tesoro nascosto in noi, di cui eravamo inconsapevoli. E' conoscendo l'esistenza
delle nostre carenze che possiamo migliorare noi stessi. Migliorare se stessi è l’inestimabile percorso verso la perfezione, che è il nostro obiettivo nella vita. E’ solo superando le debolezze che possiamo coltivare nobili qualità nascoste nel profondo del nostro inconscio. Prima di cercare di superare i nostri difetti, dovremmo sapere quali essi sono.
Se siamo malati, dobbiamo scoprire la causa della nostra malattia. Solo allora potremo sperare in un trattamento. Se facciamo finta di non essere ammalati, anche se stiamo soffrendo, noi non potremo mai ottenere una cura. Allo stesso modo, se pensiamo di non avere questi difetti, non potremo mai rendere chiaro il nostro percorso spirituale. Se siamo ciechi e non vediamo i nostri stessi difetti, abbiamo bisogno di qualcuno che ce li indichi. Quando qualcuno ci fa notare i nostri difetti, noi dovremmo essergli grati, come il Venerabile Sariputta, che disse: "Anche se un monaco novizio mi fa notare i miei errori, io li accetto con il massimo rispetto per lui". Il Ven. Sariputta era un Arahant che era al cento per cento consapevole e non aveva certo difetti. Ma dal momento che non aveva nessun tipo di orgoglio, egli era in grado di mantenere questa posizione. Anche se noi non siamo Arahants, dovremmo emulare il suo esempio, perché anche il nostro scopo nella vita è di raggiungere quello che lui aveva raggiunto.
Ovviamente, la persona che ci fa notare i nostri difetti, dovrebbe essere una persona che a sua volta fa su di sé lo stesso lavoro. Così, se anche essa non fosse totalmente esente da difetti, dovrà vedere i suoi stessi problemi, e se non dovesse accorgersene alla fine metterà noi nella condizione di mostrare a lei i suoi propri difetti.
Il sottolineare entrambi le reciproche carenze e rispondere ad esse deve essere fatto in maniera consapevole. Se qualcuno diventa inconsapevole nel mostrare le colpe e usa un linguaggio crudele e duro, potrebbe fare più male che bene, a se stesso ed alla persona di cui sottolinea le carenze. Uno che parla con risentimento non può essere consapevole ed è incapace di indicarle a se
stesso chiaramente. Uno che si sente ferito mentre ascolta il linguaggio aspro può perdere la sua consapevolezza, e non ascoltare più ciò che l'altra persona sta davvero dicendo. Dovremmo tutti parlare consapevolmente ed ascoltare consapevolmente per avere un vero beneficio dal parlare e dall’ascoltare. Quando ascoltiamo e parliamo consapevolmente, le nostre menti sono libere da avidità, egoismo, odio e illusione.
Il Nostro Scopo
In quanto meditanti, dobbiamo tutti avere uno scopo, perché se noi non abbiamo un vero scopo, staremo semplicemente brancolando ciecamente nel buio seguendo le istruzioni di qualcuno sulla meditazione. Ci deve di certo essere un obiettivo per qualunque cosa si faccia consapevolmente e volontariamente. Lo scopo del meditante Vipassana non è di diventare illuminato prima delle altre persone o di avere più potere o ottenere più profitto rispetto ad altri, perché i veri meditatori della consapevolezza non sono in competizione tra di loro.
Il nostro obiettivo è di raggiungere la perfezione di tutte le nobili e genuine qualità latenti nella nostra mente subconscia. Questo obiettivo ha cinque elementi in esso: La purificazione mentale con il superamento di angoscie e lamentele, superare il dolore e sofferenza, percorrere la giusta Via che porta al raggiungimento della pace eterna, ed ottenere la felicità seguendo quel percorso. Tenendo presente questi cinque obiettivi nella mente, possiamo avanzare con speranza e fiducia di raggiungere l'obiettivo.
La Posizione
Una volta che vi siete seduti, non cambiate sempre la posizione fino alla fine del periodo stabilito all'inizio. Supponiamo che voi cambiate la posizione originale, perché siete a disagio, e assumete un'altra posizione. Succederà che dopo un pò anche la nuova posizione diventa scomoda. Allora se ne desidererà un altra e dopo un pò, anche questa diventa disagevole. Così si può andare avanti spostandosi, muovendosi, cambiando da una posizione all'altra per tutto il tempo in cui vi trovate sul cuscino di meditazione e non potrete ottenere un profondo e significativo livello di corretta concentrazione. Pertanto, non cambiate la vostra posizione originale, non importa quanto essa sia dolorosa.
Per evitare di cambiare la propria posizione, determinare all'inizio della meditazione quanto tempo si ha intenzione di meditare. Se non avete mai meditato prima, sedete immobili per non più di venti minuti. Quando ripeterete la pratica, potrete aumentare il tempo della seduta. La durata delle sedute dipende da quanto tempo voi avete stabilito per la pratica di meditazione seduta e
quanto tempo ci si può sedere senza dolori lancinanti.
Non dovremmo avere un tempo prefissato per raggiungere lo scopo, perché il nostro obiettivo da raggiungere dipende da come progrediremo nella nostra pratica basata sulla nostra comprensione e dallo sviluppo delle nostre facoltà spirituali. Si deve lavorare diligentemente e consapevolmente verso l'obiettivo senza impostare alcun particolare calendario per raggiungerlo. Quando saremo pronti, arriveremo. Tutto ciò che dobbiamo fare è prepararci per quel conseguimento.
Dopo esserci seduti e stando immobili, chiudete gli occhi. La nostra mente è simile ad una tazza di acqua fangosa. Più a lungo si mantiene immobile una tazza di acqua fangosa, più lo stesso fango si assesta e l'acqua diventa più chiara. Allo stesso modo, se ve ne state tranquilli senza muovere il corpo, concentrando tutta la vostra attenzione indivisa sul tema della meditazione, la vostra mente si assesterà e comincerà a sperimentare la beatitudine della meditazione.
Per prepararci a questa realizzazione, dovremmo tenere la nostra mente nel momento presente. Il momento presente sta cambiando così velocemente che l'osservatore casuale non sembra affatto notare la sua esistenza. Ogni momento è un momento di eventi e nessun momento può passare senza che non si notino gli eventi che si svolgono in quel momento. Perciò, il momento in cui noi cerchiamo di prestare la nuda attenzione è il momento presente. La nostra mente attraversa una serie di eventi come una serie di immagini che passa attraverso un proiettore. Alcune di queste immagini provengono dalle nostre esperienze passate ed altre sono la nostra ideazione di cose che abbiamo in programma di fare in futuro.
La mente non può mai essere concentrata senza un oggetto mentale. Perciò dobbiamo dare alla nostra mente un oggetto che sia prontamente disponibile in ogni momento presente. Ciò che è presente in ogni momento è il nostro respiro. La mente non deve quindi fare un grande sforzo per cercare il respiro, perché in ogni momento il respiro scorre in dentro e in fuori attraverso le nostre narici. Siccome la nostra pratica di meditazione di insight ha luogo in ogni momento della giornata, la nostra mente trova molto facile concentrarsi sul respiro, anche perché è più cospicuo e costante rispetto a qualsiasi altro oggetto.
Dopo essersi seduti nel modo spiegato in precedenza, e dopo aver condiviso la vostra amorevole gentilezza con tutti, fate tre respiri profondi. Dopo aver fatto questi tre respiri profondi, respirate normalmente, lasciando che il respiro fluisca liberamente dentro e fuori, senza sforzo, e iniziate a concentrare la vostra attenzione sui bordi delle narici. Basta che notiate la sensazione del respiro che entra ed esce. Quando una inspirazione è completa e prima di iniziare l’espirazione, c'è una breve pausa. Notatela, e notate poi l'inizio dell’espirazione. Quando l'espirazione è completa, c'è un'altra breve pausa prima di ricominciare ad inspirare. Ora, notate anche questa breve pausa. Questo significa che ci sono due brevi pause del respiro - una alla fine dell’inspirazione, e l'altra alla fine dell’espirazione. Le due pause si verificano in un momento così breve che non si riesce ad essere consapevoli della loro presenza. Ma quando si è consapevoli, è possibile notarle entrambe.
Non verbalizzate né concettualizzate nulla. Basta che notiate il respiro in entrata ed in uscita senza dirvi, "Io inspiro", o "Io espiro". Quando focalizzate la vostra attenzione sul respiro ignorate ogni e qualsiasi pensiero, memoria, suono, odore, gusto, ecc, e mettete la vostra l'attenzione sul respiro esclusivamente, e nient'altro. All'inizio, sia le inspirazioni che le espirazioni sono più brevi perché il corpo e la mente non sono calmi e rilassati. Si noti la sensazione di quella breve inalazione e di quella breve espirazione quando si verificano, senza dirvi "breve inalazione" o "breve espirazione". Quando si continua a notare la sensazione di breve inspirazione e di breve espirazione, il vostro corpo e la mente diventeranno relativamente calmi. Allora il respiro si fa più lungo. Si noti quindi la sensazione di quel respiro lungo così com'è, senza dirvi: "respiro lungo". Poi, notate l'intero processo di respirazione, dall'inizio alla fine. Successivamente il respiro diventa sottile, e la mente e il corpo diventano più calmi che non prima. Notate questa sensazione calma e pacifica del vostro respiro.
Cosa fare quando la mente vaga?
Nonostante il vostro sforzo concertato per mantenere la mente sul respiro, la mente può vagare lontano. Essa può andare a esperienze passate, e improvvisamente potreste trovarvi a ricordare i posti che avete visitato, le persone che avete incontrato, gli amici non vedete da molto tempo, un libro che avete letto molto tempo fa, il sapore del cibo che avete mangiato ieri, e così via. Non appena state notando che la vostra mente non è più sul vostro respiro, cercate consapevolmente di riportarla ancora su di esso. Tuttavia, in un attimo potreste essere riportati ancora una volta sul pensiero di come pagare le bollette, fare una telefonata ad un vostro amico, scrivere una lettera a qualcuno, fare la spesa, lavare i panni, andare a una festa, pianificare la vostra prossima vacanza, e così via. Non appena vi accorgete che la vostra mente non è più il soggetto dell’attenzione, voi dovreste riportarla consapevolmente sul respiro. Di seguito sono riportati alcuni suggerimenti per aiutarvi a ottenere la concentrazione necessaria per la pratica della presenza mentale.

1. Conteggio
In una situazione come questa, il conteggio può aiutare. Lo scopo del conteggio è semplicemente di concentrare la mente sul respiro. Una volta che la vostra mente è focalizzata sul respiro, potete smettere di contare. Si tratta di un dispositivo per ottenere la concentrazione. Ci sono molti modi di fare il conteggio. Ogni conteggio dovrebbe essere fatto mentalmente. Non fatelo a voce alta, e non emettete alcun suono quando si conta. Di seguito si riportano alcune modalità di conteggio.
a) Mentre respirate, contate "uno, uno, uno, uno. .." finché i polmoni non sono pieni di aria fresca. Espirando contate "due, due, due, due. .." fino a quando i polmoni non si sono svuotati dall'aria. Poi, inspirando di nuovo contate "tre, tre, tre, tre. .." fino a quando i polmoni non sono di nuovo pieni ed espirando, contate di nuovo "quattro, quattro, quattro, quattro..." fino a quando i polmoni non sono vuoti. Contate fino a dieci, e ripetete tante volte quante sono necessarie per mantenere la mente focalizzata sul respiro.
b) Nel secondo metodo di conteggio si conta rapidamente fino a dieci. Mentre contate "uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette, otto, nove e dieci" inspirate, e poi ancora contando "uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette, otto, nove e dieci" espirate. Questo significa che in una inspirazione si dovrebbe contare fino a dieci ed in una espirazione si dovrebbe pure contare fino a dieci. Ripetere questo modo di contare quante volte necessario per concentrare la mente sul respiro.
c) Il terzo metodo di conteggio è una successione di conteggi che va da cinque a dieci. A questo punto contate "uno, due, tre, quattro, cinque" (solo fino a cinque) mentre inspirate e poi contate "uno, due, tre, quattro, cinque, sei" (fino a sei) mentre espirate. Dopodiché, contate "uno, due, tre, quattro, cinque, sei sette" (solo fino a sette), mentre inspirate. Poi, ancora contate "uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette, otto", mentre espirate. Contate fino a nove mentre inspirate e poi
contate fino a dieci mentre espirate. Ripetere questo modo di contare quante volte necessario per focalizzare la mente sul respiro.
d) Il quarto metodo è quello di prendere un lungo respiro. Quando i polmoni sono pieni, contate mentalmente "uno" ed espirate completamente fino a quando i polmoni sono vuoti di aria fresca. Poi contate mentalmente "due". Fate un lungo respiro e contate di nuovo "tre" ed espirate fuori completamente come prima. Poi, quando i polmoni sono vuoti d'aria fresca, contate mentalmente "quattro". Contare il respiro in questo modo fino a dieci. Poi contare all'indietro da 10 a 1. Contare ancora una volta 1-10 e poi 10-1.
e) Il quinto metodo è di unire inspirazione ed espirazione. Stavolta dovreste contare l’inspirazione e l'espirazione come ‘uno’. Quando i polmoni sono svuotati dell'aria fresca, contare mentalmente "uno". Ancora inspirate ed espirate e mentalmente contate ‘due’. Questo metodo di contare deve essere fatto solo fino a ‘cinque’ e ripetuto da cinque a uno. Ripetete questo metodo fino a quando il vostro respiro diventa sottile e quieto.
Ricordate che non siete tenuti a proseguire il conteggio per tutto il tempo. Non appena la vostra mente è fissata sulla punta delle narici, dove il respiro inalante e il respiro esalante si toccano, e iniziate a sentire che il vostro respiro è così raffinato e tranquillo, che non si può separatamente notare l’inspirazione e l’espirazione, dovreste smetterte di contare. Il conteggio deve essere solo utilizzato per addestrare la mente a concentrarsi su un punto.
2. Collegamento
Dopo che avete inspirato, non aspettate di notare la breve pausa prima di espirare, ma collegate l'inspirazione e l’espirazione, così si può notare sia l’inspirare che l’espirare come un unico respiro continuo.
3. Fissaggio
Dopo aver unito l’inspirazione e l’espirazione, fissate la vostra mente sul punto in cui sentite che i respiri dell’inspirare e dell’espirare si toccano. Inspirate ed espirate, come se un solo respiro che si muove in dentro e in fuori tocchi o sfreghi i bordi delle narici.
4. Focalizzate la vostra mente come un falegname
Un falegname disegna una linea retta su una tavola che vuole tagliare. Poi egli taglia il bordo con la sua sega lungo la linea retta che ha disegnato. Lui non guarda i denti della sua sega, come si muovono dentro e fuori del bordo. Piuttosto, concentra la sua attenzione su tutta la linea che egli ha disegnato in modo da poter tagliare dritto il bordo. Allo stesso modo, tenete la mente dritta sul punto in cui sentite il respiro ai bordi delle narici.
5. Fate che la vostra mente sia il guardiano
Un guardiano non tiene conto di ogni dettaglio delle persone che entrano in una casa. Tutto quello che fa è notare la gente che entra in casa ed esce di casa attraverso la porta. Analogamente, voi quando vi concentrate non dovreste tener conto di qualunque dettaglio delle vostre esperienze. Basta che notiate la sensazione del vostro respiro nell’inspirare ed espirare, come entra ed esce ai bordi delle narici.
Mentre continuate la vostra pratica, la mente e il corpo diventano così leggeri che potete sentirvi come se state galleggiando in aria o in acqua. Potete anche sentire che il vostro corpo sta quasi per sollevarsi nel cielo. Quando la grossolanità del vostro respiro dentro-fuori è cessata, sorge il dentro-fuori del respiro sottile. Questo stesso respiro sottile è il vostro obiettivo-focus della mente. Questo è il segno della concentrazione. Questa prima apparizione di un segno-oggetto sarà poi sostituita da un segno-oggetto sempre più sottile. La sottigliezza del segno-oggetto può essere paragonata al suono di una campana. Quando una campana viene colpita con una grossa sbarra di ferro, viene emesso in un primo momento un suono grave. Ma mentre il suono sfuma via, esso diventa molto più sottile. Allo stesso modo, il respiro dentro-fuori appare in un primo momento come un segno grave. Allorquando voi lo mantenete prestando nuda attenzione ad esso, il segno diventa sempre più sottile. Ma la coscienza rimane totalmente focalizzata sui bordi delle narici. Altri oggetti di meditazione diventano sempre più chiari, quando il segno si sviluppa. Ma il respiro
diventa sempre più sottile allorché il segno si sviluppa. A causa di questa sottigliezza, voi potete non notare la presenza del vostro respiro. Però non dispiacetevi pensando di aver perso il vostro
respiro o che nulla stia accadendo nella vostra pratica di meditazione. Non preoccupatevi. Siate solo attenti e determinati a portare la vostra sensazione del respiro ai bordi delle narici. Questo è
il momento in cui dovreste praticare con più vigore, bilanciando la vostra energia, consapevolezza, fiducia, concentrazione e saggezza.

La similitudine del contadino
Supponiamo che ci sia un agricoltore che utilizza i bufali per arare il suo campo di riso. Dato che a metà della giornata è stanco, egli slaccia i suoi bufali e si riposa sotto la fresca ombra di un albero. Quando si sveglia, non trova più i suoi animali. Egli non si preoccupa, ma semplicemente cammina verso il luogo ove c’è l’acqua in cui tutti gli animali si riuniscono per bere nel caldo di mezzogiorno, e lì trova i suoi bufali. Senza alcun problema li riporta e li lega di nuovo al giogo e inizia ad arare il suo campo. Allo stesso modo, quando si continua questo esercizio, il respiro diventa così sottile e raffinato che voi potreste non essere in grado di notare la sensazione del vostro respiro. Quando questo accade, non preoccupatevi. Non è scomparso. Esso è ancora dove era prima - proprio alla punta delle narici. Fate un paio di respiri veloci e noterete la sensazione di respirare di nuovo. Continuate a prestare nuda attenzione alla sensazione del contatto del respiro ai bordi delle narici.
Man mano che mantenete la mente concentrata sui bordi delle narici, sarete in grado di notare il segno dello sviluppo della meditazione. Sentirete la piacevole sensazione del segno. Vari meditanti sentono questo in modo diverso. Sarà come una stella, o un piolo in legno massello, o una lunga stringa, o una corona di fiori, o uno sbuffo di fumo, o una ragnatela, o una serie di nuvole, o un fiore di loto, o il disco della luna o il disco del sole.
All'inizio della vostra pratica avevate l’inspirare e l’espirare come oggetti di meditazione. Ora avete il segno come ‘terzo oggetto’ di meditazione. Quando voi focalizzerete la mente su questo terzo oggetto, la vostra mente raggiungerà una fase di concentrazione sufficiente per la vostra pratica della meditazione di visione profonda (insight). Questo segno è fortemente presente a bordi delle narici. Padroneggiatelo ed otterrete il pieno controllo di esso in modo che ogni volta che vorrete, dovrebbe esservi disponibile. Unite la mente con questo segno che è disponibile nel presente, qui ed ora, e lasciate che la mente fluisca con ogni momento successivo. Quando voi prestate la nuda attenzione ad esso, vedrete che il segno stesso sta cambiando ogni momento. Mantenete la vostra mente con i momenti che cambiano. Noterete anche che la vostra mente può essere concentrata solo sul momento presente. Quest’unità della mente col momento presente (qui e ora) è chiamata concentrazione momentanea. Poiché i momenti stanno incessantemente scomparendo uno dopo l'altro, la mente va di pari passo con loro. Sta cambiando con loro, apparendo e scomparendo con loro senza aggrapparsi a nessuno di essi. Se cerchiamo di fermare la mente in un dato momento, finiremo nella frustrazione, perché la mente non può essere tenuta ferma. Essa deve mantenersi in riga con ciò che sta accadendo nel nuovo momento. Siccome il momento presente può essere
trovato in ogni momento, qualsiasi momento della giornata può essere un momento concentrato.
Per unire la mente con il momento presente, dobbiamo trovare qualcosa che sta accadendo in quel momento. Tuttavia, non potete concentrare la vostra mente su un qualunque momento che sta cambiando senza un certo grado di concentrazione per tenere il passo con il momento. Una volta ottenuto questo grado di concentrazione, potete usarlo per focalizzare la vostra attenzione su qualsiasi cosa state sperimentando - il sollevarsi e abbassarsi dell'addome, il salire e scendere della zona toracica, il venire e andare di qualsiasi sensazione, o il salire e scendere del respiro o dei vostri pensieri e così via.
Per fare un certo progresso nella meditazione di visione profonda, avete bisogno di questo tipo di concentrazione momentanea. Questo è tutto ciò che vi serve per la pratica della meditazione di visione profonda, perché tutto nella vostra esperienza vive solo per un momento. Quando mettete a fuoco questo stato mentale concentrato sui cambiamenti in atto nella vostra mente e corpo, voi potrete notare che il vostro respiro è la parte fisica, e la sensazione del respiro, la coscienza della sensazione e la coscienza del segno sono le parti mentali. Quando noterete ciò, potrete notare che essi stanno sempre cambiando. Potrete avere vari tipi di sensazioni, diverse da quella sensazione del respiro che ha luogo nel vostro corpo. Guardatele in tutto il corpo. Non cercate di creare una qualche sensazione che non sia naturalmente presente in qualunque parte del vostro corpo. Ed anche quando sorge il pensiero, notatelo. Tutto ciò che dovreste notare in tutti questi eventi è la natura impermanente, insoddisfacente e priva di un sé di tutte le vostre esperienze sia mentali che
fisiche.
Allorché la vostra consapevolezza aumenta, il vostro risentimento per il cambiamento, l'avversione per le esperienze spiacevoli, la vostra avidità per le esperienze piacevoli e la nozione dell’egoismo saranno sostituiti dalla più profonda comprensione di impermanenza, insoddisfazione e altruismo. Questa conoscenza della realtà nella vostra esperienza vi aiuterà a promuovere un atteggiamento più calmo, tranquillo e maturo verso la vostra vita. Vedrete quello che in passato pensavate come essere permanente che invece sta cambiando con tale inconcepibile rapidità che perfino la vostra mente non può tenere il passo con questi cambiamenti. In qualche modo, voi sarete in grado di poter notare molti cambiamenti. Vedrete la sottigliezza dell’impermanenza e la sottigliezza della assenza di un sé. Questa intuizione (insight) vi mostrerà la strada per la pace, per la felicità e vi darà la saggezza per gestire il vostri problemi quotidiani nella vita.
Quando la mente è unita con il respiro che fluisce continuamente, saremo naturalmente in grado di focalizzare la mente sul momento presente. Possiamo notare la sensazione derivante dal contatto del respiro con i bordi delle nostre narici. Appena l'elemento terra dell'aria che respiriamo dentro e fuori tocca l'elemento terra della nostra narici, la mente sente il flusso d'aria che entra ed esce. La sensazione di calore sorge nelle narici o in qualsiasi altra parte del corpo dal contatto con l'elemento calore generato dal processo di respirazione. La sensazione di precarietà del respiro
sorge quando l'elemento terra del respiro che fluisce tocca le narici. E quindi, anche se nel respiro è presente l'elemento acqua, la mente non può sentirla.
Inoltre noi sentiamo l'espansione e la contrazione dei nostri polmoni, dell’addome e del basso addome, appena l'aria fresca viene pompata dentro e fuori i polmoni. L'espansione e contrazione dell’addome, del basso addome e del torace fanno parte del ritmo universale. Tutto nell'universo ha lo stesso ritmo di espansione e contrazione, proprio come quello del nostro respiro e del corpo.
Tutti essi aumentano e diminuiscono. Tuttavia, il nostro principale interesse in gioco è il fenomeno di salita e discesa del respiro e le minute parti delle nostre menti e corpi.
Insieme al respiro inalante, noi sperimentiamo un piccolo grado di calma. Questo piccolo grado di calma senza tensione si trasforma in tensione se non espiriamo in fuori subito dopo. E appena noi espiriamo in fuori questa tensione si placa. Dopo l’espirazione, proviamo un disagio se aspettiamo troppo a lungo prima che il respiro ci porti di nuovo l'aria fresca. Ciò significa che ogni volta che i nostri polmoni sono pieni dobbiamo espirare e ogni volta che i nostri polmoni sono vuoti dobbiamo inspirare. Quando noi inspiriamo, sperimentiamo un piccolo grado di calma, ed appena espiriamo, sperimentiamo ancora un piccolo grado di calma. Desideriamo la calma e il sollievo dalla tensione e non ci piace la tensione e la sensazione risultante dalla mancanza del respiro. Ci auguriamo che la calma resti molto a lungo e che la tensione scompaia più velocemente possibile. Ma neppure la tensione va via veloce come vogliamo, né la calma dura per quanto noi vogliamo. E, di nuovo, noi diventiamo agitati o irritati, perché desideriamo che la calma ritorni e rimanga più a lungo e che la tensione vada via in fretta e non torni più. Qui vediamo come anche un piccolo grado di desiderio di permanenza, in una situazione impermanente, provochi dolore o infelicità. Poiché non vi è una qualche auto-entità che possa controllare questa situazione, noi ci sentiamo sempre più delusi.
Tuttavia, se osserviamo la nostra respirazione senza desiderare la calma e senza risentire tensioni derivanti dalla respirazione dentro e fuori, ma sperimentiamo solo l'impermanenza, l’insoddisfazio-ne e il non-sé del nostro respiro, la nostra mente diventa tranquilla e serena.
Inoltre, la mente non sta tutto il tempo con la sensazione del respiro. Essa va sui suoni, i ricordi, le emozioni, le percezioni, la coscienza e le formazioni mentali. Quando noi sperimentiamo questi stati, dovremmo dimenticare la sensazione del respiro e immediatamente focalizzare la nostra attenzione su questi stati - uno alla volta, non tutti in una volta. Quando essi svaniscono, lasciamo che la nostra mente ritorni al respiro che è la base di partenza. La mente può ritornare dai brevi o lunghi viaggi ai vari stati della mente e del corpo. Noi ci dobbiamo ricordare che tutti questi viaggi mentali sono realizzati all'interno della mente stessa.
Ogni volta che la mente ritorna al respiro, essa torna indietro con una più profonda comprensione dell'impermanenza, dell'insoddisfazione e l’assenza di un sé. La mente diventa più compenetrata dalla visione obiettiva e imparziale di questi eventi. La mente ottiene una profonda comprensione del fatto che questo corpo, queste sensazioni, i diversi stati di coscienza e le numerose formazioni mentali devono essere utilizzati al solo fine di ottenere una più profonda comprensione della realtà di questo complesso mente/corpo.

Capitolo 6

Cosa fare con il vostro corpo
La pratica della meditazione è attiva da diverse migliaia di anni. Che di certo è un bel po’ di tempo per esser stata sperimentata, e la procedura è stata quindi molto raffinata in profondità. La pratica buddhista ha sempre riconosciuto che la mente e il corpo sono strettamente collegati e che ognuno influenza l'altro. Così, ci sono alcune raccomandate pratiche fisiche che vi saranno di grande aiuto per padroneggiare la vostra abilità. E queste pratiche dovrebbero essere seguite. Tenete presente, tuttavia, che queste posture sono pratici aiuti. Non confondete le due cose. La meditazione non è solo lo stare seduti nella posizione del loto. E’ una forma di abilità mentale. Può essere praticata ovunque si desideri. Ma queste posizioni vi aiuteranno a imparare questa capacità e a velocizzare il vostro progresso e sviluppo. Quindi, utilizzatele.
Regole generali
Lo scopo delle diverse posizioni è triplice. In primo luogo, esse forniscono una stabile sensazione nel corpo. Questo vi permette di rimuovere l'attenzione da problemi quali l'equilibrio e la fatica nei muscoli, in modo che possiate poi concentrarvi sull'oggetto formale della meditazione. In secondo luogo, esse promuovono l’immobilità fisica che poi si riflette nell’ immobilità della mente. Questo crea una concentrazione profondamente stabile e tranquilla. Terzo, esse vi daranno la possibilità di sedervi per un lungo periodo di tempo senza cedere ai tre principali nemici del meditante: cioè, dolore, tensione muscolare e sonnolenza. La cosa più essenziale è sedersi con la schiena dritta. La colonna vertebrale deve essere eretta con le vertebre spinali tenute come una pila di monete, una sopra l'altra. La vostra testa deve essere tenuta in linea con il resto della colonna vertebrale. Tutto ciò viene fatto in modo rilassato. Nessun rigidità. Voi non siete un soldatino di legno, e non c'è un sergente istruttore. Non dovreste venir coinvolti da tensioni muscolari per mantenere la schiena dritta. Sedete leggeri ed a vostro agio. La colonna vertebrale deve essere mantenuta ferma come un giovane albero che cresce da un soffice terreno. Il resto del corpo si blocca da solo in un modo sciolto e rilassato. Per tale scopo c'è bisogno di un po’ di sperimentazione da parte vostra. Noi, di solito, sediamo in posizioni rigide, e misurate quando camminiamo o parliamo, mentre abbiamo posizioni scomposte quando ci stiamo rilassando. Noi non faremo nessuna di queste. Queste sono abitudini culturali e possiamo re-impararle ex-novo.
Il vostro obiettivo deve essere di prendere una posizione in cui potrete sedere per l'intera sessione senza muovervi affatto. In principio, probabilmente, vi sentirete un po’ strani nel sedervi con una schiena dritta. Ma ci si abitua. Ci vuole pratica, perché una postura eretta è molto importante. Nella fisiologia, essa è nota come una posizione di risveglio, e con essa vi è la vigilanza mentale. Se vi inclinate, questo è un invito alla sonnolenza. Come vi sedete è ugualmente importante. Voi avrete bisogno di una sedia o di un cuscino, a seconda della postura che sceglierete, e la stabilità del sedile deve essere scelta con una certa cura. Un sedile che sia troppo morbido può portarvi diritti a cadere addormentati. Uno troppo rigido può farvi avere dolori nel corpo.
Abbigliamento
Gli abiti che indossate per la meditazione devono essere morbidi e allentati. Se si limita il flusso di sangue o si fa pressione sui nervi, il risultato sarà dolore e/o quell’intorpidimento e formicolio che normalmente chiamiamo 'le gambe addormentate'. Se si indossa una cintura, allentatela. Cercate di non indossare pantaloni stretti o fatti con materiale spesso. Per le donne, una buona scelta è indossare gonne lunghe. Pantaloni larghi fatti di materiale sottile o elastico vanno bene per tutti. Vesti fluenti e morbide sono gli abiti tradizionali in Asia e sono in una enorme varietà di stili, quali
parei e kimono. Toglietevi le scarpe e se le calze sono strette e vincolanti, togliete anche quelle.
Posture tradizionali
Quando siete seduti per terra nel modo tradizionale Asiatico, è necessario un cuscino per sollevare la vostra colonna vertebrale. Sceglietene uno che sia relativamente stabile e almeno tre centimetri di spessore quando è compresso. Sedetevi nel bordo anteriore del cuscino e lasciate riposare le gambe incrociate sul pavimento davanti a voi. Se il pavimento è in moquette, questo può essere sufficiente per proteggere gli stinchi e le caviglie dalla pressione. Se invece non lo è, allora avrete probabilmente bisogno di una sorta di imbottitura per le gambe. Una coperta piegata andrà bene. Non sedetevi su tutta la superficie del cuscino. Questo farebbe sì che il bordo anteriore arrivi a premere nella parte inferiore della coscia, facendo vibrare i nervi. Il risultato sarà il dolore alle gambe. Ci sono molti modi in cui potrete piegare le gambe. Qui ne descriviamo quattro in ordine crescente di preferenza.
1. Stile Indiano-Americano. Il piede destro è nascosto sotto il ginocchio sinistro e il piede sinistro è nascosto sotto il ginocchio destro.
2. Stile Birmano. Entrambe le gambe si piegano sul pavimento dal ginocchio ai piedi. Esse sono in parallelo tra di loro e una di fronte all'altra.
3. Mezzo loto. Entrambe le ginocchia toccano il pavimento. La gamba e il piede sono ben distesi lungo il polpaccio, sopra all'altra gamba.
4. Pieno loto. Entrambe le ginocchia toccano il pavimento e le gambe sono incrociate al polpaccio. Il piede sinistro poggia sulla coscia destra, e il piede destro poggia sulla coscia sinistra. Entrambe le piante dei piedi sonop rivolte verso l'alto.
In queste posture, le mani sono a coppa una sull'altra, e riposano sulle ginocchia con le palme rivolte verso l'alto. Le mani sono messe appena sotto l'ombelico con i polsi che premono contro le coscie. Questa posizione delle braccia offre un valido rinforzo per la parte superiore del corpo. Non stringete i muscoli del collo. Rilassate le braccia. Il diaframma è rilassato, esteso al massimo della pienezza. Non lasciate che la tensione si crei nella zona dello stomaco. Il mento va tenuto in alto. Gli occhi possono essere aperti o chiusi. Se li tenete aperti, fissateli sulla punta del vostro naso o a mezza distanza guardando in basso. Non dovete guardare nulla. Ma state solo mettendo gli occhi in una qualche arbitraria direzione dove non c'è nulla in particolare da vedere, così che si possa dimenticare la visione. Non sforzatevi. Non irrigiditevi e non siate inflessibili. Rilassatevi; lasciate che il corpo sia naturale ed elastico. Fatelo dondolare come una bambola di pezza, però con la spina dorsale eretta.
Le posizioni del mezzo-loto e del loto completo sono le posture tradizionali di meditazione in Asia. E il pieno-loto è considerato il migliore. E’ di gran lunga il più stabile. Una volta che siete bloccati in questa posizione, potrete essere completamente immobili per un periodo molto lungo. Tuttavia, dato che esso richiede una notevole flessibilità nelle gambe, non tutti possono farlo. Inoltre, per voi, il criterio principale con cui sceglierete una posizione non è quello che dicono gli altri. E' in base alla vostra comodità. Scegliete una posizione che vi permetta di sedervi il più lungo possibile senza dolore, senza muovervi. Sperimentate diverse posture. I tendini si allentano con la pratica. E dopo potrete lavorare gradualmente verso la postura del pieno-loto.
Usare una sedia
Sedere sul pavimento potrebbe non essere fattibile per voi a causa del dolore o per qualche altra ragione. Nessun problema. È sempre possibile utilizzare una sedia. Sceglietene una che abbia una seduta piana, una parte posteriore dritta e senza braccioli. La cosa migliore è sedersi in modo che la schiena non si appoggi contro lo schienale della sedia. La parte anteriore della sedia non deve premere sulla parte inferiore delle cosce. Mettete le gambe fianco a fianco, con i piedi diritti lungo il pavimento. Come con le posizioni tradizionali, ponete entrambe le mani sulle ginocchia, a coppa l’una sull’altra. Non stringete il collo o i muscoli della spalla, e rilassate le vostre braccia. Gli occhi possono essere aperti o chiusi.
In tutte le posizioni sopradescritte, ricordate i vostri obiettivi. Voi volete raggiungere uno stato di completa immobilità fisica, ma non desiderate addormentarvi. Richiamate l'analogia delle acque fangose. Volete promuovere uno stato totalmente stabilizzato del corpo che vi farà generare una corrispondente stabilità mentale. Ci deve essere anche uno stato di allerta fisico che può indurre il tipo di chiarezza mentale che cercate. Perciò, sperimentate. Lo strumento per poter creare lo stato mentale desiderato è il vostro corpo. Usatelo con giudizio.

Capitolo 7

Cosa fare con la Vostra Mente
La meditazione che noi insegnamo si chiama Meditazione di Consapevolezza (Insight Meditation). Come abbiamo già detto, la varietà dei possibili oggetti di meditazione è quasi illimitata, e gli esseri umani ne hanno usato un numero enorme nel corso dei secoli. E perfino all'interno della tradizione Vipassana ci sono delle varianti. Ci sono insegnanti di meditazione che insegnano ai loro studenti di seguire il respiro osservando l'alzarsi e l’abbassarsi del ventre. Altri raccomandano di focalizzare l'attenzione sul contatto del corpo contro il cuscino, o di una mano contro l’altra, o la sensazione di una gamba contro l'altra. Tuttavia, il metodo che adesso stiamo spiegando qui, è considerato il più tradizionale ed è probabilmente il metodo stesso che Gotama Buddha insegnò ai suoi seguaci. Il Satipatthana Sutta, l’originale discorso del Buddha sulla consapevolezza, dichiara esplicitamente che si deve cominciare focalizzando l'attenzione sul respiro e poi andare a prendere nota di tutti gli altri fenomeni mentali e fisici che si presentano.
Noi ci sediamo, ed osserviamo l'aria che va dentro e fuori dal nostro naso. A prima vista, questa sembra una procedura estremamente strana e inutile. Prima di passare alle istruzioni specifiche, esaminiamo il ragionamento che sta dietro. La prima domanda che potremmo affrontare è: qual è il motivo per utilizzare totalmente un qualche oggetto di attenzione? Dopo tutto, stiamo cercando di sviluppare la consapevolezza. Perché solamente non sedersi ed essere consapevoli di tutto ciò che accade ed è presente nella mente? In realtà ci sono già meditazioni di questo tipo. Esse sono a volte indicate come ‘meditazioni non-strutturate’ e sono abbastanza difficili. La mente è scaltra. Il pensiero è una procedura di per sé complicata. Con questo, vogliamo dire che siamo avviluppati, intrappolati, e bloccati nella catena dei pensieri. Un pensiero tira l'altro, il quale porta ad un'altro, e un'altro, e un altro ancora, e così via. Quindici minuti dopo, noi improvvisamente ci svegliamo e realizziamo che abbiamo trascorso tutto il tempo bloccati in un sogno ad occhi aperti, oppure in una fantasia sessuale, o in un insieme di preoccupazioni riguardo a bollette o quant’altro.
C'è una certa differenza tra l'essere consapevoli di un pensiero e pensare un pensiero. E questa differenza è molto sottile. E' principalmente una questione di feeling o struttura. Un pensiero di cui si è semplicemente consapevoli con la nuda attenzione si sente lieve nella struttura; vi è un senso di distanza tra quel pensiero e la consapevolezza che lo vede. Esso sorge leggero come una bolla, e passa via senza necessariamente dare origine al successivo pensiero di quella catena. Il normale
pensiero conscio ha una struttura molto più pesante. E' ponderoso, prepotente, e compulsivo. Esso ti risucchia dentro e prende il controllo della coscienza. Per sua stessa natura è ossessivo, e porta dritto al pensiero successivo della catena, apparentemente senza alcun spazio tra di essi.
Il pensiero cosciente crea una corrispondente tensione nel corpo, come la contrazione muscolare o una accelerazione del battito cardiaco. Ma voi non sentirete la tensione fino a che non diventa un
reale dolore, perché il normale pensiero conscio è anche avido e goloso. Si prende tutta la vostra attenzione e non lascia nessuno a notare i suoi effetti. La differenza tra l'essere consapevoli del
pensiero e pensare il pensiero è davvero reale. Ma è estremamente sottile e difficile da vedere. La concentrazione è uno degli strumenti necessari per essere in grado di vedere questa differenza.
La Concentrazione Profonda (Insight) ha il valido effetto di rallentare il processo del pensiero e di accelerare la consapevolezza che lo vede. Il risultato è una maggiore capacità di esaminare il processo del pensiero. La concentrazione è il nostro microscopio per vedere i sottili stati interiori. Usiamo il ‘focus’ dell'attenzione per ottenere l’unidirezionalità della mente, con la calma stabilizzata e l'attenzione costantemente applicata. Senza un punto di riferimento fisso ci si perde, soverchiati dalle onde incessanti del cambiamento che scorre tutt’intorno all’interno della mente.
Noi usiamo il respiro come strumento della nostra attenzione. Esso serve come quel vitale punto di riferimento, da cui la mente parte per vagare, ed è riportata indietro. Così, la distrazione non può essere vista come distrazione se non vi è un certo ‘focus’ centrale da cui farla distrarre. Questo è il quadro di riferimento rispetto al quale possiamo vedere gli incessanti cambiamenti e le interruzioni che si protraggono per tutto il tempo come parte del normale processo di pensare.
Gli antichi testi Pali paragonano la meditazione al processo di addomesticamento di un elefante selvaggio. Il procedimento, in quei tempi, era di legare un animale appena catturato ad un palo tramite un buona e forte corda. Quando si fa questo, l'elefante non è felice. Urla e calpesta, e tira la corda per giorni e giorni. Alla fine, essa affonda nel suo cranio così che non può più togliersela, e lui si calma. A questo punto, è possibile iniziare a dargli da mangiare e poi trattarlo con un certo grado di sicurezza. Alla fine si può fare del tutto a meno della corda e del palo, e addestrare il vostro elefante per i vari compiti. Ora, avrete un elefante addomesticato che può essere messo a fare lavori utili. In questa analogia l'elefante selvaggio è la vostra mente selvaggiamente attiva, la corda è la consapevolezza, e il palo è il nostro oggetto di meditazione – cioè il respiro. L'elefante addomesticato che emerge da questo processo è ben addestrato, quindi la mente concentrata può essere utilizzata per il lavoro estremamente duro di perforare gli strati di illusione che oscurano la realtà. La meditazione doma la mente.
La domanda successiva che dobbiamo affrontare è la seguente: Perché scegliere il respiro come oggetto primario di meditazione? Perché non qualcosa di più interessante? Le risposte non sono poche. Un valido oggetto di meditazione dovrebbe essere uno che promuove la consapevolezza. Dovrebbe essere portatile, facilmente reperibile ea buon mercato. Esso dovrebbe anche essere un qualcosa che non ci coinvolga in quegli stati mentali da cui stiamo cercando di liberarci, come la rabbia, l'avidità e la delusione. Il respiro soddisfa tutti questi criteri e anche di più. Il respiro è un qualcosa comune ad ogni essere umano. Tutti noi lo portiamo con noi ovunque andiamo. Esso è sempre quì, sempre disponibile, senza che mai smetta dalla nascita fino alla morte, ed in più non costa niente.
Il respiro è un processo non-concettuale, una cosa che può essere sperimentata direttamente senza la necessità di dover pensare. Inoltre, è un processo molto vivo, un aspetto della vita che è in continuo cambiamento. Il respiro si muove in cicli - inspirazione, espirazione, inalando dentro ed esalando in fuori. Quindi è un modello in miniatura della vita stessa.
La sensazione di respirare è sottile, ma è ben distinta quando si impara ad entrare in sintonia con essa. Ci vuole un po’ di sforzo per trovarla. Ma chiunque può farlo. Avete avuto modo di lavorarci su, ma non troppo duramente. Per tutte queste ragioni, il respirare diventa un ideale oggetto di meditazione. La respirazione è normalmente un processo involontario, che procede secondo il suo proprio ritmo, senza una volontà cosciente. Però, un singolo atto di volontà può rallentarlo oppure accelerarlo. Può renderlo lungo e liscio o corto e ansimante. L'equilibrio tra il respiro involontario e la manipolazione forzata del respiro è molto delicato. E qui ci sono lezioni da imparare sulla natura della volontà e del desiderio. E poi, anche, che il punto che c’è sulla punta delle narici può essere visto come una sorta di finestra tra il mondo interno e quello esterno. Esso è considerato un punto di connessione e un luogo di trasferimento dell’energia dove la materia dal mondo esterno entra dentro e diventa parte di ciò che chiamiamo 'me', e dove una parte di me sgorga e si fonde con il mondo esterno. Qui ci sono lezioni da imparare sul concetto di sé e come noi lo formiamo.
Il respiro è un fenomeno comune a tutte le cose viventi. Una vera comprensione esperienziale del processo vi sposta più vicino agli altri esseri viventi. Esso mostra la vostra connessione intrinseca
con tutto ciò che è vita. Alla fine, la respirazione è un processo che si attua nel presente. Con ciò, intendiamo che si verifica sempre nel qui-ed-ora. Normalmente, noi non viviamo nel presente, mi sembra ovvio. Trascorriamo la maggior parte del nostro tempo coinvolti nei ricordi del passato o saltando avanti nel futuro, pieni di preoccupazioni e progetti. Il respiro non ha niente a che fare con tutto questo 'fuori-dal-tempo'. Quando stiamo veramente osservando il respiro, noi veniamo automaticamente inseriti nel presente. Noi siamo tirati fuori dal pantano delle immagini mentali e inseriti nella nuda esperienza del qui-e-ora. In questo senso, il respiro è una vivida componente della realtà. Un'osservazione consapevole di questo modello in miniatura della stessa vita porta ad intuizioni che sono ampiamente applicabili al resto della nostra esperienza.
Il primo passo per usare il respiro come oggetto di meditazione è quello di cercarlo. Ciò che state cercando è la sensazione tattile e fisica dell’aria che passa dentro e fuori le narici. Questa, di solito si sente appena intorno e dentro la punta del naso. Ma il punto esatto varia da persona a persona, a seconda della forma del naso. Per trovare il vostro proprio punto, fate un respiro profondo e rapido, e notate il punto appena dentro il naso o sul labbro superiore, dove avete la più distintiva sensazione del passaggio dell'aria. Ora espirate e notate la sensazione nello stesso punto. E' da questo punto che potrete seguire l'intero passaggio del respiro. Una volta individuato con precisa chiarezza il proprio punto del respiro, non discostatevi da quel punto. Utilizzate questo unico punto al fine di mantenere fissa l'attenzione. Se non avete selezionato tale punto, troverete che la vostra attenzione si muove dentro e fuori il naso, andando su e giù per la trachea, sempre inseguendo il respiro che non potrà mai essere raggiunto, perché continua a cambiare, a muoversi e a scorrere.
Se mai voi avete segato del legno conoscerete già il trucco. Poiché un carpentiere non sta mai lì a guardare la lama che va su e giù. Avrebbe le vertigini. Egli mette l'attenzione sul punto fisso in cui i denti della lama scavano nel legno. E' l'unico modo per segare in linea retta. Così, essendo voi un meditante, dovete concentrare la vostra attenzione su quel singolo punto di sensazione all'interno del naso. Da questo punto vantaggioso, voi guardate l'intero movimento del respiro con chiara e raccolta attenzione. Non tentate di controllare il respiro. Questo non è un esercizio di respirazione del genere che si fa nello Yoga. Focalizzatevi sul movimento naturale e spontaneo del respiro. Non cercate di regolarlo o enfatizzarlo in alcun modo. Molti principianti hanno dei problemi al riguardo. Al fine di aiutarsi a concentrarsi sulla sensazione, inconsciamente accentuano la loro respirazione. Il risultato è un forzato e innaturale lavoro che di fatto inibisce la concentrazione, anziché aiutarla. Non aumentate la profondità del vostro respiro né il suo suono. Quest'ultimo punto è importante particolarmente nella meditazione di gruppo. Il respiro rumoroso può essere un reale fastidio per coloro che vi stanno intorno. Lasciate che il respiro si muova con naturalezza, come se voi foste in uno stato di dolce sonno. Lasciatevi andare e fate che il processo vada avanti al suo proprio ritmo. Ciò sembra facile, ma è più complicato di quanto si pensi. Non scoraggiatevi se trovate che la cosa si dimostra difficile. Usatela come un'opportunità per osservare la natura di conscia intenzionalità. Guardate la delicata interrelazione tra il respiro, l'impulso a controllare il respiro e l'impulso a voler cessare il controllo del respiro. Per un po’ lo si può trovare frustrante, ma è molto redditizia come esperienza di apprendimento, ed è una fase passeggera. Alla fine, il processo del respiro si muove sotto il suo stesso fluire. E non sentirete più alcun impulso a manipolarlo. A questo punto, avrete imparato un’importante lezione sul vostro stesso compulsivo bisogno di controllare l'universo.
Il processo del respiro, che a prima vista sembra così banale e poco interessante, in realtà è una procedura estremamente complessa e affascinante. E' piena di delicate variazioni, se si guardare. Vi è inspirazione ed espirazione, il respiro lungo e il respiro corto, il respiro più profondo, il respiro poco profondo, il respiro regolare e il respiro irregolare. Queste categorie si combinano tra loro in modi sottili e intricati. Osservate da vicino il respiro. Studiatelo davvero. Vi troverete variazioni enormi e un ciclo continuo di sequenze che si ripetono. E' come una sinfonia. Non osservate solo il contorno nudo del respiro. Qui c'è molto più da vedere che non una semplice inspirazione ed una espirazione. Ogni respiro ha un inizio, una metà ed una fine. Ogni inspirazione passa attraverso un processo di nascita, crescita e morte, ed ogni espirazione fa lo stesso. La profondità e la velocità del vostro respiro cambia in base al vostro stato emozionale, al pensiero che fluisce attraverso la vostra mente ed al suono che voi sentite. Studiate questi fenomeni. Li troverete affascinanti.
Questo non significa, tuttavia, che voi dovreste stare lì seduti con un qualche tipo di conversazione nella vostra testa: "C’è un respiro breve e irregolare, e ce n’è uno profondo e lungo. Mi domando, come sarà il prossimo?" No, questa non è Vipassana. Questo è pensare. Troverete che questo tipo di cose accadrà, specialmente all'inizio. Ed anche questa è una fase passeggera. Semplicemente,
notate il fenomeno e riportate la vostra attenzione verso l'osservazione della sensazione stessa del respiro. Distrazioni mentali accadranno ancora. Tuttavia, voi riportate l’attenzione al vostro respiro ancora, ancora, e ancora, per tutto il tempo necessario fino a quando non succede più.
La prima volta che iniziate questa procedura, aspettatevi di affrontare alcune difficoltà. La vostra mente vagherà costantemente, guizzando di qua e di là come un calabrone ubriaco e scattando fuori selvaggiamente per la tangente. Cercate però di non preoccuparvi. Il fenomeno della mente-scimmia è ben noto. E' qualcosa con cui ogni meditante avanzato ha avuto a che fare. Tutti loro ne sono usciti fuori, in un modo o nell'altro, e così potrete fare voi. Quando accade, notate solo di aver fatto un preoccupante pensiero, una specie di sogno ad occhi aperti, o altro. Delicatamente, ma con fermezza, senza turbarvi o giudicandovi per volervene allontanare, cercate solo di tornare alla semplice sensazione fisica del respiro. Poi, fatelo di nuovo la prossima volta, ancora, ancora e ancora.
Prima o dopo, in questo procedimento, vi troverete faccia a faccia con la improvvisa e scioccante realizzazione di essere completamente pazzi. La vostra mente è un urlante, balbettante manicomio
su ruote che sbarella alla rinfusa giù per la collina, completamente fuori controllo e senza alcuna speranza. Nessun problema. Non siete più pazzo di quanto non lo foste ieri. E' sempre stato così, e non ve ne eravate mai accorti. Non siete neanche più pazzi di tutti gli altri che vi stanno intorno. L'unica vera differenza è che voi avete affrontato la situazione, e gli altri no. Così essi si sentono ancora relativamente confortati. Ciò non significa che loro stiano meglio. L'ignoranza può essere scambiata per felicità, ma non conduce alla liberazione. Quindi, non lasciate che questa nuova realizzazione vi turbi. In realtà, essa è una pietra miliare, un segno di reale progresso. Il fatto stesso che avete guardato il problema dritto negli occhi vuol dire che voi siete sulla buona strada per liberarvene.
Nell'osservare in silenzio il respiro, ci sono due condizioni da evitare: pensare e sprofondare. La mente pensante si manifesta più chiaramente come quel fenomeno della mente-scimmia di cui abbiamo appena discusso. La mente sprofondante è quasi il contrario. Come termine generale, la mente sprofondante denota un certo oscuramento della consapevolezza. Nel caso migliore, essa è una sorta di vuoto mentale in cui non c'è nessun pensiero, nessuna osservazione del respiro, nessuna consapevolezza di nulla. E’ un’assenza, una informe zona grigia mentale, un po’ come un sonno senza sogni. La mente sprofondante è un vuoto. Cercate di evitare che accada.
La Meditazione Vipassana è una funzione attiva. La concentrazione è una forma di attenzione forte ed energica a un singolo elemento. La consapevolezza è un chiaro e luminoso stato di allerta. Samadhi e Sati - queste sono le due facoltà che vogliamo coltivare. E la mente sprofondata non contiene né l’una né l’altra. Nel caso peggiore, essa vi farà dormire. Ma anche nel caso migliore, vi farà semplicemente sprecare il vostro tempo.
Quando si scopre di esser caduti in uno stato di mente sprofondante, notate soltanto il fatto e cercate di riportare la vostra attenzione alla sensazione del respiro. Osservate la sensazione del contatto dell'inspirazione e poi quella dell’espirazione. Inspirate, espirate e osservate che cosa
succede. Quando avrete fatto questo per qualche tempo - forse settimane o mesi - inizierete a percepire il contatto come un oggetto fisico. Semplicemente, continuate il processo - inspirate ed espirate. Guardate cosa succede. Man mano che approfondirete la concentrazione, avrete sempre meno problemi con la mente-scimmia. La respirazione rallenterà e voi la osserverete sempre più chiaramente, con sempre meno interruzioni. Comincerete a sperimentare uno stato di grande tranquillità in cui potrete godere di una completa libertà da quelle cose che noi chiamiamo ‘gli irritanti psichici’. Più nessuna avidità, lussuria, invidia, gelosia e odio. L'agitazione se ne va. E la paura fugge. Questi sono stati mentali belli, chiari e felici. Essi però sono temporanei, e andranno
a finire quando termina la meditazione. Tuttavia, anche queste brevi esperienze cambieranno la vostra vita. Questa non è la Liberazione, ma queste esperienze sono pietre miliari sulla strada che porta in quella direzione. Però, non aspettatevi una felicità istantanea. Anche queste pietre miliari richiedono tempo, fatica e pazienza.
L'esperienza della meditazione non è una competizione. C'è un obiettivo preciso. Ma non c'è alcun calendario. Quello che state facendo è scavare una strada sempre più in profondità attraverso gli strati dell’illusione, verso la realizzazione della suprema verità dell'esistenza. Il processo stesso è
affascinante e appagante. Può essere goduto per il nostro stesso benessere. Non c’è sicuramente alcuna necessità di voler affrettarsi.
Alla fine di una sessione di meditazione ben fatta, voi sentirete una piacevole freschezza della mente. E’ una energia pacifica, vivace e gioiosa che potrete quindi applicare ai problemi della
vita quotidiana. Questa di per sé è già una ricompensa sufficiente. Comunque, lo scopo della meditazione non è solo di affrontare i problemi, e la capacità di risolvere i problemi è una sorta di effetto collaterale e dovrebbe essere considerato come tale. Quindi, se voi avete messo troppa enfasi sull’aspetto del risolvere i problemi, troverete che la vostra attenzione rivolgendosi a quei problemi durante la sessione, depisterà la concentrazione. Non pensate ai vostri problemi durante la pratica. Metteteli da parte molto delicatamente.
Prendetevi una pausa da tutto ciò che è preoccupante e richiede una pianificazione. Lasciate che la vostra meditazione sia una completa vacanza. Fidatevi di voi stessi, fidatevi della vostra stessa capacità di affrontare questi problemi in seguito, utilizzando l’energia e la freschezza di mente che avete costruito durante la meditazione. Affidatevi a voi stessi in questo modo e sicuramente ciò si verificherà.
Non fissate obiettivi che siano troppo alti da raggiungere. Siate gentili con voi stessi. Voi state tentando di seguire il vostro respiro in modo continuo e senza interruzioni. Questo sembra facile
abbastanza, così voi avrete la tendenza, in via preliminare, di volervi ostinare ad essere scrupolosi ed esigenti. Ma questo non è realistico. Prendetevi il tempo in piccole dosi, invece. All'inizio di una
inspirazione, siate vogliosi solo di seguire il respiro per il periodo di quell’unica inspirazione. Anche questo non è così facile, ma almeno provateci. Poi, all'inizio della espirazione, siate determinati a seguire il respiro solo per quest’unica espirazione, solo così per tutto il tempo. Certo, vi capiterà ancora di fallire ripetutamente, ma attenetevi a questo.
Ogni volta che si inciampa, ricominciate da capo. Fate un respiro alla volta. Questo è il livello del gioco in cui voi effettivamente vincerete. Fissatevi ad esso – con fresca risoluzione in ogni ciclo di respiro, per un po’ di tempo. Osservate ogni respiro con cura e precisione, un respiro dopo l’altro, con fresca determinazione accatastateli uno sopra l'altro. In questo modo, la consapevolezza continua ed ininterrotta alla fine risulterà determinante.
La consapevolezza del respiro è una consapevolezza in tempo presente. Quando lo state facendo correttamente, siete a conoscenza soltanto di ciò che sta avvenendo nel presente. Non guardate indietro e non guardate avanti. Dimenticatevi dell’ultimo respiro, e non anticipate il successivo. Quando l'inspirazione sta appena iniziando, non guardate in avanti alla fine di quella inspirazione.
Non saltate avanti all'espirazione, che sta per seguire. Restate lì con ciò che è effettivamente in atto. L'inspirazione sta cominciando, e questo è ciò a cui dovete prestare attenzione, a questo ed a nient'altro.
Questa meditazione è un processo di riqualificazione della mente. Lo stato a cui state puntando è quello in cui siete totalmente consapevoli di tutto ciò che sta accadendo nel vostro stesso universo percettivo, esattamente come accade, proprio quando sta accadendo; consapevolezza ininterrotta e totale nel tempo presente. Questo è un obiettivo incredibilmente elevato, che non può essere raggiunto tutto in una volta. Richiede una pratica, perciò prendiamoci del tempo. Partiamo con il diventare completamente consapevoli di una piccola unità di tempo, solo una singola inspirazione. E, quando questo vi riuscirà, sarete sulla buona strada verso un’intera e nuova esperienza di vita.

Capitolo 8

Strutturare la vostra meditazione
Tutto ciò che è stato detto fino a questo punto era teoria. Adesso, tuffiamoci nella pratica reale. Proprio come dovremmo fare per questa cosa chiamata meditazione. Prima di tutto, è necessario stabilire un programma di pratica formale, un periodo specifico di quando vorrete fare la seduta di meditazione Vipassana e nient'altro. Quando eravate bambini, non sapevate come camminare. E qualcuno si prese la briga di insegnarvi questa capacità. Vi trascinati per le braccia. Vi hanno dato un sacco di incoraggiamenti. Vi hanno fatto mettere un piede davanti all’altro, fino a quando non potevate farlo da soli. Questi periodi di istruzione hanno costituito una pratica formale nell'arte del camminare.
Nella meditazione, seguiamo la stessa procedura di base. Noi programmiamo un certo periodo di tempo, specificamente dedicato allo sviluppo di questa abilità mentale chiamata consapevolezza. Dedichiamo questi periodi esclusivamente a tale attività, e strutturiamo il nostro ambiente così da avere il minimo di distrazione. Questa non è la abilità più semplice del mondo da dover imparare. Noi abbiamo passato tutta la nostra vita a sviluppare abitudini mentali che in realtà sono proprio in contrasto con l'ideale della ininterrotta consapevolezza. Districarci da quelle abitudini richiede un bel po’ di strategia. Come abbiamo detto in precedenza, le nostre menti sono come contenitori di acqua fangosa. Lo scopo della meditazione è di schiarire questo fango in modo da poter vedere cosa sta succedendo là dentro. Il miglior modo per farlo è semplicemente lasciarlo depositare. Dategli tempo ed esso si stabilizzerà. Alla fine, l’acqua sarà pulita. Nella meditazione, noi proprio ci prendiamo un tempo specifico per questo processo di schiarimento. Visto dall'esterno, sembra del tutto inutile. Noi ci sediamo lì, apparentemente produttivi come un gargoyle di pietra. Dentro noi, tuttavia, sta accadendo qualcosa. La confusione mentale si dirada, e noi ci ritroviamo con una chiarezza di mente che ci preparerà a far fronte ai successivi eventi della nostra vita.
Ciò non significa che dobbiamo fare qualcosa per forzare questa stabilizzazione. E’ un processo naturale che avviene da solo. L'atto stesso del sedersi immobili essendo consapevoli provoca questo assestamento. In realtà, qualsiasi sforzo da parte nostra per forzare questo assestamento è controproducente. Ciò sarebbe un reprimersi, e non potrebbe funzionare. Se cercate di forzare le cose nella mente, semplicemente aggiungerete energia ad esse. Temporaneamente potreste riuscirvi, ma nel lungo periodo le avrete solo rese più forti. Esse si nascondono nell'inconscio, fino a che non le guardate, dopodiché salteranno fuori e vi lasceranno impotenti a respingerle.
Il modo migliore per schiarire il fluido mentale è proprio quello di lasciare semplicemente che tutto si risolva da solo. Non aggiungete altra energia alla situazione. Solo, guardate consapevolmente il vortice di fango, senza alcun coinvolgimento nel processo. Poi, quando alla fine esso si deposita, resterà immobile. Noi nella meditazione esercitiamo energia, ma non forza. Il nostro sforzo dovrà essere solo gentile e paziente consapevolezza.
Il periodo di meditazione è come una sezione trasversale di tutta la vostra giornata. Tutto ciò che vi succede è riposto nella mente in una qualche forma, mentale o emozionale. Durante la normale
attività, voi siete così presi dalla pressione degli eventi che le questioni fondamentali con cui avete a che fare raramente sono pienamente gestite. Esse rimangono sepolte nell'inconscio, dove poi ribolliscono, schiumeggiano e imputridiscono. Poi, vi chiedete da dove provengono tutte queste tensioni. Tutto questo materiale, in un modo o nell'altro, viene fuori durante la meditazione. Voi
avete la possibilità di guardarlo, lo vedete per quello che è, e lo lasciate andare. Abbiamo istituito un periodo di meditazione formale al fine di creare un ambiente favorevole per questo rilascio. Dobbiamo ripristinare la nostra consapevolezza a intervalli regolari. Ci ritiriamo da quegli eventi che continuamente stimolano la mente. Indietreggiamo da tutta l'attività che pungola le emozioni. Andiamo fuori in un posto tranquillo e ci sediamo immobili, e tutto viene fuori ribollendo. Poi tutto se ne va via. L'effetto conclusivo è come ricaricare una batteria. La meditazione ricarica la vostra consapevolezza.
Dove Sedere
Trovate un posto tranquillo, un luogo appartato, un luogo dove possibilmente sarete da soli. Non deve essere un qualche luogo ideale nel mezzo di una foresta. Che è una cosa quasi impossibile per la maggior parte di noi, ma dovrebbe essere un luogo dove sentirsi a proprio agio, e dove non sarete disturbati. Dovrebbe anche essere un luogo dove non ci si sente messi in mostra. Dovreste avere tutta la vostra attenzione libera per la meditazione, così non preoccupatevi su come potete apparire agli altri. Cercate di scegliere un posto che sia il più silenzioso possibile. Non deve essere per forza una stanza insonorizzata, ma siccome ci sono certi rumori che sono altamente distraenti, questi dovrebbero essere evitati. I peggiori sono la musica ritmata e il parlare. La mente tende ad essere risucchiata da questi suoni in una maniera incontrollabile, e si porta via la concentrazione.
Ci sono alcuni aiuti tradizionali che possono essere utilizzati per creare l'atmosfera adeguata. Una stanza buia con una candela è bello. L'incenso è bello. Una campanella per iniziare e terminare le sessioni è piacevole. Si tratta di accessori, però. Essi forniscono un modo di incoraggiamento per alcune persone, ma non sono affatto essenziali alla pratica.
Probabilmente troverete utile sedersi ogni volta nello stesso posto. Un posto speciale riservato alla meditazione e non ad altre cose è un aiuto per molte persone. In breve, giungerete ad associare quel punto con la tranquillità di una profonda concentrazione, e quell'associazione vi aiuterà più rapidamente a raggiungere gli stati profondi. La cosa principale è di sedersi in un posto che si può sentire come favorevole alla propria pratica. Ciò richiede un po’ di sperimentazione. Provate diversi punti finché non ne trovate uno in cui vi trovate bene. Avete solo bisogno di trovare un posto in cui non vi sentite in imbarazzo, e dove potrete meditare senza indebite distrazioni.
Molte persone trovano utile e di supporto sedere insieme ad altri in un gruppo di meditazione. La disciplina della pratica regolare è essenziale, e molte persone trovano più facile sedersi se sono sostenute regolarmente da un impegno in una pianificazione di seduta di gruppo. Voi avete dato la vostra parola, e sapete che dovete rispettarla. Così la famosa sindrome da 'sono troppo occupato' viene abilmente aggirata. Dovreste essere in grado di trovare un gruppo di meditanti che pratica nella vostra zona. Non importa se praticano una diversa forma di meditazione, purché sia una delle forme di meditazione silenziosa. D'altra parte, sarebbe anche opportuno cercare di essere autosufficienti nella vostra pratica. Non fate solo affidamento sulla presenza di un gruppo come unica motivazione per sedersi. Fatto in modo corretto, sedersi è un piacere. Utilizzate il gruppo come un aiuto, non come una stampella.
Quando Sedere
La regola più importante è questa: Quando si arriva alla seduta, si applica la descrizione della Via di Mezzo del buddhismo. Non sopravalutatela né sottovalutatela. Questo non significa che dovete sedervi solo ogni volta che vi prende il capriccio. Significa che dovete impostare una pianificazione della pratica e continuarla con una dolce e paziente tenacia. Impostare un programma di pratica agisce come un incoraggiamento. Se, però, scoprite che il vostro programma ha cessato di essere un incoraggiamento e diventa un peso, allora c'è qualcosa che non va. La meditazione non è un dovere, né un obbligo.
La meditazione è attività psicologica. Avrete a che fare con il materiale grezzo delle sensazioni e delle emozioni. Di conseguenza, si tratta di un'attività che è molto sensibile all'atteggiamento con
che ci si avvicina ad ogni sessione. Ciò che vi aspettate è ciò che molto probabilmente otterrete. La vostra pratica potrà quindi andar meglio quando voi non vedrete l’ora di sedervi. Se vi sedete
giù col pensiero che sia una fatica, questo è probabilmente ciò che accadrà. Quindi impostate un modello quotidiano con cui poter convivere. Rendetelo ragionevole. Rendetelo adatto con il resto della vostra vita. E se iniziate a sentire di stare come su un tapis roulant che corre direttamente verso la liberazione, allora cambiate qualcosa.
Il mattino è un grande momento per meditare. Farlo come prima cosa della giornata è assai utile. La vostra mente è fresca, prima che veniate sepolti dalle responsabilità. La meditazione di prima mattina è un ottimo modo per iniziare la giornata. Vi ottimizza e vi renderà pronti ad affrontare le cose in un modo efficace. Sarete agili e leggeri per tutto il resto della giornata. Però, accertatevi di essere completamente svegli. Non farete molti progressi se vi sedete giù con ancora il rischio di addormentarvi, addirittura continuando il vostro sonno. Lavatevi la faccia, o fate una doccia prima di iniziare. Dovreste fare un po’ di esercizi fisici prima, così che la circolazione sanguigna scorra. Fate quello che dovete fare in modo di svegliarvi completamente, poi sedetevi per meditare. Però, non fatevi prendere dal pensiero delle attività della giornata. È anche facile dimenticarsi di sedere. Fare la meditazione è la prima cosa importante da fare al mattino.
La serata è un altro buon momento per la pratica. La vostra mente è piena di tutti i rifiuti mentali che avete accumulato durante il giorno, ed è bene sbarazzarsi del fardello prima di andare a letto. La vostra meditazione pulirà e ringiovanirà la mente. Ristabilite la consapevolezza e il vostro sonno sarà vero sonno. Quando voi cominciate a meditare, una volta al giorno è sufficiente. Se poi avete voglia di meditare di più, va bene, ma senza esagerare. C'è un fenomeno di burn-out che vediamo spesso nei nuovi meditanti. Essi vanno in un intensivo e si tuffano dritti nella pratica quindici ore al giorno per un paio di settimane, e poi il mondo reale, li risucchia. Essi decidono che questa attività di meditazione richiede proprio troppo tempo. Sono obbligatori troppi sacrifici. E non hanno tempo per tutto questo. Perciò, non cadete in questa trappola. Non scottatevi nella prima settimana. Ma prendete la cosa con calma. Fate uno sforzo coerente ma costante. Datevi il tempo per integrare la pratica della meditazione nella vostra vita, e lasciate che la vostra pratica cresca gradualmente e dolcemente.
Allorché il vostro interesse nella meditazione cresce, vi ritroverete a fare più spazio nella vostra pianificazione per la pratica. Si tratta di un fenomeno spontaneo, e succede più o meno da sola - nessuna forza è necessaria. I meditanti stagionati fanno tre o quattro ore di pratica al giorno. Essi vivono una vita normale nel mondo del quotidiano, eppure comprimono tutto dentro E la cosa gli piace. Avviene naturalmente.
Per Quanto Tempo Sedere
Qui si applica la stessa regola: Sedere più a lungo possibile, ma non esagerare. La maggior parte dei principianti comincia con venti o trenta minuti. Inizialmente, è difficile sedersi più lungo di così con profitto. La postura è poco familiare agli occidentali, e ci vuole un po’ di tempo per regolare il corpo. Le abilità mentali sono altrettanto sconosciute, e anche la regolazione richiede tempo.
Man mano che vi abituate alla procedura, poco a poco è possibile estendere la vostra meditazione. Si consiglia che dopo un anno o poco più di pratica costante si dovrebbe rimanere seduti comodi per almeno un'ora alla volta.
Ecco però un punto importante: la meditazione Vipassana non è una forma di ascetismo. L’auto-mortificazione non è l'obiettivo. Stiamo cercando di coltivare la consapevolezza, non il dolore. Per alcuni il dolore è inevitabile, soprattutto nelle gambe. Scopriremo accuratamente il dolore, e come gestirlo, nel Capitolo 10. Ci sono particolari tecniche e attitudini che dovrete imparare per trattare con il disagio. Il punto è che questa non è una triste gara di resistenza. Non avete proprio bisogno di dimostrare niente a nessuno. Quindi non forzatevi a sedervi con dolori lancinanti solo per poter dire che siete stati seduti per un'ora. Questo è un esercizio inutile e vano per l’ego. All'inizio, non dovete esagerare. Cercate di conoscere i vostri limiti, e non condannate voi stessi per non essere in grado di restare sempre seduti e immobili come una roccia.
Allorché la meditazione diventerà sempre più parte della vostra vita, potrete estendere le sessioni fino a più di un'ora. Come regola generale, determinate solo ciò che è di una lunghezza di tempo comodo per voi a questo punto della vostra vita. Poi, cercate di sedere cinque minuti più di quanto avete fatto in precedenza. Non c'è una regola ferrea di durata per ogni seduta. Anche se voi avete stabilito un tempo minimo, possono esserci giorni in cui per voi è fisicamente impossibile sedere a lungo. Il che non significa che quel giorno dovete annullare del tutto l'idea. Una regolare seduta giornaliera è fondamentale. Anche dieci minuti di meditazione possono essere molto utili.
Per inciso, prima di meditare potete decidere sulla lunghezza della sessione. Non fatelo mentre già state meditando. Così è troppo facile cedere all’irrequietezza, e l'irrequietezza è una delle principali voci che dobbiamo imparare a osservare consapevolmente. Quindi, scegliete un realistico periodo di tempo, e poi attenetevi ad esso.
È possibile utilizzare un orologio per misurare le vostre sessioni, ma cercate di non sbirciare ogni due minuti per vedere come state andando. Perdereste totalmente la vostra concentrazione, e vi agiterete soltanto. Vi ritroverete nella speranza di alzarvi prima che la sessione sia finita. Questa non è meditazione – questo è solo guardare l'orologio. Non guardate l'orologio finché non pensate che il periodo di meditazione sia trascorso. In realtà, non avete affatto bisogno di consultare il tempo, almeno non ogni volta che meditate. Come regola generale, si dovrebbe stare seduti per tutto il tempo che ci va di stare seduti. Non vi è alcuna magia nella lunghezza del tempo. Tuttavia, è meglio impostare da soli una lunghezza minima di tempo. Se voi non avete predeterminato un tempo minimo, vi ritroverete a fare sessioni molto brevi. Scatterete ogni volta che vi succede di percepire qualcosa di spiacevole o ogni volta che vi sentite inquieti. E questo non va bene. Queste esperienze sono tra quelle più redditizie che un meditante possa affrontare, ma solo se vi sedete
senza farvi contrastare da esse. Dovete imparare ad osservare con calma e chiarezza. Guardatele consapevolmente. Quando lo avrete fatto abbastanza volte, esse perderanno la loro presa su voi. Vedetele per quello che sono: solo impulsi che sorgono e cessano, solo parte dello spettacolo che passa e va. La vostra vita di conseguenza si appiana in maniera splendida.
'Disciplina' è una parola difficile per la maggior parte di noi. Essa evoca immagini di qualcuno con un bastone in piedi su di voi, che vi dice che avete sbagliato. Ma invece l'auto-disciplina è diversa. E’ l'abilità di vedere attraverso il vano gridare dei vostri impulsi e penetrare il loro segreto. Essi non hanno alcun potere su di voi. E' tutto un vuoto spettacolo, un inganno. I vostri stimoli urlano e vi sollecitano, essi vi circuiscono, vi blandiscono, vi minacciano; ma in realtà non hanno affatto alcun bastone. Sono solo vostre abitudini. Voi cedete loro perché non avete realmente la voglia di guardare oltre la minaccia. E' tutta vacuità. Però, c'è solo un modo per imparare questa lezione. Le parole di questa pagina non potranno farlo. Ma guardate dentro di voi e osservate ciò che sta arrivando - irrequietezza, ansia, impazienza, dolore - basta vederli arrivare e non farsi coinvolgere.
Con vostra grande sorpresa, semplicemente se ne andranno via. Tutto sorge, tutto passa via. Più semplice di così. C'è un'altra parola per 'autodisciplina'. Essa è 'pazienza'.

Capitolo 9

Applicare gli Esercizi
Nei paesi del buddhismo Theravada è tradizione iniziare ogni sessione di meditazione con la recita di un certo numero di formule (mantra). Qui in America, è molto probabile che si guardi a queste invocazioni liquidandole come innocui rituali e nulla più. Questi cosiddetti rituali, tuttavia, sono stati ideati e raffinati da un insieme di uomini e donne pragmatici e devoti, ed hanno uno scopo totalmente pratico. Essi sono quindi degni di profonda ispezione.
Il Buddha, ai suoi tempi, era considerato contrario. Egli era nato in una società fortemente sovra-ritualizzata, e le sue idee apparvero completamente iconoclastiche alla istituzionalizzata gerarchia della sua epoca. In numerose occasioni, Il Buddha sconfessò l'uso di rituali che fossero fini a se stessi, ed egli fu assai irremovibile su questo. Questo non significa che il rito non abbia alcun uso. Significa che il rituale da solo, eseguito rigorosamente solo per proprio vantaggio personale, non vi farà uscire dalla trappola. Se credete che la recitazione di parole vi salverà, allora voi aumenterete solo la dipendenza da parole e concetti. In questo modo, vi allontanerete proprio dalla percezione della vera realtà senza parole, piuttosto che andare verso di essa. Perciò, le formule che seguono
devono essere praticate con una chiara comprensione di cosa sono e del perché esse funzionano. Non sono incantesimi magici. Sono dispositivi psicologici purificatori che richiedono partecipazione mentale attiva per poter essere efficaci. Borbottare parole senza vera intenzione è vano ed inutile. La meditazione Vipassana è una delicata attività psicologica, e la stabilità mentale del praticante
è fondamentale per il suo successo. La tecnica funziona meglio in un clima di calma e benevola fiducia. E queste recitazioni sono state progettate per favorire quelle attitudini. Utilizzate in modo corretto,esse possono agire come un’utile strumento (abile mezzo) sulla strada della Liberazione.

La Triplice Guida
La meditazione è un lavoro duro. E' un'attività intrinsecamente solitaria. Una persona, facendo la meditazione, combatte contro forze enormemente potenti, che fanno parte della struttura stessa della mente. Quando realmente voi penetrate in essa, vi troverete alla fine a confrontarvi con una scioccante realizzazione. Un giorno vi guarderete dentro e capirete la completa e totale grandezza di ciò a cui state realmente di fronte. Ciò che state sforzandovi di penetrare si presenta come un solido muro così strettamente denso che nemmeno un singolo raggio di luce può attraversarlo. Voi vi ritrovate seduti lì, a fissare questo edificio e dite a voi stessi: "Cosa? Io dovrei penetrare laggiù in fondo e andare oltre questo? Ma è impossibile! Questo è tutto quello che c'è. Questo è il mondo intero. Questo è tutto ciò che conta, ed è quello che uso per definire me stesso e per capire tutto ciò che c’è intorno a me, e se lo tolgo via il mondo intero svanirà ed io morirò. Non posso proprio penetrare ed attraversare questo. Io semplicemente non posso".
E' una sensazione davvero terribile e spaventosa, un sentimento molto isolante. Voi vi troverete a pensare: "Ecco. Sono qui, tutto solo, che cerco di sputare fuori qualcosa di così enorme che è ben oltre ogni concezione". Tuttavia, per contrastare questo sentimento, è utile sapere che non siete soli. Altri sono passati di qua in questo modo, prima di voi. Anche loro hanno avuto di fronte la stessa barriera, e hanno spinto la loro strada fino alla luce. Essi hanno posto le regole con cui il lavoro può essere fatto, ed essi si sono uniti in una confraternita di mutuo incoraggiamento e sostegno. Il Buddha ha trovato la sua strada attraversando questo stesso muro, e dopo di lui molti altri sono venuti. Egli ha lasciato istruzioni chiare nella forma del Dhamma che continua a guidarci lungo lo stesso percorso. Egli fondò il Sangha, la confraternita di monaci per poter conservare quel sentiero e per mantenere su di esso tutti noi. Non siete mai soli, e la situazione non è disperata.
La meditazione richiede energia. Ci vuole tanto coraggio per affrontare alcuni fenomeni mentali abbastanza difficili e per avere la determinazione di sedersi attraverso vari stati mentali spiacevoli.
La pigrizia proprio non servirà. Al fine di pompare la vostra energia per un buon lavoro, ripetete le seguenti dichiarazioni a voi stessi. Sentite l'intenzione che mettete in esse. Vedete di comprendere il significato di ciò che dite.
"Sono in procinto di percorrere il sentiero che è stato percorso dal Buddha e dai suoi grandi e santi discepoli. Una persona indolente non può seguire questa strada. Possa la mia energia prevalere. Possa io avere successo".

Amorevole Gentilezza Universale
La meditazione Vipassana è un esercizio di consapevolezza: Consapevolezza senza ego. E’ una procedura in cui l'ego sarà sradicato dal penetrante sguardo della consapevolezza. Il praticante inizia questo processo con l'ego al completo comando di mente e corpo. Dopodiché, nonappena la consapevolezza osserva la funzione dell'Io, essa penetra fino alle radici dell’automatismo dell’ego e pian piano l'ego si estingue pezzo dopo pezzo. Tuttavia, c'è una vera e propria battaglia in tutto questo. Mindfulness è consapevolezza senza ego. Se cominciamo con il pieno controllo da parte dell'ego, come possiamo all'inizio avere consapevolezza sufficiente per cominciare questo lavoro? C'è sempre qualche tipo di consapevolezza presente in qualsiasi momento. Il vero problema è di raccoglierne abbastanza per farla essere efficace. Per fare questo, possiamo usare una intelligente tattica. Dobbiamo essere in grado di indebolire quegli aspetti dell'ego che fanno più danni, così che la consapevolezza possa avere meno resistenze da superare.
L'avidità e l'odio sono le principali manifestazioni del processo dell’ego. Nella misura in cui nella mente sono presenti ‘afferrare e rifiutare’, la consapevolezza avrà un tempo assai approssimativo.
I risultati di ciò sono facili da vedere. Se vi sedete a meditare mentre siete preda di qualche forte attaccamento ossessivo, vi accorgerete che questo non vi porterà da nessuna parte. Se siete tutti
mentalmente appesi al vostro ultimo piano per fare più soldi, probabilmente passerete la maggior parte del periodo di meditazione non facendo altro che a pensarci su. Se siete infuriati per alcuni insulti avuti di recente, questi occuperanno la vostra mente altrettanto pienamente. C'è solo così poco tempo nella giornata, e i minuti della vostra meditazione sono preziosi. Perciò, è meglio non sprecarli. La tradizione Theravada ha sviluppato un utile strumento che vi permetterà di rimuovere queste barriere dalla vostra mente, almeno temporaneamente, così che possiate andare avanti con il lavoro di rimuovere le loro radici in modo permanente.
Potete utilizzare una singola idea per cancellarne un’altra. Si può bilanciare un'emozione negativa instillandone una positiva. La generosità è l'opposto dell’avidità. La benevolenza è l'opposto dell’ odio. Ora comprendete chiaramente: questo non è un tentativo di liberare se stessi per mezzo di autoipnosi. Voi non potete condizionare l’Illuminazione. Il Nibbana è uno stato incondizionato. Una persona liberata sarà davvero generosa e benevola, ma non perché è stata condizionata ad essere
così. Egli o Ella sarà così, puramente come manifestazione della sua natura di base, che non è più inibita dall’ego. Quindi, questo non è un condizionamento. Piuttosto è una medicina psicologica. Se assumerete questo farmaco secondo le indicazioni, esso porterà un bel sollievo temporaneo dai sintomi della malattia di cui state attualmente soffrendo. Allora, voi potrete arrivare a lavorare seriamente sulla malattia stessa.
Iniziate con lo scacciare pensieri di odio e auto-condanna di sé. Consentite ai buoni sentimenti ed ai buoni auspici di fluire prima in voi stessi, il che è relativamente facile. Poi, fate lo stesso verso le persone più vicine a voi. A poco a poco, lavorate verso l'esterno, dalla propria cerchia di familiari e amici intimi, fino a quando potete indirizzare il flusso di quelle stesse emozioni sui vostri nemici e verso tutti gli esseri viventi in tutto il mondo. Fatto correttamente, questo può essere un esercizio potente e trasformativo in se stesso.
All'inizio di ogni sessione di meditazione ripetete le seguenti frasi a voi stessi. Sentitene veramente l'intenzione:
1. Possa io star bene, essere felice e pacificato. Che nulla di male e nessuna difficoltà possano venirmi. Che nessun problema possa venirmi. Possa io incontrare sempre il successo. Possa io anche avere pazienza, coraggio, comprensione, e determinazione per soddisfare e superare le inevitabili difficoltà, problemi e fallimenti nella vita.

2. Che i miei genitori stiano bene, siano felici e in pace. Che nulla di male possa venire a loro. Che nessuna difficoltà e nessun problema possa venire ad essi. Possano sempre avere soddisfazioni e successo. Possano anche avere pazienza, coraggio, comprensione, e determinazione per superare le inevitabili difficoltà, problemi e fallimenti nella vita.

3. Possano anche i miei insegnanti, vivere felici e pacificati. Che nulla di male possa venire a loro. Che nessuna difficoltà e nessun problema possa venire ad essi. Possano sempre avere successo e soddisfazioni. Possano anche avere pazienza, coraggio, comprensione, e determinazione per superare le inevitabili difficoltà, problemi e fallimenti nella vita.

4. Che i miei parenti stiano bene, siano felici e in pace. Che nulla di male possa venire a loro. Che nessuna difficoltà e nessun problema possa venire ad essi. Possano sempre avere soddisfazioni e successo. Possano anche avere pazienza, coraggio, comprensione, e determinazione per superare le inevitabili difficoltà, problemi e fallimenti nella vita.

5. Che i miei amici stiano bene, siano felici e pacificati. Che nulla di male possa venire a loro. Che nessuna difficoltà e nessun problema possa venire ad essi. Possano sempre avere successo e soddisfazioni. Possano anche avere pazienza, coraggio, comprensione, e determinazione per superare le inevitabili difficoltà, problemi e fallimenti nella vita.


6. Possano tutte le persone indifferenti star bene, essere felici e pacificate. Che nulla di male possa venire a loro. Che nessuna difficoltà e nessun problema possa venire ad essi. Possano sempre avere soddisfazioni e successo. Possano anche avere pazienza, coraggio, comprensione, e determinazione per superare le inevitabili difficoltà, problemi e fallimenti nella vita.

7. Possano i miei nemici star bene, essere felici e pacificati. Che nulla di male possa venire a loro. Che nessuna difficoltà e nessun problema possa venire ad essi. Possano sempre avere soddisfazioni e successo. Possano anche avere pazienza, coraggio, comprensione, e determinazione per superare le inevitabili difficoltà, problemi e fallimenti nella vita.

8. Che tutti gli esseri viventi stiano bene, siano felici e pacificati. Che nulla di male possa venire a loro. Che nessuna difficoltà e nessun problema possa venire ad essi. Possano sempre avere soddisfazioni e successo. Possano anche avere pazienza, coraggio, comprensione, e determinazione per superare le inevitabili difficoltà, problemi e fallimenti nella vita.

Dopo aver completato queste recitazioni, mettete da parte tutti i problemi e conflitti per il periodo di pratica. Sciogliete tutti gli attaccamenti. Se questi tornano più tardi nella vostra meditazione, trattateli solo per quello che sono, semplici distrazioni.
La pratica della amorevole gentilezza universale è consigliata anche quando andate a dormire e subito dopo che vi siete svegliati. Si dice che essa aiuti a dormire bene e ad evitare gli incubi. Essa inoltre vi rende più facile alzarvi la mattina. E vi rende più amichevoli e aperti verso tutti, amici o nemici, umani e non.
I più irritanti e dannosi pensieri psichici che sorgono nella mente soprattutto nel momento in cui essa è tranquilla, sono quelli del risentimento. Potete sperimentare l'indignazione ricordando alcuni
eventi che vi hanno causato dolore psicologico e fisico. Questa esperienza può provocare disagio, tensione, agitazione e preoccupazione. Potreste non essere in grado di sedervi serenamente e
sperimentare questo stato mentale. Pertanto, vi si consiglia vivamente di iniziare la meditazione generando l’amorevole gentilezza universale.
Talvolta potete chiedervi come si possa desiderare che: "Possano i miei nemici star bene, essere felici e pacificati. Che nulla di male possa venire a loro. Che nessuna difficoltà e nessun problema possa venire ad essi. Possano sempre avere soddisfazioni e successo. Possano anche avere pazienza, coraggio, comprensione, e determinazione per superare le inevitabili difficoltà, problemi e fallimenti nella vita"?
Bene, dovreste ricordare che voi praticate l’amorevole gentilezza per la purificazione della vostra stessa mente, proprio come praticate la meditazione per il vostro stesso raggiungimento della pace e liberazione dal dolore e dalla sofferenza. Poiché praticate l’amorevole gentilezza dentro di voi, potrete comportarvi in un modo più amichevole, senza pregiudizi, opinioni, discriminazione o odio. Il vostro nobile comportamento vi aiuterà ad aiutare gli altri in un modo più pratico per ridurre il loro dolore e sofferenza. Persone compassionevoli sono quelle che possono aiutare gli altri. La compassione è una manifestazione della gentilezza amorevole in azione, perché chi non ha gentilezza amorevole non può aiutare gli altri. Nobile comportamento significa comportarsi in maniera più amichevole e più cordiale. Il comportamento include i vostri pensieri, parole ed azioni. Se questa triplice modalità di espressione del vostro comportamento è contraddittoria, esso non può essere un comportamento nobile. D'altra parte, pragmaticamente parlando, è molto meglio coltivare il nobile pensiero, "Possano tutti gli esseri essere felici mentalmente" che non il pensiero "Io lo odio". Il nostro pensiero nobile, un giorno, si esprimerà nel comportamento nobile, mentre il nostro pensiero negativo si esprimerà nel comportamento malvagio.
Ricordate che i vostri pensieri si trasformano in parola e azione al fine di portare il risultato atteso. Il pensiero tradotto in azione è in grado di produrre risultati tangibili. Voi dovreste sempre parlare e fare le cose con la consapevolezza della gentilezza amorevole. Parlando di gentilezza amorevole, se voi agirete o parlerete in modo diametralmente opposto, questo vi sarà rimproverato dai saggi. Non appena la consapevolezza della gentilezza amorevole si sviluppa, i vostri pensieri, le parole e le azioni dovrebbero essere gentili, piacevoli, significativi, veritieri e vantaggiosi per voi e per tutti gli altri. Quindi, se i vostri pensieri, parole o azioni causano danni a voi, agli altri o ad entrambi, allora dovreste chiedervi se voi siete veramente consapevoli della gentilezza amorevole.
Ai fini pratici, se tutti i vostri nemici fossero buoni, felici e tranquilli, non sarebbero vostri nemici. Se essi fossero esenti da problemi, dolore, sofferenza, afflizione, nevrosi, psicosi, paranoia, paura, tensione, ansia, ecc, non sarebbero vostri nemici. La vostra soluzione pratica per non avere più nemici, è quella di aiutare a superare i loro problemi, così da poter vivere in pace e felicità voi e loro. Infatti, se poteste, dovreste riempire le menti di tutti i vostri nemici con amorevole gentilezza e far realizzare a tutti loro il vero significato della pace, così voi stessi potreste vivere in pace e felicità. Quanto più essi soffrono di nevrosi, psicosi, paura, tensione, ansia, ecc, tanto più ciò può portare al mondo problemi, dolore e sofferenza. Se si potesse trasformare una persona crudele e malvagia in una persona santa e pacificata, questo sarebbe un miracolo. Cerchiamo di coltivare la saggezza adeguata e l’amorevole-gentilezza dentro di noi per convertire le menti malvage in menti sante e serene.
Quando si odia qualcuno, si pensa: "Che egli stia male. Che possa trovarsi nel dolore. Che abbia problemi e non abbia prosperità. Che non gli vada niente bene. Che sia povero e infelice. Che sia solo e senza amici. Che egli, dopo la morte, riappaia in uno stato infelice di depravazione e in una cattiva destinazione e in perdizione". Tuttavia, quello che in realtà accade è che il vostro proprio corpo genererà una tale chimica nociva da farvi sperimentare dolore, ansia, tensione, aumento del battito cardiaco, cambiamento di espressione facciale, perdita di appetito, privazione del sonno e inoltre apparirete molto spiacevoli agli altri. Passerete attraverso le stesse cose che voi avete desiderato per il vostro nemico. Ed inoltre non vi sarà possibile vedere la verità così com'è. La vostra mente sarà come acqua bollente. Oppure, sarete come un paziente affetto da ittero, a cui ogni cibo delizioso sembrerà dolce. Allo stesso modo, non vi sarà possibile apprezzare l'aspetto, le conquiste ed il successo di qualcuno, ecc. E fintanto che questa condizione esisterà, non vi sarà possibile meditare bene.
Per cui, vi si consiglia vivamente di praticare la gentilezza amorevole ancor prima di iniziare una seria pratica di meditazione. Ripetete dunque i passaggi precedenti in maniera molto consapevole e significativa. Quando prima voi reciterete questi brani, sentirete una vera amorevole gentilezza dentro di voi; poi condividetela con gli altri: Non sarà possibile per voi condividere con gli altri ciò che non avete dentro di voi.
Ricordate, però, che queste non sono formule magiche. Esse non lavorano da sole. Se le utilizzate come tali, semplicemente perderete tempo ed energia. Ma se veramente voi parteciperete con
queste affermazioni e vi investirete la vostra energia, esse vi saranno molto utili. Date loro una chance. Controllate da voi stessi.

 



(FINE PRIMA PARTE)
La Seconda ed Ultima Parte appareirà in un prossimo Aggoiornamento dl Sito….)