Prefazione di AliberthAppena finita la traduzione, andando a spizzicare nel nostro sito, con somma meraviglia mi sono tardivamente accorto che questa traduzione l’AVEVO GIA’ FATTA nel 2005! Ecco perché, mi son detto, mi era sembrata così facile…. Evidentemente, l’avevo ancora nella memoria. Tuttavia, poiché presumo che la collocazione nel sito (al n. 5 della terza colonna in basso: SUTRA DEL MAHAYANA e TESTI SACRI CHAN e ZEN - http://www.superzeko.net/dharma_di_aliberth_da_rivedere/vimalakirti.htm ) possa averlo tenuto nascosto ai più, stavolta riproponiamo la NUOVA traduzione in prima fila, nella più visibile colonna centrale degli ARTICOLI DI DHARMA. In fondo, poiché è detto che “repetita juvant”, cioè che ripetere le cose fa sì che esse producano un maggiore effetto, riteniamo che rimettere questo decisivo Sutra non possa che beneficiare chi si sentirà di leggerlo – oppure di rileggerlo, se lo aveva già letto…
1. Purificazione del campo-di-Buddha Omaggio a tutti i Buddha, Bodhisattva, Aryasravaka, e Pratyekabuddha, del passato, presente e futuro. Così ho udito una volta. Il Signore Buddha, risiedendo nella città di Vaisali, si trovava nel giardino di Amrapali, circondato da una grande assemblea. Con lui c’erano ottomila bhikshu, tutti santi. Essi erano liberi da impurità e afflizioni, e tutti avevano raggiunto la padronanza di sé. Le loro menti erano totalmente liberate, grazie alla perfetta conoscenza. Erano dignitosi e calmi, come elefanti reali. Avevano compiuto il loro lavoro, fatto ciò che dovevano fare, gettato via i loro fardelli, raggiunto i loro obiettivi, e totalmente distrutto i vincoli dell’esistenza. Tutti avevano raggiunto la suprema perfezione di ogni forma di controllo mentale. Di bodhisattva ce n’erano trentaduemila, grandi eroi spirituali che erano universalmente acclamati. Essi erano dediti alla penetrante attività delle loro grandi supercoscienze ed erano sostenuti dalla grazia del Buddha. Guardiani della città del Dharma, essi sostenevano la vera dottrina, e i loro grandi insegnamenti risuonavano come il ruggito del leone, in tutte le dieci direzioni. Senza che fosse loro richiesto, essi erano i naturali benefattori spirituali di tutti gli esseri viventi. Essi mantenevano intatta la successione dei Tre Gioielli, conquistando i demoni e i nemici e travolgendo tutte le critiche (al Dharma). La loro consapevolezza, l'intelligenza, la realizzazione, la meditazione, il fascino, e l'eloquenza erano tutti stati perfezionati. Essi avevano raggiunto l’intuitiva tolleranza della incomprensibilità ultima di tutte le cose (anupatthikadharmakshanti). Avevano girato la irreversibile Ruota del Dharma. Avevano tutti il marchio con le insegne del non-segno. Essi erano esperti nella conoscenza delle facoltà spirituali di tutti gli esseri viventi. Erano fiduciosi e coraggiosi così da mettere in soggezione tutte le assemblee. Avevano tutti immagazzinato grandi quantità di merito e saggezza, ed i loro corpi, belli anche senza ornamenti, erano adornati con tutti i segni e marchi di buon auspicio. Erano esaltati nella fama e nella gloria, come l’alta vetta del Monte Sumeru. Con la loro alta determinazione, dura come il diamante, indistruttibile nella fede in Buddha, Dharma e Sangha, essi producevano una pioggia di ambrosia rilasciata dai raggi di luce del gioiello del Dharma, che risplende in tutto il mondo. Le loro voci erano perfette nella dizione e risonanza, e ben versate nel parlare tutte le lingue. Essi avevano penetrato il profondo principio della relatività e avevano distrutto la persistenza delle abitudini mentali istintive che sono alla base di tutte le convinzioni relative al finito ed infinito. Essi parlavano senza paura, arditi come leoni, col suono tuonante del magnifico insegnamento. Senza eguali, essi erano al di sopra di qualunque misura. Erano i migliori capitani per il viaggio alla scoperta dei tesori del Dharma, contenitori di merito e saggezza. Essi erano esperti nel Sentiero del Dharma, che è dritto, pacifico, sottile, delicato, difficile da vedere, e difficile da realizzare. Essi erano dotati della saggezza che è in grado di capire i pensieri degli esseri viventi, così come il loro andare-e-venire. Essi erano stati consacrati ed unti con la impareggiabile gnosi del Buddha. Con la loro elevata determinazione, essi possedevano i dieci poteri, le quattro assenze-di-paura, e le diciotto qualità speciali del Buddha. Essi avevano attraversato il terrificante 'abisso’ delle cattive migrazioni, e però avevano assunto volontariamente la reincarnazione in tutte le migrazioni allo scopo di disciplinare gli esseri viventi. Grandi re della medicina, comprendendo tutte le malattie delle passioni, essi potevano applicare in modo appropriato la medicina del Dharma. Essi erano inesauribili miniere di virtù illimitate, e glorificavano innumerevoli campi-di-buddha con lo splendore di queste loro virtù, e conferivano grandi benefici quando venivano visti, sentiti, oppure avvicinati. Si poteva esaltarli per innumerevoli centinaia di migliaia di miriadi di eoni, e ancora non si poteva esaurire il loro possente flusso di virtù. Questi bodhisattva erano famosi: Samadarsana, Asamadarsana, Samadhivikurvitaraja, Dharmesvara, Dharmaketu, Prabhaketu, Prabhavyuha, Ratnavyuha, Mahavyuha, Pratibhanakuta, Ratnakuta, Ratnapani, Ratnamudrahasta, Nityapralambahasta, Nityotksipthasta, Nityatapta, Nityamuditendriya, Pramodyaraja, Devaraja, Pranidhanapravesaprapta, Prasiddhapratisamvitprapta, Gaganaganja, Ratnolkaparigrhita, Ratnasura, Ratnapriya, Ratnasri, Indrajala, Jaliniprabha, Niralambanadhyana, Prajnakuta, Ratnadatta, Marapramardaka, Vidyuddeva, Vikurvanaraja, Kutanimittasamatikranta, Simhanadanadin, Giryagrapramardiraja, Gandhahastin, Gandhakunjaranaga, Nityodyukta, Aniksiptadhura, Pramati, Sujata, Padmasrigarbha, Padmavyuha, Avalokitesvara, Mahasthamaprapta, Brahmajala, Ratnadandin, Marakarmavijeta, Ksetrasamalamkara, Maniratnacchattra, Suvarnacuda, Manicuda, Maitreya, Manjusrikumarabhuta, e così via, con il resto del trentaduemila. C’erano anche lì riuniti diecimila Brahma, con alla loro testa Brahma Sikhin, che era venuto dall'universo Asoka con i suoi quattro settori per vedere, venerare e servire il Buddha e ascoltare il Dharma dalla sua bocca. C'erano dodicimila Shakra, dai vari quattro settori dell’universo. E c'erano altri potenti dèi: Brahma, Shakra, Lokapala, deva, naga, yaksa, gandharva, asura, garuda, kimnara, e mahoraga. Infine, c'era la quadruplice comunità, composta da bhikshu, bhikshuni, laici e laiche. Il Signore Buddha, così circondato e venerato da queste moltitudini di molte centinaia di migliaia di esseri viventi, si sedette su un maestoso trono-leone e cominciò ad insegnare il Dharma. Dominando tutte le folle, proprio come il Sumeru, il re delle montagne, che svetta alto sopra gli oceani, il Signore Buddha splendeva, irradiava, e brillava mentre sedeva sul suo magnificente trono-leone. Quindi, il Licchavi bodhisattva Ratnakara, con cinquecento giovani Licchavi, ciascuno con un prezioso parasole fatto di sette diversi tipi di gioielli, uscì dalla città di Vaisali e si presentò presso il boschetto di Amrapali. Tutti si avvicinarono al Buddha, si inchinarono ai suoi piedi, lo circumambularono sette volte in senso orario, fecero l’offerta dei loro preziosi parasole, e si ritirarono sedendosi da un lato. Non appena questi preziosi parasole erano stati fissati, all’improvviso, per il potere miracoloso del Signore, furono tutti trasformati in un unico prezioso baldacchino, così grande da formare una sorta di copertura per questa galassia di miliardi di mondi. La superficie dell'intera galassia di miliardi di mondi si rifletteva all’interno del grande prezioso baldacchino, in cui il contenuto totale di questa galassia poteva essere visto: dimore illimitate di soli, lune, e corpi stellari, i reami dei deva, naga, yaksa, gandharva, asura, garuda, kimnara, e mahoraga, così come i regni dei quattro Maharaja, il re delle montagne, Monte Sumeru, il Monte Himadri, Monte Mucilinda, Monte Mahamucilinda, Monte Gandhamadana, Monte Ratnaparvata, Monte Kalaparvata, Monte Cakravada, Monte Mahacakravada; tutti i grandi oceani, fiumi, torrenti, baie, ruscelli e sorgenti, infine, tutti i villaggi, borghi, città, capoluoghi, province, e deserti. Tutto questo poteva essere visto chiaramente da tutti. E le voci di tutti i Buddha delle dieci direzioni si udivano proclamare i loro insegnamenti di Dharma in tutti i mondi, i suoni riverberando nello spazio sotto il grande prezioso baldacchino. A questa visione del magnifico miracolo effettuato per il potere soprannaturale del Signore Buddha, l'intera schiera restò estatica, incantata, stupita, felice, soddisfatta e piena di stupore e di piacere. Tutti si inchinarono davanti al Tathagata, ritirandosi da un lato con le mani giunte, e fissandolo con una viva attenzione. Il giovane Licchavi Ratnakara si inginocchiò con il ginocchio destro a terra, alzò le mani giunte in segno di saluto al Buddha, e lo elogiò con il seguente inno: ”Puri sono i tuoi occhi, larghi e belli, come i petali di un loto blu. Puro è il tuo pensiero, avendo scoperto la suprema trascendenza di tutti gli stati di trance. Incommensurabile è l'oceano delle tue virtù, accumulo delle tue opere buone. Tu affermi la Via della pace. Oh, Grande Asceta, mi inchino a te! Signore, guida degli uomini, noi sosteniamo la rivelazione del tuo miracolo. I superbi e radiosi campi dei Sugata appaiono davanti a noi, E i tuoi ampi insegnamenti spirituali, che conducono all'immortalità Si fanno sentire attraverso tutta l'intera portata dello spazio. Re del Dharma, tu governi con il Dharma il tuo supremo Reame del Dharma, E quindi elargisci i tesori del Dharma a tutti gli esseri viventi. Esperto nella profonda analisi delle cose, tu insegni il loro significato ultimo. Signore Sovrano del Dharma, mi inchino a te. Tutte queste cose nascono in modo dipendente, da cause, Eppure, esse non sono né esistenti né non esistenti. Al loro interno, non vi è ‘Io’, né sperimentatore, né agente, Tuttavia, nessuna azione, buona o cattiva, perde i suoi effetti. Così è il tuo insegnamento. O Sakyamuni, conquistando il potente ospite di Mara, Hai trovato la pace, l'immortalità e la felicità della Suprema Illuminazione, Che non è realizzata da nessuna persona tra gli eterodossi, Anche se essa arresta le sue sensazioni, il pensiero e i processi mentali. O Meraviglioso Re del Dharma, Hai girato la ruota del Dharma davanti a uomini e dèi, La sua purezza della natura, e la sua estrema pace; E in questo modo, i Tre Gioielli sono stati rivelati. Coloro che sono ben disciplinati dal tuo prezioso Dharma Sono liberi di vane fantasie e sempre profondamente pacificati. Dottore Supremo, tu hai messo fine alla nascita, decadenza, malattia e morte. Incommensurabile Oceano di virtù, mi inchino a te! Come il Monte Sumeru, tu sei insensibile ad onore o disprezzo. Tu ami ugualmente gli esseri morali e gli esseri immorali. Ben stabile in equanimità, la tua mente è come il cielo. Chi non vorrebbe onorare un tale essere, come ‘prezioso gioiello’? Grande Saggio, in tutte queste moltitudini qui riunite, Che guardano il tuo volto con un cuore sincero nella fede, Ciascun essere vi vede il Vincitore, davanti a se stesso. Questa stessa è una speciale qualità del Buddha. Anche se il Signore parla con una sola ed unica voce, I presenti percepiscono quella stessa voce in modo diverso, Ed ognuno comprende nella propria lingua secondo le proprie esigenze. Questa stessa è una speciale qualità del Buddha. Dal fatto che il Signore parli con una sola ed unica voce, Alcuni semplicemente sviluppano un istinto per il Dharma, altri ottengono la realizzazione, Altri ancora trovano la pacificazione di tutti i loro dubbi. Questa stessa è una speciale qualità del Buddha. Mi inchino a Te che comandi la forza della Leadership e i dieci Poteri! Mi inchino a Te che sei coraggioso, e che non conosci la paura! Mi inchino a Te, il Signore di tutti gli esseri viventi, Il quale manifesta pienamente le qualità speciali! Mi inchino a Te che hai tagliato tutte le catene della schiavitù! Mi inchino a Te che, pur essendo andato aldilà, stai ancora qui sulla terra! Mi inchino a Te che salvi tutti gli esseri che soffrono! Mi inchino a Te che non rimani nelle migrazioni! Tu ti associ agli esseri viventi accompagnandoli nelle loro migrazioni. Ma la tua mente è libera da tutte le migrazioni. Proprio come il loto, nato dal fango, non è da esso macchiato, Così il Loto del Buddha preserva la realizzazione della vacuità. Tu hai annullato tutti i segni, ovunque, in tutte le cose. Tu non sei soggetto ad alcun desiderio di alcun tipo. Il miracoloso potere del Buddha è inconcepibile. Mi inchino a te, che non stai da alcuna parte, come lo spazio infinito!”. Dopodiché, il giovane Licchavi Ratnakara, avendo venerato il Buddha con questi versi, ancora così gli si rivolse: "Signore, questi cinquecento giovani Licchavi sono realmente sulla Via della impareggiabile e perfetta Illuminazione, ed hanno chiesto quale e cosa è la purificazione dei bodhisattva 'del campo-di-Buddha’. Per favore, Signore, spiega loro la purificazione dei bodhisattva 'del campo-di-Buddha’"! A questa richiesta, il Buddha diede la sua approvazione al giovane Licchavi Ratnakara: "Bene, bene, giovanotto! La tua domanda al Tathagata circa la purificazione del campo-di-Buddha è davvero buona. Pertanto, giovani, ascoltate bene e ricordate.! Io vi spiegherò la purificazione del campo-di-Buddha dei bodhisattva". "Molto bene, Signore», rispose Ratnakara e i cinquecento giovani Licchavi, ed essi si misero in ascolto. Il Buddha disse, "Nobili figli, un campo-di-Buddha dei bodhisattva è un campo di esseri viventi. Perché? Un bodhisattva abbraccia un campo-di-Buddha nella stessa misura in cui provoca lo sviluppo degli esseri viventi. Egli abbraccia un campo-di-buddha nella stessa misura in cui gli esseri viventi ne vengono disciplinati. Egli abbraccia un campo-di-Buddha nella stessa misura in cui, tramite l'ingresso in un campo-di-Buddha, gli esseri viventi sono introdotti alla conoscenza-di-buddha (gnosi). Egli abbraccia un campo-di-Buddha nella stessa misura in cui, tramite l'ingresso in quel campo-di-Buddha, gli esseri viventi aumentano le loro sante facoltà spirituali. Perché? Nobile figlio, un campo-di-buddha dei bodhisattva scaturisce dalla finalità degli esseri viventi. "Per esempio, Ratnakara, qualora si volesse costruire nello spazio vuoto, si potrebbe provarci, pur a dispetto del fatto che non è possibile costruire o adornare nulla nello spazio vuoto. Allo stesso modo, se un bodhisattva, che sa bene che tutte le cose sono come spazio vuoto, desiderasse costruire un campo-di-buddha, allo scopo di emancipare gli esseri viventi, potrebbe farlo, nonostante il fatto che non è possibile costruire o adornare un campo-di-buddha nello spazio vuoto. "Tuttavia, Ratnakara, un campo-di-buddha del bodhisattva è un campo di pensiero positivo. Quando lui raggiunge l'Illuminazione, esseri viventi liberi da ipocrisia e illusione rinasceranno nel suo campo-di-Buddha. "Nobile figlio, un campo-di-buddha del bodhisattva è un campo di risoluzione elevata. Quando egli raggiunge l'Illuminazione, gli esseri viventi che hanno raccolto i due meriti e hanno piantato le radici della virtù rinasceranno nel suo campo-di-Buddha. "Il campo-di-Buddha di un bodhisattva è un campo di applicazione virtuosa. Quando lui raggiunge l'Illuminazione, gli esseri viventi che vivono con tutti i principi virtuosi rinasceranno nel suo campo-di-Buddha. "Il campo-di-Buddha di un bodhisattva è la magnificenza della concezione dello spirito della sua Illuminazione. Quando lui raggiunge l'Illuminazione, gli esseri viventi che effettivamente stanno partecipando al Mahayana rinasceranno nel suo campo-di-Buddha. "Il campo-di-Buddha di un bodhisattva è un campo di grande generosità. Quando lui raggiunge l'Illuminazione, gli esseri viventi che danno via tutti i loro possedimenti rinasceranno nel suo campo-di-Buddha. "Il campo-di-Buddha di un bodhisattva è un campo di tolleranza Quando lui raggiunge l'Illuminazione, gli esseri viventi che hanno trasceso la tolleranza, la disciplina, e la trance suprema – quindi che sono con i trentadue segni di buon auspicio - rinasceranno nel suo campo-di-buddha. "Il campo-di-Buddha di un bodhisattva è un campo di profonda meditazione. Quando lui raggiunge l'Illuminazione, gli esseri viventi che si trovano in equilibrio attraverso la consapevolezza e la corretta attenzione rinasceranno nel suo campo-di-Buddha. "Il campo-di-Buddha di un bodhisattva è un campo di saggezza. Quando lui raggiunge l'Illuminazione, gli esseri viventi che sono destinati alla comprensione dell’Assoluto rinasceranno nel suo campo-di-Buddha. "Il campo-di-Buddha di un bodhisattva è costituito dai Quattro Incommensurabili. Quando lui raggiunge l'Illuminazione, gli esseri viventi che vivono con amore, compassione, gioia, ed imparzialità rinasceranno nel suo campo-di-Buddha. "Il campo-di-Buddha di un bodhisattva è costituito dai quattro mezzi di unificazione. Quando lui raggiunge l'Illuminazione, gli esseri viventi che trattengono in sé tutte le liberazioni rinasceranno nel suo campo-di-Buddha. "Il campo-di-Buddha di un bodhisattva è composto di abilità nella tecnica liberatoria. Quando lui raggiunge l'Illuminazione, gli esseri viventi ben qualificati in tutte le tecniche e le attività liberatorie rinasceranno nel suo campo-di-Buddha. "Il campo-di-Buddha di un bodhisattva possiede trentasette forme di aiuti per l'Illuminazione. Gli esseri viventi che dedicano i loro sforzi alle quattro basi della consapevolezza, i quattro retti sforzi, le quattro basi del potere magico, le cinque facoltà spirituali, i cinque punti di forza, i sette fattori di Illuminazione, e gli otto rami del sacro sentiero rinasceranno nel suo campo-di-Buddha. "Il campo-di-Buddha di un bodhisattva è la sua mente di totale dedizione. Quando lui raggiunge l'Illuminazione, gli ornamenti di tutte le virtù appariranno nel suo campo-di-Buddha. "Il campo-di-Buddha di un bodhisattva è la dottrina che sradica le otto avversità. Quando lui raggiunge l'Illuminazione, le tre cattive migrazioni cesseranno, e non ci saranno più le otto avversità nel suo campo-di-Buddha. "Il campo-di-Buddha di un bodhisattva consiste della sua personale osservanza dei precetti di base e della sua moderazione nell’incolpare gli altri per le loro trasgressioni. Quando lui raggiunge l'Illuminazione, anche la parola 'crimine' non sarà mai indicata nel suo campo-di-Buddha. "Il campo-di-Buddha di un bodhisattva è la purezza del cammino delle dieci virtù. Quando lui raggiunge l'Illuminazione, gli esseri viventi che sono sicuri di avere una lunga vita, buon benessere, una condotta casta, rafforzati dal parlare sincero e pacato, che non provocano divisioni e intrighi, che sono abili nel conciliare le fazioni, illuminanti nelle conversazioni, senza invidia, senza malizia, e dotati di una visione perfetta, rinasceranno nel suo campo-di-Buddha. "Così, nobile figlio, proprio come è la produzione dello spirito di Illuminazione del bodhisattva, così è il suo pensiero positivo. E come è il suo pensiero positivo, così è la sua applicazione virtuosa. "La sua applicazione virtuosa è uguale alla sua risoluzione elevata, la sua risoluzione elevata è uguale alla sua determinazione, la sua determinazione è uguale alla sua pratica, la sua pratica è uguale alla sua totale dedizione, la sua totale dedizione è uguale alla sua tecnica di liberazione, la sua tecnica liberativa è uguale alla sua capacità di sviluppo degli esseri viventi, e la sua capacità di sviluppo degli esseri viventi è uguale alla purezza del suo campo-di-Buddha. "La purezza del suo campo-di-Buddha riflette la purezza degli esseri viventi; la purezza degli esseri viventi riflette la purezza della sua conoscenza; la purezza della sua conoscenza riflette la purezza della sua dottrina; la purezza della sua dottrina riflette la purezza della sua pratica trascendentale, e la purezza della sua pratica trascendentale riflette la purezza della sua mente". Dopodiché, magicamente influenzato dal Buddha, il venerabile Sariputra ebbe questo pensiero: "Se il campo-di-Buddha è puro solo nella misura in cui la mente del bodhisattva è pura, allora, quando il Buddha Shakyamuni era impegnato nella carriera del bodhisattva, la sua mente doveva essere stata impura. Altrimenti, come poteva questo campo-di-buddha apparire di essere così impuro?" Il Buddha, conoscendo telepaticamente il pensiero del venerabile Sariputra, gli disse: "Cosa ne pensi, Sariputra? È perché il sole e la luna sono impuri che coloro ciechi dalla nascita non li vedono?" Sariputra rispose, "No, Signore. Non è così. La colpa è di coloro che sono ciechi dalla nascita, e non del sole e della luna". Il Buddha dichiarò, "Allo stesso modo, Sariputra, il fatto che alcuni esseri viventi non contemplano la splendida esposizione delle virtù del campo-di-Buddha del Tathagata è dovuto alla loro ignoranza. Non è colpa del Tathagata. Sariputra, il campo-di-Buddha del Tathagata è puro, ma tu non lo vedi". Allora, il Brahma Sikhin disse al venerabile Sariputra, "Reverendo Sariputra, non dire che il campo-di-Buddha del Tathagata è impuro. Reverendo Sariputra, il campo-di-Buddha del Tathagata è puro. Io vedo la splendida distesa del campo-di-Buddha del Signore Sakyamuni come simile allo splendore, per esempio, delle dimore delle divinità più elevate". Allora il venerabile Sariputra disse al Brahma Sikhin, "Quanto a me, o Brahma, vedo questa grande terra, con i suoi alti e bassi, le sue spine, i suoi precipizi, le sue vette ed i suoi abissi, come se fosse completamente riempita di lordura". Brahma Sikhin rispose: "Reverendo Sariputra, il fatto che tu vedi così un campo-di-buddha come se fosse così impuro, è un sicuro segno che gli alti e bassi che tu vedi sono nella tua mente e che il tuo pensiero positivo riguardo alla buddha-gnosi (conoscenza-Buddha) non è neanch’esso puro. Coloro le cui menti, Reverendo Sariputra, sono imparziali verso tutti gli esseri viventi ed i cui pensieri positivi verso la buddha-gnosi sono puri vedono questo campo-di-buddha come perfettamente puro". Dopodiché, il Signore toccò il suolo di questo universo di miliardi di mondi-galattici con il suo alluce, e all'improvviso esso si trasformò in una enorme massa di preziosi gioielli, una serie magnifica di molte centinaia di migliaia di grappoli di pietre preziose, finché esso non arrivò a somigliare all’universo del Tathagata Ratnavyuha, chiamato Anantagunaratnavyuha. Tutti nell’intera assemblea furono pieni di meraviglia, ognuno percependo se stesso seduto su un trono ingioiellato di preziosi loti. Allora il Buddha disse al venerabile Sariputra, "Sariputra, vedi questo splendore delle virtù del campo-di-Buddha?" Sariputra rispose, "Lo vedo, Signore! Qui davanti a me vi è una dimostrazione di splendore, come io non ho mai visto né sentito!" Il Buddha disse, "Sariputra, questo campo-di-Buddha è sempre puro così, però il Tathagata lo fa sembrare come se fosse rovinato da molti difetti, al fine di portare alla maturità gli esseri viventi di tipo inferiore. Ad esempio, Sariputra, tutti gli dèi del cielo Trayastrimsa prendono il loro cibo da un unico prezioso vaso, però il nettare che nutre ognuno è diverso a seconda della diversità dei meriti che ciascuno ha accumulato. Allo stesso modo, Sariputra, gli esseri viventi nati nello stesso campo-di-Buddha vedono lo splendore delle virtù dei campi-di-Buddha del Buddha a seconda dei loro gradi di purezza". Quando esplose questo splendore della bellezza delle virtù del campo-di-Buddha, ottantaquattromila esseri concepirono la mente dell'insuperabile e perfetta Illuminazione, e i cinquecento giovani Licchavi che avevano accompagnato il giovane Licchavi Ratnakara raggiunsero tutti la conformativa tolleranza dell’Assoluto senza-nascita (anupatthikadharmakshanti). Allora, il Signore ritirò il suo potere miracoloso e subito il campo-di-buddha fu riportato al suo aspetto abituale. Quindi, uomini e dèi che stavano praticando il veicolo del discepolato pensarono: "Ahimè! Tutte le cose costruite sono impermanenti!". In tal modo, trentaduemila esseri viventi purificarono il loro immacolato Occhio del Dharma, senza distorsioni nei confronti di tutte le cose. Gli ottomila bhikshu furono liberati dalle loro contaminazioni mentali, raggiungendo lo stato di non-attaccamento. E gli ottantaquattromila esseri viventi che erano devoti alla grandezza del campo-di-Buddha, avendo capito che tutte le cose per natura non sono che creazioni magiche, tutti concepirono nella propria mente la mente dell’insuperabile, totale e perfetta Illuminazione.
2. L’Inconcepibile Abilità nella Tecnica della Liberazione A quel tempo, nella grande città di Vaisali viveva un certo Licchavi, di nome Vimalakirti. Egli, avendo servito gli antichi Buddha, aveva generato le radici della virtù, onorandoli e facendo loro offerte. E così aveva raggiunto la tolleranza (anupatthikadharmakshanti) e l'eloquenza. Egli agiva sempre con grande super-conoscenza, ed aveva conseguito il potere degli incantesimi e dell’assenza di paura. Egli aveva sconfitto tutti i demoni e gli avversari. Ed aveva penetrato il senso profondo del Dharma. Si era liberato attraverso la trascendenza della saggezza (mahaprajna). Avendo integrato la sua realizzazione con l'abilità nella tecnica della liberazione, egli era esperto nel conoscere i pensieri e le azioni degli esseri viventi. Conoscendo la forza o la debolezza delle loro facoltà, ed essendo dotato di eloquenza senza pari, egli insegnava adeguatamente il Dharma a tutte le persone. Ed essendosi applicato energicamente al Mahayana, lo aveva compreso e svolgeva i suoi compiti con grande finezza. Viveva con il portamento di un Buddha, e la sua superiore intelligenza era vasta come un oceano. Era lodato, onorato e venerato da tutti i Buddha e rispettato da Indra, Brahma, e da tutti i Lokapala. Al fine di emancipare gli esseri viventi con la sua abilità nella tecnica della liberazione, egli viveva nella grande città di Vaisali. Egli aveva anche una inesauribile agiatezza, che gli serviva per aiutare e sostenere i poveri e gli indifesi. Egli osservava una morale pura, tale da tutelare anche gli immorali. Inoltre, manteneva una tale capacità di tolleranza e auto-controllo da riuscire a pacificare gli esseri che erano arrabbiati, crudeli, violenti e brutali. Era infiammato di energia, così da ispirare e stimolare le persone pigre. Egli sapeva mantenere la concentrazione, la consapevolezza e la meditazione, al fine di sostenere le persone mentalmente disturbate. Aveva raggiunto la saggezza decisiva per poter sostenere gli stolti. Indossava i vestiti bianchi del laico, ma viveva in maniera impeccabile, come un devoto religioso. Egli viveva in casa, ma se ne stava appartato, lontano dal regno del desiderio, il regno della pura materia, e dalla sfera immateriale. Aveva un figlio, una moglie, e alcune ancelle, ma manteneva sempre la continenza. Appariva come circondato da servi, ma in realtà viveva in solitudine. Sembrava essere adornato con ornamenti, ma era sempre dotato di segni e marchi di buon auspicio. Sembrava che fosse dedito al mangiare e bere, ma prendeva sempre nutrimento dal sapore della meditazione. Egli faceva anche delle apparizioni sui campi sportivi e nelle sale da gioco, ma il suo scopo era sempre quello di far maturare quelle persone che erano attratte dai giochi d'azzardo. Faceva visita agli insegnanti eterodossi di moda, ma manteneva sempre una indefessa fedeltà al Buddha. Aveva la conoscenza delle scienze mondane e trascendenti e delle pratiche esoteriche, ma provava sempre il piacere nelle delizie del Dharma. Si mescolava in tutte le folle, tuttavia era rispettato come il migliore di tutti. Volendo andar d’accordo con tutte le persone, si associava con gli anziani, con quelli di mezza età, e con i giovani, ma parlava sempre in armonia con il Dharma. Era impegnato in ogni sorta di imprese, ma non aveva interessi a scopo di lucro o per profitto. Per addestrare gli esseri viventi, si metteva presso gli incroci e agli angoli delle strade, e per proteggerli prendeva parte agli affari del governo. Per allontanare la gente dall’Hinayana e farla impegnare nel Mahayana, appariva tra gli ascoltatori e gli insegnanti di Dharma. Per far sviluppare i bambini, visitava tutte le scuole. Per mostrare i malanni derivanti dal desiderio, entrava anche lui nelle taverne e nei bordelli. Per portare gli alcolizzati verso la corretta consapevolezza, frequentava tutti i locali e cabaret. Era onorato come uomo d'affari tra gli imprenditori, perché dimostrava la priorità del Dharma. Era onorato come proprietario tra i padroni di casa perché sapeva rinunciare all’irruenza della proprietà. Era onorato come guerriero tra i guerrieri, perché aveva coltivato la resistenza, determinazione e forza d'animo. Era onorato come aristocratico fra gli aristocratici perché aveva soppresso l'orgoglio, la vanità e l’arroganza. Era onorato come funzionario, tra i funzionari, perché sapeva regolamentare le funzioni di governo in accordo con il Dharma. Era onorato come il principe dei principi, perché aveva trasformato il loro attaccamento ai piaceri reali e al potere sovrano. Era onorato perfino nell'harem reale perché come un eunuco sapeva insegnare alle donne giovani, in accordo con il Dharma. Egli era compatibile con la gente comune perché apprezzava l'eccellenza dei meriti ordinari. Egli era onorato come Indra tra gli dèi Indra perché mostrava loro la temporalità della loro signoria. Egli era onorato come Brahma tra i Brahma perché mostrava loro l'eccellenza speciale della gnosi. Egli era onorato come Lokapala tra i Lokapala perché aveva favorito lo sviluppo di tutti gli esseri viventi. Così viveva il Licchavi Vimalakirti nella grande città di Vaisali, dotato di un’ infinita conoscenza di abili mezzi nelle tecniche di liberazione. A quel tempo, grazie a questa grande abilità nella tecnica della liberazione, Vimalakirti si manifestò come malato. Allora, per informarsi della sua salute, il re, i funzionari, i signori, gli aristocratici, i padroni di casa, gli operatori economici, i giovani, i contadini, tutto il popolo e migliaia di altri esseri viventi uscirono dalla grande città di Vaisali e andarono a far visita all'invalido. Quando tutti costoro furono arrivati, Vimalakirti insegnò loro il Dharma, cominciando il suo discorso dalla realtà dei quattro elementi principali: "Amici, questo corpo è così impermanente, fragile, debole e non-meritevole di fiducia. È anche così inconsistente, deperibile, di breve durata, doloroso, pieno di malattie, e soggetto a cambiamenti. Quindi, amici miei, siccome questo corpo è solo un veicolo di molte malattie, gli uomini saggi non fanno affidamento su di esso. Questo corpo è come una palla di gommapiuma, che non è capace di sopportare alcuna pressione. E' come una bolla d'acqua, non può resistere a lungo. E' come una sorta di miraggio, nato dall’appetito delle passioni. E' come il tronco dell'albero piantaggine, che non ha una vera base. Ahimè! Questo corpo è come una macchina, un insieme di ossa e tendini. E' come un’ illusione magica, costituito da false immaginazioni. E' come un sogno, una visione irreale. E' come un riflesso, essendo l'immagine karmica di azioni precedenti. E' come un’ eco, essendo dipendente da cause e condizioni. E' come una nuvola, essendo caratterizzato da turbolenze e dalla dissoluzione. E' come un lampo del fulmine, essendo instabile, e ogni momento pronto a decomporsi. Amici, il corpo è senza proprietario, essendo il prodotto di una varietà di condizionamenti. "Questo corpo è inerte, come la terra; senza un sé, come l'acqua, senza vera vita, come il fuoco; impersonale, come il vento, e non-sostanziale, come lo spazio. Questo corpo è irreale, essendo una collocazione dei quattro principali elementi. E’ vuoto, non esistendo come un sé o come posseduto da un sé. E' inanimato, essendo come l'erba, gli alberi, i muri, le zolle di terra, e le allucinazioni. E' senza sensi propri, essendo guidato come un mulino a vento. E' sporco, essendo un agglomerato di pus ed escrementi. E' falso, essendo destinato ad essere finito e distrutto, malgrado lo si curi, lo si unga e lo si massaggi. E' afflitto dalle quattrocentoquattro malattie. E' come un antico pozzo, costantemente sopraffatto dalla vecchiaia. La sua durata non è mai certa – certa solo è la sua fine con la morte. Questo corpo è una combinazione di aggregati, elementi, e mezzi sensoriali, che sono paragonabili rispettivamente ad assassini, serpenti velenosi, e una città vuota. Pertanto, voi dovreste essere schifati da questo corpo... Dovreste disperare di esso, e invece dovreste suscitare tutta la vostra ammirazione per il corpo del Tathagata. "Amici, il corpo di un Tathagata è il corpo di Dharma, nato dalla gnosi. Il corpo di un Tathagata è nato dall’accumulazione di merito e saggezza. E’ nato dalla moralità, dalla meditazione, dalla saggezza, dalla liberazione, dalla conoscenza e dalla visione della liberazione. E' nato dall’amore, dalla compassione, dalla gioia, e dall’imparziale equanimità. E' nato dalla carità, dalla disciplina e dall’autocontrollo. E' nato dal sentiero delle dieci virtù. E' nato dalla pazienza e dalla gentilezza. E’ nato dalle radici della virtù piantate dagli indomiti sforzi. E’ nato dalla concentrazione, dalla libertà, dalle meditazioni e dagli assorbimenti. E' nato dall’apprendimento, dalla saggezza e dalla tecnica della liberazione. E’ nato dai trentasette tipi di aiuto all'Illuminazione. E' nato dalla quiescenza della mente e dall’analisi trascendentale. E' nato dai dieci poteri, dai quattro stati senza-paura, e dalle diciotto qualità speciali. E' nato da tutte le forme di trascendenza. E’ nato dalle scienze e dalla super-coscienza. È nato dall'abbandono di tutte le cattive qualità, e dalla raccolta di tutte le buone qualità. E' nato dalla verità. E’ nato dalla realtà. E' nato dalla cosciente consapevolezza. "Amici, il corpo di un Tathagata è nato dalle innumerevoli opere di bene. Verso un tale corpo bisogna rivolgere le vostre aspirazioni e, al fine di eliminare le malattie delle passioni di tutti gli esseri viventi, tutti voi dovreste concepire la mente dell’insuperabile e perfetta Illuminazione (bodhicitta)". 3. Riluttanza dei Discepoli a far visita a Vimalakirti Quindi, il Licchavi Vimalakirti pensò tra sé: "Sono malato, sdraiato sul mio letto di dolore, eppure il Tathagata, il santo, il Buddha perfettamente compiuto, non mi considera, non ha pietà di me, e non manda nessuno a chiedere della mia malattia". Il Signore seppe di questo pensiero nella mente di Vimalakirti e così disse al venerabile Sariputra, "Sariputra, vai a chiedere della malattia del Licchavi Vimalakirti". Essendo stato così interpellato, il venerabile Sariputra rispose al Buddha, "Signore, io sono davvero riluttante di andare a chiedere al Licchavi Vimalakirti sulla sua malattia. E sai perché? Ricordo che un giorno, quando ero seduto ai piedi di un albero nella foresta, assorto nella contemplazione, il Licchavi Vimalakirti venne ai piedi di quell'albero e mi disse, 'Reverendo Sariputra, non è questo il modo di assorbirti nella contemplazione. Tu dovresti assorbirti in contemplazione in un modo che né il corpo né la mente appaiano nel triplice mondo. Tu dovresti assorbirti in contemplazione in un modo tale da poter manifestare tutti i tuoi comportamenti ordinari senza rinunciare alla cessazione. Tu dovresti assorbirti in contemplazione in un modo tale da poter manifestare la tua natura di persona comune, senza però abbandonare la natura spirituale che hai coltivato. Tu dovresti assorbirti in contemplazio-ne in un modo tale così che la mente non sia immobile all'interno né si sposti verso le forme esterne. Tu dovresti assorbirti in contemplazione in un modo tale che i trentasette aiuti per l'Illuminazione siano evidenti, senza deviazioni verso qualsiasi tipo di convincimenti. Tu dovresti assorbirti in con-templazione in un modo tale da essere rilassato nella liberazione senza abbandonare le passioni che sono la costituzione del mondo. Reverendo Sariputra, quelli che si assorbono in contemplazione in un tale modo sono dichiarati dal Signore come veramente assorbiti nella contemplazione'.” "Signore, quando ho sentito questo insegnamento, non ho potuto rispondere e sono rimasto in silenzio. Perciò, io sono riluttante di andare a chiedere a quel buon uomo sulla sua malattia". Allora, il Buddha disse al venerabile Mahamaudgalyayana, "Nobile Maudgalyayana, vai dal Licchavi Vimalakirti a chiedere sulla sua malattia." Maudgalyayana rispose: "Signore, anch'io sono davvero riluttante di andare dal Licchavi Vimalakirti a chiedere sulla sua malattia. Perché? Ricordo che un giorno, mentre stavo insegnando il Dharma ad alcuni proprietari di casa in una piazza nella grande città di Vaisali, il Licchavi Vimalakirti si avvicinò e mi disse, 'Reverendo Maudgalyayana, questo non è il modo di insegnare il Dharma per i padroni di casa nei loro vestiti bianchi. Il Dharma deve essere insegnato in accordo con la realtà. Reverendo Maudgalyayana, il Dharma è senza esseri viventi, perché è libero dalla polvere degli esseri viventi. E' senza un "né, perché è libero dalla polvere del desiderio. E’ privo di vita, perché è libero da nascita e morte. È senza personalità, perché si dispensa con origini passate e destini futuri. "'Il Dharma è pace e pacificazione, perché è libero dal desideri. Non diventa un oggetto, perché è libero da parole e lettere. È inesprimibile, e trascende ogni movimento della mente. "'Il Dharma è onnipresente, perché è come lo spazio infinito. E' senza colore, segno, o forma, perché è libero di tutti i processi. E' senza il concetto di "mio", perché è libero dalla abituale nozione di possesso. E' senza ideazione, perché è libero da mente, pensiero, o coscienza. E' incomparabile, perché non ha antitesi. E' senza presunzione di condizionalità, in quanto non è conforme alle cause. "Esso permea in modo uniforme tutte le cose, perché tutte sono incluse nel reame dell’Ultimo. È conforme alla realtà, mediante il processo di non conformità. Esso attiene al limite della realtà, perché è assolutamente senza fluttuazione. E' immobile, in quanto è indipendente dai sei oggetti di senso. E' senza andare e venire, perché non sta mai fermo. E' composto di vacuità, si nota perché non ha segni, ed è libero da presunzione e ripudio, a causa del suo essere senza-desiderio. E' senza stabilizzazione e rifiuto, senza nascita o distruzione. Esso è senza alcuna coscienza fondamentale, e trascende la gamma di occhio, orecchio, naso, lingua, corpo e pensiero. E' senza altezza e bassezza. Esso permane senza movimento o attività. "'Reverendo Mahamaudgalyayana, come potrebbe esserci un insegnamento in riferimento a un tale Dharma? Reverendo Mahamaudgalyayana, anche l'espressione "insegnare il Dharma" è presuntuoso, e quelli che lo ascoltano ascoltano la presunzione. Reverendo Maudgalyayana, dove non ci sono parole presuntuose, non vi è nessun insegnante del Dharma, nessuno che lo ascolti, e nessuno che lo capisca. E' come se una persona illusoria stesse insegnando il Dharma a persone illusorie. "'Perciò, tu dovresti insegnare il Dharma mantenendo la tua mente su questo. Dovresti essere abile per quanto riguarda le facoltà spirituali degli esseri viventi. Tramite la corretta visione dell'occhio della saggezza, manifestando la grande compassione, riconoscendo la benevola attività del Buddha, purificando le tue intenzioni, comprendendo le definitive espressioni del Dharma, dovresti insegnare il Dharma in modo che la continuità dei Tre Gioielli non possa mai essere interrotta'. "Signore, quando Vimalakirti ebbe così parlato, ottocento padri-di-famiglia in mezzo alla folla concepirono la mente della perfetta Illuminazione, ed io stesso rimasi senza parole. Perciò, Signore, io sono davvero riluttante di andare da questo buon uomo a chiedere sulla sua malattia". Allora, il Buddha disse al venerabile Mahakasyapa, "Mahakasyapa, vai tu dal Licchavi Vimalakirti a chiedere sulla sua malattia." "Signore, io sono davvero riluttante di andare dal Licchavi Vimalakirti a chiedere sulla sua malattia. Perché? Ricordo un giorno, quando ero su una strada di povera gente per mendicare il mio cibo, mi si avvicinò il Licchavi Vimalakirti che mi disse: 'Reverendo Mahakasyapa, evitare le case dei ricchi, e favorire le case dei poveri - questo è essere parziali nella benevolenza. Reverendo Mahakasyapa, tu dovresti riflettere sul fatto dell'uguaglianza delle cose, e dovresti cercare l'elemosina tenendo sempre in considerazione tutti gli esseri viventi. Dovresti chiedere il tuo cibo nella consapevolezza della non esistenza ultima del cibo. Dovresti chiedere l’elemosina allo scopo di eliminare il materialismo degli altri. Quando entri in una città, tu dovresti tener conto della sua effettiva vacuità, e tuttavia dovresti procedere attraverso di essa al fine di far emancipare gli uomini e le donne. Dovresti entrare nelle case come se entrassi nella famiglia del Buddha. Dovresti accettare l'elemosina, non prendendo nulla. Dovresti vedere la forma come un uomo che è cieco dalla nascita, ascoltare i suoni come se fossero echi, odorare i profumi come se fossero arie, sperimentare i gusti senza alcuna discriminazione, toccare le cose tangibili nella consapevolezza della mancanza ultima del contatto nella gnosi, e conoscere le cose con la coscienza di una creazione illusoria. Ciò che è senza sostanza intrinseca e senza sostanza impartita non brucia. E ciò che non brucia non si estinguerà. "Anziano Mahakasyapa, se tu, equilibrato nelle otto liberazioni senza trascendere le otto perversioni, potrai inserire l'equanimità della realtà per mezzo dell’equanimità della perversione, e se potrai fare un dono a tutti gli esseri viventi e un'offerta a tutti i santi e Buddha anche solo per una minima dose di elemosina, allora potrai mangiare il cibo. Così, quando tu mangi, dopo aver fatta l'offerta, dovresti non essere influenzato né dalle passioni né dall’assenza di passioni, e non essere coinvolto nella con-centrazione né libero dalla concentrazione, né dal vivere nel mondo né dimorare nella liberazione. Inoltre, coloro che faranno questa elemosina, Reverendo, non avranno né grande merito né piccolo merito, né guadagno né perdita. Essi dovrebbero seguire la Via dei Buddha, non la via dei discepoli. Solo in questo modo, Anziano Mahakasyapa, la pratica di mangiare dall’elemosina è significativa'. "Signore, quando ho sentito questo insegnamento, rimasi stupito e pensai: 'Riverenza a tutti i bodhisattva! Se un bodhisattva laico può essere dotato di tanta eloquenza, chi è che non arriverebbe a concepire la mente della perfetta e eccellente Illuminazione? Da quel momento in poi, non ho più consigliato i veicoli dei discepoli e dei saggi solitari, ma ho raccomandato solo il Mahayana. E così, Signore, io sono riluttante di andare da questo buon uomo a chiedere sulla sua malattia". Allora, il Buddha disse al venerabile Subhuti: "Subhuti, vai tu dal Licchavi Vimalakirti a chiedere sulla sua malattia." Subhuti rispose: "Signore, anch'io sono davvero riluttante di andare da questo buon uomo a chiedere sulla sua malattia. Perché? Mio Signore, io ricordo un giorno, quando andai a elemosinare il cibo nella casa del Licchavi Vimalakirti nella grande città di Vaisali, egli prese la mia ciotola e la riempì con del cibo eccellente e mi disse: 'Reverendo Subhuti, prendi pure questo cibo se comprendi l'uguaglianza di tutte le cose, tramite l’uguaglianza degli oggetti materiali, e se capisci l'uguaglianza di tutti gli attributi del Buddha, tramite l’uguaglianza di tutte le cose. Prendi questo cibo se, senza abbandonare il desiderio, l'odio e la follia, tu riesci ad evitare l'associazione con essi; se puoi seguire il sentiero dell’unica Via, senza mai farti turbare dalla visione egoistica; se puoi produrre le conoscenze e le liberazioni senza farti conquistare dall'ignoranza e dalla brama per l’esistenza; se, nell'uguaglianza dei cinque peccati mortali, tu raggiungi l’equanimità della liberazione; se non sei né liberato né schiavo; se non vedi le Quattro Sante Verità, ma non sei uno che "non ha visto la Verità"; se tu non hai raggiunto alcun frutto, ma non sei uno che "non ha compreso", se sei una persona ordinaria, ma non hai le qualità di una persona comune; se non sei un santo, però non sei un empio, se pur essendo responsabile di tutte le cose, però sei libero da qualsiasi nozione che concerne qualunque cosa. "'Prendi pure questo cibo, Reverendo Subhuti se tu, senza vedere il Buddha, ascoltare il Dharma, o servire il Sangha, intraprendi la vita religiosa sotto i sei maestri eterodossi, cioè, Purana Kasyapa, Maskarin Gosaliputra, Samjayin Vairatiputra, Kakuda Katyayana, Ajita Kesakambala, e Nirgrantha Jnaniputra, e seguirai le vie che essi prescrivono. "'Prendi questo cibo, Reverendo Subhuti se tu, intrattenendo tutte le false visioni, non le troverai né negli estremi né nel mezzo, e se, schiavo delle otto avversità, non otterrai condizioni favorevoli, e se, assimilando le passioni, non raggiungerai la purificazione; se il distacco da tutti gli esseri viventi è il distacco da te stesso, Reverendo, se coloro che ti fanno offerte non sono allo stesso modo purificati; se coloro che ti offrono cibo, Reverendo, cadranno ancora nelle tre cattive migrazioni, se ti sei associato con tutti i Mara; se intrattieni tutte le passioni; se la natura delle passioni è la natura di un reverendo; se hai sentimenti ostili verso tutti gli esseri viventi; se disprezzi tutti i Buddha; se critichi tutti gli insegnamenti del Buddha; se non ti affidi al Sangha, e infine, se non entri mai nella libera-zione finale'. "Signore, quando ho sentito queste parole del Licchavi Vimalakirti, mi sono chiesto cosa avrei dovuto dire e cosa avrei dovuto fare, ma ero completamente al buio. Lasciando la ciotola, stavo per uscire di casa quando il Licchavi Vimalakirti mi disse ancora, 'Reverendo Subhuti, non avere paura di queste parole, e ritira pure la tua ciotola. Cosa pensi, reverendo Subhuti? Se fosse una incarnazione creata dal Tathagata che ti ha così parlato, avresti paura?' "Io risposi, 'No davvero, nobile signore!' Egli disse allora, 'Reverendo Subhuti, la natura di tutte le cose è come illusione, come una incarnazione magica. Quindi non si dovrebbe avere paura. Perché? Tutte le parole hanno anche questa natura, e quindi il saggio non è mai attaccato alle parole, né le teme. Perché? In ultima analisi, tutti i linguaggi non esistono, se non come Liberazione. La natura di tutte le cose è la Liberazione!' "Quando Vimalakirti ebbe parlato in questo modo, duecento dèi ottennero la pura visione dottrinale riguardo alla verità di tutte le cose, senza oscurità o contaminazione, e cinquecento dèi ottennero la conformativa tolleranza (anupatthikadharmakshanti). Quanto a me, io rimasi senza parole e incapace di rispondergli. Perciò, Signore, io sono riluttante di andare da questo buon uomo a chiedere sulla sua malattia. " Allora, il Buddha disse al venerabile Purnamaitrayaniputra, "Purna, vai dal Licchavi Vimalakirti a chiedere sulla sua malattia." Purna rispose: "Signore, anch'io sono davvero riluttante di andare da questo buon uomo a chiedere sulla sua malattia. Perché? Signore, io ricordo un giorno, quando nella foresta stavo insegnando il Dharma ad alcuni giovani monaci, venne lì il Licchavi Vimalakirti e mi disse, 'Reverendo Purna, prima di guardare alle menti di questi giovani bhikshu, cerca di concentrare la tua mente, e poi insegna loro il Dharma! Non mettere del cibo avariato in una ciotola ingioiellata! Prima di tutto, cerca di capire le inclinazioni di questi monaci, e non confondere zaffiri preziosi con perle di vetro!’ "'Reverendo Purna, senza esaminare le facoltà spirituali degli esseri viventi, non presumere sulla unilateralità della loro facoltà; non ferire quelli che sono senza ferite; non imporre uno sentiero duro a coloro che aspirano ad un percorso più facile; non cercare di versare il grande oceano nello stampo di uno zoccolo di bue; non cercare di mettere il Monte Sumeru in un granello di senape; non confondere lo splendore del sole con la luce di una lucciola; e non esporre a quelli che ammirano il ruggito di un leone solo l'urlo di uno sciacallo! "'Reverendo Purna, tutti questi monaci erano precedentemente impegnati nel Mahayana, ma hanno dimenticato la mente dell’Illuminazione. Quindi, non istruirli nel veicolo-dei-discepoli. Il veicolo-dei-discepoli non è valido in modo ultimo ed i tuoi discepoli sono come ciechi dalla nascita, riguardo al riconoscimento dei livelli delle facoltà spirituali degli esseri viventi'. "In quello stesso momento, il Licchavi Vimalakirti entrò in una tale concentrazione che a quei monaci accadde di poter ricordare le loro varie esistenze precedenti, in cui essi avevano prodotto le radici della virtù servendo cinquecento Buddha allo scopo della perfetta Illuminazione. Non appena la loro stessa mente dell’Illuminazione fu diventata a loro chiara, essi si prostrarono ai piedi di quel buon uomo e unirono insieme le palme in segno di riverenza. Egli insegnò loro il Dharma, e tutti arrivarono ad ottenere lo stadio di irreversibilità dalla mente di perfetta Illuminazione. Poi mi disse ancora, ‘Quei discepoli che non conoscono i pensieri o le inclinazioni degli altri non sono in grado di insegnare il Dharma a chiunque. Perché? Questi discepoli non sono esperti nel riconoscere la superiorità e la inferiorità delle facoltà spirituali degli esseri viventi, ed essi non sono sempre in uno stato così di concentrazione come il Tathagata, il Santo, il Buddha perfettamente compiuto'. "Perciò, Signore, io sono riluttante di andare da quel buon uomo a chiedere sulla sua salute". Il Buddha disse allora al venerabile Mahakatyayana, "Katyayana, vai tu dal Licchavi Vimalakirti a chiedere sulla sua malattia." Katyayana rispose: "Signore, anch'io sono davvero riluttante di andare da quel buon uomo a chiedere sulla sua malattia. Perché? Signore, io ricordo un giorno in cui, dopo che il Signore aveva dato qualche breve istruzione ai monaci, io stavo definendo le espressioni di quel discorso insegnando il significato di impermanenza, sofferenza, assenza-di-un-"né e pacificazione; Ora, il Licchavi Vimalakirti venne là e mi disse, 'Reverendo Mahakatyayana, non insegnare una realtà ultima dotata di attività, di produzione, e distruzione! Reverendo Mahakatyayana, nulla mai è stato distrutto, viene distrutto, o sarà mai distrutto. Tale è il vero significato di "impermanenza". Il significato della realizzazione della non-nascita, attraverso la realizzazione della vacuità dei cinque aggregati, è il vero significato di "sofferenza". La non-dualità del sé e del non-sé è il vero significato dell’”assenza-di-un-sé”. Ciò che non ha sostanza intrinseca e nessun altro tipo di sostanza non brucia, e ciò che non brucia non è mai estinto; questa assenza di estinzione è il vero significato di "pacificazione".' "Quando egli ebbe così parlato, le menti dei monaci furono liberate dalle loro contaminazioni ed essi entrarono in uno stato di non-attaccamento. Perciò, Signore, io sono riluttante di andare da quel buon uomo a chiedere sulla sua malattia. " Il Buddha disse allora al venerabile Aniruddha, "Aniruddha, vai dal Licchavi Vimalakirti a chiedere sulla sua malattia." "Mio Signore, io sono davvero riluttante di andare da quel buon uomo a chiedere sulla sua malattia. Perché? Mi ricordo, Signore, un giorno che stavo facendo una passeggiata, il grande Brahma di nome Subhavyuha e gli altri diecimila Brahma che lo accompagnavano illuminarono il luogo con il loro splendore e, dopo essersi inchinato davanti a me, mi si mise di fianco e mi chiese: 'Reverendo Aniruddha, tu sei stato proclamato dal Buddha come il primo tra quelli che possiede l'occhio divino. Fino a quale distanza si estende la visione divina del venerabile Aniruddha?' Io risposi: 'Amici, io vedo l'intero universo galattico di miliardi di mondi del Signore Sakyamuni altrettanto chiaramente come un uomo dalla visione ordinaria vede un seme di mirobalano sul palmo della sua mano'. Quando ebbi detto queste parole, il Licchavi Vimalakirti venne là e, dopo aver fatto un inchino, così mi disse, 'Reverendo Aniruddha, il tuo occhio divino è composto in natura? Oppure è non-composto in natura? Se è composto in natura, esso è simile alla super-coscienza dell’eterodosso. Se è non-composto in natura, allora non è costruito e, come tale, è incapace di vedere. Quindi, in che modo vedi, o Anziano?' "A questo dire, io rimasi senza parole, ed anche Brahma restò stupito di sentire questo insegnamento da quel buon uomo. Fatta la debita riverenza, disse: 'Allora, chi, nel mondo, possiede l'occhio divino?' "Vimalakirti rispose, 'Nel mondo, sono solo i Buddha ad avere l'occhio divino. Essi vedono tutti i campi-di-buddha, senza nemmeno lasciare il loro stato di concentrazione e senza essere colpiti dalla dualità.' "Avendo udito queste parole, i diecimila Brahma furono tutti ispirati con elevata determinazione e concepirono la mente della perfetta Illuminazione. Avendo reso rispettoso omaggio sia a me che a quel buon uomo, essi scomparvero. E poiché io ero rimasto senza parole, sono quindi riluttante di andare da quel buon uomo a chiedere sulla sua malattia". Il Buddha disse allora al venerabile Upali, "Upali, vai tu dal Licchavi Vimalakirti a chiedere sulla sua malattia." Upali rispose, "Signore, anch'io sono davvero riluttante di andare da quel buon uomo a chiedere sulla sua malattia. Perché? Signore, io ricordo che un giorno c'erano due monaci che avevano commesso qualche infrazione ed avevano un certo riserbo e vergogna di comparire davanti al Signore, così essi vennero da me e dissero, 'Reverendo Upali, entrambi noi abbiamo commesso un'infrazione, così ci vergognamo troppo a comparire davanti al Buddha. Venerabile Upali, gentilmente puoi rimuovere le nostre ansie così da assolvere noi da queste infrazioni.' "Signore, mentre stavo facendo a quei due monaci qualche rimbrotto religioso, il Licchavi Vimalakirti venne là e mi disse, 'Reverendo Upali, non aggravare ulteriormente i peccati di questi due monaci. Senza metterli in imbarazzo, allevia i loro rimorsi. Reverendo Upali, il peccato non si può apprendere all'interno, all’esterno, o tra i due. Perché? Il Buddha ha detto, "Gli esseri viventi sono afflitti dalle passioni del pensiero, ed essi sono purificati mediante la purificazione del pensiero". "'Reverendo Upali, la mente non è né all'interno né all'esterno, né può essere appresa tra i due. Il peccato è proprio come la mente, e tutte le cose sono proprio come il peccato. Essi non sfuggono a questa stessa realtà. "'Reverendo Upali, questa natura della mente, in virtù della quale la tua mente si è liberata - non è mai diventata afflitta?' "'Mai', ho risposto. "'Reverendo Upali, le menti di tutti gli esseri viventi hanno questa stessa natura. Reverendo Upali, le passioni consistono di concettualizzazioni. La non-esistenza ultima di queste concettualizzazioni e immaginarie fabbricazioni mentali – questa è la purezza che è la natura intrinseca della mente. Le comprensioni erronee sono passioni. L'assenza ultima di queste erronee comprensioni è la natura intrinseca della mente. La presunzione di sé è passione. L'assenza di sé è la natura intrinseca della mente. Reverendo Upali, tutte le cose sono senza produzione, distruzione, e durata, come le illusioni magiche, le nuvole e i fulmini; tutte le cose sono evanescenti, non rimanendo tali neanche per un istante, tutte le cose sono come i sogni, le allucinazioni e le visioni irreali; tutte le cose sono come il riflesso della luna nell’acqua e come un’immagine allo specchio; esse sono generate da costruzioni mentali. Coloro che sanno questo sono chiamati i veri sostenitori della disciplina, e quelli disciplinati in questo modo sono davvero ben disciplinati'." "Allora i due monaci dissero: 'Questo capofamiglia è molto ben dotato di saggezza. Il reverendo Upali, che fu proclamato dal Signore come il primo tra i sostenitori della disciplina, non è suo pari.' "Quindi, io dissi ai due monaci, 'Non intrattenete l'idea che lui sia un semplice capofamiglia, perché? Con l'eccezione del Tathagata stesso, non vi è discepolo o bodhisattva in grado di competere con la sua eloquenza o rivaleggiare con la genialità della sua saggezza'. "Dopodiché, i due monaci, liberati dalle loro ansie e ispirati con una risoluzione elevata, concepirono la mente della perfetta Illuminazione e inchinandosi a quel buon uomo, fecero l'augurio: 'Che tutti gli esseri raggiungano una santa eloquenza come questa!'. Ecco perché, Signore, io sono riluttante di andare da quel buon uomo a chiedere sulla sua malattia". Il Buddha disse allora al venerabile Rahula, "Rahula, vai tu dal Licchavi Vimalakirti a chiedere sulla sua malattia." Rahula rispose, "Signore, anch'io sono davvero riluttante di andare da quel buon uomo a chiedere sulla sua malattia. Perché? Signore, io ricordo che un giorno molti giovani gentiluomini Licchavi giunsero al luogo dove ero io e mi dissero, 'Reverendo Rahula, tu sei il figlio del Signore, e, avendo rinunciato al regno di un monarca universale, hai lasciato il mondo. Quali sono le virtù ed i benefici che hai ottenuto nel lasciare il mondo?' "Mentre stavo insegnando loro adeguatamente i benefici e le virtù della rinuncia al mondo, il Licchavi Vimalakirti venne là e, dopo avermi salutato, disse: 'Reverendo Rahula, tu non dovresti insegnare i benefici e le virtù della rinuncia al mondo nel modo in cui stai facendo. Perché? La rinuncia è di per sé l'assenza di virtù e benefici. Reverendo Rahula, si può parlare di benefici e virtù riguardo alle cose composte, ma la rinuncia è non-composta, e non può esserci questione di benefici e virtù per quanto riguarda il non-composto. Reverendo Rahula, la rinuncia non è materiale ma è priva di materia. Essa è libera dai punti di vista estremi di inizio e fine. E' il sentiero della liberazione. Essa è lodata dai saggi, abbracciata dai santi, e provoca la sconfitta di tutti i Mara (demoni). Essa libera dai cinque stati di esistenza, purifica i cinque occhi, coltiva i cinque poteri, e sostiene le cinque facoltà spirituali. La rinuncia è totalmente innocua per gli altri e non è adulterata da cose negative o malvagie. Essa disciplina l'eterodosso, trascendendo tutte le denominazioni. Essa è il ponte sulla nera palude del desiderio, senza attaccamenti, e libera dalle abitudini di "io" e "mio". E' senza attaccamento e senza disturbi, eliminando ogni confusione. Essa disciplina la propria mente e protegge le menti degli altri. Favorisce la pace mentale e stimola l'analisi trascendentale. E' irreprensibile sotto tutti gli aspetti e perciò è chiamata ‘la rinuncia’. Coloro che si ritirano dal mondo in questo modo sono chiamati "veri rinuncianti". Giovani, rinunciate al mondo, alla luce di questo chiaro insegnamento! L'apparire di un Buddha è estremamente raro. Una vita umana dotata di comodità e di opportunità è molto difficile da ottenere. Nascere come un essere umano è molto prezioso'. "I giovani nobili si lamentarono: 'Ma, capofamiglia, noi abbiamo sentito il Tathagata dichiarare che non si dovrebbe rinunciare al mondo senza il permesso dei propri genitori.' "Vimalakirti rispose: 'O giovani, voi dovreste coltivare intensamente voi stessi per concepire lo spirito della perfetta Illuminazione, che in se stessa sarà la vostra rinuncia e l'ordine più alto!' "Dopodiché, trentadue dei giovani Licchavi concepirono la mente della perfetta Illuminazione. Perciò, Signore, io sono riluttante di andare da quel buon uomo a chiedere sulla sua malattia." Il Buddha disse allora al venerabile Ananda, "Ananda, vai tu dal Licchavi Vimalakirti a chiedere sulla sua malattia." Ananda rispose: "Signore, anch'io sono davvero riluttante di andare da quel buon uomo a chiedere sulla sua malattia Perché Signore, io ricordo un giorno quando il corpo del Signore manifestò un certo malessere ed egli richiese un po’ di latte; Io presi la ciotola e andai alla porta della casa di una grande famiglia Brahmana. Appena giunto, il Licchavi Vimalakirti venne là, e, dopo avermi salutato, disse, 'Reverendo Ananda, che cosa fai sulla soglia di questa casa con la tua ciotola in mano così presto nella mattina?' "Io replicai: 'Il corpo del Signore manifesta un certo malessere, ed ha bisogno di un po’ di latte. Perciò, sono venuto a prenderne un po'... ' "Allora Vimalakirti mi disse, 'Reverendo Ananda, non dire una cosa simile! Reverendo Ananda, il corpo del Tathagata è duro come un diamante, avendo eliminato tutte le tracce istintive del male ed essendo dotato di ogni tipo di bontà. Come potrebbe la malattia o il disagio colpire un tale corpo? "'Reverendo Ananda, vai in silenzio, e non sminuire il Signore. Non dire queste cose ad altri. Non sarebbe bene per gli dèi potenti o per i bodhisattva provenienti dai vari campi-di-buddha il sentire tali parole. "'Reverendo Ananda, un monarca universale, che è dotato solo di una piccola radice di virtù, è esente da malattie. Come potrebbe il Signore, che ha una radice infinita di virtù, avere una qualsiasi forma di malattia? E' impossibile. "'Reverendo Ananda, non portare onta su di noi, ma vai in silenzio, per tema che i settari eterodossi possano sentire le tue parole. Essi potrebbero dire: “Vergogna! L'insegnante di queste persone non sa nemmeno curare i suoi propri malanni. Come potrebbe allora lui curare le malattie degli altri? "Reverendo Ananda, vai quindi discretamente in modo che nessuno ti osservi. "'Reverendo Ananda, i Tathagata hanno il corpo del Dharma - non un corpo che è sostenuto dal cibo materiale. I Tathagata hanno un corpo trascendentale che ha trasceso tutte le qualità mondane. Non vi è alcun male nel corpo di un Tathagata, poiché esso si è sbarazzato di tutte le contaminazioni. Il corpo di un Tathagata è non-composto e libero da tutte le attività formative. Reverendo Ananda, il credere che ci possa essere una malattia in un tale corpo è irrazionale e indecoroso!' "Quando ho sentito queste parole, mi sono chiesto se in precedenza avevo capito male e frainteso il Buddha, e mi vergognai molto. Poi ho sentito una voce dal cielo: ‘Ananda! Il capofamiglia ti parla con voce sincera. Tuttavia, poiché il Buddha è apparso durante il tempo delle cinque corruzioni, egli disciplina gli esseri viventi, agendo in modo umile e moderato. Perciò, Ananda, non avere vergogna, vai e prendi il latte!' "Signore, così è stata la mia conversazione con il Licchavi Vimalakirti, e quindi io sono riluttante di andare da quel buon uomo a chiedere sulla sua malattia". Nello stesso modo, il resto del cinquecento discepoli furono tutti riluttanti ad andare dal Licchavi Vimalakirti, e ciascuno disse al Buddha la sua avventura, raccontando le loro conversazioni con il Licchavi Vimalakirti.
4. La Riluttanza dei Bodhisattva Allora, il Buddha disse al bodhisattva Maitreya, "Maitreya, vai tu dal Licchavi Vimalakirti a chiedere sulla sua malattia." Maitreya rispose, "Signore, anch'io sono davvero riluttante di andare da quel buon uomo a chiedere sulla sua malattia. Perché? Signore, io ricordo che un giorno mentre ero impegnato in conversazione con gli dèi del cielo Tusita, il dio Samtusita e il suo seguito, circa la fase di nonregressione dei grandi bodhisattva. In quel momento, il Licchavi Vimalakirti venne là e mi apostrofò come segue: "'Maitreya, il Buddha ha profetizzato che soltanto più una nascita si frappone tra te e la perfetta Illuminazione. Che tipo di nascita riguarda questa profezia, Maitreya? E’ nel passato? E' nel futuro? O è nel presente? Se è una nascita passata, è già finita. Se si tratta di una nascita futura, non arriverà mai. Se è una nascita presente, non permane. Poiché il Buddha ha dichiarato: "Bhikshu, in un singolo istante, si nasce, si invecchia, si muore, si trasmigra, e si rinasce". "'Allora, potrebbe mai la profezia riguardare la non-nascita? Ma la non-nascita si applica alla fase del destino finale, in cui non esiste né profezia né conseguimento della perfetta Illuminazione. "'Perciò, Maitreya, la tua realtà proviene dalla nascita? Oppure è dalla cessazione? La tua realtà come profetizzato è di non nascere e non cessare, così non nascerà né cesserà. Inoltre, la tua realtà è proprio la stessa realtà di tutti gli esseri viventi, la realtà di tutte le cose e la realtà di tutti i santi. Se la tua Illuminazione può essere così profetizzata, così può essere quella di tutti gli esseri viventi. Perché? Perché la realtà non consiste di dualità o di diversità. Maitreya, quando tu ottieni la buddhità, che è la perfezione dell’Illuminazione, al tempo stesso anche tutti gli esseri viventi ottengono la liberazione finale. Perché? I Tathagata non entrano nella liberazione finale fino a che tutti gli esseri viventi non siano entrati nella liberazione finale. Poiché, nel momento che tutti gli esseri viventi sono completamente liberati, i Tathagata li vedono come aventi la natura della liberazione finale. "'Perciò, Maitreya, non ingannare e non illudere queste divinità! Nessuno rimane in, o regredisce da, l'Illuminazione. Anzi, Maitreya, dovresti introdurre queste divinità a ripudiare tutte le discriminative costruzioni riguardanti l’Illuminazione. "'L'Illuminazione è perfettamente realizzata, ma non dal corpo né dalla mente. L’Illuminazione è l'eliminazione di tutti i marchi. L’Illuminazione è libera dalle presunzioni relative a tutti gli oggetti. L’Illuminazione è libera dal funzionamento di tutti i pensieri intenzionali. L’Illuminazione è il vero annientamento di tutte le convinzioni. L’Illuminazione è libera da tutte le costruzioni discriminative. L’Illuminazione è libera da ogni opinione mentale, vacillazione, e agitazione. L’Illuminazione è non essere coinvolti in alcun coinvolgimento. L’Illuminazione è l'arrivo al totale distacco, attraverso la libertà da ogni abituale atteggiamento. La Base dell’Illuminazione è il Reame dell'Ultimo. L'Illuminazione è la realizzazione della Realtà. L’Illuminazione dimora ai limiti della realtà. L'Illuminazione è priva assolutamente di dualità, in quanto in essa non ci sono menti né cose. L'Illuminazione è uguaglianza, dal momento che è uguale allo spazio infinito. "'L'Illuminazione è non-costruita, perché non è né nata né distrutta, non dimora né subisce alcuna trasformazione. L'Illuminazione è la completa conoscenza dei pensieri, azioni, e inclinazioni di tutti gli esseri viventi. L’Illuminazione non è una porta per i sei organi di senso. L'Illuminazione è genuina e non-alterata, poiché è priva delle passioni della successione istintivamente guidata delle vite. L'Illuminazione non è né da qualche parte, né da nessuna parte, non dimorando in nessun luogo o dimensione. L’Illuminazione, non essendo contenuta in qualche cosa, non è insita nella realtà. L'Illuminazione è semplicemente un nome e anche questo nome è immobile. L’Illuminazione, libera da astensione ed attivazione, è priva di energia. Non c'è agitazione nell’Illuminazione, in quanto è assolutamente pura per natura. L'Illuminazione è radianza, pura in essenza. L'Illuminazione è senza soggettività e completamente priva di oggetto. L’Illuminazione, che penetra l'uguaglianza di tutte le cose, è indifferenziata. L’Illuminazione, che non può essere dimostrata da un qualche esempio, è incomparabile. L'Illuminazione è sottile, in quanto è estremamente difficile da realizzare. L'Illuminazione è onni-pervasiva, è come la natura dello spazio infinito. L'Illuminazione non può essere realizzata, né fisicamente né mentalmente. Perché? Il corpo è come l'erba, gli alberi, i muri, le strade e le allucinazioni. E la mente è immateriale, invisibile, senza fondamento, e inconscia.' "Signore, quando Vimalakirti ebbe così parlato, duecento delle divinità che erano nell’assemblea raggiunsero la tolleranza della non-nascita. Quanto a me, Signore, io ero ammutolito. Quindi, io sono riluttante di andare da quel buon uomo a chiedere sulla sua malattia". Il Buddha disse allora al giovane Licchavi Prabhavyuha, "Prabhavyuha, vai dal Licchavi Vimalakirti a chiedere sulla sua malattia." Prabhavyuha rispose, "Signore, anch'io sono davvero riluttante di andare da quel buon uomo a chiedere sulla sua malattia. Perché? Signore, io ricordo un giorno, quando stavo uscendo dalla grande città di Vaisali, vidi arrivare il Licchavi Vimalakirti. Egli mi salutò, ed io allora mi rivolsi a lui: 'Padrone di casa, da dove vieni?' Egli rispose: 'Vengo dalla sede dell’Illuminazione'. Io poi gli chiesi: 'Cosa intendi per "sede dell’Illuminazione"?' Egli allora mi rivolse le seguenti parole, 'Nobile figlio, il luogo dell'Illuminazione è la sede del pensiero positivo perché è senza artificiosità. E' la sede dello sforzo, perché rilassa le attività energetiche. E' la sede dell’alta risoluzione, perché la sua intuizione è superiore. E' la sede della grande Mente dell’Illuminazione, perché non trascura né rifiuta nulla. "'E' la sede della generosità, perché non ha alcuna aspettativa di ricompensa. E' la sede dell’etica morale, perché adempie a tutti gli impegni. E' la sede della tolleranza, perché si è liberi dalla rabbia nei confronti di qualsiasi essere vivente. E' la sede dello sforzo, perché non fa tornare indietro. È la sede della meditazione, perché genera adattabilità della mente. E' la sede della saggezza, perché vede tutto direttamente. "'E' la sede dell'amore, perché è uguale in tutti gli esseri viventi. E' la sede della compassione, perché tollera tutte le offese. È la sede della gioia, perché è gioiosamente dedicata alla beatitudine del Dharma. E' la sede dell’equanimità, perché abbandona attaccamento e avversione. "'E' la sede della percezione paranormale, perché possiede le sei supercoscienze. E' la sede della liberazione, perché non intellettualizza. E' la sede della tecnica di liberazione, perché fa sviluppare gli esseri viventi. E' la sede dei metodi di unificazione, perché unisce gli esseri viventi. E' la sede dell’ apprendimento, perché rende la pratica essenziale. E' la sede della determinazione, per la sua precisa discriminazione. E' la sede degli aiuti all'Illuminazione, perché elimina la dualità del composto e del non-composto. E’ la sede della verità, perché non inganna nessuno. "'E' la sede dell'originazione interdipendente, perché procede dall'eliminazione dell’ignoranza fino all'eliminazione della vecchiaia e morte. E' la sede dello sradicamento di tutte le passioni, perché è perfettamente illuminata sulla natura della realtà. E' la sede di tutti gli esseri viventi, perché tutti gli esseri viventi sono senza identità intrinseca. E' la sede di tutte le cose, perché è perfettamente illuminata per quanto riguarda la vacuità. "'E' la sede della conquista di tutti i dèmoni, perché non indietreggia mai. E' la sede del triplice mondo, perché è libera dal coinvolgimento. E' la sede dell’eroismo che risuona il ruggito del leone, perché è libera da timore e tremore. E' la sede dei punti di forza, dell’impavidità, e di tutte le qualità speciali del Buddha, perché è irreprensibile sotto tutti gli aspetti. E' la sede delle tre conoscenze, poiché in essa non restano le passioni. E' la sede della comprensione istantanea e totale di tutte le cose, perché realizza pienamente la gnosi dell’onniscienza. "'Nobile figlio, quando i bodhisattva sono così dotati di trascendenza, di radici della virtù, di capacità di sviluppare gli esseri viventi, e di incorporazione del santo Dharma, sia che essi sollevino i piedi o li mettano giù, tutti provengono dalla sede dell'Illuminazione. Provengono dalle qualità del Buddha, e rimangono con le qualità del Buddha'. "Signore, quando Vimalakirti ebbe spiegato questo insegnamento, cinquecento tra dèi ed uomini concepirono lo spirito dell’Illuminazione, ed io rimasi senza parole. Perciò, Signore, io sono riluttante di andare da quel buon uomo a chiedere sulla sua malattia." Il Buddha disse allora al bodhisattva Jagatimdhara, "Jagatimdhara, vai tu dal Licchavi Vimalakirti a chiedere sulla sua malattia." Jagatimdhara rispose: "Mio Signore, io sono davvero riluttante di andare da quel buon uomo a chiedere sulla sua malattia. Perché? Signore, io ricordo che un giorno, mentre mi trovavo in casa, il malvagio Mara, travestito da Indra e circondato da dodicimila fanciulle celesti, mi si avvicinò con il suono di musiche e canti. Dopo avermi salutato toccando i miei piedi con la sua testa, si mise di lato con il suo seguito. Allora io, pensando che fosse Shakra, il re degli dèi, gli dissi, 'Benvenuto, Kausika! Tu dovresti rimanere consapevole in mezzo ai piaceri del desiderio. Tu dovresti pensare spesso alla impermanenza e sforzarti di utilizzare l'essenziale nel corpo, nella vita, e nella ricchezza'. "Mara allora mi disse: 'Buon signore, accetta da me queste dodicimila fanciulle divine e falle essere tue servitrici'. "Io ho risposto, 'O Kausika, non offrire a me che sono religioso e figlio di Sakya, cose che non sono appropriate. Per me, non è consono avere queste fanciulle.' "Avevo appena detto queste parole, che il Licchavi Vimalakirti venne là e mi disse, 'Nobile figlio, non credo che questo sia Indra! Questo non è Indra, ma il malefico Mara, che è venuto per metterti nel ridicolo…' "Poi il Licchavi Vimalakirti disse a Mara, 'Malvagio Mara, dato che queste fanciulle celesti non sono adatte a questo devoto religioso, un figlio dei Sakya, dàlle a me.' "Allora Mara fu terrorizzato e angosciato, pensando così che il Licchavi Vimalakirti fosse venuto a smascherarlo. Cercò quindi di rendersi invisibile, ma, per quanto lo tentasse con tutti i suoi poteri magici, non poteva sparire dalla vista. Allora, una voce risuonò nel cielo, dicendo: 'Maligno Mara, dai queste fanciulle celesti al buon uomo Vimalakirti, e solo allora sarai in grado di far ritorno alla tua propria dimora.' "Così, Mara fu ancora più spaventato e, contro la sua stessa volontà, dovette dare le fanciulle celesti. "Il Licchavi Vimalakirti, dopo aver ricevuto le dèe, disse loro: 'Ora che siete state date a me da Mara, dovete tutte concepire la mente della perfetta Illuminazione!' "E poi le esortò con un discorso adatto per il loro sviluppo verso l'Illuminazione, e subito esse tutte concepirono lo spirito dell’Illuminazione. Dopodiché disse loro: 'Avete appena concepito lo spirito dell’ Illuminazione. D’ora in poi dovrete dedicarvi a trovare la gioia nei piaceri del Dharma e non dovreste prendere nessun piacere nei desideri dei sensi'. "Esse allora gli chiesero: 'Che cos’è "la gioia nei piaceri del Dharma"?' "Egli dichiarò: "E’ la gioia di aver fede incrollabile nel Buddha, di voler ascoltare il Dharma, di servire il Sangha e onorare i benefattori spirituali, senza superbia. E' la gioia della rinuncia all’intero mondo, di non essere fissati sugli oggetti sensoriali, di considerare i cinque aggregati come i nostri assassini, di considerare gli elementi oggettivi come serpenti velenosi, e di considerare gli stessi sensi come vacui e vuoti. E' la gioia di custodire sempre lo spirito dell’Illuminazione, di aiutare gli esseri viventi, della condivisione attraverso la generosità, di non allentare la moralità, del controllo e tolleranza nella pazienza, dell’accurata coltivazione della virtù tramite lo sforzo, del totale assorbimento nella meditazione, e di assenza delle passioni insediandosi nella saggezza. E' la gioia di estendere la propria Illuminazione, di vincere Mara, di distruggere le passioni, e di purificare il campo-di-buddha. E' la gioia di accumulare tutte le virtù, per coltivare i marchi ed i segni di buon auspicio. E' la gioia della liberazione e di non esser intimiditi quando si ascolta l'insegnamento profondo. E' la gioia di esplorare le tre porte della liberazione, e della realizzazione della liberazione. E' la gioia di essere un ornamento della sede dell’Illuminazione, e di non raggiungere la liberazione al momento sbagliato. E' la gioia di servire quelli che hanno la stessa fortuna, di non risentirsi con quelli che hanno una fortuna superiore, né odiarli, di servire i benefattori spirituali, e di evitare gli amici che ci portano al peccato. E' la gioia della gioia superiore della fede e della devozione al Dharma. E' la gioia di poter acquisire le tecniche di liberazione e della cosciente coltivazione degli aiuti all'Illuminazione. Così, il bodhisattva ammira e trova gioia nelle delizie del Dharma'. "Dopodiché, Mara provò a dire alle dèe, 'Orsù, ora venite che torniamo a casa.' "Ed esse dissero: 'Tu ci hai dato a questo capofamiglia. Ora dovremmo godere i piaceri del Dharma e non dovremmo più godere i piaceri dei desideri.' "Allora, Mara disse al Licchavi Vimalakirti, 'Se è vero che il bodhisattva, l'eroe spirituale, non ha attaccamento mentale, e dà via tutti i suoi beni, allora, padrone di casa, per favore ridammi queste dèe.' "Vimalakirti rispose, 'Esse ti vengono restituite, Mara. Torna a casa con il tuo seguito. Possiate voi soddisfare le aspirazioni religiose di tutti gli esseri viventi!' "Allora le dèe, salutando Vimalakirti, gli dissero: 'Padrone di casa, in che modo dovremmo vivere nella dimora di Mara?' "Vimalakirti rispose,'Sorelle, vi è una porta del Dharma chiamata "l'inesauribile lampada". Praticatela! Che cos’è? Sorelle, una sola lampada può illuminare centinaia di migliaia di lampade senza che venga a diminuire. Allo stesso modo, sorelle, un singolo bodhisattva può stabilire nell’Illuminazione molte centinaia di migliaia di esseri viventi, senza che la sua consapevolezza ne venga diminuita. In realtà, non solo non diminuisce, ma anzi cresce più forte. Similmente, più uno insegna e dimostra le qualità virtuose agli altri, più si cresce rispetto a queste qualità virtuose. Ecco, questa è la porta del Dharma chiamata "l'inesauribile Lampada". Mentre voi vivete nel regno di Mara, cercate di ispirare gli altri innumerevoli dèi e dèe con lo spirito di Illuminazione. In tal modo, potrete rimborsare la gentilezza del Tathagata, e diventerete benefattori di tutti gli esseri viventi'. "Allora, quelle dèe si prostrarono ai piedi del Licchavi Vimalakirti e partirono in compagnia di Mara. E così, Signore, avendo visto la supremazia del potere magico, la saggezza e l'eloquenza del Licchavi Vimalakirti, e quindi io sono riluttante di andare da quel buon uomo a chiedere sulla sua malattia". Il Buddha allora disse a Sudatta, figlio di un mercante, "Nobile figlio, vai tu dal Licchavi Vimalakirti a chiedere sulla sua malattia." Sudatta rispose, "Signore, anch'io sono davvero riluttante di andare da quel buon uomo a chiedere sulla sua malattia. Perché? Signore, io ricordo un giorno in casa di mio padre quando, per celebrare un grande rito sacrificale, stavo offrendo doni a devoti religiosi, ai bramini, a mendicanti sfortunati, ai poveri, ai miserabili, ed a tutti i bisognosi. Nel settimo giorno finale di questo grande rito, il Licchavi Vimalakirti venne là e disse, 'Figlio del mercante, non dovresti celebrare un sacrificio in questo modo. Tu dovresti celebrare un rito sacrificale di Dharma. A che serve fare un sacrificio di cose materiali? ' "Allora gli chiesi: 'Come si fa a fare un sacrificio di Dharma?' "Egli rispose: 'Un sacrificio di Dharma è quello che sviluppa gli esseri viventi, senza inizio né fine, fa simultaneamente doni a tutti loro, offre ciò che è costituito da grande amore e che si completa nella Illuminazione. E’ costituito di grande compassione che si completa nella concentrazione del santo Dharma per la liberazione di tutti gli esseri viventi. E’ costituito di grande gioia che si completa nella consapevolezza della suprema felicità di tutti gli esseri viventi, e della grande equanimità che è completata nella concentrazione attraverso la conoscenza. "'Il sacrificio del Dharma consiste di trascendenza della generosità, che è compiuta nella pace e nell’auto-disciplina, di trascendenza della moralità, che è compliuta nello sviluppo morale degli esseri immorali, di trascendenza della tolleranza, compliuta attraverso il principio dell’altruismo, di trascendenza dello sforzo, compiuto nelle iniziative verso l'Illuminazione, di trascendenza della meditazione, copiuta nella solitudine di corpo e di mente, e di trascendenza della saggezza, compiuta nella gnosi onnisciente. "'Il sacrificio del Dharma consiste di meditazione della vacuità, compiuta nell’efficacia dello sviluppo di tutti gli esseri viventi; di meditazione del senza-segni, compiuta nella purificazione di tutte le cose composte; di meditazione del non-desiderio, compiuta nell’assumere volontariamente le rinascite. "'Il sacrificio del Dharma consiste di forza eroica, compiuta nella difesa del santo Dharma; di potere della vita, compiuto nei metodi di unificazione; di mancanza di orgoglio, compiuto nel diventare lo schiavo e il discepolo di tutti i viventi esseri; di ottenimento del corpo, della salute e ricchezza, compiuto nella estrazione di essenza dal senza-essenza; di consapevolezza, compiuto nelle sei rimembranze; di pensiero positivo, compiuto attraverso il Dharma davvero gradevole; di purezza dei mezzi di sussistenza, compiuta da una pratica spirituale corretta; del rispetto dei santi, compiuta da un servizio gioioso e fedele; di sobrietà di mente, compiuta da una mancanza di antipatia per la gente comune; di elevata motivazione, compiuta per mezzo della rinuncia; di abilità nell’erudizione, completata da una pratica religiosa; di ritiro nei luoghi solitari, compiuta col capire le cose senza passione; di meditazione introspettiva, compiuta dal conseguimento della Buddha-gnosi; di pratica dello yoga, completata dallo yoga di liberare tutti gli esseri viventi dalle loro passioni. "'Il sacrificio del Dharma consiste di accumulo di merito che è compiuto dai segni e marchi di buon auspicio, dagli ornamenti dei campi-di-Buddha, e da ogni altro mezzo di sviluppo degli esseri viventi; di accumulo di conoscenza che è compiuta nella capacità di insegnare il Dharma secondo i pensieri e le azioni di tutti gli esseri viventi; di accumulo di saggezza, che è compiuta nella gnosi uniforme e priva di accettazione e rifiuto nei confronti di tutte le cose; di accumulo di tutte le radici di virtù, compiuto con l'abbandono di tutte le passioni, gli oscuramenti, e le cose non-virtuose; e accumulo di realizzazione di tutti gli aiuti per l'Illuminazione, compiuta nella realizzazione della onniscienza, come pure in attuazione di tutte le virtù. "'Questo, nobile figlio, è il sacrificio del Dharma. Il bodhisattva che vive con questo sacrificio del Dharma è il migliore dei sacrificatori, e, attraverso il suo sacrificio estremo, è meritevole di offerte da tutti, compresi gli dei.' "Signore, non appena il padrone di casa ebbe parlato così, duecento Brahmani tra i tanti Brahmani presenti concepirono la mente della perfetta Illuminazione. E io, pieno di stupore, dopo aver salutato questo buon uomo, toccando i suoi piedi con la mia testa, presi dal mio collo una collana di perle del valore di centomila pezzi d'oro e gliela porsi. Ma lui non l’accettò. Allora io gli dissi, 'Voglia gradire, buon uomo, questa collana di perle, per compassione verso di me, e darla a chi lei desidera.' "Allora, Vimalakirti prese la collana di perle e la divise in due metà. Ne dette una metà al più povero della città, che era stato disprezzato da quelli presenti al sacrificio. L'altra metà la offrì al Tathagata Dusprasaha. Così egli compì un miracolo tale che tutti i presenti videro l'universo chiamato Marici e il Tathagata Dusprasaha. Sulla testa del Tathagata Dusprasaha, la collana di perle prese la forma di un padiglione, decorato con fili di perle, che poggiava su quattro basi, con quattro colonne, simmetrico e ben costruito, e bello a vedersi. Dopo aver mostrato un tale miracolo, Vimalakirti disse, 'Il donatore che fa regali ai più poveri della città, considerandoli degni di offerta come il Tathagata stesso, colui che dà senza alcuna discriminazione, in modo imparziale, senza aspettativa di ricompensa, e con grande amore - questo donatore, io dico, soddisfa totalmente il sacrificio del Dharma'. "Allora tutti i poveri della città, avendo visto questo miracolo e avendo sentito questo insegnamento, concepirono la mente della perfetta Illuminazione. Per ciò, Signore, io sono riluttante di andare da quel buon uomo a chiedere sulla sua malattia." Allo stesso modo, tutti i bodhisattva, i grandi eroi spirituali, raccontarono tutti le storie delle loro conversazioni con Vimalakirti e dichiararono la loro riluttanza ad andare da lui per chiedere della sua malattia.
5. La Consolazione dell’Invalido Allora, il Buddha disse al principe ereditario, Manjusri, "Manjusri, vai tu dal Licchavi Vimalakirti a chiedere sulla sua malattia." Manjusri rispose, "Signore, è difficile andare a far visita al Licchavi Vimalakirti. Egli è così dotato di meravigliosa eloquenza concernente il profondo Dharma. Egli è estremamente abile nelle espressioni piene e nella riconciliazione delle dicotomie. La sua eloquenza è inesorabile, e nessuno può resistere al suo imperturbabile intelletto. Egli compie tutte le attività del bodhisattva. Egli penetra tutti i misteri segreti del bodhisattva e dei Buddha. E' specializzato nella civilizzazione tutte le dimore dei dèmoni. E’ abile in tutte le grandi super-coscienze. Egli è consumato in sapienza e tecnica della liberazione. Ha raggiunto l'eccellenza suprema della sfera indivisibile e non duale del Reame Ultimo. Egli è abile e specializzato nell'insegnare il Dharma con le sue infinite modalità all’interno dell’uniforme Ultimo. E' specializzato nel garantire metodi di realizzazione in conformità con le facoltà spirituali di tutti gli esseri viventi. Egli ha completamente integrato la sua realizzazione con l'abilità nella tecnica della liberazione. Ha conseguito la risolutezza con riguardo a tutte le domande. Quindi, benché egli non possa essere sostenuto da alcuno con la mia debole difesa, tuttavia, sostenuto dalla grazia del Buddha, io andrò da lui e converserò con lui, secondo le mie possibilità". Dopodiché, in quella assemblea, i bodhisattva, i grandi discepoli, i Shakra, i Brahma, i Lokapala, e gli dèi e dee, tutti così pensarono: "Sicuramente le conversazioni del giovane principe Manjusri e quel buon uomo si tradurranno in un profondo insegnamento del Dharma". Così, ottomila bodhisattva, cinquecento discepoli, un gran numero di Shakra, Brahma, Lokapala, e molte centinaia di migliaia di dei e dee, tutti seguirono il principe ereditario Manjusri per ascoltare il Dharma. E il principe Manjusri, circondato e seguito da questi bodhisattva, discepoli, Shakra, Brahma, Lokapala, dei e dee, entrò con essi nella grande città di Vaisali. Contemporaneamente, il Licchavi Vimalakirti pensò, "Manjusri, il principe ereditario, è venuto qui con numerosi attendenti. Ora, possa questa casa essere trasformata in vuoto!" Allora, magicamente, la sua casa divenne completamente vuota. Perfino il portiere scomparve. E, tranne che per il lettino da infermo su cui giaceva Vimalakirti stesso, nessun altro letto o divano o poltrona poteva essere visto in nessun posto. Poi, il Licchavi Vimalakirti vide il principe Manjusri e si rivolse a lui così: "Benvenuto Manjusri! Sia tu il benvenuto, Manjusri, insieme ai tuoi seguaci. Tu sei qui, senza esser venuto. Tu appari, senza alcuna vista, Tu sei sentito, senza alcuna udienza…" Manjusri dichiarò, “Capofamiglia, è come dici tu. Chi viene, alla fine, non viene. Chi va, alla fine, non va. Perché? Chi viene non è conosciuto venire. Chi va non è conosciuto andare. Chi appare, alla fine non è visto. "Buon signore, riesci a tollerare la tua condizione? E' vivibile? I tuoi elementi fisici sono disturbati? La tua malattia sta diminuendo? Non è che sta aumentando? Il Buddha chiede di te - Se tu hai dei lievi problemi, un leggero fastidio, una lieve malattia, se il tuo disagio è lieve, se ti stai curando bene, se sei a tuo agio, senza auto-critica, e se sei in contatto con la felicità suprema…. «Padrone di casa, da dove è venuta questa tua malattia? Per quanto tempo continuerà? Come fai a sopportarla? Come può essere alleviata?" Allora Vimalakirti rispose, "Manjusri, la mia malattia deriva dalla ignoranza e dalla sete di esistenza e durerà tanto quanto le malattie di tutti gli esseri viventi. Se tutti gli esseri viventi fossero liberi dalla malattia, anch’io non starei male. Perché? Manjusri, per il bodhisattva, il mondo consiste soltanto di esseri viventi, e la malattia è inerente a chi vive nel mondo. Se tutti gli esseri viventi fossero senza malattia, anche il bodhisattva sarebbe libero da malattia. Ad esempio, Manjusri, quando l'unico figlio di un mercante è malato, i suoi genitori si ammalano a causa della malattia del loro figlio. E i genitori soffriranno fino a quando il loro unico figlio maschio non guarisce dalla sua malattia. Proprio allo stesso modo, Manjusri, il bodhisattva ama tutti gli esseri viventi come se ciascuno fosse il suo unico figlio. Egli si ammala quando essi si ammalano e guarisce quando essi sono guariti. Tu, Manjusri, mi chiedi da dove viene la mia malattia; le malattie del bodhisattva derivano dalla gran compassione ". Manjusri: "Capofamiglia, perché la tua casa è vuota? Perché non hai i servitori? Vimalakirti: "Manjusri, anche tutti i campi-di-buddha sono vuoti. Manjusri: "Cos’è che li rende vuoti? Vimalakirti: "Sono vuoti a causa della vacuità. Manjusri: "Cos’è il "vuoto" secondo la vacuità? Vimalakirti: “Le costruzioni sono vuote, a causa della vacuità. Manjusri: “Può la vacuità essere costruita concettualmente? Vimalakirti: "Anche questo concetto è di per sé vuoto, e la vacuità non può costruire la vacuità. Manjusri: "Padrone di casa, dove dovrebbe essere cercata la vacuità? Vimalakirti: "Manjusri, la vacuità dovrebbe essere cercata tra le sessantadue convinzioni. Manjusri: "E dove dovrebbero essere cercate le sessantadue convinzioni? Vimalakirti: "Esse devono essere cercate nella liberazione dei Tathagata. Manjusri: "E dove dovrebbe essere ricercata la liberazione dei Tathagata? Vimalakirti: "Deve essere ricercata nella prima attività mentale di tutti gli esseri viventi. Manjusri,tu mi chiedi perché sono senza servi, ma tutti i Mara e gli avversari sono i miei servitori. Perché? Perché i Mara mantengono questa vita di nascita e morte e il bodhisattva non evita la vita. Gli oppositori eterodossi sostengono le convinzioni e il bodhisattva non è turbato dalle convinzioni. Pertanto, tutti i Mara e gli avversari sono i miei servitori. Manjusri: "Padrone di casa, di che tipo è la tua malattia? Vimalakirti: "È immateriale ed invisibile. Manjusri: "E' fisica o mentale? Vimalakirti: "Non è fisica, dal momento che il corpo è in sé inconsistente. E non è mentale, poiché la natura della mente è come illusione. Manjusri: "Padrone di casa, quale dei quattro principali elementi è disturbato - terra, acqua, fuoco o aria? Vimalakirti: "Manjusri, sto male solo perché gli elementi degli esseri viventi vengono disturbati dalle malattie. Manjusri: "Padrone di casa, come un bodhisattva dovrebbe consolare un'altro bodhisattva che è malato? Vimalakirti: "Egli dovrebbe dirgli che il corpo è impermanente, ma non dovrebbe esortarlo alla rinuncia o al disgusto. Egli dovrebbe dirgli che il corpo è miserabile, ma non deve incoraggiarlo a trovare conforto nella liberazione, che il corpo è privo-di-un-sé, ma che gli esseri viventi dovrebbero essere emancipati, che il corpo è pacificato, ma di non cercare alcuna calma finale. Egli dovrebbe esortarlo a confessare le sue cattive azioni, ma non allo scopo di assoluzione. Dovrebbe incoraggiare la sua empatia per tutti gli esseri viventi in base alla sua malattia, il suo ricordo della sofferenza da tempi senza inizio, e la sua coscienza di operare per il benessere degli esseri viventi. Egli dovrebbe incoraggiarlo a non essere angosciato, ma di manifestare le radici della virtù, di mantenere la purezza originaria e la mancanza di desiderio e, quindi, di sforzarsi sempre per diventare il re dei guaritori, uno che può guarire tutte le malattie. Così un bodhisattva dovrebbe confortare un bodhisattva ammalato, in modo tale da renderlo felice. Manjusri chiese, "Nobile signore, come un bodhisattva ammalato deve controllare la propria mente?" Vimalakirti rispose, "Manjusri, un bodhisattva ammalato dovrebbe controllare la propria mente con la seguente considerazione: La malattia nasce dal totale coinvolgimento nel processo di ignoranza da tempi senza inizio Essa deriva dalle passioni che risultano dalle costruzioni mentali irreali, e quindi in finale nulla è percepito da poter dire che sia malato. Perché? Il corpo è il prodotto dei principali quattro elementi, e in questi elementi non c’è alcun proprietario e nessun agente. Non vi è alcun sé in questo corpo, e fatta eccezione per l'insistenza arbitraria su di un sé, alla fine, non può essere appreso nessun "io" che si possa dire che sia malato. Pertanto, quando si pensa "io" non si dovrebbe aderire ad alcun ‘sé’, e l’"Io" dovrebbe rimanere nella conoscenza della radice della malattia. Così, si dovrebbe abbandonare la concezione di se stessi come personalità, e produrre la concezione di sé come una cosa, pensando: 'Questo corpo è un aggregato di molte cose; quando è nato, sono nate solo quelle cose, quando cessa, cessano soltanto quelle cose, queste cose non hanno consapevolezza o sensazione l’una dell’altra; quando esse nacquero, non pensavano: "Io sono nato". Quando esse cesseranno, non penseranno, '"Io sto morendo"."Inoltre, si dovrebbe capire a fondo la concezione di sé-stessi come una cosa, coltivando la seguente considerazione: 'Proprio come nel caso della concezione di un "sé", così anche la concezione di "cosa" è una sorta di fraintendimento, ed anche questo fraintendimento è una grave malattia; Dovrei liberarmi da questa malattia e dovrei sforzarmi di abbandonarla'. "Cos’è l'eliminazione di questa malattia? E' l'eliminazione dell’egoismo e della possessività. E cos’è l'eliminazione dell'egoismo e della possessività? E' la libertà dalla dualità. E cos'è la libertà dal dualismo? E' l'assenza di coinvolgimento sia con l'esterno che con l'interno. E cosa è l'assenza di coinvolgimento con l’esterno o l’interno? E' la non-deviazione, non-fluttuazione e non-distrazione dall’equanimità. E cosa è l'equanimità? E' l’uguaglianza di tutte le cose, dal ‘sé’ alla liberazione. Perché? Poiché sia il ‘sé’ che la liberazione sono vacuità. Come possono entrambi essere vuoti? Essi, come denominazioni verbali, sono entrambi vuoti, e nessuno dei due è stabilito nella realtà. Perciò, uno che vede tale uguaglianza non fa differenza tra malattia e vacuità; la sua malattia è in se stessa vacuità, e quella malattia come vacuità è essa stessa vuota. "Il bodhisattva ammalato dovrebbe riconoscere che la sensazione è in ultima analisi non-sensazione, ma egli non dovrebbe realizzare la cessazione della sensazione. Sebbene sia il piacere che il dolore sono abbandonati quando le qualità-Buddha sono pienamente compiute, non c'è poi nessun sacrificio della grande compassione per tutti gli esseri viventi che vivono nelle cattive migrazioni. Quindi, riconoscendo nel proprio dolore le sofferenze infinite di questi esseri viventi, il bodhisattva contempla correttamente questi esseri viventi e decide di curare tutte le malattie. Per quanto riguarda questi esseri viventi, non c'è nulla da applicare, e non c'è nulla da dover rimuovere; si deve solo insegnar loro il Dharma affinché essi possano realizzare la base da cui le malattie si generano. Cos'è questa base? E’ l’oggetto della percezione. Nella misura in cui gli oggetti apparenti vengono percepiti, essi sono la base della malattia. Quali cose sono percepite come oggetti? I tre reami dell'esistenza sono percepiti come oggetti. Qual è la comprensione profonda dell’oggetto apparente come base? E' il non percepirlo, il comprendere che gli oggetti non esistono nella realtà ultima. Qual è la non-percezione? E’ che sia il soggetto interno che l’oggetto esterno non sono percepiti dualisticamente. Perciò, quindi, è chiamata non-percezione. "Manjusri, così un bodhisattva ammalato dovrebbe controllare la propria mente al fine di superare la vecchiaia, la malattia, la nascita e morte. Tale, Manjusri, è la malattia del bodhisattva. Se egli la prende in un altro modo, tutti i suoi sforzi saranno vani. Ad esempio, uno è chiamato 'eroe' quando vince le miserie di invecchiamento, malattia e morte. "Il bodhisattva ammalato dovrebbe dire a se stesso: 'Proprio come la mia malattia è irreale e non-esistente, così le malattie di tutti gli esseri viventi sono irreali ed inesistenti'. Con questo tipo di considerazioni, egli suscita la grande compassione verso tutti gli esseri viventi, senza cadere in una qualche compassione sentimentale. La grande compassione che si sforza di eliminare le passioni accidentali non concepisce alcuna vita negli esseri viventi. Perché? Poiché la grande compassione che cade in visioni sentimentalmente intenzionali fa solo esaurire le reincarnazioni del bodhisattva. Ma la grande compassione che è libera dal coinvolgimento in visioni sentimentali ed emotive non esaurisce tutte le sue reincarnazioni. Tuttavia, egli non si reincarna tramite il coinvolgimento con tali opinioni, ma si reincarna con la mente libera dal coinvolgimento. Pertanto, anche la sua reincarnazione è come una liberazione. Essendo reincarnato come un liberato, egli avrà il potere e la capacità di insegnare il Dharma che libera gli esseri viventi dalla loro schiavitù. “Come il Signore dichiara:.. 'Non è possibile per colui che è egli stesso imprigionato poter liberare gli altri dalla loro schiavitù. Ma uno che si è liberato è in grado di liberare gli altri dalla loro schiavitù'. Perciò, il bodhisattva dovrebbe condividere la liberazione e non dovrebbe condividere la schiavitù. "Cosa è la schiavitù? E cos’è la liberazione? Indulgere nella liberazione dal mondo senza impiegare la tecnica liberativa è schiavitù per il bodhisattva. Impegnarsi nella vita del mondo, con il pieno impiego della tecnica liberativa è liberazione per il bodhisattva. Sperimentare il gusto della contemplazione, meditazione e concentrazione senza abilità nella tecnica liberatoria è schiavitù. Sperimentare il gusto della contemplazione, meditazione e concentrazione con l'abilità nella tecnica liberatoria è liberazione. La saggezza non integrata con la tecnica liberativa è schiavitù, ma la saggezza integrata con la tecnica liberativa è liberazione. La tecnica liberativa non integrata con la saggezza è schiavitù, ma la tecnica liberativa integrata con la saggezza è liberazione. "Come mai la saggezza non integrata con la tecnica liberativa è schiavitù? La saggezza non integrata con la tecnica liberativa consiste di concentrazione sulla vacuità, assenza di segni e di desiderio, ma però, essendo motivata da compassione sentimentale, sbaglia nel concentrarsi sulla coltivazione dei segni e marchi di buon auspicio, sull'ornamento del campo-di-buddha, e sul lavoro di sviluppo degli esseri viventi, - ed è quindi schiavitù. "Come mai la saggezza integrata con la tecnica liberativa è liberazione? La saggezza integrata con la tecnica liberativa consiste nell'essere motivati di grande compassione, e quindi di concentrazione sulla coltivazione dei segni e marchi di buon auspicio, sull’ornamento del campo-di-buddha, e sul lavoro di sviluppo degli esseri viventi, tutto mentre si è concentrati sulla profonda investigazione della vacuità, dell’assenza di segni e di desiderio - ed è quindi liberazione. "Qual è la schiavitù della tecnica liberativa non integrata con la saggezza? La schiavitù della tecnica liberativa non integrata con la saggezza consiste nel piantare le radici della virtù del bodhisattva senza dedicarle allo scopo dell’Illuminazione, vivendo nella morsa delle convinzioni dogmatiche, delle passioni, attaccamenti, risentimenti, ed i loro istinti subconsci. "Qual è la liberazione della tecnica liberativa integrata con la saggezza? La liberazione della tecnica liberativa integrata con la saggezza consiste nella dedizione del bodhisattva alle sue radici di virtù per lo scopo dell’Illuminazione, senza prendervi alcun orgoglio, ma rinunciando a tutte le convinzioni, le passioni, attaccamenti, risentimenti, ed i loro istinti subconsci. "Manjusri, così il bodhisattva ammalato dovrebbe considerare le cose. La sua saggezza sta nella considerazione che il corpo, la mente, e la malattia sono impermanenti, miserevoli, vuoti, e privi di un sé. La sua tecnica liberativa consiste nel non esaurire se stesso, cercando di evitare tutte le malattie fisiche, e nell'applicarsi per realizzare il beneficio degli esseri viventi, senza interrompere il ciclo delle reincarnazioni. Inoltre, la sua saggezza sta nel capire che il corpo, la mente e la malattia non sono né nuovi né vecchi, sia simultaneamente che sequenzialmente. E la sua tecnica della liberazione sta nel non cercare la cessazione del corpo, della mente, o delle malattie. "Questo, Manjusri, è il modo in cui un bodhisattva ammalato dovrebbe concentrare la sua mente; egli dovrebbe vivere senza dar troppa importanza al controllo della sua mente, né indulgendo ai voleri della sua mente. Perché? Vivere indulgendo ai voleri della mente è idoneo per gli sciocchi e vivere nel controllo della mente è corretto solo per i discepoli. Di conseguenza, il bodhisattva dovrebbe vivere né con il controllo né nell’indulgenza della sua mente. Non vivere in uno dei due estremi è il dominio del bodhisattva. "Non nel dominio della persona comune e non nel dominio del santo, questo è il vero dominio del bodhisattva. Nel dominio del mondo però non nel dominio delle passioni, tale è il vero dominio del bodhisattva. Dove si comprende la liberazione, ma non dove c’è la liberazione definitiva e totale, lì c’è il dominio del bodhisattva. Dove si manifestano i quattro Mara, però dove tutte le opere di Mara sono trascese, lì c’è il dominio del bodhisattva. Dove uno cerca la gnosi dell’onniscienza, ma non dove ottiene questa gnosi al momento sbagliato, lì c'è il dominio del bodhisattva. Dove le Quattro Nobili Verità sono conosciute, ma non dove quelle Verità sono realizzate al momento sbagliato, lì c'è il dominio del bodhisattva. Un dominio di introspettiva intuizione, in cui uno non arresta volontaria-mente la reincarnazione nel mondo, questo è il dominio del bodhisattva. Un dominio in cui si realizza la non-nascita, ma non si diventa destinati all’estinzione ultima, questo è il dominio del bodhisattva. Dove si vede la relatività senza intrattenere alcuna convinzione, lì c'è il dominio del bodhisattva. Dove ci si associa con tutti gli esseri, però ci si mantiene liberi da tutti gli istinti afflittivi, lì c'è il dominio del bodhisattva. Un dominio di solitudine senza spazio per l'esaurimento di corpo e mente, questo è il dominio del bodhisattva. Il dominio del triplice mondo, però indivisibile dal reame ultimo, questo è il dominio del bodhisattva. Il dominio della vacuità, però dove si coltiva ogni tipo di virtù, questo è il dominio del bodhisattva. Il dominio del non-segno, dove uno tiene in vista la liberazione di tutti gli esseri viventi, tale è il dominio del bodhisattva. Il dominio del non-desiderio, dove volontariamente uno manifesta la sua vita nel mondo, tale è il dominio del bodhisattva. "Un dominio essenzialmente senza impegno, ma in cui tutte le radici della virtù sono effettuate senza interruzione, tale è il dominio del bodhisattva. Il dominio delle sei trascendenze, dove si ottiene la trascendenza dai pensieri e azioni di tutti gli esseri viventi, questo è il dominio del bodhisattva. Il dominio delle sei supercoscienze, in cui le contaminazioni non sono esaurite, tale è il dominio del bodhisattva. Il dominio del vivere nel santo Dharma, senza percepire neanche un qualche sentiero malvagio, tale è il dominio del bodhisattva. Il dominio dei quattro incommensurabili, dove uno non aspira alla rinascita nel paradiso di Brahma, tale è il dominio del bodhisattva. Il dominio delle sei rimembranze, immuni da qualsiasi tipo di contaminazione, tale è il dominio del bodhisattva. Il dominio della contemplazione, meditazione e concentrazione, in cui uno non si reincarna nei reami senza-forma per la forza di queste meditazioni e concentrazioni, tale è il dominio del bodhisattva. Il dominio dei quattro retti sforzi, dove la dualità del bene e del male non è appresa, tale è il dominio del bodhisattva. Il dominio delle quattro basi dei poteri magici, dove essi sono ben maneggiati senza sforzo, tale è il dominio del bodhisattva. Il dominio delle cinque facoltà spirituali, dove uno conosce i livelli delle facoltà spirituali degli esseri viventi, tale è il dominio del bodhisattva. Il dominio in cui si vive con i cinque poteri, dove uno si diletta nei dieci poteri del Tathagata, tale è il dominio del bodhisattva. Il dominio della perfezione del sette fattori di Illuminazione, dove si è specializzati nella conoscenza delle fini distinzioni intellettuali, tale è il dominio del bodhisattva. Il dominio del sacro Ottuplice Sentiero, in cui uno si diletta nel Sentiero illimitato del Buddha, tale è il dominio del bodhisattva. Il dominio della coltivazione dell’attitudine alla pace mentale e l'analisi trascendentale, in cui non si cade negli estremi del quietismo, tale è il dominio del bodhisattva. Il dominio della realizza-zione della natura non-nata di tutte le cose, però con la perfezione del corpo, dei segni e marchi di buon auspicio, e degli ornamenti del Buddha, tale è il dominio del bodhisattva. Il dominio dove si manifesta l'attitudine dei discepoli e dei saggi solitari senza sacrificare la qualità del Buddha, tale è il dominio del bodhisattva. Il dominio della conformità a tutte le cose assolutamente pure in natura, pur manifestando un comportamento che si adatta alle inclinazioni di tutti gli esseri viventi, tale è il dominio del bodhisattva. Un dominio in cui uno realizza che tutti i campi-di-buddha sono indistruttibili e increabili, avendo la natura dello spazio infinito, ma dove uno manifesta lo stabilirsi della qualità dei campi-di-buddha in tutta la loro varietà e grandezza, tale è il dominio del bodhisattva. Il dominio in cui uno gira la ruota del santo Dharma e manifesta la magnificenza della liberazione ultima, ma non abbandona la carriera del bodhisattva, tale è il dominio del bodhisattva!" Quando Vimalakirti ebbe finito questo discorso, ottomila degli dèi giunti in compagnia del principe Manjusri concepirono la mente della perfetta Illuminazione.
6. La Inconcepibile Liberazione A quel punto, il venerabile Sariputra ebbe questo pensiero: "Se in questa casa non c'è neanche una sola sedia, dove possono questi discepoli bodhisattva mettersi seduti?" Il Licchavi Vimalakirti comprese il pensiero del venerabile Sariputra e disse: "Reverendo Sariputra, sei venuto qui per amore del Dharma? Oppure sei venuto qui per amore di una sedia?" Sariputra rispose, "Sono venuto per lo scopo del Dharma, non per amore di una sedia." Vimalakirti poi continuò, "Reverendo Sariputra, colui che è interessato al Dharma, non è interessato nemmeno al proprio corpo, tanto meno ad una sedia. Reverendo Sariputra, colui che è interessato al Dharma non ha alcun interesse per materia, sensazione, intelletto, motivazione, o coscienza. Egli non ha nessun interesse per questi aggregati, o per gli elementi, o per gli organi-di-senso. Interessato al Dharma, egli non ha alcun interesse al regno del desiderio, al regno della materia, oppure al regno non-materiale. Interessato al Dharma, egli non è interessato all’attaccamento al Buddha, Dharma, e Sangha. Reverendo Sariputra, colui che è interessato al Dharma, non è interessato a riconoscere la sofferenza, abbandonare la sua origine, realizzare la sua cessazione, o praticare il sentiero. Perché? Perché il Dharma, in ultima analisi, è senza formulazione e senza verbalizzazione. E chi verbalizza: ‘La sofferenza dovrebbe essere riconosciuta, l’originazione dovrebbe essere eliminata, la cessazione deve essere realizzata, il sentiero deve essere praticato', non è interessato al Dharma, ma è interessato alla verbalizzazione. "Reverendo Sariputra, il Dharma è calmo e tranquillo. Coloro che sono impegnati nella produzione e distruzione non sono interessati al Dharma, non sono interessati alla solitudine, ma sono interessati alla produzione e alla distruzione. Inoltre, Reverendo Sariputra, il Dharma è senza macchia e privo di contaminazione. Colui che è attaccato a qualche cosa, perfino alla liberazione, non è interessato al Dharma, ma è interessato alla contaminazione del desiderio. Il Dharma non è un oggetto. Colui che insegue gli oggetti non è interessato al Dharma, ma è interessato agli oggetti. Il Dharma è senza accettazione o rifiuto. Colui che tiene alle cose, o lascia andare le cose, non è interessato al Dharma, ma è interessato al tenere o al lasciar andare. Il Dharma non è un rifugio sicuro. Colui che gode di un rifugio sicuro, non è interessato al Dharma, ma è interessato a un rifugio sicuro. Il Dharma è senza segni. Colui la cui coscienza insegue i segni non è interessato al Dharma, ma è interessato ai segni. Il Dharma non è una società. Colui che cerca di associarsi con il Dharma non è interessato al Dharma, ma è interessato all’associazione. Il Dharma non è una visione, un suono, una categoria, o un'idea. Colui che è coinvolto nelle visioni, suoni, categorie e idee non è interessato al Dharma, ma è interessato allel visioni, ai suoni, alle categorie, e alle idee. Reverendo Sariputra, il Dharma è libero da cose composte e da cose non-composte. Colui che aderisce alle cose composte e alle cose non-composte non è interessato al Dharma, ma è interessato ad aderire alle cose composte e alle cose non-composte. "Quindi, reverendo Sariputra, se sei interessato al Dharma, tu non dovresti avere alcun interesse in nessuna cosa". Quando Vimalakirti ebbe fatto questo discorso, cinquecento dèi ottennero la purezza dell’Occhio-del-Dharma nel vedere tutte le cose. Poi, il Licchavi Vimalakirti disse al principe Manjusri, "Manjusri, tu sei già stato in centinaia di migliaia di innumerevoli campi-di-buddha in tutti gli universi delle dieci direzioni. In quale campo-di-buddha hai visto i migliori troni-leone con le migliori qualità?" Manjusri rispose, "Nobile signore, se uno attraversa i campi di buddha ad est, che sono più numerosi di tutti i granelli di sabbia dei trentadue fiumi Gange, scoprirà un universo chiamato Merudhvaja. Ivi ci abita un Tathagata chiamato Merupradiparaja. Il suo corpo misura 840mila leghe in altezza, e l'altezza del suo trono è 680mila leghe. I bodhisattva lì sono alti 420mila leghe ed i loro troni sono alti 340mila leghe. Nobile Signore, i troni più belli e più superbi esistono in quell’universo Merudhvaja, che è il campo-di-Buddha del Tathagata Merupradiparaja". In quel momento, il Licchavi Vimalakirti, dopo essersi messo in concentrazione, compì una miracolosa impresa così che il Signore Tathagata Merupradiparaja, nell'universo Merudhvaja, inviò 320mila troni in questo universo. Questi troni erano così alti, spaziosi, e belli che i bodhisattva, i grandi discepoli, gli Shakra, i Brahma, i Lokapala, e gli altri dèi non avevano mai visto cose simili. I troni discesero dal cielo e si posarono nella casa del Licchavi Vimalakirti. Il 320mila troni si sistemarono nella casa senza ammucchiarsi e la casa sembrò allargarsi di conseguenza. La grande città di Vaisali non ne venne oscurata, né avvenne nella terra Jambudvipa, né nel mondo dei quattro continenti. Tutte le varie cose apaprivano proprio come erano prima. Allora, il Licchavi Vimalakirti disse al giovane principe Manjusri, "Manjusri, lascia che i bodhisattva si siedano su questi troni, dopo che avranno trasformato i loro corpi in un formato idoneo!" Dopodiché, quei bodhisattva che avevano raggiunto la super-coscienza trasformarono i loro corpi fino ad un'altezza di 420mila leghe e si sedettero sui troni. Però i bodhisattva principianti non erano in grado di trasformarsi per sedere sui troni. Allora, il Licchavi Vimalakirti insegnò a questi bodhisattva principianti un insegnamento che permise loro di raggiungere le cinque supercoscienze, e, avendole raggiunte, essi trasformarono i loro corpi ad un'altezza di 420mila leghe e si sedettero sui troni. Però, anche i grandi discepoli non erano in grado di sedersi sui troni. Il Licchavi Vimalakirti disse al venerabile Sariputra, "Reverendo Sariputra, prendi il tuo posto su uno dei troni". Ed egli rispose: "Buon signore, i troni sono troppo grandi e troppo alti, ed io non riesco a sedere su di loro." Vimalakirti disse: "Reverendo Sariputra, inchinati al Tathagata Merupradiparaja, e sarai in grado di sedere sul tuo trono". Allora, tutti i grandi discepoli si prostrarono davanti al Tathagata Merupradiparaja e si sedettero sui troni. Poi, il venerabile Sariputra disse al Licchavi Vimalakirti, "Nobile signore, è stupefacente che queste migliaia di troni, così grandi e così alti, abbiano potuto entrare in una casa così piccola e che la grande città di Vaisali, i villaggi, le città, i regni, le capitali del Jambudvipa, gli altri tre continenti, le dimore degli dèi, i naga, gli yaksa, i Gandharva, gli asura, i garuda, i kimnara, ed i mahoraga - che tutti questi possano apparire senza nessun ostacolo, proprio come erano prima!" Il Licchavi Vimalakirti rispose, "Reverendo Sariputra, per i Tathagata e i bodhisattva, c'è un tipo di liberazione chiamata 'Inconcepibile'. Il bodhisattva che vive nella ‘Inconcepibile Liberazione’ può mettere il Re delle montagne, il Sumeru, che è così alto, così grande, così nobile e così vasto, in un granello di senape. Egli può compiere questa operazione senza allargare il seme di senape e senza far ritirare il Monte Sumeru. E senza che tutte le divinità dell’Assemblea dei quattro Maharaja e dei cieli del Trayastrimsa sappiano dove si trovano. Solo quegli esseri che sono destinati ad essere disciplinati dai miracoli vedono e comprendono il fatto di poter mettere il Re delle montagne, Sumeru, nel seme di senape. Questo, reverendo Sariputra, è un ingresso al dominio della ‘Inconcepibile liberazione’ del bodhisattva. "Inoltre, reverendo Sariputra, il bodhisattva che vive nella liberazione può versare in un singolo poro della sua pelle tutte le acque dei quattro grandi oceani, senza ferire gli animali acquatici come pesci, tartarughe, coccodrilli, rane ed altre creature, e senza che i naga, gli yaksa, i gandharva, e gli asura siano mai consapevoli di dove si trovano. E l'intera operazione è visibile, senza alcun danno o ferita per nessuno di questi esseri viventi. "Un tale bodhisattva può prendere con la mano destra questo universo di miliardi di mondi galattici come se fosse una ruota di un vasaio e, facendolo girare, gettarlo al di là di universi numerosi come le sabbie del Gange, senza che gli esseri viventi in esso conoscano il loro movimento o la sua origine, ed egli può prenderlo e rimetterlo al suo posto, senza che gli esseri viventi sospettino il loro andare e venire, e tuttavia l'intera operazione è visibile. "Inoltre, reverendo Sariputra, ci sono esseri che diventano disciplinati, dopo un immenso periodo di evoluzione, e ci sono anche quelli che sono disciplinati dopo un breve periodo di evoluzione. Il bodhisattva che vive nella inconcepibile liberazione, allo scopo di disciplinare quegli esseri viventi che sono disciplinati attraverso periodi incommensurabili di evoluzione, può fare in modo che il passaggio di una settimana sembri il passaggio di un eone, e lui può fare in modo che il passaggio di un eone sembri il passaggio di una settimana per coloro che sono disciplinati attraverso un breve periodo di evoluzione. Infatti, gli esseri viventi che sono disciplinati attraverso un periodo incommensurabile di evoluzione percepiscono una settimana come il passaggio di un eone, e quelli disciplinati in un breve periodo di evoluzione percepiscono un eone come il passaggio di una settimana. "Così, un bodhisattva che vive nella inconcepibile liberazione può manifestare tutti gli splendori delle virtù di tutti i campi-di-buddha all'interno di un unico campo-di-buddha. Allo stesso modo, egli può mettere tutti gli esseri viventi nel palmo della sua mano destra e può mostrar loro con la velocità di un pensiero soprannaturale tutti i campi-di-buddha senza mai lasciare il proprio campo-di-buddha. Egli può visualizzare in un singolo poro tutte le offerte che sono state offerte a tutti i Buddha delle dieci direzioni, e le orbite di tutti i soli, lune e stelle delle dieci direzioni. Egli può inalare in bocca tutti gli uragani e le atmosfere di vento cosmico delle dieci direzioni senza danneggiare il proprio corpo e senza che i boschi e i prati dei campi-di-buddha possano essere distrutti. Egli può prendere tutte le masse di fuoco di tutte le supernove che alla fine consumano tutti gli universi di tutti i campi-di-buddha dentro il suo stomaco, senza interferire con le loro funzioni. Avendo attraversato campi-di-buddha numerosi come le sabbie del Gange in basso, e avendo preso su un campo-di-Buddha, egli può salire attraverso campi-di-buddha numerosi come le sabbie del Gange e metterlo in alto, proprio come un uomo forte può infilare una foglia di giuggiola sulla punta di un ago. "Così, un bodhisattva che vive nella inconcepibile liberazione può magicamente trasformare qualsiasi tipo di essere vivente in un monarca universale, un Lokapala, un Sakra, un Brahma, un discepolo, un saggio solitario, un bodhisattva, e anche in un Buddha. Il bodhisattva può miracolosamente trasformare tutte le grida e rumori, superiori, mediocri e inferiori, di tutti gli esseri viventi delle dieci direzioni, nella voce del Buddha, con le parole del Buddha, Dharma e Sangha, proclamando loro, 'Impermanente! Miserabile! Vuoto! Privo di un sé!'. E può far in modo che essi recitino le parole ed i suoni di tutti gli insegnamenti tenuti da tutti i Buddha delle dieci direzioni. "Reverendo Sariputra, io ti ho mostrato solo una piccola parte dell'ingresso nel vero dominio del bodhisattva che vive nella inconcepibile liberazione. Reverendo Sariputra, spiegarti l'insegnamento del pieno ingresso nel vero dominio del bodhisattva che vive nella ‘Inconcepibile Liberazione’ richiederebbe ben più di un eone, molto di più" Allora, il patriarca Mahakasyapa, avendo sentito questo insegnamento sulla inconcepibile liberazione del bodhisattva, si stupì e disse al venerabile Sariputra, "Venerabile Sariputra, se si potesse mostrare una varietà di cose ad una persona cieca dalla nascita, essa non sarebbe in grado di vedere una sola cosa. Allo stesso modo, venerabile Sariputra, quando viene insegnata questa porta della inconcepibile liberazione, tutti i discepoli e i saggi solitari sono incapaci di vederla, come il cieco dalla nascita, e non possono comprendere neanche una sola causa dell’inconcepibile liberazione. Chi è tra quei saggi che, sentendo parlare di questa inconcepibile liberazione, non concepisce la mente della perfetta Illuminazione? Quanto a noi, che abbiamo le facoltà deteriorate, come un seme bruciato e marcio, che altro possiamo fare se non diventare ricettivi a questo grande veicolo? Noi, cioè, tutti i discepoli e i saggi solitari, dopo aver sentito questo insegnamento del Dharma, dovremmo emettere un grido di rammarico tale da scuotere questo universo di miliardi di mondi galattici! E riguardo ai bodhisattva, quando essi sentono di questa inconcepibile liberazione, dovrebbero essere tanto più gioiosi come un giovane principe ereditario quando riceve il diadema e viene incoronato e dovrebbero aumentare al massimo la loro devozione a questa inconcepibile liberazione. Infatti, cosa potrebbe mai fare l'intera schiera dei Mara a colui che è destinato a questa inconcepibile liberazione?" Quando il patriarca Mahakasyapa ebbe pronunciato questo discorso, trentaduemila dèi concepirono la mente della perfetta Illuminazione. Poi il Licchavi Vimalakirti disse al patriarca Mahakasyapa, "Reverendo Mahakasyapa, i Mara che sono i dèmoni negli innumerevoli universi delle dieci direzioni, sono tutti bodhisattva che dimorano nella inconcepibile liberazione, che stanno recitando il ruolo di dèmoni, con lo scopo di sviluppare gli esseri viventi attraverso la loro abilità nella tecnica liberativa. Reverendo Mahakasyapa, tutti i mendicanti più miserabili che vengono ad elemosinare dai Bodhisattva degli innumerevoli universi delle dieci direzioni per chiedere una mano, un piede, un orecchio, un naso, un pò di sangue, muscoli, ossa, midollo, un occhio, un torso, una testa, un arto, un membro, un trono, un regno, un paese, una moglie, un figlio, una figlia, una schiava, una schiava, un cavallo, un elefante, un carro, un carrello, oro, argento, gioielli, perle, conchiglie, cristallo, corallo, berillio, tesori, cibi, bevande, elisir, e vestiti - questi mendicanti esigenti di solito sono bodhisattva che vivono nella inconcepibile liberazione e che, attraverso la loro abilità nella tecnica liberatoria, desiderano mettere alla prova e quindi dimostrare il grado di elevata determinazione dei bodhisattva. Perché? Reverendo Mahakasyapa, i vari bodhisattva dimostrano quella fermezza per mezzo di terribili austerità. Le persone comuni non hanno alcun potere per essere così esigente come bodhisattva, a meno che non sia concessa loro l'opportunità. Esse non sono capaci di uccidere e di privare in quel modo, senza che non venga liberamente data loro la possibilità. "Reverendo Mahakasyapa, proprio come una lucciola non può eclissare la luce del sole, così non è possibile che una persona comune, reverendo Mahakasyapa, senza uno speciale permesso possa quindi attaccare e privare un Bodhisattva. Reverendo Mahakasyapa, proprio come un asino che non potrebbe tentare un attacco ad un elefante selvaggio, così, reverendo Mahakasyapa, anche uno che non è egli stesso un bodhisattva non può molestare un altro bodhisattva, e solo un bodhisattva può tollerare la persecuzione di un altro bodhisattva. Reverendo Mahakasyapa, tale è l'introduzione al potere della conoscenza della tecnica della liberazione del bodhisattva che vive nella inconcepibile liberazione ".
7. La Dea Dopodiché, il principe ereditario Manjusri si indirizzò al Licchavi Vimalakirti: "Buon signore, come un bodhisattva dovrebbe considerare tutti gli esseri viventi?" Vimalakirti rispose, "Manjusri, un bodhisattva deve considerare tutti gli esseri viventi così come un uomo saggio riguarda il riflesso della luna nell'acqua, o come i maghi guardano le persone create dalla loro magia. Egli dovrebbe considerarli come un’immagine riflessa in uno specchio; come l'acqua di un miraggio; come il suono dell'eco; come una massa di nuvole nel cielo; come il momento che precede il salto di una palla di gommapiuma; come l'apparire e lo scomparire di una bolla d'acqua; come il nucleo di un albero di banano; come il lampo di un fulmine; come il quinto grande elemento (che non esiste); come il settimo organo di senso (che non esiste); come l'apparizione della materia in un reame immateriale; come un germoglio di un seme marcio; come i peli di una tartaruga; come il divertimento del gioco per uno che desidera morire; come le visioni egoistiche di un Realizzato; come la terza rinascita di uno che rinasce una sola volta, come la discesa in un utero di uno che ‘più-non-ritorna’, come l'esistenza del desiderio, l'odio, e la follia in un santo; come i pensieri di avidità, immoralità, malvagità, ed ostilità di un bodhisattva che ha raggiunto l’anupatthikadharmakshanti; come gli istinti delle passioni in un Tathagata; come la percezione del colore di un cieco dalla nascita; come l'inalazione e l'esalazione di un asceta assorto nella meditazione di cessazione; come la traccia di un uccello nel cielo; come l'erezione del membro di un eunuco; come la gravidanza di una donna sterile; come passioni non-prodotte di una emanazione incarnata del Tathagata; come le visioni di un sogno viste dopo il risveglio; come le passioni di uno che è libero dalle concettualizzazioni; come un fuoco che brucia senza combustibile; come la reincarnazione di uno che ha raggiunto la liberazione finale. "Precisamente così, Manjusri, un bodhisattva che realizza l’assenza ultima di un ‘sé’ considera tutti gli esseri viventi". Manjusri poi chiese ancora, "Nobile signore, se un bodhisattva deve considerare in un tale modo tutti gli esseri viventi, come fa a generare il grande amore verso di loro?" Vimalakirti rispose, "Manjusri, quando il bodhisattva considera tutti gli esseri viventi in questo modo, lui pensa: 'Proprio come io stesso ho realizzato il Dharma, così io dovrei insegnarlo agli esseri viventi.' Quindi, egli genera l'amore che è veramente un rifugio per tutti gli esseri viventi: l'amore che è pace, perché libero da attaccamento; l'amore che non è febbrile, perché privo di passioni; l'amore che si accorda con la realtà, perché è equanime in tutti i tre tempi; l'amore che è senza conflitto perché è libero dalla violenza delle passioni; l'amore che è non-duale perché non è coinvolto né con l'esterno né con l'interno; l'amore che è imperturbabile perché totalmente rivolto all’Ultimo. "In tal modo, egli genera l'amore che è fermo, con la sua determinazione, alta e infrangibile come un diamante; l'amore che è puro, purificato nella sua natura intrinseca; l'amore che è uniforme, essendo le sue aspirazioni equanimi; l'amore del santo, che ha eliminato (l’idea mentale) del nemico; l’amore del bodhisattva che continuamente sviluppa gli esseri viventi; l'amore del Tathagata che comprende la realtà; l'amore del Buddha che fa sì che gli esseri viventi possano risvegliarsi dal loro sonno; l'amore che è spontaneo, perché è spontaneamente e completamente illuminato; l'amore che è 'Illuminazione’, perché è una unità di esperienza; l'amore che non ha alcuna presunzione, perché ha eliminato l'attaccamento e l'avversione; l'amore che è grande compassione, perché infonde di luce e splendore il Mahayana; l'amore che non si esaurisce mai perché riconosce la vacuità e il non-sé; l'amore che è dono, perché conferisce il dono del Dharma, libero dal pugno chiuso di un cattivo insegnante; l'amore che è moralità, perché migliora gli esseri viventi immorali; l'amore che è vera tolleranza perché protegge se stessi e gli altri; l'amore che è sforzo, perché rende responsabili tutti gli esseri viventi; l'amore che è contemplazione, perché trattiene dall’indulgere nei gusti; l'amore che è saggezza perché causa la realizzazione al momento giusto; l'amore che è tecnica della liberazione, perché indica dovunque la Via; l'amore che è senza formalità perché è puro nella motivazione; l'amore che è senza deviazioni, perché funge da decisiva motivazione; l'amore che è alta risoluzione perché è senza passioni; l'amore che è senza inganno perché non è artificiale; l'amore che è felicità perché introduce gli esseri viventi alla felicità del Buddha. Così, Manjusri, è il grande amore di un bodhisattva". Manjusri: "Quale è la grande compassione di un Bodhisattva? Vimalakirti: "È il donare a tutti gli esseri viventi tutte le radici delle virtù accumulate. Manjusri: "Quale è la grande gioia del bodhisattva? Vimalakirti: "È l’essere gioiosi e senza rimpianto, nel dare. Manjusri: "Quale è l'equanimità del bodhisattva? Vimalakirti: "E' ciò che beneficia se stessi e gli altri. Manjusri: "A cosa si deve ricorrere quando si è terrorizzati dalla paura della vita? Vimalakirti: "Manjusri, un bodhisattva che è terrorizzato dalla paura della vita dovrebbe ricorrere alla magnanimità del Buddha. Manjusri: "Dove dovrebbe rivolgersi chi vuole ricorrere alla magnanimità del Buddha? Vimalakirti: "Egli dovrebbe stare in equanimità verso tutti gli esseri viventi. Manjusri: "Dove deve rivolgersi chi vuole stare in equanimità verso tutti gli esseri viventi? Vimalakirti: "Egli dovrebbe vivere per liberare tutti gli esseri viventi. Manjusri: "E cosa dovrebbe fare colui che desidera liberare tutti gli esseri viventi? Vimalakirti: "Egli dovrebbe liberarli dalle loro passioni. Manjusri: "Come dovrebbe applicarsi colui che desidera eliminare le passioni? Vimalakirti: "Egli dovrebbe applicarsi in modo appropriato. Manjusri: "E come dovrebbe applicarsi, per "applicarsi in modo adeguato"? Vimalakirti: "Egli dovrebbe applicarsi alla non-produzione e alla non-distruzione. Manjusri: "Cos’è il non-prodotto? E cos’è il non-distrutto? Vimalakirti: "Il male è non-prodotto e il bene è non-distrutto. Manjusri: "Quale è la radice del bene e del male? Vimalakirti: "Il materialismo è la radice del bene e del male. Manjusri: "Quale è la radice del materialismo? Vimalakirti: "Il desiderio è la radice del materialismo. Manjusri: "Quale è la radice del desiderio e dell’attaccamento? Vimalakirti: "Le costruzioni irreali sono la radice del desiderio. Manjusri: "Quale è la radice delle costruzioni irreali? Vimalakirti: "La sua radice è il falso concetto (la falsa concezione). Manjusri: "Quale è la radice del falso concetto? Vimalakirti: "La radice del falso concetto è l’assenza di una base (o infondatezza). Manjusri: "Quale è la radice della infondatezza? Vimalakirti: "Manjusri, quando qualcosa è senza fondamento, come può avere una radice? Perciò, tutte le cose stanno alla loro radice, che è priva di fondamento. Dopodiché, una certa dea che viveva nella casa del Licchavi Vimalakirti, avendo ascoltato questo insegnamento di Dharma dei grandi eroi bodhisattva, ed essendone contenta, lieta e ultra-felice, si manifestò in un corpo materiale e inondò i grandi eroi spirituali, i bodhisattva, e i grandi discepoli, con una pioggia di fiori celesti. Quando questi fiori toccavano i corpi dei bodhisattva, cadevano sul pavimento, ma quando toccavano i corpi dei grandi discepoli, si attaccavano ad essi e non cadevano. I grandi discepoli scossero i fiori e persino provarono ad usare i loro poteri magici, tuttavia i fiori non si scrollavano di dosso. Allora, la dea disse al venerabile Sariputra, "Reverendo Sariputra, perché stai cercando di scrollarti questi fiori?" Sariputra rispose, "Dea, questi fiori non sono adatti per le persone religiose e così stiamo cercando di scrollarceli di dosso." La dea disse: "Non dire così, reverendo Sariputra. Perché? Questi fiori sono davvero adeguati! E sai perché? Questi fiori non hanno né pensieri concettuali né discriminazioni. Ma l'anziano Sariputra ha sia il pensiero concettuale che la discriminazione. "Reverendo Sariputra, l’inadeguatezza, per uno che ha rinunciato al mondo per la disciplina del retto insegnamento del Dharma, consiste di pensiero concettuale e di discriminazione, eppure gli anziani sono pieni di questi pensieri. Colui che è senza tali pensieri è sempre correttamente adeguato. "Reverendo Sariputra, vedi come questi fiori non si attaccano sui corpi di questi grandi eroi spirituali, i bodhisattva! Questo è perché essi hanno eliminato il pensiero concettuale e le discriminazioni. "Per esempio, gli spiriti maligni hanno potere sugli uomini timorosi, ma non possono disturbare gli impavidi. Allo stesso modo, quelli intimiditi dalla paura del mondo sono prigionieri delle forme, suoni, odori, sapori, e contatti, che invece non disturbano quelli che sono liberi dalla paura delle passioni inerenti al mondo costruttivo. Così, questi fiori si attaccano ai corpi di coloro che non hanno eliminato i loro istinti per le passioni, e non si attaccano ai corpi di coloro che hanno eliminato i loro istinti. Perciò i fiori si non si attaccano ai corpi di questi bodhisattva che hanno abbandonato tutti gli istinti". Allora il venerabile Sariputra disse alla dea, "Dea, da quanto tempo stai in questa casa?" La dea rispose: "Io sto qui fin da quando l'anziano ha avuto la liberazione". Sariputra disse: "Allora, stai in questa casa da un bel po' di tempo?" La dea disse: "Da quanto tempo l’anziano è nello stato di liberazione?" Al che, il vecchio Sariputra tacque. La dea continuò, "Anziano, tu sei 'più avanti del saggio'! Perché non parli? Ora, che è il tuo turno, tu non rispondi alla domanda". Sariputra: "Dal momento che la liberazione è inesprimibile, dea, non so cosa dire. Dea: "Tutte le sillabe pronunciate dall’anziano hanno la natura di liberazione. Perché? La liberazione non è né interna né esterna, né può essere appresa separatamente da esse. Allo stesso modo, le sillabe non sono né interne né esterne, né possono essere apprese in qualsiasi altro luogo. Pertanto, reverendo Sariputra, non puntare alla liberazione abbandonando le parole! Perché? La liberazione più santa è l'equanimità di tutte le cose! Sariputra: "Dea, la liberazione non è la libertà da desiderio, odio e follia? Dea: "La liberazione è la libertà da desiderio, odio e follia" tale è l'insegnamento di colui che spesso è eccessivamente orgoglioso. Ma a quelli liberi dall’orgoglio è stato insegnato che la natura stessa del desiderio, dell'odio e della follia è di per sé ‘liberazione’.” Sariputra: "Eccellente! Eccellente, dea! Di grazia, cosa hai ottenuto, cosa hai realizzato, che hai tanta eloquenza? Dea: "Non ho ottenuto nulla, reverendo Sariputra. Non ho realizzazione. Perciò ho tanta eloquenza. Colui che pensa, "Io ho raggiunto! Io ho capito!" è troppo orgoglioso per la disciplina del Dharma ben insegnato. Sariputra: "Dea, tu fai parte del veicolo-del-discepolo, del veicolo-dei-solitari, o del Grande Veicolo? Dea: "Io appartengo al veicolo dei discepoli, quando lo insegno a coloro che ne hanno bisogno. Io appartengo al veicolo dei solitari quando insegno i dodici anelli dell’Originazione Dipendente a coloro che ne hanno bisogno. E, poiché io non abbandono mai la grande compassione, appartengo pure al Grande Veicolo, dato che tutti hanno bisogno di quell'insegnamento per ottenere la liberazione finale. Nondimeno, reverendo Sariputra, così come si può non sentire l'odore del ricino in un albero di magnolia, ma solo quello dei fiori di magnolia, così, reverendo Sariputra, vivendo in questa casa, che è profumata con il profumo delle virtù di qualità-Buddha, uno non sente il profumo dei discepoli e dei saggi solitari. Reverendo Sariputra, i Shakra, i Brahma, i Lokapala, i deva, naga, yaksa, gandharva, asura, garuda, kimnara, e i mahoraga che vivono in questa casa ascoltano il Dharma dalla bocca di questo santo uomo e, attratti dal profumo delle virtù delle qualità-Buddha, procedono a concepire la mente dell’Illuminazione. Reverendo Sariputra, sono stata in questa casa per dodici anni, e non ho sentito discorsi riguardanti i discepoli e i saggi solitari, ma ho sentito solo quelli riguardanti grande amore, grande compassione, e le inconcepibili qualità del Buddha. Reverendo Sariputra, in questa casa in cui mi trovo, otto cose strane e meravigliose si manifestano costantemente. Quali sono queste otto cose? Una luce di color d’oro splende qui stabilmente, così brillante che è difficile distinguere il giorno e la notte, e né la luna né il sole splendono qui così distintamente. Questa è la prima meraviglia di questa casa. Inoltre, reverendo Sariputra, chiunque entra in questa casa non è più turbato dalle sue passioni dal momento in cui è dentro. Questa è la seconda cosa strana e meravigliosa. Inoltre, reverendo Sariputra, questa casa non è mai abbandonata dai Sakra, i Brahma, i Lokapala, i bodhisattva e da tutti gli altri campi-di-buddha. Questa è la terza cosa strana e meravigliosa. Inoltre, reverendo Sariputra, questa casa non è mai priva dei suoni del Dharma, il discorso sulle sei trascendenze, e i discorsi della ruota irreversibile del Dharma. Questa è la quarta cosa strana e meravigliosa. Inoltre, reverendo Sariputra, in questa casa si possono sempre ascoltare i ritmi, canzoni e musica di dèi e degli uomini, e da questa musica risuona costantemente il suono dell’ infinito Dharma del Buddha. Questa è la quinta cosa strana e meravigliosa. Inoltre, reverendo Sariputra, in questa casa ci sono sempre quattro inesauribili tesori, pieni di tutti i tipi di gioielli, che non diminuiscono mai, anche se tutti i poveri e i miserabili possono condividerli a loro soddisfazione. Questa è la sesta cosa strana e meravigliosa. Inoltre, reverendo Sariputra, per volontà di questo buon uomo, in questa casa arrivano sempre gli innumerevoli Tathagata delle dieci direzioni, come i Tathagata Sakyamuni, Amitabha, Aksobhya, Ratnasri, Ratnarcis, Ratnacandra, Ratnavyuha, Dusprasaha, Sarvarthasiddha, Ratnabahula, Simhakirti, Simhasvara, e così via, e quando arrivano, essi insegnano la porta del Dharma chiamata "I segreti dei Tathagata" e poi ripartono. Questa è la settima cosa strana e meravigliosa. Inoltre, reverendo Sariputra, tutti gli splendori delle dimore degli dèi e tutti gli splendori dei campi del Buddha risplendono in questa casa. Questa è la ottava cosa strana e meravigliosa. Reverendo Sariputra, queste otto cose strane e meravigliose si vedono in questa casa. Ed allora, chi è che vedendo tali cose inconcepibili, crederebbe all'insegnamento dei discepoli? Sariputra: "Dea, che cosa ti impedisce di trasformare te stessa fuori dal tuo stato femminile? Dea: "Benché io abbia cercato il mio "stato femminile" in questi dodici anni, non l’ho ancora trovato. Reverendo Sariputra, se un mago dovesse incarnare una donna per magia, tu le chiederesti: "Cosa ti impedisce di trasformare te stessa fuori dal tuo stato femminile?" Sariputra: "No! Una donna del genere non sarebbe realmente esistente, quindi che cosa ci sarebbe da trasformare? Dea: "Proprio così, reverendo Sariputra, tutte le cose in realtà non esistono. Ora, tu penseresti: "Che cosa impedisce ad uno la cui natura è quella di una incarnazione magica di trasformare se stesso nel suo stato femminile?" Dopodiché, la dea impiegò il suo potere magico così che all'anziano Sariputra lei poté apparire nella forma di lui, e poi che lui apparisse nella sua forma. Poi la dea, trasformatasi in Sariputra, disse a Sariputra, trasformato nella dea, "Reverendo Sariputra, cos’è che ti impedisce di trasformare te stesso fuori dal tuo stato femminile?" E Sariputra, trasformato nella dea, rispose: "Oh! Io non appaio più nella forma di un maschio! Il mio corpo è stato cambiato nel corpo di una donna, io non so cosa ho da trasformare!" La dea continuò: "Se l'anziano potesse cambiare di nuovo fuori dallo stato femminile, allora tutte le donne potrebbero anche cambiare loro stesse fuori dai loro stati di sesso femminile. Tutte le donne appaiono in forma di donne alla stessa maniera di come l'anziano appare ora nella forma di donna. Anche se in realtà esse non sono ‘donne’, appaiono nella forma di donne. Con questo in mente, il Buddha disse: 'In tutte le cose, non c'è né maschile né femminile'". Poi, la dea ha ritirò il suo potere magico ed entrambi ritornarono alla loro forma ordinaria. Poi lei disse: "Reverendo Sariputra, che cosa hai fatto del tuo corpo femminile?" Sariputra: "Io non l'ho fatto e nemmeno l’ho cambiato. Dea: "Proprio così, tutte le cose non sono né fatte né cambiate, e il fatto che non sono né fatte e né cambiate è l'insegnamento del Buddha. Sariputra: "Dea, dove rinascerai quando trasmigrerai dopo la morte? Dea: "Io rinascerò dove nascono tutte le incarnazioni magiche del Tathagata. Sariputra: "Ma le incarnazioni emanate del Tathagata non trasmigrano né rinascono. Dea: "Tutte le cose e gli esseri viventi sono la stessa cosa, essi non trasmigrano né sono nati! Sariputra: "Dea, quanto presto tu otterrai la perfetta Illuminazione dello Stato di Buddha? Dea: "Allorché tu, anziano, sarai ancora una volta dotato con le qualità di un individuo ordinario, allora io otterrò la perfetta Illuminazione dello Stato di Buddha. Sariputra: "Dea, è impossibile che io diventi ancora una volta dotato con le qualità di un individuo ordinario. Dea: "Proprio così, reverendo Sariputra, allo stesso modo è impossibile che io otterrei l'Illuminazione perfetta dello Stato di Buddha! Perché? Perché l’Illuminazione perfetta poggia sull’impossibile. Perché è impossibile, nessuno raggiunge la perfetta Illuminazione dello Stato di Buddha. Sariputra: "Ma il Tathagata ha dichiarato: "I Tathagata, che sono così numerosi come le sabbie del Gange, hanno raggiunto il perfetto Stato di Buddha, stanno ottenendo il perfetto Stato di Buddha, e continueranno a raggiungere il perfetto Stato della buddhità". Dea: "Reverendo Sariputra, l'espressione "i Buddha del passato, presente e futuro", è un’espressione convenzionale costituita da un certo numero di sillabe. I Buddha non sono né passati, né presenti, né futuri. La loro Illuminazione trascende i tre tempi! Ma dimmi, anziano, tu hai raggiunto la santità? Sariputra: "Essa è realizzata, perché non c'è realizzazione. Dea: "Proprio così, quindi non c'è perfetta Illuminazione perché non c'è realizzazione della perfetta Illuminazione. Allora, il Licchavi Vimalakirti disse al venerabile anziano Sariputra, "Reverendo Sariputra, questa dea ha già servito 92 milioni di miliardi di Buddha. Lei gioca con le super-coscienze. Lei ha realmente avuto successo in tutti i suoi voti. Ha maturato ‘anupatthikadharmakshanti’ (la tolleranza della non-nascita delle cose). Lei ha effettivamente raggiunto il non-ritorno (irreversibilità). Lei può vivere ovunque lei desideri sulla forza del suo voto per far sviluppare gli esseri viventi".
8. La famiglia dei Tathagata Quindi, il principe Manjusri disse al Licchavi Vimalakirti, "Nobile signore, come fa il bodhisattva per seguire la Via al fine di ottenere le qualità del Buddha?" Vimalakirti rispose, "Manjusri, quando il bodhisattva segue la via sbagliata, egli allora segue la via per ottenere le qualità del Buddha." Manjusri continuò, "E come il bodhisattva segue la via sbagliata?" Vimalakirti rispose, "Perfino se egli mettesse in atto i cinque peccati mortali, egli non avrebbe malizia, violenza, o odio. Anche se dovesse andare negli inferni, egli rimarrebbe libero da ogni macchia delle passioni. Anche se dovesse andare negli stati animali, egli rimarrebbe libero da oscurità e ignoranza. Anche se andasse negli stati degli asura, egli rimarrebbe libero da superbia, presunzione e arroganza. Anche quando va nel regno del signore della morte, egli accumula enormi meriti e saggezza. Anche quando va negli stati di immobilità e di immaterialità, egli non si dissolve in essi. "Egli potrebbe seguire le vie del desiderio, però è libero dall’attaccamento ai piaceri del desiderio. Egli potrebbe seguire le vie dell'odio, però senza sentire rabbia per nessun essere vivente. Egli potrebbe seguire le vie della follia, però è sempre consapevole con la saggezza di una stabile comprensione. "Egli potrebbe seguire le vie dell’avarizia, però dando via tutte le cose interne ed esterne, senza riguardo perfino per la sua stessa vita. Egli potrebbe seguire le vie dell’immoralità, però, vedendo l'orrore della benché minima trasgressione, vive da asceta e pratica l’austerità. Egli potrebbe seguire le vie della malvagità e dell’ira, però rimane assolutamente privo di malizia e vive con amore. Egli potrebbe seguire le vie della pigrizia, però i suoi sforzi sono ininterrotti poiché egli si sforza nella coltivazione delle radici di virtù. Egli potrebbe seguire le vie della distrazione sensuale, però restando naturalmente concentrato, la sua contemplazione non è dissipata. Egli potrebbe seguire le vie della falsa saggezza, però, avendo raggiunto la trascendenza della saggezza, egli è esperto in tutte le scienze mondane e trascendenti. "Egli può mostrare le vie del sofisma e della contesa, però è sempre cosciente dei significati ultimi e ha perfezionato l'uso delle tecniche di liberazione. Egli può mostrare le vie dell’orgoglio, però è utile come un ponte o una scala per tutte le persone. Egli può mostrare le vie delle passioni, però alla fine è totalmente spassionato e naturalmente puro. Egli potrebbe seguire le vie dei Mara, però in realtà non accetta la loro autorità riguardo alla sua conoscenza delle qualità del Buddha. Egli potrebbe seguire le vie dei discepoli, però fa in modo che gli esseri viventi ascoltino un insegnamento che non hanno mai sentito prima. Egli potrebbe seguire le vie dei saggi solitari, però è sempre ispirato con la grande compassione per sviluppare tutti gli esseri viventi. "Egli potrebbe seguire le vie dei poveri, però tiene nelle sue mani un gioiello di inesauribile ricchezza. Egli potrebbe seguire le vie degli storpi, però è bello e ben adornato con i segni e i marchi di buon auspicio. Egli potrebbe seguire le vie di coloro che sono di umile nascita, però, attraverso il suo accumulo di meriti e saggezza, egli è nato nella famiglia dei Tathagata. Egli potrebbe seguire le vie del debole, del brutto, e del misero, però è bello da vedersi e il suo corpo è come quello di Narayana. "Egli può manifestare agli esseri viventi le vie del malati e dell’infelice, però egli ha completamente vinto e trasceso la paura della morte. "Egli potrebbe seguire le vie dei ricchi, però è senza avidità e riflette spesso sul concetto della impermanenza. Egli potrebbe mostrarsi impegnato a danzare con le ragazze dell’harem, però alla fine abbraccerà la solitudine, dopo aver attraversato la palude del desiderio. "Egli potrebbe seguire le vie dei muti e degli incoerenti, tuttavia, avendo acquisito il potere di fare incantesimi, è arricchito di una svariata eloquenza. Egli potrebbe seguire le vie degli eterodossi senza mai diventare eterodosso. Oppure seguire le vie del mondo, tuttavia egli inverte tutti gli stati di esistenza. Egli segue la via della liberazione, senza mai abbandonare il progresso del mondo. "Manjusri, il bodhisattva potrebbe quindi seguire le vie sbagliate, seguendo in ogni caso la via delle qualità del Buddha." Poi, il Licchavi Vimalakirti disse al principe Manjusri, "Manjusri, qual è la 'famiglia dei Tathagata'?" Manjusri rispose, "Nobile signore, la famiglia dei Tathagata consiste di ogni egoismo di base; di ignoranza e di sete di esistenza; di lussuria, odio e follia; dei quattro malintesi, delle cinque oscurazioni, dei sei organi di senso, delle sette dimore della coscienza, degli otto falsi sentieri, delle nove cause di irritazione, dei dieci sentieri del peccato. Questa è la famiglia dei Tathagata. In breve, nobile signore, i sessantadue tipi di convincimenti costituiscono la famiglia dei Tathagata!" Vimalakirti: "Manjusri, con cosa in mente tu dici questo? Manjusri: "Nobile signore, uno che rimane fisso nella determinazione della visione dell’increato non è in grado di concepire la mente dell'insuperabile e perfetta Illuminazione. Tuttavia, uno che vive tra le cose create, nelle miniere di passioni, senza vedere alcuna verità, è realmente capace di concepire la mente dell'insuperabile e perfetta Illuminazione. Nobile Signore, fiori belli come il loto blu, il loto rosso, il loto bianco, la ninfea, il giglio lunare non crescono nel deserto sul terreno asciutto, ma crescono nelle paludi e nei banchi di fango. Allo stesso modo, le qualità-Buddha non crescono negli esseri viventi certamente destinati all’increato, bensì crescono in quegli esseri viventi che sono come le paludi e i banchi di fango delle passioni. Simil-mente, come i semi non crescono nel cielo, ma crescono nella terra, così le qualità-Buddha non crescono in coloro che sono stabiliti nell'assoluto, ma crescono in coloro che concepiscono la mente dell’Illuminazione, dopo aver prodotto una montagna simile al Sumeru di punti di vista egoistici. Nobile Signore, attraverso queste considerazioni si può capire che tutte le passioni costituiscono la famiglia dei Tathagata. Ad esempio, nobile signore, senza andare dentro il grande oceano, non è possibile trovare le inestimabili e preziose perle. Allo stesso modo, senza entrare nell’oceano delle passioni, è impossibile ottenere la mente dell’onniscienza. Allora, l'anziano Mahakasyapa applaudì il principe ereditario Manjusri: "Bene, bene, Manjusri! Questo è davvero parlar bene Questo è giusto! Le passioni effettivamente costituiscono la famiglia dei Tathagata. Come potremmo noi, noi discepoli, concepire la mente dell’Illuminazione, o diventare completamente illuminati riguardo alle qualità del Buddha? Solo i colpevoli dei cinque peccati capitali possono concepire la mente dell’Illuminazione e raggiungere la buddhità, che è la piena realizzazione delle qualità del Buddha! "Così come, per esempio, i cinque oggetti del desiderio non hanno alcuna impressione o effetto su quelli privati delle facoltà, così anche tutte le qualità del Buddha non hanno alcuna impressione o effetto sui discepoli, che hanno abbandonato tutti gli attaccamenti. Pertanto, i discepoli non possono mai apprezzare queste qualità. "Quindi, Manjusri, è l'individuo ordinario che è grato al Tathagata, mentre i discepoli non sono così riconoscenti. Perché? Gli individui normali, dopo aver appreso delle virtù del Buddha, concepiscono la mente dell'insuperabile e perfetta Illuminazione, al fine di assicurare l’ininterrotta continuità del patrimonio dei Tre Gioielli; ma i discepoli, anche se possono sentire sulle qualità, i poteri, e l’assenza-di-paura del Buddha, fino alla fine dei loro giorni, non sono in grado di concepire allo stesso modo la mente dell'insuperabile e perfetta Illuminazione". Dopodiché, il bodhisattva Sarvarupasamdarsana, che era presente in quella riunione, si indirizzò al Licchavi Vimalakirti: "Padrone di casa, dove sono tuo padre e tua madre, i tuoi figli, tua moglie, i tuoi servi, il tuo cameriere, i tuoi operai, e i tuoi attendenti? Dove sono i tuoi amici, i tuoi parenti, e i tuoi familiari? Dove sono i tuoi servi, i tuoi cavalli, i tuoi elefanti, i tuoi carri, le tue guardie del corpo, ed i tuoi portatori?" Così interrogato, il Licchavi Vimalakirti recitò i seguenti versi al bodhisattva Sarvarupasamdarsana: ”Per quanto riguarda i veri bodhisattva, La madre è la trascendenza della saggezza, Il padre è l'abilità nella tecnica della liberazione; Tutti i Nobili sono nati da questi genitori. La loro moglie è la gioia nel Dharma, L'amore e la compassione sono le loro figlie, Il Dharma e la verità sono i loro figli; E la loro casa è il profondo pensiero sul significato della vacuità. Tutte le passioni sono i loro discepoli, Anche se controllate a loro piacimento. I loro amici sono gli aiuti per l'Illuminazione; E così essi realizzano la Suprema Illuminazione. I loro compagni, sono sempre lei sei trascendenze. Le loro consorti sono i mezzi di unificazione, La loro musica è l'insegnamento del Dharma. Gli incantesimi hanno fatto il loro giardino, Che sboccia con i fiori dei fattori di Illuminazione, Con alberi della grande ricchezza del Dharma, E i frutti della gnosi di liberazione. Il loro laghetto è composto dalle otto liberazioni, Riempito con l'acqua della concentrazione, Coperto con i fiori di loto delle sette impurità - E chi si bagna in esso diventa immacolato. I loro portatori sono le sei supercoscienze, Il loro veicolo è l'insuperabile Mahayana, Il loro autista è lo spirito dell’Illuminazione, E il loro Sentiero è la ottuplice pace. I loro ornamenti sono i segni di buon auspicio, E gli ottanta marchi della Buddhità; La loro ghirlanda è la virtuosa aspirazione, E il loro abbigliamento è buona coscienza e considerazione. La loro ricchezza è il santo Dharma, E il loro business è il suo insegnamento, Il loro grande reddito è la pura pratica, Che è dedicata alla suprema Illuminazione. Il loro letto è costituito dalle quattro contemplazioni, E la sua vastità è il puro comportamento, E il loro risveglio è costituito dalla gnosi, Che è il costante apprendimento e la meditazione. Il loro cibo è l'ambrosia degli insegnamenti, E la loro bevanda è il succo della liberazione. Il loro bagno è la pura aspirazione, E la moralità il loro unguento e profumo. Avendo conquistato le maligne passioni, Essi sono degli invincibili eroi. Dopo aver sottomesso i quattro Mara, Essi alzano il loro livello nel campo dell'Illuminazione. Essi manifestano volontariamente nascita, Però essi sono non-nati, e neppure si originano. Essi risplendono in tutti i campi del Buddha, Proprio come il sole che sorge. Anche se adorano milioni di Buddha, Con ogni tipo di offerta immaginabile, Non si soffermano mai sulla minima differenza Esistente tra se stessi e i Buddha. Essi viaggiano attraverso tutti i campi di Buddha Al fine di portare beneficio agli esseri viventi, Però vedono quei campi proprio come lo spazio vuoto, Liberi da ogni nozione concettuale di "esseri viventi". I bodhisattva impavidi possono manifestare, Tutte le cose in un unico istante, Le forme, i suoni, e i modi di comportamento Di tutti quanti gli esseri viventi. Essi, pur riconoscendo le gesta dei Mara, Possono andare d'accordo anche con questi Mara; Perché anche tali attività possono essere manifestate Da quelli perfezionati nella tecnica della liberazione. Essi giocano con le manifestazioni illusorie Al fine di sviluppare gli esseri viventi, Mostrandosi come se fossero vecchi o malati, E anche manifestando la loro propria morte. Essi dimostrano la combustione della terra Nelle fiamme che consumano la fine del mondo, Al fine di dimostrare l'impermanenza Agli esseri viventi con la nozione di permanenza. Invitati da centinaia di migliaia di esseri viventi, Tutti nello stesso territorio, Essi condividono le offerte nelle case di tutti, E dedicano tutto per amore dell’ Illuminazione. Essi eccellono in tutte le scienze esoteriche, Ed in molti differenti e vari mestieri, E portano avanti la felicità di tutti gli esseri viventi. Consacrando se stessi come monaci In tutte le strane sette del mondo, Essi sviluppano tutti quegli esseri Che si sono attaccati alle visioni dogmatiche. Essi possono diventare soli o lune, Indra, Brahma, o signori delle creature, Essi possono diventare fuoco, acqua, terra o vento. Durante i brevi eoni di malattie, Diventano la migliore medicina santa; Fanno diventare gli esseri buoni e felici, E li portano verso la loro liberazione. Durante i brevi eoni della carestia, Essi diventano buon cibo e bevande. Dopo aver alleviato la sete e la fame, Essi insegnano il Dharma agli esseri viventi. Durante i brevi eoni di guerra, Essi meditano sull'amore per gli esseri, Introducendo alla nonviolenza Centinaia di milioni di esseri viventi. Nel bel mezzo delle grandi battaglie Rimangono imparziali ad entrambe le parti; Perché i bodhisattva di grande forza Si deliziano nella riconciliazione dei conflitti. Al fine di aiutare gli esseri viventi, Essi volontariamente scendono negli inferni, Che sono uniti a tutti gli inconcepibili campi-di-buddha. Essi manifestano la loro propria vita In tutte le specie del regno animale, Insegnando il Dharma in tutto il mondo. Per questo vengono chiamati "Nobili". Essi mostrano il godimento sensuale ai mondani, E le esperienze di trance ai meditanti. Hanno completamente conquistato i Mara, E non consentono loro alcuna possibilità di prevalere. Così come si può dimostrare che un fiore di loto Non può resistere al centro di un fuoco, Così essi mostrano la non-realtà ultima Tanto dei piaceri mondani che delle trance. Essi intenzionalmente diventano cortigiane Con lo scopo di convincere gli uomini, E, dopo averli catturati con il gancio del desiderio, Li stabiliscono nella Conoscenza-di-Buddha. Al fine di aiutare gli esseri viventi, Essi diventano talvolta capi del mondo, Capitani, sacerdoti e ministri, o anche primi ministri. Per il bene dei poveri, diventano inesauribili tesori, Facendo in modo che coloro ai quali fanno doni Arrivino a concepire la Mente dell’Illuminazione. Essi diventano perfino campioni invincibili, Per il beneficio degli orgogliosi e dei stolti, E, dopo aver conquistato tutto il loro orgoglio, Li spingono a dirigersi alla ricerca dell'Illuminazione. Essi stanno sempre davanti a quelli terrorizzati dalla paura, E, avendoli fatti diventare coraggiosi, Li fanno sviluppare verso l'Illuminazione. Essi diventano grandi uomini santi, Con la super-coscienza e la pura continenza, E così inducono gli esseri viventi alla moralità Alla tolleranza, alla dolcezza, e alla disciplina. Qui, nel mondo, essi senza paura guardano Coloro che devono essere serviti come maestri, E diventano loro servitori o schiavi, Oppure li servono come loro discepoli. Ben addestrati nella tecnica della liberazione, Essi dimostrano tutte le attività, Chiunque possibilmente può essere un mezzo Per rendere gli esseri gioiosi nel Dharma. Le loro pratiche sono infinite; E le loro sfere di influenza sono infinite; Avendo perfezionato un’infinita saggezza Essi liberano un’infinità di esseri senzienti. E perfino per gli stessi Buddha, Nel corso di un milione di eoni, O anche un centinaio di milioni di eoni, Sarebbe difficile esprimere tutte le loro virtù. Fatta eccezione per alcuni esseri viventi, Inferiori, e del tutto senza intelligenza, C'è qualcuno con un certo discernimento Chi, avendo ascoltato questo insegnamento, Non desidererebbe la Suprema Illuminazione?”
9. La Porta del Dharma della Non-dualità Allora, il Licchavi Vimalakirti chiese a quei bodhisattva, "Buoni signori, vi prego, spiegatemi come i bodhisattva entrano nella Porta-Dharma della Non-dualità!" Il bodhisattva Dharmavikurvana dichiarò, "Nobile signore, produzione e distruzione sono due, ma ciò che è non-prodotto e non si verifica non può essere distrutto. Così il raggiungimento della tolleranza della non-nascita delle cose (anupatthikadharmakshanti) è l'ingresso nella non-dualità." Il bodhisattva Srigandha dichiarò, "'Io' e 'mio' sono due. Se non c'è la presunzione di un sé, non ci sarà possessività. Così, l'assenza di presunzione di un sé è l'ingresso nella non-dualità." Il bodhisattva Srikuta dichiarò, "'Contaminazione' e 'purificazione' sono due. Quando c'è una profonda conoscenza della contaminazione, non vi sarà alcuna concezione riguardo la purificazione. Il percorso che conduce alla eliminazione completa di tutte le concezioni è l'ingresso nella non-dualità." Il bodhisattva Bhadrajyotis dichiarò, "'Distrazione' e 'attenzione' sono due. Quando non ci sono distrazioni, non ci sarà alcuna attenzione, nessuna funzione e nessuna intensità mentale. Così, l'assenza di intensità mentale è l'ingresso nella non-dualità." Il bodhisattva Subahu dichiarò, "'Mente-di-Bodhisattva' e 'mente-di-discepolo' sono due. Quando entrambe sono viste come somiglianti ad uno spirito illusorio, non c'è più alcuna mente-bodhisattva, né mente-discepolo. Così, l'identità di natura delle menti è l'ingresso nella non-dualità." Il bodhisattva Animisa dichiarò, "'Attaccamento' e 'non-attaccamento' sono due. Ciò che non è afferrato non è percepito, e ciò che non è percepito non è né accettato né ripudiato. Così, la non-azione e il non-coinvolgimento verso tutte le cose è l'ingresso nella non-dualità. " Il bodhisattva Sunetra dichiarò, "'Unicità' e 'assenza di caratteristiche' sono due. Il non presumere o costruire qualcosa è né stabilire la sua unicità, né definire la sua assenza di caratteristiche. Penetrare l'uguaglianza di questi due è entrare nella non-dualità." Il bodhisattva Tisya dichiarò, "'Bene' e 'male' sono due. Non cercando né il bene né il male, la comprensione della non-dualità del significato e dell’assenza di significato è l'ingresso nella non-dualità." Il bodhisattva Simha dichiarò, "'Peccato' e 'assenza-di-peccato' sono due. Per mezzo del diamante della saggezza che penetra nel vivo, non essere imprigionati o liberati è l'ingresso nella non-dualità." Il bodhisattva Simhamati dichiarò, "Dire, 'Questo è impuro' e 'Questo è immacolato' è una dualità. Uno che, raggiungendo l'equanimità, non forma alcun concetto di impurità o immacolatezza, e però non è del tutto senza concezioni, ha equanimità senza il conseguimento di equanimità – egli entra nell'assenza di nodi concettuali. Quindi egli entra nella non-dualità".. Il bodhisattva Suddhadhimukti dichiarò, "Dire, 'Questa è felicità' e 'Questa è sofferenza' è dualismo. Uno che è libero da ogni calcolo, attraverso l'estrema purezza della gnosi – ha la mente in disparte, come lo spazio vuoto. E così egli entra nella non-dualità". Il bodhisattva Narayana dichiarò, "Dire, 'Questo è mondano' e 'Questo è trascendentale' è dualismo. Questo mondo ha la natura del vuoto, per cui non vi è né trascendenza, né partecipazione, né progresso, né immobilità. Perciò, né il trascendere né l’essere coinvolto, né l’andare né il fermarsi - questo è l'ingresso nella non-dualità". Il bodhisattva Dantamati dichiarò, "’Vita' e 'liberazione' sono due. Avendo visto la natura della vita, uno non appartiene ad essa, né è completamente liberato da essa. Tale comprensione è l'ingresso nella non-dualità." Il bodhisattva Pratyaksadarsana dichiarò, "'Distruttibile' e 'indistruttibile' sono due. Ciò che è distrutto alla fine è distrutto, ciò che in definitiva non è distrutto non diventa distrutto; Quindi, è chiamato 'indistruttibile'. Ciò che è indistruttibile è istantaneo, e ciò che è istantaneo è indistruttibile. Una tale esperienza di ciò è chiamata 'l'ingresso nel principio della non-dualità'." Il bodhisattva Parigudha dichiarò, "'Sé' e 'non-sé' sono due. Dato che l'esistenza del sé non può essere percepita, Cosa c’è qui che è reso 'non-sé'? Così, il nondualismo della visione della loro natura è l'ingresso nella non-dualità". Il bodhisattva Vidyuddeva dichiarò, "'Conoscenza' e 'ignoranza' sono due. Le nature di ignoranza e conoscenza sono le stesse, perché l’ignoranza è indefinita, incalcolabile, e oltre la sfera del pensiero. La realizzazione di questo è l'ingresso nella non-dualità." Il bodhisattva Priyadarsana dichiarò, "La materia stessa è vuota. La vacuità non risulta dalla distruzione della materia, ma la natura della materia è essa stessa vacuità. Di conseguenza, parlare da un lato di vacuità, e di materia, o sensazione, o intelletto, o motivazione, o coscienza dall'altro - è del tutto dualistico. La stessa Coscienza è vacuità. La vacuità non risulta dalla distruzione della coscienza, ma la natura della coscienza è essa stessa vacuità Tale comprensione dei cinque aggregati compulsivi e la conoscenza di essi come tali per mezzo della gnosi è l'ingresso nella non-dualità". Il bodhisattva Prabhaketu dichiarò, "Dire che i quattro elementi principali sono una cosa e l’elemento dello spazio-eterico un altra è dualistico. I quattro elementi principali sono essi stessi della natura dello spazio. Anche lo stesso passato è della natura dello spazio. Come pure lo stesso futuro. Allo stesso modo, lo stesso presente ha anche la natura dello spazio. La gnosi che realizza gli elementi in tale modo è l'ingresso nella non-dualità". Il bodhisattva Pramati dichiarò, "'Occhio' e 'forma' sono due. Comprendere correttamente l'occhio, e non avere attaccamento, avversione, o confusione riguardo alla forma – ciò è chiamata 'Pace'. Allo stesso modo, 'orecchio' e 'suono', 'naso' e 'odore', 'lingua' e 'gusto', 'corpo' e 'contatto', e 'mente' e 'fenomeni' - sono tutti dualistici. Ma conoscere la mente, e non esservi né attaccati, né alienati, né confusi per quanto riguarda i fenomeni – ciò è chiamato 'pace'. Vivere in tale pace, è entrare nella non-dualità". Il bodhisattva Aksayamati dichiarò, "La dedica di generosità allo scopo di ottenere l'onniscienza è dualistico. La natura della generosità stessa è onniscienza, e la natura stessa dell’onniscienza è totale dedizione. Allo stesso modo, è dualistico dedicare la moralità, la tolleranza, lo sforzo, la meditazione e la saggezza allo scopo di ottenere l’onniscienza. L’onniscienza ha la natura stessa della saggezza, e la dedizione totale ha la natura dell’onniscienza. Così, l'ingresso in questo principio di unicità è l'ingresso nella non-dualità. " Il bodhisattva Gambhiramati dichiarò, "E’ dualistico dire che la vacuità è una cosa, il non-segno un altra e il non-desiderio un altra ancora. Ciò che è vuoto non ha alcun segno. Ciò che non ha alcun segno non ha alcun desiderio. Dove non c'è il desiderio non c'è un processo di pensiero, mente, o coscienza. Vedere le porte di tutte le liberazioni nella porta di una sola liberazione, è l'ingresso nella non-dualità." Il bodhisattva Santendriya dichiarò, "E’ dualistico dire che 'Buddha', 'Dharma', e 'Sangha' sono diversi. Il Dharma è esso stesso la natura del Buddha, il Sangha è la natura stessa del Dharma, e tutti loro sono non-composti. Il non-composto è spazio infinito, ed i processi di tutte le cose sono equivalenti allo spazio infinito. L’adeguamento a questo è l’ingresso nella non-dualità". Il bodhisattva Apratihatanetra dichiarò, "E’ dualistico riferirsi agli 'aggregati' e alla 'cessazione degli aggregati'. Gli aggregati sono essi stessi la cessazione. Perché? I punti di vista egoistici di aggregati, essendo essi stessi non-prodotti, in ultima analisi non esistono. Quindi, tali punti di vista in realtà non concettualizzano 'Questi sono aggregati' o 'Questi aggregati cessano'. In ultima analisi, essi non hanno tali costruzioni discriminative e neanche tali concettualizzazioni. Pertanto, tali punti di vista hanno essi stessi la natura della cessazione. Non-produzione e non-distruzione sono l'ingresso nella non-dualità". Il bodhisattva Suvinita dichiarò, "I voti fisici, verbali e mentali non esistono dualisticamente. Perché? Queste cose hanno la natura di non-attività. La natura di inattività del corpo è la stessa della natura di inattività della parola, la cui natura di inattività è la stessa natura di inattività della mente. Così, è necessario conoscere e comprendere questo fatto di inattività ultima di tutte le cose, per questo la conoscenza è l'ingresso nella non-dualità." Il bodhisattva Punyaksetra dichiarò, "E' dualistico considerare le azioni come meritorie, peccaminose, o neutre. Il non impegnarsi in azioni meritorie, peccaminose, e neutre è non-dualistico. La natura intrinseca di tutte queste azioni è vacuità, in cui in definitiva non vi è né il merito, né il peccato, né la neutralità, né l'azione stessa. Il non-compimento di tali azioni è l'ingresso nella non-dualità." Il bodhisattva Padmavyuha dichiarò, "Il dualismo è prodotto dall’ossessione per il sé, ma la vera comprensione di sé non si traduce in dualismo. Chi rimane quindi nella non-dualità è senza ideazione, e questa assenza di ideazione è l'ingresso nella non-dualità." Il bodhisattva Srigarbha dichiarò, "La dualità è costituita da manifestazione percettiva. Non-dualità è assenza di oggetto. Di conseguenza, non-attaccamento e non-rifiuto è l'ingresso nella non-dualità." Il bodhisattva Candrottara dichiarò, "'Oscurità' e 'luce' sono due, ma l'assenza sia dell’oscurità che della luce è non-dualità. Perché? Al momento dell’assorbimento nella cessazione, non c'è né oscurità né luce, e lo stesso è con la natura di tutte le cose. L'ingresso in questa equanimità è l'ingresso nella non-dualità." Il bodhisattva Ratnamudrahasta dichiarò, "E' dualistico detestare il mondo e gioire della liberazione. Non detestare il mondo né gioire della liberazione è non-dualità. Perché? La liberazione si può trovare là dove c'è schiavitù, ma in finale dove non c'è nessuna schiavitù, che bisogno c'è della liberazione? Il mendicante che non è né incatenato né liberato, non sperimenta né simpatia né antipatia, e quindi entra nella non-dualità." Il bodhisattva Manikutaraja dichiarò, "E' dualistico parlare di sentieri buoni e cattivi. Colui che è sulla Via non si preoccupa di sentieri buoni o cattivi. Vivendo con tale noncuranza, egli non intrattiene alcun concetto di 'sentiero' o 'non-sentiero'. Comprendendo la natura dei concetti, la sua mente non si coinvolge nella dualità. Tale è l'ingresso nella non-dualità." Il bodhisattva Satyarata dichiarò, "Parlare di 'vero' e 'falso' è dualistico. Quando uno vede veramente, uno non vede mai alcuna verità, così come potrebbe vedere la falsità? Perché? Egli non vede con l'occhio fisico, ma vede con l'occhio della saggezza. E con gli occhi della saggezza egli vede solo nella misura in cui non vi è né visione né non-visione. Dove non c'è visione né non-visione, ivi è l'ingresso nella non-dualità." Quando i bodhisattva ebbero dato tutti le loro spiegazioni, così si indirizzarono al principe Manjusri: "Manjusri, qual è l'ingresso del bodhisattva nella non-dualità?" Manjusri rispose, "Buoni signori, avete tutti parlato bene. Ciononostante, tutte le vostre spiegazioni sono esse stesse dualistiche. Non conoscere nessun insegnamento, non esprimere nulla, non parlare, non spiegare nulla, non annunciare niente, non indicare nulla, e non designare niente - questo è l'ingresso nella non-dualità". Poi il principe Manjusri disse al Licchavi Vimalakirti, "Noi abbiamo tutti dato i nostri insegnamenti, nobile signore. Ora, potresti tu chiarire l'insegnamento dell’ingresso nel principio di non-dualità!?" Dopodiché, il Licchavi Vimalakirti mantenne il suo silenzio, senza dire niente di niente. Il principe Manjusri applaudì il Licchavi Vimalakirti: "Eccellente! Eccellente, nobile signore. Questo è infatti l'ingresso nella non-dualità del bodhisattva Qui non c'è uso di sillabe, suoni, e idee!…" Quando questi insegnamenti furono stati dichiarati, cinquemila bodhisattva entrarono nella porta del Dharma della non-dualità e raggiunsero l’anupatthikadharmakshanti (la tolleranza della non-nascita delle cose).
10. La Festa promossa dall’Incarnazione Emanata Allora, il venerabile Sariputra pensò: "Se questi grandi bodhisattva non si sbrigano a concludere prima di mezzogiorno, quando andremo a mangiare?" Il Licchavi Vimalakirti, conoscendo telepaticamente il pensiero del venerabile Sariputra, gli disse: "Reverendo Sariputra, il Tathagata ha insegnato le otto liberazioni, Tu dovresti concentrarti su quelle liberazioni, ascoltando il Dharma con una mente libera dalle preoccupazioni per le cose materiali… Aspetta solo un minuto, reverendo Sariputra, e potrai mangiare cibo come non ne hai mai assaggiato prima." Poi, il Licchavi Vimalakirti si mise in una tale concentrazione ed eseguì un tale atto miracoloso che tutti quei bodhisattva e quei grandi discepoli furono in grado di vedere quell'universo chiamato Sarvagandhasugandha, che si trova in direzione dello zenit, al di là di così tanti campi-di-buddha di quante sono le sabbie di quarantadue fiumi Gange. Ivi risiede il Tathagata chiamato Sugandhakuta, che ci vive, e ci si manifesta. In questo universo, gli alberi emettono una fragranza che sorpassa di gran lunga tutte le fragranze, umane e divine, di tutti i campi-di-buddha delle dieci direzioni. In questo universo, i nomi "discepolo" e "saggio solitario" non esistono, e il Tathagata Sugandhakuta insegna il Dharma soltanto ad un’assemblea di bodhisattva. In questo universo, tutte le case, i viali, i parchi, e i palazzi sono fatti di vari profumi, e la fragranza del cibo mangiato da quei bodhisattva pervade incommensurabili universi. In quel tempo, il Tathagata Sugandhakuta sedeva con i suoi bodhisattva per prendere il suo pasto, e le divinità chiamate Gandhavyuhahara, che erano tutte devote al Mahayana, stavano servendo e condividendo insieme al Buddha e ai suoi bodhisattva. Tutti quelli radunati nella casa di Vimalakirti erano in grado di vedere distintamente questo universo in cui il Tathagata Sugandhakuta ed i suoi bodhisattva stavano prendendo il loro pasto. Il Licchavi Vimalakirti si rivolse all’intera assemblea dei bodhisattva: "Buoni signori, c'è qualcuno fra voi che vorrebbe andare in quel campo-di-buddha per riportare qui del cibo?" Ma, trattenuti dal potere soprannaturale di Manjusri, nessuno di loro si offrì di andare. Il Licchavi Vimalakirti disse al principe Manjusri, "Manjusri, Non sei dispiaciuto di tale incontro?" Manjusri rispose, "Nobile signore, il Tathagata non dichiara forse che, 'Coloro che sono ignoranti non dovrebbero essere disprezzati'?" Allora, il Licchavi Vimalakirti, senza alzarsi dal suo giaciglio, magicamente emanò una incarnazione-bodhisattva, il cui corpo era di colore dorato, ornato con i segni e marchi di buon auspicio, e con un tale aspetto da eclissare tutta l'assemblea. Il Licchavi Vimalakirti si rivolse al bodhisattva incarnato: "Nobile figlio, vai nella direzione dello zenit e quando avrai attraversato tanti campi-di-buddha quanti sono i granelli di sabbia dei quarantadue fiumi del Gange, arriverai ad un lontano universo chiamato Sarvagandhasugandha, dove si trovano il Tathagata Sugandhakuta che sta prendendo il suo pasto. Vai da lui e, dopo esserti inchinato ai suoi piedi, fagli la seguente richiesta: "'Il Licchavi Vimalakirti si prostra centomila volte ai tuoi piedi, o Signore, e chiede della tua salute - se avete problemi, o avete qualche disagio, o un po’ di inquietudine, se state bene e siete forte, senza problemi, e se state vivendo in contatto con la felicità suprema.' "Avendo dunque chiesto della sua salute, dovresti dire a lui 'Vimalakirti chiede al Signore di darmi i resti del pasto, con il quale porterà a compimento l'opera-buddha nell'universo chiamato Saha. Così, quegli esseri viventi con aspirazioni inferiori saranno ispirati con aspirazioni elevate, e il buon nome del Tathagata sarà celebrato in lungo e in largo". Al che il bodhisattva incarnato disse al Licchavi Vimalakirti: "Molto bene!" e obbedì alle sue istruzioni. In vista di tutti i bodhisattva, egli rivolse la faccia verso l'alto, volò via, e non lo si vide più. Quando ebbe raggiunto l'universo Sarvagandhasugandha, si prostrò ai piedi del Tathagata Sugandhakuta e disse: "Signore, il bodhisattva Vimalakirti, prostrandosi ai piedi del Signore, saluta il Signore, dicendo: 'Avete qualche difficoltà, un po’ di disagio, qualche inquietudine? Voi siete forte, state bene, senza problemi, e state vivendo a contatto con la suprema felicità?'. Poi lui fece la richiesta, dopo essersi inchinato centomila volte ai piedi del Signore: 'Che il Signore sia compassionevole e dia a me i resti del suo pasto, al fine di realizzare l'opera-buddha nell'universo chiamato Saha. Così poi, quegli esseri viventi che aspirano alle vie inferiori potranno ottenere l'intelligenza per aspirare al grande Dharma del Buddha, e il nome del Buddha sarà celebrato in lungo e in largo.'" Al che, i bodhisattva del campo-di-Buddha del Tathagata Sugandhakuta furono stupiti e chiesero al Tathagata Sugandhakuta, "Signore, dove sta questo grande essere? Dove è l'universo Saha? Che cosa si intende per 'coloro che aspirano alle vie inferiori'? " Essendo così stato chiamato in causa da quei bodhisattva, il Tathagata Sugandhakuta rispose, "Nobili figli, l'universo Saha esiste in direzione del nadir, al di là di così tanti campi-di-buddha quante sono le sabbie dei quarantadue fiumi del Gange. Là il Tathagata Sakyamuni insegna il Dharma agli esseri viventi che aspirano alle vie inferiori, in quel campo-di-buddha contaminato con cinque corruzioni. Ivi c’è il bodhisattva Vimalakirti, che vive nella inconcepibile liberazione, insegnando il Dharma ai buoni bodhisattva. Egli ha mandato qui questo bodhisattva-incarnazione al fine di festeggiare il mio nome, al fine di mostrare i vantaggi di questo universo, e al fine di aumentare le radici della virtù di quei bodhisattva". I bodhisattva esclamarono: "Quanto grande deve essere questo bodhisattva se la sua incarnazione magica è così dotata di poteri soprannaturali, di forza e impavidità!" Il Tathagata disse: "La grandezza di quel bodhisattva è tale che manda incarnazioni magiche per tutti i campi-di-buddha delle dieci direzioni, e tutte queste incarnazioni realizzano l'opera-buddha per tutti gli esseri viventi in tutti i campi-di-buddha". Quindi, il Tathagata Sugandhakuta versò un po’ del suo cibo, impregnato con tutti gli aromi, in un vaso fragrante e lo diede al bodhisattva-incarnazione. E i novanta milioni di bodhisattva di quell' universo espressero la volontà di andare insieme a lui: "Signore, anche a noi piacerebbe andare in questo universo Saha, per vedere, onorare e servire il Buddha Sakyamuni e vedere Vimalakirti e quei bodhisattva". Il Tathagata dichiarò, "Nobili figli, andate pure se pensate che sia il momento giusto. Ma, affinché quegli esseri viventi non diventino pazzi e ubriachi, andate senza le vostre profumate fragranze. E, affinché quegli esseri viventi del mondo Saha non diventino gelosi di voi, cambiate i vostri corpi per nascondere la vostra bellezza. E non concepite idee di disprezzo ed avversione per questo universo. Perché? Nobili figli, un campo-di-buddha è un campo di spazio puro, ma il Signore Buddha, al fine di sviluppare gli esseri viventi, non rivelerà tutto in una volta il puro reame del Buddha." Allora il bodhisattva-incarnazione prese il cibo e se ne andò con i novanta milioni di bodhisattva e per il potere del Buddha e il funzionamento soprannaturale di Vimalakirti, scomparve da quell’ universo Sarvagandhasugandha e in una frazione di secondo arrivò di nuovo in casa di Vimalakirti. Il Licchavi Vimalakirti creò novanta milioni di troni-leone esattamente come quelli che erano già lì, e così tutti i bodhisattva poterono sedervi. Allora, il bodhisattva-incarnazione porse il vaso pieno di cibo a Vimalakirti, e la fragranza di quei cibi permeò l'intera grande città di Vaisali e tutto il suo dolce aroma profumato si diffuse in un centinaio di universi. All'interno della città di Vaisali, i brahmani, i padroni di casa, ed anche Chandracchattra, il capo dei Licchavi, avendo notato questa fragranza, erano stupiti e pieni di meraviglia. Essi erano così puri nel corpo e nella mente che vennero subito a casa di Vimalakirti, insieme a tutti gli altri ottanta-quattromila Licchavi. Vedendo lì i bodhisattva seduti sugli alti, larghi, e belli troni-leone, furono pieni di ammirazione e grande gioia. Tutti si prostrarono davanti a quei grandi discepoli e bodhisattva, e poi si sedettero ad un lato. E gli dèi della terra, gli dèi del mondo del desiderio, e gli dèi del mondo materiale, attratti dal profumo, vennero anch’essi a casa di Vimalakirti. Poi, il Licchavi Vimalakirti si rivolse all'anziano Sariputra ed ai grandi discepoli: "Reverendi, mangiate il cibo del Tathagata che è ambrosia profumata dalla grande compassione, ma non rivolgete le vostre menti in atteggiamenti meschini, col rischio di non essere in grado di ricevere il suo dono!". Però, alcuni dei discepoli avevano già avuto il pensiero: "Come può una tale moltitudine così grande mangiare una così piccola quantità di cibo…?" Allora il bodhisattva-incarnazione disse a quei discepoli: "Non paragonate, o venerabili, la vostra saggezza e il vostro merito con la saggezza e i meriti del Tathagata! Perché? Ad esempio, i quattro grandi oceani potrebbero asciugarsi, ma questo cibo non andrebbe mai esaurito. Se tutti gli esseri viventi potessero mangiare per un eone una quantità di questo alimento pari al monte Sumeru in termini di dimensioni, esso non ne verrebbe mai diminuito. Perché? Prodotti dalla inesauribile etica morale, concentrazione e saggezza, i resti del cibo dei Tathagata contenuti in questo vaso non si possono esaurire". In effetti, l’intera assemblea fu soddisfatta da quel cibo, ed il cibo non fu diminuito né andò sprecato. Avendo mangiato quel cibo, nei corpi di quei bodhisattva, discepoli, Shakra, Brahma, Lokapala, e altri esseri viventi, si generò una beatitudine proprio simile alla beatitudine dei bodhisattva dell'universo Sarvasukhamandita. E da tutti i pori della loro pelle sorse una fragranza come quela degli alberi che crescono nel Sarvagandhasugandha. Poi, il Licchavi Vimalakirti consapevolmente si rivolse a quei bodhisattva che erano venuti dal campo-di-Buddha del Signore Tathagata Sugandhakuta: "Nobili Signori, in che modo insegna il suo Dharma il Tathagata Sugandhakuta?" Essi risposero: "Il nostro Tathagata non insegna il Dharma per mezzo del suono e del linguaggio. Egli disciplina i bodhisattva solo per mezzo dei profumi. Ai piedi di ogni albero profumato vi è seduto un bodhisattva, e gli alberi emettono profumi come questo. Dal momento che odorano quel profumo, i bodhisattva raggiungono la concentrazione chiamata 'fonte di tutte le virtù del bodhisattva'. Dal momento che raggiungono tale concentrazione, tutte le virtù-bodhisattva sono prodotte in loro ". Quei bodhisattva poi chiesero al Licchavi Vimalakirti, "E come il Buddha Sakyamuni insegna il suo Dharma?" Vimalakirti rispose, "Buoni signori, questi esseri che vivono qui in Saha sono difficili da disciplinare. Quindi, egli insegna loro discorsi appropriati per poter disciplinare sia il selvaggio e l’incivile. Come fa a disciplinare il selvaggio e l’incivile? Quali sono i discorsi adeguati? Eccoli: "'Questo è l'inferno. Questo è il mondo animale. Questo è il mondo del signore della morte. Queste sono le avversità. Queste sono le rinascite con facoltà imperfette. Questi sono i misfatti fisici, e questi sono i castighi per i misfatti fisici. Questi sono i misfatti verbali, e questi sono i castighi per i misfatti verbali. Questi sono i misfatti mentali, e questi sono i castighi per i misfatti mentali. Questo è il male dell’uccidere. Questo è il male del rubare. Questa è la cattiva condotta sessuale. Questo è mentire. Questo è parlare male. Questo è parlare con parole aspre. Questo è il parlar frivolo. Questa è la cupidigia. Questa è la cattiveria. Questa è la visione falsa. E queste sono le loro punizioni. Questa è l’avarizia, e questo è il suo effetto. Questa è l'immoralità. Questo è l'odio. Questa è l'accidia. Questo è il frutto della pigrizia. Questa è la falsa sapienza, e questo è il frutto della falsa sapienza. Queste sono le trasgressioni dei precetti. Questo è il voto di liberazione personale. Questo dovrebbe essere fatto e questo non dovrebbe essere fatto. Questo è adatto e questo dovrebbe essere abbandonato. Questo è con l’oscurazione e questo è senza oscurazione. Questo è il peccato, e questo sorge dal peccato. Questo è il Retto Sentiero e questa è la via sbagliata. Questo è la virtù e questo è ciò che è male. Questo è biasimevole e questo è esente da colpe. Questo è contaminato e questo è immacolato. Questo è mondano, e questo è trascendente. Questo è composto e questo è non-composto. Questa è la passione e questa è la purificazione. Questa è la vita e questa è la Liberazione…' "Così, per mezzo di queste diverse spiegazioni del Dharma, il Buddha traina le menti di quegli esseri viventi che sono come cavalli selvaggi. Proprio come i cavalli o gli elefanti selvatici non saranno addomesticati a meno che il pungolo non li penetri fino al midollo, così gli esseri viventi che sono selvaggi e difficili da civilizzare, sono disciplinati solo tramite discorsi su tutti i vari tipi di miserie." I bodhisattva dissero: "Così si stabilisce la grandezza del Buddha Sakyamuni! E' meraviglioso come, celando il suo potere miracoloso, egli civilizza gli esseri viventi selvatici che sono poveri e infelici. Ed i bodhisattva che si stabiliscono in un campo-di-Buddha così intensamente difficile devono avere una compassione inconcepibilmente grande!" Il Licchavi Vimalakirti dichiarò, "Così è, miei buoni signori! E' come dite voi. La grande compassione dei bodhisattva che si reincarnano qui è estremamente stabilizzata. Essi, in una sola vita in questo universo, compiono molti benefici per gli esseri viventi. Tanti benefici così per gli esseri viventi non potrebbero essere realizzati nell'universo Sarvagandhasugandha neanche in centomila eoni. Perché? Buoni signori, in questo universo Saha, ci sono dieci pratiche virtuose che non esistono in nessun altro campo-di-buddha. Quali sono queste dieci pratiche? Eccole: Convincere i poveri con ‘dana’ (generosità); convincere gli immorali con ‘shila’ (moralità); convincere gli iracondi con ‘kshanti’’ (tolleranza), convincere i pigri con ‘virya’ (sforzo entusiastico); convincere quelli deboli di spirito con ‘bala’ (energia); convincere i mentalmente turbati con ‘dhyana’ (concentrazione), convincere quelli falsamente saggi con ‘prajna’ (vera saggezza), mostrare a chi soffre le otto avversità e come elevarsi al di sopra di esse con ‘jnana’ (conoscenza); insegnare il Mahayana a quelli di mentalità ristretta convincendo coloro che non hanno prodotto le radici della virtù per mezzo delle radici della virtù, e sviluppare gli esseri viventi, senza discontinuità, attraverso i quattro mezzi di unificazione. Coloro che si impegnano in questi dieci pratiche virtuose non esistono in nessun altro campo-di-buddha ".. I bodhisattva chiesero ancora: "Quante qualità deve avere un bodhisattva, per andare sano e salvo in un puro campo-di-buddha, dopo che lui morendo trasmigra fuori da questo universo Saha?" Vimalakirti rispose, "Dopo la sua morte, trasmigrando da questo universo Saha, un bodhisattva deve avere otto qualità per raggiungere un puro-di-buddha campo sano e salvo. E quali sono queste otto qualità? Egli deve risolvere in se stesso: '1, Devo beneficiare tutti gli esseri viventi, senza cercare neanche il minimo vantaggio per me stesso. 2, Devo sopportare tutte le miserie di tutti gli esseri viventi e dare tutte le mie radici di virtù accumulate a tutti gli esseri viventi. 3, Non devo provare alcun rancore verso qualunque essere vivente. 4, Devo gioire verso i bodhisattva come se tutti fossero il mio Maestro. 5, Non devo sottovalutare gli insegnamenti, sia che li abbia o meno sentiti prima. 6, Devo controllare la mia mente, senza bramare i vantaggi degli altri, e senza avere l'orgoglio di un mio vantaggio. 7, Devo esaminare i miei difetti e non incolpare gli altri per le loro colpe. Infine, 8, Devo provare piacere nell’essere consapevole e devo davvero intraprendere tutte le virtù.' "Se un bodhisattva ha queste otto qualità, quando morendo trasmigra dall’universo Saha, egli andrà sano e salvo in un puro campo-di-buddha". Quando il Licchavi Vimalakirti e il principe Manjusri ebbero così insegnato il Dharma alla moltitudine radunata, ben centomila esseri viventi concepirono lo spirito della perfetta Illuminazione, e diecimila bodhisattva raggiunsero l’anupatthikadharmakshanti (la tolleranza della non-nascita delle cose).
11. Lezione sul Distruttibile e l'Indistruttibile Nel frattempo, l'area del giardino di Amrapali, in cui il Signore stava insegnando il Dharma, si allargò e divenne più grande, e tutta l'assemblea apparve tingersi di un colore dorato. Allora, il venerabile Ananda chiese al Buddha, "Signore, questa espansione e ampliamento del giardino di Amrapali e questo colore dorato dell’assemblea - cosa fanno presagire questi segni di buon auspicio?" Il Buddha dichiarò, "Ananda, questi segni di buon auspicio fanno presagire che il Licchavi Vimalakirti e il principe Manjusri, accompagnati da una immensa moltitudine, stanno venendo qui alla presenza del Tathagata." Nello stesso momento, il Licchavi Vimalakirti disse al principe Manjusri, "Manjusri, portiamo questi molti esseri viventi alla presenza del Signore, così che possano vedere il Tathagata e prostrarsi a lui!" Manjusri rispose, "Nobile signore, mandiamoceli, se senti che è il momento giusto!" Allora il Licchavi Vimalakirti eseguì l'atto miracoloso di mettere tutta l'assemblea, piena di troni, sulla sua mano destra e poi, dopo averla magicamente trasportata alla presenza del Buddha, la poggiò a terra. Egli poi si prostrò ai piedi del Buddha, lo circumambulò a destra sette volte con i palmi delle mani, e si ritirò da una parte. I bodhisattva che erano venuti dal campo-di-Buddha del Tathagata Sugandhakuta discesero dal loro troni-leone e, prostrandosi ai piedi del Buddha, giunsero i loro palmi in segno di riverenza e si misero da una parte. E tutti gli altri bodhisattva, i grandi eroi spirituali, ed i grandi discepoli, similmente discesero dai loro troni e, dopo essersi prostrati ai piedi del Buddha, si ritirarono da un lato. Allo stesso modo, tutti gli Indra, i Brahma, i Lokapala, e gli dèi si prostrarono ai piedi del Buddha, posero le loro mani giunte in segno di riverenza e si ritirarono da una parte. Allora, il Buddha, dopo aver deliziato con i suoi saluti quei bodhisattva, dichiarò, "Nobili figli, potete restare seduti sui vostri troni!" Così comandati dal Buddha, essi ripresero posto sui loro troni. Il Buddha disse a Sariputra, "Sariputra, hai visto le miracolose performance dei bodhisattva, quelli migliori degli esseri?" "Li ho visti, Signore." "Che idea ti sei fatta verso di loro?" "Signore, verso di loro ho prodotto il concetto di inconcepibilità. Per me, la loro attività mi è apparsa inconcepibile, al punto che non riuscivo a pensare a loro, a giudicarli, o addirittura ad immaginarli." Allora il venerabile Ananda chiese al Buddha, "Signore, che cosa è questo profumo, tale che non ne ho mai sentito prima?" Il Buddha rispose: "Ananda, questo profumo emana da tutti i pori di tutti quei bodhisattva…". Sariputra aggiunse, "Venerabile Ananda, questo stesso profumo emana anche da tutti i nostri pori!" Ananda: "Da dove viene questo profumo? Sariputra: "Il Licchavi Vimalakirti ha avuto un certo cibo dall’universo Sarvagandhasugandha, che è il campo-di-buddha del Tathagata Sugandhakuta, e questo profumo emana dai corpi di tutti coloro che hanno condiviso quel cibo. Allora il venerabile Ananda si rivolse al Licchavi Vimalakirti: "Per quanto durerà questo profumo?" Vimalakirti: "Fino a quando sarà digerito. Ananda: "Ed in quanto tempo quando sarà digerito? Vimalakirti: "Sarà digerito in 49 giorni, e il suo profumo che emana durerà per altri sette giorni dopo, ma non ci sarà alcun problema di digestione durante quel tempo. Inoltre, reverendo Ananda, se i monaci che non sono entrati nella determinazione ultima mangiano questo cibo, esso sarà digerito non appena essi entrano in questa determinazione. Quando coloro che sono entrati nella determina-zione finale mangiano questo cibo, esso non sarà digerito fino a quando le loro menti non saranno totalmente liberate. Se esseri viventi, che non hanno concepito la mente della perfetta Illuminazione mangiano questo cibo, esso sarà digerito solo quando costoro concepiranno la mente della perfetta Illuminazione. Se coloro che hanno concepito la mente della perfetta Illuminazione mangiano questo cibo, esso non sarà digerito fino a quando non hanno raggiunto l’anupatthikadharmakshanti. E se coloro che hanno raggiunto la paziente tolleranza dell’increato mangiano questo cibo, sarà digerito solo quando essi sono diventati bodhisattva con ancora una vita alla Buddhità. Reverendo Ananda, è come la medicina chiamata "deliziosa", che raggiunge lo stomaco, ma non è digerita fino a quando tutti i veleni non siano stati eliminati; solo allora essa è digerita. Così, reverendo Ananda, questo cibo non viene digerito fino a che tutti i veleni delle passioni non sono stati eliminati; solo allora è digerito. Allora, il venerabile Ananda disse al Buddha, "Signore, è meraviglioso che questo cibo compia l'opera del Buddha!" Ed il Signore disse: "Così è, Ananda, è come tu dici, Ananda! Ci sono campi-di-buddha che compiono l'opera-buddha per mezzo dei bodhisattva; Quelli che lo fanno per mezzo di luci; quelli che lo fanno per mezzo dell'albero della Illuminazione; quelli che lo fanno per mezzo della bellezza fisica e dei marchi del Tathagata; quelli che lo fanno per mezzo di vesti religiose; quelli che lo fanno per mezzo del bene; quelli che lo fanno per mezzo dell’acqua; quelli che lo fanno fanno per mezzo dei giardini; quelli che lo fanno per mezzo di palazzi; quelli che lo fanno per mezzo di castelli; quelli che lo fanno per mezzo di incarnazioni magiche; quelli che lo fanno per mezzo dello spazio vuoto; e quelli che lo fanno per mezzi di luci nel cielo. Perché è così, o Ananda? Perché con questi vari mezzi, gli esseri viventi sono disciplinati. Allo stesso modo, o Ananda, vi sono campi-di-buddha che compiono l'opera-buddha per mezzo di insegnamento agli esseri viventi con parole, definizioni, ed esempi, del tipo di 'sogni', 'immagini', 'il riflesso della luna nell'acqua’, 'eco', 'illusioni' e 'miraggi'; e quelli che compiono l'opera-buddha creando delle parole comprensibili. Inoltre, Ananda, ci sono campi-di-buddha così puri che compiono l'opera-buddha per gli esseri viventi, senza parlare, con il silenzio, in modo tacito e senza dare insegnamenti. Ananda, tra tutte le attività, i piaceri, e le pratiche del Buddha, non ce n'è alcuna che non realizzi l'opera-buddha, perché tutte le cose disciplinano gli esseri viventi. Perdipiù, Ananda, i Buddha compiono l'opera-buddha, anche mediante i quattro Mara e tutti gli ottantaquattro mila tipi di passione che affliggono gli esseri viventi. "Ananda, questa è la porta-Dharma chiamata 'Introduzione a tutte le qualità-Buddha'. Il bodhisattva che entra in questa porta del Dharma non sperimenta gioia né orgoglio quando si confronta con un campo-di-buddha adornato con lo splendore di tutte le nobili qualità, e non sperimenta tristezza né avversione quando si confronta con un campo-di-buddha apparentemente senza quello splendore, ma in tutti i casi produce un profondo rispetto per tutti i Tathagata. In effetti, è meraviglioso come tutti i Nobili Buddha, che comprendono l'uguaglianza di tutte le cose, manifestano tutti i tipi di campi-di-buddha al fine di sviluppare gli esseri viventi! "Ananda, proprio come i campi-di-buddha sono diversi, quanto alle loro specifiche qualità, ma non hanno alcuna differenza per quanto riguarda il cielo che li copre, così, Ananda, tutti i Tathagata sono diversi, quanto ai loro corpi fisici, ma non differiscono riguardo alla loro gnosi senza ostacoli. "Ananda, tutti i Buddha sono identici quanto alla perfezione della qualità-Buddha, vale a dire: le loro forme, i loro colori, il loro splendore, i loro corpi, i loro marchi, la loro nobiltà, la loro moralità, la loro concentrazione, la loro saggezza, la loro liberazione, la gnosi e la visione di liberazione, la loro forza, la loro impavidità, la loro speciale qualità-Buddha, il loro grande amore, la loro grande compassione, le loro intenzioni di portare aiuto, i loro atteggiamenti, le loro pratiche, i loro percorsi, la lunghezza della loro vita, i loro insegnamenti del Dharma, il loro sviluppo e la liberazione degli esseri viventi e la loro purificazione dei campi-di-buddha. Perciò, essi sono chiamati 'Samyaksambuddhas', 'Buddha' e 'Tathagata', tutti. "Ananda, anche se la tua vita durasse un intero eone, non sarebbe facile per te comprendere a fondo il vasto e preciso significato verbale di questi tre nomi. Inoltre, Ananda, seppur tutti gli esseri viventi di questo universo di miliardi di mondi galattici fossero come te, il supremo tra i dotti e il supremo tra quelli dotati di memoria e incantesimi - e vi si dedicassero un intero eone, essi non sarebbero ancora in grado di comprendere completamente il significato esatto e ampio di questi tre termini, che sono: 'Samyaksambuddha', 'Tathagata', e 'Buddha'. Per questo, Ananda, l'Illuminazione dei Buddha è incommensurabile, e la saggezza e l'eloquenza dei Tathagata sono inconcepibili". Quindi, il venerabile Ananda si rivolse al Buddha: "Signore, d’ora in avanti, io non dichiarerò più me stesso come il supremo dei dotti". Il Buddha disse: "Non scoraggiarti, Ananda! Perché? Ho detto che tu, Ananda, sei il più importante dei dotti, considerando solo i discepoli, e non considerando i bodhisattva. Guarda, Ananda, guarda i bodhisattva. Essi non possono essere scandagliati neanche dal più saggio degli uomini. Ananda, uno potrebbe scandagliare le profondità dell'oceano, ma non può scandagliare le profondità della gnosi, la saggezza, la memoria, i siddhi (poteri), o l’eloquenza dei bodhisattva. Ananda, tu dovresti rimanere nell’equanimità nei confronti delle gesta dei bodhisattva. Perché? Ananda, queste meraviglie mostrate in un solo giorno dal Licchavi Vimalakirti non potevano certo essere eseguite dai discepoli e dai saggi solitari che pure avendo ottenuto poteri miracolosi, non potrebbero dedicare tutti i loro poteri di incarnazione e trasformazione nemmeno durante il corso di centinaia di migliaia di milioni di eoni". Dopodiché, tutti quei bodhisattva del campo-di-Buddha del Tathagata Sugandhakuta unirono le loro mani in segno di riverenza e, salutando il Tathagata Sakyamuni, gli si rivolsero dicendo: "Signore, quando siamo arrivati in questo campo-di-Buddha, abbiamo concepito una idea negativa, ma ora noi abbandoniamo questa idea sbagliata. Perché? Signore, i reami dei Buddha e la loro abilità nella tecnica della liberazione sono inconcepibili. Al fine di sviluppare gli esseri viventi, essi manifestano tale e tale campo per soddisfare il desiderio di tale e tale essere vivente. Signore, vi preghiamo di darci un insegnamento dal quale noi possiamo ricordarvi, quando saremo tornati nell’universo di Sarvagandhasugandha". Così essendo stato richiesto, il Buddha dichiarò, "Nobili figli, vi è una liberazione dei bodhisattva chiamata 'distruttibile e indistruttibile'. È necessario che voi formiate in voi stessi questa liberazione. Che cos’è? 'Distruttibile' si riferisce alle cose composte. 'Indistruttibile' si riferisce alle non-composte. Ma il bodhisattva non dovrebbe né distruggere le cose composte né rimanere nelle non-composte. "Non distruggere le cose composte consiste nel non perdere il grande amore; non rinunciare alla grande compassione; non dimenticare la mente onnisciente generata dall’alta motivazione; non stancarsi mai di far sviluppare positivamente gli esseri viventi; non abbandonare mai i metodi di unificazione; rinunciare al corpo e alla vita al fine di sostenere il santo Dharma; non essere mai soddisfatti delle radici di virtù già accumulate; provare piacere nella dedizione adeguata; non avere pigrizia nella ricerca del Dharma; essere senza interesse e reticenze egoistiche nell'insegnare il Dharma; prodigarsi nel vedere e venerare i Tathagata; non temere le reincarnazioni volontarie; non essere né orgogliosi per il successo né abbattuti dal fallimento; non disprezzare gli incolti, e rispettare i dotti, come se fossero lo stesso Maestro; rendere ragionevoli coloro le cui passioni sono eccessive; prendere piacere nella solitudine, senza esservi attaccati; non avere brama per la propria felicità, ma desiderare la felicità degli altri; concepire la trance, la meditazione, e l’equanimità come se fossero l'inferno Avici; concepire il mondo come un giardino di liberazione; considerare i mendicanti come i maestri spirituali; considerare il dare via tutti i propri beni come il mezzo per realizzare la Buddhità; considerare gli esseri immorali come salvatori; considerare le trascendenze come nostri genitori; considerare gli aiuti per l'Illuminazione come servitori; non cessare mai di accumulare le radici della virtù; stabilire le virtù di tutti i campi-di-buddha nel proprio campo-di-buddha; offrire infiniti sacrifici puri per completare i segni e i marchi di buon auspicio; adornare il corpo, parola e mente con la nostra astensione da tutti i peccati; continuare le reincarnazioni per incommensurabili eoni, mentre si purificano il corpo, parola e mente; evitare lo scoraggiamento, attraverso l'eroismo spirituale, quando si apprendono le virtù incommensurabili del Buddha; brandire la spada affilata della saggezza per scacciare le passioni nemiche; conoscere bene gli aggregati, gli elementi, e gli organi di senso, al fine di sopportare le colpe di tutti gli esseri viventi; scoppiare di energia per vincere la schiera di demoni; cercare la conoscenza al fine di evitare la superbia; essere contenti con pochi desideri, per sostenere il Dharma; non mescolarsi con le cose del mondo, al fine di deliziare tutte le persone; essere senza macchia in tutte le attività al fine di andare d’accordo con tutte le persone; far generare la super-coscienza per compiere effettivamente tutti i compiti per beneficiare gli esseri viventi; acquisire incantesimi, memoria e conoscenza al fine di conservare tutto il sapere; comprendere i livelli delle facoltà spirituali delle persone per dissipare i dubbi di tutti gli esseri viventi; mostrare miracolose gesta invincibili per insegnare il Dharma; avere irresistibile capacità dialettica con l'acquisizione di un’eloquenza senza impedimenti; godere di un successo umano e divino purificando il sentiero delle dieci virtù; stabilizzare il sentiero degli stati puri di Brahma coltivando i quattro incommensurabili; invitare i Buddha ad insegnare il Dharma, felicitandosi con loro, e applaudendoli, ottenendo così la voce melodiosa di un Buddha; disciplinare corpo, parola e mente, mantenendo così un costante progresso spirituale; essere senza attaccamento a nessuna cosa, e così acquisire il comportamento di un Buddha; riunire insieme l'ordine dei bodhisattva per attirare gli esseri al Mahayana; ed essere consapevoli in ogni momento per non trascurare nessuna buona qualità. Nobili figli, un bodhisattva che si applica in questo modo per il Dharma è un bodhisattva che non distrugge il reame composto. "E che cosa non resta nel non-composto? Il bodhisattva pratica la vacuità, ma non realizza la vacuità. Egli pratica il non-segno ma non realizza l’assenza-di-segno. Egli pratica il non-desiderio, ma non realizza lo stato-senza-desiderio. Egli pratica la non-azione, ma non realizza la vera non-azione. Egli conosce l’impermanenza, ma non è compiacente verso le sue radici di virtù. Egli tiene in conto la condizione di miseria, ma si reincarna volontariamente. Egli capisce il non-sé, ma non si consuma. Egli considera la pacificazione, ma non cerca la pace estrema. Egli gradisce la solitudine, ma non evita gli sforzi fisici e mentali. Egli valuta lo stato di senza-dimora, ma non abbandona il luogo delle buone azioni. Egli considera lo stato non-condizionato ma si impegna a sostenere gli oneri di tutti gli esseri viventi. Egli apprezza lo stato senza-macchia, tuttavia egli segue il processo del mondo. Egli considera lo stato di immobilità, però si muove al fine di sviluppare tutti gli esseri viventi. Egli valuta lo stato del non-sé, ma non abbandona la grande compassione verso tutti gli esseri viventi. Egli è consapevole della non-nascita, tuttavia non cade nella determinazione finale dei discepoli. Egli ha coscienza della vanità, futilità, inconsistenza, dipendenza, e dello stato di senza-dimora, eppure egli si stabilisce su meriti che non sono vani, sulla conoscenza che non è futile, su riflessioni che hanno consistenza, sullo sforzo per la consacrazione della gnosi indipendente, e sulla famiglia-Buddha nel suo significato definitivo. "Così, nobili figli, un bodhisattva che aspira a un tale Dharma né risiede nelle cose non-composte e né distrugge le cose composte. Inoltre, nobili figli, allo scopo di realizzare l'accumulo di merito, un bodhisattva non rimane nel non-composto, e, allo scopo di realizzare l'accumulo di saggezza, non distrugge ciò che è composto. Poi, allo scopo di soddisfare il grande amore, egli non rimane nel non-composto e, al fine di soddisfare la grande compassione, non distrugge ciò che è composto. Al fine di sviluppare gli esseri viventi, non rimane nel non-composto e, al fine di aspirare alla qualità-Buddha, lui non distrugge le cose composte. Per perfezionare i segni di un Buddha, lui non rimane nel non-composto, e, per perfezionare la gnosi di onniscienza, non distrugge le cose composte. Per essere abile nella tecnica liberatoria, egli non riposa nel non-composto, e, attraverso un'analisi approfondita con la sua saggezza, non distrugge le cose composte. Per purificare il campo-di-Buddha, lui non rimane nel non-composto, e, per il potere della grazia del Buddha, non distrugge le cose composte. Poiché sente i bisogni degli esseri viventi, lui non rimane nel non-composto, e, al fine di mostrare il vero significato del Dharma, lui non distrugge le cose composte. Grazie al suo accumulo di radici di virtù, lui non rimane nel non-composto, e per il suo istintivo entusiasmo a queste radici di virtù, egli non distrugge le cose composte. Per completare le sue preghiere, lui non rimane nel non-composto, e, poiché non ha desideri, egli non distrugge le cose composte. Dato che il suo pensiero positivo è puro, lui non rimane nel non-composto, e, poiché la sua alta motivazione è pura, lui non distrugge le cose composte. Per utilizzare le cinque supercoscienze, lui non rimane nel non-composto, e, grazie alle sei super-coscienze della gnosi-buddha, non distrugge le cose composte. Per soddisfare le sei trascendenze, lui non rimane nel non-composto, e, per riempire il tempo, egli non distrugge le cose composte. Per raccogliere i tesori del Dharma, lui non rimane nel non-composto, e, poiché non ama gli insegnamenti di mentalità ristretta, lui non distrugge le cose composte. Poiché lui raccoglie tutte le medicine del Dharma, lui non rimane nel non-composto, e per applicare la medicina del Dharma in modo appropriato, non distrugge le cose composte. Per confermare i suoi impegni, lui non rimane nel non-composto, e, per riparare eventuali errori in questi impegni, lui non distrugge le cose composte. Per preparare tutti gli elisir del Dharma, lui non rimane nel non-composto, e, per offrire il nettare di questo sottile Dharma, lui non distrugge le cose composte. Poiché conosce a fondo tutte le malattie dovute alle passioni, lui non rimane nel non-composto e, allo scopo di curare tutte le malattie di tutti gli esseri viventi, egli non distrugge le cose composte. "Così, nobili figli, il bodhisattva non distrugge le cose composte e non rimane nel non-composto, e questa è la liberazione dei bodhisattva chiamata 'distruttibile e indistruttibile'. Nobili signori, dovreste sforzarvi anche in questo". Allora, quei bodhisattva, avendo sentito questo insegnamento, furono soddisfatti, felici, e riverenti. Essi erano pieni di gioia e felicità della mente. Allo scopo di venerare il Buddha Shakyamuni e tutti i Bodhisattva dell’universo Saha, come pure questo insegnamento, essi ricoprirono tutta la terra di questo universo di miliardi di mondi con polvere profumata, incenso, profumi, e fiori fino all'altezza delle ginocchia. Avendo così deliziato tutto il seguito del Tathagata, inchinarono le loro teste ai piedi del Buddha, e lo circumambularono a destra per tre volte, cantando un inno di lode a lui. Dopodiché, scomparvero da questo universo e in un attimo fecero ritorno nell'universo Sarvagandhasugandha.
12. Visione dell'Universo Abhirati e del Tathagata Aksobhya Quindi, il Buddha disse al Licchavi Vimalakirti, "Nobile figlio, quando tu vedesti il Tathagata, come lo hai visto?" Così interrogato, il Licchavi Vimalakirti rispose al Buddha, "Signore, quando vidi il Tathagata, io l’ho visto senza vedere alcun Tathagata. Perché? Lo vedo come non nato dal passato, non passando nel futuro, e non dimorando nel tempo presente. Perché? Egli è l'essenza che è la realtà della materia, ma non è materia. Egli è l'essenza che è la realtà della sensazione, ma non è la sensazione. Egli è l'essenza che è la realtà dell’intelletto, ma non è l'intelletto. Egli è l'essenza che è la realtà della motivazione, però non è la motivazione. Egli è l'essenza che è la realtà della coscienza, tuttavia non è la coscienza. Come l'elemento dello spazio, egli non dimora in nessuno dei quattro elementi. Trascendendo la portata di occhio, orecchio, naso, lingua, corpo e mente, egli non è prodotto nei sei organi di senso. Egli non è coinvolto nei tre mondi, è libero dalle tre contaminazioni, è associato con la triplice liberazione, è dotato delle tre conoscenze, e ha davvero raggiunto l'irraggiungibile. "Il Tathagata ha raggiunto l'estremo del distacco nei confronti di tutte le cose, però egli non è un limite alla realtà. Egli dimora nella realtà ultima, ma non vi è alcuna relazione tra essa e lui. Egli non è prodotto da cause, né dipende dalle condizioni. Egli non è senza caratteristiche, però non ha nessuna caratteristica. Egli non ha una sola natura, né alcuna diversità di nature. Egli non è una concezione, né una costruzione mentale, né è una non-concezione. Egli non sta sull’altra sponda, né su questa, né tra le due. Egli non è né qui né là, né altrove. Egli non è né questo né quello. Egli non può essere scoperto dalla coscienza, né è inerente nella coscienza. Egli non è né buio né luce. Egli non è né nome, né segno. Egli non è né debole né forte. Egli non vive in nessun luogo o direzione. Egli non è né buono né cattivo. Egli non è né composto né non-composto. Egli non può essere spiegato come avente un qualche significato. "Il Tathagata non è né generosità né avarizia, né moralità né immoralità, né tolleranza né cattiveria, né sforzo né pigrizia, né concentrazione né distrazione, né saggezza né stoltezza. Egli è inesprimibile. Egli non è né verità né falsità; né fuga dal mondo né mancanza di fuga dal mondo; né una causa di coinvolgimento nel mondo, né una causa di non coinvolgimento nel mondo; egli è la cessazione di ogni teoria e ogni pratica. Egli non è né un campo di merito né un non-campo di merito. Egli non è né degno di offerte, né non-degno di offerte. Egli non è un oggetto, e non può essere contattato. Egli non è un intero, né un agglomerato. Egli oltrepassa tutti i calcoli. Egli è del tutto ineguagliabile, tuttavia identico alla realtà ultima delle cose. Egli è impareggiabile, soprattutto nello sforzo. Egli è oltre ogni misura. Egli non va, non resta, e non passa oltre. Egli non è né visto, sentito, distinto, né conosciuto. E' senza alcuna complessità, avendo raggiunto l’equanimità della gnosi onnisciente. Egli è equanime verso tutte le cose, e non fa discriminazioni tra esse. Egli è senza rimorsi, senza eccessi, senza corruzione, senza concezioni, e senza intellettualizzazione. Egli è senza attività, senza nascita, senza accadimenti, senza origine, senza produzione, e senza non-produzione. Egli è senza paura e senza subconscio; senza sofferenza, senza gioia e senza sforzo. Nessun insegnamento verbale può esprimerlo. "Tale è il corpo del Tathagata e così lui dovrebbe essere visto. Chi lo vede così, lo vede veramente. Chi lo vede diversamente, lo vede falsamente". Il venerabile Sariputra chiese allora al Buddha, "Signore, in quale campo-di-Buddha è morto il nobile Vimalakirti, prima di reincarnarsi in questo campo-di-Buddha?" Il Buddha disse, "Sariputra, chiedi direttamente a quel buon uomo, dove morì prima di reincarnarsi qui." Allora il venerabile Sariputra chiese al Licchavi Vimalakirti, "Nobile signore, dove sei morto, prima di reincarnarti qui?" Vimalakirti dichiarò: "C'è qualcosa tra le cose che vedi, o anziano, che muore o che rinasce?" Sariputra: "Non c'è nulla che muore o rinasce. Vimalakirti: "Allo stesso modo, reverendo Sariputra, poiché tutte le cose non muoiono né rinascono, perché tu chiedi: "Dove sei morto prima di reincarnarti qui?" Reverendo Sariputra, se tu dovessi chiedere a un uomo o una donna creati da un mago, dove lui o lei erano morti prima di reincarnarsi là, cosa pensi che lui o lei avrebbe risposto? Sariputra: "Nobile Signore, una creazione magica non muore, né rinasce. Vimalakirti: "Reverendo Sariputra, i Tathagata non dichiarano che tutte le cose hanno la natura di una creazione magica? Sariputra: "Sì, nobile signore, è davvero così. Vimalakirti: "Reverendo Sariputra, ‘morte’ è la fine di una apparizione, e ‘rinascita’ è la continuazione dell’apparizione. Ma, pur se un bodhisattva muore, egli non mette fine all’apparizione delle sue radici della virtù, ed anche se lui rinasce, egli non aderisce alla continuazione dei peccati. Allora, il Buddha disse al venerabile Sariputra, "Sariputra, questa santa persona è venuta qui dalla presenza del Tathagata Aksobhya nell'universo Abhirati". Sariputra: "Signore, è meraviglioso che questa santa persona, dopo aver lasciato un puro campo-di-buddha come Abhirati, godrebbe di un campo-di-Buddha pieno di difetti come questo universo Saha! Il Licchavi Vimalakirti disse, "Sariputra, cosa pensi? Può la luce del sole stare insieme alle tenebre?" Sariputra: "Certamente no, nobile signore! Vimalakirti: "Allora i due non stare insieme? Sariputra: "Nobile Signore, quei due non possono stare insieme. Non appena sorge il sole, l'oscurità è totalmente distrutta. Vimalakirti: "Allora perché il sole sorge sul mondo? Sariputra: "Esso sorge per illuminare il mondo, e per eliminare le tenebre. Vimalakirti: "Esattamente allo stesso modo, reverendo Sariputra, i bodhisattva volontariamente si reincarnano nei campi-di-buddha impuri per purificare gli esseri viventi, per far risplendere la luce della sapienza, e al fine di eliminare le tenebre. Poiché essi non si associano con le passioni, loro dissipano le tenebre delle passioni di tutti gli esseri viventi". Dopodiché, l'intera moltitudine sperimentò il desiderio di vedere quell'universo Abhirati, il Tathagata Aksobhya, i suoi bodhisattva, e i suoi grandi discepoli. Il Buddha, conoscendo i pensieri della intera moltitudine, disse al Licchavi Vimalakirti, "Nobile figlio, questa moltitudine vorrebbe vedere l'universo Abhirati ed il Tathagata Aksobhya! Mostrali a loro!" Allora il Licchavi Vimalakirti pensò: "Senza alzarmi dal mio divano, io potrei prendere nella mia mano destra l'universo Abhirati e tutto ciò che esso contiene: le centinaia di migliaia di bodhisattva; le sue dimore dei deva, naga, yaksa, gandharva, ed asura, circondate dalle sue montagne Cakravada, i suoi fiumi, laghi, fontane, ruscelli, oceani, e altri luoghi acquatici, il suo monte Sumeru e le altre colline e le catene montuose, la sua luna, il suo sole, e le sue stelle, il suo deva, naga, yaksa, gandharva, e gli stessi asura, il suo Brahma ed il suo seguito; i suoi villaggi, città, paesi, province, regni, uomini, donne, e le loro case; i suoi bodhisattva, i suoi discepoli; l'albero di Illuminazione del Tathagata Aksobhya, e il Tathagata Aksobhya stesso, seduto nel mezzo di una grande assemblea vasta come un oceano, mentre insegna il Dharma. Anche i fiori di loto che compiono l'opera-buddha tra gli esseri viventi; i tre gioielli che salgono come scale dalla sua terra fino al cielo Trayastrimsa, su queste scale gli dèi di quel cielo scendono sulla terra per vedere, onorare e servire il Tathagata Aksobhya e ascoltare il Dharma, e su cui gli uomini della terra salgono al cielo Trayastrimsa a visitare quegli dèi. Come un vasaio con la sua ruota, io ridurrò questo universo Abhirati, con il suo bagaglio di virtù innumerevoli, dalla sua base acquatica fino al suo cielo Akanistha, ad una minuta dimensione, e trasportandolo delicatamente come una ghirlanda di fiori, lo porterò a questo universo Saha e lo mostrerò alla moltitudine qui riunita". Quindi, il Licchavi Vimalakirti entrò in una concentrazione, e compì un'impresa miracolosa così da ridurre l’universo Abhirati ad una dimensione minuta, lo prese con la sua mano destra, e lo portò in questo universo Saha. In quell’universo Abhirati, i discepoli, i bodhisattva, e quelli tra gli dèi e gli uomini che possedevano l'occhio divino della super-conoscenza tutti gridarono: "Signore, noi siamo portati via! Sugata, siamo portati via! Proteggici, o Tathagata!" Ma, per disciplinarli, il Tathagata Aksobhya disse loro: "State per essere portati via dal bodhisattva Vimalakirti. Non è affar mio". Quanto agli altri uomini e dèi, quelli senza la super-coscienza, essi non avevano affatto la consapevolezza che stavano per essere trasportati in un altro luogo. Anche se l'universo Abhirati era stato portato verso l'universo Saha, quest’ultimo non fu aumentato o diminuito, non fu né compresso, né ostacolato. Né l’universo Abhirati fu ridotto internamente, ed entrambi gli universi sembravano essere rimasti gli stessi che erano sempre stati. Quindi, il Buddha Sakyamuni chiese a tutte le moltitudini, "Amici, osservate gli splendori dell’Abhirati, il Tathagata Aksobhya, la matrice del suo campo-di-buddha, e gli splendori di questi bodhisattva e discepoli!" E tutti gli risposero: "Noi li vediamo, Signore!" Il Buddha disse ancora: "Quei bodhisattva che vogliono abbracciare questo campo-di-buddha devono addestrarsi in tutte le pratiche-bodhisattva del Tathagata Aksobhya." Mentre Vimalakirti, con il suo miracoloso potere, mostrò loro in tal modo l'universo Abhirati ed il suo Tathagata Aksobhya, 140.000 esseri viventi tra gli uomini e gli dei dell'universo Saha concepirono lo spirito della perfetta Illuminazione, e tutti loro formarono una preghiera per rinascere nell’ Abhirati. Inoltre, il Buddha profetizzò che nel futuro tutti sarebbero rinati nell’ Abhirati. E il Licchavi Vimalakirti, avendo così sviluppato tutti gli esseri viventi che potevano in tal modo essere sviluppati, fece tornare l’universo Abhirati esattamente al suo posto precedente. Il Signore allora disse al venerabile Sariputra, "Sariputra, hai visto quell’universo Abhirati, ed il suo Tathagata Aksobhya?" Sariputra rispose, "Si, l’ho visto, Signore! Possano tutti gli esseri viventi arrivare a vivere in un tale campo-di-buddha splendido come quello! Possano tutti gli esseri viventi arrivare ad avere i poteri miracolosi, proprio come quelli del nobile Licchavi Vimalakirti! Abbiamo ottenuto un grande vantaggio di avere visto un uomo santo come lui. Abbiamo ottenuto un grande vantaggio di avere sentito un tale insegnamento del Dharma, sia che il Tathagata stesso ancora esista effettivamente o sia che abbia già raggiunto la liberazione finale. Quindi, non c'è bisogno di menzionare il grande beneficio per coloro che, avendo sentito ciò, ci credono, vi si affidano, lo abbracciano, lo ricordano, lo leggono, e lo penetrano nella sua profondità, e, avendo trovato fede in esso, lo insegnano, lo recitano, e lo mostrano agli altri e si applicano allo yoga della meditazione in base al suo insegnamento. "Quegli esseri viventi che comprendono bene questo insegnamento del Dharma otterranno il tesoro dei gioielli del Dharma. E coloro che studiano correttamente questo insegnamento del Dharma diverranno i compagni del Tathagata. Coloro che onorano e servono gli adepti di questa dottrina saranno i veri protettori del Dharma. Coloro che scrivono, insegnano, e coltivano questo insegna-mento del Dharma saranno visitati dal Tathagata nelle loro case. Coloro che si compiacciono di questo insegnamento del Dharma ne abbracciano tutti i meriti. Coloro che insegnano agli altri, sia che si tratti solo di una sola strofa di quattro righe, o una sintetica frase da questo insegnamento del Dharma, si adegueranno al grande sacrificio del Dharma. E coloro che a questo insegnamento del Dharma dedicano la loro tolleranza, il loro zelo, la loro intelligenza, il loro discernimento, la loro visione, e le loro aspirazioni, ne diventeranno soggetti alla profezia della loro Buddhità futura!" Epilogo: Antecedenti e Trasmissione del Santo Dharma Dopodiché, Sakra, il principe degli dèi, disse al Buddha, "Signore, ho già udito dal Tathagata e da Manjusri, il principe ereditario della saggezza, molte centinaia di migliaia di insegnamenti di Dharma, ma non ho mai sentito riferire prima un insegnamento del Dharma notevole quanto questa istruzione sull'ingresso nel metodo delle inconcepibili trasformazioni. Signore, quegli esseri viventi che, avendo udito questo insegnamento del Dharma, lo accettano, lo ricordano, lo leggono e lo comprendono profondamente saranno, senza dubbio, veri vasi contenitori del Dharma; e senza dimenticare quelli che si applicano alla yoga della meditazione su di esso. Essi, eliminando ogni possibilità di una vita infelice, apriranno la loro strada a tutte le vite fortunate, saranno sempre protetti da tutti i Buddha, supereranno sempre tutti gli avversari, e sapranno sempre vincere tutti i diavoli. Essi faranno pratica nel sentiero del bodhisattva, siederanno sul trono dell’Illuminazione, ed entreranno realmente nel dominio dei Tathagata. Signore, i nobili figli e figlie che insegneranno e praticheranno l’esposizione di questo Dharma saranno onorati e serviti da me e dai miei seguaci. Nei villaggi, paesi, città, stati, regni, e capitali in cui questo insegnamento del Dharma sarà applicato, insegnato e mostrato, Io ed i miei seguaci verremo ad ascoltare il Dharma. Io ispirerò gli increduli con la fede, e garantirò il mio aiuto e la protezione a coloro che credono e sostengono il Dharma." A queste parole, il Buddha disse a Sakra, il principe degli dèi, "Eccellente! Eccellente, principe degli dèi! Il Tathagata si rallegra alle tue buone parole. Principe degli dèi, l'Illuminazione dei Buddha del passato, presente e futuro è espressa in questo discorso di Dharma. Pertanto, o principe degli dèi, quando nobili figli e figlie lo accettano, lo ripetono, lo comprendono profondamente, lo descrivono completamente, e, trascrivendolo sui libri, gli rendono onore, questi figli e figlie in tal modo rendono omaggio ai Buddha del passato, presente e futuro. "Supponiamo, principe degli dèi, che questo universo di miliardi di mondi galattici fosse così pieno di Tathagata così come è coperto di boschi di canna da zucchero, di cespugli di rose, di boschetti di bambù, di erbe e di fiori, e che un nobile figlio o figlia li onorassero, li venerassero, li rispettassero e li adorassero, offrendo loro ogni genere di comfort e doni per un eone o anche di più. E supponiamo che, essendo questi Tathagata entrati nella liberazione finale, egli o ella onorassero ciasscuno di loro, inserendo i loro corpi conservati in uno stupa commemorativo fatto di pietre preziose, ciascuno vasto come un mondo con quattro grandi continenti, alto assai di più del mondo di Brahma, ed ornato con parasoli, bandiere e lampade. E supponiamo infine che, avendo eretto tutti questi stupa per i nobili Tathagata, egli o essa dedicassero un eone o più ad offrire loro fiori, profumi, bandiere, e stendardi, suonando tamburi e musica. Facendo tutto questo, cosa pensi, principe degli dèi? Questo nobile figlio o figlia riceverebbe molto merito a seguito di tali attività?" Sakra, il principe degli dèi, rispose: "Molti meriti, Signore! Molti meriti, O Sugata! Pur se passassero centinaia di migliaia di milioni di eoni, sarebbe impossibile misurare il limite della quantità di meriti che questo nobile figlio o figlia potrebbe in tal modo raccogliere!" Il Buddha disse: "Abbi fede, principe degli dèi, e comprendi questo: ‘Chi accetta questa esposizione del Dharma chiamata 'Istruzione nella inconcepibile liberazione', la recita, e la conosce in profondità, lui o lei raccoglierà meriti anche maggiori di coloro che espleteranno gli atti di cui sopra. Sai perché? Perché, principe degli dèi, l'Illuminazione dei Buddha nasce dal Dharma, e uno li deve onorare con l'adorazione del Dharma, e non con un culto materiale. Così è insegnato, principe degli dèi, e quindi è così che dovresti intenderlo". Il Buddha poi disse ancora a Sakra, principe degli dèi, "Una volta, principe degli dèi, molto tempo fa, anche prima di allora, molti innumerevoli, immensi, incommensurabili, inconcepibili eoni fa, apparve nel mondo il Tathagata chiamato Bhaisajyaraja: un santo, perfettamente e totalmente illuminato, dotato di conoscenza e retto comportamento, un beato, conoscitore del mondo, impareggiabile conoscitore degli uomini che devono essere civilizzati, maestro degli dèi e degli uomini, un Signore, un Buddha. Egli apparve nell'eone chiamato Vicarana, nell'universo chiamato Mahavyuha. "La lunghezza della vita di questo Tathagata Bhaisajyaraja, perfettamente e pienamente illuminato, era di venti eoni brevi. Il suo seguito di discepoli ammontava a trentasei milioni di miliardi, ed il suo seguito di bodhisattva consisteva di dodici milioni di miliardi. In quella stessa éra, vi era un monarca universale chiamato Re Ratnacchattra, che regnava su quattro continenti e possedeva sette gioielli preziosi. Egli aveva un migliaio di eroici figli, potenti, forti, e capaci di conquistare gli eserciti nemici. Questo re Ratnacchattra onorava il Tathagata Bhaisajyaraja ed il suo seguito con molte eccellenti offerte, durante cinque eoni brevi. Alla fine di questo tempo, il Re Ratnacchattra disse ai suoi figli, 'Riconoscendo che durante il mio regno io ho venerato il Tathagata Bhaisajyaraja, anche voi, a vostra volta, dovrete venerarlo'. "I mille principi dettero il loro consenso, obbedendo al Re loro padre, e tutti insieme, durante altri cinque eoni brevi, onorarono il Tathagata Bhaisajyaraja con ogni sorta di offerte eccellenti. "Tra di loro, c'era un principe di nome Chandracchattra, che si ritirò in solitudine e pensò: 'Non c'è altro modo di venerarlo, anche migliore e più nobile di questo?' "Poi, grazie al potere soprannaturale del Buddha Bhaisajyaraja, così gli dèi parlarono a lui dal cielo: 'Buon uomo, il culto supremo è l'adorazione del Dharma.' "Chandracchattra chiese loro: 'Qual è questa "adorazione del Dharma"?' "Gli dei risposero, 'Buon uomo, vai dal Bhaisajyaraja Tathagata, e chiedigli della "adorazione del Dharma", e lui te lo spiegherà completamente.' "Allora, il principe Chandracchattra andò dal Signore Bhaisajyaraja, l'insuperabile, il perfettamente illuminato, il santo, il Tathagata, e, dopo averlo avvicinato, si prostrò ai suoi piedi, lo circumambulò a destra tre volte, e si mise al suo lato. Poi gli chiese: 'Signore, ho sentito parlare di una "adorazione del Dharma", che supera ogni altra forma di culto. Cos’è questa "adorazione del Dharma"?' "Il Tathagata Bhaisajyaraja gli disse, 'Nobile figlio, l'adorazione del Dharma è la forma di venerazione che si ha per i discorsi insegnati dal Tathagata. Questi discorsi sono profondissimi e sono nel campo dell'Illuminazione. Essi non sono conformi alla vita mondana e sono difficili da comprendere, difficili da vedere e difficili da realizzare. Essi sono sottili, precisi, e in definitiva abbastanza incomprensibili. In forma di Scritture, sono raccolti nel canone dei bodhisattva, stampati con le insegne del Signore degli incantesimi e degli insegnamenti. Rivelano la irreversibile Ruota del Dharma, derivanti dalle sei trascendenze, ripulite da eventuali false nozioni. Essi sono dotati di tutti gli ausili per l'Illuminazione e incarnano i sette fattori di Illuminazione. Essi introducono gli esseri viventi alla grande compassione e insegnano loro il grande amore. Eliminano tutte le convinzioni dei Mara, manifestandone la relatività. "'Essi contengono il messaggio dell’assenza di un ‘sé’, dell’assenza di esistenza degli esseri viventi, l’assenza di vita, l’assenza della persona, la vacuità, lo stato senza-segno, lo stato del non-desiderio, la non-azione, la non-produzione, ed il non-avvenimento. "'Essi rendono possibile il raggiungimento della sede dell’Illuminazione e mettere in moto la Ruota del Dharma. Sono approvati e lodati dai capi degli dèi, naga, yaksa, gandharva, asura, garuda, kimnara, e mahoraga. Essi preservano intatta l'eredità del santo Dharma, contengono il tesoro del Dharma, e rappresentano l’apice della venerazione del Dharma. Essi sono sostenuti da tutti gli esseri santi e insegnano tutte le pratiche del bodhisattva. Essi inducono la comprensione corretta del Dharma nel suo significato ultimo. Certificano che tutte le cose sono impermanenti, miserande, senza un ‘sé’, e pacificate, incarnando così il vero Dharma. Essi attivano l'abbandono di avidità, immoralità, cattiveria, pigrizia, dimenticanza, stupidità, e gelosia, come pure le convinzioni negative, l'adesione agli oggetti, ed ogni tipo di avversione. Essi sono lodati da tutti i Buddha. Sono la medicina per le tendenze della vita mondana, e manifestano autenticamente la grande felicità della liberazione. Quindi, insegnare correttamente, sostenere, investigare e comprendere tali Scritture, così da incorporare nella propria vita il santo Dharma – questa è la "Venerazione del Dharma". "’Inoltre, nobile figlio, la Venerazione del Dharma consiste nel determinare il Dharma in accordo con il Dharma; l'applicare il Dharma in accordo con il Dharma; l’essere in armonia con la relatività; l’essere liberi da convinzioni estremistiche; ottenere la tolleranza della assoluta non-nascita (cioè, anupatthikadharmakshanti) e la non-evenienza di tutte le cose; il realizzare lo stato di non-sé e la non-esistenza come esseri senzienti; il ritirarsi da ogni sforzo generativo di cause e condizioni, senza litigi, o contestazioni; il non essere possessivi; l’essere privi di egoismo; l’affidarsi al significato e non all'espressione letterale; il basarsi sulla gnosi e non sulla coscienza mondana; l’affidarsi ai definitivi insegnamenti sull’Ultimo significato e non insistere sugli insegnamenti superficiali interpretabili in un altro senso; il basarsi sulla realtà e non insistere sulle opinioni provenienti da autorità personalistica; il realizzare correttamente la realtà del Buddha; il realizzare l'assenza ultima di qualsiasi coscienza di base e superare l'abitudine di aggrapparsi ad una base sostanziale ultima e assoluta. Ed alla fine, il raggiungere la pace interrompendo tutto, dall'ignoranza alla vecchiaia, la morte, il dolore, i lamenti, la miseria, l'ansia e le difficoltà, e realizzare che gli esseri viventi non riescono a mettere fine alle loro idee in merito a questi dodici anelli dell'Originazione Dipendente; Dopodiché, nobile figlio, quando tu sarai in grado di non sostenere del tutto più alcuna visione, ciò è chiamata l'insuperabile adorazione del Dharma'. "Principe degli dèi, quando il principe Chandracchattra ebbe ascoltato questa buona definizione di ‘Venerazione del Dharma’ da parte del Tathagata Bhaisajyaraja, egli conseguì la realizzazione della ’anupatthikadharma-kshanti’, cioè la conformativa tolleranza della non-nascita ultima, e, prendendo le sue vesti e gli ornamenti, egli li offrì al Buddha Bhaisajyaraja, dicendo: 'Quando il Tathagata sarà nella liberazione ultima, io difenderò il suo santo Dharma, per proteggerlo, e venerarlo. Che possa il Tathagata concedermi la sua soprannaturale benedizione, e che io possa essere in grado di vincere i Mara e tutti gli avversari, e incorporare in tutte le mie vite il Santo Dharma del Buddha!' "Il Tathagata Bhaisajyaraja, conoscendo l’alta motivazione di Chandracchattra, profetizzò che egli in futuro sarebbe stato, in una successiva èra, il custode protettore e difensore della cittadella del santo Dharma. Quindi, principe degli dèi, il principe Chandracchattra, per la sua grande fede nel Tathagata, lasciò la vita di famiglia, per entrare nella vita di monaco senza fissa dimora, ed avendolo fatto, egli poi visse facendo grandi sforzi per il raggiungimento della virtù. Avendo così fatto grandi sforzi ed essendo ben definito nella virtù, ben presto egli produsse le cinque supercoscienze, compresi gli incantesimi, e ottenne l'invincibile eloquenza. Quando il Tathagata Bhaisajyaraja ebbe raggiunto la liberazione finale, Chandracchattra, per la forza delle sue supercoscienze e per il potere dei suoi incantesimi, fece girare la Ruota del Dharma proprio come aveva fatto il Tathagata Bhaisajyaraja e continuò a farlo per dieci eoni brevi. "Principe degli dèi, mentre il monaco Chandracchattra si stava applicando in tal modo a proteggere il santo Dharma, migliaia di milioni di esseri viventi raggiunsero lo stadio di irreversibilità del sentiero della perfetta Illuminazione (cioè, lo stadio del non-ritorno nel samsara), quattordici miliardi di esseri viventi furono disciplinati nei veicoli dei discepoli e dei saggi solitari, e altri innumerevoli esseri viventi presero rinascita nei regni umani e celesti. "Forse, principe degli dèi, provando un qualche dubbio, tu potresti chiederti se, in quel periodo, il Re Ratnacchattra non fosse altri che l’attuale Tathagata Ratnarcis. Non dovresti però immaginare ciò, poiché l’attuale Tathagata Ratnarcis a quel tempo, in quell'epoca, era proprio il monarca universale Ratnacchattra. Dato che, riguardo ai mille figli del Re Ratnacchattra, essi ora sono i mille bodhisattva del presente eone benedetto, durante il corso del quale un migliaio di Buddha appariranno in tutto il mondo. Tra di essi, Krakucchanda ed altri sono già nati, e quelli rimanenti ancora nasceranno, da Kakutsunda in avanti fino al Tathagata Roca, che sarà l'ultimo a nascere. "Forse, principe degli dèi, ti stai chiedendo anche se, in quell’antica vita, in quel tempo, il Principe Chandracchattra che sostenne il Santo Dharma del Signore Tathagata Bhaisajyaraja non fosse altri che me stesso. Ma non dovresti immaginare ciò, perché in quell’antica vita, in quel tempo, il Principe Chandracchattra ero davvero io. Quindi è necessario sapere, principe degli dèi, che tra tutti i modi di adorare fatti al Tathagata, il migliore è l'adorazione del Dharma. Proprio così, esso è il migliore, il più eminente, eccellente, perfetto, supremo e insuperabile modo di venerazione. E, quindi, principe degli dèi, non dovreste onorarmi con oggetti materiali, ma venerarmi con l’adorazione del Dharma! Non si dovrebbero fare culti e riti con oggetti materiali, ma onorare me rendendo onore al Dharma!" Dopodiché, il Signore Sakyamuni disse al bodhisattva Maitreya, il grande l'eroe spirituale, "Trasmetto a te, Maitreya, questa eccellente e perfetta Illuminazione che io ho ottenuto solo dopo innumerevoli milioni di miliardi di eoni, così che, in una successiva èra, durante una successiva esistenza, un simile insegnamento del Dharma, protetto dal tuo potere soprannaturale, si diffonderà in tutto il mondo, e non sparirà. Perché? Maitreya, nel futuro ci saranno nobili figli e figlie, deva, naga, yaksa, gandharva, e asura, che, dopo aver piantato le radici della virtù, produrranno la mente della eccelsa e perfetta Illuminazione. Se non ascoltassero questo insegnamento del Dharma, essi certamente perderebbero gli sconfinati vantaggi e persino morirebbero. Però, ascoltando un simile insegnamento, essi certo si rallegreranno, ci crederanno, e lo accetteranno lieti mettendolo nelle loro teste. Pertanto, al fine di proteggere quei futuri nobili figli e figlie, è necessario che tu diffonda un insegnamento come questo! "Maitreya, vi sono due gesta del bodhisattva. E quali sono? Il primo gesto è quello di credere in tutti i tipi di frasi e parole, e il secondo gesto è quello di penetrare esattamente il profondo principio del Dharma senza esserne spaventati. Tali sono le due gesta del bodhisattva. Maitreya, bisogna sapere che i bodhisattva che credono in tutti i tipi di parole e frasi, e vi si applicano di conseguenza, sono principianti e non esperti nella pratica religiosa. Ma i bodhisattva che leggono, ascoltano, credono, e insegnano questo profondo insegnamento con i loro impeccabili modi di esprimersi riconciliano tutte le sue dicotomie e le analisi degli stadi di sviluppo, questi sono veterani nella pratica religiosa. "Maitreya, ci sono due motivi per cui i bodhisattva principianti si danneggiano e non si concentrano sul Dharma profondo. Quali sono? Il primo motivo è che, sentendo questo profondo insegnamento mai sentito prima, essi sono terrorizzati e dubbiosi, non gioiscono, e lo rifiutano, pensando: 'Da dove viene questo insegnamento mai sentito prima?' Il secondo, poi, è che essi vedono che altri nobili figli lo accettano, ne diventano puri contenitori, ed insegnano questa profonda dottrina, e perciò essi non li frequentano, non fanno amicizia con loro, non li rispettano, e non rendono loro onore, e alla fine finiscono perfino col criticarli. Questi sono i due motivi per cui i bodhisattva principianti karmicamente si feriscono e non penetrano il profondo Dharma. "Inoltre, ci sono due motivi per cui i bodhisattva che aspirano al profondo Dharma si danneggiano e non raggiungono l’anupatthikadharmakshanti (la tolleranza della non-nascita ultima delle cose). E quali sono questi due? Questi bodhisattva disprezzano e rimproverano i bodhisattva principianti, che non hanno praticato bene da lungo tempo, e non li iniziano né li istruiscono nella dottrina profonda. Non avendo grande rispetto per questo profondo insegnamento, essi non sono molto accurati alle sue regole. Essi aiutano gli esseri viventi per mezzo di doni materiali e non li aiutano per mezzo del dono del Dharma. Questi, Maitreya, sono i due motivi per cui i bodhisattva che aspirano al Dharma profondo si danneggiano e non raggiungono rapidamente l’anupatthikadharmakshanti (la tolleranza della non-nascita ultima di tutte le cose)". Avendo ricevuto questo insegnamento, il bodhisattva Maitreya disse al Buddha, "Signore, questi bei insegnamenti del Tathagata sono meravigliosi e veramente eccellenti. Signore, da questo momento in poi, io eviterò tutti questi errori, e difenderò e sosterrò questo conseguimento della insuperabile e perfetta Illuminazione del Tathagata durante innumerevoli centinaia di migliaia di milioni di miliardi di eoni! In futuro, io metterò nelle mani dei nobili figli e nobili figlie, che sono i degni veri contenitori del santo Dharma, questo profondo insegnamento. Io infonderò in loro il potere della memoria, con cui potranno, avendo creduto in questo insegnamento, conservarlo, recitarlo, penetrare nel suo senso profondo, insegnarlo, diffonderlo, trascriverlo, e proclamarlo estesamente agli altri. "Così io li istruirò, Signore, e così potrà essere noto che, in quel tempo futuro, coloro che credono in questo insegnamento e che entrano profondamente in esso saranno sostenuti dalla soprannaturale benedizione del bodhisattva Maitreya." Allora il Buddha diede la sua approvazione al bodhisattva Maitreya: "Eccellente! Eccellente! La tua parola è ben detta. Il Tathagata esulta e si congratula per la tua buona promessa!". Poi, tutti i bodhisattva dissero insieme con una sola voce: "Signore, anche noi, dopo la liberazione finale del Tathagata (parinirvana), verremo via dai nostri vari campi-di-buddha per diffondere in lungo e in largo questa perfetta Illuminazione del Buddha, il Tathagata! Possano tutti i nobili figli e figlie credere in questo! " Allora, i quattro Maharaja, i grandi Re dei quattro settori, dissero al Buddha, "Signore, in tutte le città, villaggi, città, regni, e palazzi, ovunque questo discorso del Dharma sarà praticato, accolto, e correttamente insegnato, noi, i quattro grandi re, andremo là con i nostri eserciti, i nostri guerrieri più giovani e forti, e il nostro seguito, per ascoltare il Dharma. E noi proteggeremo gli insegnanti di questo Dharma per il raggio di una lega, così che nessuno di quelli che provocano perturbazioni o complotti nei confronti di questi docenti avranno una qualche possibilità di fare loro del male." Poi, il Buddha disse al venerabile Ananda, "Ricevi anche tu, dunque, o Ananda, questa espressione della dottrina del Dharma. Ricordala, ed insegnala ampiamente e correttamente agli altri!" Ananda rispose: "Signore, io ho memorizzato questa espressione della dottrina del Dharma. Ma qual è il nome di questo insegnamento, e come potrò ricordarmelo?" Il Buddha disse, "Ananda, questa esposizione del Dharma si chiama 'L'insegnamento di Vimalakirti,' o 'La Riconciliazione delle Dicotomie,' o anche 'Sezione della Inconcepibile Liberazione'. Ricordatela in questo modo!" Così parlò il Buddha. E il Licchavi Vimalakirti, il principe Manjusri, il venerabile Ananda, i bodhisattva, i grandi discepoli, l’intera moltitudine, insieme all'intero universo con i suoi dèi, gli uomini, gli asura e i Gandharva, si rallegrarono grandemente. Tutti elogiarono di cuore queste dichiarazioni del Signore.
- (Finito di tradurre il 14 marzo 2011, per conto del Centro Chan Nirvana di Roma) – Om Namo Bhagavate!
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