(Concludiamo con la seconda parte del grande Testo del monaco Illuminato Shantideva, uno dei testi più importanti del buddhismo, utile a chiunque voglia imparare come si diventa Bodhisattva…)Conclusione del Capitolo 6 – La PazienzaDato che ne offese, ne derisioni, ne critiche o parole ostili, e neppure il disprezzo causano danni al mio corpo, perché la mia mente diviene cosi piena di rabbia e rancore ? Visto che il disprezzo mostratomi dalle altre persone, sia ora che nelle rinascite future, mai potrà distruggermi, perché debbo esserne cosi infastidito? Potrebbe essere perché i miei frutti materiali ne risentiranno. Ma tanto poi non dovrò abbandonare ogni bene materiale per portare con me, sicuramente, solo le azioni positive compiute? Meglio sarebbe allora abbandonare il corpo oggi stesso, piuttosto che vivere a lungo ma in maniera malvagia. Pure vivendo per lunghi anni vi sarà sempre il dolore della morte. Alcuni potrebbero destarsi da un sogno in cui per un secolo hanno vissuto nella gioia assoluta. Altri potrebbero destarsi da un sogno in cui hanno vissuto un breve istante di felicità. Quando entrambi si svegliano, la felicità dei sogni è terminata, e non si ripresenterà più. alla stessa maniera quando la morte verrà a coglierci, le nostre vite, o brevi, o lunghe, avranno termine. Pur potendo possedere enormi ricchezze e vivendo una vita felice, come se fossimo derubati dai predoni a mani vuote e nudi ce ne andremo da questa esistenza. Potrei forse pensare che la ricchezza mi permetterà di vivere agiatamente, per cosi purificare le negatività e accumulare meriti. Ma se a causa di essa io andassi in collera e agissi senza scrupoli, i miei meriti si estingueranno ed accumulerò solo il male. Quale scopo può avere la vota di colui che si comporta in modo efferato, se tale esistenza avrà come frutto solo il male? Se mi infurio con coloro che mi diffamano, per allontanarli da me, perché non lo faccio anche con coloro che calunniano gli altri? Se provo pazienza verso tale comportamento rivolto agli altri, perché non lo sono anche quando è rivolto verso di me, pesando che le parole ostili sono frutto solo di difetti mentali? Perfino coloro che compiano insulti contro il Dharma, o gli stupa, o le immagini sacre arrivando fino a distruggerle, non potranno mai essere oggetto della mia collera, perché i buddha di fatto sono indistruttibili. Devo inoltre combattere e prevenire l’ira che mi sorge nei confronti di chi danneggia i miei parenti, i miei maestri spirituali e gli amici, considerando, come fatto prima, che questi danni derivano nient’altro che dalle condizioni. Visto che gli esseri subiscono ferite e da oggetti privi di vita e da esseri viventi, dove è il motivo di provare ira solamente per questi ultimi? Perciò ne consegue che dobbiamo accettare con pazienza qualunque male. C’è chi guidato dall’ignoranza agisce in modo negativo, altri che sempre sotto la stessa influenza rispondono con l’ira. Chi fra questi agisce in modo corretto? Chi si comporta in modo sbagliato? Perché nel passato ho commesso azioni per cui adesso vengo danneggiato dagli altri? Tutto ciò è solo il frutto del karma accumulato, perciò, perché devo arrabbiarmi? Avendo compreso tutto ciò io devo sforzarmi di mettere in atto le azioni positive, in maniera tale da far nascere negli altri una spinta di amore reciproco. Per esempio quando una abitazione va a fuoco è saggio gettare lontano da essa paglia ed altri oggetti infiammabili per evitare che le fiamme si allarghino alle abitazioni vicine. Quando la mente, allo stesso modo, brucia dal desiderio dell’odio, generato dall’attaccamento, immediatamente dovrei estinguerlo nel timore che i miei meriti vengano cancellati. Forse che non è felice chi condannato a morte, viene liberato dopo che invece di togliergli la vita gli viene amputata una mano? nello stesso modo, non posso io solamente subendo le sofferenze di questa esistenza, considerarmi fortunato, visto che grazie a ciò eviterè le fiamme degli inferi? Se non riesco a sopportare neanche il più piccolo dolore in questa mia vita, perché allora non elimino adesso quella collera che mi sarà causa di sofferenza nei reami inferiori. Per aver soddisfatti i miei desideri ho gia dovuto subire molteplici pene negli inferi, e tuttavia con quelle azioni non ho accumulato meriti ne per gli altri ne me stesso. Però dato che un grande beneficio mi deriverà dal soffrire adesso pene neanche paragonabili a quelli infernali, perché non debbo gioirne adesso di questi dolori che mi permettono di liberare tutti gli esseri dalle rinascite nel samsara? Se qualcuno sperimenta felicità nel fare le lodi di una persona che ha delle virtù, perché anche tu, o mente mia, non gioisci facendone lodi allo stesso modo? La gioia che proveresti sarebbe sorgente di perfetta felicità. Gioire è un consiglio datoci dai buddha ed è lo strumento migliore per far nascere l’armonia fra le persone. Ma se qualcuno affermasse : ” ma così solo coloro che sono lodati proverebbero gioia”. Ma se tu non approvi questa gioia, se cessi di donare e ricambiare i favori, sarai tu che non avrai meriti, ne in questa vita, ne nelle rinascite future. Quando gli altri lodano le mie qualità, voglio che pure le altre persone provino gioia per questo, ma quando lodano quelle degli altri la mia felicità è piccola e piena di critiche. Avendo sviluppato il pensiero del risveglio, con la motivazione di liberare dal samsara tutti gli esseri senzienti, perché trovo motivi per irritarmi se altri raccolgono un po’ di felicità? Se desidero veramente che tutte le creature divengano buddha venerati nei tre reami, perché debbo essere preda della gelosia pure quando vedo gli altri ottenere solo piccole felicità. Se avessi qualcuno di cui prendermi cura e a cui dare molto aiuto, e questo poi diventasse in grado di provvedere da solo a se stesso, non dovrei gioirne invece che arrabbiarmi? Se non desidero neanche una piccola cosa come questa per gli esseri, come posso desiderare allora fermamente che essi raggiungano l’illuminazione? E come è possibile accrescere al bodhicitta, quando mi rattristo se gli altri ottengono qualcosa? Se per caso qualcuno riceve qualche cosa, oppure se il dono rimane in casa del benefattore, in tutti e due i casi io non ne avrò niente di guadagno, quindi di cosa dovrei preoccuparmi? Perché invece non me la prendo con me stesso, visto che getto al vento i meriti, la fede e tutte le altre virtù? Perche non coltivo invece le cause della ricchezza? Quindi la mia mente non solo non vuole purificare le azioni negative compiute, ma invece vuole contrastare con coloro che hanno compiuto azioni meritorie. quando un tuo nemico è infelice, perché questo avvenimento dovrebbe essere la causa della tua gioia? La tua mente, semplicemente desiderando la sua sofferenza, non potrà arrecargli alcun danno. E se pure dovesse soffrire secondo i tuoi desideri che tu hai espresso con tanta ostilità, dove potresti trovare il motivo di tanta tua felicità? Nel caso tu dica :” ora sono soddisfatto” questa sarà una cosa veramente meschina e spregevole. Ed allora, se io avessi agito così, quale sarebbe il mio destino? Catturato dal terribile amo calatomi davanti dai miei difetti mentali, sarò poi gettato negli infernali calderoni dai guardiani degli inferi, e li a lungo starò a cuocere. Il continuo accumularsi degli elogi e della fama non mi servirà ad accrescere i miei meriti, ne ad allungare di un solo istante la mia vita. Non mi darà neanche salute oppure forza, e neanche qualunque altro beneficio fisico. Se fossi saggio mi chiederei quale reale beneficio mi potrebbe portare tutto ciò, e comprenderei quello che per me è realmente positivo. Ma se invece tutto ciò che voglio è solo un po’ di divertimento, allora potrei dedicarmi al gioco, al bere e cosi via. Solo per avere elogi dagli altri dilapido le mie ricchezze e perdo perfino la vita. A cosa mi serviranno gli elogi ricevuti? Quando la morte mi coglierà, a chi faranno piacere? I bambini piangono quando i loro castelli di sabbia crollano. Nello stesso modo, quando elogi e fama mi verranno a mancare, la mia mente diventerà simile a quella dei bambini I suoni espressi nelle parole con cui mi elogiano hanno nello spazio breve durata, per questo il suono non ha nessuna intenzione di elogiarmi. Allora io dico “Ma è la gioia che gli altri provano per me ” ad essermi elogio. Sono davvero queste le meschine cause della mia gioia? Soddisfare il mio egoismo? Sia che gli elogi siano diretti a me che ad altri, io non ne ricaverò nulla perché quella gioia che altri sperimentano sarà solo loro, ed io non potrò goderne neanche in piccola parte. Se io sono felice quando altri provano gioia per me, allora tutti gli esseri dovrebbero per me essere fonte di gioia. Perciò quando le lodi vanno agli altri, come mai non gioisco di questa causa di felicità? La soddisfazione che nasce dal concetto :” mi stanno elogiando” è senza senso, è solamente un comportamento infantile. Gli elogi ed i complimenti mi distraggono, e diminuiscono la mia avversione per il samsara. Comincio ad invidiare le qualità degli altri, e così quello di positivo che è dentro di me viene danneggiato. Perciò coloro che si dedicano a disprezzarmi, invece, stanno sicuramente impedendomi di cadere nei regni inferiori di rinascite sfortunate. Non devo essere ostacolato da ricchezze e onori io che desidero ottenere la liberazione, perché allora dovrei provare rabbia verso coloro che mi stanno liberando da questi ostacoli? Proprio come le benedizioni del buddha, coloro che mi ostacolano, mi stanno sbarrando le porte degli inferi, quindi perché debbo provare ira verso di loro. E se sorgesse in me il pensiero ” ma se mi ostacolassero nelle pratiche virtuose?”. Neanche allora sarebbe corretto arrabbiarsi, poiché non esiste pratica ascetica che sia paragonabile alla pazienza, quindi devo certo metterla in pratica. Se per i miei difetti non sono paziente contro un simile avversario, io divento in quel momento l’ostacolo che mi impedisce di accumulare tutti i meriti che potrei ottenere. Questo perché nulla si manifesta in assenza di fattori che lo precedono, ma al contrario se vi sono fattori relativi al fenomeno esso si verifica. Se qualcosa è causa di qualcos’altro, come si potrebbe affermare che ne impedisce anche il nascere? I mendicanti non sono ostacoli alla generosità, anzi; e coloro concedono che le ordinazioni monastiche non sono certo ostacolo ai monaci. In effetti molti sono i mendicanti a questo mondo, e di questi quelli che ci aggrediscono per rapina sono pochi. Perciò se io non faccio del male ad altri, molto rari saranno coloro che lo faranno a me. Perciò, come se fossero un tesoro trovato sotto al pavimento di casa senza nessuna fatica, coloro che mi sono nemici divengono in realtà un aiuto per la mia pratica di bodhisattva, e quindi per questo dovrei considerarli motivo di gioia. I frutti positivi della pratica della pazienza sono benefici per essi e per me, in quanto entrambi abbiamo contribuito al loro sorgere. Ma però debbono essere prima offerti ai miei avversari, dato che essi sono causa della pratica della pazienza che ha permesso di maturare quei frutti. Se poi io affermassi che non dovrei lodare i miei nemici visto che nelle loro intenzioni certo non vi era quella di stimolare la mia pazienza, allora perché dovrei lodare il santo Dharma, visto che elgi non possiede l’intenzione di farmi ottenere liberazioni? ” sicuramente però non si deve onorare il nemico che cerca di nuocermi” diranno alcuni. Ma, dico io, se si fosse impegnato ad aiutarmi, come fosse un medico, come avrei potuto sviluppare la pazienza? Quindi visto che la pazienza la pratico verso coloro che si rivolgono a me pieni di rabbia, queste persone sono invece ben degne di venerazione, proprio come fossero il Dharma, poiché divengono la causa della mia pratica della pazienza. Il Sovrano Vittorioso ha affermato : ” il mondo degli esseri senzienti è simile ad una terra pura, poiché in un simile campo possiamo cercare la felicità altrui, mettendo in pratica le virtù dei bodhisattva, ottenendo così la liberazione” Quindi ottenere lo stato di un buddha dipende allo stesso modo dai buddha e dagli esseri senzienti. Quindi perché non rispetto tutti gli esseri senzienti proprio come rispetto i Vittoriosi? Naturalmente i loro scopi non sono gli stessi, tuttavia l’effetto generato dalle loro azioni porterà allo stesso risultato, quindi, di fatto, esseri senzienti e buddha sono essenzialmente uguali. Qualsiasi merito nato da chi venera colui che possiede una mente compassionevole rivela la grandezza degli esseri viventi, in quanto la compassione di quest’ultimo è volta verso tutti gli esseri senzienti. Mentre quelli nati dall’avere fede nel Buddha nascono dalla grandezza dei buddha. Poiché sia gli esseri senzienti che i buddha sono causa dell’illuminazione dobbiamo considerarli allo stesso modo eguali. Anche se nessuno essere senziente possiede le qualità dei buddha, dato che queste possono essere considerate vaste come gli oceani. Anche se si offrissero i tre reami in dono, tale offerta non sarebbe lo stesso sufficiente per rendere omaggio a Coloro in cui sorgesse anche solo una infinitesimale parte di quelle ottime virtù ottenute con la massima raccolta dei meriti. Perciò, dato che tutti gli esseri senzienti possiedono almeno una piccola parte delle qualità per poter divenire dei buddha, ne consegue che tutte le creature hanno diritto di essere oggetto di venerazione. E poi, dato che i Vittoriosi sono amici cui possiamo dare fiducia e che mai ci abbandoneranno, e che costantemente immensi benefici ci donano, adesso ed in futuro, non vi sarà altro modo per ricompensarli che quello di tentare di rendere felici tutti gli esseri viventi. Aiutare le creature significa dunque ricambiare l’immensa gentilezza di coloro che per il nostro beneficio hanno donato il proprio corpo per ricadere nelle sofferenze degli inferi. Per questo, anche se essi dovessero recarmi sempre danno, ferendomi od insultandomi e cosi via, dovrò sempre e costantemente sforzarmi per ottenere il loro bene. Se penso che Coloro che mi sono Maestri e Sovrani per il beneficio degli altri non hanno cura neppure del proprio corpo, perché io come uno stupido dovrei avere tanta alterigia da preoccuparmene? Perché quindi di questi esseri che mi danneggiano non ne divengo servitore? Se le creature sono felici, infatti, i buddha ne saranno molto compiaciuti, al contrario se gli esseri saranno nelle sofferenze i buddha ne saranno dispiaciuti. Per questo io rendendo felici gli esseri compiacerò sia questi che i buddha, mentre se li danneggiassi sarebbe come danneggiare i Vittoriosi. Per questo come un uomo tormentato dalle fiamme cui facciano un piccolo favore non si accorge di questo, allo stesso modo facendo del male agli esseri i buddha non potranno esserne compiaciuti, anzi. I danni che infliggo alle creature che transitano nel ciclo delle rinascite rendono infelici i buddha nella loro grande compassione. Perciò pentendomi confesso adesso di aver compiuto delle azioni negative e chiedo ai Sovrani del mondo di essere clementi e tolleranti verso di me. Da oggi in poi allo scopo di compiacere i Vittoriosi dominerò i miei difetti mentali e la mia rabbia, servirò gli altri, e se anche moti di loro mi ferissero, mi battessero con bastoni od altro, o mi uccidessero, non reagirò contro costoro e così allieterò i Vittoriosi. È fuori di dubbio che i Grandi Esseri pensano alle creature senzienti come se fossero eguali a loro. E poi tutti gli esseri possiedono le qualità per divenire dei buddha, avendone essi la natura dentro di loro; quindi perché io di questi esseri senzienti non dovrei avere rispetto e venerazione? Beneficiarli farà piacere ai Vittoriosi, e poi questo permetterà ai miei meriti di averne grande beneficio, e tutto ciò poi eliminerà il dolore e la miseria del mondo, per questo dovrò sempre comportarmi in questo modo. Se per esempio i ministri del re dovessero nuocere ad alcune persone per punirle o per debiti queste ultime certamente non li ricambierebbero con la violenza, pure se fossero in grado di farlo: questo perché costoro sanno che è il re che li sostiene con il suo potere. Nella stessa maniera non posso certo sottovalutare persone che mi causano danni minimi, poiché se io reagissi i loro alleati, i guardiani degli inferi ed i Compassionevoli, si adirerebbero con me. Quindi debbo considerare tutti gli esseri senzienti come se fossero sudditi di uno spietato sovrano che li ha sotto protezione. E pure se un simile re si arrabbiasse con me, in questo mondo di illusione, potrebbe egli farmi cadere nelle fiamme infernali? O questo è invece il frutto che otterrò danneggiano io gli altri esseri? E pure se lo stesso re fosse nei miei confronti benevolo potrebbe egli farmi raggiungere l’illuminazione? Oppure questo sarà il risultato che otterrò solo facendo il bene degli esseri senzienti? Poiché il mio ottenere l’illuminazione dipenderà unicamente dal portare gioia e beneficio alle creature del samsara, come posso non capire che pure la felicità mia, la fama e la gloria non dipendano tutte del beneficare questi esseri? Infatti, nel ciclo delle rinascite condizionate, praticare la virtù della pazienza diviene causa di bellezza, salute e fama. Per i meriti di questa virtù potrò vivere a lungo e sarò in grado di poter fruire della gioia che prova un monarca universale.
7 Perserveranza e Sforzo Entusiastico…Ecco che quindi, mettendo in pratica con ferma intenzione al pazienza, de...bbo sviluppare la perseveranza piena di entusiasmo. Perché l’illuminazione può essere raggiunta solo impegnandosi completamente, e come su una pianura in assenza del vento nessun filo di erba si muove, senza perseveranza non nascerà alcun merito. Perseverare pieni di entusiasmo significa essere contenti di compiere le azioni positive, il contrario di questa perseveranza è la pigrizia, è avere inclinazione verso le azioni negative, l’apatia e il disprezzo per se stessi. I sostegni e le sorgenti da cui nasce questa insana pigrizia sono: il compiacimento per i piaceri dell’ozio, l’attaccamento al riposo e nessun timore verso le rinascite dell’esistenza ciclica. Intrappolato dalle emozioni negative sono entrato nel ciclo delle rinascite, perché ancora non mi rendo conto di essere in potere del Sovrano della morte? 5 Perché non capisco che la morte egualmente e implacabilmente colpisce e falcia tutti i miei simili? Chiunque rimane tranquillo come se dormisse, si comporta come un bufalo di fronte al suo macellaio. Quando il Re della morte mi ha già chiuso ogni via di fuga, come posso gioire tranquillo del cibo? Come posso provare piacere nel dormire e nel riposare? visto che velocemente la morte planerà su di me, debbo raccogliere meriti fino all’ultimo istante di vita. Quindi perché rimandare il momento di combattere la pigrizia fino al momento della morte? Ormai a quel punto sarà inutile cercare scampo, già sarò condannato, quindi che cosa ormai potrei fare? ” questi compito l’ho terminato, questo appena iniziato e qui sono a metà” ed ecco che mentre penso così il Re della morte mi verrà a cogliere improvvisamente ed io penserò ” è la fine!” con le guance scavate dal pianto, gli occhi arrossati e gonfi, la mia angoscia ormai non avrà fine, cercherò con lo sguardo familiari ed amici, ma vedrò solo l’arrivo dei messaggeri della morte. Torturato dal ricordo delle azioni negative commesse, udirò il frastuono che risuona negli inferi e le grida di coloro che vi soffrono le pene, e terrorizzato mi sporcherà le mia stessa urina ed i miei escrementi. Cosa potrei a quel punto fare, preda di tale terrore? Se pure in questa vita provo delle paure, come quando un pesce viene catturato e si agita sulla riva agonizzante, che debbo pensare delle sofferenze infernali, che saranno frutto delle mie azioni negative? Come posso adesso sdraiarmi tranquillo, dopo che grazie alle azioni commesse il mio corpo verrà immerso nel bronzo fuso infernale? Quelli che impazienti vorrebbero ottenere senza sforzo risultati, dovranno subire molte difficoltà, ed al momento della morte grideranno, proprio come le divinità mondane che sono sopraffatti dal dolore e dall’angoscia. Adesso è il momento di porre a buon frutto le risorse di questo vascello, il prezioso corpo umano di rinascita, per attraversare la corrente dei marosi della sofferenza liberandomi da essa. Sarà molto difficile rinascere una seconda volta in un simile vascello, sarebbe sciocco tentare quindi la sorte, aspettare e dormire. Voltando la schiena alla legge del santo Dharma, sorgente di eccelsa gioia e beatitudine senza limite, che misere gioie posso io trovare in questa breve vita? Solo gioie che daranno come frutto la mia dannazione! Quindi diventerò padrone di me stesso, con coraggio raccoglierò le forze e combatterò l’apatia. Debbo capire che io e gli altri esseri siamo eguali, e dbbo pensare a me stesso come agli altri, anzi, considerarli più importanti di me! Non debbo cercare giustificazioni per sfuggire allo sforzo di combattere la pigrizia pensando: ” come posso ottenere io l’illuminazione cosi facendo?”. i Risvegliati hanno proclamato questa verità: ” Facendo nascere e sviluppare il potere della perseveranza, persino insetti come le mosche, le zanzare, le api potranno ottenere la realizzazione perfetta dell’illuminazione che è così difficile da realizzare” Perciò visto che la mia rinascita attuale è nella specie umana, posso capire la differenza fra azioni negative e positive, e quindi se mi dedico con impegno all pratica dei bodhisattva, per quale motivo non dovrei ottenere l’illuminazione? ” Ma io provo terrore nel pensare che dovrò offrire il mio corpo in dono “. Pensando in questo modo la mia paura è ingiustificabile, in preda al caos della mente non riesco a distinguere ciò che è facile da quello che è difficile. Per innumerevoli ere il mio corpo ha subito fiamme, pugnalate, ferite, è stato squarciato e spellato vivo più volte. E tuttavia nessuna di queste prove mi ha portato all’illuminazione. Le difficoltà sul sentiero dell’illuminazione sono di altro tipo, poiché la loro grandezza è limitata. Simili alla ferita praticata del chirurgo, causano un dolore che porta all’estizione del danno di una infezione. I medici ci curano pure con trattamenti spiacevoli, perciò allo scopo di ottenere eliminare la grandi sofferenze dobbiamo dimostrarci capaci di sopportare dei lievi disagi. Ma il Medico supremo non utilizza farmaci ordinari, per mezzo di strumenti gentili e delicati può sciogliere tutti i dolori intensi ed illimitati. La nostra Guida ci educa a cominciare con la pratica del donare piccole cose, come cibo e così via. Poi, una volta divenuti esperti in tale pratica, in modo graduale potremo giungere a donare pure il nostro corpo. Infatti, una volta raggiunto e realizzato nella mente il pensiero che il mio corpo è paragonabile al cibo, quale difficoltà avrò nel donare la mia carne? Abbandonata ormai ogni negatività, non sperimenterò alcun dolore e raggiunta la saggezza neanche nessuna sofferenza mentale. Infatti la mente ed il corpo sono danneggiati dai pensieri sbagliati e dalle azioni negative. I meriti oppure l’accumulare energie positive sono le cause di un corpo sano, mentre la felicità della mente si realizza attraverso la saggezza di un corretto addestramento. Quale cosa potrà mai rendere infelici quelli che dimorano nell’esistenza ciclica al solo scopo di aiutare gli altri? Grazie al potere della bodhicitta, i bodhisattva eliminano le precedenti negatività commesse, accumulando oceani di energia positiva. Per questo è affermato che i bodhisattva sono superiori a chi segue il Veicolo degli Uditori. Perciò una volta montati sul destriero della mente di illuminazione, che distrugge ogni sofferenza ed apatia, chi mai potrà cadere nuovamente nello sconforto? Al contrario procederà invece di gioia in gioia. Le forze che beneficano gli esseri viventi sono : l’aspirazione, la fermezza, le gioia e la moderazione. L’aspirazione nasce quando contempliamo i benefici che grazie ad essa possiamo ottenere e tramite il timore della sofferenza. Quindi eliminando i fattori che contrastano la perseveranza, mi impegnerò ad accrescerla pieno di entusiasmo, mediante lo sforzo gioioso, lo zelo, il dominio di me, l’aspirazione, la gioia, la moderazione e la fiducia in me stesso. Da solo io debbo cancellare le mie numerose negatività e quelle degli altri, pure se per eliminarne solo una dovrò impegnarmi per numerose ere cosmiche! Non trovando dentro di me neppure un piccolo stimolo ad iniziare tale percorso, dato che sono il contenitore di infinite miserie, perché il mio cuore non esplode in mille frammenti? Nonostante il loro numero sia inesauribile debbo ottenere le qualità eccelse per accumulare benefici per me stesso e gli altri. Pure se per realizzarle dovessi impiegare infinite ere cosmiche. In effetti io non ho sviluppato nessuna dimestichezza con neanche la minima parte di queste virtù positive. È realmente insensato buttare così la propria esistenza per scopi frivoli visto che l’ho avuta solo per un caso fortunoso. Mai ho fatto offerte ai buddha, mai ho contribuito con elargizioni alle grandi manifestazioni in loro onore, mai ho praticato per sostenere la dottrina, e neppure ho realizzato i desideri dei bisognosi. Ne ho dato coraggio a chi era nella paura, ne ho dato sostegno a chi si trovava in difficoltà. Ho compiuto solo quello che è servito a dare dolore nel travaglio a mia madre. Sia adesso che nelle mie rinascite precedenti la mia indigenza e la mia sfortuna sono dovute unicamente al mio disinteresse per il Dharma. Chi, dotato di senno, abbandonerebbe mai la dottrina del Dharma? Il Sovrano del mondo ha affermato che il fondamento di ogni qualità è l’aspirazione alla conoscenza del Dharma. E questa aspirazione altro non è che la meditazione sui frutti benefici che derivano dalle azioni positive e di quelli malefici che derivano dalle negative. La sofferenza fisica, quella mentale, tutti i tipi di paura, come il doversi separare da quello che desidero, derivano totalmente dalle nostre azioni negative. Ciononostante, se le mie azioni saranno positive, motivate da un pensiero compassionevole, in qualunque luogo io mi trovi sarò rispettato ed onorato, godendo il frutto di del merito che io ho creato. Invece se durante la ricerca della felicità le mie azioni saranno negative, in ogni luogo le lame del dolore mi feriranno, saranno il giusto premio per il mio cattivo comportamento. Ma come frutto dell’accumulo delle mie virtù positive avrò la rinascita dentro un fragrante fiore di loto, sbocciato alla luce del Tathagata, e sarò nutrito dal suono delle dolci parole del Vittorioso, e come un bodhisattva isieme a loro io dimorerò. Mentre il frutto delle azioni negative sarà che la mia pelle verrà strappata dalle mie carni dai sudditi del Dio della morte, sul mio corpo verrà poi versato metallo fuso rovente. Strappata e mutilata da lame infuocate e pugnali poi la mia carne verrà gettata sul suolo di ferro incandescente. Per questo debbo aspirare a realizzare le buone qualità, ed impegnarmi devotamente a praticarle con assiduità. Avendo cominciato quello che è positivo debbo beneficiare tutti gli esseri senzienti senza preoccuparmi se vengo ostacolato da altri, addestrandomi nella mia perseveranza. Innanzi tutto debbo esaminare bene le mie possibilità, per accertarmi di essere capace di mettere in atto qualcosa oppure no, poiché è meglio non iniziare un progetto, piuttosto che dargli vita per poi non giungere alla sua realizzazione. Agendo in questo modo creo un abitudine che mi trascinerò nelle rinascite future, causando così nuovo dolore e negatività, e perfino le azioni portate a realizzazione saranno poco virtuose e senza frutto. La propria fiducia va praticata applicando gli antidoti, eliminando i difetti mentali e praticando le abilità per compiere atti positivi e sfuggire il male. Perciò debbo pensare :” io, da solo, posso fare tutto ciò, non posso farlo fare ad un’altra pesrona.”, questo significa già mettere in pratica la fiducia in se stessi. Quando le persone sono deboli a causa dei difetti mentali non hanno possibilità di creare alcun beneficio. Ecco per questo motivo debbo adoperarmi io, sarà questa la mia missione, e dovrà essere portata alla realizzazione poiché sono in grado di farlo. Quando gli altri si impegnano in lavori umili, per quale motivo debbo indugiare ad osservarli? Se resto li senza aiutarli, a causa del mio orgoglio o della mia arroganza, sarebbe meglio che sotterrassi queste negatività eliminandole. Perfino i corvi se incontrano una serpe ormai morente hanno lo stesso comportamento delle aquile maestose. Perciò se la mia mente sarà debole anche una piccola difficoltà la danneggerà. In quale modo quelli che abbandonano la pratica per debolezza otterranno la liberazione? Ma invece essendo diligenti e motivati, con determinazione persino le più grandi avversità saranno eliminate. Perciò, con mente immobile e ferma distruggerò la mia indolenza, poiché se vengo sopraffatto dalle avversità il mio pensiero di dominare il samsara è solo ridicolo. Mi ergerò vittorioso e niente potrà sconfiggermi, poiché io sono un figlio dei Vittoriosi, simile ad un leone, rimarrò costantemente fiducioso in me stesso. Gli esseri che si nutrono di orgoglio ed arroganza vengono sconfitti dal loro nemico che li nutre: il difetto mentale, dato che non ripongono in se stessi la fiducia. Ma chi ne è consapevole pieno di questa fiducia non soggiace al nemico come gli altri. Semi piego a questi due difetti mentali verrò trascinato negli inferi, perdendo puire la mia preziosa rinascita umana, così diverrò schiavo di altri: dipenderò da essi per il cibo. Avrò la mente ottusa, sarò orribile, infimo e subirò il disprezzo degli altri. Se perfino gli asceti pieni di orgoglio vengono disprezzati, cosa ci sarebbe di piu patetico che essere preda dell’orgoglio? Coloro che accresciuta la propria fiducia combattono con l’orgoglio confidando nelle proprie capacità facilmente trionferanno su di esso. E poi chi definitivamente lo elimina compie il bene di tutti gli esseri senzienti cogliendo inoltre il frutto dell’illuminazione. Trovandomi circondato dalle passioni negative io le ostacolerò in migliaia di modi, sarò come il leone che assale le volpi, mai mi arrenderò di fronte ai difetti mentali. Allo stesso modo che un uomo protegge gli occhi da un possibile danno, quando minacciato da un pericolo improvviso, allo stesso modo mai nei momenti di difficoltà dovrò soccombere ai difetti mentali. Meglio allora essere bruciato vivo, essere decapitato piuttosto che sottomettersi al frutto dei difetti mentali, ecco che perciò diligentemente applicherò gli antidoti facendo quello che è giusto. Come coloro che provano piacere nel gioco, i figli dei Vittoriosi con gioia e felicità mettono in pratica gli insegnamenti, provandone piacere dal farlo. Anche se le persone ordinarie si affannano alla ricerca della felicità, non hanno la certezza di raggiungerla, ma per un bodhisattva ogni azione è fonte di gioia, considerando l’obbiettivo da raggiungere, la liberazione di tutti gli esseri. E visto che io stesso non sono mai sazio dei piaceri dei sensi, cosi simili al miele spalmato sulla lama di un affilato rasoio, come posso allora essere sazio del nettare dei meriti, i cui frutti sono il beneficio di tutti, la pace e la vera gioia? Per questo mi impegnerò a fondo senza stancarmi della mia missione, allo stesso modo che un elefante sotto al sole rovente di mezzodì si getta nelle fresche acque di un fiume. Quando sarò stanco mi riposerò per poi ricominciare con nuovo vigore, una volta completato un compito mi preparerò diligentemente a svolgere quello successivo. Come un soldato veterano affronta con cautela e destrezza la lama del nemico, allo stesso modo eviterò le spade dei difetti mentali, sconfiggendo abilmente questi miei nemici. Quando durante la battaglia il soldato perde la spada subito si scaglia a raccoglierla, per difendersi dai nemici, cosi se io perdo le difese verso i difetti mentali subito debbo mettere in atto gli antidoti per difendermi dal terrore degli inferi. Allo stesso modo che il veleno attraverso il sangue si diffonde nel corpo un pensiero negativo può velocemente diffondersi e avvelenare la mia mente. Colui che pratica dovrebbe farlo con molta concentrazione, come un uomo che trasportasse un otre di olio minacciato da uno con la spada, e sta attento ad ogni passo poiché se lo versasse l’altro lo ucciderebbe. Allo stesso modo che trovandomi una serpe in grembo velocemente mi solleverei, se mi sorgeranno dentro pigrizia e sonnolenza le respingerò. Tutte le volte che commetto una cosa negativa debbo rimproverarmi, e riflettere e meditare molto su tali errori per non ricommetterli. In ogni luogo o circostanza, in ogni momento, debbo essere consapevole delle mie azioni, questa sarà la strada per farmi incontrare i miei Maestri e portare a compimento le azioni meritorie. Devo riflettere sul significato della consapevolezza, prima di intraprendere un compito, e poi, avendo energia sufficiente per compierlo, motivato e con animo felice lo porterò a realizzazione. Come la brezza muove un batuffolo di cotone impigliato nei rami, così debbo praticare con entusiasmo la diligenza, e porterò a compimento ogni mia impresa.
8 La Meditazione Dopo avere incrementato la mia perseveranza devo stabilizzare la mente, attraverso la meditazione concentrativa, poiché chi ha il pensiero distratto e debole diviene preda fra le zanne dei difetti mentali. Restando solo il mio corpo e la mia mente non possono esser danneggiati dalle distrazioni, così rinunciando alla falsità del mondo devo eliminare tutte le speculazioni mentali. Non otterrò il disprezzo per la vita mondana essendo attaccato alle cose di esso, familiari, amci ed oggetti, per cui innanzi tutto debbo eliminare queste emozioni negative. Il saggio si comporta così. La contemplazione interiore profonda, unita alla calma della mente, elimina tutte le afflizioni mentali e le emozioni negative, ecco perché prima di tutto debbo conseguire una stabile calma mentale, e questa la otterrò tramite il felice distacco dall’attaccamento agli oggetti mondani. Il forte attaccamento che un essere prova per un altro, diverrà alla fine la causa che impedirà a questi di rivederlo per innumerevoli ere cosmiche. Ed io non rivedendo coloro per cui nutro attaccamento sarò infelice, la mia mente non potrà riposare sulla equanimità della meditazione, e pure se li potessi rivedere, afflitto dall’attaccamento non proverò soddisfazione. Condotto da questo attaccamento per i miei cari non potrò comprendere la realtà, così il mio disprezzo per l’esistenza ciclica scomparirà ed io mi annienterò fra dolori ed angoscia. Pensando solo ai miei cari la mia vita trascorrerà senza significato, poiché con il trascorrere del tempo la mia famiglia ed i miei amici scompariranno, ed insieme ad essi, a causa del mio attaccamento, se ne andrà anche il Dharma che porta alla liberazione assoluta. Comportandomi come uno sciocco o una persona infantile mi condannerò a cadere nei reami inferiori, quindi dove è il guadagno ad accompagnarmi con gli sciocchi, dato che la loro compagnia mi devia dalle virtù? Per breve tempo ti sono amici, poi diventano avversari: essendo difficile compiacere le persone in questo mondo esse si inquietano perfino nelle situazioni gioiose. Si risentono se usi parole benefiche, mi deviano da tutto quello che vi è di positivo, se non ascolto ciò che dicono si adirano, condizione che causa rinascita nei reami inferiori. Invidiosi di chi gli è superiore, competono con chi gli è pari, divengono arroganti con chi gli è inferiore, se li lodi si riempiono di orgoglio e criticati reagiscono furiosamente. Non potrai ottenere buoni frutti da questi sciocchi esseri infantili. Accompagnandosi a loro certamente compirò azioni negative, come lodare me stesso, disprezzare gli altri e vanamente parlare dei piaceri dell’esistenza samsarica. Stando con tali persone il mio unico guadagno sarà la mia completa rovina, essi mai mi saranno di beneficio, ne io potrò esserlo a loro. Debbo sfuggirli dunque, ma se li incontrassi li saluterò sorridendo senza però dargli troppa confidenza mi comporterò in modo educato. Allo stesso modo che l’ape beve il nettare dal fiore io prenderò solo ciò che si accorda con la pratica del Dharma da questi esseri, trattandoli cortesemente ma senza accompagnarmici troppo. ” sono molto ricco e famoso, coloro attorno a me mi porgono le loro lodi” se così mi crogiolo in tale rallegramento, alla mia morte diverrò preda del terrore. Infatti la mia mente turbata e sciocca è piena di bramosia per ogni cosa. Essa prova attaccamento per ciò che la porterà a soffrire per innumerevoli ere. Ecco il motivo per cui chi è saggio è esente da ogni passione, dato che queste danno origine all’angoscia e al terrore. Con mente determinata debbo realizzare che ogni oggetto di desiderio scomparirà nel nulla. Pure se io avessi ricchezze enormi e grande fama, tutto il denaro e la reputazione accumulata mai mi seguirà dopo la morte. Alcuni mi disprezzano e muovono critiche, perché io invece gioisco solo quando sono lodato? Se altri mi colmano di elogi, perché debbo soffrire quando alcuni mi disprezzano? Visto che perfino il Buddha non fu capace di esaudire tutti i desideri degli esseri, che devo pensare di una persona ignorante come me? Allora ne consegue che la cosa migliore è eliminare tutti gli attaccamenti mondani. Le persone disprezzano i poveri perché senza ricchezze, criticano i benestanti perché invece le possiedono, in che modo si può ricavare benefici accompagnandosi a tali persone, che hanno una simile natura così difficile da soddisfare? Il Vittorioso affermava che dobbiamo sfuggire l’amicizia di chi è sciocco, in quanto se tutto no accade secondo il loro volere essi sono insoddisfatti. Fra i boschi, tra cervi, scoiattoli ed alberi mai nasce alcun dissenso; quando potrò dimorare li anche io, in simile compagnia che da solo letizia? Quando potrò vivere in una caverna, o in un tempio isolato, o sotto ad un albero, senza preoccupazioni mondane e senza volgere il pensiero al passato? Quando sarò capace di vivere senza attaccamento in luoghi di cui nessuno ha il possesso, che sono senza confini ed estesi, in cui potrò dimorare come desidero? Quando potrò campare privo di paura solo con la ciotola della questua, indossando indumenti gettati dagli altri ? E vedendo la cremazioni dei cadaveri, quando comprenderò che non vi è differenza fra il mio corpo ed il loro, dato che ambedue vanno verso il disfacimento? In un tempo non lontano questo mio corpo esalerà un fetore così penetrante che perfino gli sciacalli ne staranno lontano: ecco la fine che farà questo m io corpo. Visto che ossa e carne che lo compongono si disferanno e si disperderanno, questo sarà ancora più valido per gli amici da cui mi separerò. Alla nascita siamo soli, e lo siamo anche nella morte. Poiché nessun altro può sperimentare la mia esperienza in quei casi, quale sarebbe l’utilità dei miei cari che in realtà mi sono solo ostacolo? Allo stesso modo che chi viaggia per strada si ferma a riposare, tutti coloro che transitano nelle esistenze cicliche dovranno fermarsi a prendere altre rinascite. Fino a che quattro becchini non trasporteranno questo peso di ossa e carne, accerchiato da persone in lutto, io dovrò ritirarmi in una foresta. In simile luogo, senza amicizie o conflitti, vivrò come un eremita. Se già da questo momento vengo considerato morto, nel momento del trapasso nessuno mi piangerà. E dato che nessuno mi sarà intorno, i gemiti dei familiari e degli amici mai potranno disturbarmi o distrarmi dalla consapevolezza del Buddha e dalle pratiche virtuose. Per questo, in boschi bellissimi, in gioie sfiorate solo da piccole preoccupazioni io potrò vivere in una felice solitudine, cancellando tutte le distrazioni del pensiero. Impegnato in un solo fine, senza attaccarmi ad altre aspirazioni, praticando la calma di morante e la profonda visione interiore io dominerò la mia mente. In tutti io tipi di mondi i desideri sono causa di ogni afflizione. In questa vita illusoria si verificano omicidi, prigionie e ferimenti, in quella futura i dolori degli inferi. Per accompagnarsi a una donna si usano mediatori, per portarle inviti e doni, e per giunta si commettono pure azioni negative rovinandosi anche la reputazione. Per le donne si commettono atti pericolosi, si dilapidano ricchezze, si arriva a perdere la salute. Il corpo di cui godo nell’abbraccio sessuale, effettivamente è solo un insieme di ossa, privo di una sua esistenza indipendente. Sarebbe allora questo l’oggetto di ogni mia bramosia? Meglio concentrarmi piuttosto a raggiungere lo stato di superamento della sofferenza in modo rapido. Quanta fatica per giungere solo a sollevare il velo di una donna, e una volta fatto lei ha abbassato gli occhi imbarazzata. Il suo volto era sempre nascosto con cura. Ma lo stesso volto che amavo poi diverrà cibo per gli avvoltoi, essi ne strapperanno brandelli di carne per nutrirsi, ed io ne scapperò inorridito e spaventato. Nascondevo con cura il suo corpo dagli sguardi degli altri uomini, ed ora non lo proteggo dai rostri dei rapaci? La carne umana che adesso ammiro diverrà in breve tempo cibo per gli sciacalli e gli avvoltoi, adesso la decoro con fiori e ghirlande, ma poi diverrà nutrimento di simili creature. Adesso guardo terrorizzato il suo scheletro, benché egli giaccia immobile, perché non ne avevo timore quando era ricoperto dalla carne e si muoveva ? Avevo brama del suo corpo ricoperto di pelle, perché adesso non ne ho desiderio, solo perché ne è privo? Allora se adesso non ho desiderio di lei, perché lo abbracciavo quando era vestito ed ingioiellato? Allora, dato che la sua saliva mentre mi bacia per me è nettare, e come tutti gli umori prodotti dal corpo anche questa viene dalle sostanze ingerite, perché non mi diletto anche dei suoi escrementi? Non provengono forse dallo stesso cibo? Non provo piaceri sessuali abbracciano un cuscino eppure anche esso è soffice e nonostante ciò non mi rendo conto che il corpo umano invece produce odori sgradevoli, la lussuria mi annebbia i sensi. Accecati dalla voluttà i lussuriosi si adirano con il cuscino, non potendosi accoppiare con esso, nonostante sia morbido alle loro carezze pensano:” non posso fare l’amore con esso.”. Se non desidero sporcarmi, come posso avere voglia di abbracciare altri corpi, che sono semplicemente gabbie di ossa legate insieme da muscoli e tendini, e ricoperte dal fango della carne? Dentro me stesso ho trovato molta sporcizia, sono un contenitore di escrementi, e tuttavia desidero abbracciare un altro sacco di immondizia. “ma sono la pelle e la carne che io voglio abbracciare” potrei pensare, ma queste due cose non sono per natura prive di coscienza? Inoltre, la mente della persona amata non è possibile ammirarla direttamente ne toccarla. Visto che i sensi non possono prendere contatto con nessuna mente, come è possibili unirvisi in atto sessuale? Non è difficile capire la natura delle impurità dei corpi degli altri, ma ciò che mi sorprende è vedere che non comprendo l’impurità del mio corpo. Trascuro il fragrante bocciolo di loto, che nasce dl fango e dalla sporcizia, e provo piacere invece ad unirmi ad un sacco di immondizia? Visto che rifuggo dal toccare un oggetto ricoperto dagli escrementi e pure questi stessi, perché provo il desiderio di abbracciare il corpo dal quale sono usciti? Non ho bramosia per quello che è impuro, e allora perché adesso abbraccio e bacio un corpo che viene da un luogo impuro, creato da un seme impuro anche esso? Non sento desiderio per un verme uscito dalla sporcizia, e invece lo sento per un corpo umano che è uscito dalla stessa e che ne è pieno? Quindi non solo non provo disprezzo per le impurità del mio corpo, ma ci aggiungo il fatto di desiderare di toccare il corpo pieno di lordura di un altro essere vivente. Perfino i cibi dolci e delicati se masticati e poi sputati o rigettati, rendono sporco il terreno. Nonostante questa sporcizia sia ovvia, dovrei recarmi nei luoghi dove avviene la cremazione per osservare i cadaveri putrescenti, se ancora avessi dubbi. Quando le fiamme li liberano dalla pelle, questo mi provoca orrore e ribrezzo, come potranno poi altri corpi, i quali sono simili a questi, far nascere in me il desiderio? Il profumo che sento sul corpo viene dal legno di sandalo, e non dalla carne stessa. Perché allora desidero un corpo che in realtà non possiede questo profumo? Il corpo produce per natura cattivo odore, meglio allora non avere desiderio per esso. Ma la lussuria degli esseri è insensata, dato che sono attratti dai profumi cosparsi sui corpi. Poi se la causa di questa fragranza è il sandalo, come potrebbe derivare dal corpo? Dove trovare attrazione nel corpo, a causa di un profumo che non è suo? Visto che il corpo, se non viene pulito, diviene repellente a causa del fetore dello sporco, delle unghie lunghe, dei capelli sporchi e dei denti gialli e macchiati, perché io mi impegno a pulirlo e profumarlo, dato che esso diverrà la causa della mia distruzione? Questo mondo è il regno degli sciocchi che, con tutti li loro atti, ingannano per ignoranza solo loro stessi. Dopo aver osservato le montagne di ossa nei cimiteri, e aver provato ribrezzo nei luoghi di cremazione, come posso provare piacere nelle città dove coloro che mi camminano intorno sono solo morti viventi, scheletri ambulanti? Poi la sporcizia dei corpi altrui non si può avere senza pagarne il prezzo, il quale è l’eliminazione dei meriti in questa vita e la condanna alle pene nella prossima. Da giovane non sono abbastanza ricco per avere una moglie, e quindi questa è una gioia di cui dovrò privarmi. Quando giungerò alla fine della vita ed avrò ricchezze sufficienti, avendola impegnata in tale ricerca, ecco che non potrò essendo vecchio soddisfare una moglie. Certe persone, povere ma piene di lussuria, logorate dal duro lavoro del giorno tornano a casa e non possono fare altro che dormire, esausti quasi fossero cadaveri. Altri che sono obbligati a lasciare la casa per andare lontano dalla famiglia soffrono della lontananza dalle mogli e dai figli che desiderano rivedere. E sono costretti a non poterli incontrare per anni. Altri avidi di guadagno si mettono al servizio di padroni, e nonostante ciò non riescono a raggiungere ciò che vogliono, e continuano a vivere lavorando per essi inutilmente. Altri ancora arrivano a vendersi per divenire schiavi di altri, e quando le loro consorti povere come loro partoriscono devono farlo ai piedi degli alberi, in luoghi selvaggi. Altri scioccamente, sebbene pieni della paura di morire pensano: ” guadagnerò facendo il soldato.” E così divengono schiavi della vita militare. Grazie alle loro ambizioni di guadagno alcuni saranno impalati, altri avranno il corpo tagliato dalle spade, altri saranno messi al rogo e cosi via. Meditando sui tormenti enormi che la ricchezza materiale può dare, nell’accrescerla e conservarla, debbo comprendere che essa è solo causa di grandi difficoltà. Coloro che sono distratti dall’amore del denaro, non avranno possibilità di raggiungere la liberazione dal samsara. In effetti costoro che hanno innumerevoli desideri, saranno preda di molti affanni per così futili obbiettivi. Allo stesso modo che i buoi per aver trainato carri pesanti hanno per ricompensa un ciuffo di erba. Torturati dal loro karma sprecano questa preziosa rinascita umana, cosi difficile da riavere, per un piacere misero e di poca importanza, che perfino gli animali sono in grado di ottenere. Tutto quello che ora bramo sicuramente scomparirà, ed io precipiterò negli inferi. Quante avversità dobbiamo sopportare al solo scopo di raggiungere mete così futili. Eppure con la milionesima parte di tali avversità, se impegnati nelle giuste pratiche, potremmo ottenere la buddhità! Quelli che sono vittime del desiderio soffrono più intensamente di chi segue il sentiero dell’illuminazione, e poi per i primi, il frutto è molto più lontano da raggiungere. Meditiamo sugli orrori di questi stati di esistenza! Le armi, il veleno, i precipizi, i nemici, queste disgrazie terrene non sono nulla in confronto alla sofferenza che dovremo subire negli inferi, condotti li dalle nostre azioni negative. Quindi disgustato dai desideri e dalla libidine debbo gioire della solitudine. Coloro che sono felici camminano per boschi immersi nella pace, posti immuni da conflitti e controversie. In deliziose costruzioni di larghe lastre di pietra, dolcemente ombreggiate da alberi di sandalo, illuminate dalla luna, in selve accarezzate da brezze gentili la loro mente è impegnata nel produrre il bene per tutti gli esseri senzienti. Essi possono vivere quanto desiderano in queste case abbandonate, sotto agli alberi oppure nelle grotte. Cancellato il timore di dover proteggere le proprie ricchezze, vi abitano liberi e senza alcuna preoccupazione. Senza nessun tipo di legame, conducono un esistenza autonoma e priva di bramosia, perfino dei come Indra desidererebbero avere simili esistenze piene di felicità. Riflettendo in questo modo sulle virtù di una vita da eremita, devo acquietare ogni pensiero discorsivo e meditare sulla bodhicitta, il pensiero del risveglio. Per prima cosa mi impegnerò a meditare sulla equivalenza fra me stesso e gli altri. Debbo proteggere tutte le creature come me stesso, poiché siamo di fatto tutti uguali, tutti proviamo dolore, tutti cerchiamo la felicità. Nonostante il corpo sia formato da molteplici organi, noi dobbiamo proteggerli tutti, ed allo stesso modo, tutti gli esseri hanno il mio stesso desiderio, vivere felici. Pure se il dolore che provo non reca danno al corpo di altri, la mia sofferenza è quasi insopportabile a causa del mio attaccamento all’Io. Nella stessa maniera il dolore degli altri non si adagia su di me, ma pure agli altri risulta insopportabile a causa del loro attaccamento all’Io. Ecco perché mio dovere è cancellare la sofferenza altrui; di fatto essa è come la mia, quindi devo recare benefici agli altri perché come me sono esseri viventi. Visto che sia io che gli altri inseguiamo la felicità, cosa avrò di speciale io per impegnarmi solo a cercare la mia? Ed allo stesso modo uguali nel fuggire i dolori, cosa avrò di speciale io per impegnarmi a difendere solo me stesso e non le altre creature? Se la loro sofferenza non mi reca danno, perche dovrei proteggerli? E allora perché proteggere me stesso dalle sofferenze future, dato che adesso non mi danneggiano? È un errore pensare: ” nella prossima vita non soffrirò poiché chi muore e chi rinasce non saranno la stessa persona.” ” Quando vi sia sofferenza, questa venga eliminata da colui che la sperimenta” bene, ed allora perché debbo difendere una ferita al piede con la mano, visto che la mano e il piede non sono la stessa cosa? “nonostante tutto questo sia illogico, si realizza grazie all’attaccamento all’Io.”. ma quello che è illogico per me e per gli altri esseri viventi, va estirpato comunque in modo totale, e debbo impegnarmici al meglio ad eliminarlo. Quello che chiamiamo “continuum” ed ” aggregato”, se considerati come entità indipendenti, sono illusioni come i miraggi, come lo sono gli eserciti o i chicchi di un rosario. E allora, non esistendo inerentemente un entità che sperimenti il dolore, chi è colui che lo sperimenterà? Visto che un essere indipendente che esista di per se stesso non può esserci, e quindi non puo soffrire, allora fra il mio dolore e quello degli altri non vi è differenza. ” per quale motivo devo eliminare la sofferenza di tutti gli altri esseri e non solo la mia?” senza dubbio invece è una necessità, poiché se non mi impegno a liberare dal dolore gli altri esseri, visto che la mia sofferenza, sebbene in questo mondo di illusione, è uguale alla loro, non dovrei pensare a liberarmi della mia. ” dato che praticare la compassione mi provocherà sofferenza, perché dovrei impegnarmi a far crescere tale compassione?” Nel contemplare le terribili sofferenze che subiscono gli esseri senzienti, come è possibile considerare grande la sofferenza che nasce dal praticare la compassione? Se fosse possibile attraverso la sofferenza di una sola persona eliminare quella di tanti esseri, sicuramente la persona dotata di compassione accetterebbe tutto ciò, per il suo beneficio e quello degli altri. Allo stesso modo il bodhisattva Supushpachandra nonostante sapesse che il re lo avrebbe ucciso, per salvare molti esseri si recò alla sua reggia per insegnare il Dharma, senza invece sfiggirne dal compito per evitare la morte e la sofferenza. Così colui che è riuscito a dominare la propria mente con la meditazione, dato che prova gioia nel cancellare le sofferenze degli altri, sarebbe capace di entrare nel più profondo degli inferni con la stessa tranquillità che ha il cigno quando si posa su uno stagno pieno di fiori di loto. Non sarà premio sufficiente l’oceano di felicità che nascerà dalla liberazione di tutti gli esseri viventi? Dove trovare quindi il motivo di cercare solo la mia liberazione? Agendo per il bene di tutti, non devo inorgoglirmi, né considerarmi superiore ad essi, e se provo gioia ad fare il bene degli altri, non devo avere come scopo di farlo unicamente per aggiungere merito positivo al mio karma. Perciò allo stesso modo che mi proteggo persino dalle minime situazioni spiacevoli, debbo impegnarmi nel proteggere gli altri praticando la compassione. Nonostante una goccia di sangue ed una di seme maschile non siano l’essenza di una vera entità, a causa della convenzione mi ostino a considerarla un “Io” questo corpo che mi contiene. Allora perché non dovrei considerare allo stesso modo i corpi degli altri come “Me” come “Io”? Ed al contrario, sarebbe poi così difficile considerare questo mio corpo come proprietà di un altro? Adesso che ho compreso le negatività di occuparsi egoisticamente solo di me stesso, e le innumerevoli virtù che nascono dal prendersi cura degli altri, cancellerò totalmente questo mio egoismo e mi applicherò nell’aiutare tutte le creature. Allo stesso modo che mani e piedi sono considerati parti di un corpo, perché non considerare tutti gli altri esseri senzienti come parti di un enorme organismo vivente? Come in questo corpo privo di esistenza indipendente si è formato il pensiero di un “Se”, a causa di una lungamente praticata consuetudine mentale, perché allora non applicare la definizione di “Io” a tutti gli altri esseri, considerandoli me stesso? Perciò nel momento che li benefico non agisco in modo da ritenermi speciale, allo stesso modo che quando assumo del cibo per me non mi aspetto poi di essere premiato per questo. Perciò allo stesso modo che mi proteggo persino dalle minime situazioni spiacevoli, debbo impegnarmi nel proteggere gli altri praticando la compassione. Questo è il motivo per cui il Regnante bodhisattva Avalokiteshvara ha consacrato il suo nome al fine che gli esseri che lo pronunzino tre volte non provino paura a contatto con moltitudini di persone. Non devo lasciarmi abbattere dalle difficoltà, poiché grazie alla pratica ed all’abitudine si puo perfino provare dolore per l’assenza di qualcuno di cui un tempo solo il nome ci terrorizzava. Ecco perché chi desidera divenire rapidamente un rifugio per se e gli altri, dovrebbe praticare questa santa consuetudine, cioè scambiare se stesso con gli altri. Causata dall’attaccamento a questo mio corpo perfino una piccola minaccia mi terrorizza, allora perché non odiare il vero nemico, cioè questo corpo, che mi da modo di sperimentare simili terrori? Per alleviare fame, sete e i malanni di questo corpo, delle persone stanno in agguato di pesci, cerbiatti e uccelli per ucciderli. Altri per ottenere danaro e piaceri mondani arrivano pure ad uccidere il proprio padre e la propria madre, o si appropriano di ciò che appartiene ai Tre Gioielli. Indubbiamente il loro destino sarà di ardere negli inferi. Chi sarebbe il saggio che allora desidererebbe viziare e proteggere questo corpo umano? Chi dunque non lo ignorerebbe, disprezzandolo e odiandolo come un nemico? ” se dono questa cosa, io non potrò goderne” questo è un pensiero egoistico comune ai demoni. ” se io godo di questa cosa, cosa mi resterà poi da donare?” questo invece è un pensiero altruistico di virtù divina. Se per beneficare me stesso causo danno agli altri, poi sarò tormentato nei regni degli inferi, ma se per il bene degli altri devo danneggiare solo me stesso, otterrò ogni tipo di virtù. Desiderando solo per me stesso il bene otterrò ottusità e rinascite sfortunate, ma se lo stesso desiderio lo esprimo verso il favorire il bene degli altri otterrò saggezza e rinascite fortunate. Se mi approfitto degli altri, fruttandoli come fossero schiavi per i miei scopi, io stesso in futuro vivrò in schiavitù, ma se mi impegno per il bene altrui otterrò solo di rinascere come sovrano o cosi via. Tutte le gioie di questo mondo vengono dal desiderio che gli altri raggiungano la felicità, ed ogni sofferenza di questo mondo viene dai desideri egoistici che io esprimo. Necessitano forse altre spiegazioni? Basta guardare la differenza che vi è fra buddha e gli sciocchi, i primi si preoccupano del bene di tutti, i secondi egoisticamente solo del loro. Quindi se io non elargisco ad altri la mia felicità, per alleviare le loro sofferenze, in nessun caso otterrò l’illuminazione, ed anche in questa esistenza ciclica mai avrò delle gioie. Senza pensare alle vite future, neanche i bisogni di questa saranno soddisfatti, poiché nessuno paga il salario al dipendente che non compie il proprio lavoro. Abbandonando la causa delle felicità di questa vita e delle prossime, cioè il praticare per il bene degli altri, gli illusi infliggono sofferenze agli altri, ma poi le subiranno loro nelle prossime vite. Dato che in questo mondo i mali, le paure ed i dolori sono effetto dell’attaccamento all’ Io, a cosa i sarà utile questo demoniaco Io? Se non elimino subito la sua influenza su di me, non potrò agire per distruggere la sofferenza, allo stesso modo che non posso evitare scottature se non mi allontano dalle fiamme. Per evitarmi ogni danno e per cancellare le sofferenze altrui debbo offrire me stesso agli altri, prendermi cura di loro, allo stesso modo che la prendo per me stesso. ” Sono servo degli altri” questo è il pensiero che la mia mente deve con determinazione apprendere. Perciò nessun altro pensiero se non quello di beneficare gli altri la impegnerà. Usare la mia vista, i miei sensi ora che li ho donati agli altri, per un mio tornaconto non sarebbe lecito. E che dire di quanto sarebbero maligni se usati addirittura per recargli danno, a loro che ne sono proprietari? Il mio maggiore interesse saranno ora le altre creature, e qualunque cosa io possiedo ed indosso devo usarla per i beneficio altrui. Quindi ritenendomi inferiore o uguale agli altri esseri, senza causare concetti nella mente, debbo meditare su invidia, competizione ed orgoglio, scambiandomi di posto nel seguente modo. invidia ” egli è onorato, e io no. Sono povero, non possiedo ricchezza come lui. Lo riempiono di lodi, ed io vengo disprezzato, ad egli tutto va bene mentre io ho solo difficoltà” ” Io debbo fare tutta la fatica, mentre lui comodamente riposa, qui lui è stimato importante mentre io sono considerato inferiore e senza alcuna qualità” ” ma che dici mente mia? Io non ho qualità?” non è così, pure io ne ho, è vero che paragonato ad alcuni io sono inferiore, ma è vero anche che paragonato ad altri sono loro superiore. La mia condotta e la mia conoscenza sono degenerate, privo di controllo sono dominato dai miei difetti mentali. Per quanto possibile dovrei essere sostentato e curato da egli e dovrei accettare anche le punizioni. Ma non vengo affatto sostentato o curato, allora con che diritto mi disprezzano? Pure se avessero qualità di cui farsi vanto, a che mi servono se tali non vengono usate per farmi beneficio? ” Egli privo di compassione per coloro che dimorano nei reami inferiori con orgoglio esibisce le sue doti, e perfino si paragona ai saggi” competizione “Ecco, io per essere superiore a colui che è considerato un mio pari, mi impegnerò ad accumulare ricchezze materiali ed onori anche attraverso conflitti” ” con tutti i mezzi, pure illeciti, farò in modo che gli altri conoscano i miei pregi, assicurandomi che le qualità degli altri a me uguali rimangano sconosciute.” ” e poi nasconderò tutti i miei difetti, in modo che io divenga oggetto di lodi, e non gli altri, per cui sarò sempre al centro dell’attenzione.” ” estremamente soddisfatto rimirerò la rovina di chi mi è uguale e la sua disfatta. Agirò in modo che venga disprezzato e considerato da tutti uno zimbello” orgoglio ” dicono che questo miserabile essere stia cercando di competere con me, ma come farà a diventarmi simile, nell’aspetto, nell’istruzione, nella ricchezza o nella posizione sociale?” ” perciò sentendo parlare gli altri delle mie qualità ne proverò brividi di piacere, la fama acquisita mi renderà felice.” ” pure se costui, il miserabile, ha qualche ricchezza con la prepotenza me ne approprierò, e se egli lavora per me, a malapena gli fornirò di che sopravvivere.” ” farò in maniera tale che la sua felicità scompaia, costantemente lo danneggerò, poiche in questa esistenza condizionata egli mi ha recato danno per molte volte.” Mente mia, mossa per infinite ere da simili pensieri e desideri, invece del tuo beneficio hai ottenuto con tutta questa fatica il risultato di sperimentare la sofferenza. Per questo debbo impegnarmi totalmente a scambiare me stesso con gli altri, ed in futuro avrò enormi benefici come detto dalle veritiere parole del Saggio. Se nel passato avessi già agito in tale modo, scambiando me stesso con gli altri, non sarei stato qui adesso privo dello stato di un Buddha e senza la sua felicità. Perciò allo stesso modo che realizzo il pensiero che il mio Io sia nato dalla goccia di sangue e seme maschile di altri, e non da me stesso, per mezzo di una attenta pratica debbo giungere a considerare gli altri come me stesso. Essendo divenuto servo di tutte le altre creature, debbo utilizzare tutto quello che ho per i loro benefici. Io sono contento, e gli altri no, godo di una posizione favorevole, gli altri no, io vengo aiutato e gli altri abbandonati. Perché allora non sono invidioso di me stesso? Senza cercare la mia felicità e la mia soddisfazione debbo concentrarmi a prendere su di me le sofferenze altrui, e poi analizzando costantemente me stesso diverrò consapevole dei miei difetti mentali. Quando gli altri commettono qualche errore debbo prenderne la responsabilità su di me, e nel caso commettessi pure il piccolo sbaglio, dovrò apertamente rivelarlo agli altri. Parlando della buona reputazione di altre persone, farò in modo che questa superi di gran lunga la mia, e come il più umile dei servi, mi adopererò per il beneficio di tutti gli esseri senzienti. Dato che l’Io è pieno di numerosi difetti non debbo vantarmi se ho una qualche qualità che la sorte mi ha donato. E se scoprissi dentro di me qualche virtù la nasconderò di modo che gli altri la ignorino. E mi auguro che i danni che io ho causato ad altri mi si rivolgano contro, a danno del mio ego e per il bene di tutti gli altri esseri senzienti. Non debbo agire con arroganza e prepotenza, al contrario debbo comportarmi come una sposa appena maritata, con timidezza, riservatezza e prudenza. Mente mia, questo è il modo di agire! Se non ti impegni per il bene degli altri tramite gli antidoti della consapevolezza e della vigilanza io ti domerò, se trasgredisci questa codnotta il tuo egoismo ti porterà alla tua fine. Ma se nonostante tu sia stata a lungo avvertita, tu agissi in modo scorretto, mente mia raccoglierai i frutti della punizione poiché tutti i mali hanno avuto origine da te. Ormai non puoi più danneggiarmi, adesso ti posso osservare bene, e dovunque andrai distruggerò la tua arroganza. Poi cancella ogni tua intenzione di agire per tuo solo beneficio, poiché ti ho donata agli altri, cessa di lamentarti e poniti all’opera per servirli. Se senza consapevolezza io non ti donassi a tutte le creature tu mi consegnerai ai terribili guardiani infernali. Innumerevoli volte tu mi hai tradito, ed io sono stato tormentato per tempi interminabili, per cui memore di questo risentimento cancellerò tutti i tuoi piani egoistici. Perciò, se voglio essere felice, non debbo cercare solo la mia felicità. E se debbo essere protetto debbo proteggere anche gli altri. Più tenterò di evitare la fatica a questo corpo, tenendolo nell’ozio e nei vizi, più tale corpo diverrà fragile e debole. Per coloro che si riducano a vivere in tali condizioni, non vi sarà al mondo oggetto in grado di soddisfare i loro desideri. E chi potrà mai soddisfarli allora? Le loro illogiche avidità saranno causa solo di miserie, e le loro menti verranno riempite dalle negatività, mentre coloro che, senza aspettative, avranno il cuore pulito e libero dai desideri, godranno di infiniti benesseri materiali e spirituali. Perciò non concederò occasione ai desideri sensuali di sorgere, poiche in caso contrario continuamente aumenterebbero. Per cui la scelta migliore è non possedere oggetti da cui essere attratto. Questo corpo verrà trasformato un giorno in cenere e polvere, inerte verrà mosso da altre forze. Questo corpo è pieno di sporcizia e difficile da sopportare, perché dunque io lo debbo considerare come “Io” o come il mio “Se” ? sia che viva o che muoia, di che aiuto mi sarà questo veicolo? In che modo è differente da una zolla di terra? Perché non mi libero adesso di questo concetto di “Io”? ho accumulato molte sofferenze in modo illogico, e solo per la attenzioni a questo mio corpo, che beneficio avranno tutta la mia brama ed il mio odio, nate da ciò che in effetti è simile solo ad un pezzo di legno? Se pure lo vizio e lo difendo, o quando esso sarà divorato dai rostri degli avvoltoi, non avrà alcun piacere o avversione, perché quindi debbo essere attaccato ad esso. Se non prova dolore quando è deriso, o gioia quando è lodato, per quale motivo dissipo le mie energie accudendolo? ” Ma perché i miei amici apprezzano questo mio corpo.” Ed allora, visto che tutti gli esseri hanno un loro corpo, perché non apprezzo gli altri corpi come faccio con il mio? Quindi libero da ogni attaccamento donerò questo corpo per il bene di tutti gli esseri senzienti, così anche se esso ha dei difetti ne avrò cura per potere servire attraverso esso gli altri. Basta con il comportamento infantile! Seguirò le impronte dei saggi, e rammentando i loro consigli sulla consapevolezza eviterò ogni torpore mentale ed ogni sonnolenza. Proprio come i compassionevoli bodhisattva con pazienza accetterò le difficoltà del compito che mi sono prefisso. Poiché se non mi impegno notte e giorno con attenzione, quando avranno fine i miei dolori? Perciò al fine di eliminare ogni tendenza negativa, controllerò attentamente la mia mente e la terrò concentrata nella perfetta meditazione per cancellare ogni offuscamento.
9 La Saggezza il nono capitolo, eccetto i versi introduttivi e finali, è in forma di prosa e di dibatt...ito fra la scuola di Shantideva, la Madhyamaka ed altre scuole buddhiste e non. Lo scritto in carattere corpo normale ( questo) è dell’autore Shantideva, il corsivo (questo) fa parte di un commentario. Ogni parte della Dottrina venne insegnata dal Possente Re per accrescere la saggezza degli esseri senzienti, perciò chi vuole abbandonare la sofferenza deve sviluppare la saggezza. I come riconoscere la natura delle saggezza. A accertamento delle Due Verità le verità illusorie o convenzionali sono definite così poiché sono realtà accertate da menti valide, le quali hanno apparenze dualistiche, che non comprendono il significato reale e le verità assolute hanno tale denominazione in quanto realizzate da un essere con saggezza suprema, o arya, la mente del quale non possiede apparenza dualistica, queste vengono considerate le due verità. Quelle assolute non vengono apprese dalla mente convenzionale, la quale ottiene la conoscenza delle verità assolute. In questo modno vi sono due tipi di persone che sperimentano le due verità, gli yoghin che possiedono concentrazione profonda dovuta alla stabilità mentale e la profonda visione interiore, e le persone normali che non hanno tali realizzazioni. Le persone normali pensano al corpo come ad un unità, alla mente come un entità permanente e cosi via. Ma gli yoghin respingono questi concetti per mezzo del ragionamento, ad esempio” il corpo non è un unità dato che è composto da molte parti” e ” la mente non è permanente poiché si trasforma continuamente”. Poi fra i vari yoghin appartenenti alle varie scuole di pensiero come il Piccolo veicolo, o il Grande veicolo dei Cittamatrin e quella dei Madhyamika, esistono differenze sulla comprensione della natura delle entità di conoscibili. Perciò coloro che dispongono di una conoscenza più elevata rigettano le teorie di quelli che al riguardo hanno una percezione inferiore. Per mezzo di esempi come le creazioni illusorie di un mago, il sogno e cosi via, che sono considerati come non riferibili come fenomeni reali da entrambi sia da yoghin che persone ordinarie, viene mostrato ai Proponenti di una Esistenza Esterna ( Piccolo Veicolo), che pure se qualcosa appare reale alle loro menti,, non ha necessita di esistere realmente. Perciò,se anche alcune menti di questi yoghin possono definire erronee, ovviamente si potranno ritenere erronee alcune pure menti di esseri ordinari. 1 Confutare le opinioni riguardanti le verità convenzionali. Domanda di altre scuole buddhista: se tutti i fenomeni sono inesistenti, attraverso le pratiche della generosità ecc. non potremmo raggiungere l’illuminazione, quindi dove trovare il motivo per praticarle? Risposta dei Madhyamika : nonostante non esistano in ultima analisi i fenomeni, ovvero non in modo indipendente, inerente, dato che invece in assenza di analisi esistono in modo convenzionale, non è in contraddizione impegnarsi nelle pratiche della generosità ecc ecc. allo scopo di ottenere l’illuminazione. Domanda di altre scuole buddhiste: dato che i fenomeni si manifestano sia agli yoghin che alle persone normali, perché dovrebbero esserci dispute al riguardo? Risposta dei Madhyamika: nonostante in apparenza appaiono allo stesso modo, le persone normali percepiscono le forme e gli altri fenomeni e li credono realmente esistenti, come se avessero esistenza intrinseca, ma no capiscono che questi sono simili ai miraggi. Ma dato che gli yoghin li percepiscono come illusioni, eco dove è il motivo di disaccordo fra yoghin e persone normali. Domanda di altre scuole buddhiste: dato che le forme ecc vengono percepite tramite coscienze sensoriali, non è contraddittorio affermare che non sono reali? Risposta dei Madhyamika:non vi è contraddizione, perché queste cose sono convenzionalmente mondane, ma non sono reali per chi ha una conoscenza valida, la quale percepisce la verità assoluta. È come se si considerasse puro il corpo impuro. Di fatto tale affermazione è falsa. Domanda di alte scuole buddhiste: dato che tutti i fenomeni non esistono inerentemente, perché il Buddha disse che le cose funzionanti hanno una natura impermanente? Risposta dei Madhyamika: questa affermazione deve essere però interpretata: considerando la loro natura convenzionale 7 il Sakyamuni insegnò che le cose funzionanti, o fenomeni composti, sono impermanenti allo scopo di condurre le persone normali in modo graduale, dato che le considerano esistenti erroneamente, verso la corretta visione della realtà. In effetti tali fenomeni non sono inerentemente impermanenti. Domanda di altre scuole buddhiste : nonostante ciò, dato che tale natura transitoria non è evidente alle persone ordinarie, non è contraddittorio dichiarare persino che essa esista, in modo ingannevole anche se la diciamo convenzionale? 8 Risposta Madhyamika : anche se essa non appare alle persone ordinarie, poiché appare agli yoghin che hanno percepito la vera assenza del “se” inerente ad ogni persona, non è sbagliato ritenerla una verità convenzionale. Domanda di altre scuole buddhiste :ma questo punto non contraddice l’insegnamento:” percepire l’ipermanenza,la natura transitoria delle cose, il loro mutare istante dopo istante. Questo significa percepire la realtà stessa.” ? Risposta Madhyamika : Il percepire la transitorietà da parte degli yoghin viene ritenuto percezione della realtà stessa. Invece se confrontate agli yoghin fossero le persone ordinarie a percepire la realtà, allora la definitiva comprensione da parte degli yoghin delle impurità del corpo umano sarebbero contraddette dalle persone ordinarie che lo considerano scevro di impurità. Domanda altre scuole buddhiste : ammettendo che tutti i fenomeni fossero vuoti di esistenza inerente, in questo caso pure il Buddha lo sarebbe, ed allora, quali meriti potrebbero nascere nel venerarlo? 9 risposta Madhyamika : proprio come voi dite che venerando un Vittorioso realmente esistente, si ottengono meriti esistenti, noi sosteniamo che venerando un Vittorioso simile ad un miraggio,si ottengono meriti simili al miraggio. Domanda altre scuole buddhiste: se gli esseri senzienti fossero simili ad un miraggio, poi dopo la morte, come potrebbero rinascere? Sarebbero come se fossero un elefante creato da un mago, che dopo che finisce l’illusione della magia, non riappare più. 10 risposta Madhyamika : fino a che saranno presenti le condizioni necessarie, per tutto quel tempo,anche le illusioni create dal mago saranno manifeste. Anche se sono “irreali”, sono simili agli esseri senzienti, poiché pure essi come loro nascono da condizioni. Quindi perché considerare gli esseri senzienti più reali delle condizioni create dal mago solo perché il continuum mentali dei primi ha durata più lunga nel tempo? Allora pure le illusioni che durano di più sarebbero più reali di quelle che durano meno. 11domanda alte scuole buddhiste : ma, se così fosse, l’uccisione di un essere senziente compiuta da un altro, e l’illusione magica uccisa da un’altra illusione magica, non sarebbero allo stesso modo negative? E la generosità fra gli esseri, e quella fra illusioni magiche, on sarebbero allo stesso modo positive? Risposta Madhyamika : dato che un emanazione magica che uccida o benefichi un’altra emanzione magica è priva di mente, non nasce dalle sue azioni ne merito ne negatività. Ma se tali azioni le compie un essere senziente, che possiede una mente inesistente inerentemente, cioè simile ad un illusione visto che la sua mente può decidere fra l’odio e l’amore, dalle sue azioni nascerà merito o negatività. 12 dato che i mantra ed altre formule magiche, che producono creazioni magiche,non hanno il potere di far nascere alcuna mente, non esistono menti che possono sorgere da essi. Nonostante siano irreali, tutti i differenti risultati delle creazioni magiche nascono da condizioni differenti. Così i fenomeni nati da varie condizioni differenti, sono pure essi vari e diversi. Ma non esiste in nessun luogo una causa singola che possa far nascere tutti i fenomeni. Domanda altre scuole buddhiste : se nella realtà assoluta, tutti gli esseri senzienti sono nello stato al di là del dolore, o nirvana nonostante siano condizionati all’esistenza ciclica, 14 in tal caso pure il Vittorioso dovrebbe dimorare nell’esistenza ciclica, quindi a che scopo praticare la vita da bodhisattva? Risposta Madhyamika : se non si interrompe la causa delle emanazioni magiche, queste non scompaiono e rimangono. Allo stesso modo, poiché gli esseri senzienti non hanno eliminato la continuità delle condizioni di esistenza ciclica, essi si trovano in essa. Invece dato che il Buddha ha eliminato la continuità di tali condizioni, neppure a livello convenzionale dimora in questa esistenza ciclica. 2 Confutazione delle obiezioni Cittamatrin sulle Verità assolute I Cittamatrin sono discepoli della scuola detta del “Solo-Mente” del buddhismo Mahayana, e sostengono che non esistono oggetti esterni alla mente; per costoro la mente non viene condizionata da nessun oggetto di natura differente da essa,ovvero la mente e l’oggetto sono di un’unica entità, e si distinguono solo a livello nominale. La mente è considerata realmente esistente inerentemente, mentre si nega l’esistenza degli oggetti esterni. Per stabilire l’esistenza inerente della mente, i Cittamatrin sostengono l’esistenza di un “autocognitore” che sarebbe un aspetto non illusorio della mente, che ha la sola funzione di essere cosciente della mente medesima. Cittamatrin : se non esiste nessuna coscienza sensoriale ingannevole, allora quale coscienza può percepire gli oggetti che sono simili alle illusioni, per esempio la Forma? Madhyamika : 16 ma se per voi non esistono realmente oggetti esterni, essendo simili ad illusioni, cosa può essere percepito? Cittamatrin: nonostante essi non siano realmente esistenti, la coscienza esiste realmente, quindi, dato che le immagini degli oggetti appaiono nella mente, sono esse stesse mente, questo è il motivo per cui la coscienza mentale le percepisce. Madhyamika : 17 se la mente stessa e gli oggetti simili ad illusioni costituiscono un’unica entità, allora dato che non ci sarebbe ne osservatore ne oggetto osservato, quale oggetto verrebbe percepito e da quale mente? Il Vittorioso ha affermato che la mente non può percepire o osservare se stessa.18 allo stesso modo che la lama di una spada non può tagliare se stessa, così la mente non può percepire se stessa. Cittamatrin : allo stesso modo che la luce illumina completamente se stessa e ciò che la circonda, allo stesso modo la mente ha percezione di se stessa e gli altri fenomeni. Madhyamika: la luce non illumina se stessa, poiché può essere illuminato deve prima di tutto non essere illuminata. Ma non appena viene accesa la luce, la medesima mai viene oscurata da alcun fattore in grado di oscurarla. Allo stesso modo l’oscurità non puo oscurare se stessa. Cittamatrin: prendiamo ad esempio due tipi di colore blu: il blu che dipende dal riflesso di un altro oggetto di colore blu, come il blu riflesso da un limpido pezzo di cristallo, ed il blu che si manifesta senza dipendere da altro, come quello dei lapislazzuli. 20 allo stesso modo la percezione di alcuni oggetti, come dei vasi, dipende da altri fattori, come la luce che li illumina e la mente che li apprende, mentre altri fenomeni come la luce e le sensazioni di felicità e sofferenza vengono percepite senza alcun tipo di simile dipendenza. Madhymika : Non è così, poiché il blu dei lapislazzuli lo si apprende come blu solo nel momento in cui viene ad esistere, non è qualcosa che prima non era blu e poi diviene blu da solo. Perciò questo esempio non è adatto a illustrare la luce che si illumina da sola ne l’”autocognitore”. In maniera convenzionale, 21 in quanto quel che viene percepito dalla coscienza, si può affermare che una luce illumina se stessa, ma su quale base di percezione si può affermare che la mente conosce se stessa? Perciò l’esempio e quel che esso illustra non sono in accordo. Dato che non esiste una coscienza esistente inerentemente, 22 non può esistere una mente che la possa percepire, ed è assurdo argomentare se tale coscienza possieda o no la qualità di conoscere se stessa. Sarebbe come parlare se la figlia di una donna sterile è bella o no. Cittamatrin: Ma se l’autocognitore non esistesse, in che modo potremmo successivamente avere memoria della coscienza e del suo oggetto? Dato che non potremmo avere un simile ricordo, l’esistenza dell’autocognitore si afferma sulla base che questo è necessario per sviluppare il ricordo della coscienza. Madhyamika : l’argomentazione così non è valida, poiché anche senza una coscienza che conosce se stessa, esisterà un ricordo causato dal legame con esperienze di altri oggetti, come la percezione delle forme. Ad esempio, un orso, nonostante sia in letargo e non si accorga in quel momento del morso di un topo, poi in primavera, ascoltando il suono dei tuoni, si sveglierà e proverà dolore. Da ciò, indirettamente, rammenterà che precedentemente era stato morso. Il procedimento attraveso cui un momento di coscienza viene rammentato è simile a questo esempio. Cittamatrin : 24 se alcuni, in possesso di condizioni necessarie a causare per esempio la concentrazione, possono percepire da lunga distanza le menti degli altri, a maggio ragione sarà possibile che si percepisca la propria coscienza, essendo quest’ulima molto vicina a colui che la percepisce. Madhyamika : ma in realtà non è necessario sia così, allo stesso modo che se uno applica un farmaco miracoloso per gli occhi, consacrato da coloro che possiedono poteri spirituali, i suoi occhi riescono a scorgere tesori sepolti profondamente nel terreno, ma la pozione miracolosa che ha sugli occhi, e che è molto più vicina dei tesori, non può vederla. Cittamatrin : se non esistesse l’autocognitore, neanche il cognitore di altro dovrebbe esistere. Perciò non esisterebbero le percezioni di vedere, sentire ecc. ecc. Madhaymika : 25. Ma noi non vogliamo negare la vera esistenza del vedere, sentire o delle altre coscienze. Quello che vogliamo eliminare è il concetto che queste cose siano esistenti inerentemente, poiché questo concetto è la base della sofferenza. Cittamatrin : 26 gli oggetti illusori non sono esterni, non sono altro che mente. Ma, anche se non sono altro, non si possono considerare come la mente stessa. Perciò essi noi li definiamo fenomeni indescrivibilmemte diversi dalla mente. Madhyamika : come possono oggetti illusori essere la mente e qualcosa differente da essa? O sono l’una o l’altra cosa, ma se voi affermate che non è così, gli oggetti illusori non potrebbero esistere. 27 come per voi gli oggetti illusori, pure se non esistenti realmente, possono essere percepiti, qesto vale anche per la mente, che nonostante non esista inerentemente, convenzionalmente può apparire come percettore. Cittamatrin : l’esistenza ciclica, lo stato in cui oggetto e soggetto appaiono come due unità distinte, ha come base della sua apparenza illusoria qualcosa di reale, cioè una coscienza non duale realmente esistente. In caso contrario, se non avesse qualcosa di reale come propria base, l’esistenza ciclica sarebbe come lo spazio, e non uno stato dove soggetto ed oggetto potrebbero apparire come reali. Madhyamika : 28 se la dualità dell’esistenza ciclica dipendesse da qualche cosa di reale, che esistesse in modo intrinseco, come avrebbe la possibilità di fare apparire come reali soggetto ed oggetti? Ne conseguirebbe che non potrebbe farlo, proprio perché essa esiste in modo intrinseco. Di fatto, non esistono fenomeni che esistano in modo intrinseco. Perciò nella vostra tradizione ogni mente sarebbe una singola coscienza isolata non duale, non accompagnata da nessun oggetto. 29 Se questo poi fosse vero, dato che così la mente esisterebbe separatamente dai suoi oggetti, allora tutte le creature senzienti diverrebbero dei buddha. A che scopo allora ritenere che il fondamento dell’ esistenza ciclica sia la “Sola Mente”? B dimostrare la Conoscenza che le Verità Convenzionali sono simili ad un miraggio. Cittamatrin : 30 pure se si arrivasse a comprendere che tutti i fenomeni sono simili ad un illusione, come potremmo eliminare i difetti mentali? Se un mago creasse una donna illusoria con la sua magia, potrebbe tuttavia sviluppare attaccamento per essa. Madhyamika : colui che creasse tale illusione non eliminerebbe la predisposizione o la spinta al desiderio per gli oggetti percepibili, come ad esempio le donne. Perciò, osservando la donna che ha fatto apparire, la sua facoltà di comprenderne la vacuità della stessa sarebbe molto debole. Nonostante si possa capire come sia vuota di esistenza reale tale donna creata dall’ illusione, a causa della mancanza di comprensione che tutti i fenomeni sono privi di esistenza intrinseca, nascono le predisposizioni al desiderio. 32 Ma, esercitandosi nel percepire la vacuità di ogni fenomeno, si potrà eliminare ogni predisposizione all’attaccamento all’ esistenza intrinseca. Percependo così l’assenza di esistenza intrinseca di ogni fenomeno, si eviterà di avere attaccamento anche all’esistenza intrinseca della vacuità, considerandola esistente in modo autonomo e indipendente. Da quel momento in poi sarà impossibile il nascere di qualunque difetto mentale. Cittamatrin : quando si afferma che nessun fenomeno esiste, questo vuol dire che il fenomeno che deve essere negato non può essere compreso durante l’analisi. In quel momento, dato che la base di negazione dell’esistenza intrinseca viene rimossa, come può la vacuità manifestarsi alla mente come cosa esistente in modo intrinseco? Allo stesso modo che non esiste in figlio di una donna sterile, non esisterà neanche la morte di questo figlio. Madhyamika 34. nel momento che né un entità né una non entità, ovvero la vacuità, si presentano davanti alla mente, dato che non vi è alcun altra alternativa, come ad esempio qualcosa che sia” una entità e una non entità” allo stesso tempo, o che non sia nessuno dei due, né una cosa né l’altra, alla fine, tramite una pratica costante, la mente che percepisce i fenomeni come realmente esistenti svanirà e verrà totalmente pacificata. Domanda di altre scuole. Se è come tu affermi, il Buddha essendo oltre il concetto “Io farò questo…” in che modo potrebbe agire per il beneficio degli altri? Madhyamika : 35 l’albero che esaudisce i desideri e la gemma che ha lo stesso potere, nonostante siano privi di motivazione concettuale, soddisfano i desideri a causa dei poteri che possiedono e dei meriti delle persone che li esprimono. Allo stesso modo a causa del potere di entrambi, cioè dei meriti accumulati rendendo pura la propria mente da parte discepoli e delle preghiere di un buddha fatte quando era un bodhisattva, il corpo fisico del Vittorioso si manifesta e compie gli atti che recano benefici. Domanda altre scuole: se il Buddha aveva questa aspirazione molto tempo prima, come può verificarsi l’effetto solo dopo la sua illuminazione? Madhyamika : per esempio, nonostante il bramino Sanku sia morto da molti anni, il reliquiario Garuda, che lui consacrò mediante il potere dei suoi mantra, è tuttora in grado di neutralizzare i veleni. 37 allo stesso modo, il reliquario del corpo di un Vittorioso si manifesta in seguito alla condotta, alle azioni ed alle preghiere che egli compì quando era un bodhisattva. Nonostante adesso il bodhisattva sia oltre il dolore, nel nirvana definitivo, ed il suo pensiero di portare beneficio a tutti gli esseri sia cessato, egli porta a compimento tutto ciò che può essere di beneficio alle creature. Shravaka 38 : se il Buddha non ha mente concettuale, si può accumulare merito venerandolo? Madhyamika : non vi è errore in questo, dato che i meriti derivati da venerare un buddha vivente e quelli che derivano dal venerare le sue reliquie, pure quando egli è nel nirvana, sono gli stessi.39 l’ autorità degli scritti conferma che si ottengono meriti sia dal venerare un Buddha privo di mente concettuale che uno ingannevolmente ritenuto possessore di una mente concettuale, come pure in senso assoluto di uno esistente in modo intrinseco. Ad esempio come voi sostenete che i meriti esistenti siano frutto di venerare un Buddha realmente esistente dotato di mente concettuale, anche noi sosteniamo che meriti non esistenti intrinsecamente derivano da venerare un Buddha non esistente intrinsecamente. C stabilire che le Verità Assolute sono la Vacuità Vaibhashika-Sautrantika: 40 realizzando la percezione diretta dei sedici attributi delle quattro nobili verità, come l’ impermanenza ecc. si avrà come frutto la liberazione dai difetti mentali. A che scopo quindi coltivare la visione della vacuità? Madhyamika : le visione della vacuità è necessaria, in quanto nelle scritture della Perfezione della Saggezza è insegnato che senza il sentiero della saggezza che realizza la vacuità non vi sarà illuminazione non avendo egli compreso la vacuità. Vaibhashika-Sautrantika: 41 dato che gli insegnamenti del mahayana non sono parole dirette del Buddha, per noi non sono valide autorità scritturali. Madhyamika : in tal caso, come considerate valide le vostre scritture? Vaibhashika -Sautrantika: esse sono valide e credibili, dato che sono considerate parole del Buddha da entrambe le scuole, quella del Grande e quella del Piccolo Veicolo. Madhyanika : perciò, prima di averle confermate come vostri precetti dottrinali, le vostre scritture stesse non potevano ritenersi parole dirette del Buddha, dato che in quel momento non avevate ancora accertato che fossero effettivamente parole del Buddha. Vaibhashika. Sautrantika: nonostante ciò,sono tuttora valide, perché apprese tramite lignaggio ininterrotto. Madhyamika 42 :ma tale ragione,attraverso la quale voi credete nelle vostre scritture, può essere egualmente applicata al mahayana, dato che pure noi abbiamo un lignaggio puro ed ininterrotto di maestri. In più, se voi ritenete valido qualcosa solo perché due soggetti lo accettano come tale,allora dovreste accettare pure i Veda e le altre scritture non buddhiste come valide e credibili. Vaibhashika-Sautrantika :43 le autorità scritturali mahayana non sono valide poiché vengono dibattute. Madhyamika : questo è vero però anche per tutte le vostre scritture, che vengono contestate dai non buddhisti ed alcune anche da scuole buddhiste differenti, quindi in questo caso voi dovreste rifiutare pure le vostre scritture. Voi ritenete che ogni insegnamento che possa essere collocato nei Tre Canestri dell’insegnamento scritturale sia parole del Buddha, classificando tali insegnamenti secondo la disciplina morale, disciplina della concentrazione e disciplina della saggezza. Allora poiché questi insegnamenti vengono dati nella maggioranza delle scritture mahayana, per esempio nel Sutra Samdhinirmochana, ne consegue che esse sono simili alle vostre scritture, perché dunque non le ritenete parole valide del Buddha? Dato che causato dal vostro non riconoscere come parole del Buddha una scrittura come il Sutra della PrajnaParamita, affermate che le scritture mahayana non sono parole del Vittorioso, allora per la stessa ragione,dato che il Sutra Samdhinirmochana è simile ai vostri testi, perché non accettate le scritture mahayana come rivelati dal Vittorioso? Vaibhashika- Sautrantika : se testi mahayana come i sutra della PrajnaParamita fossero parole del Buddha, sicuramente il grande Kashyapa ed altri arhat li avrebbero compresi. Dal momento che così non è, essi non sono parole del Buddha. Madhyamika : dato che tali testi sono estremamente profondi, 46 perfino il grande Kashyapa e gli altri arhat non furono in grado di comprendere ciò che viene insegnato nelle scritture mahayana. Perciò, esclusivamente dal fatto che voi non li comprendete, chi mai potrebbe considerare ciò motivo valido per non accettarli come valide parole del Buddha? Voi sostenete: 47Il monaco arhat è il fondamento dell’insegnamento dato dal Buddha,ma sarebbe molto difficile, per quelli che non hanno compreso la vacuità, e sono condizionati dalla credenza di esistenza intrinseca, essere monaci arhat, poiché essi non potebbero avere eliminato completamente i loro difetti mentali. Perciò dato che non avrebbero eliminato la sofferenza, dovrebbe essere molto difficile per loro avere raggiunto lo stato oltre il dolore, cioè il nirvana. Vaibhashika-Sautrantika: nonostante costoro non abbiano compreso la vacuità,48essi si sono liberati dalla sofferenza poiché hanno eliminato i difetti mentali attraverso la meditazione sui sedici attributi delle Quattro Nobili Verità, come l’impermanenza e la mancanza di esistenza autonoma ed intrinseca del “se” di una persona. Madhyamika : questa visione è erronea, poiché meditando sugli attributi delle quattro nobili verità è possibile eliminare solo i difetti mentali grossolani. Ritenete forse che, eliminadno solo i difetti mentali grossolani si possa ottenere l’eliminazione della sofferenza e lo stato di arhat “con rimanenza” ? nonostante essi non siano più condizionati da difetti mentali grossolani, è stao insegnato che, causa la forza delle predisposizioni delle azioni precedentemente compiute,, arhat come Mogalyayana sperimentavano sofferenza. Vaibhashika- Sautrantika: non appena essi hanno eliminato i difetti mentali, sebbene ancora sperimentino sofferenza temporaneamente, ne saranno liberi appena abbandoneranno i loro corpi, perché sicuramente non hanno attaccamento per gli aggregati del corpo e della mente,che sono la causa dell’esistenza ciclica. Madhyamika : ma dal momento che essi hanno ancora un tipo di attaccamento che è uno stato sottile di ignoranza, perché non dovrebbero rinascere a casusa di questo condizionati da difetti mentali? 50 avverrà proprio così, dato che la condizione causale di provare sensazioni che sono associate alla credenza di un esistenza intrinseca produrrà attaccamento, e quindi questi arhat hanno ancora tali sensazioni. Questo perché colui che non concepisce la vacuità ha ancora una mente che concepisce l’esistenza intrinseca, e considererà alcuni oggetti come esistenti intrinsecamente. 51 Nonostante i suoi difetti mentali grossolani possano momentaneamente cessare, però essi ritorneranno ancora, allo stesso modo che nel assorbimento meditativo senza discriminazione concettuale, i difetti mentali cessano solo momentaneamente, e quindi in seguito ritornano appena termina l’assorbimento meditativo. Perciò coloro che vogliono eliminare ogni sofferenza dovrebbero meditare sulla vacuità. Quando si è compresa la vacuità, si dovrebbe sviluppare la compassione 52 verso quelli che ignorando la vacuità continuano a sperimentare la sofferenza. A quel punto, domorando nell’esistenza ciclica, si compie l’inconcepibile beneficio per gli altri, essendosi ormai liberati dai due estremi: l’attaccamento alla felicità data nell’esistenza ciclica e della sofferenza; tale è quindi il frutto della meditazione sulla vacuità. 53 la meditazione sulla vacuità è l’antidoto per le ostruzioni create dai difetti mentali, che oscurano la mente e la sua conoscenza. Perciò come mai coloro che vogliono raggiungere velocemente l’onniscienza non meditano sulla vacuità? 54 Dato che la sua comprensione ha tali vantaggi e la sua assenza di comprensione tali svantaggi, non vi è alcuna validità nel criticare in qualunque modo la vacuità. Perciò senza avere dubbio se essa sia parte del sentiero del Buddha oppure no, dovremmo meditare su di essa. Obiezione: ma io non voglio meditare sulla vacuità, perché questa mi terrorizza. Risposta : si dovrebbe essere spaventati da quel che effettivamente produce sofferenza, ossia il pensiero che vi sia una esistenza intrinseca, ma perché avere timore della meditazione sulla vacuità, se essa elimina tutte le sofferenze? II come meditare su assenza di “se” intrinseco delle persone e dei fenomeni A la mancanza di un “se” intrinseco nella persona. 1 confutare in modo generale il “se ” intrinseco della persona 56 se esistesse un Sé od un Io realmente in modo intrinseco sarebbe giusto provare timore di ogni cosa, ma dal momento che non esiste un simile se, chi mai ci spaventa?57 i denti, i capelli e le unghie non sono il sé, né le ossa né il sangue lo sono, il sé non è né il pus, ne il muco né la linfa, 58 non è né il sudore o il grasso, neanche i polmoni ed il fegato lo sono, e nemmeno sono il sé tutti gli altri organi interni. Il sé non è né escrementi ne urina. 59 la pelle e la carne, il calore e i venti di energia, niente di tutto ciò è il sé, e neanche le cavità del corpo e in nessun istante lo saranno mai i sei tipi di conoscenza. Il motivo è che tutte le sei categorie psicofisiche sono impermanenti, costituite da parti e non sono indipendenti confutare concetto del “se” secondo la scuola non buddhista Samkhya Madhyamika: 60 nel caso in cui la coscienza percepente il suono, fosse un sé permanente, dovrebbe esistere una coscienza uditiva in ogni momento, anche in assenza di suono. Ma dato che tale coscienza dipende dal suono, in assenza di esso come oggetto di coscienza, per quale ragione tramite quale mezzo di conoscenza si potrebbe definire tale coscienza percepente il suono? 61 nel caso esistesse tale coscienza anche in assenza di suono, ne conseguirebbe per assurdo che anche un pezzo di legno può divenire coscienza uditiva. Perciò senza oggetto di coscienza vicino al percettore possiamo affermare che non esiste alcuna coscienza che lo possa percepire. Samkhya : quando è assente il suono non necessariamente vi è assenza di percezione di esso, poiché successivamente, quando il suono non c’è 62 la coscienza uditiva che vi era diviene coscienza visiva e cosi via. Queste coscienze sono una cosa sola. Madhyamika Allora nell’istante in cui è presente quella visiva, perché non viene udito alcun suono? Samkhya : non viene udito poiché non vi è suono nelle vicinanze. Madhyamika : questo è il motivo per cui tale percezione cosciente non può esistere. 63 In che modo potrebbe qualcosa, la cuoi natura è percepire suoni, percepire pure le forme visive? Non potrebbe farlo, dato che una caratteristica esclude l’altra. Samkhya : le loro caratteristiche sono reciprocamente esclusive, ma relativamente ai due oggetti che si manifestano in momenti diversi, non vi è contraddizione ad asserire che una sola coscienza li percepisce. Questa è simile a colui che in relazione al proprio figlio ed al proprio padre, è padre e figlio allo stesso tempo. Madhyamika : nella vostra tradizione non è valida tale affermazione, perché 64 in tale caso pure la materia esistente in modo intrinseco, da voi chiamata materia primordiale, che voi considerate come stato non apparente e bilanciato di purezza, motilità e oscurità, non potrebbe essere ne padre ne figlio, dato che essa ha esistenza intrinseca ed indipendente. La percezione delle forme visive non esiste come percepente il suono, poiché se fosse dotata di tale natura, dovrebbe senza dubbio essere apparente, mentre essa non è percepita mai da un percettore valido in questo modo. Samkhya : Per esempio, 65 come un attore ha molti ruoli differenti, la precedente percezione del suono viene poi percepita in altro modo, come una percezione di una forma visiva. Madhyamika : In questo caso la coscienza non potrebbe essere permanente, in quanto si trasformerebbe continuamente in qualcos’altro. Samkhya : nonostante la coscienza si manifesti in vari modi, la sua natura rimane la stessa di prima ed è permanente. Madhyamika : ma tale unicità di natura è un genere di unicità che non avete mai asserito prima. Samkhya : la coscienza si manifesta in vari modi, 66 e nonostante non siano reali, la loro natura è singola e reale. Madhyamika : in tal caso, per favore, diteci quale è questa natura singola e reale. Samkhya : E’ quella dell’ essere coscienti semplicemente che essa è una e reale. Madhyamika : Allora ne conseguirebbe che tutte le menti di tutti i diversi individui sarebbero una singola unità, poiché esse sono simili per il fatto di esser percettori consci. E poi, 67 pure il “sé” che ha intenzioni e la sostanza primordiale che invece non le ha, diverrebbero una sola entità, poiché sono simili nell’essere entità che possono essere apprese. Quando coscienze particolari, percezioni uditive ecc. ecc. sono erronee e non vere,come possono aver aspetto veritiero comune, cioè una base simile, quella di essere coscienze? Quindi questo non è valido, poiché non vi è logica nel ritenere qualcosa veritiero, se le sue parti sono false. Confutare il “sé” come esposto dalla scuola Naiyayika Madhyamika : 68 ma un fenomeno non mentale non può essere il “sé” che può sperimentare gli oggetti, poiché privo della qualità mentale, proprio come un vaso. Naiyayika : nonostante il “sé” non sia nella natura della mente, questo è in grado di sperimentare gli oggetti, dato che è in possesso di mente separata. Madhyamika : quel che dite non è logico, poiché quando un “se”, che per sua natura non è conscio degli oggetti, arriva ad essere consapevole dei medesimi perché viene in possesso di una mente, ne verrebbe per assurdo, che divenedno un “sé” conscio quel “sé”non conscio cesserebbe di esistere, e dal quel momento non sarebbe più permanente come invece viene da voi asserito. 69 Pure se il Sé fosse privo di mutamenti oppure immutabile, come potrebbe dunque quel Sé non conscio degli oggetti, divenirne consapevole, grazie all’essere dotato di mente? Tutto questo non è possibile. Perciò se voi ritenete il Sé come una cosa che non è in grado di conoscere gli oggetti in quanto è materia, e non in grado di produrre effetti in quanto permanente, pure lo spazio allora è un Sé. confutare le argomentazioni che riguardano la mancanza di un Sé intrinseco. non buddhisti : 70 se il Sé non fosse permanente, non potrebbe esserci relazione fra effetto e causa, non potrebbe esservi l’agente dell’azione, nel momento in cui riceve i frutti della stessa. Ciò perché l’ agente, il creatore dell’azione,dovrebbe cessare nel momento che questa finisce, e non potrebbe esistere nel momento che ne riceve i frutti. Perciò, chi riceverebbe i frutti di tale azione? Madhyamika : la base per le azioni causali, gli aggregati mondani, e la base per il frutto che essa nutre, gli aggregati per la vita futura,sono due stati distinti di uno stesso essere vivente. Entrambi, noi e voi, riteniamo validi questi due stati dell’essere, ma voi li considerate un Sé permanete, mente noi un Sé senza esistenza intrinseca, poiché un tale Sé permanente non può compiere lazione e coglierne il frutto. Perciò non ha senso dibettere su questo punto. Obiezione non buddhisti : cosa dire allora delle azioni i cui frutti vengono colti in questa stessa vita? Esse non hanno differenti aggregati che compiono l’azione causale da quelli che ne godono i frutti. Madhyamika. 72 però è impossibile che gli aggregati di qualcuno compiano un azione causale ed allo stesso tempo ne abbiano esperienza del risultato, proprio come padre e figlio non possono essere nati nello stesso istante. Obiezione non buddhisti : però in una scrittura voi affermate :” come potrà un altro sperimentare i risultati delle azioni che noi commettiamo? O monaci, le azioni che voi commettete ed accumulate non matureranno su cose esterne come la terra, ma sui vostri aggregati futuri.” Perciò la vostra asserzione è in contraddizione con questo scritto, in cui si evidenzia che il creatore dell’azione dovrà sperimentare in prima persona i frutti di essa. Madhyamika : ma la nostra asserzione va interpretata nel seguente modo : mentre il Vittorioso si riferiva alla continuità stessa dell’individuo, insegnò che colui che compie l’azione ne fruisce il risultato, allo scopo di evitare che si negasse la legge del karma, cioè la legge di causa ed effetto. Ma se esiste un continuum non esiste però un Se permanente. Non buddhisti : perché non esiste un Sé permanente? Madhyamika : 73 né la mente del passato né quella del futuro sono il Sé poiché esse no esistono,una ha cessato di esistere e una non ha ancora avuto esistenza. Non buddhisti : ma la mente attuale, di questo momento, che è manifesta ma non ancora cessata, non è questa forse il Sé? Madhyamika : se fosse così, allora nell’istante successivo, quando è cessata, non dovrebbe più esistere questo Sé. Con questa asserzione si nega che tutti i cinque aggregati siano Sé:74 come l’albero di banano a cui viene segato il tronco in più parti non ha nessuna essenza, allo stesso modo se cerchiamo un Sé fra gli aggregati con ragionamenti analitici non lo troviamo. Non buddhisti: 75 se gli esseri senzienti non sono realmente esistenti, che motivo vi è di provare compassione? Madhyamika nonostante gli esseri senzienti non esistano inerentemente, esistono in modo convenzionale, perciò si deve avere compassione verso coloro che definiamo esseri senzienti dalla nostra mente confusa, che ha promesso di seguire la via del bodhisattva, per guidarli verso la liberazione della sofferenza. Non buddhisti:76 se gli esseri senzienti non esistono chi riceverà i frutti della compassione? Madhyamika : nonostante ciò, che a livello assoluto esseri, compassione e frutti non esistano, a livello convenzionale si, poiché siamo dotati di una mente che conosce la verità convenzionale, produciamo compassione convenzionale, che crea frutti convenzionali, nei confronti di esseri che esistono convenzionalmente, in questo mondo illusorio. Non buddhisti dato che la compassione è uno stato soggettivo al quale i fenomeni appaiono falsi, ed è pure una mente confusa circa la realtà ultima dei fenomeni, allora pure essa può essere negata, come la confusione nei riguardi del Sé. Madhyamika : per eliminare la sofferenza non possiamo ne dobbiamo negare la compassione, perciò neanche il riconoscimento dei suoi risultati, benché simili ad un illusione. 77 Ciò che va rifiutato è la confusione sulla natura definitiva del Sé, poiché essa accresce i difetti mentali come orgoglio ecc, che sono causa di sofferenza. Non buddhisti: ma non vi sono metodi per eliminare tale confusione? Madhyamika : si, vi sono, poiché il maggiore antidoto per eliminare tale confusione è la meditazione sulla inesistenza di un Sé intrinseco e reale. B l’assenza di un se intrinseco ai fenomeni. 1 Applicazione della consapevolezza sul corpo: 78 il corpo non è ne piedi ne polpacci, né cosce né vita, né petto né spalle, né addome né schiena 79 costole, mani, ascelle, nuca, collo non sono corpo; né gli organi interni o la testa. Perciò in che modo, di grazia, potrebbe essere trovato in queste parti un corpo esistente inerentemente? 80 se il corpo fosse presente in ogni sua parte, ed in tutte le direzioni, si potrebbe affermare che le parti del corpo sono presenti nelle parti dei suoi arti, ma allora dove si trova questo corpo inerentemente esistente e privo di parti? Esso dovrebbe esistere senza dipendere da esse e senza relazione con esse. 81 Se tale corpo esistente inerentemente, fosse presente in modo distinto in ogni sua singola parte, come la mano, allora ci sarebbero molti corpi, tanti quanti le parti di esso.82 Se un corpo esistente inerentemente non è presente né fuori né dentro se stesso, come le sue varie parti potrebbero possederlo? E dato che non è qualcosa diverso dalle mani e dalle altre parti, come separate da esso potrebbe vivere tale corpo,senza esserne in relazione? Perciò 83 non c’è alcun corpo esistente inerentemente nelle sue parti, ma a causa delle percezione errata delle sue parti, si crea una mente che erroneamente lo percepisce reale. Ma non esiste inerentemente nel modo percepito da tale mente, che è simile a quella che da lontano scambia un mucchio di sassi per un uomo se disposte in forma simile ad esso. 84 come i sassi sembrano un uomo, sino a quando le condizioni causali saranno combinate a presenti a farlo sembrare un uomo visto da lontano, così le parti del corpo appariranno come un corpo esistente inerentemente fino a che saranno presenti le condizioni causali errate per tale concetto. 85 come fra le sue parti il corpo non esiste inerentemente, così vale per le mani, poiché sono un insieme di dita, ed anche queste non esistono inerentemente essendo un insieme di falangi, composte da altre parti e cosi via. allo stesso modo pure queste parti suddivise in particelle atomiche sono prive di esistenza inerente dato che sono molteplici pure esse e pure nelle particelle direzionali è lo stesso. E quindi le particelle atomiche sono vuote come lo spazio, cioè prive di esistenza inerente, e così anche se il corpo appare esistente realmente non è così. 87. Perciò, avendo cosi realizzato, chi avrà attaccamento per esso che è simile ad un miraggio? E dato che non esiste inerentemente, perché fare distinzione fra corpo maschile e femminile? Entrambi non esistono inerentemente ! applicazione di consapevolezza sulle sensazioni. Madhyamika : nel caso che le sensazioni di sofferenza esutsano in modo intrinseco, non finirebbero mai. Se fosse il tale modo sofferenza e gioia non potrebbero neutralizzarsi vicendevolmente. E quelle di gioia mai nascere. Ma non è così, quindi il concetto di esistenza inerente di sensazioni va rimosso. Poi se la gioia fosse esistente inerentemente, chi è malato e soffre non potrebbe data la sua sofferenza provare gioia per cibi deliziosi e cose simili. La gioia che si sente nel mutamento non si proverebbe. Perciò il concetto di felicita esistente inerentemente va rimosso. Altre scuole: ma la sofferenza esiste reamente, ma, 89 come nasce un intenso senso di piacere, non si prova sofferenza poiché nascosta dal piacere. Madhyamika : ma se priva di quel che definisce la sensazione, cioè l’ esperienza di essa, come può ciò che non ha natura di esperienza divenire sensazione? Altre scuole. È sensazione poiché 90 v’è una esperienza di dolore molto sottile. Certamente l’aspetto grossolano viene eliminato da un intenso piacere. La natura del dolore sottile è una leggera sensazione di piacere, distinta da un sensazione di piacere più intensa. Madhyamika : questa sottile esperienza non può essere fonte di dolore, poiché dite che è di piacere, e nulla può essere allo stesso tempo di dolore e di piacere. 91 se nella mente di qualcuno nasce il dolore perché è presente l’opposto di esso, allora è errato pensare come sensazione quello che non si sta sperimentando.92 perciò come antidoto a questo si deve sviluppare la meditazione analitica sulla vacuità di esistenza inerente di tutti i fenomeni. Tale analisi ed il suo assorbimento mentale è l’”alimento” che sostiene gli yoghin nella comprensione della realtà effettiva dei fenomeni. Confutazione del contatto che causa sensazione Madhyamika :93 se vi fosse spazio fra i poteri sensoriali, come fra occhio e i suoi oggetti, le forme visive, come potrebbero entrare in contatto? Sarebbero come un monte ad occidente e l’altro ad oriente. Ma se non vi fosse alcuno spazio, e quindi formassero un unità, chi entrerebbe in contatto con chi ? non vi sarebbe colui che entra in contatto né chi lo subisce. E poi 94 le particelle atomiche senza parti sensoriali e le particelle senza parti degli oggetti non potrebbero entrare fra loro in contatto, in nessun lato poiché non potrebbero fondersi fra loro. Poiché queste particelle non hanno spazio al loro interno, e sono quindi uguali per dimensioni. Ma se esse si incontrano dovrebbero unirsi fra loro, altrimenti non ci sarebbe mescolanza fra le due, e senza questa non vi sarebbe possibilità di contatto fra tutti i loro lati. 95 ma come sarebbe logico,per quelli che affermano un esistenza di particella atomica senza parti, affermare che essa si incontra con altre prive di parti? Se fosse vero, la particella avrebbe una parte che entra in contatto ed una che non entra, e quindi la particella non è più priva di parti! Se riuscirete a vedere una particella priva di parti in grado di entrare in contatto con uun’altra per favore mostratela anche a noi. Ne deriva che 96 non è logico che entri in contatto con la coscienza, poiché questa non è composta da materia, cioè qualcosa di materiale non può entrare in contatto con ciò che è privo di materia. Altre scuole : nonostante non vi sia incontro fisico, esiste in tale caso l’aggregazione fra potere sensoriale, oggetto e coscienza, che dà l’effetto della cognizione o della percezione. Madhyamika : Non è valido ciò, perché ne abbiamo dibattuto in precedenza, non è possibile trovare una aggregazione esistete inerentemente. 97 perciò se il contatto, dato dalla sensazione, non esiste inerentemente, da dove nascono le sensazioni inerentemente esistenti, cioè l’effetto? Dunque perché affannarsi per avere sensazioni piacevoli? Allo stesso modo, quale mente potrà mai esser danneggiata, e da quale sofferenza? Sia il piacere ottenuto sia il dolore non esistono inerentemente.98 E dato che non esiste un Sé inerente della persona che ha esperienza delle sensazioni neppure queste esistono inerentemente. Avendo compreso tutto questo, perché non eliminare la brama di ottenere piacere e di separarmi dal dolore? Visto che gli oggetti dei sensi 99 che vedo, tocco ecc ecc., mi appaiono senza esistenza inerente,la loro natura è come un miraggio, perciò pure la sensazione di essi è priva di esistenza inerente. Se le sensazioni soggettive fossero esistenti inerentemente, la mente che le sperimenta non potrebbe essere, dato che nasce contemporaneamente ad esse, poiché nascendo allo stesso tempo, non vi sarebbe causa -effetto fra loro e la mente. 100 in modo simile, le sensazioni precedenti e successive possono essere ricordate o desiderate, ma non possono effettivamente, poiché o debbono ancora nascere o sono già passate. Quindi non essendoci ne soggetto ne oggetto,da sole loro non si sperimentano. Se la mente del passato, del presente e del futuro non può sperimentarle, allora niente è in grado di farlo 101. Perciò non esiste soggetto esistente inerentemente che può sperimentare sensazioni, e parimenti ne sensazioni inerentemente esistenti. Per cui : come questo insieme di aggregati senza un Sé, può ricevere benefici da sensazioni piacevoli, e subire danno da quelle dolorose? Non può, dato che piacere e dolore non esistono inerentemente. l’attenzione della consapevolezza sulla mente. 102 una conoscenza inerentemente esistente non è nei poteri sensoriali, come la vista e cosi via. E neanche negli oggetti, come le forme visive e cosi via. E neanche fra i due. E poi, non esistendo una mente inerentemente esistente nel corpo, ne fuori da esso, non vi è neanche altrove. 103 tale coscienza mentale non è ne corpo né qualcosa di altro, la mente nella sua più piccola parte è esistente inerentemente. Perciò tutti gli esseri senzienti, da tempo infinito, dimorano nel nirvana, quindi le loro menti sono senza esistenza inerente da sempre. Domanda : nonostante la coscienza mentale possa esistere così, le cinque coscienze sensoriali, non percepiscono ugualmente i loro cinque oggetti? Risposta : bene: analizziamo se esse esistono prima, dopo o simultaneamente ai loro oggetti. 104 se affermiamo che le cinque coscienze esistono prima degli oggetti che percepiscono, in questo caso, in relazione di quali potrebbero manifestarsi? In tale momento non vi sarebbe alcun oggetto, poiché non ancora prodotto. Se la coscienza e gli oggetti di cui essa è cosciente, nascessero simultaneamente, in relazione a quale oggetto essa potrebbe sorgere? In tale caso, dovrebbe esserci prima di manifestarsi, e pure il suo oggetto, quindi una volta manifestata, non vi sarebbe necessità che essa nascesse prodotta dall’oggetto. 105. E se si manifesta dopo l’oggetto di cui diviene cosciente, quale oggetto potrebbe produrla? Allora poiché nel momento che la coscienza si manifesta l’oggetto deve essere già svanito, ne deriverebbe che la coscienza non ha nessun oggetto. attenzione sulla consapevolezza diretta sui fenomeni in tale modo si comprenderà, attraverso questi ragionamenti, che tutti i fenomeni non nascono in modo intrinseco. respingere affermazioni errate sulle Due Verità. Altre scuole: se fosse come dite, non esisterebbe alcun fenomeno, e pure le verità convenzionali che nascono e cessano, ed allora come potete presentare due verità nella scuola Madhyamika? E poi, se tutti i fenomeni non fossero generati e distrutti realmente, e le verità convenzionali stabilite come semplicemente nascenti e cessanti dal dargli un nome, come potrebbero gli esseri andare oltre la sofferenza? Non potrebbero farlo, perché pure se uno entrasse dentro il nirvana irreversibile, questo potrebbe divenire una verità convenzionale e mutevole, poiché altri lo definiscono come entità che nasce e che cessa. Prasangika in verità è irreversibile, ma per il fatto che non si comprende esso si può erroneamente concepire come una cosa che nasca e poi cessi. Ma, solo perché stabilito come verità convenzionale a questa condizione falsa, questo non implica che cessi di esistere come stato irreversibile. Questa falsa concezione non può portare il nirvana a non esistere, poiché un’altra persona non può fare di una verità convenzionale qualcosa di altro dalla sua convenzionalità. 107quella convenzionalità è una concezione errata nella mente di qualcuno che non è giunto allo stato oltre la sofferenza, non si tratta della mente convenzionale di chi è andato oltre ad esso. Poi, quando il nirvana è stato ottenuto, se quella concezione fosse accreditata come esistente,in nirvana sarebbe una verità convenzionale reversibile. Ma dato che tale concezione distorta non esiste in chi ha ottenuto il nirvana, esso non esiste come verità convenzionale reversibile. 108 obiezione : dato che la mente la quale analizza e l’oggetto analizzato sono reciprocamente dipendenti, se non si stabilisce l’oggetto non esiste neanche la mente, per cui la vostra analisi sulla non reale esistenza non sarebbe valida. Risposta : ma in realtà dato che l’ oggetto non esiste inerentemente la mente che lo analizza non esiste inerentemente. Ma ciò non vuol dire che l’analisi non sia valida, poiché tutte le menti analitiche vengono definite coscienze convenzionali, e si afferma dipendano da ragionamenti accettati nel mondo. 109 fosse necessario analizzare quella prima mente analitica con un’altra mente analitica esistente inerentemente, allora pure questa seconda mente analitica dovrebbe essere a sua volta analizzata da una terza mente analitica. Perciò, dato che tale processo mai avrebbe fine, non si potrebbe accertare l’oggetto dell’analisi. Quando l’oggetto dell’analisi è stato perfettamente analizzato, e si stabilisce che è vuoto, quindi è assente di esistenza inerente, pure la mente analitica realizza che non possiede alcun oggetto esistente inerentemente come propria base o referente. Perciò, visto che si è compreso che non esiste alcun oggetto esistente inerentemente, pure senza analisi si comprenderà che non esiste nessuna mente esistente inerentemente che da esso possa sorgere. Tale stato di pace, in cui non sorgono oggetti o coscienze, viene definito nirvana, lo stato al di là del dolore. III negare il pensiero che deve essere abbandonato: l’esistenza inerente. A confutazione su esistenza inerente di soggetto ed oggetto 111 Per i Realisti, sia l’oggetto che la coscienza che lo percepisce sono realmente esistenti. Tale posizione è difficile da sostenere, dato che non esistono prove per essa, e può essere facilmente confutata. Realisti : la vera esistenza dell’oggetto viene accertata tramite la vera esistenza dei poteri sensoriali delle coscienze. Madhyamika :cosa si può stabilire come esistente inerentemente da una coscienza esistente inerentemente? Realisti : d’altra parte noi possiamo affermare : la coscienza viene accertata esistente inerentemente grazie all’oggetto di cui essa è conscia. Madhyamika: cosa si può stabilire come esistente inerentemente ciò che è dipendente dall’oggetto di conoscenza? Se essi esistessero, sia oggetto che soggetto, in modo intrinseco, dipendeno ognuno dall’altro, allora, quando il primo non viene accertato non lo è neanche il secondo. Entrambi sarebbero dunque non esistenti. ad esempio, 113 se qualcuno non ha un figlio, tale persona non può esser padre, ed anche se nessuno né è padre, da dove può venire un figlio? In questo modo dato che senza figlio non può esservi padre, e senza padre non può esservi figlio, in entrambi i casi nessuno dei due esisterà. Allo stesso modo, coscienza ed oggetto non esisteranno indipendentemente fra loro. Realisti : in questo non vi è contraddizione, tramite relazione di dipendenza noi possiamo dimostrare le cose come esistenti realmente. Per esempio, un germoglio prodotto da un seme,da esso possiamo dedurre la vera esistenza del seme, da tale germoglio, pure se esso dipende dal seme. Allo stesso modo perché non potremmo comprendere che esiste un oggetto della coscienza veramente esistente, dal momento che essa sorge da quello? Madhyamika: 115 Non è la stessa cosa, l’ esistenza del seme può esser compresa vedendo che il germoglio che si genera da esso, tramite una coscienza che è distinta dal germoglio e che comprende che il germoglio ha come sua causa il seme. Ma quale mente potrebbe avere la cognizione di un esistenza intrinseca esistente, che secondo voi, apprende l’oggetto della conoscenza intrinsecamente esistente? È impossibile apprendere tale coscienza poiché tale entità intinsecamente esistente non esiste! B stabilire la vacuità di esistenza intrinseca dal punto di vista della causa. 1 confutare la produzione indipendente da causa. Charvaka: le cose sorgono o si producono senza causa: infatti nelle nostre scritture si afferma: ” il sole sorge e l’acqua scorre verso il mare, i piselli sono rotondi, i colori delle piume di un pavone, ecc ecc, tutti tali fenomeni nascoono per proria natura, senza essere creati da alcuno” Madhyamika : tale asserzione non è valida, poiché 116 a volte la produzione di un effetto dall’insieme di tutte le relative cause, può esser percepita anche dalle persone ordinarie, e poi tramite inferenza si può capire che i vari effetti, come i vari fiori di loto, dipendono da varie cause. Charvaka tale varietà di cause da che è prodotta? Madhyamika : tutte queste da varie cause precedenti. Charvaka : per quale ragione una particolare causa produce un particolare effetto? Madhyamika. Perché questo proviene dal potere della causa precedente ad esso. 2 confutare produzione nata da causa permanente. Naiyayika : Ishavara è la divinità, è puro e degno di venerazione, è permanente, è singolo, senza parti, è il creatore di tutte le cose. Madhyamika : se voi affermate che Ishvara sia la causa di tutti gli esseri migratori, allora per favore, chi o cosa è esattamente egli? Naiyayika : Egli è i grandi elementi, terra, acqua, fuoco, aria e spazio. Madhyamika: effettivamente, tali elementi sono causa di ciò che da essi sorgerà in seguito, ma perché vi preoccupate del semplice nome di Ishvara, che voi date ad essi? Questo non è degno di dibattito. In ogni caso,tramite questa affermazione, voi contraddite lavostra definizione di Egli, perché 119 dato che terra e altri elementi sono molteplici, impermanenti, privi di mente mutevole e non divini, entità impure che vengono calpestate, questi non possono essere Ishvara. 120 e neanche lo spazio essendo inattivo può esserlo, e neppure il Sé, dato che tale punto è stato già confutato. Naiyayika: egli è un creatore al di là di ogni comprensione. Madhyamika se Egli è un entità incomprensibile per noi, dove è lo scopo di descriverlo? Poi, piu precisamente, 121 quali effetti può produrre Egli? Naiyayika : Egli crea il “se”, le particelle atomiche dell’elemento terra ecc ecc. come pure la continuità successiva di Egli stesso. Madhyamika : ma voi non credete che tutto ciò abbia natura permanente? se è cosi questo è contraddittorio, ciò che è permanente non si può produrre. La coscienza non è creata da Egli, gli stati mentali di essa dipendono dai diversi oggetti della conoscenza, e la sua natura cognitiva nasce da 122 una ininterrotta serie di precedenti momenti di conoscenza. Felicità e sofferenza sono prodotte rispettivamente da azioni positive e negative. Perciò, per favore, dite quali effetti produce Ishvara. Se per voi la causa, Ishvara, il permanente creatore di effetti, è senza inizio, come possono avere inizio la felicità e la sofferenza ecc? allo stesso modo, dato che Egli non ha fine, 123 allora perché felicità e sofferenza non sono sempre presenti e senza fine? Secondo la vostra visione dovrebbe essere così, ma così non è. Naiyayika : non è indispensabile che Ishvara produca sempre effetti, poiché nonostante sia permanente, per produrre gli effetti egli dipende dalle condizioni. Madhyamika : in questo caso, ne consegue che Egli non può dipendere da altro, perché secodno la vostra dottrina non esistono fenomeni oltre a quelli che Egli ha creato. Quindi da che dipende la sua produzione di effetti? 124 se dipende da un insieme di condizioni,si avrebbe che egli è effetto delle stesse, e non lui la causa. Ciò poiché dato che cause e codnizioni sono già riunite, Egli non avrebbe allora potere di produrre gli effetti, e se essi non ci sono, il potere di produrne nessuno.125 se i risultati fossero prodotti senza la volontà di Ishvara, ne deriva che questi dipendono dal potere di qualcosa differente da Egli. Ed anche se tali fossero in accordo con i suoi desideri, la loro produzione dipenderebbe dai suoi desideri. E se la sua produzione è dipendente, Egli è sotto l’influenza dei desideri, che sono impermanentio, perciò cosa diverrebbe il vostro permanenente Ishvara? Poi 126 alcuni ( Vaisheshika) sostengono che il mondo inanimato e tutte le creature senzienti siano creati da particelle atomiche permanenti, tale affermazione è inaccettabile perché abbiamo già confutato in precedenza lì esistenza di tali particelle permanenti. I Samkhya affermano che tutti gli oggetti di conoscenza si possono raggruppare nel Sé consci e nella materia primordiale, con le sue manifestazioni. Fra questi due il Sé non è né causa né effetto, e la sostanza primordiale è considerata causa del mondo,dotata di permanenza, priva di parti, materiale invisibile e creatrice. 127 loro la definiscono equilibrio fra tre qualità, : felicità, sofferenza e equanimità, denominate nella loro dottrina : purezza, attività ed oscurità. Essi sostengono che gli stati di assenza di equilibrio fra queste costituiscono il mondo, vale a dire tutti gli stati che si manifestano dallo squilibrio della sostanza primordiale. Madhyamika 128. Tale sostanza non può esistere, perché qualche cosa privo di parti, una entità inscindibile, non può essere con una triplice natura. Allo stesso modo le qualità non possono essere realmente come tre, poiché ognuna ha tre aspetti : questo perche voi ritenete che ogni fenomeno esistente possiede la natura di queste tre qualità. E poi 129 se esse, vale a dire la causa,non esistono realmente, l’esistenza di fenomeni che da esse sorgono, ad esempio il suono che da esse si manifesta come effetto, non ci sarebbe. Non è possibile che abiti e gli oggetti tattili, abbiano la stessa natura del piacere ecc. poiché non sono di natura mentale. I Samkhya li credono manifestazioni di sostanza materiale. Samkhya : gli abiti posseggono la natura del piacere perché sono veramente della natura della causa, vale a dire le qualità di piacere, dolore ed equanimità che li manifestano. Madhyamika: ma oggetti come gli abiti come possono essere simili (essendo composti di parti) al corpo?non abbiamo forse già confutato l’esistenza intrinseca del corpo? E poi secondo la vostra tradizione, la causa dei vestiti ecc è posta nelle tre qualità, e questo come può essere? I tessuti non nascono dal piacere. Invece, come si vede pure a livello convenzionale, è l’indossarli che dà piacere. 131. E poi analizzando bene il tessuto di lana,la causa, è privo di esistenza intrinseca, ed anche la felicità, il suo effetto, allo stesso modo. Il piacere ed altre sensazioni non possono mai essere permanenti,perché fenomeni temporanei. 132 se il piacere fosse sempre presente, perché non lo sperimentiamo anche quando sorge il dolore? Samkhya : quando nasce il dolore non si sente piacere perché questo è estremamente sottile. Madhyamika come fa qualche cosa di permanente essere a volte grossolano ed a volte sottile? 133 se esso diviene sottile quando cessa di essere grossolano, la sensazione dovrebbe essere impermanente, allora perché per gli stessi motivi non accettate che anche tutti i fenomeni sono impermanenti? Samkhya nonostante gli stati temporanei sottili o grossolani, la natura del piacere è permanente. Madhyamika 134 dato che questi stati non sono altro che il piacere stesso, e dato che sono impermanenti allora pure il piacere è impermanente. Voi dite che una cosa non può esser prodotta dal niente, poiché non esiste nel nulla. Cosi come l’olio non si ricava dalla sabbia. Perciò 135 nonostante non accettiate la produzione dei fenomeni, che precedentemente non erano esistenti, sostenete però che tali devono esser presenti al momento della loro causa, perché pure se precedentemente non sono manifesti, successivamente sorgono come effetto in una forma manifesta. Ma se l’effetto è presente nella causa, mangiare del cibo equivale a mangiare escrementi, e poi dovreste acquistare per abiti semi di cotone invece di tessuto. Samkhya nonostante le cose esistano così, le persone confuse del mondo non indossano semi perche non percepiscono i vestiti in essi. Madhyamika anche Kapila, il vostro fondatore, da voi considerato “Conoscitore di verità” ha indossato abiti e non semi, perciò tutto valeva anche per lui, inoltre, dato che per voi il “conoscitore di verità”, l’effetto, dovrebbe esistere in una persona ordinaria, la causa, perché le persone ordinarie non vedono abiti nei semi? Samkhya : in realtà, un conoscitore della verità esiste nella sua causa, la persona ordinaria, ma in quel momento gli stati della persona sono privi di validità, perciò non possono vedere i vestiti nei semi. Madhyamika. Allora pure gli effetti, come il Conoscitore di verità, il cibo e i tessuti ecc ecc, che essi percepiscono chiaramente sono privi di validità, perché pure essi oggetti di menti erronee. Samkhya : se, in accordo alla vostra tradizione, persino le cognizione valide non sono valide, essendo dunque erronee, non sarebbe erronea la vacuità che esse comprendono? Deve esserlo. Perciò, la meditazione sulla vacuità, cioè la verità assoluta, è scorretta. Madhyamika 139 senza identificare la vera esistenza che la mente percepisce erroneamente, non si può percepire la sua vacuità. Come non si può prendere in considerazione la morte del figlio di una donna sterile. Dato che la non vera esistenza è in relazione alla vera esistenza, pure la non vera esistenza, che è negazione della falsa esistenza è chiaramente falsa, vale a dire non ha un esistenza indipendente. Ma è del tutto valido meditare sulla vacuità, perché questo è l’antidoto per eliminare il concetto di esistenza intrinseca. Ad esempio 140 quando in sogno muore un figlio, il pensiero di colui che sogna riguardo la non esistenza del figlio,causa la cessazione del pensiero della sua esistenza. Ma sebbene sia falso il pensiero della sua non esistenza,esso ha tutavia il potere di eliminare il pensiero della sua esistenza. 3 sommario: perciò quando tramite questi ragionamenti si svolge questa analisi, si accerterà che nessun fenomeno impermanente esiste senza cause, e che da tempo senza inizio nessuna singola causa e condizione od insieme di esse sono mai esistite 142 dato che i fenomeni veramente esistenti non si manifestano da qualche luogo da altro, all’inizio essi non sono prodotti, nel mezzo non dimorano, ed alla fine cessando non vanno da nessuna parte. Quindi tutto ciò che mediante analisi non è stabilito come reale, sebbene percepito così da menti confuse,in che modo è diverso dai miraggi? Essi appaiono reali ma tali non sono. stabilire che i fenomeni convenzionali nascono da cause ogni cavallo o elefante creato da un mago, qualsiasi forma visiva e cosi via, nata da condizioni e cause, va analizzato per comprendere: all’inizio da dove ha avuto origine, nel mezzo dove dimora, e alla fine dove avrà termine. Tramite analisi essi si riveleranno simili nell’essere privi di vero andare e venire.
10 – Dedica dei Meriti 1 tramite la forza positiva accumulata nel comporre questo testo, possano tutte l...e creature seguire il sentiero dell ‘illuminazione. grazie ai miei meriti possano coloro che sono tormentati, in qualsiasi luogo essi siano, ottenere felicità e gioia. Per tutto il tempo che saranno nel ciclo delle rinascite, possano essere felici e tutti provino beatitudine.Tutte le creature che soffrono dolori infernali, in qualunque luogo dell’universo esse siano, giungere a provare la pace e la beatitudine di Sukhavati. Coloro che sono chiusi nell’inferno di ghiaccio possano provare calore, quelli prigionieri delle fiamme possano avere refrigerio da piogge torrenziali nate da nuvole di meriti dei bodhisattva. Che la foresta di foglie affilate come rasoi divenga un delizioso boschetto, che gli alberi di spade e pugnali si trasformino nelle piante che esaudiscono i desideri. Che le zone più terribili degli inferi divengano zone di felicità, con specchi d’acqua pieni di profumati fiori di loto, con il suono piacevole delle voci di cigni anatre ed oche. Che i tizzoni in fiamme divengano gioielli, che il terreno rovente divenga di cristallo kucente, che le ” montagne stritolanti” degli inferi divengano palazzi celestiali, pieni di buddha da onorare. Da oggi in poi, le piogge di lava e lapilli e lance divengano piogge di fiori, e che tutti quelli che si trovano negli inferi combattendo fra loro posino le armi, divenendo amici che si porgono fiori. Tramite i meriti che io ho accumulato possano coloro che sono immersi nei torrenti di acido, con le ossa scarnificate e bianche, ottenere i corpi di esseri celestiali, e vivere con le dee vicino a fiumi dolcissimi. ” perché gli aguzzini di Yama e i corvi e gli avvoltoi timorosi fuggono? Chi ci invia questa forza gloriosa che dona gioia e elimina l’oscurità?” e gli esseri volgendo in alto lo sguardo vedranno il luminoso Vajrapani. Perciò la loro gioia elimini ogni negatività e restino a godere della sua vicinanza. Poi, vedendo il fiume di lava in secca grazie alla pioggia di fiori ed acqua profumata, ogni essere infernale sarà inondato di felicità, e si chiederà, come tutto ciò sia accaduto, allora vedranno Padmapani, il Reggente del Loto. ” senza paure, venite qui, non dovete più fuggire, sopra di noi il giovane Manjushri scaccia le nostre paure, il bodhisattva compassionevole, il protettore degli esseri migratori, il suo potere può rimuovere dolore e donare gioia. Guardatelo nel suo palazzo, che risuona delle lodi innalzate da migliaia dee, con moltitudini di dei che offrono i loro diademi ai suoi piedi di loto, mentre cadono piogge di petali e fiori sulla sua testa “. avendo tale visione, possano gli esseri negli inferi gioire. Nello stesso modo, grazie alle mie radici di virtù, vedendo cadere piogge profumate da nubi create da Samantabhadra e dagli altri bodhisattva, possano le creature negli inferi avare autentica gioia. Possano tutti gli animali essere liberi dal timore di uccidersi l’un l’altro per divorarsi, e che gli spiriti famelici abbiano gioie come coloro che vivono nel continente settentrionale. E attraverso il latte che sgorga dalla mano di Avlokishtevara, possano essi esser sazi e soddisfatti, immergendosi in esso provino sollievo. Che i ciechi riescano a vedere ed i sordi riescano ad udire, e le donne a partorire senza dolore, come avvenne per Mayadevi. Che gli ignudi trovino vesti, e chi ha fame mangi a sazietà, coloro che hanno sete trovino acqua e deliziose bevande. Che i poveri ottengano ricchezze, gli afflitti provino gioia, i disperati trovino di nuovo fiducia in loro stessi, e trovino benessere. Coloro ammalati e deboli, siano liberati dai mali, e tutte le malattie che subiscono gli esseri viventi si estinguano e mai ritornino. Coloro in preda al terrore si liberino da esso, che i prigionieri riabbiano la libertà, che i deboli abbiano forza, e che tutti gli esseri si aiutino a vicenda, con gentilezza. Tutti coloro che viaggiano trovino la gioia, in ogni luogo essi vadano, e che realizzino lo scopo del viaggio, senza alcuno sforzo. Coloro che navigano raggiungano la meta, e tornati alla loro terra, poi, possano riunirsi con gioia a familiari ed amici. Coloro che hanno smarrito la via, trovino compagni di viaggio, in maniera che il loro cammino, senza minaccia di fiere o predoni, sia agevole. Che i celesti guardiani proteggano i bambini, gli anziani, i pazzi ed i deboli di mente, e quelli che senza protezione sono smarriti in terre desolate. Che tutti siano liberi dagli ostacoli, che abbiano fede, saggezza e gentilezza. Tramite corretti mezzi di sostentamento e condotte positive, possano accrescere una consapevolezza durante la loro vita. Che tutte le creature ottengano tesori inesauribili, simili allo spazio, e ne godano liberamente, senza che essi divengano causa di conflitti. Che coloro senza qualità giungano alla magnificenza, e che quelli che sono deboli ed emaciati abbiano bellezza e perfezione. Che tutti gli esseri nati in forme inferiori ottengano rinascita superiore, che le persono nate nelle caste inferiori abbiano grandezza, ed i superbi l’umiltà. Perciò, tramite i meriti che io ho accumulato, possano tutte le creature abbandonare ogni genere di azione negativa ed abbiano condotta positiva. Che non siano mai separati dal pensiero dell’illuminazione, impegnandosi sempre nel sentiero del bodhisattva, possano essere condotti e protetti dai buddha, abbandonando le azioni dei demoni. Possano tutti vivere a lungo e, vivendo felici, scompaia pure la parola ” morte”. In tutte le dieci direzioni abbondino giardini pieni di alberi che realizzano i desideri, dove si sente il dolce suono del Dharma emesso dalle voci dei buddha e dei loro figli bodhisattva. Che la superficie della terra divenga pura e senza asperità, soffice come il palmo della mano, e liscia come i lapislazzuli. Che le moltitudini di discepoli e praticanti producano in tutti i luoghi moltitudini di buddha e bodhisattva, i quali colmino questi luoghi delle loro qualità. Che tutte le creature sentano ininterrottamente il suono del Dharma, che si diffonde da alberi, animali, raggi di luce e spazio. Che giungano in presenza dei buddha, e incontrino i bodhisattva, e possano questi Maestri essere onorati da nuvole di offerte. Che gli esseri Celesti facciano piovere al tempo giusto, in maniera che i raccolti siano abbondanti, che i sovrani regnino in accordo al Dharma, e che gli abitanti del mondo vivano in prosperità. Che tutte le medicine siano efficaci, che i mantra ottengano il risultato auspicato, e che gli spiriti carnivori dell’aria abbiano mente compassionevole. Che ogni essere non soffra mai, che nessuno si ammali mai, e non commetta più il male. Che nessuno provi più paura, ne che faccia o subisca insulti, e che le menti siano sempre libere da angosce. In tutti i templi ed i monasteri vi siano sempre lezioni e che le recitazioni aumentino, e che la comunità monastica viva sempre in armonia, realizzando così le sue mete. Che i monaci che vogliono praticare trovino luoghi quieti ed isolati, ed avendo abbandonato ogni distrazione, meditino con mente ben addestrata. Che le monache ottengano tutto ciò di cui hanno bisogno, evitando litigi e conflitti, che tutta la comunità monastica mantenga una pura disciplina etica. Coloro che hanno trasgredito la morale, pentendosi,si impegnino nel cancellare i loro errori, in tale modo ottengano di nuovo rinascite felici, in modo di praticare una ottima disciplina etica. Che i saggi ed i sapienti siano venerati, ricevendo sempre offerte, grazie al loro continuum mentale puro, possa la loro fama diffondersi dappertutto. Che gli esseri non subiscano più le sofferenze dei mondi inferiori, né soffrire difficoltà e dolore. Con forza e bellezza superiore agli dei divengano tutti velocemente dei buddha. Che tutte le creature facciano ripetute offerte ai buddha, e tramite la beatitudine di questi, godano le creature di perenne felicità. Che tutti i bodhisattva compiano il bene degli esseri migratori, in accordo alle loro intenzioni, e che tutte le creature ricevano adesso i benefici, a loro destinati dai Buddha Protettori. Che tutti i realizzatori solitari e gli uditori ottengano la Perfetta Felicità. Tramite la gentilezza di Manjushri, finche otterrò la Perfetta Gioia, possa essere io consapevole nel corso di tutte le mie vite, e possa ottenere sempre l’ordinazione monastica. Che io sopravviva grazie a cibi semplici ed ordinari, ed in tutte le mie vite possa trovare luogho solitari per praticare il Dharma. Ogni volta che desidero vederlo e porgergli domande, possa godere io della visione di Manjushri il protettore. Al fine di soddisfare tutte le creature che vivono nelle dieci direzioni, possa ogni mia azione essere degna della condotta perfetta di Manjusri. Fino a che vi sarà lo spazio e esisteranno esseri senzienti, possa io essere presente per eliminare le loro sofferenze. Che tutti i loro dolori maturino solo su me stesso, e che l’assemblea virtuosa dei bodhisattva porti a compimento la felicità per tutte le creature viventi. Che il Dharma, unico antidoto per tutti i mali, e fonte di ogni felicità e beatitudine, sia sostenuto con i mezzi ottimamente e sia rispettato, in modo che esista per lunghissimo tempo. Rendo poi omaggio a Manjushri, tramite cui la mia mente da egli ispirata si è rivolta alla virtù, e rendo anche omaggio ai maestri spirituali, che con amorevole cura mi hanno permesso di sviluppare questa mia mente. La Via del Bodhisattva (o Bodhisattvacharya-vatara, letteralmente Una Guida allo Stile di Vita del Bodhisattva) è uno dei grandi classici del buddhismo mahayana. Presentato in forma di una personale meditazione in versi, delinea il sentiero dei bodhisattva – gli esseri che, cercando di mettere fine alle sofferenze del mondo, rinunciano alla pace della salvezza personale e fanno voto di operare per la liberazione di tutti gli esseri, ottenendo così l’illuminazione per il loro bene. Originariamente scritto in India in sanscrito, divenne ben presto un classico nel curriculum di studi delle università monastiche dell’India, e la sua fama è continuata a crescere sin da allora, per più di mille anni. Il testo venne tradotto in lingua tibetana subito dopo la sua composizione, nell’ottavo secolo dell’era presente e, sino ai nostri giorni, in tutte le quattro scuole del Buddhismo tibetano non vi è singolo trattato più profondamente venerato e ampiamente praticato della Via del Bodhisattva. La presentazione fatta da Shantideva dei metodi atti ad armonizzare il proprio modo di vivere con l’ideale del bodhisattva inizia con una lode alla mente dell’illuminazione, l’aspirazione altruistica del bodhisattva di ottenere l’illuminazione per il beneficio di tutti gli esseri. Shantideva ispira il lettore a coltivare ognuna delle sei perfezioni che costituiscono il fondamento dello stile di vita del bodhisattva: la generosità, l’etica, la pazienza, la perseveranza colma di entusiasmo, la meditazione e la saggezza. L’insegnamento sulla meditazione culmina con le profonda pratica di scambiare se stessi con gli altri, mentre il famoso capitolo nono presenta la diretta realizzazione della vacuità, la perfezione della saggezza, come spiegata nella tradizione Madhyamaka, o ’Via di Mezzo’ di Nagarjuna e Chandrakirti. Mediante i versi di questo testo, Shantideva riesce a comunicare le qualità di accuratezza espositiva, esperienza contemplativa e bellezza lirica che hanno ispirato intere generazioni di praticanti dello spirito. Come afferma Sua Santità il Dalai Lama: Il principale scopo degli insegnamenti del mahayana è lo sviluppo di una mente che desidera fare il bene degli altri esseri viventi. Accrescendo la nostra sensazione di pace e di felicita saremo naturalmente in grado di contribuire in misura molto maggiore alla pace e alla felicita degli altri. Trasformare la mente e coltivare un atteggiamento altruistico, positivo e responsabile fornisce immediatamente grandi benefici. Qualsiasi siano i problemi e le difficoltà che dobbiamo sperimentare, possiamo affrontarli con coraggio, con calma e con animo lieto. Per tale motivo, questa positiva trasformazione della mente diventa anche il fondamento di ogni felicità futura, in tutte le prossime vite. Gli insegnamenti e le istruzioni del Buddha-dharma e in particolare gli insegnamenti del Mahayana contenuti nel Bodhisattvacharyavatara continuano ad essere validi e utili anche oggi, ai nostri giorni. Se mettiamo sinceramente in pratica l’essenza di questi insegnamenti, non avremo alcun dubbio sulla loro efficacia. I benefici derivanti dallo sviluppo di qualità come l’amore, la compassione, la generosità e la pazienza non sono confinati unicamente al livello personale; essi si estendono a tutti gli esseri viventi e contribuiscono persino al mantenimento dell’armonia dell’ambiente in cui tutti viviamo. Ecco perché incoraggio le persone a prestare attenzione a queste pratiche; il motivo non è quello di preservarne la tradizione.
Consigliamo vivamente di leggere e meditare il COMMENTARIO AL TESTO DI SHANTIDEVA BODHISATTVACHARYAVATARA del Ven. Ghesce Yesce Tobten, pagine 361, Editore: CHIARA LUCE http://www.chiaraluce.it/ (Per gentile concessione di Eli Parisio, che l’ha postato su Facebook-)
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