Traduzioni di Dharma

NIRVANA

STUDIO NEL BUDDHISMO SINTETICO
(Tratto da "Gleanings in Buddha Fields" di L. Hearn)
[1897] – http://www.sacredtexts.com)- Trad.di Aliberth

 

I° Parte -

- "Non è possibile, O Subhûti che questo trattato della Legge (il Dharma) possa essere ascoltato da esseri di poca fede,--da quelli che credono nel ‘sé’, nell’essere, negli esseri viventi e nelle persone".- (Sutra del Diamante).

In Occidente prevale ancora fortemente l'idea che, per la mente buddhista, il temine Nirvana significhi né più né meno un’assoluta nullità, il completo annientamento o annichilimento. Questa idea è sbagliata. Ma è erronea solo perché contiene una mezza verità. Questa mezza verità non ha un interesse o un valore, o anche una possibilità intelligibile, a meno che non sia congiunta con l'altra metà. E, nella media delle menti Occidentali, non esiste tuttora nessun sospetto dell'altra metà.

Nirvana, significa infatti ‘estinzione’. Ma se da questa estinzione dell’essere individuale noi crediamo di capire ‘morte-dell’anima’, la nostra concezione di Nirvana è sbagliata. Oppure, se prendiamo Nirvana come significato di un riassorbimento del limitato nell'infinito, come quello predetto dal Panteismo Indiano, di nuovo la nostra idea è estranea al buddhismo. Nondimeno, se noi dichiariamo che per Nirvana si intende l'estinzione della sensazione individuale, emozione, pensiero, - la disintegrazione finale della personalità consapevole, cioè l’annientamento di tutto quello che può essere incluso sotto il termine "io", - allora noi esprimiamo esattamente un aspetto giusto dell'insegnamento buddhista.

L'apparente contraddizione delle asserzioni precedenti è dovuta solamente alla nostra nozione Occidentale di ‘sé’. Per noi, il ‘sé’ significa le idee, i sentimenti, la memoria, la volizione; e ad una persona che non abbia familiarità con l’idealismo germanico potrebbe a malapena accadere di immaginare che la coscienza stessa non sia il ‘sé’. Il buddhista, a contrario, dichiara tutto ciò che noi chiamiamo il ‘sé’ è falso. Egli definisce l'Ego come un mero aggregato provvisorio di sensazioni, idee, impulsi, creati dalle esperienze fisiche e mentali della razza, - tutto in relazione al corpo deperibile e condannato a dissolversi con esso. Ciò che al ragionamento Occidentale sembra la più indubitabile delle realtà, il ragionamento buddhista lo dichiara come la più grande di tutte le illusioni, ed anche la fonte di ogni dolore e peccato. "La mente, i pensieri, e tutti i sensi sono soggetti alla legge della vita e morte. Con la conoscenza del ‘Sé’ e delle leggi di nascita e morte, non c’è più nessun attaccamento, e nessuna percezione sensoriale. Conoscendo il proprio ‘sé’ e sapendo come i sensi agiscono, non c'è posto per l'idea di un 'Io', o una base per formularlo. Il pensiero del 'Sé' genera tutte le sofferenze,- legandoci al mondo come con le catene; ma avendo trovato che non c'è nessun 'Io' che possa essere legato al mondo, allora tutti questi vincoli sono spezzati". [1]

Il testo succitato suggerisce assai chiaramente che la coscienza non è il Vero ‘Sé’, e che la mente muore col corpo. Ogni lettore che abbia poca familiarità con il pensiero buddhista potrebbe ben chiedere, “Allora, qual’è il significato della dottrina del Karma, la dottrina della progressione morale, la dottrina della conseguenza delle azioni?" Effettivamente, il tentare di studiare soltanto con le idee ontologiche proprie dell'Occidente le traduzioni dei Sutra buddhisti, come quello dato nei "Libri Sacri dell'Oriente", dev’essere messa a confronto ad ogni pagina con un’apparente speranza e meno con indovinelli e contraddizioni. Noi vi troviamo la dottrina della rinascita; ma vi è negata l'esistenza di un'anima. Ci vien detto che le disgrazie di questa vita sono punizioni di colpe commesse in una vita precedente; però non vi ha luogo una trasmigrazione personale. Troviamo l'asserzione che gli esseri sono reindividualizzati; però sia l'individualità che la personalità sono chiamate illusioni. Io dubito che qualcuno non edotto con i più profondi metodi di credenza buddhista possa possibilmente capire i seguenti estratti che io ho fatto dal primo volume di "Le Domande di Re Milinda": - Disse il Re: "Nagasena, c'è qualcuno che dopo che è morto non sia reindividualizzato?" Nagasena rispose: "Un essere peccaminoso è reindividualizzato; uno senza-peccati non lo è".(p.50). "C'è, Nagasena, una tale cosa come l'anima?" "No. Non c'è nessuna tale cosa come un’anima" (pp. 86-89). [La stessa asserzione è ripetuta con una qualificazione in un successivo capitolo (p.111),: "Nel senso più alto, O Re, non c'è nessuna tale cosa".]

"C'è qualche essere, Nagasena che trasmigra da questo corpo ad un altro?" "No: non c'è alcun essere che trasmigri". (p. 112.) "E dove non vi è nessuna trasmigrazione, Nagasena, ci può essere rinascita?" "Sì: può esservi la rinascita". "Colui che sta per rinascere, Nagasena, sà che sta per rinascere?" "Sì: egli lo sa, o Re". (p. 113).

Ovviamente il lettore Occidentale potrebbe chiedersi,--"Come può esserci una reindividua-lizzazione senza un'anima? Come può esservi rinascita senza una trasmigrazione? Come può esservi preconoscenza personale di rinascita senza una personalità?". Ma le risposte a tali domande non saranno trovate nel lavoro citato.

Sarebbe sbagliato supporre che le citazioni date offrano una qualche difficoltà insolita o eccezionale. Quanto alla dottrina dell'annientamento del ‘sé’, l’evidenza di quasi tutti quei testi buddhisti ora accessibili ai lettori di lingua inglese, adesso sta emergendo. Forse il Sutra del Gran Decesso (Mahaparinirvana) fornisce la più straordinaria testimonianza contenuta nei "Sacri Libri dell'Oriente". Nell’esporre gli Otto Stadi di Liberazione che conducono al Nirvana, esso descrive esplicitamente ciò che noi dovremmo essere giustificati nel chiamare, dal nostro punto di vista Occidentale, il processo di annientamento assoluto. Ci vien detto che nel primo di questi otto stadi il ricercatore buddhista, dopo la verità, trattiene ancora le idee di forma - soggettive ed oggettive. Nel secondo stadio lui perde l'idea soggettiva di forma, e vede le forme solo come fenomeni esterni. Nel terzo stadio a lui arriva il senso della percezione prossima alla verità suprema. Nel quarto stadio egli passa oltre ogni idea di forma, di esistenza e di distinzione e separatività; e a lui rimane soltanto l'idea di spazio infinito. Nel quinto stadio svanisce anche l'idea di spazio infinito, e sopraggiunge il pensiero: È tutto una coscienza infinita. [Qui c’è il limite estremo, che molti potrebbero supporre, dell'idealismo panteistico; ma si è solo a metà strada sul percorso che il pensatore buddhista deve intraprendere]. Nel sesto stadio giunge il pensiero, "Nulla di nulla esiste". Nel settimo stadio svanisce l'idea sull'inesistenza stessa. Nell'ottavo stadio tutte le sensazioni e le idee cessano di esistere. E dopo questo viene il Nirvana.

Lo stesso Sutra, nel narrare la morte del Buddha, lo rappresenta come il rapido passare attraverso il primo, secondo, terzo, e quarto stadio di meditazione, per entrare in "quello stato di mente in cui è presente solo l'Infinità dello Spazio", - e da qui, in "quello stato di mente in cui è presente solo l'Infinità del Pensiero", - e da qui, in "quello stato di mente in cui nulla di nulla è in special modo presente", -e da qui, in "quello stato di mente tra la coscienza e la non-coscienza", - e da qui, in "quello stato di mente in cui la coscienza sia di sensazioni che di idee è cessato, e spazzato completamente via."

Per il lettore che appena ha fatto qualche serio tentativo di avere un'idea generale del buddhismo, tali citazioni sono ben poco necessarie; poiché la dottrina fondamentale della concatenazione di causa ed effetto contiene lo stesso rifiuto della realtà del ‘sé’ e suggerisce gli stessi enigmi. L’illusione produce l’azione o il Karma; e dal Karma, ha origine coscienza di sé, dalla coscienza-di-sé, l’individualità; dall'individualità, i sensi; dai sensi, il contatto; dal contatto, la sensazione; dalla sensazione, il desiderio; dal desiderio, l’unione; dall’unione, concepimento; dal concepimento, la nascita; dalla nascita, la sofferenza, la vecchiaia e la morte. Il lettore già conosce indubbiamente la dottrina della distruzione dei dodici anelli (Nidana); e qui è superfluo ripeterlo estesamente. Ma può essere utile rammentargli l'insegnamento che dalla cessazione del contatto la sensazione viene distrutta; da quella della sensazione, è distrutta l'individualità e da quella dell'individualità, è distrutta la coscienza-di-sé.

Evidentemente, senza una soluzione preliminare degli enigmi offerta da questi testi, ogni sforzo di imparare il significato del ‘Nirvana’ è senza speranza. Prim’ancora di essere in grado di comprendere il vero significato di quei ‘sutra’, ora resi familiari ai lettori Occidentali grazie alla loro traduzione, è necessario comprendere che le comuni idee Occidentali di Dio ed Anima, di materia e spirito, non hanno ragione di esistere nella filosofia buddhista; poiché il loro posto è occupato da concetti che non hanno una vera controparte nel pensiero religioso Occidentale. Soprattutto, è necessario che il lettore sappia espellere dalla propria mente l'idea teologica di Anima. I testi succitati dovrebbero aver già chiarito che nella filosofia buddhista non c'è nessuna trasmigrazione personale, e nessuna Anima Permanente individuale.


II° Parte - L’Ego, o Karma”

“O Bhagavat, l'idea di un sé non è un idea; e l'idea di un essere, o di un essere vivente, o di una persona, non è un’idea. E perché? Perché i Buddha benedetti sono liberati da tutte le idee".—(Sutra del Diamante).

Ed ora, cerchiamo di capire cos’è ciò che muore, e cos’è ciò che rinasce – chi è che commette le colpe e chi è quello che soffre le penalità,- che passa dagli stati del dolore a quelli di felicità - che entra nel Nirvana dopo la distruzione dell’auto-coscienza, - che sopravvive alla "estinzione" e ha il potere di far ritorno al Nirvana, - che sperimenta le Quattro Sensazioni Infinite, dopo che tutti i sentimenti limitati sono stati annichiliti.

Non è il senziente e consapevole ‘Sé’ che entra nel Nirvana. L'Ego è soltanto un temporaneo aggregato di innumerevoli illusioni, un fantomatico guscio, una bolla d’aria sicura di scoppiare. È una creazione del Karma,--o anzi, come un mio amico buddhista insiste, è il Karma. Per capire pienamente l'asserzione, il lettore dovrebbe sapere che, in questa filosofia Orientale, gli atti e i pensieri sono forze che si integrano in profondità nei fenomeni materiali e mentali, -in quelle che noi chiamiamo apparenze oggettive e soggettive. La stessa terra su cui noi siamo sopra,- le montagne e foreste, i fiumi e i mari, il mondo e la sua luna, tutto l'universo visibile, - in breve, è l'integrazione di azioni e pensieri, è Karma, o, almeno, Essere condizionato dal Karma. [2]

Il Karma-ego che noi chiamiamo il ‘sé’, è il corpo-mente; esso è in continuo decadimento; ma è anche perpetuamente rinnovato. Dall'ignoto inizio, questo duplice-fenomeno, soggettivo e oggettivo, è stato alternativamente dissolto e reintegrato: ogni integrazione è una nascita; ogni dissoluzione una morte. Non c’è nessun’ altra nascita o morte se non la nascita e morte del Karma in una qualche forma o condizione. Ma ad ogni rinascita la reintegrazione non è mai il ripristino dell’identico fenomeno, ma di un altro a cui si dà origine,- così come la crescita genera la crescita, ed il movimento produce il moto. Cosicché il sé-fantasma ad ogni reincarnazione non solo cambia in quanto a forma e condizione, ma anche in quanto all’attuale personalità. C'è una unica Realtà; ma non c'è nessun individuo permanente, nessuna personalità costante: c'è soltanto un sé-fantasma, e un fantasma succede ad un altro fantasma, come l’onda ad un’altra onda, sullo spettrale Oceano di Nascita e Morte. Ed anche come la tempesta di un mare è un movimento di onde, e non di trasferimento,- poiché essa è solamente la forma dell'onda, e non la stessa onda che viaggia,- così nel passaggio delle vite c’è solamente il sorgere e lo svanire delle forme,--forme mentali e forme materiali. La Realtà Incommensurabile non passa. "Tutte le forme", è scritto nel Kongô-hannya-haramitsu-Kyô,[Vagra-prajñâ-pâramita-Sutra] "sono irreali: Colui che sorge al di sopra di tutte le forme è il Buddha". Ma cosa può ancora sorgere al di sopra di tutte le forme dopo la disintegrazione totale del corpo e la dissoluzione finale della mente?

Restando inconsciamente nella falsa coscienza dell’uomo imperfetto,--oltre la sensazione, percezione e pensiero,--avviluppata in quella che noi chiamiamo anima (che in verità è soltanto uno spesso velo intessuto di illusione), vi è l'eterna e divina Realtà Assoluta: non è un'anima, né una personalità, ma il vero Sé-Tutto senza egoità,- il Muga no Taiga,- il Buddha incarnato nel Karma. All’interno di ogni sé-fantasma dimora questo divino: tuttavia gli innumerevoli non sono che un solo Uno. All'interno di ogni creatura incarnata dorme l’originaria Intelligenza Infinita, nascosta, ignota, sconosciuta,- però alla fine di tutte le eternità destinata a destarsi, a strappare via l’intrigo spettrale della mente sensoriale, a rompere per sempre la sua crisalide di carne e a passare alla suprema conquista dello Spazio-Tempo. Dato che nel Kegon-Kyô (Avatamsaka-Sutra): è scritto "Figlio di Buddha, non c'è neanche un essere vivente che non abbia la saggezza del Tathâgata. È solamente a causa dei loro vani pensieri e attaccamenti che tutti gli esseri non sono consapevoli di ciò…. Io insegnerò loro il santo Sentiero;- io farò abbandonar loro i pensieri sciocchi, e farò in modo che essi vedano che la vasta e profonda intelligenza che dimora entro di essi non è diversa dalla saggezza del vero Buddha".

Qui, noi possiamo fermarci a considerare la corrispondenza tra queste fondamentali teorie buddhiste ed i concetti della scienza Occidentale. Sarà subito evidente che il rifiuto buddhista della realtà del mondo che appare non è un rifiuto della realtà dei fenomeni in quanto fenomeni, e né un rifiuto delle forze che oggettivamente o soggettivamente creano i fenomeni. Perché la negazione del Karma, come Karma in quanto tale, comporterebbe la negazione dell’intero sistema buddhista. La vera dichiarazione è, che quello che noi percepiamo non è mai la realtà in se stessa, e che anche l'Ego che percepisce è un instabile complesso di sentimenti aggregati che sono essi stessi instabili e della natura delle illusioni. Questa posizione è scientificamente forte,- forse impregnabile. Della sostanza in se stessa noi certamente non sappiamo nulla: noi siamo consapevoli dell'universo soltanto come un enorme gioco di forze; e, perfino quando discerniamo il generale significato relativo delle leggi espresse nell'azione di quelle forze, tutto ciò che è Non-ego ci è rivelato soltanto attraverso le vibrazioni di una struttura nervosa, ma mai esattamente la stessa in due singoli esseri umani. Pur tuttavia, attraverso una così diversa ed imperfetta percezione, noi siamo sufficientemente sicuri dell'impermanenza di tutte le forme – di tutti gli aggregati oggettivi o soggettivi.

La prova della realtà è la persistenza; ed il meditante buddhista, trovando nell'universo visibile solamente un perpetuo flusso di fenomeni, dichiara gli aggregati materiali irreali perché non-persistenti,- irreali, almeno, come una bolla d’aria, una nube, o un miraggio. Ancora, la forma universale del pensiero è la relazione; ma siccome la relazione è impermanente, come può il pensiero essere persistente?.... Giudicata da questi punti di vista, la dottrina buddhista non è un Anti-realismo, ma un vero Realismo trasfigurato, che trova giusta espressione nelle precise parole di Herbert Spencer:-"Ogni sentimento e pensiero non è che transitorio;--una intera vita composta di tali sentimenti e pensieri anch’essa non è che transitoria;- anzi, gli oggetti stessi attraverso i quali è passata la vita, sebbene meno transitori, essendo tutti in procinto di perdere la loro individualità, più o meno velocemente,--ci insegnano che l’unica cosa permanente è la Realtà Inconoscibile nascosta sotto tutte queste forme mutevoli".

Similmente, l'insegnamento del buddhismo, che ciò che noi chiamiamo il Sé è anch’esso un aggregato impermanente, - una illusione sensoriale, - proverà se pazientemente analizzato, che nessun pensatore appena possibilmente serio potrà negarlo. La mente, com’è ben noto allo scienziato psicologo, è composta di sentimenti e relazioni tra i sentimenti; ed i sentimenti sono composti di unità di semplice sensazione che sono fisiologicamente coincidenti con dei minimi contatti nervosi. Tutti gli organi di senso sono fondamentalmente simili, essendo modificazioni evolutive degli stessi elementi morfologici;- e tutti i sensi sono modificazioni del contatto. O, per usare un linguaggio più semplice possibile, gli organi di senso - la vista, l’odorato, il gusto, perfino l’udito, - si sono similmente sviluppati dalla pelle! Anche lo stesso cervello umano, dalla moderna testimonianza di istologia ed embriologia, "è, dal suo inizio, solo un ripiegamento dello strato epidermico"; e perciò il pensiero, fisiologicamente ed evoluzionalmente, è a sua volta una modificazione del contatto. Certe vibrazioni, agendo attraverso l'apparato visivo, provocano all'interno del cervello quei movimenti (emotivi) che sono seguiti da sensazioni di luce e colore; - altre vibrazioni, agendo sul meccanismo auditivo, danno origine alla sensazione del suono;--altre vibrazioni, provocando cambiamenti nei tessuti specializzati, producono sensazioni di gusto, odorato, tatto. Tutta la nostra conoscenza deriva e si è sviluppata, indirettamente o direttamente, dalla sensazione fisica,- dal contatto. Ovviamente, questa non è la spiegazione ultima, perché nessuno può dirci cosa prova il contatto. "Tutto ciò che è fisico", disse bene Schopenhauer, "è allo stesso tempo metafisico." Ma la scienza giustifica ampiamente questa posizione buddhista, cioè che ciò che noi chiamiamo il “Sé” non è che un fascio di sensazioni, emozioni, sentimenti, idee, ricordi, tutti relativi alle esperienze fisiche della razza e dell'individuo

e che il nostro desiderio per l'immortalità è un desiderio di eternità di questa mera coscienza sensoriale ed egoistica. E la scienza supporta perfino il rifiuto buddhista della permanenza dell' Ego sensoriale. "La Psicologia", dice Wundt, "prova che non solo le nostre percezioni sensoriali, ma anche le immagini rammemorative che le rinnovano, per la loro origine dipendono dal funzionamento e movimento degli organi di senso… Una continuità di questa coscienza sensoriale le deve apparire irriconciliabile con i fatti della sua propria esperienza. E certamente noi possiamo ben dubitare che tale continuità sia un requisito etico: di più, che l'adempimento del desiderio stesso, se possibile, non sia che un intollerabile destino".


 

NOTE in calce-

[1]. il Fo-Sho-Hing-Tsan-king.]

[2]. "le azioni globali di tutti gli esseri senzienti hanno dato origine alle varietà di montagne, fiumi, paesi, ecc…. Anche gli occhi, narici, orecchie, lingue e corpi,-- come pure i loro giardini, boschi, fattorie, residenze, servitori, e domestiche,- l’uomo immagina che siano i suoi propri possessi; ma, in verità, essi sono soltanto risultati prodotti da innumerevoli azioni ".— (Kuroda, Outlines of the Mahayana).

"Erba, alberi,terra,--tutti questi diverranno Buddha".—(ChÛ-in-KyÔ).

"Anche le spade e cose di metallo sono manifestazioni dello spirito: al loro interno esistono tutte le virtù [o 'potere'] nel loro più pieno sviluppo e perfezione".—(HizÔ-hÔ-Yaku).

"Sia che venga chiamata senziente o non-senziente, la materia è il Dharmakaya [o 'corpo spirituale']. "—(ChishÔ-HishÔ).

"La Dottrina dell’Apparente tratta dei quattro grandi elementi [terra, fuoco, acqua, aria] come materia non-senziente. Ma, nella Dottrina Segreta, si dice che essi siano il ‘Corpo-in Accordo al Nyôrai’ [Samya-Kaya-Tathâ-gata] (Soku-Shin-JÔ-Butsu-Gi)"—.

"Quando ogni fase della nostra mente sarà in accordo con la mente di Buddha... allora non ci sarà neanche una particella di polvere che non entri nella Buddhità".--Engaku-SHÔ.]


 

(III° Parte) - L’Origine della sensazione individuale-

“O Subhûti, se io avessi avuto un'idea di un essere, di un essere vivente o di una persona, io avrei dovuto avere anche un'idea di malevolenza.. . . Un dono non dovrebbe essere dato da qualcuno che crede nella forma, nel suono, nell’odorato, nel gusto o in qualsiasi cosa che può essere toccata".- (Sutra del Diamante).

La dottrina dell'impermanenza dell'Ego consapevole non è solo quella più straordinaria della filosofia buddhista: è anche, moralmente, una delle più importanti. Forse il valore etico di questo insegnamento non è stato mai ancora così ben valutato da alcun pensatore Occidentale. Quanta infelicità umana sia stata causata, direttamente ed indirettamente, dalle opposte credenze,- da illusioni di stabilità - dall'inganno che distinzioni di carattere, condizione, classe, credo, siano stabilite da una legge immutabile,- e dall'inganno di un'anima senziente immortale, immutabile, destinata, per capriccio divino, all’eternità della beatitudine o all’eternità di un fuoco eterno! Senza dubbio, le idee di una divinità mossa da un odio eterno, - di un’anima come entità permanente, immutabile e destinata a stati immutabili,- del peccato come imperdonabile e di penalità infinite,-- erano non senza valore nei primi selvaggi stadi di sviluppo sociale. Ma nel corso della nostra successiva evoluzione ci si dovette rapidamente sbarazzare di esse; e si può sperare che il contatto degli Occidentali con il pensiero Orientale possa avere un felice risultato per l'accelerazione della loro scomparsa. Mentre anche i sentimenti che essi hanno sviluppato stentano ad arrivare, potrebbe non esservi alcun vero spirito di tolleranza, nessun senso della fratellanza umana, nessun destarsi di amore universale.

Il buddhismo, d'altra parte, col suo riconoscere l’impermanenza, i limiti dell’instabilità, l’assenza di distinzione di carattere o classe o razza, se non come fenomeni transeunti,- anzi, nessuna differenza perfino tra dèi ed umani, - in essenza è stato la religione della tolleranza. Demoni ed angeli non sono che manifestazioni diverse dello stesso Karma;- inferno e paradiso meri luoghi provvisori nel viaggio verso la pace eterna. Perché tutti gli esseri non sono che un’unica legge, - immutabile e divina: la legge (dharma) per cui il più basso originerà al posto del più alto,- la legge per cui il peggiore dovrà diventare il migliore,- la legge per cui il più abietto diventerà un Buddha. In tale sistema non c’è posto per il pregiudizio e per l’odio. La sola ignoranza è la fonte del male e della sofferenza; e tutta l’ignoranza dovrà alla fine essere dissipata in infinita luce attraverso la decomposizione del ‘Sé’.

Di sicuro, mentre ancora noi tentiamo di aggrapparci alle vecchie teorie della personalità permanente, e solo di una sola incarnazione per ciascuno individuo, non possiamo trovare alcun significato morale nell'universo così come esiste. La conoscenza moderna può scoprire che non c’è nessuna giustizia nel processo cosmico; - il di più che può offrirci tramite l’incoraggiamento etico è che le forze inconoscibili non sono forze di pura malevolenza. "Né morale né immorale", per citare Huxley, "ma semplicemente 'amorale". La scienza dell’Evoluzione può non essere fatta per accordarsi alla nozione della personalità indissolubile; e se noi accettiamo il suo inse-gnamento della crescita e dell’eredità mentale, dobbiamo accettare anche il suo insegnamento della dissoluzione individuale e del cosmo, come inesplicabile. Essa ci assicura, invece, che le più alte facoltà dell’uomo sono state sviluppate attraverso la lotta e il dolore, e continueranno a lungo ad essere sviluppate così; ma ci assicura anche che l'evoluzione è inevitabilmente seguita dalla dissoluzione,- che il punto più alto dello sviluppo è similmente il punto da cui comincia la regressione. E se noi siamo, ciascuno e tutti, mere forme deteriorabili e periture dell’essere,- condannate a sparire come le piante e gli alberi,- quale consolazione possiamo trovare nell' assicurazione in cui ora stiamo soffrendo per un beneficio futuro? Cosa ci può interessare se l’umanità diventerà più o meno felice in un'altra epoca lontana innumerevoli secoli, se a noi non resta nulla di più che vivere e morire in una comparabile miseria? O, per ripetere l'ironico dire di Huxley, "quale compensazione trovano gli Eohippus per le loro angosce attuali nel fatto che, milioni di anni dopo, uno dei suoi discendenti vincerà il Derby?"

Ma il processo cosmico può presumere totalmente un altro aspetto, se possiamo persuadere noi stessi, come ogni buddhista, che ogni essere è Unità,- che la personalità non è che una illusione che nasconde la realtà,- che tutte le distinzioni di "Io" e "tu" sono solo fantasmagorici films schizzati fuori da una sensazione peritura,- che perfino il Tempo e lo Spazio, come rivelati ai nostri sensi piccini, sono fantasmi,- che il passato, il presente ed il futuro in verità sono Uno. Pensate che il cavallo vincitore del Derby sia capace di ricordare di esser stato un Eohippus? Pensate che l'essere, una volta uomo, sia capace di guardare indietro attraverso tutti i veli di morti e nascite, attraverso tutte le evoluzioni dell'evoluzione, fino al momento della prima flebile crescita della facoltà senziente e oltre la non-senzienza;- che sia in grado di ricordare, come il Buddha del Jataka, tutte le esperienze delle sue innumerevoli incarnazioni, e riferirle come fiabe o parabole per la salvezza di un altro Ananda?

Noi abbiamo visto che non è il ‘Sé’, ma il ‘Non-Sé’- l’unica realtà che è sottostante a tutti i fenomeni – la quale passa da forma a forma. Lo sforzo per il Nirvana è una perpetua lotta fra il vero e il falso, la luce e l'oscurità, il sensoriale e l’extra-sensoriale; e l'ultima vittoria può essere ottenuta solo con la totale decomposizione dell'individualità mentale e fisica. Non può bastare la conquista di un solo sé: miliardi di ‘sé’ devono essere vinti. Perché il falso Ego è un composto di innumerevoli ère ed ha una vitalità che dura ben oltre gli universi. Ad ogni rottura e rilascio di una crisalide, una nuova crisalide appare,- forse più tenue, più diafana, ma intessuta di materia simil-sensoriale,- un tessuto mentale e fisico composto dal Karma delle illusioni, passioni, desideri, dolori e piaceri, ereditati dalle innumerevoli vite precedenti. Ma cos’è ‘ciò’ che sente? - il fantasma o la realtà?

Tutti i fenomeni dell’Auto-coscienza appartengono al falso ‘sé’,- ma soltanto un vero fisiologo potrebbe dire che la sensazione è un prodotto dell'apparato sensoriale, che non spiegherebbe però la sensazione. Non tanto nel buddhismo quanto nella fisiologia psicologica c’è un qualunque vero insegnamento delle due entità della sensazione. Nel buddhismo l'unica entità è l'Assoluta; ed a quell'entità il falso ‘sé’ sta in relazione ad un mezzo attraverso cui la corretta percezione è deflessa e distorta,- in cui ed a causa di cui la facoltà senziente e l’impulso divennero possibili. L'incondizionato Assoluto è al di sopra di tutte le relazioni: non ha nulla di ciò che noi chiamiamo dolore o piacere; non conosce nessuna differenza tra "Io" e "tu",--nessuna distinzione di luogo o di tempo. Ma, condizionato dall'illusione della personalità, diventa consapevole del dolore o del piacere, come un sognatore che percepisce le irrealtà senza 'essere consapevole della loro irrealtà’. Piaceri e dolori, e tutte le sensazioni correlate all’auto-coscienza sono allucinazioni. Il falso ‘sé’ esiste solamente come esiste nello stato di sonno; e la facoltà senziente e i desideri, e tutte le angosce e le passioni dell’essere, esistono solamente come le illusioni di quel sogno.

Ma qui ora noi giungiamo ad un punto in cui scienza e buddhismo divergono. La psicologia moderna non riconosce sensazioni non evolutivamente sviluppate attraverso le esperienze della razza e dell'individuo; il buddhismo invece asserisce l'esistenza di sentimenti che sono immortali e divini. Esso dichiara che in questa condizione Karmica la maggior parte dei nostri pensieri, sensazioni, percezioni, idee, sono relativi soltanto al ‘sé-fantasma’, che la nostra vita mentale è poco più di un flusso di sensazioni e desideri appartenenti all'egoismo, che i nostri amori ed odi, e speranze e paure, e piaceri e dolori, sono illusioni [3]; - ma dichiara anche che dentro di noi ci sono dei sentimenti più alti, più o meno latenti secondo il nostro grado di conoscenza, che non hanno niente a che fare col falso ‘sé’ e che sono eterni.

Sebbene la scienza dichiari che la natura ultima dei piaceri e dei dolori sia imperscrutabile, essa conferma parzialmente l'insegnamento buddhista sulla loro caratteristica di impermanenza. Entrambe sembrano appartenere ad elementi secondari piuttosto che primari della sensazione, ed entrambe sembrano essere evoluzioni,--forme di sensazione sviluppate, attraverso miliardi di esperienze di vita, dalle primitive condizioni in cui non poteva esservi né reale piacere e né reale sofferenza, ma solamente la più ottusa e vaga facoltà senziente. Maggiore è stata l'evoluzione e maggiore il dolore, e maggiore il volume di ogni sensazione. Dopo che è stato raggiunto lo stato di equilibrio, il volume della sensazione comincerà a diminuire. Dovranno prima venir estinti i piaceri più eccelsi ed i dolori più acuti; poi gradualmente i sentimenti meno complessi, secondo la loro complessità; infine, man mano che il pianeta si raffredda, non sopravviverà neanche la sensazione più semplice possibile alla più bassa forma di vita.

Ma, secondo il buddhismo, i più alti sentimenti morali sopravvivono alle razze, ai soli, ed a tutti gli universi. I puri sentimenti altruistici, impossibili alle nature più grossolane, appartengono all' Assoluto. Nelle nature generose, il divino diviene senziente,- e si anima all'interno del guscio illusorio, come un bambino prende vita nell'utero (per cui l’illusione stessa è chiamata ‘L'Utero del Tathâgata’). Nelle nature ancora più alte, i sentimenti che non sono del ‘sé’, trovano posto per la potente manifestazione,- risplendendo attraverso l’Ego-fantasma, come la luce attraverso un vaso. Tale è il puro amore altruistico, grande più dell’essere individuale - compassione suprema, - perfetta benevolenza, questi sentimenti non sono proprietà dell’uomo, ma dello stesso Buddha all'interno dell'uomo. E quando questi si espandono, tutti i sentimenti del ‘sé’ cominciano a indebolirsi ed a rarefarsi. Simultaneamente, la condizione dell’Ego-fantasma si purifica: tutte quelle opacità che oscuravano la realtà della Mente, all'interno della mente- miraggio, cominciano ad illuminarsi; ed il senso-di-infinito, come lo sprizzare di una luce, passa attraverso il sogno della personalità individuale fino ad attivare il risveglio divino. [1]

Tuttavia, nel caso del ricercatore medio, dopo che ha raggiunto la verità, questo affinamento con la decomposizione ultima del ‘sé’ può essere effettuato solo con una inesprimibile lentezza. L’individualità-fantasma, durando tuttavia solo per lo spazio di un'unica vita, si plasma aldifuori dalla somma delle sue qualità innate, e aldifuori della somma dei suoi propri particolari atti e pensieri. La nuova combinazione che ne fuoriesce,- una fresca individualità,- è un’altra prigione fatta di illusione per il Sé-Individuale[2]. Come nome e forma, il falso ‘sé’ si dissolve; ma i suoi impulsi sopravvivono e si ricombinano; e la distruzione finale di quegli impulsi - l'estinzione totale della loro vitalità fantasmagorica può richiedere una protrazione dello sforzo attraverso miliardi di secoli. Perpetuamente, dalle ceneri delle passate passioni ormai bruciate, rinascono più sottili passioni, - perpetuamente, dalle tombe delle illusioni, nuove illusioni risorgono. La più potente delle passioni umane è l'ultima a prodursi: essa persiste nelle condizioni sovrumane. Anche quando le sue forme più grossolane sono svanite, le sue tendenze ancora si celano in quei sentimenti originalmente derivati o intessuti con essa, - per esempio, la sensazione della bellezza, e la delizia della mente per le cose aggraziate. Sulla terra queste sono classificate fra le sensazioni più elevate. Ma in uno stato ultramondano indulgere in esse è carico di pericolo: un'occhiata o un contatto, può causare il riformarsi delle catene della schiavitù sensuale. Aldilà di tutti i mondi del sesso, vi sono strane zone in cui pensieri e ricordi diventano fatti oggettivi tangibili e visibili,- in cui si sono materializzati voglie e desideri emotivi,- ed in cui il minimo desiderio indegno può sembrare creativo.

Nella fraseologia religiosa Occidentale, si può dire che nella maggior parte di questo enorme pellegrinaggio, ed in tutte le zone del desiderio, le tentazioni aumentano quanto più cresce la forza spirituale di resistervi. In ogni successiva ascesi vi è un'ulteriore espansione delle possibilità di godimento, un aumento del potere, uno sviluppo della sensazione. Immensa è la ricompensa dell’auto-conquista; ma chiunque si sforzi per quella ricompensa si sforza per la vacuità. Uno non deve desiderare il paradiso come una condizione di piacere; è stato scritto, ‘I pensieri erronei per le gioie del paradiso sono ancora legati insieme con le rapide corde della concupiscenza’. Uno non deve desiderare di divenire un dio o un angelo. "Qualsiasi Fratello, O monaci" – ha detto il Maestro, - "può aver adottato la sua vita religiosa pensando, tra "né e sé, 'Con questa moralità io diventerò un angelo', la sua mente non è quindi incline allo zelo, alla perseveranza, all’esercizio". Forse la più vivida dimostrazione del dovere di colui che ottiene la vera felicità è quella data nel ‘Sutra del Gran Re della Gloria’. Questo grande re, entrando in possesso di ogni potere e ricchezza immaginabile, si astiene dai godimenti e, disprezzando gli splendidi onori, rifiuta le carezze di una Regina dotata di una "bellezza divina", e malgrado che dalle labbra di lei esca il suo desiderio per lui, egli l'abbandona. Lei, con deferente dolcezza ma non senza le ovvie e naturali lacrime, rispetta il suo volere; e lui subito dopo esce dall’esistenza. Ogni rifiuto così dei premi ottenuti con virtù aiuta a far causare ancora una nascita più fortunata in uno stato ancora più alto dell’essere. Ma nessuno stato dovrebbe tuttavia essere desiderato; ed è soltanto dopo che il desiderio per lo stesso Nirvana è cessato che il Nirvana può essere raggiunto.

Ed ora possiamo avventurarci per un breve tempo nella regione più fantastica dell’ontologia buddhista, - poiché, senza alcuna definita nozione del corso di evoluzione psichica descritta fin qui, il suggestivo valore del sistema non può essere equamente giudicato. Sicuramente, io sto chiedendo al lettore di considerare una teoria circa ciò che è oltre l’estremo limite possibile della conoscenza umana. Ma così come la maggior parte della dottrina buddhista può essere studiata ed esaminata all'interno del limite della conoscenza umana, troviamo giusto essere d’accordo con l’opinione scientifica meglio di come fa qualunque altra ipotesi religiosa; ed alcuni degli insegnamenti buddhisti dimostrano di essere incomprensibili anticipazioni delle moderne scoperte scientifiche,- e potrà mai, perciò, apparire irragionevole pretendere che anche le pure voglie di una fede così tanto più antica della nostra, e così tanto più capace di essere riconciliata con le più ampie espansioni del pensiero ottocentesco, meriti almeno una rispettosa considerazione?


 

NOTE in CALCE…

[1. Raggiungere lo stato della felicità perfetta ed eterna, è il Nirvana Supremo; perché allora tutti i fenomeni mentali - come i desideri, opinioni, ecc.- sono annichiliti. E così, quando sono annichiliti i fenomeni mentali, appare la vera natura della vera Mente con tutte le sue funzioni innumerevoli e le azioni miracolose".--KURODA, Outlines of the Mahâyâna.

[2. E’ sul soggetto di questa propagazione e perpetuazione di caratteristiche che la dottrina del Karma è in parziale concordanza con il moderno insegnamento scientifico della trasmissione ereditaria delle tendenze.]

[3. "piaceri e dolori hanno la loro origine dal contatto: dove non c'è contatto, essi non possono sorgere".--Atthaka-vagga, 11.]


 

IV° Parte – Esistenza e Non-esistenza.

La "non-esistenza è solamente l'ingresso al Grande Veicolo (Mahayana)".”-- Daibon-Kyôi.

"Ed in che modo, o Siha, uno parlando potrebbe veramente dire di me:

'Il Samana Gotama sostiene l’annichilimento;- egli insegna la dottrina

dell'annientamento'? Invero, o Siha, io proclamo l'annientamento della

concupiscenza, della malevolenza, dell’illusione; Io proclamo l'annientamento

delle molteplici condizioni (del cuore) che sono malvagie e non buone".- Mahavagga, vi. 31. 7.

"Nin mité, hô toké" (prima vedi la persona, poi predica la legge) è un proverbio Giapponese che significa che il buddhismo dovrebbe essere insegnato secondo la capacità del discepolo. Ed i grandi sistemi di dottrina buddhista sono davvero divisi in livelli progressivi (di solito cinque), per essere studiati in successione, o altrimenti, secondo l'abilità intellettuale dello studente. Ci sono anche molte varietà di speciali dottrine tenute dalle diverse "nétte e sotto-"nétte,--così che, per formare un qualsiasi soddisfacente contorno dell’ontologia buddhista, è necessario fare una sintesi di quello più importante e meno contraddittorio fra questi molti dogmi. Devo però dire che il buddhismo popolare non include concetti quali quelli che noi stiamo esaminando. Le persone credono al più semplice ‘credo’ di una vera trasmigrazione dell’anima. Le persone capiscono il Karma solo come la legge che è la punizione o la ricompensa di colpe commesse nelle vite precedenti. Le persone non si interessano sul Nehan o Nirvana[1]; ma esse pensano molto di più al Paradiso (Gokuraku), che i membri di molte "nétte credono possa essere raggiunto immediatamente dopo questa vita dagli spiriti buoni. I seguaci della "nétta più grande e più ricca tra quelle moderne- lo Shinshû - sostengono che, con l’invocazione di Amida, una retta persona può passare, subito dopo la morte, nel grande Paradiso Occidentale,- il Paradiso di nascita del Fiore-di-Loto -. Io non sto tenendo in nessun conto le credenze popolari in questo piccolo studio, né di dottrine particolari solamente a qualche singola "nétta.

Ma ci sono molte differenze nel supremo insegnamento quanto al conseguimento del Nirvana. Alcune autorità sostengono che la felicità suprema può essere ottenuta, o almeno vista, anche su questa terra; mentre altri dichiarano che il mondo presente è troppo corrotto per permettere una vita perfetta, e che soltanto ottenendo, attraverso le buone azioni, il diritto di rinascita in un buon mondo, gli uomini possono sperare nell'opportunità di praticare quella santità che conduce alla suprema beatitudine. L'altra opinione, che postula le superiori condizioni di essere in altri mondi, esprime meglio il pensiero generale del buddhismo contemporaneo in Giappone.

La condizione degli esseri umani e animali appartiene a quelli che sono chiamati i Mondi del Desiderio (Yoku-Kai),- che sono quattro di numero. Sotto di questi vi sono gli stati del tormento o inferni (Jigoku), riguardo ai quali molte cose curiose sono state scritte; ma né lo Yoku-Kai né i Jigoku, devono essere considerati in relazione allo scopo di questo piccolo saggio. Noi abbiamo a che fare solo con il corso di un progresso spirituale dal mondo degli uomini verso il Nirvana,--presumendo, secondo il moderno buddhismo, che il pellegrinaggio attraverso morti e rinascite debba continuare, almeno per la maggioranza dell’umanità, anche dopo il conseguimento delle più alte condizioni possibili su questo globo. La Via prosegue dalle condizioni terrene verso altri mondi superiori,- passando prima attraverso i Sei Paradisi del Desiderio (Yoku-Ten); - e quindi attraverso i Diciassette Paradisi della Forma (Shiki-Kai);--e alla fine attraverso i Quattro Paradisi del Senza-Forma (Mushiki-Kai) oltre i quali c’è il Nirvana.

Le esigenze della vita fisica - il bisogno di cibo, riposo, e relazioni sessuali - continuano ad essere sentite nei Paradisi del Desiderio, - che sembrerebbero essere mondi fisici più elevati piuttosto che ciò che noi comunemente intendiamo con l’espressione "il paradiso". In effetti, le condizioni in alcuni di essi sono come si suppone possano esistere in pianeti più favorevoli del nostro, - in sfere più grandi scaldate da un sole più generoso. E alcuni testi buddhisti li mettono realmente in remote costellazioni,- dichiarando che il Sentiero conduce da stella a stella, da galassia a galassia, da universo ad universo, su fino al Limite dell’Esistenza [2].

Nel primo dei cieli di questa zona, chiamato il Cielo dei Quattro Re (Shi-Tennô-Ten), la vita dura cinque volte più a lungo della vita su questa terra a seconda del numero di anni, ed ogni anno è uguale a cinquanta anni terrestri. I suoi abitanti mangiano e bevono, si sposano e procreano, alla stessa maniera dell’umanità. Nel cielo successivo (Sanjiu-san-Ten), la durata della vita vi è raddoppiata, e tutte le altre condizioni sono migliorate in maniera corrispondente; e le forme di passione più grossolana sono scomparse. L'unione tra i due sessi persiste, ma in una maniera curiosamente simile a quella che un certo Padre della Chiesa Cristiana desiderava che fosse stato possible,- un semplice abbraccio che fa generare un nuovo essere. Nel terzo cielo (che è chiamato Emma-Ten), dove la longevità è di nuovo raddoppiata, il minimo contatto può creare la vita. Nel quarto cielo, Cielo dell'Appagamento (Tochita-Ten), la longevità è ulteriormente aumentata. Nel quinto, o Cielo della Trasmutazione del Piacere (Keraku-Ten), strani e nuovi poteri sono ottenuti. Piaceri soggettivi vengono cambiati a volontà in piaceri oggettivi;- pensieri come pure desideri diventano forze creative;- e perfino il semplice atto di vedere può provocare concepimento e nascita. Nel sesto cielo (Také-jizai-Ten), i poteri ottenuti nel quinto cielo sono ulteriormente sviluppati; ed i piaceri soggettivi tramutati in oggettivi possono essere offerti ad altri, o condivisi con altri,- come doni materiali. Ma lo sguardo di un istante,--una semplice occhiata - può generare un nuovo Karma.

Gli Yoku-Kai sono tutti Cieli di vita sensoriale - paradisi che risponderebbero ai sogni di artisti, innamorati e poeti. Ma coloro che sono in grado di attraversarli senza precipitare - (ed una caduta, si badi, non è affatto difficile) - passano nell’Area Super-sensoriale, entrando prima nei Cieli di Osservazione Luminosa dell’Esistenza e di Calma Meditazione sull’Esistenza (Ujin-ushi-shôryo, o Kakkwan). Questi sono tre di numero,- ognuno più alto del precedente, e si chiamano Cielo della Santità, Cielo della Grande Santità e Cielo della Santità Suprema. Dopo di questi, vengono i cieli chiamati Cieli di Osservazione Luminosa della Non-esistenza e di Meditazione Calma sulla Non-esistenza (Mûjin-mushi-shôryo). Anche questi sono tre; ed i loro nomi secondo l’ordine significano, Luce Minore, Luce Insondabile, e Luce che Crea il Suono, o, Luce-sonora. Qui è raggiunto il più alto grado di gioia supersensuale possibile a quelle condizioni provvisorie. Più su vi sono gli stati chiamati Riki-shôryo, o i Cieli della Meditazione di Abbandono della Gioia. I nomi di questi stati nel loro ordine ascendente sono, Purezza Minore, Purezza Insondabile, e Purezza Suprema. In essi non vi è nessuna gioia né dolore, nessuna forte sensazione di alcun tipo vi esiste: c'è solo un leggero piacere negativo,- il piacere dell'Equanimità Celestiale [3]. Ancora più in alto di questi cieli vi sono le otto sfere della Meditazione Calma sull'Abbandono di ogni Gioia e Piacere (Riki-raku-shôryo). Esse sono chiamate Il Senza-nubi, Santità-Manifesta, Ampi Risultati, Vacuità di Nome, Privo di Calore, Bella-Apparenza, Visione-di-Perfezione, e Il Limite di Forma. Qui piacere e dolore, e nome e forma, spariscono all’improvviso. Ma vi restano idee e pensieri.

Colui che può passare attraverso questi reami supersensuali entra subito nel Mushiki-Kai,- i mondi del Senza-Forma. Questi sono quattro. Nel primo stato del Mushiki-Kai, è perso ogni senso di individualità: anche il pensiero di nome e forma viene estinto, e vi sopravvive soltanto l'idea di Spazio Infinito, o Vuoto-Vacuità. Nel secondo stato del Mushiki-Kai, anche questa idea di spazio svanisce; ed al suo posto interviene l'Idea di Pura Ragione Infinita. Ma questa idea di ragione è antropomorfica: è ancora un'illusione; e si affievolisce nel terzo stato del Mushiki-Kai, che è chiamato "Stato-di-Non-Trattenere-Nulla", o Mû-sho-u-shô-jô. Qui c’è solamente l'Idea dell'Infinito Nulla. Ma anche questa condizione è stata raggiunta grazie all'aiuto dell'azione della mente personale. Questa azione poi cessa quando è raggiunto il quarto stato del Mushiki-Kai,- il Hisô-hihisô-shô, lo stato di "non-più-assenza-di-nome-né-non-assenza-di-nome". Tuttavia, qui qualcosa della mentalità personale continua vagamente a stare a galla,- la vibrazione di Karma più difficile a morire,- l’ultima nebbia evanescente dell’essere. Essa si liquefa;- e quindi arriva l’incommensurabile rivelazione. Il Buddha dormiente e sognante, liberato dall'ultimo spettrale vincolo del Sé, subito sorge nella "beatitudine infinita" del Nirvana[4].

Ma non tutti gli esseri passano attraverso tutti questi stati sopra enumerati: il potere di poter risorgere velocemente o lentamente dipende dall'acquisizione di merito come pure dal carattere del Karma che deve essere superato. Alcuni esseri passano immediatamente nel Nirvana subito dopo la vita presente; alcuni dopo una sola nuova nascita; altri dopo due o tre nascite; mentre molti sorgono direttamente da questo mondo ad uno dei Cieli Supersensuali. Tutti questi sono chiamati Chô,- i ‘Saltatori’,- i migliori dei quali raggiungono il Nirvana subito dopo la loro morte come uomini o donne. Ci sono due grandi divisioni di “Chô”,- i Kwan, ‘Quelli-che-Ritornano’, ed i Fu-Kwan, ‘Quelli-che-Non-Ritornano’[5]. Talvolta, il ritorno può essere simile ad una prolungata regressione; e, secondo una leggenda buddhista sull'origine del mondo, i primi uomini erano esseri che precipitarono dal 'Kwô-on-Ten’, Il Cielo della Luce Sonora. Un rimarchevole fatto circa l’intera teoria dell’evoluzione è che l’evoluzione non è concepita (se non in casi molto rari) come un avanzamento per linee rette, ma come un avanzamento ondulatorio,- un ritmo di movimento fisico. Ciò è esemplificato dalla curiosa classificazione buddhista dei diversi brevi periodi da cui i Kwan, coloro che ritornano, possono sperare di arrivare al Nirvana. Questi brevi periodi sono divisi in Pari e Dispari;- il primo periodo include un eguale numero di rinascite celestiali e terrene; mentre nella seconda classe le rinascite intermedie celestiali e terrene non sono uguali in numero. Ci sono quattro tipi di questi stadi intermedi. Un amico Giapponese ha disegnato per me i seguenti diagrammi che chiaramente spiegano l’argomento.

Ciò può essere chiamato fantastico; ma si armonizza con la verità che ogni progresso deve essere necessariamente ritmico. Benché gli esseri non passino tutti attraverso ogni livello del grande viaggio, tutti gli esseri che raggiungono la Suprema Illuminazione con qualunque mezzo, acquisiscono certe facoltà che non appartengono alle loro particolari condizioni di nascita, ma solo alle particolari condizioni del loro sviluppo psichico. Questi sono, i Roku-Jindzû (Abhidjñâ),

o Sei Poteri Soprannaturali [6]:- (1) Shin-Kyô-Tsu, il potere di passare ogni-dove attraverso qualunque ostacolo,- per esempio, attraverso muri solidi;- (2), Tengen-Tsû, il potere dell’infinita visione;- (3) Tenni-Tsû, il potere di ascolto infinito;- (4) Tashin-Tsû, il potere di conoscere i pensieri di ogni altro essere;- (5) Shuku-jû-Tsû, il potere di ricordare le nascite precedenti;- (6) Rojin-Tsû, infinita saggezza, col potere di entrare a propria volontà nel Nirvana. I Roku-jindzû cominciano prima a svilupparsi nello stato di Shômon (Sravaka), e si espandono nelle condizioni più alte di Engaku (Pratyeka-Buddha) e di Bosatsu (Bodhisattva o Mahâsattva) poi. I poteri dello Shômon possono essere esercitati su duemila mondi; quelli degli Engaku o Bosatsu, in più di tre mila;- ma i poteri dello Stato di Buddha si estendono sull’intero cosmo.

Nel primo stadio della santità, per esempio, si crea il ricordo di un certo numero di nascite precedenti, insieme con la capacità di prevedere un numero corrispondente di nascite future;- nel successivo più alto stato il numero di nascite ricordate aumenta;- e nello stato di Bosatsu (bodhisattva) tutte le nascite precedenti sono visibili alla memoria. Ma il Buddha non solo vede tutte le sue proprie nascite precedenti, ma similmente tutte le nascite che ci sono sempre state o che ci saranno,- e tutti i pensieri ed azioni, del passato, presente, o futuro, di tutti gli esseri passati, presenti, o futuri…. Ora, questi sogni di potere sovrannaturale meritano attenzione a causa dell'insegnamento etico riguardo ad essi,- lo stesso che è intessuto attraverso ogni ipotesi buddhista, razionale o inconcepibile,- l’insegnamento dell’auto-rinuncia, o negazione-del-sé. Ed i Poteri Sovrannaturali non devono mai essere usati per piacere personale, ma solamente per il più alto beneficio,- la propagazione della dottrina, detta agli uomini. Qualunque esercizio di essi per scopi minori potrà risultare nella loro perdita – di sicuro significherebbe una regressione nel Sentiero [7]

Mostrarli allo scopo di generare ammirazione o meraviglia sarebbe come fare giochi di perfida destrezza con ciò che è divino; e lo stesso Maestro è ricordato per aver una volta rimproverato severamente una superflua dimostrazione di essi da parte di un discepolo [8]. Questa rinuncia non solo di una vita, ma di innumerevoli vite,- non solo di un mondo, ma di innumerevoli mondi,- non solo di piaceri naturali ma anche di sovrannaturali,- non solo di coscienza di sé, ma anche di stato divino,- è certamente non per il miserabile privilegio di cessare di essere, ma per un privilegio infinitamente più grande di tutto ciò che un paradiso possa mai dare. Il Nirvana non è una cessazione, ma una 'emancipazione’. Significa solo il passaggio da essere condizionati ad essere incondizionati,- la scomparsa di tutti i fantasmi mentali e fisici nella vera luce della Onnipotenza ed Onniscienza Senza-Forma. Ma l'ipotesi buddhista sostiene un certo suggerimento della persistenza di ciò che una volta è stato in grado di ricordare tutte le nascite e gli stati di essere limitati,- la persistenza dell'identità dei vari Buddha anche nel Nirvana, nonostante l'insegnamento che tutti i Buddha sono uno solo. Come riconciliare questa dottrina monista con l'assicurazione dei vari testi che l'essere che entra nel Nirvana, quando lo desidera, può anche riassumere una personalità terrena? Ci sono alcuni testi molto straordinari su questo soggetto nel Sutra del Loto della Buona Legge: per esempio quelli in cui il Tathâgata Prabhûtarâtna è dipinto come seduto "perfettamente estinto sul suo trono", mentre parla di fronte ad una vasta assemblea in cui egli è presentato come "il gran Veggente che, anche se perfettamente estinto per molti kôtis di eoni, ora viene a sentire la Legge". Questi stessi testi ci offrono la soluzione dell’enigma della molteplicità nell’unità; perché vi si dice anche che il Tathâgata Prabhûtarâtna e le miriadi di altri Buddha estinti che appaiono simultaneamente, siano stati tutte incarnazioni di un solo ed unico Buddha.

Dall'ipotesi di ciò che potremmo chiamare un monismo pluralistico, una sorta di riconciliazione è offerta, una sola realtà composta di diversi gruppi di coscienza, da subito indipendenti eppure interdipendenti,- o, per parlare di pura mente in termini di materia, uno ‘spirituale atomico Assoluto’. Questa ipotesi, sebbene non enunciata dottrinalmente nei testi buddhisti, è implicita distintamente sia dal testo che dal commentario. L'Assoluto del buddhismo è uno, come è uno l’etere. L’etere è concepibile solamente come un’unica composizione di unità [9].

L'Assoluto è concepibile (secondo ogni tentativo di sintesi delle dottrine Giapponesi) solo come composto di Buddha. Ma qui lo studioso scopre che sta viaggiando assai più lontano, forse oltre la linea del pensabile, in cui i filosofi Occidentali mai si sono avventurati. Tutti sono l’Uno;--ciascuno nell’unione diviene uguale con Tutti! A tutti noi vien dato di immaginare non solo che l'ultima realtà è composta di unità dell’essere-consapevole,- ma anche di credere che ogni unità

Sia permanentemente uguale ad ogni altra, ed infinita in potenzialità [10]. La realtà centrale di ogni creatura vivente è un puro Buddha: la stessa forma visibile e pensante, che diventa cellule, non essendo altro che Karma. Con un certo grado di verità, si potrebbe dire che il buddhismo alla nostra teoria di un universo di atomi fisici sostituisce l'ipotesi di un universo di unità psichiche. Non che necessariamente ciò neghi la nostra teoria di atomi fisici, ma si assume una posizione che potrebbe essere espressa così: "Ciò che voi chiamate atomi in realtà sono combinazioni, aggregazioni instabili, essenzialmente impermanenti e perciò essenzialmente non-reali. Gli atomi non sono che Karma". E questa posizione è suggestiva. Noi non conosciamo niente di niente della natura ultima della sostanza e del movimento: ma abbiamo evidenza scientifica che ciò che è noto è evoluto dall'ignoto; che gli atomi dei nostri elementi sono mere combinazioni; e che ciò che noi chiamiamo materia ed energia non sono che differenti manifestazioni di una sola ed infinita Ignota Realtà.

Vi sono meravigliosi dipinti buddhisti che ad un primo sguardo sembrano essere stati fatti, come altri dipinti Giapponesi, con baldi e sciolti colpi di un abile pennello ma che, esaminati da vicino, mostrano di essere stati eseguiti in una maniera assai più meravigliosa. Le figure, le caratteristiche, i vestiti, le aureole, ma anche lo scenario, i colori, gli effetti di nebbia o nuvole,-tutto, anche il minimo dettaglio di toni o di linee, è stato prodotto raggruppando microscopici caratteri Cinesi,- colorati secondo la posizione, e più o meno spessamente ammassati secondo le necessità di luce od ombra. In breve, questi ritratti sono composti totalmente aldifuori dei testi di Sutra: essi sono mosaici di minuti ideogrammi,- ogni ideogramma è una combinazione di colpi, e il simbolo alternativamente di un suono e di un'idea.

Il nostro universo è anch’esso così composto? - una fantasmagoria infinita composta solo da combinazioni (di combinazioni di combinazioni di combinazioni) di unità che trovano qualità e forma attraverso inimmaginabili affinità;- ora spessamente ammassate in solide oscurità; ora palpitanti in tremolanti vibrazioni di luce e colore; sempre e ovunque raggruppate grazie ad una stupefacente arte all’interno di un vasto mosaico di polarità;- eppure ogni unità in se stessa una complessità inconcepibile, ed ognuno in se stesso anche solo un simbolo, un carattere, un solo ideogramma del indecifrabile testo dell'Enigma Infinito?…. Chiedere ai chimici ed i matematici.


 

Parte V° - La Dottrina dell’Impermanenza

…"Tutti gli esseri che hanno vita metteranno da parte

La loro forma complessa,- quell’aggregazione di qualità

Mentale e materiale che, sia in cielo che sulla terra,

Dà loro quella individualità fugace". (Mahaparinirvana Sutra)

In tutti i sistemi teologici vi sono concezioni che non possono resistere al test della moderna analisi psicologica, e nel precedente profilo incompleto di una grande ipotesi religiosa saranno senza dubbio riconosciuti alcuni "fantasmi di credenze che bazzicano quei labirinti di proposte verbali in cui di solito i metafisici si perdono". Ma anche le verità saranno percepite,- grandi riconoscimenti della legge dell'evoluzione etica, del prezzo del progresso e della nostra relazione alla Realtà immutabile che dimora oltre ogni cambiamento.

Il rispetto buddhista dell'enormità di quell'opposizione al progresso morale che l’umanità deve superare è pienamente sostenuto dalla nostra conoscenza scientifica del passato con percezione del futuro. L’emancipazione mentale e morale è stata portata così avanti soltanto attraverso una continua lotta contro una ben più antica eredità della ragione o del sentimento morale,- contro gli istinti e gli appetiti della bruta vita primitiva. E l'insegnamento buddhista, che la media degli uomini può sperare di lasciarsi alle spalle la sua peggior natura solo dopo un periodo di milioni di vite future, è molto più una verità che una teoria. Solamente attraverso milioni di nascite noi siamo stati capaci di raggiungere questo nostro stato presente ancorché imperfetto; e le oscure eredità del nostro passato più buio sono ancora forti abbastanza per prevalere sulla ragione ed il sentimento etico. Ogni futuro passo diretto sul percorso morale dovrà essere preso contro lo sforzo unito di milioni di spettrali volontà illuse. Perché quei ‘sé’ passati che preti e poeti ci hanno detto di usare come passi per cose più alte non sono morti, né è probabile che muoiano nelle prossime mille generazioni a venire: essi sono troppo ‘vivi’;- essi hanno ancora il potere di afferrare il piede che arranca,- talvolta perfino di rigettare lo scalatore giù nel limo primordiale.

Ancora, nella sua leggenda dei Paradisi del Desiderio,- progresso per cui dipende l'abilità della virtù trionfante di rifiutare ciò che ha ottenuto,- il buddhismo ci offre una magnifica storia piena di verità evolutiva. Le difficoltà dell’auto-elevazione morale non scompaiono col miglioramento materiale delle condizioni sociali - che ai giorni nostri sono alquanto aumentate. Quando la vita diviene più complessa, più multiforme, così similmente aumentano gli ostacoli all’emancipazione etica,- allo stesso modo i risultati di pensieri ed azioni. L'espansione del potere intellettuale, il raffinamento della sensibilità, l'allargamento delle simpatie, l'intensivo espandersi del senso di bellezza,- tutto ciò moltiplica i pericoli etici così come certamente ne moltiplica le opportunità. I maggiori risultati materiali della civilizzazione, e l'aumento delle possibilità di piacere, esigono un esercizio di autocontrollo ed un potere di equilibrio etico, però impossibile e inutile negli stati di esistenza più antichi e più bassi.

La dottrina buddhista dell’impermanenza è anche la dottrina della scienza moderna: l’una o l’altra potrebbe essere dichiarata con le stesse parole. "La Conoscenza naturale", scrisse Huxley in una delle sue ultime e più eccellenti composizioni, "tende sempre più alla conclusione che 'tutti i cori del Cielo e la materia della terra' sono forme transitorie di pezzi di sostanza cosmica {sic} che si incamminano lungo la strada dell'evoluzione da nebulose potenzialità,- attraverso le infinite nascite di soli, stelle, pianeti e satelliti,- attraverso tutte le varietà di materia,- attraverso le infinite diversità di vita e pensieri,- possibilmente attraverso modalità dell’essere di cui noi non abbiamo concezione né siamo competenti a formarcene una,- indietro fino all’indefinibile latenza da cui essi sorsero. Così l'attributo più ovvio del Cosmo è la sua impermanenza" [11].

E, alla fine, si può dire che il buddhismo presenta non solo una straordinaria concordanza con il pensiero del diciannovesimo secolo riguardo all'impermanenza di tutti gli aggregati, all’etico significato dell'ereditarietà, alla lezione dell'evoluzione mentale, al dovere del progresso morale, ma è d'accordo con la scienza anche nel ripudiare ugualmente le nostre dottrine di spiritualismo e materialismo, la nostra teoria di un Creatore e di una speciale creazione, e la nostra credenza nell'immortalità dell'anima. Tuttavia, malgrado questo ripudio delle stesse origini della religione Occidentale, esso è stato in grado di darci la rivelazione di maggiori possibilità religiose,- ed anche i suggerimenti di un più nobile e universale credo scientifico, che siano mai esistiti. In questo stesso preciso periodo della nostra propria evoluzione intellettuale, quando la fede in un Dio personale se ne sta andando via,- quando sta divenendo impossibile la credenza in un'anima individuale,- quando le menti più religiose si ritirano da tutto ciò che noi chiamiamo religione,--quando il dubbio universale è un peso crescente riguardo all’aspirazione etica,- è offerta una luce dall’Oriente. Ivi, ci troviamo in presenza di una più antica e vasta fede,- che non sostiene grossolane concezioni antropomorfiche della Realtà incommensurabile, e che nega l'esistenza di un’anima, ma ciononostante inculca un sistema di moralità superiore a qualunque altro sistema, e mantiene una speranza che nessuna possibile forma futura di conoscenza positiva può essere distrutta. Rinforzato dall'insegnamento della scienza, l'insegnamento di questa fede più antica è che per migliaia di anni noi abbiamo pensato, e stiamo pensando, in modo capovolto, e cioè dall’interno verso l’esterno. La sola realtà è l’Uno;- tutto quello che noi abbiamo preso per la Sostanza è solamente Ombra;- il fisico è il non-reale;--e l'uomo-esterno è il fantasma.


 

NOTE in calce:

[1. Non passa giorno che io non senta dire tali parole come ingwa, gokuraku, gôshô,- o le altre parole che si riferiscono al Karma, al paradiso, la vita futura, la vita passata, ecc. Ma io non ho mai sentito un uomo o una donna del popolo usare la parola "Nehan"; ed ogni qualvolta io mi sono avventurato ad interrogare qualcuno sul Nirvana, perlopiù, ho trovato che il suo significato filosofico era ignoto. D'altra parte lo studioso Giapponese parla di Nehan come la Realtà,- del Cielo, o come una condizione provvisoria o come una parabola.]

[2. Questa localizzazione astronomica delle condizioni più elevate dell’essere, o di altri "Campi-di-Buddha", può far sorridere; ma tuttavia suggerisce innegabili possibilità. Non c'è assurdità nel supporre che le potenzialità della vita, la crescita e lo sviluppo passino realmente, con diffusione e concentrazione nebulare, da sistemi estinti a sistemi nuovi. Infatti, il non immaginare questo, nel nostro presente stato di conoscenza, è appena possibile per la mente razionale.]

[3. Si tenga a mente questa concezione della bella definizione di Equanimità di Mr. Spencer:- "L’Equanimità può essere paragonata a luce bianca che, benché composta di numerosi colori, è incolore; mentre i piacevoli e dolorosi stati della mente possono essere paragonati alle varie modificazioni della luce risultanti incrementando le proporzioni di alcuni raggi, e diminuendo le proporzioni di altri".—Principles of Psychology.]

[4. L'espressione "beatitudine infinita" come sinonimo di Nirvana è preso dal “Le Domande di Re Milinda”.]

[5. Nel Mahaparinirvana Sutra vi è l'esempio di una donna che giunse a questa condizione:- "La sorella Nanda, O Ananda, grazie alla distruzione dei cinque vincoli che legano la gente a questo mondo è divenuta un’abitante del più alto dei Cieli, - per passare totalmente oltre,- e quindi per non più ritornare"]

[6. Diversi sistemi buddhisti danno differenti enumerazioni di questi misteriosi poteri di cui i nomi Cinesi letteralmente significano:(1) La Calma-Meditazione-esteriore-che-non-porta-ostacolo-alla-saggezza;-(2) Cielo-Occhio-che-non-ostacola-la-saggezza;--(3) Cielo-Orecchio-che-non-ostacola-la-saggezza;- (4) Altre-menti-che-non-ostacolano-la-saggezza;- (5) Stati-Precedenti-di-mente-che-non-ostacolano-la-saggezza;- e infine,(6) l’ Estinzione-che-non-ostacola-la-saggezza.]

[7. Si suppone che gli esseri che sono giunti allo stato di Engaku o di Bosatsu non siano capaci di regressione, né di alcun serio errore; ma in bassi stati spirituali le cose sono diverse…]

[8. Vedasi una curiosa leggenda nei Testi del Vinaya,--Kullavagga, v. 8, 2.]

[9. Questa posizione, si osserverà, è molto diversa da quella di Hartmann, il quale sostiene che "ogni molteplicità di individualizzazione appartiene alla sfera del fenomenico". (vol.ii. pag.233 della traduzione Inglese). Piuttosto, vien fatto di ricordare al pensiero di Galton che gli esseri umani "possono contribuire più o meno inconsciamente alla manifestazione di un vita più alta della nostra,- un po’ come le cellule individuali di uno degli animali più complessi contribuiscono alla manifestazione del suo più alto ordine di personalità". (Hereditary Genius, p. 361). Un altro pensiero di Galton, espresso sulla stessa pagina dell’opera già citata, è ancor più fortemente suggestivo del concetto buddhista:--"Non dobbiamo permetterci di considerare ogni personalità umana o altra, come qualcosa di sovrannaturale aggiunto alla capacità naturale, ma piuttosto come una segregazione di ciò che già esisteva, sotto una forma nuova e come conseguenza regolare delle condizioni precedenti…. Né dobbiamo venir fuorviati dalla parola 'individualità'…. Noi possiamo guardare a ciascun individuo come a qualcosa di non completamente liberato dal suo genitore-sorgente,- come un'onda che è stata sollevata e plasmata da condizioni normali in un illimitato ed ignoto oceano".

Il lettore dovrebbe ricordare che l'ipotesi buddhista non implica né individualità né personalità nel Nirvana, ma semplice entità,- non un corpo spirituale, nel nostro significato del termine ma solamente una coscienza divina. "Cuore", nel senso di mente divina, è un termine usato in certi testi giapponesi per descrivere tale entità. Nel Dai-Nichi Kyô Sô (Commentario sul Dai-Nichi Sutra), ad esempio, c’è l'asserzione:--"Quando tutti i semi della vita-Karma sono completamente bruciati ed annichiliti, allora il puro e vuoto cuore-Bodhi è raggiunto". (Si può anche osservare che i metafisici buddhisti usano il termine "corpo-vacuità" per descrivere una delle condizioni più elevate dell'entità). Anche il seguente verso, dal cinquantunesimo volume dell’opera chiamata Daizô-hô-sû sarà trovato interessante:-"Con l’esperienza il Tathâgata possiede tutte le forme,- forme per innumerevole moltitudine come i granelli di polvere dell'universo.... Il Tathâgata si trova a nascere nei luoghi che desidera, [lett. 'si trasporta'- cioè, sull’Oceano di Nascita e Morte] o in accordo al desiderio di altri, e lì salva tutti gli esseri senzienti. Quale che sia la sua volontà trova un luogo di dimora, e lì egli si incarna: ciò è chiamato ‘Corpo-di-nascita-volontaria’... Il Buddha rende il suo corpo la Legge (Dharma), e resta puro come lo spazio vuoto: e ciò è chiamato ‘Corpo-della-Legge (Dharmakaya)".]

[10. Buona parte di questo pensiero buddhista è realmente incarnato nel seguente verso di Tennyson,- "Illimitato all’interno, nell'atomo; illimitato all’esterno, nell'Intero".]

[11. Tratto da “Evoluzione ed Etica”.]


VI° Parte – Siamo e saremo Polvere…

"Che il Bodhisattva reputi tutte le cose come aventi la natura dello spazio vuoto,

in permanenza uguali allo spazio; senza essenza, senza sostanzialità…".

(Saddharma Pundarika- Sutra del Loto).

Io ho vagato ai limiti della città; e la strada che seguivo a un certo punto è diventata ruvida, quasi campestre, iniziando a dirigersi attraverso campi di riso verso un piccolo villaggio ai piedi delle colline. Tra la città e i campi di riso, un vago e disboscato tratto di terra costituisce un favorito terreno di gioco per i bambini. Ci sono alberi, spazi di erba per rotolarsi, molte farfalle, e una bella distesa di ciottoli. Io mi fermo a guardare i bambini.

Dalle banchine ai lati della strada alcuni di essi stanno divertendosi con della creta bagnata, facendo piccoli modellini di montagne e fiumi e campi di riso; piccoli villaggi di fango, ed anche imitazioni di contadini con cappelli,- e piccoli templi di fango, e giardini di fango con stagni e ponti curvi e imitazioni di lanterne di pietra (tôrô); e similmente cimiteri in miniatura, con pezzi di pietra come monumenti. Ed essi giocano al funerale,- seppellendo cadaveri di farfalle e cicale (semi), e fingendo di ripetere sutra buddhisti sulla tomba. Ma domani essi non oseranno più fare questo; perché l’indomani sarà il primo giorno della festa dei Morti. Durante questa festa è severamente vietato molestare insetti, specialmente cicale, alcune delle quali hanno sulle loro teste piccoli caratteri rossi che si dice essere nomi di Anime.

In tutti i paesi i bambini giocano alla morte. Prima che giunga il senso di identità personale, la morte non può essere considerata seriamente; e l'infanzia, a tal riguardo, pensa forse in modo più corretto che non gli impacciati adulti. Ovviamente, se a quei piccoli fosse detto, in qualche luminosa mattina, che un compagno di giochi se n’era andato via per sempre,- svanito via per rinascere, ci sarebbe un ben più reale, anche se pur sempre vago, senso di perdita, molti che si asciugherebbero gli occhi con le loro maniche multicolori; ma in un momento la perdita sarebbe dimenticata ed i giochi ricomincerebbero. L'idea di cessare di esistere non potrebbe minima-mente entrare nella mente di un bambino: le farfalle e gli uccelli, i fiori, il fogliame, la stessa dolce estate gioca con loro a morire;- queste cose sembrano andarsene via, ma tutto di nuovo ritorna dopo che è la neve andata via. Il vero dolore e la paura della morte sorgono in noi solamente tramite la lenta accumulazione di esperienze con dubbi e sofferenze; e questi piccoli ragazzi e ragazze, essendo Giapponesi e buddhisti, in qualunque occasione non vogliono mai sentire la morte, come invece voi ed io facciamo. Essi avranno ragione di temerla per la salute di qualcun’altro, ma non per loro stessi, perché impareranno che loro sono già morti milioni di volte, e hanno dimenticato il problema, proprio come uno dimentica il dolore del mal di denti quando il dente è stato tolto. Nella luce stranamente penetrativa del loro credo, l’insegnamento della illusorietà di ogni sostanza,- proprio come quei Raggi X ultimamente scoperti che rendono visibile la spettralità della carne,- questo loro mondo presente, con le sue grandi montagne e fiumi e campi di riso a loro non apparirà molto più vero di quello creato con i panorami di fango, che essi fecero nell’infanzia. Ed è assai probabile che non sia molto più vero.

A questo pensiero, io divento consapevole di un improvviso leggero colpo, alquanto familiare, e mi vedo colpito dall'idea della Sostanza come Non-realtà. Questo senso di vuoto delle cose, o vacuità, viene solamente quando la temperatura dell'aria è così equanimamente collegata alla temperatura della vita da farmi dimenticare di avere un corpo. Il freddo stimola dolorose nozioni di solidità; il freddo aumenta l'illusione della personalità; il freddo ingrandisce l'egoismo e intirizzisce il pensiero, il freddo srotola le piccole ali dei sogni illusori.

Oggi è uno di quei giorni caldi e silenziosi in cui è possibile pensare alle cose come esse sono in realtà,- quando oceano, monti, e pianure sembrano non più veri dell’arco di vuoto blu che è sopra di loro. Tutto è miraggio,- il mio stesso fisico, e la strada illuminata dal sole, ed il lento incresparsi del grano sotto il vento sonnecchiante, ed i tetti ricoperti di paglia oltre la foschia dei campi di riso, e le curve blu delle nude colline dietro a tutto il resto. Ho la duplice sensazione di essere io stesso un fantasma, e di essere infestato,- risucchiato dalla luminosa e prodigiosa spettralità fantasmagorica del Mondo.

In quei campi ci sono uomini e donne che lavorano. Essi sono ombre semoventi e colorate; e la terra sotto di loro - da cui essi sorgono, ed a cui essi dovranno ritornare - è ugualmente un’ombra. Solamente la Forza dietro all'ombra, che fa e disfa, è reale,- perciò è invisibile. Un po’ come la Notte che divora ogni ombra minore, questa fantomatica terra alla fine ci ingoierà, e in seguito essa stessa svanirà via. Ma le piccole ombre e l'Ombra-mangiatrice dovranno di sicuro riapparire,- dovranno rimaterializzarsi in qualche luogo ed in qualche modo. Questa terra sotto di me è vecchia come la Via Lattea. Chiamatela come vi pare,- creta, suolo, polvere: i suoi nomi non sono che simboli di sensazioni umane, che non hanno niente in comune con essa. Essa realmente è senza-nome ed innominabile, essendo una massa di energie, tendenze, possibilità infinite; perché fu fatta dallo sbattere di quel non-navigabile Mare di Nascita e Morte, di flutti e marosi non visti scoppiare in una schiuma di stelle nella Notte eterna. E non è priva di Vita: anzi, alimenta la vita, e la vita visibile nasce da essa. E’ polvere di Karma, che aspetta di entrare in nuove combinazioni,- polvere del più antico Essere in quello stato tra nascita e nascita che i buddhisti Cinesi chiamano Chû-U. Essa è composta di forze, e di null’altro; e quelle forze non sono solo di questo pianeta, ma di innumerevoli mondi scomparsi.

C'è un qualcosa visibile, tangibile, misurabile, che non sia mai stato mischiato con la facoltà senziente?- un atomo che non abbia mai vibrato nel piacere o nel dolore?- un alito che non sia mai stato solo il piangere o parlare?- una goccia che non sia mai stata solo una lacrima? Sicuramente questa polvere ha avuto la capacità di sentire. Ed è stata tutto ciò che noi sappiamo; anche più di ciò che non possiamo sapere. In tempi indicibili, essa è stata nebulosa e stella, pianeta e luna. E’ stata anche Divinità,- il Dio-Sole di mondi che l’hanno adorato e venerato in altri eoni. "Ricordati, Uomo, non sei che polvere!"- un breve e profondo detto come il materialismo che si ferma solamente alla superficie. Perché, cos’è la polvere? "Ricordati, o Polvere, che tu sei stata Sole, e diventerai di nuovo Sole!…. Tu sei stata Luce, Vita, Amore;- e in tutti questi, per incessante magia cosmica, tu tornerai ad esserlo di nuovo molte volte!"

Perciò, quest’Apparizione Cosmica è assai più che evoluzione che si avvicenda con la dissolu-zione: è infinita metempsicosi; è perpetua palingenesi. Quelle antiche predizioni di una vera Resurrezione fisica non erano falsità; erano piuttosto anticipazioni di una verità più vasta di tutti i miti e più profonda di tutte le religioni. Gli astri solari si nutrono delle loro fantasmagoriche fiamme; ma fuori dalle loro tombe nuovi soli vengono ad essere. Cadaveri di mondi passano tutti su qualche pira funebre solare; ma in seguito rinascono di nuovo dalle loro proprie ceneri. Questa terra dovrà morire: i suoi mari diventeranno Sahara. Ma quei mari una volta esistevano nel sole; e le loro morte maree, rianimate dal fuoco, verseranno i loro tuoni sulle coste di un altro mondo. Trasmigrazione-trasmutazione: queste non sono favole! Cos’è impossibile? Non i sogni di alchimisti e poeti;- il metallo grezzo può davvero trasformarsi in oro, un gioiello in un occhio vivente, il fiore in carne. Cos’è impossibile? Se i mari possono passare dal mondo al sole, e dal sole di nuovo al mondo, che dire della polvere dei ‘sé’ morti,- polvere di memorie e pensieri? Ecco la Resurrezione,- ma una resurrezione più stupefacente di quella sognata dalle credenze Occidentali. Le emozioni morte di sicuro si rianimeranno come i soli morti e le lune morte. Soltanto, proprio come noi possiamo adesso discernere, non ci sarà nessun ritorno delle identiche individualità. La riapparizione sarà sempre una mera ricombinazione del preesistente, un riadattamento delle affinità, una reintegrazione dell’essere, informato con l'esperienza di un essere antecedente. Il Cosmo è il Karma.

Soltanto a causa di illusione e follia noi rifuggiamo dalla nozione dell’auto-impermanenza. Per ciò, cos’è la nostra individualità? Di sicuro non è l'individualità: è la incalcolabile molteplicità. Cos’è il corpo umano? Una formazione costituita da miliardi di entità viventi, un'agglomerazione impermanente di individui chiamati cellule. E l'anima umana? Un composito di quintilioni di anime. Noi siamo, ciascuno e tutti, un’infinita combinazione di frammenti delle vite anteriori. Ed il processo universale che continuamente si dissolve e continuamente ricostruisce la personalità è sempre in funzione, e perfino in questo momento sta funzionando, in ognuno di noi. Quale essere ha avuto mai un sentire totalmente nuovo, un'idea assolutamente nuova? Tutte le nostre emozioni e pensieri e desideri, sempre e ovunque mutevoli e crescenti nei diversi periodi della vita, sono solamente composizioni e ricomposizioni delle sensazioni, idee e desideri di altre persone, soprattutto di persone decedute,- milioni di miliardi di persone morte. Cellule ed anime sono esse stesse ricombinazioni, aggregazioni presenti di intrecci passati di forze,- forze di cui nulla è conosciuto, salvo il fatto che esse appartengono agli oscuri Creatori-Ombra di universi.

Se voi (con ‘voi’, intendo qualunque altra agglomerazione di anime) realmente desideraste l'immortalità come ‘agglomerazione’, io non potrei parlare. Però, confesso che non potrei dire: "la mia mente per me è un regno!"- Piuttosto è una fantastica repubblica, quotidianamente più agitata da rivoluzioni di quante mai accaddero in Sud-America; ed il governo nominale, che si suppone essere razionale, dichiara che un'eternità di tale anarchia non è affatto desiderabile. Vi sono anime che vogliono volare alte nell’aria, anime che vogliono nuotare nell’acqua (di mare, io penso), ed anime che vogliono vivere in boschi o sulle cime di montagne. Anime che arden-temente desiderano il tumulto di grandi città, ed anime che bramano indulgere nella solitudine;-anime tropicali, anche nei vari livelli di nuda barbarie;- anime nomadi che esigono la libertà senza tributi;- anime conservatrici, delicate, fedeli all’impero e alla tradizione feudale, ed anime che sono Nichiliste, che meritano la Siberia;- anime insonni, che odiano l’inazione ed anime di eremiti, che dimorano in un isolamento così meditativo che solo ad intervalli di anni io posso vederli andare in giro;- anime che hanno fede nei feticci;- anime politeistiche - anime che proclamano l’Islam;- ed anime medioevali, che amano l’ombra del chiostro, l’incenso, la debole luce dei ceri e la spaventosa altitudine delle oscurità Gotiche. Una cooperazione fra tutte queste non può essere nemmeno pensata: c'è sempre qualche problema,- rivolte, confusione, guerre civili. La maggioranza detesta questo stato di cose: le moltitudini emigrerebbero volentieri. E la più saggia minoranza sente di non aver mai bisogno di speranza per migliori condizioni fino a dopo la totale demolizione della struttura sociale esistente.

Io sono un'individuo,- un’anima individuale! No, io sono una popolazione,- un’impensabile popolazione per la moltitudine, composta anche da gruppi di mille milioni! Generazioni di generazioni, io sono, eoni di eoni! Innumerevoli volte il prodotto che ora mi crea è stato sparso, e mescolato con altri fluidi. Che ci importa, quindi, della prossima disintegrazione? Forse, dopo trilioni di ère, dopo diverse dinastie di soli bruciati, il meglio di me potrà di nuovo essere rimesso insieme. Se uno potesse solamente immaginare una qualche spiegazione del Perché! Le domande del Come e Dove sarebbero assai meno fastidiose poiché, benché vagamente, il Presente ci assicura il Futuro e il Passato. Ma il Perché! Perché?

La voce garrula di una giovane fanciulla dissolve le mie fantasticherie. Lei sta tentando di insegnare al suo giovane fratello come fare il carattere Cinese per ‘Uomo’,- intendo Uomo con la Maiuscola. Prima lei disegna nella polvere un tratto che si inclina in giù da destra a sinistra, così (vedi sotto):

poi ne disegna un altro andando da giù in su, congiungendo poi i due a formare il perfetto carattere ji, o hito, che significa una persona di entrambi i sessi o l’umanità:-

Poi lei cerca di imprimere l'idea di questa forma nella memoria del bambino con l’aiuto di una pratica illustrazione,- probabilmente imparata a scuola. Lei rompe un pezzo di legno in due parti, e riesce a bilanciare i pezzi l'un contro l'altro più o meno sullo stesso angolo, come quello fatto dai due tratti del carattere. "Ora vedi", lei dice, "ciascuno si regge solo con l’aiuto dell'altro. Uno non può stare in piedi da solo. Perciò il ji è come l’umanità. Senza aiuti, uno non può vivere in questo mondo; però, trovando aiuto, e dando aiuto, ognuno può vivere. Se nessuno aiutasse nessuno, tutte le persone crollerebbero giù e morirebbero".

Questa spiegazione può non essere filologicamente esatta; i due pezzi di legno stanno come evoluzionale esempio per un paio di gambe,- tutto ciò sopravvive nel moderno ideogramma dell'intero uomo raffigurato nel primitivo disegno-scrittura. Ma l’idea alquanto morale è molto più importante del fatto scientifico. Esso è anche un delizioso esempio di quel metodo vecchio-stile di insegnare che investì ogni forma ed ogni evento di un significato etico. Inoltre, come mero articolo di informazioni morali, esso contiene l'essenza di ogni religione terrena, e la parte migliore di ogni filosofia altrettanto terrena. Questa piccola cara fanciulla è una sacerdotessa del mondo, con la sua voce da colomba ed il suo innocente vangelo su di una lettera! Veramente, in quel vangelo c’è l'unica possibile attuale risposta ai problemi ultimi. E’ tutto nel suo significato universalmente sentito, - come pure nel suo totale suggerimento di legge spirituale e materiale, di amore e aiuto universalmente accettato,- che questo mondo in apparenza visibile e solido immediatamente svanirebbe, secondo gli Idealisti, come fumo! Perché è stato scritto che in qualsiasi tempo tutte le menti umane sono concordi nel pensiero e nella volontà con la mente dell'Insegnante, e non rimarrà neanche una particella di polvere che non entri nella Buddhità!.


 

VII° Parte- ALL'INTERNO DEL CERCHIO

Né il dolore personale né il piacere personale, possono realmente essere espressi in parole. Non è possibile comunicarli mai nella loro forma originale. È solo possibile, con un vivido ritratto delle circostanze o condizioni che li provocano, risvegliare nelle menti sensibili alcune analoghe qualità di sensazioni o sentimenti. Ma se le circostanze che provocano il dolore o il piacere sono totalmente estranee alle comuni esperienze umane, allora nessuna rappresentazione potrà essere completamente portata alle sensazioni che esse hanno richiamato. Perciò, ogni tentativo di riferire il vero dolore provato nel vedere le mie nascite precedenti, è senza speranza. Io posso solamente dire che nessuna possibile combinazione di sofferenza per l’essere individuale potrebbe essere paragonata ad un tale dolore,- dolore intessuto da innumerevoli vite.

Sembrava come se ogni nervo del mio corpo fosse stato prolungato in una mostruosa rete di facoltà senziente prodottasi attraverso un milione di anni,- -e come se tutto quello smisurato ordito e trama, con tutti i suoi fili tremolanti, stesse riversando nella mia coscienza, da un passato abissale, un orrore senza nome – un orrore così enorme che il cervello umano non sa e non può trattenere. Perché, non appena mi voltai a guardare indietro, io divenni duplice, quadruplice, ottuplice--io mi moltiplicai con progressione aritmetica; Io divenni centinaia e migliaia,--e in me sentii il terrore di migliaia e migliaia,--e la disperazione con l'angoscia di migliaia e migliaia,--e rabbrividii con l'agonia di migliaia e migliaia; senza però conoscere il piacere di nessuno. Tutte le gioie, tutte le delizie, apparvero solo come nebbia o illusioni: solamente il dolore e la paura erano reali,--e sempre, sempre più in aumento. Poi, nel momento in cui il mio stesso sentire sembrò scoppiare nella dissoluzione, un tocco divino fece cessare la visione spaventevole, e mi riportò ancora la semplice coscienza del solo presente. Oh! come indicibilmente deliziosa fu quella improvvisa scomparsa; il ritorno dalla molteplicità all’unità!- quell’immenso e incommensurabile collasso del Sé ignorante nel cieco oblìo dell’ottundimento dell'individualità!

"Anche agli altri", aveva detto la voce dell’essere divino che mi aveva così salvato,--"agli altri nella stessa condizione è stato permesso di vedere qualcosa delle loro esistenze precedenti. Ma nessuno di loro potrebbe mai resistere nel guardare così lontano. Il potere di vedere tutte le nascite precedenti appartiene solo a coloro che sono diventati eternamente liberati dai vincoli del Sé. Ciò esiste quando si è fuori dall’illusione,--fuori dal nome e forma; ed il dolore non può più accostarsi a loro. Ma a voi, restando nell’illusione, nemmeno il Buddha potrebbe dare nulla più che un piccolo metodo per ottenere il potere di guardare indietro. Tutti voi, nel migliore dei casi, siete ancora stregati dalle follie dell’arte, della poesia e della musica,--illusioni di colori e forme,--illusioni di discorsi sensuali, e di suoni sensoriali".

"Ancora, quell'apparenza che voi chiamate Natura - che non è che un altro nome per il vuoto e l’ombra – vi inganna e vi incanta, e vi riempie di sogni di desiderio per le cose dei sensi. Ma, colui che veramente desidera conoscere, non deve amare questo fantasma (Natura) - non deve trovare delizia nella radianza di un cielo chiaro,--né nella vista del mare,--né nel suono del fluire dei fiumi,--né nelle forme di montagne, boschi e valli,--e neppure nei loro colori".

"Colui che veramente desidera conoscere, non deve trovar delizia nel contemplare le opere e le azioni degli uomini, né nell’ascoltare le loro conversazioni, né nell'osservare i drammi delle loro passioni e delle loro emozioni. Tutte queste cose non sono altro che vaghi cerchi e spirali di fumo, - bagliori di luccicanti vapori,-- cose fantasmagoriche e impermanenti".

"Perché i piaceri che gli uomini chiamano alti, nobili o sublimi, non son altro che il peggior sensualismo, la più sottile falsità: velenose infiorescenze pseudo-apparenti della personalità,-- tutte radicate nel più antico limo di appetiti e desideri. Gioire nella radianza di un giorno senza nubi, vedere le ombre delle montagne che si spostano con il ruotar del sole,- guardare il movimento delle onde, l'evanescenza del tramonto, - trovar fascino nel fiorire di piante o alberi: tutto ciò appartiene ai sensi. Nondimeno è dei sensi il piacere di osservare azioni chiamate grandi, belle o eroiche, - poiché è unito col piacere di immaginare quelle cose per cui gli uomini si sforzano miseramente in questo misero mondo: i brevi amori, la fama e l’onore,-- tutte cose di cui sono vuoti come la schiuma passeggera".

"Il cielo, il sole, ed il mare;-- i monti, i boschi, le pianure;--tutti gli splendori, forme e colori,- sono solo spettri. I sentimenti, i pensieri e le azioni degli uomini,--ritenute sia alte che basse, nobili o ignobili,--tutte le cose immaginate o fatte per qualche personale scopo eterno, non sono che sogni nati da sogni che producono vacuità. Ad un attento vedere, tutte le sensazioni del ‘sé’,--tutto l’amore e l’odio, le gioie e i dolori, la speranza e il rammarico, sono solo ombre;--la gioventù e la vecchiaia, la bellezza e l’orrore, la dolcezza e la pazzia, non sono differenti;--la morte e la vita sono la stessa identica cosa; e lo Spazio e il Tempo esistono solo come il grado e l'ordine del perpetuo dramma dell'Ombra".

"Tutto ciò che esiste nel Tempo dovrà perire. Per i Risvegliati, non vi è nessun Tempo né Spazio, né alcun Cambiamento,--né giorno né notte,--né freddo né caldo,--né luna né stagioni,--nessun presente, passato, o futuro. La forma ed i nomi delle forme non sono nulla:-- soltanto la vera Conoscenza è reale; e, per chiunque la raggiunga, l'universo diventa un fantasma. Ma, tuttavia, è scritto:--'Colui che ha superato il Tempo, nel passato e nel futuro, deve essere di una comprensione estremamente pura'. Tale comprensione, però, non è alla vostra portata. Perché ai vostri occhi l'ombra sembra ancora sostanza,--e l'oscurità, luce,--e la vacuità, bellezza. E perciò il vedere le vostre nascite precedenti potrebbe darvi solamente dolore".


 

Io chiesi:- "Avrei forse potuto trovare la forza per guardare indietro all’origine,-- indietro nel Tempo, - avrei io potuto leggere il Segreto dell'universo?"

"No", fu la risposta. "Solo con la Visione Infinita il Grande Segreto può essere letto. Se tu avessi potuto guardare indietro incomparabilmente più in là di quanto il tuo potere permette, allora il Passato per te sarebbe divenuto il Futuro. E se tu avessi potuto resistere perfino di più, il Futuro ti avrebbe di nuovo riportato al Presente".

"Allora perché?" mormorai io, meravigliato…. "Cos’è questo Cerchio?"

"Non c’è nessun Cerchio", fu la risposta;- "Non c'è nessun cerchio, se non il grande turbine-fantasma di nascita e morte al quale, a causa dei loro propri pensieri ed atti, gli ignoranti rimangono avvinti e condannati. Ma questo ha ‘essere’ solamente nel Tempo; ed il Tempo stesso è una mera illusione."