Traduzioni di Dharma


Benvenuti nel Chan, lo Zen Cinese
http://www.westernchanfellowship.org/welcome-to-chan-en.html
Di John Crook (Chuan-deng Jing-di)
traduz. Di Aliberth Meng
 

 

Introduzione alla pratica Chan
Lo Zen Cinese, o Chan come viene chiamato in Cina, è un modo di vita che favorisce la chiarezza della mente, la compassione per tutti gli esseri senzienti e una saggezza che porta ad andare al di là delle preoccupazioni su di sé. Questa breve introduzione accoglie coloro che cercano di sviluppare nuovi approcci per esperienza personale e suggerisce un modo di pratica.
Il
buddhismo è nato in India circa 2500 anni fa, come risultato di una personale ricerca del significato da Buddha Shakyamuni, che era un principe della tribù Shakya, ai confini del Nepal. Egli sperimentò una profonda visione (insight) nella natura della mente e della vita dopodiché insegnò agli altri come realizzare essi stessi la loro comprensione. Gli insegnamenti si diffusero in Asia, in Tibet oltre l'Himalaya, poi nel Sud-est asiatico, via-mare in Indonesia, e verso la Cina sia via-terra lungo la Via della seta ed anche via-mare. Infine, raggiunto il Giappone, le pratiche del Chan Cinese si svilupparono ulteriormente nello Zen.

Negli ultimi anni, il buddhismo si è diffuso in Europa e negli USA, in tutte e tre le forme principali, il Theravada della Birmania e Sri Lanka, il buddhismo Tibetano ed il Chan-Zen di Cina e Giappone. Il Western Chan Fellowship Americano studia e pratica il Chan Cinese da cui sono derivati gli insegnamenti dello Zen Giapponese.
L'intuizione del Buddha. L'essenza degli insegnamenti del Buddha è riassunta nelle “Quattro Nobili Verità” del suo primo sermone. La ricerca del Buddha fu quella di trovare una via per andare oltre e aldilà della sofferenza personale, non attraverso la dipendenza da dogmi, credenze o filosofie, ma con l'esperienza reale basata sulla propria visione interiore. Egli espose spietatamente la natura della vita realizzando che, a causa dell’impermanenza e della morte, la vita non può mai essere tenuta fuori dalla sofferenza. Questa sofferenza in primo luogo nasce perché desideriamo ardentemente la permanenza, le credenziali di ego-valorizzazione e la sicurezza: per andare oltre la sofferenza è necessario andare al di là di questo desiderare, uno sforzo che richiede un esame del nostro ‘sé’. Il Buddha ha proclamato:
1. La vita è sofferenza
2. La sofferenza è causata dal ‘volere’, e soprattutto dal voler essere collegati al sé.
3. La sofferenza diminuisce quando questa volontà è abbandonata.
4. La Via o il modo per farlo.
La questione fondamentale è ‘Qual’è la Via’? La via non può essere detta, ma deve essere sperimentata. Così scopriamo la Via attraverso la meditazione che nello Zen è chiamata Zazen. Attraverso la meditazione scopriamo da noi stessi che la sofferenza è davvero causata dall’auto-preoccupazione e che il ‘volere’ si genera dai desideri del sé. Nella meditazione stiamo esaminando la base di questo "io-sé". Che tipo di realtà è?
Vi sono comunque dei p
roblemi. Indagare nel proprio ‘sé’ provoca dei problemi… Dove si trova? Che cosa è? Chi sono io? Che cos'è una persona?

Nella prima infanzia si inizia con la nuda esperienza, solo gradualmente poi possiamo dedurre che c'è una persona che è il soggetto e il creatore di questa esperienza. Il sé è quindi un'idea costruita dalla mente. Non ha un'esistenza oggettiva, come sembra che facciano le cose esterne. Si tratta di un punto di riferimento all'interno dei processi del nostro pensiero. Con la solidificazione in una entità apparente, il pensiero che crea il ‘sé’ diventa il perno attorno al quale ruotano tutti gli altri pensieri. Il modo in cui noi pensiamo determina la qualità del nostro mondo personale. Nel Chan noi diciamo:
Se volete incontrare i Buddha del passato, presente e futuro
dovete solo percepire che tutti i reami dell’esperienza
sono creati soltanto dalla mente”.
(Avatamsaka Sutra)
Spesso sperimentiamo una sorta di nebbia confusa, un ansioso pensare che genera macchie su una pura coscienza. Questo è l'effetto della nostra inquietante e stolta auto-preoccupazione. Per arrivare a generare l’insight (l'intuizione profonda), questo effetto deve essere lasciato cadere, così che la consapevolezza fondamentale si liberi dalla imputazione di sé a cui è esposta.
L'interdipendenza delle cose. Quando studiamo il Dharma, l'insegnamento del Buddha, cominciamo a vedere che le cose non sono esattamente quelle che sembrano. Le cose sembrano essere separate, unitarie, messe là fuori nel mondo come indipendenti oggetti divisi l'uno dall'altro. Una profonda riflessione però mostra che non è così. Tutte le cose sono in realtà collegate a tutto il resto, attraverso strutture sottili e spesso complesse di causa ed effetto. Visto in questo modo, il cosmo diventa un vasto processo che si esprime attraverso le forme apparenti delle cose. Perfino noi stessi siamo semplicemente forme emergenti che esistono, come le nuvole, per un certo tempo e poi si trasformano passando in un'altra condizione.
Una realizzazione profonda della relatività di tutte le cose nel loro processo di apparire e scomparire apporta la consapevolezza che noi viviamo come in un sogno, una realtà virtuale. Non dobbiamo tuttavia sentirci soli o isolati. Perché in verità noi siamo vicini e insieme con tutto ciò che scorre. Quando tutto questo è profondamente sperimentato ci permetterà di sentire una vicinanza, un amore, e una gentilezza verso tutte le creature che girano insieme a noi nel grande mandala cosmico. L'isolato, possessivo ed egoistico "io" è semplicemente un'illusione.
All'interno della visione Chan, sorge una "esperienza di illuminazione" quando la nebbia della preoccupazione di sé evapora. Sebbene una tale visione interiore contenga in sé la verità, di solito la pratica costante e continuata è essenziale, se un simile tipo di intuizione deve essere costruito all’interno di un comportamento di vita. Alcuni buddhisti parlano di molte vite prima che l'illuminazione è raggiunta, ma nel Chan non si parla proprio di molte vite, né si dice che si raggiunge alcunché. Il compito è solo quello di eliminare questa ‘nebbia’. La 'Talità' delle cose (dharma=fenomeni) è poi rivelata nella esperienza diretta, senza il pregiudizio dell’interpretazione personale.
Una trasmissione speciale. Nella nostra abituale ansietà, noi usiamo parole e concetti e comunichiamo attraverso questi. Le parole però non esprimono la base primaria della esperienza, ma un secondario reame di interpretazione basato sull’argomentazione e sull’etichettatura, piene di sostantivi e verbi. D’altra parte, il linguaggio inevitabilmente  tende a perpetuare la sensazione che le cose siano veramente lì, dove e come esse appaiono. La base reale giace precedentemente alle parole, indescrivibile ed ineffabile. Solo la poesia può suggerirla. Essa può però essere sperimentata.
Bodhidharma esprime questo con forza:
Una trasmissione speciale al di fuori delle Scritture…
Nessuna dipendenza da parole o lettere;
Puntare diirettamente al cuore dell'essere umano,
Così da poter vedere la propria natura.”
Il compito del Chan è quindi un'attività - non una questione di parole, descrizioni o argomentazioni. Il compito può essere approcciato e completato attraverso la meditazione e vivendo una più interessata vita tanto con gli altri che con se stessi.
La meditazione è il sentiero verso il chiarimento. Esso ha due aspetti, calmare la mente e comprendere intuitivamente la natura della mente come un processo piuttosto che come una cosa. Senza una mente calma, l'intuizione non può avvenire, senza la visione intuitiva, la natura dell'esperienza non è compresa. Calmare la mente di solito è la pratica che viene prima, sia per i principianti che per i meditatori esperti. La visione profonda (insight) si presenta allorquando è perfezionata la meditazione corretta. Può essere un processo doloroso, difficile, noioso o stressante, dato che le abitudini e le ipotesi personali da cui uno è stato formato devono essere messe in discussione. Alla fine, i praticanti sperimenteranno la gioia (ananda) in una nuova forma profonda e chiara.
La meditazione richiede generalmente un approccio disciplinato. Essa è praticata sia a livello formale, seduti su un cuscino, ed anche in modo informale mantenendo la consapevolezza nelle proprie attività quotidiane, nelle sensazioni e sentimenti. Nulla è al di fuori del reame della meditazione. Tutto ciò che si presenta nella vita è acqua che va al mulino.
Ci sono vari metodi per calmare la mente. Una meditazione di base per i principianti è la consapevolezza del respiro seguendo i metodi che sono tenuti da insegnanti esperti. Una agile coscienza, la pazienza, il lavoro e la concentrazione conducono sempre ad una mente calma. Gli opposti di questi portano purtroppo ad una mente disturbata ed a turbolenze personali. Forti disturbi derivano anche da anni di condizionamento, eventi nella vita precedente e nelle generazioni passate. Noi ereditiamo karma difficile da prima del nostro venire alla vita, dato che esso si srotola da una generazione alla successiva. Ognuno di noi è responsabile per il proprio karma, nel senso che solo noi stessi possiamo fare in modo che esso sorga.
Come aiuto per la consapevolezza, il Buddha suggerisce una serie di indicazioni note come ‘Precetti’. I praticanti di meditazione li accettano come un orientamento alla vita. Ci sono varie presentazioni dei precetti, ma lo scopo principale è considerato il fare il bene agli altri, piuttosto che il male della propria esaltazione di sé; poi, non uccidere, non rubare, non mentire, non danneggiare se stessi e gli altri tramite il sesso e gli intossicanti che possono portare a fare errori. Gli errori sono considerati come gravi mancanze piuttosto che come peccati. Il karma cattivo e negativo può essere corretto attraverso la pratica del fare il bene.
La visione profonda (insight) si presenta quando si abbandona il desiderio, così che l'ansia esistenziale viene molto diminuita o pian piano viene eliminata. Il processo dei pensieri che sorgendo incessantemente genera l'Ego allora si ferma. A quel punto, non vi è più un pensare a generare un sé, nessuna auto-preoccupazione e così possiamo lasciarci andare. E dove siamo andati? Attenzione, chiedersi questo significa aver iniziato a preoccuparsi di nuovo. Uno permette a se stesso di dimorare in uno stato di Libertà in cui si riflette il mondo intero. A seconda del nostro karma personale, una tale realizzazione può essere facile o molto difficile. Con una tale capacità di insight arriva la realizzazione che tutte le nostre preoccupazioni sono inappropriate e irreali. Si scopre una pace, un silenzio, un amore, una vastità che è semplice e spaziosa, senza confini. Attenzione, però, perché il pensiero che uno può avere realizzato qualcosa fa ripartire di nuovo l'ego e la visione profonda (insight) scompare. Come disse il grande maestro Dogen: "Quando gli opposti sorgono, la Mente di Buddha è perduta". La meditazione è quindi una funzione mentale che deve essere applicata e praticata. Non è qualcosa di cui si parla. E' qualcosa che si deve fare.
Compassione. Quando si diminuisce l’ego-sé allora si vedono chiaramente gli altri. Vi è un grande dolore nel mondo. La compassione per coloro che sono nella sofferenza sorge con l’insight e allora si cerca di alleviare questa sofferenza in qualsiasi modo che sia appropriato alle proprie circostanze. E' anche vero che lo stesso sentimento di compassione scaccia l’egoismo. La pratica profonda sorge quando la compassione e la visione (insight) si sostengono reciprocamente a vicenda. Quindi, questo è il Sentiero del Bodhisattva - colui che cerca la liberazione degli altri prima della sua stessa.

Lo scopo profondo del praticante Chan è di percorrere il Sentiero del Bodhisattva in qualunque modo esso appaia nelle proprie circostanze di vita. Questo può comportare l'attivismo politico o sociale, il lavoro sociale o di consulenza, o semplicemente il supporto a chiunque sia nel bisogno. Tuttavia, il più alto compito del Bodhisattva Chan è diffondere gli insegnamenti del Dharma. L'essenza è quella di assistere gli altri nel riuscire a portare avanti le loro proprie realizzazioni.

La compassione deve tuttavia essere estesa anche alla propria stessa sofferenza. Salvo che uno non stia lavorando sui suoi propri problemi, similmente qualsiasi lavoro per gli altri è probabile che sia inadeguatamente compreso.
I
voti di colui che aspira ad essere un Bodhisattva lungo la Via del Chan sono:
Faccio il voto di liberare tutti gli esseri senzienti
Faccio il voto di eliminare gli infiniti ostacoli
Faccio il voto di padroneggiare gli illimitati approcci al Dharma
Faccio il voto di raggiungere il supremo Stato di Buddha”.
A volte, si può sentire che questi voti siano ben oltre le possibilità umane. Però, uno di solito non affronta qualunque ricerca con la nozione di fermarsi a metà strada. Il Graal potrebbe essere molto lontano, ma non può esservi esitazione. Un guerriero non entra in una battaglia con l'idea di una vittoria parziale. Un agricoltore non pianta i semi per veder crescere solo metà delle colture. Quali che siano le difficoltà, il praticante Chan persiste nel coraggio del guerriero o nella fede del contadino esperto. Ciascun voto è una questione personale, un "koan", che dura una vita. Cosa c'è da fare quindi?
Il Western Chan Fellowship prevede un programma volto ad aiutare i praticanti Chan a ottenere la realizzazione siano essi principianti o 'vecchi esperti'. Tradizionalmente, il buddhismo è stato una via monastica, ma oggigiorno ben pochi hanno l'intenzione di diventare monaci. Il nostro compito è quello di sviluppare un’autentica pratica laica di Zen, una pratica che si integri con la vita quotidiana, senza cadere nelle trappole che la vita quotidiana comporta. In linea di principio, monaci e laici differiscono solo nel loro ‘training’ e nella severità dei loro voti. In sostanza, siamo tutti esseri umani uguali e tutti pieni di difetti. Così, creare una efficace pratica laica è quindi un compito del nostro tempo.
La nostra idea è che solo attraverso l'intensiva esperienza un laico potrà comprendere le trasformazioni della mente che sono aperte ad un serio praticante. Fare meditazione due volte alla settimana o una volta al giorno può essere utile, ma non porterà tanto lontano. Sicuramente è necessario qualcosa in più se si vuole partecipare al progetto di illuminazione del Buddha.
L’Associazione consiste di un certo numero di "cellule” in piccole città distribuite in tutto il paese e condotte da istruttori qualificati nella meditazione. Dopo un pò di pratica meditativa gli individui partecipano a uno dei nostri ritiri intensivi condotti in un remoto "cottage" monastico nelle colline del Galles dove noi abbiamo trasformato una stalla in una perfetta sala di meditazione.
I ritiri sono classificati in base alle persone di diversa formazione e inclinazione. Il Western Zen Retreat si concentra sulle questioni fondamentali della vita, quali "Chi sono io?" e permette ai partecipanti di passare attraverso un accurato riesame e una ricalibratura delle loro vite nel contesto dell’insegnamento Zen. Questi ritiri hanno una componente di tipo psicoterapeutico e sono adatti a chiunque sia abbastanza risoluto per volersi confrontare con sentimenti di perdita, dolore, alienazione o disperazione. Questo duro auto-confronto offre l'opportunità di entrare direttamente nel mondo del buddhismo piuttosto che attraverso il più lungo percorso di ascolto degli insegnamenti, del seguire i voti monacali o della lettura di libri.
Il Ritiro Chan è modellato sul ritiri monastici della Cina antica, come insegna il nostro patrono Maestro Sheng-Yen. Il ritiro offre una formazione approfondita nelle tecniche di meditazione e nell’insegnamento estensivo dello Zen. Noi preferiamo le persone che abbiano già fatto un ritiro di Zen Occidentale prima di questo evento ortodosso.
Il Ritiro di Mahamudra include una componente tantrica incentrata sulle pratiche di compassione e insegna l'approccio sottile alla meditazione degli Yogi Tibetani. Questi ritiri sono per praticanti che hanno stabilito una solida visione e che desiderano approfondire la loro comprensione esperienziale.
In questo modo, gli individui possono muoversi attraverso una serie progressiva di eventi nella loro coltivazione della Via del Buddha. Inizieremo a conoscerci l'un l'altro sul sentiero e formare una comunità di amici dedicati alla realizzazione di una comune comprensione attraverso l'accettazione della nostra individualità come persone nel mondo.

Ci auguriamo che questo possa essere un piccolo contributo per i tempi difficili che si apprestano a girare la prima pagina di un altro Millennio affrontando molte difficili decisioni organizzative, economiche ed etiche. La saggezza del Buddha offre un solido rifugio dal quale possiamo esplorare questi temi.



Letture consigliate
* Illuminating Silence: The Practice of Chinese Zen, Master Sheng-yen. Watkins. ISBN 1-84293-031-1
• The Sword of Wisdom, Master Sheng-yen. Dharma Drum. ISBN 0-9609854-0-9
• Zen Wisdom: Conversations on Buddhism with Chan Master Shengyen, Master Sheng-yen. Dharma Drum. ISBN 0-9609884-6-8
• Dharma Drum, The Life and Heart of Chan Practice, Master Sheng-yen. Dharma Drum. ISBN 0-9609854-8-4
• See also a much more extensive reading list
The house journal of the Western Chan Fellowship New Chan Forum contains articles, poems, social criticism on Buddhism in the West, retreat reports, and more.
© Western Chan Fellowship, UK, 1995. May not be quoted for commercial purposes. Anyone wishing to quote for non-commercial purposes may seek permission from the WCF Secretary.