Shen-hsiu (605-706) fu il fedele successore del lignaggio Ch'an di Tao-Hsin e Hung-jen. Il Sutra della Piattaforma (o Sutra di Hui-Neng) difficilmente può rendergli giustizia, ma anche così, il suo modo di trattare Shen-hsiu non è del tutto infondato. L'uomo di paglia, a suo dire, e in una maniera non inusuale nella tradizione Ch'an del Nord. Ivi, è detto, che Hung-jen sollecitava le risposte per un successore e l’umile Shen-hsiu era pressato dai fratelli per comporre questa poesia: Il corpo è l’albero del Bodhi
La mente è uno specchio luminoso Mantienilo pulto ogni giorno con diligenza Così che la polvere non vi si appoggi sopra Allora, la metafora dello specchio non era certo una novità, né l'unica nella tradizione buddhista (1). Qui si afferma l’originaria purezza e luminosità (Natura Illuminata) della mente. Il termine usato per la polvere (ch'en), è il termine per klesha, (contaminazioni), e la eliminazione delle contaminazioni è stata a lungo accettata come un prerequisito o condizione preliminare per qualsiasi meditazione. Lo specchio riflette la realtà così com'è, senza sovrapposizioni. Ciò che potrebbe falsare l'immagine della Talità (il ‘così-è’) alla mente è la polvere dei pensieri contaminati. La vigilanza quotidiana terrebbe a distanza questi ultimi e preserverebbe la chiara appercezione. Per un’approfondita esplorazione nella traduzione, nel significato, e nell'eventuale erronea interpretazione della stanza di Shen-Hsiu, e di come essa è giunta fino ai tempi nostri, si prega di andare alle Note sulla Traduzione.
Hui-neng (638-713) entrò nel circolo del Ch'an del Nord, dopo aver avuto un precedente incontro con il Sutra del Diamante. Il Sutra del Diamante espone la filosofia della Vacuità, che non avrebbe fiducia in una qualche attribuzione di realtà del 'sé' o 'tratti' che potrebbero evocare una dualità: “I grandi esseri Bodhisattva non hanno alcun concetto di un dharma (realtà fenomenica), o Subhuti, né alcun concetto di non-dharma. Essi non hanno affatto né concetti né non-concetti…. (Se li avessero), essi avrebbero (erroneamente) stabilito un sé, un essere”.(2) Rispetto alla dettagliata discussione sulla mente e coscienza, nel ‘Lankavatara Sutra’ e nel ‘Risveglio della Fede’, il Sutra del Diamante taglia direttamente i nodi di tutti i discorsi. Quello spirito di sempli-cità può essere visto in quella versione della controreplica di Hui-neng a Shen-hsiu: Fin dall’inizio non c’è alcun albero del Bodhi Né mai ci fu alcun specchio luminoso La Buddha-natura è sempre pura e chiara Dove mai potrà attaccarsi la polvere? (3) L'ipotesi di un 'sé' nel Bodhi e nello specchio (mente) è negata. Se infatti vi è una Buddha-natura, luminosa e chiara, come il Gioiello Mani detto da Hui-k'o, allora la persona non coglierebbe anche la distinzione tra l'ignoranza e l'illuminazione, la purezza e le contaminazioni? Lo stesso Chuang-Tzu aveva detto, "Se lo specchio è davvero brillante, la polvere non può aderire su di esso. Se la polvere può aderire ad esso, come si può dire che sia brillante?"(4). La pulizia dello specchio fatta ogni giorno suggerisce la gradualità; La risposta tagliente di Hui-neng suggerisce una ‘Illuminazione Improvvisa’. Per la tradizione meridionale del Ch'an, il genio di Hui-neng fu così attestato.
Se guardiamo agli scritti che ora pensiamo siano di Shen-hsiu, vi troveremmo anche la filosofia della Vacuità. C’era allora una vera differenza tra il Nord e il Sud? Oppure c’erano solo polemiche e la politica? Forse qui il messaggio da solo può non essere il criterio; i mezzi di comunicazione, i modi in cui la stessa verità è espressa, contano di più. Paragonato alla maggior parte dei trattati del Nord, il Sutra della Piattaforma è quasi asistematico nel suo libero uso di aforismi. Questo potrebbe essere il suo contributo, perché nell’opposizione del Sud alle analisi verbose, era offerto un nuovo standard di verità - la sottile interazione tra mente e mente e la glorificazione delle personalità individuali, come vettore di Illuminazione. La vera vita di Hui-neng resta poco nota, ma la leggenda preservata nel suo Sutra della Piattaforma spicca come un perfetto paradigma. Il Sud nel tempo ne produsse molte più di tali personalità, ciascuna unica e inimitabile. La fioritura piuttosto improvvisa di tali individualità spirituali rimane sempre un mistero, ma può essere collegata ad una nuova metafora, la Lampada, espressa in questo sutra Cinese, come simbolo per l'auto-illuminazione. (5) La Lampada e la sua Luce: IL CH'AN COME SAGGEZZA nel SUTRA DELLA PIATTAFORMA
Secondo la tradizione Ch'an del Sud, il lignaggio che risvegliò il giovane Hui-neng, quando egli udì il il Sutra del Diamante, era quello della traduzione di Kumarajiiva (344-414). Il lignaggio è "Rispondere al Non-dimorare/Suscitare la mente"(6). Ciò da Shen-hui è preso per intendere l’inscindibile nesso tra la meditazione e la saggezza. "Rispondere al Non-dimorare" è riferito alla meditazione, Ch'an, mentre "Suscitare la Mente" significa saggezza, hui. Insieme, essi definiscono l'unità di Ch'an e Illuminazione. Il Ch'an è Illuminazione, ‘ting-chi-hui’. La parola "Ch'an", da qui in avanti, assumerà il significato della verità stessa. (Quando uno studente chiede "Cos'è il Ch'an?", egli in realtà chiede cos’è la Verità, cioè la Realtà, o l’Assoluto). Non è il Ch'an che porta alla saggezza, come nel classico schema insegnato dal Buddha: Sila, Samadhi e Prajna (precetti - meditazione - saggezza). Il Ch'an è un buon titolo per una scuola, perché il Ch'an è ora sia il mezzo che il fine. (7) Nel Sutra della Piattaforma, questo rapporto tra il Ch'an e la saggezza (Prajna) è spiegato in termini della metafora "lampada e luce": “(E') paragonabile alla lampada ed alla luce che ne deriva. Se c'è la lampada, vi è luce. Se non c'è la lampada, non vi è luce. La lampada è la sostanza, t'i, della luce. La luce è la funzione, yung, della lampada. Anche se i due nomi, in sostanza, non sono due (8). La logica ‘sostanza-funzione’, t'i-yung, era già presente nella metafora "acqua-e-onda", in Il Risveglio della Fede. La non-dualità dei raggi del sole dal sole stesso fu presentata dal Lankavatara Sutra. Qui, però, l’immagine "lampada e luce" è usata per mostrare come il Ch'an sia tanto i mezzi che il fine. La mente è luminosa ed illumina tutto. L’Illuminazione è soltanto la mente (lampada), che permette a se stessa di brillare (luce). La mente non è altro che la propria Illuminazione(9). Lo specchio e la lampada mostrano un corrispondente approccio oggettivo e soggettivo. La mente come specchio è passiva, un recipiente di dati esterni. E' vulnerabile alle storture delle contaminazioni (polvere). La mente-specchio descrive meglio la filosofia del Vijnaptimatrata o Solo-Rappresentazioni. Anziché puntare verso un sistema idealistico, la teoria della coscienza-deposito (alayavijnana) è usata per scopi totalmente diversi…. E' il riconoscimento che le nostre proprie normali impressioni mentali e psichiche sono costruite, cioè, alterate e apparentemente staticizzate dai nostri complessi-coscienza, che costituiscono il vero punto principale...(10). La mente come lampada è attiva, la fonte di luce che rivela le realtà esterne. Così come il fuoco, è anch’essa auto-depurante e depura l’altro, bruciando ogni polvere o contaminazione e scacciando via il buio dell’ignoranza, il wu-ming (non-illuminazione, assenza di luce). La mente-specchio riconosce implicitamente l'esistenza degli oggetti che sono "là fuori"; non è tanto una metafora idealista, ma una metafora che descrive la ri-presentazione della realtà da parte della mente ed i pericoli delle nostre costruzioni mentali usate in questa stessa rappresentazione. La mente come lampada afferma la preferenza Cinese per un rigoroso idealismo, basato su una liberale lettura dell’Avatamsaka Sutra: “I Tre Reami sono creati dalla mente(11). ‘Poiché la Mente è pura, il reame è puro’(12). E poiché la mente è una lampada, ogni sua attività è Illuminazione. Così, sostanza e funzione sono una cosa sola. La permanenza (Natura di Buddha) e le dinamiche del lavoro quotidiano sono come la lampada e la luce (13), e non sono mai una senza l'altra. Il Ch'an meridionale realizzò effettivamente questo Ch'an ‘attivistico’. Esso andò ben aldilà dell’ancora relativamente passivo stile degli studiosi del Nord. Nel Ch'an del Sud, ogni giorno divenne ‘sacro’ (letteralmente, un buon-giorno). Come disse Ma-Tsu, “La mente stessa della vita quotidiana non è altro che il Tao”. CONCLUSIONE L’enfasi relativa di una metafora su un’altra o di un aspetto di una metafora su un altro aspetto parla di sottili cambiamenti nella comprensione della mente. In definitiva, nel cuore della tradizione Ch'an la mente è la Buddha-natura stessa. Sfumature di onde ed acqua, specchio e lampada, si possono trovare in tutti i singoli trattati o rappresentativi portavoce(14). Alcune di queste metafore sono così antiche come le stesse tradizioni. Malgrado tutte queste qualificazioni, le metafore mostrano varie differenze di sfumatura altrimenti inesprimibili dai concetti. L'analisi di tali metafore non è né auto-frustrante né pedante(15). E' solo un tentativo di rivivere i cambiamenti storici e le controversie.
Ma-Tsu faceva Zazen ogni giorno nella sua capanna sul monte Nan-yueh. Osservandolo un giorno, il suo maestro Huai-jang (Nanyue Huairang, Nangaku Ejo, 677-744), pensò, "Costui vuole diventare un grande monaco", e gli domandò: "O nobile, cosa stai cercando di raggiungere con la tua seduta?" Ma-Tsu rispose: "Sto cercando di diventare un Buddha." Allora Huai-jang prese un pezzo di tegola e cominciò a strofinarlo su una roccia di fronte a lui. "Che cosa stai facendo, maestro?" chiese Ma-Tsu. "Sto lucidando questa pietra per farne uno specchio", disse Huai-jang. "Come potresti fare uno specchio lucidando quella piastrella?" "E tu, come potresti diventare un Buddha solo facendo la seduta ZaZen?" Ma-Tsu chiese: "Che cosa devo fare, allora?" Huai-jang risposto: "Se sei alla guida di un carro che non si muove, cosa fai, frusti il carro o frusti il bue?" Ma-Tsu non rispose. Huai-jang proseguì: "Stai istruendoti nello ZaZen? Stai cercando di diventare un Buddha-seduto? Se ti stai istruendo con lo ZaZen, lascia che ti dica che la sostanza dello ZaZen non è né lo stare seduti né lo stare sdraiati. Se ti stai istruendo per diventare un Buddha seduto, lascia che ti dica che il Buddha non ha una vera forma [seduta]. Il Dharma, che non ha una dimora fissa, non accetta distinzioni. Se uno tenta di diventare un Buddha stando seduto, questo non è nient’altro che 'uccidere’ il Buddha. Se uno si aggrappa alla forma della seduta (zazen) non raggiungerà mai la Verità essenziale". Quindi, è opportuno considerare quanto segue: "In nessun modo... io sto suggerendo che le pratiche non devono essere fatte, solo che non vi è alcun praticante che sia l’agente che sta dietro di esse. E ciò è vero per ogni attività.. .. Proprio perché non c'è un praticante (e non c’è mai stato) non significa che la pratica non abbia luogo. Se è ovvio che una determinata pratica spirituale abbia a verificarsi, allora essa accadrà".
NOTE 1. Cfr. il primo saggio di Paul Demieville, "Le miroir spirituel" (1947), pp. 131-156, ora raccolti nel ‘Choix d'Etudes Sinologiques’ (Leiden: E.J.Brill, 1973), e la raccolta di Etienne Lamotte sui riferimenti alla pura mente nel suo ‘L’enseignment de Vimalakiirti’ (Lovanio, 1962), pp. 52f. 2. Vajracchedika 6 (Diamond Sutra). 3. Questo poema rompe con forza il composto Bodhi-Tree (Albero del Bodhi) e molto probabilmente equivoca anche sul cosiddetto specchio luminoso. Quest'ultima frase dovrebbe riportare al termine ‘ling-t'ai’, la vivida piattaforma, o altare, o santuario che si trova in Chuang-Tzu, nei capitoli 19 e 23. Il ling-t'ai-hsin, l’intimo santuario spirituale di una mente, qui diventa la (mente) che è luminosa, pura (come uno specchio) ed elevata (come un altare), (ming-ching(ar)-tai). 4. Chuang-Tzu, cap. 5, la fonte dei motivi-chiave del Sutra della Piattaforma, comprese le parole di apertura di Hung-jen quando egli sollecitò le strofe, "La vita e la morte sono argomenti di grande preoccupazione", qui il paradosso dello specchio, e la dottrina dell’"Insegnamento senza parole", (pu-yen chih chiao). 5. La lampada è un antico simbolo, che risale alle distintive parole del Buddha, "Fate di voi stessi una lampada". La base per l’idea Ch'an della "Trasmissione della lampada". 6. La frase ‘yin wu-so-chu/sheng ch'i hsin’, fu spesso utilizzata da Shen-hui. Essa però non si trova nel manoscritto di Tun-huang tradotto da Yampolsky, ma è di frequente attribuita all’Illuminazione di Hui-neng dalle successive tradizioni Ch'an. L'originale frase Sanscrita non può essere quindi ritagliata per sostenere la tesi di Shen-hui. 7. Una delle basi ideologiche per fare della "meditazione" una scuola in se stessa, senza affidarsi alla "teoria". 8. Vedi Yampolsky, The Platform Sutra, p. 137. 9. Forse questo è paragonabile a Shankara ed alla sua scoperta dell’Atman sia come realtà che come coscienza di tale realtà unica, cioè, come "lumen intellectuale". Il Taoismo Cinese usò lungamente un termine simile, shen-ming, una ‘psiche luminosa’ (mente, spirito, anima, e anche la Buddha-natura). 10. Descrizione presa in prestito da un altro contesto: Stefan Anacker sul "Karmasiddhiprakara.na di Vasubandhu e il Problema della Meditazione Suprema", Philosophy East and West, 22, n.3 (1972): 257. Poiché Anacker intende confutare la caratterizzazione spesso fatta dall’idealismo filosofico del Yogacara e ridefinire lo scopo dello stesso Yogacara come "sola rappresentazione", queste righe sono utilizzate per illustrare il contrario. 11. Vedere "Il Significato della Sola-Mente (cittamatra, shin-wei)", ibid., 27, no. 1, (jan.1977): 65-83. 12. Riga proveniente dal ‘Vimalakiirti Nirde'sa Sutra’, spesso citata e gradita dal Ch'an. 13. Uno dei motivi per cui la regola monastica Ch'an di Pa-chang insiste sul lavoro quotidiano. 14. Un buon esempio è il testo ‘Il Risveglio della Fede’. Qui, la mente come specchio si dice che abbia quattro modalità: Lo specchio vuoto e puro che non riflette nulla Lo specchio non-vuoto e puro con immagini incontaminate Lo stesso specchio che genera le forze di purificazione Lo stesso specchio che si illumina per aiutare gli uomini nella loro coltivazione Già qui lo specchio ha gli attributi della lampada splendente. Vedi Hakeda, Il Risveglio della Fede, pag. 42-43. 15. Qui, l'uso di metafore di tipo idealistico è tratto in effetti da una breve storia del Ch'an, in Mu no tank yu Chugoku Ch'an, nella serie ‘Bukkyo no shiso’ di Yanagida Seizan; Ed. Tsukamoto Zenryu, Umehara Takeshi, ed altri. (Tokyo: Kadokawa, 1969). Vi si riconoscono molte tonalità grigie tra i tipi. Una nota in calce al "'Mirror-and-lamp' Transition: A Classic in Literary Criticism", Meyer, II, Abrams. The Mirror and Lamp-Oxford, 1953- va a toccare queste due rappresentative metafore per il Classico e il Romantico. Nel Classicismo, l'artista "sorregge uno specchio al mondo". ("lo sorregge come fosse lo specchio della natura, per mostrare la sua propria virtù, le caratteristiche, la propria immagine, e la stessa età e il corpo del tempo con la sua forma e la pressione". Amleto). Nel Romanticismo, l'artista percepisce se stesso come il creatore, la sorgente di visioni ispirati, non è più un passivo riflettore (specchio), ma la fonte di ogni luce (lampada). Il Romanticismo si discosta così dai classici ideali delle norme oggettive e razionali e inizia ad esplorare le emozioni della tensione soggettiva e individualista. Promuove l'indipendenza e le espressioni artistiche. Curiosamente, anche il Ch'an alimentò una serie di grandi maestri dall’ottavo secolo in poi. Forse la coincidenza di "Specchio e lampada", ci dice qualcosa. Infine, va aggiunto che il Ch'an del Sud rappresentò il "portar fuori la mistica dal chiostro al mercato" (la caratterizzazione di Scholem del Hasidism). Hui-neng si mescolava tra la gente comune della città, e Ma-Tsu sovrintendeva un prospero centro commerciale. Questi sono altri fattori che non possono essere presi in considerazione in questa breve analisi filosofica. Vedere la mia "Innerworldly Mysticism: East and West", in ed. Harold Heifetz, Zen e Hasidism (Wheaton, Illinois: Quest Books, 1978), pp. 186-207.
(Saggio tratto da “WHALEN LAI - EAST & WEST PHILOSOPHY - "Ch'an metaphors: Waves, Water, Mirror, Lamp" Volume 29, n.3 (luglio 1979) (pp 243-254) http://sped2work.tripod.com/huineng.html)
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