Articoli Ch'an e Zen

RISOLVERE LA MENTE
(L’Illuminazione del Buddha) 
Dal documento SHORINKUTSU-DOJO
di Kido Inoue
Presentato da: il Wanderling e tradotto da Aliberth
http://sped2work.tripod.com/resolve.html

 

 

Sulla cima del Picco dell’Avvoltoio, Shakyamuni stava esponendo il Dharma. Indubbiamente quello era un luogo di grande bellezza paesaggistica e di santità. Come di consueto, i Dieci Grandi Discepoli di Shakyamuni erano riuniti con innumerevoli seguaci. Shakyamuni, in quel giorno, voleva chiarire la questione dell’eredità del Dharma e, al tempo stesso, esprimere anche le sue sensazioni circa il Dharma. Diversamente da altre occasioni precedenti, egli iniziò la sua predica allo scopo di trovare un erede tenendo delicatamente un fiore di loto in mano. Descrivendo a parole l’immagine, questo è ciò che è appariva agli occhi di chi lo guardava. Ma per la mente impercettibile che trascende i fenomeni, l’intero corpo di Shakyamuni divenne un fiore di loto. Quando scompare il ‘sé’, quando il ‘gap’, o l’intervallo, è stato rimosso, le cose sono solo se stesse, così come sono. Non vi è niente altro che la cosa stessa. Quindi, non c’era alcun Shakyamuni. Quando questo fatto è più chiaramente comprensibile, è ovvio che si deve dare consenso al fatto che "la cosa è semplicemente la cosa stessa". Sembrava che nessuno sul Picco dell’Avvoltoio potesse cogliere davvero questo fatto. Tutti solo si chiesero, ‘Che cosa significa questo?’.

E sembra che la situazione attuale (cioè, odierna) non sia diversa da quella stessa di molto tempo fa. Tuttavia, vi fu un celebrato seguace di Shakyamuni che vide tramite la mente/cuore del suo maestro e insegnante. Una persona, Mahakasyapa, capì tutto e irruppe in un sorriso. Fu una comunicazione diretta e intima, come il bere un bicchiere di acqua e conoscere da se stesso la sua freschezza. E quando Shakyamuni vide questo, egli disse: “Il mio occhio e il Tesoro della Vera Legge è il risveglio della misteriosa mente. La vera forma è senza forma: Questo è il sottile ingresso nella porta del Dharma. Non-dipendente da parole e lettere, esso è trasmesso al di fuori delle Scritture. Ed ora appartiene a Mahakasyapa”.

Quale potrebbe essere il significato di questo? Cosa era avvenuto tramite Shakyamuni? Può essere stato scoperto qualcosa di grande? Cosa si può supporre che sia stato trasmesso? Che cosa ha voluto dimostrare Shakyamuni sollevando delicatamente il fiore? Come mai il solo Mahakasyapa comprese? Perché sorrise dopo aver visto il fiore? E perché gli altri non compresero?

La famosa frase buddhista, "mostrare il fiore ed un sorriso", indica questo evento. Esso dette inizio al lignaggio ancestrale ‘Trasmissione della Luce’, nel buddhismo e nello Zen. Cioè, il Buddhadharma, l'importanza o la sostanza di Buddha Shakyamuni, fu trasmesso personalmente, non con le parole, ma direttamente da mente a mente. La successione è continuata fino ad oggi, con ogni successivo patriarca ancestrale che ha verificato il suo predecessore. Ecco perché tutti coloro che hanno risolto il ‘gap’ sono riconosciuti come antenati. Tutti gli altri sono solo nel reame della spiegazione basata sulle parole. L'unicità della setta Zen è questa qui. E’ una differenza fondamentale esistente fin dall'inizio. Dogen Zenji scrisse: “Tutti i vari buddha non sono altro che il Buddha Shakyamuni stesso. Il Buddha Shakyamuni non è nient’altro che il fatto che la mente stessa è il Buddha. Così, quando i buddha del passato, presente e futuro realizzano l'illuminazione, essi diventano il Buddha Shakyamuni. Questo è il significato della sentenza ‘La mente stessa è Buddha’. Studiate attentamente la questione, perché è in questo modo che è possibile esprimere la vostra gratitudine al Buddha”.

Questo grande evento accaduto 2500 anni fa fu l'inizio di questa trasmissione unica. Essa ha stabilito il metodo di trasmettere la vera mente del Buddha Shakyamuni. Il maestro deve verificare l’inerente obiettività che è basata sulla prova vera e propria attraverso l'esperienza personale. Questa verifica, o Sigillo della Mente, che serve come conferma dell’attualizzazione dell’inerente obiettività, che è lo Zen stesso. E, al tempo stesso, è il punto di partenza dello Zen. Di conseguenza, esso è chiamato il nesso causale del Grande Problema. Lo Zen è il "Deposito Universale del Buddhadharma", perché esso trasmette ogni aspetto del Buddha così com’è. Questa Mente di Shakyamuni è chiamata il "Grande Veicolo". D'altro canto, le registrazioni dell'insegnamento di Shakyamuni e dei suoi simbolici atti divennero subito forme e materiale di studio intellettuale, per favorire l'instaurarsi di un moralista ordine religioso. Questo mondo intellettuale è un mondo filosofico e concettuale che assume le forme dell’erudizione e arte per far fiorire la cultura buddhista. Poiché questo mondo ha un effetto limitato nell’eliminare il gap del ‘risolvere il sé’, esso è chiamato il "Veicolo Minimo" per entrare nel Dharma.

La mente del Grande Veicolo ebbe inizio con Shakyamuni. Dopo 27 generazioni in India, essa declinò e quasi scomparve. Il Buddhadharma venne tramandato fino al 28° Patriarca, Bodhidharma. Tramite lui, esso arrivò in Cina dove la successione patriarcale continuò per più di 6 generazioni. In seguito, apparve un gran numero di patriarchi. E arrivò l’"Età dell’Oro dello Zen". In Cina, lo Zen (Chan) ebbe un’enorme influenza sul pensiero, lo studio, e la politica Cinese. Lo Zen fiorì per oltre 500 anni prima di decadere. E il ‘Sigillo della Mente’ di Shakyamuni fu poi trasmesso in Giappone attraverso questi stessi patriarchi di questa Età dell’Oro. Infine, anche in Cina, la vita del Grande Veicolo si estinse.

Il Buddhadharma si è progressivamente spostato verso Est. Questo è l’"Avanzamento del Dharma ad Est". In Giappone, l'insegnamento del Buddha è entrato in tutti gli aspetti della vita. In questi nostri giorni attuali, nell’imbarbarimento della razza umana, è veramente auspicabile che la Porta Dharma del Grande Veicolo possa rivivere per la continuazione di una buona e sana razza umana.

Il tema riguardante gli indovinelli, rompicapi o problemi, a partire dalla nascita del primo patriarca, fu materia della "comunicazione al di fuori delle parole", e l'inizio della caccia al tesoro al Dharma di Buddha. Questo tipo di enigmi diventarono una sorta di ingresso alla realizzazione del Dharma. Essi erano tratti dai discorsi e azioni dei Patriarchi Cinesi e assunsero la forma di "domande-pubbliche", o Koans. Questo metodo di investigazione divenne il principale elemento della pratica Zen, chiamato ‘koan zen’. Probabilmente i Koans servirono come metodo di controllo che i patriarchi regolarmente utilizzavano per testare i loro discepoli.

Certamente i Koans non hanno avuto origine in Cina, ma essi non erano ignorati dalla Setta Soto in cui si raccomanda Shikantaza. Cosa si fa con un koan? Cosa non si fa in Shikantaza? Beh, entrambi non sono altro che un mezzo o metodo. Il maestro li utilizzava in accordo alle circostanze della mente concettualizzante dello studente. L'unico scopo era quello di eliminare il ‘gap’, o distanza. Dato che le parole e le azioni dei maestri del passato a volte erano di difficile comprensione, molti di questi eventi furono registrati per la storia come domande pubbliche ed usate per riferirsi alla pratica Zen. Alcune delle più grandi raccolte di questi Koans includono ‘La Raccolta della Roccia Blù’, il Mumonkan, noto come La Porta-senza-Porta, e il Libro dell’Equanimità. Inoltre, tutte le registrazioni dei patriarchi e dei maestri del passato possono essere considerate raccolte di Koans. Sono l’essenza degli insegnamenti degli antichi, e le lacrime dei loro sforzi. Sono la mente di Shakyamuni, ed il suo stesso sangue. Essi non sono destinati ad essere utilizzati da chiunque. Questo è il succo delle parole di Dogen Zenji:

“Buddha Shakyamuni non è altro che il fatto che la mente stessa è il Buddha. Quando i Buddha del passato, presente e futuro realizzano l'illuminazione, essi non possono non diventare come il Buddha Shakyamuni. Questo è il significato de ‘la mente stessa è il Buddha’. Si deve studiare attentamente la questione, perché è in questo modo che è possibile esprimere la vostra gratitudine al Buddha”.

Questo è un chiaro e inconfondibile koan. Esso è lo stesso Buddhadharma e la mente di Shakyamuni. Il koan è la stessa pratica Zen, lo stesso Shikantaza che, proprio così com'è, chiarisce se stesso.

Avanzando verso Est, e dopo aver raggiunto il Giappone, passarono ben 770 anni. Esso è un segno della prossima estinzione del Buddhadharma, quando non ci sarà più nessun anelito per gli antichi e validi insegnamenti. Questa è una cosa terribile e triste.


COSA HA TRASMESSO IL BUDDHA SHAKYAMUNI?

Shakyamuni era il figlio del principe di Magadha, un grande paese situato in quella che è ora l'India. Egli godeva di molti piaceri. Ma l’espansione della sua crescita intellettuale alimentò i suoi dubbi e le sue sofferenze giorno dopo giorno. Il giovane Buddha era già sufficientemente maturo poiché i suoi pensieri erano rivolti verso l'interno. Normalmente, i pensieri e gli interessi delle persone ordinarie sono rivolti verso l'esterno per attirare a "né il piacere e il godimento. La risposta agli stimoli esterni attraverso le porte della percezione e dei sensi è immediata. Ma Shakyamuni fin dalla nascita aveva superato lo stadio della stimolazione esterna. In altre parole, la sua concezione degli stimoli esterni non era basata sugli interessi personali. Il suo destino o ragione di vita era che ogni ciascun evento che accadeva nella sua vita si manifestava come un problema. Erano i problemi di nascita, vecchiaia, malattia e morte. La sua visione di una scena festosa piena di bei ballerini e volti sorridenti era: "Qual è il senso di tutto ciò? E’ un altro giorno che sta rapidamente passando. Non sono affatto divertito da questo. Sprecare il mio tempo così porta solo un senso di inutilità sopra alla mia sofferenza". Così, quando il giovane Shakyamuni guardava i fiori che fiorivano in primavera, egli pensava: "Sì, ora sono belli, ma presto saranno ammuffiti e appariranno detestabili... le persone si lasciano trasportare dal piacere di vedere dei bei fiori, e continuano ad ingannare se stesse tutt’al più mettendoli su un appariscente banchetto".

Shakyamuni aveva una bella moglie proveniente da un nobile famiglia e un figlio di nome Ragora. Ma egli ancora rifletteva così, "La vita dell'uomo è governata dalla sorte e dalla sua evoluzione. Quando siamo giovani, siamo belli, vivaci e forti. Perché poi l'uomo deve ammalarsi, invecchiare, ed infine morire? Né i miei genitori, mia moglie, mio figlio, né il sottoscritto, nessuno può evitare questo. Come fa questa severa legge di verità a diventare reale?" E più egli investigava la sua miseria attraverso lo studio e la filosofia, e più ne soffriva.

Ciò che accadde fu che quel suo mondo di piacere derivante da influenze sulle funzioni grossolane o su una inferiore risposta umana era alla fine. Si dice che Shakyamuni fece 8000 viaggi nell’ordinario mondo degli uomini. Facendo tutti questi viaggi nel mondo normale egli arrivò alla conclusione che non importa quanto uno indulga nei piaceri, il risultato è la sofferenza, il dolore e la realizzazione che tutto è vacuo e futile. Tutte le cose e gli affari del mondo fenomenico alla fine decadono e muoiono senza alcun senso. Tramite l'esperienza personale, Skakyamuni saldamente si afferrò a questa realtà, sia concettualmente che filosoficamente. Se il sentimento di uno è mosso da profonda comprensione intellettuale e metafisica e da una sensazione di transitorietà, pathos, e nichilismo, allora i processi decisionali sono pronti per andare in una certa direzione. Tutte le sue qualità umane, compresa la responsabilità, l'empatia, e la saggezza furono raffinate e lucidate tramite le sue 8000 traversate nel mondo degli uomini. Egli certamente comprese gli stimoli e i motivi della sua famiglia per più amore e attenzione, ma c'era qualcos'altro che lo aveva preso inflessibilmente. Egli aveva già ben trasceso il mondo egocentrico e raggiunto l'assoluto, il suo universale Grande Dubbio. Questo Grande Dubbio è ciò che fece dell'uomo Shakyamuni un Buddha.

Questo Grande Dubbio era radicato nell’assoluta inutilità di ogni relazione con il mondo degli umani. Questo includeva la sua posizione mondana come re, il suo palazzo e i suoi beni, la sua casa e la sua famiglia. Qui la sua sofferenza superò il suo limite estremo. Alla fine, salutando il suo destino, tagliò tutti i rapporti mondani e abbandonò il palazzo reale. Egli aveva diciannove anni. [Altre fonti dicono che ne avesse 29. Ma questo non è certo, perché a quel punto sarebbe stato un uomo di mezz’età.]
Preparato anche a morire, egli lasciò il suo palazzo con sei amici, per risolvere il Grande Problema. Le sue visioni erano sull'altra sponda. Questo fu davvero un esempio di Bodaishin, la Mente che cerca la Via. Che poteva stare nel suo percorso! Sappiate che il Bodaishin è la vita stessa del Buddha e dei patriarchi. Anche se questo è avvenuto più di 2500 anni fa, in ogni tempo non è che il tempo stesso. Che situazione straziante. Quando penso a questo, verso innumerevoli lacrime in sua riverenza. Egli abbracciò realmente il Sentiero. Dobbiamo essergli grati per sempre. Eccelso sia Buddha Shakyamuni l’Onorato-nel-Mondo!
Come tutti i celebrati asceti, che dimenticano completamente il loro corpo, egli cominciò subito la sua pratica. Cominciò a diminuire cibo e sonno ed a sperimentare tutte le agonie. Egli imparò che, al fine di risolvere il Grande Dubbio, avrebbe dovuto sopportare le più severe pratiche ascetiche. Egli subì una prova dopo l’altra, ma le sue funzioni mentali non si fermarono. Sfortunatamente, egli applicò terribili e dure pratiche rifiutandosi che potessero sorgere i dubbi nel tempo e spazio, e sopportando la sofferenza, come nessun altro aveva mai fatto. Ma allorché smise di farlo, subito essi apparvero di nuovo; i suoi dubbi e le sofferenze erano gli stessi, come prima di lasciare il palazzo. Attraverso la sua percezione, egli arrivò a realizzare i limiti dell’austerità religiosa: le discipline fisiche non avevano alcuna relazione con la soluzione del Grande Dubbio. Esse non lo portavano alla mèta. Egli pensò che anche lo studio non gli era di alcun vantaggio. La sua pratica di austerità durò cinque anni. Ed allora chiaramente si purificò e semplicemente smettendo le pratiche ascetiche, egli si sentì rinfrescato. Ma fondamentalmente i suoi dubbi e le sue usuali condizioni mentali non erano ancora stati al minimo risolti. Quando la percezione basata sul sé inizia a funzionare, uno diventa confuso perfino senza una chiara causa. E i dubbi, sotto forma di un rifiuto (Qual è il senso nel fare tali pratiche religiose?), sopravvengono. Ma questo sembra naturale. Perfino la persona che possedeva più zelo di chiunque altra aveva esaurito tutta la sua latente forza fisica.

Egli allora lasciò la vita ascetica e ristabilì le sue abitudini umane. Il suo corpo era stato torturato dagli elementi, ed era pericolosamente sottopeso. Alla fine camminando egli arrivò ad un bivio. Una giovane contadina, variamente denominata nel sutra come Sujata o Nandabala, gli offrì una tazza di latte di riso gruel. Questo fu un evento misterioso. Riverentemente prese il latte sulle sue labbra, egli a sua volta si riprese dal suo abbattuto stato mentale. ("Qual’era questa sensazione?"). Il sapore del delizioso latte, la sua gioia, la gratitudine e la profonda emozione cominciarono ad inondarlo tutto. E lo lasciarono senza parole. In quell’istante, la sua sofferenza di cuore causò che il Gran Dubbio fosse eliminato. Egli non aveva mai sperimentato nulla di simile, prima d'ora. Egli era pieno e soddisfatto. Egli non aveva mai provato un cuore così prima. Esso non esisteva durante la sua pratiche ascetiche. E fu la sua prima esperienza. Egli aveva sperimentato l'inizio di un nuovo mondo. [Eppure, da dove poteva sorgere quel sentirsi soddisfatto e rinfrescato? Che cos'è questa cosa chiamata il ‘sé’? E come poté egli risolvere i suoi dubbi originali?]

Qui Shakyamuni riconobbe il misterioso funzionamento della mente: "Qual è il trucco di questa mente che mi fa soffrire, e similmente mi fa provare piacere? Perfino se uno lotta con la questione della sua morte, non è forse un argomento della stessa mente?" Questi dubbi si intensificarono. Investigare la mente in questo modo è l'inizio dello Zen. La sua pratica fino a quel momento era stato poco curata. Istantaneamente le cose sorgono nella mente e poi scompaiono. Le cose eccitano la mente, ed essa poi le amplifica. Esaminando questo ‘accadere’, egli realizzò l’illimitata profondità ed il potere della mente stessa. E qui è dove egli iniziò a concentrare la propria attenzione. Nell’introspezione, egli poté realizzare che punire il proprio corpo non temperava né rafforzava la mente e le pratiche ascetiche non risolvevano i suoi dubbi.

In un fiume, egli pulì e lavò il suo corpo e rinfrescò la mente, quindi riacquistando la sua dignità, si mise seduto sotto un albero. Egli non cercò di arrestare né di limitare il funzionamento della mente. Pensieri ed idee fluivano spontaneamente dalla mattina fino a notte. Pensieri e immagini di tutto ciò che era immaginabile continuavano a sorgere, scuotendo le fondamenta dei suoi sensi. Egli sedeva semplicemente, immobile. E più sedeva, più inerme diventava. Continuò così per molti giorni sepolto nel vuoto della mente. Dapprima, la sua attenzione fu totalmente assorbita dal fluttuare dei pensieri di quando, dove e come questi fenomeni mentali emergevano. Il buon senso investigativo del futuro Buddha Shakyamuni, totalmente privo di qualsiasi metodologia, la mente, indica il suo incisivo potere di ragionare. La probabile ragione per questo è che egli aveva raccolto, intensificato, e dedotto tutte le apparenze mentali che gli arrivavano. Poi, egli le aveva logicamente e scientificamente revisionate tutte. La sua conclusione fu che queste cose non venivano da fuori, ma apparivano dall’interno di "né stesso. L'unico modo per risolvere il proprio dubbio fu quello di indagare a fondo la radice di queste. E questo deve avvenire nel reame di un presente immediato e totale, l'istante prima che ogni e tutte le funzioni della mente siano sorte. E Shakyamuni pensò che qui doveva essere l'origine del cosmo, di tutte le cose dell’universo. La sterzata stava avvenendo. Ma come si fa a non fare nulla? Se non si utilizza un qualche mezzo, come si può fare in questo mondo a cogliere l'istante presente, la mente attuale?
L’investigazione di Shakyamuni fu portata in modo approfondito fino a questo stadio. Ma, per quanto fosse sagace come in effetti fu, da qui in poi egli fu totalmente inerme e disarmato, perché l’attimo presente esiste ancor prima della coscienza. Nel tempo in cui si diventa consapevoli di qualcosa, essa è già nel passato. Essa ha assunto una forma, ed è la traccia di quella forma che noi apprendiamo. Cioè, il momento attuale è un mondo vuoto nel tempo assoluto (cioè, nessun tempo, nessun spazio), che l'intelletto non può raggiungere, perché è il dominio che trascende tutta l'esistenza. La funzione cognitiva stessa è una qualificata e perversa astrazione del mondo assoluto del non-tempo e non-spazio. Perciò, essa non può mai abbracciare il momento presente. Shakyamuni fu capace di rilevare questo punto in modo intellettuale. Come vittima di esperienza personale, egli attentamente osservò il funzionamento delle facoltà mentali. Egli ha spinto l'intelletto fino ai suoi limiti.

Ma non c’era alcun modo per lui di poter capire che la funzione intellettuale del riconoscimento era la causa del divario, o separazione, e il seme della confusione umana. Di conseguenza, egli poteva non aver realizzato che eliminare il gap era il mezzo decisivo per risolvere il suo Grande Dubbio. Quindi, dal momento in cui arrivò a vedere che la mente era il mondo del momento presente e al di fuori della nostra portata, le sue funzioni emotive crearono sensazioni di sofferenze e severe auto-persecuzioni causate dalla diminuzione del Grande Dubbio. Egli aveva cominciato a concentrarsi direttamente sul suo problema. Ed aveva raggiunto una profonda serenità dal suo esaustivo esame intellettuale della mente. Egli aveva applicato un’esauriente astratta teoria sull’origine della sua inquietudine, l’attrito intellettuale causato dal Grande Dubbio. Ora, essa era diventata una questione di rapporto personale con i propri sensi, le percezioni, e la coscienza. Il mondo dei sensi e della cognizione è il reale mondo fenomenico; ed a causa della stimolazione dei sensi infiniti pensieri sorgono. Il sagace Shakyamuni non poté evitare di trattare con questa realtà. I sensi e le percezioni sono reali. Essi sono le funzioni del mondo fenomenico. Nel Sutra del Cuore è scritto che il Buddha spiega al suo seguace Shariputra:
“I sei organi di senso [occhi, orecchie, naso, lingua, corpo, e mente] funzionano in base a sei oggetti di senso [forma, suono, olfatto, gusto, tatto, e i fenomeni]. Le funzioni dei sensi e il nostro corpo esistono insieme in equilibrio, ma gli oggetti dei sensi appaiono semplicemente ed istantaneamente. Aprendo gli occhi, tutto ciò che esiste appare otticamente così com’è. Chiudendoli, tutto svanisce. Ed è un dato di fatto che nulla rimane negli occhi. Guardando in un'altra direzione e aprendoli di nuovo, tutto un nuovo mondo istantaneamente appare. Tutte le azioni dei sensi sono completate all’istante; poi completamente e assolutamente scompaiono. Questa realtà, fatta di esistenze che non esistono, dipende meramente da cause o circostanze che sorgono a causa di fenomeni momentanei. Il Buddha Shakyamuni fu facilmente in grado di comprendere e risolvere tutto ciò attraverso la sua esperienza personale. È possibile vedere come egli sondasse ampiamente la relazione tra i fenomeni e la mente. In seguito, egli fu in grado di fornire la sicura prova che tutte le cose nel cosmo funzionano in modo naturale e indipendente, senza difetti né volontà. Egli evidenziò questo stato trascendentale come “wu” (giapp.: mu) “nulla” o ‘vacuità’.

Per chiarire ancor più i suoi dubbi, egli fece una grande scoperta: i sei organi di senso funzionano in accordo ai sei oggetti di senso, che compaiono grazie alla stimolazione dei sensi. Ma egli arrivò a fare la precisa scoperta che tali facoltà e le loro azioni sono una sola, unica e pura realtà, che precede il concettuale e intellettuale mondo del pensiero. Noi possiamo conoscere se qualcosa è caldo o freddo solo nel momento in cui ci veniamo in contatto. In breve, egli scoprì che questo era il massimo della sincerità, assolutamente senza necessità di discriminazione o di qualsiasi altra funzione intellettuale. Le cose sono proprio così come sono. E' impossibile stabilire quanto tempo gli occorse per arrivare a questo punto. Brancolando nel buio nel modo come lui fece la sua raffinata indagine e ripetendo le sue efficaci osservazioni, fu probabilmente necessario un considerevole periodo di tempo.

Questa importante scoperta lo portò direttamente sul Sentiero verso la genuina pratica religiosa. Egli realizzò che essendo " presi", o ingannati dagli occhi e dalle orecchie, la mente non può poi fare una netta distinzione tra la realtà del momento presente e il mondo cognitivo e concettuale dell’intelletto. Ecco il perché egli individuò che la sua investigazione religiosa era arrivata ad un vicolo cieco.
Così, disse tra sé e sé: “C'è qualcosa di non-reale? Se è così, che mi si mostri. Come si può mostrare ciò che non esiste?! Inoltre, la realtà è il momento-presente. Essa non può essere trovata al di fuori dell’assoluto-presente. E se è così, allora dovrà essere che le parole, la concettualità, il ragionamento, l’immaginazione e simili, non esistono, o meglio, sono forme adulterate, macchiate, che intervengono illegittimamente. Se questo mondo è basato totalmente fuori dal momento presente, esso dovrebbe far similmente funzionare l’operato della mente, poiché la realtà è il momento presente, e la mente è il suo funzionare in quel momento. Quindi, la reazione alla stimolazione dei sei sensi, è istintiva e impulsiva, libera da qualsiasi manipolativa catena delle relazioni. E i sei sensi sorgono all’istante come oggetti dei sensi, e poi svaniscono. Tutte le cose nascono istantaneamente. Questo, di per sé è la prova della loro totale indipendenza. La sofferenza nasce semplicemente perché noi ci impigliamo in elementi di qualche tipo, con la mente che non risiede completamente nel momento presente, e che quindi non è la pura mente. Non conoscendo il vero stato in cui si dimora totalmente nel momento presente, gli avvenimenti della mente sono fantasie e immaginazioni temporanee.

Il reale, perfetto stato o mondo del momento presente è il reame dell’eternità! Che cosa, allora, è il momento presente? E' la totale esistenza del cosmo, così com’è. E' anche il funzionamento dei sensi, così come sono. Ma se uno riconosce questo fatto, sorge il pensiero concettuale e quel mondo intatto viene perso. Perciò, anche conoscendo o riconoscendo questa realtà, la verità è persa. Ecco, qui ora è il mondo reale del momento presente. E se io non inizio subito a coltivare l'abitudine di mantenere sempre proprio di fronte a me il momento-presente, non potrò mai cogliere qui e ora il mondo del momento-presente. Ciò che ci ostacola è il pensiero abituale. Dobbiamo tentare di sbarazzarci subito dell'abitudine e realizzare al più presto questo momento-presente. Totalmente liberandoci di questo nostro pensiero abitudinario, dovrebbe aprire a noi stessi la realizzazione del mondo del momento presente. Sembra che non ci sia altra realtà che questa, e al di fuori della realtà, nulla esiste. Di sicuro, il fatto è che proprio in questo momento io sto pensando. Ma al momento che io percepisco questa realtà, il momento e la realtà sono già passati. Ciò significa che la funzione mentale che riconosce la stessa cognizione della realtà è anche un ostacolo. Quindi, dovremmo assolutamente gettare via questo tipo di conoscenza.

Infine, ora ho capito come procedere: eliminare e buttare via tutto quello che sorge. Gettare via tutto completamente, gettare via perfino me stesso. Realizzando questo, tutto ciò che è passato sarà stato eliminato e il momento presente, ora, diventerà chiaro. Così, poi, tutto ciò che sorgerà nella mente sarà chiaro. Tutte le mie sofferenze e dubbi possono essere risolti nel momento presente.

Questa miracolosa metodologia di applicazione pratica fu stabilita in una profonda riflessione basata sulla costante osservazione, sull'esperienza personale, e con tentativi ed errori. Essa non avrebbe mai potuto essere semplicemente qualcosa che egli scoprì al momento. Probabilmente, furono necessari due o tre anni. Ora egli fu in grado di procedere senza dubbi, accuratamente osservando e ripulendo la sua pratica. Di conseguenza, questo rese solida la sua determinazione e rafforzò la sua fiducia in un genuino e pragmatico impegno religioso. In questo modo ebbe inizio il suo sforzo. Nei successivi giorni vi fu solo una lotta con il sorgere dei pensieri divaganti. La lotta è quella stessa che fanno tutti coloro che cercano continuamente di dimorare nel momento presente senza il gap. Ma dato che egli era Shakyamuni, il suo non fu un impegno normale o una comune disponibilità, visto che quello che egli aveva non era certo un dubbio normale. Naturalmente, egli riversò tutto il suo essere in esso. Si sa che le abitudini acquisite diventano forme che compongono la nostra natura. E quindi, quando noi perdiamo il momento presente, perdiamo di vista noi stessi. La forza della transitorietà lava via tutto.
Il mondo reale è questo stesso mondo concreto. Esso è un mondo meraviglioso e sconcertante che si intreccia nel tempo potenziale e infinito (condizioni causali). La sua vera forma è sempre così come è ora. Non c'è nient’altro che quello. Uno deve cercare di mantenere e proteggere il sé presente, senza venir trascinato via da pensieri e passioni. Ma, invero è impossibile farlo prima di poter sperimentare personalmente quel mondo oltre la coscienza di sé, precedente alla cognizione. All’inizio, Shakyamuni era proprio come siamo io e te, e sempre perdeva di vista se stesso, il suo presente ‘sé’.

Dopo un po’, la forma e la figura dei pensieri casuali gli divennero chiari, e così lui cominciò a vedere il significato di eliminarli. Egli divenne abile nell’arrestare il pensiero concettuale e i pensieri diffusi e sparsi. E la sua assenza mentale, la disattenzione e l’inettitudine diminuirono. In altre parole, riuscì ad essere possibile per lui vedere il suo funzionamento mentale, come se i suoi pensieri fossero stati proiettati su uno schermo. Nel suo isolamento, egli fu in grado di riconoscere in modo rapido e chiaro quando perdeva di vista il suo stato del momento presente. Giorno e notte egli lottava con i pensieri casuali e i pensieri mondani e si sforzava di ritornare al momento presente ogni volta che perdeva se stesso. Proprio sapendo cosa era esattamente ciò contro cui egli stava lottando, significava che egli era in grado di purificarlo eliminandolo. La capacità di diventare più rapidamente consapevole del pensiero divagante fu il risultato del suo lungo impegno e dei suoi sforzi. E ben presto egli poté discernere l'istante in cui la mente era impegnata, ed anche l'inizio dello stesso atto dell’eliminazione. Alla fine, egli fu in grado di interrompere immediatamente ogni attività della mente, non appena essa appariva.

La sua pratica diventò molto più facile e sempre più efficace quando egli realizzò che, a sua volontà, poteva eliminare e superare la concettualizzazione e i diffusi e sparsi pensieri di cui era stato vittima in passato. Ora egli era in grado di fare un profondo respiro in tutta comodità. Egli ora conosceva la serenità della sua esistenza e intuì la sua preziosità e nobiltà. Devo però dire che egli ricordava anche alcune delle gioie del cuore. Egli era stato finalmente liberato dalla disgrazia di una vita di sofferenza.
Ciò che accadde fu che egli comprese il mondo del vero presente, questo stesso istante, prima che inizi la concettualizzazione, in cui nulla sorge. Esso è il mondo dello spazio vuoto in cui niente esiste. Poiché non c’è nessuna breccia, non vi è alcuna apertura in cui possono sorgere abitudini e i pensieri divaganti. Egli realizzò quello che era un mondo libero da calamità. Era la nostra natura originaria. E’ l'istante iniziale della mente, in cui la mente comincia a funzionare. Egli ebbe la decisiva realizzazione che, dal momento che non vi è nulla, non c'è nulla da fare. Egli arrivò alla rivelazione che percepire il ‘sé’ che partecipa attivamente in un’azione era il funzionamento stesso dell’Ego. Egli conobbe che le cose che esistono sono semplici apparenze in natura dovuto alla legge di causa ed effetto. Ed egli se ne stupì. Forme e suoni appaiono agli occhi e alle orecchie. Essi non hanno né significato né ragione né causa. Essi nobilmente, semplicemente, assolutamente appaiono, così come sono. E' la loro forma ed apparenza prima che sorga l’Ego. Egli comprese chiaramente la vera e reale forma della natura, e la naturale forma delle cose.

Egli fu finalmente in grado di distinguere tra la realtà, o Verità, ed il mondo del pensiero; vale a dire che gli fu possibile staccarsi dall’oggettività del fenomenico, il mondo concreto dal mondo interno dei concetti e delle sensazioni. Essendo capace di fare questo, egli scoprì che se si è in grado di lasciare soli i pensieri casuali, non riconoscendoli o non venendo coinvolto da essi, il momento successivo o l’istante seguente nettamente si estinguerebbe o svanirebbe. E poiché vide che la concettualizzazione non era altro che un funzionamento istantaneo, il sorgere dei pensieri casuali non fu più un problema per lui. Il Terzo Patrairca Cinese Seng-ts'an disse: "Non cercare la Verità, elimina semplicemente le tue opinioni". E Yoka Daishi, un discepolo del Sesto Patriarca Cinese, ammonì, "Senza voler ricercare la Verità, sbarazzati dei pensieri illusori". Cercate di arrivare al punto in cui si è in grado di lasciare tutte le cose proprio così come sono, senza trasformarle in concetti o sensazioni. Alla fine, la naturale conclusione sta proprio nel sorgere dei concetti e sensazioni: il mondo immobile del momento presente. Questo è il motivo per cui è stata scritta questa tesi, per essere messa in pratica. In verità, colui che risolvette questo mondo inesplorato della mente e investigò accuratamente questo decisivo metodo fu infatti il Buddha Shakyamuni.


Tuttavia, questa non fu la conclusione. Esaurendo i suoi sforzi, egli fu in grado di purificare la mente e semplificarla. Ma malgrado i suoi sforzi gli restò sempre un sottile strato di mente. Di conseguenza, diventando negligente, egli fu ancora capace di perdersi. L'accumulo delle consuete abitudini, dando origine al ‘gap’ che è la sorgente dell’illusione, era ancora leggermente attivo. Questo futuro Buddha, che aveva duramente sperimentato e osservato questo fatto per comprenderlo a fondo in seguito, non aveva di che essere soddisfatto per una comprensione superficiale di esso. Senza una vera e propria comprensione di ciò, non ci sarebbe stato né un Buddha Shakyamuni, né il Buddhadharma [l'insegnamento del Buddha]. Egli era convinto, a seguito di esperienze personali e di osservazione, di aver raggiunto il segreto della pratica religiosa: se solo si elimina tutto ciò che sorge nella mente, si trova la salvezza e la risoluzione fondamentale.

Da allora in poi, egli sempre più si dimenticò di cibo e sonno. Ogni giorno egli era assorbito solo nel gettare via tutto. Indipendentemente dal bene o male, egli eliminò tutto, trascurandolo totalmente. O, piuttosto, egli perseverò costantemente nell’ignorare completamente tutto. I pensieri casuali da soli si esaurirono e morirono; di conseguenza, egli si assorbì solamente in se stesso, lasciandoli soli. Egli riuscì a giungere al punto in cui la sensazione quasi cessò. Il suo volto era completamente senza espressione.
Quello che il mondo chiama "tranquillità" è quando i sensi sono diventati tranquilli. Poi naturalmente anche il funzionamento intellettuale diventa calmo, e le proprie risposte diventeranno estremamente calme e posate. Il nostro comportamento diventa calmo e stabile. Un gran numero di persone hanno sperimentato questo. Il risultato è che uno può vedere se stesso in modo estremamente chiaro. E, al tempo stesso, si sperimenta profonda serenità di mente e assimilazione di corpo, diventando unità. Ed anche lui, in realtà, ebbe questa esperienza.

Ma questo tipo di tranquillità è totalmente diversa da quella che conosciamo noi. Il comportamento stesso della mente cambia completamente. Gettare via significa unità e uni-dimensionalità. Gettare via assolutamente tutto significa diventare come un bambino. E' il mondo prima che la mente prenda forma. E’ difficile come per una persona intelligente diventare un pazzo, un idiota. Coloro che l’hanno provato presto comprendono. E' terribilmente duro. Il fenomeno della concettualizzazione stimola i pensieri uno dopo l'altro. Spezzare questa catena ed eliminarla significa tagliare questo invisibile, incredibile e veloce collegamento dei pensieri. Inoltre, se uno non continua a farlo fino a che questo nemico non si esaurisce o non si consuma, il risultato non sarà raggiunto.

Spiegando la pratica religiosa, o shugyo, uno parla coraggiosamente dei fenomeni concettuali e mentali della mente in vincolanti termini tecnologici e scientifici. Ma se vi sforzate seriamente, al’inizio è come fare le arti marziali. Eliminare il pensiero casuale è come lottare contro un fantasma che ruba la vostra presenza mentale. All’inizio, la lotta per eliminare il divario è così insopportabile che si pensa di poter impazzire. Dopo un po’ di tempo, diviene del tutto superflua l'utilizzazione di qualsiasi propria forza. Questa è la vera forza ed è qui che si svolge la pratica religiosa. Senza far troppo affidamento al potere del sé, è quindi possibile semplicemente diventare la cosa stessa.

Dopo un po’, si arriverà a realizzare quello che è il mondo della vacuità e gradualmente si imparerà a preservare quel mondo, non ricadendo nella breccia aperta quando il pensiero potrà sorgere. Il corpo e la mente iniziano a stabilirsi in uno solo. Il tempo ora non è più lungo o breve. Serenamente, uno fa semplicemente solo Zazen. La breccia non esiste più. Una volta che si è raggiunto questo punto, non c’è più nulla di perso da mantenere o preservare. Il proprio corpo immediatamente assume un senso di trasparenza, purezza e leggerezza. Tutte le proprie azioni sono generose e chiare, senza che assumano un qualche significato. Ed uno si accorge che questa sua consapevolezza è continua. Avendo colto vividamente ogni fenomeno mentale, mente e corpo sono entrambi stabiliti all’interno del campo dell’intelletto. Non si sarà più intenzionalmente lasciati andare alla deriva.

Shakyamuni divenne completamente i suoi sensi e la percezione, ma perfino la sua consapevolezza di questo fatto scomparve perché egli era diventato uno con la sua situazione. Camminando, sedendo, mangiando o dormendo, qualunque faccenda in cui fosse coinvolto non lo interessava più. Egli era in grado di fare semplicemente, unicamente, quelle cose. I suoi sensi e la percezione erano subentrati al suo ego-sé, e nulla fu più lasciato al suo sé personale. In altre parole, vedere e sentire iniziavano e si concludevano con la semplice attività stessa. Egli era pressoché giunto alla parola ‘fine’ della sua investigazione.

Lo sforzo necessario per coinvolgersi o far sorgere i fenomeni mentali era scomparso. Egli era ormai sfuggito dal mondo della conoscenza e dell'informazione acquisita, un mondo in cui le parole ed i concetti si uniscono per formare il pensiero. Egli stava diventando intimo con la sorgente, il mondo del momento-presente, liberandosi dalle preoccupazioni di una coscienza limitata al passato. Quello fu un processo costante. L'ego-sé fu abbandonato, e tutte le preoccupazioni scomparvero. Il Maestro Zen Hakuin disse che se uno raggiunge questo punto, "dopo aver strappato via sia il cielo che la terra indubbiamente questa sarà una Grande Illuminazione". Le parole di Hakuin sono proprio vere.

Il risultato dei lunghi anni di investigazioni lo portarono all’unità con la natura, l'universo. Shakyamuni dimenticò completamente il proprio ‘sé’, è divenne totalmente affascinato dal cosmo. Assolutamente tutto scomparve, tutto svanì. Rimuovendo il ‘gap’, tutti gli esseri, allo stesso modo, diventano uguali. Nello stato che trascende sia spazio che tempo, uno perde ogni traccia di tempo e spazio. Essendosi separato, e avendo dimenticato mente e corpo, egli naturalmente trascese ogni tipo di percezione. Quando mente e corpo sono stati dimenticati e nulla rimane, il sorgere di un suono semplicemente trans-illumina il corpo con nulla che rimane. Se l'occhio coglie una forma o un colore, non vi è alcun vedente interessato ad esso, e nessuna successiva funzione avviene. La linea di demarcazione tra la coscienza e la realtà è chiaramente definita. O, piuttosto, è la funzione o il funzionamento [di tutto] che è lasciato cadere.

Il Maestro Zen Dogen usò il termine ‘non-pensiero’. Esso significa che la propria condizione non potrà mai più essere lasciata alla deriva o persa nel pensiero, nella concettualizzazione, o nella coscienza. Questo consiglio fu chiamato "abbandonare mente e corpo", "non-sé", "nulla", o "vuoto". E’ totale, completa, vera vacuità. L'espressione "Nell’assenza di un ‘sé’, non vi è spazio per il sorgere del sé" è il potere di coloro che hanno dato personale testimonianza al mondo reale. Non è una formula basata sulla teoria. Il Samadhi è imperscrutabile. Cose simili, come il tempo, ovviamente, non esistono. Shakyamuni divenne assolutamente una pura funzione e fu assorbito proprio all’interno del centro del cosmo. L'uomo Shakyamuni, era totalmente morto.

Ma nel suo stato attuale Shakyamuni era proprio come un ceppo di un albero morto, come le rocce o le nuvole. Naturalmente, questo è lo stato in cui l'ego è dimenticato. Ed un dato giorno, ci si dovrà immergersi in questo Stato, oppure la mente abituale non può essere messa da parte. Dall’interno della breccia dove sorge il pensiero centrato sulle opinioni personali, si è abbagliati dalla verità di "un fiore tenuto in mano e da un sorriso". Se manca questo, significa che l'obiettivo finale non è stato raggiunto. Lo scopo di shugyo è di disfarsi della mente abituale. Per questa ragione facciamo Zazen.
Nel precoce mattino, stando ancora in Zazen, egli lentamente aprì i suoi occhi, e la stella del mattino apparve al suo sguardo. In quell’istante, a causa della sua condizione, o del collegamento fornito dal vedere la stella, Shakyamuni ritornò al Sé Reale. Il ‘gap’ si dissolse e svanì del tutto. Sperimentando la Grande Morte, egli rinacque alla Grande Vita. "Eureka! Eureka!" esclamò. Il suo Grande Dubbio, in quello stato fu completamente chiarito. Come era chiaro il mondo della verità! "Tutto è sempre stato giusto proprio nel modo in cui è. Non c’è mai stato alcun problema".

Egli aveva sofferto per il dolore di abbandonare il suo castello, la moglie, l'onore e la fortuna, tutte le cose preziose del mondo regolare e per l'agonia del suo Grande Dubbio. Quindi, con la perseveranza e la diligenza egli risolse tutto. Fu come se si fosse appena svegliato da un sogno. Egli così esclamò: "Tutti gli esseri, senzienti e insenzienti, raggiungono insieme la Via". "Montagne, fiumi, le erbe e gli alberi: tutti realizzano il Buddha". "Tutte le cose, fin dall’inizio, sono originalmente dotate della loro piena dotazione e della vera natura". Il suono della sua voce trafisse il fondo degli inferi attraverso le viscere dei demoni e spiriti simili. Ed egli illuminò i tre reami di esistenza, passato, presente e futuro.
E fu proprio grazie al collegamento, o connessione, che egli poté vedere la stella del mattino. Quella fu la nascita del Buddha Shakyamuni e l'avvento dell’"Era del Buddhadharma". Venne proclamato il messaggio dell’Illuminazione e la comparsa del Dharma. L'ottavo giorno del dicembre di 2500 anni fa, la stella del mattino cominciò a brillare attraverso la nebbia mattutina. Davvero un nobile e prezioso evento. La grandezza della facoltà e della funzione della natura e del cosmo, in quanto tali, divennero per la prima volta evidenti. Confermando la vera natura del misterioso universo, voi realizzerete che questo presunto ego, o l'esistenza di un ‘sé’, non era che un fantasma, e che nulla esiste oltre le funzionali relazioni della natura, e che queste, oltretutto, sono costantemente sottoposte ad un cambiamento continuo e non hanno vere e proprie forme fisse, cioè esistenti, senza esistere. Questo reame è la realizzazione che esiste solo il costante cambiamento. Semplicemente le cose a quel punto prendono momentaneamente forma nello spazio e nel tempo, e dopodiché immediatamente svaniscono.

Poiché si tratta di una relazione funzionale, nessuna distinzione esiste tra soggetto e oggetto. E così, l'inevitabile apparizione di sé ed altro (altre persone o cose), è naturale; questo è dovuto a molteplici differenze nelle circostanze o condizioni in base alle quali le cose sorgono o prendono forma. Non vi è nient’altro che una relazione tra sé e gli altri. Le cose sorgono grazie alla legge di causa-effetto: né il ‘sé’, né le altre cose hanno una qualsiasi fissa auto-natura. Tutto il resto non è altro che solo il regno dell’immaginazione. Una volta eliminato il divario, o breccia, tutto ciò diventa chiaro. Se il divario non è superato, questo è impossibile da capire. E’ lo stesso come una cicala, che può volare liberamente in cielo per la prima volta solo dopo aver mutato la corazza. La corazza è solo un unico strato, ma la differenza è grande come tra il cielo e la terra. Shakyamuni andò in giro ballando di piacere e gridò di giubilo. Potete immaginare la libertà che egli sperimentò.

Attraverso l’esperienza personale uno testimonia l’eliminazione del ‘gap’. Questo è il messaggio del Dharma, e la sua linfa vitale. Rimuovere l’illusione e realizzare la Grande Illuminazione significa poter chiarire il confine tra passato e presente, sogno e realtà, funzione (realtà) e concettualità (finzione). Realizzare ogni momento è il perfetto e completo chiarimento di tali limiti. Questa è l'illuminazione.
Poiché noi non comprendiamo la verità, siamo confusi con la fissa percezione di concetti e definizioni di cose come 'esistenza e non-esistenza’, che poi fanno sorgere nella coscienza il mondo relativo di sé-e-altri. Si scopre così che questi non sono altro che immagini costruite dall'intelletto. Rimuovendo il gap o divario, si chiarisce che il mondo del ‘sé-e-altro’ è uno, e non è separato. Quando si riconosce l'esistenza di qualcosa, subito sorge un punto di vista di ‘soggetto-oggetto’. Shakyamuni realizzò che questa era un'illusione dell’intelletto ed un sentimento derivante a causa del divario; e rimuovendo il divario, al suo posto si troverebbe la pace perfetta.

Perché Shakyamuni soffriva tanto quando viveva nel suo palazzo? A causa della sua ineguagliabile intelligenza e sensibilità. Egli possedeva grande intuizione e giudizio, ed aveva una meravigliosa fantasia che amplificava le sue emozioni negative e i sentimenti estremi. Ma questi erano condizione necessaria per l'uomo che fece 8000 viaggi nel mondo comune per risolvere il suo Grande Dubbio.

Gioiosi danzatori possono sembrare belli, meravigliosi e rinfrescanti, e sembrare assai più soddisfatti. Ma Shakyamuni era diverso. Egli pensava alla vita di questi ballerini, alla loro nascita e morte. Ed egli pensava come donne così belle sarebbero invecchiate, diventate curve, rugose, e molto permalose. L'immagine della morte è molto più spiacevole. Non c’era mistero sul fatto che egli sentisse l'inutilità dell’incertezza, paura, e oppressione. Egli aveva mantenuto un radicato dubbio riguardo al mondo dei fenomeni, e sofferto per esso, perché in realtà esso è il mondo reale. La sua intenzione non fu mai di liberarsi del problema diluendolo, o estraniandosi da esso. Egli si mise in testa il problema e risolse i suoi dubbi alla fonte della sua sofferenza.

Gli animali non hanno la minima nozione della morte: la capacità intellettuale non esiste. Essi vivono semplicemente in base alle circostanze. La loro vita è estremamente semplice e schietta; in Natura non esiste la sola pace. L'unica ragione per l’esistenza di guerre e sofferenza è perché l'uomo si è intossicato a causa dei sensi e del suo intelletto. Fintanto che l'uomo non potrà riconoscere la sua stupidità, l'intelletto non si trasformerà in saggezza. Tutte le persone sono dotate delle stesse facoltà e funzioni. Se però non risvegliamo in noi il gusto di questa saggezza, allora stiamo sprecando la vita. Se Shakyamuni avesse sinceramente affrontato il problema senza la ragione o la logica, non sarebbe mai stato vanamente angosciato. Non appena egli si fu liberato da quel maledetto ‘gap’, nello stesso tempo, anche il meccanismo della sofferenza fu chiarito. Egli non avrebbe più sofferto ancora. Tutti noi abbiamo un gran debito di gratitudine verso la Luce del Mondo in cui la pace assoluta può essere trovata.
Quando egli mise totalmente da parte la percezione o il riconoscimento di un ‘sé’ personale, realizzò che lui stesso era sempre stato uno con la natura, con la verità; e la sua natura era, fin dall'inizio, la forma della natura. "La stessa origine dell'universo; uno con tutta la creazione". Nel naturale ordine delle cose non ci sono preoccupazioni né attaccamenti; né bene né male, non ‘sé’ né altri, e nessuna illusione o illuminazione. Così, Shakyamuni dette l’incrollabile prova che tutte le cose si manifestano, passano, e muoiono all’interno della base del momento presente.

Una volta che egli fu completamente morto, diventando come un ceppo morto o una roccia, poi fu risorto nel mondo che trascende l’ego/sé. Un albero morto o una roccia è la natura stessa. Questo è il tessuto e la struttura della salvezza spirituale che trascende tutti gli attaccamenti al ‘sé’ ed agli altri. Grazie alle sue facoltà e funzioni, il suo carattere naturalmente fu completamente diverso. Questo è il profondo e prezioso motivo per il suo Grande Risveglio. Se qualcuno avesse dubbi su questo, sappia che i dubbi sono dovuti alla personale ignoranza e alla cecità. Che si sia un monaco o un laico, tutta la nostra vita quotidiana è solo una pura e semplice funzione, così com’è. Essa non può essere colta né percepita.

Il Sigillo della Mente, nato dai sei anni di seduta di Shakyamuni sotto l’albero del Bodhi, è il vero messaggio per dimenticare l'ego/sé. "Morire la Grande Morte, per Rinascere con la Grande Vitalità." Questo è stato fin dai tempi antichi lo scopo della pratica di ‘zazen’. Come esclamava il maestro Zen Dogen: “Ognuno è pienamente dotato con il Dharma. Ma senza shugyo, ciò non si manifesta, senza una vera prova, non potrà diventare vostro”. Un altro antico maestro disse: “Se la pratica è una vera Pratica, il risveglio sarà un reale Risveglio”. In questo modo, il Sigillo della Mente è stato tramandato. È attraverso la mente che si cerca la Via e la corretta seduta (zazen).

Il gesto del Buddha Shakyamuni di sollevare il fiore di loto fu così chiaro e conciso che Mahakasho semplicemente sorrise. Questo fu tutto ciò che poteva fare, poiché era così evidente. In pratica, esso fu semplicemente un sorriso di comprensione, di consenso e ammirazione. Ed allora, ci si dovrebbe chiedere, perché Shakyamuni sollevò e mostrò il fiore? perché doveva essere un fiore? e come fu che queste divennero le circostanze o la connessione alla Grande Illuminazione?

Gutei, un grande maestro che visse nell’antica Cina, rimosse veramente tutti gli ostacoli della mente. Quando un ricercatore della Via gli chiedeva qualcosa sul Sentiero, egli sollevava solamente il dito. Non importa quale poteva essere la domanda, la sua unica e sola risposta era di sollevare un dito. Un altro celebre Buddha Cinese, Joshu, rispondeva: "La quercia nel giardino". Siccome vi era realmente una quercia nel giardino, egli rispondeva che si trattava di quella. Il Maestro Zen Ummon diceva, "Un bastone per la merda". E la risposta di Te Shan era di servire trenta colpi con la sua frusta.

Non c’era un gran significato nell’azione di Shakyamuni. Per essere certo della franchezza od onestà, mostrò solo la franchezza così com’è. Accadde che vi fu un fiore in mano che per caso egli sollevò. Fu la stessa cosa con il ‘bastone’ di Ummon ed il dito di Gutei. Le parole stesse che Ummon sciorinò dalla sua bocca erano esse stesse franchezza. Non c’era un significato nelle parole. Trenta colpi sono trenta colpi; la realtà del dolore è la franchezza stessa. Non c’era nulla di più o di meno in ciò. Era la cosa stessa. Si può chiarire la franchezza solo eliminando il divario. Ecco perché "sollevare il fiore e fare un sorriso" è l'ultimo collegamento perché accada l’Illuminazione.

Mahakasyapa aveva già coltivato e padroneggiato il ‘gap’ in cui sorge la mente abituale, diventando un uomo della Via. Ed il suo consenso si assimilò con la franchezza di Shakyamuni, così come fu. Shakyamuni era già consapevole di ciò e ne era assai felice. Lungi dall'essere incerto e poco chiaro, il messaggio della franchezza è assoluto e totale. La certezza portata all’interno diventa una realtà estremamente obiettiva. Ma una persona che non conosca questo mondo o dominio, non possiede questa obiettività o realtà. Essa non può nemmeno vedere ciò che è al di fuori della sfera della comprensione.
In breve, non fu trasmesso niente di speciale. Shakyamuni volle solo trasmettere che questa grande questione, il Dharma, è una realizzazione basata sulla reale esperienza di chiarire tutto, risolvendo il divario (gap) in cui tutte le cose si dissolvono. Il Buddhismo è trasmesso attraverso la vera evidenza effettiva della sperimentazione personale della vacuità di tutte le cose. In questo modo, è trasmessa realmente la Mente del Buddha, così com'è.

Per Shakyamuni fu necessario stabilire, in un modo del tutto dignitoso, vedere veramente l'esistenza di Mahakasyapa come un uomo che aveva raggiunto la Via. Il mio occhio e il tesoro della Vera Legge è il Risveglio della misteriosa mente. La vera forma è ‘senza-forma’: Questo è il sottile ingresso nella Porta del Dharma. Indipendente da parole e lettere, esso è trasmesso al di fuori delle Scritture. Ed ora esso appartiene a Mahakasyapa. Così fu data la testimonianza e fu stabilito l’erede.

I praticanti Zazen dovrebbero sentire la gravità di questa trasmissione e praticare realmente per poter eliminare il divario (gap). Senza il risveglio alla mente di Mahakasyapa, noi non potremo essere considerati figli del Dharma. Questo dovrebbe essere l'obiettivo della pratica religiosa. Per diventare una persona della Via, si dovrebbe quindi illuminare il Sentiero che conduce ad un salutare ed integro mondo e alla felicità per tutta l’umanità. Solo questo si può davvero chiamare il mostrare gratitudine ai buddha ed ai patriarchi. E la pienezza che stiamo vivendo oggi è veramente una benedizione? o una tragedia? Il risultato si deciderà nel cuore di ciascuno di noi.

[In questo testo, io ho usato spesso il termine "franchezza". Diversamente da come è stato descritto in precedenza, nessun altro significato può essere dato ad esso. D’altra parte, (la franchezza) è essa stessa pura, senza aggiunte. Questo è il mondo di Buddha e il Buddhadharma (la Legge). Esso, per sua stessa natura, è la risoluzione e la rimozione del divario. Perciò, il messaggio stesso del Nirvana è chiamato ‘franchezza’].

(Finito di tradurre nel mese di Luglio 2009, senza scopo di lucro- per conto del Centro Nirvana-Roma)