Articoli Ch'an e Zen

Bodhidharma
e le dinastie del Ch’an

http://www.angelfire.com/electronic/bodhidharma/hui-ko2.html
presentato dal Wanderling – Traduzione di Aliberth
 


 
“Una speciale trasmissione al di fuori delle Scritture;
Nessuna dipendenza da parole e lettere;
Puntare direttamente alla mente dell’uomo:
Vedere nella propria natura e Realizzare lo Stato di Buddha”
(Bodhidharma, primo patriarca dello Zen, 6° sec. d.C)


Con la Trasmissione del Dharma, Shen Kuang ricevette il nome di "Hui K'o", che significa "Abile-Saggezza". Dopodiché, Master Hui K'o chiese a Bodhidharma, "Tu hai trasmesso il Dharma ai tuoi discepoli in India? Ed hai anche dato loro la veste e la ciotola come certificazione?" "Io ho trasmesso il Dharma, in India", rispose Bodhi

dharma, "ma non ho fatto uso della veste e della ciotola. Gli Indiani sono più emancipati. Quando ottengono il frutto (cioè il Risveglio), sanno che devono essere certificati. Se nessuno li certifica, essi non dicono, 'Ho ottenuto la Via! Ho la prova di essere un Arhat! Sono un Bodhisattva!' Essi non parlano in questo modo".

"Molte persone hanno la Natura-Radice del Grande Veicolo, ma ci sono anche molte persone che non dicono il vero. Dopo aver coltivato senza successo, queste persone sostengono di aver trovato la Via. Anche se non hanno il certificato del risultato, essi sostengono di essere saggi certificati".

BODHIDHARMA, Il Primo Patriarca Cinese

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Ciò che Shakyamuni espose quel giorno sulla montagna del Picco dell’Avvoltoio fu la testimonianza del ‘Sigillo della Mente’. Ananda divenne erede di Mahakasyapa, e il lignaggio dell’unica Trasmissione proseguì per 28 generazioni fino al 28° Patriarca Indiano, Bodhidharma, che viaggiando verso la Cina via-mare, divenne il Primo Patriarca del Ch’an Cinese.

Bodhidharma era il terzo figlio di un re Indiano. Il suo insegnante era Hannyatara (o Prajnatara). Superando in splendore il Sigillo della Mente del suo maestro, egli poi si stabilì in Cina dietro richiesta del suo maestro, poiché c’era il timore che il Vero Dharma stava ormai svanendo in India, dato che vi erano davvero poche persone che cercavano la mente del Grande Veicolo [E qual’era la ragione per questo? Semplicemente a causa della grandezza del Dharma]. Se il Dharma avesse dovuto perire, la gente non avrebbe più conosciuto la Via della salvezza.

Egli arrivò in Koshu, una regione della Cina, tre anni dopo aver lasciato l'India con una nave. E’ detto che il viaggio fu molto duro e lungo, cosicché egli aveva già più di 120 anni quando fu giunto in Cina, circa 1500 anni fa. In Cina erano già stati costruiti dei templi buddhisti in tutto il paese, e un buddhismo intellettuale (pensiero e cultura buddhista), era molto valutato. La spiegazione meccanico-concettuale del buddhismo era stata capita, ma la vera ‘cosa-reale’ non era ancora stata realizzata. Si disse, ad un certo punto, che fosse venuto un vero uomo del Dharma (di nome Bodhidharma). E probabilmente, in poco tempo sarebbe stato possibile formare un grande ordine religioso.

Bodhidharma fu invitato alla corte dell'imperatore Butei (Wu-tai), che si faceva chiamare "Imperatore della Mente-di-Buddha". Ma Bodhidharma, vedendo che in relazione al Dharma Butei non era che un uomo normale, fuggì dal castello. [E questo fu un bene per il Dharma]. Egli andò poi a Shorin-ji, dove fondò la più grande congregazione di menti luminose e un centro di ricerca e traduzione di sutra buddhisti.

"Il Buddha-dharma non può essere trovato nelle parole. Se non ci appare una persona eccezionale, il Dharma non può essere trasmesso. Questo è il solo modo in cui può essere convogliato". Siccome egli era effettivamente diventato una di queste persone speciali, Bodhidharma sapeva come erano rare le persone che potevano accettare il Dharma direttamente nel loro stesso cuore. Egli stesso si mise seduto per nove anni di fronte a un muro, solo stando seduto. Abbandonando ogni pensiero riguardo al corpo e mente, scomparvero sia l’illusione che (l’idea di) illuminazione. Quando le persone sentivano l'insegnamento di Bodhidharma, egli non aveva nulla da poter offrire a tutti coloro che si attaccano alle parole e alle lettere, e su cui spesso si aggrappano.

E infatti, alla fine, un uomo del Dharma era apparso in Cina dopo molti anni di futilità. Era l'uomo che stette seduto davanti a un muro per nove anni. Era il periodo di inizio della stagione invernale ed egli, pur venendo messo alla prova, sedette immobile, solo facendo Zazen e perfino dimenticando lo stesso Zazen.

HUI-K'0, il Secondo Patriarca Cinese

Egli restò fuori in attesa. Prima era uno studioso Confuciano, un prodigio l’aver imparato la teoria del Dharma, ora egli voleva solo ricevere l'insegnamento da Bodhidharma. Il sole tramontò, e la sera si fece fredda. Cominciò addirittura a nevicare. L'ultima prova era arrivata. In mezzo alla neve, si fermò immobile. La neve ora era più fitta e cominciò ad albeggiare. Un Ricercatore della Via deve essere fermo in questo modo. Bodhidharma dette uno sguardo a quella penosa visione e disse: "Cos’è che cerchi stando lì nella neve?" Egli rispose: "Mi piacerebbe sentire il compassionevole insegnamento del Dharma così che possa diffondersi ovunque. Bodhidharma allora disse: "I vari Buddha del passato vi si dedicarono ardentemente. Essi praticarono ciò che era difficile da praticare, e sopportarono ciò che fu difficile da sopportare. Non si può essere superficiali, meschini, orgogliosi, o compiacenti". Lo studioso ascoltò il paterno consiglio che Bodhidharma disse una volta sola. Quindi egli prese il suo coltello e si tagliò il braccio all’altezza del gomito, e lo mostrò a Bodhidharma che silenziosamente assentì. Dopodiché prese lo studioso come discepolo. Il discepolo si chiamava Hui-K'o, e fu il secondo patriarca Cinese del Ch’an.

Non avendo però risolto il suo problema, Hui-K'o era ancora in profonda confusione. Egli supplicò il suo insegnante, "Io non ho ancora trovato la pace della mente. Ti prego di darmi la pace della mia mente". Bodhidharma rispose: "Dammi la tua mente ed io te la pacificherò". E Hui-K’o, "Non riesco ad afferrarla". Allora Bodhidharma disse: "Ecco, vedi ti ho mostrato che la tua mente è in pace".

Hui-K'o considerava la mente come qualcosa di fisso che esisteva realmente. Tale cosa non esiste da nessuna parte. Sarebbe bene già solo capire questo fatto. Hui K’o vide che la mente della sofferenza non esisteva in un determinato luogo. Ecco la conclusione finale a cui egli giunse. La pace che egli raggiunse gli venne dal fondo del suo cuore. Un pazzo tra i pazzi. La cristallizzazione della mente che cerca la Via. Per qualcuno che è appassionatamente alla ricerca della Via non c'è spazio o tempo per fare affidamento sulle cose. C’è la verità stessa, la stessa realtà. Questa è la vera mente che cerca la Via, è la mente tutti i giorni. È la franchezza, la destinazione. Si chiama il Buddhadharma. Si chiama ‘Illuminazione’. E quella persona è chiamata Buddha. Credere realmente che tutto è pieno e completo così com’è, e poi praticare. Non si deve guardare indietro, non c’è separazione o diversità. Il principio fondamentale della nostra setta è la profonda pratica e il raggiungimento della verità dentro la verità. Questo è un esempio che, se davvero si getta via questo corpo alla ricerca della risoluzione mentale, chiunque può realizzare. Quando l'ego e il Buddha si incontrano realmente faccia a faccia, questo sarà l'ultimo evento della propria vita.

Il fresco sangue scarlatto di Hui-K'o nel bianco splendente della neve è un simbolo di ‘Bodaishin’. La vita è breve. A suo tempo, quando si presenterà la Morte, cercate di non cadere nella confusione. Cercate di pensare un po’ a quest’uomo inerme in piedi nella neve. Questa fu la nascita del Secondo Patriarca Cinese. Con grande difficoltà la vera Trasmissione si tramandò da Shakyamuni, che sedette per sei anni, passando per i nove anni davanti al muro di Bodhidharma, fino al braccio tagliato di Hui-K'o. Quel sangue fresco in mezzo alla neve e le lacrime di sangue di Shakyamuni sono l’emblema di una tradizione che continuò attraverso lacrime e sudore fino al Risveglio. La tradizione fu trasmessa per 28 generazioni in India, 23 generazioni in Cina, poi si trasferì in Giappone (e Occidente - n.d.T.).

"La Trasmissione della Luce" racconta la storia di Hui-k'o, noto anche come Dazu Huike e Daiso Eka, che andò al monastero di Shaolin, dove viveva Bodhidharma, e restò tutta la notte fuori in piedi nella tormenta perché gli era stato rifiutato di entrare. All'alba, Bodhidharma presumibilmente gli disse: "Come puoi sperare in una vera realizzazione, con così poca forza, poca saggezza, poco cuore, e una mente arrogante?" Hui-k'o lo prese come un monito misericordioso, che gli provocò il pianto e gli fece costruire la sua determinazione e, per dimostrare ciò, con una spada si tagliò il braccio sinistro.
Hui-k'o fu ammesso e trascorse otto anni con Bodhidharma. "Mystic Devices in the Room" cita che un giorno Hui-k'o salì sul ‘Picco-Poche-Case’ con Bodhidharma e che durante l’ascesa il suo insegnante gli disse qualcosa che attivò la piena realizzazione della sua vera essenza (cioè, il Risveglio).

Si dice che quando Bodhidharma era vicino alla morte, egli chiamò i suoi quattro discepoli principali e chiese loro di indicare le loro intuizioni originali. Dopo aver sentito parlare il primo, Bodhidharma gli disse che lui era come la pelle di Bodhidharma, al secondo, che era come la sua carne, al terzo, che era come le sue ossa. A Hui K'o, ultimo a parlare, Bodhidharma disse che era come il suo midollo, conferendo quindi al Patriarca la veste e la ciotola. Successivamente Hui-k'o, secondo Patriarca dello Zen, consegnò la ciotola e il manto al suo successore, Seng-ts'an, il terzo patriarca, per significare la trasmissione del Dharma. Hui-k'o, che aveva ricevuto il sigillo della approvazione da Bodhidharma stesso, poi se ne andò in giro per il paese bevendo e vivendo come un selvaggio condividendo le offerte dei bordelli locali. Quando la gente gli chiedeva come poteva fare una cosa simile, lui, un Patriarca della scuola Zen, egli rispondeva: "Di che vi impicciate, voi?" (fonte)

Nel 593, da un malinformato funzionario imperiale, Hui K'o fu accusato di insegnare la cosiddetta "dottrina eretica", secondo caso nel lignaggio di Sakyamuni (il primo fu il ventiquattresimo Patriarca indiano, il Venerabile Aryasimha, la cui testa fu tagliata dal re Dammira).


Le DINASTIE del CH’AN

[DINASTIA HAN (202 aC-220 DC) DINASTIA T'ANG (618-907); DINASTIA SUNG (960-1279); DINASTIA MING (1368-1644)]

La figura di Bodhidharma getta una grande ombra sullo studio del Ch'an e Zen. Il fatto che ancora così poco si sa su Bodhidharma non è affatto insolito nella storia delle religioni, dove l'oscurità storica spesso serve come prerequisito per dichiarazioni postume riguardanti l'identità settaria. Infatti, molto si impara sulla natura e il carattere del Ch'an tramite Bodhidharma, intorno alla cui immagine è stato montato il maggior successo della sfida alla scolastica buddhista Cinese, ma anche prima di lui si trova un buddhismo Cinese immerso nella penombra della scarsità di notizie storiche.

La Dinastia Han

Durante tutta la storia della Cina la divinazione era una componente importante nella vita quotidiana dei nobili e delle persone comuni che riempivano le fila di Confucianisti, Taoisti, e primitivi buddhisti. I Cinesi utilizzavano queste pratiche per conoscere le risposte alle domande epocali e mondane della loro vita. Michael Loewe nel suo libro ‘Chineese Ideas of Life and Death: Faith, Myth and Reason in the Han Period’ (Londra, 1982) scrive: “Gli auspici sono le risposte relative ai potenti disturbi della natura, che nessuno può evitare di osservare, e gli oracoli sono i segni già presenti negli oggetti naturali, un modo per l'uomo per vedere se si prende la briga di scoprirli”.

Il popolo Cinese credeva che determinati segni erano in grado di rispondere alle domande dell’uomo e di predire il futuro. In particolare, nella Dinastia Han era consuetudine prevedere il futuro che era utilizzato da laici e nobili per le preoccupazioni quotidiane, nonché per le questioni più sostanziali e ben lo dimostravano le numerose convinzioni del popolo.

La Dinastia Han durò quattrocento anni e fu la prima ad abbracciare il buddhismo. Il termine "Han-people" deriva dal nome di questa dinastia. (Il termine inglese "China" (Cina) deriva dal nome della precedente dinastia Ch'in). La dinastia Han è la controparte Est-asiatica e contemporanea dell’epoca d'oro di Roma. Durante questa dinastia, la Cina diventò ufficialmente uno Stato Confuciano, prosperò a livello nazionale, ed estese la sua influenza politica e culturale oltre il Vietnam, l'Asia Centrale, la Mongolia, la Corea, prima di crollare alla fine sotto una miscela di pressioni interne ed esterne.

Il regno degli Han fu brevemente interrotto dalla usurpazione di un famoso riformatore, Wang Mang, il cui interludio sul trono dal 9 al 23 d.C., noto come la dinastia Hsin. Gli storici quindi suddividono il periodo Han in due parti, Han precedente (o Occidentale) (con capitale Ch'ang-an, oggi Xi'an) e Han successivo (o Orientale) (con capitale Loyang).

Non è certo quando il buddhismo raggiunse esattamente la Cina, ma quando nel secondo secolo aC la Via della Seta fu aperta, missionari e pellegrini cominciarono a viaggiare tra l’India, l'Asia Centrale e la Cina. Le registrazioni descrivono che Chang Ch'ien, al suo ritorno da Ta-Hsia (Ferghana) nel II secolo AC, sentì di un paese chiamato Tien-chu (India) e dei loro insegnamenti buddhisti. Questa è probabilmente la prima volta che un Cinese sentì parlare del buddhismo. Un secolo più tardi, si sa di una comunità buddhista registrata presso la corte di un principe Han. Tuttavia, la storia più famosa è quella dell’imperatore Han Mingdi che sognò il Buddha. Nel 68 DC, Mingdi inviò il suo ufficiale Cai Yin in Asia Centrale per saperne di più sul buddhismo dopo la visione di una figura dorata che gli apparve in sogno. Il mattino successivo, egli chiese ai suoi ministri che cosa significasse il sogno e gli fu detto che egli aveva visto il Buddha - il dio di Occidente. Cai Yin tornò dopo 3 anni passati in India e con sé riportò non solo le immagini del Buddha e Scritture buddhiste, ma anche due monaci buddhisti di nome She-mo-Teng e Chu-Fa-lan per predicare in Cina. Questa fu la prima volta che la Cina ebbe monaci buddhisti con i loro metodi di culto. Pochi anni più tardi, una comunità buddhista fu istituita nella stessa capitale Loyang. Da allora in poi, la comunità buddhista è cresciuta continuamente. Furono introdotti i libri e i testi sacri, soprattutto gli esempi di arte buddhista, mai visti prima in Cina. Nel 148 DC, An Shih-Kao, un missionario della Parthia (Persia), arrivò in Cina. Egli costruì un tempio buddhista a Loyang e cominciò il lungo lavoro di traduzione delle scritture buddhiste in lingua Cinese. Il lavoro di traduzione delle Scritture proseguì fino all’8° secolo quando l'accesso via terra verso l'Asia Centrale e l’India fu tagliato fuori dagli Arabi. Nel 166 DC l'imperatore Han Huan annunciò formalmente l’inizio del buddhismo, facendo svolgere nel palazzo cerimonie Taoiste e buddhiste. Poi, la situazione di tumulti in Cina alla fine della dinastia Han fu tale che le persone ormai avevano un animo ben ricettivo per la venuta della nuova religione. (Fonte)

Ci sono alcuni che dicono che il grande filosofo buddhista Indiano Nagarjuna, la cui datazione è fatta di solito rientrare in quella della Dinastia Han, visitasse la Cina, anche se le prove sono assai scarse. Anche il monaco Kumarajiva (344-413) che arrivò in Cina ben dopo la Dinastia Han, cominciò i suoi progetti di traduzione intorno agli anni 385-401. Egli è considerato la figura chiave per l'introduzione degli insegnamenti di Nagarjuna in Cina.

(Fonte: http://www.angelfire.com/electronic/bodhidharma/bones.html#N1)

La Dinastia T'ang:

Secondo le attuali opinioni accettate della storia Ch'an, il successo dell’assalto Ch'an sulla scolastica buddhista ha coinciso con un periodo di vivace dinamismo, durante il quale l'attività di un gruppo di maestri Ch'an, Hui-neng, Ma-Tsu Tao-i, Pai-chang Huai-hai, Huang-po Hsi-Yun, Lin-chi I-Hsuan, et al, formarono le componenti di base dell’identità Ch'an. Mentre, dopo questa cosiddetta "epoca d'oro", il dinamismo Ch'an fu ridotto ad uno statico formalismo, e cadde in uno stato di declino. In base a questa visione, il buddhismo Sung rappresenta il "periodo del tramonto", il crepuscolo della tradizione, una volta forte e vitale, ridotta ad un ombra del suo antico splendore. In questa visione, l'età d'oro del buddhismo in Cina, comprendente il Ch'an, fu inequivocabilmente la dinastia T'ang (618-907). Il Sung rappresenta l'inizio di un periodo di persistente declino.

Bodhidharma ha un posto speciale in questa storia. Come esponente capo della "trasmissione mente a mente", concentrandosi sulle esperienze di illuminazione che si verificano nel contesto del rapporto maestro-discepolo, Bodhidharma fu il primo che dette l'alternativa agli insegnamenti basati sui testi scritti della tradizione scolastica. Il ruolo di Bodhidharma nella trasformazione del buddhismo Cinese è stato ampiamente riconosciuto dall'inizio della Dinastia Sung. Il primo storico buddhista della Sung, Tsan-ning (919-1001), parlò positivamente del ruolo di Bodhidharma nella sua critica sulle prevalenti convenzioni esegetiche all'interno della scolastica buddhista Cinese. Egli riconobbe che Bodhidharma fu il primo che dichiarò: "Puntare direttamente alla mente umana; vedere la propria natura e divenire un Buddha; non istituzionalizzare parole e lettere."

La tradizionale posizione dell’ortodossia Ch'an e Zen è stata che gli slogan originati con Bodhidharma e che rappresentano il messaggio implicito dell’insegnamento Ch'an fin dai suoi inizi. Gli storici Ch'an, seguendo i contemporanei studiosi Zen, ritengono che quegli slogan siano stati prodotti nel periodo T'ang, riflettendo l’arrivo alla preminenza del movimento Ch'an nell'ottavo e nono secolo, durante la sua "età d'oro". Come risultato, gli slogan sono generalmente considerati come dichiarazioni di norma per un’identità Ch'an pienamente sviluppata alla fine della (dinastia) T'ang. Osservatori ben informati, tuttavia, potranno notare che uno slogan è mancante dalla lista di Tsan-ning. I principi dell’identità Ch'an sono di solito espressi attraverso quattro slogan, non solo i tre qui menzionati dalla Tsan-ning. L'importanza dello slogan scomparso, "Una speciale trasmissione al di fuori delle Scritture" (chiao-wai pieh-ch'üan/kyôge betsuden), è evidenziato dal fatto che di solito è in testa alla lista. Lo scopo della presente indagine è quello di investigare le origini di questi slogan e il modo in cui essi arrivarono a rappresentare la tradizione Ch'an di Bodhidharma, evidenziando poi nel discorso Sung la contestata posizione del Ch'an come "Una speciale trasmissione al di fuori delle Scritture".

Individualmente, i Quattro Slogan Ch'an e la Formazione dell’Identità Ch'an, si trovano in testi datati prima dell'entrata in vigore del Sung, ma non appaiono insieme come serie di quattro espressioni fino al periodo in cui essi sono attribuiti a Bodhidharma nel Tsu-t'ing Shih-yuan (Raccolta dal Giardino dei Patriarchi) nel 1108. Anche allora, la loro accettazione non fu senza polemiche. Mu-an, il compilatore della Raccolta dal Giardino dei Patriarchi, sdegnosamente osservava: "Molte persone fraintendono il senso di 'non istituzionalizzare parole e lettere'. Esse spesso parlano di abbandonare le Scritture e di osservare la seduta silenziosa, cioè Ch'an. Costoro sono davvero le mute pecore della nostra scuola". In realtà, tre degli slogan -"Non stabilire parole e lettere"; "Puntare direttamente alla mente umana", "Vedere la propria natura e diventare un Buddha" - furono ben stabiliti come regolare insegnamento Ch'an all'inizio della Sung. Lo status del quarto slogan, "Una speciale trasmissione al di fuori delle Scritture", come interpretazione del vero significato di "non stabilire parole e lettere" (pu li wen-tzu, letteralmente "non stabilire parole-lettere") fu oggetto di continue controversie.

"Vedere la propria natura" era una vecchia idea che in Cina era stata promossa da Tao-sheng (355-434), un discepolo di Kumarajiva. Attratto dalla dottrina Mahayana, Tao-sheng sostenne il concetto di un’inerente ‘Buddha-natura’ in tutti. La frase completa ‘chien-hsing ch'eng-fo’ ("vedere nella propria natura e diventare un Buddha") apparve per la prima volta in un commento al Nirvana Sutra, in una frase attribuita a Seng-lang precedente alla dinastia T'ang. Gli slogan "non stabilre parole e lettere" e "puntare direttamente alla mente umana" divenne un comune modo di parlare nei circoli Ch'an dalla fine del periodo T'ang. Otto-cento anni dopo Tao-sheng, Dogen Zenji (1200-1253), disputò contro il concetto della "Buddha-natura intrinseca in tutti" e arrivò alla assai diversa interpretazione basata più strettamente intorno alla ‘Sunyata’ di Nagarjuna.

Il primo uso della frase "Una speciale trasmissione al di fuori delle Scritture" (chiao-wai pieh-ch'uan), documentato con certezza storica, si può trovare nel Tsu-chi T'ang (Raccolta dalla Sala del Patriarca), compilato nel 952. La frase è anche inclusa nella "iscrizione tombale" di Lin-chi I-hsuan (? -866), ed è attribuita ad un discepolo di Lin-chi, Yen-chao, posta anche alla fine del Lin-chi lu, (La Raccolta degli insegnamenti di Lin-chi). L'autenticità storica di questa iscrizione come opera del discepolo di Lin-chi è molto dubbia, come ha sottolineato l’erudito Rinzai Yanagida Seizan. La connessione della frase "una speciale trasmissione al di fuori delle Scritture", con il Lin-chi lu (Raccolta di Lin-chi), è tuttavia molto suggestiva di una identità Ch'an che si sviluppò nel lignaggio Lin-chi durante la Dinastia Sung.

La Dinastia Sung (Il Regno Wu-yüeh)

Mentre il Lin-chi lu professa di essere la Raccolta delle parole e gesta di Lin-chi, come registrato dai suoi discepoli, l'attuale forma del testo viene da un’edizione del 1120. L'inizio del XII secolo è anche il periodo in cui lo slogan "un insegnamento al di fuori delle Scritture" fu citato nella lista degli slogan del Ch'an attribuita al Patriarca Ch'an Bodhidharma nella ‘Raccolta dal Giardino dei Patriarchi’, di cui sopra. L'associazione di questo slogan con Lin-chi e Bodhidharma fu il culmine di un processo tramite il quale l'identità del Ch'an è stata trasformata dai membri del lignaggio Lin-chi (Rinzai).

L’ortodossia Ch'an al nascere della Sung era: Il Ch'an, come "una speciale Trasmissione all’interno delle Scritture". Nel X° secolo, periodo detto delle "Cinque Dinastie e Dieci Regni", la Cina era senza un effettivo controllo centrale e il paese era politicamente e geograficamente diviso in diverse regioni autonome. Il destino del buddhismo precipitò nelle mani dei Signori della Guerra che controllavano queste regioni. Vista la recente esperienza del crollo dinastico e la percezione della colpevolezza del buddhismo per carenze del T'ang, la maggior parte dei signori della guerra continuarono le politiche stabilite nel tardo T'ang, ideate per restringere l’influenza del buddhismo sulla società Cinese. Come risultato, il supporto per il buddhismo durante questo periodo fu geograficamente isolato in solo poche regioni. I lignaggi Ch'an emersero come i principali beneficiari di tale sostegno su basi regionali.

In Cina, il rilancio buddhista nel decimo secolo fu dominato dai sostenitori del lignaggio Fa-yen. L’abile dottrina Fa-yen attrasse numerosi studenti, molti dei quali raggiunsero notevole fama. La definizione del Ch'an di norma nei circoli Fa-yen riconsiderò il Ch'an come la quintessenza dell’insegnamento del buddhismo Cinese, e la base per il rilancio della civiltà buddhista Cinese, radicatasi nella visione T'ang del buddhismo come forza indispensabile per la creazione di una società civilizzata. Di conseguenza, il regno di Wu-yüeh dipendeva dalla ri-strutturazione delle istituzioni buddhiste come caratteristiche centrali della società e cultura di Wu-yüeh. A tal fine, i governanti Wu-yüeh concentrarono i loro sforzi per ricostruire templi e luoghi di pellegrinaggio, e ripristinare i numerosi monumenti e istituzioni buddhiste che avevano sofferto l’abbandono e le devastazioni della guerra. I vari centri della regione che erano storicamente importanti, come il Monte T'ien-t'ai, furono ricostruiti. Nuovi centri buddhisti, come il Tempio Yung-ming di Lin-an (Hang-chou), furono stabiliti. Dopo, furono inviati ambasciatori all'estero, in Giappone e Corea, per radunare copie di importanti scritture non più disponibili in Cina. Dopo diversi decenni di costante dedizione a queste attività, i monaci e i monasteri del Wu-yüeh acquisirono una notevole reputazione. In tutta la Cina, monaci arrivarono nei monasteri Wu-yüeh.

Inoltre, pur abbracciando le innovazioni Ch'an, i praticanti del Ch'an Wu-yüeh si identificarono con le antiche tradizioni T'ang, e questa identificazione con la più grande tradizione buddhista divenne una caratteristica standard nella memoria collettiva del Ch'an Wu-yüeh. Il carattere distintivo della linea di Fa-yen all’interno del Chan viene tipicamente ricordato grazie alle sincretistiche propensioni dei suoi patriarchi, normalmente ricondotte all’armonia tra il Ch'an ed il Hua-yen negli insegnamenti di Wen-i, e tra il Ch'an ed il T'ien-t'ai negli insegnamenti di Te-Shao, e infine tra il Ch'an e la Terra Pura negli insegnamenti di Yen-shou.

La visione Wu-yüeh del Ch'an era ufficialmente rappresentata alla corte Sung da Tsan-ning, monaco studioso che fu la prima guida ufficiale del Wu-yüeh e, quindi, alla corte Sung. La visione "ufficiale" del Ch'an Wu-yüeh presentata alla corte Sung da Tsan-ning accettava solamente tre slogan attribuiti a Bodhidharma come la riconosciuta normativa dell’insegnamento Ch'an, ed una caratterizzazione del Ch'an come la quintessenza dell’insegnamento buddhista ("il Ch'an del Veicolo Supremo"). Il fatto che il quarto slogan, "una speciale trasmissione al di fuori delle Scritture", fosse assente da questa loro normativa è strettamente collegato alla visione del Ch'an come la quintessenza dell’insegnamento del buddhismo, il che presuppone l'armonia tra il Ch'an e l’insegnamento buddhista. Piuttosto che "una speciale trasmissione al di fuori delle Scritture", Tsan-ning considerò l'insegnamento di Bodhidharma come un ramo della più grande tradizione del buddhismo prodotto da Shakyamuni. Secondo Tsan-ning tutti coloro che concepiscono il Ch'an con un’identità indipendente dall’insegnamento buddhista non comprendono che "le Scritture (ching), sono le parole del Buddha, e la meditazione (ch'an) è ciò che il Buddha pensava; non vi è alcuna discrepanza tra quello che il Buddha concepiva nella sua mente e ciò che egli esprimeva con la sua bocca".

Il punto di vista Wu-yüeh sull’armonia tra il Ch'an e le Scritture non è stato senza precedenti, ma ha rappresentato la visione "ufficiale" nel T'ang. Un secolo prima, Tsung-mi (780-841), interprete assai influente del buddhismo, riconosciuto come patriarca in entrambi le tradizioni Ch'an e Hua-yen, aveva promosso l'armonia o la corrispondenza tra il Ch'an e gli insegnamenti buddhisti, argomentando che gli insegnamenti Ch'an siano in accordo con il Canone buddhista, da un lato, e le posizioni dottrinali delle scuole buddhiste Cinesi, dall'altro. Le visioni di Tsung-mi furono di base per il modello del Ch'an Wu-yüeh, sia per Tsan-ning che per Yung-ming Yen-shou (904-975), Wu-yüeh maggiori portavoce del Ch'an di quel periodo.

Yen-shou raccomandò il pluralismo come il principio guida che governa l'insegnamento e la pratica del buddhismo. Per Yen-shou, il Ch'an suggerì il principio inclusivo in cui l’intera tradizione buddhista culminò in una grande epifania. Dottrinalmente, questo significa che l’intero canone scritturale finì per diventare unito in una grande, onnicomprensiva armonia. Dal punto di vista della pratica, tutte le azioni, senza eccezione, divennero azioni del Buddha. Yen-shou sosteneva chiaramente una pratica Ch'an basata sulle tradizioni buddhiste del passato, in opposizione a coloro che "si attaccavano alla ‘vacuità’, e [la cui pratica] non è compatibile con le Scritture".

Alla fine, la posta in gioco fu molto di più delle due controverse interpretazioni del Ch'an. I due tipi di concezione del Ch'an come "armonia tra il Ch'an e le Scritture", o "una speciale trasmissione oltre le Scritture", riflettono differenti epistemologie religiose. In sostanza, qui la distinzione è tra una forma di razionalismo, una spiegazione motivata che sia in grado di comunicare la verità unitamente alla convinzione che il veicolo di questa spiegazione motivata è l’insieme delle Scritture buddhiste, ed un tipo di misticismo, una visione che l'esperienza dell'Illuminazione è al di là di qualunque reificazione, o spiegazione verbale, o categorie razionali, e che le Scritture buddhiste sono incapaci di trasmettere questa esperienza. Il dibattito nel primitivo Ch'an Sung era sul fatto se il Ch'an sia acquiescente con la tradizione del razionalismo buddhista o appartiene ad una tradizione mistica indipendente.

La storia del Ch'an e Zen è generalmente presentata come una negazione del razionalismo buddhista in favore di un misticismo che nel principio trascende ogni contesto, incluso perfino quello buddhista. La posizione "ortodossa" del Ch'an propugna che la frase "non stabilire parole e lettere" è coerente con "una speciale trasmissione al di fuori delle Scritture", considerando i due slogan come coppia. In questa interpretazione, in entrambe le frasi si dice di puntare al principio comune che è il seguente:

“La vera Illuminazione, come sperimentata dal Buddha e trasmessa tramite i Patriarchi, è sempre indipendente dalle spiegazioni verbali, incluse le registrazioni degli insegnamenti del Buddha (cioè, i Sutra) e le successive elaborazioni dottrinali.

Tuttavia, questa interpretazione non fu riconosciuta nel Wu-yüeh Ch'an, che distingueva la frase "non stabilire le parole e le lettere" dal principio di una trasmissione indipendente dalle Scritture, e trattava le due come idee opposte. Il Wu-yüeh Ch'an riconosceva la validità dell’avvertimento di Bodhidharma contro l’attaccamento a scritture e dottrine, ma non accettava che questo monito equivalesse ad un rifiuto categorico. Appena il Ch'an si stabilizzò nella Dinastia Sung, monaci e funzionari governativi insorsero per sfidare l’interpretazione Wu-yüeh, e insistettero sulla posizione di una tradizione oltre le Scritture.

La Dinastia Ming

Han-shan Te Ch'ing (Hanshan Deqing, 1546-1623) è considerato uno dei quattro monaci buddhisti più eminenti della tarda dinastia Ming, in parte per le sue interazioni politico-sociali con la corte dei Ming, per l'esegesi di testi buddhisti, e maggiormente, per la sua pratica C'han.

In tutte le storie del C'han, non vi è un solo maestro che abbia scritto in tale dettagli le sue proprie esperienze e pratiche, soprattutto nel descrivere lo stato della mente Illuminata. Secondo una nota raccolta compilata, ‘Il Sogno Vagante del Gran Maestro Hanshan’, egli ebbe numerose e straordinarie esperienze di Illuminazione. Secondo questa registrazione, Han-shan fu anche revisore del ‘Libro di Chao’, che è la fonte della sentenza: "Le cose non si muovono". Han-shan scoprì per caso la storia di un Bramacharin che aveva lasciato la sua casa in gioventù, e vi fece ritorno quando poi aveva tutti i capelli bianchi. Quando la gente lo vide, i vicini chiesero, "E’ questo l'uomo [che noi conosciamo] che sta vivendo ancor oggi?" Il Bramacharin rispose, "Io sembro come l'uomo del passato, ma non sono lui". Leggendo questa storia, Han-shan improvvisamente comprese che tutte le cose non vanno e non vengono.

Così, quando egli si alzò dal suo posto e camminò all’intorno, non vide più le cose in movimento. Ed allorché aprì una finestra cieca, all’improvviso il vento soffiò tra gli alberi nel cortile, e tutte le foglie volarono in cielo. Tuttavia, egli non vide alcun segno di movimento. Quando andò ad urinare, ancora egli non vide i segni del fluire. Egli capì ciò di cui il testo parlava, e cioè "ruscelli e fiumi scorrono verso il mare, eppure non c’è niente che scorre".

In relazione a ciò, Pai-chang Huai-hai, noto anche nell’ambiente Zen per la ‘Volpe di Hyakujo’, è noto anche per la risposta che Ma-Tsu dette allo stesso Pai-chang riguardo al volar via delle anatre in volo, quando Ma-Tsu dice: "Quando mai esse sono volate via, sono state qui fin dall'inizio!". Conosciuto in tutto l’ambiente Zen è anche Tokusan Senkan (Te-Shan) (781-867), famoso per aver bruciato i suoi commenti sul buddhismo poche ore dopo la sua esperienza di Risveglio. Il testo seguente è offerto per una spiegazione del fatto: “La famosa immagine di Te-shan che strappa i sutra in estasi liberatoria è l'immagine di Te-shan nel momento in cui egli assorbì e interiorizzò i sutra. Forse Te-shan distrusse i testi per sovvertirne la loro autorità perché la sua realizzazione era in conflitto con quella prevista dai testi? Assolutamente no! La Realizzazione di Te-shan è intesa come l’attualizzazione di un’unica 'Via' che dette luogo alla Realizzazione del Buddha, che è scritta nei sutra, proprio come la Realizzazione di Te-shan è impressa nel resoconto testuale del suo agire iconoclasta.

Questo atto iconoclastico, che non è la denuncia di un'autorità che è stata spezzata e oltrepassata, è similmente implicito nella vita di Lin-chi. Dopo aver dato uno schiaffo al suo insegnante, Huang-po, in questo modo sventolando la sua libertà dall’autorità buddhista, Lin-chi si stabilì nel monastero al fine di studiare sotto il maestro, forse per più di due decenni. L'atto liberatorio del 'buttar via' fu fatto con un’intenzione più onnicomprensiva diretta verso la pratica comune che includeva l'obbedienza, la lealtà e l'apprendimento. (fonte) cui

NOTA: Va riferito, forse in contrasto con la sintesi del contenuto e tesi dell’articolo di cui sopra di Welter, che la visione del Wanderling, presentata attraverso le varie offerte del sito AWAKENING 101, coincide più strettamente con le citazioni qui sotto, e che essa è considerata la visione più credibile:

"Essendo né insegnante, né guru, e poiché fin dall’inizio nessuna cosa è, il più che uno può fare è di offrire uno sguardo o di aiutare a indicare la Via. Alla fine essa risiede in voi" (il Wanderling)

“La vera Illuminazione, come sperimentata dal Buddha e trasmessa tramite i patriarchi, è sempre indipendente da spiegazioni verbali, incluse le registrazioni degli insegnamenti stessi del Buddha (i sutra) e le successive elaborazioni dottrinali”. (Albert Welter, T'ang Ch'an e il Mito di Bodhidharma)

“Cercate di non andar su ciò che è stato acquisito con ripetute audizioni, né sulla tradizione, né sulle voci, né su ciò che si trova in una Scrittura, né su supposizioni, né su assiomi, né su uno specifico ragionamento, né su una deviazione verso un concetto che è stato più meditato, né su qualcun’altra apparente capacità, né sulla considerazione che 'Il monaco è il tuo insegnante'.” (Ven.. Wapola Rahula, What the Buddha Taught)

Tuttavia, l'intenzione delle tre citazioni dovrebbe essere presa in combinazione con la visione radicata presentata negli ultimi due paragrafi sopra esposti relativi a Te Shan: In altre parole:

“Una speciale trasmissione al di fuori delle Scritture;

“Nessuna dipendenza da parole e lettere;

“Puntare direttamente alla mente dell’uomo;

“Vedere nella propria natura e realizzare lo Stato di Buddha”.

Ora, qui si pone la questione: “La pratica dello Zen, che per la sua stessa natura esplora o professa l’esperienza dell’Illuminazione raggiunta dal Buddha e dagli antichi maestri ‘Aldifuori della Dottrina’, viola o è in diretto contrasto con le premesse del concetto buddhista di Pratica Errata (silabbata paramasa)?”