Andy Ferguson è un sinologo e membro del Centro Zen di San Francisco. Ha recentemente pubblicato il cinese Zen Patrimonio: Il Maestro di e dei loro insegnamenti, un ampio studio della vita e gli insegnamenti di più di 150 maestri zen di antica Cina. Andy ha fatto laurea in studi asiatici, parla fluentemente cinese, e ha vissuto e viaggiato ampiamente in Asia dal 1973, residente in Giappone, Hong Kong, Taiwan e Singapore. Egli ha creato la "Carta dei Zen Antenati", una rappresentazione grafica dei principali maestri zen classica cinese e il famoso "cinque case" della tradizione. Attualmente, egli conduce tour per visitare i templi Zen cinese, insieme ad altri siti culturali del Medio Regno. Andy sta lavorando anche su un "primer" della divinità religiosa cinese e folk cifre. Vive a Petaluma, in California con la moglie e due figlie. Ch'an e Zen linee attribuito a: David Oller, qui per i nostri scopi, con la minima modifica da parte del Wanderling. I Maestri Ch’an, della I° Generazione: Bodhidharma - Hui-K'o – Seng-Ts'an – Tao-Hsin - Hung-Jen - Hui-Neng - Shen-Hsiu Nonostante l'elenco di cui sopra, o altri elenchi simili provenienti da altre fonti, la frase che sostiene che non vi è alcun Lignaggio Zen rimane, come dimostra la tesi principale dell’articolo IL MITO DEL ROSHI ZEN (vedi sul sito: http://www.superzeko.net/dharma_di_aliberth_da_rivedere/articolichanzen54.htm). Tuttavia, malgrado gli eventuali dubbi riguardo una lista formale di antenati Zen, c’è una linea di Trasmissione da Maestro a discepolo, cioè di un "Insegnamento Orale Diretto" proveniente dall’India, che arrivò prima in Cina e poi in Giappone. Il documento dal titolo ‘La Trasmissione della Lampada’ è infatti considerato da molti una leggenda o una favola creata più tardi da una scuola in Cina. Tuttavia, il seguente testo vi illustrerà che è ancora esistente in una ben radicata tradizione di insegnamenti orali, che va all’indietro fino a Shakyamuni stesso. Nel buddhismo, così come in molte altre religioni, compreso per esempio l'Ebraismo, molte cose non furono proprio scritte, ma sono state trasmesse solo attraverso gli insegnamenti orali. Ciò fu assai intuibile dai primi maestri, poiché era troppo facile che i testi e documenti potessero essere tradotti erroneamente e con inesattezze, o letti selettivamente in base ai propri pregiudizi. Infatti, questa è la maggior funzione di avere un insegnante che ha avuto un insegnante, il quale aveva un insegnante risalente alla fonte originale. Se il Buddha avesse visto che Ananda non aveva compreso bene il suo Dharma non lo avrebbe autorizzato a scrivere i suoi insegnamenti, né a trasmettere la sua dottrina. Questa è la più pratica forma di Controllo Qualità. Perciò il buddhismo è stato insegnato o "trasmesso" tramite un sistema di insegnamento di testi scritti e orali. In tutta la storia dell’autentico buddhismo nessuno è diventato un insegnante se non è stato a sua volta discepolo di un maestro buddhista, che una volta era il discepolo di un altro e un altro. Tutti gli insegnanti del passato sono stati ordinati monaci buddhisti (?), che è il cuore del Lignaggio. Però, per quanto riguarda una perfetta linea di Maestri che trasmisero il Dharma agli Eredi "autorizzati" non possiamo dire che ciò sia vero. In almeno due noti casi del lignaggio Zen, il Maestro non certificò l’Illuminazione di un suo erede, e gli eredi mostrati nei grafici del lignaggio furono maestri che sono stati nominati come loro eredi successivamente. Questo è stato il caso di Hakuin e di Yun-an P'u-yen (Un'an Fugan) 1156-1226, che dichiararono entrambi la trasmissione dei loro insegnanti dopo che essi erano morti. Tuttavia, il fatto che essi furono ordinati monaci buddhisti e che furono discepoli di questi insegnanti è fuor di dubbio, e che poi sono stati accettati da generazioni di comunità Zen nel suo insieme come effetto della loro evidente comprensione (del Dharma). In alcuni casi, vi furono sollevazioni politiche per effettuare la conservazione delle registrazioni, ma troviamo che vi fu sempre un Sangha di monaci buddhisti in cui il lignaggio è continuato. Al giorno d’oggi, c’è l’eccezione nello Zen del lignaggio Sanbo Kyodan, che non ha monaci e monache buddhisti ordinati. Yasutani Hakuun Roshi, esperto sia nel Zen Rinzai e Soto, ebbe la trasmissione da Harada Roshi il quale aveva ricevuto la trasmissione in entrambe le scuole. Yasutani Roshi ruppe con l’ordinazione monacale buddhista e fondò la scuola laica Sanbo Kyodan Zen. Egli comunque non ha interrotto il processo di trasmissione. Qui ora parleremo dei due più significativi insegnanti del primitivo buddhismo Cinese: Kumarajiva e Buddhabhadra. Il secondo era un discepolo di Buddhasena che era considerato un grande Maestro di dhyana in India, e Kumarajiva era un monaco buddhista dell’ordine Sarvastivadin che aveva studiato i sutra Mahayana per oltre vent’anni ed era un esperto nella dottrina in India, prima di venire in Cina. Anche se poi in Cina vi fu una divisione tra i loro allievi, entrambi questi monaci buddhisti indiani erano simpatizzanti l’uno dell’altro. Dopodiché si arriva a Hui-neng, perché dopo di lui c’è una buona documentazione storica di un certo lignaggio Ch'an che si estese attraverso la storia Cinese. Sono i primi Cinque Patriarchi Zen ad essere veramente in questione storicamente. Secondo alcune registrazioni, Hui-neng fu dapprima ordinato monaco buddhista nella Scuola Nirvana fondata da Tao-sheng, uno studente di Kumarajiva e contemporaneo di Seng-Chao. Perciò, a questo punto dobbiamo certamente stabilire il collegamento con i lignaggi indiani. Secondo le registrazioni, fu ordinato da Yin-Tsung. Successivamente, sembra che egli studiò sotto Hung-jen, il quale era un discepolo di Tao-Hsin. Tao-Hsin è elencato come un discepolo di Seng-ts'an della Scuola Lanka, ma questo collegamento è dubbio. Tuttavia, non ci sono dubbi che Tao-Hsin fosse monaco al Tempio del Gran Bosco di Lu-shan. Zhikai, che fondò quel tempio, era adepto in entrambi le scuole Sanlun e T'ien-tai del buddhismo. Anche Tao-sheng era un grande maestro di Lu-shan (Il noto centro del primo buddhismo Cinese), e vi portò una copia del ‘La Prajna non è semplice conoscenza’ di Seng-Chao. Hui-neng fu, senza dubbio, un monaco della linea Nirvana dei primi monaci buddhisti Cinesi. Questa, ovviamente, fu una svolta nel Lignaggio Zen della leggendaria "Trasmissione della Lampada" e indica che di sicuro vi fu una qualche connessione tra Bodhidharma (se esistette), la scuola Lanka di Hui-ko, e la successiva scuola Ch'an. Ciò non invalida il principio degli insegnamenti orali, né la relazione tra maestro e discepolo, o la trasmissione al di fuori delle Scritture. È evidente che esisteva e continua ai giorni nostri. Ed anche indica che probabilmente lo Zen discende da una combinazione delle scuole Nirvana, San-lun, con la T'ien-tai di Tao-sheng e Tao Hsin. Tuttavia, forse dovremmo anche notare che tutti i primitivi buddhismi in Cina, e in particolare il Chan/Zen, senza dubbio sono stati fortemente influenzati dalla prima storica figura buddhista in Cina, An Shih-Kao che arrivò in Cina dalla Parthia (la Persia) nel 148 d.C., fu il primo a tradurre i documenti Buddhisti in Cinese, fondò la scuola "dhyana" e insegnò il metodo di meditazione dall’anapanasati sutra. Dopo Hui-Neng, (che dovrebbe essere stabilito come l'inizio delle scuole Ch'an/Zen) due importanti linee sorsero in Cina. Quella di Nan-yueh 677-744, e Ch'ing-yuan (Hsing-ssu) 660-740. Abbiamo una buona prova storica di questo, poiché il monaco Tendai, Saicho, portò in Giappone le forme delle principali quattro scuole Cinesi, che comprendevano: la dottrina exoterica (T'ien t'ai), i rituali esoterici (riti tantrici), la Meditazione (ch'an), e la disciplina monastica (lu). Tutte queste linee discendono da Hui-neng e sono considerate parte della Scuola del Sud; distinzione fatta in gran parte sulla base delle attività politiche e degli insegnamenti di Shen-hui, che equipara la Scuola del Sud con il Nyorai Zen, o "Zen del Perfetto"(Tathagata Zen) con lo Zen dei Patriarchi. (Una distinzione che in realtà si originò nella leggendaria "Trasmissione della Lampada", in una data assai più tarda). Anche Shen-hui le associa come un’unica cosa. Dove l'associazione viene fatta tra Bodhidharma e la Scuola del Sud, è riferimento nel Lankavatara-sutra riguardo il Tathagata Zen e il completamento del Quarto Dhyana. Lo Zen è la Scuola Meditazione (Chan) del buddhismo Cinese, e non dovrebbe esser considerato come "trasmesso" a meno che non si possa raggiungere il Quarto Dhyana, e questo potrebbe solo essere verificato dal loro insegnante, che aveva raggiunto tale livello di concentrazione e lo riconoscerebbe in qualcun altro. Questa è l'essenza stessa della trasmissione Zen. Il dibattito in merito alla differenza tra la scuola del Nord e quella del Sud non ebbe realmente alcuna conseguenza in termini di lignaggio e trasmissione, fondamentalmente fu solo un movimento politico. Ciò che è coerente e stabilito, in tutti i lignaggi del Ch'an in Cina e, successivamente, nel lignaggio Zen in Giappone, è il riconoscimento da parte di un insegnante che lo studente ha raggiunto lo "Zen del Perfetto", vale a dire, l'Illuminazione. (A parer mio, però, oggi, qui in Occidente, le cose possono essere diverse. N.d.T.)
II° Parte I CINQUE PATRIARCHI CINESI PRECEDENTI A HUI-NENG
http://www.angelfire.com/electronic/bodhidharma/first-five.html Presentato dal Wanderling – Traduzione Italiana di Aliberth Non fu facile essere il Sesto Patriarca. Molti volevano uccidere lui come pure i suoi discepoli. Per questo motivo il Grande Maestro, dopo che ebbe ottenuto la Trasmissione del Dharma, si nascose in mezzo a dei cacciatori vivendo con essi per sedici anni. Anche dopo aver stabilito la sua piattaforma di Dharma al Tempio Nan Hua, seguaci di altre religioni cercarono di ucciderlo, e quindi il Gran Maestro si nascose in una grotta all'interno di una montagna. Egli vi sedeva in meditazione e, anche se essi appiccarono il fuoco alla montagna, egli non fu toccato dalle fiamme. La roccia può essere vista ancor oggi al Tempio Nan Hua.
Hui-neng è considerato il Sesto Patriarca partendo dal Primo Patriarca, Bodhidharma, che era il 28° Patriarca Indiano. "Bodhi" significa Illuminazione e "Dharma" significa Legge. Quando Bodhidharma salpò dall’India, (compiendo la predizione di Buddha Shakyamuni, che gli insegnamenti del Mahayana sarebbero stati trasmessi in Cina durante il periodo del ventottesimo Patriarca), il Buddhadharma già esisteva in Cina, ma era come se non vi fosse affatto stato. Anche se c’erano uomini che studiavano, ce n’erano pochi che insegnavano o recitavano i sutra e cerimonie di pentimento raramente erano praticate. La coltivazione era superficiale. Gli studiosi dibattevano e discutevano, ma nessuno di loro aveva veramente capito. I principi dei Sutra devono essere coltivati, ma in Cina a quel tempo, non venivano coltivati perché tutti temevano la sofferenza. Ora, qui da noi in Occidente, succede proprio la stessa cosa. Le persone siedono in meditazione. Tuttavia, non appena le loro gambe iniziano a dolere, esse sussultano e si innervosiscono e poi delicatamente le sciolgono. Le persone sono sempre solo persone ed a nessuno piace avere dolore alle gambe. Mentre era ancora in India, il Patriarca Bodhidharma inviò in Cina due dei suoi discepoli, Fo T'o e Yeh She, per trasmettere la porta-Dharma dell’Illuminazione Improvvisa. Ma nessuno, neanche i bhikshu (monaci) Cinesi, volle parlare con loro. Così essi si recarono sul Monte Lu, dove incontrarono il Gran Maestro Yuan Kung, che teneva insegnamenti sulla consapevolezza del Buddha. Maestro Yuan chiese "Quale Dharma trasmettete voi che fa si che la gente non vi porti rispetto?" Fo T’o e Yeh She non sapevano parlare Cinese, così essi usarono invece il linguaggio dei segni. Alzando le braccia in aria, essi dissero: "Guarda! La mano fa un pugno e il pugno fa una mano. Forse che non è rapido, questo?" Maestro Yuan rispose, "Infatti, è veloce!". Essi dissero allora: "Bodhi (Illuminazione) e dukkha (afflizione) sono altrettanto rapidi". A quel punto, il Maestro Yuan divenne Illuminato al Dharma, realizzando che Illuminazione e afflizione in origine non sono differenti, perché Bodhi è dukkha e dukkha è Bodhi. Egli allora fece offerte a Fo T'o e Yeh She, e subito dopo, i due Bhikshu Indiani morirono nello stesso giorno, nello stesso luogo. Le loro tombe si possono ancora vedere sulla montagna Lu.
IL PRIMO PATRIARCA
Il Patriarca Bodhidharma vide che le radici del Mahayana, il Grande Veicolo del Buddhadharma, erano ormai mature in Cina. Non impaurendosi né per la distanza né per la difficoltà del viaggio, egli portò il Dharma lì. I Cinesi lo chiamarono "barbaro", perché parlava in modo incomprensibile. Quando i loro bambini vedevano il barbuto Bodhidharma, essi fuggivano terrorizzati. Gli adulti temevano che egli fosse un rapitore di bambini e così dicevano ai loro figli di stare lontani da lui. Il Patriarca Bodhidharma andò a Nan Ching, dove gli accadde di ascoltare il Maestro di Dharma Shen Kuang spiegare i sutra. Mentre Shen Kuang parlava, dal cielo piovvero fiori profumati e dalla terra si creò un loto dai petali d’oro affinché egli vi si sedesse sopra. Tuttavia, solo quelli con buoni meriti e che avevano già aperto i cinque occhi e le sei penetrazioni spirituali furono in grado di vedere tutto ciò. Ora, non era forse una cosa strepitosa? Dopo l'ascolto del Sutra, Bodhidharma chiese: "Maestro di Dharma, che cosa stai facendo?" "Ora sto spiegando il Sutra", rispose Shen Kuang. "Perché stai spiegando il Sutra?" "Per insegnare alle persone come far cessare la nascita e morte". "Oh?" disse Bodhidharma, "ed esattamente, come fai? In questo Sutra che tu spieghi, le parole sono nere e la carta è bianca. Come può, questo, insegnare alle persone come far cessare la nascita e la morte?" Il maestro di Dharma Shen Kuang non seppe cosa dire. Come avrebbe potuto insegnare alla gente a far cessare la nascita e morte? Restando in silenzio, egli però si adirò. Così, pur se fanciulle celestiali sparsero giù fiori e la terra generò loti d'oro, il maestro di Dharma Shen Kuang non potè rispondere. Questo è ciò che intendo quando dico che seppur il Buddhadharma esisteva in Cina, era come se non ci fosse stato affatto. Essendo adirato, il maestro di Dharma Shen Kuang cercò di usare il suo pesante rosario fatto con sfere di ferro per demolire l’opposizione. Come risposta alla domanda di Bodhidharma, egli reagì con rabbia e si infuriò come un’onda anomala che sgretola una montagna. Schioccando le sfere del suo rosario, disse, "Tu sei un diffamatore del Dharma!" e colpì Bodhidharma in bocca, rompendogli due denti. Bodhidharma non si mosse, né parlò. Egli non aveva previsto una simile viziosa risposta. Vi è una leggenda sui denti degli uomini santi. Si può anche non fare domande riguardo al principio, comunque, perché è troppo inconcepibile. La leggenda dice che se i denti di un saggio cadono in terra, lì non pioverà per tre anni. Il Patriarca Bodhidharma pensò, "Se qui non pioverà per un periodo di tre anni, la gente avrà la carestia! Io sono venuto qui in Cina per salvare gli esseri viventi, non per ucciderli!" Così Bodhidharma non lasciò cadere i denti a terra. Invece, egli li inghiottì dopodiché se ne andò per la sua strada. Sebbene fosse stato picchiato e vilipeso, Bodhidharma non volle denunciare al governo né fare causa contro il Maestro Shen Kuang. Coloro che hanno lasciato la casa devono essere pazienti. Tanto più deve astenersi un patriarca. Bodhidharma incontrò poi un pappagallo imprigionato in una gabbia di vimini. Quest’uccello era assai intelligente, molto più di Shen Kuang. Riconoscendo Bodhidharma come il Primo Patriarca, l'uccello disse: "Mente che viene da ovest. Mente che viene da ovest. “Insegnami il modo di uscire da questa gabbia”. Benché Bodhidharma non avesse ricevuto alcun riscontro da parte delle persone, questo pappagallo lo riconobbe. Avendo udito la richiesta di aiuto dell’uccello, Bodhidharma gli sussurrò un espediente segreto per insegnare la sua dottrina su come far cessare la sofferenza. Egli disse: “Per scappare dalla tua gabbia, stendi le tue gambe “E poi dopo chiudi entrambi i tuoi occhi… “Questo è il modo per uscire dalla gabbia! Il pappagallo ascoltò con attenzione e disse: "Va bene! Ho capito", e così stese le sue gambe, chiuse gli occhi, e aspettò. Di solito, quando il proprietario dell'uccello tornava a casa dal lavoro, egli giocava sempre con il suo pappagallo. Ma questa volta, appena ebbe guardato nella gabbia rimase scioccato. Egli fu sul punto di piangere, egli non avrebbe potuto essere più turbato se fosse morto suo figlio. Allora, aprì la porta della gabbia e tirò fuori l'uccello, che giaceva ancora immobile e tranquillo nella mano. Il corpo non era ancora freddo. Il proprietario guardò incredulo il piccolo corpo. Egli lo scosse da sinistra a destra, ma non vi fu alcun tremito. Lentamente aprì la sua mano e... PRRRRRRR! L'uccello si scrollò e si librò dalla sua mano e volò via! Ora, come il pappagallo, noi siamo in una gabbia. Come potremo fuggire? Abbiamo un bel dire, "Io sono realmente libero. Se voglio mangiare, mangio, se voglio bere, bevo. Non ho bisogno di seguire le regole. Io posso fare ogni cosa". Non credere di essere così furbo. Questa non è libertà, è soltanto confusione. Per essere libero, devi essere libero da nascita e morte, e poi, se desiderassi volare nello spazio, dovresti poter volare nello spazio, e se volessi scendere sotto terra, dovresti poter scendere sotto terra. Se tu riuscissi a fare tutto ciò, allora si, saresti realmente libero e indipendente. Come il pappagallo, saresti liberato. Quando spiego ‘Il Sutra della Piattaforma’, il gioiello di Dharma del Sesto Patriarca, io non dò lezioni. Questo non è un parlare educato, è vero. Quella lezione, beh, io però non oso spiegarla. Dopo che io l’ho letta, tu puoi dar seguito ad una vera eloquenza. Quando aprirai la tua saggezza, allora capirai. A causa della sua collera, il Maestro Shen Kuang ruppe due dei denti di Bodhidharma. Egli poi pensò di aver avuto una grande vittoria perché il Barbaro non fece più opposizione. Ma non molto tempo dopo, il Fantasma dell’Impermanenza, con in testa un nero cappello, si presentò davanti al Maestro Shen Kuang: "La tua vita finirà oggi", disse il fantasma. "Il Re Yama, il re dei morti, mi ha mandato a prenderti". Maestro Shen Kuang disse, "Cosa? Perché devo morire? Quando io parlo del Dharma, cadono fiori dal cielo e la terra fa sprizzare loti d'oro, e però non ho ancora fatto cessare nascita e morte? E dimmi, c'è almeno una persona in questo mondo, che ha eliminato la nascita e morte?" "Si, c'è", fu la risposta. "E chi è?" chiese Shen Kuang. "Dimmi chi è, ed io lo seguirò per studiare la Via". "Egli è il monaco con la faccia scura (cioè con la barba-nera), a cui tu hai eliminato due denti. Il Re Yama si inchina a lui ogni giorno." "Per favore, vecchio Spirito, parla tu al re Yama per conto mio. Voglio seguire quel Bhikshu. Ora sono molto determinato a far cessare nascita e morte. Non puoi darmi ancora un po’ di tempo?" "Va bene", disse il fantasma. "Dal momento che sei sincero, Re Yama aspetterà". Il Maestro di Dharma Shen Kuang sospirò di sollievo. Egli fu così veloce nel rincorrere Bodhidharma, che si dimenticò di ringraziare il Fantasma dell’ Impermanenza; in realtà, egli si dimenticò perfino di mettersi le scarpe. Così, corse via fino a quando non incontrò il pappagallo che Bodhidharma aveva liberato, e improvvisamente capì, "In origine, proprio questa è la Via! Io devo agire proprio come un morto. Ho bisogno solo di essere un morto vivente!" Bodhidharma era ormai andato, ignorando il maestro di Dharma scalzo che lo inseguiva. Arrivando al monte Bear's Ear (orecchio d’orso) in Loyang, il Patriarca si sedette a meditare di fronte a un muro. Per nove anni, il Patriarca Bodhidharma sedette in meditazione ed il Maestro di Dharma Shen Kuang gli si inginocchiò fuori della sua grotta, cercando il Dharma. Un giorno, in cui vi fu una grande nevicata, cadde talmente tanta neve da arrivare fino alla cintola di Shen Kuang, eppure egli continuò a rimanere inginocchiato. Allora, alla fine, il Patriarca Bodhidharma gli chiese: "Perché te ne stai qui inginocchiato in mezzo a tanta neve?" "Voglio far cessare la nascita e morte", rispose Shen Kuang. "Quando leggevo i Sutra, essi mi furono infruttuosi. Per favore, Patriarca, trasmettimi questo tuo Dharma". "Che cosa vedi tu che cade dal cielo?" chiese Bodhidharma. "Neve", rispose Shen Kuang. "Di che colore è?" chiese Bodhidharma. "E 'bianca, naturalmente..." "Quando dal cielo cadrà la neve rossa", disse Bodhidharma, "Ti trasmetterò il Dharma. Tu hai fatto cadere due dei miei denti, e io sono stato molto compassionevole non cercando la vendetta. Davvero tu ti aspetti che io ti trasmetta il Dharma?" Questa fu la prova che il Patriarca Bodhidharma richiese al Maestro Shen Kuang. E come Shen Kuang superò questo test? I Coltivatori della Via si portano un coltello per proteggere la sostanza dei loro precetti. Un vero coltivatore si taglierebbe la testa piuttosto di rompere un precetto. Shen Kuang prese il suo coltello dei precetti, e con un colpo secco, si tagliò di netto il braccio e superò la sua prova. Il suo sangue scorreva sulla neve appena caduta. Egli riempì un secchio pieno di neve rossastra, lo mise davanti a Bodhidharma, e disse: "Vedi, Patriarca? Ora la neve è rossa!" Bodhidharma disse: "Si è così, è così". Egli ebbe la prova della sincerità di Shen Kuang, ed ora il Patriarca era estremamente felice. "La mia venuta in Cina non è stata vana... alla fine ho incontrato una persona che ha il coraggio di usare una vera mente per coltivare la Via, rinunciando perfino a un suo braccio per cercare il Dharma". Dopodiché, il Patriarca gli insegnò la porta di Dharma dell’"Usare la mente per sigillare la mente"(1) Essa punta dritta alla mente per vedere la propria natura e realizzare il Buddha. Mentre ascoltava questo Dharma, Shen Kuang non pensò al dolore del suo braccio, né prima in cui aveva pensato solo che la neve diventasse rossa. Ma ora, ancora una volta egli produsse un pensiero discorsivo: "Il mio braccio mi fa davvero male!" egli disse. "La mia mente è addolorata. Ti prego, Patriarca, tranquillizza la mia mente." "Trova la tua mente", disse Bodhidharma. "Mostramela, ed io te la tranquillizzerò!". Il Maestro di Dharma Shen Kuang per cercare la sua mente guardò nelle dieci direzioni: nord, est, sud, ovest, nei punti intermedi, in alto ed in basso. Egli inoltre cercò nei sette luoghi in cui lo stesso Venerabile Ananda aveva cercato quando il Buddha Shakyamuni gli fece la stessa proposta (nel Sutra Shurangama)(2). E cioè: Egli cercò dentro il suo corpo; egli cercò al di fuori del suo corpo; egli cercò da qualche parte nascosta nei sui organi di senso. egli cercò nel luogo in cui vi era la luce; egli cercò nel luogo in cui si riuniscono le condizioni. egli cercò in mezzo e tra gli organi, e nei loro oggetti; e, infine, egli cercò nel luogo del non-attaccamento, che non è un luogo. Alla fine, Shen Kuang disse a Bodhidharma: "Non riesco a trovare la mia mente! Gran Maestro, non c’è nessun luogo in cui io posso trovarla". "Questo è proprio il modo in cui ho tranquillizzato la tua mente", disse il Patriarca. A queste parole, Shen Kuang comprese il significato della trasmissione del Dharma, il principio meraviglioso, ineffabile. “Tutti i diecimila dharma ritornano all’uno; “E dove, allora, l’uno fa ritorno? “Shen Kuang non aveva capito, “E corse dietro a Bodhidharma; “Davanti a lui, sul monte Bear's Ear “Egli si inginocchiò per nove anni “Cercando il Dharma per sfuggire al Re Yama. Nella continuità della Trasmissione della Luce con la trasmissione del Dharma, Shen Kuang ricevette il nome di ‘Hui K'o’, che significa "Abile Saggezza". Maestro Hui K'o chiese a Bodhidharma: "In India, tu trasmettevi il Dharma ai tuoi discepoli? E davi anche la veste e la ciotola come certificazione?" "Ho trasmesso il Dharma in India", rispose Bodhidharma, "ma senza usare né la veste e né la ciotola. Gli Indiani sono più emancipati. Quando ottengono il risultato (frutto), essi sanno di essere certificati. Se nessuno li certifica, essi non dicono: 'Ho raggiunto l’Illuminazione! Sono giunto allo stato di Arhat! Sono un Bodhisattva!' Essi non parlano in questo modo". "Molte persone hanno la Natura-Radice del Grande Veicolo, ma ci sono anche molte altre persone che mentono. Dopo aver coltivato senza successo, queste persone sostengono di avere raggiunto la Via. E benché non abbiano la certificazione dell’ottenimento (frutto), esse sostengono di essere saggi certificati" (nel senso che anche se qualcuno li ha certificati, in realtà esse non lo sono – N.d.T.). Durante la sua permanenza in Cina, il Patriarca fu avvelenato ben sei volte. Il Maestro di Dharma Bodhiiruci e il Maestro di Vinaya Kuang T'ung erano gelosi di lui. Essi, preparato un pasto vegetariano che conteneva una mortale dose di droga, lo offrirono al Patriarca. Ed egli, anche se sapeva di essere stato avvelenato, lo mangiò. Poi vomitò il cibo su un vassoio, ed esso si trasformò in un mucchio di sibilanti serpenti. Dopo questo tentativo, Bodhiruci tentò di nuovo, con un veleno ancora più potente. Ancora una volta Bodhidharma mangiò il cibo. Poi si sedette sopra un enorme masso e vi sputò sopra il veleno. Il masso crollò in un mucchio di polvere. In altri quattro tentativi, persone gelose cercarono senza successo di avvelenare il Patriarca. Un giorno, il Grande Maestro Bodhidharma disse a Hui K'o, "Io sono venuto in Cina perché ho visto che qui ci sono persone con la Natura-Radice del Grande Veicolo. Ora, io ho trasmesso il Dharma e sono pronto a compiere il mio silenzio". Dopo la sua morte, il corpo del Patriarca fu sepolto. Ma non vi fu nulla di insolito riguardo al suo funerale. Tuttavia, nella dinastia Nord Wei (386-532 dC), vi fu un funzionario chiamato Yun Sung, che disse di aver incontrato Bodhidharma sulla strada di montagna nel Chung Nan Ts'un Ling. Quando lo incontrò, Bodhidharma che aveva una scarpa nella sua mano, disse a Yun Sung, "Il re del tuo paese è morto oggi. Torna velocemente! C'è lavoro da fare". Il funzionario chiese, "Gran Maestro, ma tu dove stai andando?" "Ritorno in India", rispose il Gran Maestro. "O Venerabile, a chi hai trasmesso il tuo Dharma?" "In Cina, dopo quarant'anni, sarà Hui-K'o'". Yun Sung ritornò al suo paese in Cina e segnalò l'incontro. "Qualche tempo fa, essendo in Ts'un Ling, ho incontrato il Patriarca Bodhidharma che mi ha detto che il re del nostro paese era morto e mi ha incaricato di tornare indietro verso la capitale. Quando sono arrivato, ho trovato esattamente come aveva detto lui. Come poteva saperlo?" I suoi compaesani lo schernirono, "Ma che dici? Bodhidharma è appena morto. Come potevi averlo incontrato sulla strada?" Allora egli si precipitò alla tomba del Patriarca e la trovò vuota, ma con una sola scarpa dentro. Dove era andato Bodhidharma? Nessuno lo sa. Forse egli è venuto in America… Dovunque egli sia andato, non si può riconoscerlo, perché lui può cambiare e trasformarsi in base alla sua convenienza. Quando giunse in Cina, egli disse di avere centocinquanta anni, e quando poi la lasciò aveva ancora circa centocinquanta anni. Non si possono trovare effettivi riferimenti storici. Quando Bodhidharma stava per entrare in Nirvana, disse, "Io sono venuto in Cina ed ho trasmesso il mio Dharma a tre persone. Una di esse ricevette il mio midollo, una ha ricevuto le mie ossa, ed una ha ricevuto la mia carne". Dopo la trasmissione, il Patriarca stesso non aveva più un corpo. Il Gran Maestro Hui K'o ricevette il midollo e il Maestro Ch'an Yu Tao ne ricevette le ossa. Poi la Bhikshuni Tsung Ch'ih reciterà il Sutra del Loto in sua memoria. E, dopo la sua morte, un verde fiore di loto spuntò dalla sua bocca. Ella aveva ricevuto la carne di Bodhidharma. Alla fine, Bodhidharma non ebbe più alcun corpo. Quindi non cercatelo in America, né in Occidente, egli non si trova in nessun luogo.
IL SECONDO PATRIARCA
Il Secondo Patriarca, Hui K'o del Ch'i Settentrionale (550-577 dC), il cui nome di famiglia era Chi, si chiamava in precedenza Shen Kuang. Quando nacque, i suoi genitori videro il Bodhisattva Wei T'ou, l'essere spirituale dalle braccia dorate, venuto ad offrire protezione, per cui dettero al loro figlio il nome "Shen Kuang", che significa "luce spirituale". "La Trasmissione della Luce" racconta la storia di Hui-k'o, noto anche come Dazu Huike e Daiso Eka. Non solo egli fu un patriarca intelligente, ma aveva anche un’ottima memoria, e le sue abilità e poteri di discriminazione erano così notevoli che egli poteva leggere dieci righe nel tempo che una persona ne leggeva solo una. In una riunione tra un centinaio di persone, tutti a parlare insieme, egli poteva distinguere chiaramente la conversazione di ogni persona. Il Gran Maestro, tuttavia, aveva una gran rabbia, non andava d'accordo con nessuno ed era sempre pronto a questionare. Quando Shen Kuang spiegava i Sutra, come vi ho detto, egli usava le sue sfere di ferro per dar forza alle sue argomentazioni. Più tardi, dopo che egli si fu inginocchiato alla ricerca del Dharma per nove anni, fu proprio la sua grande rabbia che gli consentì di tagliarsi il braccio e di non sentire alcun dolore. E fu anche a causa di questa rabbia che poi sentì dolore. Se non fosse stato afflitto dalla rabbia, non avrebbe sentito alcun dolore. Il dolore è un’afflizione e l’afflizione è la causa del dolore. (Il resto della vita e morte di Hui K’o, e del suo successore Seng T’san, può essere letta cliccando su: http://www.superzeko.net/dharma_di_aliberth_da_rivedere/articolichanzen55.htm - a metà dell’articolo…)
IL QUARTO PATRIARCA Il Quarto Patriarca, il cui nome era Thai Hsin, più spesso riferito come Tao Hsin nella letteratura Zen. Anche se molto giovane, il Maestro Tao Hsin lasciò la sua casa per seguire il Maestro Seng Ts'an e per sessanta anni sedette in concentrazione dhyana (chan), senza mai sdraiarsi a riposare. Anche se raramente apriva i suoi occhi, egli non dormiva. Egli stava lavorando alla sua emancipazione. Quando apriva i suoi occhi, sconvolgeva tutti con terrore. Perché? Nessuno lo sapeva. Tale era l'entità della sua straordinaria virtù. Sentendo parlare della gran virtù del maestro, nel diciassettesimo anno del Regno di Chen Kuan della dinastia T'ang (643 dC), l'imperatore inviò un messaggero per invitarlo a corte e per ricevere offerte. A differenza di tutti noi, persone comuni, che saremmo stati tentati di incunearci a corte, senza che ci fosse stato chiesto, il Gran Maestro, il Quarto Patriarca, rifiutò l'invito dicendo: "Sono troppo vecchio e il viaggio sarebbe troppo faticoso. Mangiare per strada sarebbe troppo difficile. Non riuscirei proprio a sopportare un tale disagio". Quando il messaggero espresse la risposta del patriarca, l'imperatore disse: "Torna indietro, e digli che l'imperatore dice che non importa quanto vecchio egli sia o quanto difficile sia il viaggio, e che io gli ho ordinato di venire a palazzo." Il messaggero ritornò dal patriarca e disse: "Maestro, l'imperatore ha detto che indipendentemente dal vostro stato di salute, dovete venire a corte. Noi vi porteremo sulle spalle, se necessario!" In quel tempo, poiché non vi erano aerei o automobili, i viaggi erano davvero difficili. "No, non posso venire", rispose il Patriarca. "Sono troppo vecchio e malato. Prendete la mia testa, se è necessario, ma il mio cuore non partirà". Il messaggero pensò, "Non c’è niente da fare, devo tornare indietro senza di lui. Non posso portare la sua testa all'imperatore. Questo Bhikshu è assai strano, non sembra neanche umano". Il messaggero ritornò in fretta dall'imperatore. "Sua Eccellenza, avrei potuto portare la testa del Maestro, ma il suo cuore non si vuole muovere!" "Molto bene, vai a prendere la sua testa", rispose l'imperatore. Egli mise un coltello in una borsa e la diede al messaggero dicendo: "Taglia pure la sua testa, ma in nessun caso dovrai far danno a questo Bhikshu". Il messaggero capì e tornò dal Quarto Patriarca. "Venerabile Maestro, l'imperatore mi ha ordinato che se vi rifiutate di venire, dovrò tagliarvi la testa", disse. Il Patriarca Tao Hsin disse, "Se in questa vita, la mia testa arrivasse a vedere l'imperatore, sarebbe una grande gloria, perciò puoi tagliare la mia testa ora". Il messaggero prese il coltello e si preparò a tagliare la testa. Il Gran Maestro chiuse gli occhi e aspettò con calma per circa dieci minuti. Forse dieci minuti, forse nove o undici. Egli si disse: ‘Non essere attaccato. Di sicuro non poté determinare esattamente per quanto tempo aspettò. Ma nulla accadde, e, alla fine, Maestro Tao Hsin si arrabbiò, così come il secondo Patriarca, e gridò: "Hey! Perché non tagli la mia testa?". "L'imperatore non aveva alcuna intenzione di danneggiarvi", rispose rapidamente il messaggero. "Era solo un bluff". Udendo questo, il Patriarca si mise a ridere ad alta voce. Poi disse: "Ora saprete che vi è ancora una persona al mondo che non teme la morte." Il "caso pubblico" (koan) descritto qui di seguito è ben raffigurato in vari testi Zen. Esso è stato tratto da un certo numero di fonti attraverso il tempo che da qualche parte lungo il lignaggio lo derivò dalla fonte originaria, il ‘Ching-te Ch'uan Teng-lu’. “Vi era una volta un saggio di nome Niu T'ou-Fa-Yung (Gozu Hoyu, 594-657), che viveva in un tempio solitario su un’alta montagna. Un giorno, il Patriarca T'ao Hsin venne a fargli visita. Mentre i due stavano parlando, un animale selvatico ruggì poco lontano. Tao Hsin, che era Illuminato, saltò. "Vedo che è ancora con voi", disse Fa-Yung... riferendosi, ovviamente, alla istintiva "passione" di spavento. Poco dopo, mentre per un momento era inosservato, Tao Hsin inscrisse il carattere Cinese che sta a significare Buddha sulla roccia sulla quale Fa Yung era abituato a sedersi. Quando il saggio tornò a sedersi, egli vide il sacro Nome ed esitò a sedere. "Vedo", disse allora Tao Hsin, "che anche tu ce l’ hai ancora (la paura…) con te".” Il nome di famiglia del Quarto Patriarca era Ssu-Ma e il suo nome personale era Hsin. Ssu-Ma era un onorevole nome ancestrale. Sia l'imperatore Ssu-Ma della dinastia Chin e lo specializzato scrittore e storico Ssu-Ma Ch'ien della dinastia Han, avevano questo nome. Quando il Patriarca divenne Bhikshu prese il nuovo nome di Tao-Hsin. Egli visse settantadue anni, sessanta dei quali furono passati senza mai sdraiarsi a dormire, neanche una volta. Il reame della realizzazione del Quarto Patriarca è stato inconcepibile. Mentre Tao Hsin applicava la sua coltivazione, una vicina città venne assediata dai banditi per più di cento giorni, privando i suoi abitanti di cibo e acqua. Vedendo che la vita della gente era in pericolo, il Maestro Tao Hsin lasciò il suo rifugio di montagna per andare a salvare gli abitanti della città. Egli insegnò a tutti a recitare il "Mahaprajna-paramita". Così, dopo che il mantra fu recitato per un certo tempo, i banditi fuggirono e l'acqua riapparve nei pozzi. Questa è la risposta basata sulla Via che il Maestro Tao Hsin evocò come risultato della sua coltivazione superiore. Quando il Quarto Patriarca decise di costruire un tempio, egli guardò con il suo occhio di Buddha e vide il monte Testa Rotta circondato da una nuvola rossastra di energia. Osservando questo segno di buon auspicio, il maestro andò a dimorare lì, cambiando il suo nefasto nome, "Testa Rotta", in monte dei "Due Picchi". Il Maestro usava i ‘mezzi abili’ del Dharma per insegnare agli esseri viventi il modo di eliminare le loro cattive abitudini. Questi testardi esseri viventi, tuttavia, spesso eliminano tutto ciò che era buono e continuavano a fare il male. Ma il Maestro persisteva e utilizzando tutti i tipi di mezzi abili riuscì a far sì che questi ostinati esseri viventi realizzassero i loro errori. Egli propagò il Dharma per ben più di quarant’anni, trasformando una quantità di esseri viventi, in numero maggiore delle piante di riso, steli di canapa, germogli di bambù, o fili d'erba. Un giorno, il Quarto Patriarca disse al suo discepolo, il Maestro di Dharma Yuan I, "Dovresti costruire uno Stupa per me. Io sto per morire…". Nel secondo anno di Yung Hui, della dinastia T'ang (651 dC), nel ventiquattresimo giorno del nono mese lunare, il Patriarca Tao Hsin, che non si era mai ammalato, e sedendosi giù entrò nel Nirvana. I suoi discepoli chiusero saldamente il suo corpo di carne nella pietra dello stupa. Però, un anno dopo, accadde che la serratura di ferro cadde a terra e lo Stupa si aprì. Guardando dentro, tutti videro che il corpo del Quarto Patriarca era ancora seduto nella postura del loto, che era la stessa che egli aveva in vita. Il corpo del Maestro non si era alterato, ma la carne era disidratata. Il Quinto Patriarca, Hung Jen, avvolse il corpo in una veste laccata e lo indorò. Questo "stesso corpo" esiste ancor oggi.
IL QUINTO PATRIARCA
Anche Hung Jen, il Quinto Patriarca, visse durante la dinastia T'ang. Il suo nome di famiglia era stato Chou. Egli viveva nella Provincia Huang Mei vicino al monte ‘Dei Due Picchi’. A sette anni, si recò sul tempio della montagna per stare con il Quarto Patriarca. Il Gran Maestro Hung Jen puliva le lampade e gli incensieri davanti alle immagini del Buddha; spazzava il pavimento, portava l’acqua, spaccava la legna, e lavorava in cucina. A tredici anni prese i dieci precetti da novizio e restò discepolo del Quarto Patriarca, studiando sotto di lui, per oltre sessant’anni. Il Quinto Patriarca era alto ben otto piedi (più di due metri) e aveva un aspetto straordinario. Quando gli altri lo maltrattavano, egli rimaneva immobile ed in silenzio. Poiché non faceva discriminazioni, egli non parlò mai di "giusto" o "sbagliato", e quando i monaci (bhikshu) erano prepotenti con lui, non li contestò mai. I suoi modi calmi e tranquilli indicavano che egli aveva realizzato lo stato di pace. Anche dopo aver lavorato duramente per tutto il giorno, il Maestro non riposava. Invece di dormire, rimaneva seduto in meditazione, unificando corpo e in un potente Samadhi. Il Maestro Hung Jen viveva nei boschi del Monte P'ing Mao, ad est della montagna dei ‘Due Picchi’, per cui il suo insegnamento si chiamò ‘Porta del Dharma della Montagna Orientale’. Una volta, come il suo maestro, il Quarto Patriarca, egli vide un orda di banditi che assediavano una città lì vicino. Il loro leader, un mongolo di nome K'e Ta Ha Na Lu, ed i suoi seguaci, avevano rigidamente tagliato le comunicazioni così che neanche gli uccelli potevano volarci sopra. Il Quinto Patriarca discese il monte P'ing Mao e si diresse verso la città. Quando i banditi lo videro, furono terrorizzati, perché essi non vedevano solo il Patriarca, ma anche un lungo corteo di re Bodhisattva-Vajra, con armature dorate e armati con armi luccicanti, che manifestavano forza e luminosità sovrannaturale. I banditi si ritirarono e l'assedio fu spezzato. E come fu possibile al Gran Maestro essere in grado di comandare questi re Bodhisattva-Vajra? Per il fatto che il Quinto Patriarca aveva coltivato e recitato il Shurangama Mantra. Il Shurangama Sutra dice che se si è costantemente consapevoli del Shurangama Mantra, ottantaquattro mila Bodhisattva-Vajra vi proteggeranno da ogni pericolo. Nel quinto anno del regno di Hsien Ch'ing della dinastia T'ang (660 dC), l'imperatore invitò il Gran Maestro Hung Jen al palazzo. Ed anche Hung Jen declinò l’invito. Alla fine, come offerta per il Quinto Patriarca, il Gran Maestro Hung Jen, l'imperatore mandò una varietà di doni, tra cui erbe medicinali rarissime. Nel quindicesimo anno del regno di Hsien Ch'ing della dinastia T'ang (674 dC), il Quinto Patriarca disse ai suoi discepoli, "Costruitemi uno Stupa. Io sto per morire". Nel corso del secondo mese del quattordicesimo giorno, egli chiese, "E’ pronto lo Stupa?" Il Maestro Hsuan-chi rispose di sì. Allora il Patriarca disse: "Per molti anni ho insegnato agli esseri viventi. Ho fatto quello che dovevo fare ed ho trasmesso il mio Dharma a Hui Neng, il Sesto Patriarca. Ora, inoltre, voi dovreste poi diventare ospiti del Dharma, e stabilire il vostro Bodhimandala per preservare l'insegnamento e la diffusione tra gli esseri viventi". I dieci che egli indirizzò sulla Via furono: i Maestri Shen Hsiu, Chih Hsien, I Fang, Chih Te, Shuan Chi, Lao An, Fa Ju, Hui Tsang, Hsuan yao, ed anche l’Upasaka Liu Chu Pu, che aveva contattato tramite la corrispondenza e spiegazioni. Il Quinto Patriarca inviò ciascuna di queste dieci persone in un luogo diverso per insegnare agli esseri viventi e trasformarli. Dopodiché, egli sedette giù immobile e la sua energia si disperse allorché entrò nel Nirvana. Durante i settantaquattro anni della sua vita, il Quinto Patriarca Hung jen aveva accettato molti discepoli, e trasmise il Dharma al Gran Maestro Hui Neng.
NOTA: Aryasimha, il XXIV° Patriarca Indiano, era nativo dell’India centrale. Egli, nella sua pratica del Buddhadharma, viaggiò nel Kashmir. Il re del Kashmir non credeva nel Buddha, e invece seguiva due maestri non-buddhisti intenzionati a distruggere il buddhismo. Poiché i Bhikshu (monaci buddhisti) non erano ammessi all'interno del paese, il re domandò ad Aryasimha, "Tu sei riuscito a fermare la nascita e morte?" Poiché Aryasimha voleva convertire il re, egli rispose. "Si l’ho fermata". Il re riprese: "L'insegnamento del Buddha dice che praticando la Via del Bodhisattva, devi rinunciare alla tua testa, ai tuoi occhi, al tuo cervello, ed al tuo stesso sangue. Devi rinunciare a tutto ciò di cui hai bisogno. Ora, io ho bisogno della tua testa. Offrimela! Poiché tu hai fermato la nascita e la morte, devi darmi la tua testa. Sei in grado di farlo?" "Io non ho mai avuto nascita o morte", disse Aryasimha. "Cosa mi importa se perdo la testa? Essa è vostra! Prendetela". Allora il re tagliò la testa di Aryasimha, ma invece del sangue, un liquido bianco lattiginoso uscì fuori dal suo collo. Il braccio del re cadde a terra. Nessuno lo aveva tagliato. Esso si era proprio staccato da solo, perché il re aveva ucciso un Arhat. Il re poi mise a morte i due capi-religione non-buddhisti. E nelle loro esecuzioni non vi fu nulla di speciale. Essi morirono dissanguati come tutti gli altri. Poi, il re vietò la loro religione non-buddhista e fece diffondere il Buddhadharma in tutto il paese.
Traduzione dal Cinese del testo buddhista eseguita dall’Associazione buddhista sino-americano – Certificata dal Venerabile Maestro Hua - Traduzione originaria: Bhikshuni Heng Yin - Recensito da: Bhikshuni Hen Ch'ih - a cura di: Upasaka Kuo Chuo Rounds - Copyright 1977 The Buddhist Text Translation Society, S.Francisco, USA - Trad. Italiana di Aliberth M. per conto del Centro Nirvana di Roma
Il Sesto Patriarca Hui Neng (638 - 713) (di Dih Ping Tsze. Presentato dal Wanderling. Alcune informazioni sono state tratte da The Diamond Sutra e The Sutra of Hui Neng, trad. da AF Price e Wong, Mou-Lam, Shambhala Publications, 1985. (vedi http://sped2work.tripod.com/huineng.html) Sua Santità Hui Neng, che divenne il grande Sesto Patriarca deli Ch'an (in giapponese, Zen) era un povero giovane analfabeta di Hsin Chou, prov. di Kwangtung. Un giorno, dopo aver consegnato la legna da ardere ad una bottega, si trovò ad assistere che nella piazza del mercato un uomo stava recitando la seguente strofa dal "Sutra del Diamante" - "Senza dipendere da nulla, devi trovare la tua mente!" Istantaneamente, Hui Neng divenne Illuminato. L'intero versetto dice: "Tutti i Bodhisattva (Compassionevoli) dovrebbero sviluppare una mente pura, che non si aggrappa a nessuna cosa, e così il Bodhisattva dovrebbe stabilirsi". L'uomo che aveva recitato questo sutra incoraggiò Hui Neng per incontrare il Quinto Patriarca, Hung Jen, presso il Monastero Tung-Chian, nel distretto Huang Mei di Chi Chou.
Arrivato al Tempio, Hui Neng disse al Quinto Patriarca: "Vengo da Hsin Chou Kwangtung (oggi, vicino a Canton, nel sud della Cina). Ho viaggiato molto per venire fin qui a rendervi omaggio, e non voglio altro che ottenere lo stato di Buddha". "Tu sei un nativo di Kwangtung, quindi sei un barbaro. Come puoi sperare di divenire un Buddha?" disse il Patriarca. "Anche se ci sono uomini del Nord e uomini del Sud, non c’è nessuna differenza tra Nord e Sud per la propria natura di Buddha. Un barbaro può essere fisicamente diverso da Sua Santità, ma non vi è alcuna differenza nella nostra natura di Buddha". Maestro Hung Jen accettò immediatamente Hui Neng come suo discepolo, ma poi dovette nascondere questo fatto nel monastero agli eruditi monaci del Nord. Al tempo del Quinto Patriarca, il Ch'an era ancora influenzato dal Buddhismo Indiano, che non era diretto ad enfatizzare il Risveglio, ma dava importanza allo studio e ai dibattiti di metafisica. Per proteggere Hui Neng, il Patriarca lo mandò nelle cucine a tagliare la legna da ardere e a cucinare riso, per otto mesi. Un giorno, il Quinto Patriarca disse ai monaci di esprimere la loro comprensione della saggezza in un poema. Chi aveva avuto la vera realizzazione della sua natura originaria (Natura di Buddha) sarebbe stato ordinato Sesto Patriarca. Il capo monaco, Shen Hsiu, che era il più erudito, scrisse la seguente strofa: Il corpo è l’albero della saggezza, Il cuore è la base di uno specchio luminoso; Mantenete questo specchio sempre pulito E non fateci depositare la polvere… Il poema fu lodato, ma il Quinto Patriarca sapeva bene che Shen Hsiu non aveva ancora trovato la sua natura originaria, e siccome Hui Neng non sapeva scrivere, egli trovò il modo di far scrivere ad un monaco amico la sua poesia, che recita: In origine non esiste alcun albero della saggezza, Né può esistere la base di uno specchio luminoso. Poiché tutto è vuoto fin dall'inizio, Dove mai potrà posarsi la polvere? Il Quinto Patriarca finse di non esser stato colpito da questa strofa, ma nel bel mezzo della notte, egli convocò Hui Neng. Il Quinto Patriarca gli diede le insegne della sua investitura, la veste e la ciotola del Primo Patriarca (fonte). Disse poi a Hui Neng di partire per il Sud per nascondersi e celare la sua illuminazione e la corretta comprensione, finché non venga il tempo per lui di propagare il Dharma. Ma i monaci erano gelosi e ignoranti e poiché credevano che la trasmissione fosse materiale decisero di riprendere il mantello e la ciotola. Dopo aver inseguito Hui Neng per 2 mesi, lo trovarono sulla cima di una montagna e volevano ucciderlo. Il loro capo era il monaco Hui Ming, il cui nome da laico era Chen. Di tutti i monaci che avevano inseguito Hui Neng, egli era stato il più abile. Hui Ming era stato un generale di alto rango, ed era ben temperato di maniere spicce. Non appena Hui Neng stava per essere scoperto, egli gettò il mantello e la ciotola sopra una roccia, si nascose velocemente, e poi disse: "Questa veste non è altro che un simbolo. A che serve volerla prendere con la forza?" Quando Hui Ming arrivò alla roccia, cercò di prendere la veste e la ciotola, ma non fu in grado di farlo. Egli allora gridò, "Fratello laico, fratello laico" (dato che Hui Neng non era ancora formalmente ordinato nell’ordine monastico), "Sono venuto per il Dharma, non per il vestito". Hui Neng emerse dal suo nascondiglio e si sedette sulla roccia. Hui Ming si prostrò a lui e lo pregò di dargli insegnamenti. Hui Neng disse: "Dato che l'oggetto della tua venuta è il Dharma, allora cerca di non pensare più a nulla e mantieni la mente vuota. Così poi potrò insegnarti". Essi meditarono molto tempo insieme, poi Hui Neng chiese a Hui Ming: "Ora, in questo particolare momento, mentre non stai pensando né al bene né al male, qual è la tua natura originaria (Natura di Buddha)?" Non appena Hui Ming sentì questo, egli immediatamente divenne illuminato. Hui Ming poi chiese: "A parte quelle idee e parole esoteriche pronunciate dal Quinto Patriarca da generazione in generazione, ci sono altri insegnamenti esoterici?" Hui Neng rispose: "Tutto ciò che io posso dire non è esoterico. Ma se tu accendi la luce al tuo interno, scoprirai ciò che è esoterico dentro di te". La dichiarazione di Hui Neng da quel momento in poi fu usata come un Koan - "Qual’era il tuo volto originale prima che tu fossi nato?" I Koan rappresentano verità che non possono essere comprese dalla logica. Il Koan di Hui Neng sradica i concetti e le speculazioni riguardo alla nostra vera natura. E' scioccante scoprire che non esiste alcun concetto che può adattarsi a una tale domanda. Lo shock scuote le nostre ipotesi, e da qui inizia il processo di Risveglio. Proprio come nel suo primo poema, il volto originale di Hui Neng è vuoto: "Quando mi sentite parlare di ‘vuoto-vacuità’, state attenti a non diventare attaccati ad esso, ed in particolare non diventate attaccati ad una qualunque idea di esso. Se semplicemente, vi 'sedete' con la mente ancora vagante, sicuramente cadrete nella nozione di un vuoto concettuale. "La sconfinata vacuità del cielo abbraccia le 'diecimila cose' di ogni forma e misura - il sole, la luna e le stelle; monti e fiumi, alberi e cespugli; persone buone e cattive; buoni e cattivi insegnamenti; cieli ed inferni. Tutti questi sono inclusi nella vacuità. "La vacuità della vostra natura originaria (Natura-Buddha) è proprio così. Anch’essa abbraccia tutto. Per questo le si applica il termine 'grande'. Tutto ciò e tutte le cose sono incluse nella vostra natura originaria". Hui Neng in seguito divenne il Sesto Patriarca, fondatore della Scuola dhyana (Ch'an) di Illuminazione Improvvisa, e che sottolineò che il Risveglio Istantaneo è possibile, avendo il giusto insegnante ed il metodo corretto. L'insegnamento del Sesto Patriarca sottolinea la non-dualità e l’unicità di ogni cosa. Hui Neng divenne il più famoso maestro Ch'an (Zen) della storia Cinese. Dopo la sua morte, tutte le sue opere furono raccolte e classificate nell'unico Sutra buddhista Cinese, il Sutra della Piattaforma del Sesto Patriarca. La sua nuova Scuola dell’Illuminazione Improvvisa è la sola superstite delle principali Scuole dhyana del buddhismo Cinese. Successivamente, i discepoli di Hui Neng diffusero il Dharma in tutta l'Asia. Hui Neng definì così la ‘Seduta-Ch'an’: "In mezzo a tutto il bene e male, nella mente non sorga nessun pensiero - questo è ciò che significa ‘sedersi’. Vedendo nella propria natura originale, non venir scossi da nulla - questo è ciò che significa Ch'an". Egli insegnò pure che la ‘Seduta-Ch’an’ si dovrebbe praticare sempre, non solo durante la seduta formale. Egli sottolineò che è importante solo l'atteggiamento della mente, e non la postura fisica, perché la verità può essere trovata sia stando in piedi, sia camminando, e sia stando seduti o sdraiati. In Cinese la ‘Seduta-Ch'an’ si chiama ‘t’so-chan’ ed in Giapponese si chiama ‘Zazen’. DT Suzuki scrive nella sua Introduzione a ‘Zen Buddhism’: "Lo Zen, non è un sistema di dhyana (meditazione) come era praticata in India e in Cina da altre scuole buddhiste. Dhyana è generalmente inteso come una sorta di meditazione e contemplazione diretta verso un qualche pensiero fisso; Nel Buddhismo Hinayana esso era un pensiero di transizione, mentre nel Mahayana fu più spesso la stessa ‘dottrina della vacuità’. Quando la mente è stata così addestrata da essere in grado di realizzare uno stato di vuoto perfetto, in cui non vi è traccia di una coscienza rimasta, avendo perso perfino il senso di essere inconscio; in altre parole, quando tutte le forme di attività mentale sono spazzate via dal campo della coscienza, lasciando la mente come un vuoto cielo, privo di ogni minima nuvola, una mera ampia distesa di colore blu, si dice che Dhyana ha raggiunto la sua perfezione. Questo può essere chiamato estasi o trance, o ‘Primo Jhana’, ma non è Zen. Nello Zen non ci deve essere solo il Kensho, ma soprattutto il Satori. Ci deve essere un generale sconvolgimento mentale che distrugga i vecchi accumuli di intellezione e che stabilisca le basi di una nuova vita; ci deve essere il risveglio di un nuovo senso che faccia la revisione delle vecchie cose da un finora inimmaginabile angolo di osservazione. Nel Dhyana classico, non c’è nessuna di queste cose, perché è solo un esercizio di tranquillizzazione mentale. In quanto tale, senza dubbio il Dhyana ha i suoi meriti, ma lo Zen non deve essere identificato con esso". (fonte) Il punto più importante dell'insegnamento della vera Scuola Dhyana (Ch'an, meditazione) sta nell’introspezione, il che significa che la propria 'luce' deve essere rivolta a riflettere verso l’interiorità. Ad illustrare questo concetto, prendiamo l'analogia di una lampada. Sappiamo che la luce di una lampada, quando è circondata da un’ombra, si rifletterà all’interno con la sua radianza che si accentra su se stessa, mentre i raggi di una fiamma nuda diffondono e brillano all’esterno. Ora, quando noi siamo totalmente presi a criticare gli altri, come è nostra abitudine, difficilmente noi siamo in grado di rivolgere il nostro pensiero su noi stessi, e quindi non riusciamo a vedere nulla di noi. Contrariamente a ciò, i seguaci della Scuola Dhyana (Ch’an) sono in grado di rivolgere completamente la loro attenzione all'interno di se stessi e quindi riflettono esclusivamente sulla propria 'reale natura', conosciuta in Cinese come ‘il proprio volto-originale’'. Affinché i nostri lettori non trascurino questo importante passaggio, facciamo loro notare che nella sola Cina, migliaia e migliaia di buddhisti hanno raggiunto l'Illuminazione, agendo in questo saggio metodo insegnato dal Sesto Patriarca. NOTE sulla TRADUZIONE (http://www.taoism.net/stories/translate.htm)Lo scopo di questo articolo è alquanto speciale. Molte persone hanno gradito questa mia traduzione su How Huineng Became the Sixth Patriarch (Come Hui-neng divenne il Sesto Patriarca) semplicemente come essa è, e non hanno bisogno di tutti i dettagli. Però, altri potrebbero essere interessati ai retroscena, forse perché: Vorrebbero ulteriori conoscenze della lingua Cinese. Sono interessati a gestire passo-passo questo tipo di traduzione. Si chiedono come io ho avuto l'ardire di affermare che la mia traduzione è migliore rispetto ad altri tentativi da parte di rispettati studiosi.Attenzione: a meno che non siate un serio studente del Chan e del Tao, o un avido lettore, questa materia sarà così ardua da potervi portare a distrazione. Siete stati avvertiti! Partiamo con l’esaminare l’originale poema Cinese di Shen-hsiu, carattere per carattere: Questo ci dà già una buona idea sul modo migliore per avvicinarsi al poema. La traduzione più fedele sarebbe qualcosa di simile a quanto segue: Il corpo è l’Albero della BodhiIl cuore è come la base di un chiaro specchioDiligentemente tenetelo sempre pulitoNon lasciate che esso attiri la polvere Nell’originale Cinese il poema è in rima. Per poterlo trasmettere, senza perdere troppo nel processo, ho dovuto cambiato quanto sopra nella forma che avete letto nella storia: Il corpo è l’albero del Risveglio, Il cuore è la base dello specchio luminoso;Cercate di tenerlo sempre pulitoCosì da non farvi depositare la polvere… Va bene il modo come altri lo hanno trasmesso? Diamo un'occhiata ad un paio di esempi: Il primo esempio è la traduzione di Philip Yampolsky del Sutra della Piattaforma del Sesto Patriarca (Columbia University Press, 1967). E' stato citato da William Powell, professore di religioni cinesi alla U.C. S. Barbara, e altri esponenti del mondo accademico, che l’accettano come definitiva traduzione: Il corpo è l'albero del Risveglio La mente è come un chiaro specchio. Dobbiamo sforzarci di mantenerlo sempre pulito,E non lasciare che la polvere vi si raccolga. Ora, dopo aver visto l'originale tradotto carattere per carattere, si può vedere come quanto sopra si è verificato. È anche possibile vedere i punti dove è meno ottimale. Ad esempio, non è una grande idea rendere ‘Bodhi-Tree’ come "Albero del Risveglio". Il Bodhi-Tree è una pianta realmente esistente e non richiede ulteriore interpretazione. Il fatto che "Bodhi" significhi "Grande Risveglio" è realmente un’annotazione. Forse Yampolsky cambiò "Bodhi" in "Risveglio" all'interno del corpo del poema, per il beneficio dei lettori, che possono non sapere che cosa è un ‘Bodhi-Tree’, ma che è la vera definizione di ciò che un traduttore fa e che, francamente, non è realmente necessario.Il secondo problema è che il "cuore" nella seconda linea è trasformato in "mente". Ora, questo è il modo certamente più comune per gestire questo tipo di traduzione, e probabilmente noi siamo tutti d'accordo che, nel contesto originale, è possibile interpretare "cuore" come riferito a ‘mente’ e non all'organo che batte ritmicamente all'interno della cavità toracica. Quindi ora la domanda è, la parola inglese "cuore" è priva di quella particolare definizione così che il chiarimento da parte del traduttore è necessario? La risposta è no. La parola "cuore" ha sempre avuto la stessa connotazione in inglese come in cinese. Quando noi descriviamo qualcuno che ha un "cuore pesante", intendiamo uno stato mentale triste o depresso, piuttosto che una qualche condizione medica in cui l’effettivo organo abbia guadagnato peso. Allo stesso modo, quando si dice: "Ho avuto un cambiamento di cuore", si parla di aver avuto un cambio di mente, e non di una rivoluzionaria procedura chirurgica che uno ha vissuto. Quindi, il termine "cuore" può essere tradotto direttamente. Nessun abbellimento è necessario. L'ultimo problema è che Yampolsky ha cambiato il significato originario di ‘cuore’ come supporto, al cuore che è lo specchio. L’implicito significato originale di Shen-hsiu è che lo spirito è lo specchio e il cuore è il supporto che lo sostiene. Questo riporta all'immagine della prima riga, in cui si implica che lo spirito è unito al corpo/l’Albero del Bodhi, che contempla l'illuminazione. In entrambe le righe c'è l'interazione del tangibile con l’intangibile. Vedete la bellezza di ciò? Indicando il cuore come specchio e facendo totalmente a meno della base, Yampolsky ha cancellato questo messaggio più profondo. Il nostro secondo esempio viene dalla traduzione da parte di AF Price e Wong, Mou-Lam in The Diamond Sutra e The Sutra of Hui Neng (Shambhala Publications, Inc., 1985): Il corpo è l’albero della saggezza, Il cuore è la base di uno specchio luminoso;Mantenete questo specchio sempre pulitoE non fateci depositare la polvere…I problemi con questa traduzione sono simili a quelli del primo esempio. "Bodhi Tree", "cuore" e "base" continuano ad essere i punti dolenti. Forse questi studiosi si plagiano l'un l'altro? A parer mio, "albero-della-saggezza" è ancora più lontano da Bodhi-Tree di "albero-del-Risveglio". Cos’è allora un albero-della-saggezza? C'è un qualche collegamento con il dente della saggezza? Forse questo tipo di uso conferisce un'aura di mistico significato al poema, ma il lettore che lo trova senza la conoscenza della realtà originale Cinese non ha modo di capire il vero intento di Shen-hsiu. A parte i due problemi con "mente" nella seconda riga, Price e Wong hanno anche scelto di eludere il significato di "come" o "simile al", e hanno cambiato "chiaro specchio" in "specchio luminoso". Si può essere certi che in questo caso "chiaro" è meglio di "luminoso", perché di certo nel contesto originale c’è il senso della chiarezza, piuttosto che quello della luminosità. In totale ci sono quattro problemi con queste traduzioni: 1) "cuore" sarebbe meglio di "mente"; 2) il senso di "come" o "è simile a" piuttosto che il semplice "è"; 3) "chiaro specchio" anziché "specchio luminoso"; 4) il cuore è come la base, e non lo specchio nella base. Whew! Ovviamente, queste sono solo le mie opinioni. Niente più, niente di meno. Il mio punto di vista può o non può essere congruo con quelli degli altri autori. Sentitevi liberi di avere la vostra propria opinione - che è la miglior cosa.
(Tradotto da Aliberth nel mese di maggio 2009, per conto del Centro Nirvana, senza scopo di lucro) | | |