Traduzioni di Dharma


L'esperienza dello stato post-Illuminazione
(THE POST-ENLIGHTENMENT EXPERIENCE)
http://www.geocities.com/jiji_muge/postawake.html
Presentato da il Wanderling
Trad. Ital. di Aliberth Meng



In un rapido battito di ciglia, la pura conoscenza emerge da una mente che sia pura. Basta un "pop" o un "ping", e il vostro intuito vi dirà che la vostra mèta è stata raggiunta. Nello stesso istante, l’intero mondo viene fatalmente scosso e tuona tutt’intorno. La conoscenza che emerge è così pura e davvero unica. E' pura perché non ha alcun legame con il mondo e non è incline verso nulla di ciò che è mondano. In breve, quel ponte che vi collegava al ciclo delle rinascite è totalmente distrutto e lo stesso infinito ciclo è stato interrotto, una volta per tutte.

Un vecchio studente Zen di nome Hsiang-yen ebbe il dokusan (incontro) con Kuei-shan Ling-yu (771-853), maestro della dinastia T'ang, e Kuei-shan gli diede un koan, di cui lui non fu in grado di vedere mai il suo mistero. Hsiang-yen decise così che quel koan era troppo per lui e perciò si sarebbe arreso. Egli se ne andò e trovò un luogo sacro, la tomba di Hui-neng, sesto Patriarca del Chan (Zen) Cinese, e lo mantenne come un santuario. Giorno dopo giorno egli non ebbe più pensieri mondani, se non per il suo Risveglio. Poi un giorno, spazzando il cortile, colpì un ciottolo e lo lanciò nel boschetto di bambù accanto al santuario. Il ciottolo colpì un pezzo di bambù cavo e fece "ping!", ed egli prese a saltare su e giù. Il "ping!" lo scosse così tanto che egli disse, "Un ping! e ho dimenticato tutto quello che sapevo!" e così nel suo entusiasmo compose una poesia: "La povertà dell'anno scorso non era vera povertà, quest'anno perfino il vento può essere attraversato". Hsiang-yen si era Illuminato…

La saggezza, ottenuta contemplando qualcosa di mondano, al fine di raggiungere la verità dall'inizio fino ad ora, è solo un mezzo per arrivare a questa purezza. Questi messaggi, "L’Illuminazione è stata raggiunta perché la mente è stata resa libera dai desideri. La mente illuminata sa intuitivamente che si è liberata. Attraverso la disciplina ora la mente è pura. Quindi, il suo obbligo di dover sradicare la sofferenza è stato compiuto" saranno confermati dalla mente quando è pura. Qualsiasi dubbio su se stessi sarà automaticamente cancellato dalla mente che è pura. Per una mente pura è ben naturale conoscere da sé-stessa, non dalle chiacchiere mentali, o nimitta.

D’ora in poi, il dovere di contemplare allo scopo di apprendere ciò che è male, così che voi possiate astenervi dal farlo, sarà un ricordo del passato. Anche per i meriti che uno ha accumulato, essi sono utili solo quando si può arrivare al punto in cui vi trovate ora. Poiché il fuoco delle sofferenze è stato completamente spento, tutto quello che fate o dovunque voi andiate, il vostro dovere per la ricerca di un modo per spegnere l'incendio si è ormai concluso. La gente inventerà dei nomi per ciò che avete appena realizzato - mente immune, mente libera da lussuria, mente libera da impurità, mente con visione pura, mente con pura conoscenza e intuizione, mente che conosce e vede l'Illuminazione; o frasi come queste, "La completa cessazione delle impurità porta la felicità e la felicità che essa porta è felicità duratura". Queste sono solo cose che la gente compose per far sì che fossero sufficienti per descrivere la purezza di mente.

Durante questo stesso periodo, un persistente pensiero sembra attraversare la mente. E’ una sorta di bisogno di andare a vedere il Signore Buddha. Anche se si sa che l’esistenza fisica e l'insegnamento del Signore Buddha era di un'altra epoca, l'anelito è così forte che difficilmente si può contenerlo. Se il Buddha fosse ancora vivo, non importa quanto lontano, voi trovereste il modo per rendere omaggio a lui. Voi non gli parlereste della vostra purezza e non sperereste di sentire le parole del Buddha sulla vostra realizzazione. Voi non vorreste imparare dal Buddha se ciò che voi sapevate era giusto o sbagliato. Voi non potreste mai chiedere al Buddha quale sia il vostro livello di realizzazione. Voi non avreste mai l’intenzione di paragonare ciò che avete realizzato voi con la purezza del Buddha. Voi non potreste mai confrontare la purezza del Buddha con la vostra. Voi non potreste mai confrontare la vostra purezza con quella descritta nelle Scritture né confrontare la purezza descritta nelle Scritture con la vostra. Ma se fosse il Buddha a farvi le domande, voi dovreste essere assai felici di parlargli in privato. Nel caso in cui il Buddha facesse domande in un’assemblea di monaci, voi dovreste essere pronti a dirgli qualcosa di audace, senza ansietà né paura. Ma se il Buddha non lo chiedesse, voi non avreste nessuna intenzione di rivelare alcunché.

Se voi potreste essere sicuramente certi della vostra purezza, perché dovreste chiederlo a qualcuno? Sia che si tratti della purezza del Buddha o della purezza di altri Illuminati, esse sono la stessa cosa. Sia che si fosse nel passato, nel presente, o in qualsiasi altro momento, la purezza rimane purezza. La cessazione della sofferenza sarà cessazione della sofferenza, indipendentemente da prima od ora. Il Nirvana allora e il Nirvana adesso, sarà sempre lo stesso luogo. E perciò, questo è il motivo per cui gli Illuminati non hanno bisogno di farsi a vicenda domande sulla purezza. E' come quando diverse persone condividono lo stesso cibo e dessert; non c’è alcun bisogno di chiedere a tutte le altre circa il gusto del cibo o dessert. Il cibo e il dessert sono tutti uguali. E quando si è sazi, non c'è bisogno di chiedere a ognuno di loro se è sazio o no, ognuno di essi sarà il primo a saperlo.

Al tempo del Buddha, quando un monaco raggiungeva l’Illuminazione, anche se si trovava distante dal Buddha, si metteva in viaggio per rendere omaggio al Signore Buddha. Chiunque si sia Illuminato deve aver avuto un tale pensiero nella sua mente, ma subito dopo essere entrato sarebbe svanito. Quindi, uno dovrebbe pensare al proprio maestro. Se andate a trovare il vostro mentore, sarà perché dovete rendergli omaggio, non perché volete sentirlo parlare della vostra realizzazione. Se i vostri colleghi vi chiedessero come stanno le cose, voi trovereste qualcosa di interessante da dire sul come e perché conoscevate una persona che è piena di consapevolezza quando sia giusto rivelare la verità e quando non lo sia.

Voi sapreste come comportarvi in compagnia di altri, e sapreste come comportarvi quando siete soli. Voi sapreste come comportarvi, come disse il Venerabile Pra Maha Khajjayana (al tempo di Buddha): "Anche se avete gli occhi, comportatevi come persone che sono cieche. Anche se avete le orecchie, comportatevi come persone che sono sorde". Dovreste cercare di non destare alcun sospetto. Infatti, in realtà non c'è bisogno di fare nulla, perché voi siete già come l'acqua senza increspature e le cose che creano increspature in voi non ci sono più.

Poco dopo l'ultimo pensiero, un altro pensiero arriva nella mente. Questo pensiero mostra riluttanza ad insegnare questa conoscenza ad altri. Voi pensate che la conoscenza che avete scoperto è così raffinata e così profonda che per le altre persone sarà sempre troppo difficile da comprendere. Non appena questo pensiero vi viene in mente, cercate di ucciderlo subito col ragionamento che voi non siete diverso da tutti gli altri. Siete venuti fuori dal grembo di vostra madre, proprio come chiunque altro. Dovete mangiare, dormire, o fare altre cose, come chiunque altro. Il vostro corpo è composto di terra, acqua, vento e fuoco; proprio come chiunque altro. Quando voi create meriti, è lo stesso di quando gli altri creano meriti, ciò che vogliono tutti è di entrare nel flusso dell’Illuminazione; ciò che tutti desiderano è di essere felici, puri, e immuni da sofferenze.

Anche gli altri hanno il diritto di ottenere l’Illuminazione. Se pensate di essere così unici, allora non ci saranno altri Illuminati, quindi, volete forse che il mondo sia senza altri Illuminati quando voi sarete andati? Se voi siete stati in grado di raggiungere l' Illuminazione, sicuramente anche gli altri possono farlo. Quindi, perché dovete sentirvi così scoraggiati nell’insegnarlo agli altri? Con tale pensiero, state cercando di imitare il Buddha? Dopo averlo abbandonato, quel pensiero svanirà, come se esso non fosse mai apparso prima. Chiunque abbia percorso questo sentiero prima si è attenuto a questo, e chiunque lo percorrerà in seguito, vi si dovrà attenere.

Più tardi, la mente entrerà in un periodo in cui si sentirà assai potente, un potere di mente che nella tradizione Zen (vedi: http://www.superzeko.net/dharma_di_aliberth_da_rivedere/articolichanzen46.htm) talvolta è chiamato Joriki. Questa energia mentale è differente da tutto ciò che voi abbiate mai sperimentato prima in questo mondo. E’ una manifestazione di purezza che si trasforma in energia. Se questa energia mentale si potesse incanalare nei muscoli, si dovrebbe avere abbastanza forza per sollevare un'intera montagna e lanciarla in aria come se si trattasse di un pallone da foot-ball. Oppure, se lo si desidera, potreste schiacciare l'intera montagna in polvere in una frazione di secondo. Quando questa indotta purezza-energia raggiunge il suo picco, essa rimarrà dentro la mente per giorni, e poi gradualmente defluirà via fino a quando la mente diventerà di nuovo normale.

Anche se la mente diventa normale, la purezza raggiunta così rimane pura come se nel tempo non vi fosse alcun cambiamento. Il vostro ‘insight’ e la vostra conoscenza resteranno estremamente puri finché voi vivrete. Questa purezza non potrà mai consumarsi o diminuire, e neanche potrà divenire più pura o meno pura, né potrà esserci in un dato momento e non esserci nel momento successivo, e non potrà mai essere attirata nel vento dei cambiamenti del mondo. La purezza rimarrà purezza, non importa come. Essa sarà fuori dalla portata di qualunque emozione mondana.

Questa è la mente che ha completamente estinto il suo fuoco. E' una mente immune dai tre mondi. Essa ha cessato di essere soggetta alle forze intangibili che derivano dalle proprie azioni del passato. Si è totalmente svincolata da tutto ciò che normalmente costringe la mente a riconnettersi al ciclo delle rinascite. Pertanto, quando voi siete arrivati a questa mèta finale, qualunque cosa facciate o ovunque vi troviate, voi conserverete sempre la purezza all'interno di voi stessi.

A volte, alcune persone possono guardarvi con una visione pessimistica, esse potranno pensare ciò che vogliono, ma la vostra pura mente rimarrà sempre pura. Con la purezza, voi potrete adattarvi ancor meglio a stare tra i vostri simili. Continuerete ad agire nel modo in cui eravate abituati ad agire prima, poiché il carattere non è qualcosa che chiunque può modificare a piacimento, ad eccezione di un Buddha. Una persona riservata rimarrà riservata ed una spiritosa rimarrà spiritosa. Ma esse sono solo apparenze fisiche.

I Koans di Pai-chang Huai-hai (http://www.geocities.com/jiji_muge/no-ducks.html)

Nella Scuola Zen, Pai-chang Huai-hai, noto anche come Hyakujo, (724-814), fu un gran maestro Zen. Hyakujo è noto per la storia della volpe, nonché per la storia di cui sotto, "Niente Anatre". Prima della sua esperienza di Risveglio egli fu allievo dell’altro grande maestro Zen Ma-Tsu Ta-chi (709-788). Un giorno, mentre Pai-chang era ancora suo allievo, i due erano fuori a camminare insieme e videro nel cielo una formazione di anatre selvatiche. Ma-Tsu chiese: "Che cosa sono?" Pai-chang rispose, "Anatre selvatiche". Ma-Tsu disse, "Dove stanno andando?" Pai-chang rispose: "Stanno volando via". Allora Ma-Tsu prese il naso di Pai-chang e lo storse, per cui Pai-chang gridò di dolore. Ma-Tsu disse, "Quando mai sono volate via, esse sono state qui fin dall'inizio." (Caso 2, del MUMONKAN).

In realtà, tutti gli oggetti esistono soltanto come un insieme di relazioni o dipendenze - tra i vari oggetti e tra l'oggetto e il conoscitore che li designa mentalmente. Nessun nucleo di auto-natura o essenza intrinseca supporta i nostri nomi, convenzioni linguistiche, e proiezioni. Nessuna cosa esiste "sottostando" alle nostre imputazioni o denominazioni mentali. Gli oggetti alla fine non sono null’altro che rapporti di dipendenza e nomi. In altre parole, tutti i fenomeni esistono solo come una sorta di originazioni dipendenti – cioè dipendono da cause e condizioni, tutto e le parti, e come designazioni mentali. Questa visione nega completamente la scissione ‘mente-materia’ del dualismo Cartesiano, il cuore di molti dei nostri pregiudizi Occidentali che impediscono la nostra comprensione filosofica e scientifica.
E' naturale chiedersi, se le cose non hanno esistenza inerente, se sono vuote, allora come possono funzionare? Come può un albero, in ultima analisi vuoto, dare i frutti che noi mangiamo? Secondo il Madhyamika, la vera vacuità di esistenza indipendente di tutti i fenomeni è proprio ciò che consente loro di funzionare tramite le loro relazioni e il loro essere fonti di aiuto e di danno. Al contrario, se gli oggetti esistessero inerentemente, allora necessariamente essi sarebbero immutabili ed impotenti, impossibilitati di poter agire su di noi, o noi su di essi. All'interno di questo mondo in ultima analisi vuoto, ma esistente convenzionalmente, noi dobbiamo raggiungere il nostro Stato-di-Buddha e quindi ecco perché il nostro mondo è chiamato "utero-dei-Buddha". Filosoficamente, noi dobbiamo essere in grado di muoverci avanti e indietro tra la verità ultima e quella convenzionale dei fenomeni.

Il Chin Shih-Tzu chang (Saggio sul Leone d’Oro) di Fa-Tsang, fornisce una chiarissima analogia per illustrare il rapporto tra apparenza e realtà, o fenomeno e noumeno. Il metallo aureo del Leone d'Oro simbolizza il noumeno e la figura del Leone simboleggia il fenomeno. Fa-Tsang identifica il mondo noumenico con il reame dei principi, e il mondo fenomenico con il reame delle cose manifeste. Il punto dell’analogia sta nello spiegare come il mondo fenomenico sorga dal mondo noumenico. L'oro è la causa prima e l'artigiano la causa contribuente o secondaria (rispettivamente, causa materiale ed efficiente, per usare la terminologia di Aristotele). Per Fa-Tsang, tutte le cose e gli eventi nel mondo fenomenico sorgono solo grazie alla combinazione di queste cause.

Una volta che la relazione tra fenomeno a noumeno è chiarita, il Testo spiega la natura del mondo fenomenico. Proprio come l'aspetto esteriore del leone è illusorio, il mondo fenomenico è privo di una propria realtà, mentre il mondo noumenico è libero dalla generazione e distruzione, come l'oro nella analogia. "Le cose del mondo fenomenico sono tutte manifestazioni illusorie, solo immaginazione o idee fittizie. Fa-Tsang, spiega così i tre caratteri delle cose: “Il fatto che, dal punto di vista dei sensi, il leone esiste, ciò si chiama il suo (carattere) di sola immaginazione. Il fatto che, da un punto di vista più alto, il leone esiste solo apparentemente, ciò si chiama il suo (carattere) di dipendenza dagli altri. E il fatto che l'oro (di cui il leone è fatto) è immutabile per sua natura, ciò si chiama il suo (carattere) di realtà ultima.

L'implicazione di questa analogia è che gli eventi e le cose del mondo fenomenico avrebbero una essenza illusoria come risultato di una causalità, ma sono privi di una qualsiasi loro propria natura inerente. Tutti gli esseri e le cose nel mondo fenomenico, per la loro esistenza, devono dipendere da qualcos’altro. In tutte le storie del Ch'an non vi è un solo maestro che abbia scritto i dettagli delle sue proprie pratiche ed esperienze, specialmente nel descrivere lo Stato Illuminato.

Secondo la scrittura ‘The Dream Roaming’ di Hanshan Deqing (Han-shan-Te Ching) [1546-1623], egli ebbe numerose e straordinarie esperienze di Illuminazione; La sua prima esperienza fu nel corso di un discorso di Dharma, quando stava ascoltando il profondo insegnamento sull’Interpenetrazione dei Fenomeni (in giapponese: Jijimuge), come insegnato nell’Avatamsaka Sutra e nel trattato "Le Dieci Porte Meravigliose". Egli successivamente visse un’altra profonda esperienza di Illuminazione, quando sul monte Wu Tai aveva letto il trattato di un antico monaco Madhyamika Cinese chiamato “Le Cose Non si Muovono”. Secondo la cronaca, Hanshan revisionò il "Libro di Chao", fonte del testo "Le Cose non si Muovono". Hanshan vi lesse la storia di un Bramacharin che in gioventù aveva lasciato la sua casa e vi ritornò quando ebbe i capelli bianchi. Quando la gente lo vide, gli chiese, "Sei tu l'uomo [che conoscevamo] che vivi ancora oggi?" Il Bramacharin rispose, "Sembro quell'uomo del passato, ma io non sono lui". Leggendo questa storia, Hanshan improvvisamente capì che tutte le cose non vanno e non vengono:

Quando egli si alzò, e andò in giro, non vide più le cose in movimento. Quando aprì la finestra cieca, all’improvviso un vento soffiò tra gli alberi nel cortile, e le foglie volarono tutte nel cielo. Tuttavia, egli non vide alcun segno di movimento. Quando andò ad urinare, egli ancora non vide i segni del fluire. Egli comprese ciò di cui il testo stava dicendo, "Ruscelli e fiumi si gettano nell’oceano, eppure non c'è nulla che scorre". In quel momento, Hanshan frantumò tutti i dubbi e le angosce esistenziali riguardo il problema della nascita e morte. (Fonte)

Commenti dal MuulaMadhyamakaKaarikaa.

Gli innati concetti radicati nelle successive due sezioni, V e VI, dalle ‘Otto negazioni di Nagarjuna’ sono probabilmente due delle più importanti chiavi che possono essere capite:

V. NON UNA SOLA COSA (Anekaartham):

L’Originazione Dipendente, correttamente intesa, nega che ogni cosa sia assolutamente singolare. Una cosa non è altro che l'unione di tutte le sue cause, e nessuna cosa ha un’unica e sola causa. Così, anche se una cosa può essere percepita come una sola cosa, riflettendo viene sempre rivelato che in realtà essa è una molteplicità di fattori complessivamente organizzati. Ciò che noi prendiamo come un individuo (letteralmente, un intero indiviso), in realtà non è mai indivisibile. Questo significa, per Nagarjuna, che nessuna cosa fisica è semplice, ma ogni cosa è composta di parti, ed è quindi suscettibile di decomposizione. Ma significa anche che nessun concetto è primitivo e fondamentale. Ogni concetto è costruito su concetti correlati. Ogni concetto ha un significato solo all'interno di un contesto specifico di altri concetti. E così il tentativo di arrivare ad idee primitive, o assiomi, da cui le altre idee possono essere derivate, è destinata al fallimento.

VI. NON MOLTE COSE (Anaanaartham):

Nagarjuna era molto affezionato ad applicare la logica ricorsiva. ‘Logica-ricorsiva’ è il nome dato per utilizzare l'output di un'operazione come input per la stessa operazione. Ora, abbiamo visto sopra che nessuna cosa è semplice, perché ogni cosa è fatta di una molteplicità di fattori. Così, per esempio, si potrebbe dire che un apparente intero ‘W’ in realtà è un insieme di parti (a, b, c, d...). Ma possiamo ora sostituire una qualsiasi di quelle parti per W, con il risultato di renderci conto che nessuna delle apparenti parti dell’intero è essa stessa una cosa semplice. Infatti, se si continua il processo di analisi e lo si porta alla sua logica conclusione, il risultato è che le cose non ci sono affatto, nemmeno per servire come parti di più grandi interi. Ma se non ci sono affatto parti, allora NON è realmente vero dire che dopotutto un intero è in realtà composto di molte parti (nanaartha).

Kuei-shan Ling-yu (771-853) (http://sped2work.tripod.com/kuei-shan.htm)

Kuei-shan Ling-yu fu il più importante successore di Pai-chang Huai-Hai, e conosciuto nella ‘Raccolta della Roccia Blu’ per i casi 4, 24, e 70. Si sa che la sua comunità era composta da più di millecinque- cento monaci e, secondo il Testo, produsse ben quaranta-tre discepoli Illuminati.

Uno di quei discepoli fu Hsiang-yen che originariamente era stato un novizio sotto Pai-chang, ed era eccezionalmente brillante e molto intelligente, forte in potere analitico e acume logico, e ben versato nelle Scritture. Ma egli non era introdotto nel Ch'an (Zen). Alla morte di Pai-chang, egli divenne discepolo di Kuei-shan, egli stesso discepolo senior di Pai-chang. Kuei-shan gli disse: "Ho sentito che quando tu stavi col nostro vecchio Maestro Pai-chang, potevi dare dieci risposte ad una domanda singola.… Questo dimostra la tua notevole intelligenza e ingegno, che ti permette di comprendere le idee e di spiegare le loro conseguenze. Ora la questione della nascita e morte è il più fondamentale di tutte. Prova a dirmi qualcosa sul tuo stato prima che tu fossi nato dai tuoi genitori".

Questa domanda immerse la sua mente in una fitta nebbia. Egli non sapeva nemmeno cosa pensare. Tornando alla sua stanza, egli fece una febbrile ricerca in tutti i libri che aveva letto per qualcosa di adeguato da poter dire in risposta alla domanda, ma non riuscì a trovare una sola frase da poter essere utilizzata. E quindi sospirò, dicendo a se stesso: "Come dice il proverbio, una torta dipinta non sazia la propria fame". Dopodiché, fece costantemente pressioni sul suo maestro affinché rompesse il segreto e gli parlasse in maniera esplicita. Ogni volta Kuei-shan diceva, "Se dovessi esportelo in modo esplicito, in futuro tu mi rimprovereresti per questo. In ogni caso, ciò di cui io parlo appartiene ancora a me, e non ha nulla a che fare con te".

Nella sua disperazione, non diversamente da Te Shan, suo contemporaneo nella Via Zen, Hsiang-yen bruciò tutti i suoi libri, dicendo: "In questa vita, io non studierò più il Buddha-dharma. Diventerò un monaco mendicante sempre in viaggio da un luogo ad un altro". Così, piangendo, egli prese congedo dal suo maestro. Il suo vagabondare lo portò alle rovine di un tempio, eretto in memoria del Maestro Hui-neng. Ivi egli prese la sua temporanea dimora.

Un giorno, mentre stava tagliando l’erba e potando gli alberi, a caso gettò via una piastrella spezzata, che andò a colpire un tronco di bambù, così da emettere un suono secco. Stupito da quell’inaspettato suono, egli si risvegliò improvvisamente al suo vero ‘sé’, non-nato al momento della sua nascita. Poi, facendo ritorno alla sua cella, egli si fece un bagno e accese un incenso per mostrare, anche se da lontano, riverenza a Kuei-shan, dicendo: "O Venerabile Abate, com’è grande la tua compassione! Ti sarò sempre grato, ancor più che ai miei genitori. Se tu mi avessi svelato il segreto allora, come avrei potuto io sperimentare il meraviglioso evento di oggi?".

Si tenga presente che Hsiang-yen realizzò la Via grazie al suono del bambù; che un altro individuo schiarì la sua mente alla vista dei fiori di pesco. Come poté essere possibile differenziare un bambù acuto da un bambù sordo, o le persone illuse da quelle illuminate? E come potrebbero esservi tra i fiori quelli superficiali o profondi, quelli saggi o stupidi? I fiori sbocciano ogni anno, tuttavia, non tutti vedendoli raggiungono l’Illuminazione. Spesso i sassi colpiscono i bambù, eppure non tutti coloro che ne sentono il suono scoprono la Via. Solo attraverso la virtù di un lungo studio e di continua pratica, con l'assistenza di un diligente sforzo nel Sentiero, uno potrà realizzare la Via o schiarire la mente. Questo non accadde perché il suono del bambù era stato particolarmente meraviglioso, né perché il colore dei fiori di pesco era particolarmente profondo. Anche se il suono del bambù fu meraviglioso, esso non risuonò da solo, ma con l'aiuto di un pezzo di tegola. Anche se il colore dei fiori di pesco è bello di per sé, essi si aprono con l'aiuto della brezza di primavera. La condizione di praticare la Via è anche proprio questo. (fonte)

Un altro maestro Ch'an che ebbe un incontro con Kuei-shan fu una monaca nota come Liu T'ieh-mo (Liu Mola-di-ferro). Le date della sua nascita e morte non sono note. Essa viveva in una capanna, a dieci miglia dalla montagna-Kuei dove viveva il famoso maestro Ch'an ed aveva praticato il Ch'an per un lungo periodo e si dice che la sua intuizione fosse davvero molto profonda. Un giorno essa andò a far visita a Kuei-shan. Il ‘Pi-yen lu’ registra la loro conversazione: “Liu Mola-di-Ferro arrivò da Kuei-shan. (Commento: Essendo inconsapevole della difficoltà di trovare alloggio, questa vecchia signora era fuori della sua profondità.)

Kuei-shan disse, "Vecchia vacca, finalmente sei venuta!" (Comm. Check! Un punto da investigare, un po’ oscuro. Dove si deve guardare per vedere il buio?)

Liu disse, "Domani c'è una grande festa comune sul Monte (Wu) T'ai Shan; hai intenzione di andarci, maestro?" (Comm. La freccia non è stata scoccata senza scopo. In Cina battono il tamburo, in Corea, danzano. Il lasciar andare fu troppo veloce, il raccoglimento è troppo lento.)

Kuei-shan si rilassò, si stirò e si coricò. (Comm. La freccia lo colpì. Dove potrete vedere Kuei Shan? Chi è che realizza che nelle brumose onde lontane non c’è più un altro eccellente reame di pensiero?) Liu immediatamente andò via. (Comm. Lei se ne andò. Ne vide l'opportunità ed ha agito.) (Fonte)



Informazioni sugli estratti da "The Golden Age of Zen" a cura di John Chwan-Hwa Wu, Image Books (1996). Tratti da: ‘TRAVERSE THE CURRENT’ del Venerabile Ajahn Thoon Khippapanya Tradotto dal Thailandese da Asvin Nimmanheminda. Riveduto e modificato in parte dal Wanderling


Finito di tradurre nell’Aprile 2009 – senza scopo di lucro - per conto del Centro Nirvana di Roma